PUNTOFUTUROMAGAZINE E Le Chiamano Rivoluzioni
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Febbraio 2011 PUNTOFUTUROMAGAZINE E le chiamano rivoluzioni... “Michelangelo Valle, Tobia Macci, Rocco Micinelli, Francesco Cajazzo, Carlo De Angelis e Cesare Apolloni” VENTO D’ITALIA TRA LE ALTURE DELL’AGRO PONTINO Visto che parliamo di rivoluzione, niente di meglio di questo articolo riesce a coniugare in maniera inscindibile la coscienza insopprimibile del cambiamento alla nostra umile realtà collinare. (di Andrea Schiavi) Quest’oggi parliamo di Terra di Lavoro con capoluogo a Caserta. noi, dei nostri antenati, facendo riferimento a L’altro, lo Stato Pontificio, controllava tutta la coloro che, con il pensiero e con l’azione, parte settentrionale della provincia. Piperno era contribuirono in prima persona a rendere alla amministrativamente inquadrato nella nostra patria il sacrificio ideale e materiale che delegazione apostolica di Frosinone che una causa tanto nobile doveva richiedere. Oggi insieme alle altre (Viterbo, Civitavecchia e partiamo così. Rieti), andavano a costituire il distretto di Il 17 marzo 1861 nasceva lo stato nazionale Roma. italiano. Priverno, come tutti gli altri territori I confini tra i due stati erano ben visibili e soggetti al controllo politico dello stato sorvegliati; le due torri di Portella, ancora pontificio, dovrà aspettare l’accorpamento al esistenti nel territorio di Monte San Biagio, Regno d’Italia con la “breccia di Porta Pia” del segnavano il confine dei territori comandati dai 20 settembre 1870. In questo nostro borbonici; dopo un breve tratto di strada si approfondimento cercheremo di ricostruire e incontrava la torre dell’Epitaffio sorvegliata da Italiana “solo” da 141 anni ripercorrere il contributo delle nostri genti al guardie pontificie. Da lì si entrava nei territori “17 marzo 1861 nasceva lo processo di unificazione nazionale. del papa. Tra i due posti di blocco si veniva stato nazionale italiano. Innanzitutto è necessario precisare che gli così a creare una zona franca, o meglio ancora Priverno, come tutti gli altri attuali comune che fanno parte della nostra terra nullis, dove ben presto potè fiorere territori soggetti al controllo provincia prima dell’unificazione l’illegalità e il fenomeno del brigantaggio. politico dello stato pontificio, dovrà aspettare appartenevano a due stati: il primo, il Regno [continua...] l’accorpamento al Regno delle due Sicilie, comprendeva i comuni della d’Italia con la “breccia di regione gaetana appartenenti alla provincia di Porta Pia” del 20 settembre 1870” [1] In onore al marzo rivoluzionario che fu il racconto del facevano supporre alle forze dell’ordine che la cerchia della Carboneria contributo delle nostre terre all’Italia stesse mettendo profonde radici; sintomatico il commento del capitano di Polizia di Piperno che affermava, “questo ceto ecclesiastico [...continua] Ma i confini non erano segnati solo sulle tratte sicuramente non è esente da qualche tarlo”. percorribili dai viandanti; di questa testimonianza dobbiamo ringraziare Il numero dei preti carbonari nell’Ottocento crebbe considerevolmente il nostro compaesano Gaetano Bucciarelli, un instancabile camminatore soprattutto nella zona del gaetano; non era certo il bisogno economico che in una delle sue tante escursione è stato testimone di una a spingerli ad aderire alla Carboneria, ma lo spirito liberale e patriottico. preziosissima scoperta dal carattere storico. In una sua escursione sul Da diversi rapporti di polizia, sia pontificia che napoletana, viene fuori monte Tavanese, che affianca il più famoso Monte delle Fate, tra i che veri e propri covi di liberali erano soprattutto le farmacie e le territori di Sonnino e Monte San Biagio, si è imbattuto in delle colonne spezierie; in merito possiamo riportare numerosi esempi. Lo speziale di pietra, dall’altezza di circa 150 cm con un peso ipotizzabile tra i Luigi Milza di Sonnino, Domenico Locci di Sezze, Arcadio Vagnozzi di quattro o cinque quintali, su cui erano scolpite tutte le stesse incisioni: Maenza e sicuramente altri che le fonti non menzionano. l’anno presumibilmente della realizzazione, il 1846, da un lato lo stemma Nonostante l’insuccesso dei moti del ’20-’21 la parabola liberataria era del Regno Borbonico, rappresentato da un giglio, mentre dall’altro lo ben lontana dall’estinguersi; dieci anni dopo (nei moti del ’30-’31) i stemma dello Stato Pontificio, le due chiavi incrociate. Ogni colonna era focolai furono di nuovo riaccesi e i settari tornarono prepontemente a numerata. far parlare di sè. Sulla lista degli indesiderabili della polizia pontificia Purtroppo diversi di questi ceppi erano divelti; la motivazione è compariranno ben dieci pipernesi, di cui solo quattro è possibile facile da trovare. Alla base di ognuno vi era posto un sigillo di metallo, conoscere le generalità; Michelangelo, Aurelio e Giuseppe Valle e presumibilmente piombo, che con molta probabilità una volta fuso Domenico Tomeucci. Quest’ultimo, impiegato nel commercio di sali e poteva essere utilizzato in svariati modi; quello suggerito da Gaetano tabacchi, veniva accusato di falsificare le bollette di ricevuta della Cassa viene soprattutto dal ricavarne pallottole, visto che l’epoca la zona in Pontina in Terracina impiegando il denaro sottratto per soccorrere i questione era infestata da numerosi briganti, che la percorrevano in confratelli settari indigenti. lungo e in largo. Proprio per conservarne il valore storico il nostro Soppressi anche questi moti insurrezionalisti si dovettero aspettari quelli compaesano, con l’aiuto dell’associazione “Monti Glio’ Caturo” di del ’48 e più propriamente l’esperienza repubblicana di Roma del ’49 Sonnino, si è armato di buona volontà e degli attrezzi necessari per per sentir parlare dei nostri avi rivoluzionari. Nello Stato degli inquisiti riposizionare nell’ubicazione originaria le colonne divelte. della Santa Consulta con l’accusa di favoreggiamento al provvissorio La loro fatica è servita a preservare un’importante testimonianza che governo repubblicano, risultano arrestati tre pipernesi: il medico Luigi lega in maniera incontrovertibile il nostro territorio alla nostra storia Lattanzi, il proprietario terriero Giacinto Ceccani e l’orefice Angelo nazionale. Bonanno, condannati a varie pene per canti sediziosi, ingiurie contro il Ritornando all’epoca dei fatti che stiamo narrando, possiamo senza goveno ed atterramento dello stemma pontificio. dubbio affermare che in questi posti di blocco i poliziotti erano incaricati Anche i moti del ’48 sono un fallimento, ma che lo si voglia o no l’Italia è di sottoporre a pesanti perquisizioni soprattutto coloro che appariva ormai coinvolta in un processo incontrovertibile che condurrà sulle liste degli indesiderabili, sospettati per ragioni politiche di esser all’unificazione; le prime due guerre d’indipendenza (quella del ’48 e massoni o carbonari. Del resto con il passare del tempo queste sette quella del ’59) e la spedizione dei Mille furono la risposta a chi ancora cominciarono a trovare adepti non solo tra i militari e gli aristocratici, ma rimaneva scettico. La sconfitta dei borbonici, il 1 ottobre ’60, condusse anche tra il popolo e il basso clero. ai plebisciti popolari a favore dell’unificazione al neonato Regno d’Italia. Senz’altro un primo banco di prova di questi settari sarebbero stati i L’eccitazione delle popolazioni gaetane non ci mise molto ad moti del ’20-’21; nonostante che fu soprattutto nel Regno delle due oltrepassare i confini naturali degli Ausoni dilangando anche nella valle Sicilie che si ebbero maggiori sollevazioni, la vicinanza con il territorio dell’Amaseno. Il 31 ottobre nella piazza del comune di Piperno una folla pontino impose anche qui uno stato di agitazione che non si era mai numerosa e rumoroso invoca a gran voce la cessazione del governo visto precedentemente a quegli anni. pontificio e l’effettuzione dei plebisciti. Ma ahimè l’intervento delle forze Di questo ne da testimonianza il tenente colonello della polizia pontificia dell’ordine fa svanire ogni speranza di successo e in qualche giorno la Lausdei, che addita Sonnino e Piperno tra i due maggiori centri di situazione viene normalizzata. I principali animatori di quelle giornate agitazione della zona; in particolare in data 30 aprile 1821 riferisce ai rivoltose sono costrettia darsi alla macchia e i documenti ce ne svelano suoi superiori di una sommossa popolare scoppiata sul Colle Rosso le generalità: sono Michelangelo Valle, Tobia Macci, Rocco Micinelli, successivamente alle deliberazioni del Conisglio Comunale, che aveva Francesco Cajazzo, Carlo De Angelis e Cesare Apolloni. destinato il cimitero fuori dal paese e imposto un’altra gabella sul Nonostante gli sforzi di questi e altri piccoli eroi della patria, Piperno, testatico dei maiali. Ma il vero motivo del malcontento era in realtà la come tutti gli altri territori dello Stato pontificio, dovrà attendere i fatti contrarietà per l’obbligo di dare alloggio ai militari, più di duecento del settembre del ’70 per essere accorpata al regno italiano, realizzando unità, che fece scendere in piazza più di quattrocento abitanti. Lo così il tanto sospirato ideale liberale. zampino dei settari era piuttosto evidente. Nella ricorrenza del centocinquantenario noi volgiamo il nostro pensiero Lo fu ancora di più quando il Lausdei scoprì che vi erano stati contatti a questi nostri antenati i quali contribuirono a rendere agli italiani le tra i settari pontini e quelli gaetani, in particolarmodo tra il dott. Sotis, di libertà civili e politiche, pagando anche con la galera e la persecuzione. Fondi, e il nostro Federico Zaccaleoni. Da lì in poi il nostro