COMUNE DI Libero Consorzio Comunale di Piazza Libertà, 1 – 91029 SANTA NINFA (TP) Tel. 0924-992001 Fax 0924-62100 www.comune.santaninfa.tp.it protocollo@pec. comune.santaninfa.tp.it

PIANO COMUNALE DI EMERGENZA IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE

Redatto da: Arch. Vincenzo Morreale ______Responsabile dell’Area Servizi Tecnici e Gestione del Territorio Responsabile comunale di protezione civile Collaboratore: Geom. Gino Li Causi dipendente dell’Area Servizi Tecnici e Gestione del Territorio Elaborazioni cartografiche: Ing. Alessandro Putaggio Responsabile del servizio nodo S.I.T.R. del Libero Consorzio Comunale di Trapani Il Sindaco: Dott. Giuseppe Lombardino ______

Data: Novembre 2015

Aggiornamenti: Dicembre 2017

Adottato con Deliberazione della Giunta Comunale n° 132 del 02/12/2015

Approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n° 3 del 06.02.2018

Pubblicato dal 09.02.2018 al 24.02.2018 al n° 105 Ripubblicato ai sensi dell’art. 5, comma 5 dello Statuto comunale dal 28.02.2018 al 30.03.2018 al n° 145

Esecutivo dal 31.03.2018

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INDICE

PREMESSA 7

1. PARTE GENERALE 9

1.1. DISTRIBUZIONE E REVISIONE 9 1.2. RIFERIMENTI NORMATIVI 10 1.3. IL PIANO COMUNALE DI EMERGENZA IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE 11

2. INQUADRAMENTO AMBIENTALE-TERRITORIALE

2.1. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO 12 2.2. INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE NATURALE 14 2.2.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO 14 2.2.1.1. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE 15 2.2.1.2. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE 15 2.2.1.3. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE 15 2.2.2. CARATTERISTICHE CLIMATICHE 15 2.3. INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE URBANIZZATO 17 2.4. RETE VIARIA E FERROVIARIA 17 2.5. RETI TECN0LOGICHE 18

3. DATI DI BASE RELATIVI AL COMUNE 19

3.1. ELEMENTI ESPOSTI A RISCHIO 19 3.1.1. POPOLAZIONE 19 3.1.2. BENI ESPOSTI 22

3.2. RISORSE COMUNALI 23 3.2.1. STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE: IL PERSONALE 23 3.2.2. MATERIALI E MEZZI DI PROPRIETA’ COMUNALE 24 3.2.3. MEZZI DI PROPRIETA’ PRIVATA 25 3.2.4. SERVIZI ESSENZIALI 26 3.2.5. AREE DI STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE: MATERIALI INFIAMMABILI 26 3.2.6. VOLONTARIATO E PROFESSIONALITA’ 26 3.2.7. STRUTTURE SANITARIE 28 3.2.8. AREE DI PROTEZIONE CIVILE 28 3.2.8.1. AREE D’ATTESA 28 3.2.8.2. AREE D’ACCOGLIENZA COPERTE 30 3.2.8.3. AREE D’ACCOGLIENZA SCOPERTE 31 3.2.8.4. AREE D’AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE 37 3.2.9. VIABILITA’ DI EMERGENZA 37

3.3. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE – OBIETTIVI 38 3.3.1. FUNZIONALITA’ DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE 38

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3.3.2. COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE 39 3.3.3. PRESIDIO OPERATIVO COMUNALE 39 3.3.4. CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) 40 3.3.5. ATTIVAZIONE DEL PRESIDIO TERRITORIALE 47 3.3.6. FUNZIONALITA’ DELLE TELECOMUNICAZIONI 48 3.3.7. RIPRISTINO VIABILITA’ E TRASPORTI 48

4. SCENARI DI RISCHIO DA CAUSA NATURALE O ANTROPICA 49

4.1. RISCHIO SISMICO 51 4.1.1. ANALISI DEL RISCHIO 51 4.1.2. LA CLASSIFICAZIONE SISMICA IN SICILIA 57 4.1.3. I TERREMOTI IN SICILIA 57 4.1.4. I TERREMOTI IN SICILIA OCCIDENTALE 58 4.1.5. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 62

4.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO 64 4.2.1. ANALISI DEL RISCHIO 64 4.2.2. DISSESTI GEOMORFOLOGICI 67 4.2.3 RISCHIO IDRAULICO 75 4.2.4 IPOTESI DI SCENARIO DEL RISCHIO 75

4.3. RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO 77 4.3.1. ANALISI DEL RISCHIO 77 4.3.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 79

4.4. RISCHIO FENOMENI METEOROLOGICI 81 4.4.1. ANALISI DEL RISCHIO 81 4.4.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 81

4.5. RISCHIO CHIMICO – INDUSTRIALE 83 4.5.1. ANALISI DEL RISCHIO 83 4.5.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 84

4.6. RISCHIO DA TRASPORTO DI SOSTANZE PERICOLOSE 85 4.6.1. ANALISI DEL RISCHIO 85 4.6.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 85

4.7. RISCHIO INCIDENTI FERROVIARI, STRADALI, AEREI 86 4.7.1. ANALISI DEL RISCHIO 86 4.7.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 86

4.8. RISCHIO DA EMERGENZE SANITARIE 87 4.8.1. ANALISI DEL RISCHIO 87 4.8.1.1. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 87

4.9. RISCHIO DA BLACK OUT ELETTRICO 88 4.9.1. ANALISI DEL RISCHIO 88 4.9.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 88

4.10. RISCHIO DA EVENTI DINAMICI DELLA CITTA’ 89 4.10.1. ANALISI DEL RISCHIO 89 4.10.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO 89

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5. INFORMAZIONE 90

5.1. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL GRADO DI RISCHIO DEL TERRITORIO 90 5.2. IL FINE DELL’INFORMAZIONE 90 5.3. INFORMAZIONE PREVENTIVA ALLA POPOLAZIONE 91 5.4. INFORMAZIONE IN EMERGENZA 91 5.5. INFORMAZIONE E MEDIA 91 5.6. SALVAGUARDIA DELL’INDIVIDUO 92

6. – NORME COMPORTAMENTALI DEL CITTADINO 93

INTRODUZIONE 93 6.1. COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO 95 6.2. COSA FARE IN CASO DI EVENTO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO 100 6.2.1. IN CASO DI FRANA 100 6.2.2. IN CASO DI ALLUVIONE 101 6.3. COSA FARE IN CASO DI INCENDIO BOSCHIVO 104 6.4. COSA FARE IN CASO DI FENOMENI METEREOLOGICI 106 6.5. COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE CHIMICO-INDUSTRIALE 109 6.6. COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE DA TRASPORTO DI SOSTANZE PERICOLOSE 110 6.7. COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE FERROVIARIO, STRADALE, AEREO 111 6.8. COSA FARE IN CASO DI EMERGENZE SANITARIE 112 6.9. COSA FARE IN CASO DI BLACK OUT ELETTRICO 113

7. – PROCEDURE E MODELLI OPERATIVI IN CASO DI EVENTO 114 7.1. PROCEDURE OPERATIVE 115 7.2. LA SEGNALAZIONE DI EVENTO 116 7.3. FASE DI ATTENZIONE 117 7.4. FASE DI PREALLARME 118 7.5. FASE DI ALLARME 119 7.6. STATO DI EMERGENZA 121 7.7. L’EVACUAZIONE 122 7.8. STATO DI POST EMERGENZA IN GENERE 123 7.9. ARTICOLAZIONE DELLE FASI IN CASO DI EVENTO NON PREVEDIBILE 124 7.10. MODELLO FLUSSO PROCEDURALE OPERATIVO STANDARD 125 7.11. MODELLI OPERATIVI IN CASO DI EVENTI SPECIFICI 129 7.11.1. RISCHIO SISMICO 129 7.11.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO 134 7.11.3. RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO 139 7.11.4. RISCHIO FENOMENI METEREOLOGICI 144

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7.11.5. RISCHIO CHIMICO INDUSTRIALE 147 7.11.6. RISCHIO TRASPORTO SOSTANZE PERICOLOSE 150 7.11.7. RISCHIO DISASTRO FERROVIARIO, STRADALE, AEREO 153 7.11.8. RISCHIO EMERGENZE SANITARIE 155 7.11.9. RISCHIO BLACK-OUT ELETTRICO 157 7.11.10. RISCHI DINAMICI DELLA CITTA’ 159

8. – ESERCITAZIONI 161 9. – ALLEGATI 162 FUNZIONI DI SUPPORTO - ALLEGATO “A” 163 ELENCO NUMERI TELEFONICI UTILI - ALLEGATO “B” 164 CARTOGRAFIE - ALLEGATO “C” 165

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PREMESSA Il D.P.R. 06/02/1981 “Regolamento di esecuzione della legge 08/12/1970, n. 996, recante norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – protezione civile” all’art. 16 ha individuato il Sindaco quale organo locale di protezione civile;

La legge 24/02/1992, n. 225 “Istituzione del servizio nazionale della protezione civile” ha individuato le attività, i compiti ed i componenti del servizio di protezione civile, stabilendo al 3° comma dell’art. 15 che “Il Sindaco è autorità comunale di protezione civile”;

L’art. 108, lettera c) del DLgs. 31/03/1998, n. 112 ha attribuito ai Comuni le funzioni relative:  all’attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi;  all'adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale;  alla predisposizione dei piani comunali di emergenza, all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza;  alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile dei servizi urgenti;  all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.

In attuazione della normativa statale suddetta la Regione Siciliana ha emanato la L.R. 31/08/1998, n. 14 - Norme in materia di protezione civile;

In applicazione delle norme suddette Il Comune di Santa Ninfa ha ritenuto opportuno condividere e, pertanto, adottare lo schema di regolamento comunale di protezione civile fornito dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile – Servizio Sicilia Occidentale – U.O.B. IX – Trapani, apportando le opportune modifiche ed integrazioni al fine di adeguarlo alle necessità e realtà locali, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n° 50 del 29 novembre 2007;

Il presente Piano comunale di emergenza in materia di protezione civile contiene indicazioni pratiche del piano d‘emergenza a livello locale redatto sulla base delle conoscenze attualmente disponibili.

Esso pianifica il da farsi nella gestione delle emergenze sulla base delle attuali conoscenze dei rischi territoriali. E’ evidente, quindi, che la sua efficacia è direttamente proporzionale al livello di conoscenza del territorio e delle sue fragilità. Si tratta di una conoscenza sempre suscettibile di ulteriori approfondimenti realizzabili soltanto mediante un lavoro sinergico e coordinato con le strutture comunali, con gli enti che operano sul territorio e con la comunità scientifica.

In quest’ottica, il Piano individua il punto da cui partire per migliorare la conoscenza delle pericolosità e dei rischi territoriali e, quindi, affinare gli scenari di rischio e con essi i modelli di intervento.

Il Piano, quindi, già in fase di pianificazione è un’opera collettiva alla quale danno il loro contributo tutte le componenti tecniche del Comune nella consapevolezza che da un piano efficace dipende la sicurezza della città stessa in situazioni di emergenza.

In fase di gestione del Piano nelle situazioni di emergenza, l’efficacia degli interventi dipende da quanto le varie componenti chiamate ad allertarsi sono in grado di operare in maniera

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sinergica e coordinata e con la piena consapevolezza dei loro compiti.

Dipende, cioè, da quanto le forze in campo sono in grado di operare come sistema e non come singoli soggetti che eseguono direttive impartite sul momento.

E’ chiaro quindi quanto sia importante che tutte le componenti del sistema di protezione civile abbiano piena consapevolezza del loro ruolo nel sistema stesso, partecipino agli aggiornamenti periodici del Piano (almeno con cadenza annuale) consapevoli che la città e il suo territorio sono in continua trasformazione e, quindi, pericolosità, vulnerabilità e rischi non costituiscono scenari statici ma dinamici.

Il miglioramento della sicurezza complessiva si ottiene con la conoscenza diffusa, sia nelle istituzioni che nei cittadini, delle fragilità del territorio e dei rischi che ne derivano.

Solo dalla consapevolezza diffusa delle fragilità del territorio e dei relativi rischi può nascere un atteggiamento generalizzato di attenzione all’uso del territorio che è forse il fattore più importante di prevenzione. infatti un uso equilibrato rispettoso delle peculiarità e delle vocazioni territoriali è il metodo più efficace per la mitigazione dei rischi.

Inoltre il Piano illustra i principali obiettivi da perseguire nonché i modelli di intervento da adottare in presenza di rischi specifici per una efficace gestione dell‘emergenza.

Il piano comunale di emergenza in materia di protezione civile va considerato un punto di partenza e non un punto di arrivo.

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1. PARTE GENERALE

L’Amministrazione Comunale di Santa Ninfa, nel rispetto della legislazione nazionale e regionale sulla Protezione Civile, col presente documento si dota di un Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile redatto secondo le linee guida Augustus elaborate dal Servizio Pianificazione ad Attività Addestrative del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e dalla Direzione Centrale della Protezione Civile e dei Servizi Logistici del Ministero dell’Interno. In particolare, sono state seguite anche le linee guida impartite dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile della Sicilia.

1.1. DISTRIBUZIONE E REVISIONE

Copia del presente documento è stata consegnata alle persone sotto riportate.

Destinatario Indirizzo posta elettronica certificata (pec)

Prefettura – UTG di Trapani [email protected]

Dipartimento Regionale Protezione civile [email protected]

Sala Operativa Regionale Siciliana (SORIS) [email protected] Dipartimento Reg.le Protezione civile Servizio Provinciale di Trapani [email protected]

Libero Consorzio Comunale di Trapani [email protected]

Comando Provinciale Carabinieri [email protected]

Questura [email protected]

Comando Sezione Polizia Stradale [email protected]

Comando Provinciale Guardia Di Finanza [email protected]

Comando Provinciale Vigili Del Fuoco [email protected]

Il Piano ha subito le revisioni periodiche di seguito riportate:

Rev. n. Data Oggetto Approvazione del Sindaco

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1.2. RIFERIMENTI NORMATIVI

Si ritiene necessario accennare al quadro normativo vigente in materia di Protezione Civile, al fine di evidenziare i parametri giuridici di riferimento nell’ambito della pianificazione di emergenza.

L’art. 15 della Legge 225 del 24 febbraio 1992 e l’art. 108 del D. Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998 danno pieno potere al Sindaco per la definizione di una struttura comunale di protezione civile che possa fronteggiare situazioni di emergenza nell’ambito del territorio comunale.

I principali riferimenti normativi di Protezione Civile sono di seguito indicati:  D.P.R. 06/02/1981, n. 66;  Legge 24/02/1992, n. 225;  D.P.R. 21/09/1994, n. 613;  Legge 18/05/1997, n. 59;  D. Lgs. 31/03/1998, n. 112;  Legge Regionale 07/06/1994, n. 22;  Legge Regionale 31/08/1998, n. 14;  D.P.R.S. 15/06/2001, n. 12;  Legge 09/11/2001, n. 401;  Legge 12/07/2012 n. 100.

La Legge n. 401/2001 assegna tutti i poteri di gestione del Servizio Nazionale di Protezione Civile al Presidente del Consiglio e, per delega di quest’ultimo, al Ministro dell’Interno e quindi al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.

La gestione delle emergenze Nazionali, denominate eventi di tipo “C”, è di competenza del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.

In ambito provinciale, invece, le emergenze sono gestite dal Prefetto che rappresenta la figura istituzionale di riferimento insieme a Province e Regioni. Le emergenze di livello Libero Consorzio Comunale vengono denominate come eventi di tipo “B”.

In ambito comunale, la figura istituzionale principale è rappresentata dal Sindaco, dal quale partono tutte le direttive della catena operativa di Protezione Civile per la prevenzione e la gestione delle emergenze di livello comunale o di tipo “A”, con l’obiettivo principale della salvaguardia della vita umana.

Il sistema normativo vigente determina una cronologia operativa molto chiara: a) alle emergenze classificabili come eventi di tipo “A” è il Comune, ed in prima persona il Sindaco, che deve dare una risposta con mezzi e strutture proprie; b) se la dimensione dell’evento lo rende necessario, il Sindaco richiede l’intervento del Prefetto, del Presidente del Libero Consorzio Comunale e della Regione Sicilia. Tali istituzioni cooperano per trovare una risposta in ambito locale; c) nel caso in cui l’evento sia così rilevante ed importante da richiedere un intervento straordinario, il Prefetto e la Regione richiedono l’ausilio dello Stato attraverso il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.

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1.3. IL PIANO COMUNALE DI EMERGENZA IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE

Al verificarsi di eventi di eccezionale gravità, risulta necessario che la struttura comunale di Protezione Civile risponda con prontezza e coordinamento adeguato. Il Piano predispone le attività coordinate e le procedure che bisogna adottare per fronteggiare un evento calamitoso atteso sul territorio, impiegando tutte le risorse con efficienza ed efficacia per consentire il superamento dell’emergenza e quindi il ritorno alla normale condizione di vita. Le linee guida seguite sono quelle dettate dal Metodo Augustus, basato sulle cosiddette “funzioni di supporto” affidate a precisi responsabili che si interfacciano con analoghe funzioni negli altri enti impegnati nell’emergenza.

Risulta quindi necessario che il Comune sia dotato di una struttura di Protezione Civile e che disponga di una sala operativa. La formazione e l’informazione degli operatori comunali diventa una condizione indispensabile per la buona riuscita di una operazione di Protezione Civile, cui segue l’addestramento e l’informazione degli operatori di volontariato e di tutta la popolazione.

Il Piano comunale di emergenza in materia di protezione civile è stato redatto attraverso l’analisi di alcuni fattori:  indagini conoscitive del territorio;  analisi e definizione dei rischi che insistono sul territorio;  valutazione delle risorse disponibili;  organizzazione della gestione operativa dell’emergenza.

Esso costituisce uno strumento valido in quanto si propone di definire gli eventi calamitosi che potrebbero interessare il territorio comunale, prevedere gli scenari che potrebbero scaturirne, organizzare la risposta operativa ritenuta necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell’evento, designare in anticipo le persone cui dovranno essere assegnate le diverse responsabilità per una pronta e coordinata risposta.

Il Piano si basa su studi, informazioni, risorse disponibili al momento della sua redazione. Risulta quindi necessario un aggiornamento periodico per l’eventuale ridefinizione degli scenari e delle procedure con la conseguente approvazione delle modifiche da parte del Sindaco.

L’obiettivo principale di un Piano comunale di emergenza in materia di protezione civile è quello di salvaguardare le persone e i beni presenti in un’area a rischio, mediante l’utilizzo di strategie non strutturali finalizzate alla minimizzazione del danno producibile.

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2. INQUADRAMENTO AMBIENTALE E TERRITORIALE

2.1. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO

Il Comune di Santa Ninfa si trova nella parte interna della Sicilia occidentale, tra i comuni di , Calatafimi, Gibellina, , e .

L'inserimento del Comune nel circuito della grande viabilità regionale è assicurato dall'asse autostradale A29 - Palermo, a cui è possibile accedere dai vicini svincoli di Santa Ninfa e di Salemi (Nuova Gibellina); i collegamenti con i comuni vicini della Valle del si basano invece su una rete di strade statali in cui spicca il ruolo svolto dalla S.S. 119 per i collegamenti con Castelvetrano, Salaparuta e , e dalla S.S. 188 per i collegamenti con Salemi, Partanna, Montevago (AG) e Santa Margherita (AG).

Lo stato di tali collegamenti, e in particolare di quello autostradale, è giudicato buono.

Il collegamento alla linea ferroviaria Palermo-Trapani è assicurato dalla vicina stazione di Salemi (Nuova Gibellina).

Dal punto di vista geo-politico, Santa Ninfa si inserisce al centro di un vasto comprensorio a preminente economia agricola, che si estende nella zona interna orientale della Libero Consorzio Comunale e comprende i comuni della Valle del Belice: Vita, Salemi, Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Partanna e Castelvetrano.

I caratteri unificanti del comprensorio sono rappresentati dall'esposizione all'elevato rischio sismico, dalle problematiche della ricostruzione e della infrastrutturazione del territorio, scaturite dal terremoto del 1968, dal processo di riconversione produttiva in agricoltura, che ha visto negli ultimi quaranta anni la progressiva sostituzione delle colture cerealicole con le colture viticole e olivicole.

Nell'ambito del comprensorio, il Comune gravita principalmente su Castelvetrano, da cui dipende principalmente per i servizi in campo sanitario e scolastico.

E’ attraversato da numerosi corsi d'acqua a carattere puramente torrentizio.

I principali sono:  il Fiume Grande che sommariamente delimita il confine del territorio con Salemi, immissario della diga della Trinità nel territorio di Castelvetrano, attraversa il territorio di Mazara del Vallo per poi sfociare nel Mare Mediterraneo. Il corso d’acqua è denominato fiume Grande nel suo tratto di monte, fiume Delia nel tratto centrale e fiume Arena nel tratto finale.  Il Fiume Freddo che sommariamente delimita il confine del territorio con Calatafimi che si sviluppa per circa 40 km. per poi assumere il nome di S. Bartolomeo a partire dalla confluenza dei Fiumi Caldo e Freddo, al confine tra i territori comunali di , e Calatafimi (tutti ricadenti in Libero Consorzio Comunale di Trapani) fino a sfociare a Castellammare del Golfo;  il Fiume Modione, che sommariamente delimita il confine del territorio con Partanna, nasce in prossimità di Monte Finestrelle, in territorio di Santa Ninfa; lungo il suo percorso riceve le acque di molti affluenti tra i quali Vallone Scaldato (o Squadato); attraversa il comune di Castelvetrano per poi sfociare nel Canale di Sicilia nei pressi del sito archeologico di Selinunte.

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Per quanto riguarda gli usi produttivi, il territorio è destinato per il 29% a colture intensive, per il 18% a colture estensive, per il 4% a pascolo, e per il 2% a bosco.

L'assetto della popolazione sul territorio è caratterizzato dalla presenza di un unico centro abitato che occupa una superficie di Ha. 91.50 circa (vecchio centro - Piano di Ricostruzione di Ha. 34.75 e nuovo centro - Piano di Trasferimento parziale di Ha. 56.75) e si sviluppa fra un'altitudine compresa tra 400 e 475 metri s.l.m. (Palazzo municipale 465 metri s.l.m.).

Dal punto di vista morfologico il territorio comunale presenta le caratteristiche di un paesaggio collinare dove alcune porzioni sono caratterizzate da versanti gessosi ai cui lineamenti aspri si contrappongono le morfologie più blande delle aree alla base di essi, dove affiorano litologie prevalentemente argillose. Si estende per una superficie di 63,80 Kmq. con un’altitudine sul livello del mare variabile da 100 a 600 metri ed in particolare: ▪ per il 10% fra un'altitudine compresa tra 100 e 200 metri s.l.m.; ▪ per il 70% fra un'altitudine compresa tra 200 e 400 metri s.l.m.; ▪ per il 20% fra un'altitudine compresa tra 400 e 595 metri s.l.m.;

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COMUNI CONFINANTI

Superficie Popolazione Densità Descrizione (Kmq) (ISTAT 2011) (Ab./Kmq) Partanna 82,42 10.854 131,69 Salaparuta 41,68 1.721 41,29 Gibellina 45,02 4.264 94,71 Calatafimi 154,79 6.938 44,82 Salemi 181,72 10.871 59,82 Castelvetrano 207,08 31.824 153,67

2.2. INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE NATURALE

Nei paragrafi che seguono verranno esaminati i tratti salienti del territorio dal punto di vista geologico, geomorfologico, idrogeologico, climatico ed antropico. Tali dati sono di fondamentale importanza per le successive valutazioni di tipo previsionale e preventivo dei rischi legati alla natura del terreno.

2.2.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO

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2.2.1.1. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE

Nel territorio in esame affiorano litotipi appartenenti a più formazioni geologiche. La più antica, di età Tortoniano superiore – Messiniano inferiore, è la Formazione Cozzo Terravecchia con la parte argillosa e marnosa. A questa formazione segue quella della Gessoso – Solfifera rappresentata da gessi microcristallini di età Messiniana, quella costituita da calcari marnosi e marne del Pliocene inferiore e da marne argillose ed arenarie del Pliocene medio-superiore. La serie stratigrafica si chiude con il deposito continentale regressivo consistente in sabbie più o meno cementate costituito da conglomerati eterogenei e poligenici del Pleistocene medio, da depositi palustri e da depositi alluvionali sciolti.

Le formazioni gessose della regione carsica di Santa Ninfa si sviluppano sul territorio nella direzione est-ovest e appartengono ai depositi evaporitici della formazione Gessoso-Solfifera Messiniana depositatesi nel bacino del Mediterraneo, costituita da una successione litologica composta da diatomiti, calcari evaporitici, gessi, sali ed intercalazioni varie di argille.

2.2.1.2. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE

Il territorio si presenta molto articolato, caratterizzato da una serie di forme strutturali, forme prodotte da processi carsici e di versante che, combinandosi tra di loro , danno vita all’attuale morfologia del paesaggio.

Per quanto riguarda le forme strutturali, in linea generale il complesso gessoso può essere visto come una dorsale monoclinalica con una certa asimmetria che, osservata nel dettaglio, si suddivide in più sistemi di scarpate, per lo più di origine tettonica, sviluppate prevalentemente in senso est-ovest e nord-sud e rimodellate dai processi erosivi.

Gran parte dei versanti è interessata da fenomeni franosi attivi e fenomeni quiescenti. I più diffusi sono i crolli legati alla presenza di rocce incoerenti, caratterizzate da un elevato grado di fatturazione, come anche i ribaltamenti. Si individuano anche scorrimenti legati alla presenza di interstrati argillosi che favoriscono il movimento. I terreni argillosi, invece, sono caratterizzati da colamenti.

2.2.1.3. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE

Il substrato gessoso che caratterizza il territorio è interessato da intensa fratturazione e da un carsismo piuttosto spinto, che genera una permeabilità molto elevata, drenando rapidamente verso il sottosuolo le acque di precipitazione atmosferica fino al livello di falda basale che danno origine a piccole sorgenti ubicate ai margini degli affioramenti gessosi caratterizzate da valori di portata abbastanza costanti durante l’intero periodo dell’anno.

La rete idrografica di superficie è impostata nelle argille sottostanti i gessi e inizia ai margini della dorsale. Infatti dalle pendici del complesso montuoso si dipartono numerosi torrenti che costituiscono, nel versante meridionale, le sorgenti di testa del Fiume Modione , mentre nel versante settentrionale si originano i segmenti fluviali affluenti del Fiume Freddo e del Fiume Grande.

2.2.2. CARATTERISTICHE CLIMATICHE

La climatologia della regione territoriale di Santa Ninfa si inserisce, per le sue caratteristiche generali in quella della zona occidentale della Sicilia.

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Il clima del territorio di Santa Ninfa è genericamente definito di tipo "mediterraneo" e viene considerato molto mite. Nella realtà la posizione geografica, che per la sua collocazione baricentrica nell'area mediterranea è esposta alle influenze sia delle masse d'aria continentali sia di quelle temperate marittime e il suo articolato assetto orografico, danno luogo, nei diversi settori, a marcate differenze climatiche. Il fattore orografico inoltre, controllando la distribuzione delle piogge, riduce l'effetto mitigatore del mare nelle aree più interne, rendendo le condizioni climatiche fortemente contrastate.

Dal punto di vista pluviometrico il clima può essere considerato "alterno" in quanto l'80% delle piogge si concentra nel semestre autunno-inverno e solo il 5% cade nel trimestre giugno- luglio- agosto (mese più piovoso gennaio, più secco luglio); ne consegue una aridità elevata (indice di De Martonne intorno a 14). Tale andamento è dovuto al fatto che in estate l'area mediterranea è dominata da un campo di alte pressioni, legato alla espansione dell'anticiclone delle Azzorre, che dà luogo alla circolazione di masse d'aria tropicali marittime, di tipo subsidente, che deviano i percorsi dei cicloni delle medie latitudini verso le regioni dell'Europa settentrionale. Di contro, in inverno, l'anticiclone tropicale marittimo si sposta verso latitudini più basse esponendo le regioni mediterranee alle perturbazioni provenienti dall'Atlantico.La media delle precipitazioni annue è di circa 653,7 mm.

Importanti sono anche i movimenti delle masse d'aria provenienti dal quadranti meridionali che generano i venti di Scirocco e di Libeccio, particolarmente intensi lungo le coste del Canale di Sicilia; essi sovente portano condizioni di caldo torrido e mitigano il clima delle stagioni invernali. Le condizioni termiche sono più uniformi, con la generale diminuzione dei valori medi delle temperature con l'altezza e verso le zone più alte, caratterizzate da inverni più freddi ed escursioni termiche un po’ più accentuate.

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2.3. INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE URBANIZZATO

Santa Ninfa come altri centri rurali della Sicilia deve la sua fondazione alla spinta baronale dello jus edificandi. Fu edificato dal marchese Luigi Arias Giardina nell’antico feudo di Rampinzeri dopo l’acquisto fattone nell’anno 1605 da Adriano Papè al quale due anni prima lo aveva venduto Guglielmo Graffeo, principe di Partanna.

Il Giardina ottenne nel 1613 dal re Filippo III il permesso di poter costruire attorno al palazzo feudale un nuovo borgo.

Fu, quindi, il Giardina il promotore del nuovo insediamento, il quale si preoccupò di tracciare il piano del paese facendo costruire il castello, chiese e conventi.

Queste emergenze ebbero un ruolo determinante per lo sviluppo urbanistico di Santa Ninfa, infatti furono i poli di attrazione che segnarono alcuni assi viari quali la via Sant’Anna e la via San Vito ed ancora il corso Garibaldi e la Via Arias Giardina che furono le direttrici di espansione dell’abitato di Santa Ninfa.

Nel corso dei secoli, sotto la guida delle direttrici di espansione citate, il nuovo centro si sviluppò in aderenza alle giaciture orografiche del sito, determinando un impianto a scacchiera regolare tipicamente seicentesco con comparti di media dimensione e trama di tessuto edilizio fittamente frazionata negli accorpamenti proprietari.

Il terremoto del 14-15 gennaio 1968, che colpisce la Valle del Belice, procura gravi danni alle persone e a tutto l’insediamento urbano di cui distrugge oltre l’80% delle abitazioni. Il centro abitato perde tutte le sue funzioni e fu abbandonato. Successivamente il centro abitato venne classificato a trasferimento parziale e la sua ricostruzione fu prevista in parte sul sito originario ed in parte a valle dell’abitato in direzione sud-est.

Dopo la demolizione totale delle abitazioni gravemente danneggiate ad opera dello Stato, la ricostruzione del centro urbano è stata regolata dal Piano di Ricostruzione per quanto concerne l’edificazione nel sito originario e dal Piano di Trasferimento.

Durante il lungo processo di ricostruzione in posizione contigua alle aree interessate dai suddetti piani è sorta un’edificazione abusiva mista destinata alla residenza con tipologia a villa e ad attività produttive o commerciali che è stata oggetto di Piano di Recupero redatto e approvato ai sensi della L. R. 37/85.

Le aree produttive artigianali sono ubicate in contrada Santissimo nel Piano degli Insediamenti Produttivi (P.I.P.) poco distante dal centro abitato e ad esso collegato mediante la S.S. 119 e da una strada di collegamento interna.

2.4. RETE VIARIA E FERROVIARIA

Il centro urbano, essendo di recente edificazione, dispone di una rete viaria adeguata a sostenere in modo eccellente l’intensità del traffico veicolare quotidiano.

Le sedi stradali sono piuttosto larghe e sono corredate da strade pedonali, da ampi parcheggi e vaste aree a verde.

I collegamenti extra urbani possono essere giudicati buoni.

L’Autostrada A29 Mazara del Vallo - Palermo attraversa il territorio di Santa Ninfa e consente al Comune di inserirsi nel circuito della grande viabilità regionale a cui è possibile

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accedere dallo svincolo di Santa Ninfa percorrendo la S.S. 119 per km. 6 in direzione Castelvetrano e dallo svincolo di Salemi (Nuova Gibellina) percorrendo la S.S. 188 per km. 6 in direzione Nuova Gibellina o Salemi.

I collegamenti con i comuni vicini si basano invece su una rete di strade statali in cui spiccano i ruoli svolti dalla S.S. 119 per i collegamenti con Castelvetrano, Salaparuta e Poggioreale e dalla S.S. 188 per i collegamenti con Salemi, Partanna, Montevago (AG) e Santa Margherita (AG).

Il collegamento alla linea ferroviaria Palermo-Trapani è assicurato dalla vicina stazione di Salemi (Nuova Gibellina) raggiungibile percorrendo la SS. 188 per km. 6 in direzione Salemi.

2.5. RETI TECNOLOGICHE

La rete fognaria locale risulta ben distribuita sull’intero centro urbano e nella Zona degli Insediamenti Produttivi (P.I.P.) recependo la totalità dei reflui delle abitazioni, attività commerciali e artigianali convogliandoli all’impianto di depurazione comunale ubicato in c/da Scaldato.

La rete del gas metano gestita da Eni Gas S.p.A. serve l’intero centro urbano.

La rete idrica è gestita dall’E.A.S. (Ente Acquedotti Siciliani) serve l’intero centro urbano, la Zona degli Insediamenti Produttivi (P.I.P.) come anche numerose abitazione adibite a residenza estiva ubicate in prossimità della S.S. 119, lato Est ed Ovest rispetto al centro urbano.

La rete elettrica è distribuita su tutto il centro urbano e in quasi tutto il territorio, servendoli in modo efficiente e capillare.

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3. DATI DI BASE RELATIVI AL COMUNE

Il presente capitolo descrive le informazioni minime indispensabili per la gestione dell’emergenza in presenza di evento calamitoso.

Dati principali

Codice ISTAT 19081019 Comune Santa Ninfa Libero Consorzio Comunale Trapani Regione Sicilia (lat. – long.) 37°46’26”08 N – 12°52’47”76 E Coordinate geografiche (gradi decimali) 37.773912 – 12.879933 Min. m. 92 Altitudine s.l.m. Max. m. 595 Sede Municipale m. 465 Estensione territoriale del Comune Kmq. 63.80 Foglio I.G.M.I. scala 1:50.000 618 - castelvetrano Tavoletta I.G.M.I. scala 1:25.000 257 II NE Sezione C.T.R. scala 1:10.000 618030 Popolazione residente (al 31/12/2012) 5080 Famiglie residenti (al 31/12/2012) 2130 Indirizzo sede municipale Piazza Libertà, 1 N. telefono/fax 0924-992201 / 0924-62100 Indirizzo sito internet www.comune.santaninfa.tp.it

3.1. ELEMENTI ESPOSTI A RISCHIO

Si riportano tutti i dati disponibili relativi agli elementi esposti a rischio, cioè la popolazione e i beni esposti sensibili alberghi, strutture sanitarie ecc.).che si ritiene potrebbero essere interessati da un evento calamitoso.

I dati relativi agli elementi a rischio rivestono carattere generale e quindi potranno essere utilizzati per la definizione di ognuno degli scenari di rischio che saranno ipotizzati nel territorio comunale.

3.1.1. POPOLAZIONE

Con il supporto dell’Ufficio Anagrafe del Comune è stata condotta un’indagine sulla popolazione residente relativamente sia alla sua distribuzione sull’intero territorio comunale (centro, frazioni, contrade …), sia alla sua composizione (distinzione per fasce di età), sia al numero dei nuclei familiari.

Con il supporto dell’Ufficio Servizi Sociali del Comune, delle strutture sanitarie, della Casa di

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Riposo per anziani ecc.. è stata condotta un’indagine sulle persone non autosufficienti (disabili, allettati, psicolabili e dializzati che necessitano assistenza) e sulla loro distribuzione sull’intero territorio comunale.

Le tabelle riepilogative seguenti rappresentano sinteticamente i dati delle persone non autosufficienti residenti sull’intero territorio comunale.

FASCE DI ETÀ PERSONE NON NUCLEI RESIDENTI da 0 a 13 > 64 AUTOSUFFICIENTI da 14 a 64 anni FAMILIARI anni anni Nome* Indirizzo CENTRO 5080 611 3279 1190 2130 n° 873 vedi tabella B Tabella A: dati sulla popolazione residente * I nominativi sono omessi nel documento di Piano per motivi di rispetto della privacy, tuttavia si rende necessario conoscere il numero di persone inserendo il civico relativo alla residenza. I dati completi potrebbero essere messi a disposizione dal referente della funzione Sanità.

In questo caso si propone di associare ad ogni area (a cui viene assegnato un numero in cartografia) un stima della popolazione residente e il numero (con dettaglio di nome e indirizzo) delle persone non autosufficienti. La tabella riepilogativa seguente rappresenta sinteticamente i dati:

STIMA PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI AR UBICAZIONE POPOLAZION EA E RESIDENTE Nome Indirizzo N° 33 Via A. Gramsci, 32 – 56; Via Aristotele, 10; Via Bachelet, 8; Via B. Croce, 7; Via Bernini, 18 – 8; Via Carlo Linneo, 7 – 3; Via Carlo Levi, 8 – 9; Via Carlo Marx, 4; Via Ciaccio Montalto, 9; Via S.Allende, 9; Via E. Maiorana, 7; Via Da Vinci, 14 – 6; dalla via Via Piersanti Mattarella, 43; Notarbartolo al Via M. Buonarroti, 9; 1 Centro Polisportivo 1473 (Via Rosa Balistreri) Via Raffaello Sanzio, 4; Via G. Pitrè, 49 – 82; Via Pitagora, 1; Via C.A.Dalla Chiesa, 23 – 23; Via Kant, 8; Via Cesare Piazza, 4; Via Carlo Linneo, 3; Via Luigi Nervi, 1 – piano 1°; Via Platone, 5; Via G. Pitrè, 29 – 85 – 49;

N° 296 Scuola Infanzia ”C. Collodi” - Via V. Spina; Scuola Primaria “A. Rosmimi” - Via M. L. King; Via Ciullo D’Alcamo, 8 – 8 – 2; dalla via C. Piazza Via Vitaliano Brancati, 5; 2 523 alla via A. Manzoni N° 6 Via Ciullo D’Alcamo, 17; Via Beethoven, 2;

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N°4 Via F. Turati, 27 – 32; Via Acquanova, 3 – piano 1°; Via Pio La Torre, 69 – 111;

Dalla via N°442 Asilo Nido Comunale - Via Napoleone Colajanni; Notarbartolo alla 3 392 Scuola Infanzia “M. Montessori” - Via via Ugo Foscolo Napoleone Colajanni; I.P.S.I.A. Via Sant’Anna; Scuola Secondaria Primo Grado “Luigi Capuana” Piazza Aldo Moro; N° 8 Strada Statale 119; Magazzinazzi , 42; Via Ugo Foscolo, 43; Via G. Leopardi, 11; Dalla via Dante Magazzinazzi S. N.; 4 Alighieri alla c.da 515 Via G. Verga , 3 – piano 2°, 25; Buturro Via G. Verga, 25; Via P. Neruda, 14;

N° 5 Comunità Alloggio per Minori “ Il Pellicano” C.da Ferro; Pal. SMEC; Via Pertuso Pal. 5; Da c.da Salinella 401 N° 5 Via Pertuso Pal. 5 – piano 3°; 5 alla via G. Carducci Via Pertuso Pal. 2 – piano 2°; Via Pertuso Pal. 2 – piano 3°; N°11 Via San Francesco, 50; Via Della Liberazione, 8; Via Roma, 89; Via Adua, 3; Via Barresi, 3 – 16; Dalla via S. Via Dante, 5; 6 Francesco (parte) 207 Via Dante, 5; alla Piazza Rapisardi Via M. Rapisardi, 15; Piazza Libertà, 14 piano 1°; Piazza Libertà, 14 piano 1°;

N°2 Comunità Alloggio per Minori “Casa della Fanciulla” Piazza Libertà, 6; Corso Garibaldi, 80; Via Roma, 33; Via F. Crispi, 10; Dalla c.da C.so Garibaldi, 89; 7 Rampinzeri alla via 732 N° 9 Via G. Mazzini, 32; della Liberazione Via Roma, 36; Via Ugo Bassi, 11; Via Ugo Bassi, 2- piano 2°: Via Molo, 8; N°9 Via S. Quasimodo, 27; Via Marotta, 1; Via Marotta, 1; Via Pace, 14; Piazza della Bandiera, 3; Dalla via Acquanova Via Sant’Anna, 57; 8 (parte) alla via S. 305 Piazza Svizzera, 1; Quasimodo Via S. Francesco, 43; Piazza della Bandiera, 1 – piano 2°;

Casa di Riposo “Fondazione Maniscalco La N°37 Rosa” Via San Vito, 45; Dalla via A. Gramsci Via San Vito, 132; 9 532 N°6 (parte) alla via S. Piazza Stati Uniti, 5;

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Vito Via S. Anna, 42; Via A. Accardi, 5; Via Fortunato, 12; Via Meli, 13; TOTALE 5080 873 Tabella B: dati sulla popolazione residente nelle aree I dati sulla popolazione dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti inseriti nel Piano comunale di emergenza in materia di protezione civile.

Sarà cura del responsabile della Funzione Assistenza alla popolazione avvalendosi dei dati in possesso del responsabile della Funzione Sanità predisporre ed aggiornare periodicamente (con cadenza almeno annuale) i dati relativi alla popolazione e l’elenco delle persone non autosufficienti e delle presenze nelle aree a rischio.

3.1.2. BENI ESPOSTI

Per quanto riguarda le indagini sui beni esposti (strutture pubbliche e/o ad uso pubblico – vedi Allegato C. Codici Identificativi) è stata condotta un’indagine finalizzata all’individuazione e alla rappresentazione cartografica dei beni esposti sull’intero territorio comunale.

Si associa ad ogni Esposto una stima della popolazione residente e il numero delle persone non autosufficienti:

Numero Codice Stima Persone DENOMINAZIONE Progressivo Cartografico UBICAZIONE Popolazione (assegnato in (Allegato C – Codici Non Autosufficienti Residente cartografia) identificativi) Asilo Nido 1 |1| . |0| |1| Via Napoleone Colajanni 28 18 Funzione d’uso cd. Tipologia Asilo – Scuola Materna 2 |1| . |0| |2| Via Napoleone Colajanni 63 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Asilo – Scuola Materna 3 |1| . |0| |2| Via Vincenzo Spina 71 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Scuola Elementare 4 |1| . |0| |3| Via Leonardo Da Vinci 274 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Scuola Media Inferiore 5 |1| . |0| |4| Piazza Aldo Moro 191 1 - obbligo Funzione d’uso cd. Tipologia Istituto Professionale 6 |1| . |0| |7| Via S. Anna 194 1 Funzione d’uso cd. Tipologia A.S.P. Presidio 7 |2| . |0| |4| Piazza Fleming 9 0 Sanitario – Guardia M. Funzione d’uso cd. Tipologia Centro Sociale, 8 |3| . |1| |1| Piazza Aldo Moro 8 0 Museo, Biblioteca Funzione d’uso cd. Tipologia Banca Intesa San 9 |3| . |1| |4| Corso Garibaldi, 2 6 0 Paolo Funzione d’uso cd. Tipologia Banca Credito 10 |3| . |1| |4| Corso Garibaldi, 24 3 0 Cooperativo “Toniolo" Funzione d’uso cd. Tipologia Banca Unicredit – 11 |3| . |1| |4| Viale Pio La Torre 4 0 Banco di Sicilia Funzione d’uso cd. Tipologia Casa di Riposo 12 |3| . |1| |5| Via S. Vito, 45 58 37 Funzione d’uso cd. Tipologia Casa della Fanciulla 13 |3| . |1| |5| Piazza Libertà, 15 24 17 Funzione d’uso cd. Tipologia Centro Polisportivo 14 |3| . |2| |0| C/da Scaldato 3 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Municipio 15 |3| . |0| |6| Piazza Libertà, 1 45 1 Funzione d’uso cd. Tipologia Posta 16 |3| . |0| |9| Via Ugo Foscolo, 33 3 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Carabinieri 17 |4| . |0| |2| Viale A. Gramsci, 15 9 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Edifici di culto 18 |5| . |0| |2| Piazza Cristo Risorto 2 0 Funzione d’uso cd. Tipologia

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Edifici di culto 19 |5| . |0| |2| Piazza Libertà 0 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Altro – Luogo di ritiro 20 |5| . |0| |2| C/da Rampinzeri 6 0 spirituale suore Funzione d’uso cd. Tipologia Acqua – Casa EAS 21 |6| . |0| |1| C/da Santissimo S.S. 119 1 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Centrale telefonica 22 |6| . |0| |5| Piazza Verdi 0 0 Funzione d’uso cd. Tipologia Centrale Enel Cabina |6| . |0| |3| C/da Rampinzeri Primaria 23 Funzione d’uso cd. Tipologia 2 0 Gas – Cabina di |6| . |0| |4| riduzione 24 Funzione d’uso cd. Tipologia C/da Molinazzo 0 0

1004 75 Tabella C: Esposti

3.2. RISORSE COMUNALI

In questo paragrafo si riportano tutti i dati disponibili relativi alle risorse pubbliche e private a cui il Comune può attingere in emergenza.

3.2.1. STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE: IL PERSONALE

Il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è il Sindaco, che organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del suo territorio.

Il Sindaco nella sua azione ordinaria è supportato dalla struttura comunale di protezione civile che è così composta ed organizzata:

NOMINATIVO TELEFONO CELLULARE FAX E-MAIL

Sindaco Dott. Lombardino 0924-992232 320-3003903 0924-62100 [email protected] Giuseppe Assessore delegato P. C. 0924-992236 339-2533727 0924-62100 [email protected] Dott. Squadrito Giovanni Responsabile Area Servizi Tecnici, Ufficio Comunale di Protezione Civile e 0924-992212 347-6781659 0924-992245 [email protected] LL.PP. Arch. Morreale Vincenzo Responsabile servizio Manutenzioni 0924-992247 324-8228084 0924-992245 [email protected] Sig. Genovese Antonino Responsabile Servizio Urbanistica, Ambiente, 0924-992215 333-6911585 0924-992245 [email protected] Edilizia Privata Geom. Caraccia Giuseppe

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NOMINATIVO TELEFONO CELLULARE FAX E-MAIL

Responsabile Area Servizi Finanziari O924-992223 338-7037332 0924-992223 [email protected] Rag. Mauro Girolama Responsabile Economato [email protected] 0924-992209 331-6137135 0924-992260 Rag. Chiaramonte Vito p.it Responsabile Servizi Scolastici 0924-992243 327-7504872 0924-60162 [email protected] Ins. Spina Margherita Comandante Polizia Municipale 0924-992204 329-1909525 0924-992203 [email protected] Geom. Ferreri Elio Comandante Caserma Carabinieri O924-62419 331-3683100 0924-62270 [email protected] Maresciallo Maggiore Chiriatti Antonio

Tabella D: struttura comunale di protezione civile

3.2.2. MATERIALI E MEZZI DI PROPRIETÀ COMUNALE

Per le finalità del presente Piano ci si riferisce prioritariamente ai materiali e ai mezzi utili per le attività antincendio.

Si utilizzeranno i codici identificativi riportati nell’Allegato C: Codici Risorse - tab. 2 e 3 per

rappresentare sinteticamente i dati.

Tipologia dei SEDE REFERENTE Specializzazione ENTE materiali (tab. 2 col. 4) (tab. 2 col. 2)

Quantità Quantità tel. fax / e-mail nome tel. / cell disponibile

PERSONAL Arch. ATTREZZATURE COMUNE COMPUTER 1 0924-992212 0924-992245 Morreale 347-6781659 INFORMATICHE PORTATILI Vincenzo PERSONAL ATTREZZATURA COMUNE COMPUTER DA 2 Come sopra INFORMATICA UFFICIO

COMUNE ABBIGLIAMENTO VESTIARIO 12 Come sopra

COMUNE ABBIGLIAMENTO CALZATURE 12 Come sopra

COMUNE ABBIGLIAMENTO STIVALI GOMMA 12 Come sopra

MACCHINE PER COMUNE FOTOCOPIATRICE 1 Come sopra STAMPARE MEZZI AUTOVETTURE COMUNE TRASPORTO PER TRASPORTO 5 Come sopra PERSONE PERSONE MEZZI AUTOBUS COMUNE TRASPORTO URBANI 2 Come sopra PERSONE (SCUOLABUS)

Tabella E: Materiali

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Tipologia dei SEDE REFERENTE Specializzazione ENTE mezzi

(tab. 3 col. 4) uantità (tab. 3 col. 2)

Q tel. fax / e-mail nome tel. / cell. disponibile

Arch. AUTOCARRI AUTOCARRO COMUNE 2 0924-992212 0924-992245 Morreale 347-6781659 MECCANICI RIBALTABILE Vincenzo TRASPORTO COMUNE AUTOBOTTI 1 Come sopra LIQUIDI PALA MOVIMENTO COMUNE MECCANICA 1 Come sopra TERRA GOMMATA MOVIMENTO TRATTORE COMUNE 1 Come sopra TERRA AGRICOLO

Tabella F: Mezzi

3.2.3. MEZZI DI PROPRIETÀ PRIVATA

Per le finalità del presente Piano ci si riferisce prioritariamente ai materiali e ai mezzi utili in attività antincendio.

È molto utile conoscere le aziende presenti sul territorio comunale – ad es. per movimento terra, trivellazioni ecc. - che in caso di emergenza possono offrire un contributo in termini di uomini mezzi e fornitura di servizi.

Il Comune può stipulare con le aziende private, in tempo di pace, accordi e/o convenzioni che possono essere attivati in emergenza.

La tabella riepilogativa rappresenta sinteticamente i dati.

ha stipulato Tipologia delle Quantità SEDE REFERENTE SOCIETÀ Convenzioni risorse disponibile tel. fax / e-mail nome tel. / cell Celi Soc Coop arl No Autogrù 1 0924-62222 0924-61292 Escavatore 1 cingolato Biondo Vincenzo No Escavatore 5 346- cingolato 2 4964872 Pala gommata 1 Camion Di Maria Mario No Escavatore 1 347- Minipala 1 6947742 Piattaforma Aerea 1 Granello Antonino No Camion 4 333- 0924-1916083 Cestello mobile 1 6514097 Escavatore Bobcat 1 320- Escavatore 3 8784502 cingolato 2 Terna gommata 1 Carrello elevatore 1 Muletto 4 Piattaforma aerea

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Tabella G: Risorse Privati

3.2.4. SERVIZI ESSENZIALI

Al fine di garantire la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di emergenza bisogna ridurre al minimo i disagi per la popolazione e stabilire le modalità più rapide ed efficaci per provvedere alla verifica e alla messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino mantenendo uno stretto raccordo con le aziende e società erogatrici dei servizi.

SEDE REFERENTE SOCIETÀ / AZIENDA tel. fax / e-mail nome tel. / cell 0923-907330 SICILIANA GAS 0923-907330 800900999 SICILIACQUE 0923-553950

ENTE ACQUEDOTTI SICILIANI 0924-61047

ENEL 803500 0923-23665

TELECOM 182

Tabella H: società erogatrici dei servizi essenziali

3.2.5. AREE DI STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE: MATERIALI INFIAMMABILI

All’interno del territorio comunale sono state individuate le aree di stoccaggio di materiali infiammabili: gas, benzina, etc., i vari depositi e le aree di distribuzione, l’ente proprietario ed il referente.

TIPOLOGIA REFERENTE (depositi bombole ENTE AREA UBICAZIONE gas, prodotti RESPONSABILE petroliferi, …) nome tel. / cell Impianto distribuzione Martino 1 Via F. Crispi 0924-60205 carburanti ESSO Giacomo S.S. 119, km. Impianto distribuzione Commerciale 2 0924-63414 43,730 carburanti ESSO Petroli S.S. 119, km. Impianto distribuzione 3 F.lli Tantaro 0924-60591 48,209 carburanti TAOIL

Tabella I: Aree di stoccaggio

3.2.6. VOLONTARIATO E PROFESSIONALITÀ

Non sono presenti strutture di volontariato.

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Sono presenti le seguenti professionalità:

SEDE REFERENTE SOCIETÀ / PROFESSIONISTA tel. fax / e-mail nome tel. / cell Architetto Di Stefano Mario 347-9408800 Architetto Giacalone Giuseppina 333-9351062 Architetto Gualtieri Antonino 347-3579621 Architetto Lombardino Leonarda 338-5298012 Architetto Lo Truglio Sandra 347-6639137 Architetto Pacino Nicola 349-1127902 Architetto Lo Truglio Filippo 339-4159300 Architetto Corona Milena 320-9499773 Ingegnere Giaramita Francesca 349-2903198 Ingegnere Termine Simone 329-7409449 Geometra Stallone Vincenzo 338-7520015 Geometra Termine Angelo 329-7409395 Commercialista Grillo Gaspare 0924-60083 Commercialista Pellicane Domenico 0924-60611 Commercialista Pipitone Rosaria 331-2662983 Ragioniere Pellicane Domenico 0924-60611 Ragioniere Tantalo Francesco 327-4270505 Avvocato Bianco Vito 0924-60016 Avvocato Puglia Francesco 349-5363307 Medico chirurgo Marrocco Angelo 329-2706977 Medico chirurgo Frosina Leonardo 333-3313016 Pediatra Ferri Francesca 338-4672124 Fisioterapista Piazza Marco 335-1800138 Infermiere Martino Gianfranco 347-6439036 Infermiere Martino Simone 328-1546664 Infermiere Lombardino Leonarda 333-2621851 Infermiere Falcetta Vincenzo 328-1049201 Infermiere Settimo Paolo 0924-69946 Farmacista Dallo Dalila 0924-61160 Farmacista Barbiera Antonella 0924-61411 Farmacista Conforto Antonello 0924-61411 Veterinario Pellicane Vincenzo 333-7426606 Veterinario Pellicane Antonino 333-3167793 Veterinario Mulè Francesco 0923-540440 Veterinario Spina Giuseppe 329-3525379 Informatico Lombardo Saverio 347-7037817 Informatico Genco Gregorio 347-4080698 Informatico Saluto Paolo 0924-200199 Agronomo Glorioso Pietro 329-1838487 Agronomo Rubino Domenico 339-3227909 Insegnante Spina Mario 333-4573603 Insegnante Paternò Giuseppa 347-4817180 Insegnante Lombardo Angela 349-2332638

Tabella L: Professionalità

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3.2.7. STRUTTURE SANITARIE

Si riportano l’elenco delle Strutture Sanitarie (anche specialistiche) presenti all’interno del territorio comunale e nelle aree limitrofe.

REFERENTE TIPOLOGIA Ubicazione Posti n. progr. DENOMINAZIONE (tab. 1) (Comune, indirizzo) letto Nome tel. / cell

1 GUARDIA MEDICA 2.11 Presidio A.S.P. Piazza Fleming - 0924-61538 Studio Medici Via Ugo Foscolo 2 2.03 - 0924-62288 Associati N.9 Tabella M: Strutture sanitarie

3.2.8. AREE DI PROTEZIONE CIVILE

INTRODUZIONE

Le Aree di Protezione Civile sono aree fondamentali nella gestione dell’emergenza in quanto permettono di accogliere la popolazione evacuata per cause di forza maggiore e di prestare loro le prime indicazioni e/o i primi soccorsi.

Le Aree di Protezione Civile appartengono a quattro tipologie diverse in base alla loro funzione e sono state cartografate seguendo le linee guida emanate dal Dipartimento della Protezione Civile Servizio Pianificazione ed Attività Addestrative.

3.2.8.1. AREE DI ATTESA

Le Aree di Attesa sono zone sicure all’aperto, in cui la popolazione dovrà dirigersi in seguito ad evacuazione spontanea o a seguito dell’ordine di evacuazione, a piedi senza utilizzare auto, dopo l’evento per ricevere le prime informazioni sull’evento, i primi generi di conforto e le direttive sul comportamento da adottare per partecipare in modo attivo al superamento dell’emergenza. Per giungere in tali Aree, bisogna seguire necessariamente le vie d’accesso sicure segnalate in verde sulla cartografia e indicati con segnaletica adeguata sul territorio. Sul posto saranno presenti Vigili Urbani, Carabinieri o Volontari che indirizzeranno la popolazione, qualora ne ricorra la necessità, verso le Aree d’Accoglienza.

Per le zone del centro urbano sono state previste 9 zone omogenee, ognuna delle quali fa riferimento ad una area di attesa. Tali Aree sono state individuate in zone sicure rispetto ai diversi scenari di rischio ipotizzati, in modo da dare alla popolazione un’idea chiara e semplice sul luogo da raggiungere in caso di emergenza. Tuttavia, qualora l’Area di Attesa individuata dal Piano si rendesse impraticabile, la popolazione dovrà orientarsi verso quella più vicina.

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AREE DI ATTESA

Superficie Stima Sup. Num. Indirizzo Vie d’accesso sicure [m2] abitanti m2/Abit PRG

a) Piazza M. L. King Via Leonardo Da 883 1 b) Piazza dello Sport Vinci 2153 1476 2.4 Parcheggio c) Via Raffaello Sanzio Viale L. Pirandello 537

a) Piazza Paolo VI Viale Giovanni XXIII 3514 2 b) Piazza Antistante 523 9.1 Parcheggio Viale Pio La Torre 1227 Chiesa Cristo Risorto

a) Piazza Aldo Moro Via A. De Gasperi 2763 3 392 10.0 Parcheggio b) Piazza Amendola Via Amendola 1261

Villa Case Popolari Verde 4 Viale Pio La Torre 4079 515 7.9 Viale Pio La Torre Attrezzato

Piazza Teodosio Junior De Via Roma 5 Via F.lli Tommaso e 1943 399 4.8 Parcheggio Stefani Ubaldo Granozzi

a) Piazza Vittime Sciagura Via Carducci Aerea 967 Via Adua 6 b) Piazza Vittime del 206 25.1 Piazza Piazza Libertà Terremoto 4130 Via S. Anna c) Piazza Libertà (b+c)

C.so G. Garibaldi Verde Via A. Giardina 7 Belvedere delle Croci 5499 732 7.5 Attrezzato + Via U. Bassi Parcheggio Via R. Pilo Via Cavallotti Parcheggio + Piazza Generale La Masa 8 Via S. Francesco 9808 304 32.0 Verde Villa Comunale Via La Masa Attrezzato Verde Belvedere Portella delle 9 Via S. Vito 8263 533 15.5 Attrezzato + Ginestre Parcheggio

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3.2.8.2. AREE DI ACCOGLIENZA COPERTE

Le Aree di Accoglienza Coperte sono aree che, in caso di emergenza, si renderanno immediatamente disponibili per ospitare la popolazione che ha dovuto abbandonare la propria abitazione per brevi, medi e lunghi periodi. La popolazione sarà guidata in tali aree dalle persone preposte dopo il raduno nelle Aree d’Attesa.

Le Aree di Accoglienza Coperte saranno utilizzate per un periodo di tempo compreso tra pochi mesi e qualche anno e saranno preferite a quelle Scoperte soprattutto nel periodo invernale per motivi di carattere meteo.

Nel territorio comunale sono state individuate aree di questo tipo all’interno degli edifici scolastici, del centro sociale, del centro polivalente e del centro polisportivo.

AREE DI ACCOGLIENZA COPERTE

Superficie Popolazion Num. Nome Vie d’accesso sicure Piani Struttura utile [m2] e Ospitabile

1 Campo Pallamano Via Rosa Balistreri 1 1068 106 Acciaio

(*)Scuola Cemento 2 Elementare A. Via Leonardo Da Vinci 2 4865 486 Armato Rosmini

(*)Scuola Materna Cemento 3 Via V. Spina 1 756 75 Collodi Armato Cemento 4 (*)Asilo Nido Via E. Notarbartolo 1 (4+5)=1332 133 Armato (*)Scuola Materna Cemento 5 Via E. Notarbartolo 1 (4+5)=1332 133 Montessori Armato (*)Scuola Media Cemento 6 Via E. Notarbartolo 2 2987 298 L.Capuana Armato Cemento 7 Centro sociale Piazza Matteotti 3 1117 111 Armato Cemento 8 I.P.S.I.A. Via S. Anna 3 4787 479 Armato Centro Servizi Via G. Falcone 9 5 2046 204 Acciaio Edificio Via G. Fava

E’ stata eseguita una stima di massima sulla popolazione che tali edifici possono potenzialmente ospitare. Si è ipotizzato che ogni persona occupa mediamente 10 mq. tra posto letto, armadietto e spazio mensa (sedia + tavolo). Si è pensato inoltre di considerare solo il 60% della superficie coperta come spazio utile ove organizzare i posti letto. La rimanente superficie è

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occupata da scale, bagni, locali mensa, ingressi o comunque zone nelle quali non è possibile pernottare. Naturalmente, per gli edifici a più piani, sono stati considerati anche questi nel calcolo della superficie utile. In questo modo si è ottenuta una stima di massima della popolazione ospitabile nelle Aree d’Accoglienza Coperte individuate che fa riferimento alla stima della superficie utile definita come in precedenza:

3.2.8.3. AREE DI ACCOGLIENZA SCOPERTE (per tendopoli, roulotte o containers)

Le Aree di Accoglienza Scoperte sono aree all’aperto ove è possibile impiantare accampamenti provvisori utilizzando tende, roulotte o containers per accogliere quella parte di popolazione che ha dovuto abbandonare la sua abitazione in seguito all’evento. La popolazione sarà guidata in tali aree dalle persone preposte dopo il raduno nelle Aree d’Attesa.

Le aree di accoglienza devono essere munite di servizi di rete quali elettricità, acqua, fogna. Per questo motivo si prediligono campi sportivi in prossimità di strade nei quali è possibile allacciare, in tempo breve, quanto necessario.

La Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi ha emanato una circolare con i criteri guida per la realizzazione di una tendopoli in casi d’emergenza; è quindi possibile eseguire un dimensionamento di massima delle aree individuate come Aree di Accoglienza.

Nella circolare appena citata, si fa riferimento ad alcuni obiettivi da perseguire nella realizzazione di una tendopoli: funzionale dislocazione delle tende e dei servizi, uso omogeneo di tutta l’area a disposizione, semplice distribuzione dei percorsi, creazione di itinerari di afflusso delle merci distinta dalla normale viabilità.

Le caratteristiche che deve avere la rete viabile interna al campo sono: 1) Pochi percorsi carrabili principali di attraversamento dell’area, protetti, se possibile, con materiale (piastre, palanche e simili) che impedisca lo sprofondamento delle ruote dei mezzi; 2) Spazi di accumulo e magazzini tenda situati ai bordi del campo, per ridurre al minimo il transito dei mezzi pesanti; 3) Spazi esterni al campo per il parcheggio dei mezzi privati per evitare l’accesso direttamente al campo; 4) Accesso carrabile dentro il campo consentito solo a mezzi piccoli e medi, proteggendo, se possibile, anche questi passaggi con materiali idonei.

Lo spazio tra una tenda/piazzola o fra containers, deve essere di almeno 1 metro, per consentire il passaggio di un uomo e permettere la pulizia ed il passaggio di tubazioni. Il

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corridoio principale tra le tende deve essere almeno di 2 metri in quanto bisogna consentire una facile movimentazione delle merci; per i containers è consigliabile un corridoio di 3 metri in considerazione del minor grado di temporaneità dell’insediamento.

Ogni modulo tenda è composto generalmente da 5 tende complete di picchetti, corde, etc. e ciascuna tenda occupa una piazzola delle dimensioni di 5x6 metri.

I moduli containers sono invece moduli abitativi dotati di almeno una camera, una sala, una cucina, un bagno e un ripostiglio. Le loro dimensioni sono di circa 12x3 metri.

I moduli di servizio sono realizzati con padiglioni mobili per servizi igienici, costituiti con pannellature coibentate in lamiera zincata preverniciata e isolati con l’utilizzo di poliuterano espanso. Ogni unità è divisa in due parti (uomini e donne), ciascuna fornita di 3 wc, 3 lavabi, 1 doccia. Le dimensioni dei box sono: lunghezza 6,50 m, larghezza 2,70 m, altezza 2,50 m. Per una tendopoli che debba ospitare 500 persone saranno necessarie almeno 10 unità di servizio.

La distanza fra i moduli tenda e quelli destinati a servizi non dovrebbe superare i 50 metri e sarebbe meglio prevedere una fascia di rispetto di almeno 2 metri attorno ai moduli di servizio ad uso esclusivamente pedonale.

Il padiglione mensa si può realizzare con due tende delle dimensioni di 12x15 m ciascuna, disposte in posizione centrale rispetto al campo e affiancate da una cucina da campo.

Le attività a carattere amministrativo, legate alla gestione della tendopoli, andrebbero svolte in un modulo tende come già descritto, in cui sarà ospitato il personale della polizia, dell’anagrafe, delle radiocomunicazioni e di assistenza del cittadino. Tale modulo sarà posto ai bordi del campo, come pure il centro di smistamento merci.

La stima della popolazione ospitabile parte da alcune considerazioni: · Una tenda contiene al massimo 6 posti letto, ma difficilmente sarà occupata da sei persone in quanto ogni tenda sarà assegnata ad un nucleo familiare con una media di 4/5 membri, ottenendo una possibilità di ricovero di 24/30 persone per ciascun modulo. · Ogni container di circa 36 m2 può ospitare agevolmente 4 persone. Se si considera però che ogni container è assegnato ad un’unica famiglia, si può pensare di calcolare un’occupazione media di 3 persone per container.

STIMA DELLA POPOLAZIONE OSPITABILE Sup. min. Ospiti Totali N. tende N. Containers Sup. min. occupata occupata* 12-15 3 200 m2 4-6 300-400 m2 24-30 6 350 m2 8-10 600-700 m2 50-60 12 650 m2 18-20 1200-1400 m2 100 24 1200 m2 30-36 2000-2400 m2 250 60 3000 m2 75-90 5500-6000 m2 500 120 6000 m2 150-180 10000-12000 m2 *sono incluse le superfici necessarie per i servizi igienici, i tendoni mensa (per i grandi insediamenti), etc., sono escluse le aree di parcheggio

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Da quanto detto si deduce che un’area da adibire a tendopoli capace di accogliere 500 persone (20 moduli tende e 20 moduli servizi, 1 cucina da campo, 2 tende mensa, centro smistamento merci, modulo uffici, etc.), deve avere uno spazio di almeno 6000 m2, senza considerare l’area necessaria per l’afflusso ed il posizionamento delle colonne di soccorso, che deve essere attigua o almeno sufficientemente vicina e ben collegata alla tendopoli.

Invece un’area da adibire a campo containers che possa accogliere 500 persone (150-180 containers, uffici, posto medico, etc.) deve avere uno spazio utile di almeno 10000-12000 m2.

Per il Comune di Santa Ninfa sono state individuate 2 Aree d’Accoglienza Scoperte ove istituire campi di tende o containers per ospitare quella parte di popolazione che ha dovuto abbandonare la propria abitazione.

AREE DI ACCOGLIENZA SCOPERTE

Superficie Num. Nome Vie d’accesso sicure Tipologia [m2] Via E. Mattei Zona Artigianale 1 Via G. Fava 79983 Asfalto (P.I.P.) Via Dell’Artigianato Centro Terra – Asfalto - 2 Polisportivo Via Rosa Balistreri 23226 Cemento D.Alagna

La maggior parte delle aree appena descritte, hanno dei locali adiacenti come spogliatoi, wc o magazzini da utilizzare per allacciare la rete elettrica, d’acqua e fognaria e sono in ogni caso prossime ad importanti strade.

In base alla loro superficie, può essere fatta una stima di massima sul numero di persone che possono essere accolte in base alla tipologia del campo. Nella tabella che segue, si mettono a confronto le due possibili tipologie di campo tenendo presente che i valori trovati sono prettamente a carattere indicativo.

TENDE CONTAINERS

Popolazione Containers Popolazione Num. Nome Tende Num. Num. Num. Num.

1 Centro Servizi 120 500

Centro 2 Polisportivo 462 1940 D.Alagna

All’interno della Circolare prima citata, si fa inoltre riferimento ad alcuni schemi di tendopoli da prediligere nella formazione dei moduli, di seguito riportati.

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Schema n. 1 per Tende

- 1 Modulo tende (6 Tende); - 1 Modulo servizi (3 wc, 3 lavabi,i doccia);

Il modulo dei servizi deve essere ubicato alla fine della tendopoli nel senso della direzione prevalente dei venti locali. Per esempio, se il campo è stato insediato come nello schema, supponendo che il vento dominante provenga da Nord e che il campo sia orientato Nord-Ovest Sud-Est, il modulo sevizi deve essere posto a Sud-Ovest. L’intero modulo avrà la forma di rettangolo, per una superficie totale di 16x23 metri, uguale a circa 350 mq. NORD

Tenda Tenda

Tenda Accesso Tenda carrabile

Tenda Tenda

Modulo servizi

Schema n. 2 per Tende

- 1 Modulo tende (6 Tende); - 1 Modulo servizi (3 wc, 3 lavabi, 1 doccia);

Il modulo dei servizi deve essere posto alla sinistra (SO) della tendopoli nel senso della direzione prevalente dei venti locali. Per esempio se il campo è stato insediato come nello schema, supponendo che il vento dominante provenga da Nord e che il campo sia orientato Nord-Ovest Sud-Est, il modulo sevizi deve essere posto a Sud-Ovest. L’intero modulo avrà la forma di rettangolo, per una superficie totale di 14x27 metri, uguale a circa 380 mq.

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Nord- Ovest

s Tenda Tenda Tenda e r v Accesso carrabile i z

i Tenda Tenda Tenda

S u Sud-Est d - E s t Schema n. 1 per Containers

Questo modulo sarà formato da 4 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 10x29 metri, uguale a circa 300 mq. 4 CONTAINERS

Container Container

Accesso carrabile

Container Container

Schema n. 2 per Containers

Questo modulo sarà formato da 6 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 10x42 metri, pari a circa 400 mq. 6 CONTAINERS Disposizione in due file da tre containers ciascuna

Container Container Container

Accesso carrabile

Container Container Container

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Schema n. 3 per Containers

Questo modulo sarà formato da 6 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 16x28 metri, pari a circa 450 mq. 6 CONTAINERS

Disposizione in due file da tre containers ciascuna

Container Container

Accesso carrabile

Container Container

Accesso carrabile

Container Container

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3.2.8.4. AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE

Le Aree di Ammassamento Soccorritori e risorse sono quelle aree nelle quali far affluire i materiali, i mezzi e gli uomini che intervengono per svolgere le funzioni di direzione, coordinamento, operazioni di soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di emergenza. Tali aree devono essere poste in prossimità di nodi viari o comunque, devono essere raggiungibili anche da mezzi di grandi dimensioni.

E’ stata individuata l’area dell’urbanizzazione Magazzinazzi, facilmente raggiungibile in pochi minuti dallo svincolo Autostradale di Santa Ninfa o di Salemi (km. 6).

Le Aree d’Ammassamento dei Mezzi e dei Soccorritori saranno utilizzate per un periodo di tempo compreso tra poche settimane e qualche mese.

AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE

Superficie Num. Nome Vie d’accesso sicure Tipologia [m2] Urbanizzazione 1 S.S. 119 29223 Strade asfaltate Magazzinazzi

3.2.9. VIABILITÀ DI EMERGENZA

Si tratta di individuare i principali nodi viari e redigere il Piano della viabilità di emergenza sulla base degli scenari di rischio ipotizzati nel territorio comunale.

Il Piano di emergenza finalizzato prioritariamente ad assicurare una percorribilità in emergenza ai soccorritori, deve contenere almeno i seguenti elementi:

 La viabilità di emergenza è costituita dalle principali arterie stradali da riservare al transito prioritario dei mezzi di soccorso. successivamente si potranno e si dovranno individuare i percorsi alternativi e la viabilità di emergenza anche delle arterie secondarie.

 I cancelli ( luoghi nei quali le componenti delle FF.OO. assicurano con la loro presenza il filtro necessario per garantire la sicurezza delle aree esposte al rischio e nel contempo il necessario filtro per assicurare la percorribilità delle strade riservate ai soccorritori), riportati sinteticamente nella seguente tabella:

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REFERENTE delle FF.OO. n. progr. Ubicazione Nome Telefono/cellulare 1 Incrocio S.S.119 – S.S. 188 Geom. Ferreri Elio 0924-992204 – 329-1909525 Comandante P.M. 2 Incrocio SS.119 – S.P. n. 30 Come sopra 3 Incrocio S.C. n. 8 “Acquanova” – Area Come sopra artigianale 4 Incrocio SS.119 – S.C. n. 7 “Ferro” Come sopra 5 Incrocio S.C. n. 3 “Molinazzo” – Viale Come sopra G. Trombino – Viale Pirandello 6 Incrocio S.C. n. 2 “Santa Rosalia Come sopra Piraino” – Viale Pirandello 7 Incrocio S.C. n. 1 “Bonadore” – Via G. Come sopra La Masa 8 Incrocio S.S. 119 - Via Gibellina Come sopra 9 Incrocio Via Gibellina – Via Molo Come sopra

Tabella O: Cancelli

3.3. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE - OBIETTIVI

I lineamenti di pianificazione valgono ad individuare gli obiettivi principali che il Sindaco nella qualità di Autorità comunale di protezione civile deve conseguire per garantire un’efficace gestione dell’emergenza nell’ambito della direzione unitaria dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione.

Il piano d’emergenza, pertanto, è costituito dalla predisposizione delle attività di coordinamento e delle procedure che il Sindaco adotta per fronteggiare un evento calamitoso sul territorio, in modo da garantire l’effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell’emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita.

3.3.1. FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE

Il sistema di allertamento locale viene attivato dal Sindaco tramite il Comando di Polizia Municipale. Inoltre, il sindaco attiva per gli ulteriori interventi i Funzionari preposti all’Ufficio tecnico ed alla Protezione Civile.

Sindaco/o delegato Telefono/ Fax E-mail (nome cognome) cellulare Sindaco 0924-992232 0924-62100 [email protected] Dott. Lombardino Giuseppe 320-3003903 Responsabile Area Tecnica 0924-992212 0924-992245 [email protected] Arch. Morreale Vincenzo 347-6781659 Comandante Polizia Municipale 0924-992204 0924-992241 [email protected] Geom. Ferreri Elio 329-1909525 I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.

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3.3.2. COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE

Il Sindaco in caso di preallertamento (fasi di Preallerta e di Attenzione) o in caso di emergenza attiva il coordinamento operativo locale degli organismi interni al Comune ed esterni in grado di svolgere o supportare le azioni operative e di soccorso.

Il Comune applicherà gli schemi operativi e organizzativi previsti nel Metodo Augustus.

A tal fine, per rendere efficace e vitale il piano comunale di emergenza in materia di protezione civile, nel momento dell’emergenza si attiveranno le funzioni di supporto necessarie per l’azione del Sindaco.

Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi:  Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore  I singoli responsabili mantengono vivo, e quindi efficace, il Piano attraverso il quotidiano aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla propria funzione di supporto.  In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori specializzati nell’ambito della propria funzione di supporto.  Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di supporto attivate.

Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa esperti che già si conoscono e lavorano per il Piano di emergenza. Ciò porterà a una maggiore efficacia operativa fra le “componenti” e le “strutture operative” (amministrazioni locali, volontariato, Vigili del Fuoco, etc.).

3.3.3. PRESIDIO OPERATIVO COMUNALE

Il Sindaco si avvale, già a partire dalle prime fasi di allertamento, di un Presidio operativo organizzato nell’ambito della stessa struttura comunale composto dal referente della funzione tecnica di valutazione e pianificazione che fornisca le informazioni necessarie in merito all’evolversi dell’evento in atto o previsto e mantenga i contatti con le diverse amministrazioni ed enti interessati.

Il presidio operativo :  garantisce il rapporto costante con Regione, Libero Consorzio Comunale e Prefettura;  attiva la funzione tecnica di valutazione e pianificazione;  è attrezzato con un fax, un telefono e un computer.

Presidio Operativo Comunale Sede Palazzo Municipale Piazza Libertà

Funzionario/i Qualifica Telefono/cellulare Fax Email

Responsabile Area Servizi Arch. Vincenzo 0924-992212 0924- Tecnici e Gestione del [email protected] Morreale 347-6781659 992245 Territorio Geom. Ferreri Comandante Polizia 0924-992204 0924- [email protected] Elio Municipale 329-1909525 992241 I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo. Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 39 -

3.3.4. CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.)

Il Centro Operativo Comunale, coordinato e diretto dal Sindaco, è la struttura operativa h24 che opera attraverso le diverse funzioni di supporto individuate.

Il C.O.C. :  è organizzato per funzioni di supporto.  è ubicato nella sede municipale presso gli uffici dell’Area servizi Tecnici e Gestione del Territorio al piano primo di Piazza Libertà n. 1; presenta il seguente assetto:  sala operativa con le postazioni delle funzioni di supporto;  postazione radio  sala riunioni per gli incontri necessari al coordinamento;  segreteria per il raccordo tra le funzioni di supporto, attività amministrativa, protocollo

Il Sindaco, dunque, al verificarsi dell’emergenza, nell’ambito del territorio comunale, si avvale del C.O.C., per la direzione ed il coordinamento dei servizi e l’assistenza alla popolazione.

Per realizzare questo obiettivo, la struttura del C.O.C. è organizzata per Funzioni di supporto, coerentemente con le potenzialità operative del Comune. A tale proposito, per assicurare una maggiore funzionalità del sistema di protezione civile comunale, tenuto conto delle risorse operative disponibili e di alcune competenze svolte in modo omogeneo tra loro, alcune Funzioni, intestandosi agli stessi soggetti, sono state accorpate.

E’ ovvio che in caso di emergenza le Funzioni di supporto saranno attivate in parte o tutte a seconda delle peculiarità dell’evento.

Per ciascuna Funzione sono stati individuati i relativi responsabili che avranno il compito di organizzare le attività afferenti al settore di competenza, raccordandosi con i referenti degli Uffici o Enti operativamente coinvolti.

Le Funzioni previste sono le seguenti:

1 - TECNICO SCIENTIFICA – PIANIFICAZIONE

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI:

Attività propedeutica: ▪ acquisizione dei dati relativi alle diverse tipologie di rischio, ai fini delle attività di previsione, di prevenzione e di soccorso; ▪ individuazione delle soglie di rischio; ▪ verifica ed aggiornamento dei dati attinenti alle attività di competenza;

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In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti: ▪ la gestione dei rapporti tra tutte le varie componenti scientifiche e tecniche; ▪ l’interpretazione dei fenomeni e dei dati acquisiti dalle reti di monitoraggio; ▪ l’elaborazione di dati scientifici e tecnici e quindi delle proposte per fronteggiare l’emergenza. Questa funzione comprende la componente tecnico scientifica presente all’interno del Comune.

Di essa fanno quindi parte il Responsabile dell’Area Servizi Tecnici e Gestione del Territorio, quale responsabile, coadiuvato dal personale assegnato all’Area, dall’Ufficio di protezione civile ed in particolare, per le emergenze ambientali, fanno parte anche di questa Funzione per gli aspetti di competenza i Vigili del fuoco ed il Corpo Forestale.

Il referente dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche anche esterne al Comune (Dipartimento regionale protezione civile, Dipartimento Nazionale Protezione Civile) per l’interpretazione fisica del fenomeno e l’acquisizione degli elementi necessari per valutare e disporre gli interventi.

2 - SANITA', ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI:

Attività propedeutica: ▪ acquisizione dei dati, relativi alle diverse tipologie di rischio ed alle risorse, necessari ai fini delle attività di previsione, prevenzione e di soccorso; ▪ verifica e aggiornamento dei dati attinenti alle attività di competenza; ▪ elaborazione delle procedure per il coordinamento delle varie componenti, istituzionali o appartenenti al volontariato, impegnate nel soccorso alla popolazione in emergenza; In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ la gestione del soccorso sanitario, del soccorso veterinario e del servizio di assistenza sociale; ▪ il monitoraggio della situazione sotto il profilo sanitario, veterinario e dell’assistenza sociale; ▪ l’informazione al Sindaco circa la situazione in atto e la situazione dei soccorsi e delle risorse impiegate e disponibili e quindi dell’eventuale necessità di reperire ulteriori risorse e mezzi. Questa funzione prevede l’attivazione dei responsabili del Servizio Sanitario locale e del Servizio Veterinario, della Centrale Operativa SUES 118 PA-TP, del Dirigente dei Servizi Sociali e dell’Assistente Sociale del Comune, di un rappresentante della C.R.I. di Trapani e delle Organizzazioni di volontariato che operano nel settore socio sanitario. Il Responsabile della Funzione curerà anche il raccordo con le strutture sanitarie presenti sul territorio. Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 41 -

3 – VOLONTARIATO

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI:

Attività propedeutica: Redigere un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili , in termini di mezzi, uomini e professionalità specifiche monitorandone la dislocazione. Il coordinatore provvederà ad organizzare esercitazioni congiunte con altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle suddette Organizzazioni, d’intesa con il Servizio Regionale per la Libero Consorzio Comunale di Trapani del Dipartimento Regionale della protezione civile.

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ il raccordo delle attività delle organizzazioni di volontariato,d’intesa con il Servizio Regionale per la Libero Consorzio Comunale di Trapani del Dipartimento Regionale della protezione civile; ▪ la disponibilità delle risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni , in particolare per l’attività di informazione e di assistenza alla popolazione.

4 - MATERIALI E MEZZI

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI:

Attività propedeutica: ▪ acquisizione dei dati e delle informazioni relativi alle risorse: materiali, attrezzature tecniche, macchine operatrici e mezzi di trasporto, con notizie circa la reperibilità, la disponibilità, il tipo di trasporto ed i tempi necessari per l’arrivo in zona; ▪ individuazione dei materiali e mezzi necessari a fronteggiare gli eventi; ▪ aggiornamento costante delle risorse disponibili;

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ il supporto nelle operazioni di soccorso; ▪ l’aggiornamento in tempo reale del quadro delle risorse; ▪ il reperimento e l’acquisizione dei materiali e mezzi occorrenti; ▪ i contatti con il rappresentante del C.O.M. (ove istituito dal Prefetto) e dal C.C.S. presso la Prefettura per la richiesta di materiali e/o mezzi, in caso di necessario supporto;

La Funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 42 -

emergenza di qualunque tipo.

Questa funzione si occupa del censimento dei materiali e dei mezzi in dotazione all’Amministrazione allo scopo di fornire un quadro costantemente aggiornato utile per la gestione operativa degli interventi.

Il responsabile di tale funzione dovrà assicurare periodiche verifiche sulla disponibilità reale delle risorse, sul loro stato di efficienza, sulla reperibilità dei detentori privati.

5 – SERVIZI ESSENZIALI ED ATTIVITA’ SCOLASTICHE

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI

Attività propedeutica:

▪ Assicurare il periodico aggiornamento dei servizi essenziali e dei rispettivi referenti in ambito locale. ▪ Tenere costantemente aggiornato il quadro delle scuole e la popolazione scolastica. A questo ultimo proposito il responsabile della Funzione deve assicurare l’aggiornamento dei piani di evacuazione degli edifici scolastici in raccordo con i dirigenti delle scuole.

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti: ▪ Il ripristino dei servizi essenziali e delle linee e/o utenze attraverso l’intervento degli Enti di gestione. ▪ In ambito scolastico, la predisposizione ed attuazione delle misure di sicurezza della popolazione scolastica.

Fanno parte di questa Funzione i rappresentanti di: ▪ Aziende erogatrici di servizi (luce, acqua, gas, smaltimento rifiuti); ▪ Ditte distribuzione carburanti; ▪ Ditte e imprese erogatrici di servizi.

6 - CENSIMENTO DANNI, PERSONE E COSE

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI :

Attività propedeutica: ▪ acquisizione dei dati, relativi alle diverse tipologie di rischio, utili ai fini delle attività di rilevamento dei danni in caso di evento calamitoso; Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 43 -

▪ predisposizione di un piano per il tempestivo censimento dei beni danneggiati con specifica modulistica per un rilevamento omogeneo; ▪ determinazione dei settori di intervento con individuazione di esperti del settore sanitario, industriale e commerciale per le verifiche di agibilità ed il rilevamento danni in caso di calamità; In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ la verifica speditiva della stabilità e dell'agibilità degli edifici danneggiati; ▪ il rilevamento e censimento dei danni riferiti a: persone, edifici pubblici e privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive e commerciali, opere di interesse artistico e culturale, infrastrutture pubbliche, agricoltura e zootecnia; ▪ l'indicazione degli interventi urgenti per l'eliminazione delle situazioni di pericolo.

L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso per determinare sulla base dei risultati riassunti in schede riepilogative gli interventi d’emergenza.

Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni riferito a: ▪ persone ▪ edifici pubblici ▪ edifici privati ▪ impianti industriali ▪ servizi essenziali ▪ attività produttive ▪ opere di interesse culturale ▪ infrastrutture pubbliche ▪ agricoltura e zootecnia

Per il censimento di quanto descritto il responsabile di questa funzione si avvarrà di funzionari dell’Ufficio Tecnico, dell’Ufficio Anagrafe e dell’Ufficio Affari Generali del Comune, dei Vigili del Fuoco, dei funzionari regionali e Libero Consorzio Comunaleli incaricati dai rispettivi Enti, dei funzionari del settore sanitario e veterinario.

7 - STRUTTURE OPERATIVE LOCALI – VIABILITA’

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI :

Attività propedeutica: ▪ studio della viabilità in base agli scenari di rischio, l’individuazione dei "cancelli" per regolare il traffico nelle zone colpite e dei percorsi alternativi;

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▪ verifica ed aggiornamento del piano di viabilità in funzione delle nuove e/o momentanee limitazioni di traffico;

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ la disciplina della circolazione con limitazione del traffico nelle aree a rischio e regolamentazione degli afflussi dei soccorsi; ▪ la gestione operativa dell’emergenza e dei trasporti. La Funzione riguardante il trasporto è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al trasferimento dei mezzi, ad ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei cancelli di accesso per regolare il flusso dei soccorritori. Sono referenti di questa funzione: la Libero Consorzio Comunale regionale, l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, il Corpo Forestale, i Vigili del Fuoco, l’ANAS, il volontariato.

8 – TELECOMUNICAZIONI

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI :

Attività propedeutica: Acquisizione dei dati relativi al sistema delle telecomunicazioni d’intesa con il responsabile territoriale Telecom, con il rappresentante dei radioamatori presenti sul territorio, al fine di organizzare una rete di telecomunicazione affidabile in caso di evento di notevole gravità.

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ la gestione del servizio delle telecomunicazioni curando i rapporti con le Società interessate; ▪ l’immediato ripristino delle linee in caso di interruzione del servizio di telecomunicazione; ▪ l’attivazione immediata della rete dei radioamatori per assicurare la comunicazione radio sul territorio comunale.

9 – ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI :

Attività propedeutica: ▪ l’acquisizione dei dati e delle informazioni, relativi ai diversi scenari, utili ai fini dell’attività di soccorso ;

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▪ l’individuazione e verifica dei luoghi di ricovero; ▪ il censimento ed aggiornamento delle “aree di attesa” e” delle aree di ricovero”, della recettività delle strutture turistiche e della relativa disponibilità: ▪ il censimento ed aggiornamento delle risorse necessarie per l’assistenza alla popolazione, in particolare delle ditte distributrici di alimentari e generi di prima necessità. In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ l’assistenza alla popolazione rimasta senza tetto o soggetta ad altre difficoltà: alloggio, alimentazione, servizi; ▪ la gestione degli aiuti alla popolazione, con particolare riferimento alla individuazione delle priorità; ▪ la redazione degli atti necessari per la messa a disposizione di immobili o aree; ▪ la gestione, la continuità e la ripresa del servizio ed attività scolastica;

Fanno parte di questa Funzione i Servizi sociali del Comune, il Volontariato socio sanitario;

10 – BENI CULTURALI

Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI :

Attività propedeutica: ▪ Predispone, gestisce e cataloga l’elenco dei beni culturali del territorio comunale; ▪ Predispone ed elabora le procedure per la salvaguardia e la messa in sicurezza dei beni culturali; ▪ Gestisce e addestra il personale e i volontari per specializzarli ad intervenire nel settore di competenza; ▪ Predispone e verifica piani di emergenza per i fruitori degli spazi mussali.

In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ Operatività in emergenza specifica per la salvaguardia e messa in sicurezza dei beni culturali.

Istituzioni/Enti di riferimento: ▪ Soprintendenza BB.CC.AA.; ▪ Responsabile Museo; ▪ Responsabile Riserva naturale integrale “Grotta di Santa Ninfa”.

11 – FUNZIONE SEGRETERIA

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Responsabile: ______(vedi ALLEGATO A - Provvedimento sindacale di nomina dei componenti delle Funzioni di Supporto)

COMPITI:

Attività propedeutica: ▪ Predisporre, gestire e aggiornare rubrica Istituzioni, Enti Pubblici e privati, Ditte e Imprese; ▪ svolge i compiti di segreteria del C.O.C., coordinamento tra i Servizi comunali e le funzioni; ▪ predispone e gestisce l’attività amministrativa del C.O.C. ▪ gestisce il protocollo della posta del C.O.C.; ▪ gestisce e aggiorna l’elenco del personale comunale disponibile; In fase di emergenza attua gli adempimenti inerenti : ▪ raccoglie e elabora e gestisce e rende disponibili i dati all’emergenza; ▪ gestisce i rapporti con l’informazione; ▪ predispone e pubblicizza gli avvisi alla popolazione

Istituzioni/Enti di riferimento: ▪ Tutte le Istituzioni, Enti pubblici e privati, Società ed altro preposte alle attività del C.O.C.

3.3.5. ATTIVAZIONE DEL PRESIDIO TERRITORIALE

Il Sindaco attiva il Presidio Operativo Territoriale predisponendo gli atti per mobilitare tutti i tecnici del Comune, sotto le direttive del Responsabile dell’Area Servizi Tecnici, il quale potrà valutare l’eventuale dislocazione nel territorio di squadre di tecnici ed operai.

Il Presidio Operativo Territoriale si compone di squadre miste (personale dei propri uffici tecnici, del volontariato locale ed eventualmente delle diverse strutture operative presenti sul territorio laddove disciplinato tramite accordi e protocolli d’intesa ai sensi della normativa vigente, per il controllo dei punti critici, delle aree soggette a rischio, dell’agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza). Il Presidio Territoriale curerà inoltre un sistema di vigilanza sul territorio per garantire in via immediata le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte a rischio.

Presidio Territoriale Sede Piazza Libertà, 1 – Palazzo Municipale Comunale Telefono Funzionario/i Qualifica Fax E-mail Cellulare Dott. Lombardino 0924-992232 Sindaco 0924-62100 [email protected] Giuseppe 320-3003903

Arch. Morreale Responsabile 0924-992212 0924-992245 [email protected] Vincenzo Funzione 347-6781659

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Tecnico Scientifica e Pianificazione Comandante 0924-992204 Geom. Ferreri Elio 0924-992241 [email protected] P.M. 329-1909525

Squadra del Telefono Presidio Responsabile Fax E-mail Cellulare Territoriale

Corpo Forestale 1515

Vigili del Fuoco 115

I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.

3.3.6. FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI

L’efficace gestione dell’emergenza non può prescindere dalla possibilità di disporre di un sistema di telecomunicazioni adeguato che consenta, anche in situazione di criticità, i collegamenti tra la struttura di coordinamento e le squadre che operano sul territorio.

A tal fine il Sindaco potrà avvalersi degli operatori telefonici di telefonia fissa e mobile e delle reti radio presenti sul territorio (istituzionali o del volontariato radioamatoriale), provvedendo a definire con dettaglio il flusso di comunicazioni per evitare sovrapposizioni o lacune nel sistema di comando e controllo.

La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gli uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell'area colpita attraverso l'impiego necessario di ogni mezzo di Telecomunicazioni idoneo a garantire i collegamenti fra i vari centri operativi ed al tempo stesso per diramare comunicati, allarmi, ecc.

3.3.7. SISTEMI DI ALLARME PER LA POPOLAZIONE

L’attivazione dell’allarme - e del cessato allarme - verso la popolazione in caso di pericolo e dell’avvio della procedura di evacuazione, attraverso l’ordine del Sindaco, è segnalato tramite sirene, altoparlanti montati su autovetture, altri sistemi acustici) o per via telefonica e/o porta a porta, utilizzando il Volontariato e la Polizia Municipale, in coordinamento con le altre Forze dell’Ordine ed i Vigili del fuoco.)

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Modalità di Ente/servizio/organizzazione allertamento Referente Telefono/cellulare (Polizia Municipale, volontariato…) alla popolazione 0924-992204 POLIZIA MUNICIPALE Altoparlanti Geom. Ferreri Elio 329-1909525 I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.

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4. SCENARI DI RISCHIO DA CAUSA NATURALE O ANTROPICA

Nel presente capitolo si descrivono gli scenari di rischio che possono verificarsi nel territorio comunale causati da eventi prevedibili e non prevedibili.

L’evento che porta all’emergenza può essere:

- naturale, cioè dovuto a fattori ambientali e territoriali che insorgono spontaneamente nei quali l'attività dell'uomo può ritenersi pressoché inesistente (indicativamente possono ricomprendersi i fatti legati ai rischi idrogeologico ed idraulico, il rischio sismico, i fenomeni meteorologici come le ondate di calore, le nevicate, le gelate, i forti venti, la nebbia, ecc.);

- antropico, ovvero provocato dal fattore umano, in cui pertanto l'attività dell'uomo è la causa scatenante e prioritaria (è il caso del rischio incendio, del rischio da trasporto stradale, ferroviario ed aereo, eventualmente aggravato dal rilascio di sostanze pericolose, del rischio industriale, ecc.. );

Gli eventi derivanti dai rischi possono suddividersi in:

- eventi prevedibili, per i quali, in base alle conoscenze e tecniche attuali, si è in grado di prevedere e quindi di predisporre azioni di difesa e di autoprotezione della popolazione e delle cose (è il caso delle condizioni atmosferiche avverse per le quali la popolazione può essere allertata affinché si adoperi per cautelare le proprie cose e si auto tuteli, sempre che le condizioni non abbiano avuto una evoluzione talmente rapida da impedire la formazione di una previsione);

- eventi non prevedibili per i quali la natura dello stesso accadimento o la mancanza di attività di vigilanza, rendono impossibile avere un preavviso certo e tempestivo che consenta una efficace assunzione di contromisure (Vi rientrano il rischio sismico e tutti i rischi antropici, quali il rischio legato ai trasporti, il rischio industriale, gli incendi, le esplosioni, ad es. di impianti GPL o metaniferi, od anche

dovute ad azioni criminali).

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4.1. RISCHIO SISMICO

4.1.1. ANALISI DEL RISCHIO

L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinando un impatto sociale ed economico rilevante. La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. Dall’andamento della linea nell’immagine si capisce perché, di fatto, solo la Sardegna non risenta particolarmente di eventi sismici.

La sismicità più elevata si concentra nella parte centro- meridionale della penisola - lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia) - in Calabria e Sicilia, ed in alcune aree settentrionali, tra le quali il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale.

I terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni economici consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 150.000 milioni di euro, che sono stati impiegati per il ripristino e ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale.

In Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l’energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in altri Paesi ad elevata sismicità, quali la California o il Giappone. Ciò è dovuto principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio.

Con il termine rischio sismico si indica una stima delle perdite complessive causate dai terremoti che potranno interessare in un determinato periodo una determinata area.

Questa stima può essere espressa in diversi modi. Per esempio attraverso il costo dei danni subiti dagli edifici, il costo complessivo in termini economici e sociali subito dalla popolazione dell'intero paese, oppure attraverso il numero prevedibile di morti e feriti.

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Per sapere qual è il rischio STIMA DEI CROLLI IN 100 ANNI sismico in una certa zona è necessario conoscere: PERCENTUALE SUL TOTALE DELLE ABITAZIONI PER COMUNE La pericolosità sismica dell'area, ossia la probabilità che in un certo intervallo di tempo sia interessata da forti terremoti che possono produrre danni;

Quali opere costruite dall'uomo vi sono, qual è la loro importanza e vulnerabilità e quindi qual è la loro resistenza al terremoto;

Quante persone vivono in quella zona e quindi qual è la sua esposizione al terremoto.

Carta del rischio sismico.

(Fonte: Dipartimento della Protezione Civile - Gruppo di lavoro esperti sul rischio sismico, 1996)

pericolosità x vulnerabilità x esposizione (terremoti) (edifici vulnerabili) (popolazione)  rischio sismico

La sismicità (frequenza e forza con cui si manifestano i terremoti) è una caratteristica fisica del territorio, al pari del clima, dei rilievi montuosi e dei corsi d’acqua. Conoscendo la frequenza e l’energia (magnitudo) associate ai terremoti che caratterizzano un territorio ed attribuendo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una certa magnitudo, in un certo intervallo di tempo, possiamo definire la sua pericolosità sismica. Un territorio avrà una pericolosità sismica tanto più elevata quanto più probabile sarà, a parità di intervallo di tempo considerato, il verificarsi di un terremoto di una certa magnitudo.

Le conseguenze di un terremoto, tuttavia, non sono sempre gravi: molto dipende infatti, Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 52 -

dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica. Questa caratteristica, o meglio la predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata da una scossa sismica, si definisce vulnerabilità. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze che ci si deve aspettare in seguito alle oscillazioni cui la struttura sarà sottoposta.

Infine, la maggiore o minore presenza di beni a rischio e, dunque, la conseguente possibilità di subire un danno (economico, in vite umane, ai beni culturali, ecc...), viene definita esposizione (di vite umane, beni economici, beni culturali).

Il rischio sismico è determinato da una combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione ed è la misura dei danni che, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti), ci si può attendere in un dato intervallo di tempo.

In Italia, possiamo attribuire alla pericolosità sismica un livello medio-alto, per la frequenza e l’intensità dei fenomeni che si susseguono. La Penisola italiana, però, rispetto ad altri Paesi, come la California o il Giappone, nei quali la pericolosità è anche maggiore, ha una vulnerabilità molto elevata, per la notevole fragilità del suo patrimonio edilizio, nonché del sistema infrastrutturale, industriale, produttivo e delle reti dei servizi. Il terzo fattore, l’esposizione, si attesta su valori altissimi, in considerazione dell’alta densità abitativa e della presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo. In questo senso è significativo l’evento del 1997 in Umbria e Marche, che ha fortemente danneggiato circa 600 chiese e, emblematicamente, la Basilica di S. Francesco d’Assisi.

L’Italia è dunque un Paese ad elevato rischio sismico, inteso come perdite attese a seguito di un terremoto, in termini di vittime, danni alle costruzioni e conseguenti costi diretti e indiretti.

Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche.

La legislazione antisismica italiana, allineata alle più moderne normative a livello internazionale prescrive norme tecniche in base alle quali un edificio debba sopportare senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti, salvaguardando prima di tutto le vite umane.

Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione.

Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo.

A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003. Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 53 -

Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 - "Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.

Zona 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti.

Zona 2 - Nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti.

Zona 3 - I Comuni interessati in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti.

Zona 4 - E' la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse.

Di fatto, sparisce il territorio “non classificato”, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1=0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g).

L'attuazione dell'ordinanza n.3274 del 2003 ha permesso di ridurre notevolmente la distanza fra la conoscenza scientifica consolidata e la sua traduzione in strumenti normativi e ha portato a progettare e realizzare costruzioni nuove, più sicure ed aperte all’uso di tecnologie innovative.

Le novità introdotte con l’ordinanza sono state pienamente recepite e ulteriormente affinate, grazie anche agli studi svolti dai centri di competenza (Ingv, Reluis, Eucentre). Un aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall’opcm 3274/03, è stato adottato con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006.

Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’OPCM n. 3519, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche.

Zona Accelerazione con probabilità di sismica superamento pari al 10% in 50 anni (ag)

1 ag >0.25

2 0.15

3 0.05

4 ag ≤ 0.05

Suddivisione delle zone sismiche in relazione all’accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06)

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Carte di pericolosità sismica del territorio nazionale: prodotti di base nella proposta di riclassificazione

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4.1.2. LA CLASSIFICAZIONE SISMICA IN SICILIA

Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, la Regione Siciliana con Delibera di Giunta Regionale n. 408 del 19 dicembre 2003 ha classificato il proprio territorio in QUATTRO ZONE SISMICHE sulla base di analisi che tengono conto anche degli effetti massimi attesi:

▪ ZONA 1 - comprende l’area dello STRETTO DI MESSINA e la zona del BELICE;

▪ ZONA 2 - quasi tutto il resto della Sicilia;

▪ ZONA 2* - Comuni dell’intero settore della Sicilia orientale classificati in ZONA 2 per i quali vengono previste le verifiche e le limitazioni tecniche previste per la ZONA 1 limitatamente alle strutture strategiche e rilevanti di cui al comma 2 dell’art. 3 dell’ all’OPCM n.3274/2003 come ospedali, scuole ecc.;

▪ ZONA 3 - parte del settore centro-meridionale dell'isola;

▪ ZONA 4 - parte del settore centro-meridionale dell'isola.

4.1.3. I TERREMOTI IN SICILIA

I terremoti più significativi per il territorio della Sicilia avvengono:

▪ nel settore orientale, soggetto a forti deformazioni determinate dall’apertura del bacino Ionico; ▪ lungo la catena dei Nebrodi-Madonie-Monti di Palermo, che rappresentano il prolungamento della catena appenninica e quindi una porzione del corrugamento determinato dallo scontro tra zolla Africana ed Europea; ▪ nella zona del Belice; ▪ nelle aree a vulcanismo attivo dell’Etna e delle Isole Eolie. ▪ Terremoti di energia inferiore avvengono anche nel Mar Tirreno meridionale, Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 57 -

nell’area delle isole Egadi e della fascia costiera occidentale, nel Canale di Sicilia.

4.1.4. I TERREMOTI IN SICILIA OCCIDENTALE

La Valle del Belice rappresenta il tipico caso di un’area riconosciuta sismica solo in seguito ai terremoti del 1968. Questo si verifica quando la sismicità è caratterizzata da LUNGHI PERIODI DI RITORNO, in questo caso nell’ordine di migliaia di anni.

Sebbene di MAGNITUDO MODERATA rispetto ai grandi terremoti distruttivi della Sicilia orientale, la sequenza sismica del 1968 ha prodotto uno scenario di danno assai grave per il verificarsi di numerose forti scosse nel giro di pochi giorni.

15 gennaio 1968, intensità massima = X° MCS

La scossa principale (di magnitudo 5.9) si è verificata il 15 gennaio, preceduta da quattro forti premonitrici. Nei giorni seguenti seguirono varie repliche, le più forti delle quali furono il 16 e 25 gennaio (di magnitudo rispettivamente 5.7 e 5.6). Questo ha determinato uno scenario di danneggiamento particolarmente grave: ciò che era ancora in piedi alle prime scosse sarebbe crollato del tutto con i terremoti successivi.

Gibellina, Montevago, Salaparuta e Poggioreale furono totalmente distrutti e pertanto si decise di ricostruirli altrove; S. Margherita del Belice, Partanna e Santa Ninfa ebbero danni gravissimi ma mantennero lo stesso sito, sebbene profondamente modificato nell’assetto urbanistico.

Le vittime furono circa 300.

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Santa Ninfa è uno dei tanti comuni della Valle del Belice che è stato interessato dall’importante fenomeno sismico del gennaio 1968. L’intensità di tale evento è stata dell’VIII grado della scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg).

Secondo la classificazione sismica contenuta nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003 e secondo la Nuova Classificazione Sismica adottata dalla Regione Siciliana con Delibera di Giunta Regionale n. 408 del 19 Dicembre 2003, il Comune di Santa Ninfa ricade all’interno della ZONA 1 (zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti)

Il rischio sismico sul territorio comunale è dato da due fattori:

1. Livello base di pericolosità: consiste nella probabilità che un determinato evento, di una certa intensità, avvenga in quel territorio in un determinato tempo di ritorno.

2. Livello locale di vulnerabilità: è determinato dalle caratteristiche del patrimonio edilizio esistente, dall’esposizione urbanistica e dalle caratteristiche dei terreni.

Per la determinazione del livello di pericolosità dell'area, si fa riferimento ai dati forniti dal S.S.N. e dal GNDT circa la macrozonazione sismica, che individuano il territorio di Santa Ninfa come un’area in cui la massima intensità registrata è stata pari all’VIII grado della scala MCS con tempo di ritorno di 475 anni (dati forniti dal S.S.N.).

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Mappa della pericolosità sismica in Italia Intensità macrosismica con T = 475 anni

Si fa inoltre riferimento ai risultati dell’analisi di rischio sismico elaborata da GNDT-ING- SSN nel 1996 e ad oggi gli unici disponibili. Sono state prodotte delle carte di rischio sismico che rappresentano, rispettivamente, per ciascun comune e su base annua, l’ammontare atteso dei danni relativi al solo patrimonio abitativo e il numero medio delle persone coinvolte nei crolli di abitazioni.

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Danno totale annuo atteso del patrimonio abitativo per comune (metri quadri equivalenti)

Numero annuo atteso di persone coinvolte in crolli per comune

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4.1.5. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Come detto in precedenza per il Comune di Santa Ninfa è atteso un evento sismico dell’ VIII grado della scala MCS con tempo di ritorno di 475 anni, per il quale vengono descritti i seguenti danni:

“Scossa rovinosa. Lievi danni anche a strutture antisismiche, danni parziali a costruzioni ordinarie, caduta di ciminiere, monumenti, colonne, ribaltamento di mobili pesanti, cambiamento di livello nei pozzi. Rottura di rami d'albero e di palizzate. crepacci nel terreno e su pendii ripidi..”

Le carte fornite da GNDT, ING, SSN nel 1996 rappresentano rispettivamente, per ciascun comune e su base annua,l'ammontare atteso dei danni relativi al solo patrimonio e il numero medio delle persone coinvolte nei crolli di abitazioni. Dalla loro consultazione si evince che il Comune di Santa Ninfa, anche se classificato nella zona sismica 1, possiede una vulnerabilità delle infrastrutture pubbliche e private relativamente bassa.

Infatti, al verificarsi dell’evento atteso, avrebbe una bassissima percentuale di persone coinvolte in crolli (0.00 -0.05 %). In termini assoluti si può dire che il numero annuo atteso di persone coinvolte in crolli è di 3 al massimo. Questo perché il patrimonio immobiliare del comune è più resistente al terremoto ed è in grado di sopportare anche una scossa di forte intensità in quanto composto da edifici di nuova edificazione costruiti secondo le norme antisismiche o da edifici esistenti sui quali sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico,.

I dati estrapolati relativi al danno totale annuo atteso del patrimonio abitativo, danno un risultato, in termini di metri quadri di superficie abitativa danneggiata, che oscilla tra 0,00 m2 ed 200,00 m2. Per danno totale si intendono casi di crolli anche parziali, edifici inagibili e danneggiati.

In relazione al verificarsi dell’evento di riferimento ed in base ai dati di cui ad oggi si è in possesso, si può ipotizzare il seguente scenario di rischio:

Per quanto riguarda la rete delle infrastrutture e di trasporto si ipotizza una crisi generale della funzionalità del sistema urbano; tuttavia esistono delle zone a maggiore vulnerabilità come ponti, sottopassaggi e strade intercomunali di collegamento per cui si possono ipotizzare particolari casi: - vulnerabilità della viabilità in corrispondenza delle strade intercomunali che costeggiano scarpate per possibili distacchi di terreno e/o roccia con conseguente invasione della carreggiata; - Autostrada A29 in corrispondenza dei viadotti e delle gallerie; - Tratta ferroviaria FF.SS. Trapani – Palermo (via Castelvetrano) in corrispondenza dei ponti e gallerie presenti sul territorio;

Per quanto concerne la tipologia dei massimi danni attesi sul territorio a seguito dell’evento sismico, si possono elencare: - Casi di crollo e di danneggiamento grave di edifici non costruiti secondo le norme sismiche; - Diffusi casi di danneggiamento strutturale con conseguente inagibilità;

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- Numerosi casi di danneggiamento non strutturale diffuso; - Evacuazione massiccia del centro abitato; - Scene di panico tra la popolazione che si riversa nelle strade; - Congestionamento delle reti telefoniche e di traffico, con paralisi del servizio per 3-4 ore; - Incendi causati dalla rottura di tubazioni, corto circuiti, fornelli incustoditi, stufe rovesciate.

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4.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO

4.2.1. ANALISI DEL RISCHIO

Come detto nel capitolo riguardante l’inquadramento Ambientale e Territoriale, il Comune di Santa Ninfa, è attraversato lungo alcuni tratti dei confini comunali, da due corsi d’acqua a carattere puramente torrentizio: il Fiume Grande, il Fiume Freddo e il Modione. La portata di questi corsi, nei tratti che interessano il territorio comunale, è molto limitata ed anche nei periodi invernali di massima piovosità e non raggiunge mai livelli di attenzione.

Le informazioni riguardanti il grado di Rischio Idrogeologico nel Comune di Santa Ninfa sono state ricavate dall’analisi delle seguenti fonti:

1. Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Sicilia (P.A.I.); 2. Archivio AVI (Aree Vulnerate Italiane); 3. Linee guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico; 4. Studi Geologici finalizzati alla redazione del PRG e dati in possesso dell’Area Servizi Tecnici e Gestione del Territorio.

“Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Sicilia”, inquadra l’intero territorio della Regione Siciliana secondo le caratteristiche idrogeologiche ed esamina i bacini presenti, segnalando i dissesti. Attraverso il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, la Sicilia si dota, per la prima volta, di uno strategico ed organico strumento di pianificazione, di prevenzione e di gestione delle problematiche territoriali riguardanti la difesa del suolo. La finalità sostanziale del P.A.I. è pervenire ad un assetto idrogeologico del territorio che minimizzi il livello del rischio connesso ad identificati eventi naturali estremi, incidendo, direttamente o indirettamente, sulle variabili Pericolosità, Vulnerabilità e Valore Esposto. Pertanto, esso è un atto di pianificazione territoriale di settore che fornisce un quadro di conoscenze e di regole, basate anche sulle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio, finalizzate a proteggere l’incolumità della popolazione esposta ed a salvaguardare gli insediamenti, le infrastrutture e in generale gli investimenti. La conoscenza delle caratteristiche del territorio, effettuata attraverso l’acquisizione di studi ed indagini specifiche, unitamente alle verifiche dirette attraverso sopralluoghi e rilievi di campagna, ha consentito l’individuazione degli elementi a rischio. l’identificazione della tipologia dei fenomeni di dissesto presenti, la perimetrazione delle aree instabili, la relativa classificazione della pericolosità e del rischio. L’analisi delle criticità del territorio, ha permesso, inoltre, di formulare proposte d’intervento e determinare, quando possibile, il fabbisogno finanziario. Nel termine dissesto si inseriscono tutti quei fenomeni di disordine del territorio, che compromettono la vita economica di una persona, di un’azienda, di una comunità e a cui ci si riferisce solitamente con il termine “dissesto idrogeologico”. Per pericolosità si intende la probabilità che si realizzino condizioni di accadimento dell’evento calamitoso in una data area e viene distinta in pericolosità geomorfologica e pericolosità idraulica: a) pericolosità geomorfologica: è riferita a fenomeni di dissesto in atto e non riguarda quindi la pericolosità di aree non interessate da dissesto (propensione al dissesto); b) pericolosità idraulica: è correlata con la probabilità annua di superamento di una portata

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di riferimento (portata di piena), valutata in funzione di uno specifico tempo di ritorno (numero di anni in cui la portata di piena viene eguagliata o superata in media una sola volta). La pericolosità idraulica è quindi correlata all’inverso del tempo di ritorno di una portata di piena e, se disponibile, al relativo tirante idrico. L’area di pericolosità idraulica è rappresentata dall’area di inondazione, relativa al tempo di ritorno di una portata di piena, conseguente all’esondazione di un corso d’acqua naturale o artificiale. Si riportano le tabelle delle classi di pericolosità e di rischio nonché quella degli elementi a rischio: Tabella: Classi di pericolosità. P0 Pericolosità bassa

P1 Pericolosità moderata

P2 Pericolosità media

P3 Pericolosità elevata

P4 Pericolosità molto elevata

Nelle aree a pericolosità “molto elevata” (P4) ed “elevata” (P3): ▪ sono vietati scavi, riporti, movimenti di terra e tutte le attività che possono esaltare il livello di rischio atteso; ▪ è vietata la localizzazione, nell’ambito dei Piani Libero Consorzio Comunaleli e Comunali di Emergenza di Protezione Civile, delle "Aree di attesa", delle "Aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse" e delle "Aree di ricovero della popolazione".

Tabella: Definizione delle classi di rischio, R. DEFINIZIONE CLASSE RISCHIO MODERATO: per il quale i danni sociali, economici e al R1 patrimonio ambientale sono marginali. RISCHIO MEDIO: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture a al patrimonio ambientale che non pregiudicano R2 l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche. RISCHIO ELEVATO: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi,la interruzione R3 di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale. RISCHIO MOLTO ELEVATO: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle R4 infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche.

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Tabella: Caratterizzazione degli elementi a rischio, E.

Descrizione Classe

Case sparse - Impianti sportivi e ricreativi - Cimiteri - Insediamenti agricoli a bassa E1 tecnologia - Insediamenti zootecnici Reti e infrastrutture tecnologiche di secondaria importanza e/o a servizio di ambiti territoriali ristretti (acquedotti, fognature, reti elettriche, telefoniche, depuratori,…) - Viabilità secondaria (strade Libero Consorzio Comunaleli e comunali che non rappresentino E2 vie di fuga) - Insediamenti agricoli ad alta tecnologia -Aree naturali protette, aree sottoposte a vincolo ai sensi del D. L.vo 490/99. Nuclei abitati - Ferrovie - Viabilità primaria e vie di fuga – Aree di protezione civile (attesa, ricovero e ammassamento - Reti e infrastrutture tecnologiche di primaria importanza (reti E3 elettriche e gasdotti) - Beni culturali, architettonici e archeologici sottoposti a vincolo ai sensi del D.L.vo 490/99-Insediamenti industriali e artigianali - Impianti D.P.R. 175/88

Centri abitati - Edifici pubblici di rilevante importanza (es. scuole, chiese, ospedali, ecc.) E4

Il territorio comunale ricade all’interno di quattro Piani Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.):

▪ Bacino Idrografico del Fiume S. Bartolomeo (045) 1) ▪ Area Territoriale tra il bacino del Fiume Jato ed il bacino del Fiume S. Bartolomeo (044) ▪ Area Territoriale tra il bacino del Fiume San Bartolomeo e Punta di Solanto (046) 2) ▪ Bacino Idrografico del Fiume Arena (054) ▪ Area Territoriale tra il Bacino Idrografico del Fiume Arena ed il Bacino Idrografico del Fiume Modione (055) 3) ▪ Bacino idrografico del Fiume Modione ed Area Territoriale tra il Bacino Idrografico del F. Modione ed il Bacino Idrografico del F. Belice (056) 4) ▪ Bacino Idrografico del Fiume Belice (AG-PA-TP) - (057)

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4.2.2. DISSESTI GEOMORFOLOGICI:

Dalle relazioni dei bacini idrografici che comprendono il territorio comunale di Santa Ninfa si evince sommariamente che i dissesti in essi censiti non interessano nuclei abitati né tantomeno il centro abitato.

Interessano invece qualche tratto della S.S. 188 – centro occidentle sicula di collegamento tra Santa Ninfa e Gibellina Nuova, tratti di strada comunale, tratti di acquedotto interrato e di elettrodotto ed edifici isolati.

Per comprendere la consistenza dei dissesti geomorfologici che interessano il territorio comunale occorre estrapolare da ciascuna relazione inerente i bacini idrografici che suddividono il territorio le informazioni sullo stato di dissesto.

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PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (P.A.I.)

▪ Bacino Idrografico del Fiume S. Bartolomeo (045) 1) ▪ Area Territoriale tra il bacino del Fiume Jato ed il bacino del Fiume S. Bartolomeo (044) ▪ Area Territoriale tra il bacino del Fiume San Bartolomeo e Punta di Solanto (046)

Stato di dissesto del territorio comunale

L’estremo settore settentrionale del territorio comunale di Santa Ninfa, per una superficie molto limitata, ricade all’interno del bacino idrografico del Fiume S. Bartolomeo (045). Si tratta di una stretta fascia di territorio che interessa il settore sud-occidentale del bacino in studio. La morfologia di tale area è caratterizzata da pendii mediamente acclivi, costituiti dal punto di vista litologico da depositi di natura gessosa, e da terreni di natura detritico-argillosa. All’interno di tale ristretta porzione di territorio si sono riscontrati alcuni fenomeni franosi: si tratta di colamenti lenti, frane complesse, processi di deformazione superficiale lenta e dissesti dovuti ad erosione accelerata che interessano la coltre detritica o detritico-argillosa dei pendii considerati. Nel territorio considerato sono stati censiti in totale n° 14 dissesti nell’ambito dei quali sono state individuate le classi di pericolosità all’interno delle quali è stato individuato un solo elemento vulnerabile (un tratto di strada comunale) a rischio moderato (R1) come si evince dalla tabella seguente:

Libero Consorzio CTR Sigla Bacino idrografico Comune Località Tipologia Attività Pericolosità Rischio Comunale 1:10000 F. San Bartolomeo Santa 045-9SN-001 Trapani SUD FEUDO A PICCO 606150 9 A 2 - (045) Ninfa F. San Bartolomeo Santa 045-9SN-002 Trapani SUD FEUDO A PICCO 606150 9 A 2 - (045) Ninfa F. San Bartolomeo Santa 045-9SN-003 Trapani EST FEUDO A PICCO 606150 11 A 1 - (045) Ninfa F. San Bartolomeo Santa 045-9SN-004 Trapani FEUDO A PICCO 606150 11 A 2 - (045) Ninfa F. San Bartolomeo Santa NE MONTE 045-9SN-005 Trapani 606150 7 Q 0 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa NE MONTE 045-9SN-006 Trapani 606150 7 Q 0 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa NE MONTE 045-9SN-007 Trapani 606150 7 I 1 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa NW MONTE 045-9SN-008 Trapani 606150 11 A 2 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa NE MONTE 045-9SN-009 Trapani 606150 7 I 1 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa NE MONTE 045-9SN-010 Trapani 606150 7 I 1 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa EST MONTE 045-9SN-011 Trapani 606150 7 I 1 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa 045-9SN-012 Trapani CAPPELLONE 606150 5 S 0 1 (045) Ninfa F. San Bartolomeo Santa EST MONTE 045-9SN-013 Trapani 606150 5 Q 1 - (045) Ninfa FALCONE F. San Bartolomeo Santa EST MONTE 045-9SN-014 Trapani 606150 5 Q 1 - (045) Ninfa FALCONE

Nella tabella, per semplicità di lettura, i dati relativi alla tipologia, attività, pericolosità e rischio sono espressi con numeri e lettere secondo la seguente legenda.

TIPOLOGIA STATO DI ATTIVITA’ PERICOLOSITA’ RISCHIO 1 = Crollo e/o ribaltamento A = Attivo 0 = Bassa 1 = Moderato 2 = Colamento rapido I = Inattivo 1 = Moderata 2 = Medio 3 = Sprofondamento Q = Quiescente 2 = Media 3 = Elevato 4 = Scorrimento S = Stabilizzato artificialmente o 3 = Elevata 4 = Molto elevato 5 = Frana complessa naturalmente 4 = Molto elevata 6 = Espansione laterale – DPGV S.A. = Sito di attenzione 7 = Colamento lento 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) 10 = Calanchi 11 = Dissesti dovuti a processi erosivi intensi S.A. = Sito di Attenzione

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Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)

2) Bacino Idrografico del Fiume Arena (054)

Stato di dissesto del territorio comunale

La maggior parte del territorio comunale di Santa Ninfa ricade all’interno del bacino idrografico del Fiume Arena (054) per una superficie di circa 40 kmq.

Dal punto di vista morfologico il territorio presenta le caratteristiche di un paesaggio collinare dove alcune porzioni sono caratterizzate da versanti gessosi ai cui lineamenti aspri si contrappongono le morfologie più blande delle aree alla base di essi, dove affiorano litologie argillo-sabbiose della Formazione di Cozzo Terravecchia. Queste, che costituiscono la maggior parte degli affioramenti del territorio in studio, sono sede essenzialmente di fenomeni di soliflusso e dissesti dovuti ad erosione concentrata.

Gli affioramenti gessosi possono essere invece sede di fenomeni di crollo come nel caso di Monte del Coco (054-9SN-001; 054-9SN-002), c.da Mondura (054-9SN-009) e Montagna della Magione (054-9SN-013).

Nel territorio del comune di Santa Ninfa, sono stati censiti n° 16 fenomeni franosi e, oltre ai fenomeni già descritti, un dissesto inattivo dovuto a scorrimento rotazionale (054-9SN-004) interessa ancora le argille sabbiose ad ovest di Case Castelluzzi, mentre una frana complessa interessa le argille ed il detrito di falda a valle della Montagna della Menta (054-9SN-012) coinvolgendo la strada di collegamento tra il centro abitato e la SS 188 Centro-Occidentale Sicula.

Sempre in C.da La Menta, a SE di Timpone Pontillo, una colata inattiva (054-9SN-014) ha interessato il detrito di falda della montagna della Menta fino a lambire la SS 188 di collegamento tra Santa Ninfa e Gibellina; a Nord del centro abitato invece, i terreni marnoso-argillosi sono interessati da una colata attiva (054-9SN-016) che coinvolge la SS 188 Centro Occidentale Sicula.

Nel territorio del Comune di Santa Ninfa, le aree interessate dai sedici dissesti censiti, rientrano nella classe di pericolosità elevata (P3), in quella a pericolosità media (P2) ed in quella a pericolosità moderata (P1) per una superficie complessiva di 72,18 Ha.

In relazione alla determinazione delle classi di rischio, nel territorio comunale è stata individuate n. 3 aree a rischio elevato (R3), n°3 aree a rischio medio (R2) e n. 4 aree a rischio basso (R1) per una superficie complessiva di 1,70 Ha;

In tali aree ricadono, quali elementi vulnerabili, tratti di strada comunale e statale, tratti di un acquedotto interrato ed edifici isolati.

Bacino Libero Consorzio CTR Sigla Comune Località Tipologia Attività Pericolosità Rischio idrografico Comunale 1:10000

054-9SN-001 F. Arena (054) Trapani Santa C.da Mondura 618020 1 A 3 - Ninfa Santa C.da 054-9SN-002 F. Arena (054) Trapani 618020 1 A 3 3 Ninfa Fiumegrandotto Santa 054-9SN-003 F. Arena (054) Trapani E Casa Castelluzzi 618020 9 A 2 - Ninfa

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Bacino Libero Consorzio CTR Sigla Comune Località Tipologia Attività Pericolosità Rischio idrografico Comunale 1:10000 Santa 054-9SN-004 F. Arena (054) Trapani W Casa Castelluzzi 618020 4 I 1 - Ninfa Santa 054-9SN-005 F. Arena (054) Trapani C.da Bocche Cadute 618020 9 A 2 - Ninfa Santa 054-9SN-006 F. Arena (054) Trapani C.da Bocche Cadute 618020 9 A 2 2 Ninfa Santa 054-9SN-007 F. Arena (054) Trapani N M. S. Agostino 618030 9 A 2 - Ninfa Santa 054-9SN-008 F. Arena (054) Trapani E M. S. Agostino 618030 9 A 1 - Ninfa Santa 054-9SN-009 F. Arena (054) Trapani C.da Mondura 618030 1 A 3 - Ninfa Santa 054-9SN-010 F. Arena (054) Trapani C.da Giaramitaro 618030 11 A 1 - Ninfa Santa 054-9SN-011 F. Arena (054) Trapani S Casa Giaramita 618030 9 A 2 2 Ninfa Santa 054-9SN-012 F. Arena (054) Trapani C.da La Menta 618030 5 Q 1 3 Ninfa Santa 054-9SN-013 F. Arena (054) Trapani SE Timpone Pontillo 618030 1 A 3 - Ninfa Santa 054-9SN-014 F. Arena (054) Trapani SE Timpone Pontillo 618030 7 I 1 1 Ninfa Santa 054-9SN-015 F. Arena (054) Trapani SE Timpone Pontillo 618030 11 A 2 2 Ninfa Santa 054-9SN-016 F. Arena (054) Trapani N centro abitato 618030 7 Q 1 2 Ninfa Nella tabella, per semplicità di lettura, i dati relativi alla tipologia, attività, pericolosità e rischio sono espressi con numeri e lettere secondo la seguente legenda.

TIPOLOGIA STATO DI ATTIVITA’ PERICOLOSITA’ RISCHIO 1 = Crollo e/o ribaltamento A = Attivo 0 = Bassa 1 = Moderato 2 = Colamento rapido I = Inattivo 1 = Moderata 2 = Medio 3 = Sprofondamento Q = Quiescente 2 = Media 3 = Elevato 4 = Scorrimento S = Stabilizzato artificialmente o 3 = Elevata 4 = Molto elevato 5 = Frana complessa naturalmente 4 = Molto elevata 6 = Espansione laterale – DPGV S.A. = Sito di attenzione 7 = Colamento lento 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) 10 = Calanchi 11 = Dissesti dovuti a processi erosivi intensi S.A. = Sito di Attenzione

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Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)

▪ Area Territoriale tra il Bacino Idrografico del Fiume Arena ed il Bacino Idrografico del Fiume Modione (055) 3) ▪ Bacino idrografico del Fiume Modione ed Area Territoriale tra il Bacino Idrografico del F. Modione ed il Bacino Idrografico del F. Belice (056)

Stato di dissesto del territorio comunale

Il territorio comunale di Santa Ninfa si estende ad interessare i bacini dei fiumi Arena e Modione, solo una piccolissima parte (16 kmq.) ricade all’interno del bacino del F. Belice.

La morfologia è caratterizzata da pendii mediamente acclivi, costituiti da depositi argillo- sabbiosi e marnosi, che nella porzione settentrionale lasciano il posto a depositi di natura evaporitica.

Il territorio, in generale, non presenta particolari problemi di instabilità. Infatti, i sette dissesti censiti sono rappresentati da movimenti superficiali, di scarsa entità.

Stato di dissesto del centro urbano

Il centro abitato, che ricade all’interno del bacino del F. Modione, sorge su una modesta altura, la cui quota più elevata si attesta intorno ai 460 m. s.l.m., che nella parte occidentale è delimitata dallo spartiacque tra il F. Arena ed il F. Modione.

Il substrato è costituito da depositi marnosi passanti verso sud a terreni di natura argillosa ed argillo-sabbiosa. Anche l’abitato di Santa Ninfa non presenta particolari fenomeni di dissesto. Soltanto a Sud del Villaggio Sacramentello e nella zona dell’impianto di depurazione sono stati riscontrate modeste deformazioni superficiali lente (creep); in particolare sulla sponda sinistra del Vallone Scaldato, in prossimità del depuratore, lo scalzamento al piede operato dalle acque è causa dell’innescarsi di fenomeni di scorrimento rotazionale che provocano cedimenti della soprastante strada che costituisce l’unico accesso al depuratore.

Il valore di pericolosità dei 7 dissesti censiti nel territorio di Santa Ninfa ricade nelle classi P2 e P3, in particolare:  n. 5 aree a pericolosità media (P2);  n. 2 aree a pericolosità elevata (P3).

Le n. 5 aree a pericolosità media (P2) si hanno in corrispondenza di aree interessate da deformazioni superficiali lente e da scorrimenti rotazionali;

Le n. 2 aree a pericolosità elevata (P3) si hanno in corrispondenza dello scorrimento (056- 9SN-001) e del crollo (056-9SN-002).

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Per quanto attiene la determinazione delle classi di rischio sono state individuate n. 6 aree di cui:  n. 4 aree a rischio moderato (R2);  n. 2 aree a rischio molto elevato (R3). Gli elementi coinvolti sono: elettrodotto (E3), strada comunale (E2) e case sparse (E1).

Libero Consorzio CTR Sigla Bacino idrografico Comune Località Tipologia Attività Pericolosità Rischio Comunale 1:10000 F.Modione e Area tra F. Santa 056-9SN-001 Trapani Ovest Case Palmeri 618030 4 A 3 3 Modione e F. Belice (056) Ninfa F.Modione e Area tra F. Santa C.da Baiate, Sud 056-9SN-002 Trapani 618030 1 A 3 - Modione e F. Belice (056) Ninfa S.S. n.119 F.Modione e Area tra F. Santa C.da Baiate, Sud 056-9SN-003 Trapani 618030 9 A 2 - Modione e F. Belice (056) Ninfa S.S. n.119 F.Modione e Area tra F. Santa C.da Baiate, Sud 056-9SN-004 Trapani 618030 9 A 2 - Modione e F. Belice (056) Ninfa S.S. n.119 F.Modione e Area tra F. Santa Sud Villaggio 056-9SN-005 Trapani 618030 9 A 2 3 Modione e F. Belice (056) Ninfa Sacramentello F.Modione e Area tra F. Santa 056-9SN-006 Trapani Scaldato 618030 9 A 2 - Modione e F. Belice (056) Ninfa F.Modione e Area tra F. Santa 056-9SN-007 Trapani Depuratore 618030 4 A 2 2 Modione e F. Belice (056) Ninfa Nella tabella, per semplicità di lettura, i dati relativi alla tipologia, attività, pericolosità e rischio sono espressi con numeri e lettere secondo la seguente legenda.

TIPOLOGIA STATO DI ATTIVITA’ PERICOLOSITA’ RISCHIO 1 = Crollo e/o ribaltamento A = Attivo 0 = Bassa 1 = Moderato 2 = Colamento rapido I = Inattivo 1 = Moderata 2 = Medio 3 = Sprofondamento Q = Quiescente 2 = Media 3 = Elevato 4 = Scorrimento S = Stabilizzato artificialmente o 3 = Elevata 4 = Molto elevato 5 = Frana complessa naturalmente 4 = Molto elevata 6 = Espansione laterale – DPGV S.A. = Sito di attenzione 7 = Colamento lento 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) 10 = Calanchi 11 = Dissesti dovuti a processi erosivi intensi S.A. = Sito di Attenzione

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Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)

4) Bacino Idrografico del Fiume Belice (AG-PA-TP) - (057)

Stato di dissesto nel territorio comunale

L’estremo settore orientale del territorio comunale di Santa Ninfa, per una superficie molto limitata, ricade all’interno del bacino idrografico del F. Belice. Si tratta di una stretta fascia di territorio che interessa i versanti meridionali di M. Finestrelle.

La morfologia di tale area è caratterizzata da pendii mediamente acclivi, costituiti dal punto di vista litologico da depositi di natura gessosa, e da terreni di natura detritico-argillosa.

All’interno di tale ristretta porzione di territorio si sono riscontrati alcuni fenomeni franosi: si tratta di fenomeni di crollo potenzialmente verificabili dai fronti gessosi più acclivi e di colamenti lenti o scorrimenti che interessano la coltre detritica o detritico-argillosa che caratterizza i pendi in oggetto. Tali dissesti interferiscono con il tracciato della Strada Libero Consorzio Comunalele n. 119 e di altre vie di comunicazione secondarie, comportando, tuttavia, livelli di pericolosità e rischio non elevati.

Nel territorio in esame, nell’ambito degli 8 dissesti censiti, sono state individuate 4 classi di pericolosità:  n. 3 ricadono nella classe a pericolosità moderata (P1);  n. 2 ricadono nella classe a pericolosità media (P2);  n. 1 ricade nella classe a pericolosità elevata (P3);  n. 2 ricadono nella classe a pericolosità molto elevata (P4);

In relazione alla determinazione delle classi di rischio sono state individuate n. 7 aree a rischio di cui:  n. 3 aree a rischio moderato (R1);  n. 2 aree a rischio medio (R2);  n. 2 aree a rischio elevato (R3).

Nelle aree a rischio R1 ricadono vie di comunicazione secondarie.

Nelle aree a rischio R2 ricadono i seguenti elementi vulnerabili: • vie di comunicazione secondarie; • acquedotti.

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Nelle aree a rischio R3 ricadono vie di comunicazione secondarie.

Libero Sigla Bacino idrografico Consorzio Comune Località CTR 1:10000 Tipologia Attività Pericolosità Rischio Comunale Santa 057-9SN-001 Fiume Belice (057) Trapani Villaggio Rampinzeri 618040 1 A 4 3 Ninfa Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-002 Trapani Villaggio Rampinzeri 618040 1 A 4 3 Ninfa Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-003 Trapani Villaggio Rampinzeri 618040 7 Q 1 1 Ninfa Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-004 Trapani Villaggio Rampinzeri 618040 7 Q 1 1 Ninfa Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-005 Trapani Villaggio Rampinzeri 618040 5 I 2 2 Ninfa Fiume Belice (057) Santa SP 119 a N Villaggio 057-9SN-006 Trapani 618040 7 Q 1 1 Ninfa Rampinzeri Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-007 Trapani A N Villaggio Rampinzeri 618040 8 A 2 2 Ninfa Fiume Belice (057) Santa 057-9SN-008 Trapani A N Villaggio Rampinzeri 618040 4 A 3 - Ninfa Nella tabella, per semplicità di lettura, i dati relativi alla tipologia, attività, pericolosità e rischio sono espressi con numeri e lettere secondo la seguente legenda.

TIPOLOGIA STATO DI ATTIVITA’ PERICOLOSITA’ RISCHIO 1 = Crollo e/o ribaltamento A = Attivo 0 = Bassa 1 = Moderato 2 = Colamento rapido I = Inattivo 1 = Moderata 2 = Medio 3 = Sprofondamento Q = Quiescente 2 = Media 3 = Elevato 4 = Scorrimento S = Stabilizzato artificialmente o 3 = Elevata 4 = Molto elevato 5 = Frana complessa naturalmente 4 = Molto elevata 6 = Espansione laterale – DPGV S.A. = Sito di attenzione 7 = Colamento lento 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) 10 = Calanchi 11 = Dissesti dovuti a processi erosivi intensi S.A. = Sito di Attenzione

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4.2.3. RISCHIO IDRAULICO

Dalle relazioni inerenti i bacini idrografici che suddividono il territorio comunale non viene segnalata nessuna area potenzialmente inondabile.

Altra fonte autorevole presso cui acquisire informazioni sul dissesto idrogeologico del territorio comunale è sicuramente il Sistema Informativo sulle Catastrofi Idrogeologiche (SICI), accessibile attraverso la rete internet all'indirizzo http://sici.irpi.cnr.it/, ideato dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalla Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR) e gestito dall'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del CNR che fornisce dati ed informazioni sul dissesto idrogeologico, ed in particolare su frane e inondazioni avvenute in Italia. Le informazioni provengono da archivi diversi, alcuni prodotti e gestiti direttamente dal CNR-GNDCI e dal CNR-IRPI, altri messi a disposizione da altri Enti di ricerca e da Enti locali.

“L’Archivio delle Aree Vulnerate Italiane” (AVI), curato dal CNR-GNDCI, mette a disposizione un gran numero di informazioni relative a frane e inondazioni avvenute in Italia dal 1918 al 1994. Le informazioni raccolte sono state in gran parte digitalizzate e sono andate a costituire un archivio digitale che rappresenta la più importante raccolta di informazioni su frane ed alluvioni oggi disponibile in Italia ed una delle poche disponibili al mondo.

Il Comune di Santa Ninfa non risulta censito nell’Archivio delle frane e delle piene.

Ulteriore importante fonte informativa è rappresentata dagli “Indirizzi Regionali per la Predisposizione dei Piani Libero Consorzio Comunaleli di Emergenza per Il Rischio Idrogeologico”, documento redatto dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile della Regione Siciliana. Si è attivato un lavoro di pianificazione volto alla conoscenza del livello di dissesto idrogeologico presente sul territorio regionale per delineare, di conseguenza, gli scenari di rischio sui quali costruire i Piani di Emergenza.

Per il Comune di Santa Ninfa non risultano presenti siti a rischio di esondazione in quanto, come detto, non esistono corsi d’acqua importanti.

Infine, sono stati esaminati gli elaborati relativi allo “Studio Geologico finalizzato alla redazione del PRG ed è stato ascoltato il personale dell’ufficio tecnico”. In questo modo, è stato possibile ottenere un quadro conoscitivo completo, capace di individuare casi di dissesto esistenti, importanti ed opportunamente censiti dagli organi di ricerca nazionali ma anche fenomeni di dissesto potenziali rilevati solo dai tecnici che lavorano giornalmente sul territorio.

Il risultato di questa fase è stato la conferma dei dissesti fin qui elencati.

4.2.4. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Da un’analisi dei dati ottenuti dalle fonti prima citate si evince che il territorio di Santa Ninfa ha livelli di rischio idrogeologico moderati. In particolare è soggetto a fenomeni di dissesto di tipo franoso.

Riassumendo quanto fin qui esaminato, si può ipotizzare che un evento meteo eccezionale per intensità e durata può provocare sul territorio di Santa Ninfa, uno scenario massimo atteso legato ai danni di seguito descritti che, tuttavia, con scarsa probabilità si

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verificheranno contemporaneamente:  casi di fenomeni di crollo potenzialmente verificabili dai fronti gessosi più acclivi e di colamenti lenti o scorrimenti che interessano la coltre detritica o detritico-argillosa, argillo-sabbiosa e marnosa che caratterizza i pendi del territorio. Tali dissesti potranno interferire con il tracciato della S.S. 188 – Centro Occidentale Sicula di collegamento tra Santa Ninfa e Gibellina Nuova, tratti di strada comunale, tratti di acquedotto interrato e di elettrodotto ed edifici isolati, comportando, tuttavia, livelli di pericolosità e rischio non elevati.  cedimenti della strada che costituisce l’unico accesso al depuratore comunale determinato dall’erosione operato dalle acque del Vallone Scaldato.

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4.3. RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO

4.3.1. ANALISI DEL RISCHIO

Il Comune di Santa Ninfa nel rispetto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2007, n. 3606 —Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione“ ha predisposto in data 24/06/2008 il PIANO SPEDITIVO DI PROTEZIONE CIVILE -APPLICAZIONE PER IL RISCHIO DI INCENDIO DI INTERFACCIA, approvato con Determinazione Sindacale n° 29 del 24/06/2008, riapprovato con Determinazione Sindacale n° 38 del 15/07/2008 per l’aggiornamento eseguito in data 14/07/2008.

Il piano suddetto tiene conto prioritariamente delle strutture maggiormente esposte al rischio di incendi di interfaccia al fine della salvaguardia e dell'assistenza della popolazione. Contiene le indicazioni pratiche del piano d‘emergenza speditivo a livello locale redatto sulla base delle conoscenze disponibili, illustra i principali obiettivi da perseguire nonché il modello di intervento delle attività necessarie ad una efficace gestione dell‘emergenza.

Malgrado il territorio comunale presenti superfici boschive modeste, si è voluto esaminare il rischio incendio in quanto è importante tutelare il patrimonio esistente anche attraverso una politica di educazione e di buone norme comportamentali da osservare da parte di tutti per cercare di prevenire eventuali fenomeni di rischio.

Le cause d’incendio possono essere suddivise in tre classi: 1. CAUSE ACCIDENTALI: causate da episodi non creati volontariamente come corto circuito, scintille accidentali causate da strumenti di lavoro, autocombustione; 2. CAUSE COLPOSE: ascrivibili nell’azione più o meno volontaria dell’uomo come cicca di sigaretta o fiammifero gettati via con troppa leggerezza, focolai da pic-nic lasciati incustoditi anche se spenti passivamente, eliminazione delle erbe infestanti mediante accensione intenzionale, uso improprio di sostanze infiammabili o reazione tra sostanze chimiche; 3. CAUSE DOLOSE: appiccati con intenzionalità per la ricerca di un profitto e/o vantaggio.

Al riguardo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato una serie di indirizzi operativi per fronteggiare il rischio incendi boschivi.

In particolare è necessario: a) Attivare piani di previsione e prevenzione; b) Attivare le sale operative unificate nel concorso alla lotta agli incendi; c) Definire nuove intese tra gli Enti statali ed accordi a livello locale; d) Potenziare i sistemi antincendio regionali e locali; e) Attenzionare il sistema di allertamento dei mezzi aerei sia sulle modalità d’impiego della flotta che sull’operatività stessa; f) Informare il Dipartimento della Protezione Civile degli incendi in atto;

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g) Individuare i punti di approvvigionamento idrico per le esigenze di un intervento della flotta area; h) Sensibilizzare i cittadini, in particolare i giovani, con adeguate campagne informative, su tutte le problematiche e le conseguenze che derivano da un incendio boschivo.

Importante fonte informativa sullo stato di rischio attuale del territorio regionale è la Carta Operativa delle aree a rischio incendio redatta dall’Ufficio Speciale Servizio Antincendio Boschivi. Tale carta, valida per il periodo 2003-2006 fatti salvi i necessari aggiornamenti e verifiche, contiene importanti informazioni che si inseriscono nell’attività di previsione, prevenzione e lotta attiva, in linea con i contenuti della Legge Regionale n. 6 del 6 Aprile 1996. Per giungere alla redazione di questa carta sono state elaborate quattro carte intermedie, alle quali sono stati attribuiti dei pesi per pervenire alla definizione finale dell’indice di rischio incendi: 1. Carta di rischio statistico; 2. Carta di rischio della vegetazione; 3. Carta di rischio climatico; 4. Carta di rischio morfologico.

Si capisce, quindi, come la Carta Operativa delle aree a rischio incendio boschivo rappresenti una sintesi di un approfondito studio ragionato su eventi e caratteristiche del territorio siciliano a scala comunale. Sono stati elaborati infatti molti dati relativi alle statistiche pirologiche, raccolti lungo il periodo 1986-2002. Per le sue caratteristiche e per la metodologia di studio si presta bene ad essere utilizzata per individuare il grado di rischio da incendio boschivo sul territorio in esame.

I comuni Siciliani sono divisi per classi dell’indice di rischio incendio (Molto Basso, Basso, Medio, Alto, Molto Alto) e per classi di superficie media percorsa dal fuoco per incendio nel periodo 1986-2002 (10-15 ha, 15-20 ha, 20-40 ha).

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Il Comune di Santa Ninfa ricade tra quelli a Rischio Incendio Molto Basso.

Il suo territorio risulta in massima parte adibito all’attività agricola le cui zone più fertili sono coltivate a vigneto e ad uliveto, mentre in quelle meno fertili sono praticate le colture cerealicole e il pascolo, in quelle incolte dei complessi gessosi cresce spontanea la macchia mediterranea e, infine, quelle in cui sono stati impiantati dalla Regione Siciliana boschi artificiali costituiti da pini ed eucalipti.

Nelle zone coltivate a vigneto ed uliveto essendo ben coltivate è possibile considerarle escluse dal rischio incendio per tutte le altre esiste un reale rischio;

Da un’analisi storica degli eventi accaduti in passato, si è potuto osservare come la maggior parte degli incendi hanno inizio lungo le vie di comunicazione sia principali che secondarie e si concentrano nel periodo che va da Giugno a Settembre per l’associazione di diversi fattori predisponenti e di cause determinanti. Infatti, in questi mesi le condizione di aridità del suolo, scarsa umidità, ventosità caratterizzata dallo scirocco associate alla bassa frequenza di precipitazioni, alle alte temperature ed alla presenza di vegetazione secca, creano facilità nella propagazione del fuoco.

Tali eventi non hanno mai interessato il centro urbano né tanto meno fabbricati isolati e insediamenti produttivi isolati sparsi nel territorio.

4.3.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

E’ possibile ipotizzare in coincidenza di un evento di straordinarie dimensioni lo scenario massimo di rischio, tenendo a precisare che ha una bassissima probabilità di accadimento: Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 79 -

 Principio d’incendio lungo le vie di comunicazione principali o secondarie che trovando condizioni meteo-climatiche favorevoli cresce rapidamente in estensione e si propaga nelle zone a rischio individuate nella cartografia allegata;  blocco della viabilità nelle zone colpite dall’evento;  Panico tra la popolazione che abbandona le abitazioni e si riversa nelle strade;  Probabile black-out dell’energia dovuto al surriscaldamento e danneggiamento della rete aerea;  Probabile congestionamento delle reti telefoniche per sovraccarico del servizio.

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4.4. RISCHIO FENOMENI METEOROLOGICI

4.4.1. ANALISI DEL RISCHIO

Tale tipologia di eventi è comprensiva dei seguenti fenomeni: piogge, nevicate, gelate, temporali, venti, nebbie e ondate di calore.

I più probabili effetti di queste tipologie di rischio (escluso le ondate di calore) riguardano la rete della viabilità, aumentando il rischio di transito su tratti già intrinsecamente critici (curve pericolose per scarsa esposizione solare, tornanti con stretto raggio di curvatura) o addirittura rendendo difficoltoso i collegamenti con gli altri centri e con case sparse.

4.4.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Gli scenari di rischio legati a tali fenomeni climatici possono riassumersi:

 Piogge: Eventi di precipitazione intensa, prolungata e diffusa possono determinare il superamento dei livelli pluviometrici critici e dei livelli idrometrici dei torrenti, con conseguente possibile sviluppo di fenomeni di dissesto.

 Nevicate/Gelate: Anche se il territorio comunale non è soggetto comunemente a tali eventi, in particolari condizioni climatiche si possono verificare fenomeni che determinano: 1. problemi alla mobilità causando rallentamenti della circolazione; 2. interruzione di fornitura di servizi, per danni alle linee aeree di distribuzione dell’energia.

 Temporali: Fenomeni di precipitazione molto intensa, ai quali si possono associare forte raffiche di vento, grandine e fulminazioni, sviluppantisi in limitati intervalli di tempo, su ambiti territoriali localizzati, possono determinare il seguente scenario: 1. Locali allagamenti ad opera dei torrenti e dei sistemi fognari con coinvolgimento di locali interrati e sottopassi stradali; 2. Problemi alla viabilità, alla fornitura di servizi e danni a persone o cose causate dalla rottura di rami o alberi o insegne e cartellonistica o dal sollevamento parziale o totale della copertura di edifici in relazione a forti raffiche di vento; 3. Incendi, danni a persone o cose, causati da fulmini.

 Venti/Trombe d’aria: Venti molto forti possono provocare: 1. Danni alle strutture precarie; 2. Disagi alla circolazione, in particolare degli autocarri;

 Nebbie: Condizioni di scarsa visibilità per nebbie diffuse e persistenti possono causare problemi alla viabilità stradale.

 Ondate di calore: Prolungate condizioni di caldo con elevati valori di umidità e

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assenza di ventilazione possono creare un elevato disagio alla popolazione soprattutto di quella a rischio (giovani, anziani).

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4.5. RISCHIO CHIMICO INDUSTRIALE

4.5.1. ANALISI DEL RISCHIO

Le attività a Rischio industriale da tenere in considerazione per la redazione di un piano di emergenza sono quelle che fanno uso di sostanze pericolose. Queste ultime sono quei composti chimici che provocano effetti sull’organismo umano se inalati, ingeriti o assorbiti (sostanze tossiche) oppure che possono liberare un gran quantitativo di energia termica (infiammabili) e barica (esplosivi). Le loro caratteristiche chimiche, chimico-fisiche e tossicologiche comportano classificazioni diverse nelle categorie di pericolo (D.Lgs.52/97 e D.Lgs.285/98) mentre le sostanze ed i preparati pericolosi che determinano gli incidenti rilevanti sono indicati nel D. Lgs. 334/99 e s.m.i. di attuazione della Direttiva 96/82/CE relativa “ai pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”.

Le attività che trattano tali sostanze possono essere pertanto individuate nella seguente tabella:

:

Tabella degli stabilimenti soggetti agli obblighi degli artt. 6/7 e 8 del D.Lgs. 334/99 suddivisi per Tipologia di attività (Fonte Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio; Elaborazione APAT al 31/12/2002)

Nell’allegato 1 del D.L. 334/99, riportato in calce alla presente nota, vengono tabellate le sostanze di cui sopra ed i relativi limiti di applicabilità degli art. 6, 7 e 8 del D.Lgs. 334/99 che configura il Rischio Industriale.

Il Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n°334, riguardante l'attuazione della direttiva 96/82/CE, ha individuato i processi produttivi, la natura e i quantitativi di sostanze pericolose che caratterizzano gli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante.

L'incidente rilevante viene così definito dal Decreto Legislativo suddetto: "evento quale una emissione, un incendio o un'esplosione di grande entità dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l'attività di uno stabilimento, che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose."

Nel territorio comunale non ricadono impianti industriali che sono soggetti alla vigente normativa in materia di rischio ambientale e industriale.

Tuttavia nel territorio comunale è presente l’insediamento industriale della ditta SMACOM s.r.l. ubicato in c/da Piana lungo la S.S. 119 al km. 46 a circa km. 5 dal centro abitato che svolge l’attività di recupero di pneumatici fuori uso (pfu) e di altri rifiuti classificati pericolosi che per i quantitativi annui

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trattati e gli stoccaggi costantemente presenti nell’ambito dello stabilimento inducono a considerare una attenta valutazione delle conseguenze indotte alla popolazione a all’ambiente segnatamente per il rilascio di sostanze tossiche.

4.5.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Tenuto conto dell'elevato grado di infiammabilità degli pneumatici fuori uso (pfu), Il rischio di un incendio avrebbe conseguenze disastrose per l’ambiente e per la sicurezza e la salute degli abitanti per il rilascio al suolo, in acqua o in atmosfera di sostanze tossiche e/o nocive impiegate in cicli di lavorazione o depositate nello stabilimento.

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4.6. RISCHIO DA TRASPORTI DI SOSTANZE PERICOLOSE

4.6.1. ANALISI DEL RISCHIO

Questo rischio può definirsi dovuto al trasporto di sostanze pericolose. Si identifica pertanto nella possibilità che durante il trasporto stradale, ferroviario ed aereo di una sostanza pericolosa si verifichi un incidente con conseguente rilascio di sostanze in grado di provocare danni alle persone, alle cose ed all’ambiente.

Le cause o concause di incidenti possono essere originate da:

 fattori meteorologici  fattori antropici (da atti di sabotaggio)  avarie tecniche o di manutenzione dei veicoli o delle strade e/o dei sistemi di controllo e di regolazione del traffico.

La pericolosità di un incidente stradale o ferroviario, coinvolgente sostanze pericolose, si può assimilare, come gravità e danno alle persone, a quelli generati da impianti chimici o, più generalmente, da insediamenti industriali a rischio.

Si può considerare a rischio la fascia del territorio a destra e a sinistra dei tratti di strade o ferroviaria interessati da traffico di vettori di sostanze pericolose.

4.6.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Gli incidenti più gravosi ipotizzabili sono:

 Formazione di miscele esplosive;  Incendio con rilascio di sostanze tossiche.

Le aree di danno sono individuate a partire dalla sorgente di rischio: con raggio di 18 m (elevata letalità) fino a 130 m (lesioni reversibili).

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4.7. RISCHIO INCIDENTI FERROVIARI, STRADALI, AEREI

4.7.1. ANALISI DEL RISCHIO

Le cause o le concause di incidenti a mezzi di trasporto su rotaia, su strada ed in aria possono essere originate, come per gli incidenti nei trasporti, da fenomeni meteorologici, da fattori antropici, da atti di sabotaggio, da avarie tecniche o di manutenzione dei vettori o della strada.

4.7.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Un evento incidentale, quale il deragliamento di un treno, un maxitamponamento, il rovesciamento di un autoarticolato o la caduta di un aereo:

 Coinvolge un numero rilevante di persone;  Determina l’intasamento della viabilità con il formarsi di colonne di veicoli;  Provoca effetti indotti quali incendi ed esplosioni;  Non consente la preventiva localizzazione di punti critici.

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4.8. RISCHIO DA EMERGENZE SANITARIE

4.8.1. ANALISI DEL RISCHIO

Le situazioni di emergenze sanitarie possono essere determinate da:

 Insorgere di epidemie;  Inquinamento di acqua, aria, ecc.;  Tossinfezioni sanitarie;  Eventi catastrofici con gran numero di vittime.

4.8.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO L’emergenze sanitarie possono coinvolgere sia gli esseri umani che gli animali e non consentono la preventiva localizzazione di punti critici.

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4.9. RISCHIO DA BLACK-OUT ELETTRICO

4.9.1. ANALISI DEL RISCHIO

Una situazione di interruzione dell’energia elettrica potrà verificarsi:

 Quale fenomeno indotto da altri eventi calamitosi;  A causa di incidente alla rete di trasporto o alle centrali di distribuzione;  Per distacchi programmati dal gestore nazionale.

4.9.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Risultano in situazione di vulnerabilità:

 Ospedali, case di cura, ambulatori, cliniche private;  Case di riposo, case per anziani;  Utenti di apparecchiature elettro-medicali;  Impianti di pompaggio acqua – carburanti;  Magazzini di conservazione merci e derrate deperibili;  Impianti di illuminazione;  Sale Operative.

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4.10. RISCHIO DA EVENTI DINAMICI DELLA CITTA’

4.10.1. ANALISI DEL RISCHIO

In questa categoria rientrano altri eventi non compresi nelle categorie precedenti quali:  Emergenze legate alla vita sociale dell’uomo con scenari che hanno in comune l’assembramento di una moltitudine più o meno numerosa di persone, in zone o ambienti circoscritti, per un determinato periodo di tempo (es.: afflusso spettatori allo stadio, concerti, sagre, ecc.);  Incendi urbani di vaste proporzioni: sono da ritenersi come effetti indotti da altri eventi calamitosi.  Operazioni di disinnesco di ordigni bellici;

4.10.2. IPOTESI DI SCENARIO DI RISCHIO

Eventi incidentali di questo tipo determinano:

 Coinvolgimento di un numero rilevante di persone;  Determinano l’intasamento della viabilità con il formarsi di colonne di veicoli;  Non consentono la preventiva localizzazione di punti critici.

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5. INFORMAZIONE

5.1. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL GRADO DI RISCHIO DEL TERRITORIO

Esiste un’ampia legislazione in materia di informazione alla popolazione dalla quale è possibile intuire quanto sia necessario informare tutti i cittadini sui rischi presenti sul territorio per permettere una risposta adeguata al verificarsi di un evento calamitoso.

L’articolo 12 della Legge 3 Agosto 1999, n. 265 “Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli enti locali”, nonché modifiche alla Legge 8 Giugno 1990, n.142 trasferisce al Sindaco le competenze del Prefetto in materia di informazione alla popolazione su situazioni di pericolo per calamità naturali.

Anche la legislazione in materia di rischio industriale (DPR 175/1988; legge n. 137/97 e D.Lgs. n. 334/99) sancisce l’obbligo per il Sindaco di informazione della popolazione.

In particolare per l’art. 22 comma 4 del D.Lgs. n. 334/99, relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi con attività industriali, il Comune dove è localizzato lo stabilimento soggetto a notifica, deve portare tempestivamente a conoscenza della popolazione le informazioni fornite dal gestore dello stabilimento. Queste informazioni devono essere inoltre, aggiornate dal Sindaco sulla base delle osservazioni formulate in sede del rapporto di sicurezza.

Il sistema territoriale inteso come l’insieme dei sistemi naturale – sociale - politico, risulta tanto più vulnerabile rispetto ad un determinato evento, quanto più basso è il livello di conoscenza della popolazione riguardo all’evento atteso, al suo modo di manifestarsi e alle azioni necessarie per mitigarne gli effetti. L’informazione della popolazione è uno degli obiettivi principali a cui tendere nell’ambito di una concreta politica di riduzione del rischio.

L’informazione non dovrà però limitarsi solo alla spiegazione scientifica, che spesso risulta incomprensibile alla maggior parte della popolazione ma dovrà fornire anche indicazioni precise sui comportamenti da tenere dentro e fuori la propria abitazione o luogo di lavoro.

5.2. IL FINE DELL’INFORMAZIONE

La popolazione deve essere messa a conoscenza dei rischi potenziali presenti sul territorio, attraverso una mappatura delle possibili fonti di rischio di incidente o calamità.

In caso di necessità, essa deve essere in grado di reagire adeguatamente adottando dei comportamenti che, oltre a ridurre il più possibile eventuali danni per sé e per la propria famiglia, facilitino le operazioni di segnalazione, soccorso ed eventuale evacuazione.

Per ottenere un risultato di questo tipo, è necessario che esistano delle procedure di comportamento già elaborate e rese note alla popolazione, per sapere cosa fare a seconda delle situazioni di incidente o calamità che potrebbero presentarsi.

Nel processo di pianificazione si dovrà tenere conto degli obiettivi fondamentali dell’attività di informazione, che in linea di massima sono:  Informare i cittadini sulla Struttura di Protezione Civile. Per il comune cittadino non è ben chiaro come sia organizzata la Protezione Civile e quali siano le diverse autorità che concorrono alla gestione dell’emergenza. Questo crea disorientamento nell’individuazione Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 90 -

delle autorità responsabili a livello locale;  Informare i cittadini riguardo agli eventi e alle situazioni di crisi che possono insistere sul territorio;  Informare i cittadini sui comportamenti da adottare in caso di emergenza (piani di evacuazione, etc.), la conoscenza dei fenomeni e le modalità da seguire in determinate situazioni di rischio servono a radicare nella popolazione una cultura del comportamento che è indispensabile in concomitanza con un evento di crisi;  Informare ed interagire con i media, è importante sviluppare un buon rapporto con la Stampa, sempre e soprattutto in tempo di normalità.

5.3. - INFORMAZIONE PREVENTIVA ALLA POPOLAZIONE

Per quanto riguarda l’informazione in normalità è fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate all’evento conosca preventivamente:  Le caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio territorio;  Le disposizioni del piano comunale di emergenza in materia di protezione civile nell’area in cui risiede;  Come comportarsi prima, durante e dopo l’evento;  Con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi.

Questa attività potrà essere articolata in funzione della disponibilità di risorse economiche e quindi si dovrà considerare l’opportunità di sviluppare e diffondere la conoscenza attraverso:  Programmi formativi scolastici;  Pubblicazioni specifiche per il territorio di appartenenza;  Articoli e spot informativi organizzati con i media locali.

5.4. INFORMAZIONE IN EMERGENZA

Per la più importante e delicata fase dell’informazione in emergenza, si dovrà porre la massima attenzione sulle modalità di diramazione e sui contenuti dei messaggi. Questi dovranno chiarire principalmente:  La fase in corso;  Le spiegazioni di cosa è successo, dove, quando e quali potrebbero essere gli sviluppi;  Le strutture operative di soccorso impiegate e cosa stanno facendo;  I comportamenti di autoprotezione per la popolazione.

Il contenuto dei messaggi dovrà essere chiaro, sintetico, preciso, essenziale; le informazioni dovranno essere diffuse tempestivamente e ad intervalli regolari. Sarà bene comunicare sempre al fine di limitare il più possibile il panico alla popolazione che non deve sentirsi abbandonata e ricavare invece che si sta organizzando il primo soccorso e la messa in sicurezza delle persone colpite.

5.5. INFORMAZIONE E MEDIA

E’ importante sviluppare un buon rapporto con la stampa fin dall’inizio; si dovrà considerare la reazione dei diversi team giornalistici alle eventuali restrizioni che appariranno loro incomprensibili. I Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 91 -

giornalisti, nella loro azione di raccolta dati, tenteranno di arrivare con ogni mezzo all’informazione e in alcuni casi potrebbero intralciare l’opera di soccorso. Una buona organizzazione della gestione delle relazioni con i media può alleviare questi problemi e dovrebbe anche permettere di ricavare vantaggi positivi dalle potenzialità dei media e dal loro aiuto, per esempio per gli appelli ai donatori di sangue, pubblicizzando dettagli dei piani di evacuazione o i numeri telefonici del centro di raccolta vittime.

E’ di vitale importanza prepararsi al flusso dei rappresentanti dei media locali, regionali e nazionali. L’arrivo dei giornalisti sui luoghi del disastro deve essere previsto.

I giornalisti arrivano di solito molto velocemente nell’area del disastro. Una volta ricevuta la notizia del disastro, nello stesso tempo dei servizi di emergenza, arrivano e chiedono di avere tutto a loro disposizione. Nel caso di una catastrofe le richieste dei media locali e regionali si sovrapporranno a quelle nazionali; se queste richieste non vengono anticipate, i rappresentanti dell’informazione finiranno con l’aumentare il caos, nonché la tensione in un momento già di per sé caratterizzato da elevato stress.

Inoltre può essere utile tenere in considerazione che: - E’importante porre un’attenzione particolare all’informazione dettagliata e verificata circa i dispersi, le vittime e i feriti. Non deve essere rilasciata alcuna informazione fino a quando i dettagli non sono stati confermati e verificati e i parenti prossimi informati; potrebbe essere necessario spiegare tale accertamento e che la verifica delle informazioni richiede un lungo periodo per identificare al meglio le vittime. Solo l’autorità ufficiale può autorizzare il rilascio delle informazioni che riguardano le persone, nel rispetto comunque della vigente normativa sulla privacy. Le comunicazioni ai media non devono includere ipotesi o supposizioni sulle cause del disastro; non devono esprimere premature stime sui numeri delle vittime, feriti e dispersi; - Circa le limitazioni al rilascio di informazioni è bene, onde evitare giudizi prematuri che potrebbero trasformarsi in accuse, essere chiari e franchi nello spiegare la situazione in atto sulla base dei dati e delle informazioni certe;

In ultimo, la comunicazione dovrà quindi essere articolata in modo essenziale e schematico: - Cosa è successo; - Cosa si sta facendo; - Cosa si è programmato di fare in funzione dell’evolversi della situazione.

5.6. SALVAGUARDIA DELL’INDIVIDUO

Ci sarà grande tensione e pressione da parte della stampa nel ricercare interviste con i sopravvissuti e i loro parenti che saranno scioccati e troppo depressi per rilasciare interviste; la prima preoccupazione deve essere sempre rivolta alla salvaguardia dell’individuo. E’ necessario alleviare la pressione e la tensione sulle persone coinvolte, parenti e amici che devono essere supportati e indirizzati su come affrontare l’eventuale intervista.

Il responsabile ufficiale del collegamento con i media dovrebbe supportare parenti e sopravvissuti, consigliando loro le modalità e comportamenti da tenere nelle esposizioni televisive, nonché aiutare a preparare le dichiarazioni. Si deve sempre rammentare o tenere a mente che vi sono giornalisti che per le loro finalità potrebbero coinvolgere sopravvissuti, parenti ed amici non disponibili all’intervista oppure intervistare e fotografare bambini.

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6. NORME COMPORTAMENTALI DEL CITTADINO

INTRODUZIONE

E’ importante innanzitutto conoscere quali siano i rischi presenti sul territorio e quali possano accadere con maggiore probabilità. Una conoscenza approfondita del territorio è propedeutica ad una pianificazione d’emergenza che parte innanzitutto dall’azione dei cittadini durante le situazioni di pericolo affiancata da una risposta decisa ed organizzata da parte della struttura comunale di Protezione Civile.

Tutto ciò contribuisce a diminuire i danni provocati dall’evento, ed in alcune circostanze a prevenire l’evento stesso; inoltre fa sì che vi sia un accrescimento culturale nei confronti delle emergenze territoriali.

Il territorio del Comune di Santa Ninfa è interessato principalmente dal rischio sismico. Il rischio idrogeologico ed idraulico e quello da incendio boschivo e d’interfaccia interessano alcune aree del territorio. Gli altri rischi esaminati in precedenza possono verificarsi anche se hanno scarsa probabilità di accadimento.

Tutti noi, senza esclusione alcuna, siamo interessati dal probabile verificarsi di uno di questi eventi.

In questo capitolo, si cerca di indicare delle azioni semplici e immediatamente interpretabili che il cittadino, come soggetto protagonista, deve compiere nella gestione dell’emergenza al verificarsi dell’evento.

Quindi si descrivono sinteticamente i comportamenti da adottarsi da parte della popolazione a fronte delle varie tipologie di emergenze che possono verificarsi nel territorio comunale.

Le regole che si suggeriscono sono importanti in quanto vogliono trasmettere modalità comportamentali in presenza del pericolo, vero o presunto, o dell’evento, basate:  sulla consapevolezza e sulle conoscenze e quindi sull’idoneità delle azioni da compiersi o non compiersi;  sulla razionalità;  sull’atteggiamento improntato alla calma da mantenersi e quindi sulla capacità di affrontare le situazioni senza consentire al panico di dominare le reazioni proprie e degli altri.

L’acquisizione di tali regole generali consentirà di essere sempre in grado di affrontare ogni tipo di situazione emergenziale, in qualsiasi luogo si verifichi.

Per quanto concerne i comportamenti relativi alle misure preventive, alcuni di questi sono comuni a tutte le varie tipologie di rischio:  nell’ambito familiare, pianificare i comportamenti da adottarsi in caso di emergenza, coinvolgendo anche i bambini (telefonata ai numeri di soccorso, chiusura del gas, ecc.): tutti devono essere a conoscenza del posizionamento e delle modalità di chiusura dei rubinetti del gas ed acqua e degli interruttori dell’energia elettrica  preparare e tenere sempre pronta all’uso una "borsa dell’emergenza", riposta in luogo facilmente accessibile e noto a tutti i componenti familiari, che possibilmente deve contenere: una torcia elettrica; candele e fiammiferi; radio portatile con scorta di pile; telefonino; cartella personale del tipo impermeabile contenente documenti, ricette, valori

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personali, ecc.; set di pronto soccorso; medicinali indispensabili; vestiti impermeabili; biancheria intima; coperte o sacco a pelo; scarpe possibilmente alte; posate, stoviglie, borracce, apriscatole, coltellino multiuso; cibi in scatola o non deperibili ed acqua potabile;  ascoltare la radio o guardare la televisione o comunque mezzi di informazione in genere per apprendere, ad esempio, dell’emissione di eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse e relativi rischi connessi.

L’utilizzo dei mezzi di informazione è importante anche durante e dopo l’evento per conoscere la sua evoluzione.

In caso di allarme e quindi durante la fase di emergenza in atto, in via generale, è fondamentale:

 mantenere la calma e non lasciarsi prendere dal panico  cercare di tranquillizzare le altre persone  comportarsi in modo composto ed ordinato, osservando attentamente le indicazioni impartite dall'Autorità

nel caso in cui venga ordinata l'evacuazione:

 abbandonare in modo ordinato e veloce la propria abitazione, chiudendola  portare con sé solo lo stretto indispensabile  distaccare qualsiasi fonte energetica (energia elettrica, gas, ecc.)  spegnere qualsiasi fuoco o possibile innesco  portarsi, seguendo i percorsi consigliati, verso il luogo indicato dalle Autorità  nel caso di perdita di gas da un immobile, non entrare nell’immobile per chiudere il rubinetto del gas, ma verificare se vi sia un interruttore generale del gas fuori dall’abitazione ed in questo caso chiuderlo. Riferire tale notizia ai VV.F. od altro personale specializzato  verificare se vi siano persone che necessitano di assistenza (bambini, anziani, persone diversamente abili, ecc.).

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6.1. COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Il terremoto è un fenomeno naturale non prevedibile che dura quasi sempre meno di un minuto e che si ripete più frequentemente nelle stesse aree. Si manifesta con lo scuotimento della crosta terrestre e produce all’interno degli edifici fenomeni come la rottura di vetri e la caduta di oggetti e suppellettili, all’aperto può provocare il crollo degli edifici più vecchi, il crollo di muri alti ed instabili, fratture nel terreno e cadute di tegole, cornicioni, comignoli.

Importantissimo, in caso di sisma, è non farsi prendere dal panico il quale potrebbe provocare più danni del sisma stesso.

Il terremoto è un movimento oscillatorio del suolo causato da tre eventi consecutivi:  movimenti in particolari zone della crosta terrestre deformano lentamente la roccia provocando in essa un accumulo di energia;  quando viene superato un limite massimo di deformazione la roccia si rompe;  si libera subito e rapidamente l’energia contenuta, che si propaga tutt’intorno come onde sismiche che raggiungendo la superficie terrestre ne determinano lo scuotimento e vengono avvertite come vibrazioni del suolo.

Le scosse si distinguono in:  ondulatorie (in senso orizzontale);  sussultorie (in senso verticale).

Un terremoto non è mai formato da una sola scossa ma di solito quella principale (che dura quasi sempre meno di un minuto) viene preceduta da piccole scosse premonitrici seguita da numerose altre di potenza, DI SOLITO, inferiore definite di REPLICA.

I terremoti sono concentrati in alcune aree ben definite da un punto di vista geologico ed è bene che ogni cittadino sappia se la zona in cui abita è annoverata tra le zone sismiche.

L’intero territorio del Comune di Santa Ninfa ricade all’interno della ZONA 1 (zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti), zona in cui si consiglia di prendere alcuni provvedimenti precauzionali per limitare i danni:

▪ indicare le zone sicure all’interno della propria abitazione con la lettera S;

▪ non lasciare mai la macchina in vicoli stretti;

▪ conoscere bene il proprio isolato per sapere subito dove recarsi in caso di fuga;

▪ conoscere chiedendo al Comune le aree di attesa (zone da cui passano i volontari della protezione civile per prelevare le persone, solitamente grosse piazze) e le aree di ricovero;

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▪ stabilire con i propri familiari i luoghi di ritrovo nei quartieri della città che di solito si frequentano quotidianamente (il rione delle scuole dei figli, del proprio ufficio, ecc.) così da non dover perdere tempo a cercarsi in giro per le strade;

▪ Ricordarsi che se la casa in cui si abita è costruita per resistere al terremoto non subirà danni gravi.

Le cose DA FARE se si viene sorpresi da un terremoto

In casa:  allontanarsi dalle parti pericolanti come mobili, finestre, impianti elettrici volanti, librerie, oggetti che possono cadere (lampadari, suppellettili, quadri);  mettersi in una zona sicura della casa come vani di muratura portanti, architravi, vani delle porte, angoli oppure sotto il tavolo o sotto il letto (a scuola sotto il banco) aspettando la fine della scossa;  uscire immediatamente fuori solo se la porta d’ingresso è vicina e immette direttamente in luogo esterno ma sicuro. Uscendo, guardare verso l’alto;  se si calzano scarpe con i tacchi alti rompere i tacchi.

Fuori:  allontanarsi dagli edifici cercando uno spazio aperto oppure cercare riparo sotto l’architrave di un portone;  allontanarsi da zone franose, da sopra i ponti;  se ci si trova in macchina, restarci ma non fermarsi vicino a edifici, ponti, viadotti, insegne pubblicitarie, tralicci e pali della luce. Le cose DA NON FARE durante un terremoto

In casa:  non lanciarsi dalle finestre;  non affacciarsi al balcone;  non accendere fiammiferi o candele anche se si è al buio, potrebbero esserci fughe di gas;  non fare uso di acqua potabile, potrebbe essere stata inquinata da infiltrazioni nelle tubature;  non prendere l’ascensore ma utilizzare le scale;  non telefonare a parenti o amici (non intasare le linee telefoniche intralciando le operazioni degli enti preposti al soccorso);  non accalcarsi all’uscita degli edifici.

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Fuori:  non suonare campanelli per avvisare (non perdete né fate perdere tempo);  non andare a piedi nudi;  non mettersi sotto muri pericolanti o instabili né sotto i ponti;  non percorrere strade strette;  non mettersi sotto balconi, insegne, alberi, cornicioni, grondaie, vetrine, pali della luce, linee elettriche:  non avvicinarsi agli incendi;  non entrare in gallerie se si è in viaggio;  non correre, né a piedi né in auto.

Passata la scossa  Chiudere l’erogazione di gas GPL, staccare l’interruttore della luce e chiudere il rubinetto generale dell’acqua;  Radunare i bambini ma senza allarmarli, anzi essere rassicuranti;  Mettere scarpe pesanti (per camminare su eventuali macerie);  Fare attenzione agli oggetti caduti in casa che ingombrano il passaggio e possono ferire o far inciampare;  Uscire da casa,ma con cautela SE SI RISCONTRANO LESIONI;  PRIMA DI USCIRE DALL’ABITAZIONE GUARDARE SEMPRE SE VI SONO SOPRA CORNICIONI O PENSILLINE;  Chiudere bene a chiave la porta;  Andare in spazi aperti per affrontare meglio le possibili repliche;  Prestare attenzione a oggetti pericolosi che possono trovarsi per strada come vetri, assi rotte, oggetti appuntiti;  Non rimuovere persone gravemente ferite a meno che non ci siano ulteriori pericoli;  Se necessario praticare la respirazione bocca a bocca a persone in stato di soffocamento;  Cercare di tamponare eventuali ferite per evitare successive infezioni;  Essere rassicuranti con le persone intorno;  Recarsi nel centro di raccolta più vicino indicato dal Comune o fermarsi nelle aree di attesa e aspettare che passino i volontari della Protezione Civile COORDINATI DALLE ISTITUZIONI  Non procurare intralcio con la propria auto quindi, a meno che non sia strettamente necessario, andare a piedi;  Ritrovare i propri familiari e assicurarsi che siano in buona salute;  Attenersi sempre alle indicazioni di vigili urbani, forze dell’ordine e volontari della protezione civile;  Aspettare una comunicazione prima di rientrare in casa.

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Portare con sé Chi vive in zone ad alto rischio di terremoti dovrebbe sempre tenere pronta una borsa da viaggio contenente:  una torcia elettrica più batterie di ricambio;  una radio portatile funzionante più batterie;  fiammiferi;  un coltello milleusi;  un fischietto;  piccola cassetta di pronto soccorso;  chiavi di casa;  coperte;

A questi oggetti, in caso di scossa (e dunque di fuga) si devono aggiungere:  una bottiglia d’acqua a persona;  le medicine che eventualmente qualcuno sta assumendo in quel periodo.

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Le scale di intensità e magnitudo

Le scale usate per misurare l’intensità dei terremoti sono abitualmente due, la Mercalli e la Richter. La prima conta dodici gradi di intensità crescente e si basa sugli effetti prodotti da un sisma, effetti che sono quasi nulli al grado 1 (addirittura impercettibile all’uomo) mentre diventano catastrofici al 12º grado, peraltro assai raro. La scala Richter misura l’energia che un terremoto sviluppa e conta 9 gradi, misurabili con appositi strumenti (sismografi).

Grado EFFETTI

I Non percepito. Oscillano lampadari

II Percepito ai piani alti e solo se si è sdraiati

III Lievemente percepito in casa, sembra un tremito dovuto al passaggio di un camion

IV Percepito in casa, vibrano finestre, porte e piatti

V Percepito da molti, oggetti, mobili possono cadere, si è svegliati se è notte

VI Percepito da tutti, i mobili si muovono, cadono libri e quadri, piccolo danni strutturali

VII Panico, viene percepito anche in macchina, danni considerevoli agli edifici poco solidi

VIII Vengono rovesciati i mobili pesanti, le pareti crollano, Danni lievi solo alle costruzioni antisismiche

IX Crollano gli edifici e anche quelli antisismici hanno danni seri, danni alle tubature sotterranee, fratture nel terreno

X Distrutta la maggior parte degli edifici, frane

XI Distrutti anche I ponti, le rotaie si deformano, ampie fratture nel terreno

XII Distruzione totale

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6.2. COSA FARE IN CASO DI EVENTO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO

Gli eventi idrogeologici ipotizzati sul territorio di Santa Ninfa consistono in frane o allagamenti causati da piogge forti ed insistenti.

L’acqua caduta può provocare frane in quanto va ad appesantire il terreno che si trova in condizioni instabili, oppure si insinua tra le fessure delle rocce allargandole fino a rottura improvvisa.

6.2.1. IN CASO DI FRANA

Ricorda che in caso di frana non ci sono case o muri che possano arrestarla. Soltanto un luogo più elevato ti può dare sicurezza.

Spesso le frane si muovono in modo repentino, come le colate di fango: evita di transitare nei pressi di aree già sottoposte a movimenti del terreno, in particolar modo durante temporali o piogge violente.

NORME DI COMPORTAMENTO

Prima di una frana  Contatta il tuo Comune per sapere se nel territorio sono presenti aree a rischio di frana;  Stando in condizioni di sicurezza, osserva il terreno nelle tue vicinanze per rilevare la presenza di piccole frane o di piccole variazioni del terreno: in alcuni casi, piccole modifiche della morfologia possono essere considerate precursori di eventi franosi;  In alcuni casi, prima delle frane sono visibili sui manufatti alcune lesioni e fratturazioni; alcuni muri tendono a ruotare o traslare;  Ascolta la radio o guarda la televisione per apprendere dell’emissione di eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse. Anche durante e dopo l’evento è importante ascoltare la radio o guardare la televisione per conoscere l’evoluzione degli eventi;  Allontanati dai corsi d’acqua o dalle incisioni torrentizie nelle quali vi può essere la possibilità di scorrimento di colate rapide di fango.

Durante una frana  Se la frana viene verso di te o se è sotto di te, allontanati il più velocemente possibile, cercando di raggiungere un posto più elevato o stabile;  Se non è possibile scappare, rannicchiati il più possibile su te stesso e proteggi la tua testa;  Guarda sempre verso la frana facendo attenzione a pietre o ad altri oggetti che, rimbalzando, ti potrebbero colpire;  Non soffermarti sotto pali o tralicci: potrebbero crollare o cadere;  Non avvicinarti al ciglio di una frana perché è instabile;  Se stai percorrendo una strada e ti imbatti in una frana appena caduta, cerca di segnalare il pericolo alle altre automobili che potrebbero sopraggiungere.

Dopo una frana

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 Allontanati dall’area in frana. Può esservi il rischio di altri movimenti del terreno;  Controlla se vi sono feriti o persone intrappolate nell’area in frana, senza entrarvi direttamente. In questo caso, segnala la presenza di queste persone ai soccorritori;  Verifica se vi sono persone che necessitano assistenza, in particolar modo bambini, anziani e persone disabili;  Le frane possono spesso provocare la rottura di linee elettriche, del gas e dell’acqua, insieme all’interruzione di strade e ferrovie. Segnala eventuali interruzioni alle autorità competenti;  Nel caso di perdita di gas da un palazzo, NON entrare per chiudere il rubinetto. Verifica se vi è un interruttore generale fuori dall’abitazione ed in questo caso chiudilo. Segnala questa notizia ai Vigili del Fuoco o ad altro personale specializzato.

6.2.2. IN CASO DI ALLUVIONE

Ricorda che durante e dopo le alluvioni, l’acqua dei fiumi è fortemente inquinata e trasporta detriti galleggianti che possono ferire o stordire.

Ascolta la radio o guarda la televisione per apprendere eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse.

Macchine e materiali possono ostruire temporaneamente vie o passaggi che cedono all’improvviso: se non si è in fase di preallarme e non piove, poni al sicuro la tua automobile in zone non aggiungibili dall’allagamento; le strade spesso diventano dei veri e propri fiumi in piena.

NORME DI COMPORTAMENTO

Prima (preallarme):  È utile avere sempre a disposizione una torcia elettrica e una radio a batterie, per sintonizzarsi sulle stazioni locali e ascoltare eventuali segnalazioni utili;  Metti in salvo i beni collocati in locali allagabili, solo se sei in condizioni di massima sicurezza;  Assicurati che tutte le persone potenzialmente a rischio siano al corrente della situazione;  Se abiti a un piano alto, offri ospitalità a chi abita ai piani sottostanti e viceversa se risiedi ai piani bassi, chiedi ospitalità;  Poni delle paratie a protezione dei locali situati al piano strada e chiudi o blocca le porte di cantine o seminterrati;  Se non corri il rischio di allagamento, rimani preferibilmente in casa;  Insegna ai bambini il comportamento da adottare in caso di emergenza, come chiudere il gas o telefonare ai numeri di soccorso.

Durante (allarme o evento in corso)  E’ preferibile concentrare nel momento del preallarme anche le operazioni previste nella fase di allarme o di evento in corso.

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 E’ fondamentale ricordare che la differenza tra il preallarme e l’allarme o evento in corso, può essere minima e di difficile previsione: è sufficiente che la pioggia si concentri in una zona ristretta per dar luogo a fenomeni improvvisi di inondazione.

In casa  Chiudi il gas, l’impianto di riscaldamento e quello elettrico. Presta attenzione a non venire a contatto con la corrente elettrica con mani e piedi bagnati;  Sali ai piani superiori senza usare l’ascensore;  Non scendere assolutamente nelle cantine e nei garage per salvare oggetti o scorte;  Non cercare di mettere in salvo la tua auto o i mezzi agricoli: c’è pericolo di rimanere bloccati dai detriti e di essere travolti da correnti;  Evita la confusione e mantieni la calma;  Aiuta i disabili e gli anziani del tuo edificio a mettersi al sicuro;  Non bere acqua dal rubinetto di casa: potrebbe essere inquinata.

Fuori casa  Evita l’uso dell’automobile se non in casi strettamente necessari;  Se sei in auto, non tentare di raggiungere comunque la destinazione prevista, ma trova riparo nello stabile più vicino e sicuro;  Evita di transitare o sostare lungo gli argini dei corsi d’acqua, sopra ponti o passerelle;  Fai attenzione ai sottopassi: si possono allagare facilmente;  Se sei in gita o in escursione, affidati a chi è del luogo: potrebbe conoscere delle aree sicure;  Allontanati verso i luoghi più elevati e non andare mai verso il basso;  Evita di passare sotto scarpate naturali o artificiali;  Non ripararti sotto alberi isolati;  Usa il telefono solo per casi di effettiva necessità per evitare sovraccarichi delle linee.

Dopo  Raggiunta la zona sicura, presta la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità di protezione civile, attraverso radio, TV e automezzi ben identificabili della protezione civile;  Evita il contatto con le acque. Sovente l’acqua può essere inquinata da petrolio, nafta o da acque di scarico. Inoltre può essere carica elettricamente per la presenza di linee elettriche interrate;  Evita le zone dove vi sono ancora correnti in movimento;  Fai attenzione alle zone dove l’acqua si è ritirata. Il fondo delle strade può essere indebolito e potrebbe collassare sotto il peso di un’ automobile;  Getta i cibi che sono stati in contatto con le acque dell’alluvione;  Presta attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi danneggiati. I sistemi di scarico danneggiati sono serie fonti di rischio.

Da tenere a portata di mano

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E’ utile inoltre avere sempre in casa, riuniti in un punto noto a tutti i componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza in caso di emergenza quali:  Kit di pronto soccorso + medicinali;  Generi alimentari non deperibili;  Scarpe pesanti;  Scorta di acqua potabile;  Vestiario pesante di ricambio;  Impermeabili leggeri o cerate;  Torcia elettrica con pila di riserva;  Radio e pile con riserva;  Coltello multiuso;  Fotocopia documenti di identità;  Chiavi di casa;  Valori (contanti, preziosi);  Carta e penna.

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6.3. COSA FARE IN CASO DI INCENDIO BOSCHIVO

Gli incendi boschivi sono eventi che accadono laddove esistono aree alberate o di macchia mediterranea tali da alimentare le fiamme e consentire l’allargamento della zona interessata. Nel centro urbano di Santa Ninfa, il rischio di incendio d’interfaccia è abbastanza basso. Tale rischio è concentrato unicamente nelle zone demaniali forestali, nelle zone dove sono praticate le colture cerealicole e il pascolo e in quelle incolte dei complessi gessosi dove la macchia mediterranea cresce spontanea ed è molto estesa.

Trovandosi coinvolti in incendi, è importante non farsi prendere dal panico ed avvertire immediatamente gli enti preposti per limitare i danni prodotti dal fuoco.

Le indicazioni che seguono, se rispettate, permettono al cittadino di limitare i danni a se stesso e ai suoi cari, ma anche di partecipare attivamente alla gestione dell’emergenza per salvaguardare il patrimonio collettivo

Per evitare un incendio:  non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, possono incendiare l'erba secca;  non accendere fuochi nel bosco. Usa solo le aree attrezzate. Non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertati che sia completamente spento;  se devi parcheggiare l’auto accertati che la marmitta non sia a contatto con l'erba secca. La marmitta calda potrebbe incendiare facilmente l’erba;  non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive. Sono un pericoloso combustibile;  non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie, la paglia o altri residui agricoli. In pochi minuti potrebbe sfuggirti il controllo del fuoco.

Quando l'incendio è in corso:  se avvisti delle fiamme o anche solo del fumo telefona al 1515 per dare l’allarme. Non pensare che altri l'abbiano già fatto. Fornisci le indicazioni necessarie per localizzare l'incendio;  cerca una via di fuga sicura: una strada o un corso d'acqua. Non fermarti in luoghi verso i quali soffia il vento. Potresti rimanere imprigionato tra le fiamme e non avere più una via di fuga;  stenditi a terra in un luogo dove non c'è vegetazione incendiabile. Il fumo tende a salire e in questo modo eviti di respirarlo;  se non hai altra scelta, cerca di attraversare il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata. Ti porti così in un luogo sicuro;  l'incendio non è uno spettacolo, non sostare lungo le strade. Intralceresti i soccorsi e le comunicazioni necessarie per gestire l’emergenza.

se si è al chiuso:  Mantenere la calma e pensare alla planimetria dell’edificio: se esistono scale di emergenza utilizzarle oppure cercare una via di fuga ed indirizzarsi verso l’Area d’Attesa più vicina dove ci saranno squadre di soccorritori;

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 Se non vi sono vie di fuga stendersi sul pavimento, perché i gas ed i fumi tendono a salire verso l’alto;  Non ripararsi in ambienti senza aperture o che si trovano sopra l’incendio;  Non usare l’ascensore perché può bloccarsi rimanendo esposto al calore ed ai fumi;  Se si è intrappolati, ricordare che il luogo più sicuro è il bagno dove c’è l’acqua e dove i rivestimenti delle pareti non sono infiammabili. Una volta dentro bagnare la porta e chiudere tutte le fessure con asciugamani bagnati;  Se i vestiti prendono fuoco rotolarsi sul pavimento cercando di soffocare le fiamme ed ove possibile usare l’acqua;  Evitare gesti eroici, non tentare di spegnere da solo l’incendio. E’ meglio chiamare aiuto e mettersi al sicuro.

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6.4. COSA FARE IN CASO DI FENOMENI METEOROLOGICI

Si ricordano alcuni comportamenti da adottarsi, in via generale, nel caso che, in presenza di condizioni meteorologiche avverse, si debba porsi o ci si trovi già alla guida di veicoli.

E’ pertanto necessario:

 informarsi in via preventiva delle condizioni meteorologiche (radio, siti Internet, numeri verdi telefonici, Centrali Radio Operative Polizia Stradale, Polizie Locali, ecc.)  rispettare sempre le norme di comportamento previste dal Codice della Strada, rispondenti ai principi di prudenza e buon senso per viaggiare sempre sicuri in ogni condizione  se non assolutamente necessario, non mettersi in viaggio fino al miglioramento delle condizioni  verificare l’adeguatezza della quantità di carburante al fine di poter fronteggiare eventuali soste prolungate per evitare ulteriori situazioni di pericolo  se a bordo del veicolo sono presenti bambini, anziani, persone ammalate o con particolari esigenze, portare quanto può servire a rendere meno disagevole l’eventuale prolungata sosta (bevande, alimenti, ecc.)  prestare particolare attenzione alla corretta collocazione dei bambini negli appositi sistemi di ritenuta.

A) In caso di temporali, piogge molto intense, grandinate, forti raffiche di vento

In casa:  Ritirare dai balconi o comunque da elementi strutturali sporgenti tutti gli oggetti che cadendo possono provocare incidenti  Chiudere bene finestre ed imposte  Fissare saldamente ciò che all’esterno dell’edificio si può staccare (tende, ombrelloni, ecc.) o, se possibile, ritirarlo  Staccare le prese d’antenna dei televisori  Nei casi più gravi, staccare anche l’energia elettrica

All’aperto:  Allontanarsi da cornicioni, tetti, impalcature ed in genere da tutto ciò che sporge;  Fare attenzione agli oggetti e a tutto quanto possa cadere dall’alto;  Evitare ponti di ferro, cabine elettriche, serbatoi metallici, cartelloni pubblicitari, pali e tralicci dell’energia elettrica, reti metalliche;  Non sostare sotto alberi e nei pressi di corsi d’acqua;  Non ripararsi in zone sopraelevate o sotto speroni di roccia (il fulmine segue il profilo delle pareti);  Se ci si trova all’interno di autoveicoli, fermarsi in un luogo aperto o vicini ad edifici sicuri sino al termine del fenomeno.

B) In caso di precipitazioni nevose e ghiaccio sulle strade

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 Le condizioni della circolazione stradale possono diventare rapidamente difficili, potendo raggiungere anche l’impraticabilità, pertanto limitare al minimo indispensabile gli spostamenti con veicoli privati e se necessari farli solo con l'equipaggiamento invernale a bordo od installato;  Con il peggioramento dell’innevamento, evitare ogni spostamento non strettamente necessario, anche al fine di lasciare libere le strade ai mezzi operativi; se assolutamente necessario, installare le catene o i pneumatici da neve;  Anche in caso di ghiaccio sulle strade, porre estrema attenzione durante la circolazione, procedere a bassa velocità e limitare comunque allo stretto necessario l’uso dei veicoli privati;  Privilegiare il trasporto pubblico, per il quale si devono comunque prevedere problematiche;  La distribuzione di energia elettrica e le comunicazioni telefoniche possono subire importanti interruzioni, pertanto limitare i consumi di elettricità ed evitare telefonate non necessarie;  Non toccare, in nessun caso, i fili elettrici caduti al suolo;  Nel caso ci si trovi incolonnati lasciare un passaggio libero per i mezzi di pronto intervento;  Allontanare tutti i veicoli che possono ostacolare l’azione dei mezzi di pronto intervento;  Per il pericolo di caduta della neve dai tetti, non camminare o sostare sotto od in prossimità di tetti, cornicioni e pensiline;  Non sostare e circolare sotto alberi, ponendo attenzione alla rottura di rami od alla caduta di alberi a seguito del peso della neve.

C) In caso di nebbia

Prima di partire:  Informarsi sulle condizioni ed in caso di nebbia sull’itinerario, mettersi in viaggio solo se assolutamente indispensabile;  Controllare accuratamente l'efficienza dell'impianto di fanaleria, i tergicristalli e il lunotto termico.

Durante il viaggio  Rispettare rigorosamente il limite di velocità previsto ed anche ove consentito non procedere a velocità superiore a 50 km/h;  Evitare di accodarsi ai veicoli che precedono a maggiore velocità di quella ritenuta adeguata e sostenibile in quelle condizioni;  Aumentare la distanza di sicurezza dal veicolo che precede, adeguandola alle possibilità visive ed alle condizioni del fondo stradale. Con la nebbia diventa anche più difficile la valutazione della differenza di velocità con il veicolo che precede;  Fare particolare attenzione alla segnaletica sia orizzontale che verticale sulla strada, per avere un sicuro riferimento nella guida;  Evitare i sorpassi per quanto è possibile e se siete costretti ad eseguirli, segnalateli sempre con tempestività, rientrando successivamente sulla corsia di marcia;  Non lasciarsi distrarre da ciò che accade sulla carreggiata opposta in quanto c’è il rischio di

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non vedere in tempo cosa accade davanti;  Tenere sempre il volante con entrambe le mani per rispondere adeguatamente alle eventuali manovre di emergenza;  Accendere i fari anabbaglianti, i fari antinebbia, se in dotazione, ed il faro rosso posteriore antinebbia per essere visti meglio. E’ bene precisare che nello strato d'aria di circa 20 cm immediatamente sopra il suolo la nebbia è molto più rada o scompare; in questo strato si insinua il raggio luminoso dei proiettori fendinebbia, che per questo motivo devono essere montati in basso ed avere un'emissione molto contenuta verso l'alto. La nebbia ha la caratteristica di assorbire e disperdere la luce - per cui l’accensione dei proiettori di profondità (abbaglianti) crea solo un pericoloso “muro luminoso” - e di diminuire il contrasto e la differenza dei colori e quindi la visibilità degli oggetti. Pertanto, i fendinebbia anteriori, per quanto concerne la loro efficacia, migliorano la visibilità delle strisce di margine o di corsia, ma potrebbero essere insufficienti per la percezione degli ostacoli;  Non affrontare un percorso sul quale è segnalata nebbia se si è stanchi o affaticati

D) In caso di periodi di caldo eccessivo con ondate di calore

Le persone maggiormente a rischio in queste situazioni sono i neonati ed i bambini, le persone di età superiore a 65 anni, in particolare se vivono da sole, le persone non autosufficienti ed i soggetti affetti da patologie cardiocircolatorie e/o respiratorie, da ipertensione, da diabete, da patologie tiroidee; inoltre, le persone che lavorano all’aperto o in ambienti in cui c’è produzione di calore.

L’ondata di calore provoca vari disturbi, tra i quali ipotensione (diminuzione della pressione del sangue), dando luogo ad un senso di debolezza, vertigini, annebbiamento della vista. E’ utile in questi casi sdraiarsi con le gambe sollevate.

Precauzioni per affrontare le ondate di calore:  Bere molto e spesso anche quando non si ha sete, evitando bibite gassate o contenenti zuccheri ed in generale le bevande ghiacciate o fredde;  Evitare alcol e caffeina;  Mangiare abbondante frutta e verdura fresche e consumare pasti leggeri;  Fare bagni o docce con acqua tiepida per abbassare la temperatura corporea;  Utilizzare climatizzatori regolando la temperatura dell’ambiente con una differenza di non più di 6/7 gradi rispetto alla temperatura esterna;  Usare ventilatori per far circolare l’aria, ma non rivolti direttamente sul corpo;  Schermare i vetri delle finestre con strutture come tapparelle, persiane, veneziane od almeno tende, in modo da limitare il riscaldamento eccessivo dell’ambiente;  Non uscire nelle ore più calde della giornata, tra le 12 e le 18, se non è strettamente necessario;  Indossare abiti leggeri, di colore chiaro e comodi, in fibre naturali;  Per coloro che per motivi di lavoro sono esposti al sole, cautelarsi con idonei mezzi di protezione.

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6.5. COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE CHIMICO - INDUSTRIALE

Nel caso in cui si manifestassero situazioni tali da provocare effetti pericolosi nel centro abitato, le norme di comportamento di carattere generale suggerite alla popolazione situata entro le possibili aree a rischio, fatte salve eventuali disposizioni e/o istruzioni puntuali emanate dall'Autorità competente, sono le seguenti:

In caso di allarme, agite subito e in modo disciplinato:  Evitare di avvicinarsi allo stabilimento e di sostare nei pressi dello stesso  In caso di rilascio di sostanze tossiche: - rifugiarsi in ambienti chiusi;  chiudere porte e finestre accuratamente, occludendo e sigillando ogni apertura nei locali anche con tessuti bagnati ed evitando quindi ogni interscambio di aria con l’esterno  respirare attraverso un panno bagnato  fermate gli impianti di ventilazione, condizionamento e riscaldamento;  Prestare attenzione ai vari messaggi forniti con altoparlanti ed altri mezzi da parte delle forze impegnate nei soccorsi.  non fumate e non usate fiamme libere, non provocate scintille; spegnete i fornelli ed ogni altra fonte d'innesco;  non usate il telefono: lasciate libere le linee per le comunicazioni di emergenza;  non recatevi a cercare i figli a scuola;  Non utilizzare ascensori  al segnale di cessato allarme potrete riaprire le finestre e le porte;  Aerare i locali.

In ogni caso eseguire le istruzioni impartite dalle Autorità competenti facendo fede ai canali di comunicazione ritenuti dalle stesse Autorità più adeguati alle situazioni.

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6.6. CASA FARE IN CASO DI INCIDENTE DA TRASPORTO DI SOSTANZE PERICOLOSE

Nel caso l’incidente sia appena avvenuto:  Segnalare immediatamente l’evento alle Autorità (VV.F., forze di polizia, 118) fornendo il maggior numero di informazioni utili, e se possibile, la serie di numeri riportati nel cartello arancione esposto sul mezzo di trasporto (vedi Par. 2.8);  Non venire a contatto a contatto con il liquido che fuoriesce dal veicolo e se possibile riferire alle squadre di soccorso il decorso del liquido (in terreni circostanti, in corsi d’acqua, defluiti in caditoie);  Coprirsi la bocca ed il naso con tessuto bagnato, particolarmente in caso di fumo e cercare di spostarsi dalla parte opposta a quella in cui si dirige il fumo o in cui spira il vento;  Non fumare;  Allontanarsi dal luogo dell’incidente ;  Mettersi a disposizione delle Autorità per riferire circostanze utili alla ricostruzione dei fatti.

Nel caso di dispersione di sostanze tossiche o di rischio esplosione od incendio, si rimanda ai comportamenti descritti nel precedente punto (Comportamento in caso di incidente in stabilimento industriale) vista la sostanziale analogia che contraddistingue questi rischi.

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6.7. COSA FARE IN CASO DI DISASTRO FERROVIARIO, STRADALE, AEREO

 Segnalare immediatamente l’evento alle Autorità (118, VV.F., forze di polizia) fornendo il maggior numero di informazioni utili: luogo indicato con precisione, mezzi coinvolti, persone coinvolte, condizioni dei feriti, e tutto quanto ritenuto utile per i soccorsi;  Se non si è in possesso di specifica preparazione sanitaria di pronto soccorso, NON toccare e spostare gli infortunati tranne che costoro corrano imminente pericolo di vita, ad es. all’interno di veicolo in fiamme;  Evitare che altri non in possesso di tali requisiti spostino gli infortunati;  In tali casi, evitare movimenti di flessione e torsione dei vari segmenti del corpo; spostarlo invece come fosse un blocco rigido;  Cercare di segnalare, assieme ad altre persone presenti, la situazione ai conducenti dei veicoli che sopraggiungono, particolarmente in caso di nebbia, ed usando la massima prudenza;  Se l’incidente si è verificato in luogo isolato o difficilmente raggiungibile, organizzarsi per aiutare i soccorsi a raggiungere il luogo, accompagnandoli;  Giunti i soccorsi, porsi a loro disposizione e comportarsi in modo da non costituire loro intralcio;  Mettersi a disposizione delle Autorità per riferire circostanze utili alla ricostruzione dei fatti.

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6.8. CASA FARE IN CASO DI EMERGENZE SANITARIE

Indicazioni generali in caso di epidemie o pandemie di varia natura

 Seguire con attenzione e precisione tutte le indicazioni delle Autorità sanitarie, anche per quanto riguarda la profilassi e vaccinazione, in quanto potrebbero essere necessarie misure speciali per la sicurezza della popolazione;  Consultare il medico di base o il Dipartimento di Sanità Pubblica della A.U.S.L. per avere informazioni attendibili e aggiornate sulla malattia e sulla possibilità di vaccinazione;  Seguire, se redatte, le apposite linee guida di comportamento per il controllo della diffusione dell’epidemia nella comunità, intese a ridurre od eventualmente proibire affollamenti negli ambienti chiusi per ridurre la carica batterica o virale, evitando pertanto di frequentare fiere, teatri, cinema, sale concerti, mezzi di trasporto pubblici, scuole, ecc.;  Se la persona presenta sintomi, rivolgersi subito al medico: una pronta diagnosi aiuta la guarigione e riduce il rischio di contagio per gli altri;  Attenersi all’obbligo di indossare le mascherine (sia per i pazienti che per il personale sanitario) anche negli ambulatori medici;  Lavarsi frequentemente ed accuratamente le mani con acqua e sapone;  Raccogliere in appositi contenitori tutti gli oggetti (mascherine, guanti, fazzoletti, tovaglioli di carta, ecc.) che sono venuti a contatto con i casi sospetti;  Usare guanti monouso per le pulizie e successivamente lavarsi le mani dopo aver buttato i guanti;  Lavare e disinfettare accuratamente, con i prodotti disinfettanti indicati dall’Autorità sanitaria, qualsiasi superficie o stoviglie toccate dai pazienti;  Evitare comunque la condivisione di oggetti personali con una persone malata.

In caso di avvelenamento ed inquinamento delle acque e dell’aria  Seguire con attenzione e precisione tutte le indicazioni delle Autorità sanitarie;  Non utilizzare acqua per scopi potabili;  Non mangiare frutta, verdura ed in genere cibi rimasti a contatto con l’aria o l’acqua contaminata;  Non uscire all’aperto;  Chiudere porte e finestre accuratamente, occludendo gli spiragli con tessuti bagnati;  Spegnere gli impianti di condizionamento per evitare ogni interscambio di aria con l’esterno.

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6.9. COSA FARE IN CASO DI BLACK-OUT ELETTRICO

 Tenere sempre a portata di mano un kit contenente una torcia, pile di ricambio, una radio portatile;  Spegnere tutte le apparecchiature elettriche che si stanno utilizzando al momento del black- out (lavatrice, frigorifero, computer, ecc.);  Evitare, per quanto possibile, di aprire frigoriferi e congelatori;  Evitare di utilizzare l’ascensore prima che sia diramata la comunicazione di ripristino delle reti elettriche, in quanto momentanee erogazioni di energia possono essere dovute ad attività necessarie a risolvere il problema;  Se si possiede un generatore, non connetterlo direttamente all’impianto elettrico generale, ma collegarlo alle apparecchiature che si vogliono in funzione direttamente al generatore. Non avviare il generatore all’interno della casa o del garage;  Usare il telefono solo per le emergenze;  Se si è in strada, porre particolare attenzione e la massima prudenza nell’attraversare le intersezioni regolate da impianto semaforico che può essere spento;  Al ritorno dell’energia elettrica, non riattivare contemporaneamente tutti gli apparecchi elettrici presenti in casa per evitare sovraccarichi della linea elettrica.

In caso di presenza di persona che necessita ed utilizza apparecchi elettromedicali salvavita, tenere sempre a disposizione in evidenza il numero telefonico del servizio sanitario d’emergenza. Se possibile, dotare l’apparecchio di gruppo di continuità per consentire il funzionamento anche in casi di assenza di energia elettrica.

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7. PROCEDURE E MODELLI OPERATIVI IN CASO DI EVENTO

Le linee guida Metodo Augustus prevedono nella gestione dell’emergenza nove Funzioni di Supporto.

I Coordinatori delle Funzioni di Supporto sono nominati dal Sindaco. All’interno del Regolamento Comunale di Protezione Civile sono indicati nel dettaglio i compiti generali affidati a ciascuna funzione in modo da evitare conflitti di responsabilità.

Nei paragrafi che seguono vengono individuati i criteri di attivazione del Centro Operativo Comunale ed i compiti specifici che, i Coordinatori delle Funzioni di Supporto, dovranno seguire al verificarsi di alcune tipologie di eventi definiti in precedenza.

Tuttavia, bisogna intenderli, come compiti dettagliati aggiuntivi e non come alternativi a quelli generali, cui bisogna sempre fare riferimento.

Il Centro Operativo Comunale è presieduto dal Sindaco o suo Assessore Delegato che, per le varie tipologie di rischio, oltre a quanto previsto dal Regolamento Comunale di P.C. ha i seguenti compiti e poteri.

Sindaco o Assessore delegato Il Sindaco, Autorità di Protezione Civile, al verificarsi dell’emergenza assume la direzione e coordinamento dei servizi di soccorso e da immediata comunicazione al Prefetto, al Presidente del Libero Consorzio Comunale ed al Presidente della Giunta Regionale.

In particolare:  E’ il responsabile del C.O.C.;  Dirige tutte le operazioni, assicura l’assistenza e l’informazione alla popolazione;  Assicura la ripresa dei servizi essenziali, delle attività produttive, della viabilità, dei trasporti e delle telecomunicazioni;  Garantisce la riapertura degli uffici comunali e dei servizi fondamentali;  Valuta assieme al Coordinatore della Funzione Tecnica e Pianificazione l’evolversi dell’evento e le priorità d’intervento;  Chiede ai coordinatori delle funzioni di supporto costanti aggiornamenti circa i soccorsi e interventi in atto;  Mantiene i contatti con i C.O.C. dei comuni vicini e valuta l’eventuale richiesta o cessione di aiuti;  Dirige il censimento dei danni e valuta la predisposizione di misure per la salvaguardia dei beni.

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7.1. PROCEDURE OPERATIVE

Nel presente capitolo si evidenziano le procedure operative standardizzate, applicabili alle emergenze dovute a fatti prevedibili e non prevedibili.

L’evento che porta all’emergenza può essere: naturale, cioè dovuto a fattori ambientali e territoriali che insorgono spontaneamente nei quali l'attività dell'uomo può ritenersi pressoché inesistente (in tale categoria, indicativamente possono ricomprendersi i fatti legati ai rischi idrogeologico ed idraulico, il rischio sismico, i fenomeni meteorologici come le ondate di calore, le nevicate, le gelate, i forti venti, la nebbia, ecc.); antropico, ovvero provocato dal fattore umano, in cui pertanto l'attività dell'uomo è la causa scatenante e prioritaria (è il caso del rischio incendio, del rischio da trasporto stradale, ferroviario ed aereo, eventualmente aggravato dal rilascio di sostanze pericolose, del rischio industriale, ecc.).

Gli eventi derivanti dai rischi possono suddividersi in: eventi prevedibili, per i quali, in base alle conoscenze e tecniche attuali, si è in grado di prevedere e quindi di predisporre azioni di difesa e di autoprotezione della popolazione e delle cose (è il caso delle condizioni atmosferiche avverse per le quali può porsi sull'avviso la popolazione affinché si adoperi per cautelare le proprie cose e si autotuteli, sempre che le condizioni non abbiano avuto una evoluzione talmente rapida da impedire la formazione di una previsione); eventi non prevedibili per i quali la natura dello stesso accadimento o la mancanza di attività di vigilanza, rendono impossibile avere un preavviso certo e tempestivo che consenta una efficace assunzione di contromisure(vi rientrano il rischio sismico e tutti i rischi antropici, quali il rischio legato ai trasporti, il rischio industriale, gli incendi, le esplosioni ecc.).

La prevedibilità consiste pertanto nell’individuazione dei c.d. "indicatori di criticità", che rappresentano lo stadio del pericolo e quindi richiamano procedure di intervento diverse tra loro.

Di fatto si ha una articolazione delle fasi di allertamento, in relazione alla intensificazione o meno del fenomeno minacciato od in atto con relativa corrispondenza di una precisa fase operativa. Solitamente, l'allerta di protezione civile si suddivide in tre fasi:  fase di attenzione  fase di preallarme  fase di allarme a cui si possono aggiungere:  stato di emergenza  stato post-emergenza

Nella pratica, in specie per le fasi di attenzione, preallarme ed allarme, è uso correlarle a determinati colori per renderle immediatamente percepibili:  il colore verde per la fase di attenzione;

 il colore giallo per la fase di preallarme;

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 il colore rosso per la fase di allarme;

 il colore nero per la fase o stato di emergenza.

In caso di eventi non prevedibili, data la mancanza di previsione, si passa direttamente alla fase di allarme, non esistendo la fase di attenzione.

Tutto quanto avviene in costanza della situazione di emergenza, dal momento iniziale coincidente con la segnalazione dell'evento alla cessazione con passaggio alla c.d. post-emergenza, dovrà essere riportato in un apposito "diario degli avvenimenti", che potrà consistere anche in una raccolta cronologica delle relazioni di servizio redatte da tutti coloro che hanno preso parte all'attività di soccorso.

Tale diario dovrà essere tenuto presso la Sala Operativa di Protezione Civile poiché, venendo attivata immediatamente con l'inizio dell'emergenza e perdurando per tutta la sua durata, è l'unica struttura in grado di riferire circa tutte le attività operative compiute.

Prima di esporre le diverse fasi dell'evento, è opportuno analizzare la fonte primaria delle stesse, presupposto operativo del presente Piano e dell'intervento sul territorio, da individuarsi nella segnalazione dell'evento.

7.2. LA SEGNALAZIONE DI EVENTO

Ogni operazione di Protezione Civile parte da un elemento che nella gerarchia delle azioni intraprese per la gestione dell’emergenza si trova al primo gradino: l’Avviso. Questo viene trasmesso direttamente al Comune attraverso la Polizia Municipale e l’Ufficio Tecnico, oppure ai vari enti di Pronto Intervento quali Polizia dello Stato, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Carabinieri che girano immediatamente l’informazione al Comune.

L’Avviso contiene informazioni su una particolare fenomenologia in corso potenzialmente pericolosa per la sicurezza pubblica, per l’ambiente o per i beni in generale.

Gli Avvisi possono essere di due tipologie ben definite: a) Avvisi dai quali può nascere il passaggio alla fase di preallarme - in base ai rischi esaminati, tali avvisi possono riguardare condizioni meteorologiche avverse, condizioni di pericolosità per gli incendi boschivi, in questo modo la Struttura Comunale di Protezione Civile viene messa in allerta perché esistono delle probabilità che un certo tipo di evento si verifichi. b) Avvisi che contengono segnalazioni circa un evento verificato e che si sta verificando - questo tipo di informazioni possono giungere dalle Forze di Polizia, da altri enti o anche da un qualsiasi cittadino.

A seconda dell’entità dell’evento, della popolazione coinvolta e dell’estensione del territorio colpito si procederà all’immediata informazione di:  Prefettura – UTG di Trapani;  Dipartimento Regionale di Protezione Civile;  SORIS;  Servizio di P.C. provinciale;

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 Libero Consorzio Comunale di Trapani;  Presidenza Regione Siciliana;  Vigili del Fuoco;  Carabinieri;  Polizia di Stato;  Guardia di Finanza;  Corpo forestale;  SUES 118;  Enel;  Telecom;  Eni Gas;  Comuni limitrofi.

7.3. FASE DI ATTENZIONE

La fase di attenzione si attiva quando sussiste una segnalazione o comunque la possibilità di prevedere che un determinato rischio possa accadere con conseguenze pericolose per la popolazione e per i beni esistenti in un dato territorio.

E’ pertanto finalizzata a rendere la struttura di soccorso pronta ed efficiente qualora il fenomeno previsto si manifesti.

Solitamente il flusso informativo ed il progressivo svolgimento di tale fase è il seguente:

a) la comunicazione della fase perviene al Sindaco ed al Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile:  dalla Prefettura - U.T.G. a seguito di segnalazione del Dipartimento Regionale di Protezione Civile che ha emesso un proprio bollettino previsionale;  dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Nazionale di Protezione Civile;

b) il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile verifica la segnalazione pervenuta, informando:  i Responsabili dei Servizi competenti, nonché correlati con le funzioni di supporto del C.O.C. affinché verifichino ed attivino le loro risorse umane e materiali, ivi compresa la reperibilità delle ditte, persone e mezzi che dovrebbero intervenire in caso di evoluzione negativa del fenomeno segnalato;  le Istituzioni ed Enti esterni come la Centrale Operativa 118 per l'emergenza sanitaria, i gestori dei servizi energetici, idrici, dei trasporti pubblici ed altri che possono ritenersi interessati o coinvolti nell'evento preannunciato;  il Volontariato per attività di monitoraggio e vigilanza in aree da giudicarsi a rischio, anche per evitare che la popolazione, incautamente o non osservando eventuali comunicati informativi, si ponga a rischio; Cessazione fase di attenzione.

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Dipende:  dall'evoluzione in positivo di quanto previsto, senza che l’evento previsto abbia pregiudicato l'incolumità e la sicurezza delle persone e cose, pertanto con il ritorno alla normalità;  dall'evoluzione in negativo del fenomeno previsto che presenta elementi tali da far ritenere il peggioramento della situazione e quindi l'insorgenza di un probabile pericolo per la città. In tale caso pervengono nuovi avvisi e notizie preoccupanti da parte degli operatori della Polizia Municipale, Volontariato, Vigili del Fuoco, forze dell'ordine in genere od anche cittadini circa fatti accaduti che fanno propendere per un peggioramento.

Di tale situazione, il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile o suo delegato informerà senza ritardo il Sindaco od Assessore delegato, che provvederà alla comunicazione di cessazione della Fase di Attenzione e passaggio alla Fase di Preallarme od Allarme.

Tale declaratoria del Sindaco od Assessore dovrà essere comunicata al Prefetto ed ai Presidenti della Giunta Regionale e del Libero Consorzio Comunale.

7.4. FASE DI PREALLARME

La fase di preallarme sussiste:  quando il fenomeno, già assoggettato alla fase di attenzione, è in atto e sta superando fattori di soglia prefissati, facendo pertanto ritenere imminente l'insorgenza della situazione di emergenza;  quando sia intervenuto un accadimento così improvviso da impedire la precedente fase di attenzione o comunque legato a cause non prevedibili.

In generale tale fase, come meglio si vedrà oltre, comporta l'interessamento di tutti coloro che concorrono nel sistema di protezione civile a livello locale, per procedere nell'immediato ai primi sopralluoghi.

Il flusso informativo ed operativo in relazione all'evoluzione del fenomeno in atto è il seguente: a) la fase inizia:  a seguito di comunicazione inviata dalla Prefettura - U.T.G., dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile, dal Libero Consorzio Comunale di Trapani;  a seguito di comunicazione proveniente da altri soggetti, anche privati, che segnalano conseguenze dannose prossime a verificarsi o verificatesi, oppure il loro aggravamento con esposizione al pericolo di persone e cose;  qualora il responsabile dell'U.C. di Protezione Civile, dai dati acquisiti ed in base alle informazioni assunte dalle squadre operanti nel territorio, ritiene esistano elementi tali da far reputare come probabile e/o certa la messa in pericolo della popolazione. Il Responsabile citato procederà pertanto ad informare il Sindaco o l’Assessore delegato, proponendo la convocazione del C.O.C..

La fase prosegue e la procedura operativa prevede che

il Sindaco o l’Assessore delegato provveda:

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 a convocare il C.O.C., sentito il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile;  ad informare il Prefetto, il Presidente della Regione Siciliana e quello del Libero Consorzio Comunale di Trapani;  ad attivare il soccorso tecnico urgente a favore della popolazione colpita;  ad incaricare il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile ad attivare il Volontariato, organizzandolo in squadre operanti sul territorio in modo autonomo o congiuntamente a pattuglie del Corpo Polizia Municipale;  ad attivare le verifiche circa le risorse disponibili presso le Funzioni C.O.C. n. 1 (Tecnica e pianificazione), n. 7 (Servizi essenziali) e n. 9 (Assistenza sociale alla popolazione);  a richiedere alla Prefettura - U.T.G. rinforzi ad integrazione delle forze impiegate;

il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile provveda:  ad attivare la Sala Operativa della Protezione Civile;  a far convergere sul territorio interessato squadre di tecnici, con la collaborazione della Funzione C.O.C. n. 1 (Tecnica e di pianificazione) e pattuglie del Corpo Polizia Municipale affinché intervengano per i primi soccorsi e le prime osservazioni del territorio;  ad acquisire tutte le informazioni assunte portandole a conoscenza del Sindaco e/o dell'Assessore delegato;  a predisporre, in collaborazione con l'Ufficio Stampa, i contenuti dei messaggi diretti alla popolazione per il tramite dei mass media e, per agevolare le attività, a mezzo di altoparlanti;  a proporre, in considerazione dell'entità del fenomeno, di richiedere il rinforzo delle forze impiegate; b) la fase di preallarme cessa quando:  gli indici di criticità scemano a tal punto da far ritenere che il fenomeno sia in attenuazione o, comunque, tendente ad esaurirsi;  gli indici di criticità, in base ai dati acquisiti, risultano essere costanti od in peggioramento per cui può ritenersi l'evoluzione in negativo del fenomeno ed il passaggio alla fase successiva di allarme.

In tale ultima ipotesi, il Sindaco o l’Assessore delegato dichiarerà il mantenimento dell'allerta di protezione civile e l'attivazione della fase di allarme con contestuale cessazione della fase di preallarme.

Di quanto precede si dovranno informare, senza ritardo, la Prefettura - U.T.G., la Regione ed il Libero Consorzio Comunale e tutti gli altri soggetti - enti, istituzioni, uffici, ecc. - pubblici o privati, interessati e coinvolti dall'evoluzione in negativo della situazione in atto.

7.5. FASE DI ALLARME

Si è in presenza della fase di allarme o anche di massima emergenza quando si superano soglie prefissate con conseguente pericolo per l'incolumità della popolazione e danni alle cose.

In questa fase, tutti gli organismi di protezione civile sono indotti a fornire il massimo contributo,

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così ad es. il C.O.C. è attivato nella sua completa collegialità fino a cessata emergenza.

Per quanto concerne il flusso informativo ed operativo, l'articolazione è la seguente: a) inizio fase di allarme.

Può avvenire:  automaticamente, in caso di evento non prevedibile;  a mezzo di comunicazione che può pervenire da: o Prefettura - U.T.G., Dipartimento Regionale di Protezione Civile, Libero Consorzio Comunale; o altre istituzioni o privati che rappresentano il verificarsi di una serie di elementi che, nel loro insieme, determinano l'esistenza di uno stato di emergenza in atto; o Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile il quale, analizzate le criticità segnalate in relazione a determinati fattori di soglia prefissati, proporrà al Sindaco od Assessore delegato di decretare la fine della fase di preallarme ed il passaggio alla fase di allarme o, meglio, di piena emergenza in atto. Dei provvedimenti assunti si dovranno informare la Prefettura - U.T.G. e la Regione; b) proseguo operativo della fase di allarme.

Il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile sulla base delle notizie acquisite:  propone al Sindaco od Assessore delegato di attivare il C.O.C. nella sua massima espressione;  circoscrive la zona colpita e gli obiettivi sensibili (fonti energetiche, luoghi di concentrazione di pubblico, ecc.) da controllare o da evacuare;  attiva e mantiene in funzione, se già attivata, la Sala Radio della protezione civile;  attiva i collegamenti con il Volontariato per attività di vigilanza nelle aree a rischio con finalità preventive (ad es. attività antisciacallaggio);  dirama l'allarme alla popolazione interessata;  chiama in servizio tutti i soggetti pubblici e privati in rapporto con le Funzioni di Supporto;  informa tutti i soggetti pubblici o privati che, attivamente o passivamente, vengono coinvolti dal fenomeno.

Il Sindaco o suo delegato, anche con l'ausilio del Responsabile di Protezione Civile:  decreta il passaggio alla fase di allarme;  convoca e presiede il C.O.C.;  attua ed emana tutti i provvedimenti ritenuti necessari per la riduzione e l'eliminazione degli effetti connessi con l'accadimento;  decide l’eventuale sospensione dei servizi necessari (in primo luogo, le scuole);  revoca precedenti provvedimenti di autorizzazione allo svolgimento di manifestazioni;  ordina la messa in sicurezza dei servizi essenziali;  provvede a limitare la circolazione stradale con l'ausilio delle Funzioni di supporto interessate;

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 appronta, in collaborazione con la funzione di supporto corrispondente nr. 2, misure sanitarie adeguate;  dispone l'attivazione delle aree di ricovero temporanee in cui ospitare la popolazione;  informa la popolazione sulla situazione in atto;  garantisce la continuità dell'azione amministrativa, come le attività anagrafiche, di giustizia, ecc.;  chiede alla Prefettura - U.T.G. un supporto logistico ed operativo ovvero l’intervento di altre forze e strutture necessarie in quanto, data la situazione, l'amministrazione comunale non è in grado di contrastare efficacemente il fenomeno con le proprie forze; c) cessazione fase di allarme.

La fase cessa:

 quando il fenomeno è scomparso e con esso anche i suoi effetti negativi, con ritorno pertanto verso la normalità;  quando il fenomeno non è ancora scomparso ma comunque gli indici di criticità lo rappresentano in attenuazione, con valori che ritornano alla fase di preallarme o di attenzione; ciò comporta un allentamento della attivazione con ritorno a quanto previsto per le fasi predette;  quando il fenomeno ha un ulteriore incremento in negativo, con blocco completo di tutta la vita cittadina, comportando pertanto una comunicazione di "massima allerta" emessa dal Sindaco od Assessore delegato, destinata alla Prefettura - U.T.G., alla Regione ed al Libero Consorzio Comunale. A questo punto inizia lo "stato di emergenza".

7.6. STATO DI EMERGENZA

Lo stato di emergenza riguarda non tanto un livello di criticità, quanto uno “stato di vita" in cui versa la città.

A causa del persistere od aggravarsi della fase di allarme, tutta la vita cittadina si paralizza, i servizi non funzionano, esistono timori di crolli od altro nel patrimonio immobiliare pubblico o privato della città.

In tale ipotesi, tutti i servizi e le attività poste in essere con l'attivazione della fase di allarme dovranno continuare e procedere a pieno regime, senza soluzione di continuità.

Il Sindaco o l'Assessore delegato, sentiti il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile ed il C.O.C., dovrà:  eventualmente richiedere l’intervento di altre forze e strutture alla Prefettura - U.T.G.;  provvedere ad evacuare la popolazione, esposta a rischio probabile e/o certo per l'incolumità fisica, trasferendola nelle aree di ricovero e nelle strutture ricettive previste e predisposte nel presente piano o in quelle ritenute necessarie, acquisendole con opportuno provvedimento d'urgenza.

Si dovranno organizzare i servizi sanitari e di assistenza alla popolazione con fornitura di quanto necessita (alimenti, vestiti, ecc.).

In tale stato è importante una efficace informazione rivolta alla popolazione anche attraverso i

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mass media per fornire notizie certe circa l'andamento previsionale del fenomeno e la riattivazione dei servizi essenziali.

Da quanto precede, si può pertanto evincere come in “tempo di pace" la gestione dell'emergenza abbia come presupposti la pianificazione, da parte delle funzioni di supporto, di tutte le necessità ed esigenze che possano palesarsi al momento dell'accadimento e l’esatta conoscenza delle risorse disponibili in ogni momento da impiegarsi nello scenario di rischio.

Così ad esempio è fondamentale la conoscenza dell'ubicazione e predisposizione delle aree di soccorso in relazione alla loro facilità di raggiungimento, al trasporto dei materiali necessari ed alla movimentazione dei mezzi.

E' importante anche la preparazione della "comunicazione" rivolta alla popolazione ed ai soccorritori al fine di facilitare e rendere comprensibile l'azione di soccorso e gli interventi di assistenza in relazione all'evoluzione del fenomeno.

A tal fine è necessario che tutta l’attività venga compiuta in modo da non ingenerare ulteriori timori, riportando i dati reali acquisiti sul territorio dal personale operante ed addestrato, in grado di riferire quindi, ad esempio, i danni in atto al patrimonio pubblico e privato, le interruzioni della viabilità e delle attività amministrative, le tipologie di intervento necessarie per salvaguardare le persone, gli animali e le cose.

7.7. L'EVACUAZIONE

L'evacuazione costituisce l'ultima ratio da adottarsi in caso di emergenza, quando non è possibile adottare altra contromisura.

Si tratta di una decisione che dovrà essere assunta dal Sindaco od Assessore delegato, salvo il caso di evento imprevedibile ed improvviso per il quale non sia possibile informarli nell’immediatezza, e comunicata al Prefetto ed al Questore a cui spetta il compito di impiegare le forze dell'ordine per dare esecuzione al provvedimento e per compiere attività di vigilanza nella zona.

Tale attività potrà essere compiuta dalla Polizia Municipale unitamente al Volontariato di protezione civile, coordinata dall'U.C. di Protezione Civile, di concerto con le altre Forze di Polizia.

Si può distinguere l'evacuazione in due diverse tipologie:  una riguardante un numero limitato di persone ed attività interessate;  una di grande estensione per l’elevato numero di persone ed attività coinvolte od in relazione a particolari azioni umane che costituiscono fonte di allarme sociale e di sicurezza pubblica.

A) Piccola evacuazione

Quando l'evacuazione riguarda un numero limitato di persone, la cessazione di poche attività e manifestazioni, oppure non si prevedono particolari difficoltà, l'evacuazione potrà essere compiuta dalla Polizia Municipale e dal Volontariato, con un concorso minimale delle altre Forze dell'ordine. L'attività potrà essere preceduta da una informazione, costituita dalla notifica del provvedimento sindacale o, nel caso di evento non prevedibile, anche "verbalmente".

In caso di inottemperanza, il soggetto potrà essere denunciato per il suo comportamento alla Autorità Giudiziaria ravvisando la fattispecie, penalmente rilevante, dell'inosservanza dell'ordine dato dall'Autorità.

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B) Evacuazione di notevole dimensione o con particolari difficoltà

È il caso di una evacuazione di notevole estensione, che può ricollegarsi a pericoli dovuti ad azioni umane, fonti di notevole allarme sociale.

In tali casi è necessaria l'operatività concertata con le Forze dell'Ordine.

A volte, la situazione è talmente repentina che impone l'allontanamento dal luogo o dall’abitazione immediatamente, ottemperando all'invito verbale rivolto dalle Forze di Polizia, dai Vigili del Fuoco, dall’Autorità Militare e dai Volontari se operanti in ausilio alle forze citate.

Anche in tale ipotesi, in caso di inottemperanza, la persona, oltre a subire l'allontanamento coattivo, verrà denunciata all'Autorità Giudiziaria.

Per garantire il buon esito dell'evacuazione, le Funzioni di supporto del C.O.C. dovranno far intervenire mezzi e personale per agevolare il trasferimento delle persone e delle cose essenziali che dovranno portare con sé, oltre a quanto necessita per le persone più fragili o diversamente abili (anziani, malati, minori, donne gravide, persone con problematiche psichiche, ecc.).

Potrà consentirsi l'autotrasporto ad opera delle stesse persone purché controllato e coordinato per evitare situazioni caotiche e di interferenza nell'azione di soccorso.

Tale autonomo allontanamento è una soluzione preferibile per due fattori: per motivazioni psicologiche ed in quanto il numero dei mezzi necessari, specie in caso di evento non prevedibile, non è facilmente ipotizzabile, per cui, in una corretta e logica evacuazione, l'integrazione con mezzi privati, purché non lasciata al caso, non può che facilitare ed accelerare l'azione.

E' pertanto opportuno incolonnare i mezzi, facendoli circolare scortati dalle forze di polizia e/o dal Volontariato, mantenendo un costante contatto radio con le pattuglie di scorta dirigendole verso le mete, evitando eventuali ostacoli ed inconvenienti esistenti lungo il percorso.

Le destinazioni potranno essere quelle delle aree di soccorso riportate nel presente piano oppure individuate al momento dal C.O.C. o C.O.M., in relazione all'evoluzione dell'evento.

La zona sgomberata dovrà essere ricontrollata al termine dell'operazione per accertare che l’evacuazione sia stata interamente completata.

Le zone evacuate dovranno essere sottoposte a pattugliamenti da parte delle forze di polizia con il concorso del Volontariato per attività di sicurezza ed in particolare di "antisciacallaggio".

La popolazione evacuata verrà ospitata presso le aree di soccorso dove potrà trovare accoglienza, fornitura di vestiario e vettovagliamento, e, possibilmente, anche supporto di natura psicologica.

7.8. STATO DI POST EMERGENZA IN GENERE

Il post-emergenza inizia ad evento esauritosi nei suoi effetti, con gli indici di riconoscibilità dei valori che permettevano il passaggio tra le varie fasi rientrati nella norma.

Inizia pertanto il ritorno verso la normalità con ripresa, in relazione ai danni intervenuti, dei vari servizi.

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In tale stato il Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile richiederà ai responsabili di ogni funzione, ed in particolare della funzione nr. 8 concernente il censimento danni a persone o cose, di compiere idonei accertamenti atti a verificare e monitorare la situazione in cui versa il territorio e quindi volti a stimare i danni derivati dall'evento cessato.

Per compiere questa attività, tenuto conto del dimensionamento di quanto accaduto in base alle informazioni assunte, i responsabili delle funzioni potranno operare mediante personale interno, oppure avvalendosi di professionalità esterne.

La verifica comprenderà i danni subiti da persone, animali e cose.

Contestualmente si chiuderà la Sala Radio di Protezione Civile e si scioglierà il C.O.C..

L'obiettivo è quello di acquisire tutti gli elementi utili per poter dare una efficace risposta alla popolazione, impedendo anche possibili speculazioni durante la fase di ricostruzione della situazione ante-evento.

Anche in questo stato è fondamentale l'informazione rivolta al cittadino.

7.9. ARTICOLAZIONE DELLE FASI IN CASO DI EVENTO NON PREVEDIBILE

In caso di evento non prevedibile, proprio per la sua peculiarità che non consente la previsione e quindi la pianificazione di contromisure, si passerà immediatamente alla "Fase di allarme", avviando le operazioni di soccorso della popolazione con immediata convocazione da parte del Sindaco, od Assessore delegato, del C.O.C. nella composizione che riterrà opportuna in base alle informazioni acquisite, trasmesse dal Responsabile dell'U.C. di Protezione Civile.

Tale Responsabile dovrà infatti cercare, per quanto possibile, di acquisire tutte le notizie utili sull'evento e sulla situazione territoriale, anche avvalendosi di pattuglie della Polizia Municipale e delle squadre del Volontariato dislocate sul territorio.

Infatti, nell'ipotesi di emergenza per evento imprevedibile, ancora di più assurge ad importanza la gestione e la dislocazione sul territorio delle risorse impiegate in quanto rappresentano punti di osservazione avanzati, oltre che di assistenza alla popolazione.

Sono questi “avamposti” che permetteranno di verificare i danni, la sistemazione delle persone e gestire l’assistenza alla popolazione in modo razionale e mirato.

Pertanto il Responsabile di Protezione Civile e coordinatore del C.O.C., in base alle comunicazioni che perverranno, potrà circoscrivere l'area interessata e conoscere le conseguenze dell’evento sulla popolazione, i danni al patrimonio pubblico (uffici pubblici, opere d'arte, ecc.) e privato, le problematiche viarie ed inerenti ai servizi essenziali.

Di quanto precede, il predetto Responsabile dovrà dare comunicazione, con il mezzo comunicativo ritenuto più celere, al Sindaco ed Assessore delegato; dovrà altresì predisporre un prospetto di quanto necessita, avvalendosi della collaborazione dei titolari delle Funzioni di supporto.

Tale prospetto di attività dovrà essere trasmesso, senza ritardo, al Sindaco od Assessore delegato, con proposta di convocazione del C.O.C. per assumere le decisioni del caso analogamente a quanto già specificato in precedenza nell'ipotesi dell'emergenza dovuta ad evento prevedibile.

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7.10. MODELLO FLUSSO PROCEDURALE OPERATIVO STANDARD

FASE DI ATTENZIONE

Segnalazione ricevuta dal responsabile di Protezione Civile e coordinatore del C.O.C.: Qualificata → da Autorità: - esterna come Prefettura, ecc. - interna come Polizia Municipale, ecc. Non qualificata → (da cittadino)

Segnalazione pervenuta a P.M. → comunicazione senza ritardo al responsabile di Protezione Civile responsabile di Protezione Civile → acquisizione di informazioni ed elementi e valutazione della segnalazione: ♦ se infondata → archiviazione ♦ se fondata ed accertata → • dà comunicazione al Sindaco od Assessore delegato • dà comunicazione a strutture ed enti potenzialmente interessati, competenti ad assumere le opportune misure di contrasto, come Forze di Polizia, Settori Comunali, ecc. • verifica esistenza di una previsione e pianificazione dell'evento prevedibile • acquisisce atti o schede operative esistenti • procede ad allertamento delle risorse

Sindaco/Assessore delegato, quale Autorità comunale di protezione Civile, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile e coordinatore del C.O.C. → • può convocare il C.O.C. • assicura il coordinamento con i vari Settori Comunali, con altri Comuni interessati, anche per eventuale attivazione del C.O.M.; • dà comunicazione al responsabile del Volontariato per: - richiesta intervento, con allertamento squadre - predisposizione per attivazione Sala Radio di Protezione Civile, formazione del “Diario” degli avvenimenti → annotazione da parte del personale della Sala Radio di: - tutte le segnalazioni - informazioni - attività compiute

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FASE DI PREALLARME

Sindaco/Assessore delegato, informato e coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile e coordinatore del C.O.C. → gestisce gradualmente l’evoluzione dell’evento, assumendo i provvedimenti necessari per l’assistenza alla popolazione e la tutela del territorio → • attiva il "Gruppo ristretto decisionale" del C.O.C. e le funzioni di supporto • dispone per movimentare risorse umane e materiali • dispone per la verifica agibilità delle aree di emergenza • dispone per la continuità delle attività comunali ed extracomunali (ad es. anagrafica, giudiziaria, ecc.) • richiede al responsabile del Volontariato: - attivazione Sala Radio di Protezione Civile con impiego di proprio personale - costituzione di squadre di pronto impiego con personale già allertato durante la fase di attenzione • dispone che la Polizia Municipale, congiuntamente al Volontariato, compia attività di osservazione e salvaguardia della sicurezza del territorio • invita l'Ufficio Stampa del Comune a fornire le opportune notizie ed indicazioni alla popolazione sui comportamenti di autoprotezione da adottarsi per le persone, attività e cose a rischio.

Il responsabile di Protezione Civile → • informa il Sindaco od Assessore delegato circa l'emergenza • disloca squadre di volontari sul territorio della zona esposta a rischio e nella restante parte della città, → creazione di punti di osservazione → attività ricognitiva mantenuta in essere per tutta la durata dell'evento fino alla sua cessazione (c.d. stato di post-emergenza) → acquisizione notizie ed informazioni sulla situazione della città • garantisce uno stretto contatto comunicativo tra Sala Radio di Protezione Civile e P.M. per quanto precede e per un eventuale intervento congiunto nella zona esposta a pericolo.

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FASE DI ALLARME - STATO DI EMERGENZA

Sindaco/Assessore delegato, informato e coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile e coordinatore del C.O.C. → gestisce l’evoluzione dell’evento, assumendo gradualmente i provvedimenti necessari, contingibili ed urgenti, per l’assistenza alla popolazione e la tutela del patrimonio ed informa Prefettura - U.T.G., Regione, Libero Consorzio Comunale. ♦ Emergenza non contrastabile con il solo apparato e risorse comunali → richiesta risorse a Prefettura - U.T.G., Regione, Libero Consorzio Comunale ♦ Emergenza contrastabile → dispone ed assicura: • attivazione C.O.C. convocato nella sua composizione collegiale con tutte le funzioni di supporto → fornisce supporto al Sindaco od Assessore delegato per tutte le decisioni da assumere; • verifica agibilità delle aree di emergenza • verifica aree di soccorso e servizi in essere nelle stesse (ad es.: gestione assistenza sanitaria, censimento delle persone ospitate, dei mezzi di sussistenza ed di quelli di prima necessità) • impegno di tutto l’apparato di contrasto all’emergenza (comunale ed extracomunale) • squadre di intervento per i soccorsi nelle situazioni a rischio • continuità delle attività comunali ed extracomunali (ad es. anagrafica, giudiziaria, ecc.) • vigilanza costante → andamento vita cittadina e mantenimento dei servizi essenziali • possibile provvedimento di evacuazione → nei confronti di chi si trovi esposto al pericolo fino a cessate esigenze • che la Polizia Municipale congiuntamente al Volontariato, compiano attività di osservazione e salvaguardia della sicurezza del territorio • attività e funzionamento della Sala Radio di Protezione Civile • verifica della staticità immobiliare • informazione alla popolazione, tramite l’Ufficio Stampa del Comune, Polizia Municipale e Volontariato, sulla situazione in atto e sui comportamenti di autoprotezione, rassicurandola, ed indirizzandola verso luoghi sicuri ed aree di emergenza

Responsabile di Protezione Civile → • informa Sindaco od Assessore delegato circa l'emergenza in atto • costante verifica → obiettivi sensibili posti in pericolo dal fenomeno in atto (ad es. in caso di alluvione, verifica dei livelli delle acque, delle zone a ridosso degli argini, nei punti che, in base anche ad esperienza, risultano più facilmente vulnerabili, della tenuta statica dei ponti, ecc.).

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FASE DI CESSAZIONE EMERGENZA

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile → • dispone l’accertamento e censimento, in stretto raccordo tra Funzione nr. 8 del C.O.C. (Censimento danni a persone e cose) ed U.I. Protezione Civile, dei danni: - fisici e materiali a carico di popolazione, animali, attività - al patrimonio ambientale - ai beni patrimoniali ed in specie a quelli storico - culturali • dispone il ripristino dei servizi essenziali • garantisce il ritorno graduale alla normalità • dispone il mantenimento del controllo del territorio colpito dall’evento, a salvaguardia e sicurezza della popolazione, sino al ripristino della normalità • dispone lo scioglimento del C.O.C. • dispone la chiusura della Sala Radio di Protezione Civile • informa la popolazione tramite l’Ufficio Stampa del Comune → eventuali comportamenti di autoprotezione e cautele igienico-sanitarie da adottarsi.

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7.11. MODELLI OPERATIVI IN CASO DI EVENTI SPECIFICI

Dopo aver esaminato nei paragrafi precedenti le procedure di intervento che indicativamente e genericamente possono applicarsi ad un qualsiasi evento, si descrivono adesso le indicazioni circa le modalità operative per specifici rischi a cui la popolazione è esposta nel centro urbano e nel territorio comunale.

I rischi sono stati rappresentati nel Capitolo 4, a cui si rimanda per approfondire la conoscenza circa il contenuto e la potenziale incidentalità sul territorio.

E’ opportuno comunque precisare che la casistica non deve considerarsi esaustiva poiché le tipologie di eventi, incombenti sulla via cittadina, e loro caratteristiche possono essere diverse, con la conseguenza di imporre variazioni sulle procedure.

7.11.1. RISCHIO SISMICO

Al verificarsi dell’evento, se l’intensità della scossa fosse tale da superare il V grado della scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg) ed il conseguente effetto sul territorio determinasse danni anche se di lieve entità, tutti i Responsabili delle Funzioni di Supporto che compongono il C.O.C. (Centro Operativo Comunale), vista la possibile interruzione dei collegamenti telefonici, si recheranno automaticamente e senza attendere alcuna chiamata presso la Sala Operativa, sede del Centro Operativo Comunale, anche se tale evento si verifica fuori dal normale orario d’ufficio.

Il C.O.C. è presieduto dal Sindaco o suo Assessore Delegato e si avvale delle nove Funzioni di Supporto per la suddivisione dei compiti mirata ad una gestione efficace del superamento dell’emergenza.

Per questa tipologia di rischio il Responsabile della Protezione Civile e Coordinatore del COC ed i responsabili delle Funzioni di Supporto svolgeranno i compiti loro assegnati.

Il Responsabile della Protezione Civile e Coordinatore del C.O.C.  Avverte la Prefettura, il Presidente del Libero Consorzio Comunale e il Presidente della Regione dell’accaduto.  Attiva la Sala Operativa Comunale con la presenza di tutti i responsabili delle funzioni di supporto del C.O.C.: o Responsabile della Protezione Civile coordinatore del COC; o Tecnico Scientifica e Pianificazione; o Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria; o Volontariato; o Materiali, Mezzi e Risorse Umane; o Servizi Essenziali e Attività Scolastiche; o Censimento Danni a Persone e/o Cose; o Strutture Operative Locali e Viabilità; o Telecomunicazioni; o Assistenza alla Popolazione; o Segreteria e Gestione Dati; Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 129 -

o Addetto Stampa. ▪ Dirige tutte le operazioni, in modo da assicurare l’assistenza e l’informazione alla popolazione, la ripresa dei servizi essenziali, delle attività produttive, della viabilità, dei trasporti e telecomunicazioni. ▪ Sulla base delle direttive del Sindaco, garantisce la riapertura degli uffici comunali e dei servizi fondamentali. Gestisce il Centro Operativo, coordina le Funzioni di Supporto e predispone tutte le azioni a tutela della popolazione. ▪ Valuta di concerto con la Funzione Tecnica e Pianificazione l’evolversi dell’evento e le priorità d’intervento. ▪ Mantiene i contatti con i COC limitrofi delle altre città, con il CCS per monitorare l’evento e l’eventuale richiesta o cessione d’aiuti. ▪ Gestisce, altresì, i contatti con i dirigenti comunali per garantire i servizi e la funzionalità degli uffici comunali (Anagrafe, URP, Uffici tecnici, ecc.).

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Fase Attenzione

Mancante in quanto si tratta di un rischio non prevedibile, può pertanto individuarsi la sola fase di Allarme. In via preventiva si potranno pianificare interventi strutturali sul territorio e formare ed informare la popolazione sulle modalità di comportamento. E' bene sottolineare che solitamente l'area colpita si estende oltre i confini territoriali della città per cui il ruolo del Comune si riduce alla prima assistenza alla popolazione ed all'azione di supporto per gli interventi organizzati da autorità sovra comunali.

Fase Allarme - Stato di Emergenza

Fonte informativa

Nasce con l'evento. Solo in caso di scosse preliminari, la segnalazione potrebbe pervenire da: - Dipartimento Nazionale di Protezione Civile - Prefettura - U.T.G. - Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.)

Schema attività procedurali

Il flusso procedurale può articolarsi nelle seguenti fasi ed azioni ad esse correlate.

PRIMA FASE: tesa ad acquisire i dati relativi all'area interessata, la tipologia dei danni a persone, cose, attività produttive, e ad intervenire nell'immediatezza. Sindaco/Assessore delegato → informato dal responsabile di Protezione Civile che lo coadiuverà nelle azioni a seguire, provvederà a: • attivare il C.O.C. con convocazione dei componenti; • attivare la Sala Radio di Protezione Civile; • disporre che la Polizia Municipale, supportata dall’Associazione del Volontariato, compia una ricognizione del territorio della città; • attivare i collegamenti per acquisire notizie e segnalazioni, anche a mezzo della P.M.. e della Sala Radio di Protezione Civile, da VV.F. e I.N.G.V. e procedere ad interventi; • sollecitare la funzione C.O.C. nr. 8 (Funzione Censimento danni) perché attivi squadre di tecnici, eventualmente supportati dalla Polizia Municipale e Volontari della Protezione Civile, operanti nel territorio, per acquisire informazioni e censire danni a persone e cose; • attivare aree e centri di ospitalità temporanea per gli evacuati a mezzo della funzione C.O.C. nr. 9 (Funzione Assistenza Sociale alla popolazione); • informare la popolazione a mezzo del responsabile della funzione C.O.C. nr. 10 (Mass media ed Informazione) circa l’evoluzione della situazione, mantenendola costantemente aggiornata.

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L'attività sul territorio si effettua mediante: - interventi atti a recuperare le persone rimaste sotto le macerie causa la rovina di edifici, bloccate all'interno di veicoli, ecc. - creazione di un Posto Medico Avanzato (P.M.A.) che provvederà ad inviare i feriti, anche in base alla loro gravità, verso le strutture sanitarie che nel frattempo saranno state allertate anche dal Responsabile della funzione C.O.C. nr. 2 (Sanità e Veterinaria).

SECONDA FASE: tesa a supportare a mezzo delle funzioni del C.O.C., il Sindaco/Assessore delegato nella valutazione di tutti i dati inerenti lo scenario e quindi l'assunzione di quanto necessita per ripristinare la funzionalità della città e delle strutture sorte a seguito del fenomeno. E’ caratterizzata da → attivazione C.O.C. in composizione allargata, con presenza di tutte le funzioni → C.O.C. assumerà di decisioni in merito a: • requisizioni di spazi in cui ricoverare la popolazione in caso di insufficienza delle aree previste; • attivazione di quanto necessita per l'assistenza alla popolazione; • attivazione presidi sanitari e psicologici; • abbattimento di edifici giudicati pericolosi; • interdizione all'accesso in aree o strade; • interdizione all'utilizzo di acque o di fonti energetiche di cui si teme la insalubrità o pericolosità; • abbattimento di animali da giudicarsi non curabili e pericolosi per l'incolumità pubblica; • censimento delle persone scomparse con avvio delle ricerche per il ritrovamento; • previsione servizi di antisciacallaggio; • reperimento e distribuzione di materiali e mezzi, anche con richiesta di collaborazione rivolta a Prefettura - U.T.G., Libero Consorzio Comunale, Regione; • richiesta a Prefettura e Regione per intervento di altre organizzazioni, compreso l'Esercito, ad esempio nella specialità dei genieri e degli elicotteristi, per integrare le risorse già impiegate.

TERZA FASE: tesa ad adottare e comunicare i provvedimenti del caso. Sindaco/Assessore delegato → acquisisce pareri del C.O.C. circa le valutazioni di cui alla SECONDA FASE e: • procede alla formalizzazione dei relativi provvedimenti, rendendoli esecutivi; • comunica la situazione in essere, i provvedimenti assunti e quelli che si ritengono di adottare a Prefetto, Presidente della Regione, Dipartimento Regionale di Protezione Civile, Presidente del Libero Consorzio Comunale e richiede interventi ed impegni integrativi necessari per superare la Fase di Allarme - Stato di Emergenza.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato → • comunica la cessazione dell'emergenza per l’esaurimento del fenomeno, disponendo per il ritorno alla normalità ed informandone la popolazione; • verifica e ripristina la circolazione veicolare e pedonale, dei servizi essenziali di erogazione gas, acqua, energia elettrica, previo accertamento, in specie per l'acqua potabile, dell'inesistenza di eventuali contaminazioni od insalubrità, e delle condizioni di sicurezza degli impianti in genere, richiedendo l'intervento dei tecnici dell’ARPA per le analisi ed operazioni di bonifica del caso; • avvia gli accertamenti, anche mediante la collaborazione dei VV.F., circa la staticità degli immobili, per permettere il rientro della popolazione e le condizioni di sicurezza delle attività produttive in genere per la loro riattivazione; • ordina la rimozione di macerie, l'abbattimento di edifici o parti di essi giudicate dai VV.F. pericolanti e pericolosi per l'incolumità pubblica; • dispone il controllo di tutta la zona al fine di individuare pericoli, non immediatamente constatabili (ad es. prevedibile scivolamento o rovina di porzioni di terreni, ecc.); • avvia il censimento delle lesioni e danni fisici riportati dalle persone e dei danni alle strutture ed immobili pubblici o privati, informando la popolazione circa procedure di accesso ad eventuali contribuzioni in relazione ai danni subiti; • dispone il mantenimento del servizio antisciacallaggio, da effettuarsi fino a cessate esigenze, per le aree ed immobili evacuati; • chiude la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO

Il Rischio Idrogeologico è un tipo di rischio definito prevedibile in quanto legato a fenomeni meteorologici per i quali esistono strumenti di previsione o, comunque, metodi per monitorare l’evoluzione della situazione.

L’Avviso di Condizioni Meteorologiche Avverse viene emesso da S.O.R.I.S. (Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana) o dalla Prefettura a seguito di bollettino emanato dal Centro Operativo Aereo Unificato – Veglia Meteo del D.P.C..

L’Ufficio Comunale di Protezione Civile legge attentamente l’avviso meteo inviato dalla Regione e/o dalle Prefettura, entrando in fase di preallarme.

Il Responsabile e coordinatore dell’Ufficio Comunale di Protezione Civile attiva così il monitoraggio sistematico e progressivo; attua tutti gli interventi diretti alla rimozione dei pericoli immediati ed alla messa in sicurezza del territorio, avvalendosi della collaborazione del Comitato Comunale di Protezione Civile.

A seguito di verifica tecnica di quanto comunicato dalle squadre di monitoraggio a vista, opportunamente inviate sulle zone a rischio, il Responsabile e coordinatore dell’Ufficio di Protezione Civile può decidere di fare scattare la fase di allarme, con cui viene attivato il Centro Operativo Comunale e viene monitorata la situazione H24.

Al verificarsi dell’evento e/o all’aggravarsi della situazione scatta la fase di emergenza nella quale il C.O.C. può disporre gli immediati soccorsi alla popolazione e l’evacuazione delle aree a rischio.

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Fase di Attenzione

Fonte informativa

La segnalazione può provenire da: - Prefettura - U.T.G., che allega l'avviso di allerta di protezione civile emesso SORIS o dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile - SORIS del Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Corpo Forestale dello Stato - Vigili del Fuoco - P.M. - Cittadino (va sempre verificata).

Schema attività procedurali

Segnalazione dell'attivazione della fase di attenzione → il responsabile di Protezione Civile: • Avvisa il Sindaco/Assessore delegato sull'evento atteso e sulle attività in atto in questa fase, al fine di preallertare i soggetti previsti nel presente piano e chi, in relazione al fenomeno, può essere coinvolto • Informa: - la P.M., se non già attivata dalla Prefettura, per opportuni monitoraggi ed eventuali presidi di nodi cruciali. La P.M. comunicherà al responsabile di Protezione Civile eventuali problematiche ed inconvenienti che potrebbero ulteriormente aggravare la situazione; - il responsabile del Volontariato (funzione C.O.C. nr. 3) al fine di attivare squadre di volontari per opportuni monitoraggi del territorio; - Le funzioni Coordinamento Sociale e Sanitario (funzioni C.O.C. nrr. 2 e 9) affinché allertino personale, strutture ed associazioni per assistere la popolazione e chi si trovi in difficoltà sanitaria e sociale; - le funzioni C.O.C. nrr. 1, 7 e 8: - per verificare le proprie risorse umane e materiali, sia interne ed esterne, al fine di eseguire interventi tecnici, censimento danni, ecc.; - per localizzare luoghi di probabili frane; - il servizio Manutenzioni per le sue specialità di intervento a tutela del patrimonio pubblico; - Il servizio Ambiente per la sua specifica competenza affinché verifichi le proprie risorse coordinando eventualmente anche l'operato del Volontariato nel taglio di alberature, sgombero di rami caduti, ecc. • Valuta e, se ritenuto opportuno e necessario, avvisa l'Ufficio Stampa circa l'informazione alla popolazione, indicando i comportamenti di autoprotezione da adottarsi • Richiede la verifica al Volontariato o, se del caso, l'attivazione immediata della Sala Radio di Protezione Civile per agevolare i contatti con la P.M.., la SORIS ed altri enti od servizi esterni.

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Fase di preallarme

Fonte informativa

Avviso di condizioni evolutive peggiorative: - dalla Prefettura - U.T.G. a seguito di segnalazione del Dipartimento Regionale di Protezione Civile - dal Corpo Forestale - con provvedimento sindacale assunto su proposta del responsabile di Protezione Civile.

Schema attività procedurali

Ricevimento comunicazione od acquisizione degli elementi → Il responsabile di Protezione Civile → informa senza ritardo il Sindaco/Assessore Delegato, se non già avvisati dalla Prefettura - U.T.G., proponendo l'attivazione del C.O.C. (anche solo come Gruppo ristretto decisionale) e coadiuvandoli nelle loro azioni.

Sindaco/Assessore delegato, gradualmente, in base all'evoluzione del fenomeno, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile → • attiva i contatti con il Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Centro Operativo Regionale (SORIS), Prefettura - U.T.G., Libero Consorzio Comunale - Ufficio Protezione Civile, Settori/Uffici Comunali facenti parte delle Funzioni di Supporto del C.O.C., Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato; • decide l’invio nella zona interessata di pattuglie di Polizia Municipale, supportate dai Volontari; • richiede all’associazione del Volontariato, l'attivazione della Sala Radio di Protezione Civile; • dispone che il Servizio Lavori Pubblici ed il Servizio Ambiente ispezionino la zona segnalata o giudicata critica per la verifica della staticità dei luoghi, edifici e quant'altro, fornendo osservazioni; • dispone che il servizio ambiente verifichi lo stato delle alberature, specie di quelle adiacenti strade ed immobili; • preavvisa la funzione C.O.C. nr. 5 per eventuale chiusura strade; • attiva l'Ufficio Stampa per l'Informazione alla popolazione a mezzo mass media se ritenuta del caso.

Se attivato il C.O.C., nella formazione stabilita dal Sindaco/Assessore delegato, quanto precede verrà deciso al suo interno. Se attivato il C.C.S. presso la Prefettura, il Sindaco/Assessore delegato invierà il responsabile di Protezione Civile ed altro dirigente per ricoprire la funzione assegnata, attuando tutto quanto possibile per prestare i primi soccorsi ed informare la popolazione coinvolta nell'evento, emettendo provvedimenti contingibili ed urgenti.

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Fase di allarme

Fonte informativa

L'avviso proviene da: - Prefettura - U.T.G. a seguito di segnalazione del Dipartimento Regionale di Protezione Civile in genere - Corpo Forestale dello Stato

oppure

- ad iniziativa, con provvedimento sindacale assunto su proposta del responsabile di Protezione Civile in relazioni ai dati in possesso.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile → informa il Sindaco/Assessore Delegato, se non avvisato dalla Prefettura - U.T.G., del peggioramento.

Sindaco/Assessore delegato, gradualmente, in base all'evoluzione del fenomeno, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile: • mantiene in attività la Sala Radio di Protezione Civile; • preavvisa i componenti del C.O.C. attivandolo o partecipando al C.O.M. con convocazione di tutti i Responsabili delle Funzioni di supporto; • allarma tutte le risorse destinate a soccorrere ed assistere la popolazione, per la salvaguardia delle cose e degli animali; • si mantiene in contatto con il Responsabile del Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Ufficio di Protezione Civile del Libero Consorzio Comunale, per conoscere l'evoluzione; • dispone di interdire la zona a rischio, prevedendo percorsi alternativi, e, se necessaria, l'evacuazione della medesima area da persone e, se possibile, da animali; • assiste la popolazione verificando la capacità delle strutture di accoglienza temporanea; • informa la Prefettura - U.T.G., la Regione e il Libero Consorzio Comunale circa la situazione in atto, indicando i provvedimenti assunti a tutela della popolazione; • aggiorna con continuità la popolazione diramando appositi comunicati.

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Stato di emergenza

Schema indicativo delle modalità di gestione emergenza

Sindaco/Assessore delegato, quale Autorità locale di Protezione Civile → emetterà ordinanze contingibili ed urgenti nell'interesse della popolazione con previsione di evacuazione dell'intera zona coinvolta nell'evento calamitoso e di requisizione temporanea di mezzi necessari od aree.

Il responsabile di Protezione Civile → • coadiuva l'Autorità sindacale nella gestione dell'emergenza coordinando le risorse impiegate, in specie della Polizia Municipale e del Volontariato di Protezione Civile; • attiva la Polizia Municipale ed il Volontariato affinché supportati dalle altre forze di polizia e dei servizi sociali, procedano all'allontanamento delle persone, indirizzandole verso le aree di accoglienza predisposte, ai servizi di vigilanza ed antisciacallaggio connessi ed al presidio dei "cancelli" e delle intersezioni dei percorsi alternativi; • attiva il Servizio Veterinario dell'A.S.P. per le verifiche di competenza; • attiva e predispone aree o luoghi in cui ricoverare la popolazione fino a cessata emergenza; • avvisa i Responsabili delle funzioni nr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione) e nr. 4 (Materiali e Mezzi) del C.O.C., per il ripristino delle carreggiate stradali e del deflusso delle acque; • favorisce la creazione di un posto medico avanzato (P.M.A.) coordinato dal 118; • attiva ed organizza per regolare l'accesso nella zona di pericolo, per coordinare l'evacuazione, per prestare il soccorso sanitario e l'assistenza sociale con particolare riferimento alle persone fragili; • richiede l’interruzione dell'erogazione di gas, acqua, energia elettrica, in caso di pericolo o fonte di rischio; • richiede e dispone l’interruzione di attività agricole e produttive in genere e messa in sicurezza fino alla cessazione dell'emergenza; • crea opportuni "cancelli" in loco, attraverso i quali far accedere i soccorritori.

Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato → • dirama comunicati alla popolazione per informarla della cessazione dell'emergenza; • avvia quanto necessita per la bonifica dei luoghi ed il ripristino della normalità; • dispone la verifica ed il ripristino della circolazione veicolare e pedonale, dei servizi essenziali di erogazione gas, acqua, energia elettrica, previo accertamento, in specie per l'acqua potabile, dell'inesistenza di eventuali contaminazioni od insalubrità, e delle condizioni di sicurezza degli impianti in genere; • appronta, anche avvalendosi della collaborazione dei Vigili del Fuoco, le verifiche di staticità degli immobili per permettere il rientro della popolazione, delle condizioni di sicurezza delle attività produttive in genere per permettere la loro riattivazione ed infine un controllo di tutta la zona al fine di individuare pericoli, non immediatamente constatabili (ad es. prevedibile scivolamento o rovina di alberature, ecc.); • avvia il censimento delle lesioni e danni in genere subiti dalle persone e dei danni alle strutture ed immobili pubblici o privati, informando la popolazione circa procedure di accesso ad eventuali contribuzioni in relazione ai danni subiti; • chiude la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.3. RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO

l Centro Funzionale Centrale del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale emette su base giornaliera il bollettino di suscettività all’innesco degli incendi boschivi e lo pubblica su un apposito sito ad accesso riservato. La ricezione dei bollettini è garantita, a livello regionale dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile che provvede, attraverso la SORIS, a inviarli: alla Prefettura – UTG, ai Servizi Libero Consorzio Comunaleli del DRPC, alla Libero Consorzio Comunale Regionale, e al Sindaco per la determinazione delle rispettive fasi operative, nonché alle componenti e alle strutture operative eventualmente interessate.

Presidenza del Consiglio Emissione bollettini dei Ministri Dipartimento della Concorso Aereo Statale Protezione Civile Raccordo informativo con Regione

Presidenza della Regione Siciliana Trasmissione bollettini Dipartimento Regionale della Protezione Civile Raccordo operativo/informativo S.O.R.I.S. con il territorio

Prefettura U.T.G. di Trapani Servizio Provinciale di Trapani del D.R.P.C. Provincia Regionale di Trapani

Strutture Operative

-Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

-Corpo Forestale della Livello comunale Regione Siciliana Sindaco Flusso delle Coordinamento comunicazioni in Locale emergenza

LIVELLI DI ALLERTA E FASI OPERATIVE

La risposta a situazioni di emergenza è organizzata in quattro fase operative schematizzate nella tabella sotto riportata:

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LIVELLI DI ALLERTA FASI OPERATIVE

-Periodo campagna AIB -Bollettino pericolosità media PREALLERTA -Incendio boschivo in atto all’interno del territorio comunale

-Bollettino pericolosità alta ATTENZIONE -Possibile propagazione dell’incendio verso zone di interfaccia

-Incendio in atto che sicuramente interesserà la zona di interfaccia PREALLARME

-Incendio in atto all’interno della fascia perimetrale ALLARME

Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni ricevute dal Centro Funzionale Decentrato o Centrale.

Nel caso in cui il fenomeno non previsto si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l’esecuzione della procedura di soccorso ed evacuazione.

ATTIVAZIONE DELLE FASI OPERATIVE

Il Dipartimento della Protezione Civile, che ha la responsabilità di fornire a livello nazionale indicazioni sintetiche sulle condizioni favorevoli all’innesco e alla propagazione degli incendi boschivi, emana attraverso il Centro Funzionale Centrale il Bollettino di Suscettività all’innesco di incendi boschivi.

La ricezione dei bollettini è garantita, a livello regionale dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile che provvede attraverso la SORIS a inviarli, tra l’altro, al Sindaco per la determinazione delle rispettive fasi operative da adottare così come riportate nella tabella a).

Il Sindaco, in tutte le fasi operative, riceve i bollettini e stabilisce e mantiene i contatti con Regione, Prefettura – UTG, Sindaci dei Comuni vicini e Strutture Operative presenti sul territorio.

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Fase Attenzione - Preallarme

Si tratta di un evento non prevedibile. La concomitanza di condizioni ambientali favorevoli all'innesco ed alla propagazione del fuoco impongono comunque un’attività preventiva di osservazione nel periodo giugno - settembre, comprendendovi pertanto anche il periodo di massima pericolosità decretato dal dipartimento Regionale di Protezione Civile, solitamente dalla metà di luglio alla fine di agosto. Alla luce del Manuale Operativo del D.P.C., il pericolo per la città in generale, non caratterizzata da superficie boschive di grande estenzione, è rappresentato dall'incendio che può svilupparsi in aree contigue tra le zone antropizzate e quelle vegetali definite di "interfaccia; Pertanto, qualora il fenomeno accada, con particolare riferimento al caso dell'interfaccia, scatta la fase di Allarme. Solitamente l'estensione dell'area colpita si estende oltre il perimetro del centro urbano per cui il ruolo del Comune si riduce all'azione di supporto per gli interventi organizzati da autorità sovracomunali.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile, acquisita la notizia → • informa circa l'evoluzione dell'evento: Sindaco/Assessore delegato, Prefettura - U.T.G., Dipartimento Regionale di Protezione Civile, Libero Consorzio Comunale; • attiva la Sala Radio di Protezione Civile; • attiva il servizio di avvistamento con impiego del Volontariato con compiti valutativi e per favorire la localizzazione del fuoco;

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Fase Allarme - Stato di Emergenza

Fonte informativa

Coincide con l'evento o comunque con una segnalazione proveniente da: - Cittadino dal quale si dovranno acquisire: - nominativo e numero telefonico - località di avvistamento incendio - ogni altra informazione utile, quali esistenza di abitazioni, scuole, luoghi di ritrovo, stabilimenti, attività varie, materiali facilmente infiammabili, ecc. - se già sono stati avvisati i Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, 118, forze di polizia, ecc. e se questi sono già in loco - P.M.. - Sala Radio di Protezione Civile - Prefettura - U.T.G. - Dipartimento Regionale di Protezione Civile

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato allertato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile: • richiede l'attivazione della Sala Radio di Protezione Civile, se non già attivata, e l'allertamento di personale Volontario; • verifica che i Vigili del Fuoco ed il Corpo Forestale dello Stato siano stati avvertiti e siano presenti in loco; • dispone per l'intervento del personale della Polizia Municipale ed il Volontariato per delimitare l'area interessata ed il presidio dei "cancelli", favorendo la movimentazione dei mezzi di soccorso ed inibendo l'accesso a tutti gli altri; • emette a mezzo del responsabile della funzione C.O.C. nr. 10 (Mass Media ed Informazione) comunicati rivolti alla popolazione in merito all'evolversi della situazione.

Stato di Emergenza

Ricorre qualora l'incendio non si riesca a domare oppure la sua potenzialità sia tale da esporre a pericolo i dimoranti della zona.

Sindaco od Assessore delegato, anche su proposta e comunque supportato dal responsabile di Protezione Civile → • convoca il C.O.C.; • adotta eventuali provvedimenti contingibili ed urgenti; • dispone l'evacuazione delle persone ed animali a rischio facendo intervenire la Polizia Municipale ed il Volontariato, che adotteranno tutte le misure atte a salvaguardare l'incolumità delle persone e cose, comprese le misure antisciacallaggio, e procederanno alla ricerca delle persone scomparse; • ordina il divieto di utilizzo di acque, alimenti o fonti energetiche di cui si teme la salubrità e/o la pericolosità; • comunica i provvedimenti assunti e quelli da adottarsi al Prefetto, al Presidente della Regione, al Dipartimento Regionale di Protezione Civile, al Presidente della Libero Consorzio Comunale e richiede interventi ed impegni integrativi necessari per superare la Fase di Allarme - Stato di Emergenza, come ad esempio la richiesta alla Prefettura per l'intervento della flotta aerea.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, con la gradualità del caso → • comunica la cessata emergenza per esaurimento del fenomeno, emanando appositi comunicati diretti alla popolazione; • avvia il censimento danni, a persone e a cose, sollecitando la funzione C.O.C. nr. 8 (Censimento danni) ed informando la popolazione circa procedure di accesso ad eventuali contribuzioni in relazione ai danni subiti; • delega i Responsabili della funzioni C.O.C. nrr. 1 (Tecnico scientifica e pianificazione) e 8 (Censimento danni), di acquisire, mediante la collaborazione dei VV.F. e C.F.S., i dati necessari per delimitare ed inserire i soprassuoli percorsi dal fuoco in apposito catasto tenuto dal Comune ai sensi dell'art. 10 della legge nr. 353 del 21/11/2000; • verifica il ripristino della circolazione veicolare e pedonale e dei servizi essenziali di erogazione acqua, gas, energia elettrica; • verifica la staticità degli immobili, ordinando il controllo di tutta la zona, per consentire il rientro della popolazione e la ripresa delle attività produttive in condizioni di sicurezza; • dispone il mantenimento del servizio antisciacallaggio, da espletarsi fino a cessate esigenze, per le aree ed immobili evacuati ma non da abbattere; • chiude la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.4. RISCHIO FENOMENI METEOROLOGICI

Fase di Attenzione

Fonte informativa

Segnalazione della Prefettura - U.T.G. con unito bollettino della SORIS del Dipartimento Regionale di Protezione Civile e/o del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.

Schema attività procedurali

Ricevimento della segnalazione → responsabile di Protezione Civile deve: • allertare → - responsabili delle funzioni C.O.C. nrr. 1 (Tecnico Scientifica)e 7 (Servizi Essenziali), perché attivi le proprie strutture operative interne; - Responsabile del Volontariato, incaricato della Funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato), per interventi di competenza e monitoraggio aree sensibili e vulnerabili del territorio; - Polizia Municipale, se non già attivata, per l'espletamento di compiti di osservazione della situazione; • notiziare → Sindaco/Assessore delegato circa la comunicazione pervenuta e le attività compiute. In caso di neve: • interessare le funzioni C.O.C. nrr. 1 (Tecnico Scientifica), 3 (Volontariato), 7 (Servizi Essenziali) e 9 (Assistenza sociale) per prestare aiuto alle persone in difficoltà ed in particolare a quelle rimaste in luogo isolato; • richiedere alla funzione C.O.C. nr. 7 (Servizi Essenziali) le verifiche circa la situazione dei servizi di competenza e le eventuali necessarie cautele; • valutare e proporre, sentendo il Responsabile della funzione C.O.C. nr. 1 (Tecnico-Scientifica), la chiusura di edifici pubblici, la revoca delle autorizzazioni rilasciate per lo svolgimento di manifestazioni, ecc.

Fase di Preallarme

Fonte informativa

Segnalazione da parte della Prefettura - U.T.G. o acquisita d’ufficio

Schema attività procedurale

Sindaco/Assessore Delegato, coadiuvato da U.I. Protezione Civile → • convoca il C.O.C. anche in composizione ristretta; • dirama tramite Ufficio Stampa apposito comunicato di informazione alla popolazione; • avvisa la Polizia Municipale ed il Responsabile del Volontariato per il monitoraggio, disgiuntamente o congiuntamente, dei luoghi da giudicati vulnerabili; • richiede al Responsabile della Funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato) l’attivazione, se non già effettuata, della sala Radio di Protezione Civile; • sollecita ai Responsabili della Funzione C.O.C. nr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione) il monitoraggio degli eventi e predisporsi per gli interventi diretti ad eliminare eventuali pericoli o danni sopravvenuti (crollo di alberi, smottamento di terreno, ecc.). In caso di neve: • richiesta al Responsabile della Funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato) ed alla Polizia Municipale di monitorare le strade con particolare riferimento ai tratti di zone territoriali isolate, con scarsa circolazione, ed alle aree collinari; • richiesta, alla funzione C.O.C. nr. 5 (Trasporti, Circolazione e viabilità), di valutazione, anche sulla base dei dati forniti dalla Polizia Municipale e Volontariato, della praticabilità delle strade e della chiusura delle stesse.

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Fase di allarme

Fonte informativa

Avviso di peggioramento del fenomeno comunicato: - dalla Prefettura - U.T.G. a seguito di segnalazione, in genere, del Dipartimento Regionale di Protezione Civile; oppure - ad iniziativa, con provvedimento sindacale assunto su proposta del responsabile di Protezione Civile in virtù dei dati in possesso.

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore Delegato, se non già avvisato, è informato e coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile → • attiva il C.O.C. con convocazione di tutti i Responsabili delle Funzioni di supporto; • attiva i collegamenti con i Comuni limitrofi ed in specie con quelli costituenti il C.O.M.; • informa la Prefettura - U.T.G., la Regione e la Libero Consorzio Comunale circa la situazione di emergenza sorta a livello locale con indicazione dei provvedimenti assunti a tutela della popolazione; • dirama, a mezzo Ufficio Stampa, comunicati rivolti alla popolazione; • contatta i Responsabili del Dipartimento Regionale di Protezione Civile e del Libero Consorzio Comunale - Ufficio di Protezione Civile; • verifica la necessità di interdire le zone impraticabili, prevedendo percorsi alternativi, e ordina l'evacuazione dall'area.

Il responsabile di Protezione Civile → • mantiene in attività la Sala Radio di Protezione Civile; • coordina le risorse impiegate della Polizia Municipale e Protezione Civile.

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Stato di emergenza

Schema indicativo delle modalità di gestione emergenza

Sindaco/Assessore delegato, quale Autorità locale di Protezione Civile, avvalendosi del responsabile di Protezione Civile → • emette ordinanze contingibili ed urgenti nell'interesse della popolazione con previsione, se necessario, di evacuazione dell'intera zona coinvolta nell'evento calamitoso e di requisizione se necessario di aree; • ordina alla Polizia Municipale e dispone per il Volontariato che procedano all'allontanamento delle persone dall'area, indirizzandole verso luoghi od aree, preventivamente individuati, atti ad ospitarle fino a cessata emergenza, predisponendo servizi di vigilanza ed antisciacallaggio nelle zone evacuate ed il presidio delle intersezioni nei percorsi alternativi; • sollecita il Servizio Veterinario dell'A.S.P. per le verifiche di competenza; • predispone un posto medico avanzato per coordinare l'evacuazione, prestare il soccorso sanitario e l'assistenza sociale con particolare riferimento alle persone fragili (malati, anziani, bambini, donne gravide, ecc.); • dispone la sospensione dell'erogazione di gas, acqua, energia elettrica se messe in pericolo o costituenti pericolo; • dispone la sospensione di attività agricole e produttive in genere, con verifica della messa in sicurezza delle stesse fino alla cessazione dell'emergenza; • dispone la creazione di opportuni "cancelli" in loco, attraverso i quali far accedere i soccorritori.

Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato → • comunica la cessazione dell'emergenza in quanto il fenomeno si è esaurito, disponendo per il ritorno alla normalità; • informa la popolazione ed in specie quella ospitata nelle aree e luoghi di ricovero temporaneo; • verifica e ripristina la circolazione veicolare e pedonale, i servizi essenziali di erogazione gas, acqua, energia elettrica, previo accertamento, in specie per l'acqua potabile, dell'inesistenza di eventuali contaminazioni od insalubrità, e delle condizioni di sicurezza degli impianti in genere; • appronta, anche avvalendosi della collaborazione dei Vigili del Fuoco, le verifiche di staticità degli immobili per permettere il rientro della popolazione, delle condizioni di sicurezza delle attività produttive in genere per permettere la loro riattivazione ed infine un controllo di tutta la zona al fine di individuare pericoli, non immediatamente constatabili; • avvia il censimento delle lesioni e danni fisici riportati dalle persone e dei danni alle strutture ed immobili pubblici o privati, informando la popolazione circa procedure di accesso ad eventuali contribuzioni in relazione ai danni subiti; • chiude la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.5. RISCHIO CHIMICO-INDUSTRIALE

Fase Allarme - Stato di emergenza

Rischio non prevedibile. Quando accade, inizia la fase di Allarme/Stato di emergenza. Nel territorio comunale non ricadono impianti industriali che sono soggetti alla vigente normativa in materia di rischio ambientale e industriale. Tuttavia per la presenza dell’insediamento industriale della ditta SMACOM s.r.l. in cui si svolge l’attività di recupero di pneumatici fuori uso (pfu) e di altri rifiuti classificati pericolosi si ritiene opportuno riportare le presenti procedure operative.

Responsabilità di coordinamento: è, in generale, in carico alla Prefettura - U.T.G. che convocherà il C.C.S. Sul posto spetta ai VV.F. ed A.R.P.A., a quest'ultima, in particolare, quando si è in presenza di dispersione di sostanze tossiche, pericolose per la salute pubblica e l'ambiente. Al Comune rimane una competenza, residuale, di supporto logistico assistenziale.

Fonte informativa

Segnalazione proveniente da:  Gestore dello stabilimento  Cittadino al quale si dovranno richiedere: - nominativo e numero telefonico - luogo dell'avvenimento segnalato - ogni altra informazione utile, quali esistenza di abitazioni, scuole, luoghi di ritrovo, stabilimenti, attività varie, materiali facilmente infiammabili, ecc. - se già sono stati avvisati i Vigili del Fuoco, 118, forze di polizia, ecc.. e se questi sono già in loco  P.M..  Dipartimento Regionale di Protezione Civile

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile, acquisita la notizia → • informerà il Sindaco/Assessore delegato, coadiuvandoli nelle azioni successive.

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Stato di emergenza

Sindaco/Assessore delegato, supportato da U.I. Protezione Civile, gradualmente, in base all'evoluzione dell'accadimento →

• avvia i collegamenti con i VV.F., A.R.P.A., Prefettura, ecc.; • convoca preavvisandoli i componenti del C.O.C., in specie le funzioni nrr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione), 2 (Sanità e Veterinaria), 3 (Volontariato), 4 (Materiali e Mezzi), 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione), 10 (Mass Media ed Informazione) e Polizia Municipale, al fine di assumere i provvedimenti del caso e partecipare ed integrare i soccorsi in atto; • dispone che la Polizia Municipale ed i Volontari di protezione civile concorrano nell'allertamento della popolazione e nell'attività di soccorso coordinata dai VV.F./A.R.P.A.; • attiva, se necessario e se non già attivata, la Sala Radio di Protezione Civile; • procede all'evacuazione di tutti coloro che sono esposti a rischio, ricoverandoli in aree protette oppure allestite per l'ospitalità temporanea.

Stato di Emergenza in caso di Nube Tossica o Radioattiva il Sindaco/Assessore delegato, giunta la segnalazione, supportato dal responsabile di Protezione Civile → • avvia i contatti con VV.F. ed ARPA che procederanno a verificare i livelli di pericolosità, il grado di contaminazione ed esposizione, assumendo i provvedimenti del caso e adottando ipotesi operative; • richiede alla Polizia Municipale di circoscrivere l'area interessata e controllare i percorsi e le intersezioni nevralgiche per la circolazione stradale in relazione ai soccorsi; • dispone l'evacuazione delegando la Polizia Municipale ed il Volontariato; • emana comunicati diretti alla popolazione circa i provvedimenti ed indicazioni forniti dai VV.F. ed A.R.P.A.; • preavvisa le funzioni C.O.C. nrr. 2 (Sanità e Veterinaria), 9 (Assistenza Sociale alla popolazione) e 5 (Trasporti, circolazione e viabilità) per l'attivazione dell'assistenza sociale e sanitaria e per quanto di competenza in materia di circolazione veicolare e pedonale.

ATTENZIONE: Tutto il personale impiegato o che interviene nel soccorso dovrà attenersi alle disposizioni impartite dai Vigili del Fuoco od A.R.P.A. Eventuali segnalazioni di situazioni critiche dovranno essere trasmesse ai Vigili del Fuoco che disporranno per gli interventi del caso.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile, in modo graduale → • emana appositi comunicati di cessazione emergenza, disponendo per il ritorno alla normalità e le consequenziali eventuali misure autoprotettive da adottarsi come, ad es., in caso di avvenuto rilascio di sostanze tossiche: - non mangiare alimenti come verdure, frutta, ecc., che siano rimasti all’aperto o comunque esposti al rischio di contaminazione; - non mangiare carni o derivati animali, qualora fossero in situazioni tali da poter essere contaminati, come all'aperto; • avvia l'attività di censimento danni a persone e cose, delegando l'incaricato della funzione C.O.C. nr. 8 (Censimento danni); • dispone per il ripristino della circolazione stradale, dei servizi essenziali di erogazione idrica, elettrica, gas, eventualmente interrotti durante l'attività dei soccorsi; • verifica la salubrità e sicurezza degli immobili per permettere il rientro della popolazione e la ripresa delle attività produttive; • dispone il controllo di tutta la zona al fine di individuare pericoli, non immediatamente accertabili; • mantiene il servizio antisciacallaggio, da espletarsi fino a cessate esigenze, per le aree ed immobili evacuati e non immediatamente occupabili; • chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.6. RISCHIO TRASPORTO SOSTANZE PERICOLOSE

Fase Allarme

Rischio non prevedibile. Quando accade, inizia la fase di Allarme/stato di emergenza.

Responsabilità di coordinamento: è, in generale, in carico alla Prefettura - U.T.G. che convocherà il C.C.S.; sul posto spetta ai VV.F. ed A.R.P.A., a quest'ultima, in particolare, quando si è in presenza di dispersione nell’ambiente di sostanze tossiche, pericolose per la salute pubblica e l'ambiente. Al Comune rimane una competenza, residuale, di supporto logistico assistenziale. Il Sindaco/Assessore delegato potrà comunque procedere convocando il C.O.C..

La presente procedura operativa potrà essere seguita anche in caso di: - rilascio di sostanze tossiche e radioattive; - incidenti e disastri ferroviari presso la Stazione Centrale e/o Stazioni periferiche nelle quali, alla luce dei loro piani, si prenderanno contatti con il Responsabile alla sicurezza; - incidenti alla rete metanifera od oleodotto.

Fonte informativa

Segnalazione proveniente da:  Cittadino al quale si dovranno richiedere: - nominativo e numero telefonico; - luogo dell'avvenimento segnalato; - ogni altra informazione utile, quali esistenza di abitazioni, scuole, luoghi di ritrovo, stabilimenti, attività varie, materiali facilmente infiammabili, ecc. - se già sono stati avvisati i Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello stato, 118, forze di polizia, ecc. e se questi sono già in loco  Altre Autorità (Forze di Polizia, VV.F., A.R.P.A., ecc.) preposte alla tutela dell'incolumità pubblica e sicurezza.

Schema attività procedurali

Ricevuta la segnalazione, U.I. Protezione Civile →  informa il Sindaco/Assessore delegato, coadiuvandoli nelle loro azioni.

ATTENZIONE: Tutto il personale impiegato o che intervenga nel soccorso si dovrà attenere alle disposizioni impartite dai Vigili del Fuoco od A.R.P.A. Tutte le attività riportate nelle presenti schede, se non assentite dai Vigili del Fuoco od A.R.P.A., dovranno compiersi ai margini della zona pericolosa, senza incidere negativamente sulle attività in corso. Eventuali segnalazioni di situazioni critiche dovranno essere trasmesse ai VV.F. che disporranno per gli interventi del caso.

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Stato di emergenza

Sindaco/Assessore delegato, supportato dal responsabile di Protezione Civile, gradualmente, in relazione all'evolversi dell'accadimento → • avvia contatti con: VV.F., A.R.P.A., A.U.P., Prefettura, SORIS del Dipartimento Regionale di Protezione Civile; • dispone per l'immediato intervento della Polizia Municipale anche in concorso e di concerto con il Volontariato di protezione civile per supportare l'opera dei soccorsi, per procedere ad eventuale evacuazione e per l'assistenza alla popolazione; • dispone per concorrere per la sicurezza nell'attività di soccorso, di concerto con le Autorità e forze competenti, anche mediante l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale; • preavvisa le funzioni del C.O.C. nrr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione), 2 (Sanità e Veterinaria ), 3 (Volontariato), 4 (Materiali e Mezzi), 5 (Trasporti, circolazione e viabilità), 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione) e 10 (Mass Media ed Informazione), la Polizia Municipale per un loro concorso nel soccorso in base alle specifiche competenze; • si adopera per quant'altro necessiti per la tutela dell'incolumità della popolazione e per la sicurezza della circolazione; • informa i Comuni limitrofi, se non già fatto, qualora l'evento possa estendersi sui loro territori, come ad es. nell'ipotesi di sostanze tossiche aeriformi; • attiva, se necessario, la Sala Radio di Protezione Civile, se non già attivata; • richiede al Volontariato di compiere ricognizioni nella zona interessata; • procede all'evacuazione di tutti coloro che siano esposti a rischio, ricoverandoli in aree protette oppure allestite per l'ospitalità temporanea. A tal fine il responsabile di Protezione Civile informerà e chiederà il supporto del responsabile della funzione C.O.C. nr. 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione).

Qualora P.M. o Volontariato od altri si trovino per primi sul posto, in attesa dell’intervento di VV.F., A.R.P.A., A.S.P., ecc. e non sia nota la sostanza coinvolta, è necessario avvicinarsi con estrema cautela, osservando preliminarmente lo scenario: presenza di fiamme, fuoriuscita di liquidi o formazione di nube nell'aria, pannelli installati nei veicoli riportanti i codici di identificazione della sostanza pericolosa. Del fatto e degli elementi sopra indicati osservati nell’immediatezza, la P.M.. (o la Sala Radio di Protezione Civile, se attivata) dovrà dare comunicazione immediata ai VV.F. o ad A.R.P.A. per il loro intervento, richiedendo le prime indicazioni operative. Nel frattempo, per garantire la messa in sicurezza, si dovrà interdire la zona, impedendo l’accesso indiscriminato.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, informato dal responsabile di Protezione Civile → • emette comunicati alla popolazione di cessato pericolo con indicazioni sulle misure autoprotettive da adottarsi, come ad esempio in caso di avvenuto rilascio di sostanze tossiche e radioattive: - non mangiare alimenti come verdure, frutta, ecc., che siano rimasti all’aperto o comunque esposti al rischio di contaminazione; - non mangiare carni o prodotti derivati animali, qualora fossero in situazioni tali, come all'aperto, da poter essere contaminati; • avvia il censimento danni a cose e persone, delegandolo alla funzione C.O.C. nr. 8 (Censimento danni - Direttore Settore Lavori Pubblici); • dispone per il ripristino della circolazione stradale, dei servizi essenziali di erogazione idrica, elettrica, gas, eventualmente interrotti durante l'attività dei soccorsi; • verifica la salubrità e sicurezza degli immobili per permettere il rientro della popolazione e la ripresa delle attività produttive; • dispone il controllo di tutta la zona al fine di individuare pericoli, non immediatamente accertabili; • mantiene il servizio antisciacallaggio, da espletarsi fino a cessate esigenze, per le aree ed immobili evacuati e non immediatamente occupabili; • chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.7. RISCHIO DISASTRO FERROVIARIO - STRADALE - AEREO

Fase di allarme/Stato di emergenza

Si tratta di eventi non prevedibili ed in quanto tali, nel momento in cui avvengono inizia la fase di Allarme/Stato di emergenza senza passaggi nelle fasi di Attenzione e Preallarme.

Fonte informativa Segnalazione proveniente da:  P.M..  Prefettura - U.T.G.  Dipartimento Regionale di Protezione Civile  Cittadino al quale si dovranno richiedere: - nominativo e numero telefonico - luogo dell'avvenimento segnalato - ogni altra informazione utile per meglio circostanziare il fatto.

ATTENZIONE: In caso di accadimento, il coordinamento sul posto viene assunto dai VV.F. e 118, per cui ogni attività dovrà essere concertata con loro. Si dovrà anche partecipare all'Unità di Crisi creata e coordinata dalla Prefettura.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile, acquisita la segnalazione → • assume tutte le informazioni possibili • ne informa il Sindaco/Assessore delegato. Sindaco/Assessore delegato in base all'evoluzione dell'evento → • attiva il C.O.C. con convocazione di tutti i Responsabili delle Funzioni di Supporto qualora i dati ed elementi acquisiti facciano ritenere una situazione peggiorativa e non temporanea; • dispone che la Polizia Municipale si attivi per supportare i soccorsi, dando ausilio per il controllo della zona, per il presidio dei "cancelli" attraverso cui transitano i soccorsi, e per indirizzare il traffico verso itinerari alternativi; • richiede al responsabile della funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato): - l’intervento nella zona per prestare assistenza alle persone coinvolte, integrando le forze di polizia - l’attivazione della Sala Radio di Protezione Civile; • emana comunicati informativi diretti alla popolazione; • avvisa i responsabili delle funzioni C.O.C. nrr. 2 (Sanità e Veterinaria) e 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione) per l’assistenza, a livello fisico e psicologico, alle persone coinvolte, prevedendo l’ospitalità all'interno di strutture sanitarie od altre similari; • segnala a VV.F., 118, le persone presumibilmente rimaste coinvolte nell'accadimento e disperse. A coloro che segnalano tali episodi od analoghi, si dovranno richiedere il nominativo e numero telefonico, il luogo in cui la persona si dovrebbe trovare o attraverso il quale doveva transitare ed ogni altra informazione utile per individuare lo scomparso.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, supportato dal responsabile di Protezione Civile →

• informa la popolazione;

• mantiene in servizio delle squadre di Volontariato da impiegarsi fino al momento del ritorno alla normalità;

• chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.8. RISCHIO EMERGENZE SANITARIE

Fase Attenzione - Preallarme

L'emergenza sanitaria può suddividersi in due tipologie: - emergenza sanitaria relativa alla vita e salute della popolazione; - emergenza veterinaria relativa solo ed esclusivamente agli animali, con possibile articolazioni di fasi in relazione all'entità del fenomeno ed alla sua evoluzione.

Fonte informativa

Segnalazione proveniente da: - Dipartimento Nazionale della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; - Ministero Sanità; - A.S.P.; - Prefettura - U.T.G.; - Dipartimento Regionale di Protezione Civile.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile, giunta la segnalazione, acquisisce tutti i dati ragionevolmente possibili → • informa il Sindaco/Assessore delegato con eventuale proposta di convocazione del C.O.C.; • si pone a disposizione dell’Autorità Sanitaria.

Fase di preallarme - Fase di Allarme/Stato di emergenza

La Fase di preallarme può esistere e prevedersi quando la situazione non si è ancora evoluta in modo critico, coinvolgendo grosse fasce di popolazione o di animali.

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile, in base all'evoluzione del fenomeno: • informa, in modo costante, la popolazione fornendo anche indicazioni di comportamenti di autoprotezione, consigliati dall'Autorità Sanitaria; • richiede, se del caso ed in base alle indicazioni e proposte dell’Autorità Sanitaria, l'intervento dei Responsabili delle funzioni del C.O.C. nrr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione), 3 (Volontariato), 4 (Materiali e Mezzi), 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione), 10 (Mass Media ed Informazione), e della Polizia Municipale, per supportare la macchina dei soccorsi (ad esempio allestendo strutture presso cui provvedere a vaccinazioni di massa, ecc.) ed agevolare le operazioni di profilassi in corso; • dispone l'evacuazione di tutti coloro che sono esposti a rischio, ricoverandoli in aree all'uopo predisposte anche per impedire o limitare la diffusione del contagio; • in caso di emergenza veterinaria, ordina l'abbattimento degli animali infetti, operando sulla base delle indicazioni fornite dal responsabile funzione C.O.C. nr. 9 (Assistenza Sociale alla Popolazione) di concerto con il Servizio veterinario dell'A.S.P.

Il responsabile di Protezione Civile → • fornirà il supporto logistico e di coordinamento già attivato nella fase precedente, previe intese con il Settore competente che si manterrà in stretto contatto con gli organismi sanitari e potrà pertanto suggerire le misure più appropriate da porre in essere.

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Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato da U.I. Protezione Civile → • emana idonee comunicazioni, integrandole con eventuali misure autoprotettive da adottarsi; • richiede il censimento danni a persone ed animali, all'incaricato della funzione C.O.C. nr. 2 (Sanità e Veterinaria); • avvia controlli in tutta la zona, al fine di individuare pericoli non immediatamente accertabili, da parte di operatori incaricati dal responsabile della funzione C.O.C. nr. 2 (Sanità e Veterinaria); • verifica e valuta in merito alla salubrità e sicurezza degli immobili e dell’area interessata nella sua complessità per permettere il rientro della popolazione e la ripresa delle attività produttive in genere, previa eventuale disinfezione e bonifica del territorio interessato; • mantiene il servizio antisciacallaggio, da espletarsi fino a cessate esigenze, per le aree ed immobili evacuati e non immediatamente occupabili; • chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.9. RISCHIO BLACK - OUT ELETTRICO

Fase di Attenzione

Fonte informativa

Segnalazione proveniente da: - Società Erogatrice dell'Elettricità (Enel); - Prefettura - U.T.G. - Dipartimento Nazionale della Protezione Civile oppure - senza segnalazione, causa incidenti lungo le linee e cabine elettriche. In questo caso, immediatamente scatta la fase di allarme/stato di emergenza.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile, giunta la segnalazione → informa il Sindaco/Assessore delegato con eventuale proposta di convocazione del C.O.C., trasmettendogli tutti i dati acquisiti.

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile, gradualmente, in base all'entità del fatto → • allerta, per le ripercussioni che l'evento verosimilmente comporta nelle loro competenze: - responsabile delle funzioni C.O.C. nrr. 1 (Tecnico Scientifica e Pianificazione) e 7 (Servizi Essenziali); - responsabile della funzione C.O.C. nr. 4 (Materiali e Mezzi); - responsabile della funzione C.O.C. nr. 5 (Trasporti, circolazione e viabilità); - Responsabile della funzione nr. 10 (Mass Media e Informazione) per le opportune comunicazioni alla popolazione, se non già informata direttamente dalla Società erogatrice dell'elettricità; - Responsabile della funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato) affinché mantenga costante le capacità di intervento e preveda il personale da impiegare nel territorio per integrare, specie in ore serali, l'attività delle forze di polizia e infondere una maggiore sensazione di sicurezza nella popolazione; • allerta la Polizia Municipale affinché, con il concorso del Volontariato, intensifichi la vigilanza nelle aree da giudicarsi vulnerabili e per infondere sicurezza nella cittadinanza; • nel caso del black-out programmato, richiede alla Società Elettrica, gestore della fonte energetica, di pianificare l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica in modo da salvaguardare i luoghi vulnerabili (strutture sanitarie e socio-assistenziali, uffici pubblici, ecc.) o luoghi in cui dimorino persone che necessitano di apparecchiature elettriche per la sopravvivenza, informando la società elettrica delle ubicazioni.

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Fase di allarme/Stato di emergenza

Tale fase può essere immediata mancando pertanto la fase di preallarme, e ricorre quando il fenomeno è in atto o comunque è intervenuto in modo imprevedibile, non programmato e senza alcuna segnalazione.

Schema attività procedurali

Il responsabile di Protezione Civile → • acquisisce tutti i dati ragionevolmente possibili, contattando la Società Elettrica e la P.M.., al fine di conoscerne la durata e l'estensione territoriale; • informa il Sindaco/Assessore delegato.

Sindaco/Assessore Delegato, coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile, può → • attivare il C.O.C. convocando tutti i Responsabili delle Funzioni di Supporto; • allertare il responsabile della funzione nr. 3 - Volontariato affinché predisponga e tenga a disposizione squadre di Volontariato per integrare le forze di polizia al fine di compiere attività di antisciacallaggio, presidio di zone, di intersezioni pericolose e di strade con forte intensità di traffico per preallertare i conducenti e contribuire nella percezione di sicurezza da ingenerare nel cittadino; • richiedere al Volontariato l'attivazione della Sala Radio di Protezione Civile; • emanare comunicati diretti alla popolazione; • segnalare, specie ai VV.F. ed al 118, eventuali casi, di cui si è venuti a conoscenza, di persone interessate dall'interruzione dell’energia elettrica. A chi segnala tali episodi od analoghi, si dovranno richiedere: - nominativo e numero telefonico - area interessata dall’evento; - ogni altra informazione utile per meglio circostanziare l’evento; - se sono già state avvisate altre Autorità, forze e società fornitrice e se sono già in loco.

Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, supportato dal responsabile di Protezione Civile → • informa la popolazione; • mantiene in servizio squadre di volontariato da impiegarsi fino al momento del ritorno alla normalità; • chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

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7.11.10. RISCHI DINAMICI DELLA CITTÀ

Fase di Attenzione

Si tratta di situazione particolari, in grado di poter condizionare la vita cittadina, ponendola a rischio, e mettendo a repentaglio anche l'incolumità delle persone. Un esempio è dato dalle manifestazioni, di qualsiasi genere, nelle quali viene prevista ovvero sussiste una folta partecipazione di persone che non possono essere gestite in via ordinaria. In tali casi può essere richiesto l'intervento della protezione civile perché fornisca assistenza logistica ed assistenziale. Solitamente il coordinamento spetta agli organi dello Stato, in particolare la Prefettura - U.T.G. con cui ci si dovrà rapportare.

Fonte informativa

Segnalazione qualificata proveniente da: - Prefettura - U.T.G. - Dipartimento Regionale di Protezione Civile - Dipartimento Nazionale di Protezione Civile - Forze dell’Ordine

Il responsabile di Protezione Civile acquisita la notizia → • informa il Sindaco/Assessore delegato • propone eventualmente di attivare il C.O.C.

Schema attività procedurali

Il Sindaco/Assessore delegato, informato e coadiuvato dal responsabile di Protezione Civile, → • prende contatto con le Autorità competenti al fine di fornire un supporto logistico - assistenziale; • convoca i componenti del C.O.C., preallertando i vari componenti; • preavvisa il 118; • dispone affinché la Polizia Municipale fornisca ausilio per il controllo e la messa in sicurezza della zona interessata; • richiede al responsabile della funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato) di concorrere nel soccorso, prestando assistenza alla popolazione rimasta coinvolta e, se del caso, di attivare la Sala Radio di Protezione Civile; • dispone per l'assistenza delle persone fragili, prevedendo anche una ospitalità all'interno di strutture sanitarie protette od altre similari; • emette appositi comunicati di informazione alla popolazione, indicando anche misure alternative, ad esempio itinerari in grado di evitare la zona coinvolta.

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Fase di allarme/Stato di emergenza

Nel momento in cui la situazione peggiora ulteriormente, incidendo negativamente sulla vita cittadina, si passa alla fase di Allarme/Stato di emergenza, senza passare per la Fase di Preallarme.

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, coadiuvato da U.I. Protezione Civile, in considerazione della tipologia del rischio → • prende contatti con le Autorità competenti rendendosi disponibile per un supporto logistico - assistenziale; • attiva, se non già fatto, il C.O.C.; • partecipa all’Unità di Crisi, insediata eventualmente in Prefettura - U.T.G. o Questura; • dispone affinché la Polizia Municipale, ricorrendo anche alla reperibilità del personale, partecipi attivamente all'attività di soccorso; • richiede al responsabile della funzione C.O.C. nr. 3 (Volontariato) di concorrere nel soccorso, integrando la Polizia Municipale, e di attivare la Sala Radio di Protezione Civile; • dispone per l'assistenza alle persone coinvolte e per le ricerche di quelle segnalate come scomparse; • emette appositi comunicati di informazione alla popolazione sull'evoluzione della situazione; • dispone l'evacuazione di tutti coloro che sono esposti a rischio, compresi gli animali, e le chiusure od aperture di tutte quelle attività produttive che possono interagire con l'evento.

Cessata Emergenza

Schema attività procedurali

Sindaco/Assessore delegato, supportato dal responsabile di Protezione Civile → • comunica alla popolazione la cessazione del pericolo, le modalità per il ritorno alla normalità ed i comportamenti autoprotettivi necessari per salvaguardare le persone e le cose in relazione alla tipologia dell'emergenza avvenuta e superata; • mantiene in servizio la Polizia Municipale ed il Volontariato per garantire la sicurezza fino al ripristino della normalità; • avvia il censimento dei danni fisici e materiali subiti dalle persone; • chiude, se attivata, la Sala Radio di Protezione Civile.

Comune di Santa Ninfa (TP) Piano Comunale di Emergenza in materia di Protezione Civile - 160 - 8. ESERCITAZIONI

Le esercitazioni di Protezione Civile hanno come scopo principale quello di verificare la risposta della struttura comunale di P.C. al verificarsi di eventi calamitosi sul territorio.

Le esercitazioni devono far emergere quello che non va all’interno della pianificazione, in modo da evidenziare le caratteristiche negative del sistema di soccorso che necessitano, necessariamente, di aggiustamenti e rimedi.

Il soccorso che si fornisce alla popolazione in casi di emergenza, va necessariamente incontro a tutta una serie di variabili difficili da prevedere nel processo di pianificazione interna.

E’ per questo motivo che si è redatto un Piano elastico, capace di adattarsi a vari eventi, volutamente sprovvisto di procedure interne rigide che risulterebbero difficili da seguire in emergenza.

Le esercitazioni dovranno essere verosimili e tendere il più possibile alla simulazione della realtà degli scenari pianificati. Naturalmente, dovranno essere precedute da un’adeguata azione informativa e di sensibilizzazione della popolazione e della struttura comunale, puntando all’accrescimento culturale sui comportamenti da seguire in emergenza.

L’organizzazione di un’esercitazione dovrà considerare gli obiettivi che si intendono perseguire (verifica dei tempi di attivazione, dei materiali e dei mezzi, delle modalità di informazione alla popolazione, delle aree di P.C.), gli scenari previsti e le strutture operative coinvolte.

Le esercitazioni di protezione civile, che possono essere di livello nazionale, regionale, Libero Consorzio Comunalele o comunale, si propongono di verificare l’attendibilità della pianificazione e la prontezza operativa degli organi direttivi. Si suddividono in:

1. Esercitazioni per posti di comando, che coinvolgono soltanto gli organi direttivi e le reti delle comunicazioni;

2. Esercitazioni operative, che coinvolgono solo le strutture operative come i VV.FF., le forze armate, organizzazioni di volontariato, gruppi comunali di protezione civile), con l’obiettivo specifico di testarne la reattività o l’uso di mezzi e attrezzature tecniche d’intervento;

3. Esercitazioni dimostrative di uomini e mezzi, con chiare finalità;

4. Esercitazioni Miste, che coinvolgono uomini e mezzi di amministrazioni ed enti diversi.

Gli elementi indispensabili da definire nell’organizzazione di un’esercitazione sono:  Premessa;  Territorio;

 Scopi;  Direzione dell’esercitazione;

 Tema (scenario);  Partecipanti;

 Obiettivi;  Avvenimenti ipotizzati.

9. ALLEGATI

ALLEGATO A - Provvedimento sindacale nomina responsabili funzioni di supporto;

ALLEGATO B - Elenco numeri telefonici utili;

ALLEGATO C - Cartografia.

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ALLEGATO A

Le funzioni di Supporto, conformemente a quanto indicato dal “Manuale Operativo per la predisposizione di un Piano comunale o intercomunale di protezione civile” Ed. Ottobre 2007 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Capo del Dipartimento della protezione civile- Commissario delegato ai sensi dell’O.P.C.M. 28 agosto 2007 n.3606, sono riportate sinteticamente nella seguente tabella:

Centro operativo Comunale di Santa Ninfa – Decreto del Sindaco n.25 del 21/11/2017 Sede: presso Palazzo Municipale Piazza Libertà, 1 Telefono/ Funzioni di Supporto Responsabile Fax E-mail cellulare

Tecnico Scientifica e Arch. Morreale 0924-992212 0924-992245 [email protected] Pianificazione Vincenzo 347-6781659

Geom. Li Causi 0924-992222 Volontariato 0924-992245 [email protected] Gino 334-6196785

Sanità, Assistenza Dott. Giaramita 0924-61538 0924-61538 Sociale e Veterinaria Stefano 333-6299271

Rag. Chiaramonte 0924-992209 Materiali e Mezzi 0924-992260 [email protected] Vito 331-6137135

Servizi essenziali ed Sig. Genovese 0924-992247 0924-992245 [email protected] attività scolastiche Antonino 324-8228084

Censimento danni a Geom. Caraccia 0924-992215 0924-992245 [email protected] persone e cose Giuseppe 333-6911585

Strutture operative 0924-992204 Geom. Ferreri Elio 0924-992241 [email protected] locali, viabilità 329-1909525

Geom. Ferrera 0924-992216 Telecomunicazioni 0924-992245 [email protected] Giuseppe 347-6784560

Assistenza alla Ins. Spina 0924-992208 0924-992243 [email protected] popolazione Margherita

Per. Agr. Biondo Beni culturali 0924-99220 0924-992245 [email protected] Pietro Dott.ssa 0924-992235 Segreteria Giambalvo 0924-992245 [email protected] 338-5727173 Carolina I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.

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ALLEGATO B ELENCO NUMERI TELEFONICI UTILI

Numero unico di emergenza europeo 112 CARABINIERI - Pronto Intervento 112 POLIZIA DI STATO - Pronto Intervento 113 VIGILI DEL FUOCO - Pronto Intervento 115 CORPO FORESTALE REGIONE SICILIANA - Pronto Intervento 1515 GUARDIA DI FINANZA - Pronto Intervento 117 SUES 118 - Pronto Intervento Sanitario 118 Emergenze ambientali 1515 CCISS Viaggiare informati 1518 AEROPORTO “Falcone-Borsellino” – Palermo Punta Raisi 091-7020111 AEROPORTO “Vincenzo Florio” – Trapani Birgi 0923-610111 DIPARTIMENTO REG.LE DI PROTEZIONE CIVILE Palermo 800-404040 SORIS 800458787 DIPARTIMENTO REG.LE DI PROTEZIONE CIVILE Servizio Provinciale Trapani 0923-806111 A.N.A.S. 841148 ANAS Direzione Regionale per la Sicilia Palermo 091-379111 CENTRO OPERATIVO REGIONALE Protezione Civile 091-7071847 COMUNE DI SANTA NINFA centralino 0924-992201 COMUNE DI SANTA NINFA Polizia Municipale 0924-992204 COMUNE DI SANTA NINFA Area Servizi Tecnici 0924-992213 Volontariato di Protezione Civile ______ENEL - Pronto Intervento 803500 TELECOM - Pronto Intervento 182 FERROVIE DELLO STATO - Servizio Informazioni 892021 EAS –Ente Acquedotti Siciliani 800713900 SICILIACQUE - Palermo 091-28081 PREFETTURA - U.T.G. di Trapani 0923-598111 LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI TRAPANI - Ufficio Protezione Civile 0923-593953

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ALLEGATO C

n° OGGETTO SCALA

1 Studio Geologico 1:10000

2 Carta Geomorfologica 1:10000

3 Carta Idrogeologica 1:10000

4 Carta delle Suscettività 1:10000

5 Carta della Viabilità Provinciale 1:70000

6 Inquadramento territoriale-Aree di protezione civile 1:20000

7 Zonizzazione 1:2500

8 Aree di Protezione Civile 1:2500

9 Cancelli 1:2500

10 Beni Esposti 1:2500

11 Carta della densità della Popolazione 1:5000

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