Ricerche Storiche Nella Zona Tirrenica Della Provincia Di Messina. Dal Neolitico Alla Fine Del Feudalesimo.Atti Del I Convegno
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Ricerche storiche nella zona tirrenica della Provincia di Messina. Dal neolitico alla fine del feudalesimo.Atti del I convegno. Montalbano Elicona, 7-8 settembre 2012 Presentazione L’insieme delle comunicazioni presentate durante il convegno Dal neolitico alla fine del feudalesimo. Ricerche storiche nella zona tirrenica della provincia di Messina, tenutosi nel salone conferenze “Arnaldo da Villanova” del castello-palazzo reale di Montalbano Elicona, il 7 e l’8 settembre 2012, ed ora qui riunite e pubblicate, intende proporsi come esempio di un ideale punto d’incontro e di un proficuo tavolo di lavoro tra mondo universitario, ricercatori locali ed istituzioni (presente, oltre il Comune, an- che la Soprintendenza di Messina), con reciproca soddisfazione delle parti. Il convegno ha visto alternare, con sessioni ante e postmeridiane, dodici studiosi che hanno offerto nuovi apporti nel campo della ricerca storica e archeologica in un area molto interessante della Sicilia, quella appunto tirrenica messinese. L’ampio arco di tempo che dalla preistoria arriva al periodo normanno è stato il tema di fondo all’interno del quale hanno trovato spazio le ricerche presentate. Se- guendo questo percorso cronologico, le varie relazioni si sono inserite come dei flash che hanno permesso di illuminare o di mettere almeno a fuoco tratti ancora in ombra del quadro storico generale di quest’area dell’antico Valdemone. Da un punto di vista strettamente geografico i punti interessati dalle comunicazio- ni hanno mantenuto fede al disegno che ne era alla base: da Monte Scuderi, sui Pelori- tani, a Rometta, dall’entroterra di Barcellona a Montalbano e Tindari, da capo Calavà di Gioiosa Marea all’estremo lembo dei Nebrodi con Demenna-San Marco d’Alunzio. Relativamente ai temi affrontati, con un moderno approccio multidisciplinare, si è molto spaziato: partendo dal mito omerico e dalle rappresentazioni tragiche dell’an- tica Tyndaris si è arrivati al modo di sentire odierno (P. Pio Sirna); dalle tracce della città sicula di Longane (Filippo Imbesi), alle problematiche legate alla moderna ricer- ca archeologica di superficie (Michele Fasolo); dalla viabilità di epoca romana (Ro- berto Motta, Luigi Santagati), alla toponomastica risalente a tale periodo (Giuseppe Pantano) e all’impulso di origine araba e non bizantina dato alla viabilità medievale (Shara Pirrotti); dagli ultimi luoghi di resistenza bizantina di difficile identificazione, come Demenna (Michele Manfredi Gigliotti) e Miqus (Franz Riccobono), a quelli certi, come Rometta (Piero Gazzara). Ma il vero cuore del convegno è stato il fenomeno religioso più profondamente radicato nel Valdemone medievale, quello del monachesimo italo-greco, con i suoi santi eremiti (P. Alessio Mandranikiotis), il suo rifiorire sotto i Normanni e il conse- «MEDIAEVAL SOPHIA». STUDI E RICERCHE SUI SAPERI MEDIEVALI E-Review semestrale dell’Officina di Studi Medievali www.mediaevalsophia.net 14 (luglio-dicembre 2013), pp. 195-196 196 Giuseppe Pantano guente declino con la “ricattolicizzazione” latina, nei sui suoi risvolti non solo religio- si, ma anche politici, economici e sociali (Luciano Catalioto). In questo senso, non è stata casuale, anzi fortemente voluta ed emblematica, la contemporanea presenza, tra i relatori, di un sacerdote cattolico e di un monaco di rito greco, entrambi locali e grandi conoscitori del territorio: esempi viventi ancora oggi di una lontana storia che merita ampiamente la nostra riflessione. Desidero ringraziare l’Officina di Studi Medievali per i supporti culturali, scien- tifici ed editoriali che ha voluto dedicare a questa iniziativa che si inserisce in una più ampia ricerca, guidata dal prof. Alessandro Musco, sul contesto storico, culturale, politico, sociale ed istituzionale del Regnum di Federico III d’Aragona; in particolare, un ringraziamento speciale va a Salvatore D’Agostino, giovane studioso che collabora con l’Officina, per il suo prezioso lavoro di editing e revisione editoriale delle relazioni qui pubblicate. GIUSEPPE PANTANO 14 (luglio-dicembre 2013) Luciano Catalioto Gli Altavilla e la Chiesa di Roma in Sicilia: il Valdemone tra cultura greca e latinizzazione Nel 1089 papa Urbano II, dando concreto seguito agli accordi raggiunti con Rug- gero I d’Altavilla nell’incontro di Troina del 1088, emanava da Salerno la bolla con cui attribuiva al Granconte, sicut verbum promisimus [et] haereditaliter, l’esercizio della Legazia Apostolica, ovvero il diritto alle nomine episcopali in Sicilia e Calabria.1 Que- sto riconoscimento ufficiale, che sembra porsi come punto d’inizio di una rinnovata stagione storica del Mezzogiorno d’Italia, è in realtà un atto formale che conferma una situazione di fatto già sancita da Niccolò II nel sinodo di Melfi del 1059, quando tra gli Altavilla e la Chiesa di Roma si costituì un fronte comune di azione politica e strategia religiosa.2 Durante il trentennio che separa lo sbarco normanno presso Messina dalla 1 Il testo della concessione papale è in GOFFREDO MALATERRA, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, in RIS 5.1, Bologna 1927, lib. IV, p. 108. Tale impegno verbale, rileva Ernesto Pontieri, giustificherebbe il fatto che il Granconte avesse assunto titolo e mansioni di legato prima che la bolla fosse promulgata. Sul privilegio della Regia Monarchia cf., soprattutto, S. FODALE, Comes et legatus Siciliae. Sul privilegio di Urbano II e la pretesa Apostolica Legazia dei Normanni in Sicilia, Manfredi, Palermo 1970; ID., L’Apostolica Legazia e altri studi su Stato e Chiesa, Sicania, Messina 1991; G. CATALANO, Studi sulla Legazia Apostolica di Sicilia, Parallelo 38, Reggio Calabria 1973. Sui rapporti tra monarchia e Chiesa in età normanna, inoltre, cf. S. FODALE, «Il Gran Conte e la Sede apostolica», in Ruggero il Gran Conte e l’inizio dello stato normanno, Atti delle seconde giornate normanno-sveve (Bari 19-21 maggio 1975), Dedalo, Bari 1991, pp. 25-42; ID., «Fondazioni e rifondazioni episcopali da Ruggero I a Guglielmo II», in Chiesa e società in Sicilia, I, L’età normanna. Atti del I Convegno Internazionale, Arcidiocesi di Catania (25-27 novembre 1992), Società Editrice Internazionale, Torino 1995, pp. 74 ss.; ID., «Stato e Chiesa dal privilegio di Urbano II a Giovan Luca Barberi», in Storia della Sicilia, Società editrice Storia di Napoli e della Sicilia, Napoli 1980, vol. III, pp. 575-600. 2 Le complesse motivazioni che indussero Nicolò II a sancire il noto legame al sinodo del 23 ago- sto 1059 sono illustrate, tra gli altri, da M. SCADUTO, Il monachesimo basiliano nella Sicilia medievale: rinascita e decadenza, sec. 11°-14°, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1982 [19471], pp. 3-8; Un affresco della vita religiosa in Sicilia in età normanna e delle complesse implicazioni politiche e cultu- rali ad essa riconducibili, è stato offerto da J. M. MARTIN, La vita quotidiana nell’Italia meridionale al tempo dei Normanni, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1997, pp. 263-315 e passim. Cf., inoltre, H. HOUBEN, Mezzogiorno normanno-svevo. Monasteri e castelli, ebrei e musulmani, Liguori, Napoli 1996; F. GIUNTA, Medioevo normanno, Manfredi, Palermo 1982; Roberto il Guiscardo e il suo tempo, Atti delle prime giornate normanno-sveve (Bari 28-29 maggio 1973), Dedalo, Bari 1975; N. KAMP, «Der unteritalienische Episkopat im Spannungsfeld zwischen monarchischer Kontrolle und römischer “libertas” von der Reichsgründung Rogers II. bis zum Konkordat von Benevent», in Società, potere e popolo nell’età di Ruggero II, Atti delle terze giornate normanno-sveve (Bari 23-25 maggio 1977), Dedalo, Bari 1979, pp. 99-132. «MEDIAEVAL SOPHIA». STUDI E RICERCHE SUI SAPERI MEDIEVALI E-Review semestrale dell’Officina di Studi Medievali www.mediaevalsophia.net 14 (luglio-dicembre 2013), pp. 197-210 198 Luciano Catalioto caduta dell’ultima roccaforte saracena (1061-1091), Ruggero e Roberto il Guiscardo, nell’alternare operazioni belliche ad interventi intesi a definire il nuovo assetto feuda- le, non trascurarono una sistematica azione diretta a rafforzare l’alleanza con la Chiesa ed assegnare concrete basi politiche al programma di conquista/cristianizzazione, con la realizzazione nell’intera contea di nuovi assetti economici e sociali, per consolidare i quali la geografia ecclesiastica si mostrò determinante.3 In Sicilia, dopo cinque secoli di dominazione bizantina e musulmana, il rito la- tino era praticamente scomparso e con gli Altavilla il papato coglieva l’occasione per rinnovare le rivendicazioni della Chiesa Romana ed avviare la riorganizzazione del proprio clero, attraverso delicate fasi dirette alla ripresa dell’opera di riforma ecclesia- stica. Ma il quadro delle relazioni tra Normanni e Chiesa assumeva proprio nell’Isola tratti e tonalità assai particolari anche perché gli Altavilla, nell’accentuare il controllo sulle chiese, dovettero tenere conto del delicato equilibrio tra clero greco e gerarchia latina. Che tale binomio costituisse una questione nodale nell’economia della conqui- sta normanna, era senz’altro chiaro ai protagonisti dell’impresa, e Ruggero, ancora prima del suo incontro con Urbano II a Troina nel 1088 e nel decennio che separa tale evento dalla concessione dell’Apostolica Legatia, aveva sostenuto con generose concessioni e nuove fondazioni il monachesimo benedettino (istituendo peraltro i ve- scovati di Troina, Agrigento, Catania, Mazara e Siracusa), ma pure aveva garantito la sopravvivenza del clero greco e salvaguardato la sua identità culturale. Il territorio del Valdemone,