Le Lunette Di Giusto Utens Alla Ricerca Di Un Luogo Ameno E Di Svago Per La
Le lunette di Giusto Utens Alla ricerca di un luogo ameno e di svago per la corte, Ferdinando I de' Medici ordinò nel 1596 a Bernardo Buontalenti l'edificazione, nei pressi del Barco Reale, della villa di Artimino. La collocazione, un alto poggio dal quale l'imponente fabbrica domina il territorio circostante, fu scelta come metafora del fermo governo del Medici sul principato toscano e la residenza di caccia fu presto nota con l'epiteto di "La Ferdinanda" in onore del suo fondatore, il granduca. Come per il sito scelto, anche la decorazione interna vuole celebrare il potere mediceo. La monumentale architettura dei due saloni di rappresentanza fu infatti arricchita da affreschi e stucchi dorati secondo un elaborato programma iconografico, volto ad esaltare le virtù personali di Ferdinando I e di sua moglie Cristina di Lorena tanto quanto la magnificenza del loro regno. Nel cosiddetto Salone Grande, in particolare, le lunette di raccordo tra le pareti e la volta del soffitto diventarono il luogo ideale per celebrare i possedimenti del principato mediceo ed il controllo capillare del territorio operato dal granduca. E' qui che trovarono posto 17 tele raffiguranti le principali ville medicee, lunette che tra il 1599 ed il 1604 il pittore fiammingo Giusto Utens realizzò con minuzia di particolari utilizzando una prospettiva "a volo d'uccello". Le ville scelte sono Cafaggiolo, Il Trebbio, Pratolino, Marignolle, Lappeggi, Castello, La Petraia, il Belvedere con Palazzo Pitti, Poggio a Caiano, L'Ambrogiana, Montevettolini, La Magia, Colle Salvetti, Seravezza. Perdute sono invece le tele raffiguranti Careggi, Cerreto Guidi e Artimino. Le tele furono trasferite nel 2014 nella villa medicea della Petraia dove sono oggi esposte al pubblico, dopo essere state a lungo in deposito presso il Museo Storico Topografico "Firenze com'era".
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