Ricevuti in redazione ISCRIZIONE ALL'A.CU.SI.F. Tore Mazzeo, oltre che un approfondito studio su Giuseppe L'Associazione (art. 2 dello statuto) si propone di: Marco Calvino, ci dedica “Baddaronzuli”, argute poesie a) ravvivare ed arricchire, nel suo ambito, la conoscenza delle tradizioni dialettali pubblicate, a seguito di dolorose vicende familiari, per e della cultura siciliane, nelle loro variegate espressioni e localizzazioni; devolverne il ricavato a favore della lotta contro il cancro. Da b) promuoverne la diffusione con adeguate iniziative esterne, cui Rocco Fodale un fantastico “Viaggio nel firmamento con Fata affidare un'immagine significativa dell'essenza della "sicilianità" che Meraviglia”, ideato e realizzato col nipotino Davide. Altro duo serva anche a favorire fecondi collegamenti culturali e sociali con nonno-nipote, Pasquale e Simona Sciara hanno trasfuso i loro l'ambiente locale; sentimenti di amore, poesia e gioia di vivere in una vivace e c) costituire piattaforma d'incontro per quanti, siciliani che vivono in “genuina” raccolta di poesie, ricordi, e composizioni musicali: Firenze e in Toscana, vogliono stabilire o rinsaldare rapporti di affinità Cielo e mare (la prefazione è di Tita Paternostro). Imperterrito, alimentati dalle comuni radici. Oltreoceano prosegue Gaetano Cipolla la sua meritoria attività Quota sociale annua: € 80,00 - Le domande d'iscrizione, complete di di divulgazione della cultura siciliana con “Ninety love octaves”, generalità (nome e cognome, data e luogo di nascita, titolo di studio, novanta ottave di Antonio Veneziano tradotte in inglese. Mario attività svolta, indirizzo e numero telefonico, disponibilità per Tornello è fra i curatori di un almanacco gastronomico per specifiche attività dell'Associazione) e indicazione di due soci l’anno 2007, L’Apollo buongustaio (ideato dal compianto Mario presentatori, a: A.CU.SI.F. Associazione Culturale Sicilia-Firenze dell’Arco), raccolta di…gustosi scritti di eminenti uomini di Casella Postale 2127 - 50100 Firenze Ferrovia lettere. Fra i periodici: Literatura, autorevole rivista degli scrittori brasiliani Telefono-fax 055.211931 – studio del Presidente: 055.475512 inviata da Nelson Hoffmann; Issimo, simpatico foglio palermitano dell’Asso- ciazione “Il Vertice”; il numero undici di … con la tessera acusif Paceco, rivista culturale che si batte per il MATTOLINI CORRADO Ottica, fotografia - Piazza Dalmazia, 43/r FI- tel. 4221555 recupero dell’identità e del senso di MOBILI BONANNO Via Montalbano,163 Quarrata (PT) tel. 0573-739309 appartenenza di un centro della provincia BANCO DI SICILIA – Agenzia A Piazza Santa Trinita siciliana; kalòs, la raffinata rivista COMMERCIAL UNION INSURANCE - Piazza Giorgini,7 FI tel. 487544 e 471581 -fax 471332 dell’arte in Sicilia edita a : di RISTORANTE TERRAZZA DEL PRINCIPE – Viale Machiavelli, 10 FI – tel. 2335375 notevole interesse culturale e scientifico il PIZZERIA RISTORANTE "DUE PINI" Via R. Giuliani, 211 FI - tel.453189 progetto di restauro della Villa del Casale AGOSTINO MANNO artigiano edile (lavori e consulenza) - Via Carlo Del Prete, 40 a Piazza Armerina; Arba Sicula ( www.arbasicula.org ), tel. 055414266 - 3384538125 comprendente un bel saggio di Gaetano Cipolla su l’Opira dî BEAUTY CENTRE HOTEL "PETIT BOIS" - Marliana (PT) pupi e il programma per il tredicesimo viaggio in Sicilia dei STUDIO OCULISTICO RUZZI & MELANI – Viale Matteotti, 1/a – tel. 055245757 nostri amici d’Oltreoceano; e, last but not least, l’Obiettivo, periodico di attualità e di cultura pubblicato a di I VIDEO DELLA COLLANA “ITINERARI SICILIANI” Palermo, che si pone come libera voce della comunità madonita. Per informazioni: 0923/552841 –336/869953 www.sicilyvideo.it - [email protected] "SOCI SIMPATIA LUMIE DI SICILIA" Prov. Palermo: *ALIA, città giardino - , storia, paesaggio, tradizioni - * Sono i lettori che, in segno di apprezzamento e … simpatia, fanno , terra bella e graziosa - , la perla del Monti Sicani - pervenire un contributo per la nostra pubblicazione. I contributi, al CHIUSA SCLAFANI, i colori della storia - , tra mito e storia - , arte e pari della quota sociale, possono essere versati sul c/c bancario paesaggio - , dai Sicani al futuro - LE MADONIE - *, storia, 1300/78654 presso l’Agenzia A del Banco di Sicilia Piazza Santa arte, tradizioni - *, IERI E OGGI -*MISILMERI , una perla nella valle Trinita- Firenze o sul c/c postale 19880509, intestati a: A.CU.SI.F. - Associazione Culturale Sicilia Firenze dell’Eleutero - *, storia di un paese antico - , la città dei Casella Postale 2127 - 50100 Firenze Ferrovia due castelli - , la perla delle Madonie - , dal mito alla Ringraziamo per i numerosi “attestati di simpatia” frattanto storia - , lo smeraldo dei Sicani - , oasi nell’alta valle del Torto - pervenuti: ROCCAPALUMBA, paese delle stelle - SCIARA, la storia e le tradizioni - *, - Vittorio MORELLO (Messina) € 50,00 * ieri e oggi - , tra mare e terra - *, storia, paesaggio, tradizioni - * - Francesca LUZZIO (Palermo) 10,00 , il paese della Principessa - *LA SETTIMANA SANTA A - Umberto MUCARIA (Torino) 20,00 * VENTIMIGLIA DI SICILIA - , storia di un paese eterno – - Gabriella BARBARO FACHERIS 20,00 * Prov. Trapani: ALCAMO, storia e arte - BUSETO PALIZZOLO, storia e territorio - - Anna Maria ROSSELLI 25,00 * CAMPOBELLO DI MAZARA - CASTELLAMMARE DEL GOLFO, il territorio, il culto - - Michelangelo RUGGERI 20,00 * *CASTELLAMMARE DEL GOLFO, storia, arte, natura - CASTELVETRANO-SELINUNTE, i - Carmelo LUPO 15,00 * segni, il tesoro, le chiese - CASTELVETRANO-SELINUNTE, il mito, il paesaggio - - Luigi ROGASI 15,00 * CUSTONACI, il territorio, il culto – *ERICE - La FESTA DI SAN GIUSEPPE A DATTILO - Il - Antonino POMA 20,00 * MUSEO VIVENTE DI CUSTONACI - NOSTRA PATRONA DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO - - Antonio BUSCAINO (Xitta – TP) 20,00 * PACECO, storia e territorio - Il PRESEPE VIVENTE DI CUSTONACI - SALEMI, storia, arte, - Giuseppe GIBILISCO (Varese) 50,00 * tradizioni - SALEMI, luogo di delizia - Il TERRITORIO DI ERICE, storia, arte, natura - - Umberto BARONCHELLI 20,00 * - Calogero MICELI 31,00 VALDERICE, storia e territorio - La VIA CRUCIS DI BUSETO PALIZZOLO - VITA, storia e - Carmelo ANZALDO 25,00 tradizioni – I MISTERI DI TRAPANI – TRAPANI, le origini - Mario PANTANO (Bologna) 25,00 Prov. Agrigento: , città presepe – - Pasquale SCIARA ( Bidona – AG) 20,00 * Prov. Enna: ENNA, città museo – NICOSIA, una perla nel cuore della Sicilia * rinnovo * disponibile anche in lingua inglese lumie di sicilia numero 59 febbraio 2007

A.CU.SI.F. Associazione Culturale Sicilia Firenze ROSE TRA I MILLE Presidente onorario: Ennio MOTTA Lo scorso dodici Gennaio l’Associazione Culturale Sicilia-Firenze ha depositato a Palazzo Vecchio la segnalazione della casa costruita ed abitata nella Via della CONSIGLIO DIRETTIVO Scala di Firenze da Francesco Crispi, e dalla sua prima moglie Rosalia, come venne chiamata dalla gente di COLLEGIO DEI Palermo quando i Mille entrarono in città dopo i fatti di Presidente:Giuseppe CARDILLO REVISORI Salemi e Calatafimi. Vice Presidenti: Effettivi: Il buon esito delle ricerche in proposito è stato Domenico BUONO Epifanio BUSA’ assicurato dal lavoro di Ubaldo Rogari e Salvatore Scafuri, Giuseppe GUNNELLA Pietro CAMINITA sulle opere di Giuseppe Ardau, Gualtiero Castellini, Ugo Consiglieri Delegati: Felice CAMIZZI Pesci e Sergio Romano, le testimonianze degli odierni Evi GIANNUZZO Supplenti: proprietari e l’aiuto dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, che da Roma ha confermato che Rosalia, Miranda MEI GiuseppePASSALACQUA imbarcatasi a Quarto sul Piemonte, resta nella memoria la Segretario: Giuseppe BERTINO sola donna tra i Mille. Tesoriere: Vi è dunque una proposta, finalmente, perché il corag- Luciana FORTINI MACALUSO COLLEGIO DEI gio e la sfortuna di Rosalia vengano ricordati nel marmo, DEI PROBIVIRI anche per la gioia di Elena Giannarelli, che potrà aggiun- Consiglieri effettivi: gere un’altra lapide al femminile fiorentino nella prossima Paolo BARTOLOZZI Effettivi: edizione del suo “Donne di pietra”. Tornerà in vita il vero Anna CAFISSI Attilio BELLONE nome della prima consorte di Crispi, Rose Montmasson, Giuseppe D'URSO Gabriele DE PAOLA che lo consolò al tempo dell’esilio a Torino, e non esitò a Daniela PATRASCANU TESI Calogero LO FASO seguirlo nel suo nuovo rifugio di Malta, prima di dargli il Consigliere supplente: Supplente: coraggio di progettare e realizzare l’impresa che poi affidò Raffaella SABINO Antonino POMA al nome di Garibaldi. Leggeremo dunque, al civico 50 di Via della Scala, in questo numero… parole come In questo palazzo – che costruì in Firenze 1-2-3 appunti G. Cardillo: Rose tra i Mille Capitale – abitò Francesco Crispi con la consorte – Rose 4-5-6 parliamo di… M. Scalabrino: Poesia dialettale siciliana E. Piazza: Il dialetto nella scuola Montmasson – sbarcata con i Mille a Marsala – fu la elementare generosa infermiera – della giornata di Calatafimi. 7 le memorie.. A. Pagano: Il doposcuola della Cattedrale L’ermetico linguaggio delle lapidi incuriosisce quasi 8-9 casi di Sicilia Mario Gallo: Darriè li casi sempre per la curiosità che suscitano le frasi, scarne quanto 10-11-12 i siciliani M. Tornello: Un caffè, alle otto, da un indovinello, per gli amanti della storia. Guttuso Se Francesco Crispi ricorda ai più i banchi di scuola, 12 al cinema G. La Torre Marchese: La sconosciuta chi era questa Montmasson? I passanti cercheranno inutil- 13-14 mediterranea V. Morello: Un bacino di meraviglie… mente nella memoria il nome di quella donna, si chie- 15-16 i siciliani Erice vista da Rosario Poma deranno se sia davvero possibile ricordare due vite in 16 memorie Carmelo Nigro: ‘A Ciccannina cinque righe, e forse manderanno al diavolo anche la nostra 3ª di copertina Rocco Fodale: I gesuiti di Trapani associazione, che di quella lapide figurerà come l’autore. I pizzini della legalità 4ª di copertina Rime di P.De Filippo, Senzio Mazza, E nemmeno ci ha aiutato, nel ricordo di Rosalia Crispi, Fernando Mendes Vianna, F.Luzzio, l’infelice filmato televisivo che in questi giorni ha sceneg- J. Geluso, Tino Insolia e Bruno Rombi giato le avventure di un tal Corrado Paternò, che dalle parti In copertina: Relitto memoria, disegno di Mario Tornello ispirato di Salemi avrebbe raggiunto Crispi a Genova, per dalla frequentazione delle Isole Eolie partecipare all’impresa sullo stesso piroscafo dov’era una Rose Montmasson bionda, seducente e spadaccina, che lumie di sicilia niente rassomigliava alla vera compagna del Crispi. In quel - Editrice: Associazione Culturale Sicilia-Firenze film occorreva il personaggio femminile, e la Montmasson - Registrazione:n.3705 del 9.5.1988 Tribunale di Firenze è stata malamente impiegata a beneficio di un felice - Direttore responsabile: Mario Gallo spettacolo. In verità la storia di Francesco e di Rosalia è - Corrispondenza: c/o Mario Gallo -Via Cernaia, 3 degna del più grande racconto, col solito amaro finale dei 50129 Firenze – tel.-fax: 055480619 romanzi dell’ottocento. [email protected]

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Quando nel ’48 si finì di sparare a Palermo, la Sicilia fu imbarazzate, quando lo statista siciliano, capo del governo, libera per quasi due anni, con uno straordinario ed ancora dovette dimettersi per il processo per bigamia che attuale Statuto. Non era ancora il tempo delle vittorie sconvolse l’Italia ed incuriosì l’Europa nel 1878. definitive, e dopo la sconfitta di Carlo Alberto a Novara il Il tempo delle nozze maltesi era però quello governo siciliano si dissolse con l’esilio dei suoi dell’amore, ancora forte nell’Aprile del ’60, quando Crispi protagonisti, Ruggero Settimo e Michele Amari. Il giovane vinse le ultime resistenze di Garibaldi, e lo persuase parlamentare Francesco Crispi trovò rifugio a Torino, sino finalmente a partire per la Sicilia. a quando Cavour non gli fece passare due settimane in Qualche mese prima Francesco aveva inutilmente avuto carcere per non dispiacere all’Austria, insospettita per i un colloquio con Rattazzi per un benestare alla spedizione moti di Milano del ’53. in Sicilia. I due non si intesero sulla formula, che Crispi E fu in galera che conobbe quella giovane corposa, indicava in Italia e Vittorio Emanuele. Il ministro replicò venuta dalla Savoia nella capitale del Regno per con l’altra pel Regno d’Italia, sino a che il patriota guadagnarsi da vivere stirando la biancheria delle prigioni siciliano replicò per l’Italia una, che al governo di Cavour sembrò ancora prematura ed imprudente. Ma Crispi fremeva. A Marzo l’amico Rosolino Pilo, insofferente per l’attesa, aveva noleggiato un bastimento con cui fece naufragio a Messina, da cui fece sapere che non si poteva più attendere: la rivolta di Palermo era stata soffocata, ed i patrioti sopravvissuti erano ormai pochi. Furono molti a sconsigliare Garibaldi dal dare ascolto a quelle teste calde, e non pochi gli ricordarono la misera fine di Gioacchino Murat, dei fratelli Bandiera e dello stesso Pisacane. Il Borbone aveva schierato davanti a Palermo ventiquattro fregate. Cosa potevano fare due piccoli vapori mercantili, anche se il mare non spaventava quel marinaio, che tante volte aveva traversato a vela l’oceano?

Il timore era ben altro, quello di trovare il deserto in

Sicilia, se non un popolo sfinito e forse nemico. E per-ciò,

quando Crispi seppe che il generale era pronto a tornarsene

a Caprera, lo affrontò quasi con violenza la sera del due

Maggio a Villa Spinola, fuori Genova, dove Garibaldi

aveva posto il suo comando. di Palazzo I cronisti riportano quel colloquio col testo degno di Madama. Aveva 28 anni, con lineamenti marcati. Tuttavia un’opera dei pupi: era forte come quel detenuto politico, e la passione fra i Garibaldi: Voi solo m’incoraggiate ad andare in Sicilia, due non venne frenata. mentre tutti gli altri me ne dissuadono. Rose Montmasson seguì perciò il suo uomo a Malta, il Crispi: Ed io lo fo perché convinto di fare cosa utile alla solo posto del Mediterraneo dove il Crispi poteva patria ed a voi di sommo onore. Ho un solo timore, ed è la comunicare con poche difficoltà con chi in Sicilia era incertezza del mare. rimasto fedele a Mazzini. Garibaldi: Io vi garantisco del mare. Bastò poco perché gli inglesi venissero a sospetto sulla Crispi: Ed io vi garantisco della terra. frequente corrispondenza di quell’esule, che non nascondeva la natura della sua presenza nell’isola, e fu Garibaldi: Mi rispondete Voi della Sicilia? inevitabile un nuovo foglio di via, per il Crispi e la sua Crispi: Sì, Generale. compagna. Garibaldi: Sulla vostra vita? Sappiamo cosa avvenne da Sergio Romano: quando Crispi: Sulla mia vita. seppe che il Governatore non avrebbe revocato l’ordine di Garibaldi: Badate, guai a chi m’inganna. espulsione decise di sposarla. Gli amici cercarono di Crispi: Se v’inganno farete di me quello che vorrete. dissuaderlo, gli dissero che non si poteva improvvisare un Garibaldi: Sta bene: allora partiremo. matrimonio così, senza pubblicazioni, ma lui insistette I Mille partirono di notte, il 6 Maggio, e Rose finché si trovò un prete italiano appena giun-to Montmasson si imbarcò col marito sul Piemonte. Era la nell’isola, che acconsentì a benedire le nozze. Mancava un sola donna della spedizione, e rimane da chiedersi se lo fu inginocchiatoio ed il prete, imbarazzato, mise ai loro piedi per sua volontà o per orgoglio del marito, pronto a il cuscino del suo letto. E su quel cuscino udirono la dimostrare il proprio coraggio e quello di La Masa e degli formula che li univa in matrimonio. altri che tornarono in Sicilia al seguito, o forse davanti a Furono quindi nozze frettolose, sulle quali vennero Garibaldi. rivolte al Crispi numerose domande che trovarono risposte ***

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Alle vittorie seguirono i salotti, e Francesco Crispi ne fece ma con la sfortuna di essere scorto negli uffici comunali da buon uso quando seguì Ubaldino Peruzzi a Firenze, col un nemico politico, insospettito da quella segreta trasferimento della capitale del giovane Regno d’Italia da Torino cerimonia. Allo scandalo del 1878 seguirono le dimissioni a Firenze. Peruzzi, ministro dell’interno, venne schiacciato dalla di Crispi, e l’ostracismo politico e religioso che durò rivolta dei torinesi che contò decine di morti. I Crispi, al tuttavia ben poco. L’Italia chiamava. Crispi, che parve al contrario, presero stanza in casa di Jessie White Mario, Re l’uomo del destino, ebbe poteri mai così forti sino a l’intrepida anglo-fiorentina, eroina del nostro risorgimento, che Mussolini. E furono il trionfo politico, la triplice alleanza lo fece abitare in una casa di Bellosguardo, la stessa nella quale i con Austria e Germania, e le conquiste coloniali. fiorentini accompagnarono trionfalmente, una volta, anche *** Garibaldi. Rose Montmasson venne ancora vista nelle strade di Ma Crispi voleva la sua casa ed il suo salotto. Aveva Roma, e chi volle continuare a frequentarla smise presto. buone disponibilità di denaro, si dice perché fu un buon La dissero imbruttita dagli anni ed anche volgare, quando avvocato a Torino e a Firenze, salvo se altro, e costruì il nella povertà della borsa e forse ormai anche della mente si suo palazzo sui terreni dove la via degli Orti Oricellari aggirava con la croce di diamanti che i reduci dei Mille le sboccava nei terreni poi occupati dalla stazione di S.Maria avevano regalato dopo una colletta in tutta Italia. Novella, in angolo con via della Scala. Vi si trasferì con Ma i vecchi patrioti abbassavano lo sguardo provando Rosalia nel ’67, ed ancora oggi i battenti del portone vergogna. Riferisce Sergio Romano che un giorno, in Via portano le sue iniziali. Nazionale, un vecchio garibaldino la riconobbe, e Cominciò il declino di Rosalia. La generosa stiratrice piangendo l’abbracciò. Accorse gente. Era uno dei feriti delle carceri di Torino non seppe recitare la parte della che Rosalia aveva soccorso a Calatafimi bendandolo con la consorte del rampante politico siciliano. Più di una volta propria camicia. Crispi disse di averla sorpresa ubriaca, sola in un palazzo *** che mai avrebbe pensato di abitare pochi anni prima, nel Di Rosalia non conosciamo la data di nascita e tugurio di Tarxien a Malta, dove Francesco aveva trovato nemmeno quella della sua morte. L’Italia non ha provato rifugio politico, e Rose la sua alcova. vergogna a dimenticarla, ed al contrario Rose non cancellò I litigi divennero frequenti e talvolta con l’accusa di non mai Francesco dal suo cuore. aver dato un figlio al marito, sino a quella di avere origini In un'altra occasione la vecchia stiratrice delle carceri quasi ignote. I Crispi lasciarono Firenze ed il palazzo di incontrò il vecchio patriota Tamaio, che fu testimone alle Via della Scala poco dopo Porta Pia, e l’ascesa di nozze maltesi e portavoce di Crispi in quel drammatico Francesco divenne inarrestabile, come il suo carattere, con ripudio. Guardando le finestre del palazzo Braschi, sede cui presentava e ritirava le dimissioni, sino a rendersi del capo del governo, disse: non lo dimentico, saprei l’unica soluzione alle incertezze politiche del nuovo ancora amarlo e consolarlo. Regno. E’ piccola cosa, quella che compirà l’Associazione Ma la separazione di Rosalia fu più difficile delle sue Culturale Sicilia-Firenze per restituire onore e dare solite sfuriate politiche. Se ne occupò un amico, uno dei giustizia all’eroina di Calatafimi. Coraggio, cara Rosalia, testimoni alle nozze celebrate a Malta da quel povero quella lapide di Via della Scala ti riporterà a casa, e nella gesuita di cui poco si era saputo circa il suo abito e la storia. ragione della sua presenza in quell’isola. Giuseppe Cardillo Venne detto a Rosalia che quel matrimonio valeva ben poco, privo di firme e senza pubblicazioni. Venne pregata, per giunta, di rendersi conto che avrebbe finito per danneggiare la carriera di Francesco. Non seppero celarle la verità, che Crispi era divenuto poco prima il padre di una bambina, nata da un amore, le dissero, che era finalmente un vero amore. Rosalia venne pagata, ed accettò quel denaro solo per allontanare la fame. Non le restò altro. La fortuna politica di Francesco Crispi proseguì ancora, sino ad arrestarsi con la carneficina di Adua. Fu il tempo del matrimonio con Lina Barbagallo, una giovane che il focoso politico aveva conosciuto a Torino. La Barbagallo aveva accompagnato il padre nella prima capitale d’Italia, per scongiurare la sua epurazione dal posto di procuratore del Re a Palermo, quando caddero i Borboni. Lina era più bella di Rose, e Francesco ne colse il sorriso, scorgendola dietro il padre implorante. Arrivò infi-

ne lo scandalo, tra i primi dopo l’Unità, quando Crispi andò a sposarsi a Napoli davanti all’ufficiale di stato civile, caricatura di Crispi dopo la sconfitta di Makallè 5 parliamo di…

DELLA POESIA DIALETTALE SICILIANA

Abbiamo la data dell’inizio del movimento Di Giovanni. Occorre però dire che non ci fu ogni pregiudiziale etnografica, pur restando rinnovatore. Ce la suggerisce Paolo Messina, un manifesto, né l’ausilio di un apparato critico, (linguisticamente) siciliana”. “I maestri preferimmo nel suo pezzo pubblicato nel Febbraio 1988 a né un riscontro adeguato sulla stampa”. Ed andarceli a cercare altrove e ricordo che si par- Palermo sul numero ZERO del rinato PO’ T’Ù enuncia i tre capisaldi programmatici del lava molto della poesia francese, da Baudelaire CUNTU: quella del Primo raduno di poesia Gruppo Alessio Di Giovanni: a Valéry, e delle avanguardie europee. Circolava siciliana svoltosi a Catania il 27 Ottobre 1945. 1. L’elaborazione e l’adozione di una di mano in mano un vecchissimo volumetto “L’innovatore - afferma, nel numero di Gennaio- koiné siciliana - delle FLEURS DU MAL, che credo fosse di Pietro Febbraio 1989 di ARTE E FOLKLORE DI SICILIA DI 2. La libertà metrica e sintattica a Tamburello, il più informato allora, fra noi, sulla CATANIA, Salvatore Camilleri - fu Paolo vantaggio della forza espressiva ma in una poesia straniera”. “Un poeta, noi pensiamo - Messina, ma bisognò aspettare almeno cinque rigorosa compagine concettuale e musicale (di aveva detto tra l’altro in MUSEO ETNOGRAFICO anni prima che altri poeti maturassero quella valori fonici, timbrici e ritmici) - (un pezzo non firmato del 31 Maggio 1954 ma, rivoluzione, formale e strutturale che era in 3. L’unità di pensiero, linguaggio e sostiene Salvatore Camilleri, sicuramente di atto”. “Aldo Grienti - ribadisce il Camilleri nel realtà (che doveva o avrebbe dovuto garantirci Pietro Tamburello) - comunica coi mezzi che MANIFESTO DELLA NUOVA POESIA SICILIANA, edito in una visione prospettica siciliana della vita e egli crede esteticamente più idonei alla libera- Catania nel 1989 - fu il primo a leggere, nel dell’arte). zione del canto. Noi vagheggiamo un ideale mu- 1947, le poesie di rottura di Paolo Messina, Sul versante ionico, nella Catania del ’44, il seo ove riporre definitivamente i tardi epigoni avendole pubblicate nella rubrica da lui curata”. gruppo di cui Salvatore Camilleri era l’ani- del Meli e dello Scimonelli, i rapsodi d’un inve- In un articolo datato 3 Aprile 1986 su LA matore: Mario Biondi (nella cui sala da toeletta rosimile mondo pastorale, i beati menestrelli di SICILIA di Catania, ancora Paolo Messina di via Prefettura si tenevano gli incontri diurni, una Sicilia convenzionale e manierata e tante puntualizza: “Aldo Grienti non esitò a mentre di sera li attendeva il salotto di Pietro brave persone che professano critica letteraria e pubblicare sui fogli letterari catanesi Torcia a Guido Cesareo, in via Vittorio Emanuele 305), non sanno distinguere fra la melensa faciloneria ventu e La Sorgiva (1946-1947) i primissimi esiti Enzo D’Agata, Mario Gori ed altri già dei loro compagni di museo e la consapevo- artistici che avrebbero rivoluzionato il modo di appartenenti all’Unione Amici del Dialetto, si lezza di chi affida al linguaggio del focolare i poetare in Sicilia. E non inganni la modestia ribattezzò (dietro suggerimento di Mario propri sentimenti, il suo pensiero e le sue tipografica di quelle pubblicazioni, poiché dalle Biondi) Trinacrismo. “Il dialetto - dichiara Paolo fantasie, solo per una esigenza spirituale che si loro pagine provinciali i testi più significativi Messina su LA NUOVA SCUOLA POETICA SICILIANA può discutere ma non ignorare. In questo dovevano confluire, nel volgere di pochi anni, - era per noi un modo concreto di rompere con museo delle idee sbagliate non può mancare sulla più qualificata rivista romana IL BELLI la tradizione letteraria nazionale, per accorciare quella di chi considera il poeta siciliano un diretta da Mario Dell’Arco e curata da Pier le distanze dalla verità. Naturalmente, eravamo complemento del folklore locale, quasi una curio- Paolo Pasolini.” consapevoli dei rischi dell’opzione dialettale, che sità paesana da offrire ai visitatori insieme al Ma cosa è stato il “RINNOVAMENTO”? Chi ne se da un lato ci portava alla suggestione della carrettino, alla brocchetta e al paladino di Fran- costituì il movimento? Quale ne fu il pronunzia, dall’altro restringeva alla Sicilia il cia impennacchiato”. “Io - soppesa Salvatore programma? In sostanza, di che si tratta? A cerchio della diffusione e della attenzione critica. Camilleri - intendevo rinnovare la poesia dall’ Palermo, prima che terminasse il 1943, Ma in compenso ponevamo l’accento sull’ispira- interno, per evoluzione spontanea del siciliano, Federico De Maria venne a trovarsi a capo di zione popolare del nostro fare poesia, che dove- attraverso le fasi ineluttabili del processo di un nucleo di giovani poeti dialettali: Ugo va farci cantare con il popolo che per noi era sviluppo linguistico; Paolo Messina pensava di Ammannato, Miano Conti, Paolo Messina, quello siciliano, come siciliano era il nostro pun- dare subito un taglio netto al passato, e lo Nino Orsini, Pietro Tamburello, Gianni to di vista sulla nuova società letteraria nazio- diede. Il motivo dei nostri diversi atteggiamenti Varvaro, e nell’Ottobre 1944 venne fondata la nale. Ed ecco la nozione dell’impegno (che non sta nel fatto che io avevo prima letto Croce e Società degli Scrittori e Artisti di Sicilia, che ammette - preciserà in altra occasione - alcuna poi i simbolisti, Paolo aveva letto prima i ebbe sede nell’Aula Gialla del Politeama, e in dipendenza politica, ma punta direttamente simbolisti, poi Croce”. primavera, all’aperto, nei giardini della sull’uomo e sulla lotta dell’uomo per uscire da “A nostra puisia - attesta Paolo Messina in Palazzina Cinese alla Favorita. “Tra la fine del una condizione disumana), impegno inteso allora PUISIA SICILIANA E CRITICA - canciò strata picchì ’43 e l’inizio del ’44 - scrive Paolo Messina come partecipazione, anche coi nostri atti di si livò u tistali d’i tradizioni pupulari”. nel saggio LA NUOVA SCUOLA POETICA SICILIANA, poesia, alla costruzione di una società libera e Nell’articolo titolato LA CIVILTA’ DEI CAFFE’, del 1985 - la guerra continuava, e doveva giusta, cosciente ormai di potere progredire solo pure proposto nel Febbraio 1988 a Palermo continuare ancora per un anno. Risaliva la peni- nella pace e nella concordia fra i popoli”. sul numero ZERO del nuovo PO’ T’Ù CUNTU, sola, e in Sicilia per primi avevamo respirato, “Il dialetto - riprende sul pezzo in memoria di Salvatore Di Marco registra: “Negli anni l’acre pungente ciauru della libertà, mentre il Aldo Grienti, apparso nel Febbraio 1988 a Cinquanta c’era a Palermo, in via Roma quasi quadro prospettico del mondo già mutava radi- Palermo sul numero ZERO di quello che fu all’altezza dell’incrocio con il Corso Vittorio calmente. Da qui l’esigenza di rifondare non so- l’effimero ritorno ad opera di Salvatore Di Emanuele, uno dei caffè Caflish. Al piano lo la società civile, ma anche il linguaggio. Nel Marco del PO’ T’Ù CUNTU - non era più portatore superiore, una saletta con sedie e tavolini. 1946, alla scomparsa di Alessio Di Giovanni, di una “cultura subalterna”, ma si era innalzato Ebbene, in quel luogo e per anni - sicuramente quel primo nucleo di poeti che comprendeva le alla ricerca di “contenuti” (e quindi di forme) su dal 1954 al 1958 - nella mattinata di tutte le voci più impegnate dell’Isola prese il nome del più vasti orizzonti di pensiero. Sicché la poesia domeniche si riunivano i poeti del Gruppo Maestro e si denominò appunto Gruppo Alessio siciliana toccava il punto di non ritorno, aboliva Alessio Di Giovanni. Frequentatori erano, 4 parliamo di…

oltre a chi scrive, Ugo Ammannato, Pietro per sletteralizzarsi e assumere quella condizione di della Sicilia, anche i più solitari, i meno Tamburello, Miano Conti, Gianni Varvaro e altri. nudità, che è la sigla dei grandi”. “I dialettali - propensi a mutar pelle, e li avevano costretti a Vi arrivavano spesso Ignazio Buttitta da osserva Antonio Corsaro, in prefazione a ragionare; e così, nell’ansia polemica del rinno- , Elvezio Petix da , Antonino POETI SICILIANI D’OGGI - non sono mai stati vamento, all’eccessivo sperimentalismo formale e al Cremona da Agrigento, e da Catania Carmelo estranei alle vicende della cultura nazionale, gusto funambolico dei più avanzati seguì Molino e Salvatore Di Pietro: insomma, i perso- anche se, disuguale è il loro piano di l’abbandono dell’ottava e del sonetto, divenuti naggi più significativi allora della nuova poesia risonanza. Nell’ambito di una lingua, per dire, solo strumenti propedeutici; a un più deciso siciliana. In quegli incontri si leggevano poesie, ufficiale, che assorbe e trasmette tutte le lavoro sulla parola e sulla metrica seguì, da si parlava del dialetto siciliano, si discuteva di vibrazioni di un’epoca, il dialetto si presenta parte anche dei più retrivi, il rifiuto dei moduli letteratura e di politica”. come una fuga regionale. Ma in un periodo tradizionali. Da questo travaglio, dai più avanzati Nel 1957 Aldo Grienti e Carmelo Molino come il nostro che nella poesia ha versato gli che volevano romperla totalmente con il passato, furono i curatori della Antologia POETI stati d’animo, l’essenza umbratile e segreta dello ai moderati che volevano innestare le nuove SICILIANI D’OGGI, Reina Editore in Catania. spirito attraverso un linguaggio puro da ogni idee nell’albero della tradizione, nacque la Con introduzione e note critiche di Antonio intenzione oratoria, i poeti dialettali si trovano poesia siciliana moderna, anche grazie alla Corsaro, essa raccoglie, in rigoroso ordine nella identica situazione dei loro compagni in conoscenza che i più ebbero del simbolismo alfabetico, una esigua qualificata selezione dei lingua, senza che neppure la difficoltà del francese e dell’ermetismo italiano”. testi di 17 autori: Ugo Ammannato, Saro mezzo espressivo costituisca ormai una ragione Il RINNOVAMENTO DELLA POESIA DIALETTALE Bottino, Ignazio Buttitta, Miano Conti, Antonino valida di isolamento. Tanto più che i nostri lirici SICILIANA, la stagione tra il 1945 e la metà circa Cremona, Salvatore Di Marco, Salvatore Di in dialetto sono già arrivati a un tal segno di degli anni Cinquanta, stagione allora segnata Pietro, Girolamo Ferlito, Aldo Grienti, Paolo purezza e a una tale esperienza tecnica da dal movimento di giovani poeti dialettali Messina, Carmelo Molino, Stefania non avere nulla da perdere nel confronto con i palermitani e catanesi, fu rinnovamento fonda- Montalbano, Nino Orsini, Ildebrando Patamia, lirici in lingua. Anzi, in un certo senso, i to sui testi e non sugli oziosi proclami, sugli Pietro Tamburello, Francesco Vaccaielli e dialettali ne vengono avvantaggiati per l’uso che esiti artistici individuali e non su qualche Gianni Varvaro. Ma già prima, nel 1955, possono fare di una lingua meno logora, manifesto. con la prefazione di Giovanni Vaccarella, attingendola alle sorgenti che l’usura letteraria La Storia, è assodato, non è fatta coi se e aveva visto la luce a Palermo l’Antologia suole meglio rispettare.” coi ma. Ma se alcuni anni dopo, su quelle POESIA DIALETTALE DI SICILIA. Nel 1959, nel saggio titolato ALLA RICERCA ceneri evidentemente non ancora del tutto Protagonisti il Gruppo Alessio Di Giovanni: U. DEL LINGUAGGIO, Salvatore Camilleri considera: spente, fosse stato portato a compimento, Ammannato, I. Buttitta, M. Conti, Salvatore “Si cerca di restituire alla parola una sua come del resto per qualche tempo nel 1968 fu Equizzi, A. Grienti, P. Messina, C. Molino, N. originaria verginità fatta di senso e di suono, di nell’aria, il progetto di una nuova Rivista di cui Orsini e P. Tamburello. Le due sillogi, che colore e di disegno, ricca di polivalenze. E’ una Paolo Messina era stato incaricato di ebbero al tempo eco nazionale (una continua ricerca di esperienze formali, in cui assumere la direzione, chissà … Riportiamo, recensione a cura di Paolo Messina apparve l’analogia gioca la parte principale nel creare di seguito, larghi estratti dell’editoriale (inedito) in data 21 Maggio 1955 su IL CONTEMPORANEO situazioni liriche e contatti tra evidenze del primo numero di KOINÈ DELLA NUOVA di Roma) e tuttora sono ben note agli lontanissime. Qualcosa si è fatto veramente POESIA SICILIANA, rivista che avrebbe dovuto appassionati, sono state antesignane del poesia, poesia siciliana, cioè sentita ed espressa promuovere studi intorno alla storia e alla RINNOVAMENTO DELLA POESIA DIALETTALE sicilianamente, con immagini siciliane oltre che critica della poesia siciliana, il cui debutto SICILIANA. con parole. Il fatto strano, fuori dalla logica avrebbe dovuto registrarsi a Palermo, nei mesi “Oggi la poesia dialettale - scrive tra l’altro progressione delle cose, è che la rivolta è nata di Maggio-Giugno 1969. Appunta Paolo Giovanni Vaccarella nella prefazione a di colpo, sulle esperienze altrui (italiana, francese Messina: POESIA DIALETTALE DI SICILIA - è poesia di etc.) e non sull’esperienza siciliana”. E puntua- “Intorno agli anni Cinquanta, a cura di un cose e non di parole, è poesia universale e lizza: “La parola, nel contesto poetico, liberata gruppo di poeti dialettali siciliani (il Gruppo non regionalistica, è poesia di consistenza e dalle sue incrostazioni, ha perduto parte del suo Alessio Di Giovanni), usciva un opuscolo fuori non di evanescenza. Lontana dal canto spiegato significato semantico, acquistandone uno meno commercio contenente alcune liriche e dalla rimeria patetica, guadagna in scavazione deciso, legato alla sua posizione, logica e “aggiornatissime” che avrebbero dovuto siglare, interiore quel che perde in effusione. Le parole fonica: quello analogico, l’immagine si è liberata nelle intenzioni almeno del prefatore, una svolta mancano di esteriore dolcezza e non sono dall’oggetto, risolvendosi nel simbolo, senza però in senso letterario di quelle attitudini metriche e ricercate né preziose: niente miele e tutta pietra. mai sganciare la realtà dall’ordine oggettivo, velleità federiciane. E poiché alcuni di noi Il lettore di questa poesia è pregato di credere l’aggettivazione ha subito una stretta e diviene fummo del gruppo che, occorre dirlo, non si che nei veri poeti la oscurità non è ricerca e approfondimento del lessico, (si tende) configurò in chiave di omogeneità né di speculazione, ma risultato di un processo di ad umanizzare gli oggetti, dando ad essi le agguerrita faziosità intellettuale, tornando a un pene espressive, che porta con sé il segreto emozioni degli uomini, a trasfigurare la realtà e simile approdo con il carico di personali e peso dello sforzo contro il facile, contro l’ovvio. trascenderla sempre”. complesse esperienze culturali, traumatizzati Perché la poesia non è fatta soltanto di POETI SICILIANI D’OGGI “fu il libro - dall’arida melopea della società dei consumi, pur spontaneità e di immediatezza, ma di disciplina. asserisce in seguito lo stesso Camilleri, in affidando quell’episodio ai flutti obliosi La più autentica poesia dei nostri giorni è prefazione a POETI SICILIANI CONTEM- dell’emerografia locale, non possiamo più oggi scritta in una lingua che parte dallo stato PORANEI del 1979 - che mise definitivamente prescindere da un “ impegno ” nel presente primordiale del dialetto per scrostarsi degli orpelli una pietra sul passato. Le idee si erano fatta storico, il che introduce inevitabilmente rischi, e della patina che i secoli hanno accomunato, strada, avevano raggiunto i poeti in ogni angolo azzardi e responsabilità, ma postula innanzitutto 5 parliamo di…

l’aperta condanna di ogni ipocrisia intellettuale e Il dialetto nella scuola elementare l’adozione del poetare come espressione di un Chiediamoci anzitutto quali sono le connotazioni più significative della nuova scuola elementare più alto grado di libertà. Può a tutta prima in Italia. Parliamo di “nuova” scuola elementare perché intendiamo riferirci a quell‘istituzione sembrare una richiesta eccessiva per una poesia formativa di base delineata sul piano culturale dai vigenti programmi del 1985 e configurata sul che la tradizione critica e letteraria continua a piano ordinamentale ed organizzativo dalla legge n. 148 del 1990. In virtù dei predetti do- definire “dialettale” nel senso di un suo cumenti normativi la scuola elementare assume la specifica connotazione di scuola della prima peculiare carattere di “minorità”, ma la questione alfabetizzazione culturale, cioè di scuola che, introducendo l’alunno al consapevole uso di tutti i va oggi posta in termini di scelta motivata: o linguaggi e dei “saperi” in cui si struttura la conoscenza del mondo esterno e della realtà umana dal bisogno quasi fisiologico di un canto nelle loro varie ed interconnesse dimensioni (spazio, tempo, quantità, causalità, ecc.), contribuisce purchessia (e ciò sarebbe un ricadere nel cono alla sua formazione di uomo e di cittadino. d’ombra della tradizione folklorica), oppure Inoltre, essa assume la forte connotazione di scuola delle “diversità” individuali, sociali e dall’esigenza di uscire dal soffocante amplesso culturali perché, intendendo realizzarsi operativamente come scuola “aperta a tutti” secondo l’art. dello sperimentalismo postosi ormai come unico 34 della Costituzione, deve fare i conti con destinatari-utenti diversi l’uno dall’altro e tuttavia elemento strutturale della poesia. Esiste un’ampia aventi ciascuno uguale valore di persona, cioè di soggetto titolare del diritto al massimo sviluppo copertura di legittimità critica e di formali della propria personalità. Tra le diversità che -da sempre- la scuola elementare ha incontrato ed adesioni letterarie in favore della seconda affrontato lungo il suo cammino storico e nel suo capillarizzarsi nel territorio nazionale, quella motivazione: il dialetto come alternativa dominante è stata la presenza nelle classi di bambini parlanti il solo dialetto. L’alfabetizzazione semantica alla caduta di potenziale espressivo tradizionalmente intesa (saper apporre la propria firma, scrivere una lettera, leggere un della lingua e della letteratura ufficiali. L’urgenza documento) era considerata un passaggio obbligato dal dialetto alla lingua nazionale, investendo espressiva del dialetto puro (come negli idiomi quest’ultima di ogni possibile significato positivo, e caricando di contro il dialetto di ogni dei popoli giovani) tende a capovolgere i possibile negatività. Ne conseguivano sensi di colpa, frustrazioni e vergogna in chi viveva questa rapporti con la lingua illustre e ci appare oggi sorta di handicap linguistico, la penalizzazione dell’errore disortografico sul piano didattico, la su posizioni più autenticamente rivoluzionarie censura dell’espressione orale e spesso lo scherno sul piano psico-relazionale a danno del bambino rispetto ai logori, stereotipati moduli dell’ufficialità dialettofono. letteraria. Ancora meglio se questa urgenza Riconosciamolo: il fatto è che per oltre un secolo il problema del dialetto nella scuola possiamo verificarla nel dialetto siciliano, erede elementare è stato un vero calvario per gli insegnanti e soprattutto per numerosissimi alunni. A di quel volgare che Dante non reputò “degno dire il vero la selezione esplicita con le bocciature, e quella occulta che oggi sfocia nel complesso dell’onore di preferenza perché non si proferisce fenomeno della dispersione scolastica, altro non sono che il gravissimo manifestarsi di un senso senza una certa strascicatezza” e che tuttavia di estraneità e di noia che colpisce coloro che nella scuola di base cumulano esperienze prestò la sua compatta orditura all’esercizio negative le quali originano appunto dalla disconferma e dalla svalutazione dei “vissuti” stilistico di Jacopo da Lentini, la sua potenza esistenziali veicolati dal dialetto dell‘ambiente di “appartenenza”. evocatrice all’approdo veristico del Verga, la sua L‘attuale prospettiva (non è ancora costume didattico operante nella maggior parte dei casi) costante di umanità alla cultura mitteleuropea del riguardo al dialetto è notevolmente mutata fino a considerare fondamentale, e quindi oggetto di Pirandello. Una koiné che implichi poeti e attenta osservazione, ricognizione e valorizzazione psico-didattica e pedagogico-culturale qualsiasi poetiche in un discorso o azione comune che, linguaggio, qualsiasi strumento di espressione e di comunicazione usato normalmente dalla proprio nell’humus di secolari stratificazioni comunità di cui si fa parte. Ne deriva la piena cittadinanza, nel contesto culturale e formativo culturali, per la profonda analogia dei fulcri dei nostri giorni, dei linguaggi non verbali (del corpo, dell’immagine, del suono e della musica) semantici nel mondo contemporaneo, si spoglia che sono complementari e funzionalmente integrabili con la vera e propria lingua. di ogni pregiudizio esoterico e riacquista il volto A maggior ragione non può essere ignorato - e tanto meno disprezzato - il dialetto che ha una dimenticato dell’uomo.” sua specificità espressiva, una struttura segnica essenziale e carica di valenze emotivo-affettive Marco Scalabrino proprie delle matrici esperienziali più autentiche perché enucleate nell’infanzia. A tal proposito, il testo dei Programmi vigenti nella scuola elementare sancisce che “va anche rispettato l’eventuale uso del dialetto in funzione dell’identità culturale del proprio ambiente”. E, in effetti, non si può rispettare la personalità del bambino-alunno se non se ne rispettano i modi lumie di sicilia di essere, di esprimersi, di comunicare; se non se ne rispettano le “radici” antropologiche che è su: siciliaweb.org sono naturalmente intrise di dialetto quale strumento di simbolizzazione primaria ed essenziale responsabile: Rosario FODALE dell’esperienza infantile in larghissimi strati della popolazione. La scuola italiana oggi si affaccia [email protected] all‘orizzonte della multiculturalità; quella elementare ha introdotto nel proprio curricolo ------l’apprendimento di una lingua straniera. Ci sembra giusto però che nell‘apprendere una delle lingue dei nostri partners comunitari non si disconosca la lingua dei nostri padri che spesso Concorso letterario nazionale s‘identificava con il dialetto. “Città di Sortino” Informazioni: tel. 3336981694 Infine, ci sembra logico e necessario che in una scuola -ripetiamo- “aperta a tutti” ed al [email protected] servizio di ciascun cittadino, si eviti il grigiore della omologazione culturalmente “confezionata” altrove, e si diano spazio e vigore proprio alle identità che sono personali in quanto sono anche ------XVII Edizione del Trofeo linguistiche e latamente ambientali. Internazionale di Poesia Elio Piazza Popolare Siciliana “T. Bella” Il Prof. Elio Piazza ci ha segnalato, e siamo ben lieti di riprenderla per l’invariata attualità del scadenza: 25 marzo 2007 tema, questa sua nota tempo fa pubblicata sul “Giornale di Poesia Siciliana”

le memorie del professore

Il doposcuola della Cattedrale. Uno dei ricordi più belli della mia Tra i tanti ragazzi ricordo con infinito ne, esclamava: “Per questa volta tran- giovinezza è il doposcuola della Catte- rimpianto Pippo D’Anna di via Nicolosi, seat...”. Questa assoluzione portava quiete drale, all’imbocco di Via Genuardi, sotto molto zelante che si impegnava con acca- dopo la tempesta. l’Arco del Vescovo. Penso allo stemma di nimento a risolvere gli inghippi. Era con- Di anni ne son passati da allora, ma il Monsignor Salvatore Russo sul portone tento quando mi leggeva i temi e i rias- ricordo del doposcuola della Cattedrale del Palazzo Vescovile con le parole dell’ sunti impostati abbastanza bene per forma rimane in me che proustianamente vado Apostolo Paolo Charitas omnia sustinet e contenuto. I suoi occhioni neri brillava- alla ricerca del tempo perduto per ritro- che io accostavo al virgiliano Labor om- no di gioia tutte le volte in cui mi comu- varlo all’appropinquarsi della vecchiaia nia vincit e Amor omnia vincit. Carità, nicava che la professoressa di lettere gli che arriva incedendo lento pede ... lavoro e amore, tre cose che si legano aveva dato un bel voto. Allorché, a distan- strettamente. za di qualche decennio, all’Avvocato Pip- Transitivi e intransitivi Agli inizi degli anni cinquanta frequen- po D’Anna, consigliere comunale e ap- al maestro di stampo antico tavo il secondo anno di Lettere Classiche passionato sportivo dal cuore granata, Non cc’era modu di fariccillu capìri. dell’Università di Catania. Un giorno don venne conferito il Premio “Aci e Gala- Abbattennu ccu tanta ana ‘a virica, Agostino Mirone, incontrandomi sotto tea”, chiesi che fossi io a consegnargli sul ca allardiava i manu di carusi, l’Arco del Vescovo, mi comunicò con im- palco di Piazza Duomo la statuetta con un supra ‘u tavulinu, facennuli trantuliari, mensa soddisfazione di essere riuscito ad abbraccio e alcune parole di sincero com- russu comu ‘na paparina, arraggiatu comu istituire il doposcuola per i ragazzi della piacimento. Morì prematuramente qual- [‘n cani, parrocchia Cattedrale e nel contempo mi che anno dopo. ‘u maestru s’impaiava davanti a tutti pregò vivamente di aiutarli. L’impegno Nelle teche della memoria trovo tanti ccu ‘na nisciuta di funnucu furiusa pomeridiano si prospettava abbastanza ar- nomi: Coco, Musumeci, Costanzo, Mar- o puntu ca lassava i surchi peggiu duo. Il doposcuola abbracciava un nume- chese, Guglielmino... A quest’ultimo, du nerbu vagnatu o da curria... roso gruppo di alunni di varie classi. Per vivacissimo e volitivo al massimo, - Bistiuni ca non siti autru, nenti quanto preso dallo scoramento, dovetti dedicavo un po’ di tempo in più nelle vi trasi ‘nta sti tistazzi di trunzu cedere alla insistenza del sacerdote. Si passeggiate distensive lungo i viali della unni ‘a mennula non vi quagghia mai, trattava di una corsa ad ostacoli da un Villa Belvedere. Mi chiedeva di aiutarlo a siti ‘ntuppati comu i babbaluci… banco all’altro per chiarire i dubbi di tanti dare consistenza ai suoi temi, che gli Quannu dicu: a bidella ci passa ‘u ragazzi, avviarli al comporre un tema sembravano gracilini, mediante una op- [pagghiazzu decente, far capire l’analisi logica, gram- portuna dose di ricostituente. Aveva una vagnatu ppi pulizziari i vanchi, passari maticale e del periodo, abituarli alla con- particolare tattica strategica nel chiedere. è transitivu pirchì l’azzioni cadi lidda lidda sultazione del vocabolario italiano e latino Bastava guardarlo negli occhi sorridenti e du suggettu bidella supra l’uggettu e tante altre cose. Un autentico letto di molto vispi. Impossibile dirgli di no. [pagghiazzu, Procuste! Gli SOS disperati arrivavano a Tutte quelle ore, tantissime, trascorse chistu è chiaru, binidittu San Pasquali getto continuo da ogni parte dell’ampia con i ragazzi, variegato insieme di tipi e [luriusu... sala parrocchiale dell’Azione Cattolica. caratteri, non le considero affatto perdute. Si viciversa dicu: Bastianu stamatina prestu I ragazzi esigevano di essere aiutati a Anche se la mia ugola ne usciva fin trop- passau di sutta l’arcu du Vispucu vicinu o tamburo battente con la mano alzata nella po malconcia, debbo ammettere, col sen- [Chianu, spasmodica ricerca di pronto soccorso. no del poi, che quei ragazzi di don Miro- l’azzioni du suggettu Bastianu stà ppi fatti Problema, non meno assillante, quello ne, mi diedero la possibilità di partire [sò, della disciplina. Ce ne volle perché si dalla gavetta. Se è vero, come è vero, che senza stunzuniari ppi nenti nuddu oggettu.. mettessero in testa che tutto arriva per chi un insegnante si forma tra i banchi a Ccà passari è intransitivu, non cc’è dubbiu. sa aspettare. Avevo minacciato che li contatto con il materiale umano,non posso Si no capiti, putiti essiri cchiù ca sicuri avrei lasciati, se le loro assillanti chiamate non essere assai grato a quei ragazzi per ca st’annu vuatri passati, sì, ma sulu di mi avessero costretto a lasciar perdere in tutto quello che mi hanno dato in affetto e [sutta ‘u vancu. quanto io non ero un robot. riconoscenza per il mio quotidiano sacri- E passari di sutta ‘u vancu è intransitivu, Uno di loro, chiamatomi in disparte,mi ficio affrontato con immensa pazienza. tanta ppi capillu, sissignuri, bestii, pudditri, disse accoratamente: “E se andrà via, co- Una autentica trincea... duri cchiù du purpu, pecuri di mannara, me farò a completare i compiti?”. A di- Non posso dimenticare il povero don [carduni... - stanza di mezzo secolo e forse più, ne Agostino, anch’egli morto prematuramen- E ddocu si frimmava, arriflittennu, forsi, e ricordo nome, cognome e tratti somatici. te, che, rosso in viso come un papavero, [senza forsi, Si chiamava Guglielmo Campailla. Ci minacciava i più effervescenti con il ca ‘a vita non è fatta sulu di transitivi ca teneva moltissimo a non sfigurare con i perentorio sta per passare il Barone [passunu professori. Al solo fissare quegli occhioni Cozzale, fin troppo lapalissiano. Alludeva e di intransitivi ca non passunu pirchì ‘nta azzurri intristiti, provai tanta tenerezza. al classico scappellotto punitivo sulla [stu munnu Teneva anche il broncio come un bam- nuca, ‘a cuzzata. tuttu è rilativu, non cc’è cchi palla… bino scontento. Ristabilito l’ordine, don Agostino Miro Antonio Pagano

casi di sicilia Darriè li casi Non è possibile! rantolo della Sicilia arsa che alla fine di un’abbuffata, tanti ce n’erano: …sacchi, di Quando si dice “il caso”, una circo- agosto aspetta invano la pioggia - tanto quelli neri per l’immondizia, ne racimolai, stanza imprevista e fortuita: si dice, era somigliante a quello descritto da di carte e carabattole, pubblicazioni di ogni appunto, ma in realtà (come nel nostro… Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo. A tipo, atti pubblici e privati… fra cui un caso) è anche lo strumento di cui si serve perdita d’occhio, la campagna appariva documento riguardante l’arrivo in Sicilia il fato, “il destino”, nei suoi disegni, come una trapunta, chiazzata di stoppie della terribile fillossera (che verrebbe capricciosi ghirigori imperscrutabili dagli gialle e bruciate. Solo le cornacchie così anticipata al 1871, o addirittura al umani intelletti. animavano l’afa saltellando come puntini 1863, rispetto alla data del 1879 finora Ma non divaghiamo e veniamo al fatto, neri sul terreno…ma, dove va a finire la accreditata). E poi, poi c’è il ghiotto boc- con relativo antefatto. corsa? Quel luogo mi sembrò il giardino cone della corrispondenza della “Ingham Il nostro amico Piero Carbone d’estate delle meraviglie, anzi, un pozzo senza & Whitaker” di Palermo indirizzata al accompagna un suo amico, emigrato “di fondo. Un incubo. O un sogno. Non so. Per loro procuratore di Racalmuto… Mi sono ritorno”, a mangiar fichi nel giardino un attimo, mi mancarono i riferimenti per chiesto mentalmente che ci facessero gli degli zii in contrada Raffo, in quel di capire dove stavo, cosa stesse succedendo, inglesi in quei posti. Mai se n’era sentito Racalmuto. L’emigrato, che all’estero ha che significasse tutto questo. Era una parlare. fatto fortuna, innamorato del posto, pro- discarica! (immondezzai che, ieri come prio lì acquista una villa, già appartenuta oggi, nonostante il divieto di “lordare”, “Ci sono morti? Ci sono amanti?” al notaio “Donnarelio”, don Aurelio Ajola insediati “darriè li casi”, dietro le case) chiedono alcuni “straccivendoli” a cui (guarda caso già ambiguo procuratore Non volevo crederci. “Fu quel ch’io dico, e sottopone i documenti trovati. della famiglia Whitaker a Racalmuto, non v’aggiungo un pelo”, affermo con «No, non ci sono morti. Non ci sono come si vedrà appresso). Ariosto; come uno dei suoi personaggi, amanti!». E qui il fatto, crudo e nudo, semmai rimasi “pallido e sbigottito”… Lo sbigot- «E allora, mettiti il cuore in pace, non vestito (un ossimoro, naturalmente!) di timento dura poco: con la frenesia del… interesseranno a nessuno». giallo che, a quanto si dice, è il colore cenciaiuolo di mestiere, febbrilmente si Ma, alla fine, cerca che ti cerca l’editore preferito del destino: come fu come non tuffa a rimestare quel cumulo di rifiuti c’è: Coppola Editore (lo stesso dei fu, fortuito o fatale che sia stato, il caso che, inopinatamente, disvela “un tesoro”, “pizzini della legalità”!), ed ecco: vuole che un giorno, spinto dalla sua quasi non riesce a rendersi conto della Il giardino della discordia innata curiosità, il nostro eroe vada a fortuna che gli scorre fra le mani… ma di Racalmuto nella Sicilia dei Whitaker curiosare, cioè a visitare il nuovo acquisto che meravigliarsi, aggiungiamo noi, a chi Ma che…ci azzecca, dell’amico...“Varcato il cancelletto in altri “il caso-destino” poteva… destinare Racalmuto con questi ferro, che era aperto, vidi -racconta Piero- una simile “truvatura”, a chi se non ad Whitaker? Basterà il vialetto che conduceva al portone uno come lui, curioso e diligente cultore ricordare che nel d’ingresso disseminato di carte. ‘Non è delle cose di Sicilia?! …e con avidità, con 1806, data ora com- possibile!’ esclamai, e invece quelle carte, furia raccolsi da terra strani frutti di carta provata da uno dei imbrattate di calce e cemento, erano stagionata…pensavo ai fichi, i frutti documenti trovati da documenti, atti, incartamenti legali, lettere, preferiti dall’emigrante Bencivegna, (il cui Carbone, un certo minutari e imbreviature notarili, pressoché ruolo nella vicenda- quello dei fichi- lo Benjamin Ingham, irriconoscibili. Chiestane la ragione ai spinge a cabalare sul territorio di venditore di panni dello Yorkshire, muratori, risposero che erano cartacce Racalmuto che si estende “come una s’insedia in Sicilia e, forte del suo fiuto e inutili, tutt’al più vi avevano strappato i grande foglia di fico”!), riflettevo che tanti del senso degli affari, ne scopre e lancia “franchibulla”, le marche da bollo con la altri “frutti” ricoprivano il terreno, nel mondo inesplorate preziose risorse, il scritta “Regno d’Italia” e i timbri a secco succulenti e pieni di sorprese. Di quei Marsala una per tutte: un crescendo di “Regno delle Due Sicilie”. frutti, alcuni integri, altri malandati e commerci e iniziative che lo portano a «Ma queste sono niente», aggiunsero, maleodoranti, anche se ero in una scomoda costruire nell’ Isola un’enorme fortuna. «proprio stamattina ne abbiamo scaricato posizione, ne degustai qualcuno […] sotto “Inesorabile” negli affari, nel 1826 un camioncino pieno in campagna». E una troffa di spina selvatica, allungai la incamera dal Principe di Pantelleria, a dove?! Incurante del dardeggiare del mano, presi un foglio protocollo e lessi che saldo di un debito di 4007 onze, il solleone, Piero scatta come una molla e, Terrasi Gesa fu Giuseppe dopo la morte Giardino grande della Fontana di sudato a mollo, ansante e trepidante, si del marito Sciascia Leonardo, guardia Racalmuto, divenuto li terri di lu nglìsi precipita sul posto indicato, in contrada daziaria, “rimase nella più squallida (in Sicilia giardino è un terreno irriguo, “Mulona”. “Mi è sembrato di stare in un miseria” ed aveva assoluto bisogno di coltivato a verdure ed alberi da frutto) con luogo inventato - dirà poi nel suo racconto, vendere una frazione di casa spettante al la relativa rendita annuale di onze 200 e con bella immagine arcadica- intorno suo figlio minore Giuseppe “per provvedere 11 tarì, derivante dalla concessione in ondeggiava la campagna funerea di al di lui sostentamento e vestiario. gabella. restucce bruciate; il lamento delle cicale Racalmuto, 19 marzo 1920”. Per farne Eredi di Ingham saranno i nipoti riempiva il cielo di agosto; era come il poi con calma una scorpacciata, Whitaker: ecco quindi la spiegazione.

casi di sicilia

Anche per inquadrare e “scendere” nell’ “ Un panaru chinu chinu” accartocciata, in parte illeggibile, del 10 appendice racalmutese, ampio spazio è Riordinate e raggruppate con criterio marzo 1922. Le circa duecento lettere si riservato alle mitiche vicende ed agli ragionato, con collegamenti, verifiche e distendevano lungo quarantacinque anni: splendori di questa prolifica “dinastia” , riscontri con varie fonti, nelle carte dal governo della Sinistra storica all’ che in Palermo trova fastoso palcoscenico scorrono due tronconi paralleli e inter- avvento del fascismo. Le date erano le più nella sontuosa Villa Malfitano, … storia secanti, sui quali e tra i quali intrecciare disparate, vi si leggeva di orti, di gabelle, piccola, comunale, qui invece si tratterà: l’ordito di un’avvincente narrazione (il di liti, di stovigliai. esigue cifre, gente comune, politici di paese. suo abituale “registro linguistico”), un “Il giardino della discordia”: nel titolo Storia minima, anche se alimenta nei sensi bozzetto affrescato con ricchezza di anno- appunto c’è tutta la storia della presenza tazioni storiche e di costume. Ogni più svariati la grande, fondata su fonti degli inglesi a Racalmuto. “carta” è spunto per sapide osservazioni, secondarie: contratti, affitti, inventari, L’occhio del padrone è a Palermo o occasione di richiami letterari o storici, ricevute, delibere, corrispondenza privata e addirittura a Londra e il contadino, si sa, è “provocazione” per considerazioni ironi- furbo; nel corso degli anni si dispiega e si commerciale, testamenti, epitaffi. che o amaramente sconsolate, tasselli che La piccola storia comunale, aggiun- affina tutta l’arte del gabelloto, col sotter- si compongono nel più ampio mosaico giamo noi, ricostruita e letta con spirito di raneo comparaggio del procuratore (quel delle umane vicende di un paese, attaccamento al “campanile”, l’orgoglio Donnarelio Ajola nominato prima), contro metafora di quel paese più grande dell’appartenenza, che non può certa- lu nglisi: trovate furbesche per condoni e chiamato Sicilia. mente identificarsi ed esaurirsi con le dilazioni, cavilli giudiziari, diluvi o sic- Due varietà di fichi, quindi: quella ge- cità, presunte migliorie da apportare al stucchevoli ricorrenti professioni di fede nuinamente locale e quell’altra, rinvi- calcistica, ma che si testimonia giorno per fondo, boicottaggio di potenziali concor- gorita da un innesto che, lamenta ama- renti al rinnovo della gabella. giorno col culto dell’immagine della casa reggiato il nostro narratore, se praticato da comune (“non lordare”), con la vigilanza In altra parte di Sicilia, il “Barone dei mani più avvedute, avrebbe potuto dare villani”, Serafino Amabile Guastella sull’esercizio del governo della cosa frutti pregiati, di maggiore richiamo. C’è pubblica (per inchiodare alla loro ignavia annota: “…il nostro villano ha preceduto la rabbia, …l’invidia quasi, il rimpianto il Proudhon nella teorica che la chi segue il culto del …quieta non per quello che avrebbe potuto essere e movere, chi te lo fa fare!), con la sen- proprietà sia il furto legale…” e quindi è non è stato: se appena appena i numerosi legittimo negare ai padroni il frutto del sibilità e l’impegno per tutto ciò che reperti di sepolcreti, corredi funerari, riguarda la comunità, il suo presente al furto (mutatis mutandis, la stessa teoria ruderi archeologici, mura interrate, vasi, degli evasori fiscali di oggi!). pari del passato… forte […] del residuo monete, trovati in quei luoghi e spirito adolescenziale che sopravvive in A questa situazione di morosità cronica sistematicamente frantumati o ignorati, si aggiungano le vertenze senza fine con lui, tratta uomini e cose del suo paese, tra fossero stati offerti al Commen-datore ’800 e ’900, con atteggiamento pere- gli stovigliai che attingono di soppiatto Whitaker, diventato concittadino in virtù grinante, tra divertimento e gioco, tra dal fondo l’argilla che gli serve, spese dell’acquisizione del Giardino della giudiziarie, tasse, l’onorario del procu- curiosità e stupore, tra sacralità e irri- Fontana… ci pensate? …Racalmuto come verenza, annota nella presentazione ratore e …come un formaggio svizzero a Mozia! Amarezza che è anche occasione, cui sono attaccati tanti topi e alla fine Rosario Lentini. di indignazione, sulla scorta di numerosi Il nostro narratore, naturalmente, non si resteranno solo i buchi, cioè niente, così episodi puntigliosamente elencati, per la lascerà sfuggire l’occasione per rinnovare giacerà il Giardino “La Fontana” di bovina insipienza ed indifferenza (quando la sua dedica d’amore ad un “piccolo Racalmuto: roso dai gabelloti, eroso dai non colpevole ed interessata) delle isti- mondo antico” a lui così familiare, già tuzioni e di chi le rappresenta, oggi come tegolieri, ridotto dalle tasse, regredito dai descritto in un libretto del 1988: “La ieri, nei confronti del nostro patrimonio siccitosi o torrenziali elementi della natura Fontana” è nell’immaginario dei racalmu- storico, culturale, ambientale. e, ci mancava!, insidiato da un’ipoteca. tesi e nella memoria dei più anziani perché Un’abbuffata, dicevamo: ricevute anco- La rendita del suddetto Giardino si con l’acqua dei suoi novi cannòla, il lungo ra arrotolate dei carrettieri che traspor- assottiglierà a tal punto che alla fine abbeveratoio, il circolare lavatoio, era tavano zolfo; pitàzzi (contratti matrimo- svanirà financo il fondo che la generava: i sempre animata di carretti e carrettieri, niali); lettere private, commerciali, di Whitaker, succeduti a Benjamin Ingham, contadini con le loro mule, pastori e capre, avvocati, di vescovi, istanze varie e - scompariranno dalle mappe catastali e vocianti lavandaie, torme di ragazzacci, ciliegina sulla torta- su un libriccino dall’orizzonte dei ricordi racalmutesi. I commercianti, sfaccendati, gente perbene e l’annotazione di un’offerta di due once ad gabelloti resteranno al loro posto, da di malaffare, curiosi. Nei pressi c’erano una chiesa da parte del nonno Caloghero proprietari. L’atto di vendita ai gabelloti, numerosi orti, gli stazzoni che sfornavano Carbone (caso fortuito o non piuttosto del 1926 , era capitato (un caso anche tegole, un mulino ad acqua che macinava un’ulteriore dimostrazione di favore da questo?!) in mano a… Piero Carbone già il frumento, un fumoso panificio con forno parte del caso-destino!?). molto prima del ritrovamente delle carte! a legna, un mulino a vapore, il mattatoio, Carte e carte sparse alle quali si aggiun- Per concludere queste riflessioni: Darriè la conceria, i fabbriferrai Minichini, Pinu ge il corpo organico del carteggio li casi, nelle discariche-centri di raccolta Marianu, Fifu Chiarenza, venditori di “Ingham & Whitaker”, la seconda varietà dell’abusivismo condonati da irridenti pietre tombali, chi mai potrà cercare, e ghiacciata grattatella e qualche baga- di…fichi, la cui appetenza è giustamente trovare, la truvatura (cartacce solo sciotta che dietro modesto compenso sottolineata da Piero Carbone: … La cartacce!) della nostra perduta identità? rinfrescava chi non ci riusciva a farlo con prima lettera, smozzicata, era dell’8 Mario Gallo l’acqua “amara” della Fontana. febbraio 1877, l’ultima, dilavata,

i siciliani

Un caffè, alle otto, da Guttuso appunti di Mario Tornello

“Domenica, alle otto, prenderò il casualmente da una mano ignota. Le sue secondo caffè con te”. Era solito smentite mi sembravano sofferte. Credevo rispondermi così alla richiesta di di cogliere da certi suoi discorsi e mezze rivederlo. Sapevo da tempo di quell’ora frasi il filo di una intima solitudine. domenicale da lui preferita come inizio di La conversazione ora si animava, ora vacanza liberatoria. La giornata sorgeva cadeva in un silenzio parlante e, se non indolente tra gli spazi architettonici dei erano presenti altre persone, preferivo Fori che s’illuminavano di un timido rosa; lasciarlo solo dinanzi ad un foglio di carta i miei passi cadenzavano un ritmo sulle bianca dove in un’anamnesi rivelatrice la basole sconnesse della silenziosa via che sua penna scorreva leggera, ora soffer- scende a quella piazzetta triangolare del mandosi, ora accanendosi a sottolineare Grillo sovrastata da un alto muro fine- un muscolo o un palpito d’occhi. La strato di epoca repubblicana. sigaretta accesa pendente da una estremità Superato l’androne ed il freddo sguardo Renato Guttuso, Bolgie Woogie, 1953 delle labbra, l’occhio sinistro socchiuso, il di Aldo, il portiere, su per una breve sca- in lui, perduto a rincorrere i sogni di quel capo pendente a destra, inseguiva i co- linata, opacizzata dal trascorrere dei secoli successo che poi gli aveva arriso. lombi della sua fantasia. Il volto tra- e che vide le fantasie dispettose del suo Renato conteneva nella sua accesa per- sfigurato condensava un lavorio spirituale Marchese, mi accoglieva, in un breve sonalità il manifesto compiacimento della esorcizzando forse, una compressione abbraccio, il terrazzo che immetteva nello figura del Maestro incline a sostenere intima. “Sai, è morto il tizio” ci dicevamo studio di Guttuso, il cui ingresso sembra- allievi e a dispensare quella nota genero- talvolta e da quel momento ne parlavamo va guardato a vista dalle due nerborute sità che lo distingueva, ma anche i carat- all’imperfetto, memori di qualcosa che ci cariatidi barocche che, forse, selezionava- teri della mutazione improvvisa di umore, aveva uniti allo scomparso. no i questuanti da chi, per vari motivi, simile ad ombroso cavallo di razza. Ac- Il disegno si elevava fortificandosi, as- chiedevamo d’incontrarlo. Dentro, ero ac- canto a tali sentimenti, in un dualismo sumeva i chiari connotati della creatività colto da un’atmosfera ovattata, come netto, manifestava, all’occorrenza, anche ed il soggetto che ne sortiva sembrava distaccata dalle vicissitudini umane, mista una certa durezza di giudizio nei confronti sprigionarsi dalla piattezza dell’anonima- ad un certo tepore, carico di odor di di gente che non onorasse un impegno, to per assumere una corposità artistica. trementina e resine e fumo di sigarette mantenendone a lungo una negativa sche- Il fascino di quelle creazioni appariva mentre mi si profilava la serena figura datura mentale. racchiuso in un certo mistero. dell’amico Renato. Il suo sorriso, unito Un’amicizia trentacinquennale, la no- Il nostro dialogare, intessuto di un fra- all’abbraccio di antico nostro costume stra, che ebbe inizio a Bagheria, nostro sario, spesso dialettale, toccava con orientale, erano la garanzia di un incontro paese di origine, allorché mi presentai a espressioni tipiche quel mondo provin- sul piano di un’amicizia consolidata dalla lui, ospite di comuni amici, senza preavvi- ciale dove avevamo lasciato le nostre ra- stima reciproca. so e con un certo numero di mie tele lega- dici. Vivevamo la “sicilitudine” di scia- Risentivo, così, la sua voce dai toni te con lo spago. Orecchiavo Fattori e Ca- sciana memoria. Le sue espressioni ver- bassi, a volte grave, nei convenevoli d’u- sorati che m’incantavano. Erano gli anni bali, se raccolte, avrebbero rivelato l’inti- so, mentre rivedevo i suoi tratti somatici cinquanta; il neorealismo sociale in pit- ma poesia ch’è rimasta in ombra. fortemente impressi ed i polsini della tura accendeva gli animi dei giovani pitto- Ma un tocco leggero alla porta prece- camicia rivoltati, a metà braccia, sulle ma- ri ed io gli mostrai in quelle tele che os- deva il comparire del cameriere in giacca niche del pullover, ora rosso, ora bleu. servò, in un silenzio ossessivo, qualcosa e guanti bianchi recante un buon caffè Presto tali formalità sfumavano incunean- che gli fece mormorare: “Cosa fai a casalingo del quale puntualizzavamo la dosi in una indagine sommersa, quasi di- Palermo. Trasferisciti a Roma”. Cosa che differenza con quello che si beve a Paler- stratta, del nostro lavoro artistico; io, a feci. mo e così, sorseggiando, Bagheria aleg- conoscenza del suo per eco giornalistica e Nella capitale, infatti, mi confermò la giava tra quei muri settecenteschi. Su di lui, nei miei confronti, per informazione sua stima presentandomi, nel tempo, in essi fotografie istantanee di momenti della indiretta di cataloghi d’arte ed amici catalogo, tre mie mostre personali, pre- sue amicizie con personaggi della cultura comuni. S’accendeva piano una chiac- senziandovi. E così dal ’60 le mie fre- internazionale; frammenti dipinti di carro chierata generica intessuta di confidenze quentazioni dei suoi studi, prima in Via siciliano, doni di ammiratori e oggetti, i sconfinanti, talvolta, in pettegolezzi che Cavour e quindi in quello dove finì i suoi più disparati, che sono rimasti eternati nel nostro campo non difettano. giorni, sono state tante, oltre alle serate nelle sue tele, rivestiti dell’oro della tra- Ed, intanto, l’uomo sortiva dall’artista conviviali con comuni amici a Trastevere sfigurazione artistica. celebre in un’analisi umana tramata di come a Palermo o a casa mia. Il tempo della provincia ci associava; e certezze e debolezze. Il distacco avveniva A Velate, dove spesso soggiornava in così in una delle presentazioni alle mie quale crisalide dal bozzolo dell’affanno ritiro, mi recai in visita due volte; non mostre personali ne tracciò un profilo es- quotidiano in cui il fluire discorsivo rive- riuscivo a vederlo inserito in quel paesag- senziale: “…Sebbene Tornello non vi abiti lava, financo, l’adolescente che albergava gio così disteso ed ombroso. Mi appariva, più da tempo, un discorso su di lui e glielo dicevo, estraneo e posato lì

i siciliani non può non partire dal suo paese che è cando i suoi tratti somatici con una analisi ne in visita come il Presidente della anche il mio: Bagheria, un grosso paese conoscitiva non comune. Repubblica, l’On. Cossiga che, come me, del palermitano, gonfio di vitalità, di Scudiero d’altri tempi, occhio vigile curavano un rapporto umano all’insegna coraggio, di intraprendenza ed anche di sulla sua incolumità fu la sua ombra, di una calda amicizia. Era quella una delle crudeltà e genialità. Un paese dove c’è autista, segretario integerrimo. A confer- frequenti visite distensive che avvenivano stato sempre di tutto, dalle cose più ma di ciò Rocco un giorno mi riferì della fra i due uomini illustri. eccelse alle più nefande, ma profonda- generosità del Maestro citandomi casi di Superati i convenevoli e le presen- mente attivo, serio, antico…” gente che bussava alla porta per ottenere tazioni gli argomenti, i più vari, s’invola- Gli argomenti delle nostre chiacchierate tramite lui qualche “guache” che veniva vano limitandosi a normali trattazioni sconfinavano financo in dissertazioni culi- all’istante ceduta ad un mercante d’arte, in amichevoli finché veniva annunciata un’ narie e nelle loro alchimie segrete. attesa giù al portone, per un prezzo non altra visita allo studio, quella di Antonello Nella mia memoria c’è ancora, al degno della sua quotazione. Trombadori, noto politico e storico dell’ riguardo, la sua meraviglia, allorché mi E la sua generosità, mi diceva, non si Arte. Un cenno di capo di Renato al ca- presentai a lui, per una visita periodica, limitava a questo ma a presenziare alle meriere sull’uscio stabiliva di portare due con il gustoso condimento, ancora tiepido, vernici di mostre di giovani artisti dove caffè ed una camomilla per il Presidente della famosa “pasta con le sarde” che egli non lesinava apprezzamenti. La sua pre- tra il fumo delle numerose sigarette del sosteneva dovesse farsi in rosso, con senza fisica era di sprone all’attività crea- nostro artista. l’estratto di pomodoro, secondo l’uso tiva di un giovane artista come lo fu per In un’aura distensiva come di vecchi bagherese ed io, di contro, in bianco, alla me. amici sortivano analisi politiche surrogate palermitana. Quel mio dono gastronomico Rocco lo vedevo esaltato in diverse da opinioni personali in cui non volevo me lo ricordò per tanto tempo; ma una opere; il suo viso asimmetrico, un po’ rischiare il coinvolgimento. Sul piano del analoga sorpresa mi colse il giorno in cui incupito da un certo sopimento di riflessi, quotidiano e del figurativo assumevo le ricevetti, tramite un amico comune, un si prestava alle interpretazioni guttusiane mie chiare posizioni. suo scritto su un foglio di carta a quadretti più espressionistiche. Oltre al ritratto di Trascorrevano così circa due ore inter- di quaderno in cui, tra l’altro mi rivolgeva Moravia che vidi realizzato in parte, vallate da telefonate per Renato che si lodevoli parole per “…un tuo magnifico quelli di Rocco erano, senz’altro, i più limitava dopo il filtro di Rocco a brevi quadro che ho visto alla “Nuova Pesa…” carichi di emotività in cui si poteva risposte ed annotazioni. La curiosità ha i suoi diritti e così leggerne l’anima. La mattinata era trascorsa nel tepore e passavo a curiosare tra le sue tele recenti Quasi vi rovistavo in quelle tele e lui mi dinanzi al suo cavalletto tra le inebrianti accostate al muro; paesaggi come inni alla lasciava fare finché con fare pigro non si resine della sua tavolozza. luce, composizioni squillanti, figure dal decideva a mostrarmele in un’altalena In una di tali visite si trattò dei tipico taglio nervoso. Temi acclamati e dialettica accettando e respingendo le mie festeggiamenti in suo onore in prepara- consegnati alla storia dell’Arte del nostro osservazioni critiche; nascevano serrate zione per i suoi cinquanta anni di età secolo. allorché il paese di Bagheria in festa La conversazione planava dolcemente vibrava per il suo celebre figlio tra un sorso di caffè e l’altro sui vari realizzando una sua Mostra retrospettiva , campi del vivere finché un giorno me lo che determinò un’affluenza di pubblico intesi più vicino quando, casualmente, il incontenibile tra discorsi di noti critici discorso sfiorò Rocco, il suo fedelissimo d’arte e politici cui era seguito un pranzo segretario, ex umile pescatore, come mi per una cinquantina di invitati. disse, conosciuto su una barca a remi in Il Comune non aveva badato a spese, Calabria dove si era recato in vacanza di una delle quali, preziosa, fu l’omaggio, studio. Lì, infatti, produsse una serie di per l’occasione, di piccoli pannelli in disegni sulla quotidianità dei pescatori. Di lamiera dipinti dal Maestro-decoratore dei essi alcuni furono la base strutturale di famosi carretti di Bagheria, Minico opere di prestigio. Quella serie rimane, Ducato: scene di battaglie evocate tra infatti, nella storia dell’Arte come pietra Mario Tornello con Renato Guttuso paladini di Re Artù e gli infedeli turchi. miliare della pittura del ‘900. discussioni che ci lasciavano puntualmen- Lo spirito “naif” sosteneva quelle scene Fu l’occasione perché mi parlasse di te nelle rispettive posizioni sull’Arte che ormai hanno raggiunto i Musei d’arte quella lieta vacanza calabrese con amici figurativa. etnografica. nei dintorni di Maratea dove incontrò Toccando anche il tasto della tecnica Ma la conversazione ci portò un giorno Rocco, uomo dal viso asimmetrico, pittorica di alta qualità, frutto d’intensa a ricordare anche il bel pranzo a Tra- enigmatico come sfinge, modello ideale palestra di studio, era solito confermarmi stevere tra familiari e amici tra cui spic- per la sua pittura. E così mi raccontò della il suo apprezzamento per la mia “maestria cava l’immensa personalità del poeta dia- sua viva simpatia per tale personaggio dai tecnica” che lo lasciava perplesso per le lettale Ignazio Buttitta. Eravamo in sedici. grandi piedi che non riusciva a mantenere mie derivazioni autodidatte. Renato al centro della tavolata rivestiva la moglie e due bimbi. Di quel pescatore Il nostro dialogare esplorava gli anfratti figura del Maestro-anfitrione felice di dalla voce cavernosa per le troppe siga- umani reciproci dove l’ironia ed anche circondarsi di noi. La nostra tavolata, rette fumate, Renato chiamandolo a sé l’umorismo primeggiavano. Trascorrevo, come ricordammo, fu segnata a dito dagli aveva eseguito diversi ritratti dall’aria così, una mattinata esaltante, interrotta da avventori non soltanto per la presenza perduta, in chiave espressionistica mar- varie telefonate e, talvolta, da altre perso-

al cinema

sua, ma anche per quella di Ignazio che provocò la richiesta di autografi e foto. “LA SCONOSCIUTA” di Giuseppe Tornatore A quel punto il poeta, da par suo, sollecitato da alcuni presenti venne il punto di vista di Giovanna La Torre Marchese pregato di declamare qualche sua poesia Che il regista Tornatore sia anche un poeta credo non ci siano molti dubbi, nel senso che alla fine del pranzo, sostenuto da che la sua chiave di lettura della realtà è sempre dettata da una buon vino dei Castelli romani, fu accolta sensibilità, “ dimensione dello spirito”, che lo porta a cogliere da scroscianti applausi. gli aspetti più profondi e nascosti dell’ animo umano. Credo di Erano queste occasioni tra me e Renato avere visto cinque o sei volte “Nuovo Cinema Paradiso” (premio a stabilire quel rapporto solidale che di Oscar) senza mai stancarmi e con le stesse vive emozioni. solito s’instaura tra cittadini siciliani fuori Penso che sia un film così perfetto da ogni punto di vista che dalle mura natie. Il posacenere del tavolo resterà ad onorare la storia del cinema italiano. L’ispirazione era stracolmo di cicche mi diceva del tempo autobiografica; diceva un famoso scrittore del passato: io mi ci- trascorso in lieto conversari e così, spesso, mento solo con cose che conosco veramente bene perché solo con un suo omaggio d’arte mi licenziavo cosi’ posso scrivere e narrare senza incontrare grosse difficoltà. con l’ingiunzione vocale di farmi Tornatore ha creato un capolavoro proprio perché ci ha rivedere. comunicato delle emozioni, le sue, “in diretta”, senza studiare a Riattraversato il terrazzo da lui tavolino che cosa poteva essere più o meno gradito al pubblico. riprodotto più volte con la inquietante Ho voluto fare un accenno al suo capolavoro per cercare di capire meglio quali sono i motivi per cui questo ultimo suo film non mi ha convinto. presenza di una tigre di passaggio e gua- Non ho sentito emozioni positive “in diretta” se non nei momenti magici legati ai dagnato lo scalone nobiliare mi perdevo sentimenti di tenerezza-amore provati dalla protagonista (la sconosciuta), figura tra i ruderi del cuore di Roma. misteriosa e fortemente drammatica, verso una bambina che pensa essere sua, ma che L’ultima volta che lo rividi stava sul alla fine non risulterà tale. suo letto di morte. La bravura del regista con i suoi trucchi e i suoi movimenti di macchina speciali, Avevo appreso la notizia del suo sapienti e raffinati nelle riprese fotografiche di una Trieste irriconoscibile è tecnica- decesso alle sette ed alle otto com’ero mente indiscussa, perché l’intento registico è quello di rendere la citta` un’astrazione solito, fui ancor con lui. atemporale, in questo senso è quasi surreale, un non luogo precisato, ma probabile Varcato l’androne avvertii alle mie scenario. Il turbinio di luci più o meno accecanti seguono e sottolineano la violenza spalle un’insolita animazione con sportelli degli accadimenti, concedendo rari momenti di brevissima pace allo spettatore d’auto sbattuti. Mi volsi a guardare. sballottato continuamente in sequenze di intrigante suspense. Rividi il Presidente Cossiga attorniato da Bravissimo Michele Placido nel ruolo di sfruttatore sadico e senza scrupoli di donne funzionari e poliziotti in borghese, uno emigrate dall’est come Irena, la protagonista abbastanza brava, ma spesso poco con- dei quali, zelante, notandomi con le mani vincente in un contesto che vuole essere a tutti i costi un thriller, ma che l’eccesso di in tasca mi pregò di tenerli fuori. Così colpi di scena seguiti da scene e sequenze d’atmosfera violenta, di sangue, finisce col feci. dare allo spettatore una serie di pugni nello stomaco, per cui l’impressione generale Il Presidente salì in ascensore con due rimane quella di un film non coeso e artisticamente non riuscito per i troppi temi persone ed io preferii ascendere lo scalone affrontati e non finemente risolti. principale. Penso che l’autore abbia messo troppa carne al fuoco: 1) la tratta delle schiave o Ci ritrovammo dinanzi a Renato esan- mercificazione del corpo femminile che si manifesta fin dalle prime scene del film in gue in un completo bleu con cravatta ros- cui scomoda le maschere teatrali pirandelliane (un tocco sapiente, ma didascalico) per la sa e notai subito, seduta, la Presidente del- scelta della” sconosciuta” piu` appetibile; 2) il tema dell’aborto nella squallida per- la Camera On.le Nilde Iotti che aveva versa rete dello schiavismo femminile; 3) il sottobosco orrido che ruota attorno alla solitaria ricerca nella metropoli di una rispettabile sistemazione e l’accettazione da parte accanto, in piedi, Antonello Trombadori. della protagonista di una serie di compromessi, non ultimo lo pseudo assassinio della Restammo silenziosi in doveroso domestica che fa ruzzolare per le scale pur di prendere il suo posto in casa dei signori omaggio al Maestro. che le interessavano per la sua folle ricerca; 4) i misteri che si celano dietro il Lo stesso giorno seppi da comuni amici perbenismo, la ricchezza e il lusso della famiglia borghese. che Renato, ricevuto il rituale religioso Tornatore ha voluto estremizzare situazioni reali del sociale del nostro tempo dell’Estrema Unzione, si era confessato a raccontandoci una storia estrema, probabilmente verosimile ma artisticamente non Monsignor Angelini, suo confidente spiri- riuscita al cento per cento proprio perché studiata troppo “a tavolino”. tuale e caro amico. Si e’ trovato fra le mani un magma che non e’ riuscito nel complesso a dominare con i Non me ne meravigliai. Confermava il pennelli della vera ispirazione artistica. C’è riuscito solo nelle scene a lui familiari, naturale senso religioso che alberga, quelle della poesia che scaturisce dai sentimenti e da una affettività emozionale a lui anche se mortificato, in ogni siciliano. congeniali. Questa mia testimonianza vuole essere La scena finale in cui la protagonista, “la sconosciuta”, esce dal carcere e incontra un omaggio all’umanità di un uomo, di un la bambina, ormai una bella adolescente, legata a lei da un sentimento vero di amore, artista la cui Arte è stata consegnata ai raggiunge la catarsi purificatrice di una ritrovata serenita`, è una scena del “grande posteri. Tornatore”, di fine bellezza anche se il film rimane non coeso.

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mediterranea

UN BACINO DI MERAVIGLIE CHIAMATO ORIENTE

(la fede degli uomini si accende di cielo, leggendo Schurè) impressioni di Vittorio Morello

IL VIAGGIO ciottoli sino al limitare delle onde. Tutte fra le razze e le religioni che passano. la Edoardo Schuré è diventato celebre per sembrano voler immergere i loro piedi in forza dei Principii assoluti e il mistero la forza esoterica del suo fondamentale questo bel mare amico e famigliare, per dell’Eternità.” E Schuré incalza: ‘‘...la volume “I Grandi Iniziati” (Gius. Laterza cercarvi la vita, la luce e la gioia, e guar- Saggezza, che è la scienza dell’Amore, & Figli-Bari), un excursus straordinario dare curiosamente, e non senza invidia, applicata all’anima e all’umanità, unisce e che pone in risalto il cammino dell’ l’opulenta e fiera Sicilia, e Messina, cori- concentra; essa è il Verbo vivente... In umanità attraverso le sue vette emble- cata come una gran dama indolente tra le questi termini... l’Egitto antico assume ai matiche: Rama, Krishna, Ermete, Mosè, sue foreste di aranci.’’ Pensate alla mia nostri occhi una importanza inattesa. Posto Orfeo, Pitagora, Platone e Gesù. ventura: essere nato in Sicilia e proprio a come un faro fra l’Asia e l’Europa, fra Ma c’e un altro volume, sempre della Messina! l’Oriente e l’Occidente, esso ne rischiara le Laterza, “I Santuari d’Oriente”, al quale vie più lontane. Sovra ogni cosa, la dot- dobbiamo dare il massimo della nostra L’EGITTO trina ai tempi di Osiride, di Iside e di attenzione, per ritrovare la radice della ‘‘ Prima di penetrare nell’antico mon- Ammon-Ra, ci appare come un alto sim- Verità assoluta e la fonte della nostra vita do egiziano, è indispensabile gettare un’ bolo, come un esempio profetico dell’unità intellettuale e artistica, morale e sociale, occhiata sul mondo mussulmano che ne for- primordiale e finale della scienza e della mistica e interiore, visitando l’Egitto, la ma l’attuale soglia ed il vivente ornamen- Religione.’’ E Schuré conclude, magnifi- Grecia e la Palestina. to.” Queste parole di Schuré sono poste camente: ‘‘Sembra che la missione storica Ricordiamo che la Verità essenziale è all’inizio del viaggio di ricerca nello dell’Egitto sia stata quella di trasmettere l’anima vitale di tutte le grandi religioni splendore orientale e rivelano la alla Giudea la maschia dottrina di ed è sempre diversa nella forma e sempre eccezionale onestà intellettuale dell’ Amnmon-Ra ed alla Grecia i misteri identica a se stessa nel contenuto, come ci autore. Egli s’inchina a tutte le verità per d’Iside che ne formavano il complemento. dice Schuré, che compie il viaggio al trovarne una sola, quella che è la radice Mosè, educato nei santuari d’Egitto, ma grido universale: LA LUCE VIENE dell’universo, la Verità eterna. spinto da una ispirazione personale DALL’ORIENTE. Schuré precisa: ‘‘ Nella loro essenza, onnipossente, farà rivivere Ammon-Ra con Scrive Schuré: ‘‘Religiosamente questa tutte le religioni non sono che i diversi rami un nuovo soffio nel rotolo di Beni-Israel e invocazione all’Oriente è un sospiro dell’a- di uno stesso tronco; giacchè sorgono tutte degli Ibrim, raccolto da lui nel delta e nel nima verso l’unità intellettuale e spiri- dallo stesso bisogno fondamentale dell’in- deserto. L’idea monoteista, rimasta in Egit- tuale...verso la sintesi religiosa e filosofica, dividuo e della società. Storicamente, to privilegio dei sacerdoti e degli iniziati, che non è possibile se non con tutti gli ognuna di esse è un organo dell’umanità, diverrà con Mosè la ragion d’essere di un elementi del passato e del presente.’’ una maniera, mediante la quale la sua popolo, donde sorgerà con i profeti l’idea Scrive ancora il nostro autore: ‘‘...io vor- anima collettiva comunica con la verità sociale dell’universale giustizia; col Cristo, rei consultare i più vetusti santuari del eterna.’’ E ancora Schuré: ‘‘ Non la vita spirituale dell’individuo e l’organico mondo, donde sorsero le Idee Madri, dimentichiamo frattanto che, nella sua im- principio dell’umanità. D’altra parte, Osi- delle quali l’umanità ha vissuto e con le mobilità, l’arabo è rimasto l’eterno pa- ride e Iside sono già passati in Grecia sot- quali oggi noi dobbiamo comporre un triarca e il cavaliere del deserto. Egli ha to altri nomi mediante gli antichi culti orfici insieme nuovo, risalendo il più possibile, come suo retaggio la generosità e l’ele- e vanno a diffondere la parola di vita come necessita nelle grandi crisi, all’ ganza. Ricordiamocj anche che, se tutti gli sotto il nome di Dioniso, di Demeter e di origine della verità eterna.’’ uomini sono fratelli, anche tutte le religioni Persefone. L’arca del verbo solare è sulla Così ha inizio il viaggio verso Ales- sono sorelle.’’ E poi ancora: ‘‘ Adora- strada di Gerusalemme e la barca di Iside sandria, dalla Francia all’Egitto, sopra un zione, umiltà, rassegnazione, semplici e è lanciata verso la terra di Ellade. grande bastimento, come allora si usava. grandi come l’intero Islam, sono questi In prossimità della Sicilia, Schuré gesti della preghiera mussulmana prescrit- LA GRECIA proclama ai quattro venti: ‘‘ E’ l’isola dei ti dal Profeta. Su due continenti essi Edoardo Schurè la chiama: “La Grecia Titani e della natura titanica, ove l’Etna si indicano il cammino del sole con i loro ri- sacra ed eroica”. Così dall’Oriente questo solleva in crateri di fuoco, ove la terra e il chiami all’Onnipossente.’’ E poi ancora, in immenso bacino di meraviglie, che ha cielo s’incontrano in un bacio possente.’’ questo vecchio e sempre nuovo Oriente: nome Mediterraneo e ci coinvolge tutti, Ed io penso con legittimo orgoglio alla ‘‘Infine con le Piramidi che si profilano sul riceve una luce immane che lo proietta fortunata ventura di essere nato in questa deserto rossastro, ci appare l’Egitto dei all’infinito, formando quella che è la splendida isola. Continua Schuré: ‘‘ La Faraoni. Ancora più immutabile del Nilo, nostra civiltà, la civiltà di tutto il mondo. punta dello stivale italiano è rude e mon- impassibile e astratto, indistruttibile fra le Tutti i grandi poeti d’Europa, da Goethe a tuosa... Le sue gole e i suoi burroni sabbie che affronta, indifferente alla sto- Victor Hugo, hanno cantato questa nostra sospingono le loro città come bianchi ria che finisce ai suoi piedi, esso attesta, patria ideale: la Grecia. Scrive Shure,

mediterranea parlando di questi straordinari cantori: LA PALESTINA “Santiago. La fuerza ‘‘Essi l’amano per i suoi eroi come per i E siamo in Terra Santa, che è la sorgen- suoi marmi e i suoi canti: l’amano come te della nostra vita religiosa, ove il nome del Camino” una Cosa eterna e pur sempre presente; più alto che ci è stato dato è Gesù Cristo, E’ il racconto del siciliano Letterio l’amano come la madre e il modello di il Nazareno, l’Uomo messo in croce per Pomara, (specializzato in reportage ogni civiltà o di ogni bellezza, euritmia salvare l’umanità, il Figlio di Dio, fotogiornalistici a sfondo sociale e umana, immagine dell’armonia divina.’’ l’Amore che ha dato la vita a tutto antropologico), il quale -ottocentodue Dopo aver notato che “la nazione egizia l’universo. Nel prodigio dell’Armonia! Di chilometri a piedi in trentuno giorni- ha s’imbalsamò da sè come una mummia nel- fronte a Gerusalemme, scrive Shuré: ‘‘ E percorso uno dei pellegrinaggi più famosi la sua eternità”, Schuré scrive: ‘‘ Il popo- la Citta santa è là, in preghiera e in d'Europa: “Il Cammino di Santiago de lo greco, invece, ha voluto vivere nel tem- attesa, sepolta fra le sue montagne, con Compostela”. po, ma eroicamente e nobilmente, va1e a tutte le sue cupole, simili alle tende del Pagine che parlano e raccontano - tra dire un’esistenza trasfigurata, riflettente il popolo d’Israele, sbiancate dal sole na- cultura, storia, simboli, leggende, arte e divino attraverso la bellezza dei suoi mo- scente.’’ E poi ancora: ‘‘ Gerusalemme ha natura - l’itinerario e la devozione di laici vimenti. Esso compì il miracolo di glori- un significato storico ed un significato e credenti. Narrazioni che descrivono ficare la vita nei suoi tre gradi progressivi: poetico per l’umanità intera.’’ Ove storia sofferenze, timori, difficoltà, gioie. Un fisico, passionale, intellettuale. Nei giochi è la traccia lasciata dall’uomo nel corso solenne silenzio, una corrente incredibile, olimpici si celebravano la forza e la del tempo e poesia è l’intuizione delle un cammino di tribolazioni ma anche di bellezza del corpo: in Atene rifulse la vita verità più alte. Medita ancora Edoardo straordinari incontri. E’ stata una civica con le sue passioni e le sue virtù Shurè: ‘‘Il Giudaismo, l’Islam e la Cri- grandissima esperienza, vera e vissuta adorne di poesia; e i più profondi misteri stianità s’incontrano qui su di un suolo con intensità - dice Letterio Pomara - che della religione e della saggezza s’inse- consacrato dalla comune origine delle loro ripaga sicuramente delle grandi gnarono ad Eleusi, ove venivano rappre- tradizioni.’’ Commenta Schuré: ‘‘Così il sofferenze patite. sentati e vivificati con un dramma sacro. mondo ebreo, il mondo mussulmano e il ------Così la Grecia creò le tre arti necessarie mondo cristiano vivono l’uno accanto all’- alla vita: 1) la Ginnastica, per la bellezza altro nella Città santa, in tre campi ostili, Nino Giordano del corpo; 2) la Tragedia, per la senza indagarsi, senza comprendersi, dif- SALVATORE NOBILE S.I. purificazione dell’anima mediante il fidenti e ombrosi. Tre razze, tre religioni, dolore; 3) i Misteri, per la sua liberazione tre universi, ognuno dei quali nega gli altri Il nobile cuore di un missionario e la sua elevazione al vero supremo.” due. E tuttavia una stessa tradizione, uno nell'India dei Santals Parganas. Che dire di più o dire meglio della stesso Dio li ribadisce a questo luogo e ve Originario di Favara (AG), Padre matrice della nostra civiltà mediterranea, li tiene immobili; una stessa tomba impone Salvatore Nobile rappresenta la tipica di questa fonte strepitosa per la quale oggi loro il timore, il rispetto e l’adorazione. figura di un pioniere delle missioni, che noi siamo quello che siamo? e cioè Di fronte al Santo Sepolcro, Schuré - ha portato assieme a molti altri confratelli profondamente mediterranei e ricolmi di come un grido inarrestabile- esclama: (quelli che come lui venivano chiamati "i sole e d’azzurro? ‘‘Questo, sicuramente, è il luogo più santo missionari di prima linea") il messaggio Proclama Schuré, saggiamente: ‘‘ Mai della terra. Giacchè l’avvenimento che es- del Vangelo alla più antica tribù aborigena dell'India sud-orientale : i nessuna città, nessun santuario, nessun so commemora e che lo santifica è quello Santals Parganas. Il libro-testimonianza tempio hanno reso così, in grazia dello che più d’ogni altro ha mutato la faccia del messinese-fiorentino Prof. Giordano loro posizione, delle loro forme e delle del mondo e l’essenza dell’anima che, con efficace strumento lette-rario, ne .’’ Con queste parole chiudo il loro prospettive, il pensiero stesso della umana “ricompone” lettere e articoli in un civiltà.” E subito dopo, ancora più saggia- viaggio che Edoardo Schuré ha compiuto “ipotetico diario personale", dà voce ai mente: “Atene scelse per deità il Pensiero al gri do universale: La luce viene ricordi, ai progetti, alle riflessioni di che doma la Natura. Questo segno di dall’Oriente. Dopo avere visitato l’Egitto, questo affascinante personaggio che, già elezione dato dai primi iniziatori della la Grecia e la Palestina, l’autore mette in in tenera età, rimasto orfano di entrambi i città restò scolpito per sempre in fronte a risalto che tanti sono i modi per toccare la genitori, durante la seconda guerra un popolo. Fino all’ultimo, la sua ispirazio- Verità, ma essa quand’è eterna si mondiale ha vissuto l'esperienza dei ne e la sua atmosfera furono di ordine ammanta di un unico splendore: campi di concentramento; da missionario intellettuale.’’ E ancora: ‘‘ Ma più lunge l’Assoluto. In questo bacino di meraviglie ha condiviso giorno per giorno la andò l’arte greca. La sua ambizione era che è il nostro Mediterraneo la fede degli sofferenza dei profughi del Pakistan di glorificare l’uomo a tutte le sue stazioni, uomini si accende di cielo in una orientale, le calamità naturali dell' India, di mostrargli la liberazione dopo il luminosità inarrivabile e unica, ricolma di la povertà… cimento, la vittoria dopo la disfatta; di sole, di mare e d’azzurro, come un faro Sempre pronto ad ascoltare ed aiutare tutti rappresentare la vita una, integrale e tra- inestin-guibile e sicuro che segnala la via coloro che si rivolgevano a lui nei bisogni scendente dopo la vita separata, parziale a tutte le navi della terra. e nelle loro necessità, qualunque fosse la e limitata: in una parola di collegare Nel senso più profondo si tratta della loro religione o la razza di appartenenza, l’uomo a Dio.’’ Ecco perchè siamo solari e nostra grande civiltà di origine medi- con un'azione quotidiana in favore dei più mediterranei, ricolmi di luce! terranea, della quale dobbiamo essere poveri, senza rumore, senza eco; con pienamente e fortemente orgogliosi! semplici e concreti gesti d'amore .

i siciliani

Erice vista da Rosario Poma

NEL CORSO DI UNA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE SUL TEMA DELLA CONVENZIONE ONU DI PALERMO DEL 2000 SULLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, CHE HA VISTO LA PARTECIPAZIONE DEL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA PIETRO GRASSO, È STATO RICORDATO ROSARIO POMA, IL GIORNALISTA SICILIANO CHE A FIRENZE PER OLTRE 50 ANNI SVOLSE LA SUA ATTIVITÀ. NE È STATA TRATTEGGIATA LA FIGURA DI APPREZZATO GIORNALISTA E NE È STATO RICORDATO L’IMPEGNO CIVILE DI AUTOREVOLE STUDIOSO DEL FENOMENO MAFIOSO, A CUI HA DEDICATO -FRA GLI ALTRI SCRITTI EDITI ED INEDITI- OPERE COME: “QUELLI DELLA LUPARA”, “LA MAFIA NONNI E NIPOTI”, “ONOREVOLE ALZATEVI!”, “LIMA E ORLANDO NEMICI ECCELLENTI” E “LE MANI SU PALERMO” . NEL 1978 GLI FU ASSEGNATO IL “PREMIO PER LA CULTURA” DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. LA NOTA CHE PUBBLICHIAMO, “PREMIO CITTÀ DI ERICE 1967”, È DEDICATA ALLA VETTA, AI PIEDI DELLA QUALE – A VALDERICE- HA ESPRESSO L’ULTIMO ACCORATO DESIDERIO DI AVERE LA SUA SEPOLTURA. quella barocca del Salvatore) sono tutte ------Custonaci, San Vito lo Capo, Buseto d’altronde ricche di opere d’arte di grande Ci parve di avere lasciato un lembo Palizzolo e Valderice, Ora nel capoluogo valore. Affreschi del Trecento si trovano della nostra anima impigliato lassù è rimasta poca gente, custode di una nella chiesa di Santa Caterina e del Quat- Laggiù, in fondo all’estrema punta della civiltà millenaria: qualche migliaio di. trocento nella chiesa di Sant’Antonio; Sicilia, affacciata sulla città di Trapani, a persone in attesa del turista, ossia di un nella chiesa di San Giovanni, col suo settecentocinquanta metri di altezza,c’è futuro tranquillo. stupendo portale di levante del secolo Erice, uno di quei baluardi-miracolo che A Erice si sa infatti che il turista può XIV ci sono l’Evangelista di Antonello l’Italia conserva ancora intatti per un tu- trovare tutto: un clima sano e gradevolis- Gagini del 1531 e il Battista di Antonio rismo privilegiato: quel che rimane e quel simo, una pace dolcissima e impareggia- Gagini del 1539. poco che è venuto dopo, dell’antichissima bile, vastissime pinete fragranti e odorose, In un silenzio quasi claustrale che lascia città sicana, elima, fenicia e normanna. uno scenario stupendo di isole e di mari, percepire sull’acciottolato lo scalpiccio Ossia, le vestigia delle mura ciclopiche di cielo e di sole. Per queste gli ericini dei rari passanti, si per-corrono le tortuose del tempio di Venere Ericina, e tante stanno cercando di rendere il più possibile stra-dine medievali (costruite in quella chiese, troppe per il paese d’oggi tanto confortevole il soggiorno degli ospiti maniera a difesa dai nemici e dal vento) e che forse a dividerle fra quella gente ne potenziando l’attrezzatura ricettiva con si arriva nella piazza prin-cipale, linda e toccherebbe una per ogni famiglia. E nuovi alberghi, ristoranti e pensioni. Da accoglien-te, dove restano anche molte case vuote e un alcuni anni sono in funzione anche un sorgono la bi-blioteca grande incredibile silenzio, una quiete villaggio turistico, a pochi passi dai ruderi comunale e il piccolo stregata, un profumo di pini e di ginestre del castello spagnolo, e perfino un museo. La biblioteca fu per le viuzze incrostate di muschio antico. caratteristico locale notturno intitolato “Al costituita con i libri delle Vero che, oggi, per arrivare a Erice si Ciclope”. Il turista esigente dovrà restare soppresse corporazioni viene tirati su dai cavi di acciaio della per forza affascinato dalla storia e dai religiose e in seguito si funivia ed occorrono otto minuti di volo monumenti che recano impronte mitiche, arricchì di donazioni e di che cancellano il lento salire della grande cristiane, arabe, normanne, spagnole spar- atti di archivio. Gli incunaboli, i rari, i strada o quello più ripido delle scorcia- se un po’ dappertutto fuori e dentro la manoscritti e gli atti di archivio formano toie. E’ l’unica contaminazione moderna, cittadella. Una bellezza di luoghi che non il materiale pregiato della biblioteca, oltre una concessione fin troppo generosa al resta però ferma nel tempo, ma si anima a numerosi volumi di storia, matematica, turista; ma, d’altronde, anche a Erice di già di felici iniziative turistiche che grammatica e filosofia che provano il turismo si campa e fortuna che, almeno valorizzano il folklore. Merito grande grande sviluppo che a Erice ebbe la per ora, Erice di turismo non muore.Così, dell’Azienda autonoma di soggiorno e cultura soprattutto alla fine del ‘500 alla appesi a quei cavi, siamo tornati anche noi turismo che ogni anno studia un program- seconda metà del ‘600. a Erice ritrovando subito l’incanto, via via ma per l’Estate Ericina che culmina in Una mirabile Annunciazione di Anto- svelato dall’ascesa, di un panorama una festosa manifestazione: “La sagra nello Gagini del 1525 e una stupenda incomparabile, con la città di Trapani e il della bellezza”. testina marmorea di Afrodite del IV porto e le saline distesi ai limite del mare Il percorso del turista è quasi obbligato. secolo a.C, dì stile prassitelico, sono le e in profondità azzurra del canale di. Scesi dalla funivia si entra nel Duomo, la opere di maggior pregio del museo. Non Sicilia e le macchie delle isole Egadi Madrice, che sorge sulle fondamenta di mancano le iscrizioni arcaiche, vasi, distribuite sul filo dell’orizzonte. un tempio pagano, e che mostra il suo bronzi, armi litiche, monete antiche e Una volta Erice si chiamava Monte San armonioso pronao gotico e la sua bella medievali e avanzi del castello di Venere. Giuliano in onore appunto di San Giulia- facciata. Le chiese di Erice (bellissima Nelle mura ci- no che sarebbe stato uno degli artefici lopiche si apro- della cacciata dei musulmani da quel no quattro porte monte al tempo della conquista normanna. (Trapani, Carmi- La decadenza di Erice incominciò alla ne, Spada e Ca- fine del Settecento quando una parte stellammare), e considerevole degli abitanti si trasferì a dove sorge il castello medievale che fu Trapani e nelle borgate circostanti. Dopo dimora del “Baiulo” normanno (governa- l’ultimo conflitto mondiale, quello che era tore) c’è il giardino pubblico detto rimasto dell’antico e vasto capoluogo è “Balio”, dal quale si accede al tempio di stato diviso in cinque comuni: Erice, Venere.

memorie

Il “Balio” è un grande balcone che si ‘A Ciccannina’ affaccia su uno degli spettacoli più belli e suggestivi del mondo: Trapani con le sue Vissero, un tempo, in una fredda grotta luccicanti saline, le Egadi, il Mediterraneo della Cava d’Ispica, e, forse, della nostra Cava appena cinque anni, fossero abbattuti e fino a Pantelleria e a e nelle Ranni, molti anni prima del terremoto dell’ cedessero lentamente il posto all’odierno giornate di massima chiarezza Capo Bon, undici gennaio 1693, due sorelle nate cieche, plesso centrale delle scuole elementari e in Tunisia, e l’isola di Egimuro (Zembla), due belle gemelle, così dice una pia tradizione, all’attuale torre dell’orologio). Questo, perché, tanto sfortunate quanto vispe e amorose, Mozia, Marsala, Mazara, Pizzolungo dove alzandosi mio padre quasi sempre al canto dei Enea approdò e seppellì il padre Anchise, rimaste orfane in tenera età. Pur in mezzo a così grande sventura, le fanciulle avevano un primi galli, poco prima del suono della il golfo di Bonagia, il monte Cofano e la cuore generoso e una voce melodiosa, tali che “Ciccannina”, per attaccare il mulo al carretto catena dei monti di Castellammare. erano benvolute e acclamate, non solo da e recarsi in campagna, mi svegliavo per passare Poche città sono potenzialmente ricche, quanti conoscevano la loro disgrazia, ma anche dal punto di vista turistico, come Erice, da chi aveva orecchie per intendere il loro dal mio al letto di mia madre. Da alcuni Chi c’è stato una volta rimane affascinato estro canoro. Pertanto, tutti facevano a gara decenni, grazie alla meccanizzazione agricola e dalla sua straordinaria bellezza e vi ritor- per assisterle e fornirle di tutto il necessario alla tempestività con cui gli autoveicoli giun- na. Ma Erice non è fatta per il turismo di per vivere, che esse, poi, dividevano con chi gono in campagna, la “Ciccannina”, dico la stava peggio di loro. “Cicca e Nina’, ossia diana, era stata spostata di un’ora, ossia dalle massa e non vuole essere contaminata da Francesca e Antonina, così si chiamavano le piede dopolavorista. Il suo ruolo - buone sorelle germane, vissero unite nella quattro alle cinque, con buona pace dei galli secondo il nostro parere - è quello di buona e nella cattiva sorte, unite lungo i domestici in completa estinzione, ma non più “città degli studi”. A tornanti della Cava, unite in casa, unite fuori, di cinquanta, bensì di venticinque coppie di questo forse pensavano tanto unite che, se vedevi “Cicca”, pensavi a rintocchi, forse meno argentini e più veloci di tanti anni fa coloro che “Nina”, e se sentivi il canto soave dell’ una, la quelli dell’antico orologio meccanico (come tua mente correva all’altra. vollero l’accogliente Un brutto giorno d’inverno, però, anzi, riferiscono alcuni anziani da me interrogati); convitto “Sales”. E con una notte, le due sorelle, vecchie e consunte già da tempo, onde evitare di rompere i deli- questo intento molto dagli anni, vinte dal freddo, si addormen- cati timpani dei nostri concittadini, i rintocchi probabilmente il tra- tarono per sempre e, il giorno dopo, le prime sono stati ridotti ai due indispensabili, “‘ntin e panese professor Nino Zichichi, ordinario anime pietose, che andarono a cercarle, le ‘ntan”, a perpetua memoria delle due infelici di fisica superiore nell’Università di trovarono stecchite, avvinte l’una all’altra, tanto strettamente che nessuno ebbe la forza o sorelle il cui nome la leggenda ha voluto Bologna e direttore della scuola Interna- il coraggio di staccarle e, avvoltele in un unico affidare alla campanella dell’orologio della zionale di fisica “Ettore Majorana” di sudario, le seppellirono insieme, così com’ torre. Ginevra, ha dato vita alla quasi incredibile erano vissute, con grande commozione e La Ciccannina iniziativa di fare tenere ogni anno, seguito di gente. Ancor fanciullo udii la Ciccannina: d’estate, tra le millenarie mura di Erice un Le notti che seguirono, chi avesse prestato un dolce suon di cento e più rintocchi che mi corso di fisica nucleare con la parte- attenzione, fra gli ululati del vento, avrebbe destava, innanzi alla mattina, quando il villan, giurato di udire, di tanto in tanto, la voce col sonno ancora agli occhi, solèa lasciar, pei cipazione di fisici di tutto il mondo. lamentevole delle sorelle, simili ai rintocchi di Quando il turista lascia Erice, al campi, il suo giaciglio. E, talvolta, pensando al un orologio che ti giungono controvento, tali tempo andato, mi par d’udire il suo “‘ntin- tramonto, il silenzio sembra defini- che, se l’una diceva: “ ‘Ntin”, l’altra rispon- ’ntan” che ‘l ciglio inumidisce al picciol tivamente incorniciare lo spettacolo in- deva: ‘Ntan”. neonato, allor che i sogni l’armeggiar del padre comparabile disteso laggiù sul mare Fu così che, quando, di fronte al Palazzo gli turba; ed a “nacarlo” s’avvicina, col suo intorno alle sagome scure delle isole di Marchionale del Fortilizio, non lungi dalla ninnar, la sbadigliante madre. E, poi, che, dato tomba delle due sorelle, su un alto torrione l’ultimo rintocco, sonnolente ristà la Favignana, di Levanzo e di Marettimo. (poco più giù e ad est dell’ odierno plesso Un silenzio rotto solo dal ticchettio di un Ciccannina, fa la nanna il piccin col suo “Sant’Antonio”), ancor oggi detto “‘u balocco. quartetto di orologi delle torri che rrogghiu”, fu sistemato un grande orologio segnano le ore più disparate: un tempo, in meccanico, venne spontaneo ai nostri... Carmelo Nigro “Cavari”, ossia abitanti della Cava, chiamare (per Lumie di Sicilia e il Dialogo di Modica) fondo, senza importanza. Rosario Poma quella lunga serie di rintocchi, che si sus- seguivano poco prima dell’alba, “Cicca e Sunava ‘a Ciccannina Nina” (e anche, perché unite in vita e in (di autore ignoto, curata da Carmelo Nigro) morte, “Ciccannina”) dal nome delle due note Ogniggh juornu, a li cuattru ri matina, e inseparabili sorelle. Dopo il terremoto del cuannu lu sceccu ‘nta la stadia arragghia, 1693, le due campanelle e i rintocchi che esse a la ciazza sunava Ciccannina emettevano, pervennero “ò Cianu ‘à ppi diri a lu viddanu: Vò travagghia! ‘Mmaculata”, poi Piazza Regina Margherita, Arma lu sceccu e mèttiti ‘n viagghiu, sulla torre dell’antico Convento. lassa lu liettu ccu la cuttunina,

Ricordo che, durante la mia fanciullezza, pigghia lu pani ccu lu cumpanagghiu e mettatillu rientra la sacchina. quasi mai udii i rintocchi della mezzanotte e Annàchiti s’hâggh jri a siminari quelli del mezzogiorno (i primi, perché dor- l’uòriu e li favi versu li viruri, mivo, i secondi, per la vita rumorosa del si nnò ti scura prima r’arrivari. giorno), ma solo quelli del mattino alle quat- Va’, tìrici li pieri a lu patroni, tro, cioè quelli della diana dell’ orologio della va’, sbigghilu r’aùra e n’ti scurdari la bùmmula ccu l’acqua e lu zapponi! torre del Convento dei Cappuccini (ancor prima che convento e torre, nel 1938, avevo

I GESUITI DI TRAPANI MIGLIAIA DI di Totò Buscaino PIZZINI DELLA Sin dai tempi del Liceo (1947-50) sapevo della presenza a Trapani dei Gesuiti: il Liceo classico LEGALITA’ INVADONO “Ximenes” confinava con la Chiesa del Collegio, già allora, se ben ricordo, chiusa ma aperta di tanto in tanto, e perciò non era difficile capire che i Gesuiti, a Trapani, erano stati una realtà non di LA SICILIA poco conto. Ma non mi pare che la docente di storia dell’arte, al momento di studiare l’architettura delle chiese dei Gesuiti, facesse visitare alla mia classe la Chiesa del Collegio. Del tempo in cui i Gesuiti rimasero a Trapani e del loro ruolo in città apprendo adesso notizie preziose e precise dal corposo e documentato saggio di Totò Buscaino, I Gesuiti di Trapani, stampato la scorsa estate dalla benemerita Associazione per la tutela delle tradizioni popolari del Trapanese. Buscaino si conferma studioso attento e rigoroso della vita di Trapani e del Trapanese. Ha legato il nome a ricerche importanti, non tutte pubblicate; tra i volumi che in precedenza avevano visto la luce, ricordo La Chiesa Madre di Paceco, Xitta - storia e cronaca di un borgo attorno alla sua torre, La storia della fabbrica della casa del Senato di Trapani. Numerosi i suoi articoli su periodici non solo locali e i saggi sui numeri di Paceco, che vengono pubblicati dal marzo del 1998. Enorme la quantità di documenti su Trapani e provincia scovati da Buscaino negli archivi, di cui è assiduo ed esperto frequentatore; documenti in attesa di ulteriori analisi, o di pubblicazione. L’iniziativa è dell’editore Salvatore Corposo, dicevo, il volume sui Gesuiti di Trapani (408 pp.), frutto di almeno dieci anni di ricerche, Coppola che pubblica una collana condotte anche a Roma e Parigi (e che tuttora l’autore considera incomplete); ed accurata denominata I "pizzini della legalità”: l’edizione, peraltro corredata di numerosi documenti e fotografie. piccoli block-notes impilati da anelli di La narrazione -introdotta da una presentazione di Salvatore Valenti, presidente plastica, dal formato inusuale (7x10,5 cm.), dell’Associazione per la tutela delle tradizioni popolari del Trapanese, e da una prefazione di che vagamente ricordano le agende Renato Lo Schiavo, punto fermo e qualificato della scuola e della cultura trapanesi-, la narrazione, tascabili dei giornalisti di nera della dicevo, inizia, com’è ovvio, dall’ insediamento (Buscaino, in verità, ne ricorda tre: il primo, nel Palermo anni ’70-’80. Quelli che 1578; ma, prima, c’era stata qualche presenza di gesuiti per preparare lo stanziamento: il gesuita andavano da un capo all’altro di una città belga p. Giacomo Lostio, ad esempio, aveva indicato per il Collegio, sin dal 1546, case prossime cupa, in piena speculazione edilizia, alla chiesa di S. Giacomo Maggiore, oggi Biblioteca “Fardelliana”; l’insediamento effettivo avvenne cresciuta tra la mattanza di corpi freddati nel 1578). e fiumi di sangue, entrambi a ricomporsi Via via, Buscaino mette in luce le contemporanee o successive acquisizioni o sistemazioni di tra fotoreportage e menabò delle pagine dei giornali dell’epoca. fabbricati e le iniziative, comprese le vendite, che li accompagnarono; e non trascura alcun I pizzini raccolgono le testimonianze momento né alcuna attività della vita dei Gesuiti di Trapani, che si protrasse per circa duecento più significative -del territorio anni, sino al 1767, allorché Ferdinando di Borbone stabilì, con apposito decreto, l’espulsione dal comprendente i maggiori centri della suo regno della Compagnia di Gesù. E mette in evidenza il loro ruolo didattico-educativo (l’attuale Sicilia Occidentale- in materia di Liceo classico “Ximenes” costituiva la loro struttura scolastica), nonché il loro ruolo religioso, giustizia e legalità, dando voce ad esperti imperniato sulla Chiesa del Collegio (la cui costruzione ebbe inizio nel 1616; loro sede divenne, e studiosi del fenomeno mafia, ma intanto, l’edificio del vecchio tribunale), ma ne mette in evidenza anche gl’interessi, che furono soprattutto a familiari di vittime della molteplici e notevoli: la cura dei terreni - in parte acquistati in parte ricevuti per lasciti - e delle mafia. relative culture e ingabellazioni, l’amministrazione della tonnara di Scopello, la produzione del Con la cattura del ‘fantasma di sale nella salina di loro proprietà, acquisto e vendita di animali e di prodotti vari, stipula di Corleone’, il super latitante, il termine contratti, organizzazione delle festività, e non poche altre iniziative, in mezzo alle quali spiccano “pizzino” – da minuto pezzetto di carta: diversi contrasti, compreso uno con il Principe di Paceco. promemoria, annotazione, pensiero scritto Ricordo qui i titoli dei dieci capitoli che costituiscono il volume: L’insediamento, La costruzione – assume una connotazione sinistra ed della Chiesa del Collegio, La gestione della case, La gestione delle terre, La gestione della neve entra addirittura a far parte del gergo (che riguardava il monte Inici), La gestione della tonnara di Scopello, La gestione della salina, giornalistico (e probabilmente dello Spigolature, La espulsione dei Gesuiti. Zingarelli di domani). Il capitolo X è dedicato al gesuita trapanese Leonardo Ximenes (pronuncia: Scimenes). Adesso si inverte la tendenza e quel Nato nel 1716, entrò a far parte, a Trapani, dell’ordine dei Gesuiti. Lo si ritrova più tardi a Roma “miniscritto” vuole riconquistare la sua poi a Firenze, dove morrà nel 1786. E’ noto per i suoi studi astronomici e di idraulica, che qualità: essere un raggruppamento di approfondì non senza tuttavia trascurare quelli umanistici. idee, per far vincere la “vera” legalità. Rocco Fodale “L’iniziativa nasce in sinergia con l’associazione palermitana “Addiopizzo” (per “Paceco” e “Lumie di Sicilia”) www.addiopizzo.org (che curerà la distribuzione del libricino) ma anche con “Libera” (www.liberanet.org) . per mancanza di spazio in questo numero viene omessa la rubrica Intermezzo

OBLIO A canzunedda di me nanna Mai arrappati dâ vicchiaia Abbrunzati dû suli sicilianu, Ncrustati di rama d’alivara, Tenunu cu gintilizza i me jidita picciriddi.

All’umbra di na picara jucamu a battimanu:

Migrante “batti manuzzi Emigrante e immigrante di me stesso, Ca veni papà. Oblio della mente peregrino senza passaporto per mari e Porta cosi quando il peso della vita cieli. E si nni va, porta mennuli ci rende fragili. Non mi ingannano il mondo e i suoi splendori, e nuciddi Oblio delle parole pi jucari ricevute in una primavera felice. e ogni terra attraverso da clandestino. i picciriddi.” Oblio per conservarle nella profondità del nostro cuore. Limiti imposti da precetti e mappe Sentu a vuci dâ nanna, Oblio...oblio...oblio. non sono frontiere, non lo sono per i poeti. e a gioia di dda picciridda L’inferno è qui, adesso. Il resto … di tant’anni fa Il vento non riesce a cancellare orme vane, polvere e polvere, creta nella e i me radichi siciliani le impronte ancora fresche dei nostri creta. c’affunnanu sempri dicchiù. ricordi. Josephine Geluso La testa si china , come pesante fardello, su Arba Sicula Vado e torno dentro l’io-pianeta, sul duro legno della vita! il soffio della poesia - zefiro nelle vele Vento d’erbe La testa si solleva, come leggiadra della barca della carne. E il corpo vola! farfalla, per tornare al vento delle Vento d’erbe che confondi il mio respiro al tuo speranze ! Non mi trattengono le gabelle della e frughi dentro i miei silenzi Tela e rime di Patrizia De Filippo società: e ti attorcigli come edera al ramo, come la muffa, il vento le spazza via tu ondeggi vigne di settembre, – mentre io arrivo e parto in qualsiasi ora. colme di saccheggiati grappoli. ------Di troppo azzurro muore, spesso, la mia allegria, Fernando Mendes Vianna sui salici che il tempo mi ha donato.

XXVII Ogni notte ha le sue lune; su LITERATURA – revista do escritor brasilero Mi piaceva attendere l’alba sembrano soli che l’anima si finge tra gli ulivi del pianoro traduzione di Marco Scalabrino per rischiarare il buio assorto sopra: la copertina della rivista con la foto che mille albe spazzeranno via. nell’idea d’amore dello scrittore Nelson Hoffmann, “amico Tino Insolia che serrava il tuo volto. overseas” di Lumie di Sicilia

Passavano i carrettieri Macerie di guerra Spes cantando stornello I dialogante: Paese dei cedri per sognanti ragazze - Bocche spalancate per l’orrore paradiso d’invaghiti turisti e cavalli alteri ora cimitero di squillanti sonagliere lasciano vedere ormai impudiche interni colorati, letti frantumati di devastanti macerie. scuotevano Verrà il giorno brandelli di intimità violate. sgargianti pennacchi. che cancellerà gli odi II dialogante: e cesserà Mi scoprivo C’è anche un orsacchiotto il frastuono delle armi sotto l’azzurro fogliame e uno zaino rotto. lo strazio degli oppressi, con l’aurora lenta III dialogante: tacerà il demone della vendetta e l’idea insistente Ci sono anch’io e la fitta coltre di tenebra per rinnovarsi il sopravvissuto, l’incatenato diraderà… dentro un’alba nuova. il sospeso a quelle grida, a quel boato Non è vinto chi, Senzio Mazza larve sonore di oniriche visioni come brace sotto la cenere, di angosciati risvegli coltiva la speranza. sonore dalla raccolta Anacasta privi di sonno. Bruno Rombi su Issimo Francesca Luzzio