Brueghel, Gli Artefici Del Mito Fiammingo
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Brueghel, gli artefici del mito fiammingo Sergio Gaddi ià nella prima metà del Cinquecento la città di Anversa è il nuovo centro economico del mondo occidentale, fulcro dei commerci, delle spedizioni e dei grandi viaggi. Nel 1568 la popolazione supera i centomila abitanti, molte cartine europee la de- Gfiniscono come la “città dei mercati” e Tommaso Moro sceglie di farvi iniziare la sua Utopia. Sempre importante per le manifatture di arazzi, la città consolida la propria fama per le scuole di scultura e architettura. Negli stessi anni nasce e si consolida una classe borghese dinamica e spregiudicata, in cerca di affermazione e ricchezza. Il flusso di denaro moltiplica anche il numero di artigiani e artisti presenti in città e la pit- tura celebra le gesta e le avventure di viaggiatori e mercanti; le loro storie diventano spunto per quadri sempre più apprezzati e diffusi, destinati ad abbellire le case di una committenza colta e attenta alle dinamiche di un mercato nascente. Nello stesso secolo si affermano i primi pittori specialisti di paesaggio, che dipingono montagne dalle forme immaginarie sullo sfondo di un alto orizzonte, utilizzando colori freddi, divisi per fasce cromatiche in successione per ottenere un efficace effetto prospet- tico. Questi artisti portano per la prima volta sulla tela un paesaggio a volo d’uccello, che grazie al punto d’osservazione molto alto crea un senso di irreale immensità e fa apparire le figure umane come minuscoli elementi circondati da montagne ciclopiche. Inizia così un percorso di nuova percezione della realtà, i quadri suscitano stupore e rendono visibile il senso del limite umano di fronte alla potenza degli elementi di un mondo minaccioso, ma al tempo stesso attraente e pieno di fascino. E mentre in Italia il lavoro di Michelangelo, Leonardo e Tiziano porta all’esaltazione ideale dell’uomo con l’enfasi sulle virtù e la tensione verso la santità, espresse da una fisi- cità plastica e perfetta, nei Paesi Bassi, anche per gli effetti della riforma protestante e delle teorie calviniste, l’attenzione si sposta sempre più verso il primato della natura, che inizia la sua trasformazione da semplice sfondo della rappresentazione a soggetto vero e proprio dell’opera d’arte. Pieter Brueghel il Vecchio, il capostipite della famiglia, viaggia in Italia fra il 1552 e il 1556; la prova del suo passaggio si desume anche dalla straordinaria tavola Veduta del porto di Napoli del 1556, nella quale rappresenta il porto in modo molto realistico e con monumenti che rendono identificabile con chiarezza la città. Il quadro, che appartiene alla collezione della Galleria Doria Pamphilj di Roma, è uno degli unici due dipinti di Pieter il Vecchio presenti in Italia, insieme alla Parabola dei ciechi del Museo di Capodimonte di Napoli. Nel suo viaggio viene certamente impressionato più dalla potenza delle montagne inne- vate, delle vallate, delle cime, delle acque e da tutto quanto trova di inconsueto e diverso Particolare cat. V.7 rispetto al paesaggio pianeggiante dei Paesi Bassi, che non dalla centralità ideale della figura 15 umana nell’arte. Sente la forza assoluta della natura e prefigura quell’idea di sublime che Brueghel sa bene che la carnalità e i bisogni elementari sono certamente poco nobili, ma Schiller arriverà a teorizzare nel corso dell’Ottocento. E forse non è un caso che proprio al tempo stesso ne riconosce verità e realtà nella quotidianità di ogni giorno. dalla sensibilità del romanticismo partirà una rinnovata attenzione critica sull’opera del ma- Il pittore si guarda attorno e descrive nei dettagli ciò che vede, e nonostante gli eccessi estro fiammingo. anche volgari dei comportamenti del popolo, mantiene spesso il tono ironico e caricaturale, Rientrato in patria, realizza la maggior parte delle sue opere tra il 1559 e il 1569, negli e anche una certa gioia di vivere. La sua capacità di osservazione e di riproduzione del mon- anni dell’arrivo nei Paesi Bassi del feroce duca d’Alba, mandato dal re di Spagna Filippo II do reale viene subito ripresa e interpretata dai figli pittori Pieter il Giovane e Jan il Vecchio, per sedare con la forza l’espansione della dottrina luterana e convertire i protestanti con che a loro volta la trasmetteranno ai discendenti, pur con esiti qualitativi differenziati, dando ogni mezzo. In un pesante clima di tensioni religiose, Brueghel è invece un colto individua- vita a una straordinaria tradizione d’arte che si estende per quattro generazioni. lista, segue la filosofia stoica, conosce le posizioni di Erasmo da Rotterdam e di Tommaso Il primo figlio, Pieter, a differenza del fratello Jan, realizza vere e proprie copie delle ope- Moro e frequenta il geografo Abraham Ortelius, l’autore del primo atlante del mondo. re paterne, permettendone la diffusione dello stile tra il pubblico e alimentando le richieste Inizia il suo percorso di formazione artistica nella raffinata bottega di Pieter Coecke van del mercato. La particolare attenzione paterna nei confronti della natura viene invece eredi- Aelst, uno dei pittori più apprezzati dei Paesi Bassi, del quale diventa anche genero sposan- tata e sviluppata in modo efficace e personale dal secondo figlio, Jan, anche soprannominato done la figlia Mayken. “Jan dei Velluti” per la straordinaria capacità tecnica che lo porta alla perfezione quasi tattile Tra i due c’è una profonda differenza di stile, come si nota mettendo a confronto l’opera della pittura. di Brueghel con il Trittico con Adorazione dei Magi, Annunciazione e Natività di Coecke van Aelst, Nonostante possa apparire paradossale, bisogna riconoscere che la fama di Pieter Brue- e infatti Pieter il Vecchio è sostanzialmente il solo, o comunque il più rilevante, tra i pittori ghel il Vecchio, accresciuta dopo la sua morte e diventata oggi leggendaria, si deve in parte che si mantengono estranei al gusto classicheggiante, ovvero al cosiddetto fenomeno di ade- anche ai numerosi dipinti dei figli, certamente i testimoni più attendibili dei soggetti origi- sione alle correnti artistiche italiane. nali e dello stile geniale del padre-maestro. Entra invece presto in contatto con le visioni fantastiche di Hieronymus Bosch, conside- A Pieter il Giovane si deve la diffusione dei celebri paesaggi invernali, diventati emblema rato oggi da molti studiosi come il primo surrealista della storia dell’arte. dell’arte fiamminga, dove la pittura riesce a trasmettere tutta la gamma di sensazioni anche Brueghel è talmente affascinato da questa pittura visionaria, capace di evocare l’oppo- fisiche legate alle temperature rigide e ai paesaggi nordici; i colori freddi e la luce lattiginosa sizione fra sacro e profano e la lotta tra fede e superstizione, che realizza dipinti e incisioni rendono vivi e presenti gli alberi coperti di neve, i tetti imbiancati, la malinconia della natura nello stesso stile, tanto da essere definito come “il secondo Bosch”. e i ritmi rallentati delle figure umane nell’aria rarefatta dell’inverno. La casa editrice d’arte Aux Quatre Vents di Hieronymus Cock, con la quale collabora Nella Trappola per gli uccelli di Pieter il Giovane la precarietà della vita dei pattinatori sul inizialmente, chiede all’artista disegni proprio sullo stile di Bosch per realizzare incisioni fiume gelato, la cui lastra di ghiaccio può cedere da un momento all’altro, è simile all’in- e stampe, che riscuotono un particolare successo, anche per la facilità di circolazione e di consapevolezza degli uccelli che si posano sotto l’apparente riparo di una tavola di legno che vendita. Ma agli uomini del Cinquecento il mondo immaginario di Bosch non appare affatto invece diventa la trappola mortale, azionata dalla mano del cacciatore attraverso la fune che come un rebus fantastico. Per loro la stravaganza iconografica dell’artista richiama imme- parte dalla finestra sullo sfondo. diatamente alla mente il conflitto tra bene e male e tra virtù e vizio, che mette il mondo in Il tratto moralistico e pedagogico è ancor più esplicito nelle Sette opere di misericordia, una posizione di costante oscillazione tra la possibilità della salvezza e il rischio dell’inferno. che rappresenta le virtù cristiane – nutrire gli affamati, vestire gli ignudi, visitare i malati e i Una chiara dimostrazione di questa tesi si ha nell’opera in mostra, i Sette peccati capitali, nella carcerati, seppellire i morti, dare da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini – in un villaggio quale lo spazio pittorico si presenta con una propria sfericità accentuata anche dalla forma fiammingo contemporaneo all’artista e non nell’epoca storica del Nuovo Testamento nella leggermente concava della tavola, e con la sovranità del Cristo crocifisso nella fascia alta del quale effettivamente si svolge. Questa tecnica di attualizzazione degli episodi sacri e biblici dipinto che diventa il riferimento anche visivo della possibilità della redenzione. nella contemporaneità dello spettatore è piuttosto diffusa nella pittura dell’epoca e permet- Il mondo, nel quale si muovono figure che impersonificano i peccati capitali lussuria, te una immediata e più facile comprensione del messaggio e dell’insegnamento morale. ira, superbia, invidia, accidia, gola e avarizia, è appoggiato su una rupe, ed è in oscillazione tra la possibilità della salvezza e il rischio dell’inferno, dove i demoni e i “grilli” – figure tra Gli artisti della famiglia Brueghel sono narratori di fatti e di storie. Nelle loro opere, come l’umano, l’animalesco e il fantasioso – sono pronti ad accoglierlo laddove l’umanità dovesse abbiamo osservato, c’è la rappresentazione della realtà e il racconto della vita quotidiana per indulgere al vizio e soccombere di conseguenza al peccato. come effettivamente si svolge; ci sono contadini che per la prima volta diventano soggetto Lo sguardo di Brueghel sull’uomo, invece, è meno severo nel giudizio morale, assume del dipinto mentre sono piegati dalla fatica del vivere, insieme a ubriachi e mendicanti, una visione più distaccata e oggettiva senza particolari volontà accusatorie o di condanna.