LINO PELLEGRINI

CALVENE (Cenni Storici)

Scuola Tipografica Istituto S. Gaetano

Edizione elettronica eseguita con scansione del libro originale a cura Dell’Associazione Pro Loco di Calvene Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 1

Dilettissimi fedeli di Calvene,

Le feste centenarie della vostra chiesa devono riaccendere nel cuore di tutti sentimenti di fede e di amore verso la Casa di Dio. La chiesetta é la sede della maestà del Signore. Gesù Eucaristico ha posto in essa il suo trono di amore, dal quale rivolge continuamente alle anime l’invito: « Venite tutti da me, voi che siete stanchi ed oppressi ». « Il mio tempio é la casa della preghiera », ha detto il divino Maestro. Ad essa quindi dobbiamo portare grande rispetto. E con la più viva devozione dobbiamo elevare a Dio l'inno di lode e di ringraziamento, l’offerta dei nostri cuori, l’invocazione di misericordia, di perdono e di grazie La chiesetta ci accoglie all’alba e al tramonto della nostra vita. E ci apre le sue braccia lungo il corso della nostra esistenza, affinché noi vi andiamo ad attingere la luce della verità, il sostegno della grazia e il conforto della protezione divina. Amate la vostra chiesa, o fedeli di Calvene, vogliatela sempre bella, affinché sia degna di ospitare il Re dei re, frequentatela, soprattutto nei giorni di festa, adempiendo con fedeltà i vostri doveri religiosi. Prego per voi: « O Signore, esaudisci le preghiere del tuo popolo e concedi che, quanti entrano in chiesa a domandare grazie, abbiano la gioia di ottenerle » (Or. Ded. Eccl.). Paternamente benedico a voi tutti e al vostro Arciprete

Padova, 19 Settembre 1952.

aff.mo nel Signore + GIROLAMO VESCOVO

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Presentazione

Carissimi Parrocchiani,

Dopo la autorevole lettera del nostro Eccellentissimo Vescovo che volle benignamente benedire la nostra iniziativa e dare a tutti un incoraggiamento ed una spinta per un bene sempre maggiore, una parola di presentazione. Da molto tempo avrei desiderato di cominciare la pubblicazione mensile di un Bollettino Parrocchiale come si fa con profitto in molte parrocchie, per tenervi informati continuamente circa quanto può interessare la vita cristiana del paese. Le difficoltà di tempo e di mezzi me lo hanno sempre impedito. A supplire almeno in parte al suo compito, in occasione della celebrazione del primo Centenario della nostra Chiesa, terza nelle lunghe vicende di tanto volgersi di secoli, eccovi un libretto che avrete caro, scritto con diligente studio dal benemerito Maestro Pellegrini Lino, dove potrete dare un rapido sguardo alla storia ultramillenaria di Calvene, ricca di un glorioso passato, come forse non avevate mai sospettato. Si é avuto di mira sopratutto di far rivivere tanti dolci ricordi all’animo dei nostri numerosi emigranti, sparsi per tutte le contrade del mondo a far onore dovunque col loro lavoro e colla loro fede cristiana al paese natio. Il testo fu perciò arricchito di numerose illustrazioni fotografiche, che mettono in risalto i luoghi più notevoli ed accenderanno viva nostalgia. Desideriamo appunto che questi nostri cari, lontani col corpo, ma che consideriamo sempre presenti col loro spirito, ed altamente benemeriti per le loro generose offerte, apprezzino il nostro gesto e sentano più stretti i vincoli che li legano alle loro famiglie, ai loro cari vivi e defunti e alla loro Chiesa, che ampia e bellissima tende sempre le braccia a tutti i figli e tutti aspetta e raduna con festosa accoglienza vicino al Signore. Spero che in segno di riconoscenza per questo omaggio, vorranno inviare anche in questa occasione la loro offerta e così contribuire a tante opere belle col loro sacrificio. Sono sicuro che il vostro amore per la Chiesa e per il vostro paese si accenderà vieppiù, le vostre anime ne sentiranno un invito a salire nella via del bene e ne risulterà maggior gloria al Signore, scopo supremo di tutte le nostre opere. Nel porgervi Il modesto lavoro, vi augura ogni bene.

Calvene, 27 ottobre 1952.

Vostro aff.mo Arciprete

DON GIOVANNI B. XILO

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Prefazione

Il presente opuscolo, scritto per incarico dell’Arciprete in occasione del centenario della Chiesa, ha un solo desiderio: quello di esser letto dal popolo di Calvene affinché, dalla conoscenza delle vicende politico-religiose del paese, impari ad amarlo con più cosciente amore e a prodigarsi sempre, al di sopra di ogni divisione e di ogni contesa, per il suo bene.

A tale scopo, ho cercato di dare alla stesura di queste note un tono narrativo ed una forma accessibile ad ogni categoria di persone.

Inoltre, data la natura del lavoro, ho creduto opportuno non appesantirlo con citazioni ed ho limitato allo stretto necessario anche i richiami, che, d’altra parte, sono tutti integrativi del testo.

Riconosco che in queste pagine, non tutto é stato detto su Calvene e che una maggiore disponibilità di tempo per le ricerche, mi avrebbe permesso di alimentare notevolmente la mole del volumetto. Ritengo tuttavia che i dati raccolti bastino a gettare un buon fascio di luce sulla storia del paese e a soddisfare, sufficientemente, l’attesa dei lettori.

Calvene, 30 Ottobre 1952.

LINO PELLEGRINI

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 4 Una posizione amena Il paese é eminentemente agricolo e tutta la sua area produttiva, divisa in centinaia di piccole

proprietà, é intensamente coltivata. Circa 150 Calvene é una borgata della provincia di operai, d'ambo i sessi, lavorano nelle Cartiere Vicenza situata in posizione amena a m. 201 s. m., Burgo di Lugo, unica industria vicina che assorba in una conca circondata da colli, culminanti a Sud manodopera di Calvene. con il Monte Grumo (in. 385), (1) e attraversata da due torrenti: l'Astico e la Chiavona. Dista da L'artigianato é sviluppato quel tanto che basta a Km. 10 e da Vicenza Km. 30. Confina ad soddisfare le esigenze locali. Nel capoluogo sono Est con Lugo e ad Ovest con . in attività tre mulini, tra cui quello comunale elettrico con annessa segheria. Lungo il fiume Attualmente, compresi gli emigranti di recente Astico funzionano due centrali elettriche che data, conta 1680 abitanti, riuniti per meno di due forniscono energia al Cotonificio Rossi di Vicenza terzi nel capoluogo, e sparsi per il resto nelle ed alla Cartiera Burgo. numerose e ridenti contrade le quali, con Monte e

Castegnaroli, raggiungono rispettivamente i mt.

625 e mt. 720 d'altitudine. Il territorio del Comune, non finisce però con la zona abitata, ma si estende a Nord fino al monte Cavalletto (m. 1230) e più oltre ancora, fino alla Cima di Fonte (m. 1519) confinando con . Detta cima, che é la più alta della catena meridionale dell'Altopiano, permette una visione panoramica ampia e meravigliosa che comprende tutto l'arco alpino dall'Adamello alle Alpi Carniche attraverso l'Ortles, lo Stelvio, il Cevedale, le Dolomiti trentine e dél Cadore. Calvene possiede tre grosse malghe: Cavalletto, Busa di Fonte e Cime di Fonte, capaci complessivamente di oltre 250 mucche, ricche di boschi di faggio e d'abete, che rappresentano la Tracce di Roma principale risorsa del Comune. Da qualche anno alcune ditte hanno iniziato l'estrazione del marmo Sebbene non molto notevole per risorse dalle estese cave delle Cime. Un grande palazzo di economiche e per numero d'abitanti, Calvene Milano ed uno di Padova di recente costruzione, vanta origini antichissime ed una storia sono stati interamente rivestiti con una varietà memorabile. molto pregiata di tale marino conosciuta in commercio col nome di Chiarofonte. Una strada I primi cenni relativi ad una Gens Calvenia, si ex militare, lunga ben 18 Km.. unisce il centro alle possono trovare in lapidi romane scoperte in varie malghe e costituirebbe, se opportunamente località del vicentino e poste ad indicare dei beni riattata, una delle più rapide e sicure vie di che detta gente possedeva nella provincia. accesso all'Altopiano. Numerose monete dell'età repubblicana e imperiale, tra cui quelle con l'effigie di Costantino, (1) Tutta la catena delle colline Bregonze di cui il il Monte Grumo è la cima, è di carattere morenico; si formò cioè coi detriti ivi deposti dalla testata di un grande ghiacciaio che nel Pleistocene dell'era Quaternaria, si stendeva dal Cavalletto al Sunto,

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 5 trovate durante gli scavi per la costruzione dell'ex o Rocca che é un'altura selvaggia a Nord del casa del fascio, recentemente adattata a paese, lungo i fianchi della quale é ancora visibile Municipio, danno la certezza che Calvene l'antica mulattiera scavata nella roccia. Entrambi esistesse già ai tempi di Roma. questi luoghi, come appare evidente soprattutto a chi li osservi dalle pendici del monte Cavalletto, Del resto, in parecchie località della valle dovevano costituire punti strategici di dell'Astico e della zona del Summano sono stati prim'ordine per là eventuale difesa del paese nella rivenuti cimeli romani; notevoli tra gli altri alcune tattica militare antica. Il primo di essi domina, lapidi a , un deposito di circa mille infatti, la valle dell'Astico, quella della Chiavona e vittoriati - monete del secolo III° avanti Cristo ed la principale via del centro, già tracciata nel più altri reperti, di epoche ancora anteriori, a lontano Medio Evo; il secondo, le valli dì Chioda e Caltrano. Anche a Lugo che, come vedremo più Porca ed il piano antistante. Queste valli, oltre, rimase soggetto a Calvene, profonde e boscose, permettevano di accedere, nell'amministrazione civile, fino alla fine del ben protetti e rapidamente, dalla pianura secolo XIV°, fu trovata una lapide che conferma la vicentina all'Altopiano e viceversa; e assicurarsene romanità di questi luoghi. Sembra anzi accertato il controllo, come si pensò di fare fortificando le che a Lugo, dal latino lucus, bosco, come del resto alture al loro imbocco, costituì certamente un a , ci fosse un boschetto sacro alla dea intelligente accorgimento tattico. Analoghe Diana il cui culto, fino all'editto di Costantino (313 ragioni di celerità logistica e di copertura, nel dopo Cristo) era assai diffuso nell'Alto Vicentino. 1916, consigliarono al genio militare la costruzione della strada Calvene-Cime di Fonte che, per il ruolo assunto nella guerra del 1915-18, fu chiamata la strada della salvezza dei Sette Comuni. In quest'ultima guerra, sempre per tali La chiave dell'Altopiano motivi di sicurezza, il paese e i suoi dintorni vennero scelti come sede di una brigata partigiana Anticamente, nel territorio del Comune, e come punto di riferimento per numerose azioni. esistevano due castelli, uno dei quali già disabitato nel 1262. In tale data essi furono acquistati dalla città di Vicenza, come si legge' nel Codice A. della Città: " Item unus mansus ect. prope castrum apud viam. Itern medietatem pro indiviso castri de Calvenis cum domibus et edificiis, curia, sive platea, fossato castri etc. ltem de uno sedimine curn una turri inhabitata prope dictum castrum in ora quae dicitur Castellare etc. Item quarta pars montis, ubi est rocca, ipsius roccae de Calvenis " (1). Di tali castelli ora non rimane altra traccia che quella del nome alle località su cui sorsero: Castellaro al centro dell'abitato, dove si trova la contrada omonima, e monte Castello

(1) Gli storici fanno derivare il nome di Calvene, in latino Calvenis o Cald-venis, dal fatto che un tempo, nel suo territorio, esistevano due vene d'acqua calda. Ma poiché, talvolta, negli antichi documenti, si trova scritto Clavenis anziché Calvenis, si potrebbe congetturare che il nome di Calvene sia nato dall'unione e contaminazione di due voci latine: clave-ianua che significano chiave e porta per accedere ai monti. Conforterebbe questa ipotesi anche il nome del torrente che attraversa il paese: Chiavona, in latino Clavunae.

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Il Feudo

Le frazioni si emancipano Una fonte preziosa di dati storici, costituisce per noi un documento pervenutoci dall'archivio vescovile. Si tratta di un estratto catastale sulla Lugo e Lonedo formavano, allora, un tutto "Dominicalità delle Decime e del Quartese di unico con Calvene, la cui giurisdizione in tempi Calvene alla luce dei Documenti" a cura di anteriori doveva essere ancora più vasta. Francesco Zanocco - Padova 1948. Da un documento del 1268, si rileva che i Su questa scorta abbiamo potuto ricostruire, a canonici di Vicenza avevano a Calvene un loro grandi linee, la storia economica, politica e sindaco e procuratore, che amministrava dei beni soprattutto religiosa del paese per buona parte del loro ceduti dalla città, la quale, a sua volta, li Medio Evo. aveva incamerati alla morte di Ezzelino IV° da Nel 911 Berengario I°, re, conferma al Vescovo Romano. A tale procuratore era riconosciuto il di Padova la proprietà dei beni concessigli e gli diritto di partecipare alle elezioni dei Decani, accorda la facoltà di erigere castelli. Rodolfo, re, Notai, Saltiarii, Banditori ed altri ufficiali della nel 924, riconferma il diritto a tali possessioni tra villa di Calvene e sue contrade di Lugo e Lonedo. le quali figura, in " Comitatu Vicentino " anche Nel 1390 si parla del feudo dei Comuni di Calvene. Buscardo, Vescovo di Padova, nel 1034, dona al Monastero di Santo Stefano, in Padova, Calvene, Lugo e Lonedo segno che le due frazioni tra l'altro, la Pieve di Calvene e la corte di Lugo. avevano già ottenuta l'autonomia amministrativa. Nel 1091, Clemente 1110 (antipapa) conferma a Successivamente avvennero altri mutamenti nella detto Monastero la proprietà delle decime della fisionomia giuridica di detti Comuni perché Pieve. quello di Lonedo, che doveva contare un numero molto ridotto di abitanti, scomparve come Delle varie investiture feudali, riportiamo, per brevità, solo le due seguenti: circoscrizione territoriale. Calvene, a sua volta, Il Vescovo di Padova, nei 1288, investe del Feudo di Calvene Vincenzo fu Giulio de Calvene; il 6 Agosto del 1333, il Vescovo Ildebrandino, investe dello stesso Feudo Ferrario fu Leonardo de Calvene. Questo prova, senza timore d'equivoci, che Calvene, per donazione regia, era un Feudo, una proprietà, dei Vescovi di Padova i quali delegavano ad amministrarlo un nobile del luogo. Furono quindi i Vescovi di Padova che, verso il Mille, eressero i due castelli dei quali abbiamo fatto cenno. Tali notizie, oltre che storicamente interessanti, sono anche motivo di giusta fierezza perché ci fanno sapere come gli antichi abitanti del paese cominciassero assai presto a godere delle libertà che la Gerarchia ecclesiastica concedeva ai sudditi nei luoghi soggetti al suo dominio temporale; molto prima, certamente, di buona parte delle campagne italiane che, ancora per secoli, dovettero sottostare al capriccio di prepotenti signoretti.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 7 verso il 1500 cedette a Lugo le contrade Serra e economicamente svantaggioso sacrificare campi Volpente. ubertosi ad un'industria che pareva allora solamente sfruttare e avvilire i lavoratori con paghe irrisorie e con orari massacranti. Un agrimensore scrupoloso Nel documento non sono nominate per niente le contrade alte, perché il feudo si limitava ai più Il trattato sulla Dominicalità delle Decime fertili terreni della zona pedemontana. E' riporta per intero la descrizione catastale del probabile, tuttavia, che le frazioni più elevate feudo decimale eseguita da un esperto del tempo. come Monte che nel 1754, anno in cui fu eretto La scrupolosa esattezza osservata dal compilatore l'oratorio di San Bellino, contava solo sette ha fatto definire la sua fatica, che é del 1448, un famiglie, sorgessero più tardi. mirabile saggio di toponomastica medievale. In tempi anteriori al Mille, l'ultima località Il feudo decimale di Calvene, oltre alle abitata del versante nord-occidentale del paese era contrade entrate a far parte del Comune tra cui: contrà Bordogni. mentre in luogo dell'attuale Lugazza, Valsavina, Fonega, Bizzozzo, Pralunghi, contrà Maso, c'era solo un gruppo di cascinali Magan, Castellaro, in quel tempo, ne degli abitanti del piano. Nel Trentino, del resto, comprendeva altre come: Serra, Volpente, Vigne, ancor oggi, si dà il nome di Masi ai casoni di S. Giorgio, Boschetti, Piane, Carpanedo, Molan, montagna. Albara, Grumolo e ancora: Isola, Riello, Montesello, Colombare e moltissime altre, il cui Qualche casa del paese, tuttora abitata, é del X° nome antico non trova più riscontro in quello secolo; il grosso delle abitazioni risale, però, al attuale. 1400-1600, epoca degli archi all'imbocco di brevi vicoli e delle case fortemente addossate le une alle Un cenno a parte merita la contrada Maglio, altre, quasi che gli abitanti volessero difendersi nella quale, da tempo immemorabile, erano in collettivamente da un a minaccia sempre attività un mulino e un maglio, azionati dall'acqua incombente. del vicino Astico. Questo precedente storico indicava tale luogo come il più adatto per Qualcuna di esse, che nelle linee architettoniche collocarvi un’industria di notevoli proporzioni e presenta tutte le caratteristiche dell'antica casa fu un vero peccato che gli uomini responsabili di padronale, doveva appartenere a nobili del luogo Calvene, a suo tempo, si siano opposti i quali, pur considerando più ambito il titolo di all'edificazione della cartiera nelle vicinanze della Cives Vicentiae - cittadino di Vicenza - venivano contrada. Il loro gesto dovuto solo ad una ogni anno a trascorrere qualche mese nella terra spiegabile, sebbene grave limitatezza di vedute, d'origine. doveva avere conseguenze assai dolorose per Nessuna traccia visibile é rimasta delle l'economia del paese, i cui abitanti sono ora abitazioni edificate in epoche anteriori; e questo, costretti a recarsi numerosi all'estero in cerca di non solo per la rudimentalità e la poca consistenza lavoro (1). della costruzione, ma anche per le devastazioni Lo stesso errore fu ripetuto, più tardi, dai operate dai barbari le cui invasioni si proprietari di terreno che osteggiarono con ogni susseguirono, con ritmo incalzante, per tutto il V° mezzo la costruzione del Cotonificio Rossi nel e per buona parte del VI° secolo e furono riprese, tratto pianeggiante in prossimità della centrale più tardi ad opera degli Ungheri che per oltre un sull'Astico, obbligando la Ditta a sistemare i suoi cinquantennio, dall'899 al 955, seminarono la impianti a Vicenza. strage ed il terrore nelle regioni venete. La causa principale di questo atteggiamento Fino al Mille, l'unico periodo di relativa, ostile all'industrializzazione del paese, é da seppure umiliante calma politica fu, per l'Italia ricercarsi, secondo noi, nel cattivo trattamento settentrionale, quello della dominazione riservato agli operai, per cui si riteneva Longobarda. (1) Calvene, dall'inizio di questo secolo, ha sempre alimentato una forte emigrazione; questo è anche il motivo dello scarso aumento della popolazione negli ultimi cinquant'anni. Nel 1912 essa ammontava a circa 2000 unità, ma in questa cifra erano comprese anche 500 persone da poco emigrate. Gli espatri continuarono, poi, fino al 1924 e furono ripresi, con notevole intensità, in quest'ultimo dopoguerra. Gli emigranti di Calvene dal 1905 a tutt'oggi assommano a oltre un migliaio e sono sparsi per l'Europa, l'America e l'Australia. Molti sono anche gli emigranti interni.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 8 Nella toponomastica del paese. sono rimasti i segni di tale dominazione che durò dal secolo VI° I primi nomi all'VII°; i nomi delle contrade Bordogni, Bissoli e Bizzozzo, per citarne solo alcune, sono di evidente Fino al secolo X° in Italia non si usavano origine tedesca e risalgono, appunto, al periodo cognomi; per identificare le persone si soleva far longobardo. seguire al nome di battesimo quello del padre Recentemente, la Commissione Provinciale di preceduto dall'indicazione di o fu. Perché l'uso dei Toponomastica, respinse proprio per tale motivo, nomi di famiglia s'estendesse a tutta la penisola. una proposta tendente a modificare il nome di però, dovette passare ancora parecchio tempo, dette contrade. soprattutto per quanto riguarda le campagne. Il Brunacci cita la seguente carta di donazione: Sarebbe stato quanto mai interessante risalire un tale Giusto figlio di Martino di nazione all'origine di tutti i cognomi dell'epoca,o almeno longobarda, possedeva in Calvene campi, case, di quelli che ricorrono tuttora; ma non abbiamo masserizie, mobili ecc. Ma tutto ciò che ebbe nella trovato elementi sufficienti per farlo. Possiamo villa e fuori, donò, il 20 Giugno 1071, al Monastero solo arguire che i cognomi, in generale, sono di Santo Stefano di Padova, che aveva allora derivati dai soprannomi che anche allora giurisdizione sulla Chiesa di Calvene. venivano imposti per distinguere tra loro individui con lo stesso nome personale e del

padre.

I nomi di famiglia che ricorrono più frequenti nel documento in esame, sono quelli di: Scudella (de Scuelle) Balzan, Binotto e Artuso; nei due cognomi Testa e Bradii (Brazzi) indoviniamo, inoltre, le radicali degli attuali Testolin e Brazzale. I discendenti di tali antenati possono quindi vantare radici molto solide nel paese. Non meno antichi sono però, a titolo di giustizia, altri nomi che nel 1600 figurano numerosi negli atti parrocchiali come: Tagliapietra, Cappozzo, Zampieri, Ambroso e Dalle Molle i quali non sono compresi nell'estratto catastale perché si riferivano ad abitanti di contrade escluse dal feudo. Altri nomi come Gualfredini, Alberici, Ranieri e Albertini sono ora del tutto scomparsi; scomparsi pure o trasferiti altrove i discendenti dei numerosi nobili: de Leonedo, de Braccioduro, de Vilianazzi de Boinporto ecc., risiedenti abitualmente a Vicenza e possessori di beni nel Comune. Spenta é anche, da qualche secolo, la nobile famiglia dei de Calvene, antichi amministratori del feudo. Dei nomi di abitanti di Lugo, quelli di Grazian, Cattelan, Carollo e Pasin sono tuttora diffusi e gli ultimi due, attualmente, anche a Calvene. Tutti questi proprietari di terreni dovevano versare le decime alla Chiesa locale, perché i Vescovi di Padova,che dell'esteso feudo si erano riservati solo il diritto alla decima, avevano poi conferito tale facoltà alla Chiesa di Calvene.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 9 infatti, solo nelle Pievi, chiamate anche Chiese Olivi e piselli Battesimali, veniva amministrato il Sacramento del Battesimo e i fedeli delle Cappelle filiali, nel I prodotti agricoli del secolo XV° e, caso presente fino a quella di Mason compresa, presumibilmente, dei precedenti erano questi: dovevano confluire a Calvene per battezzare i loro frumento, granoturco, segala, avena, spelta, lino, figli. fave, miglio, uva e soprattutto olive, la cui coltivazione interessava per una fascia di circa 150 Nella nostra zona pedemontana, solo le Chiese m. tutte le pendici collinose meglio esposte del di , Caltrano e Thiene possono vantare feudo e che, per quanto riguarda il territorio di un passato illustre come quello della Chiesa di Calvene, si estendeva da Lugazza al Termine Calvene. E' significativo, inoltre, il fatto che tutte attraverso le soleggiate contrade: Bordogni, Rossi, quattro hanno lo stesso titolare; e questo, forse, Colesello, Valsavina e Costa. perché prima che alla Diocesi di Padova, erano appartenute a quella di Vicenza della cui In queste località ora viene prodotta quella Cattedrale, pure dedicata a Santa Maria, sarebbero prelibata varietà di piselli nota nei ristoranti della state tra le prime emanazioni nella provincia. provincia col nome di piselli di Calvene che con le rinomate trote dell'Astico, fanno il paio delle La Pieve di Breganze, che verso il 1600 aveva specialità gastronomiche del paese. una circoscrizione territoriale tanto estesa da comprendere, tra l'altro, anche le Chiese di L'attuale profonda trasformazione delle Sant'Andrea di Mason, di San Giorgio di Perlena e culture, dovuta al progressivo razionalizzarsi di San Pietro di Lugo, acquistò tale maggior dell'agricoltura ed all'imporsi di economie di prestigio solo dopo l'incorporazione di dette guerra, più che alle mutate condizioni di clima, ha Chiese che per secoli erano rimaste soggette alla inizio verso il 1600, all'epoca cioè delle invasioni Pieve di Calvene. francese e spagnola (1). Il granoturco, il frumento e l'allevamento del bestiame che fin d'allora Nel 1400 al Parroco di Calvene spettavano il s'imposero come elementi fondamentali beneficio canonicale di Santa Maria di Calvene e dell'economia dél paese, assicuravano una certa quello chiericale di Sant'Andrea di Mason. autosufficienza in quei tempi di grave crisi Nen 1508 questa Chiesa disponeva ancora di politica ed economica. due benefici e l'Arciprete Giovanni de Drinarto era in controversia con il Sacerdote Francesco de' Godi per uno di essi. La dignità della Pieve é confermata anche dall'elenco dei Pievani che la ressero e che qui L'antica Pieve sotto riportiamo, per quanto riguarda il '400, solo parzialmente, rispettando la terminologia Ancora più interessante e meglio documentata caratteristica del tempo. Non pochi di essi, com'é é la storia religiosa del paese. facile rilevare, appartenevano alle più illustri famiglie dell'epoca. Secondo la tradizione, la Chiesa di Calvene fu fondata e consacrata da San Prosdocimo primo Nell'anno 1414 il beneficio canonicale della Vescovo di Padova e Vicenza, tra il III° ed il IV° Pieve di S. Maria di Calvene fu conferito al secolo, durante la sua opera di evangelizzazione Venerabile uomo sig. Antonio de Fossato già delle due province. Nella prima metà del X° rettore della Chiesa di S. Lorenzo di Padova. secolo, era pieve e nel 1406 é ricordata come Nel 1423 al Prete Azzolino figlio del sig. colleggiata. E' matrice delle Chiese di Sant'Andrea Antonio di Fara. di Mason, di San Giorgio di Perlena, di San Pietro, Nel 1427 al Prete Antonio di Bartolomeo San Giorgio e San Giovanni Battista di Lugo. Una cittadino di Padova. chiara riprova dell'antichità ed importanza della Chiesa di Calvene, é data dal maestoso battistero Nel 1443 al Prete Andrea di Mercede di romanico che risale al X° secolo. In quel tempo, Venezia che succede al Prete Pietro pure di (1) Tali invasioni, non interessarono direttamente la maggior parte delle terre venete, ma i loro riflessi deleteri si fecero ugualmente sentire in queste località determinando notevoli mutamenti nella loro fisionomia agricola. D'altra parte i pochi olivi sopravissuti stanno a dimostrare col loro rigoglio che nella zona, contrariamente a quanto molti pensano, le variazioni climatiche sono state del tutto trascurabili negli ultimi cinque secoli.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 10 Venezia. ottenere l'autonomia religiosa. Onde dimostrare Nel 1447 al Prete Cristoforo di Treviso. che tra le due chiese c'era una distanza sufficiente a giustificare la richiesta, fece eseguire da un Nel 1455 al Prete Manfredino di Pergola. notaio e " perticatore pubblico " la misurazione o, Nel 1457 al Prete Leonardo di Stoccarda come si diceva allora, la perticazione di tale (Germania). distanza che risultò di 1888 pertiche. Ma il Nel 1457 al Prete Angelo dalle Noci del Regno. consiglio comunale di Calvene, forte della prerogativa della sua Chiesa e deciso a difenderla, Nel 1469 al Prete Giacobino de' Francigiati di con deliberazione unanime, determinò di inviare Padova e poi al Fratello Grazia di Cremona dei una delegazione al Vescovo per supplicarlo di non Serviti di S. Maria dell'ordine di S. Agostino, aderire alla richiesta di Lugo. ottenuta la dispensa dal Papa Pio II° I tre sindaci incaricati dell'ambasciata (noi Nel 1475 al Prete Benedetto fu Leonardo di chiameremmo il primo sindaco e gli altri due Padova. assessori) furono: Andrea Scudella, Paolo Nel 1476 al Prete Lorenzo dei Cavalieri di Cappozzo e Cristoforo Testolin. La supplica da Mirandola. presentare al Vescovo era sottoscritta da una Nel 1477 al Prete Maestro Francesco daVicenza quarantina di capifamiglia. I delegati, insistendo dell'ordine dei Predicatori Professore di S. sul principio che da tempo immemorabile il Teologia. parroco di Calvene aveva sempre curato le anime dei fedeli di Lugo, ottennero che per allora la Nel 1484 al Prete Francesco de' Malaffi per scissione fosse scongiurata. rinuncia del sacerdote Francesco de' Godi di Vicenza. Verso il 1640, tuttavia, la separazione avvenne ugualmente e i fedeli della parrocchia di S. Maria Ancora nel 1484 al Venerabile uomo Prete si ridussero a 466. Marino Suma Drinastene canonico di Ravenna; e l'elenco potrebbe continuare con nomi altrettanto Calvene, che in passato aveva avuto un ruolo rappresentativi. politico e religioso predominante sui paesi posti ad oriente, fino a Mason, vale a dire fino ai confini Il Vescovo di Padova Barozzi, visitando nel di , da ora in poi é ridotto alle 1488 la Chiesa di Calvene, lasciò scritto che ad proporzioni attuali anche come giurisdizione essa erano soggette ancora quelle di San Pietro, spirituale. San Gio. Batta e San Giorgio in campagna di Lugo.

Nel 1552, la vecchia Chiesa che probabilmente non era stata la prima costruita, fu riedificata, in un luogo ancora individuabile, tra il torrente Chiavona e l'attuale cimitero. Essa ebbe l'onore di essere visitata dal Beato Gregorio due volte: il 13 settembre dell'anno 1668 ed il 3 Giugno del 1673.

Lugo fa da sé Col volgere degli anni le Chiese filiali si staccano dalla loro matrice. Nel 1601, la Chiesa di Lugo era retta ancora dall'Arciprete di Calvene, quand'ebbe inizio la controversia che doveva concludersi con lo smembramento delle due Chiese. In quel tempo amministrava la parrocchia, che contava oltre 1200 anime, un sacerdote cieco il quale ottenne dal Vescovo l'autorizzazione di eleggersi un cappellano che lo coadiuvasse nella Chiesa di Lugo. Tale facoltà fu confermata anche ai parroci successivi. Nel 1627, però, il comune di Lugo, fattosi forte del fatto che aveva un sacerdote nel luogo, umiliò al Vescovo un'istanza per

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 11 anni più tardi, esse erano ridotte a sole 1200, con Venezia non scherza una differenza in meno, cioè, di 153 unità. Quale altro fatto intervenne nel frattempo a decimare Il paese subiva intanto le vicende storiche delle ulteriormente la popolazione dei due paesi? Non terre venete, rimanendo lungamente soggetto alla abbiamo potuto rilevarlo dalle nostre fonti dominazione di Venezia che lasciò tracce in storiche, ma probabilmente altre epidemie od altri numerose monete rinvenute durante lavori di funesti eventi s'abbatterono in quegli anni sterro, tra cui una del 1526 con l'effige del doge calamitosi sulla parrocchia, e non su questa Loredan. soltanto. Secondo la tradizione, poi, nei primi tempi del Anche in tempi successivi si riscontrarono dominio della Serenissima, un importante sbalzi in meno, talora notevoli, nel numero degli personaggio di Chioggia, non meglio identificato, abitanti. Se bisogna, quindi, sfatare l'opinione che caduto in disgrazia del governo della repubblica, la peste di S. Carlo abbia risparmiato nel paese fu relegato con la famiglia nella valle che, dal solo tre abitanti, tuttavia i morti di tale malattia, nome della sua patria, fu chiamata di Cioza o da quella data in poi, dovettero ammontare a Cioda, deformazione dialettale di Chioggia, ad varie centinaia. Tutti vennero sepolti a S. Rocco. ovest del monte Castello. L'esule, onde assicurare il necessario a sé ed alla sua famiglia, dissodò per Morti numerose tra i bambini erano allora primo il terreno boscoso della valle che conserva provocate oltre che dall'ignoranza dei più tracce di un'antica, razionale sistemazione a elementari accorgimenti igienici, dalle frequenti terrazze, mentre sono ancora visibili i ruderi epidemie di vaiolo, di difterite e da altre malattie dell'abitazione che l'ospitò. dell'infanzia allora estremamente diffuse per la mancanza dei vaccini preventivi. Ogni anno più dei due terzi dei nati moriva in questo modo. Nel 1723, tanto per fare un esempio, ben 20 bambini al

Peste e archibugi di sotto dei due anni " volarono al cielo " secondo

l'espressione allora usata negli atti e se si pensa Nel 1575 anche su Calvene come sul resto che in quel tempo Calvene contava appena 600 d'italia e d'Europa, s'abbatté il flagello tremendo abitanti, il numero delle piccole vittime assume della peste (peste di S. Carlo) che fece larga messe proporzioni davvero spaventose, perché supera di di vite umane. Per comprensibili ragioni sanitarie, molto quello delle nascite di un intera annata. le vittime del morbo furono seppellite un pò' lontano dal paese e dalla via comune e, Oltre a queste cause comuni di morti in massa, precisamente, nella località denominata, da allora, ve ne erano altre di carattere locale. I frequenti Lazzaretto, lungo il torrente Chiavona. In ricordo casi di febbre maligna e quartana, danno della pestilenza, sulla sommità del piccolo rilievo conferma alla convinzione che nella zona fosse tondeggiante che accolse le salme, fu eretto un diffusa la malaria, dovuta all'esistenza d'una vasta capitello detto di S. Rocco, dipinto da ambo i lati e palude nel vicino territorio di , in località recentemente restaurato e affrescato dal pittore detta Pescare. Fu questa, anzi, la ragione Puppin di che vi ha riprodotto, da una parte principale per cui quel paese, anziché nel piano, l'immagine di S. Rocco, protettore degli appestati come sarebbe stato più logico, sorse in collina. e dall'altra, sullo sfondo del duomo di Milano, Il bilancio dei decessi di alcuni secoli, scarta in quella di S. Carlo Borromeo che si prodiga per pieno la diffusa opinione che i nostri vecchi essi. vivessero fino ad età molto avanzata. In 200 anni, In passato il capitello era stato dipinto altre due dal 1600 al 1800, solo due persone vissero fino a 90 volte, la seconda dopo il colera del 1837, nel quale anni; più della metà dei sopravvissuti a quella che morirono 18 persone. La vecchia scritta latina, " potremmo ben chiamare la strage dell'infanzia, anno pestis 1575 erectum et anno post choleram moriva prima dei 40 anni e gli altri assai 1837 innovatum ", venne sostituita dall'attuale in raramente superavano il limite dei 70. A 60-65 lingua italiana che dice cosi: " eretto l'anno della anni si moriva di "flussi catarrali", di peste 1575, restaurato dopo il colera del 1837, "stringimento di petto" e di altri mali propri della rinnovato nel 1951 dal pittore Puppin Vittorio". vecchiaia, né più né meno di quanto avviene adesso verso gli 80. Nel 1587, cioè 12 anni dopo la grande pestilenza, le anime della parrocchia, Lugo Del resto la cosa é facilmente comprensibile compreso, erano 1353; nel 1592, vale a dire cinque quando si pensi alla vita dura che si conduceva in

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 12 quei tempi, al nutrimento irrazionale ed insufficiente ed alle numerose malattie che, curate con metodi empirici e con mezzi assolutamente, inadeguati, lasciavano tali tracce nel fisico da comprometterne gravemente la resistenza (1). Fino alla fine del 1700, ogni tanto qualcuno moriva perché " assaltato d'archibugiata ". Questo fatto dà ragione alla tradizione che vuole il banditismo molto diffuso in questi luoghi, per la possibilità d'asilo offerta dalle fitte macchie che coprivano, in passato più che adesso, i fianchi delle colline e delle montagne. I più vecchi del paese, del resto, hanno sentito raccontare dai genitori che ogni tanto loschi figuri barbuti e armati fino ai denti, scendevano a valle e si recavano, perfino, ad assistere alla Santa Messa collocandosi, per prudenza, alle porte della vecchia Chiesa. Il risorgimento italiano non lasciò indifferenti gli abitanti del paese che parteciparono attivamente alle lotte per la libertà e l'indipendenza. In quegli anni d'intensa passione nazionale, alcuni patrioti del luogo, attivamente ricercati dai gendarmi austriaci, trovarono asilo e protezione presso il Rev.do don Brunello che li occultò per diverso tempo nella soffitta della Chiesa, rifornendoli segretamente di viveri. Le peripezie dei patrioti erano seguite dal paese con viva simpatia e con cordiale sollecitudine. Calvene, ma avendo i fedeli di Lugo costruito, in quegli anni la nuova Chiesa di S. Gio Batta (1607), il campanile e la casa per il curato, fu giocoforza arrendersi alla nuova realtà e riconoscere loro

Diciassette Pastori l'autonomia religiosa.

Riteniamo opportuno riportare anche l'elenco 1648: don Gio Batta Lugonsi. degli Arcipreti più recenti, 1659: don Gio Batta Breganze. a partire dal 1600, tanto più che il ricordo di 1661: don Rinaldo Viero. alcuni di essi é ancor vivo nella memoria 1683: don Girolamo Trentini di Breganze. popolare. 1724: don Antonio Nicoli morto il 21 aprile 1620: Arciprete don Valeriano Parise,il 1730, già parroco di Lugo. sacerdote cieco che per avere ottenuto, a motivo 1730: don Pietro Zordani di Cogollo; morto della sua inabilità, un coadiutore per la Chiesa di improvvisamente in sacristia il 24 ottobre 1762, Lugo, fu la causa immediata, seppure mentre si accingeva a celebrare la S. Messa Per involontaria, dello smembramento. merito suo, nel 1747, fu eretta canonicamente la 1627: don Andrea Bottacin. Durante il suo Confraternita della Cintura. ministero ebbe luogo la controversia tra le due 1763: don Gabriele Cantele, morto nel 1775. Chiese; difese strenuamente i diritti di quella di

(1) Il forte aumento della popolazione nel mondo in questi ultimi due secoli è dovuto quindi, non tanto al maggior numero di nascite, quanto alle migliorate ,condizioni di vita ed al progresso veramente prodigioso della medicina e della chirurgia che hanno eliminato quasi del tutto la mortalità infantile e trovato il rimedio a molte delle malattie epidemiche che in passato facevano strage tra i popoli.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 13 1776: don Domenico Fraccari di Gallio, cappellano del paese, da poco tumulato, fu morto il 30 Novembre 1806. trovato nei pressi della Cartiera attraverso un 1807: don Domenico M.a Fraccaro, Vicario albero. Foraneo, morto il 25 Agosto 1831, dopo 24 anni di La Chiesa ed il campanile, nelle immediate ministero. vicinanze del cimitero, furono invasi dall'ondata 1833: don Francesco Testolin (Peronio) di piena che devastò l'interno del tempio e morto a Terrassa Padovana. compromise irreparabilmente la statica dei due edifici. 1845: don Michele Panozzo di Cogollo. Fece edificare, nel 1852, la Chiesa attuale. Morì a Fu necessario, allora, pensare alla costruzione Caltrano dove era passato nel 1859 in qualità di di una nuova chiesa in luogo più sicuro e più Parroco e Vicario Foraneo. adeguata ai bisogni dell'aumentata popolazione. 1860: don Gio Batta Brunello, morto il 17 L'idea fu lanciata dall'Arciprete don Michele Dicembre 1906, dopo 46 anni di lodevole Panozzo e accolta con entusiasmo dal popolo che ministero. sotto la sua guida seppe scrivere in quel frangente, le pagine più luminose della sua storia 1907: don Pietro Costa di , già Parroco religiosa. Furono giornate da vera epopea quelle di Pedescala, deceduto nel 1949. I grandiosi che si vissero a Calvene dal 1850 al 1852! In una funerali riuscirono una solenne testimonianza gara eroica, non badando a spese ed a fatiche, d'amore e di riconoscenza dell'intera popolazione tassandosi in base alla proprietà, prodigandosi al venerando Pastore. giorno e notte per apprestare i materiali da 1949: Economo Spirituale don Bruno Bisson, costruzione o nel lavoro edilizio propriamente già solerte cooperatore dal 1945. Egli fu valido detto, in meno di due anni, quei generosi, sorretti sostegno all'Arciprete nei suoi ultimi anni di vita da una fede ardente, riuscirono a mettere in piedi ed é ancora ricordato con viva simpatia per lo zelo la rispettabile mole della chiesa attuale. e la prudenza con cui seppe svolgere la sua Per avere un'idea dell'impegno col quale tutti si missione sacerdotale in tempi tanto densi posero all'opera, basti pensare che in un solo d'avvenimenti. giorno venne tagliata dai boschi e ammassata in 1949: 4 Dicembre, solenne ingresso del una catasta immensa tutta la legna necessaria alla nuovo Arciprete Rev. don G. B. Xilo. Ordinato produzione in loco della calce occorrente. Anche i Sacerdote neI 1939; per un anno Assistente in vecchi ed i fanciulli seppero aiutare gli uomini Seminario a Thiene; per due anni e mezzo validi, in lavori spesso superiori alle loro forze. Le Cooperatore a Chiesanuova, comune di Padova; stesse donne vollero contribuire alla rapida per circa tre anni cappellano militare e prigioniero attuazione dell'impresa in forma davvero di guerra; cooperatore a Zugliano nei 1945 e poi, commovente; offrendo cioè, alla Chiesa, per dal maggio del 1948, rettore della Chiesa di S. diversi anni, 2000 cappelli all'anno confezionati Rocco di Asiago. con la treccia frutto delle loro veglie. Per l'armonia delle proporzioni, la serenità riposante e la devozione che ispira, la nuova Chiesa riuscì un gioiello d'arte in puro stile jonico- Epopea religiosa dorico, veramente degna dell'insigne artista che la progettò: Sua Eccellenza Antonio Diedo, splendore della Scuola Veneta e architetto di L'anno 1850, nella notte dal 26 al 27 luglio una Corte dell'Imperatore d'Austria. grave sciagura gettò il paese nella costernazione. Il torrente Chiavona, enormemente ingrossato per Il giorno dell'inaugurazione i fedeli accorsero a le recenti piogge, straripò con spaventosa furia centinaia dalle parrocchie vicine, per ammirare lo all'altezza di casa Pasin, sradicando alberi e spettacolo di questo tempio sorto quasi per rotolando massi. incanto, e per congratularsi col popolo di Calvene e col suo degno pastore. La fiumana s'abbatté sul muro di cinta del cimitero e con impeto rovinoso lo travolse Sei anni più tardi, con un sforzo generosissimo, disseppellendo i cadaveri e disseminandoli per la anche se, questa volta, quasi esclusivamente pianura sottostante fino alla contrada Serra. Il economico, il sacro edificio fu abbellito con corpo di un sacerdote, Don Domenico Rizzato, pregevoli particolari decorativi e pittorici; notevoli

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 14 fra tutti gli artistici chiaroscuri del pittore quello della Madonna della Cintura, travolto dalle Valentino Soppini, anch'egli allievo della Scuola acque, andò completamente distrutto e fu una Veneta, che illustrano, negli intercolunni, vari vera fortuna che si sia potuta salvare, in episodi della vita del Redentore. circostanze che hanno del prodigioso (1), la statua L'Arciprete non si peritò di rivolgersi per aiuti bizantina in marmo dipinta della Madonna. Essa, anche a Vienna, alla Corte Imperiale che, pur infatti, era venerata ancona nella prima, avendo già concesso l'architetto, aderì alle nuove antichissima Chiesa di Calvene dove figuravano pressanti sollecitazioni dello zelante Sacerdote, anche, oltre al Battistero di cui parlammo, la stanziando per i lavori di rifinitura della Chiesa, la pregevole terracotta di San Pietro Martire, del '400 bella somma di mille fiorini. ed il monumentale Crocefisso gotico che, per circa sette secoli, capeggiò maestoso nell'arco trionfale A don Michele Panozzo spetta anche il merito di entrambe le vecchie Chiese. d'aver saputo recuperare dalle rovine, ed utilizzare per il nuovo tempio, l'ingente Anche questi due ultimi cimeli sono conservati, patrimonio artistico della vecchia Chiesa. assieme ad alcuni altri, nella sacristia che é stata trasformata, così, in galleria d'arte. Di esso fanno parte: la tela dell'Annunciazione del Maganza - pala dell'altar maggiore - l'altra tela Un elogio tutto particolare, perciò, meritano, a pure dell'Annunciazione, d'ignoto autore del ‘600, loro volta, gli antichi Arcipreti di Calvene che e quella della Cena di Emmaus, dagli espenti hanno saputo accumulane e conservare con tanta attribuita al Veronese od alla sua scuola, poste ai cura opere di così alto valore artistico. lati del coro; il quadro di San Pietro Martire di Jacopo Da Ponte, recentemente ripulito ed identificato dal pittore Vedovato di Vicenza e collocato, dal 1949, in sacristia per dar posto alla statua di San Giuseppe nel nuovo altare votivo; quattro altari in marmo tra cui quello del SS.mo, dal magnifico tabernacolo, e altri tre laterali anch'essi di eccellente fattura, tutti nello stile di passaggio dal rinascimento al barocco - (seconda metà del 1500). -. Un quinto altare,

1) Ecco come viene narrato il fatto: Un giorno, qualche tempo dopo lo straripamento del torrente Chiavona, un contadino stava arando un podere nelle vicinanze della Chiesa distrutta quando, ad un tratto, i buoi s'impuntano e, per quanto il padrone li solleciti col pungolo e con la voce, non muovono più un passo. Impressionato della cosa, dopo essersi inutilmente affannato per un bel po’, l'uomo chiama alcune persone che, a loro volta, cercano con le percosse e con la forza di smuovere gli animali; ma invano. Intanto, accorre sul luogo molta altra gente tra cui il Parroco il quale, avendo intuito il carattere prodigioso della cosa, comanda di scavare la terra davanti ai buoi; ed ecco che tra la commozione più viva di tutti i presenti appare, ancora intatta, la statua della Vergine che le onde limacciose, avevano rotolato lontano ricoprendo, poi, di uno spesso strato di melma. La sera stessa, la sacra immagine, accompagnata da tutto il popolo accorso alla notizia dell'avvenimento, fu portata processionalmente in canonica in attesa che nella costruenda Chiesa, venisse approntato un altare per accoglierla.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 15 don Brunello Un realizzatore Il campanile fu fatto erigére, fino a copertura del castello delle campane, tra gli anni 1863-66, Sebbene, per visione diretta, o per sentito dire , dall'Arciprete don G.B. Brunello, noto per il suo gli avvenimenti che stiamo per narrare, siano noti patriottismo che gli fruttò, proprio in quei tempo, a gran parte della popolazione, essi sono così molte noie da parte della polizia austriaca. importanti che non possiamo esimerci dal farne cenno. Gli anziani ricordano ancora di quale larga popolarità godesse nel paese l'ottimo Sacerdote, La storia degli ultimi cinquant'anni di vita del per la sua giovialità e la sua arguzia. Durante il paese é storia delle comuni vicende politiche- suo ministero che superò in durata quello di sociali della nazione, dominate dai sinistri bagliori qualunque altro Parroco negli ultimi 400 anni, fu delle due grandi guerre. E' storia, quindi, in parte costruito, su terreno della prebenda, l'attuale di apprensioni e di lutti ma, per quanto riguarda il cimitero. Egli dotò inoltre di organo la Chiesa Comune e la Parrocchia di Calvene, anche di Arcipretale che fece poi abbellire con varie pitture realizzazioni pratiche tendenti a portare il paese tra cui, degno di nota per la felice intuizione sempre più all'altezza dei tempi, adeguandone la artistica e per la bontà dell'esecuzione, il grande struttura ed i servizi alle esigenze della vita affresco raffigurante, sotto la navata, la visione di moderna. Costantino. il lavoro che é del 1900, fu eseguito A don Brunello, nel 1907, succedeva nella cura dai pittore Puppin di Schio. pastorale l'Arciprete don Pietro Costa già Parroco L'anno 1901, al centro della contrada Magan in di Pedescala, il quale, nello stesso anno, con la ricordo dell'Anno Santo, veniva eretto il sacello collaborazione della civica Amministrazione, dedicato al SS.mo Redentore. degnamente rappresentata dal Sindaco Pietro Brazzale, ricostruì ed ampliò la casa canonica, Don Brunello, così lo chiamava il popolo, morì trovata in pessimo stato di conservazione. Nel nel 1906 in seguito ad una banale caduta, mentre, 1912, egli fece erigere, in legno di larice rivestito vecchio di 84 anni, ma ancor sano e vegeto, si con lamiera di rame, la cuspide del campanile. recava in contrà Bordogni per ragioni inerenti al Esecutore del lavoro fu il Sig. Toffanello da suo ministero. Mason; essa é alta m. 18 e dà un aspetto più snello

e slanciato alla torre campanaria che misura così, dalla base, m. 55 d'altezza. Una lapide sulla facciata principale ricorda ai posteri il gesto generoso del fabbriciere Brazzale Francesco, per

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 16 50 anni solerte amministratore delle rendite della solerti cure delle Suore Minime del Suffragio che, chiesa, il quale contribuì con L. 1.200 (circa un in numero di tre, fecero il loro ingresso il 19 milione di lire attuali) all'erezione della cuspide la ottobre 1922, giorno dell'inaugurazione. La prima cui spesa complessiva ammontò a L. 5.200. Inoltre, Superiora, Suor Maria Francesca Ferraris, lo resse alla sua morte, il Brazzale lasciò l'intera proprietà per ben 15 anni con tale zelo e con tale valutata allora a L. 15.000, alla locale abnegazione da conquistarsi la stima e la congregazione di carità. venerazione di tutto il popolo. Nel 1912 fu fatta restaurare, perché deturpata Il giorno della sua morte avvenuta il 15 gennaio dal tempo, la facciata della Chiesa, sotto l'attico 1939, fu un giorno di lutto per tutti e i funerali della quale, il pittore Attilio Bonn d'Este affrescò riuscirono una commovente dimostrazione la scena dell'Annunciazione e i due medaglioni d'affetto alla benemerita suora. con le immagini di S. Giuseppe e di S. Antonio di Per sua espressa volontà, il suo corpo fu Padova. Ai lati della porta maggiore, in due sepolto nel camposanto del paese. nicchie, vennero collocate le statue degli apostoli Pietro e Paolo in marmo di Carrara, apprestate In contrà Pradelgiglio, nel 1927, fu riedificato in dallo scultore Giovanni Scarante da Pietrasanta. posizione più felice e con proporzioni più vaste l'oratorio di S. Valentino, che tiene conto anche L'anno successivo lo Scarante scolpì anche i delle necessità spirituali delle contrade due Cherubini oranti ai lati dell'altar maggiore, soprastanti. incidendovi nel piedestallo le iniziali dei due donatori: coniugi Brazzale Valentino ed Elisabetta. Dal 1939 al 1944, fu cappellano a Calvene il Rev. don Tarcisio Costa, nipote dell'Arciprete, che Contemporaneamente, il pittore Bordin diede notevole impulso alle varie organizzazioni decorava il coro dipingendo nei due archi i dodici della parrocchia, con particolare riguardo alle apostoli con le insegne del martirio e, nel fastigio, associazioni giovanili, per le quali fu fatta la Vergine incoronata Regina del cielo e della terra costruire una sede decorosa al posto delle vecchie dalla SS. Trinità. stalle del beneficio, nelle immediate adiacenze Profittando della presenza dei due artisti, il dell'asilo. Contemporaneamente, vennero vano interno della Chiesa opposto alla sacrestia, apprestate anche alcune aule per l'insegnamento venne adattato a grotta di Lourdes. della dottrina cristiana. Fu lo stesso scultore che nel 1919 eseguì tutti i L'attivissimo cooperatore che, nonostante la lavori in marmo dell'altare di S. Antonio, precaria salute, negli anni tristi della guerra, si era compresa la statua, mentre i pittori Vittorio ed prodigato senza risparmio d'energie per il bene Angelo Puppin, nipoti dell'autore del grande materiale oltre che spirituale della popolazione, affresco della visione di Costantino, aggiungevano reperendo, tra l'altro, e trasportando con la nuovi elementi decorativi alla chiesa che, bicicletta assieme a pochi volontari, da lontane finalmente, il giorno 20 novembre 1920 veniva località della provincia, generi di prima necessità e solennemente consacrata da S.E. Mons. Luigi vestiario per i più bisognosi del paese, Pellizzo, Vescovo di Padova. soccombette vittima del proprio zelo. Fin dal 1914 s'era dato inizio alla costruzione Più che lo strapazzo fisico, pur notevole, al dell'asilo infantile, ma lo scoppio della guerra quale egli si era sottoposto negli ultimi tempi, provocò l'interruzione dei lavori che vennero valsero però a stroncarne la giovane vita le ultimati solo nel 1921. Nell'attuazione dell'opera, amarezze per i danni morali operati dalla guerra oltre alla generosità dei parrocchiani, fu di valido in quella gioventù che egli aveva tanto amato. aiuto all'Arciprete il fratello Cappellano don Morì il 17 settembre 1947 tra il compianto Giovanni, il quale dimostrò il suo interessamento generale. per l'iniziativa non solo con la parola stimolatrice, Dopo meno di due anni lo raggiungeva nella ma anche con i fatti, lavorando instancabile di tomba, ormai ottantenne, lo zio Arciprete. La mole cazzuola e martello fino ad impresa compiuta. delle opere da lui attuate nei 42 anni del suo ministero, svoltosi in tempi quanto mai difficili, lo fa collocare tra i pastori più benemeriti della Chiesa di Calvene. Due apostoli

L'asilo con l'annessa scuola di lavoro fu aperto sotto gli auspici del S. Cuore e venne affidato alle

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 17 Su progetto dell'Ing. Zuccato di Thiene, da Fervore d'opere poco defunto, ebbe inizio, nel 1913, la costruzione Negli anni precedenti la prima guerra del magnifico edificio scolastico che, a causa della mondiale, l'amministrazione civica e l'iniziativa guerra, venne ultimato solo nel 1920. privata andarono a gara con l'autorità religiosa per venire incontro alle principali necessità del paese. Tuona il cannone Nel 1906 furono costruiti il molino comunale e l'annessa segheria azionati elettricamente con Calvene che già nella battaglia di Adua (1896) parte dell'energia prodotta dalla centrale del per la conquista dell'Eritrea, aveva perduto due Maglio. valorosi suoi figli, pagò generosamente il suo La ditta Porcheddu di Torino costruì nel 1907 tributo di sangue e d'eroismo alla Patria anche l'arditissimo ponte ad una sola arcata sul fiume nella guerra del 1915-18. Astico progettato dal giovane Ing. Rossi di Schio e Ben 31 furono i caduti nei vari campi di citato, per l'eccezionale ampiezza del suo arco (40 battaglia, dal Carso alla Marna, e tra i combattenti metri), nei manuali d'ingegneria. non pochi furono i decorati. Tra gli stessi civili, Questo ponte, con quello sulla Chiavona, che é per lo scoppio di residuati o per altri motivi del 1878, risolveva, relativamente al traffico di inerenti alla guerra, si ebbero 9 vittime. quei tempi, il problema della viabilità per il paese. Un monumento in marmo dello scultore Un gruppo di volonterosi, sempre nel 1907, Scarante ed un viale di lauri perennemente verdi, seppe dare forma concreta alle nuove idee sociali ne ricordano ai posteri il supremo olocausto. fondando la latteria S. Antonio e la cooperativa di Mentre gli uomini più giovani e validi, consumo. compivano così il loro dovere d'italiani, il paese Grazie al vivo interessamento dell'autorità viveva ore di grave disagio e di tremenda comunale, nel 1911, molto prima cioè di molti altri angoscia per la vicinanza del fronte. paesi della provincia, Calvene ebbe l'energia Nel 1916, l'avanzata tedesca aveva raggiunto i elettrica per l'illuminazione privata e pubblica. margini meridionali dell'Altopiano consigliando Intanto un acquedotto, scavato interamente nella all'autorità militare l'evacuazione prudenziale del roccia, attraverso m. 1600 di condutture e 370 di paese. dislivello, portava l'acqua potabile dalla località La mattina del 14 Giugno, dopo la requisizione Vanzo alla frazione Monte i cui abitanti più del bestiame effettuata il giorno prima, tutta la anziani, per avere eseguito i gravosissimi lavori popolazione fu concentrata a Thiene e, dopo con ammirevole concordia e tenacia, sono degni qualche giorno, smistata per varie località della della miglior lode.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 18 provincia di Vicenza e di quelle di Bergamo, comando di tappa inglese e, qualche mese più Sondrio e Cremona. tardi, anche un reparto di truppe francesi. Gli Respinto il nemico dal territorio dei Sette abitanti del paese ebbero modo di dimostrare Comuni, dalla nostra offensiva del Luglio, i anche in quell'occasione la loro tradizionale profughi poterono far ritorno alle loro case, ma ospitalità mettendo a disposizione dei soldati qui altre prove dolorose li attendevano. alleati le proprie abitazioni. Fin dai primi giorni, infatti, scoppiò il “cholera Nei campi della Vignola ed in alcune gallerie di morbus” ed il primo ad essere colpito fu il padre contrà Triboli era stata ammassata grande dell'Arciprete, sig. Antonio Costa. quantità di munizioni e di esplosivo ed un Fortunatamente, però, l'epidemia fu circoscritta e distaccamento di soldati italiani rimase di stanza solo una donna vi morì. Più vasta diffusione ebbe nel paese fino all'autunno del 1919 per fare la invece la febbre spagnola che colpì quasi tutti, guardia a detti depositi. In quell'anno fu smontata grandi e piccoli, mietendo alcune vittime. anche la teleferica che collegava il paese con Tezze di Siessere, trasportando uomini e materiali per Le nuove scuole del paese, dal tempo delle tutta la durata delle operazioni. azioni sull'Altopiano al termine della guerra, furono adibite a ospedale da campo. Numerosi Terminata la guerra, la tranquilla e laboriosa feriti, trasportati prima a spalle, attraverso popolazione di Calvene tornò alla sua vita disagevoli mulattiere, e poi con automezzi per la normale di lavoro e di quotidiano sacrificio. strada militare del M. Cavalletto, vi furono curati.

La disfatta subita dal nostro esercito nell'autunno del 1917, fece predisporre un altro Riprende il cammino sgombero del paese; ma la popolazione era decisa, A causa della sua ubicazione, Calvene era, per stavolta, di esporsi al pericolo dell'invasione così dire, tagliato fuori dalle principali vie di nemica, piuttosto che affrontare nuovamente la comunicazione della provincia; per cui assai disagiata vita del profugo. Fu in quell'occasione difficili, perché affidate a mezzi personali o di che si pensò d'invocare la protezione di S. Antonio fortuna, erano le sue possibilità di contatto con facendo voto di dedicargli un altare nella chiesa Thiene, capoluogo di mandamento e con Vicenza. Arcipretale e di considerare giorno festivo il 13 A risolvere il problema, che comprometteva giugno, qualora il paese, per sua intercessione, seriamente per i Calvenesi il rapido e proficuo fosse stato preservato dalla distruzione. disbrigo degli affari e delle pratiche L'aiuto del cielo non mancò e le promesse amministrative, provvide, dopo un breve furono mantenute. esperimento di privati, la S.I.T.A., istituendo, nel Il Venerdì Santo del 1918 si stabilì a Calvene un 1937, un ottimo servizio d'autocorriere che collega

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 19 il paese con i centri sunnominati e con le altre municipale utilizzando parte dell'ex casa del numerose località della provincia poste lungo la fascio. I locali lasciati liberi per il trasloco degli linea. uffici comunali, vennero messi a disposizione Il grosso dell'abitato e le contrade dell'ostetrica condotta, che può contare così su di immediatamente periferiche ebbero acqua un decoroso alloggio al centro dell'abitato. Nel potabile in abbondanza nel 1936 con la 1950, con un generoso contributo del comune, le costruzione dell'acquedotto della Rocca, la contrade Termine e Pradelgiglio ebbero la luce copiosa e freschissima sorgente che sgorga ai elettrica. Quest'anno, 1952, grazie anche al piedi delle tre suggestive cascate della valle di concorso del governo, venne costruita una Chioda, nota anche nei dintorni, perché meta di comoda abitazione per il segretario comunale. E allegre scampagnate domenicali. Il nuovo poiché gli amministratori attuali hanno compreso acquedotto, oltre che a Calvene, fornisce acqua che il governo di un comune é veramente efficace anche a gran parte del vicino comune di Lugo. quando sa cogliere l'istanza popolare e risolvere con larghezza di vedute le questioni di più Prima che il problema idrico fosse risolto in immediato e duraturo interesse hanno intenzione maniera così radicale e soddisfacente, venivano di ovviare, nei limiti del possibile e rapidamente, sfruttate, zona per zona, le varie piccole sorgenti ad altre deficienze che ancora presenta nei suoi sparse per il paese. Il più antico di tali acquedotti vari settori l'attrezzatura tecnico-sociale del parziali é, senz'altro, quello che portava l'acqua Comune. alla fontana della piazza. Sulla pietra frontale della vasca di raccolta, situata lungo la strada di S. Antonio, sono ancora visibili, rozzamente incise Gli ultimi tre anni sopra un mascherone, la data di costruzione Il 4 dicembre 1949, prendeva solenne possesso (1560), il nome del fontaniere ed altre parole della parrocchia il Rev. don Giovanni Battista decifrabili solo in parte. Xilo. Il nuovo Arciprete, che succedeva allo Nel 1929 venne costituita la latteria sociale S. zelante Cooperatore ed Economo Spirituale don Bovo, che dispone di un moderno macchinario e Bruno Bisson, si pose subito all'opera, con conta un numero rilevante di soci. entusiasmo ed energia, per il rinnovamento spirituale della parrocchia, che aveva Anche la seconda guerra mondiale lasciò tracce naturalmente risentito della generale depressione sanguinose nel cuore dei Calvenesi, perché fece morale operata dalla guerra e che necessitava passar loro cinque lunghi anni di grave anche di adeguamenti e restauri negli edifici sacri apprensione e mieté altre giovani vite. Il ricordo e di carattere educativo ed assistenziale. dei nuovi caduti ai quali s'aggiunse di recente la piccola vittima di un residuato, é tenuto sempre Egli esordì facendo dono di un'artistica libreria vivo dal nome inciso nel marmo del monumento in legno di noce all'Archivio parrocchiale e di accanto a quello dei morti della guerra del 1915- alcune preziose reliquie, tra cui una molto vistosa 18, e da altrettanti giovani lauri piantati nel parco della S. Croce, alla Chiesa. della rimembranza. Dalla vendita di mobili antichi e di altri oggetti Inoltre, strascico quanto mai doloroso, dopo di un certo valore artistico, ma di nessun valore tanti anni dalla fine del conflitto, qualche famiglia pratico ed in via di deterioramento, realizzò la vive ancora una Vita di continue afflizioni per i somma di lire 462 mila, che, integrate dalle offerte figli prigionieri in terra straniera. dei fedeli, permise di attuare urgenti lavori nella Chiesa e nelle altre costruzioni della parrocchia. Una sistemazione particolarmente decorosa fu Numquam Satis data al Sacello di S. Marco, nel quale, in luogo dell'antica terracotta di S. Pietro Martire, venne Le amministrazioni comunali degli ultimi anni posta la venerata immagine della Madonna della non rimasero insensibili ai problemi di carattere Cintura. pubblico, che incessantemente si affacciano in questi tempi di continuo progresso. Nella Chiesa parrocchiale, sull'altare lasciato vuoto dalla statua della Vergine, fu collocata Allo scopo di assicurare un più efficiente quella del S. Cuore in marino bianco di Carrara. servizio sanitario, fu edificata, nel 1949, la casa del medico. Contemporaneamente, veniva data una Nel frattempo il Sig. Puppin di Schio rinnovava sistemazione più conveniente alla sede le pitture di vari capitelli deturpati dagli anni.

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 20 Considerevoli restauri furono effettuati anche al presieduta dal sindaco Sig. Bortolo Bonaguro, che tetto ed alla facciata della Chiesa provati dalle fu anche l'autore del progetto, volle concorrere intemperie. all'attuazione dell'impresa, offrendo tutto il L'antichissimo Battistero, costituito da una legname occorrente. colossale vasca monolitica di marmo, in stile Il contributo maggiore seppe darlo, però, lo romanico, venne tolto dalla penombra nella quale stesso Arciprete che, emulo del suo grande era stato ingiustamente relegato, mediante una predecessore don Michele Panozzo, recandosi di bifora, mentre gli incisori Dalle Carbonare e persona a Roma, presso il Governo, ottenne Tognato di Thiene, apprestavano l'artistica cupola 'dal Ministero dell'Interno un contributo di lire di rame finemente cesellato, del valore 400 mila, mentre, in conseguenza ancora di questo complessivo di L. 185 mila. viaggio, la carità inesauribile del Santo 'Padre gli Un lavoro assai più impegnativo fu, però, faceva pervenire la vistosa somma di lire 300 mila. quello dell'ampliamento e del restauro dell'asilo e Il debito contratto con coloro che della sala del teatro parrocchiale. La ditta Presa e generosamente hanno messo a disposizione il C. di Calvene, fu l'esecutrice dei lavori; essa danaro, non é stato ancora completamente pagato, edificò un ampio e dignitoso appartamento per le ma la tradizionale liberalità dei Calvenesi che, a suore, il cui numero, di conseguenza, é salito a sua volta, non vuole essere inferiore a quella quattro, a tutto vantaggio dell'educazione dimostrata dagli avi un secolo fa, ne assicura dell'infanzia e della scuola di lavoro. Grazie a tali prossima l'estinzione. aggiunte, fu possibile ricavare una nuova aula per Per motivi eminentemente igienici e di decoro, i bambini che, divisi in due sezioni, vengono ora e per la viva sollecitazione dei Vescovi, la assistiti in modo più razionale e più rispondente stalla del beneficio, posta in prossimità degli alle norme della moderna pedagogia. edifici parrocchiali, venne recentemente Mediante la costruzione di una vasta loggia, fu sgombrata ed adibita ad altri usi. La nuova stalla aumentata anche la capienza della sala teatrale, fu costruita in luogo più adatto e con criteri di prima troppo angusta per soddisfare alle esigenze maggiore funzionalità sul terreno del beneficio. di carattere ricreativo e culturale del paese. Nei giorni 27 e 28 Settembre di quest'anno, con L'opera costò la bella somma di 2 milioni e 100 grande solennità e con la viva partecipazione di mila lire; ma la spesa sarebbe stata ben maggiore tutto il popolo, venne celebrato il primo senza le numerose prestazioni di lavoro gratuito centenario della Chiesa Parrocchiale. Furono due da parte della popolazione che, anche in giorni di vero entusiasmo religioso nei quali i quest'occasione, seppe dimostrare il suo grande Calvenesi ebbero modo di dimostrare il loro interessamento per le iniziative di pubblica utilità. amore al sacro tempio e la loro riconoscenza agli A sua volta, l'amministrazione comunale, avi che, con commovente antiveggenza, lo vollero

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 21 bello ed ampio tanto da soddisfare alle esigenze mila. religiose dei figli e dei nipoti. La somma, gelosamente conservata L'intervento alle cerimonie religiose del dall'Arciprete, per ho scopo esclusivo al quale é Vescovo di Chioggia, Sua Ecc. Mons. Piasentin, stata destinata, attende solo di essere completata che pronunciò anche un vibrante discorso con le offerte future di tutti i parrocchiani. commemorativo, valse a rendere indimenticabile Un altro desiderio che merita considerazione e l'avvenimento. comprensione é quello espresso dagli abitanti di Per l'occasione, fu inaugurata la bella gradinata Malleo che da molto tempo aspirano alla in pietra bianca del Grappa che, oltre a risolvere costruzione di una chiesetta al centro della loro brillantemente il problema di un più agevole ed disagiata contrada. Anche in questo caso, però, ordinato ingresso alla Chiesa, conferisce maggior oltre che sul contributo degli interessati, tutti grazia e dignità al sagrato ed alla facciata. contadini di scarse possibilità economiche, si fa assegnamento sulla munificenza di qualche pia persona che voglia rendersi, in tal modo, benemerita del bene spirituale del prossimo.

Non sono questi, beninteso, i soli argomenti relativi alla vita parrocchiale che meritano al Prospettive presente l'attenzione degli abitanti del paese ed é Una questione che interessa vivamente tutti i certo, inoltre, che in futuro, per fedeli di Calvene, amanti della buona musica ed quell'inestinguibile sete di perfezionamento che orgogliosi della loro valente Schola Cantorum, é sta alla base stessa della natura umana, sempre ora quella dell'acquisto di un organo nuovo che nuovi problemi e nuove aspirazioni andranno via sostituisca l'attuale ormai antiquato e pressoché via maturando ed imponendosi alla pubblica inefficiente. attenzione; ma é altrettanto certo che il popolo di La spesa prevista é di notevole entità, tuttavia Calvene, sorretto dal suo grande spirito di fede e la sottoscrizione é già stata iniziata, con sapientemente guidato dal suo Arciprete saprà, in encomiabile generosità, dai paesani risiedenti in ogni caso, esser degno del glorioso passato. America che hanno fatto pervenire, finora, L. 200

Lino Pellegrini Calvene (Cenni Storici) 1953 22 INDICE Lettera di S. E. Mons. Vescovo pag. 2 Presentazione 3 Prefazione 4 Una posizione amena 5 Tracce di Roma 5 La chiave dell'Altopiano 6 Il Feudo 7 Le frazioni si emancipano 7 Un agrimensore scrupoloso 8 I primi nomi 9 Olivi e piselli 10 L'antica Pieve 10 Lugo fa da sé 11 Venezia non scherza 12 Peste e archibugi 12 Diciassette Pastori 13 Epopea religiosa 14 Don Brunello 16 Un realizzatore 16 Due apostoli 17 Fervore d'opere 18 Tuona il cannone 18 Riprende il cammino 19 Nunquam satis 20 Gli ultimi tre anni 20 Prospettive 22

FONTI FARINEDA Cenni storici di Calvene Stab. Arti Grafiche -Schio 1912 (Dati desunti dalla Biblioteca Capitolare di Padova).

ZANOCCO F. - Dominicalità delle Decime e del Quartese di Calvene alla luce dei Documenti.

MANTESE G. - Memorie storiche della Chiesa Vicentina - Volume primo - Dalle origini al mille - Scuola Tip. Istituto S. Gaetano - Vicenza.

Atti Parrocchiali di Calvene (dal 1590 ai nostri giorni).

Ho attinto inoltre, per qualche avvenimento, alla più diffusa e documentata tradizione.

Finito di stampare il 31 Gennaio 1953 con i lipi della Scuola Tipografica Istituto S. Gaetano VICENZA

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