STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE DELLA PROVINCIA DI

RAPPORTO ANNUALE 2012 DIPARTIMENTO DI VARESE Settembre, 2013 Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 1

Il Rapporto annuale 2012 sullo stato delle acque sotterranee è stato predisposto dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia.

Autori

Dipartimento di Varese ‐ U.O. Monitoraggi Valutazioni Ambientali Roella Valeria Vincenzo Maffei Gerbino Sabrina

Le tematiche comuni a tutti i Dipartimenti sono state redatte da: Direzione Generale ‐ Settore Monitoraggi Ambientali – U.O. Acque Nicoletta Dotti Valeria Marchesi Giuseppa Cipriano Andrea Fazzone

ARPA LOMBARDIA Dipartimento di Varese Via Campigli N° 5 21100 Varese Direttore: Maria Teresa Cazzaniga

In copertina: Rete regionale di monitoraggio delle acque sotterranee.

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Sommario 1 INTRODUZIONE ...... 3 2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO ...... 3

2.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ...... 7 2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della provincia di Varese ...... 9 3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ...... 15

3.1 OBIETTIVI DI QUALITÀ ...... 16 3.2 CORPI IDRICI ...... 16 3.3 CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI ...... 18 3.3.1 Stato chimico ...... 18 3.3.2 Stato quantitativo ...... 19 3.4 TIPI DI MONITORAGGIO ...... 19 4 LA RETE DI MONITORAGGIO ...... 20

4.1 LA RETE DI MONITORAGGIO REGIONALE ...... 20 4.2 LA RETE DI MONITORAGGIO NELLA PROVINCIA DI VARESE ...... 22 5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE ...... 27

5.1 STATO CHIMICO ...... 27 5.2 STATO QUANTITATIVO ...... 35 5.3 ANALISI DEGLI ANDAMENTI STORICI ...... 37 6 CONCLUSIONI ...... 73

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1 INTRODUZIONE ARPA Lombardia effettua il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee in maniera sistematica sull’intero territorio regionale dal 2001, secondo la normativa vigente. A partire dal 2009 il monitoraggio è stato gradualmente adeguato ai criteri stabiliti a seguito del recepimento della Direttiva 2000/60/CE, in particolare svolgendo le seguenti azioni:  programmazione e gestione del monitoraggio quali‐quantitativo dei corpi idrici;  effettuazione di sopralluoghi e campionamenti;  esecuzione di analisi degli elementi chimico‐fisici e chimici e degli elementi biologici;  elaborazione dei dati derivanti dal monitoraggio e relativa classificazione. ARPA Lombardia svolge inoltre altre attività inerenti le acque superficiali e sotterranee, tra cui:  supporto tecnico‐scientifico a Regione Lombardia per le attività di pianificazione e programmazione;  gestione e realizzazione di monitoraggi e progetti relativi a problematiche o specificità territoriali;  gestione delle emergenze e degli esposti relativi a eventi di contaminazione delle acque. Il presente documento, oltre a fornire un quadro sintetico sia territoriale che normativo, descrive lo stato di qualità delle acque sotterranee ricadenti nel territorio di competenza del Dipartimento di Varese a conclusione del monitoraggio svolto nel 2012.

2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO Le principali caratteristiche territoriali che definiscono la Provincia di Varese e che interessano, direttamente ed indirettamente, gli aspetti qualitativi e quantitativi dei corpi idrici sotterranei, possono essere così descritte.

Amministrative La provincia di Varese si estende su una superficie di circa 1199 km2, comprende 141 Comuni ed è ubicata nel settore nord occidentale della Regione Lombardia. Confina a nord e a nord‐est con la Svizzera (Canton Ticino), a est con la provincia di Como, a sud con la provincia di Monza e della Brianza e con la provincia di Milano, a ovest con il Piemonte (provincia di Novara, provincia del Verbano Cusio Ossola).

Orografiche Dal punto di vista orografico la Provincia è caratterizzata dalla presenza di una zona di montagna a nord (con estensione di circa 300 km2 e 50 Comuni), da una zona collinare al centro (552 km2 e 69 Comuni) e da una zona di pianura al sud (347 km2 e 22 Comuni), sostanzialmente differenziati dalle quote altimetriche.

La zona montana è rappresentata dal gruppo dei Monti Montagnola, Sirti, Paglione e Cadrigna, dal Monte Sette Termini, dal gruppo del Lema, dalla dorsale del Sasso del Ferro‐S.Martino, dal gruppo Sette Termini‐La Nave Mezzano, dal Monte Mondonico‐Scerè, dal gruppo del Massiccio del Campo dei Fiori‐Martica, dalla dorsale tra la Val Ceresio e la , dal gruppo del Monte Orsa‐Pravello. La punta più alta è quella del gruppo del Lema, che raggiunge quota 1622 metri. I gruppi montuosi sono interrotti da sistemi vallivi fluviali pianeggianti posizionati a quote differenti o dai laghi infravallivi.

La zona collinare è formata dai rilievi che da arrivano fino a Varese. Occupano la media provincia del basso Verbano e medio Olona e circondano i numerosi laghi inframorenici, fino a spingersi al contatto con l’alta pianura.

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La zona di pianura si estende verso meridione, in direzione della provincia di Milano, e presenta profili piatti o blandamente ondulati, interrotti dalle incisioni fluviali dei corsi d’acqua Ticino, Arno ed Olona.

Idrografiche Il reticolo fluviale, insieme al sistema lacuale, rappresenta uno degli elementi naturali più significativi della provincia. I bacini idrografici principali sono quelli del Ticino‐Verbano, con direzione dei flussi idrici prevalente verso settentrione ed occidente, del Ticino sublacuale, diretto verso sud e dell’Olona‐Lambro, con reticolo idrico diretto verso meridione ed oriente. Il sistema idroFigura della provincia di Varese ricade all’interno di quattro aree idrografiche di riferimento: Lago Maggiore (settore Nord‐Ovest); Lago di Lugano (settore Nord‐Est); Ticino Sublacuale (settore Sud‐Ovest); Olona‐Lambro meridionale (settore Sud‐Est) (Piano di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) delle Regione Lombardia, 2006).

Geologiche Dal punto di vista geologico, il territorio provinciale è caratterizzato dalla successione di differenti unità aventi litologia ed età differenti che, per il differente modo di fare circolare le acque sotterranee, vengono suddivise in unità del substrato lapideo e dei depositi superficiali.

Il substrato lapideo Nel settore più settentrionale della provincia affiora il basamento scistoso cristallino precarbonifero, sovrastato da conglomerati e arenarie ad esso correlate. Sempre in questo settore del varesotto e fino alla zona del luganese, il Permiano medio è interessato da depositi vulcanici, costituiti da coltri di tufi, porfiriti e brecce e dalla grande intrusione magmatica del Granofiro di . Il passaggio tra il Permiano ed il Triassico è interessato dai sedimenti delle arenarie della Formazione del Servino. Queste unità in prevalenza cristalline presentano a grande scala una permeabilità per fratturazione. Sopra queste unità antiche è presente una potente successione sedimentaria marina, prevalentemente carbonatica, formatasi nell'ambito del contesto deposizionale del Bacino Lombardo la quale, con alcune lacune più o meno pronunciate, copre il periodo dal Triassico al tardo Cretaceo. Questa successione, costituita in prevalenza da calcari, dolomie, marne e termini intermedi, viene suddivisa in differenti unità litologiche aventi età e genesi differenti. La serie carbonatica Triassica inizia con la Dolomia di San Salvatore, la Formazione di , le Marne del Pizzella, la Dolomia Principale e la Dolomia a Conchodon. La Serie carbonatico‐silicea Giurassica è rappresentata dalla Formazione di Moltrasio ed alla Formazione di Domaro, seguite dalle Radiolariti ed il Rosso ad Aptici. Il Cretaceo è costituito dalla serie carbonatico‐terrigena della Maiolica delle Scaglie e dei Flisch. Il substrato lapideo finisce con le unità terrigene mioceniche e plioceniche. Queste unità in prevalenza carbonatiche e terrigene presentano a grande scala una permeabilità per fratturazione e per carsismo.

Depositi superficiali Procedendo verso meridione, il territorio provinciale è caratterizzato dalla presenza di estesi depositi superficiali quaternari di origine continentale che ricoprono in parte il substrato lapideo. Le unità principali sono costituite da materiali terrigeni incoerenti, che seguono il ciclo sedimentario fluviale, glaciale e gravitativo. Questi occupano i fondovalle, la base dei versanti ed i rilievi fino ai 700‐800 metri di quota. Gli elementi fisiografici principali formati da queste unità sono le colline moreniche e l’alta pianura lombarda.

Ambientali Il sistema delle aree protette, che è un ricco patrimonio di ecosistemi palustri, montani, fluviali, boschivi e lacustri, si snoda su circa il 34% della superficie territoriale provinciale. Esso è costituito da: • Parchi Regionali: Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino, Parco Regionale del Campo dei Fiori, Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e ;

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• Riserve Regionali: Lago di , Lago di Ganna, Palude Brabbia, Lago di , Torbiera Pau Majur, Torbiera del Carecc; • Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS): Alto Milanese, Primo Maggio, Medio Olona, Fontanile San Giacomo, Parco Rile ‐ Tenore Olona, Valle del Lanza, Bosco del Rugareto, Parco del Lura.

Climatologiche Dal punto di vista della climatologia, la Provincia di Varese racchiude al suo interno tre mesoclimi. Il settore montano, ubicato nella porzione settentrionale della provincia di Varese, dai primi rilievi montuosi a nord del di Varese sino al confine con la Svizzera, è caratterizzato dal clima alpino, mentre il settore di pianura, posto nella porzione meridionale della provincia, è caratterizzato da clima tipicamente padano. Tra questi due estremi, il settore pedemontano, ubicato nella porzione compresa tra i primi rilievi montuosi a nord di Varese e l’alta pianura, presenta una climatologia fortemente influenzata dalla presenza dei laghi. In generale il clima può essere così caratterizzato: • la piovosità media annua è elevata (circa 1500 mm) ed è distribuita in particolare nelle stagioni intermedie, con minimi di piovosità in inverno; in particolare i mesi più piovosi sono maggio e ottobre (circa 170 mm) mentre quelli più asciutti sono dicembre, gennaio e febbraio (circa 80 mm). La pioggia annuale a Varese può essere molto variabile, con un minimo di 971 mm nel 2005 e un massimo di 2397 mm nel 2002. La pioggia media ricavata dalla semplice media aritmetica delle piogge annuali 1967‐2009 fornisce il valore 1540 mm. Con tali ampiezze delle fluttuazioni da un anno all'altro è difficile scorgere una tendenza statistica; • la temperatura non raggiunge i valori estremi del clima continentale a causa della mitigazione dei laghi e delle brezze locali; • l’umidità relativa è elevata in prossimità delle zone lacustri e diminuisce mano a mano che ci si allontana da esse;  la ventilazione prevalente è quella delle brezze, il vento caratteristico di queste zone è il Fohn che in alcune giornate può raggiungere anche i 25/30 nodi. Tuttavia, in riferimento al cambiamento climatico in atto, la linea di tendenza mostra come la temperatura media a Varese si sia innalzata di circa 0.43° ogni 10 anni (con incertezza di ± 0.06°). Tra il 1967 e il 2009 in totale 1.8° (da 11.6° a 13.4°).

Produttive ed insediative La popolazione residente nella provincia è costituita da circa 887.728 abitanti (141 Comuni) ed i Comuni maggiormente popolati sono Varese (82.579 residenti), (81.760), Gallarate (51.751) e (39161) (ISTAT ‐ Censimento 01/01/2012). La densità abitativa e l’industrializzazione sono molto più elevate nella zona meridionale della provincia. L’economia è principalmente basata sull’industria manifatturiera e artigianale e, in minima parte, sull’agricoltura. Nella parte meridionale della provincia, a Gallarate, Busto Arsizio e Somma Lombardo, sono presenti centri dell’industria tessile, a e Gallarate dell’industria meccanica, a Saronno numerosi stabilimenti elettrotecnici e meccanici e dolciari, a Tradate è presente l’industria elettrotecnica e meccanica, sul Lago Maggiore e sul Lago di Varese sono presenti alcune industrie meccaniche e importanti centri turistici. Nel territorio provinciale sono ubicati inoltre l'Aeroporto internazionale di Milano‐Malpensa, tre autostrade, otto strade statali e numerose strade provinciali. Sono in corso di costruzione la direttrice ferroviaria ‐ Stabio e l’autostrada Pedemontana.

Paesaggistiche Le principali caratteristiche fisiche del territorio varesino rendono possibile una suddivisione in unità caratterizzate da situazioni naturali e antropiche omogenee.

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Fascia prealpina: situata a nord della provincia comprendente i paesaggi dei laghi insubrici (Verbano e Ceresio), i paesaggi della montagna e delle dorsali e i paesaggi infravallivi principali (Valcuvia‐Valtravaglia, Valganna‐ Valmarchirolo, Valli del Luinese e Valceresio); fascia collinare: contrassegnata dai paesaggi degli anfiteatri e delle colline moreniche (da Gallarate‐Somma Lombardo fino a Varese e da Varese fino ad Appiano Gentile); fascia dell’alta pianura: comprendente i paesaggi della valle fluviale incisa del Fiume Olona e i paesaggi dei ripiani diluviali dell’alta pianura; fascia della bassa pianura: comprendente i paesaggi della valle fluviale del Ticino e i paesaggi della bassa pianura lombarda.

Nella fascia dei laghi insubrici, delle montagne e sui versanti delle grandi valli infravallive, l’ambiente naturale e seminaturale hanno il sopravvento, mentre gli insediamenti antropici tendono a saturarsi sui fondovalle. Nella fascia delle colline la presenza antropica è più forte, ma i grandi laghi e gli ambienti boscati definiscono un paesaggio seminaturale ancora consistente. Nella parte sud della pianura la pressione antropica è invece dominante e il tessuto urbanizzato risulta continuo e intervallato da isole verdi lungo i corsi fluviali e da residuali aree agricole (Fig.1).

Per quanto riguarda un approfondimento sull’inquadramento territoriale ed ambientale provinciale, è possibile consultare il sito web della Provincia di Varese, www.provincia.va.it, fonte principale della descrizione territoriale sopra riportata e il sito del Centro Geofisico Prealpino, http://www.astrogeo.va.it, per le notizie riguardanti la climatologia.

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Figura 1 ‐Tipologie di paesaggio della Provincia di Varese (PTCP, 2007)

2.1 Inquadramento idrogeologico Il Programma di Tutela ed Uso delle Acque individua nella pianura lombarda le seguenti aree idrogeologiche:  Zona di ricarica delle falde, corrispondente alle alluvioni oloceniche e ai sedimenti fluvioglaciali pleistocenici nella parte settentrionale della pianura, dove l’acquifero è praticamente ininterrotto da livelli poco permeabili. Quest’area si estende quasi tutta a monte della fascia delle risorgive. Sono queste le aree nelle quali l’infiltrazione da piogge, nevi e irrigazioni, permette la ricarica della prima falda, tramite la quale può pervenire alle falde profonde.  Zona di non infiltrazione alle falde, sempre nella parte alta della pianura, costituita dalle aree in cui affiora la roccia impermeabile o dove è presente una copertura argillosa (depositi fluvioglaciali del Pleistocene medio antico).  Zone ad alimentazione mista, nella zona centrale e meridionale della pianura, in cui le falde superficiali sono alimentate da infiltrazioni locali, ma non trasmettono tale afflusso alle falde più profonde, dalle quali sono separate da diaframmi poco permeabili. Quest’area corrisponde alla massima parte della pianura.  Zona di interscambio tra falde superficiali e profonde, in corrispondenza dei corsi d’acqua principali, soprattutto del fiume Po. Sulla base di tali individuazioni e in riferimento alle litologie presenti, alla disposizione geometrica nonché ai fenomeni di circolazione idrica sotterranee, sono distinti tre complessi acquiferi principali, separati da livelli impermeabili continui ed estesi:

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 Acquifero superficiale  Acquifero tradizionale  Acquifero profondo L’identificazione di quattro superfici di discontinuità stratigrafica di estensione regionale, rappresentanti limiti di Sequenze Deposizionali, corrispondenti a delle tappe fondamentali nell’evoluzione del bacino, ha consentito di individuare ed attribuire al Pleistocene quattro unità stratigrafiche denominate Unità A, Unità B, Unità C, Unità D. Le unità A, B, C, D sono state equiparate a corpi geologici di notevole estensione areale che costituiscono un dominio dello spazio fisico in cui ha sede un sistema idrogeologico distinto. Nel complesso, l’insieme delle unità idrostratigrafiche principali costituisce una successione di corpi sedimentari acquiferi (Gruppi Acquiferi) costituiti a loro volta da corpi sedimentari acquiferi di rango e dimensioni inferiori (Complessi Acquiferi). I Gruppi Acquiferi vengono così distinti: Gruppo Acquifero A Nel Gruppo Acquifero A rientrano le litologie più grossolane; il gruppo è prevalentemente rappresentato da ghiaie e ghiaie grossolane, poligeniche a matrice sabbiosa da media a molto grossolana; sono molto subordinati gli intervalli sabbiosi, con sabbia giallastra, da media a molto grossolana, spesso ciottolosa. Il Gruppo Acquifero A è il primo presente a partire dal piano campagna nella media e bassa pianura e corrisponde alle zone dei fondovalle principali nella zona dell’alta pianura. Gruppo Acquifero B E’ rappresentato da una successione di sedimenti, costituiti da sabbie medio‐grossolane e ghiaie a matrice sabbiosa e caratterizzati da porosità e permeabilità elevate. I sedimenti fini, molto subordinati, sono limitati alla parte bassa della successione con intercalazioni di argilla siltosa e silt di spessore da decimetrico a metrico. Alla base del Gruppo Acquifero B è possibile individuare conglomerati localmente poco cementati ed il Ceppo. Il Gruppo Acquifero B è il primo presente (dal piano campagna) nella zona dell’alta pianura e delle colline moreniche. Gruppo Acquifero C Il Gruppo Acquifero C è costituito da sedimenti marini di piattaforma caratterizzati dalla presenza di: argilla siltosa‐sabbiosa grigia fossilifera. Si passa quindi ad ambienti transizionali, prima con un sistema litorale a prevalente sabbia grigia fine e finissima, bioturbata, laminata o massiva, fossilifera, quindi a un sistema deltizio a sabbia grigia, media, classata, laminata, a stratificazione media e spessa, con frustoli vegetali. In alcuni ristretti settori dell’alta pianura e delle colline moreniche, laddove affiorano i depositi più antichi, il Gruppo Acquifero C è il primo che si ritrova dal piano campagna. Gruppo Acquifero D Il Gruppo Acquifero D è rappresentato da una sequenza di facies negativa (Coarsening Upward – CU) caratterizzata da argilla siltosa e silt con intercalazioni di sabbia fine e finissima in strati sottili alla base, sabbia grigia fine e media bioturbata nella parte intermedia e ghiaia poligenica grigia alternata a sabbia nella parte alta. La suddivisione proposta si presenta a livello preliminare più agevole nella zona di media e bassa pianura, mentre nelle zone di alta pianura terrazzata e collinare la situazione idrogeologica diventa più complessa. In queste aree è possibile che alcuni Gruppi Acquiferi non siano presenti e pertanto i contatti verticali e laterali non seguano la successione completa sopra descritta. Ad esempio, il Gruppo acquifero A può essere assente nelle zone dei terrazzi antichi e presente solo nei fondovalle dei corsi d’acqua principali.

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La struttura idrogeologica del territorio lombardo è caratterizzata anche da aree montane con una concentrazione delle risorse delle aree carbonatiche (Monte Orsa‐Campo dei Fiori per Varese, Triangolo Lariano e gruppo delle Grigne per le Province di Como e Lecco, Prealpi Bergamasche e Bresciane), con sorgenti anche importanti. Nelle aree a rocce cristalline, che formano l’ossatura dell’arco alpino, invece, le risorse idriche risultano di minore interesse e sono costituite da numerose sorgenti di limitate portate.

2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della provincia di Varese La valutazione della distribuzione spaziale dei corpi idrici sotterranei deve essere correlata alle strutture idrogeologiche presenti nel territorio; inoltre, l’individuazione dei corpi idrici sotterranei permette di comprendere anche la direzione del flusso idrico sotterraneo e le zone di alimentazione e recapito della falda idrica. Dal punto di vista idrogeologico il territorio provinciale si presenta variamente diversificato e, in prima analisi, può essere diviso in tre settori: Settore Montano, Settore Pedemontano (collinare) e Settore di Pianura.

Il Settore montano è caratterizzato da falde acquifere locali e limitate arealmente, contenute nel substrato lapideo carbonatico o cristallino variamente carsificato o fratturato e nei depositi incoerenti di fondovalle (Val , Valcuvia, Valtravaglia e Valceresio‐Valbevera) permeabili per porosità. Questo settore è caratterizzato da impatto antropico modesto che si concentra sui fondovalle e sul medio versante.

Il Settore pedemontano o collinare è caratterizzato da acquiferi localizzati in parte nel substrato lapideo carbonatico e in parte nelle frazioni più permeabili dei depositi morenici, delle valli fluviali e dei bacini lacustri. Si tratta generalmente di acquiferi locali misti, di dimensioni limitate con medio/basso grado di protezione, non classificabili in gruppi acquiferi secondo le indicazioni dello studio “Geologia degli Acquiferi Padani della Regione Lombardia (Regione Lombardia e Eni‐Divisione Agip, 2001)”. L’impatto antropico è medio/alto.

Il Settore di pianura è caratterizzato da un importante acquifero superficiale e da una serie di acquiferi più profondi compresi tra l’asta drenate dei Fiumi Ticino ed Olona e riferibili all’alta pianura lombarda. I caratteri idrogeologici del settore meridionale della Provincia di Varese sono riconducibili essenzialmente ad acquiferi diversamente sviluppati nei depositi fluvioglaciali Plio‐Pleistocenici, con alimentazione principalmente per infiltrazione delle acque meteoriche nelle unità maggiormente permeabili di monte. La circolazione idrica sotterranea è legata alla permeabilità primaria per porosità. Queste unità vengono classificate secondo “Geologia degli Acquiferi Padani della Regione Lombardia (Regione Lombardia e Eni‐Divisione Agip, 2001)” in unità idrostratigrafiche corrispondenti ai seguenti gruppi acquiferi: il gruppo acquifero A (Olocene‐Pleistocene medio) è rappresentato da depositi in facies sedimentaria continentale, caratterizzati in prevalenza da ghiaie eterometriche, sabbie e ciottoli, con subordinate intercalazioni di conglomerati (nel settore orientale), argille e limi sabbiosi privi di continuità laterale. Negli strati più superficiali si riscontrano localmente livelli di argille rossastre con ghiaie e ghiaie limoso‐ argillose con spessori estremamente variabili (0÷20 m) in funzione del grado di erosione complessivo dell’area. L’unità presenta uno spessore complessivo di 80÷100 m ed è sede dell’acquifero superiore di tipo libero o localmente semiconfinato con soggiacenza media di circa 30÷35 m dal p.c.. Si presenta discretamente omogeneo su tutta la zona meridionale del territorio provinciale con direzione del flusso idrico verso N‐S ed un grado di protezione da basso a molto basso. Tale acquifero, caratterizzato da un elevato grado di vulnerabilità intrinseca, è tradizionalmente captato dai numerosi pozzi ad uso industriale del territorio. Gli strati acquiferi presentano uno spessore complessivo medio stimato di circa 30‐40 m;

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il gruppo acquifero B (Pleistocene medio) è rappresentato da depositi in facies sedimentaria continentale e transizionale caratterizzati da ghiaie e sabbie con livelli arealmente continui di argille e limi argillosi; sono presenti in profondità intercalazioni con arenarie, conglomerati e livelli con torba e fossili. Il limite superiore dell’unità, posto a quote medie variabili tra 50 e 120 m s.l.m., si mantiene generalmente parallelo alla superficie topografica, sia procedendo verso sud che in senso trasversale all’area. L’unità è sede di falde idriche intermedie e profonde di tipo confinato e semiconfinato, generalmente riservate all’uso potabile e captate dai pozzi profondi. Gli acquiferi dell’unità presentano un basso grado di vulnerabilità intrinseca, essendo delimitati a tetto da livelli a bassa permeabilità arealmente continui con funzione di protezione dalle contaminazioni superficiali. L’isolamento degli acquiferi profondi rispetto all’acquifero superficiale viene generalmente confermato dalle buone caratteristiche qualitative delle acque captate ad uso idropotabile. Gli strati acquiferi presentano uno spessore complessivo medio stimato di circa 40 m; il gruppo acquifero C (Pleistocene medio) è rappresentato da depositi in facies transizionale e marina caratterizzati da argille fossilifere, limi sabbiosi e torbe, omogeneamente riscontrate in tutta l’area ad una profondità di circa 170 ‐180 m da p.c.. Questa unità forma il substrato della falda tradizionalmente sfruttata. L’unità, delimitata a tetto da superfici erosionali irregolari, può essere sede di rari acquiferi profondi di tipo confinato contenuti in livelli ghiaioso‐sabbiosi di limitato spessore; le caratteristiche idrodinamiche sono buone per quanto concerne porosità e permeabilità. L’impatto antropico in questo settore è rilevante.

Nell figure seguenti (Figure 2, 3 e 4) vengono riportati i lineamenti idrogeologici più significativi della provincia di Varese. Nelle Figure 5 e 6 vengono riportati i dati riferiti al 2006 della distribuzione dei pozzi e delle sorgenti in provincia di Varese (PTCP, 2007).

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Figura 2 ‐ Carta idrogeologica della Provincia di Varese ‐ Settore montano. (“STUDIO IDROGEOLOGICO ED IDROCHIMICO DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI VARESE”, Ufficio d’Ambito della Provincia di VARESE, 2007)

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Figura 3 ‐ Carta idrogeologica della Provincia di Varese ‐ Settore collinare. (“STUDIO IDROGEOLOGICO ED IDROCHIMICO DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI VARESE”, Ufficio d’Ambito della Provincia di VARESE, 2007)

Figura 4 ‐ Carta idrogeologica della Provincia di Varese ‐ Settore di pianura. (“STUDIO IDROGEOLOGICO ED IDROCHIMICO DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI VARESE”, Ufficio d’Ambito della Provincia di VARESE, 2007)

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Figura 5 ‐Distribuzione delle captazioni delle acque sotterranee da pozzi (PTCP, 2007)

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Figura 6 ‐Distribuzione captazioni delle acque sotterranee da sorgenti (PTCP, 2007)

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3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

La normativa sulla tutela delle acque superficiali e sotterranee trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 norme in materia ambientale, con le sue successive modifiche ed integrazioni, recepisce formalmente la Direttiva 2000/60/CE, abrogando il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152. La Direttiva Quadro rafforza la consapevolezza che le acque sotterranee sono una riserva strategica difficilmente rinnovabile e risanabile, una volta alterato l’equilibrio quali‐quantitativo. La Direttiva Quadro individua nel regime di livello delle acque sotterranee il parametro per la classificazione dello stato quantitativo, mentre all’art. 17 prevede che il Parlamento Europeo e il Consiglio adottino “misure per prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee”, stabilendo i criteri per la valutazione del buono stato chimico e per individuare le “tendenze significative e durature all’aumento” di inquinanti. A ciò risponde la Direttiva 2006/118/CE “Protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”, che esplica e definisce, per le acque sotterranee, gli elementi per la definizione del buono stato chimico. La Direttiva 2006/118/CE è stata recepita a livello nazionale con il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30. É necessario menzionare anche il decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219, che recepisce la Direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e la Direttiva 2009/90/CE che stabilisce specifiche tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque. La normativa di settore preposta alla tutela del suolo e delle acque dall’inquinamento di nitrati provenienti da fonti agricole prende il nome di “Direttiva Nitrati” (Direttiva 91/676/CEE), recepita in Italia dal Dlgs 152/99 e ripresa dal Dlgs 152/06. La Direttiva è finalizzata a ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola attraverso l’introduzione di corrette pratiche di fertilizzazione, riservando particolare attenzione al bilancio dell’azoto nel terreno e individuando, per il settore agricolo, le norme tecniche relative alla fertilizzazione e alla gestione degli effluenti degli allevamenti, allo scopo di limitare il fenomeno della lisciviazione/infiltrazione dell’azoto nitrico. In particolare l’articolo 92 del Dlgs 152/06 attribuisce alle Regioni i seguenti compiti: ‐ monitoraggio finalizzato alla verifica delle concentrazioni di nitrati nelle acque; ‐ designazione delle zone vulnerabili ai nitrati ZVN; ‐ integrazione dei codici di buona pratica agricola; ‐ definizione e attuazione dei programmi d’azione nelle ZVN. La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26, ha indicato il Piano di gestione del bacino idroFigura come strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici, attraverso un approccio che integra gli aspetti qualitativi e quantitativi, ambientali e socio‐economici. Il Piano di gestione, che prevede come riferimento normativo nazionale ancora il Dlgs 152/99, è costituito da: ‐ Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia, approvato dal Consiglio regionale il 28 luglio 2004; ‐ Programma di tutela e uso delle acque (PTUA), approvato con DGR del 29 marzo 2006, n. 8/2244. Più recentemente, in attuazione della Direttiva 2000/60/CE, L’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato il Piano di Gestione per il Distretto idroFigura del fiume Po – PdGPo (Deliberazione n. 1 del 24 febbraio 2010). Il Piano di Gestione è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico‐operativo mediante il quale sono programmate le misure finalizzate a garantire la corretta utilizzazione delle acque e il perseguimento degli scopi e degli obiettivi ambientali stabiliti dalla Direttiva 2000/60/CE. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 febbraio 2013 è l’atto formale che completa l’iter di adozione del Piano di Gestione del Distretto idroFigura Padano.

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3.1 Obiettivi di qualità La normativa prevede il conseguimento degli obiettivi di qualità per i corpi idrici sotterranei. I Piani di tutela adottano le misure atte a conseguire gli obiettivi seguenti entro il 22 dicembre 2015: ‐ mantenimento o raggiungimento per i corpi idrici superficiali e sotterranei dell’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono”; ‐ mantenimento, ove già esistente, dello stato di qualità “elevato”; ‐ mantenimento o raggiungimento degli obiettivi di qualità per specifica destinazione per i corpi idrici ove siano previsti. La normativa prevede inoltre la possibilità di differimento dei termini per il conseguimento degli obiettivi – proroga al 2021 o al 2027 – a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento e che nel Piano di Gestione siano fornite adeguate motivazioni e l’elenco dettagliato delle misure previste. Vi è inoltre la possibilità di fissare obiettivi ambientali meno rigorosi – deroga – nei casi in cui, a causa delle ripercussioni dell’impatto antropico o delle condizioni naturali non sia possibile o sia esageratamente oneroso il loro raggiungimento. Nel vigente Piano di Gestione, per la Lombardia è stata prevista la proroga al 2021 o al 2027 degli obiettivi su alcuni corpi idrici per i quali la situazione appare più compromessa a causa delle numerose pressioni di varia origine.

3.2 Corpi idrici In base a quanto previsto dalla normativa vigente, Regione Lombardia, in collaborazione con ARPA Lombardia, ha provveduto nell’anno 2009 all’identificazione dei corpi idrici sotterranei. Come definito dal Dlgs 152/06 e smi, un corpo idrico sotterraneo è “un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere”, considerando come falda acquifera “uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l’estrazione di quantità significative di acque sotterranee”. La procedura per l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei ha avuto avvio dall’identificazione dei Complessi Idrogeologici (sette tipologie, partendo dal quadro di riferimento nazionale “Carta delle risorse idriche sotterranee di Mouton”). All’interno dei Complessi Idrogeologici individuati sono stati identificati gli acquiferi sulla base di considerazioni di natura idrogeologica ed in particolare sulla base dei flussi significativi e dei quantitativi significativi. Successivamente si è proceduto all’identificazione dei corpi idrici sotterranei, sulla base di criteri di tipo fisico e dei confini idrogeologici derivanti dalla suddivisione della pianura lombarda in bacini ad opera dell’azione prevalentemente drenante che i corsi d’acqua principali (Sesia, Ticino, Adda, Oglio, Mincio) esercitano sulla falda. Come previsto dal Dlgs 30/2009, se il corpo idrico sotterraneo alla scala di riferimento può essere accuratamente descritto, esso coincide con l’acquifero; viceversa è necessario applicare una ulteriore suddivisione tenendo conto dei confini idrogeologici, degli spartiacque sotterranei e delle linee di flusso. Pertanto, sulla base dell’identificazione delle quattro superfici di discontinuità stratigrafica (sequenze deposizionali corrispondenti alle tappe dell’evoluzione del bacino), delle Unità A, B, C, D (corpi geologici di notevole estensione areale) e della fascia dei fontanili (che delinea la transizione tra Alta e Bassa Pianura), è stato possibile individuare cinque Sistemi Acquiferi: 1. Sistema Acquifero Superficiale di Pianura 2. Sistema del Secondo Acquifero di Bassa Pianura 3. Sistema Acquifero Profondo di Pianura

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4. Sistema di Fondovalle 5. Sistema Collinare e Montano All’interno di essi sono stati individuati venti Corpi Idrici e tre Sistemi Idrogeologici afferenti al Sistema collinare e montuoso. In Tabella 1 è riportato l’elenco dei Corpi idrici Sotterranei.

Tabella 1 ‐ Elenco dei Corpi idrici Sotterranei

SISTEMA ACQUIFERO SUPERFICIALE DI PIANURA (ACQUIFERO A e B di alta pianura + acquifero A di bassa pianura) E PRINCIPALI FONDOVALLE ALPINI GWB‐A1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero A GWB‐A2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero A GWB‐A3A Bacino Adda‐Ticino di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A4A Bacino Adda‐Oglio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A5A Bacino Oglio‐Mincio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A5O Bacino Oglio‐Mincio Oltrepo Mantovano ‐ Acquifero A GWB‐FTE Fondovalle Valtellina GWB‐FCH Fondovalle Valchiavenna GWB‐FCA Fondovalle Valcamonica GWB‐FTR Fondovalle Valtrompia GWB‐FSA Fondovalle Valsabbia SISTEMA DEL SECONDO ACQUIFERO DI BASSA PIANURA (ACQUIFERO B) GWB‐B1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero B GWB‐B2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero B GWB‐B3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero B GWB‐B4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B GWB‐B5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B SISTEMA ACQUIFERO PROFONDO DI PIANURA GWB‐C0U Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C

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3.3 Classificazione dei corpi idrici sotterranei La normativa vigente prevede che lo stato di un corpo idrico sotterraneo sia determinato dal valore più basso del suo stato chimico e del suo stato quantitativo.

3.3.1 Stato chimico Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato chimico quando ricorra una delle seguenti condizioni:  sono rispettate le condizioni riportate all’Allegato 3, Parte A, Tabella 1 del Dlgs 30/09 (ossia che le concentrazioni di inquinanti siano tali da non presentare effetti di intrusione salina o di altro tipo, da non superare gli standard di qualità applicabili e da permettere il raggiungimento degli obiettivi ambientali per le acque superficiali connesse);  sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui all’Allegato 3, Parte A, Tabelle 21 e 32 del Dlgs 30/09, in ognuno dei siti individuati per il monitoraggio del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di corpi idrici sotterranei;  lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia è superato in uno o più siti di monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20% dell’area totale o del volume del corpo idrico per una o più sostanze ed un’appropriata indagine conferma che non siano messi a rischio:  gli obiettivi prefissati per il corpo idrico,  gli ambienti superficiali connessi,  gli utilizzi e la salute umani. La classificazione dello stato chimico delle acque sotterranee viene attualmente effettuata attraverso l’applicazione dell’indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee), in continuità con la classificazione prevista dal Dlgs 152/99 e smi. Lo SCAS viene calcolato utilizzando il valore medio, rilevato per ogni parametro monitorato, nel periodo di riferimento, mediante l’attribuzione di classi di qualità. L’indice presenta cinque classi:  classe 1: impatto antropico nullo o trascurabile e pregiate caratteristiche idrochimiche;  classe 2: impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e buone caratteristiche idrochimiche;  classe 3: impatto antropico significativo e caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione;  classe 4: impatto antropico rilevante e caratteristiche idrochimiche scadenti;  classe 0: impatto antropico nullo o trascurabile, ma presenza di particolari facies idrochimiche che portano ad un abbassamento della qualità. Le classi vengono attribuite sulla base del livello di concentrazione dei parametri monitorati per ciascun punto della rete.

1 Tabella 2: Standard di qualità per nitrati e sostanze attive nei pesticidi (compresi i loro pertinenti metaboliti, prodotti di degradazione e di reazione).

2 Tabella 3: Valori soglia per metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, policiclici aromatici, alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, nitrobenzeni, clorobenzeni, pesticidi, diossine e furani, altre sostanze.

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3.3.2 Stato quantitativo Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato quantitativo quando sono soddisfatte le seguenti condizioni:  il livello delle acque sotterranee nel corpo idrico sotterraneo è tale che la media annua dell’estrazione a lungo termine non esaurisca le risorse idriche sotterranee disponibili e di conseguenza il livello piezometrico non subisca alterazioni antropiche tali da:  impedire il conseguimento degli obiettivi ecologici per le acque superficiali connesse;  comportare un deterioramento significativo della qualità delle acque;  recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo;  inoltre, alterazioni della direzione di flusso risultanti da variazioni del livello possono verificarsi, su base temporanea o permanente, in un’area delimitata nello spazio; tali inversioni non causano tuttavia un’intrusione di acqua salata o di altro tipo né imprimono alla direzione di flusso alcuna tendenza antropica duratura e chiaramente identificabile che possa determinare le intrusioni.

3.4 Tipi di monitoraggio L’obiettivo del monitoraggio è quello di stabilire un quadro generale dello stato chimico e quantitativo delle acque sotterranee e permettere la classificazione di tutti i corpi idrici sotterranei. Il Dlgs 30/09 prevede una rete per il monitoraggio chimico e una rete per il monitoraggio quantitativo al fine di integrare e validare la caratterizzazione e la definizione del rischio di non raggiungimento dell’obiettivo di buono stato chimico e quantitativo. La rete per il monitoraggio chimico si articola in:  rete di monitoraggio di sorveglianza finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti;  rete di monitoraggio operativo finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. La definizione delle reti di monitoraggio di sorveglianza e operativo determina l’attribuzione ai corpi idrici che ne fanno parte di specifici programmi di monitoraggio che si differenziano per durata, componenti monitorate e frequenze seguite. In particolare:  Monitoraggio di sorveglianza: è da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idroFigura (previsto ogni 6 anni), che va effettuato nei corpi idrici o gruppi di corpi idrici sia a rischio che non a rischio. Questo tipo di monitoraggio è inoltre utile per definire le concentrazioni di fondo naturale e le caratteristiche del corpo idrico.  Monitoraggio operativo: è richiesto solo per i corpi idrici a rischio di non raggiungere gli obiettivi di qualità e deve essere eseguito tutti gli anni nei periodi intermedi tra due monitoraggi di sorveglianza a una frequenza sufficiente a rilevare gli impatti delle pressioni e, comunque, almeno una volta l’anno. Deve essere finalizzato principalmente a valutare i rischi specifici che determinano il non raggiungimento degli obiettivi di qualità.

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Il monitoraggio quantitativo viene svolto con frequenza mensile o trimestrale (sulla base della profondità dei pozzi/piezometri appartenenti alla rete) e permette di ottenere utili informazioni sull’andamento delle piezometrie.

4 LA RETE DI MONITORAGGIO 4.1 La rete di monitoraggio regionale La rete di monitoraggio ARPA si configura ad oggi come rete per il monitoraggio di sorveglianza (ai sensi del Dlgs 30/09). Il monitoraggio di sorveglianza (da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idroFigura, previsto ogni 6 anni), viene effettuato nei corpi idrici sotterranei o gruppi di corpi idrici sotterranei sia a rischio che non a rischio di raggiungimento dell’obiettivo di qualità di buono stato chimico. La rete regionale comprende 474 punti per il monitoraggio qualitativo (Figura 7) e 398 punti per il monitoraggio quantitativo (Figura 8); su alcuni punti vengono effettuate entrambe le tipologie di monitoraggio. La definizione dello Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) è basata sul monitoraggio delle seguenti tipologie di sostanze: • inquinanti soggetti a standard di qualità individuati a livello comunitario (Tabella 2, Allegato 3 – Dlgs 30/09); • inquinanti soggetti a valori soglia individuati a livello nazionale (Tabella 3, Allegato 3 – Dlgs 30/09). L’adeguamento del monitoraggio a quanto previsto dal Dlgs 30/09 ha quindi portato – rispetto al passato ‐ ad una integrazione dei profili analitici (con la ricerca di alcune sostanze in precedenza non previste). I parametri chimici monitorati sono raggruppabili nelle seguenti categorie:  Parametri generali  Metalli  Inquinanti inorganici  Policiclici aromatici  Alifatici clorurati cancerogeni  Alifatici clorurati non cancerogeni  Alifatici alogenati cancerogeni  Nitrobenzeni  Clorobenzeni  Pesticidi  Diossine e furani  Composti organici aromatici Sui punti appartenenti ai vari corpi idrici sotterranei è prevista la determinazione dei parametri delle categorie sopra‐descritte attraverso due campionamenti all’anno (una campagna primaverile e una campagna autunnale). I profili analitici, per ciascun punto (o gruppi di punti) della rete, sono definiti sulla base delle pressioni gravanti sul territorio, della struttura idrogeologica, delle proprietà chimico‐fisiche dei contaminanti e dei risultati dei monitoraggi relativi agli anni precedenti.

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Figura 7 ‐ Monitoraggio qualitativo

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Figura 8 ‐Monitoraggio quantitativo

4.2 La rete di monitoraggio nella provincia di Varese I pozzi della rete qualitativa della provincia di Varese sono stati 28 fino al 2011 e 30 dal 2012, con l’aggiunta del pozzo di e del pozzo (Fig. 9). Il bacino di appartenenza e il settore indicati in Tabella 2 riprendono la classificazione eseguita da Arpa. La rete di monitoraggio quantitativa per la provincia di Varese è composta da un totale di 23 punti di misura e prevede delle misure di soggiacenza mensili eseguite in parte dal Dipartimento (n. 8) e in parte direttamente dai gestori (n. 15) (Fig. 10). Le misure, una volta validate, vengono inserite nel database regionale SIRE. Queste consentono di visualizzare i trend dell’andamento della superficie piezometrica nel tempo della falda più superficiale.

Di seguito, nella Tabella 3, viene riportato l’elenco dei pozzi/piezometri della Rete regionale quantitativa acque sotterranee monitorata dal Dipartimento di Varese di Arpa suddivisa per aree idrogeologiche omogenee.

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Tabella 2 ‐ Rete monitoraggio qualitativa Provincia Varese

N

COMUNE NITRATI

RETE RETE CODICE BACINO GRUPPO SETTORE UTILIZZO ACQUIFERO RETE FITOFARMACI QUANTITATIVA

Settore montano 1 Acq. Nord potabile PO012131NU0003 VALGANNA 0 Locale Varese 2 Acq. Nord potabile PO012092NR0021 0 X X X Locale Varese 3 Acq. Nord potabile PO012004NU0001 ARCISATE 0 X X X Locale Varese 4 PO012004NUB018 ARCISATE B 3 0 potabile 5 PO012096NU2013 MALNATE B Olona X potabile

Settore collinare potabile 6 Acq. potabile PO012051NU0001 Ticino 0 X X X Locale 7 PO012002NU0008 B 3 1 X X potabile 8 Acq. potabile PO012132NU0003 3 1 X X Locale 9 VENEGONO potabile PO0121360U0003 B 3 2 X X INFERIORE 10 VENEGONO potabile PO012136NU0001 A 3 2 X INFERIORE 11 Acq. potabile PO012106NU0015 3 1 X X X Locale 12 Acq. potabile PO012036NU0002 3 1 X X Locale 13 Acq. potabile PO012072NU0005 Ticino 0 Locale 14 PO012120NU0002 SESTO CALENDE C 3 1 X potabile 15 PO0120840U0001 ISPRA A Ticino X potabile

Settore di pianura 16 PO012026NU0023 BUSTO ARSIZIO B 3 5 X X potabile 17 PO012026NU2021 BUSTO ARSIZIO B 3 5 X industriale 18 PO012026NU3021 BUSTO ARSIZIO B 3 5 X X industriale 19 CARONNO potabile PO012034NU0006 B 3 7 X PERTUSELLA 20 PO012050NU0004 B 3 6 X X industriale 21 PO012067NU0012 B 3 5 X X potabile 22 PO0120700R1085 GALLARATE B 3 5 X X potabile 23 PO0120700UB022 GALLARATE B 3 5 potabile 24 PO0120750R2020 A 3 6 X X X industriale 25 PO012090NU1009 C 3 5 potabile 26 PO012090NU2009 LONATE POZZOLO B 3 5 X X X potabile 27 PO012109NUB005 B 3 6 X potabile 28 PO0121180U0005 B 3 5 X X X potabile 29 PO012119NU0009 SARONNO B 3 7 X X potabile 30 SOMMA potabile PO012123NU2007 C 3 5 LOMBARDO

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Tabella 3 ‐ Rete monitoraggio quantitativa Provincia Varese

N

COMUNE NITRATI

RETE RETE CODICE BACINO GRUPPO SETTORE UTILIZZO ACQUIFERO RETE QUALITATIVA FITOFARMACI

Settore montano

1 Acq. Nord potabile PO012092NR0021 LUINO 0 X X X Locale Varese 2 Acq. Nord potabile PO012004NU0001 ARCISATE 0 X X X Locale Varese 3 PO012030NR0026 B 3 0 industriale 4 PO012096NU2013 MALNATE B Olona X potabile

Settore collinare potabile 5 Acq. potabile PO012051NU0001 CITTIGLIO Ticino 0 X X X Locale 6 PO012002NU0008 ALBIZZATE B 3 1 X X X potabile 7 VENEGONO piezometro PO012136NUZ001 A 3 2 INFERIORE 8 Acq. potabile PO012106NU0015 MORNAGO 3 1 X X X Locale 9 Acq. potabile PO012036NU0002 CASALE LITTA 3 1 X X X Locale 10 PO012120NU0002 SESTO CALENDE C 3 1 X potabile

Settore di pianura 11 PO012026NU3021 BUSTO ARSIZIO B 3 5 X industriale 12 PO012050NU0004 CISLAGO B 3 6 X X X piezometro 13 PO0120790RZ001 B 3 6 piezometro 14 PO012080NR2021 GORNATE OLONA A 3 1 piezometro 15 PO012070NU1007 GALLARATE B 3 5 X potabile 16 PO0120750R2020 GERENZANO A 3 6 X X X industriale 17 PO012090NU3009 LONATE POZZOLO C 3 5 X potabile 18 PO012090NU2009 LONATE POZZOLO B 3 5 X X X potabile 19 PO012090NR2034 LONATE POZZOLO B 3 5 industriale 20 PO012109NUB005 ORIGGIO B 3 6 X potabile 21 PO0121180U0005 SAMARATE B 3 5 X X X potabile 22 PO012119NU0009 SARONNO B 3 7 X X X potabile 23 PO0121300RZ001 B 3 6 piezometro

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Figura 9 ‐Rete qualitativa Varese

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Figura 10 ‐ Rete quantitativa Varese

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5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE 5.1 Stato chimico Lo stato chimico delle acque sotterranee del territorio della provincia di Varese relativamente ai punti monitorati nel triennio 2009, 2010, 2011 è riportato in Tabella 4. Per ciascun punto della rete di monitoraggio, accanto all’indice sintetico sono riportati gli inquinanti causa di “attenzione” e causa dell’abbassamento dello SCAS in classe 4 (“scarso”).

Tabella 4 ‐Stato chimico delle acque sotterranee (SCAS) della provincia di Varese relativo al triennio 2009, 2010, 2011

SCAS PROBABILE (considerata CAUSE CONTAMINAZIONE COMUNE CODICE ANNO SCAS CAUSE SCAS SCARSO anche la ATTENZIONE DI ORIGINE CLASSE 0) NATURALE 2009 2 2 Tetracloroetilene 2010 4 4 Tetracloroetilene ALBIZZATE PO012002NU0008 Triclorometano, Tetracloroetilene, Bromodiclorometano, 2011 4 4 Dibromoclorometano 2009 2 2 ARCISATE PO012004NUB018 2010 4 0 Manganese Manganese 2011 2 2 Tetracloroetilene Tricloroetilene 4 4 Composti organo 2009 alogenati Tetracloroetilene PO012004NU0001 ARCISATE Tricloroetilene 4 4 Composti organo‐ 2010 alogenati 4 4 Tricloroetilene Tetracloroetilene, Composti Organo 2011 Alogenati Totali 2009 3 3 Nitrati 2010 3 3 Nitrati BUSTO ARSIZIO PO012026NU0023 Nitrati, Triclorometano,C omposti Organo Tricloroetilene, 2011 4 4 Alogenati Totali Tetracloroetilene Nitrati, Tricloroetilene,Tricloro 2009 4 4 Tetracloroetilene metano Nitrati, Tetracloroetilene, BUSTO ARSIZIO PO012026NU2021 2010 4 4 Tricloroetilene Triclorometano Triclorometano, 2011 4 4 Tetracloroetilene Tricloroetilene, Nitrati 2009 3 3 Nitrati Nitrati, Tetracloroetilene, BUSTO ARSIZIO PO012026NU3021 2010 4 4 Cromo VI Triclorometano Triclorometano, Cromo VI, Tetracloroetilene, 2011 4 4 Tricloroetilene Nitrati Tricloroetilene, CARONNO 2010 4 4 Nitrati Triclorometano PO012034NU0006 PERTUSELLA Nitrati, 2011 4 4 Triclorometano Tricloroetilene 2009 2 2 CASALE LITTA PO012036NU0002 2010 2 2 2011 2 2 CISLAGO PO012050NU0004 2009 4 4 Tetracloroetilene

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2010 1 1 2011 4 4 Tetracloroetilene Dicloroetilene cis 2009 2 2 CITTIGLIO PO012051NU0001 2010 2 2 2011 2 2 2009 4 4 Nitrati Manganese, Atrazina Nitrati, FAGNANO OLONA PO012067NU0012 2010 3 3 Triclorometano 2011 4 4 Nitrati Triclorometano Tetracloroetilene,Triclo 2009 4 4 Nitrati rometano Tetracloroetilene, GALLARATE PO0120700R1085 2010 4 4 Nitrati Triclorometano Triclorometano, 2011 4 4 Tetracloroetilene 2009 1 1 Tetracloroetilene GALLARATE PO0120700UB022 2010 1 1 2011 2 2 Tetracloroetilene 2009 2 2 Bromo‐dicloro‐metano Dibromo‐cloro‐metano 4 4 Tetracloroetilene GAVIRATE PO012072NU0005 2010 Triclorometano 4 4 Triclorometano Tetracloroetilene Bromodiclorometano 2011 Dibromoclorometano 2009 3 3 Nitrati GERENZANO PO0120750R2020 2010 3 3 Nitrati 2011 2 2 2009 2 2 LONATE POZZOLO PO012090NU1009 2010 2 2 2011 4 4 Tricloroetilene 2009 2 2 LONATE POZZOLO PO012090NU2009 2010 2 2 2011 2 2 2009 2 2 LUINO PO012092NR0021 2010 2 2 2011 2 2 2009 4 4 Nitrati Tricloroetilene ORIGGIO PO012109NUB005 2010 4 4 Tricloroetilene 2011 4 4 Nitrati Tricloroetilene Tetracloroetilene 2009 4 4 Nitrati Triclorometano Tetracloroetilene SAMARATE PO0121180U0005 2010 4 4 Triclorometano Triclorometano 2011 4 4 Nitrati Tetracloroetilene 2009 4 4 Nitrati Tetracloroetilene SARONNO PO012119NU0011 Nitrati, 2010 4 4 Tetracloroetilene Composti 2009 4 4 organo‐alogenati Tricloroetilene Arsenico, SESTO CALENDE PO012120NU0002 2010 4 4 Tetracloroetilene Tricloroetilene Tricloroetilene, 2011 4 4 Tetracloroetilene Manganese, 2009 4 0 Manganese, Arsenico Arsenico SOMMA LOMBARDO PO012123NU2007 2010 4 0 Arsenico Arsenico 2011 4 0 Arsenico Arsenico

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2009 2 2 VALGANNA PO012131NU0003 2010 2 2 2011 2 2 Nitrati, 4 0 Diclorobenzamm 2009 ide 2,6 Manganese Manganese Nitrati, Tetracloroetilene, 4 4 Composti organo‐ VARANO BORGHI PO012132NU0003 alogenati, 2010 Diclorobenzammide 2,6 4 4 Triclorometano, Tetracloroetilene, Somma Composti Organo fitofarmaci Alogenati Totali, Nitrati, Diclorobenzammide 2011 2,6, Somma Fitofarmaci 2009 3 3 Nitrati VENEGONO PO0121360U0003 2010 3 3 Nitrati INFERIORE 2011 4 4 Nitrati Dicloroetilene cis 2009 2 2 VENEGONO PO012136NU0001 2010 3 3 Nitrati INFERIORE 2011 4 4 Dicloroetilene cis

Lo SCAS relativo all’anno 2012 per i punti della rete di monitoraggio qualitativo è riportato in Tabella 5.

Tabella 5 ‐Stato Chimico delle Acque Sotterranee (Scas) della Provincia di Varese relativo all’anno 2012.

CAUSE Contaminazione di SCAS (tiene ATTENZIONE presunta origine COMUNE CODICE SCAS conto della CAUSE SCAS SCARSO (75%LIM

Tricloroetilene Tetracloroetilene ARCISATE PO012004NU0001 4 4 Sommatoria organo‐ alogenati

ARCISATE PO012004NUB018 2 2

Tricloroetilene Tetracloroetilene BUSTO ARSIZIO PO012026NU0023 4 4 Nitrati Sommatoria organo‐ alogenati Tricloroetano 1,1,2

Triclorometano Nitrati Atrazina‐ BUSTO ARSIZIO PO012026NU2021 4 4 Tricloroetilene desetil Tetracloroetilene

Triclorometano Tricloroetilene BUSTO ARSIZIO PO012026NU3021 4 4 Tetracloroetilene Nitrati

CARONNO PO012034NU0006 4 4 Tricloroetilene PERTUSELLA

CASALE LITTA PO012036NU0002 2 2

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CISLAGO PO012050NU0004 4 4 Nitrati Tetracloroetilene

CITTIGLIO PO012051NU0001 2 2

FAGNANO OLONA PO012067NU0012 3 3 Nitrati Atrazina

Triclorometano Tetracloroetilene Sommatoria organo‐ GALLARATE PO0120700R1085 4 4 Nitrati alogenati Bromo‐ dicloro‐metano Dibromo‐cloro‐metano

GALLARATE PO0120700UB022 2 2

Triclorometano Tetracloroetilene GAVIRATE PO012072NU0005 4 4 Bromo‐dicloro‐metano Dibromo‐cloro‐metano

GERENZANO PO0120750R2020 2 2

ISPRA PO0120840U0001 2 2

LONATE POZZOLO PO012090NU1009 2 2

LONATE POZZOLO PO012090NU2009 2 2

LUINO PO012092NR0021 2 2

Tricloroetilene MALNATE PO012096NU2013 4 4 Sommatoria organo‐ alogenati

MORNAGO PO012106NU0015 2 2

ORIGGIO PO012109NUB005 4 4 Tricloroetilene

Triclorometano SAMARATE PO0121180U0005 4 4 Nitrati Tetracloroetilene

SARONNO PO012119NU0009 4 4 Nitrati Tetracloroetilene

Arsenico Tricloroetilene SESTO CALENDE PO012120NU0002 4 4 Arsenico Tetracloroetilene

Sommatoria Arsenico SOMMA LOMBARDO PO012123NU2007 4 4 Arsenico organo‐alogenati Tetracloroetilene

VALGANNA PO012131NU0003 2 2

Tetracloroetilene Sommatoria organo‐ VARANO BORGHI PO012132NU0003 4 4 Tricloroetilene alogenati Nitrati Diclorobenzammide 2,6 Somma fitofarmaci

VENEGONO PO0121360U0003 3 3 Nitrati INFERIORE

VENEGONO PO012136NU0001 3 3 Nitrati INFERIORE

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Numerosi punti della rete di monitoraggio sono caratterizzati sia da superamenti dei limiti previsti per legge che da superamenti dei valori soglia; l’elenco dei parametri è riportato in Tabella 6.

In tabella sono evidenziati in verde i punti per i quali non vi sono superamenti dei limiti di legge ma solo dei limiti soglia, per questi punti non si è proceduto a riportare serie storiche nel cap. 5.3 in quanto non significative.

Tabella 6 ‐Punti rete di monitoraggio caratterizzati da superamenti nel 2012

Codice Gruppo Parametri superiori Parametri superiori Comune Falda pozzo/piezometro Acquifero ai limiti soglia ai limiti di legge

1 ALBIZZATE PO012002NU0008 B superficiale Cloruri Tetracloroetilene Conducibilità Nitrati Ferro 2 ARCISATE PO012004NU0001 Acq. Locale superficiale Solfati Tetracloroetilene Dicloroetilene cis Tricloroetilene Conducibilità Composti organo‐alogenati Nitrati 2,6‐Diclorobenzammide

3 ARCISATE PO012004NUB018 B superficiale Conducibilità Nitrati 4 BUSTO ARSIZIO PO012026NU0023 B superficiale Conducibilità Tetracloroetilene Nitrati Tricloroetilene Composti organo‐alogenati 5 BUSTO ARSIZIO PO012026NU2021 B superficiale Conducibilità Tetracloroetilene Ferro Triclorometano Tricloroetilene Nitrati Atrazina‐desetil 6 BUSTO ARSIZIO PO012026NU3021 B superficiale Solfati Tetracloroetilene Cloruri Triclorometano Conducibilità Tricloroetilene Sodio Nitrati Atrazina‐desetil 7 PO012034NU006 B superficiale Nitrati Tricloroetilene 8 CASALE LITTA PO012036NU0002 Acq. Locale Nitrati 9 CISLAGO PO012050NU0004 B Nitrati Tetracloroetilene (PCE) 10 CITTIGLIO PO012051NU0001 Acq. Locale superficiale Conducibilità Nitrati 11 FAGNANO OLONA PO012067NU0012 B superficiale Conducibilità Atrazina Nitrati 12 GALLARATE PO0120700R1085 B superficiale Ferro Tetracloroetilene Nitrati Triclorometano Composti organo‐alogenati Dibromoclorometano 13 GALLARATE PO0120700UB022 B superficiale Nitrati 14 GAVIRATE PO012072NU0005 Acq. Locale superficiale Composti organo‐ Tetracloroetilene alogenati Triclorometano Conducibilità Dibromo‐cloro‐metano Ferro Bromo‐dicloro‐metano Nitrati 15 GERENZANO PO0120750R2020 A Solfati Conducibilità Nitrati 16 ISPRA PO0120840U0001 A Solfati Nitrati 17 LONATE POZZOLO PO012090NU1009 C Tricloroetilene

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18 LONATE POZZOLO PO012090NU2009 B Nitrati 19 LUINO PO012092NR0021 Acq. Locale superficiale Nitrati 20 MALNATE PO012096NU2013 B superficiale Solfati Tricloroetilene Conducibilità Composti organo‐alogenati Ferro Nitrati 21 MORNAGO PO012106NU0015 Acq. Locale Nitrati Ferro 22 ORIGGIO PO012109NUB005 B superficiale Ferro Tricloroetilene Nitrati 23 SAMARATE PO0121180U0005 B superficiale Nitrati Tetracloroetilene Triclorometano 24 SARONNO PO012119NU0009 Nitrati Tetracloroetilene 25 SESTO CALENDE PO012120NU0002 C profonda Nitrati Arsenico Solfati Tetracloroetilene Tricloroetilene 26 SOMMA LOMBARDO PO012123NU2007 C superficiale Manganese Arsenico Tetracloroetilene Composti organo‐alogenati 27 VALGANNA PO012131NU0003 Acq. Locale Nitrati 28 VARANO BORGHI PO012132NU0003 Acq. Locale superficiale Solfati Tetracloroetilene Conducibilità Tricloroetilene Composti organo‐alogenati Nitrati 2,6‐Diclorobenzammide 29 PO0121360U0003 B superficiale Conducibilità Nitrati 30 VENEGONO INFERIORE PO012136NU0001 B Nitrati

I punti di campionamento della rete qualitativa sono 30 per un totale di 60 campioni (due all’anno per ciascun punto di campionamento). Per i pozzi con i valori dei parametri più significativi (superiori ai limiti di legge) sono stati estrapolati i grafici degli andamenti storici per i quali si rimanda alla sezione specifica (cap. 5.3). Per i parametri più significativi viene fornita una breve descrizione chimica presente in letteratura (AA.VV.) relativa all’utilizzo e alla fonte di contaminazione, utile successivamente per riferirla ai superamenti sito specifici rilevati nei singoli pozzi in esame.

Solventi clorurati

Caratteristiche dei principali solventi clorurati e dei relativi prodotti di Degradazione Per composti organoalogenati si intendono essenzialmente due categorie di sostanze: gli alometani e gli idrocarburi alogenati di sintesi volatili; sono comunque dei composti che contengono uno o più atomi di alogeno legati covalentemente alla struttura di carbonio della molecola. Mentre la presenza nelle matrici ambientali di idrocarburi alogenati di sintesi (principalmente Diclorometano, Tetracloruro di carbonio, Tricloroetilene (TCE), Tetracloroetilene (PCE), 1,2‐Dicloropropano, 1,1,1‐Tricloroetano) è strettamente correlata ad inquinamento da attività industriali/commerciali o artigianali, la presenza per esempio nelle acque potabili degli alometani (Cloroformio, Bromoformio etc.) è dovuta principalmente ai processi di clorazione delle acque. I solventi clorurati rappresentano una delle principali forme di inquinamento delle acque sotterranee, a causa della loro grandissima diffusione, in quanto largamente utilizzati come sgrassanti di parti meccaniche ed elettroniche, per la pulizia dei metalli e dei vestiti (lavanderie), oppure come solventi e materie prime nell’industria chimico‐farmaceutica (farmaci, vernici, coprenti ed adesivi). Si tratta di composti poco solubili in acqua, persistenti, tossici ed in alcuni casi cancerogeni e mutageni. Le più gravi fonti di inquinamento sono sicuramente i pozzi perdenti, che inseriscono direttamente in falda i contaminanti; un’altra fonte pericolosa sono le cisterne interrate a cattiva tenuta che, anche se non presentano

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enormi perdite, a causa dell’elevata persistenza e scarsa degradazione dei solventi clorurati possono dar luogo, nel tempo, ad accumuli di prodotto, creando gravissime criticità sotto il profilo ambientale. La migrazione dei solventi clorurati nel sottosuolo avviene secondo un meccanismo molto particolare, in quanto la loro scarsa solubilità e la loro viscosità cinematica e densità (rispettivamente più bassa e più alta di quella dell’acqua), favoriscono un rapido movimento di discesa nel mezzo insaturo e saturo. Infatti, mentre nelle acque superficiali la presenza dei solventi, per l’elevata volatilità di alcuni di questi composti, è ridotta, nel sottosuolo la loro presenza è molto più consistente, in quanto riescono a raggiungere agevolmente la falda attraversando velocemente il terreno insaturo (anche in presenza di livelli litologici più fini), fino ad accumularsi nelle zone più depresse dell’acquifero caratterizzate da livelli di minore permeabilità. I prodotti più solubili, contraddistinti da una densità leggermente superiore rispetto a quella dell’acqua, riescono invece a scendere più lentamente e possono migrare secondo la direzione di deflusso della falda fino ad interessare superfici di qualche Km2. I solventi clorurati, una volta immessi nell’ambiente, non rimangono inalterati, ma subiscono dei processi di trasformazione, soprattutto ad opera di agenti biologici che, da un lato possono ridurne la presenza, ma dall’altro possono originare sottoprodotti ancora più pericolosi di quelli originali. E’ questo il caso di composti estremamente diffusi come il Tetracloroetilene (PCE) ed il Tricloroetilene (TCE) che, nel percorso metabolico che caratterizza la loro biodegradazione, danno luogo a cis‐1,2‐Dicloroetilene (cis‐1,2‐DCE) e quest’ultimo al Cloruro di Vinile (VC), cancerogeno, più tossico e mobile di quanto non lo siano i suoi progenitori. Il processo di degradazione naturale dei solventi clorurati (attenuazione naturale), partendo da composti capostipite come PCE e TCE, include una varietà di trasformazioni fisiche, chimiche e biologiche che in condizioni favorevoli e senza l’intervento umano possono ridurre la massa, la tossicità, la mobilità, il volume e le concentrazioni dei contaminanti nel saturo e nell’insaturo. Partendo da questi presupposti, è possibile comprendere l’importanza di una appropriata conoscenza di queste trasformazioni per potere sfruttare i processi naturali di attenuazione ai fini della bonifica dei siti contaminati. I principali solventi clorurati (anche in relazione allo studio in oggetto) sono il Tetracloroetilene (PCE), il Tricloroetilene (TCE), l’1,1,1‐Tricloroetano (TCA), il Tetracloruro di carbonio (CT) ed il Cloroformio e possono considerarsi, come accennato in precedenza, dei prodotti primari. Si prendono adesso in esame le attività d’impiego dei principali composti esaminati indicando tra parentesi le denominazioni più comuni.

Percloroetilene (Tetracloroetilene, Tetracloroetene, PCE) Produzione olii e grassi alimentari; trattamenti per sgrassaggi, produzione vernici e pigmenti; produzione pesticidi; tempra e trattamento dei metalli; rottamazione ed autodemolizione, lavaggio tessuti. E’ poco solubile e molto volatile. Tricloroetilene (Trielina, Tricloroetene, TCE) Produzione olii e grassi alimentari; trattamenti per sgrassaggi, produzione vernici e pigmenti; trasformazione stoccaggio olii (anche usati); industria della carta e trattamento legno; trattamento dei metalli; rottamazione ed autodemolizione, lavaggio tessuti. E’ poco solubile e molto volatile. 1,1,1‐Tricloroetano (Metilcloroformio, TCA) Produzione vernici e pigmenti; produzione pesticidi; trasformazione stoccaggio olii (anche usati); tempra e trattamento dei metalli; trattamento dei metalli (sgrassaggio), sverniciatura del legno, lavaggio tessuti. E’ molto poco solubile ed altamente volatile.

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Tetracloruro di carbonio (Tetraclorometano, CT) All'inizio del XX secolo il Tetracloruro di carbonio era ampiamente usato come solvente per il lavaggio a secco, come liquido di raffreddamento e negli estintori. Dal 1940 il suo impiego comincia a diminuire, per via della sua dimostrata tossicità. Prima della stipula del protocollo di Montreal, grandi quantità di Tetracloruro di carbonio erano impiegate per produrre i freon R‐11 e R‐12, oggi non più usati per via del loro effetto deleterio sullo strato di ozono dell'alta atmosfera. È tuttavia ancora una materia prima per la produzione di freon meno distruttivi. E’ poco solubile e molto volatile. Cloroformio (Triclorometano, Metano tricloruro) Attività di raffinerie di petrolio e gas; fonderie di metalli ferrosi; produzione metalli grezzi non ferrosi; fusione e lega di metalli non ferrosi; produzione di clinker e calce viva; fabbricazione del vetro; fusione di sostanze minerali; produzione di base di prodotti fitosanitari e biocidi; produzioni farmaceutiche di base, produzione esplosivi; incenerimento rifiuti urbani; eliminazione rifiuti pericolosi; discariche; produzione pasta per carta e cartoni; pretrattamento/tintura fibre tessili; fabbricazione del carbonio.

Diclorobenzammide 2,6 (µg/L)

Il Diclorobenzammide 2,6 è il maggior metabolita della degradazione al suolo dell’erbicida Diclobenil e si degrada ad acido 2,6‐diclorobenzoico conservando una notevole persistenza. Questo erbicida veniva ampiamente utilizzato in agricoltura, e non solo, per il controllo delle infestanti in numerose colture. Dal Rapporto ISPRA del 2011, sulle analisi delle acque superficiali, il 2,6 Diclorobenzammide è il principale metabolita del Diclobenil, un erbicida impiegato per il diserbo selettivo di vite, olivo, melo e pero e per il diserbo di canali. L’erbicida parentale è stato escluso dall’allegato I della Direttiva 91/414 a settembre 2008 e i prodotti fitosanitari contenenti la sostanza sono stati revocati. ( www.arpapiemonte.it, PROGETTO SULL’INQUINAMENTO DA FONTI DIFFUSE, Studio di alcune aree campione al fine di predisporre piani regionali di intervento”) Nitrati Nella Provincia di Varese la presenza di nitrati nelle acque sotterranee è tipica degli acquiferi più superficiali e più vulnerabili ubicati in prossimità di aree antropizzate. E’ associata, in genere, ad attività agricola, che utilizza lo spargimento di fertilizzanti contenti azoto, dove si manifesta nella forma nitrica dell’azoto, la quale è caratterizzata da una grande solubilità nelle acque e da una scarsa capacità di trattenimento da parte del suolo. L’azoto nitrico non utilizzato dalla vegetazione viene quindi dilavato dalle acque meteoriche e di irrigazione determinando così la contaminazione delle falde sotterranee e fenomeni di eutrofizzazione nei corsi d’acqua superficiali. Nelle aree più urbanizzate l’apporto dei nitrati trova origine anche nella dispersione sul suolo delle acque provenienti da scarichi di reflui.

Arsenico Localmente è presente allo stato naturale nelle falde ed è legato dalla genesi dei sedimenti e al tipo di ossigenazione. Le cause naturali sono principalmente i processi pedogenetici, l’attività biologica e vulcanica. L’Arsenico è presente come costituente principale in più di 200 minerali, dei quali approssimativamente il 60% sono arseniati, il 20% solfati e il restante 20% arseniti, ossidi, silicati ed Arsenico elementare (As). L’arsenico è generalmente legato a carbonio, ferro, ossigeno e zolfo, con i quali forma composti arsenicali inorganici e organici in diversi stati di ossidazione. Le proprietà chimico‐fisiche delle diverse specie sono determinanti sul potenziale effetto tossico. L’elevata mobilità di As dipende dal fatto che in ambiente ossidante l’elemento è presente nello stato di ossidazione +5 e non subisce processi rilevanti di coprecipitazione o di adsorbimento,

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con l’eccezione della coprecipitazione indotta da idrossidi di ferro. Gran parte dei problemi ambientali dovuti a questo inquinante sono la conseguenza della sua naturale mobilizzazione sia nell’idrosfera che nell’atmosfera. L’Arsenico inorganico proviene essenzialmente da sorgenti geochimiche ed è presente in composti derivanti dall’ossidazione di solfuri metallici (pirite, calcopirite, arsenopirite) ed ha una diffusione ubiquitaria nel suolo, nell’aria e nell’acqua. Nella crosta terrestre è presente in concentrazioni relativamente basse (2 ppm), ma a causa di contaminazioni agricole e industriali (impiego di fanghi di depurazione e utilizzo di detergenti e/o fertilizzanti a base di fosfati che contengono quantità apprezzabili di questo elemento), i livelli di Arsenico nei suoli possono variare da 1 a 40 mg/kg (WHO, 2001). L’Arsenico è un componente naturale dei minerali che contengono Pb, Zn, Cu e Au e, conseguentemente, durante i processi minerari di estrazione e fusione sono frequenti fenomeni di contaminazione di suoli, sedimenti, corsi d’acqua (fiumi e laghi), acque di falda e atmosfera. 5.2 Stato quantitativo L’andamento della superficie piezometrica dell’acquifero superiore (Gruppo Acquifero A) nel settore di pianura della Provincia di Varese nell’ultimo trentennio, descritto nello “Studio idrogeologico ed idrochimico della Provincia di Varese (Autorità ATO, 2007)” e dalla serie storica di misure di soggiacenza, acquisite dall’ARPA di Varese relativamente ai pozzi della rete regionale di monitoraggio, evidenzia un progressivo e costante abbassamento verificatosi dall’inizio degli anni ‘80 fino al primo semestre 1992, in relazione ad un deficit idrico a livello regionale determinato da scarsi apporti meteorici. Dalla seconda metà del ‘92, parallelamente ad un aumento della ricarica efficace (maggiore piovosità), che ha generalmente interessato l’alta e media pianura lombarda, si assiste ad un sensibile recupero piezometrico registrato fino a tutto il 1997. A partire dal 1998 si osserva una nuova tendenza alla progressiva decrescita dei livelli, interrotta dall’innalzamento piezometrico conseguente agli eventi alluvionali dell’ottobre 2000 e del novembre 2002. Le scarse precipitazioni che hanno caratterizzato il regime pluviometrico nel quadriennio 2003÷2006 hanno determinato un nuovo abbassamento dei livelli di falda registrato sino al 2006. Successivamente si rileva una netta inversione di tendenza nel 2007 e ancor più nel 2008, a dimostrazione del prevalere sulla dinamica della falda sotterranea di fattori naturali di ricarica legati ai regimi meteorici (magra e piena) rispetto all’entità dei prelievi in atto. Dal 2008 in poi la tendenza è quella di un graduale incremento, fino alla fine del 2010 inizio 2011, per poi registrare un costante abbassamento della superficie piezometrica che risulta ancora in atto. Non si sono evidenziati andamenti anomali dalla superficie piezometrica ritenuti significativi. L’andamento altimetrico della superficie piezometrica (quote di falda) è strettamente connesso al regime pluviometrico, in quanto le precipitazioni costituiscono la principale fonte di ricarica della falda. Ne consegue che la causa principale della crisi idrica di questo ultimo periodo (quadriennio 2003 – 2006) è data in buona parte dal decremento delle precipitazioni complessive ed in particolare di quelle efficaci alla ricarica della falda. A questo proposito risulta molto chiara l’analisi dei dati pluviometrici registrati a Varese dal 1965 al 2006 (Centro Geofisico Prealpino). La Figura 11 evidenzia in particolare la crisi di precipitazioni verificatasi negli ultimi anni. In particolare, dopo il 2002 (anno più piovoso dall’inizio della serie), si sono succedute alcune annate siccitose, ovvero il 2003, il 2005 (minimo della serie) ed il 2006.

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Figura 11 – Precipitazioni medie annue nella stazione di Varese dal 1965 al 2006

I dati così rappresentati sono indicatori solo approssimativi della ricarica delle falde; infatti la ricarica effettiva dipende anche da altri fattori che, nell’insieme, determinano le condizioni note come precipitazioni efficaci, cioè effettivamente in grado di determinare infiltrazione delle acque nel sottosuolo e quindi influenti sul regime e sull’alimentazione delle falde sotterranee. Le condizioni ideali per la ricarica delle falde, infatti, si hanno con piogge continue, ma non troppo intense: in occasione di piogge torrenziali di breve durata prevale lo scorrimento idrico superficiale a discapito dell’infiltrazione, che invece è più significativa in occasione di eventi meteorici prolungati anche se di minore entità complessiva. Inoltre, a parità di precipitazioni, la ricarica è meno efficace nel periodo estivo a causa della maggiore evapotraspirazione: la coincidenza di un evento piovoso (o nevoso), con condizioni fresche e umide invernali, riduce l’aliquota di evaporazione a tutto vantaggio dell’infiltrazione nel sottosuolo, a differenza delle condizioni estive di rapida evaporazione; inoltre la coincidenza di un evento con il periodo di sviluppo vegetativo determina un maggior assorbimento d’acqua nel ciclo di evapotraspirazione con riduzione dell’aliquota di infiltrazione.

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5.3 Analisi degli andamenti storici Relativamente ai parametri che hanno evidenziato superamenti ai limiti di legge sono state analizzate, per ogni singolo pozzo, le serie storiche a partire dal 2009. Le serie storiche relative ai superamenti dei limiti di soglia sono state estrapolate solo se significative perché prossime al limite di legge. Qualora la serie storica 2009‐2011 abbia rilevato delle anomalie nella distribuzione dei dati, sono stati estratti anche i valori degli anni precedenti al 2009.

1) ALBIZZATE PO012002NU0008 VIA G. ROSSA

Tabella 7 ‐ Valori anno 2012 ALBIZZATE

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 17/05/12 Valore13/11/12

Cloruri mg/L 250,000 25,000 48,5 48

Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 3,43 2,5

Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 566 566

Ferro µg/L 200,000 50,000 4 110

Nitrati mg/L 50,000 5,000 18,4 17

Figura 12 ‐Serie storica Tetracloroetilene ALBIZZATE

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La serie evidenzia come la presenza del Tetracloroetilene sia superiore ai limiti di soglia sin dalla prima campagna 2009 (non sono disponibili dati per la seconda campagna 2009) , nelle altre campagne il valore di Tetracloroetilene è sempre superiore al limite di legge.

2) ARCISATE PO012004NU0001 VIA PIAVE

Tabella 8 ‐ Valori anno 2012 ARCISATE

Unità di Limite Valore Valore Valore Nome Parametro Misura Legge Soglia 10/05/2012 30/10/2012 Solfati mg/L 250,000 25,000 38,8 41,1 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 35,09 21,19 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2,29 1,05 Composti organo‐alogenati µg/L 10,000 7,500 37,97 22,45

Dicloroetilene cis µg/L 60,000 ‐ 0,29 0,05 Conducibilità elettrica a µS/cm 2500,000 400,000 640 592 20°C Nitrati mg/L 50,000 5,000 21,1 20,6 2,6‐Diclorobenzammide µg/L 0,100 0,075 0,02 0,12

Figura 13 ‐Serie storica Tetracloroetilene ARCISATE

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6,00

5,27 5,00 Tricloroetilene (µg/L) 4,00 3,60 3,33 3,00 limite legge 2,73 2,29 2,00 valore soglia

1,24 1,31 1,00 1,05 Lineare (Tricloroetilene (µg/L) ) 0,00

Figura 14 ‐Serie storica Tricloroetilene ARCISATE

40,00 37,97 35,00 32,05 30,00 29,47 Composti organo‐alogenati 25,00 26,02 (µg/L) 23,80 22,45 20,00 limite legge 19,24 18,27 15,00 valore soglia 10,00 5,00 Lineare (Composti organo‐ alogenati (µg/L) ) 0,00

Figura 15 ‐Serie storica Composti organo‐ alogenati ARCISATE

Nel pozzo di Arcisate i valori dei solventi dimostrano un trend in diminuzione anche se i valori non sono mai inferiori ai limiti di soglia, il valore dei Composti organo‐alogenati (di cui i solventi fanno parte) rimane pressoché costante nel triennio in esame.

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0,14

0,12 0,12 Diclorobenzammide 2,6 0,10 (µg/L)

0,08 limite legge

0,06 valore soglia 0,04 0,03 0,02 0,02 0,02 0,02 Lineare 0,01 (Diclorobenzammide 2,6 0,00 0,00 0,00 (µg/L))

Figura 16 ‐Serie storica Diclorobenzammide ARCISATE

Si evidenzia che il valore di Diclorobenzammide non viene indicato come causa di attenzione nello SCAS del 2012. Negli anni 2009‐2011 il parametro Diclorobenzammide 2,6 non è presente nei referti analitici, pertanto si è eseguita un’analisi storica degli anni precedenti (2003‐2006). La Figura 16 evidenzia come il dato dell’anno 2012 sia decisamente fuori media rispetto ai precedenti ed in particolare rispetto al dato della prima campagna 2012. Tale valore non trova riscontro nell’andamento degli altri fitosanitari e/o metaboliti.

3) ARCISATE PO012004NUB018 BEVERA

Tabella 9 ‐ Valori anno 2012 ARCISATE

Unità di Valore Valore Nome Parametro Limite Legge Valore Soglia Misura 10/05/2012 30/10/2012 Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 466 432 Nitrati mg/L 50,000 5,000 12,2 13,1

Per questo pozzo non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

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4) BUSTO ARSIZIO PO012026NU0023 BETTOLO

Tabella 10 ‐Valori anno 2012 BUSTO ARSIZIO

Unità di Limite Valore Nome Parametro Valore 15/05/2012 Valore 05/11/2012 Misura Legge Soglia Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 5,95 4,6

Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 6,97 4,3

Composti organo‐alogenati µg/L 10,000 7,500 18,25 10

Conducibilità elettrica a µS/cm 2500,000 400,000 620 669 20°C Nitrati mg/L 50,000 5,000 43 38

8

7 6,97

6 6 Tricloroetilene (µg/L)

5 5,09 4,78 limite legge 4,3 4 3,5 valore soglia 3

2 Lineare (Tricloroetilene (µg/L) ) 1

0 09/02/09 01/02/10 03/05/11 14/11/11 15/05/12 05/11/12

Figura 17‐Serie storica Tricloroetilene BUSTO ARSIZIO

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7

6,2 6 5,95 Tetracloroetilene (µg/L) 5 4,9 4,6 4,23 4,24 4 limite legge

3 valore soglia

2 Lineare (Tetracloroetilene (µg/L) ) 1

0 09/02/09 01/02/10 03/05/11 14/11/11 15/05/12 05/11/12

Figura 18 ‐Serie storica Tetracloroetilene BUSTO ARSIZIO

20 18 18,25 16 Composti organo‐alogenati 14 14,4 13,59 13,31 (µg/L) 12 limite legge 10 9,9 10 8 valore soglia 6 Lineare (Composti organo‐ 4 alogenati (µg/L) ) 2 0 09/02/09 01/02/10 03/05/11 14/11/11 15/05/12 05/11/12

Figura 19 ‐Serie storica Composti organo‐alogenati BUSTO ARSIZIO

Nel triennio in esame la presenza di solventi nel pozzo di Busto Arsizio è pressoché costante con valori elevati. I nitrati rimangono poco al di sotto dei limiti di legge e vengono indicati come cause di attenzione.

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5) BUSTO ARSIZIO PO012026NU2021 INDUSTRIALE

Tabella 11 ‐ Valori anno 2012 BUSTO ARSIZIO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 15/05/2012 Valori 05/11/2012

Solfati mg/L 250,000 25,000 40 37 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 1,39 1,1 Triclorometano µg/L 0,150 0,112 0,74 0,35 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2,8 1,8 Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 628 679 Ferro µg/L 200,000 50,000 4 149 Nitrati mg/L 50,000 5,000 50,7 47 Atrazina‐desetil µg/L 0,100 0,075 0,08 0,12

4 3,5 3,57

3 2,91 2,8 2,5 Tricloroetilene (µg/L) 2 1,8 1,65 limite legge 1,52 1,5 1,41 valore soglia 1 Lineare (Tricloroetilene (µg/L) ) 0,5 0 06/05/09 23/11/09 5/5/10 10/11/10 14/11/11 15/5/12 5/11/12

Figura 20‐Serie storica Tricloroetilene BUSTO ARSIZIO

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1,6

1,4 1,4 1,39

1,2 1,2 1,1 Tetracloroetilene (µg/L) 1 1 0,92 0,91 0,8 limite legge 0,6 valore soglia 0,4

0,2 Lineare (Tetracloroetilene 0 (µg/L) )

Figura 21‐Serie storica Tetracloroetilene BUSTO ARSIZIO

2 1,88 1,8 1,6 1,4 Triclorometano (µg/L) 1,2 1 limite legge 0,86 0,8 0,74 0,66 0,6 0,58 valore soglia 0,46 0,4 0,35 0,2 Lineare (Triclorometano 0 (µg/L) )

Figura 22‐Serie storica Triclorometano BUSTO ARSIZIO

Nel pozzo di Busto Arsizio, pur evidenziando una lieve diminuzione delle concentrazioni dei solventi ( in particolare il Tricloroetilene) questi si attestano su valori superiori ai limiti consentiti della legge.

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0,14

0,12 0,12

0,1 Atrazina‐desetil (µg/L) 0,08 limite legge 0,06 0,053

0,04 0,037 0,04 valore soglia 0,033 0,031 0,02 Lineare (Atrazina‐desetil 0 (µg/L) )

Figura 23 ‐Serie storica Atrazina BUSTO ARSIZIO

L’Atrazina‐desetil è il prodotto di degradazione dell’erbicida Terbutilazina, che è autorizzato in Italia ai sensi del Regolamento U.E 820/2011 del 16/08/2011 solo come erbicida su agrumi, vite, olivo, mais e segale. L’elevato valore del novembre 2012 è da ritenersi anomalo vista la serie precedente, decisamente inferiore al limite di soglia, e in relazione alla vocazione non agricola della zona.

60 55 50 49,9 49,8 51 50,7 48,1 45 47 40 35 Nitrati (mg/L) 30 25 25,3 20 15 limite legge 10 5 0 06/05/09 23/11/09 5/5/10 10/11/10 14/11/11 15/5/12 5/11/12

Figura 24 ‐Serie storica Nitrati BUSTO ARSIZIO

Il valore dei Nitrati, anche quando non superiore ai limiti di legge, è sempre molto elevato con valori quasi sempre prossimi a 50 mg/l. I Nitrati e l’Atrazina disetil sono indicate come cause di attenzione nello SCAS del 2012.

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6) BUSTO ARSIZIO PO012026NU3021 MARZOLI

Tabella 12 ‐ Valori anno 2012 BUSTO ARSIZIO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 15/05/2012 Valori 05/11/2012

Solfati mg/L 250,000 25,000 44 38

Cloruri mg/L 250,000 25,000 56,2 33

Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 2,39 1,9

Triclorometano µg/L 0,150 0,112 1,66 0,83

Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2,09 1,6

Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 899 679

Sodio mg/L 200,000 50,000 107 92

Nitrati mg/L 50,000 5,000 57,4 55

Atrazina‐desetil µg/L 0,100 0,075 0,02 0,12

Relativamente all’ Atrazina‐desetil si deve precisare che il parametro in questione non è stato ricercato nel triennio 2009‐2011. Da una ricerca sul sistema SIRE non risultano dati neppure per gli anni precedenti al 2009, pertanto non è possibile al momento stabilire le cause circa il superamento del limite di legge.

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Figura 25 ‐Serie storica Nitrati BUSTO ARSIZIO

A partire dalla campagna 2011 si evidenzia un considerevole aumento dei nitrati con valori superiori al limite consentito per legge.

Figura 26‐Serie storica Tricloroetilene BUSTO ARSIZIO

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Figura 27‐Serie storica Tetracloroetilene BUSTO ARSIZIO

Figura 28‐Serie storica Triclorometano BUSTO ARSIZIO

Relativamente ai solventi si deve evidenziare la mancanza di dati per la seconda campagna 2009. Il Tricloroetilene ed il Tetracloroetilene presentano valori superiori ai limiti di legge e mostrano una linea di tendenza in diminuzione.

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7) CARONNO PERTUSELLA PO012034NU0006

Tabella 13 ‐ Valori anno 2012 CARONNO PERTUSELLA

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 24/05/2012 Valore 20/11/2012 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2,84 2,6

Nitrati mg/L 50,000 5,000 25,5 24

4 3,65 3,5

3 Tricloroetilene (µg/L) 2,84 2,74 2,5 2,6 2,26 limite legge 2 valore soglia 1,5

1 Lineare (Tricloroetilene (µg/L) ) 0,5

0 11/11/10 12/5/11 17/11/11 24/5/12 20/11/12

Figura 29 ‐ Serie storica Tricloroetilene CARONNO PERTUSELLA

Non si hanno a disposizione per il 2009 i dati del Tricloroetilene e, per la prima campagna 2010, i valori a disposizione dimostrano un costante superamento del parametro in esame, con una tendenza ad una lieve diminuzione. 8) CASALE LITTA PO012036NU0002

Tabella 14 ‐ Valori anno 2012 CASALE LITTA

Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 13/11/2012 17/05/2012 Nitrati mg/L 50,000 5,000 10.4 11

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

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9) CISLAGO

Tabella 15 ‐ Valori anno 2012 CISLAGO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 29/05/2012 Valore 08/11/2012

Tetracloroetilene (PCE) µg/L 1,1 0,825 2,43 1,8

Nitrati mg/L 50 5 29 29

3 2,84 2,5 2,43

2 1,94 1,8 Tetracloroetilene (µg/L) 1,5 1,32 limite legge 1 valore soglia 0,5 media 0 0,09 0,06 0,05 0,12

Figura 30 ‐Serie storica Tetracloroetilene CISLAGO

la Figura 30 mostra come l’andamento del parametro in esame oscilli fra valori molto bassi e valori decisamente sopra il limite di legge; in questo caso si è calcolata la media e si evidenzia come tale valore sia in realtà di poco superiore al limite di legge. Considerato che una tale oscillazione risulta poco coerente con il tipo di parametro, è stata fatta anche un’analisi dei valori antecedenti al 2009 al fine di verificarne gli andamenti.

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7 6 5 4 Tetracloroetilene (µg/L) 3 limite legge 2 valore soglia 1 media 0 12/05/03 07/10/03 15/04/04 23/03/05 10/05/05 26/05/05 22/06/05 28/09/05 13/12/06 20/06/07 19/12/07 07/07/08 27/11/08 18/05/09 26/11/09 06/05/10 11/11/10 11/05/11 21/11/11 29/05/12 08/11/12

Figura 31‐Serie storica Tetracloroetilene CISLAGO 2003‐2012

La serie storica, dal 2003 al 2009, mostra meno oscillazioni soprattutto per i valori inferiori al limite di soglia. Questo pozzo non viene monitorato dal punto di vista piezometrico, pertanto, sarebbe utile una correlazione dei dati chimici con i valori di soggiacenza, al fine di verificare se le oscillazioni dei valori corrispondono anche ad oscillazioni della falda. Inoltre andrebbe analizzato il tessuto industriale della zona al fine di accertare la presenza o meno di attività che prevedano l’uso ciclico di solventi mediante uno studio mirato.

10) CITTIGLIO

Tabella 16 ‐Valori 2012 CITTIGLIO

Unità di Valore Nome Parametro Limite Legge Valore Soglia Valore 30/10/2012 Misura 10/05/2012

Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 471 420

Nitrati mg/L 50,000 5,000 19,3 18,5

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge e pertanto non vengono riportate le serie storiche.

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11) FAGNANO OLONA PO012067NU0012

Tabella 17 ‐ Valori 2012 FAGNANO OLONA

Unità di Nome Parametro Limite Legge Valore Soglia Valore 16/05/2012 Valore 22/11/2012 Misura Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500 400 597 570

Nitrati mg/L 50 5 40 36

Atrazina µg/L 0,1 0,075 0,11 0,07

0,12 0,11 0,1

0,08 0,07 Atrazina(µg/L) 0,06 0,058 limite legge 0,043 0,04 valore soglia 0,02 0,023 Lineare (Atrazina(µg/L) ) 0,014 0,005 0

Figura 32 ‐ Serie storica Atrazina FAGNANO OLONA

I valori dell’Atrazina fino al 2011 sono stati inferiori al valore soglia, nella prima campagna del 2012 il valore subisce un primo picco superiore al limite di legge, per poi ridiscendere sotto questa soglia nella seconda campagna del 2012.

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12) GALLARATE PO0120700R1085 POZZO N°85/10

Tabella 18 ‐Valori 2012 GALLARATE

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 16/05/2012 Valori 22/11/2012 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 5,39 4,1

Triclorometano µg/L 0,150 0,112 0,37 45,76

Composti organo‐alogenati µg/L 10,000 7,500 6,35 50 Dibromoclorometano µg/L 0,130 0,098 0,05 8,99

Ferro µg/L 200,000 50,000 4 94

Nitrati mg/L 50,000 5,000 25,9 27

6 5,39 Tetracloroetilene (µg/L) 4 4,1

2,88 3,07 limite legge 2,64 2,67 2 1,84 1,67 valore soglia

0 Lineare (Tetracloroetilene (µg/L) ) 20/05/09 12/11/09 10/05/10 25/11/10 26/05/11 07/11/11 16/05/12 22/11/12

Figura 33‐Serie storica Tetracloroetilene GALLARATE

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10 9 8,99 8 7 Dibromo‐cloro‐metano 6 5 (µg/L) 4 limite legge 3 2 1 valore soglia 0

Figura 34‐Serie storica Dibromo‐cloro‐metano GALLARATE

60

50 50

40 Composti organo‐alogenati 30 (µg/L) limite legge 20 valore soglia 10

0

Figura 35‐Serie storica Composti organo‐alogenati GALLARATE

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50 45 45,76 40 35 30 25 Triclorometano (µg/L) 20 limite legge 15 valore soglia 10 5 0

Figura 36‐Serie storica Triclometano GALLARATE

I grafici evidenziano un aumento di solventi solo nell’ultima campagna del 2012, mentre nelle precedenti campagne presentavano valori sotto i limiti di soglia. Tale aumento risulta difficilmente motivabile in particolare per il Dibromo‐cloro‐metano. La presenza di solventi bromurati è in genere legata alla fase di post potabilizzazione con ozono. Il Dibromo‐cloro‐metano è un intermedio in sintesi organica ed è uno standard analitico per l'analisi di potabilità delle acque. Viene utilizzato nell’industria dei prodotti chimici inorganici ed organici, dei prodotti tossici e corrosivi e nei laboratori di analisi; pertanto la sua presenza in acque sotterrane è di difficile motivazione e andrebbe ricercata in una eventuale interconnessione con il sistema di potabilizzazione.

13) GALLARATE PO0120700UB022 POZZO N°85/10

Tabella 19 ‐Valori 2012 GALLARATE

Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 22/11/2012 16/05/2012 Nitrati mg/L 50,000 5,000 5,3 5

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

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14) GAVIRATE PO012072NU0005

Tabella 20 ‐Valori 2012 GAVIRATE

Valore Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia 16/05/2012 29/10/2012 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 5,67 2,71 Triclorometano µg/L 0,150 0,112 0,05 2,72

Composti organo‐alogenati µg/L 10,000 7,500 5,81 8,97

Dibromo‐cloro‐metano µg/L 0,130 0,098 0,05 1,28

Bromo‐dicloro‐metano µg/L 0,170 0,128 0,05 2,18 Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 497 475

Ferro µg/L 200,000 50,000 145 <10

Nitrati mg/L 50,000 5,000 17,9 18,9

Si precisa che per il punto di Gavirate, relativamente ai parametri che hanno superato i limiti di legge, non sono presenti dati relativi all’anno 2009 e in parte del 2010.

6 5,67

5

4 4,07 Tetracloroetilene (µg/L) 3 3,1 2,78 2,71 limite legge

2 valore soglia

1

0 30/11/10 12/05/11 09/11/11 14/05/12 29/10/12

Figura 37‐Serie storica Tetracloroetilene GAVIRATE

Dipartimento di Varese Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 57

2,5

2,18 2

1,61 1,5 Bromo‐dicloro‐metano (µg/L) limite legge 1 valore soglia

0,5 0,41

0 00 30/11/10 12/05/11 09/11/11 14/05/12 29/10/12

Figura 38‐Serie storica Bromo‐dicloro‐metano GAVIRATE

1,4 1,28 1,2

1 0,97 Dibromo‐cloro‐metano 0,8 (µg/L) limite legge 0,6 valore soglia 0,4 0,31 0,2

0 00 30/11/10 12/05/11 09/11/11 14/05/12 29/10/12

Figura 39‐Serie storica Dibromo‐cloro‐metano GAVIRATE

Dipartimento di Varese Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 58

3

2,72 2,5

2,11 2 Triclorometano (µg/L) 1,5 limite legge

1 valore soglia

0,5 0,4

0 0,05 0 30/11/10 12/05/11 09/11/11 14/05/12 29/10/12

Figura 40‐Serie storica Triclorometano GAVIRATE

La presenza di solventi bromurati è in genere legata alla fase di post potabilizzazione con ozono. Il Bromo‐ dicloro‐metano è un intermedio in sintesi organica ed è uno standard analitico per l'analisi di potabilità delle acque. Viene utilizzato nell’industria dei prodotti chimici inorganici ed organici, dei prodotti tossici e corrosivi e nei laboratori di analisi; pertanto la sua presenza in acque sotterrane è di difficile motivazione e andrebbe ricercata in una eventuale interconnessione con il sistema di potabilizzazione.

15) GERENZANO

Tabella 21 ‐Valori 2012 GERENZANO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 24/05/2012 Valore 20/11/2012

Solfati mg/L 250,000 25,000 43,7 49

Conducibilità elettrica a 20°C µS/cm 2500,000 400,000 527 519

Nitrati mg/L 50,000 5,000 20,8 21

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

Dipartimento di Varese Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 59

16) ISPRA

Tabella 22 ‐Valori 2012 ISPRA

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 17/05/2012 Valori 3/11/2012

Solfati mg/L 250,000 25,000 38,9 36

Nitrati mg/L 50,000 5,000 19,8 19

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

17) LONATE POZZOLO PO012090NU1009

Tabella 23 valori 2012 LONATE POZZOLO

Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 21/05/2012 15/11/2012 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 0,05 1,2

In questo punto non son o stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

Dipartimento di Varese Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 60

18) LONATE PO012090NU2009

Tabella 24 ‐Valori 2012 LONATE POZZOLO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 21/05/2012 Valori 15/11/2012 Nitrati mg/L 50,000 5,000 24,6 24

In questo punto non son o stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

19) LUINO

Tabella 25 ‐Valori 2012 LUINO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 14/05/2012 Valori 29/10/2012

Nitrati mg/L 50,000 5,000 4,8 5,6

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

20) MALNATE

Tabella 26 ‐Valori 2012 MALNATE

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 10/05/2012 Valori 30/10/2012 Solfati mg/L 250,000 25,000 29,6 33,3 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 32,64 24,33 Composti organo‐ µg/L 10,000 7,500 39,44 27,76 alogenati Conducibilità elettrica µS/cm 2500,000 400,000 477 448 a 20°C Ferro µg/L 200,000 50,000 4 60 Nitrati mg/L 50,000 5,000 14,7 15,7

Il pozzo di Malnate non era monitorato negli anni antecedenti al 2012 pertanto non sono possibili analisi storiche sui parametri che hanno mostrato superamenti.

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21) MORNAGO

Tabella 27 ‐Valori 2012 MORNAGO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valore 17/05/12 Valore 13/11/12 Ferro µg/L 200,000 50,000 9 209 Nitrati mg/L 50,000 5,000 16,9 17

La presenza di ferro a volte è legata a fattori naturali. Alcune zone in provincia di Varese, infatti, sono caratterizzate dalla presenza di ferretto, suolo argilloso, ricco di ossidi e idrossidi di ferro e alluminio, di colore rosso mattone. Consiste in uno strato superficiale di alterazione pedogenetica delle masse alluvionali, per lo più ghiaiose e sabbiose. Il valore del 2012 è comunque molto alto se confrontato con i valori del triennio in esame e risulta difficilmente correlabile alle condizioni naturali che favoriscono o meno la presenza di ferro nelle acque sotterranee.

250

209 200

150 Ferro (µg/L) 100 Limite Legge

50 Valore Soglia 34 39

7 9 0 0 0

Figura 41‐Serie storica ferro MORNAGO

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22) ORIGGIO

Tabella 28 ‐Valori 2012 ORIGGIO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia 24/05/2012 20/11/2012

Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2,83 2,2

Ferro µg/L 200,000 50,000 4 62,8

Nitrati mg/L 50,000 5,000 23,7 24

3,5 3,14 3 2,83 2,5 2,51 Tricloroetilene (µg/L) 2,36 2,14 2,23 2,20 2 1,72 Limite Legge 1,5 1 Valore Soglia 0,5 Lineare (Tricloroetilene 0 (µg/L) )

Figura 42‐Serie storica ferro ORIGGIO

Si evidenzia come nel triennio in esame il valore del Tricloroetilene sia sempre superiore al limite di legge.

23) SAMARATE

Tabella 29 ‐Valori 2012 SAMARATE

Nome Parametro Unità di Misura Limite Valore 21/05/2012 15/11/2012 Legge Soglia Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 6,28 1,7 Triclorometano µg/L 0,150 0,112 0,4 0,15 Nitrati mg/L 50,000 5,000 38,9 35

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Figura 433‐Serie storica Tetracloroetilene SAMARATE

Figura 44‐ Serie storica Triclorometano SAMARATE

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24) SARONNO

Tabella 30 ‐ Valori 2012 SARONNO

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia 24/05/2012 27/11/2012 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 4,1 4,4 Nitrati mg/L 50,000 5,000 33,5 35

12

10 10,18 9,3 8 Tetracloroetilene (µg/L)

6 Limite Legge 5,26 4 4,1 4,4 Valore Soglia 2 2,2 Lineare (Tetracloroetilene 0 (µg/L) )

Figura 445 ‐Serie storica Tetracloroetilene SARONNO

I valori mostrano un deciso decremento del Tetracloroetilene, che rimane comunque superiore al limite di legge. I nitrati sono indicati come cause di attenzione nello SCAS del 2012.

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25) SESTO CALENDE

Tabella 31 ‐Valori 2012 SESTO C.

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori 16/05/2012 Valori 22/11/2012

Arsenico µg/L 10,000 7,500 11,3 12

Solfati mg/L 250,000 25,000 31,1 33

Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 0,85 2,3

Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 2 4,3

Nitrati mg/L 50,000 5,000 7 9

Figura 46 ‐Serie storica Tricloroetilene SESTO C.

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Figura 457‐Serie storica Tetracloroetilene SESTO C.

14 13 12,4 12 12,3 12,1 12 11,1 11,3 10 10 10,1

8 8,3 7 Arsenico (µg/L) 6 Limite Legge 4 Valore Soglia 2 1,1 0,5 0 0

Figura 468‐Serie storica Arsenico SESTO C.

In questo punto è da evidenziare la presenza di Arsenico, che supera in genere, i limiti di legge, per la quale si rimanda alla parte generale.

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26) SOMMA LOMBARDO

Tabella 32 ‐Valori 2012 SOMMA L.

Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia Valori Valori 16/05/2012 22/11/2012

Arsenico µg/L 10,000 7,500 41,8 45 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 16,54 0,1 Composti organo‐ µg/L 10,000 7,500 17,58 1 alogenati Manganese µg/L 50,000 20,000 40 39

Il Tetracloroetilene ed i composti organo alogenati non sono presenti nell’anno 2009 e nella prima campagna del 2010.

Figura 49 ‐Serie storica Tetracloroetilene SOMMA L.

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Figura 470‐Serie storica Composti organo alogenati SOMMA L

I valori del Tetracloroetilene e dei composti organo alogenati per la prima campagna 2012 sono anomali rispetto alla serie storica, sarebbero spiegabili solo se attribuibili ad un inquinamento puntiforme in atto che però avrebbe dovuto essere visibile, anche se in tracce, nella seconda campagna.

Figura 481‐Serie storica Arsenico SOMMA L.

Per l’Arsenico si rimanda alle considerazioni effettuate nella parte generale.

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27) VALGANNA

Tabella 33 ‐Valori 2012 VALGANNA

Valore Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia 14/05/2012 29/10/2012 Nitrati mg/L 50,000 5,000 7 9,9

In questo punto non sono stati superati i limiti di legge pertanto non vengono riportate le serie storiche.

28) VARANO BORGHI

Tabella 34 ‐Valori 2012 VARANO BORGHI

Valore Valre Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Valore Soglia 16/05/2012 22/11/2012 Solfati mg/L 250,000 25,000 36,1 35 Tetracloroetilene µg/L 1,100 0,825 31,88 32,3 Tricloroetilene µg/L 1,500 1,125 1,73 1,2 Composti organo‐ µg/L 10,000 7,500 52,02 34 alogenati Conducibilità elettrica a µS/cm 2500,000 400,000 424 25 20°C Nitrati mg/L 50,000 5,000 49,5 51 2,6‐Diclorobenzammide µg/L 0,100 0,075 0,3 0,94

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Figura 52‐Serie storica Tricloroetilene VARANO BORGHI

Figura 493‐Serie storica Tetracloroetilene VARANO BORGHI

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Figura 54‐Serie storica Composti organo alogenati VARANO BORGHI

Per i parametri Tricloroetilene, Tetracloroetilene e composti organici alogenati mancano i dati relativi al 2009 ed alla prima campagna 2010. Ognuno di essi evidenzia un aumento nella prima campagna 2012.

Figura 505 ‐ Serie storica Nitrati VARANO BORGHI

Ad esclusione della prima campagna 2009, i nitrati sono sempre maggiori al limite di legge.

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Figura 516‐Serie storica 2,6 Diclorobenzammide VARANO BORGHI.

La presenza del Diclorobenzammide, come già indicato nella parte generale, è da ricercare nelle partiche agricole e di diserbo stradale.

29) VENEGONO INFERIORE PO0121360U0003

Tabella 35 ‐Valori 2012 Venegono I.

Valore Valore Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Soglia 28/05/2012 08/11/2012 Conducibilità elettrica a µS/cm 2500,0 400.0 419 36 20°C Nitrati mg/L 50,0 5.0 23,1 33

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30) VENEGONO INFERIORE PO012136NU0001

Tabella 36 ‐Valori 2012 VENEGONO I.

Valore Valore Valore Nome Parametro Unità di Misura Limite Legge Soglia 2012‐05‐28 2012‐11‐08 Nitrati mg/L 50,0 5.0 33,2 22

I due pozzi di Venegono I. presentano i valori dei nitrati inseriti come causa di attenzione nello SCAS del 2012. Le considerazioni su questo parametro sono riportate nella parte generale.

6 CONCLUSIONI

La contaminazione delle acque sotterranee provinciali è nota da decenni grazie ad alcuni studi specifici eseguiti da enti e professionisti e, a decorrere dal 2001, dalle campagne di monitoraggio condotte dal Dipartimento di Varese dell’Arpa. Dalla letteratura consultata si rileva che la presenza di inquinanti nelle acque dei corpi idrici sotterranei nella provincia ha una storia che risale a prima degli anni ’70 e che riflette in genere il grado di antropizzazione del suo territorio.

Dai dati relativi allo stato qualitativo delle acque sotterranee della provincia di Varese, provenienti dalla rete regionale monitorata da Arpa, riferiti all’anno 2012 e confrontati con quelli del periodo compreso tra il 2009‐ 2011, emerge quanto segue.

I punti di campionamento relativi all’anno 2012 della rete qualitativa del Dipartimento sono stati 30 per un totale di 60 campioni analizzati (due campagne all’anno per ciascun punto). Questi, dal punto di vista idrogeologico, indagano unità acquifere non tutte correlabili tra loro e spesso le considerazioni circa la distribuzione spaziale o temporale degli inquinanti risultano limitate.

Nella tabella 37 e nella figura 57 vengono indicati i campioni analizzati, rispettivamente sia come numero complessivo che in percentuale, che hanno rilevato uno o più parametri non conformi con superamenti dei limiti di legge o della soglia di attenzione.

Tabella 37 ‐Superamenti dei limiti legge e di soglia sul totale dei campioni

campioni effettuati Numero di campioni che hanno rilevato Numero di campioni che hanno rilevato nell’anno 2012 superamenti ai limiti di legge superamenti i limiti soglia

60 47 57

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Superamento limiti

Figura 527‐Percentuali dei superamenti ai limiti di soglia/legge

E’ stata effettuata un’ulteriore analisi per verificare quali parametri e in che percentuale hanno prodotto dei superamenti; i dati sono riportati nelle Tabelle 38 e 39 e nelle Figure 58 e 59.

Tabella 38 ‐Numero dei parametri superiori ai limiti di legge

Parametri superiori ai limiti di legge

Tricloroetilene 9 Composti organo‐alogenati 6 2,6‐Diclorobenzammide 2 Triclorometano 5 Nitrati 3 Atrazina‐desetil 3 Dibromoclorometano 3 ferro 1 Arsenico 2 Tetracloroetilene 13 Totale 47

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Parametri superiori ai limiti di legge

Tricloroetilene

Tricloroetilene Composti organo‐alogenati 19% 2,6‐Diclorobenzammide Tetracloroetilene Triclorometano 28% Composti organo‐ Nitrati alogenati Atrazina‐desetil 13% Dibromoclorometano 4% ferro 4% 2% Arsenico 6% Triclorometano Tetracloroetilene 6% 11% 7%

Figura 538‐Parametri superiori ai limiti di legge – sono evidenziati con il nome i parametri la cui percentuale di incidenza risulta > 10%

Tabella 39 ‐Parametri superiore ai limiti di soglia

Parametri superiori ai valori soglia

Cloruri 2 Conducibilità 13 Nitrati 24 Ferro 6 Solfati 7 Dicloroetilene cis 1 Manganese 1 Sodio 1 Composti organo‐alogenati 1 Tricloroetilene 1 Totale 57

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2% 2% Parametri superiori ai limiti di soglia 2% 2% 2% 3%

Cloruri Solfati Conducibilità 12% Conducibilità Nitrati 23% Ferro Solfati Ferro 10% Dicloroetilene cis Manganese Sodio Composti organo‐alogenati Tricloroetilene Nitrati 42%

Figura 5954 ‐ Parametri superiori ai limiti di soglia – sono evidenziati con il nome i parametri la cui percentuale di incidenza risulta > 10%

Il quadro complessivo, che emerge dai dati elaborati nella presente relazione, è di una contaminazione diffusa delle acque sotterranee provinciali, in particolare nel settore collinare e di pianura, dove i solventi clorurati ed i nitrati sono la causa principale della scarsa qualità, sia come superamenti dei limiti di legge che come cause di attenzione.

Di seguito viene eseguita una correlazione tra i pozzi dei singoli settori idrogeologici e classi di SCAS (tabelle 40, 41 e figura 60).

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Tabella 40 – Correlazione tra settori idrogeologici della provincia di Varese e classi di SCAS

SCAS

(tiene CAUSE ATTENZIONE COMUNE SCAS conto CAUSE SCAS SCARSO (75%LIM

GRUPPO della SETTORE

ACQUIFERO classe 0)

Settore montano Nord 2 2 PO012131NU0003 VALGANNA Acq. Locale 0 Varese Nord 2 2 PO012092NR0021 LUINO Acq. Locale 0 Varese Tricloroetilene Nord PO012004NU0001 ARCISATE Acq. Locale 0 4 4 Tetracloroetilene Sommatoria Varese organo‐alogenati PO012004NUB018 ARCISATE B 3 0 2 2 Tricloroetilene Sommatoria PO012096NU2013 MALNATE B Olona 4 4 organo‐alogenati Settore collinare PO012051NU0001 CITTIGLIO Acq. Locale Ticino 0 4 4 Nitrati Tetracloroetilene PO012002NU0008 ALBIZZATE B 3 1 4 4 Tetracloroetilene Tetracloroetilene Sommatoria organo‐alogenati Nitrati PO012132NU0003 VARANO BORGHI Acq. Locale 3 1 4 4 Tricloroetilene Diclorobenzammide 2,6 Somma fitofarmaci PO0121360U0003 VENEGONO INFERIORE B 3 2 3 3 Nitrati PO012136NU0001 VENEGONO INFERIORE A 3 2 3 3 Nitrati PO012106NU0015 MORNAGO Acq. Locale 3 1 2 2 PO012036NU0002 CASALE LITTA Acq. Locale 3 1 2 2 Triclorometano Tetracloroetilene Bromo‐ PO012072NU0005 GAVIRATE Acq. Locale Ticino 0 4 4 dicloro‐metano Dibromo‐cloro‐ metano Arsenico Tricloroetilene PO012120NU0002 SESTO CALENDE C 3 1 4 4 Tetracloroetilene PO0120840U0001 ISPRA A Ticino 2 2 Settore di pianura Tricloroetilene Tetracloroetilene Sommatoria PO012026NU0023 BUSTO ARSIZIO B 3 5 4 4 Nitrati organo‐alogenati Tricloroetano 1,1,2 Triclorometano Tricloroetilene PO012026NU2021 BUSTO ARSIZIO B 3 5 4 4 Nitrati Atrazina‐desetil Tetracloroetilene Triclorometano Tricloroetilene PO012026NU3021 BUSTO ARSIZIO B 3 5 4 4 Tetracloroetilene Nitrati PO012034NU0006 CARONNO PERTUSELLA B 3 7 4 4 Tricloroetilene PO012050NU0004 CISLAGO B 3 6 4 4 Nitrati Tetracloroetilene PO012067NU0012 FAGNANO OLONA B 3 5 3 3 Nitrati Atrazina Triclorometano Tetracloroetilene Sommatoria PO0120700R1085 GALLARATE B 3 5 4 4 Nitrati organo‐alogenati Bromo‐ dicloro‐metano Dibromo‐cloro‐ metano PO0120700UB022 GALLARATE B 3 5 2 2 PO0120750R2020 GERENZANO A 3 6 2 2 PO012090NU1009 LONATE POZZOLO C 3 5 2 2 PO012090NU2009 LONATE POZZOLO B 3 5 2 2 PO012109NUB005 ORIGGIO B 3 6 4 4 Tricloroetilene Triclorometano PO0121180U0005 SAMARATE B 3 5 4 4 Nitrati Tetracloroetilene PO012119NU0009 SARONNO B 3 7 4 4 Nitrati Tetracloroetilene Sommatoria organo‐ PO012123NU2007 SOMMA LOMBARDO C 3 5 4 4 Arsenico Tetracloroetilene alogenati

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Tabella 41 –Numero dei pozzi e relativa classe SCAS riferiti al settore idrogeologico della provincia di Varese

Settore Numero pozzi Classe SCAS 2 Classe SCAS 3 Classe SCAS 4

Montano 5 3 ‐2 Collinare 10 3 2 5 Pianura 15 4 1 10

Figura 550 ‐Classi di SCAS per settore idrogeologico della provincia di Varese

16 Classi SCAS per settore idrogeologico

14

12

10 Numero pozzi 8 Classe SCAS 2 Classe SCAS 3 6 Classe SCAS 4 4

2

0 Montano Collinare Pianura

Si evidenzia come la causa della presenza della classe 4 sia da ricercare nella concentrazione di solventi clorurati che superano i limiti di legge mentre, per quanto riguarda le cause di attenzione (classe 3), la maggior incidenza è dovuta ai nitrati presenti nei settori collinare e di pianura.

Come descritto nella relazione i solventi clorurati sono utilizzati in molteplici attività artigianali e/o industriali presenti nel settore collinare e di pianura della provincia. Per determinare la sorgente di contaminazione di ogni singolo pozzo occorrerebbe un’analisi dettagliata del tessuto produttivo locale ed uno studio idrogeologico di dettaglio che metta in correlazione l’uso di solventi con le caratteristiche idrodinamiche della falda.

Per quanto riguarda la presenza di nitrati questi si concentrano in alcuni acquiferi locali e in forma diffusa nella struttura acquifera dell’alta pianura. Questi sono presenti in particolare negli acquiferi più superficiali della

Dipartimento di Varese Stato delle acque sotterranee della provincia di Varese. Anno 2012 79

pianura varesina, ad eccezione del pozzo di Varano Borghi che risulta connesso all’idrostruttura del Lago di Varese. Nelle aree sopra citate i nitrati sono presenti con valori elevati ed, in alcuni casi, oltre il limite della norma (Busto Arsizio e Varano Borghi). Gli apporti di nitrati nella provincia sono di varia origine. Quelli di provenienza agricola sono da ricercare nelle differenti pratiche agronomiche mentre, per i pozzi di pianura, i nitrati sono spesso associati alla presenza di atrazina, correlazione che può essere spiegata oltre che con le pratiche agricole anche con il diserbo. A questi sono da sommare le immissioni azotate, in genere puntuali, legate alle attività antropiche, in particolare alle perdite del reticolato fognario o agli scarichi reflui sul suolo immessi nella zona di alimentazione della struttura acquifera. Nel pozzo di Varano le analisi eseguite non permettono di risalire alla sorgente di contaminazione che potrebbe essere naturale (torbiera) o agricola. Dai dati acquisiti risulta che la concentrazione di nitrati rappresenti una contaminazione di fondo diffuso che aumenta da nord verso il sud della provincia in direzione di Milano, mentre nell’area del saronnese la contaminazione proviene dalla provincia comasca.

Relativamente alla presenza di solventi bromurati nei pozzi di Gallarate e Gavirate si ritiene opportuno una verifica del cloro libero presente nelle acque campionate attraverso l’uso di kit colorimetrico, già in dotazione al dipartimento, al fine di escludere che venga erroneamente prelevata l’acqua post clorazione o che vi siano interconnessioni tra le due linee.

I valori dei contaminanti registrati nei singoli pozzi potrebbero, inoltre, essere correlati anche alla quantità delle precipitazioni e alla conseguente ricarica delle falde sotterranee. Questo fattore potrebbe influire sulla concentrazione dei contaminanti nelle acque a causa del loro facile dilavamento superficiale. Infatti, i periodi di campionamento (maggio e novembre) coincidono in genere con le piogge equinoziali della zona che raggiungono i loro massimi annuali.

In linea generale emerge un quadro complessivo delle acque sotterranee della provincia abbastanza compromesso e risulta, quindi, importante spingere le indagini a livello locale per definire l’origine della contaminazione ed implementare, insieme al gestore, le misure volte al contenimento ed al recupero qualitativo del corpo idrico.

Dipartimento di Varese