Negli Ultimi Trent'anni, La Disuguaglianza È Aumentata in Molti
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CAPITOLO 4 4 DISUGUAGLIANZE, EQUITÀ E SERVIZI AI CITTADINI egli ultimi trent’anni, la disuguaglianza è aumentata in molti paesi avanzati, ivi compresa l’Italia. Peraltro, per i 27 membri Ndell’Unione Europea (con poche eccezioni) sembra sussistere una relazione positiva fra equità e crescita. Il sistema delle imposte sui redditi italiano, pur basato su criteri di equità, subisce alcune distorsioni derivanti dall’insieme degli sgravi e agevolazioni previsto dalla normativa, che è divenuto negli anni molto eterogeneo, finendo per determinare una sorta di “personalizzazione” dell’imposta. Naturalmente, l’equità non va misurata unicamente in termini di distribuzione del reddito, ma soprattutto rispetto alle opportunità che vengono offerte dal sistema socio-economico. Purtroppo, anche da questo punto di vista l’Italia, pur avendo registrato un’alta mobilità assoluta, è tuttora un paese caratterizzato da scarsa fluidità: ad esempio, il sistema di istruzione, che dovrebbe essere lo strumento principale per sostenere la mobilità sociale, offre migliori opportunità ai figli delle classi superiori. Disuguaglianze persistono anche all’interno della famiglia: la distribuzione dei ruoli economici e la ripartizione del lavoro di cura sono, nel nostro Paese, ancora squilibrate a sfavore delle donne: ciò influenza la partecipazione femminile al mercato del lavoro e, quindi, la distribuzione dei redditi. Queste differenze si riflettono anche in molti aspetti della vita dei cittadini: la qualità della salute individuale è influenzata, in modo diretto o indiretto, dal livello socio-economico di appartenenza, poiché a maggiori redditi e a più elevati livelli di istruzione si associa una più alta speranza di vita. Disparità di rilievo si rinvengono, inoltre, in conseguenza dell’appartenenza ad una specifica area territoriale, anche per la disponibilità e la qualità dei servizi pubblici. I servizi e le prestazioni sociali erogati dai comuni variano notevolmente per regione e per popolosità del comune di residenza. Analogamente, nonostante gli interventi volti al riequilibrio delle disparità territoriali e finanziati dalle politiche di coesione, la distribuzione sul territorio dei più importanti servizi alle famiglie, come gli asili nido, l’assistenza sociale ai disabili e agli anziani non autosufficienti, appare ancora disomogenea. Negli ultimi anni è cresciuto, in modo piuttosto disordinato, anche il consumo di suolo, con conseguente aumento dei problemi di mobilità dei cittadini. 4. Disuguaglianze, equità e servizi ai cittadini Introduzione Lo sviluppo del reddito medio di un Paese, pur fondamentale per conseguire miglioramenti del- le condizioni economiche e sociali dei cittadini, non assicura di per sé un analogo miglioramen- to del benessere complessivo di questi ultimi. Ad esempio, un aumento del reddito medio che va- da solo a vantaggio di una parte della popolazione può essere accompagnato da un peggiora- mento del tenore di vita per una parte consistente di persone; analogamente, se il reddito nazio- nale aumenta, ma quello reso disponibile per le famiglie si contrae, ad esempio a causa dell’au- mento della pressione fiscale non controbilanciata da un miglioramento dei servizi erogati dal settore pubblico, il benessere complessivo dei cittadini può subire un peggioramento. Di conse- guenza, accanto alle analisi sull’andamento complessivo dei diversi fenomeni che guidano l’evo- luzione socio-economica del Paese, è importante valutare la dimensione dell’equità, distinguen- do al suo interno sia la componente intragenerazionale, sia quella intergenerazionale, senza di- menticare le disuguaglianze legate a fattori territoriali, particolarmente rilevanti in Italia. Queste considerazioni, ampiamente condivise anche dalla letteratura economica internaziona- le e alla base delle raccomandazioni avanzate da numerose organizzazioni internazionali, so- no confermate da quanto emerso dalla rilevazione condotta dall’Istat all’inizio del 2011 sui fat- tori che maggiormente influenzano il senso di benessere dei cittadini residenti in Italia. La rile- vazione ha dato risultati molto significativi e raramente i giudizi che i cittadini forniscono su altri aspetti della loro vita quotidiana sono risultati così omogenei in base al sesso, l’età e il ter- ritorio. La salute si conferma come la dimensione in assoluto più importante, ma è di grande rilevanza il fatto che al secondo posto si trovi la “possibilità di assicurare un futuro ai figli”, se- gnalando come il tema dell’equità intergenerazionale sia un elemento che non è possibile igno- rare. Al terzo e quarto posto si situano due dimensioni correlate, avere un lavoro dignitoso e avere un reddito adeguato, seguite dalla bontà dei rapporti interpersonali, dalla sicurezza per- sonale, dalla fiducia, dalla qualità e accessibilità dei servizi pubblici, dalla qualità dell’ambien- te in cui si vive. Per questo, integrando le analisi presentate nei capitoli precedenti e nel Rap- porto Annuale dello scorso anno, questo capitolo analizza alcune di queste tematiche, a parti- re da quella dell’equità nella distribuzione del reddito. Negli ultimi trent’anni, la disuguaglianza è aumentata in molti paesi avanzati, ivi compresa l’Italia. Peraltro, per i 27 membri dell’Unione europea (con poche eccezioni) sembra sussistere 213 una relazione positiva fra equità e crescita, tant’è vero che i paesi che erano più egualitari nel 2005 sono anche cresciuti di più nel periodo 2005-2010 e, soprattutto, alla fine del periodo han- no raggiunto un prodotto pro capite superiore a quello degli altri. Dal punto di vista della tassazione dei redditi e dei suoi effetti redistributivi, l’insieme degli sgra- vi e agevolazioni previsto dalla normativa italiana è divenuto negli anni, a seguito di modifiche che si sono sommate nel tempo, talvolta contraddicendosi, molto eterogeneo, finendo per de- terminare una sorta di “personalizzazione” dell’imposta. L’ammontare di questa, infatti, di- pende non solo dai redditi percepiti, ma da un vasto insieme di caratteristiche e di comporta- menti che differenziano i contribuenti. Ne segue un’alterazione del regime generale di progres- sività e una distorsione nel perseguimento degli obiettivi di equità. Elaborazioni sui dati del- l’indagine Istat sui redditi e sulle condizioni di vita consentono di valutare l’incidenza effettiva delle imposte sui redditi, tenendo conto degli articolati effetti del sistema delle detrazioni sui singoli individui. Peraltro, l’aggregazione dei risultati per famiglia evidenzia in quale misura la progressività a livello individuale sia compatibile con obiettivi di equità quando si considera la distribuzione dei redditi familiari. Naturalmente, l’equità non va misurata unicamente in termini di distribuzione del reddito, ma soprattutto rispetto alla distribuzione delle opportunità. Purtroppo, le disuguaglianze eviden- ziate dalla analisi della distribuzione dei redditi non vengono sufficientemente aggredite dalla Istat | Rapporto annuale 2012 mobilità sociale, che dall’esame dei dati appare non avere una spinta sufficiente a svolgere que- sto compito. L’Italia, infatti, pur avendo registrato un’alta mobilità assoluta, è tuttora un paese caratterizzato da una scarsa fluidità sociale. Come emerge dagli indici di mobilità sociale rela- tiva, la classe sociale di origine influisce in misura rilevante sul risultato finale, determinando rilevanti disuguaglianze nelle opportunità offerte agli individui: al netto degli effetti struttura- li, tutte le classi (in particolare quelle poste agli estremi della scala sociale) tendono a trattene- re al loro interno buona parte dei propri figli e i cambiamenti di classe sono tanto meno fre- quenti quanto più grande è la distanza sociale che le separa. Il sistema di istruzione, che dovrebbe essere lo strumento principale per sostenere la mobilità sociale, offre invece migliori opportunità ai figli delle classi superiori: il livello della famiglia di origine risulta essere discriminante nel determinare sia gli esiti scolastici, sia i percorsi d’inse- rimento nel mercato del lavoro. Peraltro, l’analisi dei dati relativi al mercato del lavoro italia- no evidenzia come le minori opportunità di occupazione e lo svantaggio retributivo delle don- ne siano fra le cause più rilevanti di disuguaglianza, mentre l’instabilità del lavoro, general- mente associata a retribuzioni inferiori alla media, è diventata un’ulteriore, ed altrettanto im- portante, causa di disuguaglianza nei risultati socio-economici. Disuguaglianze persistono anche all’interno della famiglia: la distribuzione dei ruoli economi- ci e la ripartizione del lavoro di cura sono, nel nostro Paese, ancora in disequilibrio a sfavore delle donne e tali squilibri interagiscono con la partecipazione femminile al mercato del lavo- ro e quindi, in modo mediato, anche con i risultati generali sulla distribuzione dei redditi. Rilevanti differenze si riscontrano, all’interno della popolazione, anche su aspetti che ri- guardano condizioni e qualità di vita: in particolare, un bene primario come la salute è con- dizionato per i singoli, in modo diretto o indiretto, dal livello socioeconomico di appartenen- za e la distribuzione delle aspettative di vita risulta pertanto agganciata a quella più genera- le del reddito. Disparità di rilievo si rinvengono, in conseguenza dell’appartenenza ad un’area territoriale piuttosto che ad un’altra, anche rispetto alla disponibilità e alla qualità dei servizi pubblici ero- gati ai cittadini. I servizi e le prestazioni sociali erogati dai comuni variano notevolmente