Trivento: Un Ritorno Al Passato
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TULLIO FARINA TRIVENTO: UN RITORNO AL PASSATO A mia moglie Maria e ai tre figli Marco, Manuela e Francesca per il tempo non dedicato a loro. 1 2 Prefazione L'idea di raccogliere in un libro fatti tradizionali, culturali e di costume è indizio di un legame forte tra l'autore e la città di Trivento, vissuta e interiorizzata per una lunga e praticamente ininterrotta consuetudine esistenziale. Nei vari settori della rassegna e nelle singole pagine delle accurate rievocazioni è presente un attaccamento sincero e profondo alla terra natia, per cui si deve parlare non semplicemente di un ritorno, bensì di un vero e proprio tuffo nel passato spazio-temporale, che l'autore effettua per poi rimanerci immerso a nuotare compiaciuto e felice, in un indissolubile vincolo simbiotico. La scienza ha acclarato ormai che la materia non è altro che la concretizzazione dell'energia sprigionatasi dal big bang originario attraverso lo spazio-tempo, dimensioni tra loro strettamente connesse. Allo stesso modo i ricordi dell'autore di questo lavoro corrono sul filo della memoria nei vari luoghi del territorio, e principalmente del centro abitato, di Trivento, dove si è svolta in pratica tutta la sua esistenza e si è spesa la sua energia vitale. Infatti, leggendo la rievocazione degli episodi della vita cittadina, si rimane incuriositi e attratti dal racconto puntuale degli avvenimenti vissuti; la narrazione avviene sempre"dall'interno", come se il narratore rivivesse empaticamente le esperienze fatte da osservatore o da protagonista. Sorprende, in particolare, la varietà e la molteplicità dei giochi infantili rievocati con puntuale e meticolosa precisione, attestante la partecipazione ricca di sensazioni ed emozioni, vive all'epoca dello svolgimento ed ancora coinvolgenti. Queste sono le impressioni e i pensieri che ho avuto leggendo il presente lavoro, nelle sue varie articolazioni. Ma c'è un altro aspetto che merita e mi sta a cuore sottolineare. Credo che il lavoro fatto dal prof. Farina, da lui coltivato con amorevole e gratificante pazienza, insieme a tutti i cittadini coinvolti quali consulenti e/o collaboratori, sia anche, nelle sue intenzioni e di fatto, un prezioso contributo alla conservazione nella memoria storica e culturale della comunità triventina, perché i rapidi e numerosi mutamenti dei tempi correnti rischiano di offuscare del tutto le attività tradizionali, gli avvenimenti pregressi e i caratteri socio-culturali della comunità. 3 Un popolo, che non ha memoria, non ha radici rischia di avere un futuro certamente più povero. Pasquale D'Elisa 4 Presentazione Il lavoro molto semplice ed aderente alla realtà, scritto con un linguaggio altrettanto semplice per essere compreso da tutti, è iniziato qualche anno fa, quasi per gioco. Non ha nessuna ambizione o pretesa scientifica, non si basa su fonti bibliografiche scritte, perché esso è il frutto dell‟esperienza diretta e personale vissuta da bambino. Si tratta uno sguardo o meglio di un ritorno al passato, supportato da numerose foto di epoca, che descrive gli aspetti più caratteristici delle famiglie, le tradizioni e il modo di agire del popolo triventino, i giochi dei ragazzi dall‟inizio del 1900 fino agli inizi degli anni‟ 80. La maggior parte dei soprannomi delle famiglie triventine, i giochi di una volta e le tradizioni popolari, alcune delle quali ancora vigenti, come già detto, sono stati sentiti e vissuti in prima persona e, laddove la memoria si sia inceppata o fermata, ho fatto ricorso alle testimonianze di amici coetanei o più anziani di me per avere conferma di quanto stessi scrivendo. Il lavoro si divide in tre sezioni; la prima è quella relativa alla ricerca dei soprannomi delle famiglie triventine, ricerca non sempre semplice per motivi che saranno spiegati successivamente, quando se ne riparlerà; la seconda riguarda i giochi che bambini e ragazzi facevano tanto tempo fa e in essa vengono descritti, nel dettaglio, le attività ludiche; la terza è quella relativa alle tradizioni popolari, nella quale vengono descritte le usanze e le abitudini di una volta. All‟inizio di ogni sezione saranno meglio specificate le caratteristiche di esse e l‟indagine condotta. Chiude il lavoro la pubblicazione degli elenchi di tutti gli studenti che, dal 1947 al 1976/77 hanno studiato nelle scuole di Trivento (scuola media 1948; ginnasio 1948, istituto magistrale 1951-52, istituto tecnico per geometri 1969) istituite da don Gianico, e che sono stati ospiti del convitto vescovile maschile, gestito proprio da don Gianico e del collegio femminile, dell‟Istituto religioso Santa Chiara delle suore degli angeli, chiusi proprio nel 1977. Su questa problematica, all‟interno del libro, c‟è un‟attenta ricostruzione. 5 Questi elenchi sono il risultato di una lunga ricerca fatta presso l‟archivio delle scuole di Trivento, per gentile concessione della dirigente scolastica prof.ssa Maddalena Chimisso, e vogliono rendere omaggio ad un uomo, un sacerdote ed educatore che per Trivento ha fatto tanto da trasformarla negli anni, che vanno dal 50 al 70 in una piccola capitale della cultura e delle scuole, poiché ha accolto nel suo istituto studenti provenienti da tutte le regioni meridionali. Dagli elenchi mancano solo gli studenti dell‟Istituto per geometri, trattandosi una sezione staccata dell‟Istituto per geometri di Campobasso. 6 Ringraziamenti Ringrazio innanzitutto le ditte Edil Florio di Trivento e Nikante costruzioni SRL di Ripalimosani che, con il loro contributo economico, hanno permesso la pubblicazione di questo libro; non è la prima volta che con molta spontaneità e generosità hanno aderito all‟invito di contribuzione a dimostrazione del loro amore e interesse sia per il paese che per la cultura. Ringrazio il preside, prof. Pasquale D‟Elisa, e la prof.ssa Fiorito Maria che si sono resi disponibili con i loro suggerimenti e con il loro impegno nella rivisitazione del testo da pubblicare. Ringrazio il prof. Roberto Cirillo, docente di educazione artistica per moltissimi anni nella scuola media di Trivento, per la sua disponibilità ad illustrare con disegni davvero mirabili i giochi di una volta, contestualizzandoli nei luoghi caratteristici di Trivento, a dimostrazione dell‟affetto e del ricordo che nutre verso la città di Trivento, dove ancora oggi tanti suoi ex studenti, ormai padri di famiglia, lo ricordano con altrettanto affetto. Ringrazio lo studente del liceo artistico di Vasto, Carosella Nicola, per aver collaborato nella realizzazione del libro arricchendolo con alcuni suoi disegni artistici che lasciano intravedere per lui una carriera artistica di successo Ringrazio il geometra Armando Quici, per la sua preziosa collaborazione di sistemazione grafica, non sempre facile, delle varie sezioni di cui il libro si compone e per la pazienza manifestata nel sopportare e nell‟ accettare tutte le mie richieste di modifiche Ringrazio il geometra Angelo Lomastro per l‟elaborazione grafica della copertina del libro, indice di un estro organizzativo ed inventivo notevole. Ringrazio lo studio fotografico di Roberto Landi e il sito: Archivio MEMO di Tecnografica SRL Trivento, per aver messo a disposizione la loro documentazione fotografica. Ringrazio l‟editrice “ Tecnografica S.R.L. di Trivento”che ha stampato il libro per la professionalità e la competenza dimostrate. 7 Ringrazio la dirigente scolastica, prof.ssa Maria Maddalena Chimisso dell‟Istituto onnicomprensivo “N. Scarano” per aver permesso la consultazione dell‟archivio scolastico. Ringrazio, infine, tutti coloro che con le loro indicazioni mi hanno permesso di ottenere informazioni nel “mare magnum” dei soprannomi, delle tradizioni ed usanze popolari. 8 I soprannomi e la loro origine L‟iniziativa di rintracciare e mantenere viva nella memoria collettiva la maggior parte dei soprannomi triventini è uno dei tanti modi di indagare nella storia passata per comprendere la vita quotidiana di un popolo e le sue tradizioni. Se si consulta un qualsiasi dizionario italiano, la parola” soprannome” viene così definita “Nome che, per distinguere meglio una persona, viene dalla persona stessa o da altri aggiunto al nome proprio, derivandolo generalmente dal nome di un uno dei genitori, dal luogo di origine o da un appellativo scaturito da un fatto o da una circostanza” Monsignor Carlo Pietropaoli, vescovo di Trivento dal 1897 al 1913, uomo di grande cultura e che aveva fatto propria la concezione manzoniana della storia nel 1884, in polemica con i positivisti, affermava “Bisogna ricostruire la storia su altre basi, partendo dal basso ed indagando sulle tradizioni, nei suoi usi e costumi più particolari, direi fin nella propria fisionomia, l‟uomo del contado”. E perciò, quale migliore occasione di una ricerca sui soprannomi per conoscere e comprendere la storia di un popolo, se dall‟indagine di essi emergono gli aspetti caratteriali degli uomini e i fatti a loro collegati ? Il soprannome, che corrisponde ad esigenze di concretezza e a ricerca di espressività, spesso scherzosa ed ironica, ha sempre un significato trasparente ed immediato; in buona sostanza esso scaturisce dalle caratteristiche fisiche, psicologiche, comportamentali, dai mestieri, dalle qualità umane, dai difetti, diminutivi, dispregiativi e vezzeggiativi che vengono sintetizzati in una sola parola. Il più delle volte, pertanto, si individuano le persone meglio con i soprannomi che con i cognomi in quanto i primi riconducono alle famiglie di appartenenza, ai loro difetti, alle loro debolezze, agli aspetti folcloristici di un individuo e agli episodi di vita. Si potrebbe definire il soprannome