MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

REINHARD ELZE

LA DISFIDA DEL MALPENSA E IL PROBLEMA DI GUERRA E PACE NEL MEDIOEVO

Estratto da

IL MERIDIONALE TRA PAPATO E IMPERO AL TEMPO DI ENRICO VI

Atti del convegno internazionale Fiuggi, , Montecassino, 7-10 giugno 1986

ROMA 1991

REINHARD ELZE

La disfida del Malpensa e il problema di guerra e pace nel Medioevo

Debbo confessare che fino ad un anno fa non sapevo nulla della disfida del Malpensa, cioe del mio tema odierno. Perciö ho accettato la proposta di parlar- ne come una sfida. Volevo, anzi dovevo rimediare a questa mia lacuna, non solo per salvare l'onore della mia professione, ma anche per soddisfare la mia curiositä. Mi e sembrato di essere ritornato nella mia Universitä degli Studi te- desca di molti anni fa, dove era d'uso che un professore che non conosceva bene un argomento facesse delle lezioni per impararlo. Docendo discimus. Oggi credo di sapere veramente un po' di piü sulla sfida del Malpensa. Dovrei inoltre precisare che in un primo tempo avevo pensato che 1'oggetto del mio discorso potesse essere un falso, una leggenda locale, una favola o qual- cosa del genere e, da medievalista, avrei senz'altro anche parlato di falsi o di leggende, due materie familiari a noi specialisti. Ma lo studio delle fonti o piut- tosto dell'unica fonte che ci informa sulla sfida del Malpensa mi ha convinto che il fatto del quale vi devo parlare e un fatto storico avvenuto nel luglio del 1186, cioe ottocento anni fa. Chi e di Guarcino o dei paraggi sa tutto sulla sfida del Malpensa ', chi non e di Guarcino potrebbe essere tanto ignorante quanto lo sono stato io a lungo, perciö mi sia permesso di raccontare la storia di questo evento con le parole dell'unica fonte pervenutaci. Parlerö inoltre brevemente del valore storico di del questa fonte, poi cercherö di spiegare 1'evento, cioe la sfida Malpensa, nel suo contesto storico.; a tale intendimento corrisponde la formulazione del te- ma: il problema della guerra e della pace nel medioevo. Questo problema non si pub risolvere in pochi minuti, mi limiterö quindi a pochi accenni.

I Cfr. G. FLORIDI, Storia di Guarcino, Guarcino 1971, pp. 95-98; ID., Storia di Fiuggi (Anticoli di Campagna), Guarcino 1979, p. 79; ID., La disfida del Malpensa a Guarcino. 1711 centenario 1186-1986, Guarcino 1986, pp. 1-35. 140 Reinbard Elze

II testo, che e del 1217 circa 2, dice: «Hoc anno (cioe nel 1186) venit rex Henricus filius Friderici Imperatoris et subiugavit totam Campaniam praeter Fum- monem et Castrum Ferentinum, obsedit per novem dies Alatrum et ivit super 'Guarginum'= (il nome e scritto cosi, purtroppo solo un codice dice 'Guarci- num') «ibi commissum est bellum inter Teotonicum militem et Latinum nomi- ne Malpenza et superatus est miles Teotonicus a milite Latino vidente et astante Rege cum toto exercitu in circuitu=. Qualche parola sulla fonte: il testo e stato trovato nel 1600 in un manoscritto del monastero di Fossanova e perciö la prima edizione del 16441o chiama Cro- naca di Fossanova. Noi storici di professione preferiamo usare la dizione An- nali di o Annales Ceccanenses, perch'e sono piuttosto annali che seguono la storia anno per anno, dall'imperatore Augusto fino al 1217, il cui contenuto non lascia dubbi sulla provenienza del testo da Ceccano. Purtroppo if manoscritto trovato nel 1600 non ci e conservato e ne esistono soltanto tre copie del '600. Quando di una fonte medioevale che si ferma al 1217 non c'e altra testimonianza se non uno o piü manoscritti tardi, per esempio del '600, sorge sempre un sospetto da parte degli storici. Dunque il sospetto c'e, e il pro- fessor Battelli stamattina ha parlato di un fatto riportato dagli Annali di Cecca- no che non trova conferma in altre fonti. Pero credo che un altro esempio possa costituire una prova per giustificare la buona fede con cui grandi storici come Ughelli e Muratori da parte italiana o il nostro Pertz hanno accettato questa fonte come attendibile. Si tratta dell'inondazione del Tevere del 1180. Dal 1644, an- no della prima edizione, in poi, tutti gli autori -e sono molti coloro che hanno trattato l'argomento del «Tevere scatenato", cioe delle inondazioni del Tevere l'unica la inonda- - hanno citato il nostro testo come testimonianza per grande zione del 1180. Nel 1885 e stata trovata, subito dimenticata e solo recentemen- te di nuovo pubblicata 3, una lapide del 1180 che diceva -fin qui e cresciuto il flume,. Questa e la piü antica delle tante iscrizioni sulle alluvioni del Tevere che a Roma si trovano dappertutto, le piü note sulfa facciata di S. Maria sopra Minerva. Se gli Annali fossero un falso del '600 il falsario sarebbe stato. una spe- cie di profeta, perche avrebbe saputo in anticipo che pit) di duecento anni do-

2 M. G. H., Scriptores, XIX,. Hannover 1866, pp. 287-288. Cfr. Repertoritttn fontiu»t bi- storiae medii aevi 2, Romae 1967, pp. 261- 262. Da aggiungere: AUTOREANONIAIO, La Cro- naca di Fossanova. Introduzione c traduzione di G. SPERDUTI,Vcroli 1980, dove il passo da noi citato si trova a p. 43- 3 G. SCALIA, Una testimonianza tanto illustre quanto ignorata: la Pill antica iSCriZlOne della Romana di sit inondazioni tiberine (1180), in: Archivio Societ3 Storia Patria., CIII (1980), pp. 295-304; ID., Turbidus Tiber. In margine ad alcune anticbe epigrafi su inondazioni tiberine, in: Ministero per i Beni Culturali c Ambientali, Studi in onore di L. Sandri, Roma 1983, pp. 873-901 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 98). 141 La disJida del Malpensa e il problema di guerra c pace uel . ifedioevo

po un'iscrizione del dodicesimo secolo avrebbe confermato la sua invenzione. CosI prendiamo il testo per vero anche se sappiamo che contiene delle lacune ed inesattezze. Torno al testo stesso per la parte che si riferisce al duello 4. Il signor sinda- co di Guarcino ha giä ricordato ]a sfida degli Orazi e Curiazi e quella di Barlet- ta, una molto prima 1'altra molto dopo il nostro duello. Vorrei qui ribadire che danni di fino agli inizi dell'etä moderna in certe occasioni si cercb di evitare i una battaglia o di una guerra facendo combattere campioni come gli Orazi ed i Curiazi, che erano tre contro tre o addirittura tredici contro tredici come a Barletta, oppure uno contro uno come qui a Guarcino per arrivare ad un risul- tato senza troppe perdite umane. Si ricorreva anche al duello in processi in cui Ie testimonianze erano equivoche e quindi il giudice non poteva decidere sen- za un aiuto dall'alto, ed uso questa espressione perche i duelli giudiziari erano una specie di ordalie, cioe di giudizi di Dio 5; doveva essere Dio a dare ragio- ne all'una o all'altra parte. Del resto nella teoria della guerra nel medioevo e non soltanto nel medioevo, fino a tempi abbastanza recenti c'e l'idea che Dio e con la giusta causa 6. Quasi mai nessuno ha combattuto senza giusta causa, cosi lo sconfitto doveva essersi sbagliato ritenendo la sua causa giusta e doveva farsene una ragione o per i suoi peccati o con altre motivazioni, come accadde in modo clamoroso dopo il disastroso fallimento della II crociata nel 1146 '. Alla Chiesa non piaceva una simile tentazione di Dio, se posso chiamarla cosi, percib dall'alto medioevo in poi le istanze ecclesiastiche hanno spesso ribadito divieto di duelli duelli - senza gran successo - il ricorrere a giudiziari o che ave- vano carattere di ordalia, di giudizio di Dio. Una forma speciale di tale duello dovrei nominarla proprio perchd comincia un po' dopo la sfida di Guarcino e si ritrova fino agli inizi della storia moderna, cioe fino al '500: questa e la sfi- da fra principi e re. La prima sfida famosa e quella di Bordeaux, un anno dopo i Vespri siciliani 8: dopo le lotte senza successo ne dalI'una ne dall'altra parte

4 4 C. Du CANGE, Glossarium mediae et injimae Latinitatis, Niort-Londres 1884,111, pp. 203-213; bibliografla aggiornata in: 11duello, a curs di E. MUSACCHIOc G. MONARCHIO, Bo- logna 1985. 5 F. PATETTA, Le Ordalie, Torino 1898; A. PERTILE,Storia del diritto italiano, 6,1, Tori- Bamberg 1949; ID., Gott no 1900, pp. 336-362; H. NOTTARP, Gottesurteile, esurteilstudien, München 1956, pp. 269-294. deutschen Mittelal- 6 K. G. CRA.%i, ludicium belli. Zum Recbtscbarakter des Krieges ini ter, Münster-Köln 1955; F. H. RUSSEL,The Just War in the Middle Ages, Cambrigc 1975; E. 1980; W. J. SHEILS(ed. ), The Church HEHL, Kirche und Krieg im 12. Jabrbundert, Stuttgart 1983. and the War, The Ecclesiastical History Society 7 P. ALPHANDERT-A.DUPRONT, La Cbrcttienti. Set Tideei de Croisade, 1, Paris 1954, pp. 186 1967, 444 e sgg.; F. COGNASSO,Storia delle Crociate, Milano pp. e scguenti. 8 W. GOEZ, Über Fürstenzu"eikämpje im Spätmittelalter, in . Archiv für Kulturgeshich- ibid., 141 te", 11 (1967), pp. 135-162; per la sfida di Bordeaux pp. c scguenti. 142 ReinGard Elze fra Carlo d'Angiö e Federico d'Aragona, ci fu la sfida di Carlo contro lo Spa- gnolo, sfida che doveva sostituire ]a guerra nei pressi di Messina con un duello su campo neutro, a Bordeaux che allora si trovava sotto dominio inglese, ma vicino alla Francia ed alla Spagna. Ognuno doveva essereaccompagnato da cento cavalieri, ma non p]ü di cento. Il papa, il francese Martino IV, vietö subito que- sto duello. Ma sebbene vietata questa sfida fu accolta: erano stati fissati il gior- no ed il luogo, ma non l'ora. Notte tempo arrivö I'Aragonese con i suoi facendo attestare la sua presenza da un notaio, lo stesso fece Carlo d'Angiö, ma di gior- no... cos! i due re riuscirono ad evitare il rischio di una sconfitta. Del resto conosciamo circa venticinque altre sfide fra principi e re nei secoli '300, '400 e '500: un duello del genere non e mai stato combattuto. Si trovava sempre una ragione per non farlo; perö I'idea di decidere una situazione in bili- co ne con una battaglia, ne con una guerra, bensi con un duello, e rimasta viva. Dopo 1'accenno alla doppia natura del duello come un combattimento in cui vince il piü forte ed il piü abile e come una delle forme di giudizio di Dio, do- vrei ora parlare del problema della guerra e della pace nel medioevo. Noi cre- diamo di sapere benissimo cos'e una guerra, perö vorrei riprendere una parola del testo latino che ho citato: bellum= e una guerra non un duello. Nel me- dioevo non si distingue fra quello che noi chiamiamo guerra, cioe guerra fra popoli e stati e guerra privata, faida o pugna fra due persone. Tutto pub essere «pugnaA, tutto pub essere «bellum=, tutto pub essere guerra=, e qui abbiamo un bell'esempio per la differenza fra il medioevo ed i giorni nostri: un altro modo di distinguere, in questo caso di non distinguere. Vi pregherei di consi- derare un po' come nel medioevo si pensava e si sentiva diversamente da oggi. Perciö mi sia permesso di dire: guerra pubblica o internazionale e guerra priva- ta nel medioevo non si differenziano e chi parla di pace nel medioevo non par- la soltanto di un trattato come la pace di Costanza, stamattina menzionata, fra i comuni lombardi e Federico Barbarossa, che poneva termine a dei conflitti decennali. Pace era anche quel che noi oggi chiamiamo ordine pubblico; que- sto comportava che ogni delitto violava o turbava in primo luogo la pace, i delitti contro le persone come 1'assassinio o la violenza, o contro le cö"se come i furti e le rapine. Un esempio per chiarire meglio. I pellegrini normalmente non avevano armi; chi derubava un pellegrino, che non poteva difendersi, ve- niva punito per aver violato la pace, non per aver derubato il pellegrino e la pena era molto piü grave che non quella per una semplice rapina. Quanto a questa pace noi siamo abituati a dire, mi sia permesso di citare una definizione non mia, ma di un politologo, -lo Stato moderno e caratterizzato dal monopo- lio e dall'uso della forza legittima nelle mani della polizia e delle forze armate subordinate alla autoritä politica= 9. Abbiamo sentito dal professor Caravale che

9 J. J. LINZ, La caduta del regimi democratici, in: "Rivista italiana di scienze politiche", I (1975), p. 17. Cfr. P. FARNETI, La crisi delta democrazia italiana e l'anuenlo del fascismo 1919-1922, ibid., p. 49. 143 La disfrda del Malpensa e il problenra di guerra e pace nel dfedioevo

di net regno piü moderno del XII-XIII secolo, quello Sicilia, questo monopolio la legittima difesa di non esisteva ancora, c'era sempre I'autodifesa o chi non del dei riceveva abbastanza protezione da parte dell'autoritä monarca o suoi ben definita, lo e invece ufficiali. Da questo punto di vista la guerra non come e familia- net diritto internazionale odierno, ha un altro carattere che a noi non re. Nelle fonti tedesche del '300-'400, che ho studiato a questo proposito, si della trova un concetto ben espresso 10. Si dice: scopo guerra «Schadentrach- ten= (recare danni); bisogna recare piü danni possibili all'avversario e non tan- to combattere con le armi; combattere e troppo pericoloso, costa troppe vittime; bisogna fare le battaglie se sono inevitabili, ma se e possibile si devono evitare 11. Ho letto soltanto la metä del testo latino degli Annales Ceccanenses e ripeto una frase -vidente et astante rege cum toto exercitu in circuituu; perche «totus exercitusio, e forse un solo esercito? In una guerra come la conbsciamo noi ci sono sempre due eserciti, qui ce n'e uno solo, l'altra parte, cioe gli uomini di Guarcino, sta dietro le mura, sono armati ma non sono un esercito. E la stessa cosa certamente capitava negli altri borghi, comuni, castelli, perche non si pub formare un esercito in una o due settimane. Enrico VI e stato in questa zona net 1186 per non piü di tre o quattro settimane: era arrivato a sorpresa, costrin- gendo ciascuno a difendersi il meglio possibile, poi aveva di nuovo ripreso la sua marcia. II testo prosegue: -Quidam comes nomine Henricus Roccisburgae de fideli- bus regis discedens a rege cum magna parte exercitus regis fregit securitatem Babuco et terrae Pufanae, et abstulit omnem robbam et animalia omnia quae in Babuco et in terra Pufana invenita. Enrico, quindi, riusci a conquistare Bauco, - l'odierna - ma non ad entrare a , si limitö a devastarne i dintorni, cioe la «terra Pufanap e «ab- stulit omnem robbam", cioe portö via tutta la roba e tutti gli animali che trovö a Bauco e vicino a Poi. Questa era la guerra medioevale come giä in conoscia- mo. -Et rex habuerat fodrum ab ipsis castellisv. Del fodro si e parlato varie vol- te, questa volta perö la tassa che il re riceveva da parte dei. castelli si trovava nel contesto di rapine, ruberie, danneggiamenti! Hospitatus est in pede Castri per novem dies, omnibus tam Ecclesiis quam Castellis per circuitum omnia mala del fare danni, quae inferre et facere potuit fecit*. Ecco la guerra tempo: pren- delle dere i soldi, portare via gli animali anche per l'approvvigionamento pro- dovrei e I'idea di prie truppe. Forse I'unica cosa che aggiungere quanti uomini

10 L. QUIDDE, Histoire de la pair publique en Allemagne au M11oyenAge, in Academic 453-598; E. ANGERMETER, de Droit International. Recueil des Cours 1929, III, Paris 1930, pp. Spätmittelalter, München 1966. Königtum und Landfriede im deutscben 110. BRUNNER,Terra e Potere. Structure prestatuali epre-moderne Hella storia costitu- G. Nobili Schicra di C. Tommasi, introduzionc zionale dell'Austria mediec'ale, (trad. di c di P. Schicra), Milano 1983, pp. 134,144 c passim. 144 Reinbard Elze

comprendeva 1'esercito di Enrico VI: probabilmente poche centinaia di com- battenti, cioe meno cavalieri e piü fanti, al cui nutrimento era necessario prov- vedere. Si pub dunque concludere che la sfida del Malpensa, secondo ogni probabi- litä, e un fatto storico avvenuto net luglio 1186 12come lo descrive 1'annalista di Ceccano. 11testo di questa unica fonte dell'accaduto suggerisce che il duello fra i due cavalieri, il latino che-si chiamava Malpensa e il teutonico, risparmiö a Guarcino 1'assedio ed il saccheggio da parte dell'esercito del futuro imperato- re Enrico VI, senza tuttavia porre fine alla spedizione nel basso Lazio, che durö ancora dieci o dodici giorni. Una guerra molto medioevale, con un massimo di danni ed un minimo di combattimenti, fra i quali forse la sfida del Malpensa.

12 TH. TOECHE, Heinrich VI, Berlin 1867, p. 61; l'autore parla del mese di luglio per la spedizione di Enrico nel Lazio. Questa non ö registrata in BÖHatEe-BAAKEN,Regesta Impe- rii, IV, 3, Heinricli VI, iCö1n-Wien 1972, tra i nn. 11 e 12. Afa nell'itincrario c'c' posto tra il 6 luglio (presso Orvieto) e il 7 agosto (vicino a Gubbio).