La Musica in Chiesa. Le Raccolte Musicali Negli Archivi Ecclesiastici Dell'emilia-Romagna

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La Musica in Chiesa. Le Raccolte Musicali Negli Archivi Ecclesiastici Dell'emilia-Romagna Soprintendenza Archivistica Sezione ANAI per l’Emilia Romagna Emilia Romagna Comune di Fiorano Modenese società di studi Assessorato alle Politiche Culturali ravennati CENTRO STUDI NAZIONALE SUGLI ARCHIVI EccLESIASTICI DI FIORANO E RAVENNA LA MUSICA IN CHIESA: LE RACCOLTE MUSICALI NEGLI ARCHIVI ECCLESIASTICI DELL’EMILIA-ROMAGNA ATTI DEL CONVEGNO DI RAVENNA (16 ottobre 2014) a cura di Gilberto Zacchè Mucchi Editore Centro studi nazionale sugli archivi ecclesiastici di Fiorano e Ravenna Comitato scientifico: Enrico Angiolini, Gianna Dotti Messori, Euride Fregni, Nina Maria Liverani, Manuela Mantani, Marco Mazzotti, Barbara Menghi Sartorio, Lorenzo Pongiluppi, Giuseppe Rabotti, Carmelo Elio Tavilla, Stefano Vitali, Gilberto Zacchè Organizzazione del Convegno: Nina Maria Liverani, Manuela Mantani, Marco Mazzotti, Giuseppe Rabotti Segreteria: Susanna Dieci Per informazioni: Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Fiorano Modenese tel: 0536.83.34.18 e-mail: [email protected] Pubblicazione realizzata con la collaborazione di: ARCIDIOCESI DI ARCIDIOCESI DI RAVENNA-CERVIA MODENA-NONANTOLA ISBN 978-88-7000-682-7 La legge 22 aprile 1941 sulla protezione del diritto d’Autore, modificata dalla legge 18 agosto 2000, tutela la pro- prietà intellettuale e i diritti connessi al suo esercizio. Senza autorizzazione sono vietate la riproduzione e l’archivia- zione, anche parziali, e per uso didattico, con qualsiasi mezzo, del contenuto di quest’opera nella forma editoriale con la quale essa è pubblicata. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nel limite del 15% di ciascun volume o fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’editore o dagli aventi diritto. Grafica Mucchi Editore (MO), stampa Editografica (BO) © STEM Mucchi Editore via Emilia est, 1741 - 41122 Modena [email protected] mucchieditore.it facebook.com/mucchieditore twitter.com/mucchieditore pinterest.com/mucchieditore Pubblicato in Modena nel settembre del 2015 MAURO CASADEI TURRONI MONTI La storia della musica nelle pertinenze musicali sacre italiane e d’Emilia Romagna (secc. XV-XIX) Muovendo dal Quattrocento in avanti, va detto che nell’Italia di quei secoli correva un principio per il quale, dai franco-fiamminghi al Settecen- to, la storia della musica maggiore visse una sua parte essenziale attraverso le cappelle musicali 1. Esse figurarono tra gli emblemi di cui le corti o la Chiesa si dotavano 2, costringendone spesso le maestranze ad operare tra adulazione 1 La nostra storiografia di punta ha da tempo argomentato ed acquisito questa tesi, sulla qua- le ogni nostra riflessione al riguardo trova una piattaforma ermeneutica; tra le innumerevoli esemplificazioni disponibili, apro un articolo marginale, ma perfettamente orientato su quan- to detto, soprattutto laddove premette che «Durante i secoli XV e XVI la Cappella musicale ebbe il periodo di maggior fortuna e diffusione, dovuti all’esplosione di una vera moda. […] accanto alla musica sacra, eseguita durante le funzioni religiose private o pubbliche, veniva coltivata anche musica per intrattenimento e musica intesa come un’autonoma forma d’arte. Gli esiti musicali e sociali di questo fenomeno furono immensi e certamente contribuiscono, se non ne furono la causa, a fare dell’Italia quel portento musicale che fu dal Rinascimento all’Età classica» (U. GIANI, 1860 - La Cappella musicale del duomo di Terni: un caso giuri- dico, in Comunità cristiana e società da Pio IX a Giovanni Paolo II nel territorio delle dioce- si di Terni-Narni-Amelia. Atti del Convegno di studi per il centenario della fondazione della Soc. “Terni”, Terni 29-30 novembre 1985, a cura di G. BOLLI e P. BORZOMATI, Terni, Nuova editoriale, 1988, p. 353). Trovandoci all’interno di tematiche molto note, la presente introdu- zione cerca per il lettore una bibliografia a sostegno più aperta, inconsueta e sottostimata ta- lora, non direttamente specialistica talaltra. 2 Nel panorama nazionale, sulle cappelle musicali annoveriamo una bibliografia di studio davvero nutrita, anche recente. Invece di rincorrerla, ne consiglio solo alcune pagine, ormai tradizionalissime. Tra le vedute d’insieme, non perde smalto quella di O. MISCHIATI, Profilo storico della cappella musicale in Italia nei secoli XV-XVIII, in Musica sacra in Sicilia tra rinascimento e barocco. Atti del convegno di Caltagirone 10-12 dicembre 1985, a cura di D. FICOLA, Palermo, S.F. Flaccovio, 1988 (Puncta, 5), pp. 23-45. Vi si affiancano approfon- dimenti per epoche cruciali e specifiche, da cui spunta il seguente, che torna utile anche per numerose informazioni emiliano-romagnole: La cappella musicale nell’Italia della Contro- riforma. Atti del Convegno internazionale di studi nel IV centenario di fondazione della cap- pella musicale di S. Biagio di Cento, 13-15 ottobre 1989, a cura di O. MISCHIATI e P. RUS- SO, Firenze, L.S. Olschki, 1993 (Quaderni della Rivista italiana di musicologia, 27); qui, Mi- schiati offre un’altra panoramica nella prolusione Profilo storico e istituzionale della cappel- la musicale in Italia. Tra le ricostruzioni di misura regionale, non si perda quella del com- pianto G. CATTIN, Formazione e attività delle cappelle polifoniche nelle cattedrali. La musi- ca nelle città, in Storia della cultura veneta, vol. III Dal primo Quattrocento al Concilio di 3 e propaganda. In tali ambiti la levitas emiliana si distinse e rinsaldò, partico- larmente nel segmento tra Ferrara e le urbanità centro-emiliane. Odiernamente, gli archivi delle cappelle musicali conservano le vicen- de di quel ruolo preminente e duraturo; ne rappresentano anzi la voce narran- te, quando si permette loro di raccontarci quella vita musicale. La qual cosa è avvenuta per il convegno ravennate La musica in chiesa: le raccolte musi- cali negli archivi ecclesiastici dell’Emilia Romagna, introdotto dal presente contributo, sintesi panoramica dei riflessi giunti a noi da quei sacelli musicali. Le cappelle attrassero ed orientarono le vicende musicali maggiori anche grazie alla loro strutturazione efficiente di scuola annessa al coro (con orga- nista, e gruppo strumentale) 3, attraverso cui governare l’intero ciclo delle Trento, a cura di G. FOLENA, Vicenza, N. Pozza, 1981, pp. 267-296. Se portassimo in primo piano le grandi città, da Milano a Venezia, Roma, etc., esse sono state debitamente studiate: p. es., tutti conoscono La cappella musicale di San Marco nell’età moderna. Atti del conve- gno internazionale di studi, Venezia 5-7 novembre 1994, a cura di F. PASSADORE e F. ROSSI, Venezia, Edizioni Fondazione Levi, 1998 (ser. 3, studi musicologici. B, atti di convegni, 2). Se poi dovessi citare i lavori di altri autori vicini ai nostri argomenti, anche fermandomi ai miei ‘maestri’ ed ai colleghi che conosco di persona, siano essi Albarosa o Ruini, Bianconi, Fabbri, Luisi, Pompilio, Privitera, Tangari, Pozzi, Ziino, Donella, Carlini, Sacchetti, Dema- ria, non mi fermerei più. E gli altri contemporanei? I vari Rostirolla, Annibaldi, Passadore, Fabris, Picchi, Rossi… Appunto per questo, tra le pubblicazioni recentissime che non trascu- rano le cappelle musicali, ricordo unicamente la paradigmatica fatica collettiva Atti del Con- gresso internazionale di musica sacra, in occasione del centenario di fondazione del PIMS Roma, 26 maggio - 1 giugno 2011, a cura di A. ADDAMIANO e F. LUISI, Città del Vaticano, Li- breria Editrice Vaticana, 2013 (Pontificio Istituto di Musica Sacra. Studi e ricerche, 3). 3 Se l’organico vocale-strumentale, nelle sue trasformazioni lungo i secoli, permise a quella produzione musicale di stare al passo coi tempi, e pure di guidarli, nell’immaginario storico- ecdotico la cappella musicale avrebbe dovuto identificarsi idealmente solo con la pura voca- lità. Tra Otto e Novecento, in molti ne parlavano, tra monito e nostalgia: «Il suono delle can- ne di un organo può sposarsi – meglio se, come nella polifonia classica e nell’uso millenario della Cappella dei Papi, se ne potesse fare a meno – o non sposarsi alla “preghiera cantata”; ma non fu, non è e non sarà mai l’organo che soppianterà la “voce” umana, la quale, al di so- pra di qualunque altro strumento, ha ed avrà sempre il diritto ed il privilegio di innalzare, do- mani, come oggi e come jeri, la “preghiera cantata” all’Onnipotente» (R. CASIMIRI, Autoor- gano, «Note d’archivio per la storia della musica», IX/1, 1932, che prendo dalla silloge “Au- to-organo” Barbieri. Alcuni giudizi in ordine cronologico dal marzo 1931 al giugno 1933, Milano, S.A.B.B.A.E.M., [1934?], p. 25). Anche i lessicografi generali non la pensavano al- lo stesso modo sulla variante musicale di “cappella”: «moltitudine dei musici deputati a can- tare in una chiesa» (A. LONGHI - L. TOCCAGNI, Vocabolario della lingua italiana… edizione settima novamente riveduta e migliorata da Giuseppe Picci, Milano, presso Ernesto Oliva, 1877); «i cantanti e sonatori addetti a una chiesa» (P. PETROCCHI, Nuovo dizionario scolastico 4 tendenze e repertori musicali, tra produzione, trasmissione e conservazione. Un’identità didattico-performativa in grado di forgiare quelle istituzioni sia come salda tradizione che quali avamposti di strategie sacro-liturgiche (con rifrazioni teo-filosofiche) 4 e politico-comunicative, come si verificò, ad esem- pio, nelle controversie sull’ideale “a cappella” controriformistico o nel cru- ciale passaggio
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