Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

COMUNE DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI Provincia di

VARIANTE 2015 PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) DEL PGT

SINTESI NON TECNICA DEL RAPPORTO AMBIENTALE Aggiornato a seguito dei pareri espressi in fase di conferenza

a cura del COMUNE DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI

supporto tecnico Studio Ing. Augusto Allegrini ‐ Pavia

Anno 2015 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

1. INTRODUZIONE...... 4 1.1 Obiettivi generali della valutazione ambientale strategica (VAS)...... 4 1.2 Obiettivi del Documento di Piano...... 5 1.3 Inquadramento legislativo...... 10 1.4 Quadro conoscitivo del Rapporto Ambientale...... 11 2. QUALITÀ DELL'ARIA ...... 12 2.1 Situazione a livello regionale e provinciale...... 12 2.2 Rete di rilevamento della qualità dell’aria nel comune di Sannazzaro ...... 19 3.AMBIENTE IDRICO...... 23 3.1 Il bacino idrografico del ...... 23 3.2. Gli obiettivi di qualità...... 26 3.2.1 La classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali ...... 27 3.2.2 Lo stato delle acque superficiali ...... 28 3.2.3 Analisi degli andamenti storici ...... 31 3.2.4 Conclusioni...... 34 3.2.5 Situazione per il comune di Sannazzaro de’ Burgondi...... 34 3.2.6 Il sistema idrico integrato nel comune di Sannazzaro de’ Burgondi ...... 35 4. SUOLO E SOTTOSUOLO...... 37 4.1 Lo stato dei suoli della provincia di Pavia...... 37 4.2 Agricoltura ed allevamento nella provincia di Pavia...... 40 4.3 Uso del suolo...... 42 4.4 Impermeabilizzazione dei suoli...... 44 4.5 Inquinamento dei suoli ...... 44 5. LA FLORA E LA FAUNA ...... 47 5.1 Introduzione...... 47 5.2 La vegetazione della pianura irrigua nel territorio di Sannazzaro de’ Burgondi...... 50 5.3 La flora della Lomellina...... 51 5.4 La fauna della Lomellina...... 55 6. SISTEMA DELLA MOBILITÀ...... 62 6.1 Trasporti...... 62 6.2 Rete stradale e traffico ...... 63 6.3 La rete viaria su scala provinciale...... 64 6.4 Rete stradale locale ...... 66 7. SISTEMA ECOLOGICO E PAESISTICO‐AMBIENTALE...... 68 7.1 Il PTR Lombardia...... 68 7.2 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Pavia (PTCP) ...... 72 7.3 Siti Natura 2000...... 85 7.4 Il fiume PO. Interventi a rischio sull'ambiente fluviale ...... 86 7.5 Il parchetto dell'Agognetta...... 87 8.CONCENTRAZIONE INDUSTRIALE E AZIENDE A RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE...... 88 9. AREE DISMESSE...... 89 10. RUMORE ...... 90 10.1 Riferimenti normativi sul rumore ...... 90 10.2 Piano di zonizzazione acustica...... 93 11. RIFIUTI...... 96 11.1 La situazione comunale ...... 96 12. ENERGIA...... 97

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12.1 L’adozione a livello regionale della politica europea “20‐20‐20”...... 98 12.2 Il bilancio energetico regionale ...... 98 12.3 La raffineria ENI...... 102 12.4 Elettromagnetismo...... 108 13. COESIONE SOCIALE/REALTA’ SOCIO‐DEMOGRAFICA ...... 109 13.1 Lo stato di salute della popolazione ...... 109 13.2 Livello provinciale gli indicatori demografici della provincia di Pavia...... 113 14. CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE AREE CHE POTREBBERO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE DAGLI OBIETTIVI DEL DOCUMENTO DI PIANO ...... 116 15. VALUTAZIONE AMBIENTALE DEL PGT ‐ ANALISI DI COERENZA...... 118 15.1 Coerenza esterna...... 118 15.1.1 Piano Territoriale Regionale (PTR)...... 118 15.1.2 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ...... 120 15.1.3 Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) ...... 121 15.1.4 Piano Regionale di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) ...... 123 15.1.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)...... 124 15.1.6 PTCP (2003)...... 124 15.1.7 PTCP 2015...... 126 15.2 Intervento e sostenibilità...... 129 15.3 Coerenza con gli indirizzi specifici del PTCP di Pavia per l’area di studio...... 133 15.3.1 PTCP 2003...... 133 15.3.2 PTCP 2015...... 135 15.4 Intervento e sostenibilità: obiettivi urbani ...... 138 15.5 Report degli effetti sull’ambiente delle specifiche azioni di piano ...... 143 16. VALUTAZIONE DELLE AZIONI DI PIANO ‐ INDICATORI DI SOSTENIBILITÀ...... 144 17. ESITO DELLA VALUTAZIONE E MONITORAGGIO...... 161 18. CONSUMO DI SUOLO IN BASE ALLA L.R. 31/2014 ...... 164

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1. INTRODUZIONE 1.1 Obiettivi generali della valutazione ambientale strategica (VAS) Il presente documento riguarda una variante al vigente PGT approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 62 del 26.11.2009, pubblicato sul BURL Serie inserzione e Concorsi n. 11 del 17.03.2010. che è già stato assoggettato in fase di approvazione precedente alla Valutazione Ambientale Strategica, con esito positivo. Gli obiettivi della presente variante, ben poco andranno ad incidere sulle scelte già operate nel vigente Documento di Piano e confermeranno nella maggior parte dei casi, le condizioni di sostenibilità ambientali già riscontrate precedentemente, in quanto si riferiscono principalmente ad adeguamenti della normativa di piano, a correzione di errori materiali, al recepimento di normative regionale emanate dopo l’approvazione del vigente strumento urbanistico e a piccole modifiche sull’azzonamento richieste con istanza da privati cittadini. Pertanto si assumeranno come valide sia l’articolazione che le conclusioni del Rapporto Ambientale precedentemente approvato, con l’aggiornamento dei dati e l’inserimento delle eventuali modifiche derivanti daille modifiche introdotte. La procedura di VAS, ha lo scopo di evidenziare la congruità delle scelte pianificatorie rispetto agli obiettivi di sostenibilità del PGT e le possibili sinergie con altri strumenti di pianificazione sovra ordinata e di settore. Il processo di valutazione individua le alternative proposte nell’elaborazione del Piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione e compensazione che devono essere recepite dallo stesso strumento urbanistico. La VAS è avviata durante la fase preparatoria del Documento di Piano, costituente il PGT, ed è estesa all’intero percorso decisionale, sino all’adozione e alla successiva approvazione dello stesso. Essa rappresenta l’occasione per integrare nel processo di governo del territorio, sin dall’avvio delle attività, i seguenti elementi: ¾ aspetti ambientali, costituenti il riferimento di base ambientale ovvero lo scenario di partenza rispetto alla quale valutare gli impatti prodotti dalle scelte di Piano; ¾ strumenti di valutazione degli scenari evolutivi e degli obiettivi introdotti dal Documento di Piano, su cui calibrare il sistema di monitoraggio.

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1.2 Obiettivi del Documento di Piano

(all 1_DGR_6420:a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del P/P e del rapporto con altri pertinenti P/P.) Di seguito vengono riportati in modo schematico gli obiettivi del Documento di Piano a cui si rimanda per una descrizione puntuale e comprensiva delle relative azioni. OBIETTIVI URBANI 1. Rivalutazione del paesaggio e governo delle trasformazioni, sul territorio consolidato urbano ed extraurbano

Da ottenersi attraverso le seguenti azioni: 1. riconferma della promozione del riuso, della riqualificazione e del risanamento con modalità più flessibili nei comparti/isolati/edifici a maggior criticità, a livello insediativo ed ambientale, contrastando gli stati di degrado più evidenti della parte più antica e legata alla tradizione; 2. riconferma della volontà di opzioni di outplacement territoriale per microattività artigianali in contrasto con la precipua presenza residenziale e di opportunità di rinnovo qualificato delle aree liberate (particolare attenzione all’area dell’ex viteria IVIS); 3. approfondimento della rivalutazione del paesaggio urbano da ottenersi attraverso la riqualificazione della “città consolidata” con particolare attenzione alla costruzione di connessioni ed integrazioni con il sistema dei servizi; 4. verifica dello stato di integrazione della rete delle unità di vicinato da estendersi all’interno del tessuto urbano consolidato più periferico per garantire una possibilità di servizio e di fornitura di prima necessità anche alle aree più lontane dal centro storico e che formi caposaldo di riferimento allo sviluppo residenziale futuro; 5. verifica dello stato di attuazione del piano per l’arredo urbano promosso dall’Amministrazione per riqualificare le aree pubbliche del tessuto urbano più antico; 6. per le aree di nuova trasformazione si verificherà lo stato di attuazione dei comparti attuativi del vigente PGT. Pur nel principio della riorganizzazione delle rimarginature e dei completamenti funzionali e della rete viaria urbana, occorrerà ottimizzare il carico urbanistico di previsione al fine di promuovere delle previsioni insediative che si attestino su un maggior contenimento dell’uso del suolo agricolo.

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2. Coordinamento del sistema produttivo

Si procederà ad una verifica dello stato attuativo del PGT sulle aree destinate al produttivo. Se le condizioni lo consentiranno si potranno ricalibrare sia le dimensioni dei comparti che le modalità attuative. Anche per gli insediamenti commerciali occorrerà verificare lo stato insediativo raggiunto e dimensionare un sostenibile scenario per il prossimo quinquennio sempre sotto la condizione imprescindibile di attuare opportune compensazioni ambientali; saranno inoltre verificate ed implementate eventuali azioni territoriali derivanti da contributi dello studio economico sociale del territorio promosso dall’Amministrazione finalizzato alla proposta di scenari di sviluppo locale per un prossimo futuro.

OBIETTIVI PER LA TUTELA AMBIENTALE 1. Rispetto della pianificazione ambientale sovra ordinata derivante dal PTR e dal PTCP di Pavia

Le azioni si svilupperanno nel rispetto della pianificazione ambientale sovra ordinata derivante dallo stato vigente del PTR, dell’AIPO e dal PTCP di Pavia (vigente ed adottato). La tesi di base dell’Amministrazione comunale è di approfondire –e ov possibile – le tematiche ambientali proposte a livello sovraordinato al fine di ottenere una rafforzata e condivisa garanzia di rispetto per l’ambiente su un territorio in parte già compromesso da una forte pressione produttiva industriale. Questo obiettivo può essere raggiunto anche utilizzando la duplice valenza produttiva e ambientale rappresentata dalle aree agricole presenti nel territorio comunale.

2. Interelazione effetti ambientali/recupero ambiti estrattivi e raffineria

Le azioni si svilupperanno nella verifica degli effetti ambientali/recupero derivanti da ambiti estrattivi presenti sul territorio come ad esempio ATE g05 Cascina Balossina (interno al territorio comunale), ATE g06 Cascina Scarampi (sul confine comunale condiviso con i comuni di Corana e ), ATE g07 Savasini (sul confine comunale condiviso con i comuni di Corana e Silvano Pietra).

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Si procederà inoltre con la verifica di fattibilità urbanistica delle previsioni compensative e mitigative derivanti dall’applicazione della/e convenzione/i con ENI.

3. Criticità e vulnerabilità valle del Po

Circa il 50% del territorio comunale è occupato dalla valle golenale del fiume Po. La criticità e la vulnerabilità di questa parte del territorio restano tema di grande attenzione da parte dell’Amministrazione comunale. Si procederà con le seguenti azioni: 1. occorrerà integrare lo studio idraulico comunale del tratto di fiume Po che ha consentito nel vigente PGT di affinare l’adeguamento e la prevenzione del rischio idraulico, con gli studi idraulici promossi da Regione Lombardia, finalizzati alla prevenzione del rischio idraulico per le comunità che si affacciano sull’asta del Po; 2. dato l’interesse per la costituzione di un Parco del fiume Po, di concerto con i comuni vicinori, si coordinerà il progetto nelle fasi più avanzate al fine di consolidare una fascia di tutela ecologica e di parziale fruizione nel tratto costiero dell’alveo del Po; 3. si valuterà l’integrazione dell’area di verde urbano in prossimità della “costa”, ovvero dell’ansa perifluviale della golena che disegna ad arco l’orografia del lato meridionale del paese, nella sua partecipazione ad un organizzato sistema del verde comunale. Questo consentirebbe di creare una cerniera tra l’area urbana e la pianura golenale con potenziamento del corridoio ecologico attualmente esistente sull’Agognetta. Verrà effettuata opportuna verifica del territorio agricolo da non assoggettare a trasformazione urbanistica e da finalizzare ad area agricola strategica anche in condivisione con i principi regionali e provinciali.

4. Interventi per il terrazzo settentrionale del fiume Po

Per la parte di territorio comunale che si estende a Nord della zona urbana, pur nel rispetto delle previsioni di trasformazione, si cercherà di aumentare la quota delle aree non assoggettabili a trasformazione urbanistica nel rispetto delle connotazioni agricole dominanti.

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Particolare attenzione verrà posta sulla rete ecologica presente e sul reticolo idrico superficiale minore. Tali obiettivi saranno rispettosi dei principi di strategicità previsti dalla normativa regionale e provinciale.

OBIETTIVI PER LO SVILUPPO DEI SERVIZI PER LA COLLETTIVITÀ

1. Rafforzamento e sviluppo dei servizi

Rafforzamento delle politiche di inclusione sociale tramite una razionalizzazione del sistema dei servizi. Verifica delle organizzazioni del sistema servizi tramite l’aggiornamento del Piano dei Servizi in base alle esigenze espresse dall’utenza, si dovrà valutare: ¾ l’insieme delle attrezzature al servizio delle funzioni insediate nel territorio comunale, anche con riferimento a fattori di qualità, fruibilità e accessibilità; ¾ le necessità di sviluppo e integrazione dei servizi esistenti; ¾ le modalità di attuazione, di quanto appena detto. OBIETTIVI PER LA MOBILITÀ URBANA ED EXTRAURBANA

1. Sviluppo e coordinamento della rete di mobilità urbana

Consolidamento e sviluppo delle previsioni di completamento della rete della viabilità urbana di quartiere in base alle previsioni del vigente PGT con particolare riferimento alla previsione di realizzazione della rotatoria di innesto fra via del Contò e la strada provinciale e al possibile completamento della circonvallazione fra la SP 206 e la SP 193 (fra la rotonda di via Pavia e la rotonda per ).

2. Verifica ed implementazione percorsi ciclopedonali per la mobilità dolce

Si procederà verificando lo stato di attuazione delle previsioni realizzative indicate nel vigente PGT e all’analisi di eventuali criticità che possano compromettere la continuità del sistema. Sarà inoltre valorizzata la caratteristica di rete locale e della propensione a rete intercomunale di mobilità dolce, anche in funzione dell’attuazione della/e convenzione/i con ENI.

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OBIETTIVI PER L’IMPLEMENTAZIONE DELL’ERIR NEL PGT

Al fine di aumentare il grado di prevenzione della sicurezza sul territorio comunale, si provvederà all’implementazione, nella documentazione del PGT, dell’elaborato ERIR – Elaborato Tecnico sul Rischio di Incidenti Rilevanti – relativo agli insediamenti produttivi ENI. Tale documento si prefigge come obiettivo finale quello di aumentare la sicurezza del territorio su cui potrebbero ricadere gli impatti di scenari derivanti eventi provocati da aziende con rischio di incidente rilevante.

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1.3 Inquadramento legislativo Il Rapporto Ambientale sarà basato sul seguente corpo legislativo e di indirizzo: ¾ Direttiva Europea 2001/42/CE e relativi allegati; ¾ D.Lgs 152/06 e s.m.i. “Norme in materia ambientale”; ¾ L.R. 12/0 5 “Legge di Governo del Territorio, Regione Lombardia” e s.m.i. ¾ “Criteri attuativi della L.R. 12/05, atto di indirizzo e coordinamento tecnico per l’attuazione dell’art. 7 comma 2” emessi dalla Regione Lombardia nel Maggio 2006; ¾ DCR n. VIII/351 del 13/03/07 “Indirizzi generali” per la valutazione ambientale di piani e programmi (art. 4 della LR 12/05). ¾ DGR VIII/6420 del 27.12.2007 valutazione ambientale di piani e programmi‐ VAS ulteriori adempimenti di disciplina di attuazione dell’art. 4 della LR 12/05 e degli “Indirizzi generali” per la valutazione ambientale di piani e programmi approvati con DCR n. VIII/351 del 13/03/07 (art. 4 della LR 12/05). ¾ DGR_10971‐30_12_09: Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi (VAS) ¾ Deliberazione della Giunta Regionale 18 aprile 2008, n. 7110 Valutazione ambientale di piani e programmi ‐ VAS. Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell'art. 4 della legge regionale 11 Marzo n. 12, 'Legge per il governo del territorio' e degli 'Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi' approvati con deliberazione del Consiglio Regionale 13 Marzo 2007, (Provvedimento n. 2). ¾ Deliberazione della Giunta Regionale 30 dicembre 2009, n.10971 Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi ‐ VAS (art. 4,l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) ‐ Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli.

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1.4 Quadro conoscitivo del Rapporto Ambientale

(all 1_DGR_6420: b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del P/P)

Il quadro conoscitivo é l'analisi preliminare di tipo ambientale e territoriale atta a definire le principali criticità a cui gli obiettivi di Piano danno risposta. I diversi aspetti ambientali del territorio comunale presi in considerazione sono i seguenti:

¾ Sistema ambientale: o Qualità dell'aria o Ambiente idrico o Suolo e sottosuolo o Vegetazione flora e fauna

¾ Sistema antropico o Sistema della mobilità e Infrastrutture o Sistema ecologico e Paesistico‐ambientale o Aree dismesse o Patrimonio architettonico o Qualità edilizia o Rumore o Rifiuti o Energia

¾ Realtà Socio‐demografica: o Coesione sociale/Realtà socio demografica

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2. QUALITÀ DELL'ARIA 2.1 Situazione a livello regionale e provinciale. Negli ultimi anni il quadro normativo relativo alla qualità dell’aria si è notevolmente evoluto non solo per l’introduzione di limiti e standard sempre più restrittivi, ma anche nella definizione di un nuovo approccio di tipo sistemico ed integrato per il controllo, la gestione e il miglioramento della qualità dell’aria. Il nuovo assetto normativo prevede infatti che la valutazione della qualità dell’aria si avvalga di più strumenti conoscitivi quali le reti di monitoraggio, gli inventari di emissioni e la modellistica. L’adozione di politiche incentivanti l’uso di tecnologie più avanzate nei processi di combustione, il miglioramento delle caratteristiche dei combustibili e la razionalizzazione dei flussi di traffico hanno consentito un generalizzato miglioramento della qualità dell’aria. Il tema dell’inquinamento atmosferico è oggetto di studio da oltre quarant’anni e le serie storiche dei principali inquinanti evidenziano come, nel corso degli ultimi decenni, la qualità dell’aria sia costantemente migliorata; le serie del particolato fine e dell’ozono segnalano invece una situazione stazionaria di criticità. La caratteristica comune di questi ultimi due inquinanti è la loro origine, parzialmente (PM10) o totalmente (O3) secondaria, che contribuisce a rendere più complessa l’attuazione di azioni efficaci per la loro riduzione. La configurazione geografica e le caratteristiche meteoclimatiche tipiche della Pianura Padana sono tali per cui quest’area è di fatto un unico bacino Circolazione del vento e concomitanti concentrazioni di ozono omogeneo nel quale il PM10 e l’ozono tendono a diffondersi in modo uniforme e in condizioni di stabilità atmosferica ad accumularsi. Per affrontare questo problema le Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia‐Romagna, Veneto, Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e di Bolzano hanno recentemente sottoscritto un accordo a vari livelli al quale ha successivamente aderito anche il Canton della Confederazione Elvetica finalizzato alla condivisione delle metodologie e degli strumenti di valutazione della qualità dell’aria (inventari delle emissioni, modellistica e reti di monitoraggio) e all’adozione di azioni comuni di riduzione delle emissioni di PM10; tale accordo consentirà di accrescere l’efficacia delle politiche di prevenzione e contenimento dell’inquinamento atmosferico.

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I principali inquinanti che si trovano nell’aria possono essere divisi, schematicamente, in due gruppi: gli inquinanti primari e quelli secondari. I primi vengono emessi nell’atmosfera direttamente da sorgenti di emissione antropogeniche o naturali, mentre gli altri si formano in atmosfera in seguito a reazioni chimiche che coinvolgono altre specie, primarie o secondarie. Per lo studio del trasporto e della dispersione degli inquinanti si è affermata la modellistica, che da qualche tempo ha ampliato il proprio campo di interesse includendo lo studio di inquinanti non solo primari, direttamente emessi dalle sorgenti, ma anche secondari, che si formano totalmente o parzialmente a seguito di reazioni chimiche che avvengono in atmosfera. In questi casi è necessario considerare tutte le diverse componenti che interferiscono nella fenomenologia della qualità dell’aria quali ad esempio i campi meteorologici, i parametri della turbolenza atmosferica e i campi emissivi e di concentrazione nelle aree circostanti al territorio soggetto ad indagine. Il processo di analisi e valutazione, inoltre, risulta tanto più aderente ai meccanismi di formazione e trasporto di ozono e PM10 quanto più il campo di osservazione è coerente con il dominio in cui le diverse componenti agiscono nel breve‐medio periodo. Ciò significa che le problematiche della qualità dell’aria della Lombardia hanno collocazione naturale in un’area che sorpassa i suoi confini amministrativi in quanto il territorio regionale è coinvolto in processi che in parte vi trovano origine e in parte l’attraversano; in questo senso il bacino del Po può essere considerato come una vasta area all’interno della quale si rinvengono caratteri di omogeneità rispetto ai parametri che determinano maggiormente l’emissione, il trasporto e la dispersione degli inquinanti. La Lombardia risulta aperta alla circolazione dei venti lungo l’asse E‐O con conseguenti scambi di masse d’aria a O verso il Pi emonte, a E e S‐E verso il Veneto e l’Emilia. Lungo l’asse N‐S, invece, la circolazione è fortemente limitata a causa della barriera naturale costituita dalla catena alpina. Questo conferisce elevata stabilità alle masse d’aria nella pianura e favorisce le circolazioni di brezza, specialmente nel periodo estivo ed invernale. In particolare nella stagione fredda, sul bacino padano si ritrovano frequentemente condizioni di elevata stabilità atmosferica dovute alla persistenza di strutture anticicloniche e di inversioni termiche negli strati più bassi dell’atmosfera.

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Questi fattori unitamente al vento che presenta frequenti episodi di calma e regimi prevalenti di bassa intensità inibiscono fortemente il trasporto degli inquinanti. Condizioni meteorologiche di questo tipo ed il loro protrarsi per più giorni, in assenza di eventi di precipitazione significativi per durata ed intensità, determinano un accumulo progressivo degli inquinanti con conseguenti superamenti dei limiti di concentrazione imposti dalla normativa. Le concentrazioni di particolato presenti in un sito risentono infatti non solo del contributo locale dovuto prevalentemente alle emissioni degli impianti di riscaldamento, alle emissioni industriali e al traffico ma anche dei valori delle concentrazioni di fondo. I picchi di concentrazione, dovuti alle fonti di emissione urbane locali, si sommano alla concentrazione di fondo urbano e alla concentrazione di fondo ad ampia scala, sempre presenti; quest’ultimo contributo rappresenta il regional background o fondo di area vasta. La concentrazione di fondo che deriva dai processi di emissione del particolato e di formazione del secondario che avvengono su scale di centinaia di chilometri risulta essere un contributo non trascurabile soprattutto in aree come il bacino padano che, per configurazione meteorografica, si presentano come bacini aerologici chiusi. La presenza nella valle del Po di numerose e intense fonti di emissione di particolato e dei suoi precursori associata specie in inverno, quando l’intensità emissiva è maggiore a persistente stabilità meteorologica e a regimi di vento debole favorisce il progressivo accumulo degli inquinanti e, per il particolato PM10, anche l’omogeneità di distribuzione delle concentrazioni. In termini di composizione del PM10 anche i contributi relativi delle frazioni di primario e di secondario si relazionano in linea generale sia con le caratteristiche meteorologiche del periodo considerato sia con l’efficacia dei fenomeni di avvezione e di rimescolamento turbolento, ma dipendono soprattutto dalle condizioni più o meno favorevoli alla formazione chimico‐fisica di particolato secondario. Il peso delle singole specie chimiche (quali solfati, nitrati, ammonio, frazioni organiche) è poi differente a seconda del profilo emissivo e delle condizioni micrometerologiche che si rilevano localmente. L'inventario regionale delle emissioni in Lombardia è basato sul database INEMAR (INventario EMissioni in ARia), un archivio che permette di stimare le emissioni a livello comunale per diversi inquinanti, attività e combustibili. In questo archivio informatico sono raccolte tutte le informazioni necessarie per la stima delle emissioni: gli indicatori di attività (ad esempio consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità di rifiuti incenerita, ed in generale qualsiasi parametro che traccia l'attività

14 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale dell'emissione), i fattori di emissione (ovvero la quantità in massa di inquinante emesso per unità di prodotto o di consumo), i dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni (come la popolazione residente, il numero di addetti per una specifica attività produttiva, ecc.), e le procedure di calcolo definite nelle diverse metodologie per stimare le emissioni. Dopo la stima iniziale delle emissioni dei principali inquinanti per l’anno 1997, che ha costituito una delle basi per lo sviluppo del Pi ano Regionale Qualità dell’Aria (PRQA), il sistema INEMAR è stato aggiornato per gli inventari degli anni 2001 e 2003. Le emissioni considerate per l’inventario 2005 riguardano i principali macroinquinanti (SO2, NOx, CO, COVNM, CH4, CO2, N20, NH3), le polveri totali, il PM10, il PM2.5 ed infine alcuni microinquinanti (diossine e metalli pesanti). Successivamente tali inventari sono stati riaggiornati sistematicamente. Nelle immagini seguenti si riportano i principali risultati dell’Inventario Inemar Regione Lombardia (agg. 2012) dalle quali si evincono gli intervalli di emissione relativi al comune di Sannazzaro de’ Burgondi.

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Le emissioni e la qualità dell’aria evidenziano per la provincia di Pavia alcune analogie con quanto avviene sul territorio regionale ed alcune specificità. Come per tutta la regione, il biossido di zolfo (SO2) non si presenta più come un inquinante critico non si osservano più superamenti del limite di legge e le emissioni sono riferibili per il 70% alla produzione di energia, alla combustione industriale e ai processi produttivi. Nel caso degli Nox si rileva che gli apporti più significativi sono determinati dal settore dei trasporti, dell’industria e della produzione di energia elettrica. Le sorgenti principali delle polveri sono le attività agricole, i trasporti, il riscaldamento degli edifici e poche fonti puntuali. La densità emissiva di particolato sul territorio è caratterizzata da tre aree omogenee: quella montana collinare (con densità media inferiore a 1 t/km2), quella di pianura (tra 1 e 2 t/km2) e quella dei 5 comuni con i valori più elevati, nei quali prevalgono o le emissioni puntuali o quelle areali (tipiche di area urbana). La specificità dell’agricoltura come fonte emissiva di PM10 deriva principalmente dalla combustione a cielo aperto dei residui colturali delle risaie. L’agricoltura è fonte rilevante anche di altre emissioni: rispetto al totale provinciale emette il 34% del PM2,5, il 70% del metano e del protossido di azoto, il 97% dell’ammoniaca e il 40% del CO. È significativo il differente peso relativo che la produzione di energia e il riscaldamento degli edifici hanno nella emissione di particolato rispetto alla regione: più del doppio rispetto alla media regionale il primo settore e circa la metà il secondo. Il PM10 si presenta come l’inquinante più critico in analogia con tutte le aree urbane della Valle Padana superando abbondantemente i limiti di legge; il CO non presenta criticità, con parametri di legge inferiori alla metà del limite. Le concentrazioni di ozono e di NO2 non hanno superato i limiti previsti a protezione della salute umana, rispettivamente per la massima concentrazione oraria e il valore medio annuo.

CARATTERIZZAZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE Le informazioni riportate nelle tabelle che seguono forniscono una caratterizzazione del contesto urbano o metropolitano e ne delineano le principali condizioni al contorno.

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PROVINCIA DI PAVIA Popolazione residente area provinciale (ab.) 548.326 Estensione area provinciale (Kmq) 2.968,64 Altitudine s.l.m. minima provinciale (metri) 50 Altitudine s.l.m. massima provinciale (metri 1.724

Tabella 1.1 Informazione generali sul contesto territoriale anno 2014

La valutazione delle emissioni atmosferiche nel territorio della provincia di Pavia è aggiornato al 2012 e deriva dall’Inventario delle emissioni del 2005 realizzato dalla Regione Lombardia. L’inventario è stato redatto secondo la metodologia Inemar in cui è stato realizzato un database per l’inventario delle emissioni a livello comunale dei diversi inquinanti, per diverse attività (riscaldamento, traffico, agricoltura, industria, traffico, secondo la classificazione Corinair) e tipo di combustibile. Inoltre si è ritenuto necessario un confronto temporale a partire dai dati del 2003 per verificare se nel tempo ci sia stato un miglioramento o un peggioramento della qualità dell’aria.

I dati utilizzati sono estrapolati da: ARPA LOMBARDIA ‐ REGIONE LOMBARDIA, INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in Regione Lombardia ‐ dati per revisione pubblica. ARPA Lombardia Settore Aria; Regione Lombardia DG Qualità dell'Ambiente.

A seguire viene riportata una tabella riepilogativa sintetica sui totali degli anni considerati al fine di verificare il trend delle emissioni.

Precurs. Tot. Acid. SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS CO2eq O3 If (H+) t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno Kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno Kt/anno t/anno Kt/anno Totale 2003 5.829 18.744 23.719 49.922 50.723 4.679 1.309 7.564 2.646 3.080 3.843 6.178 52.865 1.035 Totale 2005 5.177 18.179 23.951 51.102 48.078 7.808 1.273 7.054 2.559 2.960 3.671 9.325 52.133 972 Totale 2007 6.019 17.221 20.220 45.366 22.615 8.961 1.231 6.579 1.797 2.054 2.495 10.356 44.353 949 Totale 2008 4.433 14.955 26.751 45.916 20.474 8.474 1.166 6.935 1.766 1.978 2.435 9.839 47.981 872 Totale 2010 5.136 14.744 28.739 48.266 18.864 9.243 1.064 5.289 1.696 1.915 2.276 10.651 49.478 792 Totale 2012 5.292 12.903 24.525 46.470 18.574 8.668 972 5.514 1.584 1.789 2.466 10.007 42.961 770

Tabella 1.2 Riepilogativo sintesi provincia di Pavia Dal confronto sintetico dei totali dei rilevamenti emerge un sostanziale calo delle emissioni per quasi tutte le sostanze, almeno a livello provinciale.

18 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

In questa direzione è importante ad esempio promuovere iniziative che facilitino la produzione di energia pulita, adottando regolamenti che recepiscano in modo pratico la normativa comunitaria e regionale in materia: questo tipo di tecnologie possono contribuire in

maniera significativa alla diminuzione della quantità di CO2 emessa. Si è inoltre effettuato un confronto sulle emissioni sul comune di Sannazzaro de’ Burgondi e sui confinanti comuni di e Scaldasole, al fine di verificare la qualità dell’aria dell’area comunale vista la presenza della raffineria ENI. I dati sono stati estrapolati da ARPA LOMBARDIA ‐ REGIONE LOMBARDIA, INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in Regione Lombardia – rilevamento 2010 ‐ dati per revisione pubblica. ARPA Lombardia Settore Aria; Regione Lombardia DG Qualità dell'Ambiente.

Precurs. Tot. Acid. SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS CO2eq O3 If (H+) t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno Kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno Kt/anno t/anno Kt/anno Sannazzaro 4.487 2.430 3.269 1.328 1.734 2.287 122 24 180 194 208 2.353 6.444 194 Ferrera 22 951 234 481 70 2.855 122 29 14 15 17 2.891 1.409 23 Scaldasole 0,6 33 85 265 52 7 2 12 5 5 7 14 136 1

Tabella 1.3 Confronto emissioni comune Sannazzaro de’ Burgondi e comuni confinanti Come si può facilmente rilevare dalla Tabella 1.3, a Sannazzaro sono sempre evidenti notevoli emissioni di sostanze inquinanti. A livello provinciale si registra invece un generale miglioramento nel tempo: secondo i dati INEMAR citati, si denota un netto calo delle emissioni per diverse sostanze. Il risultato sicuramente più utile per valutare le condizioni

dell’aria del comune di Sannazzaro è la riduzione delle emissioni di SO2 da “produzione energia e trasformazione combustibili” in quanto è proprio l’area sannazzarese che dà il maggior contributo a livello provinciale. 2.2 Rete di rilevamento della qualità dell’aria nel comune di Sannazzaro L’installazione della rete di monitoraggio dell'aria, è stata prescritta dalla Regione Lombardia alla Raffineria ENI, a partire dal 1984. La prescrizione prevedeva il monitoraggio di

SO2 presso i comuni di Ferrera, Scaldasole, , la frazione di Casoni Borroni ed il comune di Sannazzaro ove sono stati installati anche sensori per la rilevazione delle polveri totali e degli ossidi di azoto. Sin dal 1985, il piano operativo per il controllo alle immissioni, prescritto dalla Regione

Lombardia, prevede che, al verificarsi di una situazione di allarme per il parametro SO2 in una qualsiasi delle centraline, la raffineria riduca le emissioni di anidride solforosa mediante l’utilizzo di combustibili a bassissimo tenore di zolfo. Recentemente, nell'ambito di nuovi iter amministrativi ed autorizzativi, il Ministero

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Ambiente, ha prescritto l'installazione di uno strumento per la misura della frazione PM10 delle polveri totali sospese. Tale strumento è stato installato presso la centralina di Sannazzaro, in sostituzione del precedente. I valori rilevati dalle stazioni di monitoraggio sono aggiornati ed inviati con periodicità giornaliera dall' ARPA, che a partire da febbraio 2007 ha preso in gestione le suddette stazioni di monitoraggio. Al fine verificare l’andamento degli inquinanti nella zona in oggetto, grazie ai dati messi a disposizione da ARPA Lombardia, si è effettuato un confronto sulle concentrazione rilevate dalle centraline automatiche imposte dal Ministero dell’Ambiente. Sono state confrontate le emissioni dell’intero mese di ottobre (mese scelto a caso) a partire dal 2010 fino ad arrivare al 2014 (ultima annualità disponibile). Le centraline in oggetto rilevano rispettivamente i seguenti inquinanti:

• Centralina di Sannazzaro de’ Burgondi:

o Biossido di zolfo (SO2);

o Biossido di azoto (NO2); o Benzene; o PM10; o PM2,5. • Centralina di Ferrera Erbognone:

o Biossido di azoto (NO2). • Centralina di Galliavola:

o Biossido di zolfo (SO2). • Centralina di Scaldasole:

o Biossido di zolfo (SO2). A seguire vengono proposte delle tabelle riportanti i dati rilevati suddivise per concentrazioni giornaliere e delle tabelle di raffronto rappresentanti il trend delle annualità confrontate con l’indicazione dei parametri di soglia dei singoli inquinanti. I parametri di controllo degli inquinanti censiti sono i seguenti:

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Inquinante Valore limite Tipo di calcolo PM10 50 µ/m3 Media 24h PM2,5 25 µ/m3 Media 24h 3 Biossido di zolfo (SO2) 125 µ/m Media 24h 3 Biossido di azoto (NO2) 200 µ/m Media 24h Benzene 5 µ/m3 Media 24h

Confrontando i valori sopra esposti, si ricava la seguente tabella riepilogativa che mostra il trend di andamento sugli anni considerati come media mensile per il mese di ottobre:

anno SO2 N2O Benzene PM2,5 PM10 µ/m3 µ/m3 µ/m3 µ/m3 µ/m3 2010 5,31 28,48 2,11 39,74 n.d. 2011 13,82 52,08 1,66 36,83 n.d. Sannazzaro 2012 7,88 29,22 3,37 19,72 n.d. 2013 7,31 30,97 3,98 56,18 31,38 2014 6,03 28,44 3,78 33,64 24,35 2010 n.d. 42,49 n.d. n.d. n.d. 2011 n.d. 21,34 n.d. n.d. n.d. Ferrera 2012 n.d. 20,67 n.d. n.d. n.d. 2013 n.d. 17,36 n.d. n.d. n.d. 2014 n.d. 21,25 n.d. n.d. n.d. 2010 7,17 n.d. n.d. n.d. n.d. 2011 11,13 n.d. n.d. n.d. n.d. Scaldasole 2012 17,62 n.d. n.d. n.d. n.d. 2013 2,51 n.d. n.d. n.d. n.d. 2014 3,65 n.d. n.d. n.d. n.d. 2010 6,33 n.d. n.d. n.d. n.d. 2011 11,91 n.d. n.d. n.d. n.d. Galliavola 2012 5,18 n.d. n.d. n.d. n.d. 2013 7,10 n.d. n.d. n.d. n.d. 2014 6,96 n.d. n.d. n.d. n.d.

Dai dati sopra esposti e soprattutto da quest’ultima tabella, risulta evidente che tutti gli inquinanti utilizzati come parametri indicativi per l’inquinamento atmosferico, risultino sempre ben al di sotto dei valori limite.

In particolare sembra utile rilevare che il parametro relativo al biossido di zolfo (SO2) risulta essere nel caso peggiore sulle aree considerate pari a 17,62 µ/m3 con limite pari a 125

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µ/m3, quindi ben al di sotto delle soglie di allarme. Risulta ulteriormente utile rilevare che per il comune di Sannazzaro de’ Burgondi, secondo i dati considerati, non si rilevano inquinanti che superino i limiti ammessi, anzi ci si mantiene sempre al di sotto delle soglie limite. I valori di inquinanti rilevati sui comuni presi in considerazione, risultano in linea con le serie storiche provinciali e regionali.

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3.AMBIENTE IDRICO

Sebbene i cittadini lombardi non conoscano personalmente i disagi della mancanza di acqua, il problema della qualità e della quantità delle risorse idriche regionali è sempre al centro dell’attenzione e dell’azione di governo. Le pressioni sulla risorsa idrica superficiale derivano certamente dallo sviluppo socioeconomico della regione ma alcune problematiche originano anchei al di fuor del territorio lombardo, ove la programmazione regionale non ha vigenza. Anche se molti problemi rimangono tuttora irrisolti, si può registrare un progressivo e significativo miglioramento sia nella qualità che nella gestione del patrimonio idrico regionale quale risultato dell’applicazione delle norme di tutela e risanamento.

3.1 Il bacino idrografico del Po. Il territorio della Lombardia ricade quasi interamente nel bacino idrografico del fiume Po; tale bacino è il più grande d’Italia: alla sezione di Pontelagoscuro (FE) ha una superficie di 70.091 km2 ed interessa sei regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria ed Emilia‐ Romagna) nonché la provincia di Trento; altri 3.836 km2 del bacino idrografico ricadono in territorio svizzero e 129 km2 in territorio francese. Il fiume Po nasce dal Pian del Re, ai piedi del Monviso, ad un’altitudine di 2.020 m e sfocia nel Mare Adriatico con un delta di 380 km2 dopo aver percorso 652 km; lungo il suo corso riceve 141 affluenti provenienti sia dalle Alpi che dagli Appennini. La parte di bacino idrografico che affluisce al Po nel tratto d’asta fluviale lombardo ha una superficie di 46.850 km2, pari al 63% circa dell’estensione del bacino internazionale; tale superficie è di gran lunga superiore a quella della Lombardia (23.861 km2), di cui però non comprende alcune limitate aree delle province di Mantova e di Sondrio. Nell’ambito di un bacino i fiumi costituiscono l’ossatura del reticolo idrografico naturale; gli affluenti vengono classificati secondo un ordine gerarchico in rapporto al corso d’acqua principale ed ognuno di essi sottende un proprio sottobacino idrografico. La complessa configurazione orografica del bacino padano si rispecchia nella sua idrografia: il reticolo è infatti composto da corsi d’acqua alpini e di collina (come in Piemonte), corsi d’acqua alpini regimati da laghi (come in Lombardia) e corsi d’acqua appenninici (come in Emilia) caratterizzati da regimi idrologici abbastanza differenti.

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Oltre che dalle precipitazioni meteoriche, i corsi d’acqua alpini sono alimentati in buona parte dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai; in Lombardia, inoltre, l’influenza dei grandi laghi alpini nel determinare l’andamento delle portate durante le piene è particolarmente significativa. La presenza dei grandi laghi e dei serbatoi idroelettrici condiziona decisamente il regime delle acque correnti trasferendo le portate in funzione degli usi delle acque stesse, in particolare garantendo l’afflusso nei mesi estivi. Al contrario i corsi d’acqua appenninici in larga misura a regime torrentizio sono influenzati quasi esclusivamente dalle precipitazioni; ne deriva che in periodi di scarse precipitazioni, come in estate, la portata d’acqua può essere minima o addirittura nulla per lunghi intervalli di tempo. Il reticolo idrografico della Lombardia è caratterizzato dalla presenza del Po e da quella dei fiumi in ingresso e in uscita dai grandi laghi con un regime di deflusso stabile quali Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio; è caratterizzato inoltre da altri fiumi quali Olona, Lambro, Serio, Mella e Cherio che evidenziano un regime torrentizio più simile a quello dei torrenti appenninici. Il reticolo comprende infine altri corsi d’acqua minori e, in zona di pianura, una rete di canali di origine artificiale che si estende per circa 40.000 km.

Il bacino idrografico del fiume Po. Il bacino idrografico del fiume Po corrisponde ad un quarto circa del territorio italiano; interessa 3.200 comuni, di cui 1.541 (su 1.546) in Lombardia. Il fiume Po è il principale fiume italiano non solo per lunghezza ma anche per portata: quella massima è di 10.300 m3/s alla sezione di chiusura di Pontelagoscuro (FE). Fonte: Autorità di bacino del fiume Po.

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Lo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) indice sul quale è basata la classificazione dei corsi d’acqua prevista dalla normativa esprime la complessità chimica, fisica e biologica degli ecosistemi acquatici. La campagna di monitoraggio del 2005 per la quale non si sono resi possibili i campionamenti nel 3% circa delle stazioni e ch compongono la rete ha registrato una situazione complessiva che vede il 65% circa delle stazioni di monitoraggio garantire qualità sufficiente o più che sufficiente, ed ha evidenziato almeno due importanti risultati positivi dell’azione di risanamento: il torrente Breggia a seguito del collettamento ad impianti di depurazione di scarichi altrimenti non depurati ha stabilmente raggiunto classe di qualità sufficiente; similmente, la progressione del risanamento della roggia Vettabbia a seguito dell’attivazione dell’impianto di depurazione di Nosedo è ancora in atto ed ha consentito il passaggio da qualità pessima a qualità sufficiente nel giro di pochi anni. Nel periodo 2000‐ 2005 la qualità delle acque del reticolo idrografico lombardo è complessivamente migliorata in tutti i bacini regionali, e per la metà degli stessi non si è riscontrato peggioramento in alcuna stazione (bacino del Mincio, bacino del Ticino e fiume Po). I casi di peggioramento del SECA sono stati determinati quasi sempre dalla sola componente vivente dell’ecosistema: ciò può essere anche il segnale di situazioni di sofferenza degli organismi viventi dovute alla scarsità d’acqua. Con ogni probabilità è proprio questa la causa del peggioramento registrato nelle stazioni sopralacuali del fiume Adda, inserite in un territorio caratterizzato da elevata densità di concessioni ad uso idroelettrico. I peggioramenti imputabili ad un aumento della concentrazione degli inquinanti chimici interessano invece le stazioni riferibili a bacini ad elevata densità demografica e produttiva.

Variazione della qualità ecologica nei principali bacini regionali 2000‐2005. Il confronto fra il SECA registrato nel 2000 e quello registrato nel 2005 si è limitato a quelle stazioni di monitoraggio del singolo bacino per le quali i due dati sono disponibili; la valutazione della variazione di qualità è stata quindi effettuata su un numero di stazioni inferiore a quello delle stazioni effettivamenteposizionate su ogni bacino. Fonte: ARPA Lombardia

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I miglioramenti dello stato ecologico dei corsi d’acqua ottenuti in questi cinque anni sono molto significativi e sono probabilmente ascrivibili sia agli interventi strutturali realizzati nell’ambito del collettamento e della depurazione dei reflui sia all’applicazione del Deflusso Minimo Vitale; con questo termine si indica la portata che deve essere presente in oun cors d’acqua a valle delle captazioni idriche per mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati.

3.2. Gli obiettivi di qualità La normativa prevede il conseguimento di obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e di obiettivi di qualità per specifica destinazione. L’obiettivo di qualità ambientale è definito in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. L’obiettivo di qualità per specifica destinazione individua lo stato dei corpi idrici idoneo ad una particolare utilizzazione da parte dell’uomo (produzione di acqua potabile, balneazione), alla vita dei pesci e dei molluschi. I Piani di tutela adottano le misure atte affinché siano conseguiti i seguenti obiettivi entro il 22 dicembre 2015: ƒ mantenimento o raggiungimento per i corpi idrici superficiali e sotterranei dell’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono”; ƒ mantenimento, ove già esistente, dello stato di qualità “elevato”; ƒ mantenimento o raggiungimento degli obiettivi di qualità per specifica destinazione per i corpi idrici ove siano previsti. La normativa prevede inoltre la possibilità di differimento dei termini per il conseguimento degli obiettivi – proroga al 2021 o al 2027– a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento e ech nel Piano di Gestione siano fornite adeguate motivazioni e l’elenco dettagliato delle misure previste. Vi è inoltre la possibilità di fissare obiettivi ambientali meno rigorosi – deroga –nei casi in cui, a causa delle ripercussioni dell’impatto antropico o delle condizioni naturali non sia possibile o sia esageratamente oneroso il loro raggiungimento.

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3.2.1 La classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali Lo stato di un corpo idrico superficiale è determinato dal valore più basso tra il suo stato ecologico e il suo stato chimico. Lo stato ecologico è stabilito in base alla classe più bassa relativa agli elementi biologici, agli elementi chimico‐fisici a sostegno e agli elementi chimici a sostegno. Le classi di stato ecologico sono cinque: elevato (blu), buono (verde), sufficiente (giallo), scarso (arancione), cattivo (rosso). Lo stato chimico è definito rispetto agli standard di qualità per le sostanze o gruppi di sostanze dell’elenco di priorità. Il corpo idrico che soddisfa tutti gli standard di qualità ambientale fissati dalla normativa è classificato in buono stato chimico (blu). In caso contrario, la classificazione evidenzierà il mancato conseguimento dello stato buono (rosso).

Schema generale per la classificazione dello stato delle acque superficiali

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3.2.2 Lo stato delle acque superficiali Si riporta nel seguito la sintesi dei risultati della classificazione dei corpi idrici della provincia di Pavia ottenuta dai dati del primo triennio di monitoraggio (2009‐2011). Poiché la classificazione dello stato viene effettuata al termine di ciascun triennio di monitoraggio, per il 2012 viene riportata la sintesi dei risultati relativi solamente agli elementi di qualità monitorati in tale anno.

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Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Po nel triennio 2009‐2011.

STATO ECOLOGICO STATO CHIMICO Corso d'acqua Località Elemento che determina la Sostanze che determinano la Classe Classe classificazione classificazione SCARSO macroinvertebrati BUONO ‐ Colatore Reale ND ‐ BUONO ‐ Coppa SCARSO diatomee BUONO ‐ Curone SUFFICIENTE macroinvertebrati BUONO ‐

Erbognone SUFFICIENTE LIMeco ‐ terbutilazina desetil BUONO ‐ Ghiaia di Montalto SUFFICIENTE macroinvertebrati BUONO ‐ Nizza BUONO macroinvertebrati BUONO ‐ Nuova di Gambolò SUFFICIENTE macroinvertebrati BUONO ‐ Olona Meridionale loc. Diatomee ‐ LIM SUFFICIENTE eco BUONO ‐ Pontelungo

Olona Meridionale S. Zenone Po SUFFICIENTE LIMeco BUONO ‐ Po Macroinvertebrati ‐ diatomee ‐ BUONO BUONO ‐ LIMeco ‐ cromo Po Po Macroinvertebrati ‐ diatomee ‐ BUONO BUONO ‐ LIMeco Po ‐AL BUONO Diatomee ‐ LIMeco BUONO ‐ Po Bastida BUONO Diatomee ‐ LIMeco BUONO ‐ Scrivia SCARSO macroinvertebrati BUONO ‐ Scuropasso SUFFICIENTE macroinvertebrati BUONO ‐ Staffora SUFFICIENTE macrofite BUONO ‐

Staffora BUONO LIMeco BUONO ‐ Staffora S. Margherita BUONO macroinvertebrati BUONO ‐ Staffora / BUONO Macroinvertebrati ‐ diatomee BUONO ‐ Terdoppio SCARSO macroinvertebrati BUONO ‐ Terdoppio SUFFICIENTE Macroinvertebrati ‐ diatomee BUONO ‐ Tidone Le Moline BUONO macroinvertebrati BUONO ‐ Versa Stradella Via F.lli Cervi SCARSO diatomee BUONO ‐ Versa Casa Ponte SUFFICIENTE macroinvertebrati BUONO ‐

Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Ticino nel triennio 2009‐2011.

STATO ECOLOGICO STATO CHIMICO Corso d'acqua Località Elemento che determina la Sostanze che determinano la Classe Classe classificazione classificazione Padulenta Carbonara Ticino BUONO Macroinvertebrati ‐ diatomee BUONO ‐ Ticino Travacò Siccomario SUFFICIENTE Macroinvertebrati ‐ diatomee BUONO ‐ Ticino SUFFICIENTE Diatomee BUONO ‐ Ticino Pavia SCARSO Diatomee BUONO ‐

Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Lambro nel triennio 2009‐2011.

STATO ECOLOGICO STATO CHIMICO Corso d'acqua Località Elemento che determina la Sostanze che determinano la Classe Classe classificazione classificazione Canale Deviatore Acque SCARSO diatomee BUONO ‐ Alte

Distribuzione dei corpi idrici fluviali della provincia di Pavia nelle classi di stato ecologico e di stato chimico (2009‐2011).

29 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Stato ecologico dei corpi idrici fluviali e lacustri in Stato chimico dei corpi idrici fluviali e lacustri in provincia provincia di Pavia(2009‐2011). di Pavia (2009‐2011).

Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Po nel 2012. Elementi Elementi di qualità biologica fisico – chimici STATO Corso d’acqua Località a sostegno CHIMICO macroinvertebrati diatomee macrofite pesci LIMeco Classe Agogna Mezzana Bigli BUONO BUONO Colatore Reale Chignolo Po SUFFICIENTE NON BUONO Coppa Bressana Bottarone SCARSO BUONO Curone Casei Gerola ELEVATO BUONO Erbognone Ottobiano SUFFICIENTE BUONO Ghiaia di Montalto Borgo Priolo ELEVATO BUONO Nizza Ponte Nizza ELEVATO BUONO Nuova di Borgo Gambolò SUFFICIENTE SUFFICIENTE SUFFICIENTE ELEVATO BUONO San Siro Bornasco ‐ loc. Olona Meridionale SUFFICIENTE BUONO Pontelungo Olona Meridionale S. Zenone Po SCARSO SUFFICIENTE BUONO Po Pieve del Cairo BUONO BUONO BUONO Po Spessa Po BUONO BUONO BUONO Po Frascarolo‐AL SUFFICIENTE BUONO BUONO Po BUONO BUONO BUONO Scrivia Cornale SCARSO BUONO BUONO Scuropasso Mezzanino ELEVATO BUONO Staffora Voghera SUFFICIENTE ELEVATO BUONO Staffora Cervesina SCARSO ELEVATO BUONO Staffora S. Margherita BUONO ELEVATO SUFFICIENTE ELEVATO BUONO Staffora Varzi/Bagnaria BUONO BUONO ELEVATO BUONO Terdoppio Vigevano BUONO BUONO Terdoppio Zinasco BUONO BUONO Tidone Zavattarello Le Moline ELEVATO BUONO Versa Stradella Via F.lli Cervi ELEVATO BUONO Versa Golferenzo Casa Ponte BUONO BUONO

Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Ticino nel 2012. Elementi Elementi di qualità biologica fisico – chimici STATO Corso d’acqua Località a sostegno CHIMICO macroinvertebrati diatomee macrofite pesci LIMeco Classe Padulenta Carbonara Ticino SUFFICIENTE SCARSO ELEVATO NON BUONO Ticino Travacò Siccomario BUONO BUONO Ticino Bereguardo BUONO BUONO Ticino Pavia BUONO BUONO

Stato dei corsi d’acqua nel bacino del fiume Lambro nel 2012. Elementi Elementi di qualità biologica fisico – chimici STATO Corso d’acqua Località a sostegno CHIMICO macroinvertebrati diatomee macrofite pesci LIMeco Classe Canale Deviatore Miradolo Terme SCARSO CATTIVO BUONO Acque Alte

30 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

OSSERVAZIONI 1. Gli elementi di qualità biologica (EQB) sono i fattori preponderanti per la classificazione dello stato ecologico per il triennio 2009‐2011. In particolare l’analisi della fauna bentonica risulta essere spesso il fattore limitante in quanto EQB individuato come riferimento, scelto in base alle pressioni, in un numero elevato di siti. I dati 2012, per quanto parziali, confermano quanto emerso nel precedente triennio.

2. In 8 stazioni l’indice LIMeco contribuisce, insieme agli EQB, alla determinazione della

classe per il triennio 2009‐2011. I valori dell’indice LIMeco 2012 per le medesime stazioni di campionamento confermano i dati 2009‐2011, fatta eccezione per la stazione di Cervesina ove la classe risulta elevata, in quanto per difficoltà operative non sono stati effettuati i campionamenti in periodo di massima magra nei quali la stazione risulta particolarmente sensibile all’apporto del depuratore di Voghera. 3. Nei due corpi idrici dove gli elementi chimici a sostegno hanno contribuito alla classificazione dello stato ecologico (Erbognone, presenza di terbutilazina desetil; Po a Pieve del Cairo, presenza di cromo), i valori delle concentrazioni dei suddetti parametri ricavati nella campagna di monitoraggio del 2012 sono risultati inferiori ai limiti di quantificazione. 4. Il mancato conseguimento dello stato chimico buono per i corpi idrici Colatore Reale e Roggia Padulenta è causato dalla presenza di pesticidi; in particolare per entrambe le stazioni si è evidenziato in un campionamento il superamento della CMA per il parametro esaclorocicloesano; da sottolineare che lo stesso parametro non è stato determinato nel triennio 2009‐2011 in nessuno dei due corpi idrici.

3.2.3 Analisi degli andamenti storici

Nella tabella seguente vengono messi a confronto i valori di LIMeco del triennio 2009‐2011 con quelli calcolati per l’anno 2012.

Pur con i limiti dovuti al numero parziale di campionamenti, si desume che il LIMeco conferma quanto espresso per il triennio precedente ricavato con un set più rappresentativo di dati. In un numero limitato di casi si osservano valori che comportano una differente classificazione: ciò è particolarmente evidenziabile per i corsi d’acqua del tratto sub‐appeninico, in riva destra al fiume Po (Ghiaia di Montalto, Staffora, Coppa, Versa,

Scuropasso: stazioni nelle quali si osservano le variazioni degli indici LIMeco 2012 rispetto a

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quelli del triennio precedente). In tutti i casi si passa da uno stato di classificazione “BUONO” ad uno stato di classificazione “ELEVATO” tranne che nel caso del Torrente Versa nel sito di Stradella in cui la variazione è in senso inverso (da “ELEVATO” a “BUONO”).

Confronto risultati LIMeco triennio 2009‐2011 vs 2012 – Bacino del Po LIM 2009‐ ‐2011 LIM 2012 Corso d’acqua Località eco eco Classe 2009 ‐ 2011 Valore Classe 2012 Valore Agogna Mezzana Bigli BUONO 0,55 BUONO 0,57 Colatore Reale Chignolo Po SUFFICIENTE 0,38 SUFFICIENTE 0,35 Coppa Bressana Bottarone SCARSO 0,19 SCARSO 0,27 Curone Casei Gerola ELEVATO 0,80 ELEVATO 0,88 Erbognone Ottobiano SUFFICIENTE 0,40 SUFFICIENTE 0,46 Ghiaia di Montalto Borgo Priolo BUONO 0,64 ELEVATO 0,68 Nizza Ponte Nizza ELEVATO 0,83 ELEVATO 0,69 Nuova di Borgo San Siro Borgo San Siro ELEVATO 0,75 ELEVATO 0,69 Olona Meridionale Bornasco ‐ loc. Pontelungo SUFFICIENTE 0,47 SUFFICIENTE 0,48 Olona Meridionale S. Zenone Po SUFFICIENTE 0,41 SUFFICIENTE 0,34 Po Pieve del Cairo BUONO 0,58 BUONO 0,55 Po Spessa Po BUONO 0,61 BUONO 0,58 Po Frascarolo‐AL BUONO 0,56 BUONO 0,58 Po Bastida Pancarana BUONO 0,57 BUONO 0,55 Scrivia Cornale BUONO 0,65 BUONO 0,57 Scuropasso Mezzanino BUONO 0,61 ELEVATO 0,69 Staffora Voghera ELEVATO 0,79 ELEVATO 0,81 Staffora Cervesina BUONO 0,52 ELEVATO 0,69 Staffora S. Margherita ELEVATO 0,82 ELEVATO 0,75 Staffora Varzi/Bagnaria ELEVATO 0,80 ELEVATO 0,84 Terdoppio Vigevano BUONO 0,51 BUONO 0,58 Terdoppio Zinasco BUONO 0,59 BUONO 0,55 Tidone Zavattarello Le Moline ELEVATO 0,80 ELEVATO 0,84 Versa Stradella Via F.lli Cervi BUONO 0,50 ELEVATO 0,67 Versa Golferenzo Casa Ponte ELEVATO 0,69 BUONO 0,63

Confronto risultati triennio 2009‐2011 vs 2012 – Bacino del fiume Ticino sub ‐ lacuale LIM 2009‐ ‐2011 LIM 2012 Corso d’acqua Località eco eco Classe 2009 ‐ 2011 Valore Classe 2012 Valore Padulenta Carbonara Ticino ELEVATO 0,72 ELEVATO 0,70 Ticino Travacò Siccomario BUONO 0,59 BUONO 0,51 Ticino Bereguardo ELEVATO 0,68 BUONO 0,58 Ticino Pavia BUONO 0,64 BUONO 0,60

Confronto risultati triennio 2009‐2011 vs 2012 – Bacino del fiume Lambro LIM 2009‐ ‐2011 LIM 2012 Corso d’acqua Località eco eco Classe 2009 ‐ 2011 Valore Classe 2012 Valore Canale Deviatore Acque Alte Miradolo Terme SCARSO 0,26 CATTIVO 0,15

Si sottolinea inoltre il passaggio dallo stato “ELEVATO” a “BUONO” presso la stazione di Bereguardo del fiume Ticino e dallo stato “SCARSO” a “CATTIVO” nella stazione di Miradolo Terme del Canale Deviatore Acque Alte. Le difficoltà operative nell’effettuare campionamenti legate alla forte variabilità del flusso possono comportare una lettura distorta dello stato del corpo idrico: ad esempio lo stato ecologico “ELEVATO” registrato nell’anno 2012 per il torrente Staffora alla stazione di Cervesina, campionata in sole due occasioni, non sembra rappresentare il reale stato

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ambientale del corpo idrico. Come evidenziato nel grafico che segue e che riporta gli andamenti percentuali della portata del torrente Staffora, nei quattro mesi estivi il valore è inferiore alla metà del dato medio annuale.

Il LIMeco viene calcolato in base ai valori ricavati dai campionamenti effettuati nei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. Difficoltà operative ad effettuare il campionamenti nei periodi di magra escludono tale condizione, evidentemente peggiorativa, dalla valutazione.

Il grafico che segue riporta su scala logaritmica gli esiti dell’analisi microbiologica dei campioni prelevati nelle stazioni contigue dello Staffora di Voghera e diCervesina, per quanto riguarda l’Escherichia coli.

L’andamento dei risultati dell’indicatore Escherichia coli mette in evidenza due fattori rilevanti:

• l’inquinamento microbiologico aumenta dalla stazione a monte (Voghera) a quella a valle (Cervesina) a causa dell’apporto dello scarico del depuratore della città di Voghera;

• Il fenomeno, come risulta dal confronto tra i grafici, è amplificato dal ciclo annuale del regime idrologico che prevede periodi di magra nei mesi estivi.

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3.2.4 Conclusioni Complessivamente lo stato delle acque in Provincia di Pavia, dal punto di vista chimico, è da considerarsi buono. La fittissima rete irrigua della pianura attraversa un territorio che, come detto, è sottoposto ad attività agricola intensiva che non prescinde dall’utilizzo di fitofarmaci. In special modo i trattamenti sul riso agiscono su organismi infestanti acquatici o comunque legati all’ecosistema acquatico e sono effettuati in ambienti connessi direttamente al reticolo superficiale. Le due stazioni in cui lo stato chimico è “NON BUONO”, devono, in effetti, tale stato alla presenza di fitofarmaci. Le derivazioni presenti sono quasi tutte per uso irriguo e, nel complesso, restituiscono ai medesimi bacini di prelievo. Sono in fase di realizzazione alcuni impianti per la produzione di energia localizzati per lo più su canali artificiali, con restituzione subito a valle delle opere e che non influiscono sulla continuità idraulica. Le problematiche legate al settore collinare oltrepadano sono di segno opposto. In questo caso è piuttosto il regime idrologico di tipo torrentizio che espone i corsi d’acqua al rischio di alterazione e, in questo caso, sono gli elementi di qualità biologica ad influire maggiormente sulla determinazione dello stato ecologico registrando gli apporti organici non sufficientemente supportati dalla capacità autodepurante dei torrenti.

3.2.5 Situazione per il comune di Sannazzaro de’ Burgondi Il comune in oggetto non ha a disposizione dei punti di rilevamento per la qualità ecologica e chimica delle acque superficiali. Per questo motivo risulta interessante analizzare la situazione rispettivamente dei dati del fiume Po a Pieve del Cairo e del torrente Agogna a Mezzana Bigli. Come si può riscontrare dalle precedenti tabelle, la qualità delle acque nei due corpi idrici considerati non ha subito variazioni mantenendosi su un livello “BUONO”. Confronto risultati LIMeco triennio 2009‐2011 vs 2012 – Bacino del Po LIM 2009‐ ‐2011 LIM 2012 Corso d’acqua Località eco eco Classe 2009 ‐ 2011 Valore Classe 2012 Valore Agogna Mezzana Bigli BUONO 0,55 BUONO 0,57 Po Pieve del Cairo BUONO 0,58 BUONO 0,55

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3.2.6 Il sistema idrico integrato nel comune di Sannazzaro de’ Burgondi LA RETE IDRICA COMUNALE La rete idrica comunale è attualmente gestita da Pavia Acque e CBL S.p.a. che, in attuazione del contratto stipulato con l’Amministrazione Comunale, si fa carico della realizzazione di tutti gli interventi sulla rete esistente, compresi gli allacciamenti richiesti dai privati e della realizzazione di nuovi tratti di rete, con le modalità e con gli oneri stabiliti nel suddetto contratto, secondo le competenze. A Pavia Acque e CBL S.p.a. spetta inoltre la manutenzione ordinaria e straordinaria dei pozzi di captazione. Nel comune di Sannazzaro de’ Burgondi esistono 2 pozzi di captazione idrica: uno ubicato in Piazza del Popolo, ol’altr ubicato in Viale Loreto, tutti dotati di centrale di trattamento e serbatoio di accumulo. Tali pozzi garantiscono l’approvigionamento idrico al comune. Il comune risulta pertanto completamente servito dall’acquedotto comunale. Stante la potenzialità dei pozzi attualmente localizzati sul territorio, non si evincono criticità relative alle trasformazioni/espansioni residenziali previste nel documento di piano. Le condotte di distribuzione sono costituite in gran parte da tubazioni in PEAD e non si rilevano criticità e/o perdite sul territorio comunale. Si segnala che sul territorio comunale è presente un pozzo per usi irrigui (profondità circa 60 m) localizzato in via San Francesco sulla proprietà comunale utilizzato esclusivamente per l’irrigazione del campo sportivo, regolarmente autorizzato. I DEPURATORI La rete di depurazione comunale ed in particolare il depuratore situato in fregio alla S.P. 193 – via Gramsci, è attualmente gestito da Pavia Acque e CBL S.p.a. che, in attuazione del contratto stipulato con l’Amministrazione Comunale, si fa carico della realizzazione di tutti gli interventi sulla rete esistente, compresi gli allacciamenti richiesti dai privati e della realizzazione di nuovi tratti di rete, con le modalità e con gli oneri stabiliti nel suddetto contratto, secondo le competenze. A Pavia Acque e CBL S.p.a. spetta inoltre la manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore. Il depuratore consortile, depura oltre ai reflui del comune di Sannazzaro de’ Burgondi, anche i reflui provenienti da Ferrera Erbognone e Scaldasole.

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Il depuratore, del tipo “a fanghi attivi”, realizzato all’inizio degli anni ’80 , ha una capacità di trattamento per circa 10.000 abitanti equivalenti. Il recapito finale è stato individuato nelle acque superficiali delle rogge confinanti. Posto nella zona sud di Sannazzaro de’ Burgondi, all’impianto confluiscono, mediante collettori, le acque reflue del capoluogo e dei comuni consorziati, mediante un sistema “misto”. Per quanto riguarda la frazione Buscarella il recapito è sempre nel depuratore consortile, mentre per le altre frazioni si rileva la presenza di fosse Imhoff che vengono periodicamente scolamate da ditte autorizzate con regolari contratti in essere. Non si rilevano particolari problemi di gestione dell’impianto, mentre, per quanto riguarda le condotte di adduzione dei reflui al depuratore.

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4. SUOLO E SOTTOSUOLO 4.1 Lo stato dei suoli della provincia di Pavia L'anno 2004 è stato l'anno “zero” per il suolo pavese. Ha posto una pietra miliare nel panorama del monitoraggio ambientale e ha fornito uno schedario completo di informazioni bio‐chimico‐fisiche relative ai suoli della Provincia di Pavia. Il suolo è stato monitorato utilizzando metodiche standard per la identificazione dei siti, per la raccolta, il trattamento e analisi dei campioni. Sono stati presi in considerazione i differenti aspetti del suolo: aspetti chimici, quali ad esempio metalli pesanti, diossine e furani, carbonio organico; aspetti fisici come la tessitura, il contenuto d'acqua, il profilo del suolo; aspetti biologici quali i batteri con i loro prodotti. Per una più ampia lettura atta a valutare la qualità e quindi lo stato di salute dei suoli sono stati utilizzati bioindicatori vegetali quali i muschi che hanno permesso di stimare i flussi al suolo di metalli pesanti e la loro origine.

Pedopaesaggi della Provincia di Pavia, Sannazzaro de’ Burgondi si colloca principalmente nella fascia “VA – Piane alluvionali” La morfologia della Lomellina, derivata dall'azione combinata fluviale e fluvioglaciale e, in subordine, da quella eolica, presenta forme negative (erosione) e forme positive (accumulo). L'azione espletata dai corsi d'acqua, come Po, Ticino, Terdoppio, Agogna, ecc., cioè erosione/trasporto/sedimentazione, ha prodotto forme quali lanche, meandri e la relativa migrazione, spiagge, isole fluviali, ecc..

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L'evoluzione fluvioglaciale ha permesso l'instaurarsi di terrazzi inscatolati, in cui le varie quote topografiche rappresentano diverse fasi morfogenetiche, cui corrispondono successive età geologiche. L'azione erosiva ha in parte obliterato queste strutture anche se oggi alcuni dossi risultano facilmente riconoscibili (quei pochi non ancora spianati dalle operazioni agrarie dell'ultimo secolo) perché si ergono isolati nella piatta pianura circostante. Ad esempio gli “altipiani” riferibili al pleistocene medio ed antico terminano con scarpate che possono arrivare, nei punti di massimo dislivello, anche ai 50 metri. Il paesaggio della Lomellina è una variante di quello della pianura irrigua e per la sua particolarità assume dignità di categoria a sé stante. L’elemento distintivo è la coltivazione del riso che impone una caratteristica organizzazione colturale e poderale. Ciò si riflette nel paesaggio sia con gli impianti legati a questa attività (cascinali, ile da riso, impianti di trasformazione ecc.) ma soprattutto con una più ricca presenza di acqua (gli allagamenti primaverili sono il fenomeno più eclatante di questo paesaggio). La coltivazione del riso ha ispirato scrittori e registi a tal punto da rendere un’icona della pianura questo tipo di paesaggio. Vale per tutti il celebre film “Riso amaro” con Vittorio Gassmann e Silviana Mangano. Nuovi processi produttivi hanno condotto alla sostituzione della risaia stabile con quella avvicendata, inoltre l’uso di diserbanti ha rimosso uno dei connotati di costume più noti, la pratica della mondatura, lavoro peraltro duro al quale si dedicavano, fino alla metà del secolo scorso, stagionalmente migliaia di giovani donne provenienti dalle regioni vicine. Si tratta di trasformazionie ch non hanno alterato così profondamente come altrove le linee e gli aspetti del paesaggio. Nessun altro paesaggio della Lombardia rileva caratteri così mutevoli di quello della Lomellina considerando lo scorrere delle stagioni. La monocoltura del riso comporta fasi di coltivazione sempre diverse e fortemente caratterizzanti il paesaggio. Dallo scenario trasparente delle acqua inondanti le risaie in primavera al verde tenero delle pianticelle germogliate in estate, al biondo autunnale del riso maturo, al grigiore delle stoppie durante il riposo invernale. L’elemento naturale si accentua, come d’altra parte in tutte le sub‐aree di pianura, lungo le valli fluviali (Ticino, , Po)n co la

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presenza di garzaie, zone umide, e lanche. Nei grafici che seguono, si può facilmente notare come la provincia di Pavia abbia un importante patrimonio agricolo rispetto al dato regionale, mentre si trova ben al di sotto della media regionale per quanto riguarda le “Aree artificiali”.

Classi di copertura e usi del suolo – distribuzione provinciale Dal punto di vista della della fertilità dei suoli, a livello provinciale si denota una fertilità biologica variabile dal buono al medio, con solo alcuni punti con soglie critiche di stress e/o pre allarme, zone queste ultime posizionate al di fuori dei confini della Lomellina.

Fertilità della Provincia di Pavia

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Per quanto riguarda l'indagine relativa ai metalli pesanti nei suoli raccolti nelle sei aree a valenza prevalentemente industriale, si può osservare come a Voghera, , , Sannazzaro de’ Burgondi, Corteolona, , i valori ottenuti siano usuali e in linea con quelli di suoli analoghi non interessati da una diretta pressione industriale. Lo studio e l'analisi dei campioni di suolo delle sei aree dell'azione di monitoraggio ha messo in evidenza per tutte le aree monitorate, una situazione di fertilità biologica media (Giussago e Voghera), medio‐alta (Pieve Porto Morone) e buona (Corteolona) in corrispondenza delle zone del centro e del sud della provincia di Pavia dove già i precedenti livelli di monitoraggio avevano messo in evidenza tali risultati. Unica eccezione è l'area di Sannazzaro de’ Burgondi, ove è stata riscontrata una situazione di leggera diminuzione della fertilità biologica media, dovuta probabilmente alla presenza della raffineria, in funzione dagli anni sessanta. In particolare il comune di Sannazzaro de’ Burgondi, anche se si trova a doversi confrontare con la presenza della raffineria, si colloca sempre in un’ area di media fertilità: infatti, in un contesto fortemente antropizzato e quindi contaminato, il terreno risulta ugualmente di buona qualità viste le rese delle varie coltivazioni che si svolgono in l oco.

4.2 Agricoltura ed allevamento nella provincia di Pavia La provincia di Pavia è caratterizzata da un esteso paesaggio agricolo. La superficie agraria utilizzata (SAU) pari al 60% della superficie provinciale è occupata per l’88% dai seminativi con coltivazioni dedicate particolarmente a granoturco, riso, frumento, soia e barbabietola. La zona collinare è caratterizzata da vigneti (12.000 ettari DOC) e laa zon montana da boschi, prati e pascoli. I boschi, a fustaie o cedui, sono localizzati per la maggior parte nelle zone golenali di pianura e in montagna. Considerate le tipologie colturali prevalenti, risulta fondamentale per la tutela ambientale la sorveglianza sulle pratiche agronomiche, dall’utilizzo di fitofarmaci che vede un largo uso di erbicidi nelle colture cerealicole e di fungicidi in viticoltura irrorati prevalentemente con mezzo aereo all’applicazione sui terreni agricoli di biomasse di varia origine e provenienza da parte di soggetti sia con sede nel territorio provinciale che esterni. L’agricoltura biologica pavese occupa un posto di assoluto rilievo nella regione, con una superficie interessata da coltivazioni biologiche che è circa la metà di quella complessiva della Lombardia: negli ultimi anni si è registrato un forte incremento del comparto, che dal 2000 ha

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quasi raddoppiato sia il numero di aziende sia la superficie interessata. A seguito di interventi promossi dalla normativa regionale sono sorte 118 aziende agrituristiche, collocate soprattutto nella zona dell’Oltrepo Pavese. La superficie protetta è rappresentata dal Parco del Ticino (oltre 46.000 ettari), da Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (800 ettari) e da 11 Riserve Naturali (1.025 ettari); gli 8 Monumenti Naturali (778 ettari) costituiti da garzaie si caratterizzano nel presentare tre ambienti diversi: zone umide, boschi planiziali e boschi coltivi. Il comparto zootecnico pavese si sta riprendendo soprattutto a favore di suini ed avicoli, attualmente raddoppiati rispetto al 2000. Più lenta è la crescita dei bovini, caratterizzati però da allevamenti che praticano il metodo biologico in numero superiore a quello dei suini.

Fonte ASL Pavia: Piano integrato aziendale della prevenzione veterinaria 2012/2014

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4.3 Uso del suolo Risulta importante verificare come il PTCP della provincia di Pavia identifichi l’uso del suolo del territorio appartenente al comune di Sannazzaro de’ Burgondi. Per fare ciò, si è utilizzato lo stralcio della tavola 3.1a – Scenari di Piano – del PTCP vigente.

Stralcio PTCP Pavia tavola 3.1a Scenari di Piano

Stralcio legenda PTCP Pavia tavola 3.1a Scenari di Piano Come si nota dalla tavola degli scenari, il territorio comunale risulta diviso in due macrozone con le due vocazioni principali dell’area: la metà rivolta prevalentemente verso nord mira a conservare e consolidare il carattere agricolo caratteristico, mentre la tendenza per quella sud, che si affaccia sul fiume Po, è quella del consolidamento dei caratteri ambientali.

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Da rilevare, in quest’ultima fascia, sono episodiche aree ad elevato contenuto naturalistico e gli ambiti delle attività estrattive, uno a sud‐est a ridosso dell’insediamento urbano ed uno di più grandi dimensioni concentrato nella stessa direzione ma affacciato sul Po. A seguire vengono riproposte due immagini, tratte dai dati provinciali sullo stato dell’ambiente, che indicano la superficie agraria per forma di utilizzazione e la superficie destinata a bosco.

Superficie agraria provinciale (anno 2012)

Percentuale di superficie destinata a bosco nella provincia di Pavia (anno 2012)

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4.4 Impermeabilizzazione dei suoli In generale la provincia di Pavia non ha un’alta percentuale di superficie impermeabilizzata; Sannazzaro de’ Burgondi pur non di scostandosi molto da tale media, ha un territorio paragonabile a quello dei grandi comuni della provincia: infatti se la media provinciale rimane intorno al 10% e Pavia al 22,8%, il comune in esame ha una percentuale del 15,3%. (Fonte R.S.A. 2007, Regione Lombardia).

Mappa regionale delle impermeabilizzazioni in percentuale

Carta dell’attitudine dei suoli allo spandimento agronomico dei liquami (Fonte ERSAF)

4.5 Inquinamento dei suoli Sul territorio amministrativo del comune di Sannazzaro de’ Burgondi sono presenti 2 siti contaminati riconoscibili nella Raffineria ENI e nel deposito AGIP. Per quanto riguarda la raffineria , il tipo di contaminanti è costituito principalmente da: Oli minerali, benzene, MtBE; il fenomeno interessa una porzione circoscritta dello stabilimento in corrispondenza del parco serbatoi in cui sono in funzione due barriere di protezione. La matrice interessata riguarda principalmente l’acquifero.

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Durante la fase di analisi alcuni campioni di terreno hanno fatto registrare superamenti di limiti di legge, ma lo stato di contaminazione è in fase regressiva grazia all’adozione delle barriere idrauliche citate in precedenza. Trattandosi quindi di fenomeni che interessano principalmente l’acquifero, non sono previsti particolari trattamenti per quanto riguarda i terreni, se non i tipici interventi di bonifica mabientale. Si riportano di seguito i grafici delle trincee esplorative che evidenziano gli inquinanti ritrovati nella fase di studio.

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La portata teorica di esercizio (somma della portata teorica di esercizio delle barriere interne, esterne e trincea di protezione esterna) è di 86 l/s corrispondente alla quantità di acqua emunta prevista. La portata media nel 2007 è stata di 61,7 l/s (64,3 l/s nel 2006). Il sito è attualmente in fase di bonifica e gli obiettivi sono quelli previsti dall’All.1/D.M. 471/99; per le sostanze non previste dall’Allegato di cui sopra si è ritenuto di assumere come limite obiettivo di bonifica la concentrazione limite di 10 g/l. Per quanto riguarda il deposito AGIP, il terreno risulta contaminato da idrocarburi a seguito delle opere di demolizione e rimozione delle strutture di pertinenza dell’ex deposito Agip Petroli. I primi rinvenimenti sono stati effettuati nel Luglio del 2003 e da allora si è avviato l’iter di bonifica del sito con un continuo monitoraggio: la bonifica, da verbale del 14/12/2007, dovrebbe avvenire tramite la rimozione dei primi 4‐4,5 m di terreno (lo strato contenente la quantità di contaminante maggiore). Si passa quindi a posizionare le barriere idrauliche e ad esaminare il fondo scavo; infine si procederà alla copertura dello scavo stesso con terreno non contaminato. Le operazioni sono tutt’ora in corso.

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5. LA FLORA E LA FAUNA 5.1 Introduzione

TRA PAVESE E ALESSANDRINO UN PARADISO DELL'AVIFAUNA EUROPEA (Lega ambiente: comunicato stampa 28/06/2008) Il Po non è solo il fiume più grande d'Italia, ma è anche una delle riserve di biodiversità più importanti d'Europa. Proprio per questo Legambiente, in occasione del passaggio da Pavia di Operazione Po, la campagna che monitora lo stato di salute del Grande Fiume, ha presentato oggi con i sindaci e amministratori provinciali il suo progetto di salvaguardia delle rive del Po. L'iniziativa che porta il nome di Po‐Net mira a costituire un corridoio ecologico lungo il Po nel tratto che va dalla confluenza del fiume Sesia a quella del Ticino. Sette le azioni in cui Legambiente si impegnerà direttamente: si va dalla redazione degli studi conoscitivi atti a supportare la costituzione di un PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) che riguardi tutti i comuni rivieraschi tra Lomellina ed Oltrepo', alla progettazione di interventi di miglioramento delle aree demaniali lungo il fiume, in particolare nell'area di Sannazzaro, alla comunicazione, al coinvolgimento degli agricoltori e delle comunità locali. Il Po è sempre stato trascurato dalle politiche territoriali della Lombardia a differenza delle altre regioni, che hanno sviluppato investimenti per lo sviluppo del turismo, anche attraverso l'istituzione di aree protette, ricorda Damiano Di Simine, presidente regionale di Legambiente. L'impegno delle Province rivierasche, validamente supportate dall'Autorità di Bacino del Po, è l'unico segnale di inversione di tendenza negli ultimi anni, ma ora occorre che le risorse stanziate dal Governo si traducano in progetti di qualità anche per il Po di Lombardia. Il progetto Po‐Net vede partner Legambiente con la Provincia di Pavia e i comuni rivieraschi con capofila Sannazzaro de' Burgondi, e concorre per ottenere un contributo della Fondazione Cariplo. I greti fluviali sono uno speciale 'focus' di attenzione del progetto Po‐Net – ricorda Mauro Canziani, responsabile del settore biodiversità di Legambiente, essi infatti rappresentano una tipologia ambientale straordinaria dalla quale dipende la tutela di numerose specie animali a rischio in Lombardia, che trovano solo nel tratto pavese del Po gli habitat idonei alla loro sopravvivenza. Tra questi ricordiamo tre specie di uccelli di interesse comunitario: l’Occhione, la Sterna

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comune e il Fraticello. Per il primo i greti del Po costituiscono l’ultima area nota di nidificazione. Legambiente denuncia la situazione in cui versano le rive del Po, assediate da forme di fruizione incontrollata e, in primo luogo, dallo scorrazzare di pesanti mezzi fuoristrada, che sono la principale causa di distruzione dei nidi delle specie che nidificano tra sabbie e ghiaie dei greti. La circolazione fuoristrada è una pratica espressamente vietata nelle vicine sponde piemontesi, dove il parco regionale tutela il patrimonio naturale, in particolare regolamentando l'accesso ai greti. Ma Legambiente sottolinea la necessità di tutelare l’intero ecosistema fluviale, con azioni volte al recupero naturalistico delle aree di golena, dove la ricostituzione degli ambienti forestali rappresenta il miglior modo per conciliare tutela ambientale e sicurezza. Il viaggio di Operazione Po attraversa quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia‐Romagna, con un viaggio il cui obiettivo è la valorizzazione delle realtà naturalistiche, culturali, gastronomiche e turistiche del corso d'acqua e dei territori rivieraschi. Nel tratto navigabile a scopo turistico, cioè a valle di Isola Serafini (CR), il viaggio avviene a bordo di due house‐boat attrezzate che partiranno domattina proprio da Cremona. Ogni tappa del viaggio è un'occasione per verificare le effettive possibilità rpe il turista: servizi offerti a chi naviga lungo il fiume, frequenza e condizione degli attracchi, condizioni generali di navigabilità, affidabilità delle carte nautiche, logistica e valutazioni sulle opportunità fornite dai territori limitrofi. Ma anche aspetti naturalistici, beni culturali, tradizioni locali, specialità enogastronomiche e opportunità di godere della vita lungo il fiume, osservando le numerose specie animali che popolano le sponde, vivendo all'aria aperta e sfruttando le opportunità offerte dai sentieri e dagli itinerari cicloturistici che costeggiano la via d'acqua. Insomma, una vera e propria analisi delle condizioni del fiume e una promozione delle particolarità del turismo fluviale, un settore decisamente dinamico in altri Paesi europei, ma che anche in Italia sta dimostrando notevoli potenzialità. La condizione perchè il Po possa esprimere le sue potenzialità è però quella di un ambiente fluviale di qualità, e questo significa tutela e riqualificazione del paesaggio ma anche buona salute delle acque. Su questo aspetto si sono soffermate le analisi di Legambiente, i cui primi dati, resi pubblici oggi, riferiscono dell'inquinamento da azoto e fosforo nel tratto fluviale pavese e cremonese.

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Azoto nitrico Azoto ammoniacale Fosforo totale Località (mg/l) (mg/l) (mg/l) Fiume Po Mezzanino (PV) 1,6 0,03 0,08 Fiume Ticino () 1,06 0,04 0,09 Fiume Po Castel San Giovanni (PC) 1,25 0,01 0,12 Fiume Lambro (Orio Litta – LO) 3,06 1,04 1,13 Fiume Po (Senna Lodigiana ‐ LO) 1,64 0,09 0,20 Fiume Po Castelnuovo Bocca d’Adda 2,19 0,06 0,10 Fiume Po San daniele Po (CR) 1,59 0,05 0,15 Fiume Po Casalmaggiore (CR) 1,64 0,03 0,16

Azoto e fosforo sono nutrienti per la flora acquatica: tutto bene, se le loro concentrazioni sono contenute al di sotto di certi limiti. Se invece le concentrazioni salgono, allora le alghe crescono in modo incontrollato, causando fenomeni visibili di inquinamento delle acque, che nel caso del Po possono colpire anche l'Adriatico come peraltro avviene con le fioriture algali, le acque torbide e maleodoranti, le mucillagini: il fenomeno noto come 'eutrofizzazione'. Concentrazioni eccessive di azoto e fosforo derivano principalmente da scarichi civili, dai fertilizzanti chimici impiegati nei campi, dai reflui zootecnici. Le analisi di Operazione Po confermano il quadro già noto (cfr. il dossier di Operazione Po su www.legambiente.org): la qualità delle acque peggiora progressivamente dopo l'ingresso del fiume in terra Lombarda, nel suo fluire verso il Mare, e le colpe principali sono da ricondurre ai contributi inquinanti del Lambro e della zootecnia intensiva particolarmente concentrata nelle zone tra Adda e Mincio. Infatti, le concentrazioni di azoto e fosforo sono compatibili con livelli di qualità 'buona' delle acque del corso pavese del Po, nonché nel Ticino alla foce, ma il carico di inquinanti portato dal Lambro peggiora in modo sostanziale la situazione, e il Po non riesce a riprendersi lungo tutto il tratto a valle, nelle province di Piacenza e Cremona. Ulteriori analisi, realizzate con il supporto tecnico di ARPA Emilia Romagna, sono in corso per quanto riguarda gli apporti di elementi tossici e la contaminazione dei tessuti dei pesci, i dati sono in via di elaborazione e il rapporto conclusivo verrà presentato aall conclusione della discesa fluviale, nel Delta del Po. Questa riserva naturale deve la sua importanza alla compresenza di due fattori; costituisce, infatti, una delle pochissime zone forestali residue della Lomellina, e inoltre il bosco occupa un dosso sabbioso.

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Nella fascia di rispetto si trovano prevalentemente seminativi, come, il mais, il frumento e l'erba medica, mentre il bosco è occupato in parte da giovani robinie affiancate da specie arbustive, quali il rovo, il sambuco, il nocciolo e il biancospino. Interessante è la presenza della farnia con esemplari di 20 metri di altezza, la cui esistenza è però minacciata dall'attacco di parassiti che sono un segnale del grave stato di compromissione del bosco. In generale la limitatezza che qui si riscontra nelle specie vegetative, riflette la povertà floristica tipica dei boschi xerofili su dosso e influenza negativamente anche la presenza faunistica, soprattutto dei volatili. Nonostante tutto nel Boschetto trovano fissa dimora i colombacci, la tortora, l'usignolo di fiume, la capinera, le cince, oltre alle specie più comuni come i fagiani, gli storni e le cornacchie grigie. Unico rapace è l'allocco, mentre tra i picchi si trova soltanto il picchio rosso maggiore. Infine sono presenti numerosi conigli selvatici, specie tipica di questi ambienti sabbiosi dove possono costruire le loro tane sotterranee.

5.2 La vegetazione della pianura irrigua nel territorio di Sannazzaro de’ Burgondi Come si può facilmente desumere dall’immagine sotto riportata, il territorio del comune di Sannazzaro de’ Burgondi è interessato da realtà territoriali molto importanti dal punto di vista vegetazionale e faunistico.

Estratto da Piano faunistico venatorio della Provincia di Pavia

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5.3 La flora della Lomellina Biancospino (Crataegus monogyna) Il biancospino è una pianta legnosa che difficilmente supera i 12 m d’altezza, ha portamento arbustivo o di piccolo albero e presenta un fusto con corteccia compatta grigio aranciata. I rami sono in parte spinosi e portano foglie brevemente picciolate o più o meno profondamente lobate. I fiori, bianchi con cinque petali, sono raccolti in inflorescenze a corimbo ed emanano un gradevole profumo. I frutti sono in realtà falsi frutti di colore rosso vi vo e contengono un solo seme. Fiorisce in aprile‐maggio. Il biancospino è una specie a larga distribuzione europea; in Italia è comune in tutta la penisola e le isole, in altitudine si trova fino a 1000 metri. E’ una pianta longeva che cresce bene in diversi tipi di terreno, nelle radure dei boschi e negli arbusteti.

Cannuccia di palude (Phragmites australis) La cannuccia di palude è la più alta graminacea italiana, la cui altezza varia da 150 a 300cm; ha fusti duri e rigidi che persistono per tutto l’inverno. Le grandi inflorescenze della pianta sono erette, ma possono diventare pendule quando i frutti maturano; la spighetta è porporina o bruna, con soffici peli bianchi che circondano ciascun fiore. I duri rizomi radicanti formano un reticolo intricato sopra il fango su cui crescono. Spesso sono così lunghi che riescono a raggiungere il centro di ampie vie di acqua. Fiorisce da agosto a ottobre. La cannuccia di palude è una specie diffusa in tutta Italia. Vive in densi gruppi ai margini di fiumi, laghi, paludi e acque salmastre.

Corniolo (Cornus mas) Il corniolo è un piccolo albero, alto fino a 10 metri, ha rami con quattro angoli di colore grigiastro e piccole crepe rossastre. Le foglie, a piccioli brevi, hanno una forma ovata allungata ed apice acuminato; sulla parte inferiore, all’incrocio delle nervature, sono presenti ciuffi di pelo. I fiori, all’inizio della primavera, compaiono sui rami ancora privi di foglie; sono piccoli con quattro petali gialli e raccolti in grappoli. I frutti maturano nell’autunno e sono drupe

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lucide dapprima rosse e di sapore aspro, poi violacee e dolciastre, presentano una forma ovoidale. Fiorisce da dicembre a marzo. Il corniolo è una specie propria dell’Europa centro‐orientale, sino al Caucaso e all’Asia minore. In Italia si trova in tutta la penisola ma più frequente nelle regioni settentrionali. Cresce nei boschi di latifoglie, e predilige i terreni sassosi, vive in piccoli gruppi; è sporadica nelle radure dei boschi di latifoglie, nei cedui e negli arbusteti.

Farnia (Quercus robur) La farnia è considerata un simbolo di forza, tenacia e saggezza. E’ una specie maestosa di grande longevità che può raggiungere i 35 metri di altezza; il tronco robusto è inizialmente ricoperto di corteccia liscia, con l’età si fessura in screpolature longitudinali. La chioma è ovale e molto ampia, composta da masse irregolari e compatte, sostenute da robuste ramature. Le foglie sono prive di picciolo e si stringono alla base con margine inciso da lobi arrotondati. Le foglie ed i fiori compaiono contemporaneamente nel mese di maggio, quelli maschili pendono in amenti esili, mentre quelli femminili si trovano all’estremità del germoglio. I frutti, portati da un peduncolo lungo e sottile, sono ghiande riunite in gruppi di due o tre, la cupolache le ricopre in parte è formata da squame leggermente pelose e sovrapposte. Fiorisce in aprile‐maggio. Grazie alla sua grande adattabilità alle differenti condizioni climatico‐ ambientali, si inserisce tra le querce più diffuse in Europa. In Italia la si trova frequentemente soprattutto nelle regioni settentrionali, su terreni profondi e fertili, privi di ristagno idrico. La farnia forma raramente boschi puri: in genere si trova in formazioni forestali con altre latifoglie come carpino, pioppo, ontano nero ed altre querce. In passato e almeno fino al Medioevo, caratterizzava i boschi che ricoprivano la Pianura Padana, prima che venissero abbattuti e sostituiti con colture agrarie.

Olmo (Ulmus minor) Albero molto diffuso nei boschi planiziali può raggiungere i 30 metri di altezza. Le foglie, di un verde brillante, sono facilmente riconoscibili per la base asimmetrica, hanno lamina ovale ed apice appuntito. I fiori sono riuniti in densi glomeruli e compaiono prima delle foglie; sono di colore rossiccio‐ verdognolo, praticamente privi di picciolo e sessili.

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Il frutto è una samara giallognola con achenio alato. Le foglie sono attaccate al picciolo in maniera molto varia e perciò con le due metà fogliari chiaramente diverse, il loro colore è di verde intenso. L’olmo ha bisogno di terreni umidi, calcarei e ricchi di sale. E’ spontaneo in Pianura Padana, soprattutto nei luoghi umidi; molto più frequente nell’Europa occidentale che in quella centrale.

Ontano nero (Alnus glutinosa) La specie è riconoscibile per le ramificazioni regolari e rade; se isolata in condizioni ottimali raggiunge notevoli dimensioni. La corteccia, color grigio‐bruno con lenticelle orizzontali in individui giovani, si scurisce e si fessura a placche col tempo. Le foglie decidue sono picciolate, ovali, la lamina fogliare è arrotondata ad apice smarginato, dentellata in modo non uniforme;la faccia superiore è più scura di quella inferiore e il verde delle foglie permane a lungo durante l’autunno. I frutti sono piccoli acheni appiattiti che il vento riesce a trasportare per lunghi tratti. L’ontano ha le radici che contengono batteri in grado di utilizzare l’azoto dell’aria e di fissarlo, migliorando così la carenza di azoto che di solito si riscontra nei terreni molto umidi. Fiorisce da febbraio ad aprile. L’ontano nero ha un vastissimo areal e che si estende a quasi tutta l’Europa, l’Asia occidentale e l’Africa. In Italia vive sia nella penisola che nelle isole, dal mare sino a quote di 1800 m. Legato a suoli con elevata presenza d’acqua, acidi e ben esposti alla luce, presenta una crescita rapida. Si trova lungo i corsi d’acqua insieme a salici e pioppi, nelle zone di palude, nei terreni inondati e argillosi.

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Salice bianco (Salix alba) Albero con tronco forte e corteccia fessurata di color cenere, rami piccoli, ma fortemente tenaci. Le foglie sono allungate, lanceolate, con apice acuto, presentano la pagina superiore glabra (liscia) e quella inferiore con peluria fitta, tanto che le foglie sembrano bianche‐ argentee. I fiori maschili sono raccolti in amenti all’apice dei rami; quelli femminili in amenti più piccoli, provvisti di una ghiandola nettarifera. Il frutto è una capsula bivalve con semi minuti. Ha bisogno di terreno umido, fangoso, ricco di sali e di calcare che può restare anche sommerso dall’acqua di tanto in tanto. E’ uno degli alberi più diffusi nei boschetti lungo le sponde incolte dei fiumi.

Salicone (Salix caprea) E’ un albero non molto alto. Le infiorescenze, sia maschili che femminili, sono dette gattici e compaiono prima delle foglie e nel primo stadio di sviluppo sono coperti di una fitta peluria sericea. I rami sono pelosi da giovani, mentre da vecchi sempre glabri. Le foglie sono ovali, il loro diametro è di 3 ‐ 10 cm, talvolta possono essere poco e irregolarmente seghettate lungo i margini. Il salicone ha bisogno di terreno argilloso, ricco di sali, sciolto e piuttosto umido. Ha una spiccata velocità di crescita e tende ad invadere gli specchi d'acqua pi bassi prosciugando il terreno e soffocando il canneto.

Tifa (Typha latifolia) La tifa è una specie erbacea acquatica, palustre e perenne. Il tronco è un rizoma sotterraneo allungato, da cui si el eva un fusto eretto provvisto di foglie lineari lunghe e con guaina basale. I fiori sono unisessuati, raggruppati in spighe dense e cilindriche; l’infiorescenza femminile, posta sotto a quella maschile, è più grossa e, a maturità, assume una colorazione bruna. Il frutto contiene un solo seme ed è munito di un pappo formato da lunghi peli che ne consentono la dispersione ad opera del vento. La tifa vi ve sulle sponde dei fossi e nelle zone paludose.

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5.4 La fauna della Lomellina Le aree protette della Lomellina esistono grazie alla presenza al loro interno di valori faunistici di livello internazionale. Nel corso degli anni ’70 ci si rese conto della rilevanza delle popolazioni di aironi coloniali della Pianura padana centro‐occidentale tra le popolazioni del Paleartico occidentale, con la Lomellina al centro. Oggi, in un quadro di conoscenze più completo, questa regione si conferma come una delle più ricche e interessanti dal punto di vista ornitologico nel continente. È questa una delle poche zone, forse l’unica, in cui si incontrano tutte e nove le specie europee di Ardeidi, sette delle quali coloniali (Airone cenerino, Airone rosso, Airone bianco maggiore, Garzetta, Sgarza ciuffetto, Airone guardabuoi, Nitticora) e due, Tarabuso e Tarabusino, che nidificano in modo solitario. Accanto ad esse nidificano specie di assoluto interesse conservazionistico: Spatola, Mignattaio e Falco di palude. Grazie all’interesse ornitologico, le zone umide più importanti furono identificate dai ricercatori dell’Ateneo pavese come prioritarie e in seguito protette grazie all’applicazione delle nuove leggi regionali nel corso degli anni ‘80. Solo diversi anni più tardi, con il recepimento da parte dell’Italia della Direttiva Habitat, promulgata dalla Comunità Europea nel 1992, ci si rese conto che le scelte già effettuate avevano anticipato gran parte degli intendimenti della Direttiva stessa. In particolare, il sistema di aree protette della pianura pavese comprendeva i migliori esempi di formazioni boschive di Ontano nero. Queste, classificate come “Foreste alluvionali residue di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno‐Padion, Alnion incanae, Salicion albae)”, non solo sono incluse fra gli habitat di interesse comunitario la cui presenza comporta la designazione dell’area come SIC (Sito di Interesse Comunitario), ma la loro conservazione è considerata prioritaria. Mai come in questo caso l’uso di un gruppo faunistico quale indicatore di valore naturalistico ha prodotto risultati concreti e interessanti su più vasta scala. Nel 2004 era stato realizzato uno studio generalizzato sulla fauna delle aree della Rete Natura 2000 della Regione Lombardia, che ha fornito ulteriori informazioni sul valore delle aree umide lomellina. Nel corso delle azioni di monitoraggio di questo Progetto Life, ulteriori

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ricerche hanno fornito un quadro davvero molto interessante per alcuni gruppi faunistici. Oltre agli uccelli nidificanti, fra i quali gli aironi hanno ricevuto un’attenzione particolare, sono stati presi in considerazione con buon dettaglio anche due gruppi di insetti molto diffusi e importanti: le libellule e le farfalle. Le sorprese sono state emolt e davvero piacevoli per tutti i naturalisti. I SIC della Lomellina si sono dimostrati dei biotopi di grande rilevanza per la conservazione di specie rare e minacciate a livello europeo, fra le quali diverse incluse nelle liste di priorità della Direttiva Habitat. Inoltre, le azioni messe in atto nel corsol de Progetto Life Ontaneti della Lomellina hanno migliorato le condizioni di esistenza di diverse specie a rischio. Emerge quindi una considerazione generale: i SIC della Lomellina stanno pienamente adempiendo alle finalità di tutela della biodiversità che l’Unione Europea affida alle iniziative locali nello spirito della Direttiva Habitat. Le presenze faunistiche di queste importanti aree protette costituiscono, inoltre, un patrimonio importante che le comunità locali hanno a disposizione per finalità culturali e ricreative e per lo sviluppo di iniziative economiche compatibili.

Airone cenerino (Ardea cinerea) Il cenerino è un airone di grandi dimensioni (1 m), ha livrea grigia (da cui il nome), collo e testa bianchi con una elegante striscia nera dall’occhio alla punta della lunga egretta. Il becco lungo, robusto e affilato è giallastro mentre le zampe sono brunaste; entrambi assumono colorazione rossastra all’inizio della stagione riproduttiva. Maschio e femmina sono simili. I giovani hanno piumaggio caratterizzato da numerose macchie più chiare sul collo. Si nutre di pesci, anfibi, rettili e occasionalmente anche di piccoli mammiferi e molluschi acquatici. La migrazione è parziale; solo le popolazioni più settentrionali migrano ai tropici, nelle nostre zone è ormai stanziale. Frequenta per alimentarsi le zone di coltura “umide”, come marcite e soprattutto risaie, ma anche canali e fiumi con rive boscose, laghi e coste marine. Nel mese di marzo, nidifica in colonie con garzette e nitticore tra alberi di alto fusto. Si nutre preferibilmente di giorno,isolato o in gruppetti, camminando enelle acqu basse o attendendo immobile che le prede capitino a tiro dell’appuntito becco.

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Garzetta (Egretta garzetta) La garzetta è un airone di medie dimensioni (60 cm) dal piumaggio interamente bianco. Becco nero, lungo e sottile, zampe dello stesso colore con i piedi gialli, particolarmente evidenti in volo e che diventano rossastri nel periodo riproduttivo. In estate gli adulti hanno una egretta molto lunga e cascante e le scapolari molto allungate così da formare un elegante mantello ricadente. Maschio e femmina sono simili. L’abito giovanile è simile agli adulti. Si nutre di pesci, anfibi, rettili e occasionalmente anche di piccoli mammiferi e molluschi acquatici. La garzetta frequenta risaie, paludi, aree golenali, ma anche canali di scolo, lagune, zone lacustri e costiere. Nidifica tra marzo ed aprile, in colonie sugli alberi e tra i cespugli. Migratrice regolare, presente in tutta la Pianura Padana da aprile a settembre/ottobre, sverna in alcune delle nostre zone. La popolazione europea conta circa 30.000 coppie di cui circa 16.000 nidificano in Italia.

Nitticora (Nycticorax nycticorax)

Si tratta di un airone di medie dimensioni (60 cm), con corpo piuttosto tozzo, zampe corte e gialle. La nitticora adulta è caratterizzata da un piumaggio nero sul dorso e alla sommità del capo, ali grigio cenere e due o tre lunghe penne bianche pendenti dalla nuca. Il becco è robusto e gli occhi rossi. Maschio e femmina sono simili. L’abito giovanile differisce da quello adulto per l’assenza dell’egretta e per il piumaggio color bruno scuro con macchie più chiare. Come gli altri aironi, anche la nitticora si nutre di pesci, anfibi, rettili ed insetti, ma anche di piccoli uccelli e mammiferi. La nitticora procaccia il proprio cibo in ambienti palustri, risaie, marcite, canali e rive di fiumi, solo raramente può essere vista in zone di acqua salmastra. Vive in colonie numerose ed è presente, nelle nostre zone, dalla primavera all’estate.

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Nidifica sia sugli alberi che tra le canne. Lascia il nido alla ricerca del cibo soprattutto dal crepuscolo alle prime luci dell’alba, all’infuori del periodo della cova. Le uova sono di colore azzurro‐verde e vengono covate indistintamente da entrambi i sessi.

Airone rosso (Ardea purpurea) L’airone rosso ha dimensioni medio‐grandi (85 cm). Prende il nome dal suo piumaggio fulvo‐castano presente nel collo e sul dorso. Le parti superiori delle ali sono grigio scure mentre il petto è bruno‐castano. Le restanti parti posteriori, la sommità del capo e la cresta sono nere. Maschio e femmina sono simili. I giovani hanno una colorazione sabbia piuttosto uniforme. In volo, si distingue dal cenerino per le dimensioni maggiori delle zampe e per il battito d’ali più rapido. Si nutre di pesci, rettili (lucertole, bisce), anfibi e mammiferi di piccole dimensioni. Presente nelle nostre garzaie, arriva dall’Africa in aprile e riparte per rotte più calde all’inizio di ottobre. Durante la sua permanenza in pianura abita stagni, lanche e paludi dove nidifica prevalentemente fra i canneti, più raramente su alberi di medio fusto. Le coppie vivono isolate o in piccole colonie e le uova di colore blu chiaro vengono deposte ad aprile e covate da entrambi i sessi. E’ il più schivo tra gli aironi e difficilmente si osserva a caccia in zone aperte.

Airone bianco maggiore (Egretta alba) Fra le specie di ardeidi presenti in Lomellina, l’Airone Bianco maggiore è, insieme al ceniro l’airone dalle dimensioni più grandi. Alto fino a 1metro, la sua apertura al are misura fino a 160 cm. Il suo piumaggio è bianco candido, con lunghe penne ornamentali sul dorso, è privo di egretta e mostra un pronunciato becco giallo (che cambia colore durante la stagione riproduttiva), il collo, incurvato ad “S” è molto lungo e sottile.

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In volo è facilmente riconoscibile dalla Garzetta sia per le dimensioni che per la lunghezza delle zampe che sporgono molto e sono completamente nere. Svernante regolare nelle nostre zone, negli ultimi anni alcune coppie hanno iniziato a nidificare costruendo grossi nidi isolati o in piccole colonie. Ha abitudini diurne e frequenta prevalentemente gli specchi d’acqua molto bassi dove caccia pesci, anfibi, rettili e crostacei. Per alimentarsi frequenta anche ambienti agricoli asciutti.

Airone guardabuoi (Bubulcus ibis) L’airone guardabuoi presenta medie dimensioni (50 cm) ed un piumaggio prevalentemente bianco. Si distingue dalla grazetta per la presenza di penne sul capo, sul petto e nella parte terminale del mantello di colore giallo‐fulvo. Il becco è di colore giallo durante l’inverno ma vira al rosso chiaro durante la cova così come le zampe passano dal colore marrone al verdastro. Non c’è dimorfismo sessuale (maschio e femmina sono simili). Questo airone varia la sua dieta durante il corso dell’anno secondo i periodi di allagamento delle risaie. Predilige insetti, anfibi, piccoli rettili e mammiferi. In Italia vive nelle zone costiere della Sardegna sud‐occidentale, ma è molto diffuso anche nelle risaie della Pianura Padana. Oltre che in prossimità di sponde di fiumi, campi incolti asciutti ed allagati e in zone paludose, l’airone guadabuoi cerca il cibo anche nelle vasche di decantazione dei depuratori o in depositi di frutta dove cattura numerose specie di insetti. Nidifica nelle nostre garzaie, insieme a nitticore e garzette. Il suo nome prende origine dalla sua abitudine, nelle zone di svernamento, a cibarsi tra le mandrie di bovini africani e a sostare direttamente sulla schiena di questi grossi mammiferi.

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Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) Airone di dimensioni medio‐piccole (45 cm), presenta un piumaggio uniforme del corpo di colore giallo ocra, in forte contrasto con il bianco candido delle ali. Dalla testa ricade sul dorso una lunga e folta egretta (da cui deriva il “ciuffetto” nel suo nome). Il becco, sottile e allungato, è di colore azzurro‐blu. Le zampe cambiano colore passando dal verde‐ oliva, durante la maggior parte dell’anno, a rosa in livrea nuziale. Maschio e femmina sono simili. Si nutre di pesci, anfibi ed invertebrati acquatici in genere. Presente nelle nostre garzaie, arriva dall’Africa in aprile e riparte per rotte più calde all’inizio di ottobre. Durante la sua permanenza in pianura abita stagni, lanche e paludi dove nidifica prevalentemente fra i canneti, più raramente su alberi di medio fusto. Vive principalmente in Africa e in Europa meridionale o centrale, migratore regolare è presente nelle nostre zone con un numero di coppie modesto.

Tarabuso (Botaurus stellaris) Il tarabuso è un grosso uccello (75 cm) di colore marrone‐bruno, barrato e screziato; le striature sono accentuate sulla testa e ai lati del collo. Gli occhi e il becco sono gialli mentree le zamp sono verdastre. Maschio e femmina sono simili. Durante il volo, il collo retratto rende la sagoma piuttosto tozza; in caso di pericolo, invece, la sagoma diventa più slanciata: il collo e becco tesi verso l’alto gli conferiscono una postura mimetica che lo rende invisibile tra le canne, nell’ambiente in cui vive. Il tarabuso si ciba di rane, insetti acquatici, girini e pesci e, a volte, anche uccelli e piccoli mammiferi. Questa specie caccia durante il giorno, soprattutto all’alba e al tramonto, sia stando appollaiato sia camminando lentamente nelle acque basse. Il volo è possente e silenzioso. Si tratta di una specie di AIRONE TERRITORIALE. Il tarabuso vive e nidifica nelle paludi e in aree di acque poco profonde in prevalenza nei canneti densi ed estesi. Interessanti sono le recenti osservazioni di nidi di tarabuso in aree di origine antropica, come ex‐cave allegate e in alcune risaie della Lomellina.

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Tarabusino (Ixobrychus minutus) Il tarabusino è il più piccolo airone italiano (35 cm); testa e parti superiori del corpo nere, mentre le copritrici alari sono color rosa–crema. Il becco è giallo e le zampe verdi. Presenta DIMORFISMO SESSUALE, infatti la femmina ha una colorazione marrone più uniforme. Quando si sente minacciato o in pericolo, il tarabusino, si immobilizza ed assume una tipica posizione allungata, con il becco rivolto verso l’alto ad imitare le canne circostanti. Si alimenta soprattutto di rane, insetti acquatici girini e pesci. Si tratta di una specie di AIRONE TERRITORIALE. Il tarabusino vive e nidifica nelle paludi e in aree di acqua poco profonda in prevalenza nei canneti, a volte anche radi. Spesso è anche possibile osservarlo nella vegetazione ripariale di fossi e rogge.

Gli uccelli fin qui descritti sono tra gli animali più “visibili” ma rappresentano anche gli esseri viventi caratterizzati dalla più grande varietà e quindi valeva la pena soffermarsi sulla descrizione di quelli più noti. Di seguito si fornisce un semplice elenco gli altri uccelli e animali presenti nella zona della Lomellina. Uccelli Alzavola, Averla piccola, Cannaiola verdognola, Cannareccione, Capinera, Cincia bigia, Cinciallegra, Cinciarella, Codibugnolo, Falco di palude, Gallinella d'acqua, Germano reale, Gheppio, Gufo comune, Lodolaio, Marzaiola, Martin pescatore, Migliarino di palude, Picchio rosso maggiore, Picchio verde, Poiana, Scricciolo, Sterpazzola, Usignolo. Mammiferi Faina, Lepre, Martora, Mini lepre, Nutria, Puzzola, Riccio, Tasso, volpe. Anfibi Raganella, Rana verde, Rospo smeraldino, Tritone crestato. Rettili Biacco, Biscia dal collare, Ramarro, Saettone.

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6. SISTEMA DELLA MOBILITÀ 6.1 Trasporti La rete ferroviaria presente nel territorio pavese ha un’estensione limitata al tratto provinciale della linea Milano‐Genova e al tratto della Torino‐Bologna, con poche linee secondarie in pianura. Gli assi principali di comunicazione stradale sono rappresentati dalle autostrade A7 MI‐GE e A21 TO‐PC‐BS, nonché da 9 strade statali; la Lomellina, area ricca di attività della PMI, appare isolata e carente di vie di rapida comunicazione. Il trasporto su gomma rappresenta una delle principali modalità di spostamento, con una generalizzata propensione delle persone ad utilizzare il mezzo privato. A fronte di un aumento della popolazione del 3,5% tra il 2006 ed il 2013, il numero totale di veicoli immatricolati nella provincia è aumentato del 5,65%; anche il tasso di motorizzazione è passato da 592 autovetture/1.000 abitanti nel 2006 a 625 nel 2013.

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6.2 Rete stradale e traffico Considerazioni sullo stato attuale I fondamenti progettuali si fondano su osservazioni effettuate sullo stato attuale della mobilità veicolare e del luogo in cui avviene. Ad ogni tipo di contesto insediativo, sia esso residenziale, industriale, commerciale o di altro tipo corrisponde un certo livello di traffico massimo, connesso a determinate caratteristiche fisiche e di infrastruttura dell’area di insediamento. E’ evidente che queste caratteristiche, una volta identificate, possono venire modificate, potenziate o rese più flessibili mediante scelte operative mirate all’introduzione di nuove infrastrutture e di una politica gestionale del traffico, che riconosca un legame indissolubile con l’intera pianificazione territoriale. Il traffico, infatti, è funzione delle attività umane ed è una delle manifestazioni della vitalità di un insediamento; non deve, quindi, meravigliare la biunivocità tra urbanistica e traffico con i relativi condizionamenti reciproci, che allo stato attuale, non riguardano più soltanto la grandi città ma toccano, con le loro tematiche, tutti gli agglomerati urbani, compresi quelli di modeste dimensioni. Ogni sito in esame presenta caratteristiche proprie, talvolta uniche, per cui la metodologia di indagine, le diagnostiche e le soluzioni progettuali possono risultare differenti. L’intento comune e fondamentale è quellodi elaborare metodologie progettuali sufficientemente rappresentative e nel contempo abbastanza semplici, che consentano di dare risposte valide alla risoluzione o per lo meno all’attenuazione degli effetti di un fenomeno come quello del traffico, che riguarda il comportamento di un insieme rilevante di individui e che è determinato da un molteplice numero di parametri. L’unica costante del discorso consiste nel fatto che, a prescindere dal percorso logico seguito, occorree ch le reti cinematiche permettano alle strutture urbanistiche di funzionare razionalmente rispettando il più possibile le forme volute: nell’approccio alla “problematica traffico di un sito”, la fase delle indagini assume un’importanza strategica: fra gli scopi fondamentali di questa analisi vi è proprio l’osservazione di quei parametri che concorrono alla definizione di quel fenomeno atipico rappresentato dal traffico.

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Scientificamente i fenomeni atipici sono fenomeni statistici e presentano una variabilità intrinseca delle condizioni di osservazione. L’articolazione delle tematiche proposte in questa fase conoscitiva è la seguente: 6.3 La rete viaria su scala provinciale Sannazzaro de’ Burgondi si trova in una zona ricca di collegamenti sia privati su gomma che di tipo pubblico; ciò è dovuto anche alla notevole presenza di aree produttive che hanno reso importante la Lomellina pur non avendo grandi città di riferimento e pur essendo a carattere prevalentemente agricolo. Più in generale, il comune, sorge al centro tra Pavia ed il resto della Lomellina, quindi anche per questo motivo si trova ad essere anche un territorio di passaggio, oltre che un punto di partenza e di destinazione (produttivo). Proprio per la sua posizione Sannazzaro è ben servita dal servizio pubblico su gomma, erogato da Ati‐Lomellina ed a cui partecipano diverse aziende di trasporti: ai collegamenti ai paesi vicini si affiancano quelli diretti a città rilevanti come Pavia, Voghera e .

Ati‐Lomellina, rete di trasporto pubblico su gomma

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La rete ferroviaria della zona ha una stazione proprio a Sannazzaro sulla linea minore che collega Pavia ad Alessandria; infatti il territorio comunale si trova molto vicino al confine regionale e molti sono quindi i collegamenti con la vicina regione Piemonte.

Sannazzaro de’ Burgondi

Rete ferroviaria tra Lombardia e Piemonte, fonte: Ferrovie dello Stato

Sannazzaro de’ Burgondi, ferrovia e stazione rispetto al centro abitato e alla raffineria

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6.4 Rete stradale locale Il sistema insediativo della Lomellina si struttura sull’impianto di una rete stradale geometrica e definita sin dall’epoca romana con la grande direttrice trasversale per la Gallia, poi ripresa in epoca medievale da una tratta della Via Francigena. Sulla stessa trasversale si radunano in forma compatta e generalmente radiale i maggiori centri abitati e alcuni minori. Altri invece prediligono la naturale collocazione di ciglio di terrazzi fluviali, specie lungo la sponda del Po (è il caso di Sannazzaro de’ Burgondi). I centri minori assumono il disegno classico dell’aggregazione di corti rurali, ma differentemente dal resto della pianura Lombarda, con una maggior accentuazione della semplice dimora in linea plurifamiliare, affacciata sulla strada, priva di vasti spazi chiusi. Sannazzaro si trova poco lontano dall’autostrada A7 Milano‐Genova, equidistante dai caselli di e Casei Gerola. Il comune in esame è toccato da una direttrice nord‐sud che collega Vigevano e la valle Scrivia ed una ovest‐est che collega Pavia al resto della Lomellina verso Alessandria. Il traffico nel centro urbano considerato è per circa il 60% in attraversamento ciò sta a significare che il comune non costituisce quasi mai origine o destinazione rispetto al volume totale rilevato. Il tipo di traffico, essendo appunto di passaggio, è di tipo veloce sulle strade principali ma con la presenza di nodi a maggior criticità rappresentati dalle intersezioni che interessano le aree produttive. In effetti, a questo proposito, una delle priorità del piano è proprio quella di proporre delle intersezioni più razionali. Nel centro storico, invece, si riscontrano problemi legati alla mancanza di parcheggi, all’organizzazione funzionale del traffico interno, oltre che quelli associati alla morfologia propria del tessuto urbano. Il recente Piano Urbano del Traffico approvato all’inizio del 2008 si è posto quindi come obiettivi primari quelli di verificare ed integrare la presenza di parcheggi,

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riorganizzare l’assetto funzionale anche mediante la separazione dei flussi pedonali e carrai.

Rete stradale principale della Lomellina

Schematizzazione della rete stradale con al centro il comune oggetto di studio

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7. SISTEMA ECOLOGICO E PAESISTICO‐AMBIENTALE Per quanto riguarda il sistema ecologico e paesistico ambientale occorre fare riferimento a diverse fonti, sia a livello normativo con il P.T.R. della Lombardia, il P.T.C.P. di Pavia, sia a livello naturalistico verificando la presenza di S.I.C., Z.P.S. e altri vincoli di tutela. 7.1 Il PTR Lombardia

Estratto del P.T.R. della Lombardia a livello provinciale e nell’area di Sannazzaro de’ Burgo ndi

Dal P.T.R. emergono le delimitazioni delle fasce fluviali definite dal Piano di Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.). In particolare il territorio comunale di Sannazzaro, dato il passaggio del fiume Po, è toccato dalle tre fasce A‐Deflusso, B‐Esondazione, C‐Inondazione, dove quest’ultima va a coprire una parte dell’abitato del capoluogo in corrispondenza dell’area detta “Costa”. Sono indicati inoltre i S.I.C. e le Z.P.S più vicini: il S.I.C. Boschetto di Scaldasole, localizzato nel comune confinante, è quello che può essere maggiormente influenzato

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dalle scelte di piano. Il PTR riporta quelli che sono gli orientamenti generali per la pianificazione comunale:

• l’ordine e la compattezza dello sviluppo urbanistico l’equipaggiamento con essenze verdi, a fini ecologico‐naturalistici e di qualità dell’ambiente urbano;

• l’adeguato assetto delle previsioni insediative, in rapporto alla funzionalità degli assi viabilistici su cui esse si appoggiano (evitare allineamenti edilizi, salvaguardare i nuovi tracciati tangenziali da previsioni insediative, separare con adeguate barriere fisiche la viabilità esterna dal tessuto urbanizzato….);

• lo sviluppo delle reti locali di “mobilità dolce” (pedonale e ciclabile);

• l’agevolazione al recupero e alla utilizzazione residenziale di tutto il patrimonio edilizio rurale ed agricolo, dismesso o in fase di dismissione;

• la valorizzazione delle risorse culturali, monumentali, storiche diffuse nel territorio. Per quanto riguarda la pianificazione paesaggistica, è stato consultato l’abaco delle informazioni paesistiche per comune del Piano Paesaggistico Regionale: per Sannazzaro de’ Burgondi i riferimenti pertinenti sono contenuti nell’art.20 commi 8 e 9: “ 8. In coerenza con gli obiettivi generali (indicati al precedente comma) nell’ambito di tutela paesaggistica del Po, come individuato ai sensi della lettera c) dell’articolo 142 del D. Lgs. 42/2004, e tenendo conto del Piano di Bacino si applicano le seguenti disposizioni: a. Nelle fasce A e B come individuate dal P.A.I., si applicano le limitazioni all’edificazione e le indicazioni di ricollocazione degli insediamenti contenute nella parte seconda delle Nome di attuazione per le fasce fluviali del Piano suddetto; b. Nella restante parte dell’ambito di specifica tutela paesaggistica ai sensi dell’articolo 142 del D. Lgs. 42/2004, vale a dire fino al limite della fascia dei 150 metri oltre il limite superiore dell’argine, si applicano le limitazioni all’edificazione e all’urbanizzazione previste per la fascia B dalla Parte seconda delle Norme di attuazione del P.A.I. per le fasce fluviali, al fine di garantire per l’argine maestro e territori contermini i necessari interventi di tutela e valorizzazione paesaggistica,

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nonché la corretta manutenzione per la sicurezza delle opere idrauliche esistenti; c. La valorizzazione in termini fruitivi del sistema fluviale, in coerenza con il Protocollo d’intesa per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della Valle del Po tra Province ed Autorità di Bacino, del 27 maggio 2005 e succ. mod. e integ., deve avvenire nel rispetto delle indicazioni di tutela di cui al precedente comma 7; d. la promozione di azioni e programmi per la navigazione fluviale e la realizzazione di itinerari e percorsi di fruizione dovrà essere correlata all’attenta considerazione delle misure dio corrett inserimento paesaggistico di opere e infrastrutture e, ove possibile, ad azioni di riqualificazione e recupero di aree e manufatti in condizioni di degrado, privilegiando comunque forme di fruizione a basso impatto; e. gli interventi e le opere di difesa e regimazione idraulica devono essere preferibilmente inquadrati in proposte organiche di rinaturazione del fiume e delle sue sponde, tutelando e ripristinando gli andamenti naturali dello stesso entro il limite morfologico storicamente definito dall’argine maestro; f. il recupero e la riqualificazione ambientale degli ambiti di cessate attività di escavazione e lavorazione inerti, tramite la rimozione di impianti e manufatti in abbandono e l’individuazione di corrette misure di ricomposizione paesaggistica e ambientale delle aree, assume carattere prioritario nelle azioni di riqualificazione del fiume e delle sue sponde; g. la previsione di nuovi interventi correlati ad attività estrattive come a bonifiche o realizzazione vasche di raccolta idrica, deve essere attentamente valutata nelle possibili ricadute paesaggistiche ed essere accompagnata, qualora considerata assolutamente necessaria, da scenari ex‐ante di ricomposizione paesaggistica e riqualificazione ambientale a cessata attività, che evidenzino le correlazioni tra interventi di recupero e perseguimento degli obiettivi di tutela cui al precedente comma 7; h. il recupero paesaggistico e ambientale di aree, ambiti e manufatti degradati o in abbandono assume rilevanza regionale e come tale diviene elemento prioritario nella valutazione delle proposte di intervento afferenti a piani, programmi o piani di riparto regionali;

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i. tutti i comuni anche solo marginalmente interessati dalla specifica tutela paesaggistica del fiume Po ai sensi dell’articolo 142 del D. Lgs. 42/2004, devono seguire, ai fini dell’approvazione degli atti costituenti il Piano di governo del territorio (PGT), la procedura indicata al comma 8 dell’art. 13 della l.r. 12/2005, per la verifica regionale sul corretto recepimento delle indicazioni e disposizioni del presente comma, con particolare riferimento alla lettera b.. 9. Fatta salva la facoltà della Giunta regionale di individuare in modo puntuale ambiti di particolare rilevanza paesaggistica, afferenti a specifiche situazioni locali da assoggettare a particolari cautele, si assume quale ambito di riferimento per la tutela paesaggistica del sistema vallivo del fiume Po quello delimitato come fascia C dal P.A.I.”

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7.2 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Pavia (PTCP) La Provincia di Pavia è dotata di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale dall’anno 2003. In data 23.04.2015, è stata approvata la variante di piano con DCP n. 30, al fine di adeguare il vigente PTCP alle disposizioni della L.R. 12/2005 e s.m.i.. A tal proposito si riporteranno estratti del PTCP vigente con un confronto con il PTCP adottato, in modo tale da avere congruenza sulle azioni di piano sia con la previgente strumentazione provinciale che con quella di nuova approvazione. 9 P.T.C.P. 2003

Stralcio tavola 3‐2a, Paesaggio e ambiente, P.T.C.P. di Pavia Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, dà indicazioni più precise sulle zone a carattere naturalistico ed agricolo con la rappresentazione di aree di consolidamento dei caratteri naturalistici, di riqualificazione e ricomposizione della trama naturalistica e dei corridoi ecologici; queste indicazioni consentono alle amministrazioni comunali di coordinare la pianificazione, essendo vincoli di carattere sovracomunale. Per quanto riguarda gli ambiti agricoli previsti dal P.T.C.P., occorre precisare che tutti i comuni della Provincia di Pavia dovranno, sulla base di questi indirizzi, definire le aree agricole come risorsa contro il consumo eccessivo di suolo.

72 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Gli obiettivi e i temi del PTCP risultano finalizzati alla costruzione di una programmazione di interventi sul territorio in grado di:

9 sostenere la rigenerazione delle risorse fisiche e naturali;

9 incrementare la qualità complessiva della struttura ambientale;

9 innalzare i livelli e gli indici di biodiversità distribuiti sul territorio provinciale.

Contestualmente all’attuazione degli interventi sul sistema urbano insediativo, sul sistema della mobilità e sul comparto agricolo il PTCP articola una programmazione specifica finalizzata:

9 alla definizione di interventi di carattere puntuale di recupero, manutenzione, bonifica e rinaturazione di elementi e risorse di effettivo e/o potenziale interesse rispetto alle componenti sistema ambientale (acqua, aria, suolo, vegetazione)

9 alla definizione di una struttura reticolare di connessione quale supporto per la riqualificazione ecologica e funzionale del territorio provinciale.

Gli indirizzi per il sistema urbano‐insediativo sono articolati mediante la definizione degli "Ambiti territoriali tematici". Nel corso dell'elaborazione del progetto di PTCP il rapporto tra assetti del sistema insediativo e problematiche di carattere ecologico‐ambientale è stato trattato in modo non disgiunto. Di conseguenza, all'interno degli indirizzi specifici per gli "Ambiti territoriali", si riscontrano azioni che costituiscono alcune risposte nei confronto delle problematiche e delle dinamiche in atto che caratterizzano la struttura naturalistica ed ambientale.

In particolare, per quanto riguarda il rapporto tra insediamenti urbani e spazi aperti, gli indirizzi si riferiscono a:

9 promozione e istituzione di nuovi Parchi Locali di Interesse Sovracomunale e valorizzazione di quelli esistenti (es.: Barco Visconteo, Le Folaghe);

9 contenimento del consumo di suolo e riduzione della pressione insediativa sugli spazi legati alla produzione agricola;

9 progettazione di interventi per la valorizzazione eambiental dello spazio agricolo e per la diversificazione delle colture;

9 progettazione di interventi per il ridisegno e la riqualificazione urbanistica ed ambientale degli ambiti urbanizzati di interfaccia con gli spazi aperti;

73 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

9 completamento e adeguamento del sistema di smaltimento e depurazione delle acque;

9 inserimento e compensazione ambientale degli impatti e delle trasformazioni indotte dalla presenza di impianti per lo smaltimento di RSU.

In merito alla presenza di infrastrutture di tipo lineare si prevede:

9 inserimento, mitigazioni e compensazioni di carattere paesistico e ambientale degli interventi di riqualificazione della rete viaria.

Per quanto riguarda lo spazio agricolo si prevedono interventi finalizzati a:

9 tutela, salvaguardia e valorizzazione degli elementi residui del paesaggio agrario e degli spazi aperti;

9 progettazione di interventi per la valorizzazione ambientale dello spazio agricolo e per la diversificazione delle colture;

9 difesa e tutela degli spazi residui dedicati alle attività agricole;

9 creazione di aree di connessione ecologica tra aree agricole contigue alle principali conurbazioni e aree agricole residue negli ambiti interessati da processi di espansione urbana.

Infine, il PTCP predispone indirizzi specifici relativi ai sistemi di rilevanza sovracomunale, al fine di tutelare i diversi sistemi paesistiche ed ambientali.

Ai fini della tutela, tali sistemi, anche se appartenenti ad ambiti geografici e ad unità paesistiche differenti, sono raggruppati in “categorie” definite sulla base dei caratteri prevalenti, delle potenzialità (naturalità, funzioni, sensibilità), e delle strategie di Piano. La disciplina dei sistemi di rilevanza sovracomunale è articolata come segue:

A ‐ Aree di consolidamento dei caratteri naturalistici

Riguardano i contesti a prevalente vocazione ambientale, in particolare ambiti dei principali corsi d’acqua (alvei, golene, terrazzi), aree di pianura caratterizzate dalla presenza di

74 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale fattori naturalistici diffusi e aree di collina e di montagna nelle quali fattori morfologici ed espositivi hanno limitato le attività trasformative. Obiettivo della tutela è la salvaguardia ed il consolidamento dei caratteri naturalistici e paesistici, attraverso il controllo e l’orientamento delle attività e del le trasformazioni secondo criteri di compatibilità.

B ‐ Corridoi ecologici

Sono considerati tali gli elementi lineari naturali o naturalizzati quali: torrenti, corsi d’acqua minori, canali, orli e scarpate morfologiche ecc., potenzialmente idonei per la creazione di corridoi ecologici principali, e non assoggettati ad altre forme di tutela specifica. Obiettivo è la “messa in rete” del sistema naturalistico Provinciale.

C ‐ Aree di particolare interesse paesistico (Paesaggi tipici)

L’obiettivo specifico della tutela è la conservazione ed il recupero degli elementi caratterizzanti promuovendo, anche mediante incentivi economici, la produttività agricola dell’area in forma tradizionale, e controllando attentamente le trasformazioni anche a scala ridotta.

D ‐ Ambiti di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri Connotativi

Riguardano le aree nelle quali il paesaggio agrario conserva una sufficiente qualità paesistica ed ecosistemica.

Obiettivi della norma:

9 consolidamento delle attività agricole compatibili in atto;

9 incentivi per la riconversione delle attività agricole incompatibili con i caratteri ambientali e geo‐pedologici dei suoli;

9 controllo delle trasformazioni in relazione ai caratteri dominanti del paesaggio (trama interpoderale, diversificazione colturale, elementi costitutivi quali canali, cascinali, filari alberati).

E ‐ Il sistema storico ‐ insediativo

Riguarda gli elementi fondamentali della trama storico – insediativa. Obiettivo della norma è la leggibilità dell’evoluzione storica del territorio attraverso la conservazione degli elementi più significativi.

F ‐ Viabilità di interesse paesistico

75 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Riguarda la rete viaria di struttura. L’importanza paesistica di questi tracciati è determinata dall’elevato grado di fruizione e di comunicazione che gli stessi determinano a prescindere dalle peculiarità dei territori attraversati. I percorsi di fruizione panoramica e ambientale sono tracciati che attraversano per tratti significativi zone dotate di particolari caratteri paesistico – ambientali; che appartengono ad un sistema specifico; che conducono a siti di rilievo paesistico sia a carattere naturalistico che storico – culturale; che conducono a località di interesse turistico (anche minori). Obiettivo della norma è la conservazione e valorizzazione dei caratteri di panoramicità e più in generale di fruibilità del paesaggio, nonché il controllo delle trasformazioni volto a mantenere l’ordine ambientale nelle aree che si affacciano sui percorsi.

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9 P.T.C.P. vigente 2015

Il comune in oggetto, secondo l’art. II‐11 delle norme del PTCP, rientra nell’unità tipologica provinciale di paesaggio n. 1 – Valle perifluviale del Po (aree della conservazione paesaggistica) della quale si riportano in estratto le principali caretteristiche di indirizzo secondo quanto previsto dall’Allegato 3 del PTCP provinciale.

“…Sintesi delle principali caratteristiche: La Valle perifluviale si estende lungo il Fiume Po e comprende, oltre alle aree golenali, le aree delle vecchie golene bonificate caratterizzate dalle divagazioni del Po e della foce dei suoi affluenti. Insieme alla Valle del Ticino rappresenta la struttura naturalistica portante della provincia pavese. Gli elementi morfologici di delimitazione (scarpate definite) rappresentano un importante fattore di articolazione e di differenziazione del paesaggio. L’area golenale è ricca di elementi di interesse naturalistico sia per la sua struttura idrografica che per la presenza di residue formazioni boschive; gli argini e le golene diversificano la dominante paesaggistica caratterizzata dall’uniformità della pianura. E’ tutelato l’ambito della Fascia C del PAI, la Zona di protezione speciale del fiume Po che si estende dai territori di Albaredo ad . Costituisce la struttura naturalistica primaria della Rete Ecologica ed è Ambito prioritario degli interventi delle Rete Verde Provinciale.

Obiettivi e finalità degli indirizzi: A. Valorizzazione in coerenza con l'articolo 20 del PPR. B. Riconoscimento della confluenza tra Ticino e Po come nodo principale strutturante l’intero sistema naturalistico provinciale da connettere con gli altri elementi naturalistici e storici. C. Recepimento e coordinamento con i comuni degli obiettivi della Consulta provinciale del fiume Po e partecipazione attiva al Progetto Valle Fiume Po, in particolare per quanto riguarda: a) la conservazione dell’integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del Po; b) il sistema della fruizione e dell’offerta culturale e turistica; c) il sistema della governance e delle reti immateriali per la conoscenza, formazione e partecipazione; d) la valorizzazione del paesaggio e della cultura locale anche attraverso percorsi ecomuseali; e) il completamento della Ciclovia del Po e della rete dei sentieri ad essa collegata, il Cammino del Po; f) lo sviluppo della rete per la navigabilità turistica; g) il potenziamento dei servizi per la fruibilità e il turismo e per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici; h) la Grande gustovia del Po, percorso tra le eccellenze enogastronomiche del Po; i) il completamento del sistema dei portali turistici del Po e promozione unitaria del territorio fluviale. D. Sostegno alla pioppicoltura come elemento caratteristico di diversificazione del paesaggio di golena fluviale, e parallela realizzazione di unità ecosistemiche di interesse ecologico‐naturalistico finalizzare a integrare funzionalmente le aree di golena all’interno delle reti ecologiche provinciale e locale.

Indirizzi: a) Valorizzazione dell’ambito fluviale e dei suoi paesaggi naturali e seminaturali, riferita all’intero spazio delle fasce fluviali, con terrazzi e meandri, di cui vanno protetti i caratteri di naturalità, i

77 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale meandri dei piani golenali, gli argini e i terrazzi. Va difesa la vegetazione riparia, dei boschi e della flora dei greti. Si tratta di opere che tendono all’incremento della continuità verde lungo le fasce fluviali, indispensabili per il mantenimento di corridoi ecologici attraverso l’intera pianura padana. b) Valorizzazione del rapporto tra ambito fluviale e insediamenti urbani. c) Ricomposizione paesaggistica del paesaggio rurale e naturale tramite il potenziamento degli elementi costituenti la Rete Verde Provinciale, con specifica attenzione ai sistemi ripariali e le formazioni lineari ai margini dei coltivi e lungo il reticolo irriguo. d) Recupero, ripristino e sistemazione ambientale, urbanistica funzionale dei siti e degli insediamenti degradati di carattere antropico. e) Recupero ambientale dei siti degradati già interessati da attività di tipo estrattivo che si distribuiscono lungo tutta la fascia fluviale. f) Realizzazione di servizi a supporto delle attività di carattere turistico e ricreativo anche attraverso il riutilizzo ed il ripristino degli insediamenti e dei fabbricati d'origine agricola esistenti. g) Recupero finalizzato al ripristino dei caratteri ambientali e delle funzioni idrauliche delle lanche inattive. h) Realizzazione di circuiti per la mobilità di tipo turistico e ciclopedonale. i) Limitazione dello sviluppo insediativo lungo le fasce fluviali ed a ridosso delle delimitazioni morfologiche. j) Tutela e valorizzazione, anche in termini di accessibilità pubblica ed idoneo equipaggiamento vegetazionale, della viabilità minore e della rete dei percorsi di fruizione del territorio, quale sistema di relazione tra i centri e nuclei di antica formazione, edilizia rurale diffusa tramite la promozione di servizi connessi a circuiti e percorsi di fruizione culturale ed agro‐eno‐gastronomica ed a forme di turismo sostenibile correlate al rilancio del sistema turistico del Po. k) Attenta valutazione, sotto il profilo della compatibilità paesaggistica, di previsioni relative a nuovi impianti industriali, poli logistici e strutture di vendita, qualora ammessi dalle norme specifiche relative all’ambito di tutela. l) Ricostituire stazioni di sosta e percorsi ecologici per la fauna di pianura e l’avifauna stanziale e di passo. m) Il sostegno alla pioppicoltura va effettuato anche attraverso la sensibilizzazione degli agricoltori all’adesione a schemi internazionali di certificazione per una pioppicoltura sostenibile, che regolano la pratica gestionale delle coltivazioni, come il PEFC (Programme for Endorsment Certification Schemes) approvato nel 2007 indicato nelle pubblicazioni disponibili sul sito internet della Regione Lombardia…”

Trattandosi di obiettivi, finalità ed indirizzi espressi dal PTCP in coerenza con quanto previsto all’art. 20 del PPR regionale, il PGT del comune di Sannazzaro de’ Burgondi risulta coerente con gli stessi e non si ravvisano problemi di compatibilità con le azioni e gli obiettivi di piano, volti, ove compatibilmente applicabili per la realtà in oggetto, alla tutela del territorio e al valorizzazione dell’ambito fluviale.

A seguire vengono indicati gli stralci delle tavole del PTCP adottato/approvato utilizzate per l’analisi territoriale.

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Sono stati presi in considerazione i seguenti elaborati: o Tavola 1 A – Tavola urbanistico territoriale; o Tavola 2 A ‐ Previsioni del sistema paesaggistico ambientale; o Tavola 3 A – Rete ecologica e rete verde provinciale; o Tavola 4 A – Carta delle invarianti; o Tavola 6 A – Ambiti agricoli strategici.

Stralcio tavola 1 A PTCP

Dall’analisi della tavola 1 A Urbanistico Territoriale del PTCP adottato/approvato, si evincono la presenza di un insediamento a rischio di incidente rilevante (Raffineria ENI), di un ambito estrattivo in ambito golenale e la presenza della rete ciclabile di interesse regionale. Questi indirizzi sono compatibili con le previsioni del PGT e non si ravvisano problematiche e/o inteferenze con la pianificazione provinciale.

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Stralcio tavola 2 A PTCP

Stralcio legenda tavola 2 A PTCP

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Dall’analisi della tavola si evincono i riferimenti di rilevanza paesaggistico naturalistico e quelli a prevalente valore storico culturale. Il confronto con il PTCP vigente non evidenzia differenze sul territorio comunale.

Stralcio tavola 3 A PTCP

Dall’analisi della tavola 3 A relativamente alla rete ecologica provinciale, si evince che il territorio è interessato nella parte Sud in adiacenza della “Costa” e dell’argine del fiume Po, dagli “Elementi di connessione ecologica” previsti al Titolo II art. 23 comma 6 e da “Ambiti ecosistemici di indirizzo: elementi di connessione ad ulteriore supporto per le reti locali” previsti al Titolo II art. 23 comma 10. Tali fasce indicate nel PTCP risultano per la maggior parte già destinate ad aree agricole di non trasformazione urbanistica nel vigente PGT e vengono confermate anche nella presente variante, quindi non si ravvisano punti di contrasto con la normativa provinciale. Sempre sulla tavola 3 A, è stata analizzata la “Rete Verde” prevista al Titolo II – Capo 6, riscontrando la presenza di una “Struttura naturalistica primaria” (art. II‐42 PTCP) e di “corridoi verdi” (art. II‐45 PTCP) sul confine Sud del comune e il passaggio di un “Tracciato guida paesaggistico” (art. II‐45 comma 4) che in pratica riprende la pista ciclopedonale in parte esistente ed in parte in previsione del PGT comunale. A seguire lo stralcio della tavola 3 A per la parte Rete verde.

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Stralcio tavola 3 A Rete verde PTCP

Successivamente si è presa in esame la Tavola 4 A Carta delle invarianti dalla quale si evincono i principali elementi di difesa del suolo (fasce PAI), i beni paesaggistici, ambientali ed archeologici ricompresi nel D.Lgs 42/2004 e s.m.i. e i siti appartenenti a Rete Natura 2000. Tali itematismi si evincono dallo stralcio sotto riportato.

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Stralcio Tavola 4 A PTCP

L’ultima analisi condotta è quella realativa agli ambiti agricoli, previsti all’art. III – 2 e riportati nella Tavola 6 A Ambiti agricoli strategici. Dall’analisi della tavola si rilevano gli ambiti agricoli strategici, che risultano conformi con la pianificazione del vigente PGT comunale in quanto nel vigente PGT sono azzonate zone agricole di non trasformazione urbanistica coincidenti con le destinazioni previste dal PTCP all’art. III‐2 comma 1 lett. a e b. In fase di pianificazione comunale, qualora le zone di espansione dovessero interessare gli ambiti agricoli strategici, dovranno essere effettuate attente analisi al fine di giustificare la ridefinizione di tali ambiti secondo quanto previsto all’Art. III – 2 del PTCP. A seguire lo stralcio della tavola 6 A Ambiti agricoli strategici del PTCP .

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Stralcio tavola 6 A PTCP

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7.3 Siti Natura 2000 A dieci anni dall’entrata in vigore della direttiva Habitat 92/43/CEE, sebbene in tempi più lunghi rispetto alle previsioni, si sta concludendo l’iter istitutivo della Rete Natura 2000. Essa rappresenta per la Comunità Europea una fondamentale strategia per la conservazione della biodiversità. L’Italia, come Stato membro, ha fornito il proprio contributo individuando sul suo territorio numerosi Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale che, confluendo nella Rete europea, rispondono alla coerenza ecologica richiesta dalla direttiva.

Sebbene sul territorio comunale non siano presenti aree incluse nella Rete Natura 2000, per vicinanza geografica, vengono indicati i S.I.C. e le Z.P.S più vicini:

• SIC: “IT2080008, Boschi di Scaldasole”(comune di Scaldasole), “IT2080012, Garzaia di Gallia”( comune di Galliavola) • ZPS: “IT2080501, Risaie della Lomellina”.

S.I.C. e Z.P.S. che interessano il comune di Sannazzaro de’ Burgondi

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IT2080008 ‐ Boschi di Scaldasole (RN‐Riserva Naturale) Si tratta di dune di sabbia che si elevano a pochi metri rispetto la campagna circostante. Il boschetto risulta composto da una prima parte al ridosso dell'abitato in cui si trovano prevalentemente coltivazioni di mais, frumento e d'erba medica, mentre il bosco è formato da giovani robinie e da arbusti di rovo, di sambuco, di nocciolo e di biancospino. Si può inoltre ammirare la presenza di alberi di farnia con esemplari di venti metri d'altezza. Il sito risulta significativo, da un punto di vista naturalistico, soprattutto per la presenza del querceto costituito da Quercus robur e Quercus pubescens, uno degli ultimi lembi relitti di querceti xero ‐ termofili insediati su di uno degli ultimi dossi sabbiosi di loess della Lomellina. Si rileva inoltre la presenza di numerose specie di avifauna nidificante di interesse comunitario. La qualità del sito è ritenuta sufficiente per un ripristino della serie Corynephoretum‐ Quercetum. Tale presenza fa assumere al sito un’importanza molto elevata, trattandosi dell'ultimo relitto disponibile.

IT2080012 ‐ Garzaia di Gallia (MN‐Monumento Naturale) Sito significativo in quanto sede da anni di una garzaia nella quale nidificano sia specie di Ardeidi di importanza comunitaria che l’Ardea cinerea. Interessanti anche gli habitat idro‐ igrofili presenti, in particolare per il loro carattere di relitto sfuggito alle ingenti bonifiche effettuate in passato a scopo agricolo. Le Riserve Naturali sedi di garzaie ubicate nel territorio lombardo sono da anni oggetto di un programma di monitoraggio e di studio dal quale sono state elaborate indicazioni gestionali in merito alle migliori pratiche colturali ed alla più opportuna gestione delle aree boscate ai fini della nidificazione degli Ardeidi.

7.4 Il fiume PO. Interventi a rischio sull'ambiente fluviale II Po, che attraversa il bacino demografico ‐ economico più rilevante d'Italia ed uno dei maggiori del mondo, è giustamente considerato come il "vettore" privilegiato per conoscere le peculiarità del territorio che attraversa ed essere tramite di fruizione del paesaggio. In quest'ottica è possibile pensare ad uno sviluppo turistico del Po, in grado di coinvolgere gli elementi culturali, sociali ed economici che contraddistinguono la varietà e la vastità dei territori interessati.

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Con tali motivazioni, l'Amministrazione Comunale di Sannazzaro, unitamente alle Amministrazioni Provinciali e Regionali, è impegnata in un Progetto atto a tutelare e a valorizzare l'immagine turistica del Po. Sannazzaro, d'altra parte, risulta essere il centro rivierasco più importante della Lomellina e, quindi, quello più direttamente interessato allo stato di salute del fiume, del suo alveo e delle sue sponde. Da molto tempo, a livello locale, ci si batte per la sua salvaguardia, ma per buona parte dei Sannazzaresi il Po è praticamente sconosciuto: molti, infatti, si accorgono della sua presenza soltanto quando gli gettano un'occhiata distratta passando sul ponte per Voghera. Eppure, presso Sannazzaro, il suo corso, a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia, è tra i più belli e suggestivi che si possono incontrare scendendo in barca il fiume da Casale a Venezia. Per tale ragione, queste aree, e in modo particolare alcune isole, andrebbero meglio tutelate, in quanto oasi "geotipiche", baluardi ambientali e rifugio sicuro per un certo tipo di fauna, irripetibili sull'intero percorso dal Monviso al delta. Considerando il Po la spina dorsale di tutta l'Italia del Nord e vero e proprio patrimonio nazionale, da anni la Pro Loco di Sannazzaro, la Biblioteca Civica e Legambiente denunciano ogni sorta di malefatte, di abusi e di deturpamenti. Nella loro opera di informazione e di conoscenza, allo scopo di rilanciare il fiume dal punto di vista turistico, sociale, ricreativo e sportivo, spesso organizzano incontri, dibattiti, convegni, mostre fotografiche. Non vanno inoltre dimenticate l'istituzione di un osservatorio piemontese per la tutela e la salvaguardia del Po e le diverse edizioni delle disfide tra i "barcé" dei Comuni rivieraschi.

7.5 Il parchetto dell'Agognetta Sannazzaro, pur centro a vocazione industriale, ha conservato alcune aree verdi di particolare pregio naturalistico. Un breve ma suggestivo "camminamento" consente di entrare nella fitta vegetazione della Costa. E' qui che ci si affaccia sul Parchetto dell'Agognetta, area umida in cui nidificano oltre 30 specie di uccelli (cuculo, picchio verde, canareccione, airone . . .) e dove ancora vive la tartaruga palustre. Proprio per sottolineare il valore naturalistico dell'area, che in taluni tratti appare gravemente segnata da incuria e da rifiuti abusivi, come lungo il cosiddetto sentiero della costa, alcune associazioni, come il Circolo l'Airone Legambiente e la Pro Loco, sono scese in campo negli ultimi anni con svariate iniziative volte a sensibilizzare l'Amministrazione Pubblica e la comunità sannazzarese circa la necessità di intervenire sulla Costa con urgenti ed efficaci lavori di risanamento e di recupero ambientale.

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8.CONCENTRAZIONE INDUSTRIALE E AZIENDE A RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE Il comune di Sannazzaro de’ Burgondi si colloca in un’area caratterizzata dalla notevole concentrazione industriale e vi si trovano aziende a rischio di inci dente rilevante, sia a livello comunale che nei centri vicini. Si riporta una tabella con l’indicazione a livello provinciale, ai sensi del D.Lgs 334/99 e s.m.i., dello stabilimento, del comune di insistenza, della categoria della merce trattata e dell’articolo del D.Lgs di afferenza. I dati sono estrapolati dalla D.G. Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile – Struttura Autorizzazioni e Rischi Industriali della Regione Lombardia, con aggiornamento settembre 2014.

Art. 6 D.Lgs Art. 8 D.Lgs Categoria Stabilimento Comune 334/99 e s.m.i. 334/99 e s.m.i. merce trattata LAMPOGAS Nord Belgioioso X GPL GEODIS LOGISTICS X DEP FARMABIOS Gropello Cairoli X FAR SINTECO LOGISTICS Pavia X DEP ELETTROCHIMICA VALLE STAFFORA Rivanazzano X AUS TEVA P.F.C. X FAR LOGISTICA 93 S.r.l. Villanterio X DEP SYNTHESIS CHIMICA Castello d’Agogna X DEP AT SERVICE X DEP AIR LIQUID ITALIA PRODUZIONE Ferrera Erbognone X GAST BITOLEA CHIMICA ECOLOGICA X AUS OXON ITALIA Mezzana Bigli X CHOF TOSCANA GOMMA X POL S.A.P.I.C.I. X POL ENI DIV. REFINING & MARKETING S.p.a. Sannazzaro de’ X RHC Burgondi BASF ITALIA Mortara X AUS

Legenda categoria merce trattata: Sigla Merce trattata Sigla Merce trattata GPL Gas di petrolio liquefatti GAST Gas Tecnici DEP Depositi non meglio identificati CHOF Chimica organica fine FAR Farmaceutiche e fitofarmaci POL Polimeri e plastiche AUS Ausiliari per la chimica RHC Raffinerie

Il comune di di Sannazzaro de’ Burgondi ospita la raffineria Eni R&M. Essendo questa considerata come un sito industriale a rischio d’incidente rilevante, nella stesura del vigente PGT è stato richiesto dal Comune, uno studio di approfondimento per individuare una metodologia specifica per:

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• identificare gli eventi incidentali di riferimento per la pianificazione territoriale ed ambientale; • identificare le soglie incidentali di riferimento per la pianificazione territoriale ed ambientale; • identificare le categorie di compatibilità territoriale in funzione della tipologia di incidenti e della qualità della gestione della sicurezza da parte dello stabilimento. Tale studio è stato utilizzato durante l’elaborazione del vigente piano per determinare le aree di compatibilità territoriale, per le quali sono stati definiti più livelli di rischio, al fine di salvaguardare l’incolumità dei residenti, l’edificato esistente e tutelare in particolar modo eventuali servizi sensibili di progetto (scuole, centri sportivi, ecc.) dalle zone più a rischio. Nella stesura della presente variante si completerà tale studio con la predisposizione dell’elaborato ERIR che, fra l’altro, è stato inserito come obiettivo principale dell’Amministrazione fra quelli da raggiungere in questa variante.

9. AREE DISMESSE Sul territorio comunale non vi sono aree propriamente dismesse, anche se vi sono alcuni episodi che indicano la tendenza a variare lo stato attuale, come ad esempio richieste di spostamento di attività produttive dal tessuto interno verso le periferie oppure al riutilizzo delle stesse per destinazioni alternative. Vi sono aree dismettibili che compaiono nella tavola urbana del Documento di Piano come Programmi Integrati di Intervento (PII).

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10. RUMORE Il problema dell’inquinamento da rumore nella nostra epoca coinvolge milioni di persone, soprattutto nei paesi industrialmente avanzati. Tuttavia oggi è ormai consolidato il principio che le condizioni di vita in un ambiente urbano devono essere strettamente connesse alla qualità di vita nello stesso. L’urbanistica attuale dunque non è più ristretta allo sviluppo di agglomerati urbani sempre più inquinanti in modo indiscriminato; la tendenza è quella di migliorare la qualità di vita degli ambiti residenziali e produttivi attribuendo ad essi un ulteriore valore aggiunto nel limitare il più possibile i processi inquinanti (tra cui anche il rumore) negli insediamenti in aree che, se non regolate, possono portare al progressivo degrado ambientale. Il Comune di Sannazzaro de’Burgondi, in osservanza delle disposizioni dettate dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico L. 26.10.1995, n. 447, ha provveduto a dotarsi di apposito Piano per la classificazione acustica del territorio comunale. Il Consiglio Comunale con deliberazione n. 19 del 24.07.03 ha adottato il succitato piano e con deliberazione n. 23 del 28.04.04 ha approvato definitivamente la “Classificazione acustica del territorio comunale”. Il fine di questo strumento è quello di conseguire nel breve, medio e lungo termine, per quanto attiene il livello di rumore sul territorio del Comune, “valori di qualità” accettabili.

10.1 Riferimenti normativi sul rumore Fino all'ottobre 1995 in Italia non esisteva una legge specifica che tutelasse l'ambiente dall'inquinamento acustico e tutto veniva demandato all'art. 659 del Codice Penale, all'art. 844 del Codice Civile ed all'art. 66 del Regio Decreto 18.6.1931, n° 773 (Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), articoli che comunque non sono stati a tutt'oggi abrogati. Come si può notare tutti questi disposti di legge si rivolgono al concetto di “normale tollerabilità”, concetto che è stato chiaramente determinato con il D.P.C.M. 1.3.1991 “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno” (G.U. n° 57 dell'8.3.1991) e recentemente ripreso e aggiornato con il D.P.C.M. 14.11.1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore” (G.U. n° 280 del 1.12.97). La pubblicazione sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n° 254 del 30 ottobre 1995 della legge 26 ottobre 1995, n°447 “Legge quadro sull'inquinamento acustico” ha modificato sostanzialmente il quadro normativo attualmente vigente in Italia.

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Infatti l'art. 3 comma i lettera a) di questa legge prevede che lo Stato ridetermini i valori limite di emissione, di immissione, di attenzione e di qualità rispettivamente definiti dall'art. 2 come: 9 valori di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa; 9 valori di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori; 9 valori di attenzione: il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente; 9 valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla presente legge. CLASSE I ‐ AREE PARTICOLARMENTE PROTETTE Aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici ecc. CLASSE II ‐ AREE DESTINATE AD USO PREVALENTEMENTE RESIDENZIALE Aree urbane interessate principalmente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. CLASSE III ‐ AREE DI TIPO MISTO Aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali ed assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. CLASSE IV ‐ AREE DI INTENSA ATTIVITA' UMANA Aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie.

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CLASSE V ‐ AREE PREVALENTEMENTE INDUSTRIALI Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. CLASSE VI ‐ AREE ESCLUSIVAMENTE INDUSTRIALI Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. A queste classi il D.P.C.M. associa i limiti massimi di immissione dei livelli sonori equivalenti che non possono essere superati di giorno (dalle ore 6,00 alle ore 22,00) e di notte (dalle ore 22,00 alle ore 6,00). Lo scopo delle misurazioni è stato quello di caratterizzare il rumore ai fini di azzonamento e non di risanamento. Per tale motivo le stesse sono state limitate a metodi di calcolo semplificati e previsti per una caratterizzazione acustica generale ed in particolare la tecnica utilizzata è definita come “tecnica del campionamento temporale”. Le misure sono state eseguite rilevando i dati di 20 stazioni opportunamente distribuite sull’area urbana e durante giorni feriali. Le fonti sonore rilevanti del territorio in esame sono riconducibili a due classi principali : ¾ Sorgenti sonore di tipo lineare: ‐ Strade urbane ed extraurbane ramificate sul territorio (diurne e notturne); ‐ Asse ferroviario (solo diurno). ¾ Sorgenti sonore di tipo non lineare: ‐ Impianti produttivi (industriali‐grandi e medio‐piccoli), artigianali, commerciali (diurni e notturni); ‐ Aree predisposte per attività temporanee (diurne e/o notturne).

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10.2 Piano di zonizzazione acustica

Piano di zonizzazione acustica approvato nel 2003

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Sorgenti sonore di tipo lineare: La viabilità stradale di tipo urbana ed extraurbana si è sviluppata nel tempo seguendo l’espansione del centro storico e dell’area periferica del capoluogo principale, nonché permettendo il collegamento con le aree più periferiche. Il rumore emesso da tali sorgenti dipende da molti fattori e, tra questi, si ricordano il numero ed il tipo di veicoli che percorrono le strade, nonché dalla loro stessa velocità. Un altro fattore che incide sulla rumorosità è il tipo e la condizione del manto stradale; nel caso in esame esso risulta di tipo non‐fonoassorbente e caratterizzato da una percentuale di segmenti viari danneggiati da evidenti tracce di “rifacimento a tratti” sull’asfalto urbano. Il rumore dovuto alle vie di collegamento non supera comunque i limiti di zona nelle fasce di pertinenza o nelle aree di rispetto imposti dalla legge. A sud‐est ed a sud‐ovest si snoda a semi‐anello una circonvallazione (via Rosselli e via Gramsci) che, ad oggi, fornisce uno degli sbocchi principali all’intenso traffico urbano, soprattutto quello pesante (camion, autorimorchi,ecc) in attraversamento da e con la raffineria. Una vasta area del centro abitato del comune di Sannazzaro risulta attraversata dall’ asse ferroviario Alessandria‐Pavia. Il transito previsto su tale collegamento è costituito da treni passeggeri composti da 3‐5 vagoni che attraversano l’unico binario esistente alla velocità di 50 Km/h e non supera il numero di due treni ogni ora durante il giorno (6‐22) mentre risulta nullo durante la notte. Il disagio provocato dal passaggio dei pochi treni è accettabile considerando il tipo di infrastruttura ma si può notare che il disturbo vero e proprio è in corrispondenza dei due passaggi a livello presenti: data l’insufficienza della manutenzione il rumore in questi punti è notevole e può essere considerato di tipo puntuale. Sorgenti sonore di tipo non lineare: Il comune di Sannazzaro de’ Burgondi è interessato dalla presenza di attività produttive di tipo industriale di notevole rilevanza, mentre risultano meno importanti quelle commerciali. La zona industriale della raffineria , per estensione del territorio nonché per l’influenza che potenzialmente può dare sullo stesso, costituisce un fattore a sé stante. Seguono poi diverse attività industriali medio‐piccole e artigianali distribuite sia lungo gli assi viari di comunicazione principale (lungo via Alessandria in direzione del comune di Ferrera Erbognone, lungo via Vigevano, via Voghera e via Pavia) sia sparse all’interno delle zone urbanizzate (attività di servizio/artigianali).

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Per quanto concerne la zona industriale della raffineria le normative impongono che tale zona sia classificata i zona VI, quindi un’area esclusivamente industriale. Il problema tuttavia si esplicita quando si eseguono verifiche di adeguamento delle zone limitrofe a quella della raffineria; per difendere tali aree (agricole in particolare) la proposta di piano di zonizzazione acustica prevede di realizzare delle fasce di rispetto “filtro” per un passaggio più graduale dalla classe VI alla classe III rappresentata proprio dalle zone adiacenti. Le altre aree industriali e artigianali essendo inserite nel tessuto urbano sono state proposte in classe V e IV in quanto ricadono nelle classi di attività produttive prevalentemente, e non esclusivamente, industriali. Da rilevare sono anche le aree estrattive nella zona sud‐est del comune verso il fiume Po: tali aree vengono collocate in classe IV anche per il fatto di essere inserite in realtà in zone prevalentemente agricole.

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11. RIFIUTI 11.1 La situazione comunale Dai dati ARPA riferiti agli anni 2012 e 2013 si evince quanto segue:

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12. ENERGIA L’energia, nella sua complessità, è determinante nella ricerca dello sviluppo sostenibile. L’indagine sull'identità energetica di un territorio permette di ricavare informazioni preziose circa le dinamiche di sviluppo economico e sulle ricadute ambientali dei fenomeni di inquinamento atmosferico e di alterazione del clima. Prima ancora di valutare quanta energia venga prodotta, è fondamentale conoscere come un territorio si procuri l'energia di cui ha bisogno per far funzionare il proprio sistema economico e per garantire il giusto comfort ai propri abitanti. Sviluppo economico e comfort dipendono, infatti, dalla capacità di approvvigionamento di energia elettrica e di energia termica. In merito al soddisfacimento del fabbisogno di energia, il futuro dipenderà dalla capacità di differenziare le fonti, incrementando il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili ed alle tecnologie di produzione a minor impatto ambientale. In relazione ai consumi è necessario, invece, conoscere la realtà dei numeri per poter programmare politiche ed interventi che modifichino i comportamenti diffusi e promuovano l'uso razionale dell'energia sulla base del fondamentale principio del risparmio. Il Piano d’Azione per l’Energia (PAE) è stato approvato il 15 giugno 2007 con Deliberazione di Giunta regionale n. VII/4916 ed è lo strumento attuativo del Programma Energetico approvato nel marzo del 2003. La scelta di Regione Lombardia è stata orientata a redigere un documento flessibile e operativo, capace in sostanza di restituire, da una parte, il quadro del sistema energetico regionale e, dall’altra, un insieme di Misure ed Azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi strategici di politica energetica regionale. Successivamente nel 2008, tale piano è stato aggiornato e sono stati presi in considerazione molteplici aspetti che nell’ultimo anno avevano determinato una sensibile mutazione del quadro di riferimento delle politiche energetiche ed ambientali. Tra di esse sicuramente emerge l’accordo politico raggiunto dal Consiglio Europeo l’8‐9 marzo 2007, che ha visto la definizione della cosiddetta “politica 20‐20‐20”. Accanto all’evoluzione della politica europea è necessario considerare il quadro nazionale, che recentemente ha visto approvare in Consiglio dei Ministri il D. Lgs. 115 del 30 maggio 2008, che porta ad applicazione la Direttiva Europea 2006/32/CE sui servizi energetici. Questi provvedimenti dovranno essere calati a livello regionale e locale principalmente attraverso la ridefinizione dei target quantitativi inseriti nel PAE 2007, anche in funzione

97 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale dell’estensione dell’orizzonte temporale al 2020 (mentre nel PAE 2007 il riferimento era al 2012, in coerenza con il Protocollo di Kyoto prima della definizione della nuova politica europea 20‐20‐20). 12.1 L’adozione a livello regionale della politica europea “20‐20‐20” L’obiettivo nazionale per i settori non ETS potrà essere ripartito a livello regionale secondo principi che dovranno essere condivisi dallo Stato e dalle Regioni (principio “burden sharing”). Come era stato previsto nel PAE 2007, Regione Lombardia ha già avviato internamente un percorso di preparazione alla regionalizzazione degli obiettivi, che non riguardano solo le emissioni di gas ad effetto serra ma anche la produzione di energia da fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi energetici negli usi finali. I margini di politica energetica per una Regione, nell’ambito della strategia 20‐20‐20, sono ampi, pertanto attraverso Piani e Programmi articolati in Misure ed Azioni ben finalizzati e concreti, si potrà supportare efficacemente l’azione dello Stato nel raggiungimento dei propri obiettivi. Nell’ottica di una corretta ripartizione degli obiettivi, risulta fondamentale disporre di un quadro conoscitivo delle emissioni di gas ad effetto serra a livello regionale che risponda a criteri oggettivi e omogenei su base nazionale. In tal senso, l’ENEA ha cominciato ad effettuare le prime valutazioni delle situazioni regionali utilizzando una metodologia semplificata che parte dai bilanci energetici regionali. APAT peraltro predispone annualmente l’inventario emissioni nazionale. Regione Lombardia attraverso il proprio Sistema Informativo Energia e Ambiente (S.I.R.EN.A.) si è dotata di uno strumento espressamente finalizzato allo scopo di gestire dati e informazioni complesse inerenti il bilancio energetico regionale, la produzione di energia da fonti rinnovabili e le emissioni di gas ad effetto serra. Regione Lombardia procederà, in coerenza con quanto concordato a livello di Conferenza Stato‐Regioni, a definire una proposta di obiettivi. 12.2 Il bilancio energetico regionale L’aggiornamento del bilancio energetico regionale al 2005 evidenzia un consumo finale di 25.382 ktep (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio), a fronte di una disponibilità complessiva di risorse energetiche (tra produzione interna ed importazioni) pari a circa 30.000 ktep. La produzione interna, in diminuzione rispetto al 2004, ammonta a poco più di 2.000 ktep, pari a circa il 7% delle risorse di energia primaria necessarie a soddisfare il fabbisogno energetico lombardo. In questo senso, si conferma anche per il 2005 una forte dipendenza energetica della Lombardia dalle importazioni, che hanno inciso per oltre il 90% sul consumo interno lordo.

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Le risorse disponibili internamente sono quasi esclusivamente rappresentate da fonti rinnovabili, principalmente idroelettrico, rifiuti (per la quota parte organica) e biomasse. Complessivamente tali fonti (al netto del contributo idroelettrico da pompaggio e della quota parte non rinnovabile dei rifiuti), comprese le importazioni di biomassa, hanno contribuito a coprire circa il 7,5% del fabbisogno energetico regionale. Considerando invece la sola produzione elettrica (comprese le importazioni) necessaria a soddisfare la domanda regionale, si evidenzia come nel 2005 le fonti rinnovabili abbiano contribuito per una quota pari a circa il 12,4%. Rispetto alla produzione di energia elettrica permane il trend positivo in atto ormai da alcuni anni: il parco impiantistico lombardo ha infatti visto crescere ulteriormente la propria producibilità, tanto che nel 2005 è stato in grado di assicurare oltre l’80% del fabbisogno elettrico regionale, portando il deficit, rispetto alla richiesta sulla rete (comprensiva delle perdite di rete), sotto la soglia del 20% (passando dal 38% del 2000 al 19% del 2005). Sul fronte della domanda di energia, i consumi finali ammontano a circa 25.000 ktep, pari ad un consumo pro capite di 2,68 tep per abitante. Il 44% dei consumi sono dovuti al settore civile, il 28% all’industria e il 26% ai trasporti. L’agricoltura rimane il settore meno energivoro, con un consumo finale pari al 2% del totale.

Bilancio energetico regionale (2005), espresso in ktep (Elaborazioni: Cestec). NOTE – (a) La legna non è stata considerata tra i combustibili solidi, ma come biomassa tra le fonti rinnovabili. (b) Non sono stati considerati i consumi di carboturbo. (c )Sono considerati: biomasse solide, biogas, solare termico. Per i rifiuti è stato considerato il 100% del contributo. (d )L'energia elettrica è stata valutata per tutte le voci come per i consumi finali: 860 kcal/kWh. Per "Produzione" si intende produzione elettrica da idroelettrico (compreso gli apporti da pompaggio), eolico, fotovoltaico. L'energia elettrica prodotta per trasformazione termoelettrica è conteggiata nella riga "Produzione di energia elettrica

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Gli impianti di produzione di energia elettrica installati sul territorio lombardo hanno raggiunto a fine 2007 una potenza complessiva di 18.091 MW (in termini di potenza efficiente netta), tra impianti idroelettrici (33%) e termoelettrici (67%). Nel periodo 2000‐2007 la potenza installata in Lombardia è cresciuta di oltre il 30%, pari ad un incremento di circa 4.800 MW (+600 MW solo nell’ultimo anno).

L’aumento più contenuto rilevato nel corso degli ultimi anni, dopo le grandi realizzazioni avvenute a cavallo degli anni 2004 e 2005 (centrali di Mantova, Sannazzaro de’ Burgondi e Voghera), è da attribuire sostanzialmente all’entrata in esercizio di impianti di taglia minore e a progetti di ammodernamento e potenziamento di alcuni gruppi di produzione di centrali esistenti (repowering). Per quanto riguarda gli impianti idroelettrici, si conferma la tendenza in atto ormai da diversi anni: il lieve incremento di potenza è legato all’entrata in funzione di numerosi impianti mini‐idroelettrici (ossia di potenza inferiore ai 3 MW), che non riescono in ogni caso a compensare del tutto la riduzione di producibilità fatta registrare dai grandi impianti idroelettrici. In termini di produzione di energia elettrica lorda4, nel 2007 sono stati prodotti complessivamente circa 55.600 GWh, registrando rispetto all’anno precedente una perdita di circa 4.700 GWh. Se l’andamento della produzione idroelettrica oscilla attorno a valori prossimi ai 10.000 GWh, significativo appare invece il dato relativo agli impianti termoelettrici che, nonostante l’incremento della potenza complessiva disponibile, registra nel corso del 2007 una riduzione importante (‐7%).

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In ogni caso, il contributo alla produzione elettrica complessiva regionale degli impianti idroelettrici diminuisce, raggiungendo nel 2007 una quota pari al 16% e pari al 20% rispetto alla sola produzione termoelettrica. Con l’avvio del processo di liberalizzazione del settore elettrico, il parco centrali lombardo ha vissuto una profonda ristrutturazione, contraddistinta da importanti progetti di repowering e revamping di impianti esistenti e da progetti di nuove centrali a ciclo combinato. Di pari passo con l’installazione diffusa di nuovi gruppi turbogas è cresciuto il rendimento medio di conversione del sistema termoelettrico regionale che si pone attualmente su livelli molto elevati. La Lombardia, oggi, dispone quindi di un parco centrali che si distingue nel panorama italiano per la sua elevata efficienza: da un punto di vista strettamente energetico, il rendimento elettrico è migliorato di quasi il 10%, passando tra il 2000 e il 2005 da poco più del 40% a circa il 52%. Sotto il profilo ambientale, le emissioni di CO2 a parità di produzione elettrica sono diminuite, nello stesso periodo, di oltre il 27%. In riferimento alla capacità del sistema di garantire sicurezza e continuità, oltre alla stima del fabbisogno elettrico totale, deve essere considerata anche la capacità del parco elettrico di soddisfare la richiesta di punta giornaliera (il cosiddetto fabbisogno “alla punta”), corrispondente alla richiesta massima di energia sulla rete nell’arco di una giornata. Secondo questo approccio, sulla base della situazione nazionale rappresentata da TERNA, si può stimare per la Lombardia al 2007 una richiesta di picco pari a 11.787 MW (il 46% in più rispetto al fabbisogno medio), a fronte di una potenza installata complessiva di circa 18.100 MW. In base all’analisi della situazione nazionale al 2007 riportata da Terna, secondo cui la capacità di risposta del parco centrali alla domanda di picco equivale al 68% della potenza installata degli impianti termoelettrici e al 61% della potenza installata degli impianti idroelettrici, è possibile individuare, per la Lombardia, una disponibilità del parco centrali capace di rispondere alla richiesta di punta di 11.913 MW, superiore quindi al fabbisogno di punta. Il PAE sviluppa anche alcuni scenari tendenziali d’offerta dell’energia elettrica, sempre con riferimento al 2015, che si differenziano per le ipotesi circa la potenza installata e il numero di ore di esercizio degli impianti. Nel caso (a), per il parco termoelettrico sono stati considerati gli apporti aggiuntivi relativi ai progetti di nuove centrali e repowering già autorizzati e per l’idroelettrico si è

101 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale assunta una riduzione della produzione pari al 6,5%, rispetto alla produzione del 2005, comunque già ridotta, legata all’applicazione dei vincoli sul Deflusso Minimo Vitale. Nell’ipotesi (b), invece, per il parco termoelettrico sono stati considerati anche gli apporti relativi ai progetti di nuove centrali e repowering ancora in procedura di VIA (regionale e nazionale). Le simulazioni sono state effettuate considerando un numero di ore di funzionamento annue pari a 5500, dato di riferimento, 4000, dato cautelativo, e 6600, dato corrispondente alla massima produzione. È stato inoltre considerato un regime di funzionamento misto, tipico del parco termoelettrico lombardo, pari a 5500 ore di riferimento per le centrali a ciclo combinato e 4000 per gli altri impianti. Con riferimento alla domanda di energia stimata per il 2015 (82651 GWh), alcuni di questi scenari di produzione danno origine ad un deficit energetico, da colmare attraverso l’importazione dall’estero o da altre regioni italiane.

Fonte: Piano d’azione per l’Energia, PAE, 2007 – agg. 2008.

12.3 La raffineria ENI Nella prima metà degli anni ’60, sul terreno allora agricolo della cascina Cantaberta, iniziarono i lavori di costruzione di quella che un trentennio più tardi sarebbe diventata una tra le più importanti e più efficienti Raffinerie d’Europa. Proprio a Sannazzaro de' Burgondi, un paese della Lomellina a carattere prevalentemente agricolo, principalmente per la sua posizione geografica strategica, essendo situato vicino agli svincoli autostradali delle tratte Genova‐Milano e Torino‐Piacenza e sulla linea ferroviaria Pavia‐

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Alessandria, ma soprattutto perché al centro del triangolo industriale Milano ‐ Torino ‐ Genova che rappresentava negli anni ’60, e rappresenta ancora adesso, una delle zone economiche ed industriali più importanti d’Italia. La Raffineria pertanto, in virtù della sua collocazione territoriale, riesce a soddisfare le richieste di energia dell’area più industrializzata d’Italia. Questa ubicazione ha inoltre suggerito di sviluppare una fitta rete di rifornimento e distribuzione via oleodotti, minimizzando così l’impatto ambientale ed i costi connessi al trasporto e alla movimentazione dei prodotti petroliferi su strada e garantendo un rifornimento puntuale e più veloce. La Raffineria è collegata al terminale di Genova con oleodotto. La quantità di greggio ricevuta da Genova, proveniente via nave principalmente da Russia, Africa, Nord Europa, e Medio Oriente, ammonta a circa il 95%. La restante quantità proviene dal giacimento di Villafortuna presso Trecate (NO), anch’essa mediante apposito oleodotto. Costruita con una capacità iniziale di 5 milioni di tonnellate annue di lavorazione di grezzo, nel corso degli anni è stata potenziata con interventi di miglioramento tecnologico, che hanno portato la capacità di lavorazione a 10 milioni di tonnellate annue ed un livello di complessità e capacità di conversione tra i più elevati in Europa. La capacità di lavorazione della Raffineria attualmente (2014) è di 11,1 milioni di ton/anno di petrolio grezzo. Il primo impianto che iniziò a funzionare fu nel 1963 il TOPPING, utilizzato per la distillazione primaria del petrolio grezzo, e la prima cisterna di prodotto finito partì il 15 Settembre dello stesso anno. Inizialmente il numero di occupatiti era di circa 300, mentre oggi lo stabilimento conta circa 670 dipendenti interni più un numero consistente di addetti delle imprese terze. La Raffineria viene raddoppiata verso la metà degli anni ’70 e dalla fine degli anni ’80 ha inizio un fase di costante sviluppo, con la realizzazione di impianti volti ad up‐gradare i prodotti, a soddisfare le nuove richieste di mercato ed a migliore continuamente gli standard ambientali. A partire dal 2007 la Raffineria ha assorbito l’ex deposito Agip Petroli ‐ Stabilimento GPL di Sannazzaro (27/6/2007) e l’ex Deposito Praoil di Ferrera Erbognone (1/07/2008), occupando un’area di circa 320 ettari sui Comuni di Sannazzaro de’ Burgondi e Ferrera Erbognone.

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La disposizione degli impianti e del processo di lavorazione è tale che per Sannazzaro è possibile parlare in termini di due raffinerie integrate, ognuna avente possibilità di marciare indipendentemente dall’altra. Questa particolarità agevola non poco le fermate generali per la manutenzione, offrendo sempre disponibilità di prodotto alla vendita anche con impianti fermi. I principali impianti di processo presenti sono:

• due distillazioni primarie, aventi lo scopo di frazionare il petrolio grezzo in distillati leggeri, medi e pesanti; • due unità sotto vuoto, che hanno lo scopo di frazionare ulteriormente i distillati pesanti del Topping e che vanno a costituire a loro volta la carica per gli impianti di conversione; • tre desolforazioni di distillati medi (gasolio e kerosene), due impianti di "reforming" per le benzine pesanti e uno di "isomerizzazione" per le benzine leggere aventi lo scopo di produrre basi benzine pregiate con alto numero d’ottano; • quattro impianti di conversione termica e catalitica, nella fattispecie: un cracking catalitico a letto fluido (FCC) costruito già negli anni ’60 che processa anche i distillati pesanti dal topping, un’unità di conversione termico (VSB) che processa la parte pesante dell’impianto sotto vuoto e due impianti di cracking catalitico ad idrogeno (HDC) che lavora ad alte pressioni finalizzato alla produzione di gasolio con basso contenuto di zolfo; • alcuni impianti per la produzione di basi benzine ad alto ottano, tra cui un impianto per la produzione di MTBE/ETBE. Oltre agli impianti di processo la Raffineria consta anche di: • cinque impianti per il recupero dello zolfo dai gas acidi (la cui tecnologia garantisce un’efficienza di oltre il 99 % sullo zolfo recuperato); • un impianto per la depurazione delle acque reflue avente una sezione chimico/ fisica e una biologica; • una centrale termoelettrica a ciclo cogenerativo che provvede in parte al fabbisogno energetico dello stabilimento sia in termini elettrici che termici (vapore di processo agli impianti); la restante parte è garantita dall’importazione di vapore dall’attiguo stabilimento EniPower.

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Fin dalla sua nascita la Raffineria di Sannazzaro ha realizzato numerosi progetti per la trasformazione di distillati pesanti del petrolio in derivati più leggeri idonei per la preparazione di benzine e gasoli, cioè per incrementare quella che in termini tecnici viene chiamata la capacità di conversione. Il mercato dei prodotti petroliferi destinati ad uso energetico è costituito in misura sempre maggiore da carburanti di alta qualità e basso impatto ambientale, e in misura sempre più ridotta dai combustibili pesanti, a maggiore impatto sull’ambiente e quindi gradualmente sostituiti da altre fonti di energia. L’incremento della capacità di conversione della Raffineria risponde a questa duplice esigenza di mercato e ambientale, perché incrementare la conversione significa trasformare i prodotti più pesanti del petrolio, quali l’olio combustibile, in prodotti più pregiati, come benzina e gasolio. La messa in servizio nel 2006 dell’impianto di Gassificazione (che, a partire da olio combustibile pesante, produce gas di sintesi privo di zolfo destinato ad alimentare la centrale elettrica di Eni Power) e nel 2008 dell’impianto di Deasphalting, aveva già permesso di ridurre la percentuale di combustibili pesanti al di sotto del 10%. Nel 2013 è stato avviato il primo impianto di conversione basato sulla tecnologia proprietaria EST (Eni Slurry Technology) per la produzione a partire da greggi pesanti e ad alto contenuto di zolfo, di distillati medi pregiati (in particolare gasolio) con ulteriore riduzione di combustibili pesanti (al di sotto del 4% ). E’ la prima unità industriale della tecnologia licenziata interamente da eni, che permetterà di effettuare una conversione pressoché totale di combustibili pesanti massimizzando la produzione di distillati leggeri (benzine e gasoli). La Raffineria di Sannazzaro è dunque diventata quella che in gergo si chiama una “Raffineria bianca”, cioè con una minima produzione di oli combustibili. Di pari passo all’aumento della conversione, la Raffineria ha realizzato nel corso degli anni anche il potenziamento degli impianti di desolforazione dei distillati (kerosene e gasolio), recupero zolfo dai gas acidi e potenziamento di impianti per la produzione di basi pregiate ad alto ottano, nonché l’installazione di impianti per il recupero dei vapori dalle pensiline di carico autobotti e ferrocisterne, che hanno contribuito notevolmente alla riduzione dell’impatto ambientale sul territorio circostante. Tra i progetti realizzati è da menzionare un impianto (BELCO) per la desolforazione dei fumi dall’ impianto di conversione catalitico a letto fluido (FCC), in assoluto la prima

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realizzazione mondiale su scala industriale di questo tipo di impianto che comporta un rilevante beneficio in termini di riduzione di emissioni nell’aria. Cosa produce la Raffineria? La complessità del ciclo di lavorazione unita ad una buona capacità di stoccaggio e segregazione dei semilavorati consente di produrre: • GPL e Propilene per usi industriali, ma anche gas per la rete urbana di Sannazzaro; • Benzina ecologica nazionale e ad alto ottano (destinata al mercato svizzero); • Gasoli per auto trazione e per riscaldamento per il mercato nazionale e anche per quello svizzero e austriaco; • Kerosene per aviogetti; • Oli combustibili a basso e medio tenore di zolfo e bitumi; • alcuni prodotti particolari destinati alla petrolchimica o al mercato prevalentemente industriale (zolfo, bitumi, pitch).

La Raffineria dispone di un parco serbatoi per una capacità complessiva di stoccaggio di oltre 2,3 milioni di metri cubi di prodotti finiti e delle basi. Tutti i serbatoi sono protetti da dispositivi antincendio e sono circondati da appositi argini di protezione che costituiscono i cosiddetti bacini di contenimento. Lo stoccaggio del Gpl avviene in particolari strutture a pressione separate e protette. La Raffineria di Sannazzaro copre il fabbisogno di prodotti petroliferi di gran parte della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e dell’Emilia, utilizzando un sistema misto di trasporti: oleodotti, autobotti e ferrocisterne. Inoltre vengono riforniti alcuni depositi in Svizzera ed Austria. Il 75% dei prodotti viene spedito attraverso oleodotti che collegano la Raffineria ai grandi depositi di Rho (MI), Volpiano (TO), Fiorenzuola (PC), Arquata (GE), Lacchiarella e Genova. Per il caricamento via autobotti, la Raffineria dispone di circa 30 pensiline dalle quali possono essere caricati tutti i tipi di prodotto. Le operazioni di carico e pesatura hanno raggiunto un elevato livello di automazione che consente di avere una movimentazione media di 300 autocisterne al giorno. Altre pensiline consentono inoltre di caricare fino ad 60 cisterne su rotaia, movimentate nel raccordo ferroviario interno allo stabilimento.

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L’impegno della Raffineria è rivolto anche a garantire la sicurezza e la salute nelle proprie attività, a salvaguardare l’ambiente ed ad assicurare un buon rapporto con il territorio. La Raffineria è certificata secondo lo standard UNI EN ISO 14001 per il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) ed ha ottenuto nel 2007 la Registrazione EMAS. Il sito è inoltre certificato, a partire da novembre 2012, secondo lo standard OHSAS 18001:2007 che definisce i migliori principi per una gestione corretta della salute, sicurezza, prevenzione e riduzione del rischio. Tutto ciò, unito ad una mirata politica di investimenti e grazie al coinvolgimento di tutti i dipendenti, ha consentito alla Raffineria di raggiungere importanti traguardi non solo nel campo tecnologico e della produzione, ma anche nel campo dell’antinfortunistica e della riduzione dell’impatto ambientale. La sicurezza ed il rispetto per l’ambiente sono gli elementi primari nella gestione quotidiana dello stabilimento. Gli impianti sono progettati, gestiti e costantemente monitorati per garantire una produzione compatibile con l’ecosistema e la massima sicurezza per i dipendenti e la comunità. L’elemento chiave è rappresentato dai sistemi di controllo e monitoraggio degli scarichi idrici e delle emissioni, dalla protezione del suolo e sottosuolo mediante interventi preventivi in particolare su sistemi fognari e serbatoi di stoccaggio. La Raffineria pone infine particolare attenzione alla gestione ed allo smaltimento dei rifiuti. Nel novembre 2009 la Raffineria ha ottenuto con Decreto Ex‐DSA‐DEC‐2009‐001803 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio dell’ impianto. A seguire con ADecreto VI ‐AIA n. DEC‐2010‐1014 del 31/12/2010 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha deliberato la compatibilità ambientale e l’autorizzazione al successivo esercizio del nuovo impianto EST (Eni Slurry Technology). La Raffineria si è notevolmente inserita nel contesto economico‐sociale del paese. Fin dagli agli anni 80, è in essere tra Comune e Raffineria una "convenzione socio‐ urbanistica", nell’ambito della quale, in un contesto di piena e trasparente collaborazione, vengono pianificati alcuni interventi sia in ambito urbanistico, sia nel campo della salvaguardia ambientale, a favore del centro abitato e del territorio circostante.

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12.4 Elettromagnetismo Per quanto riguarda il fenomeno dell’elettromagnetismo è stata verificata la localizzazione sia dei siti radiobase che delle linee ad alta tensione esistenti. Nelle tavole del Documento di Piano sono indicati gli elettrodotti con le rispettive fasce di rispetto e i seguenti siti radiobase: SRB1: Vodafone, Wind localizzata lungo la ferrovia in corrispondenza della raffineria SRB2: Radio, Telecom, Tim e H3G localizzata all’interno del tessuto urbano consolidato in corrispondenza del PII4.

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13. COESIONE SOCIALE/REALTA’ SOCIO‐DEMOGRAFICA 13.1 Lo stato di salute della popolazione Dati dell’osservatorio epidemiologico della Provincia di Pavia I dati esposti di seguito sono riferiti all’incidenza di ricoveri per famiglie di patologie registrati per comune dal 1997 al 2006, pubblicati nel 2008. Le informazioni riportate riguardano soggetti maschili (in blu) quando sono indicativi dello stato generale della popolazione (quindi anche femminile) mentre sono distinti quando vi è una differenza sostanziale tra i due sessi.

Composizione percentuale della mortalità per sesso e causa nel DISTRETTO LOMELLINA. Anno 2006. Le cause di morte prevalenti nei due sessi: al primo posto compaiono le malattie del sistema circolatorio, che hanno colpito più le femmine dei maschi (57,86 x 10.000 femmine e 34,63 x 10.000 maschi), al secondo si collocano i tumori, che hanno interessato più i maschi delle femmine (41,06 maschi e 31,39 femmine), al terzo appaiano le malattie dell’apparato respiratorio (8,20 femmine e 6,9 maschi), al quarto si collocano le malattie dell’apparato digerente (5,90 femmine e 5,49 maschi) ed infine i traumatismi ed avvelenamenti (5,73 maschi e 2,51 femmine). A seguire vengono riproposti delle immagini che indicano i tassi di incidenza ospedalieri per le varie patologie rilevate a livello provinciale con evidenziazione del comune in oggetto.

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Tassi di incidenza ospedaliera, tumori dei polmoni

Tassi di incidenza ospedaliera, sistema respiratorio

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Tassi di incidenza ospedaliera, Asma maschile

Tassi di incidenza ospedaliera, Asma femminile

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Tassi di incidenza ospedaliera, malattie della cute

Nel particolare sono state analizzate patologie che possono avere come causa la presenza delle aree produttive ed il traffico, ossia malattie dell’apparato respiratorio e della cute. Si può concludere che le condizioni di salute degli abitanti di Sannazzaro, per la gran parte delle patologie registrate dall’ASL di Pavia, si trova in buone discrete; per diverse malattie, inoltre, si trova ad essere l’eccezione (buona) tra i comuni in gravi condizioni.

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13.2 Livello provinciale gli indicatori demografici della provincia di Pavia

Densità della popolazione residente ‐ Dati ISTAT "Censimento anno 2011"

Gli ultimi censimenti hanno registrato, sia a livello lombardo che provinciale, un sostanziale arresto nello sviluppo: la provincia di Pavia in particolare ha visto la sua popolazione residente diminuire per poi aumentare di poco nel censimento del 2001. Dai dati del censimento 2011, confrontati con quelli dell’ultimo dato ISTAT disponibile (31.12.2013), si nota come a livello sia regionale che provinciale ci sia stato un minimo aumento di popolazione residente, come evidenziato nei grafici sottostanti.

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Confronto popolazione regione Lombardia per fascia d’età (anno 2001/2011/2013)

Confronto popolazione provincia Pavia per fascia d’età (anno 2001/2011/2013) Sannazzaro si trova in controtendenza con gli andamenti demografici provinciali e regionali. Dal 2001 al 2013 ha avuto un decremento percentuale medio del 4,74% come si evince dal grafico sotto riportato.

Confronto popolazione comune di Sannazzaro de’ Burgondi per fascia d’età (anno 2001/2011/2013)

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Il Comune di Sannazzaro ha registrato, secondo l’ultimo dato disponibile dell’anagrafe comunale datato 01 gennaio 2015, 5.512 abitanti. Si riporta l’andamento demografico del Comune di Sannazzaro de’ Burgondi (Fonte Istat): Anno Popolazione residente Variazione % 1861 4.414 ‐ 1871 4.823 9,27 1881 4.841 0,37 1901 4.655 ‐3,84 1911 4.690 0,75 1921 4.389 ‐6,42 1931 4.077 ‐7,11 1936 4.258 4,44 1951 4.459 4,72 1961 4.452 ‐0,16 1971 5.613 26,08 1981 5.971 6,38 1991 5.743 ‐3,82 2001 5.802 1,03 2011 5.626 ‐3,03 2014 5.530 ‐1,71 2015 5.512 ‐0,99

Si analizza nel dettaglio l’andamento demografico degli ultimi 5 anni: Anno Popolazione residente Variazione % Variazione (n°) 2009 5.930 ‐ ‐ 2010 5.869 ‐1,03 ‐61 2011 5.626 ‐4,14 ‐243 2012 5.530 ‐1,71 ‐96 2013 5.533 0,05 3 2014 5.530 ‐1,71 ‐3

Volendo ora effettuare una proiezione sull’andamento demografico del Comune di Sannazzaro de’ Burgondi per i prossimi 5 anni (2015 – 2020), si ritiene opportuno considerare come incremento/decremento medio annuo la variazione ottenuta tra gli anni 2011 e 2012. Questo poiché il dato più recente, ossia la variazione ottenuta tra gli anni 2014 e 2015, è evidentemente poco significativo (una variazione di 18 abitanti corrisponde ad un decremento dello 0,99%) e inoltre poiché, osservando l’andamento dei 5 anni precedenti, il valore considerato è quello che rappresenta il più probabile massimo sviluppo della popolazione del Comune. Fatta questa premessa, si esegue una proiezione lineare sugli ultimi 5 anni, considerando come incremento medio annuo il valore Da = ‐96 e come tempo t = 5 anni :

P 2020 = P 2015 + ( Da x t ) = 5.512 + (‐96 x 5) = 5.032 Si prevede quindi, per i prossimi 5 anni, un decremento di circa 480 abitanti.

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14. CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE AREE CHE POTREBBERO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE DAGLI OBIETTIVI DEL DOCUMENTO DI PIANO (conclusioni relative alla fase conoscitiva utili alla valutazione ambientale strategica)

Le emissioni provenienti dalla raffineria sono in calo e sarebbe utile cercare di ridurre anche quelle provocate dal traffico, cercando di allontanare dal centro quello di attraversamento e quello pesante da e per la centrale ENI. Inoltre è importante realizzare opere di filtro per le aree dell’immediato intorno, sia per contenere gli effetti dell’inquinamento atmosferico ma anche quello acustico. Per quanto riguarda lo stato delle risorse idriche, Sannazzaro si trova in una zona dove la qualità dell’acqua è buona: data la forte contaminazione del territorio, è necessario impedire il peggioramento della situazione e preferibilmente migliorarla attraverso la tutela delle aree della Costa e del Po che viene anche dalla promozione, da parte del Comune, di iniziative anche a livello turistico. Data la presenza di diverse aree produttive sparse anche nell’abitato, sono necessari interventi di ricollocazione, sia per motivi di traffico di servizio a tali aree ma anche per rendere più vivibile l’urbanizzato riutilizzando le diverse aree per nuovi servizi, spazi per la socialità o incremento delle aree a verde. Per quanto concerne il suolo, è importante notare che Sannazzaro ha uno dei più bassi valori di permeabilizzazione della provincia di Pavia (15,3%): per ridurre questa tendenza sono necessarie regole per ridurre il consumo del suolo e criteri precisi per l’utilizzo delle nuove aree di trasformazione, oltre che la piantumazione di alberature. La presenza di aree protette come i S.I.C. e le Z.P.S. ed in generale una maggior sensibilità per l’ambiente hanno contribuito in qualche misura a preservarlo dall’accellerazione dello sviluppo urbano degli ultimi anni: per un intervento più esteso a tutto il territorio comunale è importante collegare queste macchie di territorio protette per creare una vera e propria rete ambientale, ad esempio attraverso corridoi ecologici e la rivalutazione di aree di pregio realizzando nuove piste ciclopedonali: un collegamento interessante è quello alla Z.P.S. “Risaie della Lomellina” che rappresenta l’aggancio ad una rete ecologica molto estesa che arriva fino al nord‐est del Piemonte. La già citata sensibilità per l’ambiente ha portato a considerare gli ambiti agricoli ed in particolare le aree agricole come risorsa e non come territorio “bianco” di risulta. Dalle analisi condotte dalla Provincia di Pavia si desume che la zona possiede una terreno di buona qualità, con una fertilità media: la componente agricola quindi, oltre a permettere la conservazione delle tradizioni della Lomellina e quindi essere oggetto di collegamento di corridoi

116 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale ecologici e veicolo della continuità ambientale, risulta essere uno strumento di riduzione del consumo di suolo.

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15. VALUTAZIONE AMBIENTALE DEL PGT ‐ ANALISI DI COERENZA In linea con quanto previsto dalla normativa per la redazione della VAS, di seguito si affronta la verifica di coerenza degli obiettivi generali, esplicitati nel PGT, con le principali normative, piani e convenzioni sovraordinate, in ottemperanza a quanto previsto dalla L.r. 12/2005. Gli obiettivi esplicitati nel PGT, sono, in seguito, rapportati alle diverse azioni previste per la loro applicazione (coerenza interna), in tal modo risulta possibile verificarne la congruità e applicabilità. 15.1 Coerenza esterna Con l’analisi della coerenza esterna si intende verificare la congruità tra gli obiettivi generali del PGT e gli obiettivi di altri piani/programmi con quanto previsto in convenzioni internazionali. Tale confronto viene attuato attraverso l’adozione di matrici di controllo che consentono una veloce e sistematica verifica degli elementi in condivisione. Al fine di valutare la congruità delle scelte del PGT rispetto agli obiettivi di sostenibilità e a alle possibili sinergie (coerenza, contrasto, grado di recepimento) con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione sono di seguito declinati sul contesto territoriale gli obiettivi dei seguenti piani/programmi: Piano Territoriale Regionale (PTR) Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) Piano regionale di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) L’individuazione dei piani da utilizzare per la definizione del grado di coerenza: 15.1.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) Il Piano Territoriale Regionale (PTR) della Lombardia rappresenta uno strumento di supporto all’attività di governance territoriale della Regione. Si propone di rendere coerente la “visione strategica” della programmazione generale e di settore con il contesto fisico, ambientale, economico e sociale; ne analizza i punti di forza e di debolezza, evidenzia potenzialità e opportunità per le realtà locali e per i sistemi territoriali. Il PTR suddivide la Regione Lombardia in ambiti territoriali diversi che, pur non rigidamente perimetrati, consentono di individuare sistemi di relazioni che si riconoscono e si attivano sul territorio regionale, all’interno delle sue parti e con l’intorno.

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Gli ambiti sopra descritti sono la chiave territoriale di lettura comune quando si discute delle potenzialità e debolezze del territorio, quando si propongono misure per cogliere le opportunità o allontanare le minacce che emergono per lo sviluppo; sono la geografia condivisa con cui la Regione si propone nel contesto sovra regionale e europeo. Secondo quanto previsto nel PTR, il Comune di Sannazzaro de’ Burgondi ricade nel sistema territoriale della Pianura Irrigua, ambito territoriale che si riferisce alla porzione di Regione che va dalla Lomellina al Mantovano, territori, questi, relativamente famosi in quanto tra i maggiormente produttivi d’Europa. In generale, escludendo le aree periurbane, in cui l’attività agricola assume un ruolo marginale in termini economici in quanto fortemente compromessa da un continuo sviluppo urbanistico, il territorio in questione presenta un basso sviluppo urbanistico con una destinazione agricola pari a circa l’82% della superficie considerata.

Legenda: ☻ Coerente con gli obiettivi del PTR ☻ Nessun legame con gli obiettivi del PTR ☻ Non coerente con gli obiettivi del PTR

Obiettivi PTR Livello di coerenza PGT Garantire un equilibrio tra le attività agricole e zootecniche e la salvaguardia delle risorse ambientali e paesaggistiche, promuovendo la produzione agricola e le tecniche di allevamento a maggior compatibilità Tra gli obiettivi definiti dal PGT, assume ambientale e territoriale. notevole importanza la tutela ambientale ed Promuovere la valorizzazione del patrimonio eco paesistica, infatti vengono individuati paesaggistico e culturale del sistema per preservarne e obiettivi che riguardano il rispetto della trasmetterne i valori, a beneficio della qualità della vita pianificazione ambientale sovraordinata dettata dei cittadini e come opportunità per l’imprenditoria dal PTR e dal PTCP, l’individuazione e tutela ☻ turistica locale. delle zone agricole, valorizzazione e tutela delle Tutelare le aree agricole come elemento caratteristico aree a valenza paesistica ed ambientale, della pianura e come presidio del paesaggio lombardo. individuazione di corridoi per la connettività Garantire la tutela delle acque ed il sostenibile utilizzo ambientale. delle risorse idriche per l’agricoltura, in accordo con le determinazioni assunte nell’ambito del Patto per l’Acqua, perseguire la prevenzione del rischio idraulico. Si prevede il consolidamento e sviluppo della rete di viabilità urbana di quartiere, con particolare attenzione alla creazione di Migliorare l’accessibilità e ridurre l’impatto ambientale collegamenti che “scarichino” la viabilità di del sistema della mobilità, agendo sulle infrastrutture e maggior fruizione con la definizione di percorsi ☻ sul sistema dei trasporti. alternativi. àSar data particolare importanza alla creazione ed allo sviluppo dei tracciati ciclopedonali per il collegamento con la golena del fiume Po. Evitare lo spopolamento delle aree rurali, migliorando le Si prevede e si confermano sia l’individuazione condizioni di lavoro e differenziando le opportunità delle zone agricole strategiche che la tutela di ☻ lavorative. zone agricole.

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15.1.2 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Il Piano di Assetto Idrogeologico (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 maggio 2001) rappresenta lo strumento che consolida e unifica la pianificazione di bacino per l'assetto idrogeologico, coordinando le determinazioni precedentemente assunte con: ¾ il Piano Stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino dell’assetto idraulico, alla eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi idrogeologici, nonché per il ripristino delle aree di esondazione ‐ PS 45; ¾ il Piano stralcio delle Fasce Fluviali – PSFF; ¾ il Piano straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato‐ PS 267.

Il “Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico” ha lo scopo di assicurare, attraverso la programmazione di opere strutturali, vincoli, direttive, la difesa del suolo rispetto al dissesto di natura idraulica e idrogeologica e la tutela degli aspetti ambientali a esso connessi, in coerenza con le finalità generali e i indicate all’art. 3 della legge 183/89 e con i contenuti del Piano di bacino fissati all’art. 17 della stessa legge.

Legenda: ☻ Coerente con gli obiettivi del PAI ☻ Nessun legame con gli obiettivi del PAI ☻ Non coerente con gli obiettivi del PAI

Obiettivi PAI Livello di coerenza PGT Garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio. Sul territorio in esame, le realtà idriche Conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi principali sono rappresentate dal fiume Po, la naturali (anche tramite la riduzione dell’artificialità cui conservazione e miglioramento si configura conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la come una delle priorità anche in campo riqualificazione e la tutela delle caratteristiche ambientali ambientale. del territorio, il recupero delle aree fluviali a utilizzi Il PGT prevede tra gli obiettivi la salvaguardia ricreativi. degli elementi connotativi del paesaggio Conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema agrario, anche dal punto di vista ambientale, ☻ idrico quale elementi centrali dell’assetto territoriale del ovvero; il sistema delle acque superficiali (corsi bacino idrografico. d’acqua, rete idrografica, fontanili, manufatti Raggiungere condizioni di usi del suolo compatibili con le connessi al sistema irriguo), il sistema di verde e caratteristiche dei sistemi idrografici e dei versanti, corridoi ecologici (alberi, aree boscate, fasce funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e ripariali), sistema cascinale. E’ inoltre stato consolidamento dei terreni e di riduzione dei deflussi di prediposto uno studio idraulico per verificare le piena. condizioni di sicurezza in caso di esondazione.

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15.1.3 Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) Il Piano Regionale di Qualità dell’Aria, approvato con Dgr. n. 35196/1998, è finalizzato a tutelare la qualità dell’aria dell’intera Regione Lombardia. Pur essendo il PRQA principalmente orientato, per sua natura, a supportare le politiche di interventi strutturali, ha inteso altresì fornire indicazioni sulle aree più esposte alla necessità di azioni di emergenza, sulla dislocazione ottimale dei sistemi di monitoraggio e sui modelli previsionali capaci di valutare l'evoluzione di episodi di inquinamento acuto. A grandi linee il Piano consiste in una: • ricognizione e organizzazione a sistema di tutte le informazioni utili per rappresentare lo stato e le tendenze della pressione ambientale generata dalle emissioni in atmosfera da attività antropiche a livello regionale; ricognizione degli strumenti (politiche di regolazione/autorizzazione, monitoraggio, incentivazione) utilizzati o utilizzabili per controllare queste pressioni; • previsione dell'evoluzione della pressione sull'ambiente, agli orizzonti temporali del 2005 e del 2010, in funzione di mutamenti strutturali dei principali settori responsabili dell'inquinamento atmosferico: trasporti, energia, riscaldamento domestico, impianti di termodistruzione dei rifiuti; • individuazione di aree con caratteristiche omogenee dal punto di vista della pressione ambientale e valutazione della criticità di questa pressione ai fini dell'assegnazione di priorità ai vari interventi; • sviluppo di strumenti e metodi per migliorare la capacità di previsione e controllo. Con D.g.r. n. 6501/2001, la nostra Regione, sulla base degli studi effettuati nella fase conoscitiva di stesura del PRQA, tra cui l'inventario delle Emissioni (INEMAR), ha provveduto alla zonizzazione del territorio, come previsto dal D. Lgs. n. 351/99 e per le diverse zone individuate, ha fissato i criteri di autorizzazione e i limiti di emissione per gli impianti di produzione di energia, diversificati in funzione delle differenti tecnologie di produzione (es. caldaie, motori, turbine a gas, ecc.) e dei combustibili. Inoltre ha stabilito i livelli di attenzione e di allarme per la gestione degli episodi acuti di inquinamento atmosferico (Dpr n.203/1988), prospettando azioni di riduzione dei carichi dagli impianti di produzione di energia collocati nelle zone critiche o in vicinanza delle stesse. Il PRQA inoltre prevede una zonizzazione del territorio distinguendo tra:

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• Zone critiche, le aree nelle quali i livelli di uno o più inquinanti comportano il superamento delle soglie d'allarme o il livello di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza; • Zone di risanamento si dividono in tipo A) per più inquinanti e tipo B) per il solo Ozono, dove i livelli di uno o più inquinanti sono compresi tra il valore limite e il valore e il valore limite aumentato del margine di tolleranza; • Zone di mantenimento, aree dove i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e non comportano il rischio di superamento degli stessi.

Legenda: ☻ Coerente con gli obiettivi del PRQA ☻ Nessun legame con gli obiettivi del PRQA ☻ Non coerente con gli obiettivi del PRQA

Obiettivi PRQA Livello di coerenza PGT Dislocazione ottimale dei sistemi di monitoraggio. Rilevazione in tempo reale dello stato di qualità dell'aria. L’area in esame risulta caratterizzata dalla Controllo delle concentrazioni di inquinanti in aria. realtà della raffineria ENI, in tal senso è stata Stima dell'evoluzione dello stato di qualità dell'aria. attivata una rete di monitoraggio della qualità Indicazione delle aree più esposte alla necessità di azioni dell’aria direttamente gestita da ARPA che di emergenza. rileva le concentrazioni di inquinanti in tempo Prevenzione di situazioni che possono arrecare danno alla reale.In tal senso, pur non essendo stato salute delle persone e all'ambiente. ☻ esplicitato tra gli obiettivi del documento di Individuazione di provvedimenti finalizzati a mantenere lo piano, l’Amministrazione è tesa a proseguire stato di qualità dell'aria nei limiti prestabiliti. l’attiva collaborazione con soggetti deputati Verifica dell'efficacia dei provvedimenti adottati e (APRA, ASL e tecnici abilitati) al controllo e previsioni di azioni di supporto. verifica delle determinanti ambientali. Ridurre delle emissioni di gas serra. Utilizzo di combustibili efficienti ed a bassa emissione. Tra gli obiettivi del PGT vi sono proposte volte al consolidamento e sviluppo della rete della viabilità urbana di quartiere, con particolare attenzione alla creazione di collegamenti che Interventi di fluidificazione del traffico. “scarichino” la viabilità di maggior fruizione con ☻ la definizione di percorsi alternativi. Particolare attenzione deve essere altresì posta al sistema viabilistico delle aree produttive. Applicazione della BAT (migliore tecnologia disponibile) in L’attività di ristrutturazione di realtà ormai tutti i settori. obsolete e/o l’adozione della BAT nell’ambito Utilizzo di sistemi di abbattimento ad alta efficienza. delle nuove realizzazioni rappresenta uno dei Captazione emissioni da discariche e recupero energetico. fondanti aspetti nella definizione di uno ☻ Incremento del recupero energetico, ricavandolo per un sviluppo sostenibile di un determinato 50% da biomasse. territorio, soprattutto all’interno delle realtà Sviluppo/incremento del teleriscaldamento. urbane secondarie.

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15.1.4 Piano Regionale di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) Il Piano regionale di Tutela e Uso delle Acque, approvato con Dgr 29 marzo 2006 n. 8/2244 è lo strumento che individua, in un approccio organico, lo stato di qualità delle acque superficiali e sotterranee, gli obbiettivi di qualità ambientale, gli obbiettivi per specifica destinazione delle risorse idriche e le misure integrate dal punto di vista quantitativo e qualitativo per la loro attuazione. Gli obbiettivi di qualità da perseguire per i corpi idrici devono coordinare esigenze derivanti da una pluralità di indirizzi formulati a scala diversa, in una visione organica e integrata: le scelte strategiche della Regione, gli obbiettivi previsti in linea generale dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE e dal D.Lgs.152/99, nonché gli obbiettivi definiti, a scala di bacino, dall’Autorità di bacino del Fiume Po.

Legenda: ☻ Coerente con gli obiettivi del PTUA ☻ Nessun legame con gli obiettivi del PTUA ☻ Non coerente con gli obiettivi del PTUA

Obiettivi PTUA Livello di coerenza PGT La tutela in modo prioritario delle acque sotterranee e dei Il territorio in esame presenta un reticolo idrico laghi, per la loro particolare valenza anche in relazione superficiale piuttosto diversificato e articolato, all’approvvigionamento potabile attuale e futuro. costituito, in prevalenza, di rogge e canali con La destinazione alla produzione di acqua potabile e la finalità irrigue. La preservazione di tali realtà e, salvaguardia di tutte le acque superficiali oggetto di nel contempo, una loro valorizzazione captazione a tale fine e di quelle previste quali fonti di rappresenta un potenziale elemento di approvvigionamento dalla pianificazione. interesse naturalistico in quanto parte La designazione quali idonei alla vita dei pesci dei grandi integrante di una rete ecologica locale. In tal laghi prealpini e dei corsi d’acqua aventi stato di qualità senso l’adozione di interventi finalizzati a un buono o sufficiente. miglioramento qualitativo della realtà in essere ☻ Lo sviluppo degli usi non convenzionali delle acque, quali potrà garantire la ricostituzione di una trama gli usi ricreativi e la navigazione, e la tutela dei corpi idrici ambientale ormai in parte compromessa. e degli ecosistemi connessi. Particolare attenzione va posta anche alla preservazione e ottimizzazione nell’uso delle acque sotterranee, la cui importanza non si L’equilibrio del bilancio idrico per le acque superficiali e esplicita solo a livello economico (emungimenti sotterranee, identificando ed Intervenendo in particolare per fini agricoli e/o idropotabili) ma anche dal sulle aree sovrasfruttate. punto di vista naturalistico in quanto fattore di ricarica per alcuni corsi d’acqua superficiali.

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15.1.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Attualmente la Provincia di Pavia ha approvato la variante in adeguamento alla L.R. 12/2005 del PTCP con DCP n. 30 del 23.04.2015, quindi a titolo di completezza verrà condotta una doppia analisi di coerenza sia sul vigente PTCP (anno 2003) e sull’approvato (anno 2015).

15.1.6 PTCP (2003) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Pavia, adottato con DCP n. 53/33382 del 07.11.2003, definisce i diversi livelli di salvaguardia del sistema paesistico – ambientale e li articola in corrispondenti regimi di tutela, derivanti rispettivamente da leggi nazionali, da atti di pianificazione regionale e da istituzioni dello stesso PTCP. La valenza paesistica del PTCP è sancita sia dalla L.R. 18/97 sia dal PTPR ed è ribadita nella L.R.1/2000, all’art. 3 comma 25 in cui viene precisato che “... il PTCP ha efficacia di piano paesistico ‐ ambientale ai sensi dell’art. 1bis del D.L. 27/6/85 n. 312, fatto salvo quanto disposto dall’art. 5 della L.R. 27/5/85 n. 57 relativamente ai piani di coordinamento dei Parchi”. Il PTCP si struttura rispetto a quattro sistemi d’analisi e valutazione per l’orientamento delle scelte e per il supporto delle decisioni: ¾ Il sistema paesistico‐ambientale; ¾ Il sistema insediativo; ¾ Il sistema socioeconomico; ¾ Il sistema della logistica e delle infrastrutture per la mobilità. Il PTCP, in conformità ai compiti ed alle funzioni attribuite alla Provincia dall’articolo 20 del D.LGS. 267/2000 e dall’art. 3 della L.R. 1/2000, orienta le scelte d'assetto e sviluppo del territorio e del paesaggio attraverso: 9 la valorizzazione del sistema ambientale, nco la prevenzione degli stati di rischio idrogeologico, sismico e tecnologico, con la tutela di tutte le risorse fisiche e con la prevenzione dall’inquinamento e dal degrado ambientale; 9 la valorizzazione del paesaggio, individuando le zone di particolare interesse provinciale da tutelare, in aggiunta alle aree vincolate ai sensi del D.Lgs. 490/1999; 9 la valorizzazione delle destinazioni territoriali ad agricoltura; 9 i criteri per la trasformazione e per l’uso del territorio nei limiti della compatibilità con la conservazione dei valori fisico‐naturali e storico‐culturali;

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9 lo sviluppo delle polarità urbane integrato con quello delle infrastrutture per la mobilità, delle infrastrutture e delle reti tecnologiche per l’ambiente, la comunicazione e l’energia, dei grandi centri di servizio, delle strutture d'alto livello formativo ed informativo e delle aree produttive di livello sovracomunale; 9 la disciplina dello sviluppo insediativo, con particolare riguardo a criteri di localizzazione e di dimensionamento del sistema residenziale e produttivo/ artigianale e commerciale, dei servizi alla popolazione e per l’ospitalità.

Legenda: ☻ Coerente con gli obiettivi del PTCP ☻ Nessun legame con gli obiettivi del PTCP ☻ Non coerente con gli obiettivi del PTCP

Obiettivi PTCP Livello di coerenza PGT Uno sviluppo coordinato e coerentemente pianificato del territorio consente un generalizzato arricchimento, minimizzando Organizzazione e controllo delle principali conurbazioni. possibili fattori incidenti derivanti invece da una conurbazione poco coerente con le esigenze e potenzialità areali. Gli interventi di pianificazione territoriali Riqualificazione e valorizzazione delle aree e delle funzioni coordinati tendono a assumere un ruolo di interesse sovracomunale localizzate nei centri urbani sostanziale nell’individuazione delle strategie principali. gestionali maggiormente idonee e rispondenti alle necessità locali. Gli obiettivi individuati nello strumento di Valorizzazione: pianificazione in esame si fondano, in generale 9 dell’ ambiente e paesaggio su tematiche come la tutela dei caratteri ☻ 9 della struttura naturalistica naturalistici e paesistici anche attraverso una 9 degli interventi puntuali di recupero manutenzione, scelta oculata delle strategie di sviluppo bonifica, rinaturalizzazione. territoriale che escludano interventi non in continuità con quelli preesistenti. La preservazione delle risorse idriche si configura come un elemento sostanziale in un Risanamento e riassetto idrogeologico. territorio così ricco di corsi d’acqua sia di origine artificiale sia naturaliformi. Un coordinato sviluppo dell’assetto viabilistico Potenziamento delle direttrici di collegamento con le rappresenta uno degli elementi di fondanti per Province confinanti. lo sviluppo sia sociale sia produttivo delle realtà locali.

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15.1.7 PTCP 2015 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Pavia, approvato con DCP n. 30 del 23.04.2015, definisce i diversi livelli di salvaguardia del sistema paesistico – ambientale e li articola in corrispondenti regimi di tutela, derivanti rispettivamente da leggi nazionali, da atti di pianificazione regionale e da istituzioni dello stessoP. PTC Il PTCP persegue i seguenti obiettivi generali, intesi come finalità di rilevanza strategica verso cui sono dirette le attività di pianificazione (Artt. I‐4 e I‐13 comma 4): • SISTEMA PRODUTTIVO E INSEDIATIVO mediante le seguenti azioni: o P1 valorizzare il posizionamento geografico strategico della Provincia rispetto alle Regioni del Nord – Ovest; o P2 favorire la creazione di condizioni per un territorio più efficiente e competitivo, per attrarre nuove attività e mantenere e rafforzare quelle esistenti; o P3 Tutelare e consolidare le forma insediative tradizionali, nel rapporto tra città e campagna, che ancora caratterizzano gran parte del territorio della Provincia; o P4 Valorizzare ed equilibrare il sistema dei servizi di rilevanza sovracomunale; o P5 Favorire la multifunzionalità nelle aziende agricole esistenti, attraverso un raccordo più stretto tra attività agricola, tutela del paesaggio rurale, beni e servizi prodotti; o P6 mettere a sistema e valorizzare le molteplici risorse turistiche presenti sul territorio; o P7 Organizzare una equilibrata coesistenza sul territorio di forme di commercio differenziate alle varie scale. • SISTEMA MOBILITA’ E INFRASTRUTTURE mediante le seguenti azioni: o M1 Migliorare l’accessibilità e l’interscambio modale delle reti di mobilità; o M2 Favorire l’inserimento nel territorio di funzioni logistiche intermodali; o M3 Razionalizzare e rendere più efficiente il sistema della viabilità; o M4 Favorire l’adozione di modalità dolci di spostamento per percorsi a breve raggio o di carattere ludico – fruitivo; o M5 Razionalizzare le infrastrutture a rete per il trasporto dell’energia e delle informazioni.

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• SISTEMA PAESISTICO E AMBIENTALE o A1 recuperare, riqualificare e rifunzionalizzare le situazioni di degrado nelle aree dismesse e abbandonate; o A2 Tutelare e valorizzare i caratteri e gli elementi paesaggistici; o A3 Migliorare la compatibilità paesaggistica degli interventi infrastrutturali ed insediativi sul territorio; o A4 Garantire un adeguato grado di protezione del territorio dai rischi idrogeologici, sismici e industriali; o A5 Invertire la tendenza al progressivo impoverimento del patrimonio naturalistico e della biodiversità; o A6 Evitare o comunque contenere il consumo di risorse scarsi e non rinnovabili; o A7 Contenere i livelli di esposizione dei ricettori inquinanti; o A8 Definire modalità per un inserimento organico nel territorio degli impianti per la produzione di energia rinnovabile.

SISTEMA PRODUTTIVO E INSEDIATIVO Obiettivi PTCP 2015 Livello di coerenza PGT Obiettivo provinciale, il PGT comunale risulta coerente in quanto con la P1 presenza di ha messo in campo azioni per attrarre popolazione e diminuire il fenomeno dello spopolamento delle campagne. Il PGT risulta coerente con questo obiettivo in quanto il vigente piano è P2 dotato di criteri commerciali per la razionalizzazione degli interventi di medie strutture di vendita e la tutela di negozidi vicinato. Il PGT risulta coerente con questo obiettivo in quanto ha dettato criteri di recupero dei centri storici valorizzando le tipologie tradizionali e P3 consentendo un minimo sviluppo dell’abitato con interventi in continuità con quelli preesistenti. Per quanto riguarda i servizi sovracomunali, si citano fra i più importanti le P4 sedi di istruzione poste nei comuni di prossimità con i quali il comune ha dei protocolli per stage preparativi pre e post diploma. Il PGT ha prestato particolare attenzione alle attività agricole presenti sul P5 territorio, cercando con le scelte di piano, di favorire la formazioni di sedi per il commercio in filiera corta. Il PGT ha recepito ed implementato, ove possibile, le reti di mobilità dolce P6 al fine di valorizzare l’ambito golenale del fiume Po. P7 I criteri commerciali vigenti, sono coerenti con questo obiettivo.

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SISTEMA MOBILITA’ E INFRASTRUTTURE Obiettivi PTCP 2015 Livello di coerenza PGT Nel PGT sono presenti interventi di adeguamento delle infrastrutture viarie M1 al fine del miglioramento delle attuali condizioni viabilistiche vista anche la presenza della raffineria ENI che induce traffico sulle strade comunali. Vista la presenza della raffineria ENI, non si ritiene opportuno inserire M2 nuovi spazi da dedicare a logistiche per scambio intermodale. Nel PGT sono presenti interventi di adeguamento delle infrastrutture viarie al fine del miglioramento dell’efficienza del sistema viabilità. Tali M3 interventi, sono connessi a convenzioni attuative delle aree di trasformazione. Il PGT risulta coerente con questo obiettivo, in quanto sono previsti interventi di completamento e/o nuova realizzazione di piste ciclopedonali, M4 al fine di garantire l’implementazione della rete di mobilità dolce anche in considerazione della presenza dell’area golenale del Po. Nel piano dei servizi comunale questo obiettivo è stato considerato, M5 imponendo la realizzazione, nelle nuove aree di trasformazione, di infrastrutture per il passaggio dell’energia e delle linee dati.

SISTEMA PAESAGGISTICO E AMBIENTALE Obiettivi PTCP 2015 Livello di coerenza PGT Il PGT risulta coerente con questo obiettivo, in quanto si è cercato, mediante l’inserimento di Piani Integrati di Intervento, di riqualificare e/o A1 rifunzionalizzare situazioni di degrado, dovute principalmente ad abbandono di vecchie attività produttive/artigianali. Il PGT risulta coerente con questo obiettivo, in quanto ha previsto la tutela delle aree a maggior valore ecologico/paesaggistico, mediante A2 inserimento di tracciati e percorsi a fruizione paesaggistica (es. area della Costa) Il PGT risulta coerente con questo obiettivo, in quanto per le nuove trasformazioni si prevede l’espressione obbligatoria della commissione A3 paesaggistica che impartirà indirizzi specifici adeguati al tipo di intervento da effettuare. Il PGT risulta coerente con questo obiettivo: il piano vigente è già dotato di uno studio di approfondimento sull’area esondativa del Po al fine di A4 aumentare la sicurezza per i residenti. In occasione della presente variante, lo studio sarà implementato e reso coerente con i nuovi disposti emanati da Regione Lombardia. Mediante l’inserimento di aree particolarmente tutelate, il PGT tende a A5 preservare le aree ad elevata biodiversità (golena del Po e area della Costa) Il PGT risulta coerente con questo obiettivo, in quanto non vengono A6 previste nuove trasformazioni di aree libere nella presente variante. Il comune di Sannazzaro de’ Burgondi è interessato dalla presenza della raffineria ENI, con la quale, proprio per verificare giornalmente i livelli di A7 inquinanti, sono vigenti diversi tipi di protocolli (anche con ASL e ARPA) al fine di monitorere in tempo reale le condizioni degli inquinanti. Nel PGT sono stati previsti, sugli edifici di nuova realizzazione, incentivi A8 volumetrici, come previsto per legge, al fine di migliorare ed implementare la produzione di energia rinnovabile.

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15.2 Intervento e sostenibilità all 1_DGR_6420:e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al P/P, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; Per garantire che l’impatto ambientale negativo degli interventi urbanistici risulti minimo, nel 1998 viene redatto il Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali UE (Commissione Europea, DGXI Ambiente, Sicurezza Nucleare e Protezione Civile), attraverso il quale sono stati introdotti requisiti regolamentari specifici relativi alle valutazione preliminare dell’ impatto ambientale di piani, programmi o di altra modalità di intervento sul territorio. Si riportano di seguito i criteri di sostenibilità contenuti all’interno del manuale (UE):

• Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili; • Impiego di risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione; • Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti; • Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi; • Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche; • Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali; • Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale; • Protezione dell’atmosfera; • Sensibilizzazione alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale; • Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano una sviluppo compatibile.

Il riferimento nazionale principale in materia di sviluppo sostenibile è dato dalla Delibera n. 57 del 2 agosto 2002 “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”. Tale Delibera è stata redatta sulla scia delle argomentazioni esposte e delle conclusioni tratte, in primo luogo, durante il Trattato di Amsterdam del 1997 nel quale si stabilisce che “La Comunità europea promuoverà…la crescita degli standard e della qualità della vita…l’integrazione delle istanze ambientali nella definizione e attuazione delle politiche e delle attività comunitarie…in particolare con l’ottica di promuovere lo sviluppo sostenibile” e, in un secondo tempo, quelle della Presidenza del Consiglio europeo riunito a Göteborg nel giugno del 2001 la quale andava a delineare la strategia europea per lo sviluppo sostenibile e invitava gli Stati membri a delineare le proprie strategie nazionali.

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Basandosi quindi su dette finalità, la normativa individua gli obiettivi, le aree tematiche principali e gli indicatori per monitorarne lo stato di attuazione. Le basi su cui si fonda tale strategia sono fondamentalmente due, ossia di considerare la protezione e la valorizzazione dell’ambiente come fattori globali di tutte le politiche settoriali e che gli obiettivi previsti vengano perseguiti nei limiti delle risorse finanziarie autorizzate ie degl stanziamenti di bilancio destinati allo scopo. E’ possibile quindi riassumere gli obiettivi previsti da tale Strategia d’azione in dette voci (CIPE):

9 Conservazione della biodiversità; 9 Protezione del territorio dai rischi idrogeologici; 9 Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione agricola e forestale; 9 Riequilibrio territoriale ed urbanistico; 9 Migliore qualità dell’ambiente urbano; 9 Uso sostenibile delle risorse naturali; 9 Riduzione dell’inquinamento acustico e della popolazione esposta; 9 Miglioramento della qualità delle risorse idriche; 9 Miglioramento della qualità sociale e della partecipazione democratica; 9 Conservazione o ripristino della risorsa idrica; 9 Riduzione della produzione, recupero di materia e recupero energetico dei rifiuti.

Mediante una tabella verranno riportati in riga gli obiettivi di sostenibilità da pervenire nell’intervento urbanistico ed in colonna i criteri di compatibilità assunti. All’interno della stessa, mediante apposita simbologia, verrà rappresentata la rispondenza fra obiettivi e propositi.

Legenda: ☻ Impatto positivo dovuto alle azioni del PGT ☻ Nessun legame o rapporto significativo con il PGT ☻ Probabile impatto negativo

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Compatibilità Obiettivi di Sostenibilità Impatto Note Ridurre al minimo l’impiego delle La previsione di nuovi costruzioni e la UE01 risorse energetiche non ☻ manutenzione dell’esistente saranno rinnovabili. comunque soggette alle nuove norme Impiego di risorse rinnovabili nei per il risparmio energetico. UE02 limiti della capacità di ☻ rigenerazione. Uso e gestione corretta, dal punto di vista commerciale, delle Le azioni di Piano non intervengono UE03 sostanze e dei rifiuti pericolosi / ☻ direttamente su questa tematica. inquinanti. Le azioni del DdP sono coerenti con i Conservare e migliorare lo stato criteri di tutela delle aree sensibili e di UE04 della fauna e della flora selvatiche, ☻ pregio paesaggistico e anzi ne degli habitat e dei paesaggi. migliorano le condizioni attuali. Conservare e migliorare la qualità Non si sono riscontrate criticità, le UE05 dei suoli e delle risorse idriche. ☻ azioni migliorative del Piano saranno indirette. I criteri di conservazione degli edifici dei centri storici e delle cascine Conservare e migliorare la qualità UE06 permetteranno la giusta delle risorse storiche e culturali. ☻ conservazione del patrimonio culturale. Le riqualificazioni urbane ed ambientali previste, aggiunte alle Conservare e migliorare la qualità UE07 azioni dedicate all’ambiente dell'ambiente locale. ☻ permetteranno un miglioramento della qualità dell’ambiente. Oltre alle riqualificazioni delle aree residenziali, il monitoraggio costante della qualità dell’aria può contribuire UE08 Protezione dell'atmosfera. ☻ in maniera sostanziale al miglioramento di un atmosfera già in discrete condizioni. Sensibilizzazione alle problematiche ambientali, La pubblicazione degli atti e la UE09 sviluppare l'istruzione e la ☻ disponibilità dell’amministrazione di formazione in campo ambientale. valutare osservazioni del pubblico, Promuovere la partecipazione del come da principio fondante della VAS, pubblico alle decisioni che diventa occasione di sensibilizzazione UE10 comportano uno sviluppo ☻ e di confronto in campo ambientale. compatibile. Conferma e condivisione dei piani CIPE 01 Conservazione della biodiversità. ☻ sovraordinati; a livello comunale vengono recepiti gli indirizzi della

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Rete Ecologica Regionale. Inoltre non si prevedono trasformazioni che generino particolari incidenze sui siti Natura 2000. Lo studio idraulico a corredo del PGT e le scelte adottate nel DdP, Protezione del territorio dai rischi aumentano la protezione del CIPE 02 idrogeologici. ☻ territorio dai rischi idrogeologici dovuti alle possibili esondazioni del fiume Po.

Compatibilità Obiettivi di Sostenibilità Impatto Note La definizione delle aree destinate Riduzione della pressione all’agricoltura e la rimozione di alcune antropica sui sistemi naturali, sul CIPE 03 aree di trasformazione, riducono la suolo a destinazione agricola e ☻ pressione antropica sul suolo a forestale. destinazione agricola e forestale. La diminuzione delle aree di trasformazione e l’inserimento di aree Riequilibrio territoriale ed CIPE 04 verdi, permette di riequilibrare il urbanistico ☻ territorio fra urbanizzato e non urbanizzato. Gli interventi di riqualificazione previsti sul centro storico e la Migliore qualità dell'ambiente riorganizzazione del sistema CIPE 05 urbano. ☻ produttivo, permettono di incrementare la qualità dell’ambiente urbano. Uso sostenibile delle risorse Le azioni di Piano non intervengono CIPE 06 naturali. ☻ direttamente su questa tematica. Riduzione dell'inquinamento Riorganizzazione delle aree produttive CIPE 07 acustico e della popolazione ☻ e riqualificazioni delle aree urbane. esposta. Miglioramento della qualità delle Riorganizzazione delle aree produttive CIPE 08 risorse idriche. ☻ e riqualificazioni delle aree urbane. Miglioramento della qualità Partecipazione della popolazione alle CIPE 09 sociale e della partecipazione ☻ operazioni del PGT e della VAS. democratica. Conservazione o ripristino della Le azioni di Piano non intervengono CIPE 10 risorsa idrica. ☻ direttamente su questa tematica. Gli appositi indicatori nel programma Riduzione della produzione, di monitoraggio permettono di CIPE 11 recupero di materia e recupero ☻ valutarne lo stato nel tempo e energetico dei rifiuti. prendere eventuali provvedimenti.

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15.3 Coerenza con gli indirizzi specifici del PTCP di Pavia per l’area di studio all 1_DGR_6420: c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al P/P, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;

15.3.1 PTCP 2003

Il comune di Sannazzaro de’ Burgondi è inserito nell’“Ambito territoriale n° 1 – Ambito del fiume Po”. Le tabelle che seguono esprimono i livelli di coerenza con gli elaborati del PGT.

Legenda: Coerenza del PGT con gli indirizzi specifici del PTCP per il settore ☻ considerato Nessun legame o rapporto significativo del PGT con gli indirizzi specifici del ☻ PTCP per il settore considerato Non coerenza del PGT con gli indirizzi specifici del PTCP per il settore ☻ considerato

Ambito territoriale n° 1 – Ambito del fiume Po Indirizzo Coerenza Elaborato PGT a) recupero ambientale dei siti degradati già interessati da attività DP_0; PR_0 di tipo estrattivo che si distribuiscono lungo tutta la fascia fluviale; ☻ b) realizzazione di servizi a supporto delle attività di carattere turistico e ricreativo anche attraverso il riutilizzo ed il ripristino ☻ DP_0; PR_0 degli insediamenti e dei fabbricati d'origine agricola esistenti; c) recupero finalizzato al ripristino dei caratteri ambientali e delle DP_0; PR_0 funzioni idrauliche delle lanche inattive; ☻ d) realizzazione di circuiti per la mobilità di tipo turistico e DP_0; PS_0 ciclopedonale; ☻ e) adeguamento della pianificazione urbanistica di livello comunale rispetto alle problematiche di tutela e valorizzazione dei territori ☻ DP_0; PR_0 compresi nell’ambito fluviale; f) progettazione d'interventi per il ridisegno e la riqualificazione urbanistica ed ambientale nelle aree di margine degli ambiti DP_0; PR_0 urbanizzati ed edificati e nelle aree d'interfaccia con gli spazi del ☻ paesaggio agricolo dell’ambito fluviale; g) inserimento paesistico‐ambientale, realizzazione delle mitigazione e delle compensazioni ambientali, nonché dei necessari adeguamenti della viabilità locale, rispetto al nuovo ☻ attraversamento del Po previsto dal collegamento A21‐Via Emilia con la regione aeroportuale di Malpensa 2000; h) limitazione delle espansioni dei nuclei edificati e delle aree urbanizzate, ai soli ambiti in cui tale attività è consentita dagli DP_0; PR_0 indirizzi del Piano d'Assetto Idrogeologico promosso dall’Autorità ☻ di Bacino;

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Ambito territoriale n° 1 – Ambito del fiume Po Indirizzo Coerenza Elaborato PGT i) realizzazione degli impianti e dei servizi per lo smaltimento e la depurazione delle acque nei Comuni di Frascarolo, , Mezzana Bigli, S. Martino Siccomario, , Mezzanino, ☻ , S. Cipriano Po, Spessa, Corteolona, Costa de’ Nobili, S. Zenone Po, Torre de’ Negri, Zerbo, .

Sul territorio comunale gli elementi significativi rilevati dal piano territoriale provinciale riguardano essenzialmente: Indirizzo Coerenza Elaborato PGT Ambiti di consolidamento dei caratteri naturalistici Ambiti agricoli ad elevato contenuto paesistico ‐ naturalistico DP_0; PR_0; QC Ambiti di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri ☻ carta del paesaggio connotativi Zone di interesse archeologico

134 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

15.3.2 PTCP 2015

Il comune in oggetto, secondo l’art. II‐11 delle norme del PTCP, rientra nell’unità tipologica provinciale di paesaggio n. 1 – Valle perifluviale del Po (aree della conservazione paesaggistica) della quale si riportano in estratto le principali caretteristiche di indirizzo secondo quanto previsto dall’Allegato 3 del PTCP provinciale.

Obiettivi e finalità degli indirizzi: A. Valorizzazione in coerenza con l'articolo 20 del PPR. B. Riconoscimento della confluenza tra Ticino e Po come nodo principale strutturante l’intero sistema naturalistico provinciale da connettere con gli altri elementi naturalistici e storici. C. Recepimento e coordinamento con i comuni degli obiettivi della Consulta provinciale del fiume Po e partecipazione attiva al Progetto Valle Fiume Po, in particolare per quanto riguarda: a) la conservazione dell’integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del Po; b) il sistema della fruizione e dell’offerta culturale e turistica; c) il sistema della governance e delle reti immateriali per la conoscenza, formazione e partecipazione; d) la valorizzazione del paesaggio e della cultura locale anche attraverso percorsi ecomuseali; e) il completamento della Ciclovia del Po e della rete dei sentieri ad essa collegata, il Cammino del Po; f) lo sviluppo della rete per la navigabilità turistica; g) il potenziamento dei servizi per la fruibilità e il turismo e per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici; h) la Grande gustovia del Po, percorso tra le eccellenze enogastronomiche del Po; i) il completamento del sistema dei portali turistici del Po e promozione unitaria del territorio fluviale. D. Sostegno alla pioppicoltura come elemento caratteristico di diversificazione del paesaggio di golena fluviale, e parallela realizzazione di unità ecosistemiche di interesse ecologico‐naturalistico finalizzare a integrare funzionalmente le aree di golena all’interno delle reti ecologiche provinciale e locale. Gli indirizzi che seguono servono per raggiungere i principali obiettivi e finalità esprressi dal PTCP adottato/approvato. Su questi indirizzi verrà verificata la coerenza/compatibilita del PGT.

Coerenza del PGT con gli indirizzi specifici del PTCP per il settore ☻ considerato Nessun legame o rapporto significativo del PGT con gli indirizzi specifici del ☻ PTCP per il settore considerato Non coerenza del PGT con gli indirizzi specifici del PTCP per il settore ☻ considerato

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Indirizzo Coerenza Elaborato PGT Valorizzazione dell’ambito fluviale e dei suoi paesaggi DP; PR naturali e seminaturali, riferita all’intero spazio delle In tali elaborati vengono ripresi fasce fluviali, con terrazzi e meandri, di cui vanno protetti vincoli dei piani sovraordinati e i caratteri di naturalità, i meandri dei piani golenali, gli inserite limitazioni a seguito argini e i terrazzi. Va difesa la vegetazione riparia, dei ☻ dello studio idraulico redatto a boschi e della flora dei greti. Si tratta di opere che corredo della presente variante tendono all’incremento della continuità verde lungo le a tutela della sicurezza degli fasce fluviali, indispensabili per il mantenimento di abitanti nelle aree esondative. corridoi ecologici attraverso l’intera pianura padana. DP, PR, PS. Tramite l’inserimento di fasce tutelate negli ambiti perifluviali Valorizzazione del rapporto tra ambito fluviale e e l’inserimento di percorsi insediamenti urbani. ☻ ciclopedonali, si cerca di valorizzare il rapporto fra area golenale fluviale e gli insediamenti urbani. DP. PS, Carta del paesaggio. Con l’inserimento di aree verdi Ricomposizione paesaggistica del paesaggio rurale e tutelate, si è potenziata la zona naturale tramite il potenziamento degli elementi di contorno alla Rete Verde costituenti la Rete Verde Provinciale, con specifica ☻ Provinciale (Area della Costa e attenzione ai sistemi ripariali e le formazioni lineari ai zone perifluviali dei meandri del margini dei coltivi e lungo il reticolo irriguo. Po), coordinamento parco fluviale del Po. DP, PR. Tramite l’inserimento di Programmi Integrati di Recupero, ripristino e sistemazione ambientale, Intervento (PII) si è cercato di urbanistica funzionale dei siti e degli insediamenti ☻ incentivare il recupero degradati di carattere antropico. sostenibile degli insediamenti produttivo/artigianali abbandonati. L’Amministrazione comunale si è posta come obiettivo di Recupero ambientale dei siti degradati già interessati da verificare le convenzioni in attività di tipo estrattivo che si distribuiscono lungo tutta ☻ essere con il settore provinciale la fascia fluviale. Cave, al fine di verificare il compimento dei recuperi ambientali delle aree estrattive. DP, PR. Realizzazione di servizi a supporto delle attività di Sono stati previsti ove richiesto, carattere turistico e ricreativo anche attraverso il destinazioni d’uso compatibili riutilizzo ed il ripristino degli insediamenti e dei fabbricati ☻ con l’attività agricola a supporto d'origine agricola esistenti. delle eventuali attività turistiche. Recupero finalizzato al ripristino dei caratteri ambientali Nel territorio non si rileva la e delle funzioni idrauliche delle lanche inattive. ☻ presenza di lanche inattive.

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Indirizzo Coerenza Elaborato PGT DP. PR, PS. Sono stati previsti interventi di implementazione e completamento delle piste Realizzazione di circuiti per la mobilità di tipo turistico e ciclopedonali eistenti, al fine di ciclopedonale. ☻ creare un circuito di mobilità dolce che congiunga l’abitato alle aree golenali e naturalistiche del Po. PR, DP. Con lo studio idraulico a corredo Limitazione dello sviluppo insediativo lungo le fasce della presente variante, si sono fluviali ed a ridosso delle delimitazioni morfologiche. ☻ imposte limitazioni allo sviluppo insediativo nelle aree a ridosso delle fasce esondative. Tutela e valorizzazione, anche in termini di accessibilità DP, PR, PS. pubblica ed idoneo equipaggiamento vegetazionale, L’implementazione della rete della viabilità minore e della rete dei percorsi di fruizione ciclopedonale, prevista anche su del territorio, quale sistema di relazione tra i centri e sedi sterrate, prevede percorsi nuclei di antica formazione, edilizia rurale diffusa tramite ☻ bordeggiati da alberarture e la promozione di servizi connessi a circuiti e percorsi di siepi che permettono di fruizione culturale ed agro‐eno‐gastronomica ed a forme sviluppare la biodiversità dei di turismo sostenibile correlate al rilancio del sistema luoghi. turistico del Po. DP, PR, carta del paesaggio. La presente variante non Attenta valutazione, sotto il profilo della compatibilità inserisce nessuna nuova paesaggistica, di previsioni relative a nuovi impianti previsione di trasformazione del industriali, poli logistici e strutture di vendita, qualora ☻ territorio, quelle vigenti sono già ammessi dalle norme specifiche relative all’ambito di state oggetto di valutazione tutela. ambiaentale strategica e ritenute accettabili. DP, PR. La realizzazione di aree verdi in prossimità della golena del Po e Ricostituire stazioni di sosta e percorsi ecologici per la delle aree naturalistiche fauna di pianura e l’avifauna stanziale e di passo. ☻ esistenti, favorisce lo stazionamento ed la sosta per fauna stanziale e di passo. Il sostegno alla pioppicoltura va effettuato anche attraverso la sensibilizzazione degli agricoltori all’adesione a schemi internazionali di certificazione per DP, carta uso del suolo. una pioppicoltura sostenibile, che regolano la pratica Il comune in oggetto ha già per gestionale delle coltivazioni, come il PEFC (Programme ☻ tradizione delle ampie aree for Endorsment Certification Schemes) approvato nel dedicate alla pioppicoltura. 2007 indicato nelle pubblicazioni disponibili sul sito internet della Regione Lombardia…”

137 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

15.4 Intervento e sostenibilità: obiettivi urbani

Legenda: ☻ Corente con gli obiettivi ☺ Parzialmente coerente con gli obiettivi ☻ Non coerente con gli obiettivi

OBIETTIVI URBANI

1. Rivalutazione del paesaggio e governo delle trasformazioni sul territorio consolidato urbano ed extraurbano EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Azione di riqualificazione Possibilità di riuso, che permette una migliore riqualificazione e risanamento, NESSUN EFFETTO qualità dell’ambiente con strumenti flessibili, dei DIRETTO urbano attraverso la ☻ comparti insediativi del tessuto SULL’AMBIENTE disciplina degli interventi urbano consolidato sull’esistente. Riqualificazione della città Azione di riorganizzazione NESSUN EFFETTO consolidata con particolare del centro storico basata DIRETTO attenzione al disegno storico del sul rilievo puntuale degli ☻ SULL’AMBIENTE tessuto urbano. edifici Opzioni di outplacement Delocalizzando le attività territoriale per microattività EFFETTO POSITIVO artigianali in aree a artigianali in contrasto con la DIRETTO contesto produttivo, si precipua presenza residenziale e SULL’AMBIENTE migliora la qualità della ☻ di opportunità di rinnovo URBANO vita della zona qualificato delle aree liberate. residenziale. NEGATIVI: Verfica stato di attuazione CONSUMO DEL Il consumo di suolo si comparti di trasformazione SUOLO PER LE AREE gestisce e si riduce per il ☻ residenziale, ottimizzazione del DI ESPANSIONE fatto che le scelte di piano carico urbanistico al fine di sono mirate alla POSITIVI: ridurre il consumo di suolo conservazione ed al riuso ESPANSIONE agricolo. delle aree già edificate. ☻ CONTROLLATA POSITIVI: L’individuazione della L’ORGANIZZAZIONE modalità di attuazione del Individuazione delle modalità di PUNTUALE MA territorio da trsformare, attuazione delle singole FLESSIBILE DELLE permette di assegnare ad ☻ trasformazioni TRASFORMAZIONI ogni specifica area PERMETTE DI caratteri di attuazione che ASSEGNARE A ben si allineano con la

138 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

TUTTI GLI peculiarità del contesto, INTERVENTI LA evitando quindi confusioni MODALITA’ IDEALE e commistioni di funzioni sul comparto.

2. Coordinamento del sistema produttivo EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Verifica dello stato attuativo del Tale azione permette di EFFETTO POSITIVO PGT sulle aree produttive e contere il consumo di DIMINUZIONE DEL ricalibratura delle dimensioni dei suolo utilizzando al meglio CONSUMO DI ☻ comparti e delle modalità le aree già inserite nel PGT SUOLO attuative. con tale destinazione. Opzioni di outplacement Delocalizzando le attività territoriale per microattività EFFETTO POSITIVO artigianali in aree a artigianali in contrasto con la DIRETTO contesto produttivo, si precipua presenza residenziale e SULL’AMBIENTE migliora la qualità della ☻ di opportunità di rinnovo URBANO vita della zona qualificato delle aree liberate. residenziale.

OBIETTIVI PER LA TUTELA AMBIENTALE 1. Rispetto della pianificazione ambientale sovraordinata derivante dal PTR e dal PTCP di Pavia EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Gli effetti possono essere Rispetto della pianificazione POSITIVI: soltanto positivi data la ambientale sovraordinata CONDIVISIONE DI natura di tutela derivante dal PTR, dal PAI e dal INDIRIZZI E ☻ ambientale dei piani PTCP di Pavia PRESCRIZIONI sovraordinati citati POSITIVI: Gli effetti riguardano una CONDIVISIONE DI maggior tutela mabientale Rispetto della vincolistica prevista INDIRIZZI E su un territorio già dal PTCP PRESCRIZIONI DI fortemente interessato ☻ CARATTERE dalla presenza della AMBIENTALE raffineria POSITIVI: Mantenimento e Il PGT individua valorizzazione della Valorizzazione zone agricole e le zone agricole vocazione agricola del conferma delle zone agricole di coerentemente territorio, contenimento ☻ non trasformazione urbanistica con quelle della del consumo del suolo e tradizione, miglioramento delle

139 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

consentendone connessioni ecologiche e una migliore della biodiversità. valorizzazione

2. Interelazione effetti ambientali / recupero ambiti estrattivi e raffineria EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Verifica degli ambiti estrattivi Gli effetti garantiscono presenti sul territorio che dal punto di vista comunale o in adiacenza allo POSITIVI: ambientale, venga stesso ed accertamento di verifica applicazioni garantito il ripristino messa in opera delle compensazioni/mitigazioni ☻ della compromissione compensazioni/mitigazioni ambientali del suolo soggetto ad ambientali previste negli atti escavazione autorizzativi. Gli effetti riguardano una maggior tutela Verifica delle previsioni mabientale su un mitigative e compensative territorio già POSITIVI previste dalle convenzioni con fortemente ☻ la raffineria. interessato dalla presenza della raffineria

3. Criticità e vulnerabilità valle del Po EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Tale effetto permette di ridurre le aree sottoposte a rischio POSITIVI: idraulico ed Affinamento dello studio verifica del rischio idrogeologico con idraulico ☻ idraulico incremento della sicurezza per la comunità che si affaccia sull’asta del Po

140 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Nella fase di attuazione tale progetto permetterà di consolidare una fascia Coordinamento del progetto di tutela ecologica nel per la costituzione del Parco POSITIVI tratto costiero ☻ del Po dell’alveo del Po con possibilità di fruizione a scopo turistico ricreativo. Creazione di una cerniera tra l’area urbana e la pianura Integrazione dell’area urbana golenale con POSITIVI della “Costa” potenziamento del ☻ corridoio ecologico attualmente esistente sull’Agognetta

4. Interventi per il terrazzo settentrionale del fiume Po EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Pur nel rispetto delle previsioni Valorizzazione della di trasformazione si cercherà di tradizione agricola e aumentare la quota di aree POSITIVI diminuzione del ☻ non soggette a trasformazione consumo di suolo urbanistica. Tutela delle preesistenze ecologiche Valorizzazione della rete sui corsi d’acqua minori ecologica presente sul reticolo POSITIVI che servono come ☻ idrico minore connessione ambientale per i corridoi ecologici.

OBIETTIVI PER LO SVILUPPO DEI SERVIZI PER LA COLLETTIVITA’ 1. Rafforzamento e sviluppo dei servizi EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI POSITIVI: Non sono previsti nuovi Rafforzamento e sviluppo dei Il censimento dei servizi servizi poiché quelli servizi ☻ esistente e le verifiche esistenti sono sufficienti

141 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

quali‐quantitative del a coprire il fabbisogno piano dei servizi del Comune. La verifica portano tuttavia è utile per all’ottimizzazione di poter monitorare la spazi e risorse situazione dello scenario futuro.

OBIETTIVI PER LA MOCILITA’ URBANA ED EXTRAURBANA 1. Sviluppo e coordinamento della rete di mobilità urbana EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Minori ingorghi e POSITIVI: congestioni del traffico Sviluppo e coordinamento Studio, riorganizzazione con conseguente della rete di mobilità urbana ed eventuale messa in ☻ miglioramento della sicurezza della viabilità qualità dell’aria

OBIETTIVI PER L’IMPLEMENTAZIONE DELL’ERIR NEL PGT

1.Implementazione ERIR EFFETTI POSITIVI O COERENZA AZIONI POTENZIALMENTE DESCRIZIONE EFFETTI PGT NEGATIVI Obiettivo finale è quello Implementazione di aumentare la POSITIVI: dell’Elaborato sul Rischio di sicurezza del territorio Incremento sicurezza Incidenti Rilevanti (ERIR) – su cui potrebbero ambientale in caso di ☻ relativo agli insediamenti ricadere gli impatti di incidenti rilevanti produttivi ENI. scenari derivanti da incidenti rilevanti.

142 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

15.5 Report degli effetti sull’ambiente delle specifiche azioni di piano Delle 20 azioni previste si nota che: 9 19 generano effetti sull’ambiente esclusivamente POSITIVI; 9 1 generano effetti sia POSITIVI CHE NEGATIVI; 9 0 NON GENERA NESSUN EFFETTO DIRETTO sull’ambiente.

Una prevalenza così netta è dovuta al gran numero di obiettivi ed azioni ambientali estese su tutto il territorio: il numero in sé non è indice di sostenibilità poiché bisognerebbe valutare l’effettivo “peso” degli interventi con effetti negativi; visto il dettaglio schematico delle schede del Documento di Piano (secondo il carattere che si deve dare a tale documento di natura strategia e non prescrittiva) non è possibile valutare a priori gli effetti sull’ambiente su tutte le tematiche ambientali di tutte le azioni. Ciò che qui si vuole dimostrare è la volontà dell’Amministrazione di prevedere un giusto sviluppo del paese considerando però l’ambiente come risorsa da tutelare con azioni di compensazione: in altre parole alle trasformazioni studiate nel PGT, corrispondono interventi sulla conservazione delle aree che si è scelto di tutelare. Gli unici effetti non completamente positivi sull’ambiente si identificano con le previsioni di nuove trasformazioni di suolo libero, sebbene le stesse siano previste in adiacenza a zone già urbanizzate e ai nuclei abitati esistenti. Si ritiene utile sottolineare inoltre che le nuove normative sulle costruzioni, legate essenzialmente al risparmio energetico e all’utilizzo di materiali bio compatibili, inducono, nel

143 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale medio e lungo periodo, effetti positivi sull’ambiente, andando ad incidere sia sulle emissioni in atmosfera sia sulla diminuzione dell’utilizzo di combustibili che sulla possibilità di riciclo dei materiali utilizzati.

16. VALUTAZIONE DELLE AZIONI DI PIANO ‐ INDICATORI DI SOSTENIBILITÀ all 1_DGR_6420: f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del P/P;

Per la valutazione ambientale strategica, il comune di Sannazzaro de’ Burgondi, oltre a sistemi di valutazione qualitativi, si è posto delle unità di misura della tutela ambientale tramite utilizzo di indicatori che permettono una vera e propria misura della sostenibilità. Si sono confrontati gli obiettivi di piano con una serie di indicatori rappresentativi. Questi indicatori sono raggruppabili in due categorie: 9 Carattere urbanistico ambientale; 9 Carattere naturalistico ecologico. In particolare si confronteranno i risultati delle misurazioni dello scenario “0” e quelli dello scenario di piano già esposto con valori di riferimento.

Ad esempio per verificare la sostenibilità dell’indicatore 1 (I1) si procederà alla misura nella situazione attuale con il parametro “I10” e successivamente alla valutazione dello scenario scelto

“I11”. Successivamente si confronterà il primo valore ottenuto per valutare se l’indicatore è più o meno soddisfatto rispetto ai valori di riferimento scelti; il confronto con l’indicatore I11 consente di verificare se la corrispondente azione di piano abbia migliorato la situazione precedente. Si assegneranno così punteggi sulla situazione complessiva dell’ambiente dopo l’intervento e verranno messi in evidenza i contributi del piano veri e propri. Prima di definire i singoli indicatori occorre effettuare delle considerazioni sulle aree di espansione in senso assoluto, ossia del contributo della presente variante al PGT ma anche del risultato della pianificazione del vigente PGT, introducendo il concetto di superficie urbanizzata. Ciò è necessario poiché alcuni interventi già programmati nel PGT sono stati confermati nella presente variante, mentre altri, sono stati stralciati a seguito di espressa richiesta dei cittadini.

144 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Indicatori urbanistico‐ambientali (U) all 1_DGR_6420: f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori;

U1: Popolazione residente: Consistenza assoluta della popolazione residente.

5.512 abitanti al 01/01/2015

U2: Composizione per classi di età della popolazione residente (rif. 01/01/2015)

Classi di età della popolazione (percentuale) Giovani fino a 15 anni 690 unità 12,54% Giovani di età compresa tra 16 e 32 902 unità 16,34% Popolazione di età compresa tra 33 e 65 2671 unità 48,46%

Popolazione oltre i 65 anni 1249 unità 22,66%

U3: Numero medio componenti famiglia: 2,48%

U4: Saldo migratorio e per altri motivi

Saldo migratorio saldo +39

U5: Tasso di occupazione / disoccupazione:

Individui occupati: 47,05% della popolazione attiva

U6: Livello locale del reddito:

Reddito medio (2014): 21.955 €

145 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

U7: Consumo di suolo: rapporto percentuale tra la superficie edificata e la superficie territoriale comunale; per quantificare il reale consumo di suolo operato dal PGT (ICS) è opportuno chiarire che diversi piani attuativi sono già stati attuati parzialmente o completati durante la redazione della variante di PGT. Vengono considerate aree di espansione le zone di trasformazione esterne al perimetro dell’urbanizzato; le aree interne verranno indicate con la definizione di riuso di suolo già urbanizzato. Si riportano di seguito, i dati inseriti nel Rapporto Ambientale del vigente PGT, al fine di esplicitare i calcoli del presente indicatore.

Residenziale in attuazione (Aree inserite nel PRG) – Scenario “0” Piano attuativo Superficie (mq) If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti PLa1 36.625,56 0,80 29.300,45 195 PLa2 43.647,71 0,80 34.918,17 233 Totale 80.273,27 428

Residenziale espansione (Aree inserite nel PRG) Piano attuativo Superficie (mq) If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti PL1 38.296,75 0,80 30.637,40 204 PL2 30.829,61 0,80 24.663,69 165 Totale 69.126,36 369

Residenziale riuso del territorio (PII con 80% res., 20% servizi‐terziario) da PGT vigente – Scenario 1 Piano attuativo Superficie (mq) 80% Res. (mq) If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti PII1 1.863,49 1.490,79 2,50 3.726,98 25 PII2 322,26 257,81 2,50 644,52 4 PII3 1.349,59 1.079,67 2,50 2.699,18 18 PII4 5.761,28 4.069,02 1,80 8.296,24 55 PII5 8.430,62 6.744,50 1,20 8.093,40 54 PII6 16.736,70 13.389,28 1,20 16.067,14 107 Totale 34.463,94 27.031,07 39.527,46 263

Residenziale di espansione (PGT vigente) – Scenario 1 Piano attuativo Superficie (mq) If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti Esp. Res. 56.962,14 0,80 45.569,71 304 Rimarginatura 1 7.850,31 1,20 9.420,37 63 Rimarginatura 2 2.164,29 1,20 2.597,00 17 Rimarginatura 3 4.010,22 1,20 4.812,00 32 Rimarginatura 4 4.260,57 1,20 5.113,00 34 Totale 75.247,53 450

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Le superfici ed il numero di abitanti ottenuti fanno riferimento alla piena attuazione dei piani attuativi che prevedono destinazioni residenziali per un orizzonte di piano di 10 anni (tempo di validità del piano attuativo a partire dalla stipula della convenzione). Si prevede una percentuale di attuazione del 70% degli interventi individuati. Nell’orizzonte di validità del Documento di Piano (5 anni), si stima una percentuale di attuazione pari al 50% degli interventi, calcolata sul 70% di attuazione previsto. Consumo di suolo Le superfici ed il numero di abitanti ottenuti fanno riferimento alla piena attuazione dei piani attuativi che prevedono destinazioni residenziali per un orizzonte di piano di 10 anni; prevedendo una percentuale di attuazione del 70% del Pi ano e la validità del DdP di 5 anni, verranno effettuate le riduzioni rispettivamente del 30% e del 50% sia alle superfici che agli abitanti virtuali associati. CONSUMO DEL SUOLO A DESTINAZIONE RESIDENZIALE

Variaz. Sup. terr. Sup/Sup Sup. (mq) % Com. terr.com.(%) Abitanti

Consolidato 31/12/2007 2.066.322,81 8,82 5.974

Pi ani in attuazione (PRG vig.) 80.273,27 0,34 428 Totale scenario "0" 2.146.596,08 23.436.633,55 9,16 6.402 Scenario prg 149.399,63 3,7% 757 Azzon.PGT scenario "1" 75.247,53 0,32 3,5% 450

Incremento da "0" a "1" 75.247,53 7,3% di cui 70% attuati ai 10 anni 52.673,27 5,1% 26.336,64 3,0% di cui 50% attuati ai 5 anni

Incremento suolo residenziale DdP 26.336,64 2,6% 23.436.633,55 0,24 364

Si ottiene così una variazione del suolo occupato (della pianificazione complessiva) di 55.494,49 che corrisponde ad una popolazione virtuale di 364 abitanti (considerando il nuovo suolo da occupare). Confrontando questo valore con quello della proiezione lineare effettuata, si deduce che la superficie degli azzonamenti residenziali è giustificata dal fabbisogno abitativo e che non si è programmato di consumare suolo aggiuntivo. Per determinare l’indice di consumo del suolo occorre effettuare simili passaggi anche per gli azzonamenti produttivi sottolineando che gran parte degli interventi da

147 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

attuare sono riconferme della vecchia pianificazione. CONSUMO DEL SUOLO A DESTINAZIONE PRODUTTIVA Variaz. Sup. terr. Sup/Sup Sup. (mq) terr.com.(%) % Com. Esistente 1.796.786,75 7,67

Pi ani in attuazione (PRG vig.) 110.276,27 5,8 0,47

23.436.633,55 Totale scenario "0" 1.907.063,02 8,14 scenario espansione PRG 210.832,99 11,1

Azzon.PGT (scenario "1") 12.216,64 0,05 0 6

Incremento da "0" a "1" (10 anni) 12.216,64 di cui 70% attuati ai 10 anni 8.551,65 4.275,82 di cui 50% attuati ai 5 anni

Incremento suolo produttivo 4.275,82 0,2 23.436.633,55 0,02

BILANCIO AZIONI DEL DdP ( 70% attuazione PGT a 5 anni) Sup. (mq) Variaz. % Sup. terr. Com. Sup/Sup terr.com.(%)

Esistente 4.213.382,83 17,98

Azzon.PGT residenziale 26.336,64 0,6 23.436.633,55 0,11 Azzon.PGT produttivo 4.275,82 0,1 0,02

TOTALE VARIAZIONE 30.612,46 0,7 0,13

L’indicatore in oggetto per lo scenario “0” riportava il seguente valore:

ICS0 = 4.213.382,83/23.436.633,55 = 17,98% L’indicatore in oggetto per lo scenario “1” (PGT vigente) riportava il seguente valore:

ICS1 = (4.213.382,83 + 30.612,46)/23.436.633,55 = 18,11% con una variazione complessiva pari a +0,13% valore del tutto accettabile per comuni della dimensione di quello in oggetto di studio.

148 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Per quanto riguarda la variante 2015, si riepilogano i seguenti risultati: Residenziale in attuazione (da PGT vigente) Superficie If Volume Conferma o Stralcio Piano attuativo Abitanti (mq) (mc/mq) (mc) VARIANTE 2015 PLa1 36.625,56 0,80 29.300,45 195 CONFERMATO PLa2 43.647,71 0,80 34.918,17 233 CONFERMATO Totale 80.273,27 428

Residenziale espansione (da PGT vigente) Superficie If Volume Conferma o Stralcio Piano attuativo Abitanti (mq) (mc/mq) (mc) VARIANTE 2015 PL1 38.296,75 0,80 30.637,40 204 CONFERMATO PL2 30.829,61 0,80 24.663,69 165 CONFERMATO Totale 69.126,36 369

Residenziale riuso del territorio (PII con 80% res., 20% servizi‐terziario) da PGT vigente Piano Superficie 80% Res. If Volume Conferma o Stralcio Abitanti attuativo (mq) (mq) (mc/mq) (mc) VARIANTE 2015 PII1 1.863,49 1.490,79 2,50 3.726,98 25 CONFERMATO PII2 322,26 257,81 2,50 644,52 4 CONFERMATO PII3 1.349,59 1.079,67 2,50 2.699,18 18 CONFERMATO PII4 5.761,28 4.069,02 1,80 8.296,24 55 CONFERMATO PII5 8.430,62 6.744,50 1,20 8.093,40 54 CONFERMATO PII6 16.736,70 13.389,28 1,20 16.067,14 107 CONFERMATO Totale 34.463,94 27.031,07 39.527,46 263

Residenziale di espansione (da PGT vigente) Superficie Volume Conferma o Stralcio Piano attuativo If (mc/mq) Abitanti (mq) (mc) VARIANTE 2015 Esp. Res. 56.962,14 0,80 45.569,71 304 CONFERMATO Rimarginatura 1 7.850,31 1,20 9.420,37 63 CONFERMATO Rimarginatura 2 2.164,29 1,20 2.597,00 17 CONFERMATO Rimarginatura 3 4.010,22 1,20 4.812,00 32 CONFERMATO Rimarginatura 4 4.260,57 1,20 5.113,00 34 CONFERMATO Totale 75.247,53 450

Variante 2015 – Aree Stralciate dal tessuto consolidato PGT vigente

Superficie Conferma o Stralcio Nuova destinazione Piano attuativo (mq) VARIANTE 2015 urbanistica Completamento 15.200,00 STRALCIO AGRICOLA produttivo Completamento 675,00 STRALCIO AGRICOLA

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residenziale Completamento 1.025,00 STRALCIO AGRICOLA residenziale Totale 16.900,00

Residenziale riuso del territorio Variante 2015 Piano Superficie If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti attuativo (mq) PII14 7.813,92 PRODUTTIVO ‐‐ RESIDENZIALE OBBLIGO MANTENIMENTO PII15 671,45 ‐‐ VOLUMETRIA ESISTENTE RESIDENZIALE OBBLIGO MANTENIMENTO PII16 2.194,25 ‐‐ VOLUMETRIA ESISTENTE PII17 24.950,46 1,20 8.982,16* 59 TOTALE 35.630,08 8.982,16* 59

* viene considerata una quota del30% di volume residenziale sull’intero volume ammesso in quanto sono previste più destinazioni funzionali.

Considerato che nella variante 2015 non sono state aggiunte nuove aree di trasformazione e/o espansione sia residenziale che produttiva ma che sono state stralciate ripsettivamente aree residenziali per 1700 mq ed aree produttive per me 15200, si esplicita di seguito l’indicatore del consumo di sulo relativo allo scenario “2” della variante in oggetto: L’indicatore in oggetto per lo scenario “0” riportava il seguente valore:

ICS0 = 4.213.382,83/23.436.633,55 = 17,98% L’indicatore in oggetto per lo scenario “1” (PGT vigente) riportava il seguente valore:

ICS1 = (4.213.382,83 + 30.612,46)/23.436.633,55 = 18,11% L’indicatore in oggetto per lo scenario “2” (PGT variante 2015) riporta il seguente valore:

ICS2 = (4.213.382,83 + 30.612,46‐1.700,00 – 15.200,00)/23.436.633,55 = 4.227.095,29/23.436.633,55 = 18,03%

150 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Da quanto sopra esposto, si evince che la Variante 2015 introduce una leggera diminuzione di consumo di suolo pari ‐0,08%. I valori di riferimento dipendono dalle dimensioni e dalla vocazione del comune; Sannazzaro de’ Burgondi, sebbene abbia una notevole componente agricola, ha una discreta presenza di aree produttive: in particolare Sannazzaro fa parte della categoria dei comuni a basso consumo del suolo (<25%). Secondo i criteri (contenuti nello “Schema fisico Tavola delle Previsioni 1:10.000” del Sistema Informativo della Pianificazione locale) che definiscono le aree residenziali e produttive consolidate, le aree che rappresentano una reale rinuncia al mantenimento di suolo libero sono solo quelle di espansione ed in questo caso soltanto l’area a nord dell’abitato. Il fatto che quasi tutte le trasformazioni verranno attuate all’interno dell’urbanizzato conferma l’intenzione dell’Amministrazione di contenere l’uso di suolo libero. Per questo motivo occorre differenziare la stima degli abitanti relativa alla capacità insediativa teorica da quella che considera esclusivamente il consumo di suolo; a tal fine si fa presente che dal punto di vista ambientale appare più indicativo indicare come unico intervento insediativo l’espansione residenziale:

Piano attuativo Superficie (mq) If (mc/mq) Volume (mc) Abitanti max Esp. Res. 56.962,14 0,80 45.569,71 304

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U8: Riuso del territorio urbanizzato: esprime il rapporto percentuale tra la superficie territoriale delle zone di trasformazione soggette a riuso, ossia entro il perimetro dell’urbanizzato e le zone di espansione previste.

Riuso suolo urb. Aree di espansione Codice Codice (mq) (mq) PII1 1.863,49 Esp. Res. 56.962,14 PII2 322,26 Rimarg. 1 7.850,31 PII3 1.349,59 Rimarg. 2 2.164,29 PII4 5.761,28 Rimarg. 3 4.010,22 PII5 8.430,62 Rimarg. 4 4.260,57 PII6 16.736,70 Totale 75.247,53 PII7 prod. 15.331,54 PII9 prod. 13.502,67 PII14 prod. 7.813,92 PII15 671,45 PII16 2.194,25 PII17 24.950,46 Totale 98.928,23

Valori di riferimento Risparmio uso del suolo Riuso di suolo urbanizzato insufficiente – eccessiva superficie di U < 10% 8 espansione

10% < U8 < 50% Riuso di suolo urbanizzato sufficiente

Riuso di suolo significativo – significativo risparmio di uso di U > 50% 8 suolo

U8 = (Sup. Riuso / Sup. Espansione) * 100 = (98.928,23 / 75.247,53) * 100 = 131,47 %

Il valore ottenuto dimostra l’attenzione dell’Amministrazione verso la salvaguardia delle aree agricole e ecologiche presenti sul territorio. Il risultato ottenuto, di molto superiore ai limiti imposti, è indicativo di notevole sostenibilità: le aree comprese nella voce “Riuso suolo urb.” rientrando quindi nel perimetro dell’urbanizzato creano meno impatto sul paesaggio e, fatto ancora più importante, possiedono già gli impianti tecnologici che consentono di evitare ulteriori interventi sul territorio.

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U9: Dotazione di aree verdi piantumate: esprime il rapporto percentuale tra la superficie arborea e arborea/arbustiva – aree boscate e fasce arboreo/arbustive – e la superficie urbanizzata del comune. La promozione di nuove piantumazioni è conseguenza della previsione come indirizzo (per ora senza indicare la consistenza) di nuovi corridoi ecologici e delle aree verdi‐filtro da realizzare; per le nuove aree di trasformazione si considera un rapporto pari al 30% dell’area fondiaria. La Piantumazione e la riforestazione si possono dividere in quattro livelli di intervento: 9 Naturale spontanea (golena del Po); 9 Uso agricolo (piantumazioni cicliche, pioppeti); 9 Riforestazione dell’amministrazione urbana; 9 Verde urbano privato. Per la verifica dell’indicatore sono state considerate le dotazioni comunali esistenti e di previsione di aree verdi piantumate, verde filtro ambientale, verde privato e aree verdi all’interno delle aree golenali. Dotazioni a verde esistenti Dotazioni a verde di previsione (mq) (mq) 2.255.353,39 156.569,95

Valori di riferimento Dotazione aree verde piantumate U9 < 10% Dotazione insufficiente

10% < U9 < 50% Dotazione sufficiente

U9 > 50% Dotazione ottimale

U9 = (Sup. Dot. Esist. / Sup. Urb.) * 100 = (2.412.105,34 / 23.436.633,55) * 100 = 10,29 %

Il valore ottenuto è di poco superiore alla dotazione ottimale di riferimento. Tenedo conto che il conteggio è stato effettuato tenendo conto, oltre alle aree forestali, soltanto dei verdi privati più significativi, il risultato è da considerarsi approssimato per difetto quindi il dato è di conseguenza spostato verso la completa sostenibilità.

U10: Frammentazione degli insediamenti produttivi: esprime il rapporto, moltiplicato per cento, tra il perimetro e la superficie territoriale delle aree produttive. Nel perimetro non sono da computare i tratti in adiacenza ad aree già edificate o edificabili a destinazione non agricola e adiacenti a infrastrutture sovracomunali esistenti o previste.

153 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Valori PGT vigente Perimetro (m) Area (mq) 448,21 34.061,31 295,42 16.483,49 166,27 16.429,85 236,62 14.609,85 75,49 11.428,56 1.931,09 1.415.702,49 88,01 7.765,89 109,63 35.209,69 14,66 1.270,99 42,32 1.780,64 85,55 1.623,77 175,06 6.696,05 444,38 12.766,98 29,28 2.422,46 85,46 3.796,66 88,07 1.956,92 207,86 88.769,98 1.306,98 32.189,78 754,08 55.141,98 1.247,27 16.281,83 238,94 7.420,24 308,93 10.010,51 3.062,08 13.570,38 215,02 9.240,15 176,09 10.297,89 231,30 1.594,60 297.334,07 Totale 12.064,07 2.125.859,01

PGT vigente: U10 = (Per. Prod. / Sup. Prod.) * 100 = (12.064,07 / 2.125.859,01) * 100 = 0,56 %

154 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Valori PGT variante 2015 Perimetro (m) Area (mq) 448,21 34.061,31 295,42 16.483,49 166,27 16.429,85 236,62 14.609,85 75,49 11.428,56 1.931,09 1.415.702,49 88,01 7.765,89 109,63 35.209,69 14,66 1.270,99 42,32 1.780,64 85,55 1.623,77 175,06 6.696,05 444,38 12.766,98 29,28 2.422,46 85,46 3.796,66 88,07 1.956,92 207,86 73.569,98 1.306,98 32.189,78 754,08 55.141,98 1.247,27 16.281,83 238,94 7.420,24 308,93 10.010,51 3.062,08 13.570,38 215,02 9.240,15 176,09 10.297,89 231,30 1.594,60 297.334,07 Totale 12.064,07 2.110.659,01

PGT variante 2015: U10 = (Per. Prod. / Sup. Prod.) * 100 = (12.064,07/2.110.659,01)*100 = 0,57 %

Valori di riferimento Frammentazione insediamenti produttivi U10 > 5% Insediamenti molto frammentati

2% < U10 < 5% Insediamenti frammentati

U10 < 2% Insediamenti poco frammentati

Da quanto sopra illustrato, si evince che la frammentazione delle aree produttive non ha subito sostanziali variazioni in quanto gli stralci effettuati sono di modesta entità. Il parametro si mantiene di molto al di sotto della soglia di riferimento del 2%, il che permette di affermare che la probabilità di superare tale parametro sia molto improbabile.

155 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

Indicatori naturalistico – ecologici (E) E1: Permeabilità dei suoli: Esprime il rapporto percentuale tra la superficie permeabile in modo profondo e la superficie fondiaria delle zone di trasformazione. Per superficie permeabile s'intende la superficie scoperta in grado di assorbire le acque meteoriche senza che esse vengano convogliate mediante appositi sistemi di drenaggio e canalizzazione. Considerando i valori di riferimento del vigente PGT, ossia un indice di permeabilizzazione del 85% a livello comunale, il comune di Sannazzaro de’ Burgondi rappresenta un caso non proprio favorevole: per le nuove trasformazioni ed espansioni, dovranno essere imposti valori precisi che permettano di mantenere tale rapporto. Per le nuove trasformazioni ed espansioni, imponendo valori precisi è possibile monitorare il mantenimento di tale valore medio, limitando i picchi di impermeabilizzazione. Per aree di espansione: E1 > 40% per funzioni residenziali, terziarie e per il tempo libero E1 > 15% per funzioni produttive e commerciali Per aree di trasformazione: E1 > 30% per funzioni residenziali, terziarie e per il tempo libero E1 > 10% per funzioni produttive e commerciali

E2: Dotazione di piste ciclopedonali: Esprime il rapporto percentuale tra la lunghezza delle piste ciclopedonali, esistenti e previste in sede propria o riservata, e la lunghezza della rete stradale, esistente e prevista in ambito comunale. Il comune di Sannazzaro de’ Burgondi nel vigente PGT ha previsto la realizzazione di nuove piste ciclopedonali che in parte sono state realizzate. Nelle immagini che seguono, viene individuata la rete stradale principale in ambito urbano e le piste ciclopedonali esistenti (linea verde con triangolo verde) e di progetto (linea verde con traingolo rosso). L’obiettivo, naturalmente, è quello di completare tutto il tracciato, dando così compimento agli obiettivi fissati.

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Rete stradale principale in ambito urbano

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Individuazione tracciati ciclopedonali esistenti e di previsione

Rete stradale Ciclopedonale Ciclopedonale di principale (m) esistente (m) previsione (m) 1.557,27 521,50 897,50 177,49 1.161,50 1.402,00 218,90 1.249,50 2.556,50 2.169,63 140,00 794,50 578,10 790,00 738,50 125,54 497,50 6.389,00 870,19 1.059,00 1.253,75 458,00 507,73 758,50 3.012,51 6.635,50 544,01 847,94 2.132,47 1.697,81 424,22 1.052,29 17.169,85

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Piste ciclopedonali esistenti e previsione: Rc Rete stradale principale: Rs (m) (m) 13.024,50 17.169,85

E2 = (Rc / Rs) * 100 = (13.024,50 / 17.169,85) * 100 = 75,85 %

L’indicatore si ritiene soddisfatto quando il rapporto fra la rete ciclopedonale e la rete stradale principale è ≥ 15%, quindi nel caso in esame siamo ampiamente sopra la soglia richiesta. La rete di previsione, permetterà inoltre di collegare la zona di maggior pregio ecologico ambientale, con la frazione Savasini e Buscarella.

E3: Connettività ambientale: Esprime la possibilità di attraversare il territorio comunale seguendo linee di connettività, ovvero direttrici caratterizzate dalla presenza di suolo vegetato ‐ a prato e a vegetazione arboreo/arbustiva ‐ senza incontrare barriere artificiali insormontabili quali strade e autostrade a quattro o più corsie, ferrovie a quattro o più binari o linee Alta Capacità, aree urbanizzate. Le barriere sono considerate superabili quando la linea di connettività possa utilizzare fasce di suolo vegetato di ampiezza pari almeno a: ‐ 5 metri per sovrappassi o sottopassi (ecodotti, cavalcavia polivalenti, gallerie artificiali, gallerie, viadotti, passaggi ad hoc) in corrispondenza di strade o ferrovie; ‐ 20 metri all’interno di aree urbanizzate. Sul territorio comunale è presente un corridoio ecologico fissato dal PTCP della provincia di Pavia in attuazione alla Rete Ecologica Regionale. L’Amministrazione ha previsto lo sviluppo di 3 nuovi corridoi che, sfruttando le aree di supporto del corridoio della RER, permetteranno il collegamento delle aree ad elevato contenuto naturalistico ein modo tal da permetterne la fruizione alla popolazione. Di seguito viene inserita un’immagine che individua i corridoi ecologici.

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Rappresentazione corridoi ecologici

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17. ESITO DELLA VALUTAZIONE E MONITORAGGIO all 1_DGR_6420: g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del P/P; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know‐how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio

Dato che gli interventi proposti nella presente variante, in accordo con la L.R. 31/2014, sono improntati alla limitazione del consumo del suolo, alla rivalutazione degli ambiti agricoli e alla tutela ambientale, non si sono riscontrati effetti negativi che facciano sorgere la necessità di alternative nelle scelte di piano. Trattandosi di variante ad un PGT vigente, si riepilogano i dati relativi al monitoraggio effettuato dall’Amministrazione comunale nel periodo di vigenza del PGT, al fine di verificare le dinamiche degli indicatori di sostenibilità fissati ed utilizzati. Occorre precisare che negli ultimi anni, a causa della grave crisi economica che ha interessato e sta tutt’ora interessando il settore dell’edilizia, gli interventi si sono principalmente rivolti a manutenzioni ordinarie e straordinarie di immobili esistenti, quindi senza particolari interventi di trasformazione del territorio.

A seguire si riporta la tabella relativa allo scenario “0” inserita nel Rapporto ambientale del vigente PGT, al fine di confrontare i valori attesi con quanto rilevato nel monitoraggio del 2014. Gli indicatori suggeriti per il monitoraggio sono i seguenti: Indicatore Definizione Unità di misura ICS: indice di consumo del suolo Sup. edificata/Sup. territoriale mq/mq (%) comunale

I1: riuso del territorio urbanizzato Sup. Riuso/Sup. nuovo territorio mq/mq (%)

I2: permeabilità dei suoli urbani Sup. permeabile/Sup. trasformazione mq/mq (%)

I3: dotazione di aree verdi Sup. arborea/Sup. urbanizzata mq/mq (%) piantumate comune

I4: frammentazione ins. produttivi Perimetro prod./sup. prod. m/mq (%)

I5: Dotazione di piste ciclopedonali Lungh. Piste/Lungh. Rete stradale m (%)

I6: connettività ambientale L corridoi realizzati m

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Tabella monitoraggio scenario “0” Valore Valore Variazione rispetto a Indicatore Valore Rif. scenario “0” atteso scenario “0” ICS 17,98% 18,11% < 25% +0,13%

I1 107,99% 107,99% > 50% ‐

I2 ‐ ‐ ‐ ‐

I3 9,62% 10,29% > 10% +0,67%

I4 0,57% 0,54% < 2% ‐0,03%

I5 26% 77% > 15% +51,00%

I6 ‐ 7459 m ‐ + 7459,00 m

Tabella monitoraggio anno 2014

Valore Valore scenario “1” Variazione Valore Valore Indicatore scenario da rispetto a Verifica atteso Rif. “0” monitoraggio scenario “0” 5 anni ICS 17,98% 18,11% < 25% 18,08% +0,10% OK

OK unico intervento effettuato è un riuso I1 ‐ 107,99% > 50% 7,89 ‐ di edificio in centro storico

Rispettato quanto I2 ‐ ‐ ‐ 15% ‐ imposto per funzioni commerciali

OK Incrementato il I3 9,62% 10,29% > 10% 9,73% +0,11% valore scenario “0”

OK Nessuna I4 0,57% 0,54% < 2% 0,57% 0,00% variazione rispetto scenario “0”

OK Incrementate le I5 26% 77% > 15% 39,39% +13,39% dotazioni di piste ciclopedonali

I6 ‐ 7459 m ‐ 2003 m + 2003,00 m OK

Dai monitoraggi effettuati, si evince una situazione di completa stagnazione degli interventi di nuova costruzione. Gli unici interventi effettuati sul territorio riguardano esclusivamente dei riusi su edifici esistenti senza ulteriore consumo di suolo.

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Per quanto riguarda gli effetti sull’ambiente, il monitoraggio effettuato di mostra le bontà delle scelte di piano e l’attenzione dell’Amministrazione comunale verso la problematica ambientale. Sembra inoltre opportuno segnalare che alcuni indicatori ecologico ambientali abbiano registrato una sostanziale crescita positiva certificando così la sostenibilità delle azioni previste. A tutto ciò si aggiunga che nella presente variante sono state eliminate alcune aree già azzonate sia interne che esterne al perimetro del centro edificato con conseguente ed ulteriore diminuzione di consumo di suolo agricolo. Si confermano pertanto gli indicatori scelti e si prosegue nell’attività di monitoraggio, al fine di valutare la sostenibilità nel tempo delle azioni di piano.

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18. CONSUMO DI SUOLO IN BASE ALLA L.R. 31/2014 A seguito della nuova legge regionale per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato n. 31/2014, pubblicata sul BURL n. 49 del 01.12.2014, si riportano le principali definizioni in essa contenute e una tabella riepilogativa di quanto rilevato sul comune di Sannazzaro de’ Burgondi. Le definizioni sono estrapolate dall’art. 2 della citata legge: 9 Superficie agricola: i terreni agricoli qualificati dagli strumenti di governo del territorio come agro‐silvo‐pastorali; 9 Superficie urbanizzata e urbanizzabile: i terreni urbanizzati o in via di urbanizzazione calcolati sommando le parti del territorio su cui è già avvenuta la trasformazione edilizia, urbanistica o territoriale per funzioni antropiche e le parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non ancora attuate; 9 Consumo di suolo: la trasformazione, per la prima volta, di una superficie agricola da parte di uno strumento di governo del territorio, non connessa con l'attività agro‐silvo‐pastorale, esclusa la realizzazione di parchi urbani territoriali e inclusa la realizzazione di infrastrutture sovra comunali; il consumo di suolo è calcolato come rapporto percentuale tra le superfici dei nuovi ambiti di trasformazione che determinano riduzione delle superfici agricole del vigente strumento urbanistico e la superficie urbanizzata e urbanizzabile; 9 Bilancio ecologico del suolo: la differenza tra la superficie agricola che viene trasformata per la prima volta dagli strumenti di governo del territorio e la superficie urbanizzata e urbanizzabile che viene contestualmente ridestinata nel medesimo strumento urbanistico a superficie agricola. Se il bilancio ecologico del suolo è pari a zero, il consumo di suolo è pari a zero; 9 Rigenerazione urbana: l'insieme coordinato di interventi urbanistico‐edilizi e di iniziative sociali che includono, anche avvalendosi di misure di ristrutturazione urbanistica, ai sensi dell'articolo 11 della l.r. 12/2005, la riqualificazione dell'ambiente costruito, la riorganizzazione dell'assetto urbano attraverso la realizzazione di attrezzature e infrastrutture, spazi verdi e servizi, il recupero o il potenziamento di quelli esistenti, il risanamento del costruito mediante la previsione di infrastrutture ecologiche finalizzate all'incremento della biodiversità nell'ambiente urbano.

164 Comune di Sannazzaro de’ Burgondi PGT VAS‐ Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

A seguire viene esposta una tabella riepilogativa con i dati rilevati sul comune di Sannazzaro de’ Burgondi, alla data di stesura del presente documento. A Superficie comunale mq 23.436.633,55 B Superficie agricola mq 19.556.158,55 Superficie urbanizzata/urbanizzabile Abitato di Sannazzaro capoluogo mq 2.176.175,00 Abitato frazione Buscarella mq 30.400,00 Abitato frazione Savasini mq 46.875,00 C Abitato frazione Mezzano mq 64.425,00 Aree produttive ad Ovest del capoluogo mq 135.050,00 Tessuto consolidato produttivo Raffineria mq 1.427.550,00 mq 3.880.475,00 D Superficie trasformata per la prima volta (da PGT vigente) mq 247.850,00 E Consumo di suolo: [D/C]x100 6,38% F Sup. urbanizzata/urbanizzabile ridestinata ad mq 16.900,00 agricola (nella variante 2015) G Bilancio ecologico del suolo: [D‐F] 230.950,00

Come si evince dai dati sopra riportati, la variante 2015 introduce esclusivamente, modifiche di azzonamento che riportano a destinazione agricola una parte di superficie urbanizzata/urbanizzabile, quindi cerca di contenere il consumo di suolo sebbene il bilancio ecologico del suolo risulti ancora maggiore di zero.

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