Marzo 2013 1949, Ritrae Il Pugile Professionista Walter Minciò Ad Invadere Le Sale Americane Sotto L’In - Mografia Kubrickiana
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Il paradosso di Ozu di Marco Dalla Gassa Pochi registi hanno generato vocazioni come estrema raffinatezza ed eleganza, propria del - cibilmente “altro”, non contaminato dalle Ozu Yasujirō. Wenders, Hou Hsiao-hsien, l’ ikebana , l’arte della disposizione dei fiori recisi brutture del presente, come lo è chi trova ripa - Claire Denis, Kaurismäki, Kiarostami, Stanley (e per estensione degli oggetti nello spazio). Al - ro all’interno di un microcosmo (famigliare, Kwan, Kitano, Lindsay Anderson, Paul Schra - tre similitudini, si possono trovare con i compo - giovanile, impiegatizio) quasi potesse bastare a der, Kore-eda Hirokazu, Pedro Costa (e chissà nimenti haiku rispetto alla conduzione appa - se stesso, ieratico e incorruttibile. Egli è in - quanti altri) hanno speso parole di ammirazio - rentemente monocorde ed ellittica delle narra - somma rassicurante perché si presenta come ne nei suoi confronti e talvolta hanno cercato zioni, o con il cha no yu , la cerimonia del tè, di “il regista giapponese che assomiglia di più al - di “rubare” i segreti del suo mestiere. A questi cui condivide il gusto e la precisione per le esat - l’idea (comune) di regista della tradizione vanno aggiunti grandi studiosi di lingua ingle - te posture e le ritualità dei gesti. giapponese”. se (e non solo) come David Bordwell, Donald Il paradosso appena descritto – promotore di Eppure, a ben vedere, rassicurante – Ozu – non Richie, Edward Branigan, Noël Burch, Joan vocazioni ma ritenuto altresì “incomprensibi - lo è per nulla. La precisione con cui traccia le di - Mellen, Kristin Thompson, Jonathan Rosen - le” dalle stesse persone che hanno sentito la sua namiche di potere in Sono nato, ma… o nel baum, Max Tessier che hanno consacrato saggi, “chiamata” – rappresenta a nostro parere il se - quasi remake Buongiorno , sono quelle, ad esem - volumi e monografie al suo lavoro, taluni arri - greto del suo successo. Perché di questo biso - pio, di chi ha una visione lucida dei meccanismi vando a scomporre frame per frame le pellicole gna parlare: di successo, come per altri grandi sociali (più che attuali), uno sguardo corrosivo, per illustrarne il raffinato funzionamento for - cineasti dell’ “inafferrabilità” come Fellini o ironico e disincantato sul presente, coniugato male e tematico. Inserito in una sfera agiografi - Antonioni (solo per restare ai casi italiani). con una sensibilità patemica nei confronti di ca pressoché inscalfibile, il regista di Viaggio a Haiku , zen, cerimonia del tè, ikebana (cui si personaggi di cui sa descrivere forze e, soprat - Tokyo – quest’anno cadono i cinquant’anni dal - potrebbero aggiungere l’estetica wabi-sabi , il tutto, debolezze. Il tono amaro e cupo di alcuni la sua morte e i centodieci dalla sua nascita – è concetto di mu , il genere uyiko-e , ecc…) sono suoi lavori ( C’era un padre , Crepuscolo di Tokyo ) tuttavia passato alla storia come “il più giappo - inclinazioni, scuole di pensiero o forme espres - ci racconta, indirettamente, della tragedia belli - nese dei registi giapponesi” in una sorta di con - sive che hanno avuto una straordinaria fortuna ca (che egli ha conosciuto da vicino), mentre le trapposizione ideale (badate bene: inutile e in Europa e negli Stati Uniti, già dalla fine del - “variazioni” sul tema dei rapporti intergenera - fuorviante come tutte le polarizzazioni tra regi - l’Ottocento e sono dunque istituti culturali già zionali ( Tarda primavera , Viaggio a Tokyo , sti come ad esempio quelle celebri tra Lumiè - recepiti o come direbbe Appadurai, granelli di ecc…) compongono una sinfonia di diffidenze, re/Méliès o Ėjzenštejn/Griffith), con l’altro polvere di una modernità diffusa che assimila e lontananze, incomprensioni, amarezze che ci grande cineasta nipponico di fama internazio - digerisce tutto. Granelli che condividono con fanno vivere le distanze tra figli e genitori del marzo nale, Kurosawa, considerato a sua volta “il più il cinema di Ozu un’immediata riconoscibilità presente, non solo del passato. Il formalismo occidentale dei registi giapponesi”. (il suo “tocco” si individua al primo fotogram - delle ultime fatiche, poi, è manierista nella mi - Con la definizione toccata in sorte a Ozu si è ma, specie nei film del dopoguerra), un codice sura in cui lo si considera alla stregua di un fio - 2013 spesso alluso a quello spettro di significati pro - espressivo canonizzato (si pensi alle inquadra - re reciso da posizionare al centro di un tavolino. fondi, di orizzonti estetici, di riferimenti cultu - ture ad altezza tatami , agli sguardi in macchi - Ma i film, come ben sa chi si lascia penetrare da rali o di richiami alla tradizione, che contraddi - na, alle transizioni da una sequenza all’altra), quella passione cinefila che consumava lo stesso stinguerebbero la sua “poetica” e che sarebbero la ricerca estetica dell’essenziale che si presenta giovane Ozu (grande ammiratore del cinema alla portata solo di chi è cresciuto nel Sol Levan - come premoderna, alternativa al “caos” della americano, di quello di genere, di Lubitsch, te e dunque di chi conosce concezioni, archeti - contemporaneità (e delle tecnologie di cui Lloyd, Welles), non sono soprammobili o com - pi, ritualità di quel paese. Si pensi, ad esempio, Ozu non è mai stato un grande amante come posizioni floreali. Sono universi drammatizzati al mono no aware , il sentimento di dolore misto dimostra la lenta assimilazione del sonoro pri - composti di luci e ombre. Scioccanti esattamen - a piacere estetico che i giapponesi provano nei ma e del colore poi). Detto altrimenti, Ozu te come quelli di Kurosawa, o Naruse, Gosho, confronti della precarietà delle cose e che “scor - appare rassicurante come lo è lo scorrere cicli - Kinoshita (altri cineasti di quegli anni da recu - re” in quasi tutte le inquadrature ozuiane. In - co delle stagioni (esplicitamente citate nei tito - perare assolutamente). Evanescenti per loro quadrature che, a loro volta, sono allestite con li di molti suoi film), come lo è chi resta irridu - stessa essenza/assenza. Sono film, ma… Kubrick prima di Kubrick di Andrea Zennaro Dalla morte (marzo 1999) in poi è uscito di pato due anni dopo per il suo primo cortome - peo: qualche mese dopo venne venduto come tutto: tanto Kubrick era stato schivo e riluttan - traggio Day of the Fight che gli aprirà la strada genere sexploitation . te da vivo, tanto se ne onora adesso la memo - per la carriera cinematografica (la RKO, che Kubrick alle prime armi filma e monta ispiran - ria con la caccia all’inedito, al film perduto o compra il corto, gli finanzia anche Flying Pa - dosi al cinema sovietico e il suo occhio da fo - rinnegato. Lavoro lecito ed anche utile se con - dre , un breve documentario su un prete che tografo professionista ci regala un bianco e ne - sente di accedere a nuovi elementi di cono - viaggia in aereo per raggiungere i suoi fedeli. ro di elevata qualità; il low budget non permi - scenza, come per la maratona The Kubrick Be - Il Kubrick giovane fotografo desidera realizza - se grandi movimenti di macchina e il sonoro fore che mercoledì 27 marzo alla Casa del Ci - re un lungometraggio già nel 1950 quando venne aggiunto nella lunga e costosa post-pro - nema cercherà di far luce sul Kubrick dei pri - propone al produttore documentarista Ri - duzione. Trovare punti di congiunzione tra mordi, cioè sui lavori realizzati prima di diven - chard de Rochemont il progetto The Trap , poi questa ‘opera prima’ e i capolavori realizzati in tare il celebrato autore che sappiamo. rinominato The Shape of Fear : dopo avergli of - seguito non credo sia un lavoro fruttifero, visto Già nel 1945 un Kubrick diciassettenne inizia ferto il ruolo di regista della seconda unità del - che questo film va considerato come una pale - il suo lavoro di fotoreporter per la rivista Look la serie TV Mr. Lincoln (1952), de Rochemont stra dove il regista ha imparato ad usare le stru - dopo aver scattato una foto ad un edicolante, finanzia in parte il progetto. Il 26 marzo 1953 mentazioni e i meccanismi di produzione; sta triste per la morte di Roosevelt: i suoi scatti, viene mostrato in anteprima a New York il pri - di fatto che il genere bellico, i personaggi inse - molte volte costruiti a regola d’arte, vengono mo lungometraggio di Kubrick con il titolo, riti in un contesto surreale che combattono assemblati in reportage, simili a fotoromanzi, voluto dal distributore Joseph Burstyn, Fear con il proprio ego, la violenza insita nell’animo che paiono come storyboard per opere filmiche and Desire : un film di guerra fatto rientrare nel umano ed un pessimismo atavico sono tutti immaginarie. Il servizio Prizefighter che, nel filone del cinema indipendente e d’arte che co - elementi che contraddistinguono l’intera fil - Anno XXVII n. 2 marzo 2013 1949, ritrae il pugile professionista Walter minciò ad invadere le sale americane sotto l’in - mografia kubrickiana. Autorizzazione Tribunale di Venezia Cartier in una sua giornata tipo, verrà svilup - fluenza del cinema straniero, soprattutto euro - n. 1070 R.S. del 5/11/1991 dIReTTORe ReSpOnSAbIle Roberto ellero Mensile edito dal Comune di Venezia Ciao Mariangela Assessorato alle Attività Culturali Circuito Cinema Comunale di Cristina Morello Ci ha lasciato poche settimane fa, la Signora del Il suo magnetismo si impone anche sullo scher - gia di Lina Wertmüller ( Mimì metallurgico ferito RedAzIOne e AMMInISTRAzIOne teatro. Carattere un po’ duro, portamento nobi - mo cinematografico: Mariangela conferma la ra - nell’onore , Film d’amore e d’anarchia , Travolti da palazzo Mocenigo, San Stae 1991 liare, lo sguardo penetrante, voce inconfondibile, ra capacità di dare un profilo indimenticabile a un insolito destino… ). Nella sua lunga carriera, 30135 Venezia modi raffinati. Nella sua lunga carriera ha domi - qualsiasi personaggio, fin dal piccolo ruolo in Mariangela lavora con i più grandi registi del ci - tel. 041.5241320, fax 041.5241342 nato palcoscenico e schermo indossando molte Basta guardarla di Luciano Salce. nema italiano (tra gli altri De Sica, Petri, Comen - http://www.comune.venezia.it/cinema/ maschere con indiscussa (e indiscutibile) bravu - Musa di Lina Wertmüller ed Elio Petri, trova in cini, Monicelli, Avati) vincendo numerosi premi [email protected] ra.