L’ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA

L'Ottocento musicale italiano fu dominato da quello che Gian Francesco Malipiero, argutamente, chiamava "mal di melodramma". La mancanza di una tradizione cameristica e sinfonica ha tardato a configurare, nella scuola italiana, l'immagine del direttore d'orchestra sinfonico, e del maestro direttore e concertatore per le opere.

Nel melodramma visse per lungo tempo la figura del primo violino capo d'orchestra, anche con illustri esempi quali Alessandro Rolla e il suo allievo Eugenio Cavallini.

Si dovrà aspettare il 1854 per avere con Alberto Mazzucato il primo vero e proprio maestro concertatore e direttore sul podio.

Mazzucato apre la gloriosissima dinastia dei direttori scaligeri, che conterà Franco Faccio (fautore anche, contro l'opinione di Verdi, di una vita sinfonica dell'orchestra), poi Leopoldo Mugnone, Edoardo Mascheroni e, alla fine, .

A Franco Faccio l'onore di dirigere la prima di nel 1887, a Edoardo Mascheroni la prima di nel 1893 e a Toscanini il compito di trasformare, con una lunga battaglia, da teatro privato in Ente Autonomo (stagione 1921/22).

La presenza costante di grandi direttori – da Toscanini a De Sabata, da Wilhelm Furtwängler a Herbert von Karajan, da Guido Cantelli a Leonard Bernstein, per giungere a Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Carlos Kleiber, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Daniel Barenboim e all’attuale Direttore Musicale Riccardo Chailly – ha rafforzato il valore dell'Orchestra scaligera nel mondo.

Composta da circa 135 elementi, riconosciuta tra le migliori in assoluto per la produzione operistica, l'Orchestra della Scala ha oggi acquisito una posizione internazionale di prestigio anche per l'attività sinfonica.

Dal 1983, la nascita della Filarmonica come formazione autonoma ha infatti intensificato il lavoro quotidiano sul grande repertorio, accresciuto gli impegni internazionali, ampliato la rosa dei direttori, elevato i criteri di selezione.

All’interno di quel suono omogeneo e distinto, tipicamente “scaligero”, duttilità e morbidezza sono le caratteristiche principali di una strumentalità che trae dalla velocità di risposta, tipica del teatro musicale, una speciale ricchezza anche al linguaggio sinfonico.