Aspetti Naturalistici Dell'area Grecanica
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Alfonso Picone Chiodo Aspetti naturalistici dell’area grecanica RIFERIMENTI FOTOGRAFICI Pag. 6: Melito di Porto Salvo, Rocca di Santa Lena. Pag. 11: Atractylis gummifera; Asfodelo montano (Asphodelus macro- carpus). Pag. 13: Viola aethnensis subsp. messanensis; Valeriana rossa (Centran- thus ruber). Pag. 14: Zafferanastro siciliano (Sternbergia sicula). Pag. 15: Cappero comune (Capparis spinosa); Narcissus tazetta. Pag. 16: Gladiolo dei campi (Gladiolus italicus); Orchis italica. Pag. 19: Scoiattolo. Pag. 20: Driomio (Dryomys nitedula), foto Andrea Ciulla. Pag. 21: Granchio di fiume. Pag. 22: Salamandra pezzata. Pag. 24: Roccaforte del Greco, u schicciu da Spana. Pag. 25: Roccaforte del Greco, cascata Puzzaràtti o Calònero; Roghudi Vecchio. Pag. 29: Condofuri, resti del castello di Amendolea Vecchia. Pag. 30: Biscia che preda una trota, foto Filippo Corrado; Montalto. Pag. 33: Roghudi, Caldaie del latte (ta vrastarucia); Rocca del Drago. Pag. 35: Tagghia, antico strumento di computo dei pastori. Copyright © 2010 Giuseppe Pontari editore by Giuseppe Pontari s.r.l. Unipersonale 51012 Pescia PT Via degli Alberghi 61 Tel./fax: 0572444987 www.pontari.it e-mail: [email protected] Tu tti i diritti di riproduzione anche parziale del testo e delle immagini sono riservati per tutti i Paesi. È vietata ogni forma di utilizzo del contenuto del volume senza l’autorizzazione dell’editore ISBN 978-88-86046-48-0 Finito di stampare nel mese di settembre Stampa: Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali Indice 7 I Greci di Calabria 9 La natura 23 La vallata della fiumara Amendolea 31 Notizie utili I Greci di Calabria Nella zona più meridionale della penisola italiana vivono ancora comunità di tradizione culturale e linguistica gre- ca, conosciute oggi come Greci di Calabria o grecanici. La data dell’insediamento delle prime popolazioni in Calabria è quella del VIII sec. a.C., inizio della campagna di colo- nizzazione ellenica lungo le coste della Calabria ionica. Le popolazioni di lingua greca sono la continuità della co- lonizzazione avvenuta al tempo della Magna Grecia. Ma anche durante i cinque secoli, dal VI all’XI sec., della suc- cessiva dominazione bizantina in Calabria, con la presenza dei monaci greci, provenienti dalla Sicilia araba, diede un notevole impulso alla cultura e alle condizioni di vita del- le popolazioni locali. I rapporti, comunque, con la Grecia sono stati sempre vivi nel corso dei secoli successivi e, fino al secolo scorso, era ancora greca tutta la zona meridionale della provincia reggina, tra il paese di Cardeto, comune montano a ridosso della città di Reggio Calabria, e la vallata dell’Amendolea, ad est, che ormai è l’unica area ad aver conservato l’antico idioma, anche se l’indole e le tradizioni di tutto il versante ionico reggino sono rimaste visibilmen- te greche. La cultura greca cominciò a subire le prime avversioni già nella metà del XVI sec., quando il rito religioso greco fu abolito dalla chiesa romana della Controriforma. La morti- ficante condizione psicologica e l’emigrazione diedero un durissimo attacco alla vitalità di questa antichissima lin- gua. Oggi è in corso un’opera ardua di valorizzazione della cultura e delle tradizioni da parte di Enti pubblici ed asso- ciazioni culturali. 8 La natura La vallata della fiumara Amendolea racchiude, ancora, ha- bitat integri ed unici tanto che gran parte del suo territorio è incluso nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. La vicinan- za al mare di ambienti prettamente montani offre inoltre singolari contrasti e paesaggi straordinari. Ciò non deve però far credere che la montagna sia stata di ostacolo alle comunicazioni bensì luogo di transito e fon- te vitale di sostentamento. I segni della presenza umana anche alle quote più elevate e nei luoghi meno accessibili sono infatti numerosi e antichi (il commercio della neve, l’estrazione della resina, la produzione di carbone, l’utiliz- zo di boschi e pascoli, ecc.) 9 Lambita a sud dal mare Ionio per un’ampia fascia costie- ra, la vallata incide profondamente la parte più integra dell’Aspromonte sino a superare i 1.500 m di quota con le sorgenti della fiumara Amendolea. Estremamente varia- bile è la vegetazione. Colpisce il verde scuro dei boschi, delle umide faggete e delle solari pinete, che l’ammantano nelle quote più elevate. Questo poi esplode nelle fioriture policrome della macchia mediterranea che ne riveste le pendici. A partire quindi dalle quote più alte e scendendo sino a giungere al livello del mare troviamo, in una sche- matica esemplificazione, pinete di pino calabro, faggete e formazioni boschive minori tra cui abete bianco, pioppo e noce, castagno, querceti a foglia caduca, lecceti e macchia mediterranea. L’abete bianco è una presenza importante sia per le elevate produzioni legnose che per essere un ecotipo dimostratosi resistente all’effetto delle piogge aci- 10 de. Il pino calabro è una specie longeva che può superare i quattro secoli di vita, raggiungendo dimensioni enormi, come testimoniano diversi esemplari mutilati dai fulmini. Presenza costante è il faggio che copre le pendici sino alle quote più elevate. Il castagno è un elemento importante 11 dell’area grecanica. La sua coltivazione ha tradizioni mol- to antiche in quanto sia quello da frutto sia quello allevato allo stato ceduo hanno rappresentato una notevole fonte integrativa di reddito e di sopravvivenza delle popolazio- ni delle aree interne. Negli ultimi decenni l’abbandono dovuto all’esodo dalle campagne, la ridotta richiesta dei prodotti e l’insediamento di un temibile fungo parassita hanno provocato un graduale ma imponente degrado dei castaneti su cui è in atto un’opera di recupero. Nella stes- sa fascia vegetazionale, nella famiglia delle querce cadu- cifoglie, sono presenti boschi di farnia e farnetto, foreste di cerro e nuclei di rovere. Prima di lasciare gli ambien- ti boschivi si deve ricordare la presenza dei funghi che, oltre ad essere una componente fondamentale dell’eco- sistema, costituiscono un’integrazione di reddito per di- verse famiglie. Avvicinandosi alla costa incontriamo la macchia mediterranea con, nei valloni ombrosi e scosce- si, fitti boschi di leccio. A queste specie si accompagnano spesso la roverella, l’olmo, l’acero campestre, l’orniello, il carpino, ecc. Nelle zone più aride è da segnalare il pino d’Aleppo. Nelle zone collinari e nelle bassure vegetano ar- busti molto resistenti all’aridità e ai venti (cisto, lentisco, mirto, erica, ginestra, ecc.). I bianchi greti delle fiumare poi si colorano delle fioriture bianche e rosa degli oleandri e del verde delle tamerici. Negli ambienti aridi della colli- na vegeta l’erica arborea, pianta sempreverde alta anche parecchi metri. Dalla radice di questa pianta si ricava il 14 “ciocco” da cui, dopo alcuni processi di lavorazione, si ot- tengono pipe di ottima qualità. L’erica dell’aspromonte è infatti molto richiesta presso le più importanti fabbriche di pipe italiane e inglesi per la sua “fiamma” (venatura) molto fitta e pertanto pregiata. Appariscente col giallo vivo dei suoi fiori è la ginestra che a primavera riempie di colore i pendii più scoscesi arrampicandosi sino ai 1.000 m di al- tezza. I rami, robustissimi, contengono fibre che, separate per macerazione, divengono materia tessile, utilizzata nel 15 passato per la preparazione di rustici tessuti. Tra le tan- te rarità botaniche presenti nell’area si può citare la Pteris longifolia. Una felce che costituisce un tipico esempio di flora del Terziario. È una pianta dalle fronde alte fino a due metri che cresce spontanea in alcuni isolati valloni. Vedere le ampie foglie frastagliate nel suo ambiente umido e om- broso, lungo alcuni corsi d’acqua, dà un’idea di quello che doveva essere il paesaggio in epoche antichissime. Altra rarità è un piccolo bosco di ginepro licio presente lungo la sponda sinistra della fiumara Amendolea, nei pressi della foce, sparuta testimonianza della vegetazione forestale che in passato ricopriva queste colline argillose. La specie era nota alle locali popolazioni ellefone con il nome di cletho o clecaro, che la utilizzavano nella fabbricazione di travi per la costruzione di tetti e solai sfruttando le pregevoli carat- teristiche tecnologiche del legno. Ancora oggi nel territo- rio di Bova è possibile vedere antiche costruzioni con tra- vature di ginepro che si presentano perfettamente integre. Colpiscono le modeste dimensioni degli alberi (massimo 8 m) ma con un’età stimata di circa 200 anni. Anche se si tratta di colture agrarie si devono infine citare alcune specie tipiche dell’area dell’Amendolea: il gelsomi- no ed il bergamotto. È infatti ancora possibile inebriarsi al dolce e intenso profumo del fiore del gelsomino, utilizzato dall’industria profumiera. Nella stessa area è coltivato il bergamotto. La produzione mondiale di questo agrume è concentrata quasi totalmente in questa ristretta fascia di terra. Il prodotto principale che si ottiene dai frutti è l’olio essenziale, utilizzato come componente fondamentale di numerosi profumi. La diversità degli ambienti che caratterizza l’area grecani- ca consente la presenza di una fauna altrettanto varia. Le specie che ne popolano il territorio sono, tuttavia, una spa- ruta testimonianza di quelle presenti in epoca preistorica, quando un unico mantello boscoso ricopriva questo terri- torio offrendo riparo a molti animali selvatici. Ma si può collocare in epoche più recenti la scomparsa di animali unici quali l’orso o il cervo. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, infatti, la bonifica delle vaste aree paludose presenti lungo l’orlo costiero, il disboscamento perpetrato con metodi intensivi e la sempre maggiore urbanizzazio- ne hanno tolto spazio vitale alla fauna. A questo va ad ag- giungersi un’attività venatoria intensa e spesso praticata senza il rispetto delle leggi e di criteri scientifici. Tuttavia negli ultimi anni la creazione del Parco Nazionale dell’A- spromonte ha offerto alla fauna numerosi ambienti dove riprendere i propri cicli vitali. È nei boschi montani che vive gran parte della fauna a cominciare dal lupo.