Alfonso Picone Chiodo

Aspetti naturalistici dell’area grecanica Riferimenti fotografici

Pag. 6: , Rocca di Santa Lena. Pag. 11: Atractylis gummifera; Asfodelo montano (Asphodelus macro- carpus). Pag. 13: Viola aethnensis subsp. messanensis; Valeriana rossa (Centran- thus ruber). Pag. 14: Zafferanastro siciliano (Sternbergia sicula). Pag. 15: Cappero (Capparis spinosa); Narcissus tazetta. Pag. 16: Gladiolo dei campi (Gladiolus italicus); Orchis italica. Pag. 19: Scoiattolo. Pag. 20: Driomio (Dryomys nitedula), foto Andrea Ciulla. Pag. 21: Granchio di fiume. Pag. 22: Salamandra pezzata. Pag. 24: , u schicciu da Spana. Pag. 25: Roccaforte del Greco, cascata Puzzaràtti o Calònero;  Vecchio. Pag. 29: , resti del castello di Vecchia. Pag. 30: Biscia che preda una trota, foto Filippo Corrado; . Pag. 33: Roghudi, Caldaie del latte (ta vrastarucia); Rocca del Drago. Pag. 35: Tagghia, antico strumento di computo dei pastori.

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7 I Greci di

9 La natura

23 La vallata della Amendolea

31 Notizie utili

I Greci di Calabria

Nella zona più meridionale della penisola italiana vivono ancora comunità di tradizione culturale e linguistica gre- ca, conosciute oggi come Greci di Calabria o grecanici. La data dell’insediamento delle prime popolazioni in Calabria è quella del VIII sec. a.C., inizio della campagna di colo- nizzazione ellenica lungo le coste della Calabria ionica. Le popolazioni di lingua greca sono la continuità della co- lonizzazione avvenuta al tempo della Magna Grecia. Ma anche durante i cinque secoli, dal VI all’XI sec., della suc- cessiva dominazione bizantina in Calabria, con la presenza dei monaci greci, provenienti dalla Sicilia araba, diede un notevole impulso alla cultura e alle condizioni di vita del- le popolazioni locali. I rapporti, comunque, con la Grecia sono stati sempre vivi nel corso dei secoli successivi e, fino al secolo scorso, era ancora greca tutta la zona meridionale della provincia reggina, tra il paese di , comune montano a ridosso della città di , e la vallata dell’Amendolea, ad est, che ormai è l’unica area ad aver conservato l’antico idioma, anche se l’indole e le tradizioni di tutto il versante ionico reggino sono rimaste visibilmen- te greche. La cultura greca cominciò a subire le prime avversioni già nella metà del XVI sec., quando il rito religioso greco fu abolito dalla chiesa romana della Controriforma. La morti- ficante condizione psicologica e l’emigrazione diedero un durissimo attacco alla vitalità di questa antichissima lin- gua. Oggi è in corso un’opera ardua di valorizzazione della cultura e delle tradizioni da parte di Enti pubblici ed asso- ciazioni culturali.

8 La natura

La vallata della fiumara Amendolea racchiude, ancora, ha- bitat integri ed unici tanto che gran parte del suo territorio è incluso nel Parco Nazionale dell’. La vicinan- za al mare di ambienti prettamente montani offre inoltre singolari contrasti e paesaggi straordinari. Ciò non deve però far credere che la montagna sia stata di ostacolo alle comunicazioni bensì luogo di transito e fon- te vitale di sostentamento. I segni della presenza umana anche alle quote più elevate e nei luoghi meno accessibili sono infatti numerosi e antichi (il commercio della neve, l’estrazione della resina, la produzione di carbone, l’utiliz- zo di boschi e pascoli, ecc.)

9 Lambita a sud dal mare Ionio per un’ampia fascia costie- ra, la vallata incide profondamente la parte più integra dell’Aspromonte sino a superare i 1.500 m di quota con le sorgenti della fiumara Amendolea. Estremamente varia- bile è la vegetazione. Colpisce il verde scuro dei boschi, delle umide faggete e delle solari pinete, che l’ammantano nelle quote più elevate. Questo poi esplode nelle fioriture policrome della macchia mediterranea che ne riveste le pendici. A partire quindi dalle quote più alte e scendendo sino a giungere al livello del mare troviamo, in una sche- matica esemplificazione, pinete di pino calabro, faggete e formazioni boschive minori tra cui abete , pioppo e noce, castagno, querceti a foglia caduca, lecceti e macchia mediterranea. L’abete bianco è una presenza importante sia per le elevate produzioni legnose che per essere un ecotipo dimostratosi resistente all’effetto delle piogge aci-

10 de. Il pino calabro è una specie longeva che può superare i quattro secoli di vita, raggiungendo dimensioni enormi, come testimoniano diversi esemplari mutilati dai fulmini. Presenza costante è il faggio che copre le pendici sino alle quote più elevate. Il castagno è un elemento importante

11 dell’area grecanica. La sua coltivazione ha tradizioni mol- to antiche in quanto sia quello da frutto sia quello allevato allo stato ceduo hanno rappresentato una notevole fonte integrativa di reddito e di sopravvivenza delle popolazio- ni delle aree interne. Negli ultimi decenni l’abbandono dovuto all’esodo dalle campagne, la ridotta richiesta dei prodotti e l’insediamento di un temibile fungo parassita hanno provocato un graduale ma imponente degrado dei castaneti su cui è in atto un’opera di recupero. Nella stes- sa fascia vegetazionale, nella famiglia delle querce cadu- cifoglie, sono presenti boschi di farnia e farnetto, foreste di cerro e nuclei di rovere. Prima di lasciare gli ambien- ti boschivi si deve ricordare la presenza dei funghi che, oltre ad essere una componente fondamentale dell’eco- sistema, costituiscono un’integrazione di reddito per di- verse famiglie. Avvicinandosi alla costa incontriamo la macchia mediterranea con, nei valloni ombrosi e scosce- si, fitti boschi di leccio. A queste specie si accompagnano spesso la roverella, l’olmo, l’acero campestre, l’orniello, il carpino, ecc. Nelle zone più aride è da segnalare il pino d’Aleppo. Nelle zone collinari e nelle bassure vegetano ar- busti molto resistenti all’aridità e ai venti (cisto, lentisco, mirto, erica, ginestra, ecc.). I bianchi greti delle fiumare poi si colorano delle fioriture bianche e rosa degli oleandri e del verde delle tamerici. Negli ambienti aridi della colli- na vegeta l’erica arborea, pianta sempreverde alta anche parecchi metri. Dalla radice di questa pianta si ricava il

14 “ciocco” da cui, dopo alcuni processi di lavorazione, si ot- tengono pipe di ottima qualità. L’erica dell’aspromonte è infatti molto richiesta presso le più importanti fabbriche di pipe italiane e inglesi per la sua “fiamma” (venatura) molto fitta e pertanto pregiata. Appariscente col giallo vivo dei suoi fiori è la ginestra che a primavera riempie di colore i pendii più scoscesi arrampicandosi sino ai 1.000 m di al- tezza. I rami, robustissimi, contengono fibre che, separate per macerazione, divengono materia tessile, utilizzata nel

15 passato per la preparazione di rustici tessuti. Tra le tan- te rarità botaniche presenti nell’area si può citare la Pteris longifolia. Una felce che costituisce un tipico esempio di flora del Terziario. È una pianta dalle fronde alte fino a due metri che cresce spontanea in alcuni isolati valloni. Vedere le ampie foglie frastagliate nel suo ambiente umido e om- broso, lungo alcuni corsi d’acqua, dà un’idea di quello che doveva essere il paesaggio in epoche antichissime. Altra rarità è un piccolo bosco di ginepro licio presente lungo la sponda sinistra della fiumara Amendolea, nei pressi della foce, sparuta testimonianza della vegetazione forestale che in passato ricopriva queste colline argillose. La specie era nota alle locali popolazioni ellefone con il nome di cletho o clecaro, che la utilizzavano nella fabbricazione di travi per la costruzione di tetti e solai sfruttando le pregevoli carat- teristiche tecnologiche del legno. Ancora oggi nel territo- rio di Bova è possibile vedere antiche costruzioni con tra- vature di ginepro che si presentano perfettamente integre. Colpiscono le modeste dimensioni degli alberi (massimo 8 m) ma con un’età stimata di circa 200 anni. Anche se si tratta di colture agrarie si devono infine citare alcune specie tipiche dell’area dell’Amendolea: il gelsomi- no ed il bergamotto. È infatti ancora possibile inebriarsi al dolce e intenso profumo del fiore del gelsomino, utilizzato dall’industria profumiera. Nella stessa area è coltivato il bergamotto. La produzione mondiale di questo agrume è concentrata quasi totalmente in questa ristretta fascia di terra. Il prodotto principale che si ottiene dai frutti è l’olio essenziale, utilizzato come componente fondamentale di numerosi profumi. La diversità degli ambienti che caratterizza l’area grecani- ca consente la presenza di una fauna altrettanto varia. Le specie che ne popolano il territorio sono, tuttavia, una spa- ruta testimonianza di quelle presenti in epoca preistorica, quando un unico mantello boscoso ricopriva questo terri- torio offrendo riparo a molti animali selvatici. Ma si può collocare in epoche più recenti la scomparsa di animali unici quali l’orso o il cervo. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, infatti, la bonifica delle vaste aree paludose presenti lungo l’orlo costiero, il disboscamento perpetrato con metodi intensivi e la sempre maggiore urbanizzazio- ne hanno tolto spazio vitale alla fauna. A questo va ad ag- giungersi un’attività venatoria intensa e spesso praticata senza il rispetto delle leggi e di criteri scientifici. Tuttavia negli ultimi anni la creazione del Parco Nazionale dell’A- spromonte ha offerto alla fauna numerosi ambienti dove riprendere i propri cicli vitali. È nei boschi montani che vive gran parte della fauna a cominciare dal lupo. Animale elusivo è stato oggetto di caccia e persecuzione. Il cinghia- le è il re della macchia muovendosi agile in ambienti con vegetazione intricata ed impenetrabile all’uomo. La sua diffusione è ampia e, a causa delle continue immissioni scriteriate, arreca seri danni alle colture. All’opposto è la situazione della lepre appenninica fatta oggetto d’intensa

20 caccia e presente, nel suo ceppo originario, ormai solo in Aspromonte mentre abbondante grazie alle introduzioni è la lepre europea. Il gatto selvatico, anche se difficile da osservare, è presen- te in tutte le foreste montane dell’area. Altrettanto si può dire per la puzzola, il tasso e la martora mentre comuni e quindi più facilmente osservabili sono la volpe, la don- nola e la faina. Raro è l’istrice le cui tracce che si possono incontrare in natura sono i lunghi aculei. Tra i roditori è ancora da segnalare lo scoiattolo, che si nota frequente- mente nei boschi e presente in una forma tipica dell’Italia meridionale, caratterizzata da livrea nera con la parte ven- trale bianca. Altrettanto diffuso, ma minacciato dal bracco- naggio per la presunta bontà delle carni, è il ghiro. Molto raro infine è il driomio, presente in Italia solo nelle Alpi nord orientali ed in Calabria. Tra l’avifauna si cita l’aquila reale nidificante in Aspromonte. Ben più rari sono l’aquila del Bonelli, il falco lanario ed il biancone. Rapaci presenti

21 nei boschi sono l’astore e lo sparviero e comuni sono il falco pellegrino, la poiana, il lodolaio, il gheppio, il nibbio bruno, il nibbio reale ed altri. Altra presenza dei boschi è il picchio nero del quale si può ascoltare il tambureggiare sui tronchi alla ricerca d’insetti. Tra i rapaci notturni è raro il gufo reale mentre più diffusi l’allocco, il barbagianni, la ci- vetta, l’assiolo. Rara è la coturnice presente solo nelle aree meno disturbate. Tra i rettili si segnala la vipera comune, il ramarro occidentale, il biacco, il saettone e la tartaruga. Tra gli anfibi l’ululone appenninico è un piccolo rospo con un’appariscente coloritura del ventre che usa per scorag- giare i predatori, la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali. Nei tratti più integri di alcune fiumare si possono poi osservare granchi, trote e il merlo acquaiolo.

22 La vallata della fiumara Amendolea

La fiumara Amedolea con il suo ampio e sinuoso letto co- stituisce la spina dorsale dell’area grecanica. Via di comu- nicazione nella stagione estiva e ostacolo insormontabile d’inverno. Fonte di vita per l’irrigazione dei campi, la forza motrice dei mulini e la fertilità dei terreni prossimi alle sue rive e portatrice di morte e distruzione nelle ricorrenti alluvioni. Per conoscerne gli aspetti più salienti percorremo ideal- mente la fiumara dalla foce sino alle sorgenti seguendo il tragitto da me compiuto, per la prima volta, nel 1986. I

23 fiumi furono, infatti, sin dall’antichità, vie di penetrazio- ne privilegiate. Le fiumare d’Aspromonte, in particolare, costituite da ampi letti asciutti per gran parte dell’anno, offrirono un facile accesso all’interno. Le fiumare sono dei corsi d’acqua tipici della Calabria e, principalmente, dell’A- spromonte orientale. Esse non hanno una vera e propria sorgente ma vengono rifornite da un’innumerevole serie di ruscelli che si formano nelle parti più elevate del mas- siccio in seguito alle precipitazioni meteoriche e ne incido- no a raggiera i fianchi. Proprio per tale motivo sono carat- terizzate da una portata d’acqua molto incostante, notevole nel periodo invernale-primaverile e molto esigua in quello estivo-autunnale. Addirittura storici e geografi dell’anti- chità, come Polibio, Strabone, Barrio, Tucidide, Plinio le descrivono come navigabili. Tale possibilità era probabil- mente limitata al tratto più prossimo alla foce dove il mare

25 penetrava per un tratto nel corso d’acqua fino a consenti- re un approdo, ma ciò dà comunque l’idea delle profon- de modificazioni che la fiumara Amendolea ha subito nel corso dei millenni. In epoche antiche, prima che l’uomo avesse la capacità di incidere pesantemente sul territorio, la vallata grecanica era rivestita quasi ininterrottamente dalla vegetazione che, frammentando il flusso delle acque superficiali, concorreva a rendere più costante il regime idrico della fiumara. Al dissesto idrogeologico dell’Aspro- monte ha purtroppo contribuito in misura notevole l’uo- mo disboscando in maniera dissennata intere montagne. Diversi paesi perciò sono stati abbandonati e rimangono muti e deserti a testimoniare una presenza dell’uomo in luoghi ora divenuti isolati. Ognuno di essi ha una sua sto- ria fatta di quotidiane lotte con la natura per strappare a questa di che vivere e meritano certamente una visita. Iniziando la risalita della fiumara Amendolea quello che balza agli occhi è l’ampiezza del letto del corso d’acqua che in alcuni tratti è di quasi un chilometro. Proseguendo nel cammino la fiumara si restringe ed incontriamo il castel- lo di Amendolea che quasi ci sbarra il passo. Superata la briglia di Cavatena, un manufatto che nonostante la mole è stato distrutto dalla piena del 1971, s’incontra il mulino di Focolio, uno delle decine di strutture che utilizzavano l’acqua della fiumara per molire i cereali. Le pendici dei monti divengono più vicine e più avanti un altro paese, Roghudi, abbandonato per l’alluvione del 1971, si staglia nel mezzo della fiumara, aggrappato su di uno sperone roccioso isolato tra l’Amendolea ed il suo affluente Fur- ria. Poco avanti la fiumara Amendolea riceve l’affluente Colella, caratterizzato da un’enorme frana che rifornisce di notevoli quantità di detriti il corso d’acqua principale e

28 dalla cascata Calònero. Superata la “stretta” di Santa Trada inizia un tratto di gole difficilmente accessibili, se non con attrezzature adeguata, costituito da una serie di cascate e pozze d’acqua dove l’acqua cristallina scorre tumultuosa anche d’estate. Proseguiamo il cammino; lo scrosciante suono dell’acqua è divenuto un compagno piacevole ma che ogni tanto scompare. In alcuni tratti infatti l’acqua fi- nisce sottoterra scorrendo così come un fiume sotterraneo per ricomparire più a valle. Ciò avviene dove il letto del fiume è costituito da materiali permeabili presenti in uno spessore notevole (giungono fino a diverse decine di me- tri). Basta però continuare la risalita per incontrare nuo- vamente limpide pozze d’acqua dove nuotano grosse trote ed impetuose cascatelle dove nidifica il merlo acquaiolo, che si vede spesso sfrecciare a pelo d’acqua e tuffarsi per catturare qualche insetto. Giunti nei pressi di Maesano la fiumara è lambita dai boschi di pino calabro e forma le suggestive cascate da Spana. Proseguendo verso monte e superato l’invaso artificiale del Menta, la fiumara, avvolta ormai in una fitta galleria di faggi, acquista le caratteristi- che di un torrente montano ed in tale veste trova la sua origine ai piedi del Montalto, cima che con i suoi 1.956 m di quota è la più elevata dell’Aspromonte.

30 Notizie utili

L’area grecanica è per gran parte inclusa nel Parco Nazio- nale dell’Aspromonte e ciò è indicativo dell’integrità degli ambienti che essa ancora racchiude. Il Parco, istituito con il D.P.R. del 14.01.1994, consta di 65.646 ha di territorio ricadenti in 37 comuni con una quota altimetrica che va dai 94 m ai 1.956 m. Grazie all’opera del Club Alpino Italiano e delle associazio- ni escursionistiche l’area grecanica è dotata di una estesa rete di sentieri segnati: da quelli più semplici a quelli più impegnativi e avventurosi. Si tratta di percorsi dotati di se- gnale in vernice, solitamente di colore bianco-rosso, che costituisce il “filo d’Arianna” dell’escursionista consenten- dogli di raggiungere la meta prefissata. Tuttavia qualche confusione può destare la non organica numerazione dei sentieri. È consigliabile pertanto avere la relativa cartogra- fia oppure rivolgersi a guide esperte, in attesa che il Parco Nazionale d’Aspromonte doti i sentieri di frecce segnaleti- che, tabelloni illustrativi ed altri strumenti di supporto per il turista che vuole conoscere camminando.

32 Come arrivare In treno fino alla stazione centrale di Reggio Calabria con proseguimento per la linea ionica (stazioni di Melito Porto Salvo, Condofuri, , ) o con pullman da piazza Garibaldi, antistante alla stazione FS. Dall’aeroporto di Reggio Calabria con bus di linea urbana per piazza Gari- baldi e poi proseguire in treno o in pullman. In auto, prove- nendo da nord, lungo l’autostrada A3 Salerno-Reggio Cala- bria e, percorso il raccordo autostradale di Reggio Calabria, proseguire sulla S.S. Ionica 106 in direzione Taranto; pro- venendo dal versante ionico lungo la S.S. 106, imboccare il bivio di San Carlo, sulla destra e proseguire verso l’interno. 34 Per il trekking Club Alpino Italiano, sezione Aspromonte, tel. 0965898295, www.caireggio.it. Azienda agrituristica “Il Bergamotto”, fraz. Amendolea di Condofuri, tel./fax 0965727213, 3476012338. Coop “San Leo”, Bova, 3473046799. Naturaliter, tel./fax 0965626840, 3289094209, www.natu- raliterweb.it. Misafumera, Bocale II, tel. 0965677021, 3470804515, www. misafumera.it. Parco Nazionale dell’Aspromonte, tel. 0965743060, fax 0965743026, www.parcoaspromonte.it. Corpo Forestale dello Stato, tel. 0965743121, 3204351125. Soccorso Alpino, tel. 3474872105, http://cnsas-aspromon- te.blogspot.com. Cartografia Carta dei caselli forestali della Provincia di Reggio Calabria, scala 1:175.000, Club Alpino Italiano. Carta turistico-escursionistica, scala 1:25.000, Parco Nazio- nale dell’Aspromonte.

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