I ragazzi guardano le Stelle Ping-Pong

di Enzo Pettinelli con la consulenza di Nicola Falappa

Senigallia, Giugno 2011

I ragazzi guardano le Stelle

Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.

3 Enzo Pettinelli

Presentazione

Presentare una nuova fatica letteraria di Enzo Pettinelli è per me sempre un grande onore, sia dal punto di vista personale che istituzionale. Il nuovo lavoro, dal titolo “I ragazzi guardano le stelle”, che avrà diffusione esclusivamente per via informatica, coniuga perfettamente due aspetti fondamentali del tennistavolo che Enzo Pettinelli, dall’alto della sua esperienza, ben conosce. Il coniugare infatti il grande mondo dei campioni, che hanno timbrato con la loro presenza e le loro prestazioni indimenticabili, le più importanti manifestazioni mondiali, con il mondo dei ragazzi che nel tennistavolo vedono anche un modo per giocare, divertirsi e sognare, mi sembra veramente una mirabile intuizione che certamente sarà da tutti apprezzata. Il lavoro di Enzo, con cui l’autore vuole anche celebrare a suo modo il 150° dell’Unità d’Italia, si colloca come importante progetto culturale, all’interno della rafforzata collaborazione in atto tra la nostra federazione, il TT Senigallia ed il Centro Federale della città marchigiana. Passione ed emozioni da una parte, tecnologia ed innovazione dell’altra sono le componenti fondamentali di un’idea cui auguro tutto il successo che merita anche nell’interesse del nostro amore comune per il tennistavolo.

Franco Sciannimanico

Presidente Fitet

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Note dell’autore

Non è solo ping-pong o tennistavolo. È un’avventura vissuta dai bambini, attraverso il loro modo d’essere. L’amore, la crudeltà, la storia dei grandi campioni di tutto il mondo, stimola la loro creatività.

Il racconto è scritto con lo stile del romanzo. La storia è realmente accaduta. Sogni, realtà, obbiettivi, morale, ricerca di se stessi, sono gli ingredienti. L’avventura è vissuta in uno spazio senza tempo.

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Se pensate che per migliorare, bisogna sempre giocare con i più bravi, il più bravo della vostra società come ha fatto a diventare più bravo di voi?

1961 - In Cina giocano 200 milioni di persone

In un paese italiano, bagnato dal mare Adriatico, una decina di bambini giocano a ping-pong con racchette un po’ malandate. La società è ancora giovane come anche i suoi dirigenti e tecnici. C’è solo un tavolo. Tutto il pomeriggio, bimbi bagnati di sudore, parlano, urlano e si sfidano. All’improvviso dall’ingresso entra un loro compagno. Eccitato grida: “E’ un cinese, Chuang Tse-Tung è il nuovo campione del mondo!”.

Si interrompe la partita. Tutti gli vanno incontro. Vogliono conoscere come gioca, chi ha battuto in finale. Alcuni dicono che non

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abbia mai perso un set, altri sostengono che in Cina giocano più di 200 milioni di persone. E tutti sanno che, in Cina, il ping-pong è come da noi il calcio. Poi riprendono le sfide. Uno gioca impugnando a penna, pensando che l’impugnatura nasconda qualche segreto. Prova ed inventa qualche tiro. I ragazzi che attendono il loro turno di gioco continuano a discutere: “La Cina ha una popolazione di un miliardo di persone! Mao-Tse-Tung, capo del governo, gioca tutti i giorni a ping- pong! A scuola si gioca sempre a ping-pong. Se uno gioca bene viene promosso!”. Gli amici: “Allora, andiamo tutti in Cina!”. Intanto il piccolo club trova i soldi per poter partecipare a qualche torneo nazionale. Due giovani promesse si mettono subito in evidenza e vengono convocati dalla nazionale per partecipare ad una gara internazionale. Nel gruppo è subito sorpresa e festa.

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CHUANG TSE-TUNG () Il Genio

Pechino: Chuang vince il suo primo titolo mondiale Chuang Tse-Tung, il più grande talento di tutti i tempi. Inizia a giocare a ping-pong sui marciapiedi. Disegna un rettangolo e, con dei mattoni, costruisce la rete. Chuang, quando usciva di casa, aveva sempre una pallina in tasca. Questo lo faceva sentire felice. Con gli amici frequentava un parco dove c'erano decine di tavoli all'aria aperta. Con l'arrivo dell'inverno invece si trasferivano nella casa del popolo. Qui per la prima volta ha giocato con avversari più grandi di lui. Loro gli hanno dato i primi consigli e con loro ha fatto i primi allenamenti. In tutta la Cina, nelle case del popolo del partito comunista, ci sono tavoli da ping-pong. E' il partito che l'ha voluto. A 13 anni vince il primo torneo importante. Entra nella scuola di stato di tennistavolo. E' insofferente nel fare schemi ripetitivi. Quando l'allenatore si allontana, fa partite con i compagni. Il vincitore viene chiamato, fino alla prossima sfida, "grande fratello". L'allenatore si accorge ma lo lascia fare. Alla fine della partita l'allenatore gli chiede di ripetere quel bel tiro che aveva fatto. Chuang ci riprova, ma non ci riesce. L'allenatore coglie l'occasione per spiegargli a cosa servono gli allenamenti. Gli spiega anche il socialismo e l'importanza di rappresentare il suo paese nel mondo, attraverso i sacrifici.

Un bambino un po’ pazzo Chuang non trascura la scuola. A casa ripete i gesti di gioco davanti allo specchio; la madre affettuosamente dice che ha un bimbo un po' matto anche perché parla da solo mentre si corregge. Durante una visita in palestra di un famoso allenatore Chuang vede eseguire dei servizi con lancio di pallina molto alto. Questo lo

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colpisce molto. Gli viene regalata una racchetta il giorno prima di una gara. La prova sulla mano mentre è a letto e ci si addormenta. Il giorno dopo vince il torneo. E' molto felice che il partito e lo Stato abbiano tanta cura dei giovani. Un giorno arriva agli allenamenti bagnato fradicio per la gran pioggia. E' presente solo lui. L'allenatore allora, commosso, lo asciuga. Per Chuang è un grande giorno, può giocare con il suo allenatore. A Pechino, nel '58, disputa il primo incontro amichevole contro l'Ungheria, e vince.

Il passaporto Arriva il giorno del passaporto. Si apre la porta della grande muraglia. Prima trasferta, Oxford. Lo colpisce il traffico di auto. I bus a due piani, i negozi. I cagnolini portati al guinzaglio. Le persone vestono tutte diverse. Le donne con collane, braccialetti, anelli e così curate da dare l'impressione di non avere mai lavorato. Ha stretto centinaia di mani, tutte morbide, senza calli. Trova le persone cordiali e gentili. Il luoghi sono lussuosi e abbaglianti. Chuang sa che da qualche parte qualcuno lavorava per loro. Gioca nella terra dell'imperialismo. Chuang è emozionato, sente una grande responsabilità.

Prima gara lontano dalla patria Perde il primo set. Nel secondo sta perdendo per 15 a 2. Si ferma un attimo. Sente una voce che gli nasce da dentro e che gli dice: anche se tu non vuoi vincere, il tuo paese lo vuole. Si sente subito bene, non ha più paura. Porta il punteggio sul 19 pari, poi con due schiacciate vince 21 a 19. Vince anche alla bella. Questa vittoria colpisce molto gli avversari e riempie di orgoglio la delegazione cinese. La preparazione cinese prevede anche un torneo in Scandinavia, 1959. Chuang vince ancora.

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Preparazione ai mondiali La Cina si allena per i Mondiali che si terranno a Pechino nel '61. Corrono voci che in Giappone c'è un giovane molto forte, Hasegawa, che in seguito verrà chiamato "leone selvaggio". I tecnici cinesi sono preoccupati. Sanno che Hasegawa ha battuto gli ungheresi e gli jugoslavi con il "looping", un colpo che i cinesi non conoscono. Decidono di mandare degli osservatori in Giappone per studiarlo e capire. Al ritorno, i tecnici decidono di far giocare alcuni allenatori cinesi nello stesso modo di Hasegawa. Chuang e il resto della nazionale completano così la preparazione.

Pechino: campionati del mondo Chuang è emozionatissimo. Non può fallire. Sa che milioni di cinesi, in diretta radio, seguono l'avvenimento minuto per minuto. Ci sono Tv e giornali da tutto il mondo. I cinesi temono anche il giapponese Ogimura, chiamato "il cervello", campione del mondo del ’54 e '56. E' dato per favorito. Chuang incontra il "leone selvaggio". Perde il primo set e nel secondo è 0 a 7. Concede troppo tempo all'avversario, che ha un gioco potente ma con movimenti lunghi. Chuang sa che deve anticipare. Anticipa, serve veloce e attacca. Hasegawa è sorpreso. Chuang mette a frutto quello che aveva preparato negli allenamenti. Vince. Anche Ogimura cederà le armi. Chuang arriva primo e i cinesi occuperanno i primi quattro posti. I 5 mila spettatori acclamano Chuang. Lui, composto, saluta il pubblico. Sa di aver fatto il suo dovere. E' modesto. Secondo gli insegnamenti di Mao, non si esalta quando vince e non si abbatte quando perde. E' considerato il genio del tennistavolo. Quando ritorna dalle gare, nella sua città, la prima visita la fa sempre al suo primo vecchio maestro di tennistavolo. E non dimentica di portargli un piccolo dono. Vincerà 3 titoli nel singolo, 3 a squadre e 1 nel doppio maschile.

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Dal 1961 al 1966 è numero uno della classifica mondiale. La grande carriera si interrompe. La Cina si isola dal mondo. Si chiude dentro la grande muraglia e dà inizio alla rivoluzione culturale. Ritornerà nel '71 a dove i cinesi inviteranno una delegazione con giocatori americani. Questa operazione verrà definita dalla stampa mondiale come la diplomazia del ping-pong. La Cina otterrà alla fine il riconoscimento all'ONU al posto di Formosa, oggi Taiwan. Chuang, in seguito, diventerà ministro dello sport. Durante la rivoluzione culturale Chuang viene accusato di appartenere alla "gang dei quattro", gruppo politico anti - maoista. Perde l'incarico e viene allontanato dalla città di (Pechino) dove c'è l'università del tennistavolo. In seguito, grazie ad un amico, viene riabilitato. I cinesi, nel tennistavolo, interromperanno il dominio. Dovranno aspettare 8 anni prima di riprendere il titolo lasciato da Chuang. Nel frattempo, con il cambio della scrittura, Chuang Tse-Tung diventa Zhuang Zedong.

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Forse la sua posizione d'attesa con la faccia della racchetta frontale gli permetteva di prepararsi velocemente per eseguire colpi potenti anche di rovescio. La racchetta viene posizionata vicino al corpo e il braccio sinistro, poi viene spinta avanti alto.

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Se quando perdete vi viene da ridere, avete un futuro pieno di allegria.

1964 - Schiaccia le palline a 100 chilometri all'ora

Dal Giappone sono arrivate le racchette Sandwich. I ragazzi ora pensano solo a giocare di top-spin, a far girare la pallina. Arriva la notizia che uno svedese è diventato Campione d’Europa. Schiaccia le palline a 100 chilometri all’ora! I ragazzi che hanno partecipato alla gara internazionale, aggiungono: “I giocatori svedesi ed ungheresi giocano solo con colpi d’attacco, senza perdere tempo con il palleggio. Sono giocatori possenti fisicamente che hanno il braccio destro grande il doppio del sinistro!”.

Nei racconti c’è un misto di realtà e fantasia. Intanto i ragazzi controllano se il loro braccio è più grosso, si confrontano mostrando il

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muscolo e si prendono in giro. Qualcuno fa lo sbruffone. Altri, amareggiati, fanno finta di niente. Il ragazzo che ha scelto di giocare come i cinesi, dice: “I cinesi sono piccoli fisicamente, però sono i migliori al mondo”. E con pazienza gioca con l’impugnatura a penna, sicuro che prima o dopo batterà tutti.

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KJELL JOHANSSON L'aggressività

Malmoe: Johansson diventa campione d'Europa Alto asciutto, longilineo, con gambe da levriero. Capelli castani, lisci, a caschetto. Scambio anticipato e veloce. La schiacciata è perfetta: è come la corda di un arco che si tende e carica. Poi parte e non vedi il percorso. Non lo conoscevo. Quando sentivo parlare di lui mi dicevano: schiaccia tutto. È un fenomeno. Non avevo mai visto uno straniero giocare. Ero molto curioso. Chiedevo sempre i particolari. Ma su Johansson, la risposta era sempre la stessa: schiaccia tutto. Johansson è stato preso come oggetto di studio gestuale e noi lo conoscevamo attraverso i fotogrammi. La nostra società, a quei tempi, aveva studiato il tennistavolo attraverso la rivista giapponese Butterfly che pubblicava regolarmente le sequenze di gioco dei migliori giocatori del mondo. Tutto veniva studiato, in questo modo, nei dettagli. La schiacciata di diritto di Johansson per esempio, la conoscevo nei minimi particolari. Così anche quella di rovescio, che aveva la stessa eleganza. Negli anni '60 Johansson era la massima espressione occidentale del gioco moderno. Un modello che non poteva essere copiato. Poteva solo ispirarti come tutti i fuoriclasse. Come capitava spesso, in società si parlava d'ogni novità raccolta, anche verbale. Poi l'entusiasmo, la voglia di crescere, e giù tutti a provare. Ed era così bello schiacciare. Sentivi che dentro di te qualcosa si liberava e poi usciva. Quando schiacciavi ti sentivi bene. La cosa non poteva durare.

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Johansson schiacciava tutto, allora anche noi, appena uno batteva, BUM, subito la schiacciata. Poi col passare del tempo, nessuno aveva più voglia di raccogliere la pallina, perché chi raccoglieva batteva. Poi si è scoperto il rimedio: il servizio corto, cortissimo, non si poteva schiacciare. Un vero e proprio ostruzionismo. Però Johansson schiacciava tutto, quindi un sistema c'era. Per la verità non era vero che schiacciasse sempre. Non sarebbe stato possibile. Ma era il colpo che ti rimaneva scolpito sulla mente. Così si decise di fare solo partite, per servire un po’ ciascuno. A nessuno interessava più vincere. L'importante era schiacciare. Col passare del tempo e con i servizi sempre più corti la schiacciata si è trasformata in top spin anticipato, con partenza alta. Questo colpo con grande meraviglia iniziò a funzionare, diventando un colpo nuovo che rappresentò la base della nostra scuola senigalliese e che noi,

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successivamente, scoprimmo essere il famoso looping che eseguiva il "leone selvaggio" Hasegawa. Johansson lentamente svaniva dalla nostra mente, insieme a quell'immagine d'aggressività pura. Lui aveva un gioco che tendeva alla purezza, molto veloce, con uso della rotazione. Come sistema era molto vicino alla scuola cinese.

Ricordo Lo ricordo agli europei del '74 a Novi Sad, terzo nel singolo. Secondo nel doppio con Bengsson. Primo a squadre con Bengsson e Wikstrom. Nel '64 e nel '66 è stato campione d'Europa nel singolo. Ricordo le gare a squadre dove la Svezia vince e deve tutto a Wikstrom, numero tre della formazione svedese. Johansson - Orlowski nella semifinale a squadre contro la Cecoslovacchia è stata la più bella partita. Johansson imposta il gioco sulla velocità. Orlowski ha una

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puntinata sul rovescio, e scambia. Il diritto di top spin è potente e veloce. Robusto nelle gambe. Johansson non dà il tempo all'avversario di rispondere come desidera. Johansson prevede la risposta e parte. Il braccio e l'avambraccio a "V", in verticale, parallelo al corpo e racchetta alta. Il piede sinistro si sposta e batte sul parquet. La gamba destra calcia all'indietro e il corpo si avvita. Il gomito destro, le spalle destra e sinistra e il braccio sinistro sono sulla stessa linea che traccia la pallina schiacciata. La racchetta finisce leggermente piegata quasi sopra la spalla sinistra. Poi la figura finale elegante, scolpita, è un'immagine che compare come dal nulla, improvvisa. Lui fermo e statuario. È un attimo, un'esplosione. La palla già rotola impazzita sulla transenna di fondo. È un colpo micidiale. Vedi bene la partenza e l'arrivo. Il resto lo devi costruire nella mente. Ma oramai il gioco si è perfezionato nell'utilizzo del top spin di diritto con potenti rotazioni. E Orlowski lo interpreta bene. Su queste palle diventa sempre più difficile schiacciare. Così Johansson, in ogni set, schiaccia sempre meno, forse anche per l'età. La stella Johansson lentamente perde la sua luce: alla fine dovrà cedere le armi ad Orlowski, che poi vincerà anche il singolo diventando campione d'Europa. L'incontro a squadre sarà salvato da Wikstrom, con un gioco simile a Johansson, più giovane, con riflessi più freschi e forse con meno responsabilità. È l'unico erede nella schiacciata, un po’ anche nel gioco, ma la storia non si ripete. Per Wikstrom sarà il momento più alto e sicuramente il più bel ricordo. Per Johansson, il declino è iniziato e con lui porterà con sé quella schiacciata che faceva incantare per la sua bellezza estetica e la sua rapidità. E non vedremo più quel viso, dall'espressione liberatoria, accompagnata da un ghigno a bocca leggermente aperta.

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Ho giocato con uno che schiacciava sempre. Ricordo più le transenne che il tavolo.

1967 - Ho battuto un cinese

Si rigiocano i mondiali, questa volta in Europa. A sorpresa vince un giapponese. I ragazzi sono affascinati quando vengono a sapere che gioca con un’impugnatura come la loro. Prendono in giro il loro compagno “cinese”. Che si difende dicendo: “anche i giapponesi giocano a penna, e sono più bravi degli europei”.

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Poi riprendono le sfide e decidono che chi arriverà primo, sarà campione del mondo. Il ragazzo che gioca come un cinese, è stato soprannominato “cina”, e quando gli altri lo vincono, ad alta voce, divertiti dicono : “ Ho battuto un cinese!”.

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NOBUHIKO HASEGAWA L'armonia

Stoccolma: il giapponese Hasegawa trionfa ai mondiali Questi mondiali si dovevano svolgere in Australia. In quel periodo c'era la guerra del Vietnam. Gli australiani appoggiavano gli americani, impegnati nel conflitto. Per evitare la rinuncia del Vietnam e di eventuali altre delegazioni, decisero di spostare le gare in Svezia. Hasegawa ha il culto del fisico. Sa che il suo pensiero non si traduce in azione se il suo corpo non è perfetto. Pratica yoga. Fa meditazione. Corre all'aria aperta. Fa ginnastica. Quando si trasferisce in aereo, per le gare, lo puoi vedere serio, nel corridoio dell'aereo, a fare flessioni. In finale batte il suo compagno di squadra Kohno. Hasegawa ha già vinto il titolo a squadre e il doppio misto. Tre ori. Un vero trionfo. Hasegawa ha un gioco molto classico, che nasce da dentro. Ha un portamento elegante, una muscolatura forte e ben modellata. Il suo gesto di gioco è plastico e ovalizzante. Non ci sono frenate brusche, non ci sono spigoli. Il suo moto si arrotonda. Ogni sua azione sembra una figura di danza. Il top di rovescio precorre i tempi. Nessuno lo usava, così completo. La sua impugnatura è quasi europea. Tiene l'indice appoggiato al centro e longitudinale alla racchetta. Il dito è il prolungamento della mano, in linea con il braccio. Hasegawa usa due gomme sandwich. Non ti accorgi che gli spostamenti vengano fatti con le gambe. Tutto avviene senza sforzo. La centralità spettacolare delle sue azioni sta nelle braccia, come per il volo di un gabbiano sta nelle ali. Le donne giapponesi non gli danno pace e impazziscono per lui. Il suo gioco è estetico, puro: le palline e il tavolo, un mezzo.

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Movimento e musica È in contro-tendenza con la scuola tradizionale e utilitaristica del Giappone. Quando lo vedi giocare puoi fare a meno di guardare la traiettoria della palla. Anzi se ne fai a meno, e lo guardi come gioca, poi non riesci a staccargli gli occhi di dosso. Hasegawa si muove ed è musica. La racchetta si trasforma in un attrezzo di danza. Gioca di top spin di rovescio con la stessa facilità del diritto. Gli europei per il 90% usano i puntini sul rovescio. Fra il gioco di diritto e di rovescio c'è simbiosi. Le due braccia, aprendosi e chiudendosi, armonizzano e riempiono la scena. Il percorso dell'estremità iscrive nell'aria curve magiche. Quando torni a guardare gli altri giocatori, sembrano monchi o dei granchi impacciati e impauriti. Hasegawa resterà nella storia per la sua armonia che espone, esalta, esaspera. Per l'estetica del gesto Hasegawa poteva anche non diventare campione del mondo, come altri grandi simili a lui, Surbek, Secretin, Stipancic, Schöler, Johansson, Bercic, ecc... ma ci saremmo ricordati ugualmente per lo straordinario contributo estetico che ha dato allo sport.

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Se perdete un incontro e l’avversario vi dice che siete stati bravi, non ci cascate: lo dice per incoraggiarvi a giocare sempre come avete fatto.

1968 - Il gruppetto cresce d'età

Un ragazzo più grande frequenta l’università in una città importante, dove il ping-pong è giocato anche nei circoli universitari. Questi portano la notizia di aver visto i campionati europei. Uno Jugoslavo ha vinto il titolo. Così inizia il racconto.

Tutti ascoltano a bocca aperta: “Surbek il campione, prima di giocare, rimane per un’ora fermo a fissare la pallina per concentrarsi”. Qualcuno ci prova, dopo poco si riprendono le sfide. Alcuni pensano già di giocare meglio. Il gruppo è stimolato da ogni notizia che proviene dall’estero. Inoltre i dirigenti e tecnici si sono dati un’etica morale e

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stanno studiando un modello tecnico di gioco, che tutti seguono con entusiasmo.

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DRAGUTIN SURBEK La tigre di Zagabria

Lione: Surbek diventa campione d'Europa contro il difensore Börzsei Croato, alto 1.85, muscolatura forte e ben in evidenza, senza un filo di grasso. Spalle grandi. Vita sottile. Cosce esplosive. Quando si abbassa e aspetta il gioco sembra un lottatore di Sumo. La sua prima passione, i 400 piani. La seconda, il tennistavolo. Giocherà ai vertici mondiali ben oltre i 40 anni d'età. Dragu, questo è il suo soprannome di battaglia. Alle Olimpiadi di Barcellona, porta la bandiera per la Croazia alla sfilata d'apertura dei giochi. Col rovescio gioca di controllo e di preparazione all'attacco. Col diritto apre il gioco e ingaggia vere e proprie battaglie soprattutto sul piano fisico. L'apertura di top spin con il diritto è esemplare. Porta la racchetta verso il basso e la lancia con movimento veloce di avambraccio sulla palla. Poi si ferma subito. Non porta il movimento in alto. Non è così veloce per riabbassarla e giocare la risposta. Pure il corpo rimane basso, si sposta indietro. Ed è pronto a ripartire. La sua mole non può esprimersi sulla velocità, vicino al tavolo, a meno che non riesca subito a far indietreggiare il suo avversario. Il suo gioco migliore è nella media e lunga distanza.

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Surbek invade i campi Lotta sempre su tutte le palle. Non ne lascia mai passare una senza che non l'abbia rincorsa per acciuffarla. Non importa come. Ci si tuffa come una tigre sulla preda. Se passa alta a molti metri d'altezza e attraversa la volta per andare a cadere lontana, lui sotto. Corre all'indietro. Si gira. Scavalca le transenne. Invade i campi da gioco degli altri. Evita, salta gli ostacoli. Abbraccia qualcuno per non atterrarlo. Allora tutti i giocatori del "parterre" si fermano. Lo guardano. Non sono scocciati. Sono divertiti. Surbek può sempre fare un gran numero. Meglio non perderlo. Lui, Surbek con il naso all'insù che corre. Cerca di capire se sotto ci sono ancora ostacoli. Lui guarda sempre in alto. La palla che attraversa. Tutto in pochi secondi. Quando riscenderà lui dovrà rilanciarla. Laggiù dove ha lasciato il tavolo. E dove l'avversario è già pronto per colpire ancora. Allora per avere più tempo, rilancerà più alto possibile. Così avrà più tempo per muoversi. Non solo alto, ma con effetto di top spin. Così quando la palla toccherà il tavolo farà un rimbalzo più veloce, più alto e più lungo. E questo gioco può durare 2,3,5,8 volte di seguito. Il pubblico, trattiene il respiro, vorrebbe applaudire. Ma nel tennistavolo si applaude solo a gioco fermo. Però con Surbek spesso non si resiste. Il gioco sembra finito. Il pubblico parte con l'applauso. Però Surbek rimette una palla perduta. Allora dalle tribune l'applauso si trasforma in boato, là sotto c'è un gigante che non può più fermarsi, che rilancia, che corre. In avanti, all'indietro, di lato, poi a terra, si rialza e poi si rimette a correre. Alla fine, non importa chi abbia fatto il punto, l'applauso è sempre per lui, l'applauso che alla fine si muta in un coro: Dragu, Dragu, Dragu. È uno spettacolo vederlo, il gigante che corre con il naso all'insù: in estasi. Con la faccia serena, come un bambino che apre il suo dono. Allora pensi al suo cuore e non alla sua forza e alla sua mole.

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Se perdo a ping-pong sono amareggiato. Se prendo un voto brutto, sono amareggiati i miei genitori. Che famiglia snaturata.

1969 - L'arrivo a Monaco

Il ragazzo che studia all’università è di ritorno dai mondiali di Monaco. Questa volta aveva con sè una telecamera da 8 millimetri. La proiezione. Emozione ed attesa. Immagini dal treno, l’arrivo a Monaco. Il palazzetto del ghiaccio è allestito per il grande evento. Una marea di persone all’ingresso. Il destino però gioca un brutto scherzo agli organizzatori, racconta l’universitario. La stagione della primavera è in ritardo. I primi giorni si soffre il freddo, si ha l’impressione che ci si trovi ancora sopra il ghiaccio. I tedeschi corrono ai ripari. Come è naturale un palazzetto del ghiaccio non è dotato di riscaldamento. Così rimediano, portando centinaia di stufette elettriche e le posizionano nel perimetro del grande impianto. Nel filmato si vedono migliaia di spettatori.

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I ragazzi sono sorpresi nel vedere tanti adulti. Sono colpiti da come si muove Hasegawa, che apre e chiude le braccia ad ogni colpo. I ragazzi gli danno il soprannome di gabbiano. Poi vedono Scholer, e si stupiscono ancora, perché lo vedono giocare, nei primi turni, come un’attaccante, sapendo che è il più grande difensore del mondo. E poi….

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SHIGEO ITOH - EBERHARD SCHöLER La fine delle difese

Monaco: finale per il titolo mondiale Si trovano di fronte il padrone di casa Schöler, 29 anni autodidatta e il giapponese Itoh, 24 anni. Per la prima volta nella storia in finale arrivano due giocatori con gli occhiali da vista. Schöler è pronto a scendere in campo: alto, moro, sempre curato nel fisico e elegante sia fuori che nel gioco. È un difensore di gran classe. Quando incontra giocatori non fortissimi esprime un gioco d'attacco essenziale e risolutivo. Però la massima espressione la sviluppa nella difesa tagliata, il gesto è limpido. Lancia la racchetta dietro e la spinge in avanti, la ferma quando tocca la palla. Sembra un affondo di fioretto. Braccio destro e gamba destra in avanti e braccio sinistro alto, dietro. Lui immobile, e la palla parte dove si ferma la racchetta. Intercala colpi improvvisi d'attacco, fingendoli con un movimento difensivo, sorprendendo pubblico e avversario. Gioca lontano dal tavolo e usa una racchetta con gomme lisce, (non da difensore). L'impostazione è originale, sempre la gamba destra in avanti (giocatore destro) sembra uno spadaccino. Non lo si vede correre dietro la pallina in affanno o in difficoltà; è sempre pronto a colpire da fermo con stile ed eleganza.

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Il pensiero di Schöler In un intervista gli hanno chiesto come mai abbia questa capacità; lui ha risposto che non è lui che va incontro alla pallina, ma è la pallina che viene da lui. In realtà, dopo ogni colpo, si muove velocemente per andare dove gli ritornerà la pallina. Gli spettatori guardano la pallina che va dall'altra parte, quindi non si accorgono dello spostamento di Schöler. Poi quando questa viene colpita dall'avversario, Schöler fa l'ultima correzione, così agli occhi del pubblico appare fermo con le gambe durante il movimento del braccio.

Il pensiero di Itoh Itoh è l'ultimo erede giapponese della rivoluzione tecnica della gomma liscia. Gioco prevalentemente di solo diritto e usa una sola parte della racchetta. Spostamenti laterali impressionanti. Impugna a penna con esecuzioni d'attacco ampie e

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potenti di top spin. Il suo pensiero: un atleta giapponese è capace di diventare forte "nello spirito" perché con immensa serietà lotta sempre per riuscire sempre più a sapere "come dovrebbe essere un uomo" nel tennistavolo. Ha provato cinquanta racchette in un anno.

L'incontro si svolge nel palaghiaccio, gli spalti sono gremiti, molti spettatori si dovranno accontentare della TV. I primi due set scorrono lisci, il tedesco controlla l'aggressività dell'avversario. Schöler conquista un punto saltando le transenne di fondo del rettangolo di gioco, difendendosi con colpi di taglio micidiali. Poi salta nuovamente all'interno del rettangolo e con un colpo d'attacco, conquista il punto. Il pubblico in piedi lo applaude per oltre 5 minuti. È un'ovazione. Forse su questo punto si è giocato il titolo mondiale. La gratificazione, l'interruzione troppo lunga, non favorisce nel tennistavolo la concentrazione. I due set sono terminati. Due a zero per Schöler. Si riprende l'incontro, è il terzo set. L'incontro è pieno di suspense. Il pubblico tedesco pregusta il primo titolo che potrebbe vincere nella sua storia. Schöler a fine set conduce per 19 a 18. Poi Schöler cederà per 21 a 9.

Itoh chiede una sosta Siamo due set a uno per Schöler. Itoh chiede 5 minuti di riposo (oggi questa pausa non è più consentita). Si siede a terra nell'angolo del rettangolo di gioco, si copre con un asciugamano e estrae un piccolo libro dalla borsa e lo legge fino al termine della pausa. Non si saprà mai il contenuto. Itoh nel 4° set macina top spin con movimento a ventaglio impressionanti. Le gambe tozze, sempre cariche si spostano continuamente da sinistra a destra e viceversa, come nessun europeo si sognerebbe mai di fare. Poi si avventa sulla palla piegandosi in avanti

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come se colpisse con un'ascia, mandando all'indietro con un calcio la gamba destra. Schöler percorre tutto il suo rettangolo di gioco in tutte le direzioni senza essere visto. Poi il pubblico, lo rivede fermo, come un bersaglio che deve essere battuto. Schöler taglia e la palla sembra che corra su un filo, poi lo si vede sorgere ancora, sempre in punti diversi nella sua area di gioco. Composto, elegante, distaccato, forse già con un dolore dentro. Perderà anche il 4° set. 2 a 2. Nel quinto set Schöler sente che la storia oramai è stata scritta. È stanco, Itoh colpisce la palla sempre con più violenza. Per il pubblico finisce l'incantesimo. La palla non va più da Schöler, che ora è lontano, esausto e non più in sintonia con il gioco.

Schöler con onore Nessuno meglio di lui saprà onorare la fine della difesa classica. Cederà il quinto set per 21 a 9. Schöler perderà la finale mondiale e senza battere ciglio stringerà la mano al suo avversario. Il pubblico sportivamente applaude, ma sente sulla pelle che un sogno è andato perduto per sempre. Itoh, nonostante la vittoria, cade in lacrime e viene portato in spalla dai compagni. Con l'avvento delle nuove gomme, nessun difensore arriverà così vicino al titolo mondiale e lentamente spariranno tutte le difese dalla parte alta della classifica mondiale.

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Dopo ogni lezione, pago. L’allenatore mi sorride e mi dice grazie. Proprio come la signora del ristorante.

1971 - Si commuove e regala 3 tavoli

I ragazzi del piccolo Club fanno festa. Per loro viene coperto un piccolo cortile. Un rappresentante di articoli sportivi capita lì per caso. Vede tanti bambini giocare su un vecchio tavolo. Si commuove e ne regala 3 nuovi. Così la favola continua. Sarà la svolta per tutto il Club.

All’improvviso la palestra si riempie. Tutti vogliono giocare. È la diplomazia del ping-pong…

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LA DIPLOMAZIA DEL PING-PONG Nagoya – Giappone

Clenn Cowan, capitano della squadra americana di tennistavolo, viene invitato dai giocatori cinesi per una tournée in Cina. Siamo ai campionati del mondo di Nagoya. A squadre vincono i cinesi. Nel singolare vincerà lo svedese appena diciottenne Bengtsson. La Cina, per la rivoluzione culturale di Mao, aveva interrotto i rapporti politici, culturali e sportivi con tutto il mondo. Aveva lasciato la porta aperta solo alla federazione mondiale di ping pong. Ma erano quasi 10 anni che la Cina non si presentava alle gare. A Nagoya quindi il grande evento mondiale. Saltando tutti i canali diplomatici ufficiali, la Cina utilizzerà il canale della gente comune e si presenterà ai mondiali. Con estrema cordialità il Primo Ministro cinese Ciu En-Lai, aveva fatto capire durante un'intervista ad Edgar Show, che il messaggio d'apertura era rivolto da un popolo all'altro, invece che tra governi. La Cina nel mondo da 10 anni era come un'isola: non si entrava e non si usciva. La grande muraglia era ritornata il simbolo dell'incomunicabilità. All'ONU c'era Formosa che rappresentava la Cina.

Si aprono le porte della muraglia Con l'isolamento prima e con la sorpresa dell'invito fatto ai giocatori americani (con effetto dirompente), si inaugura la diplomazia del ping-pong. Il caso è subito clamoroso in tutto il mondo. Seguirà l'accoglienza calorosa della squadra USA in Cina e sarà un successo pubblicitario e politico. Giornali e TV di tutto il mondo ne parlano. Intanto il presidente americano Nixon avvia la normalizzazione dei rapporti. I cinesi concludono la loro strategia diplomatica, con una tournée che toccherà molte nazioni. L'ex tre volte campione del mondo Chuang Tse-Tung (oggi Zhuang Zedong, per il cambio di

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scrittura) andrà in tournée in Svezia e chiuderà la carriera senza perdere mai un incontro in 10 anni.

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Mi hanno fatto l’ultimo punto di retina e spigolo. Cosa racconterò al mio allenatore degli altri dieci punti?

1971 - Arriva una notizia eccitante

Arriva un po’ di benessere. I giovani hanno un percorso scolastico fino ai 18 anni. Si prolungano gli anni di gioco. Arriva una notizia che eccita il gruppo. A casa di un amico si prende un canale televisivo straniero, che trasmette sempre sport. Questa volta trasmetteranno la finale per il titolo Mondiale di ping-pong che si svolgerà in Giappone.

Andiamo tutti all’appuntamento e attendiamo. Qualche pronostico azzardato, molta emozione. Un momento di panico, per la

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nebbia, sullo schermo. Poi l’immagine. Un’ovazione di sollievo. Silenzio...

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STELLAN BENGTSSON Volontà e giovinezza

Nagoya: diventa campione del mondo a 18 anni battendo il giapponese Shigeo Itoh, campione in carica Il piccolo Stellan si avvicina allo sport a 7 anni. Pratica la lotta libera, la pallamano e il tennistavolo. A 12 anni decide per il tennistavolo. Questo sport, dove non c'è contatto fisico, esalta le sue capacità di destrezza e sensibilità. A 15 anni, durante una lezione di ginnastica a scuola, cade e si frattura il gomito sinistro. Capisce subito che è una cosa grave soprattutto perché lui è un giocatore mancino. Viene ricoverato per due settimane. Subisce tre interventi chirurgici. Gli mettono una placca d'argento nel gomito. Non riuscirà più a distendere il braccio completamente.

Il sogno Nella notte del terzo intervento fa un sogno: si trova in un campo di atletica. Ha due racchette, una in ogni mano; le alza e le muove. Si solleva da terra e poi, con meraviglia, inizia a volare. Pensa: quante cose si possono fare con le racchette da ping pong. Lascia il campo d'atletica. Si trova a volare tra i palazzi. Le finestre sono illuminate. All'interno di ogni finestra dei bambini giocano a ping pong. Pensa subito al braccio sinistro che non gli fa più male. E' tentato di entrare da una finestra per giocare. Sente però che è più bello volare. Muove ancora le braccia. Si alza ancora, è sopra le case, si sente leggero e felice. Sopra i tetti ci sono dei nidi. Sono tutti pieni di palline da ping pong. Non gli sembra una cosa strana. I bambini che giocano nel palazzo hanno bisogno di palline. Poi pensa che deve tornare, è troppo tempo che manca da casa. Ha tante cose da raccontare, il braccio è guarito...

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Di colpo si sveglia. E' solo un sogno. Il braccio sinistro è appoggiato sul letto, immobile. Ci vorranno tre mesi di rieducazione prima di riprendere la condizione normale. I medici gli consigliano di continuare a giocare per favorire la riabilitazione. A Stoccolma si svolge uno stage fra Svezia e Giappone. Stellan non salterà un solo allenamento, come osservatore. E' curioso e si fa molte domande. Poi fa amicizia con Ogimura. Prima dell'incidente aveva il diritto molto più forte del rovescio. Però ora non riesce a forzare il diritto perché sente dolore, mentre può liberamente giocare con il rovescio. Si mette al centro del tavolo e favorisce questo gioco. Col passare del tempo, lentamente, inserisce il gioco di diritto. Impara a muovere bene le gambe. Non può più allungare il braccio come prima. Abbandona gli studi e a 17 anni la Federazione Svedese lo manda per tre mesi e mezzo in Giappone. Per lui sarà la svolta. Gioca con una gomma liscia sul diritto e una puntinata sul rovescio. Il primo mese si allena all'Università di Nichidai. Batte tutti gli avversari. Poi passerà di città in città. Si allena e fa partite con Tasaka, Inoue, Kimura e Takahashi. L'amicizia con Ogimura si rivela importante e sorprendente. Gli dà consigli tecnici, psicologici e scientifici sul gioco. Gli insegna come nella cultura orientale sia importante il rispetto dell'avversario. Gli fa capire che quando si vince non bisogna esaltarsi, ma che è solo una tappa e bisogna sempre guardare avanti. Poi si allena con Itoh e Hasegawa. Diventano amici. Stellan ha molto rispetto per il loro comportamento, sia in gara che fuori. Fannno anche molte partite. Batte una sola volta Hasegawa. Con Itoh invece non vincerà mai. Stellan si allena bene, resiste senza difficoltà a 6 ore di allenamento al giorno. Osserva tutto e la sera, prima di dormire, prende appunti e riordina le idee.

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Il grande giorno Arriva il grande giorno dei mondiali di Nagoya. L'organizzazione è perfetta. Il campione in carica è Itoh, suo compagno di allenamento nello stage giapponese terminato da poco tempo. Stellan non si concede riflessioni sul pronostico. Non è interessato al percorso che gli potrà riservare il tabellone. Ogimura gli ha dato tutti i consigli per migliorare il suo gioco. Ma soprattutto gli ha dato serenità e gli ha parlato come un amico.

Iniziano le gare di singolo. Il tabellone si sfoltisce. Esce Hasegawa. Bengtsson batte in semifinale il cinese Xi Ehting. Itoh batte lo jugoslavo Surbek. E' arrivato il momento della verità. Bengtsson ha di fronte Itoh. Non sente emozioni, è concentrato sulla tattica. Sa che con il rovescio dovrà angolare le sue risposte sia a destra che a sinistra. Il palazzetto è gremito. Il pubblico è quasi tutto giapponese. Anche Ogimura a Londra, nel '54, aveva tutto il pubblico contro. Primo set 21 a 17 per Bengtsson, secondo set per Itoh. Bengtsson, appena diciottenne, non ha un cedimento, toglie il tempo all'avversario. Il pubblico giapponese

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sostiene il proprio beniamino fino al termine dell'incontro, anche se Bengtsson lascerà il suo avversario, nei due set successivi, a 13 e a 10. 3 a 1 per Bengtsson. L'Europa fa festa e invade la panchina svedese. Era dal 1953 che l'Europa non vinceva più. Quando nasceva Bengtsson l'Europa perdeva il dominio mondiale. Con i suoi 18 anni Bengtsson diventerà l'idolo dei giovani. Per gli orientali invece è stata la fine del loro potere veder salire sul gradino più alto del podio quel piccolo "samurai" venuto dal freddo del Nord, dove le notti sono illuminate dai fantastici colori delle aurore boreali.

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Se pensate che la sconfitta non sia utile, parlate con il vostro avversario.

1973 - Voglio andare in Russia

Nel gruppo, nasce un problema che preoccupa. Quando partecipano alle gare, scoprono che alcuni giocatori usano una gomma chiamata “anti-top”. Il gioco che sanno fare, non funziona più. Perdono e sono delusi. Giocatori prima incapaci, vincono. Ora sono il terrore di ogni torneo. Ne parlano fra loro. Uno dice : “erano antipatici prima, ora sono diventati odiosi”. Un altro aggiunge: “perché non fanno come nel tennis, dove giocano tutti con la stessa racchetta?”. Un terzo ancora dice : “un amico ha smesso, perché con questa gomma non è ping-pong. Questa gomma serve per salvare qualche giocatore incapace, ma ne fa allontanare migliaia di nuovi”.

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Fra i ragazzi si parla anche della diffusione di questo sport nel mondo. Ancora commenti su Bengtson che ha diciotto anni. Lo sentono vicino a loro. Una notizia importante, vengono a sapere che, nell’Unione Sovietica, ci sono 2 milioni di tesserati. E dicono subito: “solo da noi il ping-pong non è considerato, è colpa della federazione! È colpa del calcio!”. Poi: “in Russia un giocatore di ping-pong viene considerato come un’atleta di qualsiasi disciplina”. La notizia li fa sentire bene. I migliori di ogni sport vengono assunti nelle fabbriche con il compito di lavorare mezza giornata e il resto del tempo giocano a ping-pong. Ai ragazzi sembra un sogno, giocare ed essere pagati. Uno dice: “voglio andare in Russia”. Altri anch’io, anch’io!

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SARKIS SARKHAJAN Talento e purezza

È nato nel 47, in Georgia (URSS). Da piccolo fa atletica leggera e calcio. Il ping-pong per lui è come un passatempo. Poi, a 11 anni, decide che il tennistavolo sarà il suo sport. Si mette subito in luce. A 19 anni viene convocato per gli Europei di Londra. Nel primo incontro a squadre l’URSS deve incontrare la grande Jugoslavia. Non ci sono speranze. Sarkis, in una riunione tra giocatori, dice che si può vincere. L'allenatore, un po' per gioco e un po' per sfida, lo mette in squadra. Sarkis farà tre punti e l’URSS vince l'incontro per 5 a 2. Non uscirà più dalla nazionale. Agli Europei l’URSS perderà solo con la Svezia, in finale. Mancino, introverso, talento naturale. Supera tutti nelle selezioni dei migliori giocatori dei 15 paesi dell'Unione Sovietica. Sarkis, non ha né tecnica europea, né asiatica. Gioca con gomme lisce e consumate. Le cambia quando si ricorda. È come correre in auto, con pneumatici senza battistrada. Il suo gioco è d'attacco. Non fa preparazione fisica. Non fa footing. Non ha schemi di allenamento. Non usa il top spin. Fa l'impossibile per semplificare il gioco. Si affida solo al suo talento. Sembra il prodotto di una rivoluzione, lontana e dimenticata; solitario e stanco non ha più voglia di novità. Sembra che viva alla giornata. Il gioco d'istinto tende alla sua conservazione. Nel suo paese è un mito. L’URSS ha più di due milioni di tesserati. Gli allenatori vengono incaricati dal partito. Non conoscono il tennistavolo. Non serve per mantenere il posto. Danno una racchetta a "Tolstoi" e aspettano l'opera.

Sarkis, la grande occasione 1973, Sarajevo: mondiali. Per l’assegnazione del titolo a squadre, si gioca in due gironi d’eccellenza. Nel primo: Cina, Svezia, Ungheria, Corea del Sud, India, Indonesia, Austria. Nel secondo: Giappone,

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Jugoslavia, Germania, Francia, Inghilterra, Cecoslovacchia, URSS. I primi due di ogni girone, in una finale a quattro, giocheranno per il titolo. Dopo una prima fase le quattro squadre promosse: Svezia, Cina, Giappone e Russia si trovano ancora in parità. Arriva il momento più importante per l’URSS: bisogna battere la Cina per salire nel gradino più alto del podio. Gli incontri a squadre si svolgono in questo modo: tre giocatori cinesi contro tre giocatori russi. Ogni giocatore deve incontrare uno alla volta i tre avversari, per un totale di nove incontri. La squadra che arriva a cinque vince. Ogni partita si gioca al meglio di due set su tre. Per la Russia scende Sarkhajan. Per la Cina Hsu Shao-Fa, famoso nel mondo per i servizi con palla lanciata in alto, a più di 3 metri d'altezza. Sarkhajan soffre proprio i servizi nel primo set, ma vince l'incontro per 2 a 0. 1 a 0 per la Russia. Secondo incontro, Strokatov - -Kuang, 2 a 0. Terzo incontro Gomozkov - Tiao Wen-Yuan, 0 a 2. 2 a 1 per la Russia. Sarkhajan vince con facilità anche contro gli altri due cinesi, mentre i suoi compagni non porteranno più un punto. 5 a 4 per la Cina. Sarkhajan cade in lacrime: la sua grande prestazione è stata vana. La porta della finale si è chiusa. Forse è stato il più grande talento di tutti i tempi. Non si affida alle nuove gomme che hanno rivoluzionato il tennistavolo. I suoi avversari le cambiano dopo dieci ore di gioco. Le sue gomme sono decrepite e ingiallite. I suoi compagni dicono che non le cambia da tre anni. Sembra che abbia paura della contaminazione del nuovo. Ti dà l’impressione che voglia scrollarsi di dosso cultura e regole imposte. È alla continua ricerca di se stesso, della verità primordiale, senza mediazioni. È alla scoperta del primo giorno di vita, per conoscere la sua vera identità, preculturale. Questo suo fatalismo, o paura del nuovo, lo penalizza. Lui l'avverte. Ma il suo modo d'essere è puro. Il suo gioco sembra da oratorio. Controlla gli attacchi avversari con risposte semplici e imprevedibili.

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Praga ‘76 Durante i campionati europei di Praga 1976, ho parlato con un giocatore prima che incontrasse Sarkhajan nel singolo: era sconvolto al solo pensiero di giocarci contro. I due sono i leader della propria nazione. Ma il primo, al contrario di Sarkhajan, aveva adottato le gomme "della rivoluzione", sempre nuove. Le accarezzava continuamente, per togliere le impurità che la pallina lasciava durante il gioco. Si era affidato al nuovo, e chiedeva solo il nuovo. Il suo gioco era ripetitivo, dispendioso e monotono. Durante l'incontro correva,

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correva e non arrivava mai sulla palla. Sarkhajan invece sembrava che pensasse ad altro e, distratto, spingeva la palla a destra e a sinistra. L'avversario, sudato e rosso in viso, correva, imprecava, correva, imprecava e correva. 3 a 0, aveva smesso di correre, e ancora più rosso, a testa , imprecava e imprecava. Sarkis forse non ha mai vinto un’individuale nelle gare internazionali, perché nel suo paese non usavano le gomme moderne. Lo sforzo per adattarsi continuamente ad ogni avversario, alla fine gli è costata troppa fatica di concentrazione. A livello mondiale Sarkis Sarkhajan è temuto come il grande talento. Per la Russia il suo talento è visto come un dono divino. Nulla deve fare per vincere. Quasi immobile, al centro del tavolo. Senza fatica. Con il record di 28 medaglie d'oro nei campionati sovietici diventa per il ping-pong lo zar di tutte le Russie.

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A Natale mi hanno comperato un racchetta nuova, facendomi promettere che sarei migliorato a scuola. Non capisco come possano pensare che, giocando a ping-pong, possa diventare più bravo negli studi?!

1974 - I ragazzi fanno qualche battuta

I ragazzi partecipano con successo alle gare regionali e nazionali. I più bravi addirittura fanno attività internazionale con il club e con la nazionale. Così hanno modo di confrontare la loro scuola. Il nuovo campione d’Europa è un cecoslovacco. Robusto fisicamente. Ha un gioco regolare. E’ sempre circondato da belle ragazze bionde.

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I ragazzi fanno qualche battuta, ma la notizia piace. Pensano che con il ping-pong si possano fare delle conquiste. Infine uno dice al suo compagno: “ma tu non sai giocare, e non sei neanche bello”.

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MILAN ORLOWSKI Il bello

Novi Sad: Orlowski diventa campione d'Europa Orlowski, cecoslovacco, bel sorriso, faccia pulita da adolescente. Fisico potente da velocista, giocatore d’attacco e forte scambista. Piace alle donne. Quando gioca c'è sempre un piccolo gruppo femminile che assiste e lo applaude. Orlowski batte in semifinale Johansson (Svedese), già campione nel '66. Nell'altra semifinale Gergely batte il padrone di casa, Surbek. Il palazzetto è sempre gremito. La Jugoslavia è terra di grandi tradizioni, di giocatori e di manifestazioni. La TV, in diretta, fa vedere sempre tutto il ping pong, giocato sia in patria che fuori. Il pubblico è competente, caloroso, con frequenti espressioni di colore e non è schierato.

Finale per il titolo Titolo in palio. Orlowski scende in campo. Mentre si avvia al tavolo da gioco si gira verso la tribuna dove un gruppo di ragazze lo applaude come se avesse già vinto. Sorride. Gergely, il suo avversario, scambia due parole con l'allenatore e una, sembra, ironica con Jonyer. Sono in campo, alla battuta Gergely è subito in vantaggio 5 - 0. Durante un servizio farà net 3 volte consecutive (nel tennistavolo non c'è limite, si può fare net all'infinito, si ripete sempre). Poi Gergely porta il punteggio sull'11 a 1. Orlowski è in crisi, perde il primo set. Ma si riprende e vince il secondo. Si va a fasi alterne. Si arriva sul due set pari. Poi la bella, quinto e ultimo set per il tetto d'Europa. Servizio Gergely. Le fans di Orlowski fanno un tifo indiavolato. Non si riesce a calmare. Gergely aspetta impaziente, (nel tennistavolo si gioca in silenzio). Il

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pubblico forse non gradisce la scena. Si schiera con Orlowski. Torna a fatica il silenzio. Gergely parte. Orlowski gioca più potente e sicuro. Dalle tribune il silenzio. Dal tavolo, il tintinnio della pallina. I suoni del ping, pong, ping, pong inesorabili si sommano, come i secondi dell'orologio, verso l'epilogo. Gergely sembra voler ritardare. Orlowski accelerare. 21 a 15 per Orlowski. Immerse nell'applauso alcune fans si fanno largo e si precipitano dalle tribune per invadere il campo. Orlowski scappa verso la panchina. I compagni lo prendono di peso e lo lanciano verso l'alto. Lui sorride felice. Le fans sotto fanno circolo, attendono e strillano. Sopra c'è il paradiso, sotto, un chiasso d'inferno. In questo anno Orlowski avrà la sua migliore classifica mondiale, raggiungerà la 3ª posizione.

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Se un vostro compagno di squadra non vuole giocare con voi, adducendo che lo mettete fuori palla, lasciate che lo faccia il suo avversario.

1975 - Un nuovo colpo

Come un’onda lunga arriva la notizia che un ungherese diventa Campione del Mondo. Le notizie sul suo gioco affascinano la fantasia del gruppo. Un ragazzo dice: “ha inventato un nuovo colpo!” Poi spiega la novità.

La pallina non fa più la parabola come un top-spin, questa fa una parabola orizzontale. I ragazzi provano con impegno e con speranza di scoprire i segreti del nuovo colpo.

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ISTVAN JONYER L'inventore del Sidespin

Calcutta: Jonyer campione del mondo Istvan Jonyer, 25 anni, n° 9, ungherese, diventa campione del mondo. In finale batte Stipancic, jugoslavo, per 21 a 19 alla quinta partita. Jonyer, da ragazzo giocava a calcio. A 14 anni si è avvicinato al tennistavolo e ha imparato ascoltando i consigli degli amici. Non ha avuto subito un allenatore. La sua armonia non passa attraverso figure obbligate. Jonyer non ha un'impugnatura di gioco. La racchetta non è ferma sulla mano. La muove in continuazione, sembra che gli possa sfuggire da un momento all'altro. Quando parte per colpire la palla non si sa se la racchetta si trova nella posizione giusta. Se ci giochi contro senti un po’ di disagio. Però se lo osservi dalla tribuna vedi solo l'evoluzione dei gesti.

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Gioca un po’ arretrato rispetto alla media, così anche i gesti sono più ampi. Un po’ come i fuochi d'artificio, prima bassi, intensi, che poi esplodono alti in tutte le direzioni. Avere molte impugnature fa perdere tempo. Però puoi avere nel gesto una maggiore libertà d'evoluzione.

Giocatore totale Jonyer non poteva realizzarsi giocando solo con i piedi. La sua mente dialoga con tutto il suo corpo. Con le dita in continuo movimento sulla racchetta sembra che voglia modificare l'attrezzo per ogni evenienza. I suoi colpi di gioco sono sempre delicati. I tiri potenti sono fatti con gesti lunghi, accarezzati. Non picchia la pallina, la fa volare, gli dà sempre l'effetto di rotazione che viene usato come motore per la traiettoria, non per far sbagliare l'avversario o per fare una parabola illogica. Il suo gioco aereo sembra telecomandato, le curve geometriche sono belle, esaltanti. Passano tutte sopra il tavolo da gioco veloci e luminose. Quando l'incontro è finito alcune parabole rimangono impresse nella mente, scolpite, ancora in moto. Insieme ad un viso divertito con una borsa a tracolla, un po’ dondolante che si allontana dal campo di gioco.

Il nuovo colpo Molti hanno provato ad imitarlo. Dopo la vittoria del titolo mondiale, il side spin ha fatto il giro del mondo. Ad ogni torneo si vedevano giocatori che lo usavano a sproposito. Si sentivano tutti dei piccoli Jonyer. È stato il campione più visibile per noi europei. Il suo gioco arretrato permetteva di avere più tempo per osservarlo. Fisico robusto, alto, con muscolatura rotonda. Viso luminoso con espressione da buono, sempre pronto al sorriso. Quando si ferma a conversare e prende la parola, alla fine il suo discorso termina sempre in allegria.

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Quando è in difficoltà nel gioco, lo guardi in faccia e sembra divertito. Sembra che pregusti il piacere di vedere le facce degli altri se riuscirà a cambiare il pronostico.

Ricordo Jonyer, 1985 a Senigallia Dopo aver visitato il Centro Olimpico ancora in costruzione, con Costantini siamo andati a fare un allenamento nella piccola palestra di San Martino. Era estate: in quel periodo si giocava poco. La palestra era impolverata. Jonyer, con la massima disinvoltura, aveva chiesto una scopa. Nell'attesa ci siamo messi a chiacchierare su come giocano gli italiani. Per la condizione della palestra mi sono sentito un po’ imbarazzato. Un bambino ci ha portato una scopa. Jonyer, d'anticipo, l'ha presa e appoggiandosi, ha continuato a parlare. Poi si è rivolto a me chiedendomi: perché in Italia tirate sempre così forte? Vorrei spiegargli che tutto nasce dall'impiego di allenatori cinesi che dal '79 "obbligano" tutti i giocatori a concludere in 3 scambi, ma preferisco tacere. Jonyer ci ha spiegato che il gioco va preparato e ci ha portato come esempio l'Ungheria, campione del mondo a Pyongyang, con Gergely e Klampar. Jonyer intanto aveva iniziato a pulire la palestra, con semplicità e naturalezza. Un grande esempio, che non dimenticherò mai. Poi ci fu l'allenamento. Jonyer era sempre delicato nel suo gioco di preparazione, seguito da accelerazioni progressive fino

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alle fiondate da lunghe distanze. In quel gioco c'era la risposta a tutto quello che non riusciva a capire del nostro gioco.

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La gara di doppio è la più ingrata. Il mio compagno mi fa perdere sempre.

1975 - I ragazzi con gentilezza

Da qualche tempo si sono avvicinate alcune ragazze. I ragazzi, con gentilezza, fanno un po’ di spazio.

Con il tempo se ne pentono. Si rendono conto che i tavoli sono troppo affollati, e togliere un tavolo ad una ragazza non è proprio

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facile. Però anche nel settore femminile arrivano risultati che danno completezza alla società.

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STANSLAV GOMOZKOV Il pilota

Calcutta: Gomozkov campione del mondo di doppio misto Gomozkov, russo, numero 5 delle classifiche mondiali nel 67. Campione di doppio misto con la compagna Ferdman. Faccia rotonda, alto, corporatura forte. Il suo gioco non è potente. Si piazza al centro del tavolo e pilota il gioco. Apre di top spin e passa al gioco di scambio. Gioca bene sia di diritto sia di rovescio. Rispetto ai giocatori in circolazione, quando gioca di rovescio, ti può portare via il punto senza che tu te ne accorga. Il rovescio forte è la caratteristica dei russi. Ha un gioco tattico, intelligente che mette a frutto soprattutto nei doppi.

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Nei campionati europei vince 4 titoli di misto. Quando gioca le gare di misto fa "impazzire" le donne avversarie che non riescono a prevedere i suoi colpi. Nel singolo è troppo studiato dagli avversari, non può sorprenderli. Il suo gioco è standardizzato, non basta il talento per superare tutti gli ostacoli. Poi Gomozkov viene incaricato come allenatore. Così termina la sua carriera di pluri-medagliato dell'URSS. Anche i cinesi hanno una loro scuola, ma presentano continuamente interpreti diversi. Per i russi, nonostante gli oltre due milioni di tesserati, sono sempre Gomozkov e Sarkhajan i portabandiere. È una scuola che non si evolve. Eppure il modello di gioco è interessante. Sembra che ci sia un rifiuto del nuovo. Sia come suggerimento dall'esterno che come ricerca all'interno. Le gomme Sandwich in Russia arrivano in ritardo. Forse dipende dai costi. Per tanti giocatori potrebbe essere una questione economica. La Russia ha una politica autarchica. Forse è questo il problema. Poi arriva la Butterfly,(ditta leader mondiale nell'attrezzatura da ping- pong), che sponsorizza anche giocatori russi. Ormai è troppo tardi. Lo sviluppo nel mondo è avvenuto già da tempo. Ora bisogna recuperare.

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Se avete un avversario antipatico, quando ci giocate battetelo. Vi accorgerete che aveva la simpatia repressa.

1975 - E quando perdono...

Nel piccolo club, arriva una notizia che sconvolge tutti. I cinesi hanno inventato una gomma che lascia a zero l’avversario. I ragazzi sono prima increduli, poi curiosi. Vorrebbero provare la nuova gomma. I meno bravi pensano subito di risolvere così i loro problemi, e vendicarsi sui più bravi. E quando perdono, dicono: “ridi, ridi, quando arriverà la nuova gomma, ti lascio a zero”.

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Uno dei ragazzi ha uno zio che, per lavoro, va spesso in Cina. Segretamente dagli amici, gli chiede il grande regalo.

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L’AVVENTO DELLA GOMMA CON PUNTINI LUNGHI

LUBIANA: si svolgono i Mini-spens. Una prova generale prima dei successivi campionati del mondo che si svolgeranno a Birmingham. La Cina non vince un titolo mondiale di singolo dal 1973. Gli europei oramai hanno assimilato il gioco delle nuove gomme. Inoltre hanno iniziato ad utilizzare la gomma liscia anche per il gioco di rovescio. All'inizio, pur avendo un'impugnatura diversa dai giapponesi, avevano copiato il loro gioco, mantenendo però la gomma con puntini sul rovescio. Poi lentamente l'hanno sostituita con quella liscia, sviluppando anche un gioco d'attacco. I Cinesi invece producono giocatori con ogni tipo di gomma e nelle gare internazionali presentano sempre nuovi giocatori con caratteristiche diverse e con servizi micidiali. La strategia del gioco Cinese si basa sul fatto che al terzo scambio il gioco deve concludersi. Quando i cinesi hanno il servizio in mano, cinque servizi, devono realizzare dai quattro ai cinque punti. Più difficile è quando serve l'avversario. L'importante è comunque forzare il gioco.

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La Cina lancia un nuovo giocatore, Ritorniamo a Novi Sad. La Cina fa scendere un nuovo giocatore che impugna all'europea e con una gomma sconosciuta. Da un lato ha una gomma liscia, dall'altra parte, una gomma che ha puntini molto lunghi. Huang Liang è il nuovo prodotto cinese. Lo si vede nella hall dell’albergo con un gruppettino di cinesi. Sempre insieme che discutono e ridono. Vestiti come dei seminaristi, grigio scuro con pantaloni un po’ abbondanti. Però Huang Liang rompe la tradizione, vestito chiaro un po’ luccicante. Attira l'attenzione, a qualcuno viene da sorridere, ma è meglio far finta di niente. Quando sono presenti alle gare incutono sempre timore. Huang Liang è anche il più alto. Ha un viso scavato rispetto al gruppo. È più magro, nervoso nel fisico. Poi nel gioco si vedrà. Muscolatura lunga, non compressa. Rapido e tempista. Nel gioco ruota il manico sulla mano e risponde sia con una faccia che con l'altra, con la stessa disinvoltura. Non si allontana dal tavolo e i tagli sono anticipati. Quando gli ritorna una palla alta, schiaccia. Tutti i migliori giocatori europei, Surbek, Bengtsson, perdono malamente, Huang Liang non perderà un solo set. Perderà solo con il compagno di squadra in semifinale, Go Jao Hua per 3-1. Questa nuova gomma si è diffusa rapidamente fra i giocatori di difesa, e fra i vecchi palleggiatori, rilanciandoli agonisticamente a scapito però del bel gioco. La difficoltà nel giocare contro questa racchetta era che non sempre si riusciva a vedere con quale faccia il giocatore rispondeva e così era impossibile eseguire una risposta voluta.

Difesa con puntini lunghi. Difesa sporca Huang Liang - Surbek. Sembra una partita come tante altre. Con i cinesi si perde quasi sempre; quando ci si vince si fa sempre festa. Surbek è pronto. È abituato a dare sempre battaglia. Huang Luang è al servizio. Parte con un taglio veloce di rovescio a ventaglio davanti al

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corpo. Surbek apre di top spin di diritto. La palla tocca la racchetta e scivola verso il basso. Non c'è l'aggancio. Surbek guarda subito se la racchetta è bagnata, ci passa la mano sopra con una leggera carezza, tutto è regolare. Si rimette in posizione per ricevere il secondo servizio. Il cinese riparte, stesso servizio. Surbek, più attento, ripete l'apertura, ma la palla ricade a terra. Il pubblico si accorge subito che sta succedendo qualcosa di strano, si sentono dei mormorii. Surbek guarda ancora la racchetta, è un gesto automatico, ma capisce che c'è qualcosa di nuovo. Lancia uno sguardo verso la sua panchina. Fanno cenno di non capire. Al servizio Huang Liang, stesso gesto, stessa velocità e stessa posizione al tavolo. La palla parte; stesso rimbalzo. Surbek, con attenzione assoluta, lancia il suo colpo di top spin. E' noto in tutto il mondo per questa sua capacità. Si avvicina con prudenza e tocca la palla, questa volta invece di essere tagliata, la palla si innalza lentamente, sembra con moto proprio e passa alta due metri sopra il tavolo, sopra e dietro la testa di Huang Liang. Dal pubblico, un'esclamazione di sorpresa che avvolge il palazzetto. Nulla di simile si era mai visto prima. Surbek, sconcertato, incuriosito e sorpreso, dopo aver gironzolato per l'area di gioco del suo campo, si avvicina a Huang Liang e gli chiede di mostrargli la racchetta. Huang Liang senza avvicinarla troppo, gli mostra velocemente le due facce. Una liscia, una puntinata. Forse avrà avvertito che i puntini erano più lunghi, ma capire e trovare subito le contro misure non è cosa facile. Il primo set finirà per 21 a 4. Stesso punteggio allo svedese Johansson. All'ex campione del mondo Bengtsson 21 a 5. Un terremoto prodotto dalla Cina in Europa. Gli europei sembrano ricacciati negli oratori delle parrocchie o nei circoli ricreativi. Bengtsson, il re di sei anni prima è seduto solo, con le mani fra i capelli, al ristorante. E guarda il tavolo con la testa china.

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La nuova gomma invade il mondo Da questo momento è nata ufficialmente una nuova gomma. Ha puntini lunghi 2, 3 volte quelli normali. Quando la gomma colpisce la pallina, i puntini, come tanti piccoli cilindri, si piegano su se stessi e la palla scivola come una frenata sul bagnato. Se la palla viene colpita per darle un taglio, non lo prende. Se con questa gomma rispondi ad un colpo di top spin, la palla ritorna con la stessa rotazione di top spin, però si trasforma in palla tagliata. La racchetta che ha da una parte questa gomma e dall'altra una gomma d'attacco, diventa micidiale. Huang Liang aveva la racchetta con le due gomme di colore nero. Quando serviva, partiva con la racchetta sotto il tavolo così l'avversario, per la velocità del movimento, non riusciva a vedere con quale gomma era stata colpita la pallina. La partita si era trasformata in un gioco di prestigio. Surbek è un giocatore che non si arrende mai, dà sempre tutto quello che ha, cerca sempre il suo diritto per far esplodere i suoi potenti top. Se serve, va volentieri in difesa alta. Invade i campi avversari per riprendere la pallina. Si tuffa come un portiere di calcio. Ma con Huang Liang non si vedrà. È una specie di gioco invisibile. La nuova gomma rilancerà a livello mondiale tutti quei giocatori di difesa che, con lo sviluppo del top spin, erano stati emarginati nelle basse classifiche o avevano smesso. Ma nel 1983, al congresso di , si decide che la racchetta deve avere due colori. Rossa da un lato e nera dall'altro. Così, lentamente,si mette fine al dilagare di gomme che servivano solo per non far giocare l'avversario.

66 I ragazzi guardano le Stelle

Quando gioco con un giocatore che non conosco ci perdo sempre. Cribbio, gli altri come faranno?

1976 - Questa volta è un francese

Nuovo campione europeo. I ragazzi si rendono conto che c’è sempre un nome nuovo che emerge. Questa volta è un francese. Anche questo giocatore è molto diverso dagli altri. Fa attaccare gli avversari e lui difende. Esattamente quello che loro non fanno mai. Rimanda la pallina alta. Così il suo avversario schiaccia in continuazione. Però lui la prende sempre e non sbaglia mai.

Anche i ragazzi ci provano, si accorgono che è un gioco molto divertente. Così, a turno, si sfidano. Uno difende, uno attacca. Questo

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gioco viene ripetuto anche nei giorni seguenti. I tecnici li assecondano, aiutandoli tecnicamente.

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JACQUES SECRETIN Il Re della difesa alta

HANNOVER: ci trovavamo alla gara internazionale di Hannover, fine febbraio 1976. Secretin, francese, mancino, perde in finale con Johansson 3 a 0 (17, 19, 17); il mese dopo ci saranno gli Europei. Secretin perde abbastanza nettamente. Durante la festa finale, dove tutto sfuma e ci si rilassa, mi siedo accanto a lui con un cenno di saluto.

L'uomo giusto È da tempo che la Francia aspetta un titolo Europeo, Secretin parrebbe l'uomo giusto. Il suo gioco è unico: si affida alle difese alte. Con giocatori forti preferisce arretrare e alzare la pallina che passa sopra la rete a circa 8 metri di altezza. L'avversario è costretto a schiacciare continuamente. Lui ingaggia un gioco di gambe che vanno spesso a saltare le transenne del suo rettangolo di gioco; al suo passaggio ha sempre bisogno di spazio. È uno sforzo fisico da maratoneta, misto a scatti da centometrista. Le palle che rinvia sono sempre liftate e colpiscono il fondo del tavolo con precisione assoluta, e schizzano alte e lunghe per l'effetto. È duro vincere un torneo con questo gioco. Ci vuole una grande preparazione fisica. La sua specialità è il doppio misto dove mette in difficoltà soprattutto la

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donna avversaria.

"Oggi so che posso giocare con tutti" Nel '77 vincerà il titolo del mondo nel misto. Dopo aver scambiato due parole di circostanza, gli chiedo che cosa pensa di fare ai prossimi campionati europei. La sua risposta mi colpisce. Non c'è tensione, non c'è voglia di vincere. Non c'è paura di perdere. Mi dice semplicemente: "Oggi so che posso giocare con tutti". Secretin esprimeva un gioco fatto di talento e di necessità interiore non trasferibile ad altri. Tutti i grandi esprimono queste qualità, ma lui percorreva una strada che puntava ad un grande spettacolo. Sapeva esaltare il pubblico.

Campionati europei Siamo a Praga in una splendida giornata di sole. Iniziano i Campionati Europei Individuali. Secretin apre le gare con l'austriaco Weinmann ed è subito 3 a 0. Poi Barner, ungherese, ancora 3 a 0. È la volta del grande Stipancic, jugoslavo, l'unico europeo che lotta alla pari con i cinesi, Secretin vince 3 a 1. Ora c'è l'incontro più difficile, siamo in semifinale, l'avversario è , praghese. Il pubblico che gremisce gli spalti è tutto per lui. Ci vorranno 5 set per domarlo. Secretin è solo. Orlowski è in vantaggio per 2 set a 1. Il pubblico si esalta, sembra fatta. Secretin, non sbaglierà più niente. Negli altri due set, lascerà l'avversario a 17 e a 13.

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Finale: Secretin - Strokatov Nella finale, ha di fronte Strokatov, russo, che proviene dalla parte alta del tabellone. Quando si presentano in campo, il pubblico si schiera subito con Secretin. Hanno già dimenticato lo "sgarbo". L'avversario è russo. Si sente subito che l'incontro ha un sapore politico. La guerra fredda e la cortina di ferro imposta dai russi non è gradita ai cecoslovacchi. Per loro è un momento liberatorio. Secretin vince il primo set. Poi perde il secondo per 24 a 26. Il terzo set lo vince 21 a 14. Il quarto ancora per il russo 21 a 13. Siamo al quinto set. Il pubblico è scatenato, accompagna Secretin ad ogni suo punto, ci sono momenti di alta spettacolarità. Il russo rimane freddo, ma sente che quel luogo gli è ostile. Secretin percorre in continuazione la sua area di gioco e alza la palla alle stelle. Strokatov, colpisce con violenza, ma oramai la sua azione si è appesantita. Secretin, invece è sempre veloce negli spostamenti. La palla vola sempre più alta e con precisione per finire sempre sul tavolo dell'avversario. Per Strokatov è la fine. Rimarrà a 12. Il pubblico accompagna Secretin con ovazioni a applausi sino al suono della Marsigliese che lo incoronerà campione d'Europa. Gli spettatori emozionati, attribuiscono alla vittoria del francese un significato di libertà. Il momento è arrivato senza arroganza, né tensione e con grande rispetto per gli avversari. L’anno dopo, nel 1977, diventerà campione di doppio misto giocando insieme a Bergeret.

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Se mentre giocate, l’allenatore vi dice che siete fermi con le gambe, è perché non tiene conto che siete sfiniti a forza di andare a raccogliere la pallina.

1976 - È una questione di sintonia

Un ragazzo porta la notizia che il nuovo campione d’Europa, lo jugoslavo Stipancic, vince con un gioco opposto a quello del francese. Questo si mette al centro del tavolo e, senza muoversi, gioca come una mitraglia. L’universitario più grande e esperto dà qualche esempio. Così si passa la serata a fare prove e a discutere. Non c’è un modello di gioco che va bene per tutti. Ogni giocatore deve fare il gioco che si sente. Un giocatore che vince poco, dice: “io mi sento di vincere, però, non vinco mai”.

Uno di loro gli dice : “perché non fai l’arbitro?”. Il filosofo del gruppo dice: “il gioco è come quando scegli un cane. Questo rassomiglia sempre al padrone. E’ una questione di sintonia”. I ragazzi

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dicono: “è vero, a volte sembrano gemelli”. Poi riprende il gioco. Però un ragazzo dopo aver vinto, chiama l’avversario “barboncino”, “cucciolo”. Altri “peluche”. I vincitori con orgoglio si proclamano “lupo”, “mastino”, etc, etc. Inizia una serie interminabile di soprannomi, che si trasformeranno in: “tartaruga”, “leone”, “elefante” “babbuino”, “cobra”. Così chiudono la serata.

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ANTON STIPANCIC Il flipper

Praga: Stipancic campione d’Europa a squadre Stipancic, jugoslavo, mancino, faccia forte e squadrata. Capelli abbondanti, girano a ferro di cavallo fino a coprirgli le orecchie. Diventa campione d'Europa a squadre (con Surbek e Karakasevic) contro la Svezia. A Pyongyang nel '79 è campione di doppio con Surbek. Si allena spesso con Karakasevic, suo compagno di nazionale. Quest'ultimo impugna a penna, ha un'impostazione di gioco orientale. Avere nella società dei giocatori che assomigliano agli avversari favorisce la preparazione. Stipancic è noto come il castiga orientali.

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La mitraglia Quando è in gara sembra un armadio con braccia snodate che si mette al centro del tavolo. Respinge la palla come il funghetto di un flipper. Il polso si adatta a tutte le posizioni e respinge a mitraglia, anticipando appena dopo che la palla ha colpito il suo tavolo. Ha un'armonia complessa, non facile da apprezzare. Si vede bene solo il prodotto. E ci si chiede sempre come faccia, quell'armadio fermo al centro del tavolo, a giocare in quel modo. Con la racchetta incassata nella mano è sempre sulla palla, non appena rimbalza sul suo tavolo. Poi sempre a spingere in avanti, con top spin anticipati verso il suo avversario. Quando lo guardi ti toglie il respiro. Diventa anche due volte campione d'Europa nel doppio maschile con l'amico inseparabile Surbek e una volta nel misto con la Palatinus. Nei mondiali di Calcutta nel 1975 vince l’argento ed è battuto in finale da Jonyer 21 a 19 alla bella.

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Il mio allenatore mi dice che l’importante è vincere. I miei genitori mi dicono la stessa cosa. Cribbio! Ci sarà pur qualcosa di meno importante che possa fare per loro?!

1977 - Loro non l'avrebbero mai fatto

Nel piccolo gruppo si forma tecnicamente anche una ragazza di un’altra società. Così in tre parteciperanno con la nazionale ai Campionati del Mondo in Inghilterra. Un giapponese diventa campione del mondo battendo in finale un cinese. Corrono molte voci che i cinesi abbiano fatto vincere un giapponese per ragioni diplomatiche. I ragazzi rimasti a casa, non ci possono credere, loro non l’avrebbero mai fatto.

Continua il racconto: nei tempi di attesa, i giocatori orientali formano gruppi per nazioni e sono sempre molto seri. Al contrario gli europei, si mescolano fra di loro, discutono e sono allegri. Si ha

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l’impressione di assistere alla vita di due mondi completamente diversi. I cinesi, nel gioco, battono e sparano, è il cosiddetto gioco “della terza palla”: servizio, risposta e tiro a punto. Gli europei giocano di fantasia.

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MITSURU KOHNO Gioco a doppia ala

Birmingham. 34esimi Campionati del Mondo È allestita una fiera enorme. Si gioca, si mangia, ci si riposa, si gioca e si rigioca. Fino alla cena. L'albergo è lontano, un'ora e più di pullman. Così per dieci giorni. 30 tavoli da gioco. 70 tavoli da riscaldamento, che montano in continuazione. Kohno, giapponese, diventa campione del mondo contro il cinese . Kohno, occhiali da vista, spalle grandi, robusto in tutto il fisico. Gioca a penna con puntini. Il suo aspetto calmo, riflessivo e preciso nei gesti, ti fa pensare all'ormai tramontato samurai. È diverso nel gioco dai suoi compatrioti giapponesi. Nel rovescio ha l'arma più sorprendente. Si china avanti - sinistra, poi si apre e spara bordate. Col braccio libero armonizza bene il gesto.

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In semifinale batte per 3 a 0 Huang Liang, il cinese che con i puntini lunghi ha sconvolto l'Europa due mesi prima. Il suo passaggio è stato come una meteora.

Titolo in palio Kohno scende in campo e fa due palleggi di riscaldamento. Gli arriva una palla sul rovescio, con movimento dall'alto verso il basso, esegue un bloc che rinvia tagliato. La palla sembra giocata con un antitop. Fra il pubblico c'è sorpresa e meraviglia. Si crea un'aspettativa. Non lo farà più. Scaduti i 3 minuti regolamentari, l'arbitro ferma il gioco. Lancia la moneta, per il sorteggio: chi vince può scegliere il lato dove giocare o il servizio. Poi l'arbitro, con la mano, invita a dare inizio al gioco. Non si avvertono emozioni. Nelle due panchine, allineati, tecnici e giocatori iniziano a muovere con sincronismo le teste. Il pubblico fa altrettanto. Kohno, nel gioco, spinge in avanti la racchetta, sia col diritto che col rovescio. È piazzato al centro del tavolo e fa un gioco lineare come se giocasse a tennis. Quando tira il diritto il movimento del corpo è impercettibile. Con il rovescio, pur scorrendo, il gesto è elaborato. Veloce inchino e veloce ritorno verticale del corpo. Il braccio scorre bene. Non c'è volume di gioco di gambe. Sembra un gioco fatto solo d'inchini. È passato molto tempo, da quando l'avevo visto giocare. Nella mente conservo ancora il ricordo; il luccichio degli occhiali. Un fisico robusto. Un gran numero d'inchini che faceva all'avversario. Il più lento, il più lungo, il più bello, il più gentile, l'ha fatto stringendo la mano al cinese alla fine dell'incontro. Alcuni dicono che i cinesi avevano deciso di farlo vincere. Guo Yuehua in difficoltà, non aveva l'anticipo. Sembrava rassegnato. Nella storia delle finali mondiali i giapponesi incontrano due volte i cinesi e vincono.

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Se penso di vincere, perdo. Se penso di perdere, perdo. Non so più cosa pensare.

1978 - Tutti vogliono provare

Agli europei emerge un ungherese. Si torna a parlare di questa scuola di pensiero dove i giocatori tirano colpi con il braccio teso. C’è stato qualche allenatore dalle nostre parti che ha infilato un tubo di cartone nel braccio dei suoi allievi per bloccare il gomito e tirare colpi di top-spin potenti. Anche i ragazzi provano e riprovano. Qualche colpo riesce, ma lentamente ritornano al loro gioco.

Finalmente arriva la gomma dalla Cina. Il ragazzo si presenta con la nuova racchetta, senza dire niente. Sfida subito il più bravo, però non riesce nemmeno a battere. Sbaglia subito. Il gioco un disastro. Gli amici,

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si accorgono e lo prendono in giro. Lui deluso confessa. Però tutti vogliono provare la nuova gomma. Si rendono conto che occorre conoscere come si utilizza. Così provano e riprovano, cercando di capire.

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GABOR GERGELY L'estroverso

Duisburg (Germania): Gergely diventa campione d'Europa Gergely, Jonyer e Klampar, ungheresi. A Pyongyang 1977, campioni del mondo a squadre. Tre nomi, tre giocatori. Una scuola, quella ungherese. Tre modi diversi di giocare. In comune hanno nel top spin la partenza dal ginocchio, il movimento ampio, la conclusione alta. Gergely, allegro, estroverso. Baffi alla Gengis Khan, occhi scuri e profondi, viso simpatico. Capelli abbondanti e ricci che sembrano cotonati. Solo lui li sa portare con disinvoltura, un altro si sentirebbe imbarazzato. È il biglietto da visita della sua esuberanza, della sua creatività.

Il suo gioco Il top di rovescio finisce alto, a braccio teso, verticale sopra il corpo in estensione massima. Sembra che voglia salutare qualcuno. Qualcuno che sta lontano, lontano al di là della folla. È unico in questo colpo. Gli altri nemmeno gli si avvicinano. È la sua invenzione, non sembra che abbia una logica quel gesto. Ma è un colpo micidiale. Per quei tempi il top di rovescio era un colpo da non fare. Si preferiva spostarsi e colpire di diritto. Invece lui si esalta, quando parte dal basso e va in verticale, verso il cielo.

Personalità Negli anni '70 Gergely è uno dei precursori del gioco totale. Nel '75 l'Ungheria ha imposto la propria scuola con Jonyer, campione del mondo di singolo. Ma gli ungheresi si erano preparati nel gioco corto,

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sotto rete. I servizi con poco effetto, ma più corti possibile. Il gioco è costituito da colpi larghi e di lunga esecuzione. Il viso di Gergely partecipa al gioco, cambia espressione, storce la bocca, il naso, poi si riapre, si distende, burbero, sorride, un'altra smorfia, è il viso che mima ogni colpo. Ti trasmette la sua emozione, il suo stato d'animo, la sua concentrazione, la sua meraviglia. Nei mondiali di Pyongyang, nel '79, la squadra ungherese batte la Cina per 5-1: è un punteggio sconvolgente. La Cina da diversi anni sperimenta con successo la teoria della terza pallina, che significa ottenere il punto nel più breve tempo possibile. Studio di un anziano professore cinese.

Cina - Ungheria Siamo in finale. L'Ungheria schiera: Gergely, Jonyer e Klampar. La Cina: Guo Yuehua, Lu Oiwei e Li Zhenshi. Il palasport è gremito. I

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ventimila posti sono già stati occupati da diverse ore. Il pubblico è tutto per la Cina. L'Ungheria è una nazione che si perde nell'Europa. È poco conosciuta. Scendono in campo per il primo incontro, Gergely e Guo Yuehua. Gergely al servizio, la Cina è pronta a sferrare l'attacco; palla corta, lenta e che sembra priva d'effetto. Guo s'avventa, e lancia il suo attacco, fuori. La palla sembra senza peso. Il cinese guarda subito la panchina, parte un cenno incomprensibile. Le cose non cambiano, Guo è disorientato. 4 -1. Serve Guo, servizio veloce, è subito pronto all'aggressione. Gergely ritarda la risposta, rinvia lento e carico di top spin. Guo scalpita, la palla non gli arriva mai. Il ritmo di gioco è troppo lento, non ce l'ha scritto nel DNA, lui è frutto della selezione ritmica della terza palla. Selezione scandita a tempo di rock, emotiva, senza pensiero. Risponde, la palla rotola a rete. Fuori tempo. Gergely impone un gioco di valzer. Strauss sembra il suo maestro: c'è tempo di pensare e di vedere. Anche i capelli da musicista eccentrico gli si addicono. Alla fine dell'incontro Jonyer lascia la bandiera a Guo Yuehua e Klampar contro , vince alla bella per 21 - 10 facendo esplodere il rovescio e la panchina ungherese, in un fragore di urla e di gioia. Il pubblico applaude ma è amareggiato per la prestazione della vicina e amica Cina. Lascia il palasport, con la confusione nella mente. Il modo e il gioco scioccante degli ungheresi ha sconvolto il pubblico di casa. Dopo la sconfitta di Pyongyang i cinesi abbandonano la teoria della terza palla. E danno inizio allo studio dell'impugnatura europea, che apre il gioco anche al top spin di rovescio, che è stata l'arma efficace e spettacolare del successo ungherese. Gergely termina felice il suo incontro. E' sereno anche quando non esce vincitore. Non trasmette mai la sofferenza dello sconfitto. È generoso, è onesto, sa che anche il suo avversario può vincere. Sa che in questo sport non ci sono furbi. Vive il gioco con lealtà trasparente. Quando perde non soffre, gli dispiace. Dispiace anche al pubblico che lo segue sempre con simpatia.

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Però se lo guardi, ti sorride ugualmente. E sei contento di contraccambiare.

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Da quando ho messo la racchetta nel microonde e vinco, non faccio più ridere nessuno. E pensare che prima ero famoso per le mie battute spiritose.

1980 - Non è una gomma cinese misteriosa

Nella piccola palestra, irrompe una notizia devastante. Un inglese vince il titolo europeo, con una racchetta che annulla l’efficacia del top- spin. I ragazzi sono disorientati. Il modello di gioco ungherese che ha tanto incuriosito, ora viene annullato. C’è un momento di confusione.

Il gruppo, che ha un gioco, ben formato e ormai importante, è un po’ preoccupato. Si dice che l’inglese abbia usato una gomma anti-top, che loro già conoscono, e non è una gomma cinese misteriosa. Sorpresi si chiedono come abbia fatto...

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JOHN HILTON Dalla polvere all’altare

Berna (Svizzera): John Hilton campione europeo L'inglese John Hilton, nella vita assicuratore, 32 anni, robusto, lineamenti marcati, capelli alla Beatles. Diventa campione d'Europa battendo in finale il ceco Dvoracek, per 3 a 0. Gentile e elegante nei modi, un vero gentleman. Nel gioco è il "brutto anatroccolo". Usa una gomma antitop e una liscia. Gioca vicino al tavolo, con grande sensibilità. Gira la racchetta sulla mano, velocemente e risponde alternando le due facce. Le gomme hanno lo stesso colore nero (nell'82 il regolamento imporrà il doppio colore per la racchetta, una faccia nera e l'altra rossa). Capisci quando ha risposto con l'antitop perché la palla arriva più lenta e più corta. E' sempre troppo tardi per una buona risposta. Devi fare attenzione poiché la palla può ritornarti, oltre che a destra, anche a sinistra, a sorpresa, lunga o corta. A queste sorprese eravamo abituati dai cinesi, non da un gentleman. è stato il primo ad usare l'antitop in questo modo. Quando lo guardi in viso, in gioco, è rassicurante, saresti felice di stipulare una polizza con lui. Se gli guardi la racchetta e il modo "sbirolo" con cui risponde in gioco, pensi subito che hai fatto bene a non sottoscriverla. Prima di arrivare in finale ha dato 3 a 0 a Parietti (Fr) e a Grimtsrup (Dan) e 3 a 1 a Lieck e a Kreiz (ungherese). Solo Gergely, in semifinale, è arrivato alla quinta partita.

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La vita sportiva Ha iniziato a giocare a 17 anni. Dopo qualche anno sospende e per due anni fa un po' tutti gli sport, soprattutto la ginnastica. A 23 anni si trasferisce in Austria dove gioca in un club e allena bambini. Ritorna a 25 anni in Inghilterra. Dai 25 anni fino ai 31 passa, via via, dal 16esimo al 3° posto della classifica inglese ed entra nella rosa della nazionale. Dopo la vittoria del titolo europeo dichiara: “Non riesco ancora a crederci, sono felice soprattutto per l'Inghilterra. Questo titolo è importante per il nostro tennistavolo; forse domani lo sarà anche per me”. E' arrivato 5° nelle classifiche mondiali nel 1981.

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Da quando ho iniziato a frequentare amici che hanno gli stessi miei difetti, non ho avuto più il problema di correggerli.

1981 - Poi si è diffuso nel mondo

Un ungherese vince la coppa del mondo. Si racconta che, prima di un allenamento, abbia incollato le gomme troppo in fretta. Così la colla non si era asciugata bene. E si è accorto che la pallina andava più veloce, con meno fatica. Il segreto è rimasto qualche tempo in Ungheria. Poi si è diffuso nel mondo.

La novità ha portato due cambiamenti inaspettati. Il primo, ha allungato la vita agonistica dei giocatori maturi. Il secondo è che i giovani che stavano imparando a giocare, hanno cominciato a dare

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strati su strati di colla. Inaugurando un periodo di imbarbarimento. Come se questa fosse l’unica soluzione ai loro problemi tecnici. Così, in Europa, il tempo si è fermato. Mentre nel mondo misterioso della Cina non si avvertono mutamenti.

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TIBOR KLAMPAR Genio e sregolatezza

Kuala Lampur: Klampar vince la coppa del mondo Gara con rappresentanza di giocatori continentali con inserimento dei migliori del mondo per un totale di 16 partecipanti. Altezza media. Magro, compatto. Muscolatura lunga. Torace rotondo con spalle un po’ ricurve. Faccia monoespressiva. È un incrocio fra un gitano triste e un mongolo. Capelli scuri corti, ricurvi in avanti. In gara e fuori non ride mai. Quando gioca il doppio maschile si "becca" sempre col suo compagno. Quando gioca il misto, com'è successo agli europei del '78 a Duisburg, la compagna entra, gioca, esce in lacrime. E lui la rimprovera sempre, andandogli dietro, come un segugio, anche quando va a raccogliere la pallina. Lei ha gli occhi rossi, la testa bassa, è sconvolta, imbarazzata. Lui è sempre serio, convinto, non sente che dalle tribune tutti lo guardano. La naturalezza del suo comportamento così forte, un po’ ingenuo, gli dà un tocco di genuinità. La malcapitata non rappresenta più la vittima, diventa un mezzo che esalta la sua autenticità, come in gara. Lui è intollerante nel gioco costruito, salta i passaggi intermedi e va subito al sodo. Nel gioco è la sua caratteristica. Si può sentire, guardandolo giocare, un misto fra disagio e meraviglia. Si muove lo stretto necessario. Sembra al rallentatore. Non fa movimenti inutili. Utilizza scorciatoie. Avverti delle vibrazioni. Gli altri corrono, lui cammina. Se c'è un insetto che gironzola e infastidisce, gli altri lo scacciano, lui l'ha già afferrato. In questo gioco scarno e rallentato i suoi colpi in fase d'attacco, quando la pallina lascia la racchetta, partono come proiettili. C'è qualcosa che non si capisce. Come può una racchetta colpire a rallentatore e far partire una pallina così veloce? Pensi all'anomalia del personaggio. Però non può essere una spiegazione. Lui tocca piano, si

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avverte una specie di vibrazione in tutto il suo corpo, e la palla scatta veloce.

Una partita di biliardo Ricordo la prima volta che ho visto una partita di biliardo. La biglia rossa si avvicinava piano piano verso il pallino. Punto fatto, mi sono detto. Però tocca il pallino e questo parte, parte più veloce della spinta. Punto perso. Come mai il pallino parte più veloce della spinta? La stessa cosa si può osservare anche nel gioco delle bocce. Quando la boccia tocca il pallino, questo parte di scatto, veloce, sembra impazzito. La stessa emozione l'ho avvertita quando ho visto la prima volta giocare Klampar. Novi Sad '74, dove vince il doppio con Jonyer. Quando un oggetto più pesante si scontra con uno più leggero, quello più pesante trasmette la propria velocità, aumentandola in proporzione alla differenza del peso. Ma Klampar quando gioca fa sentire tutto il suo peso del corpo nel momento dell'impatto con la pallina. Klampar, con Jonyer e Gergely diventa campione del mondo a squadre nel '79 a Pyongyang e d'Europa nel '78 a Duisburg e nell'82 a Budapest. Il destino gli consegna i premi più belli da dividere con i compagni. E da solo nelle gare individuali, vincerà la coppa del Mondo nell'81. Sarà il suo migliore risultato.

Mondiali di Birmingham 1977, Birmingham: semifinale a squadre: Ungheria - Giappone. Primo incontro Klampar - Takashima.

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Stavo seguendo da qualche giorno Takashima, difensore con gomme lisce. Mi aveva impressionato perché, dopo il terzo o quarto taglio lontano dal tavolo, si avvicinava rapidamente, con racchetta già alta, pronto a schiacciare la risposta. Mi aveva colpito perché ogni taglio passava a fil di rete e l'avversario rispondeva con top spin molto lavorati e alti. Sempre uguale con tutti, sempre lo stesso copione. Torniamo a Klampar - Takashima. Servizio, primo taglio di Takashima senza problemi. Top Spin di diritto di Klampar, secondo taglio di Takashima. La palla non sfiora più la retina. Passa più alta. Nel terzo taglio la palla è ancora decisamente alta. Al quarto, alta, lunga e fuori. Per me è stato impressionante. Quando Klampar faceva il top spin di diritto io vedevo perfettamente la lentezza del gesto. Il percorso del braccio e la racchetta che partiva dal ginocchio, per andare alta, larga e un po’ sopra la testa.

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Personalità Quando esegue il servizio di diritto con gambe e corpo, in linea col prolungamento longitudinale della parte sinistra del tavolo, è essenziale. Appena toccata la palla sposta la gamba destra verso il centro del tavolo, ed è già pronto per la sua azione. Mentre attende il servizio, non sta mai fermo. Porta la mano sul collo. Muove la racchetta con gesti rapidi. Fa cadere la testa in tutte le direzioni. Alza un piede. Dà una scrollata alle spalle. Poi all'improvviso esplode. Tocca la palla. Per un attimo si blocca. Poi riparte improvviso, poi si riblocca. Poi riparte. Nell'86 a Roma nell'incontro Europa-Asia sconfigge tre asiatici: Vong Ju Veng (Hong Kong), Pooi He Zhiwen (Cina), infine Chan Kong Wah (Hong Kong). Durante ogni incontro muove la testa in segno di approvazione, quando sbaglia. Invece, dondola la testa e muove le braccia in segno di sconforto, quando fa punto. Tibor Klampar, genio e sregolatezza.

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Mia nonna mi ha regalato una pallina da ping-pong. Poi si è raccomandata: “ci devi giocare solo te”. Cribbio!! Come faccio?

1982 - Di sicuro si vede meglio

Oltre di racchette e gomme, i ragazzi parlano spesso della nuova pallina più grande che la federazione mondiale vuole adottare. I migliori del mondo sono contrari. Alcuni pensano serva per rallentare il gioco e battere i cinesi.

Riusciamo a procurarci un paio di palline e ci giochiamo. Di sicuro si vede meglio, quando si gioca.

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BETTINE VRIESEKOOP Potenza e femminilità

Budapest: Bettine campionessa d’Europa , 21 anni, olandese, batte Mannersley (Inghilterra) al quinto set per 21 a 16 e si laurea campionessa d'Europa. Corpo atletico che non guasta nella donna. Lineamenti regolari, capelli a caschetto. La posizione al tavolo è centrale. Gambe ben modellate. Posizione dinamica, composta e gradevole in attesa del servizio. Si muove con eleganza. Nel gioco è veloce e sicura. Nel viso c'è forza e c'è grinta. Il top di diritto è bello e potente. Il rovescio è anticipato di scambio. Quando non gioca, non è ferma. Si muove, cammina ai bordi dei campi da gioco.

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Cammina, cammina. Ogni tanto si ferma, con occhi profondi guarda lontano. Come se aspettasse qualcuno che sta ritardando. Poi si riprende, si muove e cammina, con viso aggraziato e un po’ preoccupato. Non ha il gioco usuale di chi taglia, palleggia e poi attacca improvviso o di chi scambia veloce, in modo asfissiante. Oppure di chi attacca con gesti "guastati" e con faccia irritata. Lei ha il gioco dell'uomo che interpreta bene col corpo di donna. Questo è uno sport anomalo. Le società sono miste. L'uomo fa scuola. Le donne subiscono lo stile. Non ci sono ancora donne che hanno studiato il gioco sul corpo di donne. E questo si sente. A distanza di 10 anni Bettine vince il secondo titolo europeo. Le donne, nel gioco, si sono un po' ingentilite. Nel '92, a Stoccarda, sale nuovamente sul gradino più alto d'Europa.

Dopo 16 anni in Olanda Ho conosciuto Bettine personalmente in Olanda, nel '98. Sabrina Moretti, dopo il successo del body, è stata invitata per un'esibizione. (La ragione dell’invito è che questa ragazza, durante una gara ha indossato un body. L’arbitro l’ha invitata a cambiare abbigliamento. Ne è nato un caso, prima nazionale, poi internazionale. Dopo lunghe pressioni da parte della stampa nei tornei nazionali il body è stato accettato.

Enzo Pettinelli

Televisioni e stampa di tutto il mondo ne hanno parlato per molti anni). La manifestazione presenta le squadre olandesi all'inizio del campionato. L'esibizione è un'invenzione della Vriesekoop. È un teatro stracolmo, un tavolo sul palco. Si spengono le luci. È tutto in penombra. Le luci sono psichedeliche. Nel sottofondo una musica di Madonna, ritmata. Dall'alto cadono, scendono e poi rimbalzano dei palloncini bianchi. Bettine e Sabrina Moretti entrano in scena ballando. Indossano dei body disegnati da Bettine. Hanno fasce fosforescenti. Anche le scarpe e i polsini sono fosforescenti. Al tavolo le due prendono un palloncino e giocano a ping pong. I gesti sono lenti. Si intravede bene la figura femminile. Il movimento rallentato è piacevole. Ti fa capire quanto è complesso un gesto. Osservi chi colpisce e chi si prepara. Le luci e la musica accompagnano ogni movimento. Il palloncino danza dalla racchetta al tavolo. Al rallentatore. Puoi spostare la vista senza perdere la scena. È una danza fatta con i gesti del tennistavolo (che hai visto sempre troppo veloci). Così sono belli. Hai guardato sempre la pallina, come protagonista. Ora sono loro al centro dell'attenzione. Diventa un gioco da gustare. Ti rilassa corpo e mente. Sono gesti per chi vuole imparare. È un'atmosfera irreale, onirica. Poi la fine. Le luci. Con le luci tutto svanisce. Il pubblico aveva trattenuto l'applauso, sorpreso, per non disturbare. Poi si libera. Sul palco, un tavolo, un arbitro. Una pallina sperimentale. Quaranta millimetri di diametro invece di 38. Seconda esibizione. Gioco veloce, la pallina ridiventa protagonista. I gesti delle atlete, anche per il contrasto, svaniscono, ti senti un po’ male. A cena, tutti invitati. Una cena all'italiana. Con Bettine abbiamo parlato del valore didattico e spettacolare dell'esibizione. Abbiamo pensato di riproporlo altrove. Ne abbiamo parlato anche con Peter Paul De Vriend, segretario mondiale dei giocatori. Lo abbiamo ringraziato per l'organizzazione. Ho trovato Bettine intelligente e attenta. E ho visto che i suoi occhi non cercano più lontano. Forse ha trovato quello che cercava.

98 I ragazzi guardano le Stelle

Se il vostro avversario vi ripete in continuazione un colpo a cui non sapete rispondere, non arrabbiatevi. Ci mette tanta buona volontà nel ripeterlo sempre uguale.

1982 - I misteri che racchiude la Grande Muraglia

Svedesi primi e secondi agli europei. E’ da tempo che si aspetta un risultato della scuola svedese. Gioco veloce, bello e stilisticamente composto. Uno dei due è giovanissimo. Ha solo 15 anni! Il vincitore è un mancino.

I ragazzi, e con loro tutta l’Europa, sperano di vederlo presto contro un cinese. La cina non ha mai vinto un titolo mondiale con un mancino. Forse dipende dall’impugnatura? Non si conoscono le ragioni. Sembra un altro dei tanti misteri che racchiude la grande muraglia.

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MIKAEL APPELGREEN L'incrollabile

Budapest: Appelgreen campione europeo contro il quindicenne Waldner Mikael Appelgreen, svedese, mancino. Atipico per la scuola moderna svedese. Gioca molto di braccio. Il corpo partecipa con movimenti brevi e forti alle azioni. Si sposta con passi decisi. Il fisico non è appariscente. Il viso e l'espressione sono da bravo ragazzo. E questo può ingannare. Dentro è forte, risoluto. Per la Svezia rappresenta la solidità e la sicurezza. Quando è indietro con il punteggio sai che può rimontare. Quando è avanti ti puoi rilassare, tanto all'avversario non regalerà nulla.

Il suo gioco Gioca da media distanza e spesso si allontana. Aspetta sempre di avere la pallina vicino al corpo. Poi la gioca. Non cerca l'anticipo. Non mette velocità al gioco. Alla velocità dell'avversario aggiunge la sua forza e la rotazione. Col rovescio sfrutta la velocità della palla in arrivo. La piazza bene con un po’ di rotazione. Oppure la respinge a foglia morta per non regalare potenza all'avversario. Ricalca Alsér, campione europeo svedese del '62. Col diritto è potente. Si trova bene anche in difesa alta. Ricordo Alsér quando lo incrociavamo con i giocatori della nazionale svedese nel corridoio esterno ai tavoli da gioco durante le gare internazionali. Io mi trovavo con le ragazze della nazionale italiana, poiché in quel periodo ero C.T. Alsér, sempre sereno e gioviale, ci regalava un bel sorriso che noi contraccambiavamo con piacere. Le ragazze erano molto affascinate dal suo andamento un po’ dondolante e dall’espressione scanzonata.

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Mi aveva colpito una sua frase: “Quando un giocatore in gara non riesce a seguire i consigli dell’allenatore, è meglio lasciarlo giocare come vuole.” Io ne ho fatto tesoro.

Roma 1979 Agli europei giovanili di Roma, nel '79, Waldner era diventato campione europeo allievi mentre nella gara juniores a squadre la Svezia aveva vinto l'oro con Appelgreen, Persson e Lind. Questi tre giocatori insieme a Waldner, rappresenteranno in seguito la grande riscossa svedese a livello mondiale.

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1982, Budapest: campionati europei Appelgreen, 21 anni, ha di fronte Waldner, anche lui svedese, di appena 15 anni e considerato il nuovo fenomeno mondiale. Titolo europeo assoluto. Waldner scende in campo un po’ assente e distratto. Forse sente che questa finale è arrivata troppo presto per la sua età. Appelgreen è già concentrato. Determinato. Sono anni che i due si allenano insieme. Appelgreen sa che in gara Waldner può inventarti qualcosa di nuovo. L'ha già sperimentato in allenamento. Waldner parte subito con un gioco delicato, leggero. Appelgreen non ci casca, punta sulla regolarità. Waldner sviluppa un gioco spettacolare, fresco. Il pubblico è tutto per lui. Due set a zero per Waldner. Appelgreen non è il tipo che si scoraggia. Sa anche che Waldner può perdere l’ispirazione. Riparte come se nulla fosse successo, come una macina gioca e rimette la palla sempre sul campo avversario. Due pari. Alla bella, con gioco un po’ alterno, vince Appelgreen per 21 a 19. Il pubblico applaude il vincitore e lo sconfitto. Per otto anni consecutivi questo titolo sarà della Svezia. Appelgreen gli dà la mano, gli sorride e gli dice: ci hai provato? Waldner sorride e fa finta di niente. Poi si abbracciano.

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Se siete tentati di parlare dopo una sconfitta, non preoccupatevi. Tanto quello che direte non lo ricorderà nessuno. Mentre della sconfitta si ricorderanno tutti.

1983 - Nel gruppo c'è interesse per la novità

Da Tokyo arriva la notizia che un cinese è diventato campione del mondo. Ha un gioco meno aggressivo dei suoi connazionali. Alcuni pensano che i cinesi stiano preparando il gioco per la nuova pallina, che avrà un diametro di 40 millimetri anziché 38 millimetri.

Nel gruppo c’è interesse per la novità. I meno bravi sperano di avere dei vantaggi dalla novità. I più bravi sono perplessi. Le discussioni sono molto accese in tutto il mondo. Alcuni giocatori si sono trasferiti e giocano in altre città. La vita dei giovani continua.

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GUO YUEHUA L'infedele

Tokyo: campionati del mondo Guo, capelli scuri, mascella forte, viso scavato. Quattro mondiali, quattro finali consecutive. Due argenti e due ori. Non è un cinese quando gioca. È cresciuto immerso nel ritmo della terza palla. Forse si è ribellato o forse gli è fuggito dal sangue. È Guo che ha perso il primo punto, con Gergely, a Pyongyang nell'incontro a squadre, dove l'Ungheria ha fermato l'onda gialla e travolgente della Cina. Forse ne ha fatto tesoro. Guo accetta e si confronta col pensiero dell'avversario. Rispetto alla tradizione è un infedele. Il fisico è compresso ma non esplode, è come una palla che si muove in tutte le direzioni con rapidità, senza sforzo apparente. Impugna a penna e usa una gomma liscia. Col diritto gioca in progressione, dove è meglio non accettare lo scambio. Colpisce la palla con il movimento di un discobolo. Nel rovescio gioca sia vicino che lontano. Quando è lontano dal tavolo, con torsione del corpo, colpisce e spinge, come una molla che all'improvviso si libera. Quando meno te l'aspetti si sposta e spinge con il diritto, con potenza, come fa un tennista da fondo campo. Il movimento è a braccio teso e ruota in avanti con estensione.

Titolo mondiale Al terzo turno incontra Bengtsson, già iridato nel 1971. 2 set a 0 per Guo. Al terzo set conduce per 20 a 17. Guo al servizio, Bengtsson alza la mano, non è pronto per ricevere (chi serve deve attendere che l'avversario sia pronto). Bengtsson si concentra, si prepara come se ancora fosse all'inizio di gara. Guo serve, Bengtsson palleggia di rovescio, Guo chiude partita e incontro con un diritto micidiale. Bengtsson è un duro, oppone sempre una resistenza incrollabile. Con

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Guo non c'è niente da fare. Ha un gioco arioso e, in fatto di durezza, non prende lezioni da nessuno. Ottavi. Ha di fronte l'americano Boggan, non è più tempo della diplomazia del ping-pong: 3 a 0. Quarti: ora ha un cinese, Fanchamao, pennaiolo e praticante della terza palla. Lo batte per 3 a 1. Semifinali: se la deve vedere con il rampollo della nuova dinastia del tennistavolo cinese, .

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La cacciata dal tempio Quando ha iniziato a giocare, la cultura della terza palla regnava incontrastata in tutta la Cina. Ci vorranno 5 set per domarlo. Ancora un altro cinese. E' la finale; Zhenhua, campione del mondo a squadre è il punto di forza della Cina per questi incontri. Guo invece non è utilizzato volentieri dalla squadra. Cai, mancino, impugna all'europea, usa una liscia e una antitop. Ricalca le orme di gioco cinesi della teoria della terza palla. È una variante del non gioco, del non dialogo. E' un fedele. Guo parte sicuro, contro quel gioco ha troppe risorse. Lo martella e, come ha fatto con gli altri cinesi, lo caccia dal tempio e lo mette in ginocchio. Guo ha espresso libertà di gioco e di pensiero. Per il mondo, forse, è un altro cinese che vince. Per i cinesi, forse è l'infedele al trono.

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Se nella vostra società c’è un giocatore che è antipatico, fate in modo che non se ne vada, potreste essere voi a prendere il suo posto.

1985 - Sono figli del benessere

Ora il piccolo gruppo ha una nuova palestra con 9 tavoli. Un ragazzo arriva in palestra e dice: “Waldner ha perso in finale, contro un cinese”. Il gruppetto che si allenava interrompe il gioco. Sono tutti dispiaciuti. Speravano nel loro idolo. Chiedono più notizie, ma il ragazzo non conosce altro. Per sapere di più dovranno aspettare un loro compagno di società che ha partecipato alle gare. Però il gruppo non è più lo stesso. Se ne è andato lo sponsor. Molti giocatori lasciano o vanno a sistemarsi in altre società. La società ora ha una palestra con 9 tavoli. La scuola prosegue con nuovi giovani. L’allenatore continua il suo lavoro. I nuovi arrivati sono figli del benessere. Occorrono nuove riflessioni e adeguarsi ai tempi. Uno dei nuovi arrivati chiede: “come posso vincere, faticando il meno possibile?”.

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Dopo una sfida fra i due migliori del gruppo si riparla del titolo mondiale che si è svolto a Nuova Delhi. In questa occasione, ben 3 del gruppo hanno fatto parte della nazionale. Al ritorno raccontano: “durante le gare, nel palasport ,si sono rotti alcuni vetri. Così durante il gioco si vedevano piccioni, che volavano e rincorrevano le palline per aria. Ad un arbitro, con la faccia rivolta in su per guardare una pallina giocata alta sopra il tavolo, è caduto un escremento in un occhio. Così hanno dovuto sostituire l’arbitro”. I ragazzi tutti a ridere e ripetono il nome di un arbitro antipatico di loro conoscenza...

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JIANG JIALIANG L'americano

1985, Göteborg: Campionati del Mondo Jiang Jialiang, nato a Guang Rong, ha 21 anni. Giovane realtà della nuova dinastia del tennistavolo cinese che dominerà la scena mondiale dal 1985. Due titoli mondiali. Uno contro il compagno di squadra , l'altro contro Waldner, svedese, la nuova stella europea. Jiang Jialiang, moro, capelli composti, faccia tirata, fisico scattante, aspetto giovanile e volitivo. È soprannominato l'americano. Porta Ray Ban e non si stacca mai dal walkman. Impugna a penna. Il servizio di diritto è rapido. Non appena la palla lascia la racchetta sposta le gambe nella posizione base con gesto aggraziato e veloce. In questo è più veloce di Waldner. Fa punti, è veloce, e determinato.

1987, Nuova Delhi: Campione del mondo di singolo Jiang è il campione in carica. Waldner la realtà e speranza europea. Un cinese e un europeo s'incontrano per la finale mondiale. È dal 1959 che non si ripete l'evento. La prima volta è stata a favore della Cina. Waldner è un po’ nervoso. Jiang ostenta sicurezza, l'espressione è feroce. L'incontro è sul 2 a 1 per Jiang e 20 a 19 per Waldner. Un punto per la bella e per respirare. Jiang, dopo uno scambio con il rovescio, incrocia con il diritto, Waldner è fuori tempo. Ha già perso molti punti così. 20 pari. Jiang raccoglie la pallina e, camminando, fa il giro del tavolo passando davanti a Waldner. Col pugno chiuso verso l'alto brandisce e si incita. È un'invasione territoriale e psicologica. Il regolamento non lo vieta. Il pubblico segue con applausi e con tensione. Waldner è pronto per ricevere. Jiang si avvicina al tavolo, finge di riprendere il gioco. Poi prende l'asciugamano e fa un altro giretto. Waldner sopporta e nasconde tutto. Però è sicuramente

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infastidito. Finalmente Jiang serve, Waldner sbaglia dopo due scambi. 21 Jiang, 20 Waldner, che lancia in cielo la racchetta e la riprende al volo. Si va avanti con punti e applausi fino al 23 a 22 per Jiang. Waldner sbaglia col rovescio e Jiang alza le braccia e si ferma. Waldner gli va incontro e gli dà la mano. Jiang manda un bacio con la mano alla sua panchina. Il gesto è duro. Sembra un lancio di un oggetto pesante. Poi si blocca. Waldner à abbattuto. Si vede che voleva questa vittoria. Saluta tutti e va in panchina. Resta in piedi. Vicino ha l'allenatore, spicca nella sua mano un bicchiere bianco. Si disseta. Jiang è ancora fermo sul campo di gara. Sembra impietrito. Ha la testa china. È immobile. Piange e trattiene. Un arbitro gli mette la mano sulla spalla e l'accompagna verso il suo angolo. Cammina a fatica. Arriva, non guarda nessuno. Non saluta. Non festeggia. Si gira, si siede, si piega in avanti. È solo e continua a piangere. La scena è emblematica.

1989, Dortmund: campionato del mondo a squadre Svezia - Cina Passano due anni. A Dortmund (Germania) si giocano i mondiali del 1989. Finale a squadre, Svezia - Cina. Jiang perde subito per 2 a 1 da Appelgreen. La strada è aperta. Waldner 3 a 0 a . Persson 3 a 1 a Che Longcan. Ora è 3 a 0 per la Svezia. Le sorti della riscossa sono in mano a Jiang. Ha di fronte Waldner. Primo set Waldner. Secondo set Jiang. Parte la bella. Sull'8 a 5 per Waldner, Jiang serve di rovescio. Alza la palla e,

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mentre la colpisce, una voce interrompe. Alt, funtzu neun, 5 - 9. La mano che ha alzato la palla, è partita sotto il piano del tavolo. Il regolamento lo vieta. Punto perso senza giocare. Jiang è sorpreso. Va dall'arbitro e contesta. Arriva Waldner, ascolta e, interrogato da Jiang, allarga le braccia e s'allontana. Arrivano altri arbitri. Uno ripete il gesto di Jiang. Arriva l'allenatore svedese. Si trova in mezzo ad un garbuglio di problemi; forse si è pentito, si gira e se ne va. Xu Shaufa, l'allenatore cinese, rimane immobile sul posto. Jiang vuole la sostituzione dell'arbitro. Il regolamento lo prevede. Passano cinque lunghi minuti. Jiang ripete più volte il gesto che si usa nella pallacanestro quando si chiede un cambio. Poi, con la mano, indica che l'arbitro deve andarsene. Tutto platealmente, muovendosi come un divo nell'area di gioco. Il pubblico cinese urla e applaude. L'altro urla e fischia. C'è panico, imbarazzo. Jiang torna in panchina, si siede vicino all'allenatore. Non una parola. Teng Yi e Chen Longcan non ci sono. Non si vedranno. Jiang è solo. Sente il peso del gesto. Porta l'asciugamano sul viso. Le due mani fanno un po’ di pressione e resta immobile. Si ha l'impressione che pianga. Lo farà, forse, quando sarà in camera, da solo. Jiang è ancora seduto. Sente le gambe molli. Non può arrendersi. Un cinese non si arrende mai. Guarda il tavolo, è lì davanti a lui. La sua racchetta è vicina alla rete. Attende. Non è segno di resa. Poco più in là c'è quella di Waldner. Che incombe. Waldner, anche lui, è seduto, immobile. La stessa espressione enigmatica di sempre. Dall'arbitro, un via vai di persone e di parole. C'è preoccupazione. La grande Cina contesta. L'arbitro "incriminato" non fa gesti. Irremovibile, muove solo la bocca. L'espressione è come una foto tessera, ferma ancora al momento dell'alt. Poi passano, come un dolore lacerante, 13 lunghi minuti. La decisione. L'arbitro è sostituito. Si riprende l'incontro. I vocii di colpo si spengono. I contendenti sono subito al tavolo. Regna il silenzio assoluto. Waldner ha sempre la stessa espressione. Jiang è nervoso. Si vede. Prende la palla e serve subito. Farà una serie d'errori per fretta.

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Schiaccerà una palla alta sul parterre. Waldner sente che è il suo momento. Anticipa. Si trasforma in cinese. Jiang è contratto. Ha perso velocità, set e incontro: 21 a 16.

Jiang Jialiang è pensieroso Forse Jiang, nella mente pensa al suo ritorno in patria. Dopo il primo mondiale vinto a soli 21 anni, non lo chiamavano più piccolo Jiang. Era stato un grande ritorno. Un grande successo, grandi discorsi, grandi feste. Aveva letto e riletto, con tutta la famiglia, gli articoli usciti sui giornali. Nella casa del popolo aveva visto e rivisto, registrate, le sue imprese. Lo avevano abbracciato proprio tutti. Quando Jiang è nato, finiva la carriera del tre volte consecutive campione del mondo, il grande Zhuang Zedong. Lui vuole eguagliarlo. Conosce tutta la sua storia. Ricorda da bambino quando la radio annunciava i continui trionfi del grande ping-pong cinese. Si sentiva orgoglioso.

Appelgreen chiude l'incontro Appelgreen contro Che Longcan finisce con un secco 21 a 17 e 21 a 16. Porta il quinto e l'ultimo punto del trionfo. Cina a zero. La delegazione cinese diserterà la conferenza stampa.

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Il singolare Per Jiang c'è ancora il titolo di singolare. La favola del piccolo Jiang può avere ancora un lieto fine. È da giorni che gioca con una fascia alla coscia sinistra. La fasciatura al polso destro è diventata un polsino. Primo turno 3 a 0 a Tepper (USA). Secondo turno, 3 a 1 a Criston (UNG). Terzo turno, 3 a 0 a LO (HKG). Ottavi. 3 a 1 a Chu (PRK). Sono rimasti in otto. Quattro orientali e quattro europei. Quarto di finale, Jiang 0 - Yu 3 (Cina). È come se qualcuno nel cuore della notte, all'orecchio, gli avesse sussurrato: piccolo Jiang. P-i-c-c-o-l-o J-i-a-n-g. Di colpo un balzo, e il brusco risveglio. Occhi sgranati. Si interrompe il sogno. Per lui saranno i mondiali maledetti. Mi dispiace per il piccolo Jiang. Mi piace ricordarlo con i Ray Ban e con il Walkman. Che guardava divertito e curioso le ragazze alte, sorridenti, con i capelli come fili d'oro. L'ultima volta che l'ho visto allenava la nazionale della Malesia. Guardava ancora il mondo attraverso i Ray Ban. E le ragazze, con un fiore rosso, fra i capelli neri come l'inchiostro che brillavano ai raggi del sole. Buona fortuna piccolo Jiang. Buona fortuna.

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Se a tavola mangiate più di tutti, basta spostare questo interesse nel gioco, potreste diventare Campioni Olimpico.

1988 - All'improvviso arriva una telefonata

Nella coppa del mondo, un polacco, considerato vecchio, vince contro i cinesi. L’Europa ritorna a sperare nel proprio gioco. Alcuni ragazzi raccontano che questo giocatore da giovane, giocava con la sinistra. Poi ha cambiato braccio.

Un mancino del gruppo prova, i risultati sono disastrosi. E’ probabile che il polacco sia un ambidestro. Anche i destri provano con la sinistra. Poi si sfidano. All’improvviso arriva una telefonata. Un loro compagno di società, parteciperà alle olimpiadi di Seul. Tutta la città è in festa.

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1988 – Olimpiadi

Il tennistavolo fa il primo ingresso alle olimpiadi. È una data storica per questo sport. Il gruppo oramai trasferitosi nella grande palestra, segue gli ultimi allenamenti del loro compagno che è pronto per andare a Seoul. Nel villaggio olimpico si respira lo sport, senza barriere tra le discipline. Il podio e le medaglie sono le stesse per tutti. Si vive una vera democrazia sportiva. La presenza cinese crea grande interesse per il tennistavolo, ma sul podio sale il coreano Yoo Nam-Kyu che batte in finale un suo connazionale. La notizia crea grande clamore. La grande Cina è sconfitta. Per la Corea è la medaglia più bella. Grandi festeggiamenti al ritorno in patria. La federazione gli assegna un vitalizio, sollevandolo dall’obbligo di un lavoro per vivere. I ragazzi che frequentano il Centro di Tennistavolo rimangono sbalorditi. La corea è una nazione che non partecipa alle gare internazionali in Europa. È una scuola sconosciuta al pubblico europeo. Per questo è stata una grande sorpresa.

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ANDRZEJ GRUBBA Essere non apparire

Wuhan (Cina): Grubba vince la coppa del mondo 1988: Grubba, polacco, 30 anni, vince la coppa del mondo. Ha iniziato a giocare con il padre a 11 anni. Parla il polacco, l'inglese, il tedesco e il russo. Immaginate un giocatore che gioca un po’ centrale al tavolo, che è destro e che quando gioca di diritto spesso porta il piede destro in avanti. E ci resta. Immaginate che in questa posizione nessuno riesce a giocare di top spin, invece lui sì. Immaginate che sviluppa colpi potenti di rovescio come se giocasse di diritto. Immaginate che l'avversario lo contrasti giocando di top spin di diritto e che la palla a lui arrivi veloce, lontana e molto angolata. Sembrerebbe perduta per sempre. Niente di tutto questo. La racchetta passa in un lampo dalla mano destra alla sinistra e con un balzo raggiunge la palla e colpisce a punto.

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Se andate a vedere giocare , tutto questo diventa realtà. Quando esegue il top spin di diritto o palleggia con il diritto il piede destro si sposta in avanti e lascia il sinistro dietro. Questa posizione soffoca sia chi lo guarda che le sue azioni di diritto. Però lui anticipa, e tu riprendi a respirare, con un sollievo. Il suo palleggio è corto o, a sorpresa, profondo. Poi lo alterna con aperture sul tavolo, con la racchetta che si ferma vicino al rimbalzo e poi parte improvvisa. Prima d'iniziare il servizio saltella con i piedi, breve e veloce, diritto e fermo col busto; sembra che nei piedi abbia delle molle. Quando attende il servizio a sinistra del tavolo, spesso si sposta subito verso il centro e mette in moto il suo rovescio. È la sua caratteristica principale. Grubba è un solista, nella coppa del mondo dell'88 ha battuto un cinese in semifinale e un altro cinese in finale, Chen Longcan: campione. Grubba lascia un grande ricordo per la sua compostezza e serietà. E ci insegna che l'uomo interpreta la tecnica di gioco e non la subisce. E noi nel suo viso abbiamo sempre letto che quello che faceva era il suo modo di essere e alla fine di ogni incontro, vinto o perso, a guardarlo ci sentivamo bene.

Da sinistra a destra Andrzej, da giovane, verso i 12 anni, ha iniziato a giocare con la sinistra. Un giorno porta la racchetta sulla mano destra e gioca. Sente che è più divertente. Non gioca bene come con la sinistra, ma alcuni colpi scorrono meglio. E' un colpo di fulmine. Decide, "Da oggi diventerò destro". I progressi sono rapidi. Però le gambe hanno l'impostazione del mancino. Con questa posizione gioca abbastanza bene. Poi impara anche l'impostazione del destro. Con le gambe è come un pugile che cambia guardia, a seconda delle circostanze.

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Grubba è un giocatore bravo, si allena molto, 6 ore al giorno e ha molte soddisfazioni. E' fisso nella nazionale polacca. Si avvicinano i 25 anni, si sente un po' vecchio.

La riscossa Decide di allenarsi meno. La tecnica è ben acquisita. Gioca a calcio, va a sciare, fa footing e gioca a tennis. Al tennistavolo dedica solo due ore al giorno. Pensa: "Questo è il modo migliore per mantenere l'attuale posizione e durare il più possibile". Grubba per la verità si è stancato delle sei ore giornaliere di allenamento. Troppo monotone. Troppo ripetitive. Con sua grande sorpresa le gare vanno meglio. E' più concentrato. Si diverte di più. Anzi, si diverte come quando era bambino. Poi comincia a battere giocatori che non aveva mai battuto. Lotta alla pari con i più forti del mondo. Farà i suoi risultati migliori dai 26 ai 32 anni.

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Se vincete un incontro, e l’avversario vi dice che non si è impegnato, rispondetegli: “grazie molto gentile!”

1989 - Un ragazzo racconta

Finalmente il sogno europeo si avvera. Waldner, il giocatore più amato diventa campione del mondo. I giovani vorrebbero giocare come lui. Però i ragazzi non sanno nemmeno dove incominciare. Sembra che faccia tutto e il contrario di tutto. I più giovani, comprano la racchette con il suo nome.

Un ragazzo racconta che, durante uno scalo aereo, complice un’attesa troppo lunga, Waldner si sia messo a giocare a flipper. Dopo poco è circondato da un nuvolo di curiosi. Con una sola moneta, vince

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in continuazione. Fa accendere tutte le luci, un baccano di suoni. Un compagno di squadra lo raggiunge, lo prende per un braccio e gli dice: “ smetti, stai perdendo l’aereo”. Lui si rivolge ad un bambino vicino che gli faceva il tifo e dice: “continua tu, fra un giorno ritorno”.

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JAN OWE WALDNER Tecnica e morbidezza

Dortmund: Waldner vince il primo titolo mondiale Nel '92 è medaglia d'oro alle Olimpiadi. Waldner è ancora campione del mondo a Manchester nel '97. Waldner, quando gioca, sembra che guardi dal finestrino di un treno. Un treno che va verso il mistero. Anche quando si muove, si sposta come sui binari, in orizzontale. Non si riesce a cogliere nessuna espressione. È come se pensasse alla meta o guardasse distratto il panorama da dietro il finestrino. È il giocatore più amato in assoluto. Alto, robusto, biondo che sfuma sul rosso.

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Come gioca Il gioco è leggero. Il gesto è preciso e sicuro. Rallenta e passa all'improvviso all'attacco. Con il rovescio non è molto aggressivo. E spesso vedi la racchetta a sinistra, sopra il tavolo, che si muove come se dirigesse il traffico. È un po’ come se dicesse: qui c'è il rosso. Però se insisti, ti fa vedere che con il rovescio può fare di tutto. Ma se giochi sul suo diritto non sai cosa ti aspetta. Dal top carico a quello scarico e spinto in avanti, in tutte le direzioni. Ha il migliore servizio d'Europa. Quando serve di diritto, e la palla lascia la racchetta, il corpo fa una rotazione. Fa solo due passi. Il piede destro verso il centro del tavolo, il sinistro dietro; così si trova subito nella posizione base. Quando gioca, si muove in orizzontale, come se nei piedi avesse dei pattini o un tappeto mobile che lo sposta dove va il gioco. Non avverti nessuno sforzo dal suo volto, è come se qualcun altro lavorasse per lui. Questo distacco gli dà un tono, lo eleva dalla fatica proletaria, dal lavoro biblico. Sembra un re, alcuni lo chiamano il maestro. Altri nel suo gioco pensano alla musica di Wagner. Ma queste emozioni, le avverti quando lo sguardo lo sposti sul corpo, sulle gambe, sui piedi. Allora passi dal fascino della notte, dove la luna poco rivela, al giorno dove tutto s'illumina. È come una musica che va direttamente alla testa e poi s'irradia nel corpo. È un'emozione stupefacente che ti meraviglia. Non t'inebria. Waldner ti dà un'emozione lucida senza ubriacarti. Un'emozione che si rivolge prima a lui e dopo al suo gioco. Perché né è lui l'artefice cerebrale.

La tecnica Tecnicamente ci ha insegnato anche il gioco passivo. Una specie di difesa fatta con il blocco (muro), quando viene attaccato. Lui va subito vicino al punto in cui andrà a rimbalzare la pallina, poi si ferma e lascia che la pallina rimbalzi. Tocca il tavolo, poi la racchetta, che è ferma. All'ultimo momento può modificare la direzione. Negli anni 30 e fino al

122 I ragazzi guardano le Stelle

'54 si rispondeva di taglio. Dopo il '54 si bloccava spingendo per mettere in difficoltà l'attaccante. Nel gioco passivo, la velocità della palla è rallentata e la parabola si accorcia. Così si toglie l'iniziativa a chi attacca. Iniziativa così cara alla scuola cinese. Waldner è un misto: anticipa come i cinesi, ha la tecnica dei giapponesi e la cultura di gioco europea. Il tutto rivisto e corretto dagli svedesi.

Waldner a Senigallia L'ho conosciuto personalmente. È venuto a Senigallia nel ‘98 per un incontro della coppa E.T.T.U., l’equivalente della coppa UEFA del calcio. Si sposta solo per incontri d'altissimo livello. Però è voluto venire a Senigallia, sia per l'amicizia con Massimo Costantini sia perché, come ci ha detto in seguito, voleva conoscere l'ambiente. Costantini per venti anni è stato il giocatore italiano meglio impostato e che non doveva mai essere sottovalutato. Un'anomalia per l'Italia. Ha conosciuto e chiacchierato con Sabrina Moretti sull'uso del body, che lui approvava. Gli abbiamo mostrato il tavolo senza righe bianche e dopo averlo provato esattamente per tre scambi, mi ha detto: fra quanto ci si potrà giocare? Ha messo piede a Senigallia con il sorriso sulle labbra, ha sempre scherzato, riso come un bambino irrequieto. Quando si è allenato, con la pallina ha fatto tutto quello che non si fa in gara. È come se il cielo si fosse aperto e il sole avesse subito riscaldato ogni cosa. Poi la gara. Il cielo si è coperto nuovamente. Al termine della manifestazione il sole è tornato nuovamente a splendere.

123 Enzo Pettinelli

Ritorno in Svezia L'ultimo giorno, quando ha lasciato il Centro Olimpico di Senigallia ha dimenticato la racchetta sul tavolo. Noi l'abbiamo riportata in albergo. Quando ha preso l'aereo, la racchetta l'ha lasciata in camera. Noi poi l'abbiamo rispedita in Svezia. Forse voleva lasciarcela come ricordo. Ma una racchetta non ha cuore. Noi preferiamo che ritorni a trovarci, anche senza racchetta.

124 I ragazzi guardano le Stelle

Ho chiesto ad un mio amico se mi faceva vincere. Lui mi ha chiesto se gli facevo conoscere la mia ragazza. Gliel’ho fatta conoscere. Adesso la mia ex ragazza mi fa il tifo contro.

1991 - Il gioco più bello è svedese

Il gioco europeo si consolida. Un altro svedese, a Chiba, diventa campione del mondo. Batte in finale il compagno svedese campione in carica. Ora non si pensa più alla pallina più grande. Il gioco più bello, per i giovani, è quello svedese.

I ragazzi del club sono felici. Poi un black-out improvviso. Buio. I ragazzi escono all’aperto. Nel buio, maestoso, il firmamento. I ragazzi guardano le stelle. Uno indica la stella più luminosa e le da il nome del suo campione preferito. Gli altri lo seguono. Poi osservano il Carro

125 Enzo Pettinelli

Maggiore e lo immaginano affollato di giocatrici svedesi dai capelli biondi. E loro sognano di conquistare amore e ping-pong.

126 I ragazzi guardano le Stelle

JURGEN PERSSON Umiltà e altruismo

Chiba: Persson campione del mondo Nato nel 1966 ad Halmstad, Svezia. Capelli biondi e ricci. Viso scolpito e occhi profondi. Fisico alto e proporzionato. Se gli fate crescere baffi, barba e capelli fino alle spalle, se lo vestite con pelliccia di animale, se in testa gli mettete un elmo con due corna, rivedrete il vichingo che, con il grido di guerra, intorno al mille terrorizzava mezza Europa. Ma la faccia lo tradisce. La sua aggressività è composta. Ha un'espressione rassicurante e gentile. Tutti i giocatori delle altre nazioni ci parlano e ci parlano bene. I cinesi però lo temono. Negli incontri a squadre, per la Svezia, è il punto di riferimento. Per i cinesi, che lo hanno soprannominato la granata bionda, un incubo. Quando gioca a squadre si trasforma. Gioca più per gli altri che per sé. La sua generosità moltiplica le sue forze. Gioca a media distanza. Gioca bene le palle corte. Si sposta spesso a sinistra come i cinesi. Con un passo copre l'area di gioco. Nel '89 a Dortmund, nel mondiale della riscossa europea, Persson perderà in finale da Waldner per 21 - 10, alla bella. Non è un risultato a sorpresa. Persson con Waldner non vince quasi mai.

Campionati del mondo Passano due anni, contro ogni pronostico, Waldner e Persson si trovano nuovamente uno contro l'altro. Siamo a Chiba (Giappone), 41esimi campionati del mondo. Dal tabellone, uno scende l'altro sale. Ora sono faccia a faccia. Hanno abbattuto tutti gli ostacoli. Assicurando così nuovamente il primato alla Svezia. Per Waldner la continuità del suo regno. Per Persson un sogno proibito.

127 Enzo Pettinelli

Persson per andare in finale ha lottato contro l'irriducibile coreano Kim. Dopo aver vinto il primo set, nel secondo conduceva per 15 a 5. Dalle tribune un piccolo drappello di coreani dava inizio a un tifo assordante. Sembrava inutile, fuori luogo. Invece Kim risale 15 a 10. Poi nuovamente un punteggio difficile per il coreano, 20 a 15. Persson continua a sbagliare. Forse si sposta troppo a sinistra, vuole chiudere. 20 pari. Il tifo s'infuoca, è accompagnato da sventolii di bandiere e di giubbini. Persson usa di più il rovescio. Non si sposta più a sinistra. Finalmente 24 a 22. Tutti gli orientali giocano con una concentrazione elevata e drammaticamente costante per noi. Ma i coreani in questo superano tutti. Persson a fatica chiude 3 a 0. Waldner contro Ma Weng, cinese. Incontro facile, 3 a 1, ora l'ultimo ostacolo. Waldner e Persson si abbracciano. Tutto un po’ fugace. Sorridono. Poi l'assedio della TV e della stampa di mezzo mondo. S'immergono. Persson ha costruito il gioco spostandosi a sinistra e tagliando lungo con il diritto sul rovescio dell'avversario per poi contrattaccare.

Finale per il titolo mondiale Persson forse pensa a Dortmund, dove in finale aveva perso per 3 a 2. È assorto. Sembra che guardi una pellicola che veloce si riavvolge e, ogni tanto, ti lascia un'immagine. Waldner è il detentore, può solo perdere. Però sono amici, ma in gara Waldner ci pensa di meno o forse ci pensa troppo. Forse ha un debito da pagare. Il pubblico ha già fatto la sua scelta, Waldner. Persson questo lo sa. Lo fa sentire più libero.

128 I ragazzi guardano le Stelle

Primo set, Persson 21 a 19. Secondo set, 21 a 18. Persson è sereno, ad un passo dal trionfo. Waldner non può più concedere nulla. Terzo set, sul 19 pari, Waldner fa una smorfia, torce la bocca. Forse è la resa. 20 a 19 a favore di Persson. Lungo contro top incrociato. Waldner mette fuori. Persson alza le braccia al cielo e s'inginocchia. Parte fragoroso l'applauso che l'accompagna a stringere la mano di Waldner. Si abbracciano. Persson porta una mano al viso, chiude gli occhi, è incredulo. Il servitore, l'umile. Il generoso, l'altruista, è il nuovo Re. Il

129 Enzo Pettinelli

vichingo dal cuore d'oro, con una piccola racchetta in mano ha conquistato il mondo.

130 I ragazzi guardano le Stelle

A casa mi hanno nascosto la racchetta perché non studio. Perché non mi nascondono i libri? Forse mi potrebbe venire la voglia di studiare.

1992 - Col ping-pong ci si arricchisce

A Stoccarda un tedesco diventa campione d’Europa. La Germania ha un milione di tesserati. Il ping-pong è molto diffuso. Tutti i migliori giocatori al mondo giocano o sperano di giocare nel campionato tedesco. Si ottengono ingaggi impensabili per il resto del mondo.

Qualche ragazzo commenta: “andiamo in Germania. Col ping- pong ci si arricchisce! Si diventa famosi”. Un ragazzo con l’aspirazione di diventare arbitro dice: “chissà quanto guadagnano gli arbitri?” ed il solito saggio: “stai attento, in Germania volano le aquile non i piccioni!” I compagni tutti a ridere.

131 Enzo Pettinelli

JÖRG ROSSKOPF La volontà

Primo titolo europeo alla Germania Stoccarda: Rosskopf, tedesco, 31 anni, gioca con la sinistra. Batte il belga Saive 3 a 1 e porta il titolo europeo per la prima volta nel suo paese. La Germania è la mecca del tennistavolo. Nel campionato a squadre di serie A, giocano i migliori giocatori del mondo. Questo non favorisce la crescita del proprio vivaio. Le squadre preferiscono avere giocatori di sicuro risultato.

Il piccolo Jörg A 5 anni Jörg inizia a giocare a ping-pong. I suoi genitori si allenano in un club. Il piccolo Jörg gioca con una piccola racchetta e una pallina. Mantiene la pallina ferma sul piatto della racchetta. La fa rimbalzare di seguito e conta le volte che ci riesce. Poi gioca contro il muro. Lancia la pallina in tutte le direzioni. Alla fine trova sempre qualcuno che lo fa giocare anche

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sul tavolo. E così cresce agonisticamente. Poi entra nel club del "Borussia Dusseldorf" e fa amicizia con Fetrher, con il quale in seguito vincerà l'argento agli europei di doppio nell'89. Rosskopf ha avuto dei problemi fisici agli arti superiori che gli hanno causato periodi di convalescenza. Questo lo costringe a non poter fare progetti a lungo termine ma a programmare anno per anno la sua attività agonistica.

La finale Rosskopf, alto, magro, viso lungo e asciutto, biondo sul rosso. Si piazza al tavolo con gambe divaricate e copre bene l'area di gioco. Quando gioca è aggressivo. Attacca di diritto, il rovescio è potente da media distanza. La gestualità è un po' sofferta, forse per il suo fisico. Ma il gioco è molto redditizio. Saive, il suo avversario, punta sulla potenza, non è veloce. Rosskopf ha le leve lunghe. Serve corto e palleggia in anticipo corto o lungo, togliendo a Saive il tempo per esprimere colpi di potenza. Saive vince solo il secondo set. Siamo 2 a 1 per Rosskopf che mantiene l'iniziativa. Servizi tagliati e corti. impone un gioco di sensibilità e di precisione. Saive è come prigioniero. Non si muove dal suo angolo. Non è veloce per uscire de questa situazione. Non ha un top così potente per incrociare. Forse si trova male con i mancini. Forse non è in giornata. Il suo fisico non esplode, rimane inattivo. È un incontro fra la velocità e la potenza inespressa. Saive sembra imballato con le gambe. Non riesce a colpire con facilità e deve rinunciare alla potenza. Rosskopf cambia direzione all'improvviso dopo averlo imbambolato. Non c'è niente da fare. 21 a 16 per Rosskopf che s'inginocchia, fa una capriola all'indietro e corre ad abbracciare il suo allenatore. Nel clan tedesco c'è grande festa. Era ora che la Germania vincesse un titolo. È una nazione con 800.000 tesserati. Meritava da tempo un risultato importante.

133 Enzo Pettinelli

Quando torno a casa, mia moglie si accorge subito quando ho perso. È più felice del mio avversario.

1993 - Un periodo favorevole

Dall’Europa, esce un nuovo campione del mondo. E’ francese. In questo periodo, i cinesi sembrano in crisi. L’Europa passa un periodo favorevole. Il più informato del gruppo dice: “è da tempo che i cinesi hanno abbandonato l’impugnatura a penna. Così hanno aperto le scuole con l’impugnatura europea”. I giovani cinesi ne sono attratti. Forse per la novità di tutto ciò che proviene dall’occidente.

Un ragazzo dice: “adesso se i cinesi imparano a giocare come noi, noi dovremmo imparare a giocare come loro. Altrimenti riprenderanno a batterci!”

134 I ragazzi guardano le Stelle

JEAN PHILIPPE GATIEN Il gatto

Göteborg: Gatien campione del mondo Gatien, francese, campione del mondo. Argento alle Olimpiadi del '92. Il tennistavolo è sacro per tutta la famiglia. Il padre è un ex giocatore e il suo primo allenatore. Jean inizia a giocare a 9 anni col fratello. Con la madre, d'origine italiana, è legato dall'affetto e da piatti di gnocchi e tortellini. Ha sofferto molto da giovane per una malattia che lo ha bloccato per 6 mesi. Nonostante gli impegni sportivi continua a studiare. Gli piace la vita in campagna. Quando può pratica il golf. Gli italiani lo chiamano il "gatto". Ha un bel viso, compatto, mediterraneo, così come il fisico. L'espressione, in gioco e nelle pause, è uguale. Non si distrae. E' sempre concentrato. Le gambe e le braccia sono veloci. I suoi gesti sono essenziali. Il corpo si muove poco.

135 Enzo Pettinelli

Finale per il titolo Gatien, francese, "il gatto" - Saive, belga, "l'indomabile". Sono di fronte le nuove generazioni del tennistavolo europeo. Saive è meno veloce. Quando attacca parte subito potente. Se ci riesce è incontenibile. Gatien gioca più raffinato. Palleggia bene, corto, lungo e diagonale. È tattico, piazza bene il gioco e cambia sempre le rotazioni. Blocca veloce e rallentato. Esprime il gioco moderno. Primo set per Gatien. Secondo Saive. Poi ancora Gatien, poi Saive. Due pari. Si va a fasi alterne, si giocano gli ultimi punti. Gatien blocca di diritto e rallenta il gioco. Saive è troppo lontano, non ci arriva. Ancora Gatien parte col top di diritto, la parabola è corta e la palla cade sui piedi di Saive. 20 a 16 per "il gatto". Saive ha un carattere forte. Si vede bene. Non cede psicologicamente all'avversario, e porta il risultato sul 20 a 19. Il viso di Gatien è sempre uguale. Aveva fatto due servizi e Saive ci si era avventato contro con sicurezza. "L'indomabile" non mostra segni di cedimento. La tensione è alle stelle. Gatien fa un servizio nuovo, dal lato sinistro del suo tavolo e gioca la palla sul lungolinea. È un servizio pericoloso; se l'avversario incrocia, questa è una palla imprendibile. Saive è sorpreso. La manca. 21 a 19. "Il gatto" si gira verso il pubblico dove ci sono alcuni francesi che sventolano le bandiere e lo acclamano. Con le due braccia e pugni chiusi al cielo, s'inginocchia verso di loro. Ci sono anche i suoi genitori. Poi corre dai suoi allenatori, li abbraccia. Dà la mano a Saive e porta le mani fra i capelli. Secretin e la Bergeret nel '77 avevano portato il primo titolo mondiale del misto in Francia. Con Gatien il secondo. La Francia esulta, Gatien è partito come numero cinque. Era solo un sogno. Ora è realtà. Per i cinesi è stato l'anno no. Terzo arriva il croato Primorac, quarto Waldner. È dal 1951 che quattro europei non arrivano nei primi quattro posti. Ed è la prima volta dopo l'arrivo degli orientali.

136 I ragazzi guardano le Stelle

Prima di giocare, faccio tanto riscaldamento che, appena mi vedono, mi dicono: “Come è andato l’incontro?”

1994 - In Inghilterra vince un belga

In Inghilterra il titolo europeo viene vinto da un belga, piccola nazione ma con buone tradizioni in questo sport. I ragazzi non capiscono perché noi non vinciamo mai un titolo importante. Eppure siamo molto più popolosi del Belgio.

Anche se un ragazzo del gruppo, inserito nella nazionale, vince in più occasioni con giocatori fra i più importanti del mondo. Il solito filosofo dice: “Abbiamo smarrito lo spirito del nostro modo d’essere, ci siamo lasciati sopraffare da modelli, senza interpretarli”.

137 Enzo Pettinelli

JEAN MICHEL SAIVE L'indomabile

Birmingham: Saive, belga, campione d’Europa Lineamenti puliti, capelli alla Tarzan. Se gli guardi le gambe e ti dicono che Saive è campione d'Europa, tu pensi subito che lo è di sollevamento pesi. Invece se gli guardi tutto il corpo, non hai dubbi, è di sicuro un campione di lotta. Invece è campione d'Europa di tennistavolo. Quando gioca, nel movimento è indomabile. Sempre piegato, si avventa sulla palla e, quando colpisce, sembra che emerga dall'acqua. È continuamente bagnato fradicio di sudore. Gioca con veemenza, si sposta con passi potenti. Non gioca di fioretto. Usa la scimitarra. In finale batte Waldner per 3 a 1.

138 I ragazzi guardano le Stelle

La finale Siamo in Inghilterra, è qui che nacque il tennistavolo prima del 1900. Gli spalti sono gremiti. Il pubblico attende l'esibizione di Waldner, "il maestro". Non hanno dubbi, è il favorito. Primo set: Waldner parte rilassato, forse si aspetta più rispetto. Saive, non è il tipo, parte subito pesante, 13 a 5 per lui. Il maestro si accorge che il carisma per vincere non basta. Gioca più veloce, più preciso. 15 a 15. Poi si rilassa. Sul 20 pari colpisce con la mano il tavolo e si ferisce. Se fosse stato Saive a colpire il tavolo, questo sarebbe volato addosso all'avversario. Waldner vince ugualmente per 25 a 23. 1 a 0. Secondo set: sul punteggio di 2 a 1 Waldner interrompe il gioco. Il dito anulare sanguina. Si fa medicare e gli mettono un cerotto. Saive rimane concentrato, aspetta. Poi riprende a picchiare. Waldner è impreciso nel gioco raffinato. Sul piano della potenza, con Saive, non si gioca. Parte sempre troppo forte. Uno pari. Waldner già campione del mondo nell'89, non è mai stato campione d'Europa, e vuole vincere. Saive gioca sempre meglio. Waldner, quando impone il suo ritmo preciso e anticipato, fa punti. Ma il belga riesce ad impostare il gioco sulla potenza. E ad ogni colpo d'attacco, emette un suono con la bocca, simile ad un karateka. Saive vince per 3 a 1 e porta per la prima volta nella storia il titolo europeo in Belgio. Riceverà onori e riconoscimenti da tutto il mondo sportivo del suo paese. Ed è così ripagato del duro lavoro fatto al tavolo e dai centinaia di chilometri di footing percorsi nei sentieri del Belgio, immerso fra il verde e il sudore.

139 Enzo Pettinelli

Un giorno il mio allenatore è diventato improvvisamente simpatico. Non sono riuscito a capire il motivo. Ricordo solo che avevamo vinto.

1995 - 2 ore di studio e 6 di allenamento

Dalla Cina un giovane cinese vince il mondiale e scuote l’Europa. Si riprende con insistenza a parlare della pallina più grande. I cinesi ufficialmente sono contenti, forse hanno studiato come adeguarsi. Il nuovo campione gioca con la stessa impugnatura degli europei.

I ragazzi pensano che i cinesi siano più bravi per natura. Uno dice: “si allenano tutto il giorno. A sei anni alcuni entrano in collegio. Due ore di studio, sei di allenamento”. Il meno bravo a scuola chiede:

140 I ragazzi guardano le Stelle

“perché non c’è un collegio anche in Italia?”. Un altro: “mio padre non mi ci manderebbe mai”. Il filosofo aggiunge: “Perché sognare un collegio? Anche il nostro club ha raggiunto molti risultati. Non dimentichiamoci del nostro amico che detiene il record italiano di presenze in nazionale. Sono 23 anni consecutivi!”.

141 Enzo Pettinelli

KONG LINGHUI Il discendente di Confucio

Tiahjin (Cina): Kong campione del mondo , 19 anni, campione del mondo di singolo, a squadre e di doppio. Fisico asciutto, corporatura nervosa, faccia scavata e marmorea. Inizia a giocare con il padre a 6 anni. Gioca con l'impugnatura europea. Ormai in Cina il modello europeo di gioco viene accettato soprattutto dai bambini, non solo per la novità ma anche per una maggiore facilità del gioco di rovescio. Kong gioca con un'impugnatura leggermente girata sulla mano. Il piatto della racchetta, invece di essere al centro fra l'indice e il pollice, è più vicino all'indice. Questa tecnica favorisce il gioco di rovescio sul tavolo e l'attacco anticipato di top spin. Però il taglio con il diritto e il gioco di recupero, sempre con il diritto, sono sacrificati. Quando è in ritardo, nel gioco di diritto, la racchetta rimane troppo aperta per ottenere un buon rinvio. Fino verso i 16 anni non rappresenta una grande promessa.

Il libro dei mutamenti? Kong appartiene ad una famiglia importante, non solo perché il padre che è un allenatore affermato ma anche perché sono discendenti diretti di Confucio. Chissà, forse la sua esplosione è dovuta dalla lettura del libro dei mutamenti (Shirig) di Confucio. O forse è dovuta alla crescita fisica che gli ha fatto trovare le soluzioni dei suoi punti deboli. A 18 anni si mette in luce. A 19 vince gli Internazionali di Jugoslavia, degli U.S.A. e i Campionati Asiatici. Prende contatti con il mondo occidentale e rimane affascinato dallo stile di vita e soprattutto

142 I ragazzi guardano le Stelle

dalla moda italiana. Da questo momento il suo guardaroba si arricchisce soprattutto di vestiti firmati Versace.

Arrivano i mondiali Arrivano i mondiali, la Cina fa un grande sforzo organizzativo. E' dal '61 che non si disputa un mondiale in Cina, anno in cui il grande Zhuang Zedong ha trionfato e fatto sognare i cinesi. Si ripete il grande evento. Ora non c'è solo la radio per seguire gli incontri. C'è la televisione che ha preparato l'evento con immagini del passato e del presente. Tutta la città di Tiahjin è invasa da striscioni che vibrano al vento da 8 mesi. Annunciano l'evento. Su ogni striscione compare il numero dei giorni che mancano alla data d'inizio delle gare. Questo numero viene modificato ogni giorno. Si comincia dal 240, il giorno successivo il 239 e così via, fino ad arrivare a zero: i mondiali. Kong non è favorito. I cinesi puntano su giocatori più anziani e che rappresentano di più la tradizione. Per l'occasione è stato costruito un impianto sportivo che a prima vista sembra un gigantesco disco volante atterrato il mezzo al verde. All'interno ha 10.000 posti e un parterre da 90 x 40 metri. Le gare partono subito bene per i cinesi che vincono a squadre. I cinesi candidano alla vittoria , che perde inaspettatamente contro il coreano Kim Taek Soo. Poi il cinese verrà riammesso in gara per la squalifica del coreano che aveva usato una colla non omologata. La questione ha suscitato molti dubbi. Kong intanto batte il campione in carica Gatien e lo spoglia del titolo.

143 Enzo Pettinelli

La Cina ha raggiunto l’obiettivo Siamo in semifinale, quattro cinesi si giocano il titolo. La Cina ha raggiunto l'obiettivo. Il nuovo favorito, Wang Tao, perde in semifinale con il fuoriclasse Liu Goliang. Kong batte per 3 a 0 . Kong, senza un cedimento e contro tutti i pronostici, macina anche Liu Goliang, ultimo ostacolo, per 3 a 2. La Cina vince 7 titoli su 7. Ma Kong vince soprattutto contro la tradizione cinese. La cultura occidentale sta cambiando la Cina anche nel tennistavolo. Kong sale sul podio e proietta l'immagine del campione cinese che gioca all'europea e che veste Versace. Forse per i cinesi è stato un dolore. Kong rappresenta il simbolo di un giovane discendente di Confucio che porta il cambiamento.

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Se i consiglieri smettessero di dare consigli, e incominciassero ad ascoltare, si andrebbe sicuramente meglio.

1999 - I ragazzi hanno un sogno

In Olanda ancora un cinese sul tetto del mondo. Questa volta con l’impugnatura cinese. La pallina più grande, oramai è certo, verrà adottata. La perdita di efficacia del gioco europeo, forse ha determinato il cambiamento. Però la ragione ufficiale è che la pallina più grande rallenta il gioco ed è più televisiva. Ora si sta pensando anche di ridurre il set di gioco. Portare il punteggio da 21 a 11. Nel passato i ragazzi, usavano spesso questo punteggio nelle loro sfide. Però ora sognano che con la pallina più grande si possano avere più trasmissioni televisive.

145 Enzo Pettinelli

Tutto arriverà con il nuovo millennio. Molta eccitazione. Si parla della fine del mondo. Dei computer che impazziranno, e dei preparativi per festeggiare il 2000 che bussa alle porte di ogni casa. Però i ragazzi del club hanno un sogno. L’abolizione di tutte le gomme, che guastano il gioco. Per i giovani che si avvicinano, rappresenta un trauma e molti abbandonano. Il saggio del gruppo, diventato adulto dice: “ facciamoli giocare fra loro, nelle gare over 40, e non contro i bambini. Così vediamo se si divertono tra di loro”.

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LIU GOLIANG Umiltà e trionfo

Eindhoven (Olanda): Liu campione del mondo fine millennio Liu Goliang, cinese, batte in finale , cinese. La Cina chiude il millennio facendo razzie di medaglie. Cinque gare, cinque ori e altrettanti argenti. E' da 50 anni che la Cina ha cambiato il proprio calendario. L'ha voluto Mao. Oggi il millennio ha valore anche per loro. Con questa vittoria nell'albo d'oro hanno già prenotato "Cina" a fianco del 1999. Per gli Europei e per il resto del mondo peggio non poteva andare. Prima semifinale: Liu, pennaiolo, con gomme con puntini un po' distanti fra loro rispetto alle normali, batte l'austriaco Schlager, la sorpresa, per 3 a 1. Seconda semifinale: Ma Lin, anche lui pennaiolo, con gomme lisce, batte Waldner per 3 a 2. Waldner conduce 2 set a 0 e 16 a 11. A questo punto Ma Lin cambia il servizio. Serve semplice, senza effetto, corto verso il diritto di Waldner. E' incredibile, si rompono i meccanismi di gioco. Waldner non riceverà più un servizio lungo. Forse è questo che lo ha deconcentrato. E risponde male. Ma Lin attacca, recupera due set e chiude.

Cina contro Cina Finale: Cina contro Cina. Quando giocano due cinesi non guardi mai volentieri l'incontro. Sono i più bravi. Il tifo più spontaneo si rivolge sempre verso il più debole. Ma tra due cinesi non sai mai chi è il più debole. E, se lo sai, alla fine sei sempre costretto a fare il tifo per un cinese. Non abbiamo niente contro la Cina. Ma noi siamo europei. Guardare una finale come questa ti ricorda che sei stato male due volte, una per ogni semifinale.

147 Enzo Pettinelli

Nel tabellone di partenza ci sono più di cento giocatori. I cinesi sono solo un pugno di uomini. Per noi europei è la disfatta. Il loro pensiero: umiltà prima di tutto. Non abbattersi nella sconfitta. Non esaltarsi nella vittoria. Forse in questa filosofia c'è la chiave dei loro successi. Il divismo, l'arroganza, la presunzione, culture dell'occidente, ti entrano nel cuore e ti soffocano senza accorgerti. Ti caricano di eccessiva responsabilità. Ti fanno giocare sempre vicino ad un precipizio. Per un cinese invece, la sconfitta è un bagno d'umiltà, la vittoria, un risultato collettivo.

La Cina oggi Non è un risultato a sorpresa che due giocatori a penna arrivino in finale per un titolo mondiale. Con la liberalizzazione del mercato in Cina, le palestre di tennistavolo nascono come da noi i bowling. Sono impianti dove, nonostante si paghi prima di essere accolti, c'è una selezione severa. Con l'iniziativa privata la Cina ha ottenuto un ulteriore sviluppo. Anche la televisione favorisce la popolarità di questo sport che viene seguito come il calcio in Italia.

148 I ragazzi guardano le Stelle

I bambini si iscrivono ai corsi di ping-pong a 5 anni. L'impugnatura europea è più facile, soprattutto per i bambini. La federazione cinese è corsa ai ripari per salvare la tradizione. Nei campionati a squadre almeno un giocatore su tre deve giocare a penna. Così i pennaioli crescono e si allenano con giocatori di stile europeo. Gli europei invece non possono fare altrettanto. In Europa non c'è una scuola di pennaioli. Chiaramente questa situazione mette in difficoltà i giocatori europei e spiega il 1° e 2° posto dei due pennaioli in finale ai mondiali.

149 Enzo Pettinelli

Storia

Il gruppetto dei ragazzi del ’61 ha lasciato. Dei nuovi hanno dato continuità con lo stesso entusiasmo. Nella piccola palestra, fino al 1985, più di 1000 ragazzi hanno trascorso la loro giovinezza. Ora molti sono sposati e hanno figli. Alcuni hanno lasciato la città. Nel 1985 si è inaugurato un nuovo impianto con 9 tavoli. Alcuni ritornano per rinverdire il passato, giocando con amici o figli. Mentre il nuovo impianto, il Centro Olimpico Tennistavolo, accoglie le nuove generazioni. I risultati agonistici hanno dato lustro alla scuola tecnica. Passeggiando per la città, sono tanti i volti legati al ping-pong. Sono ex giocatori, tifosi e appassionati. E’ come un’aggregazione culturale che tiene tutti assieme. Anche i risultati hanno contribuito a tener sempre vivo questo sport in tutta la città. E’ stato pubblicato anche un libro, “La città del ping-pong”. La storia fin qui narrata è frutto di ricordi ed emozioni vissute. Ma i nuovi giovani vogliono conoscere le origini di questa disciplina. Così il nuovo gruppo, con alcuni del passato, si sono messi con entusiasmo alla ricerca...

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Leggenda

La leggenda racconta che alla fine del 1850 alcuni legionari inglesi, che si trovavano in India, avevano organizzato un torneo di tennis. All'improvviso arrivò la pioggia: la stagione dei monsoni era all’inizio. Non riuscivano a portare a termine le partite. Allora decisero di ridurre il campo per giocare al coperto. Preso il primo tavolo a disposizione, lo verniciarono di verde e lo contornarono con una striscia bianca. Nacque così il primo tavolo da ping-pong. Poi con una retina divisero il tavolo in due parti ed utilizzarono una pallina di sughero (a quei tempi non esisteva la pallina di celluloide). Per costruire le racchette, ritagliarono delle palette da alcune tavole di legno.

151 Enzo Pettinelli

I pionieri del Tennistavolo

I primi campionati del Mondo si svolgono nel 1926 a Londra e vedono la vittoria dell’ungherese Roland Jacobi. Il ping-pong nasce nei club e si sviluppa nei salotti, così ci si presenta in campo vestiti quasi da cerimonia. Jacobi indossa un vestito scuro, gilè, camicia e farfallino. In questi primi anni e fino agli anni ’50, cioè fino all’avvento dei giapponesi, a spartirsi i titoli mondiali sono esclusivamente atleti ungheresi, cecoslovacchi, austriaci e inglesi. Ma è soprattutto la scuola ungherese, sia a livello maschile sia femminile a farla da padrona. Qui di seguito verranno brevemente descritte le caratteristiche tecniche e umane dei giocatori che hanno principalmente segnato quella che potremmo definire l’alba del tennistavolo.

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La mia ragazza odia il ping-pong, mi ha detto che devo fare una scelta. Che strano, il ping-pong non è mica una ragazza.

ZOLTAN MECHLOVITS (Ung.)

Vince i campionati del Mondo nel 1928 a Stoccolma, dopo aver perso contro Jacobi la finale della prima edizione. Per il titolo si trova di fronte il connazionale e amico Laci Bellak. Mechlovits parte male e perde il primo set e poi il secondo. Nel terzo si trova sotto 17-20. Alla sua età, 36 anni, Mechlovits sa che è la sua ultima occasione per vincere il titolo mondiale. Stringe i denti. Recupera fino al 20-20 e vince il set. Vincerà al quinto.

Mechlovits detiene due record: è il primo giocatore a penna a vincere il titolo mondiale, ed è il vincitore più anziano. È noto come "il padre del tennistavolo" in quanto è stato membro ed uno dei fondatori dell’ITTF insieme a Montagu: fu lui a stabilire le regole ufficiali e ad organizzare i primi meetings a livello mondiale. Quindi, mai titolo fu più meritato. Il suo miglior colpo è il dritto. Molto temibili sono anche i "drop shots" con i quali spesso sorprende i giocatori di difesa che giocano lontani dal tavolo. Dopo il ritiro dalle gare ha continuato a

153 Enzo Pettinelli

vivere di tennistavolo, insegnando il suo sport alle nuove generazioni di pongisti ungheresi.

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Quando mi dicono qualcosa, io faccio sempre il contrario. Speriamo che non si accorgano. Se mi dicessero il contrario di quello che pensano, sarei nelle loro mani. Cribbio! Che si siano già accorti?!

FRED PERRY (Ing.)

Molti conosceranno per aver legato il suo nome al torneo di tennis di Wimbledon (dove ha vinto tre titoli), per la Coppa Davis vinta per l’Inghilterra o per aver dato il proprio nome ad una racchetta da tennis e ad una linea d’abbigliamento. Pochi sanno invece che prima di dedicarsi al tennis, Fred Perry è stato un campione anche nel tennistavolo tanto da vincere il titolo mondiale nel 1929 a Budapest. In finale si trova di fronte uno dei fortissimi giocatori di casa: Michael Szabados. Il tifo è tutto per l’ungherese. Fred viene da un’annata in cui non è riuscito a vincere nemmeno un torneo. La situazione è di quelle che fanno innervosire qualsiasi giocatore. Ma non Fred Perry. Durante il match, anche negli istanti più importanti, trova il tempo per sorridere e scherzare, al punto da innervosire Szabados. Questo suo modo di fare piace talmente al pubblico, molti tifosi incominciano a parteggiare per lui. Szabados è sempre più nervoso e sente il titolo sfuggirgli di mano. Fred non si fa pregare e si laurea campione. Il suo gioco è prevalentemente difensivo, poco spettacolare, ma molto solido. Con il rovescio tuttavia sa essere

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molto insidioso, grazie anche al fenomenale gioco di polso con cui esegue tutti i colpi. Ben presto lascia le competizioni di tennistavolo per dedicarsi a tempo pieno al tennis. Nel nuovo sport stupisce il mondo col suo diritto "di polso" e vien da chiedersi se sarebbe stato un colpo così efficace se Fred non avesse prima giocato a tennistavolo.

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Mi fanno uno spigolo, mi chiedono scusa. Poi un altro spigolo: “scusa!” Un terzo spigolo, ancora scusa. Cribbio! Mi prendi in giro? Cerca di stare più attento.

VICTOR BARNA (Ung.)

Victor Barna è sicuramente il più grande giocatore della sua generazione. Il numero di titoli mondiali vinti ci dice con che campione abbiamo a che fare: 5 volte nel singolare (30, 32, 33, 34, 35), 8 volte nel doppio maschile, 2 volte nel doppio misto, 7 volte a squadre. Barna, Szabados e Bellak costituiscono per circa un decennio una squadra pressoché imbattibile, tanto da essere ribattezzati "I tre moschettieri". I tre hanno incominciato a giocare insieme sin da piccoli e sono amici prima ancora che compagni di squadra. Nei primi tempi, pur avendo diversi modi di giocare, sono più o meno allo stesso livello. Ma poi incomincia ad emergere la maggior classe di Barna. Vince il primo titolo nel 1930 battendo agevolmente l’amico Bellak in finale. Nel 1931 perde invece in finale da Szabados per 3-0. È stata una dura lezione, che gli servirà per il futuro. Infatti vince il titolo ancora nel ’32 (su Szabados), nel ’33 (su Kolar), nel ’34 (su Bellak). Nel 1935 si appresta a giocare l’ennesima finale contro l’amico Szabados. A Londra, ad assistere all’incontro ci sono più di 10.000 spettatori. Mai un incontro di tennistavolo ha avuto fino ad ora tale pubblico. Il match è drammatico. Nel secondo set c’è bisogno di una sospensione: Szabados, rovinando contro le barriere si è ferito e necessita di cure mediche. Il match riprende. Nessuno vuole perdere di fronte a quel pubblico. Barna attacca. Szabados difende alla morte. Poi un’altra sospensione: stavolta la richiede Barna che è stato colto da crampi. Una serie di massaggi e si riparte. L’incontro giunge all’epilogo: è il trionfo, l’ennesimo, ma anche l’ultimo, di Barna.

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Barna è un giocatore completo: ottimo dritto, buon rovescio, bravo sia nel gioco d’attacco che in quello di difesa. Sa inoltre modificare di volta in volta il suo gioco in modo da sfruttare le debolezze dell’avversario di turno. Nel 1962 scrive un libro sul tennistavolo in cui descrive i giocatori della sua epoca ed usa per tutti parole d’elogio: anche in questo si vede il campione.

Barna contro Reisman - Wembley 1949: Finale degli internazionali d'inghilterra

Barna di spalle schiaccia un rovescio. Durante tutto il gioco, la posizione della sua gamba destra è spesso spostata in avanti rispetto alla sinistra. Questo lo costringeva a spostarsi nella parte destra del

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tavolo. Lo stile del gesto nella parte superiore del corpo avvicina Barna alla tecnica svedese, in modo particolare, a quella di Johansson. L’avversario, l’americano Reisman, ha solo 19 anni quando incontra Barna nella finale degli Internazionali del 1949; solo una settimana prima Reisman era giunto in semifinale a Stoccolma, era riuscito a vincere due titoli ai tornei internazionali americani diventando uno dei più grandi giocatori professionisti degli U.S.A. Ma quando Barna vinse il suo primo titolo mondiale, ci informa il cronista, Reisman non era ancora nato. Pertanto, non deve stupire se in questo incontro il vincitore è Barna. Fermandoci ad osservare il tavolo di gioco, notiamo che il piano è appoggiato su delle gambe dalla linea aggraziata. Il tennis tavolo nasce e si sviluppa nei club e nei salotti dell’aristocrazia europea. La linea estetica non doveva turbare lo stile dell’arredamento. Questi tavoli ora si possono trovare solo nei paesi orientali, in particolar modo Cina e Giappone.

La gamba destra molto più avanti della sinistra viene compensata da un’impugnatura girata verso il diritto. Sembra però che Barna

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usasse due impugnature, una per il diritto (piano della racchetta spostato verso il pollice) ed una per il rovescio (piano della racchetta spostato verso l’indice) un po’ come si usa oggi per il tennis.

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Ho giocato così tanto a ping-pong che quando gioco a calcio, passo la palla al mio avversario.

MICHAEL SZABADOS (Ung.)

Michael Szabados contribuisce in larga parte ai successi dell’Ungheria nel tennistavolo negli anni ’30. Oltre ai successi di squadra con Barna e Bellak, vince 5 titoli mondiali nel doppio maschile, 3 nel doppio misto ed uno nel singolare. Il titolo nel singolare lo conquista nel 1931 battendo in finale per 3-0 l’amico-rivale Barna. Altre tre volte arriva in finale, ma viene sempre sconfitto (una da Perry, due da Barna). L’arma principale del gioco di Szabados è la tenacia nella difesa. Szabados non dà per perse nemmeno le palline che sembrano irraggiungibili: le rincorre, le arpiona e le rimanda nel campo avversario. Lo fa per vincere le partite, ma anche per mostrare al mondo che il tennistavolo non è un passatempo da salotto, ma uno sport vero, che sa essere spettacolare e richiede doti atletiche. Talvolta, per rendere più divertente l’incontro dal punto di vista dello spettatore, si avventura in colpi d’attacco, pur sapendo che quel tipo di gioco non è per lui il più redditizio. Szabados non ha la completezza di colpi di Barna, ma viene ugualmente da chiedersi quanti titoli mondiali in più avrebbe vinto se Barna fosse nato in un’altra epoca.

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Barna contro Szabados - Londra 1935: Finale dei Campionati del Mondo

Szabados eseguiva la schiacciata di rovescio colpendo la palla dalla parte del suo diritto vicino al corpo. La punta della racchetta partiva guardando il basso. Non siamo riusciti ad ipotizzare con che tipo di impugnatura giocasse Szabados. E' probabile che in questa schiacciata utilizzasse l'impugnatura spostata verso l'indice.

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Mi dicono tutti che l’importante è divertirsi. Come faccio, quando vedo la faccia del mio avversario che esulta di gioia?

LASZLO "Laci" BELLAK (Ung.)

Laszlo “Laci” Bellak è uno dei personaggi più incredibili nella storia del tennistavolo. È stato definito "il giullare del tennistavolo" per il suo atteggiamento fuori e dentro il campo. Laci gioca per puro divertimento: per divertirsi lui e per divertire il pubblico. Appena può cerca la giocata spettacolare, spesso impossibile anche quando il punto è sicuro con un colpo più semplice. Durante le pause di gioco entusiasma il pubblico palleggiando con lo spigolo della racchetta o colpendo ripetutamente la pallina con la suola della scarpa. È un vero clown. Il suo gioco, e non potrebbe essere altrimenti, è puramente d’attacco e risulta sempre molto spettacolare. Per anni l’ungherese Bellak rivelò una superiorità sfavillante nella tecnica del diritto e del rovescio. Tuttavia la continua ricerca del colpo sensazionale lo ha portato spesso a perdere incontri praticamente già vinti. Emblematica è stata la finale dei mondiali nel 1928 con Mechlovits. Bellak, avanti per 2-0 e 20-17 nel terzo, spreca uno dei tre match-points a disposizione per aver tentato di chiudere l’incontro con un colpo praticamente impossibile. Per poi perdere al quinto set. Non deve stupire perciò il fatto che Bellak non abbia vinto nessun titolo mondiale né in singolare (ha perso altre due finali nel ’30 e ’34 con Barna), né in doppio.L’unico titolo, al di là dei trionfi nelle gare a squadre, lo ha vinto nel ’38 nel doppio misto con l’inglese Woodhead. E in che modo lo ha vinto? Ovviamente stupendo: cioè quando nessuno gli avrebbe dato la benché minima possibilità di farcela.

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Bellak contro Madjaroglou - Monaco 1931

Bellak in azione, esegue un top spin di rara bellezza. Durante l’esecuzione solleva la gamba destra. Questo gesto istintivo gli consente di dare alla racchetta un movimento più rettilineo. In questo periodo l’abbigliamento assomiglia a quello del giocatore di biliardo. Non era concepibile che nei salotti dell’aristocrazia (dove si svolgevano allora le gare) si giocasse in pantaloncini.

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Se sentite dei dolori prima di giocare, cercate di vincere. È la cura migliore.

RICHARD BERGMANN (Aus. - Ing.)

Richard Bergmann ha vinto il primo dei suoi quattro titoli nel 1937 sotto la bandiera austriaca all’età di 17 anni. Gli altri tre titoli (39, 48, 50) li ha conquistati invece come inglese, avendo lasciato il suo paese d’origine in seguito ai tragici eventi che hanno scosso l’Europa portandola al Secondo Conflitto Mondiale. Proprio lo scoppio della guerra interrompe quella che sarebbe stata una grande carriera nel tennistavolo: viene infatti da chiedersi quanti titoli Bergmann avrebbe potuto vincere se non ci fosse stata la pausa forzata delle competizioni durata ben 7 anni. Dal punto di vista tecnico, Bergmann non può definirsi un giocatore completo: infatti è debole nel rovescio e non dispone di grandi colpi difensivi. Ma la sua forza consiste nel sopperire a queste carenze grazie ad uno stupefacente gioco di gambe che gli consente di andare ad impattare la pallina, quante più volte possibile, con il suo potentissimo diritto. Un altro punto di forza consiste nella tenacia con cui combatte su ogni punto. Bergmann colpisce ogni pallina con la massima concentrazione, che stia vincendo o perdendo, che stia giocando la finale per il titolo mondiale o una partita di allenamento. Con Bergmann inoltre il tennistavolo fa un passo avanti nel processo che lo porta da passatempo da circolo o da oratorio a sport da programma olimpico: infatti per primo dà grande importanza alla preparazione fisica. Il suo gioco, basato su un notevole movimento di gambe, richiede un tipo di allenamento tale da garantire ai muscoli non più solo esplosività, ma anche resistenza. A fine carriera Bergmann continua ad esibirsi in giro per il mondo giocando matches e spesso aggregandosi agli "Harlem Globetrotters".

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Londra 1952: Finale degli internazionali d'Inghilterra

Dalla posizione del gomito, rivolto dietro, si desume che la racchetta si trovi girata sulla mano verso il diritto. Chiudendo l’avambraccio per colpire la palla, la racchetta si apre e colpisce la palla quasi in posizione verticale. Infatti con la racchetta ricoperta di gomma con puntini duri non sarebbe possibile eseguire un top spin con l’inclinazione della racchetta come si vede nel disegno.

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Sembra un top spin di rovescio moderno quello che sta eseguendo Bergmann (di fronte, contro l’inglese Leach). Ricorda quello di Stipancic. La spalla e il gomito spostati in avanti lasciano pensare che la racchetta anche in questo caso si trovi girata verso il diritto.

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Premiazione di Bergmann

È interessante notare che durante la premiazione Bergmann e Vana sono saliti sul podio portandosi la racchetta. Bergmann la tiene in bella mostra, mentre Vana (forse perché è arrivato secondo?) la tiene

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dietro la schiena. Oggi i giocatori non salirebbero sul podio con la racchetta in mano. Si è persa un po’ di poesia...

Vana, piccolo di statura, quando eseguiva il top spin, per aumentare la spinta si sollevava da terra (lo vediamo qui di spalle in un incontro con Bergmann). La posizione dell’indice sulla racchetta lascia pensare che la racchetta venga impugnata verso il pollice. Il piede sinistro si solleva di più del destro, ricorda la tecnica di Bellak.

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Se vi capita qualche spaccone, che dice di battere tutti e vi sfida, se voi accettate, vi dirà che è da tanto tempo che non gioca. Dopo i primi scambi interrompete, e seriamente ditegli: “A me sembra che è la prima volta che giochi”.

BOHUMIL VANA (Cec.)

Bohumil Vana è stato il maggiore esponente della scuola cecoslovacca ed ha vinto due titoli mondiali nel 1938 e nel 1947. Vana è unanimemente ricordato per il suo diritto devastante, grazie al quale chiude spesso il punto. Nonostante un fisico mingherlino Vana imprime un’enorme forza nel suo diritto, come se ogni grammo del suo corpo si scarichi nel colpo.

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Analogamente al rivale Bergmann che ha sconfitto non ancora diciottenne nella finale del 1938, Vana è dotato di un rovescio piuttosto debole e fa di tutto per colpire la pallina il più possibile con il dritto. È così abituato a fronteggiare i colpi che gli avversari gli indirizzano costantemente sul lato sinistro del tavolo, che le sue gambe sono sempre pronte per lo spostamento laterale che gli permette di colpire di dritto. Tale è l’abitudine a questo colpo che il suo diritto risulta più letale proprio quando lo esegue dal lato sinistro del tavolo. Grazie al suo apporto la Cecoslovacchia conquista per ben 5 volte il titolo a squadre negli anni dal ’39 al ’51. Vana spesso usava un fermacapelli molto simile ad un casco per ciclisti. Esegue un servizio di diritto con effetto laterale. La racchetta si muove verso la pallina, che all’ultimo momento viene lanciata verso la racchetta. Non esisteva allora nessun regolamento che limitasse le modalità di esecuzione del servizio.

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Se il padre o la madre di un giocatore, parla sempre dei successi del figlio, non lo fa per elogiarlo, ma solo per salvaguardargli la privacy.

JOHNNY LEACH (Ing.)

Johnny Leach conquista il suo primo titolo mondiale nel 1949 sconfiggendo in finale il favorito Vana. Nell’ambiente del tennistavolo la vittoria di Leach fu vista come un exploit difficilmente ripetibile. Ed invece soli due anni dopo l’inglese ha concesso il bis riconquistando il titolo a spese del forte cecoslovacco Andreadis. Quando tutti si aspettavano lo sviluppo di una carriera piena di allori e trionfi, il palmares di Leach incontra una brusca frenata, e dal ’51 in poi il pongista inglese non raggiunge più nemmeno una semifinale di singolo ai mondiali. Nelle stagioni successive alla vittoria del 1951 il suo gioco non è più all’altezza dei migliori. La causa va probabilmente ricercata più che altro a livello psicologico: Leach infatti non riesce a sopportare il peso dell’essere favorito, mentre dà sempre il meglio quando si pone tra gli outsiders. Il suo gioco è completo, senza evidenti punti deboli. Il dritto è consistente, e il rovescio solido anche se viene usato più come colpo preparatorio per il dritto che come colpo conclusivo. È sempre molto abile nel costruirsi il punto, palla dopo palla, aspettando di sferrare il colpo definitivo solo quando ha la quasi totale certezza di conquistare il punto.

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Parigi 1947: Semifinale dei Campionati del Mondo

Giocatore molto elegante anche in questa fase di gioco. Nonostante Leach si accinga a colpire la palla portando la gamba sinistra in avanti (posizione tecnicamente non corretta), la posizione della racchetta risulta quasi parallela alla linea di fondo. Questo ci fa supporre che la racchetta sia girata verso il diritto.

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Londra 1952: Internazionali d'Inghilterra

Vediamo qui un momento dell’incontro tra Bergmann e Leach (quest’ultimo di spalle, in azione). La preparazione di top spin è chiusa. Sembra un colpo moderno, però l’indice si trova in una posizione tale da lasciarci pensare che l’impugnatura sia girata verso il diritto. Avanzando con l’avambraccio per colpire la palla, la racchetta si apre verso la verticale, così che il movimento andrà verso l’alto e poco verso avanti, come lascerebbe supporre la preparazione di questo top spin.

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Un allenatore da sempre dei buoni consigli al suo allievo. Il problema è che non trova mai un allievo capace di applicarli.

FERENC SIDO (Ung.)

Sido si rivela all’attenzione generale nel 1947 a Parigi quando, ancora sconosciuto, riesce a raggiungere la finale mondiale (sconfitto da Vana). Negli anni successivi non ripete quanto di buono fatto vedere, fino ai mondiali di Bucarest del 1953 quando conquista i titoli del singolare, doppio e doppio misto (impresa prima di allora riuscita solo a Barna). Nei successivi 4 anni Sido si deve inchinare allo strapotere dei nipponici Tanaka e Ogimura. Nel 1959 finalmente Sido riesce a piegare Ogimura in semifinale: il titolo sembra cosa fatta, ma a sorpresa viene sconfitto in finale dal primo cinese a laurearsi campione del mondo: . Sido mostra in tale circostanza quello che è il suo tallone d’Achille: la mancanza di freddezza e nervi saldi nei momenti cruciali dei matches.

Nonostante un fisico da peso massimo che lo limita negli spostamenti, Sido è un giocatore completo: sa attaccare, difendere, giocare di dritto e di rovescio. Ma la caratteristica che più identifica il suo gioco è la violenza con cui colpisce ogni pallina;

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tuttavia a differenza degli altri giocatori d’attacco Sido riesce a dare "top spin" anche ai colpi più violenti (risultando così il precursore del moderno "top spin").

Sido contro Vana - Parigi 1947: Semifinale dei Campionati del Mondo

Sido in fase di schiacciata. Si nota che la racchetta è arretrata rispetto alla mano. Si intuisce che questa abbia fatto una rotazione basso-alto, in verticale.

Colpo spinto. La gamba destra si trova in avanti. Il braccio è nella massima estensione. Il corpo non ruota, la racchetta finisce dietro la mano, l’impugnatura è incerta.

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Londra 1953: Internazionali d'Inghilterra

Sido contro Bergmann. Top spin di diritto. La spinta della racchetta basso-alto è di gran lunga maggiore della spinta dietro-avanti. Causa le gomme con puntini, poco aderenti.

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Sido contro Bergmann. Una fase della finale. Si nota la posizione di Sido a sinistra rispetto al tavolo. La racchetta si trova arretrata rispetto alla testa. La spinta in avanti viene data con il corpo, mentre la rotazione alla palla viene data con un movimento della racchetta basso-alto. Il gesto tecnico, armonioso. Non è un caso raro che in quei tempi i giocatori si spostassero al lato sinistro del tavolo. Il colpo d’attacco viene eseguito con la racchetta girata verso il diritto. Si nota l’indice alto.

Taglio di difesa col rovescio. La linea del corpo è elegante ed essenziale.

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Se non vi siete accorti chi ha vinto in un tavolo, dove i due giocatori si danno la mano, guardate la faccia che guarda a terra o altrove: è questo che ha perso l’incontro. Se non avete colto questo momento, non importa: il giocatore che esce per primo dal rettangolo di gioco ha vinto. L’altro rimane per un po’ a meditare.

MICHEL HAGUENAUER (campione francese)

Wembley 1945: Internazionali d'Inghilterra

Haguenauer in posizione d'attesa. Non c'è prevalenza tra il gioco di diritto e quello di rovescio. Il gomito è portato in avanti. Questo lascia pensare, e si nota anche nel disegno, che la racchetta si trovi girata verso il diritto.

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Il mio presidente parla sempre di vincere, il mio allenatore fa altrettanto. Possibile che non sappiano parlare d’altro?

CONNY FREUNDORFER (campione tedesco)

Monaco 1950: Internazionali di Germania

Anche in questo caso l'indice e la mano non si trovano sulla stessa linea. Sembra che l'impugnatura sia sollevata fra l'indice e la mano. In questo caso la racchetta si trova girata verso il diritto. Il giocatore si trova in procinto di colpire col rovescio, il gomito e la spalla sinistra sono avanzati, ciò serve per aprire di più la faccia della racchetta.

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Se avete un figlio che pensa sempre al gioco, lasciatelo giocare. Così non ci penserà più.

GIZI FARKAS (Ung.) Bellezza e Talento

Parigi 1946 Gizi Farkas, ungherese, tre volte consecutive campionessa del mondo e quattro secondi posti.

È il primo talento del tennistavolo femminile. Bella, alta, elegante, femminile, viso luminoso. Amante della tavola e della vita. Intelligente, estroversa, allegra. Il suo gioco è completo. Fa tutto quello che le altre ragazze non sanno fare: attacca all'improvviso, usa il taglio laterale, non è ripetitiva. Costruisce il punto con colpi sempre diversi. Gioca con

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una Barna (racchetta ricoperta con puntini), lifta il gioco. È istintiva, è femminile, sicura e potente nei gesti. Però nel 50 verrà ferita nell'orgoglio. Ai mondiali di Budapest, il destino le farà trovare di fronte il talento più grande che la storia del tennistavolo abbia mai conosciuto. La esile, delicata, fragile, Angelica Rozeanu, rumena. Non è bella e attraente come lei. Arriva come una farfalla, e le porta via la primavera nel tennistavolo. Ma Gizi Farkas sarà sempre circondata da amici, e lentamente, darà più spazio alla vita e ai suoi piaceri. Dalla scarsa documentazione sembra che anche la Gizi usasse una impugnatura aperta nel diritto.

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Se raccontate una barzelletta senza senso, si fa sempre un’opera buona: se quello che ascolta è un cretino ride lo stesso, se è inteligente comincerà ad avere dei dubbi sulla sua inteligenza.

ANGELICA ROZEANU (Ung.) La Farfalla

Budapest 1949 Angelica Rozeanu, rumena, per 6 anni consecutivi domina la scena mondiale femminile. E' l'atleta che porta il primo titolo mondiale di tutti gli sport in Romania. Usa una difesa pura. Esile, filiforme, snodata nel fisico. La racchetta ha un manico sottile, facile da manovrare. Angelica si muove leggera con passi di danza accelerati. È come strattonata dalla racchetta che con forza va verso la palla, e lei la segue. Nel suo gioco non è mai aggressiva. Il gesto è un incrocio fra il chiudersi e l'aprirsi di un fiore, è il volo di una libellula. La sua difesa sembra una risposta di pace ad un colpo aggressivo. Quando Angelica si allunga, per recuperare il gioco con evoluzioni repentine, lo fa per rimettere le cose in ordine. Nei mondiali del 1950 a Vienna, prima di battere in finale l'ungherese Farkas, elimina in semifinale l'austriaca Pritzi al terzo set. È un palleggio di eleganza e di musicalità, che può protrarsi all'infinito. Dopo i 20 minuti il set finisce. È il regolamento, il "tempo limite": chi è più avanti vince. 5 a 4 per lei. Rozeanu, campionessa del mondo.

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Mondiali 1957

Angelica Rozeanu esegue un taglio di rovescio. Sembra che la plasticità e la leggerezza delle braccia coinvolgano il movimento delle gambe. Non si ha l’impressione che il movimento parta da terra. Il gioco è aereo, il corpo sembra senza peso e segue la racchetta.

184 I ragazzi guardano le Stelle

Se dopo aver perso un incontro, il vostro allenatore vi dice che non usate la testa, chiedetegli: “con chi stai parlando?”

Storia dell' ITTF International Federation

1880 In Inghilterra il gioco del tennis viene adattato ai tavoli da salotto. L'equipaggiamento è improvvisato.

1890 Vengono depositati i primi brevetti del nuovo gioco. Vengono prodotti i primi attrezzi da gioco, sotto il nome di Gossima, Ping Pong e Whiff-Waff, con istruzioni semplici.

1900 In America si diffonde il tennistavolo. Vengono esportate in Europa le palline di celluloide, che rimpiazzano quelle di gomma e sughero.

1901 Si formano in Inghilterra l'Associazione Tennistavolo e la rivale Associazione Ping-Pong. Vengono pubblicati in Inghilterra i primi libri sul gioco.

1902

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Viene pubblicato "Tennistavolo e passatempi pionieristici". Si stabiliscono le prime misure del tavolo. Il servizio viene eseguito con il doppio rimbalzo (come oggi, ma in diagonale come nel tennis).

1903 Viene utilizzata per la prima volta una racchetta ricoperta con una gomma puntinata.

1904 In Inghilterra il gioco decade.

1905 In Ungheria, Germania e Austria si sperimentano nuovi tipi di servizio e i nuovi punteggi di gioco.

1910 Il ping-pong si diffonde anche in Giappone, Cina, Corea del Nord e Hong Kong.

1920 Il tennistavolo arriva in Italia ad opera degli ungheresi.

1922 In Inghilterra si stabiliscono nuove regole di gioco e riprende lo sviluppo.

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1922 Il quotidiano "Daily Mirror", organizza un gigantesco torneo. Parteciperanno 40.000 giocatori.

1923 Nasce la Federazione Gallese. In Cina s'inaugura la "Shangai Ping- Pong Union".

1926 Nasce a Berlino la Federazione Internazionale di Tennistavolo (ITTF) e l'idea di un primo campionato europeo.

1926 Londra, Inghilterra. Primo Campionato Europeo che, per la presenza di giocatori indiani, verrà considerato come il primo Campionato del Mondo. Prima assemblea di fondazione dell'ITTF. Montagu viene eletto presidente. Viene stabilito il primo regolamento ufficiale di gioco.

1929 Il Giappone s'affilia all'ITTF.

1933 Parigi, Francia. Il Congresso dell’ITTF decide che l'unico requisito per entrare a far parte dell' Associazione è quello di praticare lo sport nel proprio territorio senza distinzione di colore, razza e credo.

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1935 Londra, Inghilterra. Il Congresso dell'ITTF abolisce dalla propria costituzione le parole "amatori" e "professionisti" e le sostituisce con "giocatori".

1937 Per incoraggiare il gioco d'attacco vengono prese tre decisioni importanti: 1) Abbassare la retina da 6 pollici e 3/4 (17.145 cm) a 6 pollici (15.24 cm). 2) Viene stabilito il "tempo limite". Un set non può durare più di venti minuti. 3) Nel servizio non si possono usare le dita per imprimere l'effetto alla pallina.

1937 Prima assemblea: viene eletto il primo Presidente e il primo Consiglio a votazione regolare.

1939 Vengono sospese tutte le attività durante la seconda Guerra mondiale. Si riprenderà nel 1945.

1943 Buenos Aires, Argentina. Nasce la prima Federazione sudamericana.

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1946 Londra, Inghilterra. Conferenza internazionale intitolata "la rinascita".

1947 Parigi, Francia. S'introduce la regola per cui il servizio deve essere eseguito con la mano aperta.

1948 L’Italia si affilia alla Federazione Internazionale (ITTF). Presidente: Gino Mario Cini. Londra. Campionati del Mondo: Prima partecipazione dell’Italia. Si decide che le bandiere e gli anatemi sono banditi nei Campionati del Mondo. In Nicaragua vengono stampati i primi francobolli dedicati al tennistavolo.

1950 Budapest, Ungheria. Le associazioni vengono considerate come "organizzazioni di fatto" piuttosto che "nazionali". Pubblicazione della prima rivista dell'ITTF.

1952 Hiroji Satoh, giapponese, diventa il primo giocatore che vince un campionato del mondo usando una racchetta ricoperta con una gomma spugna. Il 9 febbraio s'inaugura la prima Federazione asiatica e più tardi nello stesso anno si realizzano i primi Campionati della Federazione Asiatica.

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1953 Bucarest, Romania. Per la prima volta la Cina partecipa ai Campionati.

1954 Londra, Inghilterra. I giapponesi si piazzano dal primo al quarto posto usando racchette ricoperte di gomma spugna dura.

1956 Si decide che i campionati del Mondo vengano realizzati ogni due anni.

1957 Nasce l'Unione Europea di Tennistavolo.

1958 Budapest, Ungheria. Primo Campionato Europeo. Prima partecipazione dell'URSS. Nasce l'Associazione delle Indie Occidentali a Porto di Spagna, Trinidad. Caracas, Venezuela. Si tengono i primi Campionati Sud Americani.

1958 Dortmund, Germania. Viene abolita la gomma spugna e nasce la racchetta sandwich che rivoluzionerà il tennistavolo.

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1959 Pechino, Cina. Si stabilisce che le gomme della racchetta debbano avere lo stesso colore. Il Cairo, Egitto. Nasce la prima Federazione Africana.

1960 Le società italiane si riuniscono in un’assemblea ed eleggono per la prima volta un Consiglio. Presidente: Filippo Dragotto.

1962 Alessandria, Egitto. Primo Campionato africano.

1967 H. Roy Evens viene eletto presidente. Nasce la gara della Lega Europea.

1971 Nagoya, Giappone. Campionati del Mondo. Riemerge la Cina. Squadre occidentali invitate al Tour della Cina. Zadar, Jugoslavia. Primo Torneo Europeo per stabilire le classifiche dei giocatori. Primo torneo afro-asiatico con 700 partecipanti.

1973 Hannover, Germania. Primo Campionato del Mondo Universitario. Nasce la figura dell’"arbitro Internazionale".

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1977 L'ITTF viene riconosciuta dalla Commissione Internazionale Olimpica (CIO).

1987 Nuova Delhi, India. , ex campione del mondo, è il nuovo Presidente dell'ITTF.

1988 Seoul, Corea del Sud. Olimpiadi. Il tennistavolo partecipa per la prima volta. Massimo Costantini è il primo ed ancora l’unico rappresentante per l’Italia. Il coreano Yoo Nam Kyu vince la medaglia d'oro. Riceverà dalla sua nazione onori e un vitalizio. La cinese Chen Jing vince l'oro femminile.

1989 Roma. Primo incontro agonistico fra giocatori europei e asiatici.

1992 Jan Ove Waldner, già Campione del Mondo, diventa Campione Olimpico. Sarà il primo giocatore di tennistavolo miliardario.

1993 L'oro femminile andrà a , cinese. La prima donna miliardaria del tennistavolo.

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1996 Terza Olimpiade per il Tennistavolo, dominio della Cina. Singolo maschile a e singolo femminile a Deng Yaping.

1999 Hannover, Olanda. Campionati del mondo ma solo di singolare e doppio. Questi campionati del mondo dovevano essere organizzati a Belgrado ma per la guerra sono stati sospesi. L'Olanda ha accolto l'invito della Federazione Mondiale e ha organizzato le gare. I mondiali a squadre vengono organizzati nel febbraio del 2000 in Malesia, a Timore.

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Se dopo aver vinto un incontro il vostro avversario vi dice che siete stato fortunato, credeteci.

Tavolo pallina e punteggio

Nel 1875 nasce il gioco del tennis sul tavolo e il primo regolamento. Le palline sono di sughero o di gomma indiana. Le partite si giocano come nel tennis. Vale anche la volée.

1875 Dall'America arrivano le palline di celluloide. Il gioco viene brevettato in Inghilterra con il nome di Ping Pong. In commercio si trovano confezioni complete di racchette, palline e retina. Si stabiliscono le dimensioni del tavolo: lunghezza e larghezza 9x5 piedi; il piano da terra 2,30 sempre in piedi (in metri: 2,74x1,525x0,76). Il rimbalzo deve essere uniforme. Una pallina lasciata cadere da cm 30 deve avere un rimbalzo di cm 23 circa. Viene adottato ufficialmente il servizio a doppio rimbalzo. Nel gioco del doppio, per evitare che giocasse sempre un solo giocatore come a volte capita nel tennis, si sono affiancati due tavoli con una lunga retina. L'esperimento non ha avuto lunga durata per motivi organizzativi. Si è deciso così di giocare su di un solo tavolo e far rispondere i giocatori una volta ciascuno.

1915 La rivista italiana "La Domenica del Corriere" mette in premio le confezioni da ping pong per i suoi lettori.

194 I ragazzi guardano le Stelle

1936 A Londra si giocano i primi mondiali. Il punteggio è ancora quello del tennis e la volé è ancora valida. L'altezza della retina viene portata in seguito da 17,5 cm. a 15,25 cm. Nei club si sperimentano diversi punteggi di gioco. C'è chi gioca un set a 50, chi a 31 e chi a 21.I punteggi vengono modificati ed uniformati. 2 su 3 o 3 su 5 a 21.

1990 Verona, Internazionali d’Italia. Al termine delle gare, ho avuto, insieme a Costantini e Ubaldi, uno scambio di opinioni con Ogimura, presidente mondiale. Si è parlato di una pallina più grande e anche di abbassare lo spessore delle gomme che ricopre la racchetta. Ogimura faceva osservare che in certi tornei gli incontri vengono giocati con un’area di gioco equivalente ad un campo di pallavolo. Troppo spazio per far giocare solo due giocatori: si rischia di perdere la popolarità e la diffusione di questo sport. Difficile per i Clubs reperire locali idonei. Ancora più difficile trovare impianti adeguati per le gare. Ogimura riteneva anche che l’aumento del diametro delle palline da solo non fosse sufficiente, e bisognasse intervenire anche sulla racchetta. Fra le altre cose dette, ricordo che si era molto divertito, quando gli abbiamo proposto di modificare il punteggio per limitare il vantaggio dei servizi e migliorare il gioco. Gli abbiamo detto: "Perché alla fine di ogni scambio di gioco non assegnare al giocatore che ha fatto il punto un punteggio pari agli scambi che ha utilizzato per ottenerlo?" è scoppiato in una grande risata. Immaginava uno scambio che durava da 6 o 7 volte e che il giocatore che sbagliava perdeva 6 o 7 punti. Poi ci siamo salutati. E Ogimura ci ha detto: "Teniamoci in contatto".

195 Enzo Pettinelli

1999 Olanda. La Cina propone al congresso ITTF di sostituire l’attuale pallina con una più grande, 40 millimetri di diametro. Per un solo voto contrario la proposta non viene accolta.

2000 Malesia. Decisione storica: il congresso ITTF accoglie la proposta cinese e a grande maggioranza approva la nuova pallina, bocciata in Olanda. Dopo l’approvazione delle racchette moderne nel ’59 a Dortmund, questa è la seconda rivoluzione importante per il tennistavolo. Il merito principale va al neo eletto presidente mondiale dell’ITTF: Adam Sharara, che ne è stato il tessitore.

196 I ragazzi guardano le Stelle

Se non sentite mai un dolore, vuol dire che fate l’allenatore.

Durata dell'incontro

1937 Mondiali di Praga. Il rumeno Farkas Paneth e il polacco Alex Ehrlich dopo 2 ore e 15 minuti sono ancora sullo 0 a 0. L'arbitro, dopo 1 ora e 30 minuti, chiede e ottiene la sostituzione. E' sconvolto. Il rumeno Marin e il francese Hagenauer finiscono il loro incontro dopo 8 ore e 30 minuti. Gli arbitri si rifiutano in seguito di arbitrare le partite di certi giocatori. Si faranno i turni. Si stabilisce che un

incontro non può durare più di 60 minuti per il due su tre e 100 minuti per il tre su cinque.

Mondiali Buden Bei, Vienna. Nella finale femminile per il titolo, l'americana Aarons e l'austriaca Pritzi non finiscono l'incontro dopo cento minuti. Vengono squalificate. Le lacrime non serviranno. Il titolo non viene assegnato. Non verrà assegnato nemmeno il secondo posto.

197 Enzo Pettinelli

1937 Il regolamento viene ritoccato. Ogni set ha la durata di 20 minuti, chi ha il punteggio più alto vince. In caso di parità si giocheranno altri 3 minuti. In caso di ulteriore parità scatterà la squalifica per entrambi.

1963 Per scoraggiare il gioco di palleggio e per favorire gli attaccanti, il regolamento viene modificato. Il set ha sempre la durata di 20 minuti. Se i giocatori non avranno raggiunto il 21, il resto del gioco viene giocato col sistema accelerato. I giocatori battono una volta ciascuno. Chi batte e non fa punto, prima che la palla ritorni sul suo campo per 13 volte, lo perde.

1964 In seguito i 20 minuti scenderanno a 15.

198 I ragazzi guardano le Stelle

Se in allenamento battete tutti, e in gara nessuno, vuol dire che non volete strafare.

Storia del servizio

1882 Quando nasce il ping-pong, nasce come "tennis sul tavolo". Il servizio del tennis non è adatto per questo nuovo gioco. Se si alza la palla sopra la testa e si colpisce si fa subito punto senza giocare. Dopo vari tentativi, si decide che il servizio venga fatto dal basso. La palla deve essere colpita sotto la vita. Però è troppo difficile valutarne la regolarità. I più alti di statura risultano troppo avvantaggiati. Ci sono molte contestazioni. Ogni club usa un metodo diverso. In Ungheria, Austria e Germania dove il tennistavolo è molto praticato si sperimentano nuovi servizi. In Inghilterra ci sono due associazioni rivali.

1890 Si trova un accordo sul servizio a doppio rimbalzo: uno sul proprio tavolo, l'altro sul campo avversario. Per il resto rimane uguale al tennis. Si serve sempre nelle diagonali. In seguito invece si utilizzerà tutto il campo come oggi.

1936 Gli americani si presentano ai campionati del mondo con un nuovo servizio. La palla viene lanciata in aria con il movimento delle dita e del polso. La rotazione della palla è imprevedibile. Quando questa viene toccata dalla racchetta, mantiene l'effetto. L'avversario non è in grado di rispondere in modo consapevole. Gli americani ottengono spesso e subito il punto. Ci sono molte contestazioni.

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1937 Si stabilisce che la palla deve rimanere ferma sul palmo della mano: dita unite e pollice distaccato. In seguito i cinesi, al servizio, invece di alzare la mano, la abbassano e, velocemente, colpiscono la pallina. Questo servizio ha poco preavviso per gli avversari, che sono spesso sorpresi e perdono punti. Ancora contestazioni. Si modifica ancora il servizio: la palla deve essere lanciata ad almeno 16 cm., in verticale. La mano deve rimanere sopra e fuori dal piano del tavolo. La racchetta deve colpire la palla solo nella fase discendente. Se la palla, quando discende, forma un piccolo angolo durante la caduta, viene ugualmente accettata come valida. Si stabilisce anche che, se l'avversario non è pronto, il servizio si deve ripetere. L'avversario può tenere il braccio libero alzato o alzarlo immediatamente quando l'altro serve per avere diritto alla ripetizione. Sono casi rari. Chi batte guarda sempre l'avversario e serve quando questo è chiaramente fermo, in posizione d'attesa. In seguito un po’ tutti i giocatori incominciano a servire lanciando la palla vicino al corpo. Rivolgono un po’ le spalle all'avversario. Colpiscono in modo che l'altro non veda il momento dell'impatto. Ancora una volta il servizio non è chiaramente comprensibile. Chi risponde non può prevedere. Inoltre, con l'utilizzo di racchette con doppia faccia, i giocatori prima di servire nascondono la racchetta. Alcuni la tengono sotto il piano del tavolo, altri la nascondono sotto l'ascella. Poi all'improvviso colpiscono la palla. E non si capisce con quale gomma hanno giocato. Inoltre le due gomme producono suoni diversi quando vengono toccate dalla pallina. Questo è un messaggio utile per capire con quale gomma è stata colpita la pallina. Però i giocatori battono il piede sul pavimento, facendo rumore, nel momento in cui toccano la palla, così i due rumori si confondono. Le gomme che vengono usate sono spesso entrambe nere. Hanno meno riflessi di luce ed è impossibile capire quale gomma è usata. Il servizio viene nuovamente ritoccato: la racchetta, prima di

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colpire la palla, deve essere ben visibile, sia all'avversario che all'arbitro.

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Un giocatore bravo e modesto è proprio odioso. Sarebbe stato meglio presuntuoso e che non vince mai.

Storia della racchetta

1875 Le prime racchette erano simili a quelle da tennis. Manico lungo, forma ovale ma più piccole. Alcune avevano le corde, altre carta pecora simile a quella del tamburello.

1890 Si diffondono racchette di legno o di compensato. Dopo qualche tempo il legno si deforma. Si decide di verniciarle con la copale. I giocatori s'accorgono che la pallina scivola sulla racchetta. Si ritiene che una superficie più aderente per una racchetta è migliore per il gioco. Con l'utilizzo della pallina di celluloide si sviluppa lo studio della forma e del peso. Per la ricopertura viene usato sughero, tele, gomme, ecc. Un certo Cood, inglese, utilizza una stuoia di gomma a rete. Questo materiale era usato nei negozi per non far rotolare le monete durante i pagamenti. La storia racconta che Cood vince la finale di un torneo per 50 a 3.

1892 I punteggi di gara non sono ancora unificati. Ogni club ne usava uno diverso. Poi nasce la gomma con puntini.

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1930 Il pluri-campione del mondo, l'ungherese Barna, usa una racchetta con puntini che resisterà fino al 1960. Ci sono alcuni giocatori che si presentano in gara con tre o quattro racchette: una di legno, una ricoperta di sughero, un'altra con gomma puntinata, ecc. Le racchette vengono usate a rotazione a seconda del gioco che si intende fare. Le racchette non utilizzate sono appoggiate a terra, sotto il tavolo. Pronte all'uso.

1952 Satoh, giapponese, utilizza una ricopertura di gomma spugna e diventa campione del mondo.

1953 Ogimura, giapponese, sempre con la gomma spugna vince il titolo mondiale. Gli europei ne contestano la regolarità.

1959 Si arriva all'accordo. La gomma spugna può essere utilizzata, però deve essere ricoperta da gomma con puntini. Il tutto non deve superare 4 millimetri di spessore per faccia.

1960 I giapponesi rivolgono la gomma con i puntini verso l'interno e l'incollano sulla gomma spugna. Così la racchetta all'esterno risulta liscia. Questa nuova racchetta sandwich permette di dare effetti così potenti, impensabili fino a questo momento. Nasce il top spin moderno ed è la rivoluzione del gioco. Chi non lo sa usare è tagliato

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fuori. Dopo qualche anno il belga Toni Hold inventa la gomma antitop. È una gomma dura e scivolosa. Gli effetti non si sentono. La rotazione della pallina non trova resistenza. Gira su se stessa quando tocca questa nuova gomma e ritorna indietro mantenendo l'effetto. Inoltre la gomma antitop è usata solo su una faccia. Il giocatore durante il gioco fa ruotare il manico sulla mano e risponde con gomme, all'improvviso diverse. Sarà un periodo di anti-gioco. I giocatori di sandwich vanno in crisi. Solo i giocatori di talento, dopo un primo periodo di difficoltà, riusciranno ad adattarsi.

1975 Dalla Cina arriva la gomma con puntini lunghi, chiamata anche gomma erba. Risulta una versione più avanzata dell'antitop. Alla prima uscita il cinese Huang Liang vince contro i migliori giocatori europei per 21 a 4, 21 a 5, ...

1983 La federazione mondiale decide che la racchetta deve avere due colori, una faccia rossa e l'altra nera. Con questa decisione scompaiono quasi del tutto antitop e puntini lunghi.

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Se prima di un incontro il vostro avversario vi dice che è poco allenato, non ci credete, potrebbe confondersi con il super allenamento.

L’avvento della racchetta moderna

Dalla gomma spugna alla sandwich: Ogimura l’erede di Satoh

1952, BOMBAY: Satoh, giapponese, si laurea campione del mondo di singolo e infrange per la prima volta il dominio europeo in questo sport. Satoh usa una nuova racchetta: invece di una gomma con puntini incollata al legno, utilizza uno strato di gomma spugna di 1 centimetro di spessore. Prima di questa data nessun giapponese era arrivato in semifinale nel singolo. L'avvenimento nuovo che

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modificherà radicalmente il ping pong, avverrà a Londra nel 1954 con il trionfo di Ogimura, che vincerà anche l'oro a squadre. I giapponesi si presentano con le racchette ricoperte di gomma spugna, lo stesso tipo di racchetta che aveva usato Satoh due anni prima. Fino a quel momento il gioco si sviluppava con parabole della pallina che passava poco sopra la rete verso il fondo campo, il più veloce possibile. Il gesto di top spin veniva usato per rendere più sicuro il tiro. La nuova racchetta rompe ogni meccanismo di gioco. Il top spin diventerà da questo momento il colpo fondamentale. Successivamente anche il tennis copierà questo colpo. Bjorn Borg sarà il primo ad eseguirlo con efficacia e profitto venti anni dopo.

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Ogimura e il nuovo Top Spin Il colpo che utilizza Ogimura è fatto di brevi movimenti della racchetta che va dal basso all'alto. Il gesto è veloce e nervoso. Da questo momento nasce il top spin moderno, un colpo carico di effetto e prevalentemente d'attacco. La palla si sposta con una rotazione dello stesso senso di marcia, ma molto più veloce. Quando tocca il tavolo e la racchetta, la palla ha una accelerazione. Ogimura utilizza anche un gesto più lungo. Simile ad oggi. La racchetta parte lanciata dietro e arriva alta sopra la testa. Il movimento è molto veloce. La gomma spugna aderisce bene quando sfiora la pallina. Questa ruota su se stessa e la parabola è molto veloce. Il colpo è subito imprendibile, anche per la sorpresa. Gli europei contestarono subito la regolarità della racchetta e la disputa durò fino al '59. Intanto i giapponesi con

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Tanaka nel '55, e ancora Ogimura nel '56, vincono i mondiali. È l'anno del grande trionfo giapponese e delle gomme piume. La federazione mondiale decide di organizzare i campionati del mondo ogni due anni. A Dortmund nel '59 viene approvato un accordo sulle gomme: ogni faccia di racchetta potrà avere la gomma spugna purché ricoperta da gomma puntinata. Il tutto non dovrà superare i 4 millimetri di spessore. Per gli europei è la vittoria: le racchette dei giapponesi avevano oltre 1 cm di spessore di gomma spugna.

I giapponesi probabilmente avevano già studiato e forse suggerito questa soluzione. Infatti, la nuova racchetta, con puntini rivolti all'interno e liscia all'esterno risulta ancora più efficace. Se ne rendono

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subito conto gli europei che decidono di adottarla immediatamente. Però a mettere la pace in famiglia sono i cinesi che per la prima volta, con Rong Guotuan, vincono il titolo mondiale, con gomme tradizionali e con impugnatura a penna. La scelta di questa tecnica di gioco non è certa. Sembra che dipenda dal modo in cui mangiano il riso (utilizzo dei bastoncini), che appunto si tengono fra l'indice e il pollice. Poi con Zhuang Zedong vinceranno i tre titoli successivi. Con le nuove gomme Sandwich scompaiono tutti i giocatori che non sanno adattarsi alla nuova racchetta. In tutto il mondo ci sarà un'ondata di giovani che prenderanno il posto dei conservatori. E anche nelle gare internazionali succederà la stessa cosa.

Ogimura in preparazione di top spin. La nuova racchetta gli permette di colpire la palla con un'inclinazione chiusa. La spinta dietro- avanti della racchetta è più lunga. Ogimura si può permettere una spinta così violenta grazie alla racchetta ricoperta di gomma sandwich. La racchetta è abbastanza chiusa ed il giocatore la spinge in avanti con busto e braccio.

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Se un giocatore, dopo aver subito una sconfitta, guarda dentro la sua borsa e cerca in continuazione, non gli chiedete cosa sta cercando, non lo sa nemmeno lui.

La storia continua...

La storia continua. Il gruppetto dei bambini oggi più numeroso, continua a giocare. Animati dallo stesso spirito. A guardarli nulla è mutato. È il cuore del bambino che continua a vivere i suoi sogni. È il luogo che potete trovare in ogni angolo del mondo. Basta cercarlo con gli occhi del bambino.

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Indice

Presentazione...... 4

Note dell’autore ...... 5

1961 - In Cina giocano 200 milioni di persone ...... 6 CHUANG TSE-TUNG (Zhuang Zedong) ...... 8 Pechino: Chuang vince il suo primo titolo mondiale ...... 8 Un bambino un po’ pazzo...... 8 Il passaporto ...... 9 Prima gara lontano dalla patria ...... 9 Preparazione ai mondiali ...... 10 Pechino: campionati del mondo ...... 10

1964 - Schiaccia le palline a 100 chilometri all'ora ...... 13 KJELL JOHANSSON ...... 15 Malmoe: Johansson diventa campione d'Europa ...... 15 Ricordo ...... 17

1967 - Ho battuto un cinese ...... 19 NOBUHIKO HASEGAWA...... 21 Stoccolma: il giapponese Hasegawa trionfa ai mondiali ...... 21 Movimento e musica ...... 22

1968 - Il gruppetto cresce d'età ...... 23 DRAGUTIN SURBEK ...... 25 Lione: Surbek diventa campione d'Europa contro il difensore Börzsei ...... 25 Surbek invade i campi ...... 26

1969 - L'arrivo a Monaco ...... 27 SHIGEO ITOH - EBERHARD SCHöLER...... 29 Monaco: finale per il titolo mondiale ...... 29 Il pensiero di Schöler ...... 30 Il pensiero di Itoh ...... 30

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Itoh chiede una sosta ...... 31 Schöler con onore ...... 32

1971 - Si commuove e regala 3 tavoli ...... 33 LA DIPLOMAZIA DEL PING-PONG ...... 34 Si aprono le porte della muraglia ...... 34

1971 - Arriva una notizia eccitante ...... 36 STELLAN BENGTSSON ...... 38 Nagoya: Stellan Bengtsson diventa campione del mondo a 18 anni ...... 38 Il sogno ...... 38 Il grande giorno ...... 40

1973 - Voglio andare in Russia...... 42 SARKIS SARKHAJAN ...... 44 Sarkis, la grande occasione ...... 44 Praga ‘76 ...... 46

1974 - I ragazzi fanno qualche battuta ...... 48 MILAN ORLOWSKI ...... 50 Novi Sad: Orlowski diventa campione d'Europa ...... 50 Finale per il titolo ...... 50

1975 - Un nuovo colpo ...... 52 ISTVAN JONYER ...... 53 Calcutta: Jonyer campione del mondo ...... 53 Giocatore totale ...... 54 Il nuovo colpo ...... 54 Ricordo Jonyer, 1985 a Senigallia ...... 55

1975 - I ragazzi con gentilezza ...... 57 STANSLAV GOMOZKOV ...... 59 Calcutta: Gomozkov campione del mondo di doppio misto ...... 59

1975 - E quando perdono...... 61

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L’AVVENTO DELLA GOMMA CON PUNTINI LUNGHI ...... 63 La Cina lancia un nuovo giocatore, Huang Liang ...... 64 Difesa con puntini lunghi. Difesa sporca...... 64 La nuova gomma invade il mondo...... 66

1976 - Questa volta è un francese ...... 67 JACQUES SECRETIN ...... 69 L'uomo giusto ...... 69 "Oggi so che posso giocare con tutti" ...... 70 Campionati europei ...... 70 Finale: Secretin - Strokatov ...... 71

1976 - È una questione di sintonia...... 72 ANTON STIPANCIC ...... 74 Praga: Stipancic campione d’Europa a squadre ...... 74 La mitraglia ...... 75

1977 - Loro non l'avrebbero mai fatto ...... 76 MITSURU KOHNO ...... 78 Birmingham. 34esimi Campionati del Mondo ...... 78 Titolo in palio ...... 79

1978 - Tutti vogliono provare ...... 80 GABOR GERGELY ...... 82 Duisburg (Germania): Gergely diventa campione d'Europa ...... 82 Il suo gioco ...... 82 Personalità ...... 82 Cina - Ungheria ...... 83

1980 - Non è una gomma cinese misteriosa ...... 86 JOHN HILTON ...... 87 Berna (Svizzera): John Hilton campione europeo ...... 87 La vita sportiva ...... 88

1981 - Poi si è diffuso nel mondo ...... 89

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TIBOR KLAMPAR ...... 91 Kuala Lampur: Klampar vince la coppa del mondo ...... 91 Una partita di biliardo ...... 92 Mondiali di Birmingham...... 92 Personalità ...... 94

1982 - Di sicuro si vede meglio ...... 95 BETTINE VRIESEKOOP ...... 96 Budapest: Bettine campionessa d’Europa ...... 96 Dopo 16 anni in Olanda ...... 97

1982 - I misteri che racchiude la Grande Muraglia ...... 99 MIKAEL APPELGREEN ...... 100 Budapest: Appelgreen campione europeo contro il quindicenne Waldner100 Il suo gioco ...... 100 Roma 1979 ...... 101 1982, Budapest: campionati europei...... 102

1983 - Nel gruppo c'è interesse per la novità ...... 103 GUO YUEHUA ...... 104 Tokyo: campionati del mondo ...... 104 Titolo mondiale ...... 104 La cacciata dal tempio ...... 106

1985 - Sono figli del benessere ...... 107 JIANG JIALIANG ...... 109 1985, Göteborg: Campionati del Mondo ...... 109 1987, Nuova Delhi: Campione del mondo di singolo ...... 109 1989, Dortmund: campionato del mondo a squadre Svezia - Cina ...... 110 Jiang Jialiang è pensieroso ...... 112 Appelgreen chiude l'incontro ...... 112 Il singolare ...... 113

1988 - All'improvviso arriva una telefonata ...... 114

1988 – Olimpiadi ...... 115

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ANDRZEJ GRUBBA ...... 116 Wuhan (Cina): Grubba vince la coppa del mondo ...... 116 Da sinistra a destra ...... 117 La riscossa ...... 118

1989 - Un ragazzo racconta ...... 119 JAN OWE WALDNER ...... 121 Dortmund: Waldner vince il primo titolo mondiale ...... 121 Come gioca ...... 122 La tecnica ...... 122 Waldner a Senigallia ...... 123 Ritorno in Svezia ...... 124

1991 - Il gioco più bello è svedese ...... 125 JURGEN PERSSON ...... 127 Chiba: Persson campione del mondo ...... 127 Campionati del mondo ...... 127 Finale per il titolo mondiale ...... 128

1992 - Col ping-pong ci si arricchisce ...... 131 JÖRG ROSSKOPF ...... 132 Primo titolo europeo alla Germania ...... 132 Il piccolo Jörg ...... 132 La finale ...... 133

1993 - Un periodo favorevole ...... 134 JEAN PHILIPPE GATIEN ...... 135 Göteborg: Gatien campione del mondo ...... 135 Finale per il titolo ...... 136

1994 - In Inghilterra vince un belga ...... 137 JEAN MICHEL SAIVE ...... 138 Birmingham: Saive, belga, campione d’Europa ...... 138 La finale ...... 139

215 Enzo Pettinelli

1995 - 2 ore di studio e 6 di allenamento ...... 140 KONG LINGHUI ...... 142 Tiahjin (Cina): Kong campione del mondo ...... 142 Il libro dei mutamenti?...... 142 Arrivano i mondiali ...... 143 La Cina ha raggiunto l’obiettivo...... 144

1999 - I ragazzi hanno un sogno ...... 145 LIU GOLIANG ...... 147 Eindhoven (Olanda): Liu campione del mondo fine millennio ...... 147 Cina contro Cina ...... 147 La Cina oggi ...... 148

Storia ...... 150

Leggenda ...... 151

I pionieri del Tennistavolo ...... 152 ZOLTAN MECHLOVITS (Ung.) ...... 153 FRED PERRY (Ing.) ...... 155 VICTOR BARNA (Ung.) ...... 157 MICHAEL SZABADOS (Ung.) ...... 161 LASZLO "Laci" BELLAK (Ung.) ...... 163 RICHARD BERGMANN (Aus. - Ing.)...... 165 BOHUMIL VANA (Cec.)...... 170 JOHNNY LEACH (Ing.) ...... 172 FERENC SIDO (Ung.) ...... 175 MICHEL HAGUENAUER (campione francese) ...... 179 CONNY FREUNDORFER (campione tedesco) ...... 180 GIZI FARKAS (Ung.) ...... 181

216 I ragazzi guardano le Stelle

ANGELICA ROZEANU (Ung.) ...... 183

Storia dell' ITTF ...... 185

Tavolo pallina e punteggio ...... 194

Durata dell'incontro ...... 197

Storia del servizio ...... 199

Storia della racchetta ...... 202

L’avvento della racchetta moderna ...... 205

La storia continua...... 210

Indice ...... 211

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