Causa Per Il Maggiorasco Di Cristoforo Colombo; Domande Di Baldassarre Colombo Di Cuccaro E Testimonianze Raccolte in Monferrato E in Spagna

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Causa Per Il Maggiorasco Di Cristoforo Colombo; Domande Di Baldassarre Colombo Di Cuccaro E Testimonianze Raccolte in Monferrato E in Spagna ATTI del II Congresso Internazionale Colombiano CE.S.CO.M. ASSOCIAZIONE CENTRO STUDI COLOMBIANI MONFERRINI CE.S.CO.M. ATTI del II Congresso Internazionale Colombiano “Cristoforo Colombo dal Monferrato alla Liguria e alla Penisola Iberica” Nuove ricerche e documenti inediti Torino 16 e 17 giugno 2006 a cura di Giorgio Casartelli Colombo di Cuccaro, Peter J. Mazzoglio, Gianfranco Ribaldone, Carlo Tibaldeschi ANGÉLICA VALENTINETTI MENDI, Università di Siviglia CAUSA PER IL MAGGIORASCO DI CRISTOFORO COLOMBO; DOMANDE DI BALDASSARRE COLOMBO DI CUCCARO E TESTIMONIANZE RACCOLTE IN MONFERRATO E IN SPAGNA Il 26 novembre 1583, Baldassarre Colombo di Cuccaro si presentò al giudice e senatore ducale Nicola Ferrari, a Casale Monferrato, con una lettera datata cinque giorni prima e sottoscritta da Guglielmo Gonzaga. Nella stessa, il Duca ordinava al giudice di soddisfare la richiesta di Baldassarre Colombo citando i testimoni che egli avrebbe indicato affinché deponessero nell’interrogatorio da lui apprestato. Poco tempo prima, il 10 ottobre, il Consiglio delle Indie, con regio provvedimento1, aveva concesso che tale interrogatorio probatorio – previa notifica alle parti interessate, nel caso in cui avessero desiderato assistere allo stesso – costituisse la difesa di Baldassarre nella causa che stava avendo luogo in Spagna circa la successione al Maggiorasco colombiano. Con la citata lettera, convenientemente sigillata e consegnata da Lorenzo Coppa, procuratore del Nostro, a Nicola Ferrari, il Marchese del Monferrato intendeva rispondere all’epistola di Filippo II, nella quale il sovrano invitava il suo illustre cugino ad accogliere opportunamente e prestamente la richiesta di Baldassarre, nonché a consegnare le testimoniali, sottoscritte dal giudice e dal notaio competenti e convenientemente sigillate, al procuratore del Signore di Cuccaro affinché egli potesse presentarle in Spagna2. È evidente che con l’escussione dei testimoni, Baldassarre Colombo voleva fugare ogni ombra di dubbio e confutare le false accuse che le controparti muovevano contro la sua persona, inoltre dalla lettura degli atti si evincono i due obiettivi di Baldassarre: ricostruire la propria genealogia e dimostrare la legittimità dei documenti apportati. Riguardo al primo obiettivo, egli ambiva a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, non solo la sua parentela con Cristoforo Colombo, ma anche il suo diritto di agnazione sul Maggiorasco3, riconoscendo l’antenato comune in Lancia Colombo, padre, come è noto, di Giovanni, Stefano, Berrettino, Enrichetto, Franceschino (trisavolo di Baldassarre) e Domenico (padre di Cristoforo). Riguardo al secondo obiettivo, il Signore di Cuccaro asseriva che tutti i testamenti ed i rogiti da lui apportati erano conformi alla legge, giacché stipulati da notai imperiali, ducali o apostolici, in quanto nel Monferrato gli “scrivani reali” spagnoli vengono chiamati semplicemente notai4; inoltre, a maggior garanzia di legalità, c’era l’obbligo del sigillo del Vescovo o dei suoi vicari su ogni scritto che avesse dovuto lasciare il Marchesato5. In seguito alla traduzione in lingua spagnola, i quarantun quesiti con le relative risposte delle trentanove persone convocate, servirono a Baldassarre per poter continuare la legittima disputa con il risultato già noto: il dispositivo della sentenza in grado di secondo appello emanato il 12 dicembre 1608 con la quale egli ricevette duemila ducati. 1 “Los Consejos y las Chancillerías recurrían a Provisiones Reales para comunicar sus decisiones jurisdiccionales importantes a otras instituciones judiciales o administrativas. Dichas Provisiones eran suscritas por los oidores del Consejo y el Chanciller y corroboradas por el Secretario de Cámara asignado al tribunal. La firma del rey no aparecerá nunca, pero en lo demás su proceso de expedición era similar”. P.L. LORENZO CADARSO, La documentación judicial en la época de los Austrias, Cáceres 1999, p. 227. 2 Il termine concesso dal Consiglio delle Indie era stato di sei mesi, decorrenti dal 9 settembre 1584. Per quanto sappiamo, il 5 marzo del 1584 Baldassarre Colombo, “protestando che per lui non è may restato né resta di espedire quanto bisogna”, chiede personalmente a Nicola Ferrari che le testimoniali siano spedite il prima possibile. 3 “Di maniera che il detto don Baldasar che litiga discende per linea retta de maschio magiore legitimo et naturale del detto Lancia Colombo, suo quarto avo, del quale non gl’è oggidì altro disendente maschio magior legitimo et naturale più propinquo al detto Lancia né al detto fundatore che il detto don Baldasar che litiga”. Cfr. infra, domanda o capitolo 29. 4 Cfr. infra, domanda n. 40. 5 Cfr. infra, domanda n. 41. Per la normativa che veniva eseguita nel supremo tribunale casalese, cfr. in questi Atti il contributo di E. Genta - A. Lupano, La causa dei Colombo di Cuccaro sul Maggiorasco di Veragua. 355 Angélica Valentinetti Mendi Non voglio, tuttavia, proseguire il discorso dei testimoni monferrini, il quale è trattato con maggior competenza dai miei colleghi nei loro interventi. Ma, prima di seguire Baldassarre in Spagna per cercare di indagare su cosa avvenne negli anni successivi, vorrei rilevare la ricchezza documentale che emerge dalla lettura completa e attenta di queste deposizioni, le quali da una parte corroborano dei dati ormai confermati dalle indagini documentali, dall’altra aprono nuovi percorsi esplorativi sul Quattrocento monferrino. Baldassarre Colombo era un uomo avveduto che aveva intrapreso la controversia per la successione colombiana ma a differenza degli altri contendenti, era l’unico che cercasse di dimostrare con documenti e non con vaghe generalità, la genealogia ascendente e discendente dell’Ammiraglio. Questo, nonostante sia un dato intimamente collegato alle mire materialistiche del Nostro, continua a sembrarmi un particolare estremamente importante. Egli conosceva perfettamente i problemi politici ai quali doveva far fronte in questa causa; e proprio a questo proposito, la sua origine italiana era uno svantaggio, giacché, la corona avrebbe fatto il possibile perché la pingue eredità restasse nel regno. Inoltre, con il passare degli anni, per pura ignoranza o per cattiva fede, gli altri contendenti sollevarono contro il Signore di Cuccaro, e di conseguenza contro le sue pretese, nuovi sospetti, interventi polemici ed obiezioni6. Baldassarre per cercar di porre fine a tutto questo, undici anni dopo, nell’aprile del 1595, presentò in Spagna altre prove testimoniali raccolte pochi mesi prima, le quali dovevano contribuire sia a ratificare le testimonianze monferrine sia a chiarire i punti controversi insorti. Queste ultime prove furono raccolte nei giorni 25, 26 e 29 del novembre dell’anno 1594 ed hanno in comune con l’interrogatorio probatorio italiano il fatto di essere rivolte a persone di diversa condizione sociale7: dal Principe di Salerno8 al maggiordomo Niccolò Zoiel (forse il Niccolò Zovello/Zoello che troviamo il 26 novembre, il 13 dicembre 1583 e il 1º febbraio 1854 a Casale Monferrato). Differiscono, invece, tra loro in diversi punti: non tutti i testimoni dovettero rispondere a ciascuna domanda, come succede, in teoria, nelle testimonianze monferrine; non tutti i testi italiani erano monferrini e, infine, dopo una prima raccolta di testimonianze ce ne fu una suppletiva ed in questa i testi furono sia italiani sia spagnoli. Procediamo dunque per parti, facendo, però, una piccola digressione che possa essere utile a tutti coloro che, come me, non sono ‘dottori in legge’ e che possa anche chiarire quanto poi si dirà. Per prima cosa, al fine di evitare equivoci, è necessario distinguere l’informazione (información) dal probatorio (probanza), poiché essi differiscono solo nella loro funzione processuale: la prima, accusatoria, è apportata dal giudice, l’altra, probatoria appunto, è apportata dalle parti con lo scopo di avvalorare i fatti con testimonianze. L’interrogatorio9 dei testi prodotto dall’interessato – composto da 6 Si ricordi, ad esempio che l’Ammiraglio d’Aragona (colui che “cuantos pleitos entabló, otros tantos perdió”) aveva ottenuto l’autorizzazione del Consiglio delle Indie per realizzare anche lui una “probanza” nella Superba e dimostrare che Cristoforo era nato a Genova e che la sua famiglia si era estinta. Non si ebbe mai né l’informazione né le prove, perché Francisco de Mendoza rinunziò a portarla avanti sicuramente convinto in partenza dell’impossibilità di ottenerle. 7 È vero che l’estrazione sociale dei testimoni monferrini è piuttosto alta, ma non mancano quelli di estrazione sociale bassa, come Giovanni Tarditi. Per quanto riguarda quelli ‘spagnoli’, sebbene sarebbe necessario uno studio più approfondito, mi pare segua la stessa linea. Ciò nonostante, è anche vero che, in principio, la tradizione spagnola riconosceva l’uso dei testimoniali sia nei processi civili sia nei penali sia negli ecclesiastici. In più, sotto gli Asburgo, la Spagna, come società gerarchicamente stratificata, considerava la testimonianza di un gentiluomo di maggior peso e giuridicamente più riconosciuta di quella di un suddito di umile origine. 8 Il principato fu venduto da Filippo V il 20 luglio 1572 a Nicola Grimaldi per la cifra di 128.000 scudi, da pagare con rate annuali di 24.000 scudi. 9 Non credo si sostengano, quindi le congetture del Ferrero né quando suggerisce che “Baldassarre abbia fatto da regista in tutta quell’operazione (sospetto sorto dopo aver rilevato la sua assidua e movimentata presenza sul territorio nel corso di essa)” né quando mette in dubbio la credibilità
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