ISSN 1124-044 X

MENSILE DI NATURA, AMBIENTE E TERRITORIO

Dove ti porta il vento

PARCHI PIEMONTESI Laghi di PARCHI REGIONALI ITALIANI Il cuore nascosto delle Marche FLORA Il pomo dei cartaginesi Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 ( conv. in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, - DCB Torino DCB - 1, comma 1, art. 46) n° L.27/02/2004 in conv. ( 353/2003 D.L. - Postale Abbonamento in Spedizione - s.p.a. Italiane Poste

Territorio ANNO XXII. N. 3 Marzo 2007 Il sentiero del Plaisentif 164 Aree protette fascia fluviale La Mandria, Parchi e Riserve del Po-tratto Cuneese delle Valli di Lanzo Via Griselda 8 - 12037 Saluzzo Viale Carlo Emanuele II, 256 Tel. 0175 46505 Gran Paradiso 10078 (TO) Via della Rocca 47 - 10123 Torino fax 0175 43710 Tel. 011 4993311 Tel. 011 8606211 Capanne di Marcarolo fax 011 4594352 ENTIVia Umberto DI I,GESTIONE 32a PARCHIfax 011 8121305 NAZIONALI 15060 Bosio (AL) Stupinigi Val Grande Tel. e fax 0143 684777 Valle del Ticino c/o Ordine Mauriziano, Villa S. Remigio Villa Picchetta via Magellano, 1 LEALESSANDRIASacro AREE Monte di Crea PROTETTE DEL PIEMONTE 28922 Verbania (VB) 28062 Cameri (NO) 10128 Torino Cascina Valperone, 1 Tel. 0323 557960 Tel. 0321 517706 Tel. e fax 011 5681650 15020 Ponzano Monferrato (AL) fax 0323 556397 Tel. 0141 927120 NOVARA fax 0141 927800 Sacro Monte di Orta, Monte Mesma e Alpe Veglia e Alpe Devero Aree protette Viale Pieri, 27 fascia fluviale del Po-tratto Colle Torre di Buccione Via Sacro Monte 28868 Verzo (VB) Vercellese/Alessandrino Tel. 0324 72572 28016 Orta S. Giulio (NO) Piazza Giovanni XXIII, 6 fax 0324 72790 15048 Valenza (AL) Tel. 0322 911960 VERBANIA fax 0322 905654 SERVIZIO AREE Tel. 0131 927555 Sacro Monte Calvario PROTETTELago di Candia fax 0131 927721 di Domodossola Tre Denti di e Freidour Parchi del Lago Maggiore Borgata S. Monte Calvario, 5 PROVINCIAMonte San Giorgio DI Bosco delle Sorti Via Gattico, 6 28055 Domodossola (VB) Conca Cialancia la Communa 28040 Mercurago di Arona (NO) Tel. 0324 241976 LagoTORINO Borello c/o Municipio Tel. 0322 240239 fax 0324 247749 Colle del Lys Piazza Vittorio Veneto, 1 fax 0322 237916 Via Bertola, 34 - 10123 Torino 15016 Cassine Sacro Monte Tel. 011 8615254 Tel. 0144 715151 della SS. Trinità di Ghiffa fax 011 8615477 Collina torinese P.zza SS. Trinità, 48 Via Alessandria, 2 28823 Ghiffa (VB) Tel. 0323 59870 Parchi e Riserve 10090 Castagneto Po (TO) fax 0323 590800 Via Nizza 18 - 10125 Torino naturali Astigiani Tel. e fax 011 912462 Via S. Martino, 5 - 14100 Asti Settore Pianificazione Tel. 0141 592091 TORINO Tel. 011 4322596 fax 0141 593777 Gran Bosco di fax 011 4324759 ASTI Via Fransuà Fontan, 1 Alta Valsesia C.so Roma,35 SettoreSETTORE Gestione PARCHI 10050 Salbertrand (TO) 13019 Varallo (VC) Tel. 011 4323524 Baragge (riserva), Bessa Tel. 0122 854720 Tel. e fax 0163 54680 fax 011 4324793 (riserva), Brich Zumaglia e fax 0122.854421 VERCELLI Banche Dati Mont Prevé (area attrezzata) Lame del Sesia, Tel. 011 4324383 Via Crosa 1 - 13882 Cerrione (BI) Laghi di Avigliana Riserve Garzaia Biblioteca BIELLATel. 015 677276 Via Monte Pirchiriano di Villarboit e Tel. 011 4323185 fax 015 2587904 10051 Avigliana (TO) Isolone di Oldenico, Tel. 011 9313000 Palude di Casalbertrame, Parco Burcina - fax 011 9328055 Felice Piacenza Garzaia di Carisio www.piemonteparchi.it Via XX Settembre, 12 Cascina Emilia Orsiera Rocciavrè, 13814 Pollone (BI) 13030 Albano Vercellese (VC) Tel. 015 2563007 Riserve Orrido di Tel. 0161 73112 fax 015 2563914 e Orrido di Foresto fax 0161 73311 www.piemonteparchiweb.it Via San Rocco, 2 - Fraz. Foresto Sacro Monte di Oropa 10053 (TO) Monte Fenera c/so Biella Tel. 0122 47064 Fraz. Fenera Annunziata via Battistero, 4 fax 0122 48383 13011 Borgosesia (VC) 13900 Biella Tel. e fax 0163 209478 Tel. 015 3507312 fax 015 3507508 Val Troncea Sacro Monte di Varallo 800 333 444 Via della Pineta Loc. Sacro Monte 10060 (TO) Piazza della Basilica Tel. e fax 0122 78849 13019 Varallo (VC) Parchi e Riserve cuneesi Tel. 0163 53938 Via S. Anna, 34 12013 Chiusa Pesio (CN) Parchi e Riserve del Canavese fax 0163 54047 Tel. 0171 734021 Corso Massimo d’, 216 fax 0171 735166 10081 (TO) Bosco delle Sorti della CUNEO Tel. 0124 510605 Partecipanza di Trino Alpi Marittime fax 0124 514463 C.so Vercelli, 3 Piazza Regina Elena, 30 13039 Trino (VC) 12010 Valdieri (CN) Tel. 0161 828642 Tel. 0171 97397 Aree protette fascia fluviale fax 0161 805515 fax 0171 97542 del Po-tratto torinese Boschi e Rocche Cascina Vallere, Corso Trieste 98 10024 del Roero Tel. 011 64880 c/o Municipio 12040 Sommariva Perno (CN) fax 011 643218 Tel. 0172 46021 fax 0172 46658

Primula Veris Gianna Tuninetti REGIONE PIEMONTE editoriale Assessorato Ambiente, 2007 Parchi e Aree Protette 3 • Via Principe Amedeo 17, Torino Due candeline per Kyoto Assessore: Nicola de Ruggiero Direzione Turismo, Sport e Parchi 2 Via Avogadro 30, 10121 Torino Gestione della fauna Anche negli anni “senza inverno” arriva la primavera. Storia di un centro di recupero PIEMONTE PARCHI per la fauna selvatica La stagione del risveglio ha trovato una Natura che Mensile di Caterina Gromis di non ha ben riposato, che non è andata al di là di Direzione e Redazione Via Nizza 18, 10125 Torino 5 un affannato dormiveglia. Lo confermano segnali Tel. 011 432 3566/5761 Parchi regionali inquietanti come la muta non completata di specie Fax 011 4325919 Il cuore nascosto delle Marche Email: di Enrico Massone alpine quali pernici e lepri, specie che quest’anno è [email protected] arduo defi nire “bianche”. [email protected] 8 Direttore responsabile: Scopriparco Ed era primavera piena venerdì sedici febbraio, Gianni Boscolo Parco naturale Laghi di Avigliana. secondo compleanno del Protocollo. Una ricorrenza Redazione Zone umide di frontiera senza fanfare, coerente con la fi losofi a risparmiosa Enrico Massone (vicedirettore) di Toni Farina Toni Farina (Aree protette) dell’accordo siglato nella terra del Sol Levante. Aldo Molino e Ilaria Testa (territorio) 10 Tuttavia, trattandosi della sopravvivenza dell’umanità, Emanuela Celona (web e news letter) Attualità Mauro Beltramone (abstract on line) Buon compleanno Europa un po’ più di umana e globale partecipazione non Paolo Pieretto (CSI – versione on line) di Giulio Ielardi Susanna Pia (archivio fotografi co) sarebbe stata fuori luogo. Nei paesi responsabili del 13 danno in primis, perché negli altri, quelli esclusi dal Maria Grazia Bauducco Problematiche ambientali (segretaria di redazione) L’innevamento artifi ciale banchetto, la sopravvivenza è già un problema attuale Hanno collaborato a questo numero nelle Alpi e quotidiano. V. Badaracco, S. Bassi, di Francesco Pastorelli e Felix Hahn G. Bernardi, F. Bertorello, Cosa è accaduto in questi due anni? Com’era lecito C. Bordese, E. Bricarello, S. Camanni, 16 prevedere, si sono fatti più incalzanti gli allarmi sulle M.C. Catania, R. Graglia, Territorio C. Gromis di Trana, F. Hahn, Il sentiero del Plaisentif conseguenze del mutamento climatico. Affermazioni G. Ielardi, M. Ortalda, F. Pastorelli, di Stefano Camanni tipo: “Alpi senza ghiacciai”, “coste marine senza A. Provenzale, L. Ruffi natto, M. Scotti, I. Testa, G. Tuninetti 19 spiagge”, “fertili pianure trasformate in deserti” non Fotografi e Fenomeni atmosferici sono rimaste appannaggio esclusivo delle cassandre O. Baumeister, S. Camanni, M. Campora, Dove ti porta il vento ambientaliste, ma sono arrivate con cadenza quasi T. Farina, M. Ghigliano, di Rosalba Graglia P. Grimaldi, C. Gromis di Trana, settimanale da autorevoli consessi scientifi ci. G. Ielardi, F. Liverani, 22 L. Mercalli, A. Molino, F. Pastorelli, Ecosistemi Fra questi, l’avvertimento giunto a fi ne gennaio A. Provenzale, T. Spagone, A. Zenobi, Negev: il sonno del deserto da Parigi, dov’erano riuniti gli esperti del Comitato arch. Centro recupero fauna selvatica, di Antonello Provenzale arch. Museo del Gusto-Frossaco, intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti arch. Realy Easy Star/D. Fracchia, G. Giusta, M. Moretti 25 climatici (IPCC). Ambiente Un tam tam grazie al quale la questione ha fi nalmente Cartine La città e i suoi tempi S. Chiantore di Enrico Massone guadagnato uno spazio degno nei media, le prime Disegni 28 pagine dei giornali. C. Girard, G. Tuninetti Uomini & animali Nel nostro Paese, tra le iniziative illuminanti merita un Il cane, il più antico In copertina: animale domestico plauso “Mi illumino di meno”, effi cace slogan coniato Crissolo: segnavento di Federica Bertorello dagli autori della trasmissione radiofonica Caterpillar, di Marilaide Ghigliano 30 su Radio 2. Alla terza edizione, l’iniziativa ha raccolto Art director: Flora Massimo Bellotti una valanga di adesioni. Enti pubblici, aziende private, Il pomo dei cartaginesi singoli cittadini: il giorno 16 febbraio, tra le 18 e le 20, L’editore è a disposizione per gli aventi diritto per fonti di Sandro Bassi iconografi che non individuate. Riproduzione, anche sono stati molti ad aver dato un contributo, spegnendo parziale, di testi, fotografi e e disegni vietata salvo 33 autorizzazione dell’editore Territorio un po’ di luci, abbassando il calorifero, evitando Registrazione del Tribunale di Torino La vita sui calanchi l’ascensore per scendere un piano, lasciando per un n. 3624 del 10.2.1986 di Vittoria Badaracco giorno l’auto in garage. Arretrati (disponibili, dal n. 90): € 2 Manoscritti e fotografi e non richiesti dalla 36 Un semplice esperimento mediatico, che ha però redazione non si restituiscono e per gli stessi Cultura materiale non è dovuto alcun compenso. Rinselvatichire il Piemonte prodotto risultati concreti: a Roma, ad esempio, tra le Abbonamento 2007 di Ilaria Testa 18.00 e le18.05 si è rilevato un minor assorbimento versamento di €14 di potenza sulla rete nazionale di circa 300 Megawatt, sul c.c.p. n. 13440151 intestato a: 38 Piemonte Parchi-S.S. 31 km 22, 15030 Alimentazione equivalente al consumo di 5 milioni di lampadine (dati Villanova Monferrato (Al) La patata viola Terna). Info abbonamenti: di Sauze d’ tel. 0142 338241 di Enrico Bricarello Risparmio a parte, l’iniziativa è servita a far emergere Stampa 40 un impensabile livello di sensibilità. Alle Istituzioni il Rubriche compito di cogliere il segnale di un giorno, da utilizzare Diffusioni Grafi che S.p.A. Villanova Monferrato (AL) nei restanti 364. Tel.0142 3381, fax 483907 Riservatezza -Dlgs n. 196/’03. L’Editore garantisce la Toni Farina tutela dei dati personali. Dati che potranno essere rettifi cati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati per proposte o iniziative legate alle fi nalità della rivista. PIEMONTE PARCHI WEB Stampato su carta ecologica senza cloro www.piemonteparchiweb.it 6 PARCHI PIEMONTESI “Libertà ch’è sì cara…”

Storia di un centro di recupero per la fauna selvatica testo di Caterina Gromis di Trana indispensabili, per raggiungere la gua- [email protected] un altro mondo quello della fauna rigione. Il veterinario che ha l’ardire di foto Centro recupero fauna selvatica selvatica. Parallelo al nostro fi nché curare un selvatico si sobbarca, invece, si vuole, ma diverso. Diffi cile mi- una bella grana; guarire in questo caso è In alto: gufi e allocchi in attesa È di essere liberati. schiarsi senza perdersi. Vale per entram- solo una sfumatura, pur indispensabile, Sotto: astore. bi: quei rari bambini allevati dagli animali di un obiettivo molto più complesso: Nella pagina accanto, in alto: piccolo della giungla, modello Mogli, reinseriti mettere l’animale nelle condizioni di di riccio da svezzare; sotto, Carlo Carbonero, tra i loro simili, rimangono per sempre tornare libero, e renderlo capace di ge- “mamma” dei “diversi”, ma “quanto” dipende dal stire la propria libertà. Sembra facile… di due caprioli; in basso: tempo trascorso nell’altro mondo alieno. ma vuol dire avere dei contatti/non con- allattamento Stessa regola per i selvatici: tornati liberi tatti, farsi vedere il meno possibile per di capriolo. dopo peripezie che li hanno avvicinati non suscitare nel malcapitato stress, all’uomo, nel loro ambiente di origine o peggio ancora affezione: un anima- si sentiranno a proprio agio o estranei, le che sia stato blandito o anche solo secondo “quando” e “quanto” il contatto troppo abituato alla presenza dell’uomo con l’essere umano li ha segnati. Di può sviluppare un’insana tendenza alla questo deve tener conto chi decide di comoda vita di cattività. E al momento curarli: la loro prima malattia è, infatti, della liberazione può non riuscire ad il contatto con l’uomo, e un nonnulla adattarsi alle regole di madre natura, e basta a rendere la patologia gra- sarà destinato a fi nir male. ve, se non mortale. Molto più I centri di recupero per la fauna selvati- semplice, per un veterina- ca hanno un compito complicato, fatto rio, occuparsi di cani gatti di mille necessità. In Piemonte ce ne e cavalli. Il medico degli sono alcuni, che operano sotto l’egida animali domestici deve sì di privati o di enti per la protezione della misurarsi con l’incapacità fauna. La LIPU è a monte del Centro di questi di parlare, ma per il Cicogne e Anatidi di Racconigi, che si resto non è molto diverso dal avvale della competenza veterinaria di medico degli umani: buone doti Gabriella Vaschetti, cresciuta in mezzo di psicologo sono utili, ma non agli animali selvatici a cui suo padre ha dedicato la vita, e capace di met- tere la clinica al servizio dell’etologia. Altri enti e fi lantropi privati fi nanziano i centri sparsi nel nostro territorio, ma l’unico ospedale sostenuto da un Parco regionale è il “Centro di recupero della fauna selvatica del Piemonte Orienta- “Libertà ch’è sì cara…” le”, che fa capo al Parco fl uviale del Po vercellese-alessandrino. A raccontarne le vicissitudini è Carlo Carbonero, guar- diaparco storico. Il centro è nato nei primi Anni ’80, quando il parco si chiamava ancora “Riserva naturale della Garzaia di Valenza”. Primo problema da affrontare: il 99% dei veterinari che si occupano di animali non ha nessuna conoscenza dei selvatici. Per questa ragione, all’ini- zio, e per diversi anni, si andò avanti in maniera un po’ improvvisata, con l’aiuto di veterinari volonterosi e desiderosi di fare esperienza. Nei primi Anni ‘90 venne coinvolta la Provincia di Alessandria: l’unico appiglio valido per un rendere più formale il lavoro si trovò nella legge sulla caccia, dove si dice che Province e Regioni devono provvedere a curare gli animali selvatici, istituendo centri propri o appoggiandosi a centri altrui. Mentre i guardiaparco studiavano cavilli per met-

tersi nelle condizioni di lavorare bene, gli nobbe l’importanza di sostenere una animali feriti continuavano ad arrivare, struttura del genere perché assolveva portandosi dietro le loro primarie necessi- a una delle sue funzioni, stabilite dalla tà. Il centro incominciò ad attrezzarsi con legge sulla caccia. E fu all’avanguardia voliere e recinti e si arrivò a una prima nel promuoverlo. convenzione, un accordo tra il Parco e Insieme all’attività di cura e riabilitazio- la Provincia di Alessandria che diede ne, si è sviluppato un lavoro di un piccolo contributo economico per la monitoraggio dello stato di salute delle gestione, l’acquisto di farmaci, il cibo. popolazioni selvatiche. Tutto quello che Da quel momento tutti gli animali feriti arriva al Centro viene studiato, seguito, trovati nel territorio provinciale vennero campionato. Una collaborazione con la convogliati uffi cialmente al centro. Con facoltà di veterinaria di Milano ha per- l’arrivo di un numero sempre maggio- messo a studenti di utilizzare le strutture re di animali, la convenzione divenne dell’ospedale. A parte l’inanellamento protocollo d’intesa. La Provincia rico- degli uccelli, non vengono ancora se- 3 guiti gli animali (attraverso radiocollari cosa: bisogna lasciar stare i caprioletti Così, in una vecchia cascina, c’è tutto il o altre manovre) dopo la liberazione. appena nati che sembrano abbandonati. necessario: dalla sala operatoria all’am- È un obiettivo anche questo, che però La mamma non è morta o fuggita, ma è bulatorio, alle gabbiette schermate per richiede tempo e denaro. I centri di re- lì nascosta nei pressi, che bruca. i paurosi e i malati gravi in una stanza cupero sono visti con sospetto, perché A lavorare nell’ospedale sono quattro riscaldata, alle ampie voliere per quelli sembrano uno spreco di denaro. Vero gatti: Carlo Carbonero, guardiaparco, che, in via di guarigione, hanno bisogno è che in strutture del genere è facile responsabile della vigilanza e del centro di moto, al “condominio dei ricci” (ne sono scivolare nell’accanimento terapeutico: recupero, Elena Ghelfi , veterinaria esper- arrivati dodici, piccolissimi, in primavera occorre, infatti, equilibrio per decidere ta di etologia, fauna selvatica ed esotica, e dopo un’estate in collegio, cresciuti che fare di animali irrecuperabili. e due collaboratori esterni. Il livello del e indipendenti, sono stati liberati), alle In primavera, stagione di cadute dal nido, lavoro però è diventato professionale, marionette di gufi e civette per nutrirne si lavora seguendo un calendario simile acquistando un signifi cato che va oltre i pulli senza farsi vedere, alle cuffi ette a quello delle fi oriture scaglionate dei l’idea di cura e riabilitazione. Da un paio da falconiere per placare l’eccitabilità giardini: prima arrivano nidiacei di gufo d’anni è stata avviata una collaborazione dei rapaci, al freezer pieno di stravaganti comune, poi gli allocchi, subito dopo col Parco delle Lame del Sesia che fa da provviste, alla dispensa. le civette, e infi ne i rondoni. Tutti, ogni riferimento al territorio della Provincia di Carlo Carbonero sottolinea la più im- anno in quantità: da quindici a venti per Vercelli. L’obiettivo è utilizzare il Centro portante prerogativa del Centro: è radar specie. È necessaria molta attenzione in Provincia di Alessandria come vero e effi cacissimo per un controllo costante per non turbare l’imprinting dei nidiacei, proprio ospedale, e quello in provincia di quantitativo e qualitativo sulla fauna della che devono essere nutriti mostrando loro Vercelli come centro di riabilitazione per zona, sia dal punto di vista sanitario che sagome fi nte di cospecifi ci piuttosto che gli animali da liberare che richiedono un nello studio delle popolazioni. Questo una mano umana, pur benevola. periodo di ambientamento. Con questo controllo vale molte ali steccate e neonati I caprioli sono divisi in due gruppi all’arri- meccanismo si sta sviluppando una rete imboccati, recuperi falliti e morti annun- vo: gli incidentati, ad altissima mortalità, di cooperazione tra parchi in cui sono ciate. Per questo soprattutto vale la pena e quelli raccolti da anime pie, coinvolte entrambe le Province, allargata sostenerlo, polo centrale di informazioni destinati a essere imprintati anche a quella di Pavia confi nante. La preziose per il territorio e la biodiversità sull’uomo e a perdere collaborazione consolidata tra diverse in quel tratto del grande fi ume. la speranza di una vita amministrazioni è la strada per ottenere normale allo stato sel- convenzioni. Per mantenere il Centro ser- In alto a sinistra, intervento chirurgico vatico. Il Centro serve vono circa 40.000 euro all’anno, reperibili su poiana; a destra, gufo reale. A sinistra, civetta. anche a questo: edu- se questo viene riconosciuto referente Sotto, recupero di un picchio verde care la gente che uffi ciale di una vasta zona, grazie alla (foto C. Gromis). raccoglie i piccoli rete di sostegno che si sta infi ttendo Il di capriolo, mos- veterinario qui è “responsabile sanitario”, sa da perverse fi gura riconosciuta dalla legge nelle cli- smanie benefi - niche veterinarie, ma non ancora così che. Non si dice assodata negli altri centri di recupero in mai abbastanza Italia. Il registro dei farmaci è depositato “non toccare”: le presso l’ASL, sono schedati tutti i morti, i raccomandazio- rifi uti ospedalieri sono ritirati da una ditta ni arrivano dalla specializzata. Il cammino intrapreso è Provincia, dal molto burocratico ma serve, oltre che a Centro e da evitare praticoni e pasticci, a garantire il chiunque ne benessere animale, già peraltro certifi cato sappia qual- dal controllo del servizio sanitario. 4 PARCHI REGIONALI

Il cuore verde delle Marche

Il Parco Gola Rossa e Grotte di Frasassi compie 10 anni testo di Enrico Massone [email protected] foto di Aurelio Zenobi

un’isola verde nel cuore dell’Ap- costituiva il fondo di un mare non molto dimensioni ciclopiche. pennino marchigiano, un’oasi am- profondo, sul quale si depositavano i gusci L’attività chimica dell’acqua sulle rocce È bientale di incomparabile valore. di minuscoli animali subacquei e preci- calcaree e gessose conosciuta col no- Esteso su una superfi cie di quasi 10mila pitavano grandi quantità di sali calcarei me di carsismo, nelle grotte di Frasassi ettari, l’area di Gola Rossa appare come (carbonato di calcio e di magnesio) fi no a si combina con la presenza di un altro un parco regionale ben conservato e ben quel momento disciolti nell’acqua. Venne fenomeno naturale, le acque sulfuree. Gli gestito, e al suo interno racchiude un il tempo in cui il mare si ritirò, il fondale esperti affermano che “risalita attraverso tesoro inestimabile. Sotto la superfi cie emerso si trasformò nelle possenti rocce lo sciame di diaclasi a faglie, l’acqua di un tipico paesaggio montano, si apro- calcareee che possiamo vedere ancor mineralizzata si è incontrata con l’acqua no cavità sotterranee stupefacenti per oggi nei punti liberi dalla vegetazione. più fredda proveniente dalla percolazione le dimensioni e la preziosità dei ricami In virtù della loro porosità e solubilità, superfi ciale e soprattutto dalla falda di che la natura vi ha tessuto nel corso dei le bianche rocce carbonatiche furono subalveo del Fiume Sentino. In questi millenni. Sono le grotte di Frasassi, le più poi modellate dall’impeto dei fi umi e dal- piani di faglia e nelle disgiunzioni del importanti d’Italia e fra le più notevoli a l’azione erosiva delle acque meteoriche calcare massiccio ha avuto origine il livello mondiale. che disegnarono in superfi cie aspre e complesso carsico della Grotta Grande Tutto ha avuto origine in fondo al mare profonde gole, mentre penetrando nelle del Vento”. Si cammina circa 200 metri in milioni di anni fa, quando quel territorio profondità interne, scavarono grotte di un tunnel prima di giungere nell’immensa

5 rago selvatico, nelle zone rupestri rarità fl oristiche, come moeringia vescicolosa cinquefoglia penzola, campanula di Tafani e infi ne, nelle zone a pascolo asfodelo giallo, vesicaria e iberide rupestre. Tra la fauna selvaticano il lupo, l’aquila reale, l’astore e il falco pellegrino. In dieci anni di attività l’Ente parco ha messo a punto programmi effi cienti e diversifi cati per valorizzare ogni potenzialità del territorio. Non solo pubblicazioni di libri, manifesti e cartografi a, ma una gamma artico- lata e complessa di offerte turistiche accuratamente pensate nel rispetto della natura. Escursioni su sentieri guidati e autoguidati con segnalazione dei diversi gradi di diffi coltà, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, sport a basso impatto ambientale come rafting e canoa Nelle immagini: natura e cultura nel Parco lungo il fi ume, alpinismo e arrampicata sulle pareti rocciose; proposte di itinerari enogastronomici che ruotano attorno a incantevoli agriturismi, soggiorni indimen- sala sotterranea. Grandiosità, timore, in un’ineffabile armonia di fi gure policrome ticabili per scoprire gli odori e i sapori del meraviglia… l’impressione è unica e in cui la fantasia proietta le più disparate parco. Alle viste guidate di storia, arte, indimenticabile, l’emozione è forte, per- raffi gurazioni” come il passaggio dalla cultura rievocano il passato medievale e sonale e inesprimibile. gigantesca maestosità delle “Cascate del si aggiungono i percorsi suddivisi nelle Il monte Vallemontagnana custodisce Niagara” all’incanto delle minute stalattiti tre aree tematiche legate ad archeologia all’interno delle sue viscere ambienti denominate “capelli d’angelo”,alle sale e architettura, pittura e scultura, natura e ipogei grandiosi: il solo “Abisso di Ancona” “dell’obelisco, dell’organo e dell’orsa”. ambiente, con l’obiettivo orientare coloro può contenere l’intero il duomo di Mila- Figure e ambienti straordinariamente che amano muoversi autonomamente alla no, misurando ben 200 metri di altezza, valorizzate dalla sapiente illuminazione scoperta del territorio, seguendo tragitti 180 di lunghezza e 120 di larghezza! La affi data dallo scenografo Cesarini da inconsueti ed affascinanti. Interessanti guida avverte che questa cavità non è Senigallia. All’esterno, all’aria aperta, proposte di intrattenimento, come le pas- che una delle moltissime del complesso la notevole varietà di condizioni ecolo- seggiate emotivo-sensoriali che aiutano delle grotte, e del resto l’aspetto della giche del parco favorisce lo sviluppo di a scendere nelle profondità di se stessi dimensione non è che uno, forse neppure una vegetazione varia e diversifi cata. e spesso si concludono con cene nottur- il più signifi cativo, dei motivi di attrazione Salendo dal livello collinare a quello ne a base di prodotti tipici locali. Infi ne, offerti da Frasassi perché “il visitatore montano s’incontrano boschi di carpi- l’azione di educazione ambientale rivolta viene presto rapito dallo spettacolo che no nero, roverella e faggio, mentre sui ai ragazzi delle scuole, che si abbina a la natura ha prodotto in un’esplosione versanti solatii troviamo leccio, robbia specifi ci moduli didattici per soggiorni di infi nita di forme e colori che si mescolano selvatica, terebinto, corbezzolo e aspa- alcuni giorni.

I primi 10 anni del Parco Quest’anno il Parco naturale regionale festeggia i primi 10 anni di vita e per l’occasione la Comunità Montana dell’Esino Fra- sassi (Ente gestore), promuove una serie di iniziative e di manifestazioni che si svolgeranno da marzo a novembre. Tra le più interessanti segnaliamo: Ecofesta: gite in mountain-bike e orienteering, escursioni guidate per gruppi e singoli, Premio nazionale di mountain bike. Giochi: tanti e istruttivi per i bambini. Concorso per scuole “Il Parco in video”, Laboratorio Natura, Caccia al Tesoro, Progetto piante commestibili per le scuole, Orto dell’Incontro, “Teatroboscoanimali”- un parco vivo (spettacolo teatrale). Mostre e concorsi: concorso “La Natura e il nostro Parco”, Mostra stage universitario “Progetto Socrates 2005”, “Attenti al Lupo”, spettacolo Lupus in Fabula, Premio “Laboratorio del Paesaggio”, Le energie del futuro nel presente. Promozione e comunicazione: materiale promozionale, Pubblicazioni (quali: I dieci anni del Parco (che andrà a far parte della collana “I Quaderni del Parco”), Fumetto sui 10 anni del Parco, Guida junior alle Aree protette delle Marche, Video documentario sulla biodiversità), Box informativi. Convegni Il Bosco dell’Appennino, Monitoraggio della biodiversità (un osservatorio per le Aree protette marchigiane), Seminario sulle Aree Protette delle Marche, Serate d’Autore. Progetto “Aquile in volo”: un ambizioso progetto di autofi nanziamento delle manifestazioni per il decennale. Consiste nella crea- zione, con materiali riciclati, di decine di grandi, coloratissime aquile, che saranno appese nei centri storici e nei siti più in vista del parco. Un’idea molto originale, soprattutto perché la realizzazione di queste aquile è stata affi data agli artisti di Crack Art, e le aquile in questione verranno numerate e fi rmate, come si conviene alle odierne opere d’arte, e quindi vendute. Info Ente di gestione: Comunità montana dell’Esino-Frasassi-Fabriano, sede: Complesso S. Lucia - via Marcellini, 5 - 60048 Serra San Quirico (AN); tel: 0731 86122; E-mail: [email protected]; Internet: www.frasassi.com. Istituzione: L. R. 2 settembre 1997, n, 57. Massimiliano Scotti 6 Stalattiti e stalagmiti: come si formano? Sono fra le creazioni più belle e fantasiose della natura. Abitano l’interno delle grotte e combinandosi in modi sempre diversi fra loro, disegnano ambienti insoliti e atmosfere suggestive. Ricordano i ghiaccioli delle fredde giornate invernali, ma per formarsi impiegano migliaia di anni di paziente lavorio. Le stalattiti sono formazioni calcaree che pendono dai soffi tti delle grotte. Quando l’acqua piovana o quella di un fi ume penetra attraverso fessure dentro le rocce calcaree, si combina chimicamente con il carbonato di calcio, dando vita ad una soluzione. Nelle grotte, il processo chimico tende ad inver- tirsi e l’acqua si separa dal suo contenuto solido. La minore pressione dell’aria all’interno delle grotte rispetto all’esterno e il continuo stillicidio dell’acqua che cade dai soffi tti, fanno sì che l’anidride carbonica contenuta nell’acqua passi dallo stato liquido a quello gassoso, liberandosi nell’aria. Avviene cioè una reazione che trasforma il carbonato di calcio in bicarbonato di calcio, il quale non essendo solubile in acqua e inizia a depositarsi, formando piccoli tubicini dall’interno cavo. Goccia dopo goccia, l’acqua continua a scorrere all’in- terno del tubicino fi no a cadere dalla sua estremità, mentre sull’orlo del tubicino continuano a depositarsi concrezioni di bicarbonato di calcio. Col tempo l’estremità del tubicino si ostruisce, ma il liquido continua a fuoriuscire dalle fessure, depositando il bicarbonato in vari strati concentrici attorno al tubicino iniziale, che si ingrossa e si allunga. Le stalagmiti, invece nascono nei punti dove le gocce d’acqua provenienti dalle volte, cadono sul pavimento delle grotte. Non hanno una struttura concentrica come le stalattiti, ma a cupole so- vrapposte. L’etimologia di entrambi i termini deriva dal greco antico e signifi ca: gocciolante, goccia, stilla. (e.m.) 7 SCOPRIPARCO A cura di Toni Farina [email protected] Parco naturale dei Laghi di Avigliana Zone umide di frontiera di Toni Farina in una fase iniziale, due dei Seppur non vasta, l’area Grande e prive di corsi d’ac- [email protected] quali ben presto interrati dai protetta comprende habitat qua, sono invece caratteriz- detriti che scendevano dalle diversi. In primis i due laghi, zate da una maggiore xero- a frontiera che se- colline circostanti. gemelli ma difformi sotto il termia che favorisce specie para l’intensa urba- Istituito nel 1980 su una profi lo ambientale: il Lago come la roverella, il frassino, L nizzazione dell’area superfi cie di 410 ettari, il Piccolo (60 ha) che riversa la robinia e il ciliegio. torinese dai primi sussulti Parco naturale dei Laghi di le proprie acque nel Lago A partire dagli Anni ’60, il della catena alpina. Un li- Avigliana costituisce di fatto Grande (90 ha), presenta crescente carico antropico mite non cartografi co ma l’unica area umida di una infatti doti di naturalità deci- ha fortemente penalizzato evidente: a oriente i satelliti certa rilevanza del Piemonte samente maggiori, essendo la salute dei due laghi. Per della città, che preme sma- occidentale, allo sbocco di circondato da boschi, prati rimuovere la consistente niosa di imporre i suoi ritmi un importante corridoio di e da una discreta fascia di quantità di fosforo (eutro- e le sue ansie; a occidente, transito per l’avifauna come canneto. Completano la com- fi zzazione) accumulata in lembi di natura e religiosità: la Valsusa. ponente “umida” le due aree particolare nel Lago Grande, i boschi, la Sacra, i crinali Un punto di sosta vitale per un tempo laghi, la Palude dei l’ente di gestione ha avviato che si alzano verso i monti numerose specie di uccelli: Mareschi, a nord del Lago un’intensa opera di risana- dell’Orsiera. Un frammento sono centinaia i migratori, Grande, e la Torbiera di Tra- mento, condotta sia con il di territorio dove i ghiacciai anatidi in particolare, che fre- na, a sud del Lago Piccolo e metodo della lotta biologica hanno lasciato testimonianze quentano gli specchi d’acqua purtroppo esterna al parco. (bio-rimediazione) sia con ben visibili del loro transito. nei periodi dei passi autun- Fa da compendio ambien- metodi meccanici (drenag- L’origine dei Laghi di Aviglia- nale e primaverile. tale ed ecologico l’appara- gio). na e dell’anfi teatro more- Germani, folaghe, moriglioni, to morenico che cinge gli Tangibili i risultati dell’ope- nico che li circonda risale, morette, alzavole, mestoloni specchi d’acqua. Le colline a razione (il Lago Grande è infatti, alle ultime due grandi e fi schioni, ma soprattutto ovest del Lago Piccolo sono tornato balneabile), che pro- glaciazioni pleistoceniche, una delle più signifi cative ricoperte da boschi cedui di seguirà nei prossimi anni rissiana (230.000 anni fa) e colonie stanziali di svasso castagno, carpino e frassino con l’obiettivo di ricostituire würmiana (120.000 anni fa). maggiore, che anima le su- e ospitano una fauna ricca un ambiente integro pros- A quest’ultima si deve la re- perfi ci dei laghi con le parate e varia. simo alla città. Fruibile con sponsabilità della formazione di corteggiamento a inizio Le colline centrali di Mon- i sentieri predisposti a cura dei bacini lacustri, quattro primavera. tecapretto, a nord del Lago dell’ente parco.

In questa pagina: i due laghi visti dalla Mortera. (foto arch. rivista/Farina) Nella pagina a fi anco in alto da sinistra: tramonto sul Lago Grande (foto arch. rivista/Valterza); airone cenerino (foto arch. rivista/Borra); pesca sul lago in inverno (foto arch. rivista/Boscolo); il Lago Piccolo e sullo sfondo i monti dell’Orsiera (foto arch. rivista/Farina) 8 Sede del parco e centro visite sulla riva ovest del Lago Grande, in via Monte Pirchiriano, 54, Avigliana; tel. 011 9313000 – 9341405; e-mail: par- [email protected] http://www.parks.it/parco.laghi.avi- gliana/index.html Visite guidate: “Antichi Passi”, tel. 338 7124386, e-mail: [email protected]

Come si arriva ad Avigliana Con mezzi propri. Da Torino, per- correndo la tangenziale di Torino si imbocca l’autostrada “A32” dire- La proposta zione “Traforo del Frejus”. Uscita n° Sono sette i percorsi segna- 3, Avigliana-. All’ingresso lati, alcuni interni all’area nell’abitato, seguire le indicazioni protetta, altri che si svilup- per la sede del parco. In alternativa pano nel circondario, ricco si possono seguire le S.S. 24 e 25 di interessi sia storici che o la S.S. 589 dei Laghi). naturalistici. Soluzione inte- Con mezzi pubblici. In treno, Llnea ressante, unire il Sentiero 1 ferroviaria “Torino-Modane”. Alla “Lungolago” che costeggia stazione di Avigliana, servizio di parte del Lago Piccolo, e il pullman per Giaveno con fermata Sentiero 2 “Collinare” che al Lago Grande. In Pullman. Linea si inoltra nel bosco del ri- SATTI con partenza da Torino, Corso S.Martino. lievo a sud-ovest del lago. Si effettua così un anello riserva di pesca favorevole Dedicato agli appassionati di Vitto e alloggio che permette di cogliere i all’osservazione degli uc- birdwachting il Sentiero della Numerose in paese e nella zona dei due ecosistemi del parco, celli (vicino capanno tra la Palude (il n° 3) che conduce laghi. Info: A.T.L. Montagnedoc, lacustre e collinare. Adatta vegetazione). Si trova qui la all’area palustre dei Mare- tel. 011 9366037 a tutti, l’escursione è fatti- connessione con il sentie- schi, top del parco sotto il www.montagnedoc.it bile in mezza giornata (3 h ro collinare che permette di profi lo naturalistico. Consigliato dall’ente parco “Il Forno soste comprese). Punto di tornare al luogo di partenza Dedicato agli appassionati del Borgo”, pane d’altri tempi pro- partenza, l’area attrezzata evitando il tratto sulla strada di mountain bike è invece il dotto con farine biologiche cotto a F.I.P.S. situata sulla sponda principale, assai traffi cata. percorso dei massi erratici (il legna, via Mortera 23/B, frazione meridionale del Lago Picco- Seguendo le indicazioni, n° 6) che in 27 km di strade Bertassi; tel. 011 9313466 lo. L’area è dotata di strut- si prosegue sulla sinistra sterrate e sentieri conduce ture a servizio dei disabili allontanandosi dal lago. Si all’osservazione di cinque e dispone di parcheggio e prosegue all’interno della caratteristici massi depositati bar ristoro. macchia, prestando attenzio- dagli antichi ghiacciai. Ricco Il sentiero attraversa su ne ai possibili avvistamenti di di scorci è il percorso n° 7 un piccolo ponte il canale uccelli silvani nel sottobosco. che conduce sulla panora- detto “Naviglia di Trana” e Raggiunto un rio, si può ridi- mica sommità del Monte si addentra nei boschi che scendere al lago oppure, ed Cuneo (Moncuni), notevole rivestono la sponda occiden- è la soluzione consigliabile, contrafforte morenico con tale del lago. Si costeggia lo proseguire verso la Frazione vista sulla pianura da un specchio d’acqua attraver- San Bartolomeo, gradevole lato e sulla conca dei laghi sando altri piccoli immissari agglomerato un tempo di- dall’altro. giungendo così nella zona pendenza monastica dell’Ab- Infi ne, riservati ai cammina- frequentata dagli svassi, le bazia di San Michele della tori più allenati sono i percor- cui parate di corteggiamento Chiusa. Dalla borgata, si si sulla Via dei Pellegrini e (“danza dello specchio”) tra ritorna in breve al punto di sul Sentiero ei Principi, che fi ne inverno e inizio prima- partenza. permettono tra l’altro di ac- vera costituiscono un vero cedere all’area archeologica evento dell’area protetta. Avendo più giorni del Bosco dei Megaliti, sulla A 1 km circa dalla partenza Non mancano certo le pos- sommità del Monte Ciabergia si passa il Rio Giacomino sibilità in un’area ricca di (info: www.regione.piemonte. e si arriva allo sbocco del spunti come il comprensorio it/parchi/rivista/mag/rubriche/ Rio Freddo, nel cuore di una di Avigliana. angoli/44.htm)

9 AMBIENTE Buon Compleanno EUROPA L’anniversario della fi rma dell’atto di nascita della Cee, embrione dell’attuale Unione europea, è l’occasione anche per un bilancio del cammino intrapreso in campo ambientale.

testo e foto di Giulio Ielardi costante delle condizioni di vita e di zionistica, e che rispetti l’ambiente”. E [email protected] lavoro dei loro popoli”. Trovavano così più avanti un intero articolo (il 130R) una prima concreta applicazione le è dedicato all’ambiente, con l’elenca- ra il 1957 quando, in un giorno idee e le utopie di Altiero Spinelli ed zione degli obiettivi prioritari tra cui: di primavera (il 25 marzo), i Ernesto Rossi, confi nati politici nel- “salvaguardia, tutela e miglioramento Erappresentanti di sei Paesi e l’isola di Ventotene – oggi inclusa in della qualità dell’ambiente; protezione cioè Francia, Repubblica Federale una magnifi ca area protetta terrestre della salute umana; utilizzazione ac- Tedesca, Italia, Belgio, Paesi Bassi e e marina – e padri di quella sorta di corta e razionale delle risorse naturali; Lussemburgo fi rmavano solennemente Bibbia dell’unità d’Europa nota come promozione sul piano internazionale il Trattato di Roma, atto di nascita della Manifesto di Ventotene, scritto nel di misure destinate a risolvere i pro- Comunità Economica Europea. In luglio del 1941. blemi dell’ambiente a livello regionale realtà di trattati ne furono siglati due, È una strada lunga e irta di ostacoli, o mondiale”. visto che un altro istituì la Comunità quella dell’affermazione di una reale e A Goteborg nel 2001 il Consiglio Europea dell’Energia Atomica (CEEA incisiva politica ambientale dell’Unione europeo che riunisce i capi di Stato o Euratom). La cerimonia ebbe luogo europea. Un percorso a tappe – tra e di governo dell’UE si pronuncia in Campidoglio, nella Sala degli Orazi le tante è possibile citare l’Atto unico solennemente per arrestare “il dete- e Curiazi del Palazzo dei Conservatori, (1987), l’istituzione dell’Agenzia eu- rioramento della diversità biologica al e già quel testo così solennemente ropea per l’ambiente (1993) e i Trat- fi ne di raggiungere questo obiettivo approvato costituisce di fatto il primo tati di Amsterdam (1997) e di Nizza entro il 2010”. segno politico d’attenzione all’am- (2001) - che si è avvalso sin qui di E a tre anni dopo, nel 2004 a Malahi- biente - seppure assai alla lontana sei programmi comunitari d’azione de in Irlanda, risale il lancio europeo - da parte dell’Europa nascente. In- per l’ambiente, e di oltre settecento dell’iniziativa Countdown 2010 coor- fatti la Comunità Economica Europea testi giuridici tra direttive, regolamenti, dinata dall’IUCN (e nel nostro Paese o CEE o “mercato comune” aveva decisioni di settore. dal suo comitato italiano, il cui segre- per obiettivo la libera circolazione di Lo stesso Trattato di Maastricht, del tariato è affi dato in via permanente persone, beni e servizi al di là dei 1992, impegnava i Paesi fi rmatari alla Federparchi). confi ni nazionali: e nel preambolo tra l’altro a incoraggiare “lo sviluppo Durante il programma d’azione in del Trattato, tra i principali obiettivi, armonioso ed equilibrato delle attività corso e i cinque programmi d’azione gli Stati fi rmatari s’impegnavano a economiche nell’insieme dell’Unione” precedenti e a seguito di trent’anni di perseguire quello del “miglioramento e “una crescita sostenibile, non infl a- defi nizione di norme, l’UE ha istituito 10 Buon Compleanno EUROPA

un sistema complessivo di protezione ventimila siti d’importanza comunitaria milioni di ettari. L’Italia fa la sua parte, ambientale per affrontare problemi (SIC; i dati sono di dicembre 2006) per rispettivamente con 2286 SIC e 566 di natura diversa - dal rumore ai ri- un’estensione di 56 milioni di ettari, ZPS. Restano questioni aperte, come fiuti, dalla conservazione degli ha- cui si aggiungono in parte sovrappo- la designazione insufficiente di siti bitat naturali ai gas di scarico delle nendosi le 4617 ZPS a interessare 45 da parte di alcune Regioni, la scarsa automobili, dalle sostanze chimiche agli incidenti industriali, dalle acque di balneazione alla rete europea di Fusilli: “Evviva l’UE, ma ora faccia un passo avanti!” informazione sulle emergenze e di Non ha nessun dubbio, il presidente di Federparchi Matteo Fusilli, nel trac- intervento per rispondere a catastrofi ciare un bilancio del ruolo dell’Europa e delle sue politiche pluridecennali ambientali, come le maree nere o gli nella battaglia per la difesa dell’ambiente. incendi boschivi. Strumenti come la “Con gli indirizzi politici di lungo periodo, con le direttive, con i finanziamenti Via, la Vas, la nuova politica comune erogati, l’azione della CEE prima e dell’Unione europea dopo è stata ed della pesca, sono già in campo e altri è d’importanza fondamentale. Basti pensare al 30% dei fondi agli Stati se ne dovrebbero aggiungere, come membri obbligatoriamente da destinare all’ambiente, vincolo presente nel tempestivi interventi per contrastare programma 2000-2006 e confermato in quello attuale 2007-2013”. i cambiamenti climatici e azioni di controllo delle specie esotiche. Non Poi c’è Natura 2000... v’è dubbio, però, che per la tutela “Per fortuna. Una rete ormai capillare che solo nel nostro Paese conta della biodiversità gli strumenti più migliaia di siti. Una risposta concreta alla perdita di biodiversità cui tanti efficaci sono stati altri e precisamente ambienti rischiano continuamente di far fronte”. due direttive, le ben note “Uccelli” (del 1979) e “Habitat” (del 1992), al- Però? la base di quella che è stata da più “Però non basta. In Italia, ma certo non solo in Italia, ci sono altre migliaia parti definita come “l’iniziativa più di ettari di territorio dove la protezione della natura e lo sviluppo sostenibile significativa per la tutela della natura sono perseguiti – e con efficacia – ogni giorno. Ci sono i parchi, insomma, nella storia dell’Europa”, vale a dire e centinaia di riserve e di altri piccoli siti. È troppo chiedere a Bruxelles Natura 2000. di fare un passo avanti e di riconoscere ufficialmente, concretamente, il Oggi la rete di Natura 2000 ha di- loro ruolo?”. mensioni davvero continentali. Più di 11 Nelle pagine precedenti, da sinistra a destra: orsi bruni; il lupo; pecore in un allevamento. In questa pagina: in alto a sinistra, il carcere di Santo Stefano, nella riserva marina di Ventotene e Santo Stefano dove fu recluso Altiero Spinelli; sotto: alba al parco naturale della Camargue, in Francia; sopra: il monumento che a Ventotene ricorda Altiero Spinelli, tra i padri spirituali dell’Unione Europea.

copertura delle aree marine (vi è de- inciso, sempre nel 2006 (a dicembre) dicato un workshop internazionale di la Commissione ha avviato un proce- SOS Vecchio Continente esperti che si terrà a Berlino in aprile), dimento di infrazione nei riguardi di Gli ecosistemi europei hanno subi- i fondi a disposizione insufficienti. Su tre Paesi, tra cui l’Italia, per la caccia to una maggiore frammentazione di quest’ultimo punto, alle consolidate illegale di uccelli. origine antropica rispetto a quelli di opportunità di finanziamento offerte Stavolta a motivare il severo intervento tutti gli altri continenti. Per citare un da Life + si aggiungono quelle del è la legge regionale della Regione esempio, solo l’1-3% delle foreste Fondo di coesione e dei fondi struttu- Liguria, approvata in ottobre, che dell’Europa occidentale può essere rali. Anche il nuovo regolamento sullo autorizza la caccia gli storni senza definito “indisturbato dalla presenza sviluppo rurale, oltre a mantenere le che siano rispettate le condizioni spe- umana”: dagli Anni ‘50 l’Europa ha misure agroambientali, stabilisce un cifiche per una deroga richieste dalla perduto oltre la metà delle terre umide maggiore sostegno a Natura 2000 e direttiva comunitaria. Infine, sempre e dei terreni agricoli a più alto valore propone una serie di provvedimenti a fine anno anche il Consiglio dei naturalistico, senza contare che molti a sostegno della gestione sostenibile ministri dell’Ambiente ha riaffermato ecosistemi marini dell’UE sono degra- dei boschi e delle foreste. Ma si tratta l’obiettivo di ridurre la perdita di bio- dati. Per quanto riguarda le specie, il di impegni in buona parte rimessi diversità entro il 2010, invitando la 42% dei mammiferi autoctoni dell’Eu- all’operato degli Stati membri ed è Commissione europea a muovere al ropa, il 43% degli uccelli, il 45% dei ancora presto per valutarne la reale più presto tutti i passi opportuni. lepidotteri, il 30% degli anfibi, il 45% efficacia. Tra questi, la Federparchi si attende dei rettili e il 52% dei pesci di acqua Intanto, a maggio dell’anno scorso da un riconoscimento ufficiale del ruolo dolce sono minacciati di estinzione; Bruxelles è giunto un segnale forte. che le aree protette svolgono – e da inoltre, la maggior parte dei principali La Commissione europea ha appro- tempo – per la conservazione della stock ittici marini è al di sotto della vato la comunicazione “Arrestare la natura europea. soglia biologica di sicurezza e circa perdita di biodiversità entro il 2010 – e Un’azione certo perfettibile ma già 800 specie vegetali europee sono a oltre”, contenente un piano d’azione adesso efficace e diffusa. E, soprat- rischio di estinzione globale. riguardante obiettivi e compiti tanto tutto, partecipata. Sarà giunto il mo- (fonte UE) dell’UE che degli Stati membri. Per mento? 12 AMBIENTE

L’innevamento artifi ciale nelle Alpi testo di Francesco Pastorelli prolungata. E forse il prolungamento dell’acqua non superiore a 2°C. Con e Felix Hahn della stagione sciistica è ora il vero temperature superiori l’innevamento [email protected] scopo della neve artifi ciale. rischia di diventare antieconomico (per foto di Francesco Pastorelli Si chiama neve artificiale perchè questo motivo sempre più spesso si necessità di macchinari per essere utilizzano additivi chimici che incidono prodotta, ma è composta da aria e sulla temperatura alla quale l’acqua innevamento artifi ciale ha ori- acqua come la neve naturale. Per passa allo stato solido). gine negli Anni ’50 negli USA, la sua produzione la neve artifi ciale La neve artifi ciale viene prodotta tra- L’da dove si propaga in tutto il necessita però di ingenti quantitati- mite cannoni ad aria compressa o con Nord America; soltanto vent’anni dopo vi di energia. A dire il vero si tenta cannoni a elica. Nel primo caso l’aria giungerà nelle Alpi dove avrà una de- spesso di sostituire l’appellativo “arti- compressa viene alimentata tramite dei cisa espansione in concomitanza con fi ciale”, che nell’ambito del marketing tubi, nel secondo la corrente d’aria è gli inverni scarsamente nevosi della turistico ha signifi cato negativo (in prodotta da un’elica che necessità di seconda metà degli anni ’80. All’inizio contrapposizione a “naturale”), con il corrente elettrica. L’impiego dell’una la neve artifi ciale doveva servire a più tecnologico “programmata”. Le tec- o dell’altra tecnica è in funzione delle compensare le lacune dell’inneva- niche di produzione di neve artifi ciale condizioni locali. Ciò che si vede sulle mento naturale (la maggior usura di prevedono la nebulizzazione di fi nissi- piste sono solamente gli innevatori (e determinati tratti di pista), oggi alcuni me goccioline d’acqua in aria fredda. al limite i punti di prelievo dell’acqua); comprensori sciistici alpini sono in gra- Parte dell’acqua evapora sottraendo in realtà il sistema per la produzione do di innevare artifi cialmente la totalità calore all’ambiente in modo che le di neve artifi ciale richiede anche un delle piste ed è l’innevamento naturale goccioline rimanenti si raffreddino, sistema di captazione dell’acqua, punti ad essere diventato un’integrazione di gelino e cadano a terra sotto forma di prelievo, serbatoi, pompe, tubazioni quello artifi ciale. Ogni sciatore cono- di cristalli e minuscoli frammenti di (per acqua e aria compressa), com- sce la differenza tra neve artifi ciale e ghiaccio. Per realizzare effi cacemente pressori, impianti di alimentazione, cavi naturale. Con la neve artifi ciale non questo processo sono necessarie interrati e un sistema di controllo. soltanto è cambiato il modo di sciare, temperature dell’aria inferiori a -4°C, L’acqua è la risorsa principale. Con ma la stessa stagione dello sci è stata umidità inferiore all’80% e temperatura 1.000 litri (1 m3) si riescono a pro- 13 durre da 2 a 2,5 metri cubi di neve. energetico pari a circa 25.000 kWh Dal punto di vista economico la neve Per realizzare l’innevamento di base per ettaro di pista. Applicando que- artifi ciale ha costi ingenti sia in termini (30 cm) per una pista di un ettaro sto valore all’intero sistema di piste di investimento che di gestione. Si di superfi cie occorrono almeno un innevate artifi cialmente di tutto l’arco calcola che in Svizzera per un chilo- milione di litri d’acqua (mille metri alpino (circa 24.000 ettari) si avrebbero metro di pista innevabile occorra un cubi). Si calcola che per innevare un 600 milioni di kWh che è all’incirca il investimento di circa 650.000 euro e ettaro di pista per tutta la stagione consumo annuo di energia elettrica costi di gestione di circa 33.000 euro occorrano 4.000 metri cubi di acqua. di 130.000 famiglie. Nelle Alpi le piste (con un differenza irrisoria tra un in- Ne consegue che per innevare i quasi innevabili artifi cialmente sono il 27% verno normale e uno con scarsità di 24.000 ettari di piste innevabili delle del totale (anche se oltre il 90% delle precipitazioni). Chi si assume questi Alpi se ne vanno poco meno di 100 stazioni sciistiche più grandi dispone costi? Dato che spesso i comuni sono milioni di metri cubi di acqua a stagio- di impianti per l’innevamento artifi cia- comproprietari delle imprese che gesti- ne. L’acqua viene prelevata da torrenti, le); i paesi con la maggior quantità di scono gli impianti e che quasi sempre sorgenti o dalla stessa rete dell’acqua piste innevabili sono Austria ed Italia gli enti locali (con modalità diverse a potabile in un periodo - da novembre (con circa 40% del totale). Nell’arco seconda dei paesi) partecipano alla a febbraio – tra l’altro di scarsità e di alpino il primato assoluto spetta alla ripartizione dei costi, è diffi cile capire magra. Per questo motivo, oltre che Provincia di Bolzano che “vanta” l’80 chi e in che misura paga. Sono tra l’al- per la necessità di disporre di ingenti % delle piste innevabili artifi cialmente. tro notevoli le pressioni sulle pubbliche quantitativi d’acqua in tempi brevi, La tendenza è per una generale cre- amministrazioni affi nché aumentino viene sempre più spesso perseguita scita: tra il 1997 ed il 2002 in Francia il loro apporto fi nanziario. Tra le pri- la via degli invasi di raccolta. la superfi cie innevabile è aumentata me conseguenze dei costi elevati è Oltre all’acqua occorrono notevoli del 60%, in Svizzera è raddoppiata e in da citare il rincaro degli skipass, che quantità di energia. Il consumo energe- Germania è aumentata del 140%. Dif- causerà la fi ne dell’epopea dello sci tico dipende da fattori quali l’ubicazione fi cile prevedere dove si possa arrivare, inteso come “sport popolare”. delle piste, la tipologia di impianto, tuttavia in Alto Adige o in Val d’Isére Veniamo agli effetti sull’ambiente. In- l’approvvigionamento idrico e le condi- sono molti i comprensori sciistici in nanzitutto va considerata l’elevata zioni climatiche. Ultimamente i modelli grado di innevare artifi cialmente la necessità di infrastrutture (posa di di cannoni da neve hanno migliorato totalità delle piste. A destare preoc- tubazioni per acqua, aria, cavi, sta- la loro effi cienza, ma è anche vero cupazione, più che l’aumento delle zioni di pompaggio), effettuata con che è aumentato in modo esponen- superfi ci innevabili, è l’espansione macchinari pesanti che possono inci- ziale il numero di impianti. Si è stato verso l’alto, ossia l’aumento di superfi ci dere sui delicati ecosistemi montani. calcolato per le Alpi francesi, sulla innevabili a quote sensibili dal punto Questi interventi vanno a sommarsi base dei consumi energetici relativi di vista ecologico. Già oggi vengono a quelli, tutt’altro che trascurabili, che alla stagione 2001-2002, un consumo innevate parti di alcuni ghiacciai. permettono di realizzare le piste. Non

Nella pagina di apertura: innevamento artifi ciale a Limone Piemonte. In questa pagina: innevamento artifi ciale all’Alpe d’Huez (foto L. Mercalli/SMI). Nella pagina accanto: neve artifi ciale e prati naturali (foto O. Baumeister/Gesellschaft fuer oekologische Forschung, München).

14 ci sono studi sul lungo periodo per degli impianti di innevamento possono non può essere legato unicamente alla quel che riguarda gli effetti della neve essere di disturbo per l’uomo e per gli pratica dello sci, e questo non soltanto artifi ciale sulla vegetazione e la fl ora, animali. A corollario di quanto detto in ragione dei cambiamenti climatici, tuttavia, il fatto che sulle piste inneva- occorre infi ne considerare il contesto ma anche a causa dell’invecchiamen- te artifi cialmente la neve resista più del cambiamento climatico in atto e le to della popolazione europea e della a lungo, che la pressione esercitata sue conseguenze sulla pratica degli concorrenza da parte delle località dalla stessa neve sia maggiore (con- sport della neve. esotiche rispetto alle classiche setti- tiene più acqua, quindi pesa di più), È in corso un aumento delle temperatu- mane bianche. che l’acqua con la quale si produce re del pianeta e le Alpi sono particolar- Lo sci è minacciato da limiti fi nanziari, la neve contenga più minerali e so- mente sensibili a questo cambiamento. ecologici e culturali: i cannoni da neve stanze nutritive, provoca alterazioni A ogni aumento di 1°C della temperatu- non sembrano in grado di risolvere del manto vegetativo. Capitolo a parte ra corrisponde un innalzamento di 150 questi problemi, ma casomai li am- meriterebbero gli effetti dell’impiego metri dello zero termico. Ciò comporta plifi cano. Già oggi in alcune località di additivi chimici o di microrganismi un più rapido scioglimento delle nevi turistiche invernali alpine la maggior che consentono la formazione di neve (sotto gli occhi di tutti lo scioglimento parte degli ospiti non pratica lo sci di a temperature più elevate. L’acqua dei ghiacciai) ma soprattutto si riduce pista, ma predilige le escursioni, le prelevata da sorgenti, ruscelli, dalla il numero delle giornate di neve certa. passeggiate, la cultura, il relax o l’eno- falda o dalla rete idrica potabile nel Secondo studi attendibili, nelle Alpi gastronomia. Elementi questi ultimi che periodo invernale incide per quantità meridionali francesi in un futuro non necessitano di un ambiente intatto, di e intensità di prelievo sul bilancio idri- troppo lontano non esisteranno più originalità e genuinità del paesaggio. In co in periodi di scarsità di acqua. Per località con neve certa, mentre nelle futuro, soprattutto per le località dove contro, in primavera, in occasione dello Alpi svizzere e austriache disporranno la neve naturale verrà sempre meno, scioglimento, si può avere un eccessivo di neve certa soltanto le località al di sarà quindi indispensabile diversifi care scorrimento dell’acqua sulle piste. A sopra dei 1600-2000 metri. Discorso l’offerta turistica. tutto questo vanno aggiunti il rumore analogo per le Alpi italiane. Un futuro e l’inquinamento luminoso. Il rumore con ancora più neve artifi ciale quindi, Un dossier dettagliato sull’innevamento dei cannoni da neve, soprattutto di con la conseguente scomparsa delle artifi ciale nelle Alpi, curato da Felix Hahn notte e nelle valli strette, è udibile a stazioni sciistiche a quote medio-basse. della CIPRA Internazionale, è consulta- lunghe distanze; la luce ed il rumore Il destino delle località turistiche alpine bile sul sito www.alpmedia.net 15 TERRITORIO

Il sentiero del Plaisentif Tra borgate e alpeggi che producono l’antico “formaggio delle viole”

Una lunga traversata in quota, tra i parchi della Val Troncea e dell’Orsiera Rocciavrè, collega borgate e alpeggi caratteristici dell’alta Val Chisone, recuperando i sentieri e le mulattiere che venivano percorsi dai montanari. Un’esperienza unica, a contatto con i pastori e il “vero” mondo della montagna.

testo e foto di Stefano Camanni è spostata verso quella turistica, tutti [email protected] questi percorsi sono via via scomparsi, in favore magari di altri sentieri escursio- ercorrendo in auto la strada che nistici che dal fondovalle portano verso sale lungo la Val Chisone non i colli e le cime più alte. Ppassano inosservate le borgate di Il progetto, realizzato dalla Comunità Grand Puy, dell’Allevé, di Villardamond montana Valli Chisone e Germanasca, e di Chezal, collocate mirabilmente sul con un fi nanziamento del Gal Escarton versante che si alza sulla destra. Quello Valli Valdesi, e curato dalla cooperativa che colpisce è la disposizione alla stessa Arnica di Torino, ha individuato un lungo quota, quasi seguissero una curva di sentiero, di quasi 50 chilometri di lun- livello della carta topografi ca. Ed è pro- ghezza, che collega fra di loro i parchi prio questa suggestione ad aver spinto naturali della Val Troncea e dell’Orsiera l’ideazione di un lungo sentiero a mezza Rocciavrè, toccando alpeggi e borgate costa nell’alta Val Chisone. L’obiettivo, dell’alta valle. almeno iniziale, è stato quello di recu- perare quella ricca rete di sentieri che Il formaggio delle viole un tempo collegava tra di loro borgate Proposta forte e originale del percorso e alpeggi e che creava vere e proprie è raccontare e di valorizzare l’economia vie di comunicazione per lo scambio pastorale che da sempre caratterizza e il commercio, che allora raramente l’alta valle, e in particolare un formaggio, avvenivano lungo il fondovalle. Poi, con il Plaisentif, recentemente riscoperto a l’abbandono di alcune di queste borga- opera del Comune di . te, con la creazione delle strade e con Narra un antico documento del ‘500 di un un’economia che progressivamente si formaggio d’alpeggio talmente rinomato Arrivando a Faussimagna. 16 Lungo il sentiero tra Grand Puy e Faussimagna

da essere considerato “più prezioso del per l’escursionista di entrare in contat- Il sentiero del Plaisentif capretto e del montone” e da venir utiliz- to, seppur fugacemente, con i valori di zato in alcune circostanze come omaggio un’economia montana e pastorale che Tra borgate e alpeggi che producono per risolvere le questioni diplomatiche tra sembra ormai lontana miglia e miglia la Francia e il Ducato di Savoia. dalla realtà dei piccoli e grandi centri l’antico “formaggio delle viole” Gli alpeggi che producono questo anti- della pianura. Sono così possibili incontri co formaggio sono tutti collocati in alta di ieri e di oggi. Di ieri, con la scoperta Val Chisone, con pochi sconfi namenti dell’antico forno comunitario della Bor- nella vicina Valle di Susa e il sentiero, gata di Villardamond, delle meridiane di non a caso, ne tocca ben sette (Alpe Balboutet, delle fontane del Grand Puy Meys, Troncea, Grand Puy, Assietta, o del gigantesco paravalanghe che da Balboutet, Pian dell’Alpe, Selleries). Il sempre protegge la borgata di Pequerel, nostro protagonista, che viene anche ma anche di come venivano un tempo chiamato “formaggio delle viole”, è una liberati i campi dalle pietre per la colti- toma particolarmente profumata proprio vazione o di come erano organizzate le perché viene prodotta nel mese di giugno case tradizionali. quando i pascoli sono ancora ricchi di Di oggi, nella visita discreta a chi, nei bei fi ori viola. Il progetto di valorizza- mesi estivi, porta ancora le mucche su zione di questo formaggio, sostenuto nell’alpeggio e produce il formaggio. dall’assessorato provinciale Agricoltura Come la famiglia Raso, che sale dal e Montagna, prevede la produzione di 1926 ogni anno all’Alpe Meys, nel cuore alcune centinaia di forme l’anno e fi ssa del Parco naturale della Val Troncea, e Fioritura di viole a Pian dell’Alpe norme precise. Per garantirne la qualità, il che racconta di come il latte prodotto in Plaisentif non può essere venduto prima alta montagna, grazie all’alimentazione della terza domenica di settembre, quan- ricca d’erba verde, ha un sapore del do le vie del paese di Perosa Argentina tutto particolare; o di come il segreto ospitano la Fiera del Plaisentif, una fi era del Plaisentif sia legato anche alla sua del formaggio d’alpeggio che ha origine speciale lavorazione, con una tempera- nella notte dei tempi. tura di ebollizione del latte leggermente inferiore a quella classica e la mancanza Gli alpeggi di pressatura delle forme di formaggio. Ma il vero interesse del lungo sentiero, O come la famiglia Challier, a Balboutet, più del prelibato Plaisentif, è l’opportunità presso la quale si può assaggiare e

Arrivando a Faussimagna. Mucche al pascolo all’Alpe Meys. 17 acquistare tome, burro e ricotta del- l’alpeggio. Il percorso in breve L’intero sentiero del Plaisentif è tracciato Grand Puy a terra con tacche bianco e rosse ed è accompagnato da appositi segnavia in legno e alluminio. Nei pressi degli alpeggi il Colletto, da dove, scavalcata Rocca ma piacevole discesa porta a Seleiraut e delle borgate ci si può soffermare poi del Colle, si scende verso Cerogne e e Villaretto, nuovamente sulla strada a guardare pannelli e bacheche che si raggiunge il Comune di . Da regionale della Val Chisone. illustrano e raccontano il tracciato e i qui si sale verso Pian dell’Alpe, per poi motivi di interesse delle varie località. traversare nuovamente a mezza costa Un sentiero per tutte le stagioni Non mancano i punti dove fermarsi a e affacciarsi sulla conca che domina Trattandosi di un percorso a mezza mangiare e a dormire, come a Patte- e il suo forte. Toccati Pequerel costa, che si tiene su quote non parti- mouche, Allevé, Grand Puy, Balboutet, e Puy, si raggiunge Pra Catinat, per poi colarmente elevate e che supera, per Usseaux, nonché al rifugio Selleries. seguire la sterrata che porta al rifugio buona parte, dislivelli minimi, è vera- In sintesi il percorso collega fra di loro i Selleries, nel cuore del Parco naturale mente adatto a tutti. La possibilità di parchi della Val Troncea e dell’Orsiera- dell’Orsiera Rocciavrè. Infi ne una lunga percorrerne anche solo alcuni tratti, Rocciavrè. Lo si può seguire in entrambe chiudendo brevi anelli con la strada le direzioni ma, per via dei dislivelli, è regionale di fondovalle, o utilizzando i consigliabile partire dal Comune di Pra- servizi navetta estivi nel Parco della Val gelato. Dalla frazione di Pattemouche ci Troncea o nelle Borgate di Pragelato, lo si inoltra all’interno del Parco della Val rende particolarmente appetibile anche Troncea. Poco dopo la frazione di La Val, alle famiglie o a chi non è abituato a si sale leggermente alla Borgata Seytes, camminare in montagna. Altra peculiarità per poi spostarsi a mezza costa verso è la sua percorribilità in tutte le stagioni, Troncea e l’Alpe Meys. Da qui si torna in- in alcuni tratti anche d’inverno, a piedi o dietro lungo il fondovalle. Lasciato il parco con le racchette da neve. Nelle giornate e tornati a Pattemouche, il sentiero tocca primaverili e autunnali, all’interesse per in successione le borgate di Chezal, la vita d’alpeggio si sostituisce la pos- Villardamond, Allevè, Rif e Grand Puy, in sibilità di incontri frequenti e ravvicinati alto sul versante a dominare Pragelato. con gli animali del bosco, primi fra tutti Si continua poi verso Faussimagna e Mungitura al Grand Puy. caprioli e cervi. Il percorso è tracciato e segnalato, ma molto resta ancora da fare. Per evita- re, come è già successo per molti altri progetti, che negli anni questo tracciato venga man mano dimenticato, occorre promuoverlo, e soprattutto cercare di coinvolgere tutti i possibili attori locali (margari, gestori di rifugi, agriturismi, associazioni…) per renderlo “vivo” e appetibile. Tra le iniziative possibili, l’or- ganizzazione di passeggiate con il mulo, degustazioni di formaggi, visite guidate agli alpeggi e alle altre peculiarità delle borgate, ecc. Solo in questo modo sarà possibile rilanciare veramente questi percorsi storici, portarvi famiglie, escur- sionisti e appassionati, creando allo stesso tempo un’occasione di rilancio e Tome nella cantina a Troncea. Lavorazione del formaggio a Troncea. di lavoro per chi crede nel progetto. 18 FENOMENI ATMOSFERICIATMOSFERICI porta il Dove ti porta il

testo di Rosalba Graglia wind. E canzoni, cinema, poesia, spes- dio capriccioso, Eolo, che decideva il foto di Marilaide Ghigliano so hanno cercato proprio nel vento la destino e le peregrinazioni di marinai loro risposta. Così il vento ritorna in ed eroi, come Ulisse. Popolo di navi- fi lm di culto, come Via col vento o nel gatori, i greci dovevano conoscere alla a spiegazione sul dizionario ha più recente e tormentato Il vento che perfezione i venti, e ingraziarseli. I più il rigore un po’ arido delle defi ni- accarezza l’erba di Ken Loach. importanti, fi gli di Astreo (il Cielo stel- Lzioni scientifi che: un movimento Ricky Gianco cantava Il vento dell’Est, lato) e di Eos (l’Aurora), erano quattro: di una massa d’aria, di intensità e Guccini e i Nomadi il vento che si Borea, il vento impetuoso del Nord, velocità varia, generato da differenze era portato via i bambini passati per forse il soffi o stesso di Zeus, Noto, termiche e di pressione atmosferica. il camino dell’odio nazista, ad Au- umido vento dal Sud, Zefi ro,il vento Ma nel nostro immaginario il vento è schwitz. Montale in Corno Inglese che annuncia la primavera e soffi a da molto di più di una corrente d’aria. È parla del vento “che stasera suona… Ovest ed Euro, da Sud-est. Anche i il soffi o vitale, è l’anemos dei greci, la gli strumenti dei fi tti alberi e spazza venti secondari erano tenuti nella giu- spiritualità, è ciò che ci spinge ad agire, l’orizzonte” e forse suonerà anche sta considerazione. Rappresentati in è dolcezza, leggerezza, ricordo… “La quel vecchio e scordato strumento forma umana, con le ali e le guance risposta, amico mio, soffi a nel vento”, che è il cuore. gonfi e nel soffi o, erano a loro volta cantava Bob Dylan in Blowin’in the Gli antichi greci ne avevano fatto un quattro: Caecias o Aquilone da Nord-

Spagna, Castilla y Leon, centrali eoliche. In alto: Cattedrale di Piacenza, zodiaco, il Re dei venti.

19 est, Apeliotes da Est, Lips o Africo (poi disperdono nell’aria dalle tradizionali a un mondo popolato di cavalieri er- diventato Libeccio) da Sud-ovest, e bandierine di preghiera tibetane, che ranti come Don Chisciotte (che nel Skyron da Ovest e Nord-ovest. In tutto, hanno il nome affascinante di “cavalli suo delirio li vedeva con giganti da otto creature divine veneratissime, e del vento”. E nel tempio di Yasuku- sfi dare a duello) ma anche a una di- raffi gurate in un edifi cio costruito ad ni-jinja a Tokyo i nomi dei caduti in mensione di vita contadina, in cui il Atene nel I sec. a. C.: la cosiddetta guerra sono scritti su foglietti di carta vento era la forza in grado di macinare Torre dei Venti. Riportata alla luce solo di riso: il vento li muove e fa sì che il grano e le olive o di far muovere a metà Ottocento, era stata costruita quei guerrieri continuino a vivere… pompe idrauliche e altri macchinari. dall’astronomo macedone Andronico Gli esempi potrebbero essere infi niti. È antichissima, la storia dei mulini a di Kyrrhos: un edifi cio ottagonale di Il vento soffi a potente anche nei modi vento, che forse vengono inventati in marmo bianco, ciascun lato, di 3.20 di dire più comuni: “qual buon vento, Persia, 700 anni prima di Cristo. Ed metri di lunghezza, sormontato da parlare al vento, chi semina vento, è singolarmente la stessa anche in un bassorilievo con la raffi gurazione avere il vento in poppa…”. luoghi lontani e diversi. Nel Medioevo e di un vento. Al culmine della torre si Sembra davvero che il vento sia il fi no alla rivoluzione industriale l’intera trovava un tritone di bronzo che gira- motore del nostro agire e del mondo. Europa era infatti costellata di muli- va al soffi are del vento e si fermava Certamente è stato per lungo tempo ni a vento. Così i quelli bianchi della secondo la sua direzione, in corri- il motore dei viaggi di esplorazione, a Mancha sono identici ai mulini delle spondenza della fi gura scolpita nel bordo di grandi navi mosse solo dal isole del vento dei Greci, le Cicladi, o marmo. Una specie di rosa dei venti vento, come di attività più quotidiane della Provenza di Alphonse Daudet, in versione tridimensionale, da ac- e tranquille. l’autore delle Lettere dal mio mulino. costare in quanto a spettacolarità Da sempre l’uomo ha cercato di im- Un copione che si ripropone a Malta alla monumentale rosa dei venti brigliare l’energia dei venti per trarne come in Sicilia, in Portogallo e a Creta. che Enrico il Navigatore, il so- vantaggi pratici. I mulini a vento che Più a nord, nel paese dei mulini per vrano portoghese dell’età delle ancora oggi sono la cifra paesaggistica defi nizione, l’Olanda, e nelle storiche grandi scoperte geografi che, della Mancha spagnola ci rimandano Fiandre, dove l’ energia eolica serviva fece raffi gurare nel cortile della anche a bonifi care paludi e drenare sua Scuola di Navigazione al l’acqua dai polder, viene introdotto il promontorio di Sagres, estre- mulino a torre di legno, che si ritrova ma prua dell’Europa proiettata in molti dipinti fi amminghi. verso l’oceano. Oggi i giganti di Don Chisciotte sono Anche la mitologia cinese ha tornati a disegnare uno “sky-line” inso- il suo dio del vento, Fei Lian. lito sulle coste della Sardegna come Mantre Vayu è il dio induista del su quelle della Francia atlantica o della vento e dell’aria, l’alito divino penisola scandinava. Sono i mulini a che fa respirare e vivere il mon- do. Simboli e mantra buddisti si

20 vento contemporanei delle centrali hanno permesso di risparmiare oltre vento. Costruisce siepi frangivento per eoliche, sorti fra polemiche che curio- mezzo miliardo di metri cubi di gas al riparare vigneti e coltivazioni e per samente hanno contrapposto tra loro giorno e le previsioni per il 2007 sono frenare l’erosione esercitata sui litorali, gli stessi ambientalisti, quelli schierati ancora più interessanti: si pensa di sulle dune di sabbia, sulle scogliere. a favore della ricerca di energie alter- installare nuovi impianti per 3.000- Inventa architetture “anti-vento” che native e quelli preoccupati dell’impatto 3.500 mW. spesso sono piccoli capolavori: co- estetico di quei filari di bianchi ed esili In Europa, è il Mare del Nord ad essere me i bovindo delle case liberty del neo-mulini nel paesaggio. destinato a diventare il maggiore cen- centro di Torino (casa Fenoglio in via Rimane un fatto la necessità di rispon- tro eolico: secondo le stime dell’Ewea Principi d’Acaja, casa Tasca in via dere ai cambiamenti climatici in atto, (Associazione Europea per l’Energia Piffetti, le case di via Cibrario, di Corso e in fretta. In America le “fattorie del Eloica) dovrebbe costituire il 50% dei Francia…) o le verande di legno delle vento” stanno moltiplicandosi. Secon- 300 gigaWatt di energia eolica prodotti case di Creta, di Malta, della Galizia do i dati dell’AWEA (l’Associazione in Europa nel 2030. e quelle di Bruges, magari decorate Americana dell’Energia del Vento) solo In attesa di tornare a riscoprire il ven- da curiosi automi. nei primi 9 mesi del 2006 sono stati to come fonte energetica, possiamo Anche le banderuole segnavento su installati 2.750 megawatt di energia continuare a goderne il piacere e am- tetti e cupole hanno il fascino di un’arte eolica, portando a 10.492mW l’intera mirarne la forza, che modella gli alberi popolare che riprende temi ricorrenti. produzione di energia eolica degli Stati e ridisegna i deserti, ma può anche A cominciare dai galletti di latta, che Uniti, in grado di fornire elettricità a 2 essere distruttiva. lassù sembrano voler giocare con il milioni e mezzo di abitazioni: il 20% Così, quando non riesce, o non vuole, vento. Chissà che ogni tanto anche dell’energia totale. utilizzarne l’energia a proprio vantag- Eolo non abbia voglia di divertirsi un Finora le fattorie del vento americane gio, l’uomo impara a proteggersi dal po’…

Sullo sfondo: Spagna, La Mancha Consuegra. Mulini a vento. In alto nella pagina precedente da sinistra: Francia, Borgogna, Avallon St. Lazara: zodiaco, Acquario; Grecia, Atene, agorà romana: Torre dei venti. In questa pagina a sinistra, Francia, Provenza, Port-Cros vista del “Sentier des crêtes”; Torino liberty, bovindo e torre.

21 ECOSISTEMI

testo e foto di Antonello Provenzale [email protected]

Il grande cratere Marktesh Ramon.

Uadi nella valle dello Zin. Sorgenti nella zona dello Zin. 22 ark Twain, scrisse, nel 1867, diversi, con colori che vanno dal giallo, principali protagonisti degli ecosistemi durante un viaggio in Palestina al nero, al rosso, al verde, ed è segnato aridi, capace di resistere a lunghissimi Mche il Negev era “una desola- da un reticolo di letti asciutti di torrenti, periodi di totale aridità entrando in uno zione che neppure l’immaginazione può gli “wadi”. Questi sono fra i punti più pe- stato di “dormienza”. adornare di vita e d’azione…”. Ma in ricolosi del deserto: improvvisi temporali, effetti non è così, e la natura può avere anche assai lontani, possono generare La crosta batterica e i vantaggi della più immaginazione degli uomini.. I deserti repentine onde di piena che riempiono il dormienza ospitano complessi ecosistemi, grazie a letto del torrente travolgendo ogni cosa, Il terreno delle zone aride è spesso particolari adattamenti che permettono inclusi auto e bus che possono trovarsi ricoperto da una crosta che lo rende ad animali e piante di vivere in un regi- a transitare nello “wadi”. parzialmente impermeabile. La crosta me di precipitazioni scarse, intermittenti Più a nord, in prossimità del campus può essere di origine fi sica, legata a e imprevedibili, concentrate in pochi di Sede Boqer, si apre la bianca Valle processi di compattazione del suolo e eventi intensi. dello Zin, anch’essa caratterizzata da alla forte evaporazione, oppure biologica, Come il deserto del Negev, nel sud di notevoli fenomeni di erosione dovuti dovuta alla presenza di una pellicola Israele. Qui, la precipitazione media alle sporadiche ma temporaneamente microfi tica di cianobatteri che ricopre annua decresce da nord verso sud, da intense precipitazioni e da paesaggi uniformemente la superfi cie del suolo. poco più di 200 millimetri di pioggia in- che sembrano usciti da un manuale di I cianobatteri (talvolta chiamati alghe torno alla città di Beer Sheva a poche geomorfologia. In questa valle si trova il verdi-azzurre) emettono una sostanza decine di millimetri nella Valle di Arava, Parco nazionale dell’Oasi di Ein Avdat, mucosa che riduce fortemente l’infi ltra- a sud del Mar Morto. dove sorgenti di acqua dolce permettono zione dell’acqua piovana. Grazie a ciò, la l’esistenza di una vegetazione arborea pioggia che cade sulla crosta microfi tica Crateri, wadi e la forza erosiva rigogliosa. L’oasi ha offerto rifugio, nei non penetra completamente nella sabbia Il deserto del Negev si estende a sud secoli scorsi, a una piccola comunità sottostante, ma scorre almeno in parte della città di Beer Sheva, arrivando fi no di eremiti, e poco distante sorgono le verso i radi cespugli che punteggiano il al Mar Rosso. A ovest confi na con le rovine dell’antica città nabatea di Avdat, paesaggio desertico. grandi distese del Sinai egiziano, mentre posto di tappa e ristoro per le carovane In prossimità dei cespugli, le radici che a est, oltre la Valle di Arava, si trovano le sulla via delle spezie. rompono la crosta batterica e i detriti ve- montagne aride della Giordania e i suoi Il deserto del Negev ospita un ricco eco- getali accumulati sotto di essi permettono deserti, percorsi un tempo dalle carovane sistema, che include, ai livelli trofi ci più all’acqua di infi ltrarsi ed essere assorbita. che facevano sosta a Petra. Molte aree alti, predatori come i lupi del deserto In questo modo, la vegetazione arbustiva del Negev sono protette da un sistema (Canis lupus arabs), che si possono riceve molta più acqua piovana di quanta di riserve naturali: fra queste, il cratere incontrare senza troppe diffi coltà, leopardi ne potrebbe intercettare direttamente, “Maktesh Ramon”, le sorgenti di Ein arabi (Panthera pardus nimr); molto più e la presenza della crosta microfi tica Avdat, le dune sabbiose di Nizzana al rari, volpi (Vulpes rueppelli, Vulpes ca- è perciò uno degli ingredienti fonda- confi ne con l’Egitto, e il Parco nazionale na), fennec (Vulpes zerda), iene striate mentali per il buon funzionamento degli di Timna con le sue incisioni rupestri. Nel (Hyaena hyaena), e numerose coppie di ecosistemi desertici. Crosta batterica e Negev si trova anche il campus universi- capovaccaio (Neophron percnopterus), arbusti sono alla base dei meccanismi tario di Sede Boqer dell’Università “Ben facilmente visibili sulle pareti rocciose di stabilizzazione delle dune sabbiose Gurion”, dove è attivo il centro interna- intorno ad Ein Avdat. Fra gli erbivori, si come quelle di Nizzana, e la loro distru- zionale “Jacob Blaustein” per lo studio incontra l’emione (asino selvatico asiatico, zione, ad esempio per pascolo eccessivo, dell’ecologia del deserto, che collabora Equus hemionus onager), reintrodotto può portare alla riattivazione delle dune con la rete di strutture scientifi che del- da diversi anni, e perfi no lo stambecco stesse. In aggiunta, la crosta batterica l’Unione Europea. nubianico (Capra ibex nubiana), una colora di scuro la superfi cie del deserto, Il Negev è caratterizzato dalla presenza sottospecie leggermente più chiara e riducendo la rifl essione della radiazione di alcuni splendidi crateri di erosione, slanciata di quella che vive sulle Alpi. solare, scaldando gli strati d’aria vicino palestre ideali per lo studio della geologia. Vista l’estrema carenza d’acqua, pos- al suolo e favorendo, in ultima analisi, i Il più noto è il Maktesh Ramon, il “grande siamo chiederci come riesca a mante- moti convettivi atmosferici che possono cratere”, lungo circa 40 chilometri. Sul nersi la produzione primaria (ovvero, la portare a un aumento della precipitazione margine nord, il Maktesh Ramon of- produzione di biomassa vegetale tramite (un processo di retroazione positiva noto fre una vista spettacolare, con un salto fotosintesi) alla base di questa complessa come “meccanismo di Charney”, dal no- roccioso mozzafi ato. Il fondo del cratere rete trofi ca. Parte della risposta sta nella me del meteorologo che lo identifi cò). è costellato di affi oramenti di minerali presenza della crosta microfi tica, uno dei Durante la stagione delle piogge, nella

Stambecchi della Nubia. 23 Forme di erosione nel Parco nazionale del Timna.

zona di Nizzana cadono circa cento seguito alla rottura della crosta microfi - Per saperne di più: millimetri di acqua piovana, concentrati tica, l’acqua piovana viene assorbita dal J.J. Charney, Dynamics of deserts and in pochi eventi intensi. La stagione secca terreno senza più essere convogliata drought in the Sahel. Quarterly Journal dura molti mesi, durante i quali la scar- verso gli arbusti, che possono quindi of the Royal Meteorological Society, 101, sità d’acqua diventa cruciale. In questo seccare più facilmente. Sparita la crosta 193-202 (1975). periodo, la crosta batterica adotta una e ridotta la vegetazione arbustiva, le dune N.E.West, Structure and function in strategia basata sulla “dormienza”: i sabbiose possono mobilizzarsi, e tutto mycrophitic soil crusts in wildland eco- batteri entrano in uno stato di letargia, l’ecosistema può andare incontro a una systems in arid and semi-arid regions. riducendo al minimo il metabolismo e drastica alterazione. Una volta innescato Advances in Ecological Research, 20, bloccando del tutto la divisione cellu- questo processo di “desertifi cazione”, non 179-223 (1990). lare. In questo stato, i batteri possono è semplice ritornare a un ecosistema at- M. Bear, J. von Hardenberg, E. Meron, sopravvivere per molto tempo. La crosta tivo con crosta e arbusti funzionali, e può A. Provenzale, Modelling the survival diventa quindi una “bella addormenta- essere necessario attendere un lungo of bacteria in drylands: the advantage ta”, in attesa di essere risvegliata dalle periodo di tempo prima che l’equilibrio of being dormant. Proceedings of the condizioni propizie. si ristabilisca. Royal Society B: Biological Sciences, Alle prime piogge, la crosta microfi tica è I meccanismi appena descritti sono attivi 269, 937-942 (2002). in grado di “rifi orire”, tornando alla piena negli ambienti aridi con precipitazione attivitàattività nelnel girogiro didi pochepoche decinedecine didi minuti.minuti. annuaannua ddell’ordineell’ordine ddii ppocheoche ccentinaiaentinaia AncheAnche sese nonnon tuttitutti i batteribatteri sonosono capacicapaci didi millimetri.millimetri. SeSe cici spostiamospostiamo inin zonezone didi eentrarentrare iinn sstatotato ddormiente,ormiente, qquestauesta concon pprecipitazionirecipitazioni lleggermenteeggermente ppiùiù aab-b- strategiastrategia è relativamenterelativamente diffusadiffusa tratra quelliquelli bondanti,bondanti, inin zonezone ricopertericoperte dada savana,savana, espostiesposti a fortiforti stressstress ambientali.ambientali. UnoUno incontriamoincontriamo inveceinvece unun ecosistemaecosistema dovedove studiostudio modellisticomodellistico sullasulla dinamicadinamica delladella lala crostacrosta battericabatterica è sostanzialmentesostanzialmente as-as- crostacrosta microfimicrofi ticatica haha indicatoindicato cheche lala stra-stra- sente,sente, mentrementre sisi osservaosserva lala coesistenzacoesistenza tegiategia delladella dormienzadormienza è particolarmenteparticolarmente frafra ppianteiante erbaceeerbacee annualiannuali eded alberi.alberi. Qui,Qui, utileutile inin condizionicondizioni didi forteforte variabilitàvariabilità am-am- i mmeccanismieccanismi ssonoono aaltri,ltri, e iill ffuocouoco e iill bientale,bientale, comecome avvieneavviene nelnel deserto,deserto, dovedove pascolopascolo (di(di erbivorierbivori selvaticiselvatici o domestici)domestici) permettepermette aiai batteribatteri capacicapaci didi dormienzadormienza possonopossono ggiocareiocare uunn rruolouolo ddiverso,iverso, a vvolteolte didi sopravviveresopravvivere piùpiù a lungolungo didi quelliquelli cheche essenzialeessenziale alal mantenimentomantenimento delladella funzio-funzio- rimangonorimangono ssempreempre aattivi.ttivi. nalitànalità e ddellaella rricchezzaicchezza ddell’ecosistema.ell’ecosistema. Naturalmente,Naturalmente, llaa sstrategiatrategia ddellaella ddormien-ormien- MaMa qquestauesta è uun’altran’altra sstoria.toria. zaza presentapresenta ancheanche svantaggi:svantaggi: lala crostacrosta risultarisulta particolarmenteparticolarmente sensibilesensibile allaalla Lupo del deserto. distruzionedistruzione meccanicameccanica nelnel periodoperiodo secco,secco, perper eesempiosempio a ccausaausa ddii uunn eeccessivoccessivo passaggiopassaggio ddii bbestiameestiame aall ppascolo.ascolo. IInn

24 AMBIENTE La città e i suoi tempi

Uscita degli operai dallo stabilimento Fiat di Torino Mirafi ori (foto D. Fracchia). testo di Enrico Massone [email protected] foto Realy Easy Star

“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure” Italo Calvino

er la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione P urbana mondiale supera quella rurale. Come interpretare l’evento? Nessun allarme per l’Onu che con- sidera “il fenomeno positivo poiché l’urbanizzazione è anche un indica- tore di sviluppo” e ricorda come gli europei e i nordamericani insediati in città siano più del 75%. Tuttavia le perplessità rimangono perché vivere Traffi co a New York. in città diventa ogni giorno più pro- blematico. rinnovabili e sistemi di interrelazioni l’urbanistica, oltre a organizzare lo Il geografo Giuseppe Dematteis affer- più a misura d’uomo. spazio in modo razionale e scientifi co, ma che “le città sono per defi nizione A migliorare l’accessibilità dei cittadini abbia imparato a progettare il tempo, insostenibili, in quanto importatrici ai servizi e alle funzioni d’interesse cioè “a regolare il tempo personale di risorse e produttrici nette di rifi uti generale, ci pensano (o dovrebbero degli abitanti di una città, trasformando in costante squilibrio energetico nei pensarci) le politiche temporali ur- parte del tempo di vita individuale in confronti di un ambiente esterno ormai bane che mettono in relazione orari, tempo pubblico, attraverso la defi ni- esteso a scala planetaria”. Se è vero calendari e tempi di percorrenza con zione e la normazione degli orari di che la città favorisce i rapporti sociali, il gli spazi e le strutture. lavoro, che rappresentano la prima confronto fra culture diverse, gli scambi Paragonando la città a un organismo forma di tempo sociale, utilizzabile commerciali, è ormai indispensabile spazio-temporale, Sandra Bonfi glioli, collettivamente nelle grandi offi cine”. adottare nuove strategie per com- docente di urbanistica temporale (spe- Con la separazione netta tra i momenti battere il degrado urbano con una cializzazione della pianifi cazione terri- dedicati alla vita e quelli dedicati al drastica riduzione degli inquinamen- toriale) al Politecnico di Milano, rileva lavoro, il tempo della città è ritma- ti, un signifi cativo impiego di risorse come la civiltà industriale attraverso to dalle esigenze della fabbrica che 25 periodo industriale separava il con- centrico urbano dal resto del territorio. Le ricerche di “time budget analysis” nelle città odierne, registrano il veloce innalzamento del picco di mobilità, sia privata che pubblica, a partire dalle prime ore del mattino, con sostanziale stabilizzazione a livelli alti per tutto l’arco della giornata e tendenza a prolungarsi anche nelle ore serali e notturne. Se rispetto al passato non è cambiata la quantità giornaliera delle ore lavorate, si sono certo trasformati modi e forme: il momento lavorativo è spesso frazionato, frantumato e sempre più mescolato con impegni e interessi della sfera privata. É anche mutato il modo di vivere e la scelta per la localizzazione degli insediamenti, diffusi su aree molto ampie e a bassa densità abitativa, sparpagliati sul territorio come parti di una città esplosa che abbia lan- condiziona la mobilità di numerose tecnologie elettroniche e telematiche, ciato le sue schegge in una vasta categorie di lavoratori, determinando cambia la sequenza degli orari di lavo- zona circostante. È entrata in crisi la picchi d’intensità del traffico in mo- ro e l’organizzazione della quotidianità stessa definizione di città, diventata menti ben precisi della giornata, in si svincola dalla rigida separazione tra un arcipelago di tessuti urbani, confu- corrispondenza dei cambi di turno momenti di vita e momenti di lavoro, samente inframmezzato da zone rurali degli operai. L’orario di lavoro diventa che appaiono sempre più interconnes- e coltivi, antichi borghi e capannoni, così il tempo per eccellenza, capace si. I ritmi delle città nelle quali viviamo piccole imprese a conduzione familiare di replicarsi in tutte le altre attività sono più fluidi, plasmati da spostamenti e grandi centri commerciali. della città e di condizionare la vita continui di persone residenti e tempo- Distanti fino a 30/50 km dagli agglo- dell’intera società. Il caso più emble- ranee, che grazie all’ampio utilizzo di merati compatti delle città tradizionali, matico è Torino, la città-fabbrica che strumenti d’informazione (computer, sorgono i condomini di due o tre piani quasi per cent’anni ha rappresentato fax, posta elettronica, telefoni cellu- e le villette a schiera o individuali: sono la punta più avanzata dell’industria lari) e di reti di mobilità intermodale strutture spontanee che spesso non automobilistica italiana. (tronchi autostradali di penetrazione rispondono a linee di programmazione Negli ultimi quarant’anni questo ele- urbana, metropolitane sotterranee coordinate e si addensano disordina- mento regolatore si riduce fino a scom- e di superficie, passanti ferroviari) tamente intorno ad arterie della comu- parire e il fenomeno assume connotati oltrepassano di continuo quella linea nicazione viaria o a nuclei marginali radicalmente diversi. Nell’era delle di demarcazione che nella città del preesistenti. L’assenza di spazi comuni organizzati (piazze, giardini) e di strut- ture pubbliche (scuole, negozi, uffici), fa sì che gli abitanti di queste città diffuse, muovendosi essenzialmente con la propria auto, usufruiscano dei servizi forniti in dimensioni spaziali di scala provinciale o regionale, accre- scendo così le problematiche della mobilità e del consumo di superficie, che oggi costituiscono la questione centrale dell’urbanistica. Ancora Sandra Bonfiglioli, impegnata da anni a progettare interazioni più ar- moniche fra gli abitanti, per sviluppare una migliore qualità della vita nelle nostre città, ricorda “quanto sia stato fondamentale il contributo dato dalle donne alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. L’urbanistica temporale infatti, non nasce nelle accademie o nelle università, ma tra la gente comu- ne - soprattutto donne - sensibile ai Roma, Piazza di Spagna. disagi del vivere in città. Verso la metà 26 degli anni Ottanta, le donne (intese come attore sociale collettivo) han- Il sorpasso delle città no posto il problema della vivibilità, chiedendo alle istituzioni di rispondere All’inizio dell’Ottocento abitava in città solo il 3% della popolazione mondiale, ai bisogni dei cittadini, ponendosi in un secolo dopo il 14%, nel 1950 il 28% e da quest’anno la soglia supera il una prospettiva complessa, capace 50%. Una tendenza che non accenna a stabilizzarsi e secondo le previsioni di studiare, organizzare e regolare raggiungerà il 60% nel 2030. In realtà, nei paesi industrializzati il movimento contemporaneamente sia gli spazi di popolazione dalle campagne alle città, oggi avanza molto lentamente sia i tempi delle città. rispetto al passato. Londra ad esempio, superò il milione di abitanti nel Una prima risposta arriva con la leg- 1820, saliti poi a 6 milioni ai primi del Novecento, mentre oggi con 7,5 ge 142/90 che assegna ai sindaci milioni non rientra neppure fra le venti città più popolose del mondo. Nel il compito di coordinare gli orari dei 1950 solo New York e Tokio raggiungevano i 10 milioni di abitanti, mentre servizi pubblici per orientarli ai bisogni oggi le megalopoli sono 20 e 15 di loro sono localizzate in paesi in via di degli utenti. L’obiettivo è restituire più sviluppo. In molte nazioni di Africa, Asia e America Latina, la gente che tempo ai cittadini, riorganizzando i abbandona le campagne non è attratta da prospettive di miglioramento o periodi di apertura al pubblico di uffici dalla sicurezza del posto di lavoro, ma dal bisogno di lasciarsi alle spalle e servizi per ridurre i tempi di attesa, condizioni di vita impossibili e senza futuro. Tuttavia, se è vero che nelle intesi sia come code agli sportelli che città si concentrano ricchezze e opportunità, è anche vero che la mag- come tempi di percorrenza. Da allora gior parte dei nuovi immigrati non trae vantaggio dall’urbanizzazione e si si sono susseguiti numerosi provvedi- avvia verso un’esistenza ugualmente povera e marginale, intersecata da menti dello Stato e delle Regioni, con percorsi viziosi e disperati, alimentati spesso da disoccupazione, malattie l’intento di sviluppare gli spunti offerti e degrado. (e.m.) dalla riflessione e creare sinergie fra le varie correnti di rinnovamento, fino a quel momento rimaste separate. Oggi che l’attenzione è focalizzata sulla trasformazione qualitativa dei servizi pubblici, numerose istituzioni condividono programmi per le politiche temporali da adottare. Al primo posto c’è il cablaggio delle città, lo sviluppo delle reti telematiche applicate anche ai servizi per intro- durre nuove logiche nella comunica- zione, accessibilità e integrazione, poi il miglioramento delle condizioni del traffico e l’incremento dei mezzi di trasporto pubblico per de-sincro- nizzare l’inizio e la fine delle attività di lavoratori e studenti, riservando una particolare attenzione ai percorsi protetti per anziani e bambini, e ai calendari di animazione negli spazi pubblici aperti quali piazze urbane, parchi, mercatini. Infine, la promozione di “banche del tempo” per favorire la socialità fra gli abitanti, stabilire rela- zioni di mutuo aiuto e fronteggiare i bisogni occasionali. A gennaio, la Regione Piemonte ha stanziato 2 milioni di euro per la creazione e il potenziamento di centri d’incontro, oratori e circoli ricreativi: “un investimento consistente, com- menta l’assessore al welfare Angela Migliasso, che consentirà a Comuni, Ipab, parrocchie, onlus, fondazioni e associazioni di realizzare interventi sui presidi nei quali si svolgono atti- vità di aggregazione, di contrasto alla solitudine e all’esclusione sociale, per promuovere la partecipazione attiva e valorizzare la cultura della solidarietà e dell’impegno sociale”. Superstrade urbane a Hong Kong (foto M. Moretti) FAUNA

a storia degli animali domestici coincide con la storia dell’uomo. LTutti gli animali che noi oggi con- sideriamo domestici, in passato erano selvatici, e sono stati addomesticati nel corso della storia dell’umanità. Non si tratta solo di cani e gatti, cavalli o galline: in altre zone del Pianeta, sono domestici anche cammelli e dromedari, bufali e lama. La ricerca genetica sull’uomo spesso diffi coltosa per problemi di riservatezza sui dati, non ha presentato analoghi problemi per gli animali domestici ed è riuscita a fare notevoli progressi. Anche l’archeologia, studiando l’uomo, e imbat- tendosi spesso nello studio di specie animali predate e allevate dall’essere umano, scopre la storia degli animali nel loro processo di addomesticamen- to, ricca di aspetti affascinanti. Mette in evidenza infatti, la grande capacità dell’uomo nell’utilizzare e modifi care l’ambiente e, contemporaneamente, la capacità degli animali nell’adattarsi a un nuovo ambiente, creato dalla coabi- tazione con l’uomo. Tra gli animali di più antica domesticazio- ne, alcuni studiosi annoverano la renna, ma quello che, per le caratteristiche comportamentali e per i documenti ar- cheologici, mantiene la palma del primo animale addomesticato, è senza dubbio il cane. Konrad Lorenz, il grande etologo austria- co, premio Nobel per la medicina, nel suo libro E l’uomo incontrò il cane ipotizza una storia. Un gruppo di uomini primitivi, cacciando, dopo uno scontro con un branco di lupi uccide una femmina con i cuccioli. Questi, rimasti indifesi, vengono catturati da un membro della tribù che il probabilmente pensa di cibarsene. I cuc- cioli, portati nel villaggio, sopravvivono e, rivelando un carattere giocherellone, vengono adottati. Poco tempo dopo, non ancora adulti, segnalano, uggiolando, l’avvicinarsi di fi ere presso l’accampa- mento e, in altre occasioni, partecipando alla caccia. L’uomo intusce subito la validità del- l’animale: attento nell’avvertire i rumori e molto veloce nell’inseguire la preda. Il lupo, infatti, percepisce istintivamente il “boccone” più facile da catturare ma, cane soprattutto, si sente parte della tribù ed il più antico animale è in prima linea a difendere gli umani. Questo potrebbe essere il meccanismo che gli consentì di entrare in “famiglia”. domestico Il lupo, infatti, è un animale sociale, e i branchi presentano al loro interno mec- testo di Federica Bertorello canismi di comunicazione complessa e [email protected] codifi cata: i cuccioli hanno una tendenza foto di Marilaide Ghigliano innata ad adeguarsi alle regole per inse- 28 rirsi nel gruppo e a collaborare alla sua Nei cani moderni, le razze da difesa difesa; nella storia superarono le barriere hanno mantenuto le caratteristiche ag- della specie e, come fanno oggi i nostri gressive del lupo: il mostrare i denti, il cani, si considerarono appartenenti alla ringhio e la tendenza a pararsi di fronte famiglia, come se fosse un branco. all’intruso. I cani da caccia presentano Se il cacciatore primitivo si fosse cibato altre caratteristiche, chiaramente derivate dei cuccioli di lupo, il rapporto dell’uomo dal progenitore selvatico, come la capa- con il cane forse non sarebbe iniziato. cità di seguire la pista di una preda o di o sarebbe iniziato con un’altra specie mimetizzarsi nella vegetazione. Nel corso animale. L’uomo ha tentato anche questo. dei secoli, sono stati poi ulteriormente Nella Pianura Padana, ancora allagata in selezionati, dando vita alle razze di cani epoche preistoriche, gli uomini vivevano da caccia conosciute. Il vero paradosso, su palafitte e, oltre all’ovvia umidità, un però, è rappresentato dai cani da pasto- grosso problema era rappresentato dai re. Sono “lupi” che difendono il gregge topi. Qui gli uomini avevano addomesti- dell’uomo, contro i loro antichi fratelli. Ma cato delle volpi: lo rivelano degli scavi anche questi cani hanno mantenuto dei e la dimostrazione che fossero animali caratteri discendenti dai loro progenitori, domestici è dedotta dalla deformazione come difendere il territorio del proprio congenita che riportavano le ossa del- branco contro altri confinanti, esatta- le zampa, deformazione che avrebbe mente come fanno i lupi in natura. impedito di vivere allo stato selvatico. Oggi in Europa il lupo è quasi estinto. Ma questo sodalizio, per quanto affasci- Sopravvive solo in alcune nazioni, come nante, non ebbe seguito, probabilmente l’Italia e, fortunatamente, è presente a causa della, volpe che, non essendo anche in Piemonte: si tenta infatti di sal- un animale sociale, e non avvertendo la vaguardare un animale che è una vera necessità vitale del branco, non entrò a banca genetica vivente. Pur essendo, far parte nella tribù umana. In seguito, si primi esemplari che derivano tutte le infatti, poco numerosi, ogni esemplare dedicarono alla caccia dei topi, i gatti, razze dei cani domestici. rappresenta un patrimonio genetico. sornioni, dormiglioni e scansafatiche, I primi furono certamente versatili, in Questo significa che se si ricominciasse ma impagabili allo scopo. grado di assolvere a molti compiti: dalla oggi il processo di addomesticamen- I primi lupi addomesticati divennero og- guardia del villaggio, all’aiuto nella caccia, to, si potrebbero ottenere centinaia di getto di scambio tra uomini ed ebbero alla conduzione di mandrie. Successiva- nuove razze di cane, con caratteri an- ampia diffusione in seguito alle migrazioni mente, i soggetti più dotati fisicamente che totalmente diversi da quelle oggi umane. Gli studi di genetica attuali dan- cominciarono a essere selezionati dal- conosciute. no ragione a questa ipotesi: pare infatti l’uomo, in modo dapprima involontario, I cani sono molto numerosi (si stima una certo che il lupo sia stato addomesticato quindi con metodi sempre più efficaci. presenza di 40/50 milioni esemplari nel soltanto poche volte nel corso della storia Quando si sono presentate nel corso dei mondo) ma con un patrimonio genetico dell’umanità. Raggiunse però, tutte le secoli mutazioni spontanee, l’uomo ha limitato, perché derivano da quelle prime, terre abitate dagli uomini ed è, da questi saputo sfruttarle e conservarle. poche, coppie di lupi addomesticati.

29 FLORA

Coltivato fi n dalla più remota antichità, il melograno, originario dell’Oriente, sacro agli egizi e ai fenici, arrivato a Roma tramite commerci con Cartagine, è una delle piante che accompagnano l’uomo da più lungo tempo.

Sei bella, amica mia, un paradiso dietro il velo le colombe dei tuoi occhi... ti fi ammeggiano le gote dietro il velo come scorze di melograne.... … tu solo mia, e fontana sigillata i cui zampilli un paradiso di melograni irrorano…

(Cantico dei Cantici - trad. A. Venanzio Reali)

30 testo di Sandro Bassi assieme a granaglie, spezie, frutta eso- suddiviso invece in tanti “polloni” gerar- foto di Fabio Liverani tica. Gli arabi, ammoniti da Maometto chicamente indifferenziati, nei secondi. [email protected] a mangiare il melograno “che purga Tuttavia la nostra è una di quelle piante dall’invidia e dall’odio” lo introdussero in che si pongono “a mezza via” tra gli uni erto, chi oggi passa guardando le Spagna, dove non a caso è l’emblema e gli altri, a seconda di fattori variabili piante frettolosamente, giusto in di Granada. da stazione a stazione e che possono Cqualche giardinetto urbano, può Oggi quasi tutti gli studiosi concordano dipendere dalla luce, dal suolo,e magari benissimo ignorare che il melograno (Pu- sull’ipotesi che il melograno abbia attra- anche da contingenze occasionali. È nica granatum) accompagna l’uomo da versato il Mediterraneo provenendo da facile, ad esempio in cortili o chiostri almeno sei millenni. Chi l’abbia portato a un Oriente lontano, collocabile verosimil- dove la luce piove dall’alto stimolando noi, e da dove, non è così chiaro: è certo mente attorno all’odierno Afghanistan. l’accrescimento in questa direzione, che già i romani lo conoscevano (ma da Vanno però ricordate le parole di un che il melograno assuma portamento quando?) ed è opinione comune che sia grande botanico del passato, Luigi Fena- arboreo, con un unico tronco nudo e una venuto da Est, probabilmente tramite roli, che nel ricordare come “la patria del chioma raccolta oltre una certa altezza; commerci. Ma da dove esattamente? melograno si sia potuta identifi care nei in tal caso si riesce ad apprezzarne Quanto a Est? Paesi orientali del Mediterraneo e nelle l’elegante “silhouette” e la caratteristica Per non sbilanciarsi, si potrebbe dire che contigue terre che dalla Transcaucasia “screpolosità” della corteccia, di placche questa pianta dai frutti disegnati da una si spingono alle pendici dell’Himalaya”, più o meno grandi, grigie con sfumature divinità, d’oro fuori e di rubino dentro, aggiunge che “l’areale primario di que- dal giallastro al rosato. I rami sono fi tti, viene “dalle profondità dell’Asia”. sta pianta è frazionato in cinque settori relativamente sottili e spinescenti. Sui testi si dice genericamente che la principali: adriatico orientale, egeico, Le foglie, caduche, hanno forma allun- patria originaria del melograno sembre- siriano-palestinese, caucasico, e il più gata (lanceolata) e un bel verde chiaro rebbe corrispondere all’antica Mesopo- vasto, asiatico occidentale”. lucido. Ma sono i fi ori a costituire il vero tamia, o forse alla Persia, ma si tratta spettacolo: di un rosso acceso, solitari o di semplifi cazioni che evocano le culle Sistematica e morfologia riuniti a due-tre in cima ai rami, appaiono dell’agricoltura. Il melograno era già noto Unico rappresentante in Italia (per quan- dalla primavera inoltrata (talvolta anche ai greci, ne parla Omero nell’Odissea, to, come detto sopra, non faccia parte aprile) fi no a tutto giugno, lasciando poi ma lo troviamo mirabilmente citato anche della fl ora autoctona) della sua famiglia il posto ai curiosi frutti che sono bacche nella Bibbia (Cantico dei Cantici). Era (Punicacee) e del suo genere (Punica), il sferiche, grandi come mele o più, di colo- sacro ai fenici e prima ancora agli egizi, melograno è un arbusto o al massimo un re variabile fra il giallo e il roseo porporino come testimoniano i reperti trovati in alberello, alto non più di 5 o 6 metri. Per e con calice apicale a guisa di corona, corredi funerari. E probabilmente è dal inciso, la differenza tra alberi e arbusti dettaglio che ha probabilmente originato Nord Africa che questa pianta è giunta è convenzionalmente intesa non tanto i numerosi signifi cati allegorico-religiosi. ai nostri avi: gli odiatissimi cartaginesi e non solo come statura, quanto come La cavità interna è divisa da setti che (da loro deriva il nome del genere e della “identità” del fusto, unico o comunque formano logge irregolari nelle quali sono famiglia) lo coltivavano, e prima di far la ben individuabile perché ne esiste uno inseriti semi poliedrici con rivestimento guerra ai romani lo hanno a loro venduto, indiscutibilmente principale nei primi, e gelatinoso e di sapore zuccherino-aci- 31 dulo, con nucleo centrale di consistenza in cui anche i prodotti “secondari” di singole Greci, veniva usato per le acconciature legnosa. Oggi noi “cittadini” non abbiamo piante erano preziosi. In Italia non esistono delle spose proprio come augurio di una più la pazienza per gustarne le proprietà (salvo eccezioni) i “melograneti”, piuttosto si discendenza numerosa. Tale simbolismo gastronomiche (e spesso neppure gli tendeva a mettere a dimora un esemplare è arrivato fi no all’estremo Oriente, come effetti al palato, vista la scarsità di polpa o due nel punto più “tiepido” circostante la si evince dal detto popolare vietnamita rispetto al nucleo) ma la società contadi- casa. Nella penisola balcanica il melograno “la melagrana si apre e lascia venire na, attraverso spremitura e successive entra a far parte dello “shibljak”, boscaglia cento bambini”; e parimenti in India le lavorazioni, sapeva ricavarne succhi, di tipo continentale con aspetti di macchia donne bevono succo di melagrana per sciroppi, confetture, tutte caratterizzate degradata, assieme alla marruca o spino combattere la sterilità. dalla strana ma gradevole commistione di Cristo (Paliurus spina-Christi), all’albero È sempre stata considerata pianta medi- tra aspro e dolce. di Giuda, al terebinto, alle fi lliree e allo cinale, con proprietà tenifughe (di disinfe- scòtano. stazione dell’intestino: veniva usato anche Ecologia, immaginario collettivo e usi Nell’antichità al melograno erano attri- contro il verme solitario) e astringenti. farmaceutici buite valenze simboliche o mitologiche. Un tempo si usava la scorza del frutto, Il melograno è una pianta che si adatta Ne è sopravvissuta un’eco fi no al Medio del fusto o della radice; i principi attivi al clima mediterraneo; in alcune regioni Evo e al Rinascimento. Prova ne sia la risiedono nei numerosi alcaloidi presenti, d’Italia (di norma non in Piemonte) riesce ricorrente presenza del frutto in dipinti del tra cui in primo luogo la pelletierina, con a inselvatichirsi diffondendosi comunque ‘300 e soprattutto del ‘400, tipicamente grandi capacità vermifughe, e l’acido non lontano da giardini o aie rurali dov’era in mano al Bambino, con allusione alla gallotannico e punicotannico per quanto coltivata. E, tipicamente sul versante orien- Resurrezione. Sul versante profano va riguarda le funzioni astringenti. Pianta tale, caratterizza cortili, muri esposti a sud, aggiunto che è simbolo di fecondità, nobile, il melograno, in cui l’utilità si è angoli e siepi riparate, al pari del rosmarino come del resto altri frutti con molti semi; sovrapposta, intrecciata, mescolata, alla o del giuggiolo, come retaggio di un’epoca attributo di Era e di Afrodite presso i sua bellezza. 32 TERRITORIO La vita sui CALANCHI testo di Vittoria Badaracco incisioni nella terra, favorita dalla se l’aspetto grigio e desolato dei [email protected] natura fl uida e incoerente dell’ar- calanchi non offre, a prima vista, un foto di Massimo Campora gilla: trattenuta in superfi cie scorre grande spettacolo di vita animale e scavando un reticolo idrografi co in vegetale, proprio la sua struttura in (frammenti della poesia Radice di miniatura e asportando lo strato su- continua evoluzione e ostile all’inse- calanchi di Gianni Repetto) perfi ciale del suolo. Questo fenomeno diarsi dell’uomo favorisce il crearsi può interessare interi versanti che di micro-habitat davvero unici e di hi non ha mai visto un calan- si presentano così aridi e inospitali, una preziosa biodiversità. co non può comprendere la caratterizzati da solchi e creste più Protetta dalla vegetazione circo- Csensazione di sorpresa che si o meno aspri, di vari colori e forme stante fi tta e intricata, trova rifugio prova affacciandosi improvvisamente (a ventaglio, a lama di coltello, a pi- in queste macchie una consistente su queste pendici grigie e desolate, ramidi e così via). avifauna, come l’averla piccola (La- che spesso si affi ancano, imponenti Il termine “calanco” nasce in Emilia nius collurio), la capinera (Sylvia e silenziose, a tutt’altri paesaggi, al Romagna, dove queste formazio- atricapilla) e la sterpazzolina (Sylvia contrario abitati, coltivati, ricchi di ni sono molto comuni, e in dialet- cantillans) insieme al succiacapre vegetazione e carichi di colore. to bolognese signifi ca “persona di (Caprimulgus europaeus), al falco È l’acqua la responsabile di queste salute cagionevole, stentata”. Ma pecchiaiolo (Pernis apivorus) e alla

“Perché son nata? Se avessi saputo dell’arsura...” 33 pernice rossa (Alectoris rufa) che qui ne ha favorito l’erosione da parte di vatico (Lilium martagon), il giglio di vengono a nidificare. Tra gli arbusti e ruscelli ormai fantasma, e ha creato San Giovanni, le primule, il mughetto le erbe si nascondono anche ofidi, spettacolari paesaggi di vallette, orridi e il ciclamino. biacchi, saettoni, vipere e coronelle e strapiombi. Aridi e screpolati come Oltre alla vegetazione si incontrano girondiche, molto comuni insieme a zampe di elefanti, incisi dal vento e lepri, caprioli, pernici rosse e cinghiali sauri come i ramarri, le “luscengole” dalla pioggia che impediscono alla provenienti dai boschi e dalle colti- e gli orbettini. vegetazione di attecchire, i calanchi vazioni (soprattutto di viti e di erbe Dal punto di vista vegetazionale i si presentano con la loro tipica mor- officinali) che circondano i calanchi calanchi sono il regno delle orchi- fologia a ventaglio fatta di solchi aspri come oasi nel deserto. dee, e di arbusti come il prugnolo, il e scoscesi, scintillanti nel sole nella Qui un tempo c’era il mare e lun- biancospino, l’orniello e il caprifoglio, loro desolante inospitalità. go i valloni lunari aspri e scoscesi che bene si adattano all’aridità e si trovano infatti numerosi fossili di all’instabilità del suolo e alla natura Eppure sulle creste e nelle zone li- ambiente marino sulle argille più chimico-fisica delle argille. mitrofe si intravede la vegetazione, recenti, insieme a minerali e cristalli che cresce stentata sul cosiddetto portati alla luce dal continuo ruscel- I calanchi più caratteristici in Italia li “cappellaccio”, ossia la copertura lamento. troviamo in parchi naturali nell’Ap- della parte più alta del calanco, dove pennino tosco-emiliano, in Lucania per la presenza di sabbie è possibile Da Roccaverano, con la sua splen- e in Calabria, ma non occorre in una scarsa pedogenesi. Domina il dida parrocchiale rinascimentale realtà spingersi troppo lontano per paesaggio il giallo infuocato della intitolata alla SS. Annunziata, la torre ammirare questi piccoli anfratti di ginestra (Spartium junceum) che si e i ruderi del castello sulla piazza deserto. può ammirare in primavera inoltrata, principale, un itinerario a piedi di A due passi da Torino, nel territo- insieme al timo e all’erica e alle forme circa venti chilometri percorre emo- rio della Comunità montana Langa prostrate di ginepri, roverelle, cerri zionanti sentieri a strapiombo sui Astigiana - Val Bormida, i calanchi e pini nani. Nelle zone circostanti fossi e sulle creste calanchive, al- dominano lo sguardo in un anfiteatro il sottobosco è ricco di orchidee, ternati a coltivazioni, muri in pietra naturale che si snoda tra i comuni quali la rara “Scarpetta di Venere” e splendidi terrazzamenti, tra case di Cessole e Mombaldone, intorno a (Cyprioedium calceolus) favorita dal coloniche, ginestre, ciliegi, e boschi Roccaverano. La natura delle colline, suolo calcareo, le Ophrys, le Orchis di pino silvestre, roverella, frassino caratterizzata da tufo e scisti argillosi, e le Serapias insieme al giglio sel- minore e ginepro. 34 “Schiene pallide di un corpo misterioso, solchi aridi di acque millenarie”.

“Mi tuffo nella sabbia e nel calcare, raccolgo fossili e spargo conchiglie”.

“Rotola la mia radice secca sul pendio, cerca macchie d’impossibile frescura”.

Incastonata nei calanchi si incontra Mombaldone, piccolo borgo medie- vale ancora intatto, unico nella Langa astigiana completamente circondato dalle mura originarie. Addentrandosi nel centro storico, attraverso la porta d’ingresso ad arco acuto, si percorre l’unica via principale, da cui si dipar- tono archivolti e cortili, e si raggiunge la piazzetta con la parrocchiale di “Se incontrassi San Nicolao (1790) e l’oratorio e la improvvisamente il mare, chiesetta dedicata alla Madonna del annegherei di nostalgia Tovetto (1679). non di meraviglia”. A testimonianza dell’originale sco- po difensivo del borgo lungo la via romana Aemilia Scauri ci sono an- cora il castello medievale dei Del Carretto, di cui si intuiscono le mura e il rudere della torre quadrata di avvistamento. E forse proprio la natura instabile di questi suoli, spesso camuffata da una ricca vegetazione, nota solo ai suoi abitanti che con uno sguar- do potevano intuirne l’imminente precarietà, Mombaldone non è mai stata espugnata e si è mantenuta inviolata nei secoli, consentendoci oggi di ammirarne la silenziosa e riservata bellezza. 35 CULTURA MATERIALE

L’orso di piume di Cortemiglia nei vigneti terrazzati. Rinselvatichire il Piemonte mostra e iniziative negli ecomusei

testo di Ilaria Testa lontani per narrarci le nostre origini, maldi e da Luciano Nattino, moderatori [email protected] per recuperare e ri-narrare i tanti tratti d’eccellenza. foto Laboratorio Ecomusei mitici che sono il nostro sostrato cultu- A febbraio l’esposizione è tornata “in rale più profondo, che rappresentano patria” e in occasione della festività di he un orso potesse essere og- teatralmente la soglia tra la natura e Sant’Orso, l’iniziativa è stata presentata getto di miti, leggende e persino la cultura, tra l’animalità e la faticosa al Museo di Scienze Naturali di Torino Cdi animazioni e cartoon (ve li costruzione dell’umanità: un processo, con la partecipazione di docenti, stu- ricordate Yoghy e Bubu?) non c’erano un confl itto ancora non risolto in cui diosi e giornalisti. Durante il mese di dubbi, ma sentire parlare di orsi di ci troviamo tutti compresi e impegna- febbraio la mostra ha fatto da cornice segale, di piume e foglie è davvero ti. Animali che rinviano a ritmi di un in tutti quei territori degli ecomusei singolare. passato che sembrava defi nitivamente dove avviene la ripresa dell’orso car- Eppure è quanto succede in alcuni superato ma di cui il presente ritorna nevalesco: dal 2 al 7 a Cortemilia (Cn) territori del Piemonte ed è quanto ci a valorizzare i promettenti percorsi all’Ecomuseo dei Terrazzamenti e della viene raccontato nella mostra intitolata mitici. L’esposizione, collegata a molte Vite, tra il 9 e il 15 a Valdieri (Cn) presso Dei selvatici. Orsi, lupi e uomini selvatici iniziative ed eventi, è stata inaugurata l’Ecomuseo della Segale, e dal 17 al nei carnevali del Piemonte. lo scorso 17 gennaio nella prestigiosa 25 a Cunico nei territori dell’Ecomuseo Un piccolo quanto innovativo progetto cornice della Maison de l’Italie di Pa- del Basso Monferrato Astigiano. culturale e scientifi co che vuole sotto- rigi alla presenza di studiosi italiani e Il gran fi nale è al Museo Regionale di lineare, attraverso alcuni inediti tipi di francesi. Un acceso dibattito e un forte Torino dove, dal 2 marzo al 1 aprile, maschere carnevalesche esposte, la interesse tra passanti e curiosi, sono si darà ancora più spazio al rapporto storia di un Piemonte altro, al margine il risultato di questa “trasferta” inter- tra gli orsi carnevaleschi e gli animali della storia, trascurato dai saperi uffi - nazionale. André Carenini, Florence “reali” tassidermizzati che verranno ciali ma, ancora, non completamente Pizzorni, Davide Porporato, Claude esposti insieme, dando vita a un nuovo domato, tanto da rappresentare un’ina- Gaignebet, Jean Dominique Lajoux e modo di intendere il rapporto tra uomo spettata risorsa rituale per la società Federica Tamarozzi sono solo alcuni dei e natura. contemporanea. Una cultura carne- nomi di spicco che hanno partecipato Rinselvatichire il Piemonte: è questo il valesca che giunge da tempi e spazi alla tavola condotta da Piercarlo Gir- progetto più generale in cui si è inserita 36 l’iniziativa e, visti i temi, non poteva l’uomo di foglie che oggi, collocato in chiamarsi diversamente. E non è un una teca, sovrasta il paesaggio dell’alta caso che si basi sul bisogno dell’uomo, collina, persuasiva icona di questo sempre più sentito in questi anni, di territorio che si sta riproponendo per riappropriarsi di tradizioni e di natura, cultura e turismo. unendo metropoli e campagna, passan- La rinascita della festa e di alcune tra- do dal globale al locale, dall’addome- dizioni locali, complice anche la politica sticamento al “rinselvaticamento”. ecomuseale avviata dalla Regione Grazie al lavoro degli Ecomusei della Piemonte, sta avvenendo in questi Segale e dei Terrazzamenti, sono state anni sia nei luoghi canonici delle sue recuperate figure che rischiavano di radici (campagne e montagne) sia nelle scomparire; come l’Orso di Segale di stesse aree urbane, e consente all’uo- Valdieri, che rinvia a una tradizione mo di oggi, sempre più anestetizzato attiva fino agli anni Quaranta del secolo dalla globalizzazione e dalla massifi- scorso e di cui si ha traccia anche nella cazione, di riappropriarsi di quei tratti splendida iconografia quattrocentesca del passato fatti di relazioni affettive rintracciabile, ad esempio, nella chiesa e comunitarie nonché di ritmi e spazi di San Fiorenzo a Bastia di Mondovì; ormai dimenticati. oppure l’Orso di Piume di Cortemilia, Il Piemonte torna lentamente a rinsel- di cui si ha traccia ne I Sansossi di vatichirsi, a ricercare i ritmi costitutivi Augusto Monti e che è stato riproposto della tradizione, a recuperare, a re-in- attraverso un complesso lavoro che ha ventare, in un gioco a volte, purtroppo coinvolto attivamente la comunità. Per spregiudicato, disperato, di ri-proposi- il 2007 è poi in fase di riallestimento a zione, i tempi festivi, cerimoniali delle Cunico, nel territorio dell’Ecomuseo del campagne. Basso Monferrato Astigiano, l’Orso di Si tratta di un progetto di vita che, “Sfojass”, il cui costume è composto se correttamente e scientificamente da foglie di meliga. Recentemente un affrontato, rimette al centro del siste- uomo selvatico, figura che appartiene ma societario l’individuo e il suo più allo stesso modello simbolico dell’orso, profondo bisogno di essere attore è stato ripreso nella Langa di Murazza- della propria commedia esistenziale, no. E dalla memoria si è concretizzato L’orso di segale di Valdieri. di essere parte attiva materiale e im- materiale del teatro dell’umanità, in cui i ritmi ritornano a scandire la natura, la qualità, la miticità. È nella festa che si legano le due oppo- ste concezioni del tempo: quella lineare dell’attività umana, un segmento con un inizio e una fine, e quella ciclica della natura, che non nasce veramente mai e non muore mai, o muore solo per rinascere uguale a se stessa. Casa degli Alfieri – Archivio della tea- tralità popolare, oltre a farsi promotrice dell’iniziativa sugli orsi e i selvatici, ha avviato, in linea con la politica eco- museale della Regione Piemonte, un lavoro sul territorio dove la teatralità popolare, che nelle feste viene utilizzata a vari scopi, riprende in pieno la sua peculiare funzione, quella di ricostruire la comunità, ricollegando i fili delle tradizioni tramontate e riscoprendone il principio attivo, producendo nuova società, aggiungendo società. Soprattutto oggi visto che in molti sfug- gono quando si parla di futuro, forse per angoscia, dove è una bella utopia ripartire dalle origini, dalle memorie, dalle tradizioni per poi puntare a ri- costruirle, a reinventarle, scoprendo il futuro che c’è in loro. Ma questo è anche, in una parola, ecomuseo. I vecchi del carnevale di Champlas du Col. 37 ALIMENTAZIONE

arra una leggenda Maya che la patata, o meglio la “batata” N o “papa” ebbe origine dal dio Centeoti, fi glio del dio della terra e della La patata viola dea dei fi ori. Per la precisione, una volta seppellito, diede origine a diverse piante e frutti; e dalle sue dita nacque il prezioso vege- tale che fi no a poco tempo fa costituiva di Sauze d’Oulx la principale fonte di sostentamento di intere popolazioni. La patata è il tubero più conosciuto e di Enrico Bricarello consumato nell’emisfero occidentale. In [email protected] Piemonte ha trovato l’habitat ideale per foto di Aldo Molino la sua coltivazione grazie alla particolare conformazione geologica della fascia pedemontana. Gli inizi non furono però facili: è occorso molto impegno per con- vincere i riluttanti contadini a dedicarsi alla sua coltivazione. Tutti ne conoscia- mo le varietà principali che spaziano dalla patata a buccia e pasta bianca la “bintja” fi no alla patata di montagna di dimensioni minori a buccia rossiccia e Museo del gusto di a pasta gialla detta “ratte”. Quello che forse tutti non sanno è che Solanum tuberosum ha avuto origine nelle aride distese montane del centro e sud America: le popolazioni della Cor- digliera hanno 4.000 anni di esperienza nella sua coltivazione avendone svilup- pato negli anni un numero incredibile di varietà. La patata a pasta viola veniva e viene ancor oggi consumata negli altopiani sud americani come alimento ma anche per la preparazione di tinture colorate per gli abiti da cerimonia usati in determinate occasioni religiose, assu- mendo così in valore quasi mistico per popolazioni, che vivono in una dimensio- ne particolare nella quale la vita sociale si fonde con la dimensione ultraterrena, favorita da millenni di pressoché totale isolamento. Esiste quindi un fi lo sottile che lega la Valle di Susa e Sauze d’Oulx in parti- colare, agli altipiani delle Ande, costi- tuito dalla presenza di tuberi a pasta viola: la varietà denominata “Vitelotte” o “Violetta”. Non un inquietante Ogm, ma una varietà di tubero dalle origini antichissime. Una singolare coltivazione che sta dan- do frutti insperati e che vale la pena di conoscere più a fondo dato che si tratta di un alimento che, con l’83% di parte edibile costituisce una fonte di carboidrati (17,9% ) e di amido (15,9%),

38 di vitamine A e C nonché di minerali vole contrasto cromatico. essenziali quali ferro, potassio, calcio, L’uso gastronomico della Vitelotte si fosforo e magnesio di tutto rispetto a rivela quindi quantomeno singolare: la fronte di una facilità di accesso per ogni stessa tradizione gastronomica piemon- fascia sociale paragonabile a quanto tese che annovera diverse preparazioni rappresenta il riso per le popolazioni a base di patate può costituire un’espe- dell’emisfero orientale. rienza gustativa e visiva davvero parti- La particolare varietà della quale ci oc- colare per chi volesse utilizzare questo cupiamo in questa occasione presenta prodotto in cucina, ed è per questi motivi inoltre una buona quantità di agenti che prevediamo per il nostro tubero un antiossidanti, i fl avoni, che costituiscono futuro roseo… o forse sarebbe meglio un reale valore aggiunto in tempi di dire viola? stretto controllo dietetico. Incontriamo il signor Vitton titolare del- l’omonima Azienda agricola di Sauze d’Oulx in un appezzamento situato a poche decine di metri dal moderno impianto costruito in occasione del- le Olimpiadi invernali del 2006 per lo svolgimento delle gare di free style. Un accostamento suggestivo tra estrema modernità e coltivazioni ancestrali. Tra le varietà impiantate in questo faz- zoletto di terra a un’ altezza di 1.400 metri circa, oltre alle classiche Bintje, alle patate francesi a buccia rossa e alle Ratte montane, spiccano le piante della Vitelotte dalle caratteristiche infi o- rescenze viola, colore che caratterizza anche gli steli del fusto. “È un prodotto di nicchia, esordisce Vitton che continuiamo a impiantare nonostante la scarsa produttività e le diffi coltà di coltivazione, per mantenere in vita la tradizione produttiva dell’alta Valle di Susa”. Ciò comporta un limitato intervento del- l’uomo durante l’intera fase vegetativa della pianta: non viene effettuata irriga- zione forzata, così come è bandito l’uso di anticrittogamici; e se aggiungiamo che le patate qui coltivate sono considerate prelibate anche da cinghiali e cervi che effettuano regolari visite notturne nei campi,campi, è facilefacile comprenderecomprendere i motivimotivi perper cuicui llaa pproduzioneroduzione rrisultaisulta rridotta.idotta. All’esameAll’esame vvisivoisivo ssii nnotaota cchehe llaa VVitelotteitelotte risultarisulta essereessere i dimensionidimensioni minoriminori rispettorispetto allealle varietàvarietà piùpiù commercialicommerciali e presentapresenta unauna formaforma irregolareirregolare che,che, unitaunita all’in-all’in- tensotenso colorecolore violaviola cupocupo delladella bucciabuccia lala renderende pressochépressoché invisibileinvisibile dopodopo lolo scalzoscalzo delladella piantapianta obbligandoobbligando ilil coltivatorecoltivatore a unauna rraccoltaaccolta mmanualeanuale e ccertosina.ertosina. UnaUna voltavolta ccottaotta a vaporevapore llaa patatapatata ssii presentapresenta cconon ppolpaolpa ddii aaspettospetto e ccoloreolore irregolari,irregolari, all’assaggioall’assaggio lele sorpresesorprese piùpiù piacevoli:piacevoli: a differenzadifferenza deidei ttuberiuberi a ppastaasta bianca,bianca, lala ViolettaVioletta risultarisulta essereessere menomeno pastosapastosa e ddecisamenteecisamente ppiùiù aaromaticaromatica e iill ssuouo ssaporeapore vvieneiene eesaltatosaltato ddaa uunn condimentocondimento leggero,leggero, magarimagari preparatopreparato concon uunn fi lloo ddii ooliolio eextraverginextravergine ddii oolivaliva piemontese,piemontese, ooltreltre a rriservareiservare uunn ppiace-iace- Preparazioni culinarie con le patate 39 Torino, Via Giolitti 36 Tel. 011 432 6354 - 6338 - 6307 - 6337 Numero verde 800 333 444 www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali

Traversella pioni mineralogici che oggi im- Otzi - Coultour, 5 aprile - 31 Mineralia. Storia, forma e co- preziosiscono le vetrine di sva- agosto. lori, 14 settembre 2007 - 6 gen- storie di riati musei naturalistici in tutto Mostra itinerante realizzata dal naio 2008. polvere, il mondo. E infi ne il futuro, con Museo archeologico di Bolzano. In collaborazione con l’Univer- un accenno ai progetti ecomu- Viene proposta l’affascinante e sità degli Studi di Torino (di- fatica e seali che, dopo la chiusura della drammatica storia dell’Uomo del partimento di Scienze Mine- cristalli miniera, stanno sviluppando- Similaum, con particolare atten- ralogiche e Petrologiche) e il si per dare nuovo impulso alla zione agli ultimi ritrovati della ri- Politecnico di Torino (diparti- vita e all’economia del territo- cerca scientifi ca svolta dal Comi- mento di Scienze dei Materiali rio, ma soprattutto per conser- tato scientifi co del Museo archeo- e Ingegneria Chimica). Saran- vare la memoria di uomini, fa- logico di Bolzano. no presentati i campioni più tica e cristalli. importanti dal punto di vista scientifi co ed estetico delle col- Mostre 2007 lezioni mineralogiche, sia sto- Ricco calendario di eventi espo- riche che di nuova acquisizio- È il secondo volume edito dal sitivi realizzati dal Museo in ne, del MRSN. Museo (tel. 011 432 6307) nella collaborazione con Enti e Isti- collana “Natura Preziosa”. Pre- tuzioni del territorio. Il pub- sentata in occasione del Bolo- blico appassionato potrà tro- gna Mineral Show (9-11 marzo vare in queste iniziative la giu- 2007), la principale rassegna na- sta opportunità per conoscere zionale legata al collezionismo più da vicino il mondo delle dei minerali, l’opera è nata in scienze naturali e nel contem- concomitanza con l’organiz- po comprendere il valore e la Insecta - Scienza e arte tra zazione, nell’ambito dell’even- bellezza della storia naturale forme e colori, 13 aprile - 31 to fi eristico, di un’esposizione della nostra regione, dell’Italia agosto. tematica su tutti gli aspetti del e del mondo. In collaborazione con il Museo complesso minerario di Tra- Come è ormai tradizione del civico di Storia naturale di Car- versella, per oltre quattro se- museo torinese, per ognuno magnola. La mostra avvia un coli il più importante centro degli eventi espositivi è possi- programma di attività ostensi- estrattivo del Piemonte per il bile usufruire di visite guida- ve che avranno come oggetto le ferro e il tungsteno. Vari ricer- te e specifi ci laboratori didat- “Scienze naturali” e le collezio- catori scientifi ci e cultori della tici per le scuole di ogni ordi- ni conservate presso il MRSN materia, coordinati da Loren- ne e grado. e presso i Musei di Storia na- Tre Diga - Immagini stereo- zo Mariano Gallo della Sezio- Orsi, lupi e selvatici nel car- turale locali del Piemonte. Og- scopiche del Vajont (9 ottobre ne di Mineralogia, Petrografi a nevale del Piemonte, 2 mar- getto del primo appuntamento 1963), 21 settembre 2007 - 6 e Geologia del Museo Regiona- zo - 1 aprile sono gli insetti, dei quali sarà il- gennaio 2008. le, hanno contribuito a tratteg- In collaborazione con il Dipar- lustrata l’importanza sulla vita Mostra itinerante realizzata dal- giare, in questo volume, i vari timento Studi Umanistici, An- dell’uomo e il loro ruolo nel- l’Ecomuseo del Vajont: Con- aspetti dell’attività mineraria. tropologia Culturale ed Etnolo- l’ecosistema. I particolarissimi tinuità di vita. L’evento cata- In linea con gli obiettivi del- gia dell’Università del Piemonte adattamenti assieme alla spetta- strofi co del Vajont viene rie- la collana sono stati affrontati, Orientale e Società Cooperati- colarità delle forme e dei colori vocato attraverso la stereosco- tematiche di tipo storico, et- va “Casa degli Alfi eri – Archi- sono messi in risalto dalla serie pia digitale. nografi co, industriale, scienti- vio della Teatralità popolare”. di immagini di Franco Borrelli La precisione e l’effi cacia del- fi co e collezionistico legate da Un’esposizione per rifl ettere e Piergiorgio Migliore, già pre- le immagini genera emozioni un lato all’attività estrattiva, e sui legami profondi fra uomo sentata al Museo civico di Storia e suscita considerazioni che, dall’altro alla mineralogia de- e natura e sul valore mitico, di Naturale di . partendo dalla memoria, pos- scrittiva. Da , infatti, racconto e di spavento che il Momenti di vita selvaggia, set- sono venire utili anche all’uo- provengono molti di quei cam- mondo dei “selvatici” ha sem- tembre 2007 - gennaio 2008. mo di oggi. pre rappresentato, attraverso i Mostra itinerante realizzata dal L’esposizione è organizzata in costumi e le maschere carne- Tiroler Landesmuseum Fer- box oscurati dove in retroproie- valesche rappresentanti fi gu- dinandeum di Innsbruck che zione e dissolvenza scorrono re mitiche dell’orso, del lupo presenta i capolavori del tassi- immagini e spezzoni di fi lm di e dell’uomo selvatico. Gli orsi dermista Peter Morass. Straor- grande impatto sia visivo che carnevaleschi saranno esposti dinario artista che è riuscito a emotivo. Tra le iniziative colla- insieme agli animali reali di ri- imprigionare nelle proprie rea- terali saranno proposte al pub- ferimento (orsi e lupi tassider- lizzazioni non solo la posa e gli blico alcuni fi lm, eventi teatra- mizzati del MRSN) in un ori- atteggiamenti naturali, ma an- li, visite guidate sui luoghi della ginale rapporto contestuale e che l’anima di ogni animale sel- tragedia e un corso d’aggiorna- prossemico. vatico rappresentato. mento per insegnanti. 40 NOTIZIE a cura di Emanuela Celona ([email protected])

Alpi Marittime: nuove e del territorio, oggi Junior si conoscenze sulla marmotta arricchisce di nuovi strumen- A Cuneo ti didattici, per continuare ad il Parco c’è! La marmotta che vive nel Par- essere informati, fare ricerca, co delle Alpi Marittime non ha comunicare e perché no, an- Il 19 febbraio scorso, la Re- risentito delle anomalie di que- che studiare. gione Piemonte ha appro- sto pazzo inverno. Alle Maritti- La home page di junior (www. vato la legge istitutiva del me, quando il sole ancora era al- regione.piemonte.it/parchi/ju- Parco fluviale del Gesso e to, ma arrivavano le prime ge- nior), rinnovata nella grafica e dello Stura. L’idea nasce nel late preannunciando la cattiva nei contenuti, è suddivisa in di- 1979 con la raccolta di mi- stagione, secondo una precisa verse sezioni che comprendo- gliaia di firme da parte del- strategia di sopravvivenza det- studio si è svolto suddividendo no: le schede naturalistiche da la locale sezione della Lega tata dalle riserve di grasso, i ma- il territorio protetto in zone al- scaricare e compilare relative a Ambiente. schi adulti seguiti dalle femmine l’interno delle quali i guardia- flora, fauna e mondo minera- Da allora dibattiti, proget- adulte e poi dai giovani e dai pic- parco hanno seguito dei percorsi le; i disegni da stampare e co- ti, sogni e delusioni hanno coli, come sempre, sono entrati campione riportando in carta e lorare degli animali più rappre- accompagnato i suoi soste- nelle loro tane per il letargo. Le rilevando con il Gps l’ubicazio- sentativi dei parchi piemonte- nitori, ma adesso il “Parco tane, facilmente individuabili ne delle tane. si; lo spuntino del mese, una c’è!” E anche la concreta sul terreno, sono state l’oggetto, L’indagine sulla marmotta del traccia per scrivere un artico- possibilità di un nuovo fu- nelle estati 2005 e 2006, di uno Parco delle Marittime, che sa- lo di giornale e infine una se- turo per questo territorio studio effettuato dal personale rà ulteriormente approfondita, rie di link per navigare più fa- antropizzato che ha con- dell’ente. L’elaborazione dei dati ha portato a stimare la presenza cilmente nel mondo dei parchi servato peculiarità natura- è stata conclusa, permettendo di di 332 colonie. Il maggior nu- e dell’ambiente. listiche straordinarie. aumentare le conoscenze di que- mero di queste e quindi di nu- E ancora: i lavori dei nostri au- Il polmone verde attorno sta simpatica specie all’interno clei famigliari è concentrata nel tori, quindi i format delle sche- all’altopiano di Cuneo ha dell’area protetta. I risultati, in Vallone del Sabbione e nell’alta de compilate, gli articoli scrit- una superficie di 1.561 et- particolare, definiscono il qua- Val Grande di Vernante, seguite ti e redatti, i disegni colorati, tari, distribuiti su una lun- dro della distribuzione delle co- da quelle dei valloni di Monco- le fotografie scattate, il notes ghezza di 13 chilometri e lonie nelle diverse vallate delle lombo, del Gesso della Barra e scaricabile. mezzo e una larghezza me- Marittime e anche gli habitat e della Meris. Chi naviga su junior trova an- dia di mille metri. le esposizioni più utilizzate. Lo Info: tel. 0171 97397 che le notizie più importanti sui La zonizzazione interna ve- parchi e all’ambiente in Italia e de la presenza di tre riser- all’estero, E poi, la cartina geo- ve naturali orientate e set- L’iconografia l’Omo, Federica Bianchi); terza grafica interattiva del Piemon- te aree attrezzate, mentre il sessione, sabato 24 marzo: “I te, che riporta l’elenco delle at- territorio rimanente è clas- del Sacro confronti” (con Guido Gen- tività didattiche, suddivise per sificato come zona di salva- Monte tile, Gian Vittorio Moro, An- zona, che parchi ed ecomusei guardia. di Ghiffa gelo Torre, Gelsomina Spione, del territorio offrono nell’an- L’area è già perfettamen- François Boespflug, Maria Lui- no scolastico in corso. te fruibile per la presenza La presenza dell’affresco sa Gatti Perer) Per non dimenticare la sezio- della “rete verde” costitui- cinquecentesco della SS.Trinità Durante il pomeriggio di saba- ne birdwatching, aggiornata ta da percorsi ciclistici e pe- presso il Santuario del Sacro to sarà possibile visitare il Sa- con una serie di nuove sche- donali, aree pic-nic, un orto Monte di Ghiffa, e la scoperta cro Monte di Ghiffa e la mo- de e sempre in cerca di novel- didattico e anche da molti nell’Ottobre 2005, a seguito del stra fotografica dal titolo Tres li appassionati; il kit didattico impianti sportivi. restauro, di un quarto volto di vidit, et Unum adoravit cura- Vivere i nostri luoghi con gli Gli itinerari che sono in Cristo, hanno stimolato una ta dall’Ente. occhi del futuro e gli elabora- buona parte segnalati e si ricerca storica da parte dell’Ente, Info: Ente parco, tel. 0323 ti pervenuti con il concorso ad allungano verso i comu- che sarà presentata nel convegno 59870, Email sacromonte_ esso allegato. ni vicini: Borgo San Dal- internazionale del 23 e 24 marzo [email protected]; Ufficio Pub- La home page ospita, inoltre, mazzo, Vignolo, Cervasca, a Villa Giulia a Verbania. bliche Relazioni: Aligraphis – i link a Rete Ambiente News, Centallo e Castelletto Stu- Il comitato scientifico, guidato Progetti di grafica e comunica- l’organo di informazione del- ra, i quali hanno stabilito dal direttore Claudio Silvestri, zione, tel. 0323 840809; e-mail: la Rete dei Laboratori Territo- rapporti di collaborazione ha stilato il programma: prima [email protected] (m.c) riali della Regione Piemonte, affinché il nuovo parco flu- sessione, venerdì 23 marzo mat- che collaborano alla diffusio- viale diventi motivo di una tina “Inquadramento del tema” Che cos’è ne di Junior ed il Museo A co- maggiore aggregazione per (con Danilo Zardin, Mons. Pa- me Ambiente, con cui stiamo la gestione di questa risorsa squale Iacobone, Fra Agostino Junior? avviando una intensa attività di ambientale. Colli); seconda sessione, ve- Nato nel gennaio 2004 come collaborazione. Info: www.parcofluviale. nerdì 23 marzo pomeriggio: “Il giornalino on-line per le scuo- Se volete scrivere o inviare ma- cuneo.it contesto” (con: Dorino Tuniz, le (elementari, medie e supe- teriali a Junior l’indirizzo di po- (Giorgio Bernardi) Gianbattista Beccaria, Giancar- riori) dove alunni e studenti si sta elettronica è: lo Andenna, Jessica Gritti, Mas- sono esercitati a scrivere sui te- [email protected] similiano Caldera, Marina Del- mi dell’ambiente, della natura te.it 41 LA TERZA SCIMMIA a cura di Gianni Boscolo ([email protected])

Nemrut Dagi Turchia (foto G. Giusta/Realy Easy Star). Nemrut Dagi Turchia (foto G. Giusta/Realy Easy Star). Siamo all’ultima chiamata? Ormai è uffi ciale e inequivocabile: steri trasversalmente a fare la loro WWF Italia. É un’emergenza pla- Incontrai un viaggiatore che veniva i mutamenti climatici sono in atto, parte. La sfi da per il presente, e per netaria, che non può essere trattata via da un paese antico, e disse: due e la responsabilità è in larga parte il futuro, a soffrire non sarà solo il con i tempi e modi dell’ordinarietà grandi gambe di pietra, delle attività umane che hanno au- Pianeta. Anche il nostro Paese ri- perché è in gioco il futuro del Pia- senza tronco, stanno nel deserto. Vicino, sulla sabbia, mentato l’immissione in atmosfe- schia di essere tagliato fuori anche neta come lo conosciamo, e quin- mezzo ra dei gas serra, a cominciare dal- dalla Nuova rivoluzione industria- di della stessa specie umana…”. Si sepolto, c’è un volto smangiato, ma l’anidride carbonica, per produr- le che si sta profi lando” e che è in- tratta dell’esigenza di una visione le sue re energia e merci, per i trasporti dispensabile avviare. nuova e di agire per renderla real- ciglia aggrottate, e il labbro individuali e di massa, per riscal- I 2.500 scienziati di tutto il mon- tà che verranno giudicati i leader corrugato, e darsi. Ora è il momento di agire. E do dell’IPCC, sono concordi nel di oggi e del futuro”. Gas serra, in- il sorriso obliquo freddo di comando qualcuno aggiunge: è l’ultimo ap- sostenere che i cambiamenti cli- nalzamento costante degli oceani, dicono che il suo lesse bene le passioni che cavalcate pello per limitare i danni ed evitare matici sono un dato di fatto e che ghiacci dell’artico in scioglimento, sulla materia inerte sopravvivono gli effetti più catastrofi ci. a causarli è l’attività umana: in 100 precipitazioni sempre più violente. ancora alla mano che la fi nse anni il Pianeta ha subito un au- Sul clima il IV Rapporto IPCC ha e al cuore che la nutrì. Il Wwf ha chiesto all’Unione eu- mento della temperatura di 0,74° C conquistato, per un breve lasso di Sul piedestallo queste parole ropea, che si è proclamata leader e sarà inevitabile un ulteriore in- tempo, le prime pagine e le apertu- appaiono: sulle questioni climatiche, di im- nalzamento di 0,6° C, considera- re dei telegiornali. Per poco tempo. il mio nome è Ozymandias, re dei re, pegnare il prossimo Consiglio al to l’incremento dei gas serra pre- Poi sono tornati protagonisti titoli guardate le mie opere, voi Potenti, e piangete. Niente qui resta. Intorno al raggiungimento di una riduzione senti nell’atmosfera. Gli scienziati e delle prime pagine le “purtroppo” consumarsi delle emissioni del 30% entro il ci dicono che esiste una probabi- abituali guerre e guerriglie, le liti- di questo colossale relitto, sconfi nate, 2020.E sempre nell’ambito euro- lità tra il 90 ed il 95% che l’incre- giosità politiche, persino le baruffe nude peo si dovrebbe fi ssare un target mento osservato della temperatura chiozzotte di un ex presidente del le solitarie e uniformi sabbie vanno del 20% per le fonti rinnovabili media globale degli ultimi 55 an- Consiglio. Se i giornali sono la spia stendendosi lontano. e lanciare un piano di effi cienza ni sia dovuto all’aumento osserva- della sensibilità della terza scimmia, energetica per ottenere una ridu- to nelle concentrazioni atmosferi- l’attenzione è talmente caduca che Dopo essere diventati la specie do- zione dei consumi assoluti di al- che di gas a effetto serra di origi- non fa ben sperare. minante del pianeta diventeremo meno l’1% annuo. ne umana. Vengono in mente i tragici versi di anche quella che condanna la vita Per quel che riguarda l’Italia, il ri- “L’IPCC (Gruppo di esperti intergo- Ozymandias del poeta ottocente- su di esso? Peccato che non ci sa- tardo accumulato è drammatico, vernativi sull’evoluzione del clima) sco Percy Byssie Shelley: rà nessuno o niente che potrà re- almeno di 15 anni rispetto agli al- haha ssistematizzatoistematizzato iinn mmanieraaniera mmoltoolto gistrare la cosa. tri paesi europei e anche rispetto signifisignifi ccativaativa eedd iimportantemportante llee uulti-lti- ai modesti obiettivi imposti dalla meme rricercheicerche sscientificientifi cchehe ssulul cclimalima prima fase del Protocollo di Kyo- realizzaterealizzate daldal 20012001 a oggi.oggi. UnUn sem-sem- to. Molti affermano che occorre pliceplice sguardosguardo alal primoprimo volumevolume didi dar vita a un piano straordinario, questo IV Rapporto dimostradimostra cchia-hia- un sorta di piano Marshall per una ramenteramente quantoquanto sianosiano incompren-incompren- nuova economia a emissioni zero, sibilisibili ll’inerzia’inerzia e i ritardiritardi ddeiei GGoverni,overni, che diventi la massima priorità del inclusoincluso iill nnostro,ostro, hhaa ddettoetto GGianfran-ianfran- Governo, chiamando tutti i mini- coco BBologna,ologna, direttoredirettore scientifiscientifi coco deldel 42 DAL MONDO DELLA RICERCA a cura di Claudia Bordese ([email protected])

Fiume Po - valore di un capolavoro della natura di Claudia Bordese beni di consumo, ci siamo dimen- rosi elementi ambientali e storici, scorre lento sui ciottoli del fonda- ticati dei fi umi, e li abbiamo con- richiamando la nostra attenzio- le alluvionale, attraverso terre in- È un fi ume il padre delle grandi fi nati a bacini di scarico o a note ne sullo stretto legame tra fi ume tensamente coltivate. Qui il Po ha civiltà. Il Tigri, l’Eufrate, il Nilo, il paesaggistiche. e territorio. Tre le aree offerte alla svolto un ruolo guida nella crescita piccolo Tevere, hanno visto sorge- Nel 1990 la Regione Piemonte ha riscoperta dei visitatori: il Po alpi- ed evoluzione della zona, sia come re sulle loro sponde insediamenti, iniziato un cammino di riscoperta no, il Po di pianura e il Po dei laghi fonte irrigua che come mezzo di in breve divenuti potenti, di gen- e valorizzazione del primo fi ume di cava. La visita al tratto montano trasporto e collegamento, e la cit- ti che avevano ben chiara la vita- italiano, con la creazione del Parco del grande fi ume, qui poco più di tadina non gli ha voltato le spalle, le importanza dell’acqua per la della fascia fl uviale del Po. un torrente, si articola nei centri offrendogli ogni anno feste e inizia- loro sopravvivenza. Il corso idri- Ma serviva un gesto di grande ef- di Ostana, Paesana e Revello, ed è tive. E quando dopo Casalgrasso il co non rappresentava solo un co- fetto, e lo ha realizzato il FAI (Fon- valorizzata dai progetti di conser- Po si fa torinese, il FAI ne propone modo mezzo per placare in fret- do per l’Ambiente Italiano), dedi- vazione e recupero dell’architet- un altro aspetto ancora, quello dei ta la sete, ma il perfetto strumen- cando la “15a Giornata di prima- tura rustica alpina (impareggia- laghi di cava, frutto della massic- to per irrigare i campi, dissetare il vera” del 24-25 marzo 2007 non a bile ciò che si ammira a Ostana!), cia antropizzazione e delle conse- bestiame, e poi muovere le mac- opere d’arte umane, i noti palazzi, unitamente alla riscoperta di im- guenti attività estrattive. I progetti chine, trasportare imbarcazioni e castelli o monasteri, ma a un capo- portanti aspetti storici e culturali sul riutilizzo di questi bacini d’ac- con esse merci, persone, cultura e lavoro della natura da recuperare e della Valle Po, che porta non cela- qua si concretizzano mirabilmen- conoscenza. Oggi che beviamo ac- valorizzare: il Po, dal Monviso, al- ti i segni antichi di romani, longo- te nell’Oasi botanico ricreativa del qua in bottiglia, che ci muoviamo la pianura, alle città. L’iniziativa è bardi, savoia e valdesi. Per il Po di Ceretto, tra strutture didattiche e in auto o in aereo, che inconscia- della delegazione di Cuneo che ha pianura la scelta è caduta su Villa- percorsi naturalistici. La lezione da mente assegniamo ai supermercati individuato nel tratto piemontese franca Piemonte, borgo antico sor- imparare: il territorio non è solo la paternità della maggiorparte dei del Po, il fi lo conduttore di nume- to su un fi ume ormai maturo, che paesaggio, è valore. SENTIERI PROVATI a cura di Aldo Molino ([email protected])

Il sentiero della lesca

testo e foto di Aldo Molino una città per l’epoca il II mil- foglie sono lunghe e strette dai to origine a una vera e propria lennio a.C. Oggetto di diverse margini taglienti. Cresce pre- filiera della sedia. Prodotti ar- Se non fosse per Massimo d’Aze- campagne di ricerche, il luogo valentemente sulle sponde dei tigiali robusti e apprezzati non glio, patriota, uomo politico, ha restituito moltissimo mate- fossi e dei canali ma in ambienti solo sui mercati locali ma anche scrittore (molti a scuola avran- riale ora custodito al Museo di adatti dove l’acqua ristagna, può rinnomati all’estero. no letto il suo Ettore Fieramo- Antichità di Torino. In passato costituire estesi popolamenti Per preservare la memoria di sca) nonché genero di Alessan- l’area occupata dal lago dove- in consociazioni vegetali cono- questa attività nel 2004 è sor- dro Manzoni e marchese, pochi va essere molto più vasta giun- sciute come magnocariceto. Le to con il fattivo contributo di conoscerebbero l’omonimo pae- gendo a lambire la collina dove radici e i rizomi trattenendo il Artev (Associazione locale le- se situato a due passi dal Lago si trova ore il paese di Azeglio; terreno, formano i caratteristi- gata alla parrocchia di Azeglio) di Viverone. Questo è un picco- poi i processi di eutrofizzazio- ci monticelli che poco per vol- l’Ecomuseo dei seggiolai e del- lo bacino (6 km²) intermoreni- ne ne hanno causato l’interra- ta contribuiscono a interrare le le impagliatrici. Oltre alle sede co formatosi durante l’ultima mento e originato la zona dei aree umide. Con la lesca si im- espositiva è stato anche indivi- glaciazione nella parte nord- mareschi. pagliavano un tempo le sedie e duato e segnalato un apposito est dell’anfiteatro eporediese. Paludi dove crescono spontanee le altre produzioni dei falegnami sentiero dedicato alla lesca. La A partire dall’Età del Bronzo il molte specie vegetali, alcune delle locali. Una volta tagliata, la lesca passeggiata che ha uno sviluppo luogo fu frequentato da popola- quali anche di interesse econo- veniva essiccata e poi intrecciata di circa 6 chilometri e richiede zioni preistoriche che stabiliro- mico come Carex elata volgar- talvolta associata a paglia di se- un paio d’ore di cammino ini- no i propri insediamenti su pa- mente chiamata lesca. Si tratta gale per ottenere una produzio- zia dal santuario di Sant’Anto- lafitte in riva al lago. In località di una Cyperacea famiglia affine ne più pregiata. Se a impagliare nio Abate risalente al 1040 anti- Emissario, migliaia di pali sepol- alle graminacee da cui se ne di- erano soprattutto le donne, ca- co ospizio situato sulla “via Ro- ti nel fango, testimoniano di un stingue per avere fusti triangolari dregai erano molti azegliesi. Per mea” per scendere alle sponde villaggio che occupava un’area e per mancare della “ligula”. La sopperire alle scarse produzioni del lago e proseguire nei mare- di oltre 5.000 m². Secondo gli lesca è una pianta perenne che agricole, ingegnandosi a utiliz- schi dove i carex hanno i loro archeologi, poteva essere abi- forma cespi cilindrici, robusti e zare le risorse del territorio gli ambienti di elezione. Il percorso tato da un migliaio di persone: densi larghi fino a un metro. Le azegliesi nel tempo hanno da- è del tutto facile e non presen-

44 0 km 1

Ivrea Cartografia Sara Chiantore Vercelli Anzasco Azeglio 260 Ecomuseo Sentiero n a R . V i o l a Sbarra della lesca dell’Aoà

C.na Viassa R o g C.na g Boscarina i a Capanno Pedrino sul lago Fo l a Bivio del Foce della C.ne Sirio Pedrino Roggia Fola Cascina C.ne Sirio Bisognosa S. Antonio Abate 268 L a g o C.na Riondone d i i Monti 333 V i v e r o n e

Settimo C.na Vercellona Rottaro C.na Nuova 258 la Garlasca ta praticamente dislivelli. A se- viazione sulla sinistra si prende La si costeggia sino a raggiun- uno sterrato che porta alla ca- gnalarlo sono dei curiosi segna- la carrareccia sassosa che scende gere la “sbarra dell’Aoa”, supe- scina Bisognosa. Poi si va a si- via che stilizzano una pianta di nel bosco a raggiungere le spon- rata la quale si continua diritto nistra, per percorrere un viot- lesca, un opuscolo reperibile in de del lago (spiaggetta). È questo e con un ampio giro nel bosco tolo tra le vigne attraversando loco riporta la mappa del per- l’unico tratto in cui è possibile si giunge al “capanno sul lago” quindi un prato. Superato un corso (utile, perché se qualche accostarsi alla sponda altrimen- non lontano dal villaggio pala- bosco e oltrepassato un piop- indicazione fosse manomessa sa- ti protetta da un fitto canneto. fitticolo. I fitti canneti nascon- peto si raggiunge nuovamente rebbe difficile individuare il trac- Sbirciando tra le fronde si pos- dono la vista del lago: è scon- la Chiesa di S.Antonio e la par- ciato). Con l’aiuto del libricino sono osservare gli abitanti del sigliabile comunque abbando- tenza dell’itinerario. ci si può cimentare a riconosce- lago, anatidi e folaghe. Si svolta nare il sentiero perché il terre- re le principale specie arboree, a sinistra per percorre il pianeg- no circostante con i suoi acqui- Gli ambienti dei mareschi e del lago. le stesse piante che fornivano la giante sterrato che attraversa il trini potrebbe riservare sgradite Qui sotto il segnavia del sentiero. materia prima ai seggiolai: sali- bosco planiziale; quando questo sorprese. Inizia ora il ritorno. Il ci, pioppi, noci, ontani, carpini, lascia il posto a pioppeti di col- sentiero si inoltra tra la vegeta- querce, olmi etc. tivazione, al bivio del Pedrino zione e raggiunge le sponde del- Dalla sede dell’Ecomuseo di Aze- si svolta a destra. Si percorre un la Roggia Fola. Quindi prosegue glio seguendo via Roma e oltre- tratto nel bosco poi all’evidente costeggiandola per ritornare alla passando via , seguen- bivio si piega ad angolo retto a sbarra e chiudere il mini-anel- do le indicazioni per Boscheri- sinistra. Si prosegue sul viotto- lo. A ritroso si torna al “Bivio na, e Santuario di S.Antonio si lo principale che più avanti cur- del Pedrino” per continuare in raggiunge la chiesetta. Un ampio va verso destra e supera la Rog- direzione del paese. Dopo po- spiazzo consente di parcheggia- gia Fola. “Fola” significa scema, che centinaia di metri si svolta re comodamente nei pressi. Si matta perché a secondo del li- a sinistra per risalire sulla stra- prosegue a piedi lungo la strada vello dell’acqua si comporta da da asfaltata già percorsa in au- principale che dopo pochi metri emissario ma anche da scolmato- to. La si segue verso sinistra ma diviene sterrata. Alla prima de- re quando il lago è troppo pieno. poco dopo si sale a destra lungo

45 UN ALBERO AL MESE a cura di Milena Ortalda ([email protected])

“… E vigorose si alzano le betulle simili a grandi fi accole. Certamente laggiù, oltre il fi ume, lo spirito insonne accorda i suoi strumenti al limitare del bosco”. Sergej Esenin

Per quanto poco esperto, non vi è chi non sopporta senza diffi coltà grandi escursio- sappia riconoscere la corteccia candida, de- ni termiche, predilige boschi radi e terreni squamante in sottili pellicole traslucide, ta- acidi e freschi ma si adatta a diversi tipi di gliata orizzontalmente da ritmate tacche suolo e in qualità di “specie pioniera”, a cre- nerastre, della betulla bianca europea. Po- scita rapida per quanto poco longeva (un chi hanno saputo resistere, possedendo un centinaio di anni), può consolidare pendii sia pur piccolo giardino, dal piantarne un detritici e riconvertire a bosco i terreni in- esemplare per godere del piacevole aspetto colti. Anche per questo è considerata una e dell’ombra leggera della chioma, che stor- “pianta degli inizi”, che fertilizza il terreno misce delicatamente alle brezze della bella per favorire l’insediamento di altre specie stagione e in autunno ricade come una ca- più grandi e possenti cui essendo eliofi la scata d’oro. Albero snello e slanciato, par- cederà il posto “sacrifi candosi” quando il ticolare ed elegante in tutte le sue varietà, bosco diverrà troppo fi tto. a tronco singolo o multiplo, sviluppa col tempo una chioma liberamente espansa, Leggende dalle ramifi cazioni estese e sottili. Identi- Precoce nel germogliare dopo l’inverno, la fi cata per la sua grazia con lo spirito “fem- betulla, considerata albero magico e guari- minile” dei boschi, la betulla suscita anche prima lettera dell’alfabeto druidico, signi- tore, venerata dagli sciamani come “scala” fantasie e timori per il biancore spettrale fi cherebbe appunto “albero”), la betulla è verso la divinazione, si identifi cava per le della corteccia, che scintilla alla luna men- originaria delle regioni nordiche, dal Nor- popolazioni nordiche con la natura fem- tre i lunghi rami ricurvi assumono l’aspetto damerica all’Europa del Nord, dalla Gran minile e generatrice, con la rinascita e la di pallide dita stregate, ripiegate a sfi orare Bretagna all’Himalaya, ove può crescere in purifi cazione: associata in tutta Europa al le spalle del solitario viandante. montagna sino ai limiti della vegetazione risveglio primaverile, animava nelle re- Albero ancestrale per eccellenza, associa- arborea, in associazione a conifere o altre gioni dell’Est i festeggiamenti per la Pen- to all’inizio del ciclo vitale (il termine cel- latifoglie. Nonostante l’apparenza delica- tecoste, quando - certamente in memoria tico alla base dell’etimologia, beith o betu, ta, è tra le specie più resistenti in quanto di antichi riti - tronchi di betulla venivano 46 tagliati e “travestiti” con abiti femminili, e le veglie contadine della notte di San Gio- vanni, illuminate da falò e torce fatte con i magici rami bianchi. Verghe di betulla, utilizzate per frustare malandrini ed esorcizzare esagitati e de- menti, simboleggiavano la punizione sal- vifi ca in grado di scacciare i demoni: pure nei fasci littori di epoca romana, ove era- no strettamente legate intorno a un’ascia, rappresentavano gli strumenti per infl ig- gere il giusto castigo. Di fuscelli di betul- la (legati con lacci di salice intorno a un manico di frassino) era composta la sco- pa volante delle streghe, ma anche le scope usate un tempo per scacciare l’anno vec- chio, i malanni e il malocchio dalle case. Nella “bania” russa, simile alla sauna nor- dica, ancora oggi si pratica il “massaggio” purifi cante ottenuto sferzando la pelle con lizzante, mentre ai piedi degli alberi è fre- frasche di betulla. quente trovare i gustosi porcinelli rossi o Era inoltre albero consacrato all’amore: il “cravette”, funghi commestibili adatti per palo propiziatorio, simbolo di fecondità e fritti e risotti. bescens, mentre una corteccia decisamente rinascita, decorato di nastri e posto al cen- scura dà il nome alla varietà nigra. tro delle danze per l’antica festa di Calen- Farmacopea dimaggio, corrispondente alla germanica Dalle foglie, contenenti fl avonoidi, si ri- * Betula pendula - betulla bianca, Betula “notte di Valpurga” e alla celtica Beltane, cava un estratto dalle note proprietà diu- pubescens - betulla pelosa, Betu- era spesso una betulla. Fino all’Ottocen- retiche e depurative, che stimola la diure- la nigra - betulla rossa to, si credeva inoltre che portarne indos- si senza produrre alcun effetto seconda- so brandelli di corteccia racchiusi in un rio, combatte gli edemi (accumulo di ac- sacchetto potesse favorire e proteggere un qua nei tessuti), è utile contro la gotta e matrimonio felice. ipocolesterolemizzante. Foglie, corteccia Oroscopo e gemme hanno in generale proprietà an- celtico Usi tisettiche e astringenti, antinfi ammatorie IlIl 2424 giugno,giugno, collocatocollocato nelnel Legno “luminoso” dai poteri benigni di e antireumatiche, tonifi canti e stimolanti. periodoperiodo ccosmicoosmico ddelel ssolstizioolstizio protezione e buon auspicio, prediletto un All’acido betulinico, importante princi- d’estate da sempre di altissimo valo- tempo per le culle dei bambini, fu utiliz- pio attivo, si attribuiscono spiccate capa- re simbolico, posto nel calendario cri- zato da molti antichi popoli per realizzar- cità antitumorali, mentre l’acqua distillata stiano esattamente all’antitesi del Na- vi bastoni, scettri e verghe in quanto sim- dalla corteccia e dalle foglie è utilizzata co- tale e dedicato a San Giovanni Battista, boli di potere e saggezza: più semplici ma me tonico cutaneo, effi cace contro eccesso è l’unico giorno di coloro che vengono altrettanto temibili, erano di betulla anche di sebo e acne. Anche la linfa o “acqua di al mondo sotto il segno della betulla. le bacchette dei maestri di scuola. Bianco, betulla”, bevanda depurativa e rinfrescante Caratterizzati da molti contrasti, sono elastico e resistente, ottimo combustibile, tipica dei Paesi del Nord e nota sin dal Me- attratti dagli enigmi e stimolati dalle si presta a lavori di piccola falegnameria e dioevo, ricchissima di minerali e povera di diffi coltà, che sanno affrontare grazie a di intreccio, mentre la corteccia, imper- zuccheri, contribuisce a eliminare gli acidi un’intelligenza spesso brillante, amano meabile e coibente, veniva un tempo uti- urici, combatte la ritenzione idrica causa viaggiare ma allo stesso tempo adora- lizzata per rivestire canoe e capanne, per della cellulite, contrasta i radicali liberi e no la quiete delle pareti domestiche e la fabbricare recipienti e calzari: l’“uomo di migliora la grana della pelle. pace della natura. Raffi nati ed elegan- Similaun”, ritrovato tra i ghiacci in Alto ti ma anche ironici e divertenti, pieni Adige, portava con sé un recipiente di cor- Aspetto di immaginazione ma tutto sommato teccia di betulla. Già si è detto della bianca corteccia, che co- di modeste ambizioni, non amano gli Sempre dalla corteccia, ricca di tannini, stituisce, con il portamento slanciato ver- eccessi e detestano la volgarità in tut- si ottiene per distillazione un catrame e so l’alto, espanso e variamente ricadente ti i suoi aspetti. Insofferenti alle situa- quindi un olio, utilizzato in conceria per della chioma, l’aspetto più caratteristico di zioni che richiedono eccessivo appro- trattare e rendere profumato il “cuoio di questa bella pianta. Le piccole foglie sono fondimento, possono apparire superfi - Russia”, e come antisettico della pelle. In ovate e quasi romboidali, aguzze e doppia- ciali, così come la tendenza a calcolare tempo di carestia anche qui da noi, ma più mente seghettate. Le infi orescenze monoi- gli esiti delle proprie azioni può essere abitualmente presso i popoli dell’estremo che (maschili e femminili su alberi diversi) scambiata per cinismo. Sono d’altra par- Nord, la corteccia degli alberi più giova- sono lunghi amenti penduli, più brevi ed te affi dabili ai limiti dell’eccesso di zelo, ni veniva macinata per ricavarne un sur- eretti se femminili: sorta di spighette pri- e appaiono poco passionali in quanto rogato di farina. maverili che, giunte a maturazione, libe- rifi utano di mettere a nudo le proprie Le piccole foglie della betulla, ricadendo reranno in autunno infruttescenze simili a pulsioni: l’antico equilibrio di un Ol- al suolo e decomponendosi rapidamen- minuscoli coni alati. Giovani getti legger- mo saprà renderli amabili. te, ne costituiscono un eccezionale ferti- mente pelosi caratterizzano la varietà pu- 47 LIBRI a cura di Enrico Massone ([email protected])

ne che seppur tra mille contrad- lo sviluppo sostenibile sono di- dizioni, conservano un rilevan- ventate tendenze importanti, non te patrimonio di biodiversità e di possono appoggiarsi solamente a emergenze artistiche e architetto- paradigmi manageriali e mecca- niche. Una pubblicazione inusua- nicistici, senza considerare una vi- le, ricca di suggestive immagini che sione ecologica della teoria. sviscerano l’anima multiforme di Per lettori appassionati al tema e una valle dove new economy, co- anche un po’ “fi losofi ”. (e.c.) munità locali e ambiente devono confrontarsi per defi nire i termi- L’immagine di una casa ecologica ni della loro sussistenza e del lo- varia in modo radicale a seconda ro sviluppo compatibile. Questa del luogo, del clima, delle risorse è la prima pubblicazione di una naturali disponibili, del contesto collana di libri fotografi ci sul Pie- economico, della cultura e delle monte che Neos edizioni ha affi - tradizioni locali. Per molto tempo si è ritenuto che dato a Roberto Borra, affezionato Pionieri delle costruzioni bio- la mente, intesa come capacità di collaboratore della nostra rivista, servazione, sostenibilità… sono climatiche, appassionati di high- ragionamento, di soluzione di pro- giornalista e fotografo specializ- opinioni che condizionano il modo tech o seguaci di un’architettura blemi e di coscienza di sé, fosse una zato in natura e turismo e alla fo- in cui ci rapportiamo con la natura ragionata che ricerca l’equilibrio prerogativa del genere umano con tografa Loredana Frisoli, sua col- e che incidono profondamente sul tra tradizione e modernità, gli in- qualche concessione a certi nostri laboratrice. (t.f.) futuro del nostro Pianeta. Opinioni terpreti di questo tema sono pre- cugini, troppo simili a noi per po- che hanno “fatto” la fi losofi a am- senti in tutti i continenti. Edizioni ter essere sbrigativamente licen- bientale, ben esplicitata nell’agile Ambiente ha da poco pubblica- ziati. Ma osservando e interagen- saggio di Piergiacomo Pagano Fi- to Case ecologiche - I principi, le do con gli animaletti che sempre losofi a ambientale ed. Mattioli (tel. tendenze, gli esempi (di Dominique più frequentemente ci portiamo 055 301371) € 11. Gauzin-Müller, 45,00 €) per fornire in casa a riempire il nostro vuo- Una panoramica completa sull’ar- un panorama delle tendenze at- to esistenziale il dubbio ci assale. gomento, affi nché il lettore possa tuali con esempi che l’autore ha Che il nostro micio non stia scien- avvicinarsi alla fi losofi a ambien- cercato nelle Americhe (Brasile, temente macchinando qualche co- tale e compiere, nella vita di tutti Canada, Stati Uniti), in Asia (Ci- sa? Che “boby” nel suo sonno agi- i giorni, scelte ponderate e consa- na, India), in Australia e in Euro- tato non stia sognando un grosso pevoli. (e.c.) pa (Germania, Austria, Spagna, e succoso osso? Danilo Mainardi Finlandia, Francia, Italia, Regno ci viene in soccorso con il volume Unito, Svizzera). Nella mente degli animali ed. Cai- E sempre per restare nel tema, del- ro (tel. 02 7481111) € 16 condu- la stessa casa editrice e del medesi- cendoci in un viaggio affascinan- mo autore è il volume Architettu- te nella mente degli animali e nei Gestire i beni comuni - Manuale ra sostenibile - 29 esempi europei loro comportamenti in continuo per lo sviluppo sostenibile locale, di urbanistica, qualità ambienta- bilico tra eredità biologica, istinto ed. Ambiente (tel. 02 45487277) le, sviluppo sostenibile (56,00 €) e trasmissione culturale e intelli- € 24 è una guida per i responsa- pubblicato nel 2003 nell’edizione genza. Non soltanto cani e gatti ma bili di decisioni che coinvolgono italiana, ma già uscito nelle edizio- anche animali meno noti rivelano territori e comunità locali. Le do- ni francese, tedesca, inglese, spa- comportamenti sorprendenti. 250 mande a cui Alessandro Bratti e gnola e greca, rappresenta anco- pagine con 45 disegni dell’autore e Alessandra Vaccari tentano di da- ra la più aggiornata visione del- prefazione di Piero Angela da leg- re risposta, grazie anche all’ausi- la situazione per quanto riguar- gersi di un fi ato per rifl ettere sulla lio di altri contributi, sono molte: da l’applicazione del concetto di nostra umanità. (almo) “Come può essere inserita la va- sostenibilità nella progettazione riabile ambientale nelle politiche Educazione sostenibile di Stephen degli insediamenti urbani e de- di sviluppo? Lo strumentario a di- Sterling , ed. Anima Mundi (tel. gligli eedifidifi ci.ci. (ec)(ec) sposizione degli amministratori è 0547 612520) € 12 è una lettura proporzionato all’obiettivo?” Il li- innovativa, provocatoria ed essen- bro è un repertorio ragionato de- ziale per tutti coloro che si preoc- gli strumenti disponibili, integra- cupano della situazione del Pia- to con quelli concreti usati in ogni neta e degli obiettivi dell’educa- esperienza. (e.c.) zione. Parola di David Hicks, ri- cercatore al Bath Spa University Possiamo fare della natura quello College - UK che focalizza l’at- Valle di Susa. Appunti di viaggio che vogliamo? Oppure bisogna ri- tenzione sulla necessità di cam- di Roberto Borra, ed. Neos (tel. spettarla perché il suo valore è “as- biamento delle strategie, a tutti i 011 9576450) € 13 con prefazio- soluto”, indipendente dalle nostre livelli, dei sistemi educativi che si ne di Franco Caresio, è un sentito convinzioni? occupano di sostenibilità: anche tributo alla bellezza di terre alpi- Rispetto, responsabilità, diritti, con- se l’educazione ambientale e per 48 ERBE IN CUCINA a cura di Gianna Tuninetti ([email protected]) Erbe di primavera testo e acquerelli neremo come gli asparagi o li uti- di Gianna Tuninetti lizzeremo misti alle altre erbe. Nel frattempo, poco sotto il germoglio Un mazzolino di viole con le sue spezzato, ributtano contrapposti foglie, qualche pianta di pratolina altri due virgulti pronti a essere in fi ore, foglie e fi ori di primula, nuovamente raccolti. punte di luppolo, qualche carota Le carote selvatiche (Daucus caro- spontanea, salvia dei prati e anco- ta) dobbiamo proprio “scovarle” ra: piantine di papavero, spinacio tra le erbe del prato, sono relativa- Borragine selvatico e borragine, cime di or- mente facili da individuare grazie tica e di silene, tenere, esili, foglie alle foglie caratteristiche e, incon- di erba cipollina, un po’ di malva e fondibile, il profumo che emana- barba di becco senza dimenticarci no stropicciandole lievemente tra delle cicorie. Questi gli ingredienti le dita. Quelle spontanee le potre- principali per cucinare profuma- mo eventualmente sostituire con tissime frittate primaverili e zuppe qualche foglia di quelle coltivate o, di antica memoria. Piatti saporiti nella minestra, con il più classico dalle mille virtù, perché gli ingre- fi ttone reperibile tutto l’anno. La dienti sono ricchi di sostanze mu- carota, sia spontanea che coltivata cillaginose e rinfrescanti, diuretiche è ricchissima in tutte le sue parti di e depurative, ricche di sali minera- vitamina A, B, C, carotene, zuccheri li e di vitamine. L’andar per prati e sali minerali (ferro, sodio, potas- alla ricerca di qualche germoglio sio, fosforo, magnesio, zolfo). Per i da mettere in padella ci obbliga a greci antichi la carota era conside- riscoprire e apprezzare in pieno il rata un eccellente calmante e già se miracolo del risveglio primaverile. ne cucinavano largamente i fi tto- É bello mettersi “in caccia” per ar- ni biancastri come quelli delle va- ricchire il nostro cestino del mag- rietà spontanee. A partire dal ‘500 gior numero di varietà botaniche si svilupperà la carota rosso/aran- eduli possibili. Le ortiche (Urtica cione simile a quelle attualmen- dioica) si trovano dappertutto, in te in commercio ed è sui trattati particolare lungo muretti e luoghi dell’epoca che troviamo la prima Viole incolti. Se ne raccolgono le cimette distinzione tra Daucus sativus o apicali. Si possono consumare cot- domesticus o Carota, Daucus cre- te come gli spinaci o usare per ri- ticus o alpinus o montano e “Dau- sotti e ripieni. L’ortica aumenta i cus vulgaris o silvestris. globuli rossi e incrementa il teno- Profumatissima e dal sapore del re dell’emoglobina, è ricca di fer- tutto particolare la salvia dei prati ro, utilissima come equilibratrice (Salvia pratensis); si raccoglie nei del colesterolo. Capita sovente di luoghi aridi e nei prati vecchi e ammirare, in autunno, grovigli di magri. Utilizzeremo per il nostro fusti esili che si inerpicano leggeri misto di erbe primaverili le prime con infi orescenze che, a matura- foglie basali; quando la pianta sa- zione, si trasformano in infrutte- rà più cresciuta, eliminando la ner- scenze verdine: si tratta del luppo- vatura centrale, potremo cucinare lo( Humulus lupulus). In marzo- quelle foglie che si dispongono op- aprile, alla base delle vecchie pian- poste lungo i fusti slanciati che ter- te spuntano turgidi germogli che minano in infi orescenze blu viola- crescono a vista d’occhio attorci- cee, di grande effetto pittorico, che, gliandosi a quanto trovano sul lo- semplicemente sgranate decorano ro cammino; è questo il momento un piatto di risotto “in bianco” al della raccolta. Se ne staccheranno quale, cinque minuti prima della Pratoline gli apici per la lunghezza di una completa cottura sarà aggiunto un quindicina di centimetri. Li cuci- bel pugno delle loro foglie. 49