Libera Novara – Osservatorio provinciale sulle mafie Rassegna stampa Giugno 2012

SEZIONE LOMBARDIA

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01/06/2012 – “Gli abusi edilizi della Batcasa” – La Repubblica (ed.Milano)

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01/06/2012 – “Scavo abusivo, salute a rischio” - Settegiorni

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01/06/2012 – “Mafia, Sebri difende Simonini: Vittima di un attacco politico” - Settegiorni

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01/06/2012 – “Droga, arrestato un muratore” – La Provincia Pavese

Droga, arrestato un muratore E’ egiziano: fermato a Lodi. Ha lavorato a lungo nel Pavese

BELGIOIOSO. Droga, un arresto: un egiziano clandestino di 26 anni originario di El Dhakaliae residente presso un cugino in via Colombo a Piacenza, ma per diversi mesi impegnato in un cantiere edile di Belgioioso, è stato arrestato lunedì sera dai poliziotti delle volanti della questura di Lodi mentre fuggiva dalla stazione ferroviaria , dove gli agenti ritengono di averlo visto liberarsi di un pacchetto scuro contenente circa 100 grammi di hascisc, lanciandolo tra i binari. Lo straniero, C.I. le sue iniziali, è sottoposto a misura cautelare per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Il controllo delle volanti è scattato verso le 21.15 nel piazzale davanti allo scalo ferroviario: lo straniero era stato già visto aggirarsi nei giorni precedenti e così si è deciso per un controllo, ma ad aggravare i sospetti è stato il suo comportamento. Alla vista delle divise si è messo a camminare velocemente verso i locali interni della stazione, cercando di entrare nei servizi igienici. Un addetto alle pulizia lo ha respinto e così, dopo aver lanciato qualcosa sui binari (l’ involucro con la droga poi recuperato dai poliziotti) ha cercato di far perdere le proprie tracce attraverso un sottopassaggio pedonale. Ma è stato bloccato e arrestato. In tasca meno di 15 euro e nessun documento. Ma ai terminali della polizia era già noto. Ha raccontato come, per vivere e pagare l’affitto lavora qualche giorno la settimana in una macelleria etnica di Casalpusterlengo, il paese dove dice di aver abitato a lungo. Formalmente però è senza fissa dimora.

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01/06/2012 – “Marijuana, pizzaiolo nei guai” – La Provincia Pavese

Marijuana, pizzaiolo nei guai Denunciato il gestore di un locale di Verrua. Il 31enne aveva anche coltivato piante in un campo

VERRUA PO. E’ finito nei guai perché accusato di aver prodotto e detenuto piante di marijuana. Si tratta di D.C., 31, residente a Pinarolo, gestore di una pizzeria a Verrua. L’operazione è stata condotta dai carabinieri della stazione di (compagnia di Stradella). Secondo quanto è stato possibile apprendere, i controlli sarebbero stati originati da una segnalazione arrivata all’Arma, da cui sarebbero partite le verifiche a carico del giovane. In particolare i carabinieri sottoponevano alle perquisizioni del caso sia l’auto sia l’abitazione del pizzaiolo. Le loro attenzioni si concentravano anche sul locale di Verrua gestito da D.C. ed in questo caso, secondo le accuse dei carabinieri, nascosti nel garage della pizzeria e anche all’interno dello stesso locale venivano trovati quattrocento semi di marijuana. Inoltre è stato possibile reperire anche 13 piante di marijuana coltivate in un campo abbandonato in località Cà de’ Giorgi, nel territorio comunale di . Inoltre, all’interno dell’auto del 31enne veniva trovato un grammo di hashish. A quel punto scattava la segnalazione alla Procura della Repubblica di . Tutto il materiale reperito veniva sottoposto a sequestro. L’attività della pizzeria di Verrua prosegue regolarmente, non sono stati presi provvedimenti a carico del locale. Nei prossimi giorni D.C. verrà ascoltato dai magistrati, anche per consentirgli di spiegare quanto avvenuto e per dare la propria versione dei fatti.

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03/06/2012 – “Ore 12.30, il sindaco Cattaneo in procura” – La Provincia Pavese

Ore 12.30, il sindaco Cattaneo in procura Sugli avvisi: «Ho chiesto io l’incontro. Non sono preoccupato, voglio solo che sia fatta chiarezza al più presto»

PAVIA. Alle 12.30 di ieri mattina il sindaco di Alessandro Cattaneo si è presentato negli uffici della procura. Quello che doveva essere un colloquio riservato, almeno nelle intenzioni, in un baleno è diventato di dominio pubblico. La presenza del sindaco in procura ha fatto pensare, in un primo momento, a una convocazione del magistrato Paolo Mazza, che sta indagando per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla truffa. Il sindaco potrebbe, infatti, anche essere sentito come persona informata sui fatti. «In realtà sono stato io a chiedere un colloquio al procuratore Gustavo Cioppa – chiarisce il sindaco –. Ho ritenuto doveroso farlo in virtù del rapporto istituzionale che c’è tra un sindaco e un procuratore e alla luce delle poche certezze che fino ad ora sono emerse sulle note vicende di questi giorni». I contorni dell’inchiesta, in effetti, sono ancora tutti da definire, ma ci sono diversi punti fermi: l’indagine, che è in pieno svolgimento e per questo è coperta dal massimo riserbo, riguarda il geometra Arturo Marazza, due dirigenti e un tecnico dell’Urbanistica (Angelo Moro, Francesco Grecchi e l’architetto Vittorio Rognoni), i primi due impegnati in tempi e con ruoli differenti nella redazione del Pgt, il piano di governo del territorio. A loro, di fatto, è affidato il disegno del futuro urbanistico della città. E questo giustifica la delicatezza dell’inchiesta. Ma l’avviso di proroga delle indagini, che vale a tutti gli effetti come informativa di garanzia, è stato notificato anche a Ettore Filippi e al figlio Luca, per i quali Cattaneo ha appoggiato gli incarichi nel Cda del San Matteo e alla presidenza di Asm Lavori. Quanto basta, insomma, a creare un certo mal di testa al sindaco. «Non c’è nessuna preoccupazione – replica Cattaneo –. Solo l’esigenza, condivisa dalla procura, che tutto sia chiarito al più presto. Ho chiesto, per quanto possibile, che le indagini siano accelerate». L’inchiesta, tuttavia, richiederà il suo tempo, come dimostra proprio la necessità di prorogare le indagini, dopo sei mesi di accertamenti a partire - questa è l’ipotesi - dalle dichiarazioni di un “pentito”. La documentazione nelle mani del magistrato, che riguarda anche la contabilità di alcuni appalti e le carte relative a operazioni immobiliari, è sotto l’esame della polizia giudiziaria, che sta cercando di mettere insieme tutti i tasselli. Si indaga su più fronti. Uno dei filoni riguarda il centro commerciale sulla Vigentina che ospita il Carrefour. E i 100mila metri quadrati di terreni agricoli, di proprietà del San Matteo, destinati, nel Pgt, a diventare aree commerciali. Ma c’è anche il fronte Green Campus: un’operazione immobiliare dalla quale la società di Arturo Marazza ha ricavato un utile di oltre 4 milioni di euro.

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05/06/2012 – “Il pm: sei anni di carcere al consigliere Rinaldin” – La Repubblica (ed.Milano)

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05/06/2012 – “La ‘ndrangheta al Nord come Codsa Nostra in Usa” – La Repubblica (ed.Milano)

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05/06/2012 – “’Ndrangheta, il giudice: «Pavia aveva la sua locale»” – La Provincia Pavese

’Ndrangheta, il giudice: «Pavia aveva la sua locale» Processo Infinito, il gup di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza. «Confermata la turbativa d’asta di per cui fu condannato Valdes»

PAVIA. Una cupola lombarda, autonoma dalla Calabria, ma con tante ramificazioni. E con un tentacolo allungato fino a Pavia, dove il gup Roberto Arnaldi - che ieri ha depositato oltre 900 pagine di motivazioni della sentenza del processo Infinito, che si era chiuso con 110 condanne - ha individuato e confermato, ancora una volta, la presenza di una cellula di mafia. Ai protagonisti della presunta “locale” di Pavia e alla turbativa d’asta di Borgarello, costata a novembre la condanna per l’ex sindaco Giovanni Valdes, il giudice di Milano dedica più di 60 pagine. Ripercorrendo le intercettazioni telefoniche, che erano già state la spina dorsale dell’inchiesta coordinata dal magistrato antimafia Ilda Boccassini, il giudice si concentra su ogni protagonista. A cominciare da chi, in questo processo, non era nemmeno coinvolto: Pino Neri, ancora a giudizio a Milano, è definito il “traghettatore”, l’uomo incaricato dai clan calabresi di portare l’organizzazione lombarda in una nuova fase dopo l’omicidio di Carmelo Novella, mentre il nome di Carlo Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, a processo per concorso esterno, viene tirato in ballo per i presunti rapporti intrecciati proprio con alcuni imputati già condannati. Un capitolo è dedicato all’imprenditore di Franco Bertucca, padre dell’assessore di Borgarello Antonio, condannato da Arnaldi a sei anni di reclusione (è tuttora in carcere a Genova). Secondo il giudice Bertucca - che rientrerebbe nella locale di Pavia insieme a Neri e al biologo di Novara Rocco Coluccio, condannato a sei anni - avrebbe partecipato a diverse riunioni di ‘ndrangheta, compresa quella di Paderno Dugnano, dove Neri tenne il proprio discorso. «D’altro canto, anche escludendo la partecipazione dell’imputato a tali riunioni – dice il giudice – la ricorrenza di altri indici di affiliazione, ovvero il possesso della dote e la sua presenza ad altri eventi, come il funerale del cugino di Neri, è già di per sé sufficiente a desumere l’appartenenza di Bertucca al sodalizio criminoso». Ma una parte consistente delle motivazioni del giudice riguarda anche il filone della presunta gara truccata a Borgarello, dove il diritto di superficie del terreno di via Di Vittorio, secondo l'accusa, fu acquistato dalla società Pfp, la società intestata all’imprenditore Salvatore Paolillo, ma riconducibile a Chiriaco e unica partecipante alla gara. A Valdes, che avrebbe avuto un ruolo in quell’assegnazione non regolare, a Paolillo e al bancario di Binasco Alfredo Introini, non fu contestata l’aggravante mafiosa, ma il processo a loro carico si chiuse con una condanna: un anno e 4 mesi per Valdes, un anno per gli altri due imputati. Per il giudice sull’irregolarità della gara ci sarebbero «prove schiaccianti», «per i discorsi intercettati, per gli inesistenti mezzi di pubblicità della gara - fatta apposta per passare sotto silenzio durante le vacanze di Natale -, per le modalità, assolutamente irrituali, di formazione, consegna e protocollazione dell’unica offerta pervenuta». Ma il giudice motiva la condanna anche con le dichiarazioni degli imputati fatte durante gli interrogatori in carcere. Introini, che avrebbe organizzato le modalità dell’offerta della gara insieme a Chiriaco, e Paolillo avrebbero fatto «dichiarazioni confessorie», sostiene il giudice. E Valdes «pur cercando di sminuire il proprio ruolo, ammetteva di avere ricevuto le due buste, una con importo più alto, l’altra con l’importo più basso, consapevole che la prima doveva essere usata solo qualora si fossero presentati altri imprenditori alla gara».

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06/06/2012 – “Quarta bomba davani a una panetteria gestita dalla famiglia Passafaro” – La Repubblica (ed.Milano)

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06/06/2012 – “’Ndrangheta, confiscati beni a Voghera e Tortona” – La Provincia Pavese

’Ndrangheta, confiscati beni a Voghera e Tortona Due condannati nel processo Infinito avevano costituito una srl in viale Marx Tra i loro investimenti anche un terreno agricolo nell’Alessandrino

VOGHERA. Voghera e la mafia? Nessun rapporto. Tortona? Nemmeno. Chi è convinto di vivere in un’isola felice dovrà cominciare a ricredersi. Nella sentenza che ha condannato 110 persone a Milano al temine del cosiddetto processo Infinito, ci sono due provvedimenti che interessano Oltrepo e Tortonese. Perché qui la ’ndrangheta aveva costituito una società - a Voghera - e acquistato un terreno - a Tortona -. E questi due beni, la società A-Z srl con sede a Voghera in viale Marx 26 e il terreno della società Boschettaro srl di Tortona, sono stati confiscati dal Gip Roberto Arnaldi. Da due anni i beni erano sotto sequestro - un provvedimento provvisorio - e ora sono definitivamente dello Stato. Con ogni probabilità saranno assegnati all’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Della A-Z, in realtà, non c’è più traccia. Chi vive o lavora in viale Marx 26 non ricorda nemmeno un’insegna. Quello che è certo è che Claudio Formica, 47 anni, di Vibo Valentia, aveva costituito la società con Domenico Ascioti (estraneo dall’inchiesta) per farla amministrare da Massimo Schenone, 50 anni di Cassine (Al) e a Voghera aveva fatto il suo quartier generale. L’oggetto sociale della A-Z srl andava veramente dalla A alla Z. Si comincia dalla gestione di spettacoli, bar, ristoranti, fino a compiere operazioni commerciali, l’assunzione di prestiti e mutui, finanziamenti. Poteva addirittura assumere la rappresentanza di imprese estere nell’ambito delle attività di intermediazione. Non risulta che Claudio Formica fosse ricco, anche se i dati sui suoi redditi appaiono al giudice di Milano poco veritieri. Attualmente è in carcere a Pavia. Nel processo Infinito è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Le accuse nei suoi confronti vanno dall’estorsione, all’usura, alla detenzione di armi (pistole con matricole abrase di provenienza serba). Cosa facesse Formica a Voghera appare poco chiaro. Non si esclude che abbia cercato di costituire una società in una zona dove nessuno lo conosceva, tanto è vero che alle forze dell’ordine locali è sostanzialmente sconosciuto. L’acquisto del terreno a Tortona da parte di Pasquale Varca, sembra un investimento di capitali (probabilmente illeciti). Questo anche perché Varca appare molto più pericoloso. Nel processo Infinito è stato condannato a 15 anni, per vari reati che vanno dal commercio di droga, all’usura, all’estorsione. Era il referente della ’ndrina locale di Erba.

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06/06/2012 – “Corruzione, nuovo avviso Dario Maestri è indagato” – La Provincia Pavese

Corruzione, nuovo avviso Dario Maestri è indagato Notificata ieri la decisione di proroga delle indagini al costruttore pavese Il fascicolo è lo stesso di Filippi e Marazza, niente a che vedere con Punta Est

PAVIA. Indagato per corruzione. Un’accusa che sarebbe stata formulata nei confronti di Dario Maestri, costruttore pavese la cui figlia, Eleonora, già è indagata per la realizzazione del complesso edilizio di Punta Est. La notizia è emersa ieri, quando all’imprenditore è stato notificato un avviso di proroga delle indagini. Ma questo nuovo atto, anzichè portare un poco di chiarezza nel contesto delle varie indagini che stanno intrecciandosi a Pavia, sembra contribuire a complicare il quadro. A quanto pare, infatti, il numero progressivo di iscrizione del fascicolo sarebbe lo stesso dell’avviso di proroga delle indagini che, pochi giorni fa, venne notificato ad altre sei persone: Ettore Filippi, Luca Filippi, il costruttore Arturo Marazza , i dirigenti comunali Francesco Grecchi e Angelo Moro e il funzionario comunale Vittorio Rognoni. In quel caso le accuse ipotizzate dalla Procura erano associazione per delinquere, truffa e corruzione. Nel caso di Dario Maestri, invece, sarebbe stata contestata la sola corruzione. E pure in questo caso, i fatti sarebbero stati accertati in Pavia il 14 dicembre 2011. Una data che diventa, a questo punto, tanto centrale quanto misteriosa. L’ipotesi più plausibile è che quel giorno una persona, sentita dagli inquirenti, abbia rilasciato dichiarazioni che, in qualche modo, hanno confermato accertamenti che già erano in corso da parte dell’autorità giudiziaria. Ma al momento il quadro complessivo è ancora difficile da definire. Di certo, invece, vi è la fibrillazione della politica a ciascun annuncio. Proprio ieri, il consigliere comunale del Partito democratico, Guido Giuliani, ha dichiarato: «Il sindaco Cattaneo ha avuto un incontro con il procuratore capo, Gustavo Cioppa, e con il dirigente Francesco Grecchi. Chiediamo che venga in Consiglio comunale a spiegarci cosa sta succedendo. E, soprattutto, come intende risolvere il problema dell’urbanistica». La dichiarazione è stata resa prima che si sapesse del nuovo sviluppo, ossia della notifica del provvedimento a Dario Maestri. L’accusa di corruzione, però, lascia intendere che Maestri è sospettato di avere consegnato denaro a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio. Quale sia il destinatario, però, al momento è un mistero ben custodito nelle carte della Procura. Se l’opposizione si interroga su significato e portata di questa indagine, le notizie degli ultimi giorni preoccupano anche la maggioranza. Ieri pomeriggio, nel corso della riunione di giunta, l’argomento è stato comunque discusso, pure se non in forma ufficiale.

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07/06/2012 – “Tra amici e mazzette ecco il sisiema Penati” – Il Fatto Quotidiano

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07/06/2012 – “Binasco, ora sull’attentato indaga antimafia di Milano” – La Provincia Pavese

Binasco, ora sull’attentato indaga antimafia di Milano Reazione dei cittadini dopo la bomba: in 300 al consiglio comunale aperto I cittadini poi marciano in via Matteotti davanti ai negozi e alle case colpite

BINASCO. Sulla raffica di attentati incediari ai negozi di via Matteotti. indaga ora anche la Direzione distrettuale antimafia. Troppe le similitudini, gli indizi, che porterebbero al modo di operare della ’ndrangheta. I carabinieri intanto hanno sentito ieri diverse persone, effettuando interrogatori a tappeto per vedere se dai racconti può uscire qualche spunto utile a ricostruire non solo l’ultimo attentato, ma anche i raid precedenti. La mano che fa tremare Binasco, questa pare essere l’unica certezza, è infatti la stessa. Un’escalation sempre più violenta. In meno di un anno si è passati da un cassonetto incendiato lanciato contro la vetrina, alle bombe carta, fino ad arrivare al vero e proprio ordigno esploso nella notte fra lunedì e martedì. Un attentato che, questo volta, poteva anche fare delle vittime. E infatti un giovane di 22 anni, che abita davanti alla panetteria, è rimasto leggermente ferito. Rispetto al passato, la paura adesso si può toccare con mano in paese. Lo si è capito anche dalla folla (circa trecento persone) che ha letteralmente preso d’assalto il cortile del Comune per il consiglio aperto. Questa, infatti, è stata la risposta immediata dell’amministrazione all’ennesimo ordigno esploso in pieno centro.La prola d’ordine, oggi, non è più minimizzare, non suscitare inutili allarmi. Infatti ieri mattina il sindaco, Riccardo Benvegnù, si è recato dal prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. I due hanno avuto un lungo colloquio riservato per fare il punto della situazione. «Non esiste un “caso-Binasco” ha assicurato il prefetto – spiega Benvegnù –. Su questo è stato chiaro. La situazione va valutata nel suo complesso. Il prefetto ci ha garantito la massima attenzione, così come l’impegno di tutte le forze dell’ordine sul territorio». Ma la gente ora ha paura. Soprattutto chi abita in via Matteotti. Una stima dei danni non è stata ancora fatta, ma si parla di decine di migliaia di euro. E soprattutto di crollo di affitti e prezzi delle abitazioni nella via commerciale di Binasco. Molti residenti pensano di andarsene, dopo l’ultima bomba esplosa a due passi dall piazza centrale del paese. Questa preoccupazione e paura le si sono percepite chiaramente anche l’altra sera in consiglio. Tutte le forze politiche, non solo quelle di maggioranza, hanno voluto presenziare e dire la loro. I capigruppo di opposizione, indistintamente, hanno detto senza mezzi termini che di fronte a questa situazione «non c’è e non ci può essere alcuna divisione politica». Leit-motiv che Benvegnù ribadisce il giorno dopo. «Abbiamo dimostrato compatezza l’altra sera – sottolinea il sindaco –. Amministrazione, opposizione, cittadini. Tutti insieme abbiamo dato una dimostrazione di unità della società di Binasco». Qualcuno fra il pubblico però ha chiesto anche risposte certe a domande precise: perchè questi attentati colpiscono sempre le stesse persone? Domande, però, alle quali solo gli investigatori potranno dare una risposta. A partire dalla Dda che ora si occupa del quadruplice attentato alla panetteria e al bar di via Matteotti. Amministratori e cittadini hanno poi voluto terminare la serata con un gesto simbolico forte: una marcia silenziosa proprio in via Matteotti. Una marcia che si è fermata davanti al luogo dell’ultimo attentato. Che, per la prima volta, ha registrato anche un ferito.

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07/06/2012 – “Passerino resta in carcere «Ancora troppo reticente»” – La Provincia Pavese

Passerino resta in carcere «Ancora troppo reticente» Maugeri, i magistrati motivano il «no» ai domiciliari per l’ex manager Nell’inchiesta sui fondi neri spunta anche l’ipotesi di soldi a esponenti politici

PAVIA. Scarsa collaborazione con i magistrati, nonostante i quattro interrogatori a cui è stato sottoposto. Ma anche un intreccio di rapporti con i politici ancora tutto da approfondire. Sono i due cardini attorno a cui ruotano le motivazioni che hanno spinto il giudice Vincenzo Tutinelli a rigettare la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla difesa di Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Maugeri, arrestato lo scorso 13 aprile nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano che indaga sull’ipotesi di una distrazione di 70 milioni di euro dalle casse della Fondazione. Soldi ipotizzano i magistrati, che potrebbero essere finiti su conti esteri e società off shore, per creare fondi neri. Ma anche nelle mani di alcuni politici. L’unico indizio sul coinvolgimento del mondo politico, per ora, è legato al nome di Antonio Simone, l’ex assessore regionale alla Sanità che era stato arrestato nella stessa inchiesta, insieme all’uomo d’affari Pierangelo Daccò e allo stesso Umberto Maugeri, patron della Fondazione, ai domiciliari. Passerino, più volte interrogato dai pm, aveva spiegato che la Fondazione aveva per Daccò «un occhio di riguardo» per «la sua influenza nell’assessorato alla sanità» e in quanto era «uomo importante in Comunione Liberazione». L’ex direttore amministrativo della Maugeri aveva anche raccontato che i suoi «rapporti» con Daccò erano cominciati almeno dal 1998 e che quest’ultimo, assieme a Simone, propose «due modalità di pagamento per l’attività da svolgere» in Regione in relazione ai finanziamenti per le prestazioni erogate dalla Maugeri: «Per il 50 per cento della somma, da sbloccare una tantum – si legge in un atto – oppure una somma forfettaria annuale pari al 25 per cento di quanto la Fondazione avrebbe ottenuto dalla Regione». Ma i magistrati milanesi Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta ipotizzano anche che parte del denaro della Fondazione sarebbe finito nelle mani di politici. Lo mettono nero su bianco nel parere negativo alla richiesta di arresti domiciliari per Passerino, dove si parla di «pagamenti riservati anche a favore di funzionari regionali o loro familiari». Versamenti di denaro per «chi negli anni ha agevolato l’attività della Maugeri in diverse iniziative». Il pm si sono opposti alla richiesta della difesa di Passerino anche perché «nonostante le significative aperture nei suoi interrogatori, non ha ancora maturato una frattura definitiva con il mondo criminale al quale è legato, come si evince dal fatto che su alcuni temi di indagine è ancora reticente e contraddittorio». Ieri sera è arrivata anche la notizia - che oggi sarà ufficializzata - che Passerino sarà sostituito da Enrico Paggi alla direzione dell’ente.

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08/06/2012 – “Una bomba squassa il cuore del paese” - Settegiorni

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08/06/2012 – “con la bimba in braccio si brucia lo stipendio. E poi c’è chi si è giocato anche la moglie…” - Settegiorni

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08/06/2012 – “Binasco, dossier di Libera alla Guardia di Finanza” – La Provincia Pavese

Binasco, dossier di Libera alla Guardia di Finanza L’associazione ricostruisce vent’anni di intrecci e affari nell’hinterland milanese. Realtà economiche e aree dismesse che fanno gola, come l’ex Socimi

BINASCO. Cinque o sei famiglie con forti legami con la ’ndrangheta e la camorra, un intreccio di interessi che va dall’edilizia al commercio, dagli appalti alle banche. Con un equilibrio sempre precario fra i capi locali. A volte mediato da insospettabili colletti bianchi. Questo ed altro è contenuto in un rapporto consegnato al comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano dall’associazione territoriale di Libera, il movimento contro le mafie che di recente ha aperto una sede anche nel Sud Milano. Il movimento ha raccolto un dossier che racconta intrecci e collegamenti non solo (anche se soprattutto) a Binasco ma pure nei paesi vicini. Ci sono nomi, cognomi, società, attività commerciali, storie di intimidazioni. Una ricostruzione minuziosa e dettagliata che ora è al vaglio dell’attività investigativa delle Fiamme gialle del capoluogo lombardo. Il rapporto ricostruisce il recente passato di una parte del tessuto economico cittadino, a partire da metà degli anni Ottanta. Dall’arrivo in paese di personaggi che sarebbero legati alla criminalità organizzata campana e calabrese che iniziano in sordina con una singola impresa (commercio ed edilizia i settori più coinvolti secondo l’informativa di Libera) che poco a poco estendono e diversificano le attività. «In breve tempo questi personaggi sono riusciti a creare una rete commerciale con legami soprattutto con Milano e l’hinterland». Ma è a Binasco e dintorni che le famiglie riescono, poco a poco, a mettere in piedi un piccolo impero economico. E quando ormai si hanno i soldi, si aprono anche i cosiddetti santuari dell’economica e della politica. Il rapporto di Libera parla esplicitamente anche di «crediti per operazioni mobiliari, finanziamenti dati ad imprese anche nella provincia di Pavia». Si aprono bar, negozi, imprese che vengono gestite direttamente o indirettamente. Si punta sempre più in alto, «svariando in tutti i settori delle attività economiche», anche di istituti di credito: «Nuovi sportelli vengono aperti a Sud di Milano, in particolare Corsico, Trezzano e Buccinasco nonostante la zona sia già servita da molte banche». Libera segnala poi due grossi affari a Binasco sui quali la criminalità avrebbe messo gli occhi da anni: l’area della stazione dei bus e quella ex Socimi. A proposito di quest’ultima, l’episodio più inquietante: «Vengono presentate offerte di acquisto. Vince una società di Rozzano, rinconducibile ad un imprenditore irreprensibile. Appena depositata la cauzione, l’uomo viene seguito da una moto e costretto a fermare la sua auto sulla statale dei Giovi. Il motociclista senza togliersi il casco, lo ringrazia anticipatamente “per la rinuncia all’acquisto dell’area Atm”». L’imprenditore capisce il “messaggio”. E rinuncia all’affare.

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08/06/2012 – “Maugeri, i magistrati scavano tra i consulenti della Fondazione” – La Provincia Pavese

Maugeri, i magistrati scavano tra i consulenti della Fondazione Tra gli atti nelle mani della procura milanese anche collaborazioni di Alpeggiani e Rosanna Gariboldi Il politico del Pdl: «Tutto regolare, sono un medico». La moglie di Abelli: «Erano pareri amministrativi»

PAVIA. Inchiesta Maugeri: nelle mani dei magistrati milanesi, che stanno indagando sulla presunta distrazione di 70 milioni di euro dalle casse della Fondazione, ci sono anche alcune consulente pagate a politici e funzionari pavesi. Gli indagati, durante i loro interrogatori, avrebbero parlato, in particolare, della collaborazione fornita, proprio alla Maugeri, da Giovanni Alpeggiani, politico di spicco nel Pdl, che è stato anche consigliere in Regione del Psi negli anni ’90, e da Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia e moglie dell’ex assessore regionale alla Famiglia Giancarlo Abelli. Consulenze confermate sia da Alpeggiani che da Gariboldi, che - va precisato - non sono indagati né sono stati sentiti come informati sui fatti. I pagamenti, da quanto risulta, sarebbero stati acquisiti dai magistrati insieme agli atti della Fondazione nel corso degli arresti del patron, Umberto Maugeri, e dell’ex direttore amministrativo Costantino Passerino. I magistrati milanesi (tra loro anche Laura Pedio e Gaetano Ruta) ipotizzano che soldi della Maugeri siano stati distratti su conti esteri e società off shore o siano finiti nelle mani di politici. Anche le consulenze sono quindi sotto esame. «Non ho nulla da nascondere né da temere – spiega Alpeggiani –. Tanto più che quelle consulenze, che ho fatto in qualità di medico, risalgono alla fine degli anni ’90, quando la mia attività politica si era peraltro conclusa. Non vedo, quindi, come si possa fare un collegamento con l’inchiesta. Del mio lavoro e del mio tempo libero faccio quello che voglio. A me dispiace solo per Passerino, che è un mio carissimo amico». E a Passerino ha mandato il proprio sostegno, con una lettera in carcere, anche Rosanna Gariboldi. Che sulle consulenze chiarisce: «Erano pareri amministrativi, visto che al San Matteo era il mio ruolo. La collaborazione con la Maugeri è cominciata nel 1998, quando, durante una cena con Passerino e Maugeri, si discuteva di un contratto di 300 milioni di lire da fare con la Rsa di Stradella. Mi chiesero un’analisi dei costi, che si rivelò azzeccata. Così cominciò la collaborazione, che ricordo si interruppe, per ragioni di opportunità, quando mio marito cominciò l’attività politica in Regione. Visto però che ero ritenuta capace, negli ultimi anni mi fu chiesto di proseguire la collaborazione. Ho avuto un regolare contratto, che è scaduto quest’anno. Ho prodotto consulenze sul personale, sulla legge Brunetta, le partecipazioni di un privato in un istituto scientifico. Quanto mi è stato dato? A occhio e croce 30mila euro l’anno. Comunque, vista che la Finanza ha rivoltato i miei conti come un calzino, è tutto dichiarato e alla luce del sole. Chi dice che fossero “pagamenti riservati” fa soltanto illazioni».

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09/06/2012 – “Un arsenale nella casa di Batman” – La Repubblica (ed.Milano)

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09/06/2012 – “Malati di slot, soldi e vite in fumo. In 300 al corteo” – La Provincia Pavese

Malati di slot, soldi e vite in fumo. In 300 al corteo «Così ho perso 200mila euro»: la storia di Matteo, che ha trovato la forza di smettere. E c’è chi si brucia lo stipendio in un giorno. In 300 al corteo contro i videopoker, tantissimi i giovani

PAVIA. Una moneta da 500 lire. E la macchinetta ne restituisce 200mila. Con la sensazione di poter vincere ancora, poi ancora e ancora. E le monete si susseguono, una dietro l’altra. E’ la dipendenza da gioco, le slot che inghiottono soldi e pezzi di vita. Per dire basta ai videopoker nei locali oggi pomeriggio la Casa del giovane e le associazioni marceranno in città. Bussano alla porta della comunità di via Lomonaco persone in difficoltà. Negli ultimi due giorni un ragazzo di 23 anni è andato a chiedere aiuto: ha preso lo stipendio e in poche ore lo ha speso tutto in macchinette. E una mamma ha portato suo figlio. E’ minorenne e già non riesce a smettere di spendere la paghetta nelle slot. In corteo ci saranno anche persone che stanno cercando di uscirne. Come Matteo. Per raccontare la sua storia useremo un nome di fantasia. Matteo ha iniziato a giocare a 14 anni, al bar. «La prima volta ho messo una moneta da 500 lire e ho vinto 200mila lire, una cifra altissima allora – spiega Matteo – e da lì ho provato sempre di più. La macchinetta ha il potere di prenderti». Nei videopoker ha speso 200mila euro. «Sono arrivato a rubare i soldi dal portafoglio di mio padre –racconta – e non smetto di vergognarmene. E’ difficile spiegare che in quel momento non ci pensavo». E’ difficile perché chi non ci è passato non capisce. «Per questo stiamo cercando di creare un associazione, in modo che chi come me ci è passato possa aiutare gli altri – spiega Matteo – io ho sempre saputo di avere un problema ma non sapevo come risolverlo». Trent’anni, un lavoro, una vita apparentemente completa. Eppure qualcosa si rompe. Matteo ha parlato con molti psicologi, ora ha iniziato un percorso alla Casa del giovane. Ha provato a uscirne più volte. «L’ultima volta però messo 5 euro e ne ho vinti 7400 – racconta – uno accanto a me ne ha vinti 280mila ed è la cosa che ti fa continuare: sapere che puoi vincere, quando in realtà perdi sempre». Ci sono stati giorni in cui in poche ore ha speso tutto lo stipendio appena preso. Altri in cui con le nuove slot che sono arrivate nei locali negli ultimi anni (e non prendono solo monete ma anche banconote) premendo poche volte nei tasti colorati dei videopoker ha visto cancellarsi davanti agli occhi 500 euro in pochi secondi. Ora sono due mesi che riesce a sentirsi fuori da questa dipendenza. Ma non può smettere di pensare all’indifferenza con cui nei locali lo guardavano buttare via i suoi soldi. «E’ una situazione che sta diventando difficile – spiega Simone Feder, psicologo della Casa del giovane – ci serve sostegno. L’aiuto più grande adesso ci sta arrivando dalle associazioni». Tutte quelle che oggi saranno in corteo dalle 14.30 in stazione per arrivare al Ticinello con attività sul fenomeno del gioco d’azzardo.

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10/06/2012 – “Caso movida in centro: «Primo disagio lo spaccio»” – La Provincia Pavese

Caso movida in centro: «Primo disagio lo spaccio» In piazza Duomo droga venduta al pomeriggio. Alcol e sporcizia gli altri problemi

PAVIA. «L’ho visto con i miei occhi, lo abbiamo visto tutti: in due hanno venduto della droga a una ragazzina che avrà avuto 18 anni». Roberto Traverso abita in una delle zone definite critiche: l’angolo tra piazza Duomo e via dei Liguri. La scena che descrive è ambientata a Pavia, piazza Duomo, ore 16. Nella nostra redazione abbiamo organizzato ieri mattina una tavola rotonda sulla movida, sui giovani, sui temi dell’alcol e della droga. Tra i tanti problemi sollevati (e le proposte) c’è lo spaccio. E quella che commercianti e residenti chiamano «l’emergenza Duomo». Sullo spaccio le forze dell’ordine sono in grado di fare nomi e cognomi. Ci sono già stati arresti, per qualcuno c’è un decreto di espulsione. Quando sindaco e assessore dicono «si sa chi sono ma non possiamo fare niente» i giovani presenti alla tavola rotonda non ci stanno. «Non si può dire che è impossibile fare qualcosa – dice Paolo Ranieri, studente universitario – E poi il problema dello spaccio comporta un ragionamento: se a Pavia ci sono gli spacciatori c’è richiesta». Su questo punto chi vive in centro non nasconde una certa preoccupazione. «Fino a qualche anno fa spacciavano in piazzetta Cavagneria», spiega Traverso. Ora c’è il Duomo. E i resti della Torre. Dove fino a poco tempo fa si lasciavano le dosi. E si entrava dal cancelletto laterale come in un bagno pubblico. «E’ bastato mettere un lucchetto», spiega l’assessore alla sicurezza Marco Galandra. «Spacciano nei giorni morti, durante la settimana, quando c’è meno gente in giro», spiega Elena Versilia titolare del ristorante Regisole. Il locale si affaccia sulla cattedrale. Chi lavora e vive in zona spesso non sa come intervenire. E quando chiede aiuto la situazione si risolve nell’immediato, poi bastano poche ore e tutto torna come prima. «Quando è nato il Comitato centro storico ci eravamo dati come impegno di denunciare comportamenti scorretti – racconta Edoardo Janko, che ha un bar-torrefazione in Strada Nuova e in piazza Duomo – un giorno ho provato a riprendere un ragazzo che aveva buttato rompendola una bottiglia di vetro. Si è girato dall’altra parte». La mappa del disagio in centro storica tocca anche piazza San Tommaso, via Bossolaro. C’è anche l’alcol. Con alcolici a basso costo, chupiti a un euro. E questo porta con sé degrado. Sporcizia, bicchieri lasciati in terra. Basta girare per il centro un sabato sera. Una ragazza, giovanissima, è seduta sul gradino di un negozio chiuso in via Bossolaro. Ha un bicchiere in mano. Sta parlando con gli amici, poi si interrompe, sposta le gambe, vomita, e riprende come se niente fosse. Chi le sta attorno ride. Lo sanno i commercianti che ogni mattina puliscono le serrande. Sono pezzi dello stesso puzzle che dicono che a Pavia non c’è un «allarme» ancora, ma un disagio crescente. «Se piazza Duomo e le vie limitrofe sono scelte per lo spaccio dobbiamo riempire questi luoghi – propongono i commercianti – dobbiamo animarli, fare in modo che ci sia sempre qualcosa». «Ho una sorella più piccola, e dopo mezzanotte non può andare in giro da sola», dice Pierpaolo Grisanti. Non tutta la tavola rotonda è d’accordo. Pavia è ancora accogliente: «Ma serve rispetto e su questo dobbiamo lavorare insieme». «Non vogliamo usare la repressione frontale – dice il sindaco Cattaneo – servono passi condivisi, anche sulle ordinanze».

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13/06/2012 – “Nuovo interrogatorio per Daccò” – La Stampa

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13/06/2012 – “Penati e il Pd, tutti i soldi illeciti portano a Roma” – Il Fatto Quotidiano

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13/06/2012 – “«Appalti puliti a Pavia», ok al pacchetto legalità” – La Provincia Pavese

«Appalti puliti a Pavia», ok al pacchetto legalità Certificazione antimafia della prefettura per lavori a partire da 250mila euro. Costi di manodopera e sicurezza sotto controllo, verifiche sui cartelli d’imprese

PAVIA. Più controlli negli appalti del Comune di Pavia contro le infiltrazioni mafiose, il Consiglio approva all’unanimità il protocollo di legalità. Ma il consigliere Walter Veltri, appena insediato al posto di Paolo Ferloni per Insieme per Pavia, abbandona l’aula e non vota: «È utile ma non risolutivo. E nella premessa dice che il territorio è esposto al rischio di coinvolgimento in fenomeni di illegalità riconducibili alla criminalità organizzata, quando le sentenze dicono che è già infiltrato. Parlare di rischio equivale a sottovalutare il fenomeno». Tiepide le associazioni di categoria: «Bene lavorare per la legalità, ma ora il problema è che non si lavora, con il patto di stabilità nessuno appalta più nulla, strade e scuole sono da manutenere e in provincia abbiamo perso 3mila occupati del settore – spiega Alberto Righini, vice presidente Ance – Serve un limite al massimo ribasso: se qualcuno riesce a fare il lavoro a metà prezzo, o il progettista dell’opera pubblica ha sopravvalutato i costi o c’è qualcosa di occulto dietro l’impresa». C’è voluto un anno di lavoro congiunto nella commissione antimafia presieduta da Franco Martini per arrivare al protocollo. Con la firma della convenzione con la prefettura sarà operativo: chi partecipa a una gara del Comune firmerà clausole in cui accetta le regole con cui si decide l’esclusione, per evitare ricorsi dopo. È il primo approvato in Lombardia, l’Anci ne ha chiesto copia per diffonderlo negli altri Comuni. «Era giusto, dopo i fatti recenti e meno recenti, trovare un metodo per controllare le gare d’appalto», spiega Francesco Irianni, Pdl. «Tra le principali novità – spiega Davide Ottini, Pd – c’è l’acquisizione delle informazioni antimafia per lavori di valore più basso rispetto a quello di legge: appalti da 250mila euro, subappalti da 100mila e prestazioni di servizi da 150mila euro». Certificazioni che la prefettura si è impegnata a fornire in tempi rapidi per non rallentare le gare. Vietato il ribasso sui sicurezza – già previsto per legge – e sul costo del personale, per evitare il ricorso al lavoro nero. Inoltre le informazioni antimafia dovranno essere acquisite sempre, per qualunque importo, per lavori nei settori «trasporto materiali in discarica, smaltimento rifiuti, fornitura e trasporto terra, acquisizione di sabbia e ghiaia, fornitura o trasporto di bitume, di calcestruzzo, autostrasporti, custodia dei cantieri», per i lavori di somma urgenza. Niente certificazione per le procedure di manutenzione ordinaria e straordinaria, ristrutturazione e risanamento di edifici esistenti. E ancora, controlli sui cartelli di imprese, più imprese controllate dallo stesso “padrone”. Inoltre l’amministrazione terrà conto delle eventuali condanne dei titolari delle imprese in gara.

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14/06/2012 – “Contro di me operazioni militari ma io governerò fino al 2015” – La Repubblica (ed.Milano)

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14/06/2012 – “Un etto di coca negli slip Arrestato un 26enne” – La Provincia Pavese

Un etto di coca negli slip Arrestato un 26enne I carabinieri lo hanno intercettato l’altra sera sul ponte del Ticino Droga destinata al mercato di . Oggi l’interrogatorio in carcere

VIGEVANO. Un etto di cocaina negli slip. I carabinieri hanno arrestato Hicham Mouadine, 26 anni, marocchino regolarmente domiciliato a Vigevano e incensurato. L’altra sera, la sua auto è stata controllata sulla ex statale 494, subito prima del ponte sul Ticino. La Punto arrivava da Milano: i militari si sarebbero insospettiti perché, vedendo una pattuglia ferma per un posto di blocco, l’uomo al volante ha prima rallentato e poi accelerato bruscamente, senza fermarsi all’alt. La Punto è stata subito raggiunta dalla macchina di servizio: Hicham Mouadine allora è sceso dalla sua auto e ha tentato di scappare, ma è stato bloccato. La perquisizione dell’auto intestata al 26enne non ha dato risultato, quella personale invece sì: ha permesso di scoprire l’involucro con 105 grammi di cocaina pura nascosto negli slip. All’ingrosso la droga vale 7-8 mila euro, tagliata e venduta al dettaglio avrebbe potuto rendere il doppio. Il 26enne maghrebino ha dichiarato che aveva con sé la droga, perché era andato a Milano a prenderla per un committente romeno, che lo avrebbe ricompensato con 30 euro. Oggi in carcere dovrebbe tenersi l’interrogatorio di garanzia per l’ immigrato, accusato di detenzione di droga ai fini dello spaccio. Lo stupefacente era destinato al mercato di Vigevano, dove nelle ultime settimane sono stati fatti diversi sequestri di droga. Il 6 giugno, la polizia ha sequestrato quasi 60 grammi di marijuana a uno studente 19enne dell’istituto Leonardo Da Vinci. Una piccola quantità era nello zaino, circa 25 grammi nell’auto del ragazzo e il resto a casa sua. Partendo da quel sequestro è stato arrestato un operaio disoccupato di Abbiategrasso, incensurato, con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio. A casa dell’operaio c’erano ovuli contenenti 145 grammi di hashish, e soprattutto 1 chilo e 160 grammi di marijuana. Sequestrati anche 1.800 euro in contanti, due bilancini e materiale da taglio. Era stata la preside del Leonardo, Carla Fiorino, a chiedere i controlli della polizia dopo che, due settimane prima, era stato denunciato un altro studente 17enne della scuola, residente sempre dell’Abbiatense, trovato con 32 grammi di marijuana e mezzo grammo di cocaina nello zaino. Un insegnante, notando un movimento sospetto in classe, aveva chiamato la preside e si era fatto consegnare la droga. Anche a Mortara i carabinieri hanno sequestrato delle piantine di cannabis, in un appartamento del centro città. Manette per un ragazzo di 18 anni, ucraino, e un’italiana di 33 anni. In casa, i militari hanno ritrovato 16 piantine dell'altezza di 20 centimetri, 3 grammi di hashish e 2 di eroina già pronti per essere spacciati.

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15/06/2012 – “Scandalo sanità, indagato Lucchina l’opposizione: Formigoni è alla fine” – La Repubblica (ed.Milano)

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15/06/2012 – “Bancarotta, truffa e riciclaggio condannato l’ex re della movisa” – La Repubblica (ed.Milano)

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15/06/2012 – “Formigoni, un alto fedelissimo nei guai” – La Stampa

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15/06/2012 – “Insospettabile arrestato per droga” - Settegiorni

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15/06/2012 – “Gambizzato con quattro colpi di pistola” - Settegiorni

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16/06/2012 – “Lascia alla cassiera il trolley con la cocaina” – La Repubblica (ed.Milano)

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16/06/2012 – “Dovunque su scava esce il marcio ecco il modello del governatore” – La Repubblica (ed.Milano)

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16/06/2012 – “Droga negli slip, spacciatore agli arresti domiciliari” – La Provincia Pavese

Droga negli slip, spacciatore agli arresti domiciliari

Arresti domiciliari per lo spacciatore trovato dai carabinieri con etto di cocaina negli slip. Hicham Mouadine, 26 anni, marocchino regolarmente domiciliato a Vigevano e incensurato, è stato sentito in carcere per l’interrogatorio di garanzia: il giudice non ha confermato la custodia cautelare in cella, ma ha comunque disposto una misura di limitazione della libertà personale. L’immigrato è stato arrestato l’11 giugno. La sua auto è stata controllata sulla ex statale 494. Vedendo una pattuglia ferma per un posto di blocco, Hicham Mouadine ha prima rallentato e poi accelerato bruscamente, senza fermarsi all’alt. La Punto è stata subito raggiunta dai carabinieri. Hicham Mouadine ha tentato di scappare, ma è stato bloccato. La perquisizione dell’auto è stata negativa, quella personale invece ha permesso di scoprire l’involucro con 105 grammi di cocaina pura nascosto negli slip. All’ingrosso la droga vale 7-8 mila euro, tagliata e venduta al dettaglio avrebbe potuto rendere il doppio. Il 26enn ha detto che aveva con sé la droga, perché era andato a Milano a prenderla per un committente romeno, che lo avrebbe ricompensato con 30 euro. Lo stupefacente era destinato al mercato di Vigevano, dove nell’ultimo periodo sono stati fatti diversi sequestri di droga. Il 6 giugno, la polizia ha sequestrato quasi 60 grammi di marijuana a uno studente 19enne dell’istituto Leonardo Da Vinci. Una piccola quantità era nello zaino, circa 25 grammi nell’auto del ragazzo e il resto a casa sua. Partendo da quel sequestro, è stato arrestato un operaio disoccupato di Abbiategrasso, incensurato. A casa aveva ovuli contenenti 145 grammi di hashish, e 1un chilo e 160 grammi di marijuana. Due settimane prima, era stato denunciato un altro studente 17enne della scuola trovato con 32 grammi di marijuana e mezzo grammo di cocaina nello zaino. Anche a Mortara i carabinieri hanno sequestrato delle piantine di cannabis. Arrestati un ragazzo di 18 anni, ucraino, e un’italiana di 33 anni. In casa, i militari hanno ritrovato 16 piantine dell'altezza di 20 centimetri. I due coltivatori a domicilio sono stati condannati ciascuno a un anno e sei mesi e 4 mila euro di multa.

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16/06/2012 – “Inverno, arrestato con due chili di hashish sull’auto” – La Provincia Pavese

Inverno, arrestato con due chili di hashish sull’auto

INVERNO. I carabinieri gli hanno trovato sulla sua Peugeot 206 due chilogrammi di hashish. Walid Abdellouli, un giovane di 22 anni senza fissa dimora, è stato arrestato con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Gli investigatori dell’Arma sospettano che facesse parte di un giro di spaccio di fumo organizzato nella Bassa Pavese. L’operazione dei militari della compagnia di Stradella, coordinati dal capitano Francesco Spera, è avvenuta l’altra sera a Inverno. I militari stavano effettuando un servizio di controllo del territorio quando hanno fermato il giovane marocchino. Forse si sono insospettiti dal suo comportamento e l’automobile è stata perquisita: sono stati trovati venti panetti di «fumo» del peso di cira cento grammi ciascuno. Il giovane nordafricano è stato accompagnato in caserma dove i carabinieri hanno scoperto che non aveva mai conseguito la patente di guida. E girava con un documento palesemente contraffatto. E’ stato quindi denunciato anche con l’accusa di guida senza patente. Il giovane, dopo i primi accertamenti, è stato arrestato. La droga è stata sequestrata ed è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile stanno proseguendo le indagini per scoprire i clienti dell’arrestato. Il valore della droga sequestrata è di circa quattromila euro. Un valore di acquisto all’ingrosso. Ma al dettaglio potrebbe fruttare un ricavo di oltre il doppio, quasi diecimila euro. Walid Abdellouli è anche irregolare sul territorio nazionale e la sua posizione dovrà essere valutata anche da questo punto di vista.

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16/06/2012 – “A Binasco viene stoppato il «flash mob» antimafia” – La Provincia Pavese

A Binasco viene stoppato il «flash mob» antimafia Notte bianca, no dei negozianti a 5 minuti di silenzio per bomba di via Matteotti L’organizzatore Zaino: «Faremo lo stesso». Il sindaco: «Ci vuole moderazione»

BINASCO. Cinque minuti di riflessione davanti al monumento dei Caduti nel bel mezzo della Notte Bianca per ricordare gli attentati contro i negozi in via Matteotti. Ma la proposta, partita dalla lista Binasco sei tu, non è piaciuta alla Confcommercio che ha organizzato per questa sera la manifestazione. «Condividiamo le linee essenziali, e cioè la necessità di non dimenticare quanto successo – dice in una nota il presidente dell’associazione Pietro Montana – ma pensiamo che l’iniziativa risulti forse leggermente inappropriata in una serata totalmente dedicata all’intrattenimento e ai temi ludici». In altre parole, il flash mob proposto dalla lista guidata da Antonio Zaino per le 22, con tanto di invito a presentarsi con una maglietta o camicia rossa, non è piaciuta affatto ai commercianti. Che, invece, preferirebbero almeno in questo contesto di spensieratezza non «ingenerare nella popolazione sentimenti contrastanti di timore e incertezza» ricordando la paura e lo smarrimento che da un anno in qua hanno colpito la comunità per i cinque attentati (quattro agli stessi proprietari di negozi) messi a segno da autori ancora sconosciuti. Il sindaco, dal canto suo, chiede «moderazione» a chi vorrà manifestare durante la Notte Bianca. «Non sarò certo io a impedire una cosa di questo tipo – spiega Riccardo Benvegnù –. Fra l’altro neanche potrei. Capisco anche però il disappunto della Confcommercio che ha organizzato la manifestazione di questa sera. Io però penso che le due cose possano convivere, seppure con equilibrio. Non mi soffermerei più di tanto sulla questione. Ora è il momento di lavorare tutti insieme per tenere un profilo alto su una questione estremamente seria e che sta a cuore a tutti, come quella della legalità». Ma l’organizzatore del flash mob, Antonio Zaino, non intende rinunciare al momento di riflessione. «E perchè dovrei? – si chiede il capogruppo di opposizione della lista Binasco Sei tu –. Non ci vedo niente di strano a fermarsi un momento, per ricordare quello che è successo. Anche se si tratta di una serata di festa. Chi vuole lo faccia, chi no è libero di non farlo. Non vedo il problema».

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17/06/2012 – “Cocaina sul furgone, operaio e impiegato arrestati dalla polizia” – La Provincia Pavese

Cocaina sul furgone, operaio e impiegato arrestati dalla polizia Una pattuglia ha seguito i due uomini fino a Casale. Scarcerati dal giudice con obbligo di firma trisettimanale

VIGEVANO. Gli uomini della squadra anticrimine della polizia hanno notato un furgone Fiat Doblò bianco, fermo, alla periferia di Vigevano, verso Mortara. Attorno al veicolo c’erano due uomini che hanno insospettito gli agenti. Erano le 17 di venerdì. La pattuglia, in borghese, coordinata dal dirigente del commissariato, Anna Leuci, ha deciso quindi di controllare gli spostamenti del furgone e lo ha seguito, al momento della partenza da Vigevano. Alla fine, l’operazione ha portato all’arresto di due incensurati, residenti in provincia di Genova: Alberto Malvarosa, 40 anni, dipendente di un ufficio pubblico, e Lorenzo Pastorino 43 anni, operaio. Sono finiti alla camera di sicurezza del commissariato di Casale Monferrato (città in cui si è concluso il pedinamento della polizia) con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio. Nel cruscotto del Doblò, i poliziotti vigevanesi hanno trovato 21 grammi di cocaina pura, contenuta in un sacchetto azzurro: droga ancora da “tagliare” e da cui, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ricavato un centinaio di dosi per un valore commerciale di circa 6 mila euro. Secondo la polizia, non è escluso che i due uomini potessero avere come mercato per lo smercio anche Vigevano. Gli agenti del commissariato hanno seguito il furgone fino a Casale Monferrato dove hanno chiesto il supporto dei colleghi della zona per entrare in azione. Nella città piemontese hanno fermato il furgone, trovato e sequestrato la droga nel cruscotto e anche un bilancino di precisione elettronico, che era appoggiato sul pianale del veicolo, sul lato del passeggero. I due uomini sono stati quindi arrestati e portati alla camera di sicurezza del commissariato di Casale, in attesa del giudizio per direttissima nel tribunale piemontese. L’arresto è stato convalidato dal gip che ha disposto la loro scarcerazione, con la misura cautelare dell’obbligo trisettimanale di firma negli uffici di polizia di Masone, Comune di residenza.

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18/06/2012 – “Il giallo della pensionata uccisa dopo il consuocero” – La Stampa

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19/06/2012 – “Binasco, 200 messaggi contro mafia e violenza” – La Provincia Pavese

Binasco, 200 messaggi contro mafia e violenza

BINASCO. Più di duecento post-it colorati sopra un lenzuolo nero su cui campeggiava a caratteri cubitali «Il nostro no alla violenza». E poi tante persone, con magliette e camicie rosse, tenersi per mano. Il flash mob durante la Notte bianca c’è stato. Nonostante qualche polemica per l’inopportunità dell’iniziativa, inserita all’interno della festa organizzata dai commercianti fra sabato e domenica. Ma si getta alle spalle le discussioni l’organizzatore della mezz’ora dedicata al momento di riflessione sulla violenza che ha colpito i negozi del paese Antonio Zaino, capogruppo di opposizione della lista Binasco sei tu. «Sono stati momenti molto forti e toccanti – spiega – soprattutto perchè hanno posato il proprio bigliettino anche tanti bambini. Alla fine ne abbiamo contati in tutto più di duecento». L’appuntamento, nel pieno dei festeggiamenti, è scattato come preannunciato attorno alle 22. E’ stato lo stesso Zaino, anche lui rigorosamente in maglietta rossa, a posare a terra davanti al monumento dei Caduti il grosso manifesto nero con la scritta «Il nostro o alla violenza». Poi una piccola catena umana formata da diverse persone si sono allargate in mezzo alla folla. Poco a poco, molti cittadini hanno cominciato a depositare sul lenzuolo i post it colorati, ognuno con un proprio pensiero contro la violenza che da un anno in qua sta colpendo i negozi del paese. «Ho visto persone di tutti i tipi – dice ancora Zaino – da consiglieri comunali a ragazzi partecipare a questo incontro simbolico. E questo è l’importante». Nessuna polemica, sulla richiesta – pervenuta giusto il giorno prima – da parte di Confocommercio di soprassedere per non “guastare” il clima di festa e spensieratezza della Notte bianca. Che, in effetti, non ne ha risentito. Finita la “cerimonia”, la gente ha ripreso tranquillamente a divertirsi per le vie del paese fino all’alba

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19/06/2012 – “Trivi e Chiriaco, di nuovo assolti” – La Provincia Pavese

Trivi e Chiriaco, di nuovo assolti Anche la Corte d’Appello ha escluso che siano stati pagati soldi per i voti alle comunali del 2009

PAVIA. Assolti in primo grado e assolti in appello. L’avvocato Pietro Trivi e l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, non sono colpevoli di corruzione elettorale. La ricostruzione fatta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano non ha retto nemmeno alla prova del giudizio di secondo grado. . La vicenda riguardava una presunta corruzione elettorale messa in atto dai due attraverso il pagamento di piccole somme di denaro per ottenere voti nelle elezioni amministrative in programma a Pavia il 6 e 7 giugno 2009. In primo grado, il 12 ottobre 2011, il Tribunale di Pavia aveva disposto l'assoluzione degli imputati con la formula «perchè il fatto non sussiste». Nelle motivazioni, i giudici pavesi avevano scritto che «il processo non avrebbe nemmeno dovuto cominciare». Ma contro quel verdetto aveva fatto impugnazione il pubblico ministero. Ieri la causa è stata riesaminata dalla seconda corte d'appello davanti alla quale il sostituto procuratore generale Laura Barbaini (la stessa che ha presentato il ricorso alla corte di Cassazione contro l'assoluzione disposta nei primi due gradi di giudizio per Alberto Stasi accusato dell'omicidio di Chiara Poggi avvenuto a ) ha ritenuto sussistenti gli elementi accusatori ed ha chiesto la condanna degli imputati a due anni di reclusione. Dopo gli interventi degli avvocati Nico D'Ascola e Oliviero Mazza per Chiriaco e Massimo Pellicciotta per il collega Trivi, il collegio giudicante ha ritenuto di confermare il verdetto emesso a Pavia, ribadendo l'assoluzione per Chiriaco e Trivi. «Siamo ovviamente soddisfatti – ha commentato l’avvocato Mazza – per una vicenda che ci auguriamo sia conclusa e che dà una luce diversa al giudizio in corso a Milano. È la conferma che le elezioni comunali a Pavia non furono inquinate dalla presunta presenza di un sodalizio criminoso». Parole di sollievo anche da parte dell’avvocato Pietro Trivi, che per questa vicenda si era dimesso dal ruolo di assessore: «Sono esausto, ma felice per il fatto che in meno di due anni si sia arrivati a una verità, cioè che io non ho mai offerto denaro in cambio di voti. Non volevo che le 440 persone che mi avevano dato il loro consenso, alle comunali, pensassero di avere scelto un candidato disonesto. Due gradi di giudizio provano che sono innocente». Ha collaborato Annibale Carenzo

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19/06/2012 – “Riso Scotti Energia, sequestro dei beni per 16 milioni di euro” – La Provincia Pavese

Riso Scotti Energia, sequestro dei beni per 16 milioni di euro Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso del Gestore dei Servizi Energetici, per l’ottenimento del sequestro conservativo dei beni della società Riso Scotti Energia

Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso del Gestore dei Servizi Energetici per l’ottenimento del sequestro conservativo dei beni della società Riso Scotti Energia. Lo scorso anno l’Autorità Giudiziaria aveva contestato agli amministratori della Riso Scotti Energia l’utilizzo di rifiuti non autorizzati nell’inceneritore di Pavia, per il quale il GSE erogava incentivi per effetto di due convenzioni CIP6 sottoscritte nel 2002 e nel 2004. Le indagini svolte dall’Autorità Giudiziaria hanno consentito di appurare che la centrale della Riso Scotti Energia aveva bruciato rifiuti non autorizzati e che tale circostanza era stata chiaramente occultata anche al GSE. L’Autorità Giudiziaria ha giudicato l’avvenuta erogazione degli incentivi da parte del GSE esente da ogni censura, confermando che le attività di competenza dello stesso GSE erano state correttamente condotte. Il GSE, con determinazione, ha ritenuto opportuno avviare tuttavia una serie di azioni anche a tutela della propria immagine e degli interessi degli utenti del sistema elettrico. In particolare, ha richiesto al Tribunale di Roma il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili della Riso Scotti Energia a garanzia del recupero delle somme illegittimamente percepite dalla Società di Pavia per effetto della condotta criminosa commessa anche in danno del GSE. Il Giudice del procedimento cautelare ha, quindi, accolto la richiesta del GSE, disponendo il sequestro di beni per un valore di oltre 16 milioni di euro.

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20/06/2012 – “Eroina e cocaina cinque arresti Blitz dei carabinieri” – La Provincia Pavese

Eroina e cocaina cinque arresti Blitz dei carabinieri A capo dell’organizzazione un tunisino che coordinava i complici italiani. Venivano spacciate 50 dosi al giorno

VIGEVANO. Il capo-spacciatore tunisino coordinava quattro italiani (fra cui una donna) procacciatori di clienti, per piazzare fino a 50 dosi al giorno di eroina e cocaina, vendute rispettivamente a 30 e 70 euro a dose. I carabinieri hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare, stroncando un’organizzazione ormai ben radicata in città, a conferma del fatto che Vigevano e Lomellina sono ormai un prolungamento dell’hinterland milanese, per gli affari illeciti legati a droga e prostituzione su strada. I militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Vigevano, coordinati dal capitano Gennaro Cassese e dal tenente Alberto Cavenaghi, hanno eseguito le ordinanze firmate dal Gip del tribunale di Vigevano, Carlo Pasta. Due sono state notificate in carcere a Habib Ben Saad, 50 anni, tunisino, il capo della banda, e a Nicola Galantucci, 40 anni, vigevanese, entrambi già arrestati a fine febbraio. E’ stato portato in carcere anche Emanuele Nicolosi, 28 anni, di , che ha precedenti di polizia. Agli arresti domiciliari Flavio Corazza, 37 anni e Laura Polato, 45 anni, vigevanesi, anch’essi con precedenti di polizia. Tutti devono rispondere di concorso in detenzione ai fini dello spaccio di stupefacenti: l’eroina e la cocaina che Ben Saad comprava all’ingrosso nel Milanese e rivendeva in Lomellina. Le ordinanze concesse dal giudice per le indagini preliminari sono l’esito delle indagini dei carabinieri, continuate appunto anche dopo gli arresti in flagranza di reato di Galantucci e Ben Saad. Complessivamente i militari avevano sequestrato 13 grammi fra cocaina ed eroina, quando la Punto con i due spacciatori a bordo si era fermata davanti a un negozio, e il tunisino è entrato per consegnare delle dosi al negoziante. Nell’ultimo mese a Vigevano si sono susseguiti gli arresti di spacciatori e i sequestri di droga: pochi giorni fa sono finiti in cella due incensurati, residenti in provincia di Genova, trovati con 21 grammi di cocaina pura, ancora da "tagliare", da cui sarebbe stato ricavato un centinaio di dosi per un valore commerciale di circa 6 mila euro. Recentissimo anche l’arresto di uno spacciatore trovato con etto di cocaina negli slip, un marocchino regolarmente domiciliato a Vigevano e incensurato. All'ingrosso la droga valeva 7-8 mila euro, tagliata e venduta al dettaglio avrebbe potuto rendere il doppio. E ancora: il 6 giugno, quasi 60 grammi di marijuana sono stati sequestrati a uno studente 19enne dell'istituto Leonardo Da Vinci. Una piccola quantità era nello zaino, circa 25 grammi nell'auto del ragazzo e il resto a casa sua. Partendo da quel sequestro, è stato arrestato un operaio disoccupato di Abbiategrasso, incensurato. A casa aveva ovuli contenenti 145 grammi di hashish, e 1un chilo e 160 grammi di marijuana. Due settimane prima, era stato denunciato un altro studente 17enne del “Leonardo”, trovato con 32 grammi di marijuana e mezzo grammo di cocaina nello zaino.

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20/06/2012 – “«Chiriaco era un amico». Abelli sentito come teste” – La Provincia Pavese

«Chiriaco era un amico». Abelli sentito come teste La deposizione nell’aula bunker di S. Vittore: «Non credo di conoscere Pino Neri, incontrai invece Carlo nel 1980: era uno specializzando, io guidavo il S. Matteo»

Pino Neri? «Non credo di conoscerlo». Carlo Chiriaco? «Lo conosco dal 1980, era tirocinante al San Matteo». Rocco Del Prete? «Voleva aderire al Pdl, gli dissi di parlare con il segretario provinciale». In circa mezz’ora di esame, Giancarlo Abelli non perde mai l’aplomb. Nemmeno quando a rivolgergli le domande non è il legale di Chiriaco, ma il pubblico ministero Alessandra Dolci. Nell’aula bunker, davanti al carcere di San Vittore, il «Faraone» sfoggia un completo blu. È stato citato come testimone dall’avvocato Oliviero Mazza, difensore di Chiriaco. L’ex direttore sanitario dell’Asl, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, sta seduto accanto all’avvocato e indossa ancora un collarino ortopedico. Le prime domande all’onorevole bronese le rivolge l’avvocato Mazza. Abelli replica: «Le elezioni regionali del 2010 non furono all’altezza delle aspettative. Fui eletto, ma con un risultato peggiore rispetto a quelle precedenti». Precisazione importante, perchè parte della ricostruzione della Direzione antimafia si regge sull’ipotesi che la ’ndrangheta in salsa pavese abbia dirottato voti proprio sul potente ex assessore alla famiglia. Abelli non rinnega nulla del passato. «Conobbi Chiriaco nel 1980, quando ero presidente del San Matteo. Negli anni Ottanta, al Comune di Pavia, feci anche votare per lui. Eravamo nella Democrazia Cristiana. Accordi preelettorali per future iniziative imprenditoriali? No, non hanno nulla a che vedere con la campagna elettorale». Subito dopo si passa alle elezioni comunali del 2009 a Pavia. Conosce Pino Neri? «Non credo di conoscerlo». Ha contribuito alla campagna elettorale? «Essendo un dirigente nazionale del Pdl contribuii a scegliere il candidato sindaco, Alessandro Cattaneo». Infine, uno dei passaggi più delicati delle carte relative all’indagine «Infinito»: l’incontro con Rocco Del Prete. Leggendo le intercettazioni e la ricostruzione fatta dagli inquirenti, intorno al 15 febbraio 2010 l’avvocato Pino Neri “prepara” Del Prete all’incontro con Abelli, suggerendogli quanto dovrà dire. Uscito dall’appuntamento, Del Prete, ex candidato non eletto della lista di Ettore Filippi, confida a Neri: «Pensavo facesse domande (Abelli ndr)...invece, un pezzo di ghiaccio». Ieri mattina, Abelli ha ricostruito così l’incontro: «Quel giorno, sull’agenda era fissato un incontro con Chiriaco e un’altra persona. Chiriaco non si presentò, ma venne questo Del Prete che disse che non era molto contento della lista Rinnovare Pavia e che si sarebne voluto avvicinare al Popolo della Libertà. Per caso, in quel momento, fuori dal mio ufficio vi era il coordinatore provinciale, Marco Bellaviti. Così dissi a Del Prete di parlare del suo desiderio con chi aveva la responsabilità del tesseramento». A questa rievocazione, il pubblico ministero ha obiettato: «Ma lei non chiese a Chiriaco perchè fosse venuto il solo Del Prete all’appuntamento?». «Non mi ricordo – la risposta di Abelli – anche perché non diedi molta importanza a questo incontro». E il Pm Dolci ha insistito: «Se il responsabile del tesseramento era il coordinatore provinciale, perchè Del Prete chiese di parlare proprio con lei?». «Forse perché riteneva che io contassi qualcosa all’interno del partito». «E in quel colloquio – ha insistito il Pm – Del Prete le disse che conosceva Pino Neri?». «Lessi successivamente della loro conoscenza negli atti pubblicati sul giornale. Ma io, comunque, non sapevo chi fosse Neri». Alla domanda diretta dell’avvocvato Mazza «Chiriaco le ha mai parlato di un appoggio da parte della ’ndrangheta?», Abelli ha concluso: «No, e se mi avesse detto una cosa del genere non so che reazione avrei avuto».

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20/06/2012 – “Voghera, spari contro la casa dell’assessore Rocca” – La Provincia Pavese

Voghera, spari contro la casa dell’assessore Rocca Almeno tre colpi di pistola sono stati esplosi, nella notte fra domenica e lunedì, contro l’abitazione dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Voghera, Giampiero Rocca, in via Cignoli. Due proiettili hanno centrato lo stipite di marmo di una finestra, il terzo si è conficcato nella tapparella

La telefonata di un vicino di casa durante il Consiglio comunale sul bilancio. Così Giampiero Rocca ha appreso, martedì sera, dei colpi di pistola esplosi contro la sua abitazione di via Cignoli. Il neo assessore ai Lavori pubblici ed ex presidente di Asm Voghera, era rientrato a Palazzo Gounela per seguire la seduta consiliare direttamente dalla Liguria, dove si trovava con la moglie, e quindi non ha avuto modo di accorgersi di quanto accaduto la notte precedente. Secondo le prime ricostruzioni, uno sconosciuto che probabilmente si è avvicinato all’abitazione a piedi, si è arrampicato sul muretto di cinta e ha poi sparato i colpi in rapida successione. Gli altri inquilini sul momento non si sono resi conto di nulla, forse ritenendo che il rumore fosse stato provocato dal tubo di scappamento di un motorino. L’indomani, però, un vicino ha rinvenuto tre bossoli nel vigneto situato davanti alla palazzina di via Cignoli. Non risulta, al momento, che il gesto sia stato rivendicato, nè che l’assessore avesse subito minacce. Sul posto, per i rilievi, si trovano gli agenti del commissariato di Voghera, della polizia scientifica di Pavia e di Voghera, e i colleghi della Digos. Rocca è già stato sentito in mattinata al commissariato ed è poi rientrato a casa dove ha ricevuto alcune visite di solidarietà, tra cui quelle di due assessori e dell’ex sindaco Aurelio Torriani.

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21/06/2012 – “Spari contro la casa dell’assessore Rocca” – La Provincia Pavese

Spari contro la casa dell’assessore Rocca Esplosi quattro colpi di pistola che hanno centrato una finestra, l’amministratore ora è sotto protezione

VOGHERA. Quattro colpi di pistola sparati nella notte contro la finestra dell’abitazione di Gianpiero Rocca, 63 anni, da oltre un decennio personaggio politico di primo piano a Voghera. Un attentato del genere contro un amministratore locale non ha precedenti in città. Rocca, appena nominato assessore ai lavori pubblici dopo il rimpasto nella giunta Barbieri, è tuttora coordinatore cittadino del Pdl, fino ad aprile era capogruppo consiliare ed è stato anche presidente di Asm Voghera. Le indagini sono condotte dal personale del commissariato di Voghera, agli ordini del vicequestore Mauro Zampiero, e coordinate dal pm Ilaria Perinu. Non è ancora possibile stabilire se si sia trattato di un atto intimidatorio o di una semplice bravata, anche se di gravità inaudita. Non si sa neppure se la matrice è politica, legata all’attività di amministratore locale condotta da Rocca, oppure se si è trattato di un’azione nata da motivi privati, messa in atto cioè da un individuo che ce l’aveva con Rocca per ragioni personali. Al momento la polizia indaga a tutto campo e non esclude alcuna pista. L’attentato è stato compiuto nella notte tra domenica e lunedì, tra le 23.30 e la mezzanotte, ma è stato scoperto solo nel tardo pomeriggio di martedì dalla collaboratrice domestica della famiglia Rocca, che era andata a fare le pulizie nell’appartamento situato al terzo e ultimo piano della palazzina al numero 31 di via Cignoli: una strada in una zona residenziale, che a quell’ora era praticamente deserta. L’attentatore si è appoggiato con le spalle alla recinzione metallica che si trova davanti alla costruzione e ha esploso alcuni colpi di pistola contro il balcone di Rocca: almeno quattro, forse di più. Lo sconosciuto ha mirato alla finestra di destra. Due colpi si sono piantati nello stipite di marmo; la terza pallottola e finita nell’angolo tra il muro e la tapparella di plastica ed è entrata in casa; la quarta ha centrato in pieno il serramento ed è entrata anche quella. Rocca dormiva in un’altra stanza, gli altri componenti della famiglia erano al mare. L’esponente Pdl è stato svegliato dai colpi: ma il rumore di una moto che passava (forse quella dell’attentatore in fuga) ha indotto quasi tutti a pensare che gli scoppi erano stati prodotti dalla marmitta. Martedì sera, mentre Rocca era in Consiglio comunale, la colf ha visto i buchi nella tapparella e nel muro della stanza, e ha informato l’assessore che a sua volta ha chiamato il 113. La polizia ha passato al setaccio via Cignoli con il metal detector, per cercare i bossoli. Sono stati trovati in tarda serata nella vigna antistante la palazzina: 4 bossoli di pistola semiautomatica calibro 7,65. Erano stati sparati in strada e poi, una volta espulsi dall’arma, erano finiti tra i filari. Il vigneto appartiene alla famiglia Armella-Meneghin. Gli abitanti della via hanno sentito dei rumori notturni, ma non si sono accorti di nulla e soprattutto non hanno visto nessuno. «Io dormivo profondamente - spiega Giancarlo Oddi, che abita nella villetta a fianco - Ho solo visto la polizia arrivare in forze». «Un mio amico abita qui dietro, ma anche lui non ha sentito nulla», afferma Alberto Rosolen. «Io ho l’auto nel garage del 31 - spiega la signora A.R. - e abito due palazzi dopo. So che qualcuno ha sentito degli scoppi, ma ha pensato a una moto». Un’altra donna che esce dal cancello del 31 non vuole parlare: segno che l’accaduto ha suscitato inquietudine nei vicini. Ieri mattina la scena è stata tutta della polizia scientifica di Pavia e Voghera, che ha fatto i rilevamenti nel palazzo e nella via. Del caso si è interessata anche la Digos. Si cerca di capire se è stato esploso un quinto colpo. Ieri per Rocca la polizia ha attivato un dispositivo di protezione personale.

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21/06/2012 – "Maugeri, Passerino sotto torchio” – La Provincia Pavese

Maugeri, Passerino sotto torchio Settimo interrogatorio per l’ex direttore della Fondazione. I sindacati chiedono garanzie per il lavoro

PAVIA. Un altro interrogatorio. Coperto ancora da un vincolo di segretezza. Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Maugeri accusato di avere avuto un ruolo nella distrazione di 70 milioni di euro dalle casse della Fondazione, è stato risentito ieri, per la settima volta, dai pubblici ministeri di Milano Francesco Greco, Antonio Pastore e Laura Pedio, che indagano sulle accuse di associazione per delinquere, frode fiscale e appropriazione indebita. Le dichiarazioni di Passerino sono top secret, come pure quelle che l’ex direttore amministrativo aveva rilasciato nella scia di interrogatori successiva al suo arresto, lo scorso aprile. Trapela, però, il contenuto di alcune dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria lo scorso novembre, quando l’inchiesta non era ancora esplosa ma già i magistrati indagavano sulla presunta creazione di fondi neri. Passerino, sentito come persona informata sui fatti, farebbe il nome del parlamentare Pdl Giancarlo Abelli come uno dei referenti della sanità in regione, anche se Abelli - che non è indagato - aveva l’incarico di assessore regionale alla Famiglia. Passerino parla anche di Pierangelo Daccò, l’uomo d’affari in carcere nell’ambito della stessa inchiesta, come invece colui che dettava le linee guida e «apriva le porte in Regione». Per trovare riscontri auna serie di dettagli emersi proprio durante gli interrogatori, il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e i pm Antonio Pastore e Laura Pedio hanno interrogato Daccò più volte (anche questi verbali sono secretati). E ieri, insieme a Passerino, è stato risentito anche lex assessore alla Sanità in Regione Antonio Simone, in carcere per gli stessi fatti. Anche in questo caso il verbale è stato secretato. Fatto sta che gli interrogatori, anche se il contenuto è top secret, hanno spinto i magistrati a spostare indietro la data in cui sarebbero avvenuti gli illeciti. Secondo i pm l’attività di distrazione del patrimonio dell’ente - attraverso il pagamento di consulenze fittizie - sarebbe addirittura cominciata «nel 2000». Secondo alcune testimonianze il ruolo di Simone sarebbe stato quello di beneficiario, assieme allo stesso Daccò, di parte dei 70 milioni di euro. Ora gli inquirenti, che sono al lavoro su molti documenti bancari e sulle carte di credito di Daccò, puntano a capire se siano state versate somme, magari una parte dei fondi neri, a politici o funzionari pubblici per sbloccare l’iter di alcune delibere regionali in campo sanitario. Mentre l’inchiesta va avanti resta alta l’attenzione sull’occupazione e sui servizi della Maugeri. Ieri, in Commissione sanità in Regione, sono stati sentiti i sindacati della Fondazione, che hanno ribadito la richiesta di garanzie occupazionali. La risposta resta in sospeso, visto che i nuovi vertici della Fondazione sono in attesa di conoscere lo stato del bilancio, la cui revisione è stata affidata ad una società esterna. «E’ fondamentale – commenta il consigliere del Pd Giusepep Villani – garantire tutela ai 4.000 addetti che lavorano nelle strutture regionali della Maugeri».

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22/06/2012 – “Sgomberato il fortino della ‘ndrangheta” – La Repubblica (ed.Milano)

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22/06/2012 – “Maugeri, si indaga sulle società estere” – La Provincia Pavese

Maugeri, si indaga sulle società estere Di alcune sarebbe fiduciario l’ex direttore Passerino. Negli interrogatori secretati si farebbero anche nomi di politici

PAVIA. Conti correnti al setaccio. Ma da ricostruire c’è anche la rete di società estere su cui sarebbero stati dirottati 70 milioni di euro dalla Fondazione Maugeri. Meccanismi in cui, secondo i magistrati milanesi che indagano sulle ipotesi di associazione per delinquere e frode fiscale, avrebbe avuto un ruolo chiave il pavese Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Maugeri arrestato ad aprile. Una funzione centrale non solo nella gestione della Fondazione ma, sostengono gli inquirenti, «anche di tutta la struttura illecita organizzata per consentire alla Maugeri di trasferire ingenti somme di denaro». L’interrogatorio a cui è stato sottoposto l’altro ieri è top secret, ma il manager, secondo indiscrezioni, sarebbe stato sentito anche in relazione ad alcune società estere di cui risulterebbe fiduciario e attraverso le quali, ipotizzano i magistrati, potrebbero essere transitati i fondi neri. Gli inquirenti sono al lavoro anche sui documenti bancari e sulle carte di credito di Pierangelo Daccò, l’uomo d’affari - arrestato nell’ambito della stessa inchiesta - che avrebbe ricevuto parte dei 70 milioni per la sua capacità di «aprire le porte in Regione», come ha dichiarato lo stesso Daccò ai magistrati. Un’altra fetta di quella cifra sarebbe finita nelle mani dell’ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, ma nell’atto che aveva accompagnato il «no» alla scarcerazione di Passerino, i magistrati parlano anche dell’ipotesi di «pagamenti riservati della Fondazione Maugeri a favore di esponenti politici». Nel provvedimento non vengono fatti nomi, che potrebbero invece essere nascosti negli interrogatori secretati. Certo è che gli inquirenti vogliono andare fino in fondo, per capire che fine abbia fatto il denaro e che strade abbiano preso i 70 milioni, sottratti dalle casse della Fondazione attraverso consulenze che l’accusa ritiene fittizie. E in questa direzione vanno le verifiche sui conti e sulle società estere: accertamenti che potrebbero anche far scattare iscrizioni nel registro degli indagati per corruzione. Su questo filone dell’inchiesta potrebbe anche essere risentito, nei prossimi giorni, Claudio Massimo, commercialista della Maugeri, in carcere nell’ambito della stessa inchiesta. Passerino, invece, su questi stessi temi è stato già sentito sette volte. Interrogatori tutti secretati, ma che avrebbero dato linfa alle indagini e chiarito alcuni passaggi. Sono gli stessi magistrati, nel parere negativo alla scarcerazione dell’ex direttore amministrativo della Maugeri, a parlare delle «significative aperture» di Passerino. Aperture che però non sono bastate a farlo uscire dal carcere.

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22/06/2012 – “Traffico di rifiuti, tre anni e un’assoluzione” – La Provincia Pavese

Traffico di rifiuti, tre anni e un’assoluzione Condanna per il titolare di un impianto di smaltimento. Accusa caduta per l’imprenditore Bianchi

PAVIA. Formulari taroccati che accompagnavano materiali di demolizione da utilizzare per i lavori stradali. Con l’accusa di traffico illecito di rifiuti il tribunale di Venezia ha inflitto nove condanne per quasi 20 anni di carcere complessivi. A processo c’erano anche due pavesi. Angelo Bianchi, 72 anni di Torre d’Isola, e Maurizio Centenara, 54 anni di Pavia. Il primo, titolare dell’impianto di recupero Atiab a Torre d’Isola, è stato assolto. Era difeso dall’avvocato Yuri Lissandrin. Per Centenara, gestore della ditta Eco Arena, un impianto di smaltimento a Verona, è scattata invece la condanna a 3 anni e 2 mesi di reclusione. A dare il via all’inchiesta, condotta dai militari di Treviso, fu una segnalazione del Corpo di polizia provinciale di Verona. E la tranche che arrivò in Tribunale a Venezia ruotava proprio attorno all’attività della ditta Eco Arena di Centenara, accusata di aver effettuato una serie di illecite operazioni di «ripulitura» dei rifiuti attraverso analisi compiacenti. Grazie a queste analisi i materiali di demolizione venivano riclassificati come rifiuti non pericolosi e smaltiti o recuperati in impianti non idonei e comunque non autorizzati, abbattendo così i costi che sarebbero invece stati necessari per lo smaltimento previsto dalla legge. I rifiuti, destinati all’impianto di Oriago di Mira (ma anche ad altre ditte, tra cui la Pellizzari Bruno spa di Montebello Vicentino), arrivavano da bonifiche di zone industriali, scavi per lavori autostradali ed edili in Toscana e Lombardia. Uno degli impianti che, secondo l’accusa, aveva ritirato rifiuti senza il passaggio alla ditta di smaltimento di Verona sarebbe stato quello di Bianchi. Ma l’accusa è caduta e il giudice ha assolto l’imprenditore con formula piena. «Le stesse analisi fatte durante le indagini nel mio impianto – spiega Bianchi – avevano dimostrato che il materiale non era inquinato. Alla fine ha vinto la verità».

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23/06/2012 – “Caso Maugeri, Passerino chiama in causa Abelli” – La Provincia Pavese

Caso Maugeri, Passerino chiama in causa Abelli Il manager e il deputato. «E’ l’uomo politico più influente per la sanità lombarda» L’ex direttore sentito dai magistrati lo cita come referente della Fondazione

PAVIA. I rapporti con l’uomo d’affari Pierangelo Daccò, ma anche i contatti con esponenti politici di riferimento della sanità in Lombardia. Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Maugeri arrestato ad aprile con l’accusa di avere avuto un ruolo nella distrazione di 70 milioni di euro dalle casse della Fondazione, ne ha parlato per ore davanti ai magistrati che, lo scorso novembre, lo hanno sentito come persona informata sui fatti. Alcuni passaggi dell’interrogatorio riguardano il parlamentare pavese del Pdl Giancarlo Abelli, che l’ex manager della Maugeri definisce «l’uomo politico forse più influente per la sanità in Lombardia». E’ lo stesso Abelli, in base a quanto emerge dai verbali, a dire a Passerino che Daccò «era una persona molto importante perché vicina a Formigoni» per intraprendere operazioni economiche e imprenditoriali. I magistrati milanesi Luigi Orsi e Laura Pedio gli chiedono di spiegare che tipo di benefici avrebbe avuto la Maugeri a fare affari con Daccò. Passerino risponde che «non ci furono mai veri e propri affari con lui», ma che Daccò proponeva delle «opportunità di lavoro» e i manager dalla Maugeri valutavano se portarle avanti oppure no. Passerino però ammette che nei confronti di Daccò aveva «un occhio di riguardo» e che questa benevolenza gli avrebbe consentito di «usufruire a volte di benefici per conto della Fondazione». Passerino non entra nel merito dei “benefici”, ma spiega la differenza tra Daccò (che per questa inchiesta è in carcere) e Abelli (che non è indagato). Il succo della risposta ai magistrati è che il primo conosceva gli orientamenti delle politiche sanitarie della Regione «in modo molto rozzo», mentre il secondo sarebbe stato il vero referente sia da un punto di vista politico che tecnico. Abelli, in altre parole, conosceva meglio - secondo quanto dice Passerino ai magistrati - i meccanismi e le regole del sistema sanitario lombardo. Lo stesso Abelli non ha mai nascosto lo stretto rapporto di fiducia e amicizia con Passerino, che una ventina di giorni fa ha anche ricevuto in carcere la visita del parlamentare. Certo è che i magistrati milanesi, come dimostrano le domande rivolte a Passerino, cercano di fare luce sulla rete di relazioni politiche che fa da sfondo alla vicenda Maugeri. Soprattutto stanno tentando di capire la destinazione dei 70 milioni di euro che sarebbero stati presi dalle casse della Fondazione e sarebbero poi transitati su conti esteri e società off shore attraverso consulenze che gli inquirenti ritengono fittizie. Parte di questi soldi, per ammissione dello stesso indagato, sarebbe finita nelle mani di Pierangelo Daccò, mentre una fetta sarebbe andata all’ex assessore regionale alla sanità Antonio Simone. Altre rivelazioni su coinvolgimenti di funzionari e politici nel caso Maugeri sarebbero usciti dagli interrogatori (almeno sette) di Passerino dopo il suo arresto. Interrogatori che sono stati tutti secretati.

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23/06/2012 – “Giro della coca, tre in cella Identificati i loro clienti” – La Provincia Pavese

Giro della coca, tre in cella Identificati i loro clienti Il blitz dei carabinieri stronca lo spaccio nei Comuni di e Sannazzaro Le dosi venivano cedute vicino a un bar e a un albergo, ordini via telefono

ZINASCO. Spacciavano cocaina tra Sannazzaro e Zinasco. Tre giovani sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Voghera. Si tratta di Marco Saviotti, 49 anni, residente a Sannazzaro, Gezim Nikolla, un albanese di 22 anni, residente a Zinasco e Dode Nikolla, 32 anni anche lui abitante a Zinasco in via Pollini. Quest’ultimo era già in carcere e gli è stato notificato un ordine di custodia cautelare. I tre dovranno essere interrogati dai magistrati del tribunale di Vigevano. L’indagine dei carabinieri, coordinati dal capitano Francesco Zio, era iniziata alcuni mesi fa con l’arresto di Dode Nikolla che era stato trovato in possesso di mezzo chilo di cocaina. I carabinieri della stazione di Sannazzaro avevano intuito che il giro di spaccio era molto esteso e hanno eseguito diversi servizi di pedinamento e di appostamento. Nel giro di qualche settimana sono stati identificati 25 acquirenti, tutta gente che abita nei dintorni di Sannazzaro. Le indagini sono proseguite anche grazie ad intercettazioni ambientali e, alla fine, i militari hanno consegnato un primo rapporto ai magistrati della procura della repubblica di Vigevano. La procura ha chiesto al Gip l’emissione degli ordini di custodia cautelare che sono stati firmati e eseguiti la scorsa notte. I tre presunti spacciatori sono stati arrestati nelle rispettive abitazioni e rinchiusi in carcere. I carabinieri hanno eseguito le perquisizioni domiciliari ma non è stata trovata altra cocaina. Nel frattempo gli acquirenti sono stati segnalati alla prefettura di Pavia come consumatori. Lo spaccio avveniva in un’abitazione di Zinasco, quella degli arrestati, e vicino ad un bar del centro di Sannazzaro. Ma non solo. Sempre a Sannazzaro anche nei pressi di un albergo. Spaccio che avveniva al dettaglio con le ordinazioni eseguite grazie ai telefoni cellulari. Le cessioni avvenivano al massimo di due e tre dosi alla volta.

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24/06/2012 – “Sistematico versamento di tangenti. Il ruolo di Daccò e Lucchina” – La Stampa

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24/06/2012 – “Yacht, indagini e camicie: l’anno orribile del Celeste” – La Stampa (1^parte)

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24/06/2012 – “Yacht, indagini e camicie: l’anno orribile del Celeste” – La Stampa (2^parte)

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24/06/2012 – “Anche Formigoni indagato: È falso. Non mi dimetto” – La Stampa

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24/06/2012 – “Dalle firme taroccate ai viaggi gratis due anni vissuti pericolosamente” – La Repubblica (ed.Milano)

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24/06/2012 – “Spacciava cocaina, torna in cella” – La Provincia Pavese

Spacciava cocaina, torna in cella Il 36enne tunisino vendeva anche hashish, 30 dosi al giorno

VIGEVANO. Spaccio di eroina e cocaina; una nuova accusa per Fares Ben Maaoui, 36 anni, tunisino, portato in carcere dai carabinieri che hanno eseguito un ordine di custodia cautelare firmato dal Gip Carlo Pasta. L’immigrato era già stato arrestato a marzo, quando era stato trovato sempre dai carabinieri in flagranza di spaccio gli erano stati sequestrati4,5 grammi complessivi di hashish e denaro, ritenuto il dell’ attività fuorilegge. Gli accertamenti degli uomini del Nucleo operativo e radiomobile, coordinati dal capitano Gennaro Cassese e dal tenente Alberto Cavenagh,i sono continuati. Sempre secondo le accuse, Ben Maaoui è uno spacciatore noto a Vigevano: piazzava almeno una trentina di dosi ogni giorno. Per la clientela italiana il rifornimento di cocaina, venduta a circa 60 euro al grammo, mentre i compratori di hashish, a 10-20 euro il grammo, erano soprattutto nordafricani. Altri arresti per droga sono stati effettuati dai carabinieri nell’ultimo periodo semopra Vigevano. Due spacciatori sono stati presi sul fatto dopo aver venduto eroina e cocaina al proprietario di un negozio, che li aspettava dietro al bancone. Complessivamente, i militari avevano sequestrato tredici grammi fra cocaina ed eroina. I carabinieri tenevano già i due sotto controllo. L'automobile con i due spacciatori a bordo si è fermata davanti a un negozio del centro città. Un pusher è entrato nel negozio consegnando due dosi di cocaina e una di eroina al negoziante che le ha pagate in tutto cinquanta euro. A quel punto, sono entrati in azione i carabinieri dell'aliquota operativa. Ieri un altro presunto spacciatore è stato portato in caracere.

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24/06/2012 – “S. Giorgio, droga nell’orto Denunciato dai carabinieri” – La Provincia Pavese

S. Giorgio, droga nell’orto Denunciato dai carabinieri I militari hanno scoperto 12 piante di cannabis e marijuana già essiccata Un 42enne aveva allestito la coltivazione “fai da te” di stupefacente

SAN GIORGIO. Coltivava piante di cannabis nell’orto di casa: i carabinieri hanno scoperto e denunciato G.I., 42 anni, disoccupato e pregiudicato. I militari della stazione di San Giorgio hanno ritrovato 12 piante da cui sarebbe stata poi ricavata della marijuana, di altezza tra 70 centimetri e due metri, sequestrate. In casa c’era anche marijuana pronta da consumare, per il peso complessivo di 1,6 grammi. Il 41enne è stato denunciato a piede libero per la coltivazione e la produzione di sostanze stupefacente. La perquisizione effettuata dai carabinieri coordinati dal capitano Gennaro Cassese è scattata l’altra mattina. E appunto nell’orto sul retro della casa, un’abitazione indipendente, erano state messe a dimora le piante da cui ricavare, un volta essiccate le foglie, la sostanza stupefacente. Periodicamente anche in Lomellina i carabinieri scoprono coltivatori “ diretti” di stupefacenti. Uno degli ultimi casi a : due piante di cannabis alte un metro nei vasi sul terrazzino. Il 24enne poi arrestato teneva anche70 grammi di marijuana già essiccata nascosti in camera da letto. A Gropello è stato arrestato un operaio 25enne, anche in quel caso incensurato. Coltivava cannabis nel giardino, mentre in camera da letto custodiva marijuana (16 grammi) oltre al necessario per confezionare le dosi. Tra i cassetti e la biancheria, erano stati trovati anche gli strumenti del "mestiere". Il resto è stato trovato in giardino.

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24/06/2012 – “Rogo, pompieri di nuovo in servizio dopo il malore” – La Provincia Pavese

Rogo, pompieri di nuovo in servizio dopo il malore

CASATISMA. Dopo l’incendio è il momento dell’inchiesta, per verificare se ci sono state responsabilità dirette od omissioni che hanno portato al rogo. L’incendio è quello che martedì scorso ha colpito un capannone della ditta Oltrepo Foraggi di , e che è stato spento dai vigili del fuoco di Pavia e Voghera dopo 12 ore di lavoro. Stavolta è andata meglio rispetto a due anni fa. A quell’epoca il fieno attaccato dalle fiamme in uno spiazzo della ditta aveva continuato a covare sotto la cenere per oltre quattro mesi, tenendo in apprensione i residenti. L’altra mattina, a quanto sembra, i vigili del fuoco hanno acquisto dai responsabili dello stabilimento i registri che documentano le operazioni di manutenzione degli impianti e quelli della lavorazione: lo scopo è quello di verificare se ci sono responsabilità nell’incendio che è partito da un nastro trasportatore e poi si è propagato al fieno. Intanto sono tornati in servizio i due vigili del fuoco che durante le operazioni di spegnimento erano stati soccorsi dal 118. I due pompieri, che indossano le regolari protezioni anti-fiamme e i respiratori, erano però incorsi in un «colpo di calore» con disidratazione a causa del caldo elevatissimo.

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25/06/2012 – “Formigoni: Nessuno indagine contro di me” – La Stampa

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25/06/2012 – “Spaccio di cocaina Patteggia tre anni” – La Provincia Pavese

Spaccio di cocaina Patteggia tre anni

VIGEVANO. Tre anni di carcere per il possesso di 80 grammi di cocaina. La pena patteggiata da Manuel Ciulla, 32 anni, di Mortara, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Vigevano. Era stato arrestato nel dicembre scorso dai poliziotti dalla squadra mobile di Vercelli. Con la perquisizione del suo appartamento, infatti, era stata trovata una quantità rilevante di cocaina, circa 70 grammi in un unico blocco e 21 dosi da circa mezzo grammo, pronte per essere spacciate. Nell’abitazione di Manuel Ciulla, in via Fosse Ardeatine, gli agenti avevano trovato anche un bilancino di precisione per pesare la droga e oltre mille euro in contanti, ritenuti il guadagno dell’attività di vendita. Quindi il 32enne mortarese era stato arrestato con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti.

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25/06/2012 – “Sanità, si indaga sui fondi Maugeri per Formigoni” – La Provincia Pavese

Sanità, si indaga sui fondi Maugeri per Formigoni In ballo 600mila euro usati per la campagna elettorale I sindacati in Regione: «Rassicurazioni per i dipendenti»

PAVIA. Ci potrebbero essere sviluppi già nei prossimi giorni nell’inchiesta della Procura di Milano che vede indagato Roberto Formigoni in concorso con Pierangelo Daccò, il direttore generale dell’assessorato alla sanità Carlo Lucchina, l’ex assessore Antonio Simone e gli ex vertici e alcuni ex consulenti della Fondazione Maugeri. Accusato di concorso in corruzione e finanziamento illecito per via di mezzo milione di euro che sarebbero stati versati dalla fondazione Maugeri per finanziare la campagna elettorale del 2010, il governatore ha ribadito la sua posizione: «Non ho ricevuto avvisi di garanzia, attendo quindi, ma davvero serenamente – ha detto Formigoni – che la Procura di Milano proceda nelle indagini che so mi vedranno immune da qualunque reato». «La difesa di Formigoni – commenta Bruno Tabacci, parlamentare e assessore a Milano – è una linea assurda, con un’arroganza fuori luogo». Quei 600mila euro che sarebbero arrivati dalla fondazione Maugeri per finanziare la campagna elettorale di Formigoni aggiungono preoccupazioni a dipendenti e sindacati. «E’ difficile commentare notizie di questo genere – spiega Gilberto Creston, sindacalista della Cgil – quanto ci siano legami tra una cosa e l’altra è da verificare. Le cifre che sono state messe in gioco nelle settimane precedenti sono molto consistenti. Se si aggiungono cifre che dovevano essere destinate alla fondazione e sono state destinate altrove bisogna verificare di chi è la responsabilità e se ci sono responsabilità vanno perseguite». I sindacati hanno incontrato la scorsa settimana la commissione Sanità della Regione. «Abbiamo rimesso all’ordine del giorno le problematiche evidenziate – spiega Creston – e le preoccupazioni del personale». Risposte dalla Regione? «Abbiamo avuto da tutti i gruppi consiliari presenti l’impegno a far sì che comunque non ci siano conseguenze né sulle retribuzioni né sui livelli occupazionali né sui servizi che vengono erogati – sottolinea Creston – I consiglieri regionali hanno dato garanzia di un impegno perché la vicenda non abbia conseguenze negative sui dipendenti». «Ci hanno dato rassicurazioni e garanzie sui finanziamenti presenti e futuri – aggiunge Domenico Mogavino, sindacalista della Cisl – ci hanno detto che non ci sarà nessun cambiamento, proprio per l’eccellenza che rappresenta la Maugeri». Ma l’impegno riguarda anche il futuro. «Si sono impegnati a rivedere le regole del sistema – spiega Creston – laddove si è constatato che le regole possono essere aggirate o non rispettate. Nei consiglieri regionali c’è una attenzione che prima non c’era – osserva il sindacalista – questa vicenda ha fatto scoppiare una situazione dove si è constatato che i controlli mancavano, o non c’erano o non erano sufficienti». «La preoccupazione dei dipendenti c’è – dice Mogavino – ma al momento non è cambiato nulla sui servizi e sulle prestazioni». Intanto, in un’altra inchiesta, quella coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e dal pm Carlo Nocerino su sospette irregolarità che riguardano i bandi, ora bloccati, per la sperimentazione di apparecchiature per la cura dei malati, spunta un verbale di un testimone che ha parlato di presunte «pressioni» da parte di Formigoni e di «esponenti della General Eletric» relative alla gara per l’acquisto di 135 ecoscopi da destinare a Niguarda e all’ospedale di Lecco. Gli accertamenti dei magistrati punterebbero a capire cosa si celi dietro queste parole tutte da verificare e cioè se il governatore ha caldeggiato o meno il progetto, uno di quelli nel mirino dell’ indagine, ed eventualmente per quali motivi.

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25/06/2012 – “Furti nei cantieri edili e in casa merce rubata” – La Provincia Pavese

Furti nei cantieri edili e in casa merce rubata Sequestrato abbigliamento e uno scooter, scatta l’accusa di ricettazione Altra denuncia per 41enne di preso mentre portava via un escavatore

VOGHERA. Dopo l’arresto per furto in flagranza di reato, anche la ricettazione: in casa aveva molta refurtiva, e non è stato in grado di spiegare dove si era procurato quella roba. Si aggrava quindi la situazione di Ivan Bigoni, l’uomo di 41 anni, abitante a Retorbido, che l’altra notte è stato arrestato in flagranza di reato da due agenti della squadra volante del commissariato di Voghera, mentre stava rubando un miniescavatore da un cantiere edile di Voghera. Dopo l’arresto gli agenti della squadra investigativa del commissariato si sono recati nella sua abitazione di Retorbido e ci hanno trovato un po’ di cose interessanti. Parcheggiato davanti a casa c’era uno scooter: che, in base a quanto hanno dichiarato i vicini di casa, veniva abitualmente utilizzato da Bigoni. Peccato che non fosse suo. Il controllo del telaio e del numero di targa hanno permesso di stabilire che quello scooter Aprilia 150 «Leonardo» era stato rubato a Sanremo negli ultini giorni di maggio. Poi la perquisizione si è spostata in casa. Nell’appartamento c’era un set completo da motociclista: casco, guanti, stivali e giubbotto, il tutto in ottime condizioni, e cioè oggetti quasi nuovi. Bigoni si è rifiutato di specificare dove aveva preso quella roba: se gliela avevano regalata o comprata. E’ scattata quindi una denuncia per ricettazione (un reato più grave del semplice furto). Gli agenti sono giunti a provare che si trattava di merce di provenienza furtiva grazie ad un’attenta indagine. La polizia ha esaminato le denunce per furto di oggetti analoghi raccolte dal commissariato nell’ultimo anno, poi ha contattato i derubati. Il proprietario dell’abbigliamento sportivo aveva apportato delle modifiche a quegli oggetti, modifiche di cui solo lui poteva essere a conoscenza. Si è scoperto in questo modo che quel set completo da motociclista era stato rubato a un vogherese nello scorso mese di febbraio. A quel punto la refurtiva è stata restituita ai proprietari e per Bigoni è scattata la nuova denuncia, che porterà a un nuovo processo. Dato che per il furto nel cantiere Bigoni è stato condannato con la condizionale, è probabile che il nuovo procedimento penale trasformerà la condanna in esecutiva. Ivan Bigoni e il suo amico Angelo Giardina, un vogherese di 24 anni, erano stati arrestati la settimana scorsa, alle 23.30. Erano penetrati in un cantiere edile della zona compresa fra Strada Oriolo e via Pozzoni, dopo avere scavalcato la recinzione. Stavano aprendo il vano motore di un miniescavatore Euromac da 30 mila euro, con l’intenzione di metterlo in moto: poi se ne sarebbero serviti per abbattere la cancellata stessa e scappare. Una pattuglia della polizia di Voghera, però, li aveva colti con le mani sul fatto. Un sovrintendente li aveva affrontati nel buio e li aveva ammanettati.

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26/06/2012 – “La procura studia le delibere e scopre la miniera di euro delle funzioni non tariffabili” – La Stampa

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26/06/2012 – “I pm npon credono alle accuse di Lusi” – La Stampa

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26/06/2012 – “Preso con la droga, otto mesi” – La Provincia Pavese

Preso con la droga, otto mesi Vendeva anfetamina in lungoticino Visconti, fermato dalla polizia

PAVIA. Aveva cercato di sbarazzarsi della droga, contenuta in una scatola di caramelle, gettando a terra la confezione. Ma i poliziotti avevano recuperato lo stupefacente: 6 palline di anfetamina per 2,88 grammi. Per quell’episodio, Antonio Vanzillotta, 21 anni, residente a Pavia è stato condannato a 8 mesi di reclusione e 2mila euro di multa. Il giudice gli ha comunque concesso il beneficio della sospensione condizionale. Vanzillotta era stato arrestato lo scorso 27 febbraio sul lungoticino Visconti. Gli agenti della questura stavano tenendo sotto osservazione il tratto compreso tra il Ponte Vecchio e il ponte della Libertà. Secondo alcune segnalazioni, in quel punto si svolgeva la vendita di sostanze stupefacenti. Quando decisero di intervenire, il giovane si liberò della confezione che conteneva lo stupefacente, mentre una diciassettenne che si trovava con lui getò via un bilancino. I poliziotti recuperarono tutto il materiale, oltre a 460 euro che ritennero il guadagno dell’attività di spaccio. Vanzillotta venne arrestato e furono identificati anche una decina di ragazzi, per la maggior parte minorenni, che si trovavano nella zona al momento del blitz della polizia. Successivamente alcuni furono segnalati alla prefettura come assuntori di stupefacente. Al processo nei confronti di Vanzillotta, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione e 6mila euro di multa.

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26/06/2012 – “Maugeri, giallo rimborsi Il boom a partire dal 2001” – La Provincia Pavese

Maugeri, giallo rimborsi Il boom a partire dal 2001 Secondo l’inchiesta di Milano, il dato sarebbe legato all’entrata in scena di Daccò In sette anni, per le funzioni non tariffabili, 150 milioni alla Fondazione di Pavia

PAVIA. I rimborsi della Regione alla Fondazione Maugeri solo per le funzioni non tariffabili sarebbero cresciuti nel corso del tempo, fino ad arrivare a cifre di molto superiori ai 10 milioni annui, a partire dal 2001-2002 , da quando il faccendiere Pierangelo Daccò aveva cominciato la sua attività di consulenza per l’ente per «disincagliare» fondi regionali. È quel che risulta dagli accertamenti della Procura di Milano che proprio sulle funzioni non tariffabili riconosciute alla Maugeri – per l’accusa in modo discrezionale – per la riabilitazione, la ricerca e la didattica ha concentrato gli accertamenti nell’inchiesta che ora vede indagato anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il direttore dell’assessorato alla sanità Carlo Lucchina Tali funzioni, riconosciute con delibere di giunta su determinati parametri e con provvedimenti complessi, sarebbero, questa la ricostruzione dei pubblici ministeri, la contropartita delle vacanze a cinque stelle e delle altre utilità messe a diposizione di Daccò per Formigoni e il suo entourage. Il faccendiere avrebbe ricevuto dalla fondazione, «per aprire porte» in Regione circa 70 milioni in cambio di consulenze considerate fittizie. Il denaro sarebbe finito in gran parte all’estero per creare fondi neri. Nei confronti del presidente lombardo sono stati ipotizzati i reati di corruzione e finanziamento illecito ai partiti per 500 mila euro versati dall’ente di Pavia per la sua ultima campagna elettorale. Un finanziamento, questo, per il quale ci sarebbe un biglietto di ringraziamento del Governatore. I dati elaborati sugli ultimi anni, e riferiti proprio alle funzioni non tariffabili, confermano che tra il 2004 e il 2010, alla sola fondazione Maugeri sarebbero stati liquidati 148.364.637 euro. Circa il doppio, invece, sono andati all’ospedale San Raffaele. Si parla, complessivamente, di una quantità impressionante di denaro. Le funzioni non tariffabili, infatti, rappresentano circa il 15 per cento della spesa ospedaliera della Regione Lombardia. Tra il 2001 e il 2010, dalle casse della Regione sono usciti, per questo solo capitolo, 7 miliardi e 675 milioni di euro. Nella classifica dei quattrini ricevuti nel periodo compreso tra 2008 e 2010, il San Raffaele è al primo posto con il 20,5 per cento; secondo il policlinico di Milano (18,9 per cento); terzo il San Matteo (13,9 per cento) e quarta la fondazione Maugeri, con il 10,1 per cento delle risorse messe a disposizione. Entrando nel dettaglio, la Maugeri ha ricevuto 19 milioni nel 2004, 16 milioni nel 2005, 24 milioni nel 2006, 15 milioni nel 2007, 25 milioni nel 2008, 26 milioni nel 2009 e 20 milioni nel 2010. Cifre sempre riferite alle funzioni non tariffabili, cioè a 29 precise tipologie di servizi e prestazioni quali ad esempio la guardia medica stagionale nelle località turistiche, l'assistenza in terapia intensiva di neonati prematuri, i centri grandi ustioni, i centri antiveleni, i centri trapianti o il trasporto e ricovero di emergenza per neonati. Funzioni indicate da una delibera regionale.

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27/06/2012 – “Arrestato il "corriere" dell'hashish: ne aveva 23 chili in auto” – La Provincia Pavese

Arrestato il "corriere" dell'hashish: ne aveva 23 chili in auto Teneva 23 chili di hashish nascosti nel baule della macchina: i carabinieri hanno arrestato il “corriere” quando stava per uscire dall’autostrada A7 Milano- Genova, al casello di

Teneva 23 chili di hashish nascosti nel baule della macchina: i carabinieri hanno arrestato il “corriere” quando stava per uscire dall’autostrada A7 Milano- Genova, al casello di Gropello. Doveva fare una consegna probabilmente a Vigevano. Alfio Ottonello, 43 anni, di Genova, operaio incensurato, è in carcere a Pavia. I militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Vigevano, coordinati dal capitano Gennaro Cassese, lo hanno bloccato l’altra sera, scoprendo che nel baule della Citroen C2 (intestata al padre 75enne dell’arrestato), c’erano 23 panetti di hashish da circa un chilo l’uno. Erano avvolti nel cellophane e suddivisi in 4 sacche di plastica immerse nell’ammoniaca, per ingannare il fiuto dei cani antidroga. Al dettaglio, lo stupefacente poteva rendere circa 450 mila euro, all’ingrosso 2mila euro a panetto, quindi oltre 45 mila euro. Gli accertamenti dei carabinieri proseguiranno, ma si pensa comunque che la droga dovesse servire a rifornire la rete dello spaccio di Vigevano e Lomellina. A Genova, a casa dell’operaio, che è stata perquisita dai carabinieri poche ore dopo l’arresto in flagrabnza di reato, sono stati sequestrati anche altri 380 grammi di droga, e 180 euro ritenuti incasso dello spaccio. Sequestrata anche la macchina. Si tratta di uno dei più grossi sequestri di droga mai effettuati in Lomellina. Poche settimane fa, oltre quattro chili di hashish e marijuana – nascosti nella credenza di casa – erano stati sequestrati a un altro grossista di stupefacenti, residente a Vigevano. Secondo le accuse, riforniva spacciatori al dettaglio nell'hinterland Sud di Milano.

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28/06/2012 – “Banda di usurai, un filone pavese” – La Provincia Pavese

Banda di usurai, un filone pavese Arrestate 4 persone dalla Dia di Milano, minacciavano l’imprenditore che costruì a Monticelli

MONTICELLI. Quattro pregiudicati arrestati e un sequestro di beni immobili per circa un milione di euro sono il risultato di un’indagine condotta dalla Dia di Milano nei confronti di un presunto gruppo criminale accusato di essere dedito alla commissione di estorsioni ed usure. Bersaglio del clan un imprenditore che ha avviato con la sua società affari immobiliari anche in provincia di Pavia. Ma i cantieri, a causa dei guai prima finanziari e poi giudiziari in cui è rimasto invischiato, sono fermi. Gli edifici abbandonati e incompiuti. E’ il caso di dove i quattro piani di quella che avrebbe dovuto essere una casa di riposo svettano, come fantasmi, in mezzo alla campagna, minacciosi sopra un gruppetto di case rurali. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mario Venditti della Procura della Repubblica di Milano, hanno richiesto più di due anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari e patrimoniali. In particolare, gli arrestati, tutti pluripregiudicati per vari reati, e ritenuti contigui anche a pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, tra il 2008 e il 2009 avrebbero concesso a un imprenditore milanese in gravi difficoltà economiche e privo di liquidità, prestiti usurari per più di un milione di euro a tassi superiori al 40% mensile. Per le richieste estorsive il gruppo avrebbe fatto ricorso anche a brutali pestaggi, causando gravi lesioni all’ imprenditore usurato, nonchè minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari di cui gli arrestati conoscevano luoghi di residenza e abitudini. Gli arrestati sono Giovanni Forti, di 51 anni residente a Novara, Dario Pandolfi di 61, domiciliato a Milano, Elio Nestola, di 57, di Milano e Vito Moro, di 47, già detenuto per reati riguardanti gli stupefacenti. «L’attività investigativa - si legge in una nota della Dia - ha consentito di fare luce su un meccanismo ormai consolidato di penetrazione criminale nell’economia lecita. Infatti, le restituzioni dei prestiti usurari venivano contabilmente giustificate con l’emissione, da parte di società cartiere appositamente costituite dagli appartenenti al sodalizio, di fatture per operazioni inesistenti. E il più delle volte l’importo dell’Iva al 20% indicato nella falsa fattura coincideva con il tasso d’interesse mensilmente praticato». Il guadagno dell’usura veniva reimpiegato nella gestione di una immobiliare proprietaria di beni in provincia di Milano e di Bergamo. Quattro appartamenti nel comune di Trezzo sull’Adda (Milano), un ufficio commerciale e tre appartamenti nel comune di Brembate (Bergamo) sono stati posti sotto sequestro. L’imprenditore caduto nella rete degli strozzini è milanese ma aveva interessi anche in provincia di Pavia dove con una società amministrata dalla moglie stava realizzando una casa di riposo per anziani nel comune di Monticelli Pavse. Una struttura rimasta incompiuta, bloccata dal fallimento dell’impresa soffocata dai debiti e dai prestiti negati dalle banche dopo i primi guai giudiziari. L’imprenditore aveva anche altri interessi, poi tramontati, in provincia.

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29/06/2012 – “Spacciava hashish sotto i portici del vescovado” – La Provincia Pavese

Spacciava hashish sotto i portici del vescovado

PAVIA. Spacciatori sotto i portici del vescovado, in piazza Duomo. Un diciannovenne marocchino è stato arrestato l’altra sera dalla polizia perché trovato in possesso di circa 30 grammi di hashish, già diviso in piccoli panetti pronti da piazzare sul mercato pavese. Il giovane era seduto insieme a un connazionale e a una ragazza pavese davanti alla Curia, in piazza. Mentre attorno a loro la movida del mercoledì sera aveva già preso corso. Un luogo scelto non a caso dallo spacciatore, piazza di passaggio di quasi tutti i giovani nella serata dedicata agli universitari. E non era la prima volta che gli agenti della volante lo notavano in quel punto. Da tempo lo tenevano d’occhio. Il diciannovenne sedeva sui gradini, senza nascondersi. L’altra sera la pattuglia della squadra volante è intervenuta. In tasca gli agenti gli hanno trovato sostanze stupefacenti, successivamente risultate essere hashish per un peso complessivo di circa 32 grammi, suddivisi in panetti. Il giovane è stato arrestato e ieri il provvedimento è stato convalidato con rito direttissimo.

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29/06/2012 – “Spaccio di cocaina Due a processo” – La Provincia Pavese

Spaccio di cocaina Due a processo

Spacciavano cocaina e hashish anche a minorenni, in pieno giorno e pieno centro di Vigevano. Quattro spacciatori erano stati arrestati dalla polizia locale, grazie a indagini durate sei mesi. L'operazione della polizia locale era stata chiamata "Notti magiche" (l'inno dei mondiali giocati in Italia nel 1990), perché gli spacciatori - domiciliati a Vigevano - usavano parole in codice ispirate al calcio. Si è concluso ieri in tribunale il processo contro Mouldine Jelassi, 34 anni, algerino e Zhamal Frigeni, 39 anni, tunisino. Il primo è stato condannato a due anni e sei mesi di carcere e 7 mila euro di multa , il complice a due anni e otto mesi e 5 mila euro di multa. La sentenza è stata emessa ieri dal collegio presieduto dal giudice Stefano Scati

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30/06/2012 – “Avevano la droga in auto Arresti a Pieve P. Morone” – La Provincia Pavese

Avevano la droga in auto Arresti a Pieve P. Morone Sequestrati trenta grammi di hashish e anche una dose di cocaina I giovani sono stati fermati in piazza San Vittore, nel centro del paese

PIEVE PORTO MORONE. I carabinieri li hanno fermati per un controllo in piazza San Vittore a . Nascosti su una Seat Ibiza avevano circa trenta grammi di «fumo» e un grammo di cocaina. Due piacentini sono stati arrestati con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Si tratta di Michelangelo Buzzi, 20 anni, residente a Rottofreno e di Riccardo Rosa, 24 anni anche lui abitante a Rottofreno. Ieri mattina i due sono stati accompagnati davanti al giudice del tribunale di Pavia che ha convalidato l’arresto ma ne ha anche disposto la scarcerazione in attesa del processo. La droga è stata sequestrata. La vicenda è avvenuta l’altra sera. I carabinieri di stavano eseguendo dei controlli a Pieve Porto Morone. In piazza San Vittore, nel centro del paese, hanno notato una Seat Ibiza con due persone a bordo. Un’automobile che era stata segnalata anche alcuni giorni prima dai residenti. Qualcuno aveva infatti notato una strano movimento di giovani vicino all’automobile e aveva avvisato i carabinieri. I militari si sono avvicinati e hanno chiesto i documenti ai due piacentini. Poi hanno perquisito le vetture e, nel vano portaoggetti, hanno scoperto un piccolo involucro che conteneva i trenta grammi di hashish e la dose di cocaina. I due sono stati accompagnati in caserma e, successivamente, sono state perquisite anche le rispettive abitazioni a Rottofreno. Lì non c’era droga. I carabinieri di Chignolo hanno intensificato la vigilanza per scoprire giri di droga. Alcuni giorni fa erano stati sequestrati due chili di hashish. I controlli proseguiranno anche nei prossimi giorni.

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