Storiografi Della Britannia Medievale: Tematiche Storiche E Letterarie

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Storiografi Della Britannia Medievale: Tematiche Storiche E Letterarie View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by AMS Tesi di Dottorato Università degli Studi di Bologna Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale _______________________________________________________________ DOTTORATO DI RICERCA IN FILOLOGIA GRECA E LATINA Ciclo XXI Settore scientifico disciplinare: L-FIL-LET/04 STORIOGRAFI DELLA BRITANNIA MEDIEVALE: TEMATICHE STORICHE E LETTERARIE Tesi presentata da Alberto Zama Coordinatore del Dottorato Relatore Chiar.mo Prof. Chiar.mo Prof. Renzo Tosi Marco Scaffai Anni Accademici 2005-2006, 2006-2007, 2007-2008 PREMESSA Lo studioso che decida di analizzare un testo storiografico, di qualsiasi natura esso sia, ha la possibilità di farlo sotto molteplici punti di vista. Sotto questo aspetto, la storiografia è un genere poliedrico, caleidoscopico, che si presta ad indagini e fruizioni diverse. Si può in primo luogo trattare un testo storiografico come semplice fonte per un periodo storico: in tal caso, fondamentale sarà cercare di capire quali informazioni siano degne di fede e storicamente corrette. Si può invece analizzare il testo sotto l’aspetto letterario e filologico, valutandone aspetti di tradizione testuale e stilistici. Si può da ultimo scegliere di “far parlare” il testo, cercando di carpire dalle sue pieghe, dalla sua littera , il pensiero dell’autore, le sue convinzioni, la sua cultura, i suoi rapporti con le fonti e l’opinione che egli aveva del periodo storico che descriveva. Si tratta di un aspetto sottilmente ma significativamente diverso dal primo, in quanto non è in gioco la ricostruzione della storia del periodo, ma l’ idea che di quel periodo aveva lo storico in questione, giusta o sbagliata che fosse. Ciò consente di interpretare quanto l’autore vuol significare, e di valutare l’impatto che egli ebbe sugli scrittori di storia che a lui si rapportarono. Nel presente lavoro, un approccio di questo tipo è stato tentato in relazione a quattro importanti testi letterari del medioevo britannico: il De excidio et conquestu Britanniae del monaco Gildas (VI secolo); la Historia ecclesiastica gentis Anglorum del Venerabile Beda, completata nel 731; la Historia Brittonum attribuita ad un Nennio, esito di stratificazioni successive (ca. IX secolo) e la Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, terminata nel 1136. Sono stati talvolta presi in considerazioni anche altri testi cronologici e storiografici, come gli Annales Cambriae 1 ed i Gesta regum Anglorum di Guglielmo di Malmesbury. Si è poi fatto ricorso, ove necessario per la comprensione delle evoluzioni tematiche, anche a testi agiografici, come per esempio la Vita Germani di Costanzo di Lione e le adespote Vita Cadoci e Vita Caratoci . Si tratta di testi ed autori diversi, ma in stretto rapporto 1 Gli Annales Cambriae sono un annale redatto in lingua latina intorno all’anno 970 in ambiente gallese. Essi coprono 533 anni, che vengono numerati progressivamente dall’anno I all’anno DXXXIII. Si presume, pertanto, che l’anno di inizio sia il 447. Il materiale ivi raccolto è di oscura provenienza, si suppone di ambito gallese. reciproco, poiché tutti e quattro, chi in un modo chi in un altro, più o meno diffusamente, hanno trattato il medesimo argomento, attingendo a fonti comuni e ad una tradizione orale e popolare in continua evoluzione ma con radici e matrici simili. Scopo di questo lavoro è pertanto analizzare fino nei dettagli letterari, tematici, sociali e più generalmente storici, come ognuna delle suddette opere tratti i medesimi argomenti, per evidenziare le linee di sviluppo della storiografia britannica, e fare luce sulle dinamiche culturali che promossero la nascita e lo sviluppo di essa, con particolare riguardo per alcune tematiche. Gli argomenti scelti per valutare queste linee di sviluppo sono essenzialmente due: da un lato, alcuni aspetti del Cristianesimo che pongono problemi di tradizione, dall’altra il passaggio della Britannia dalla dominazione romana alla conquista anglosassone. I quattro testi presi in esame si occupano degli argomenti scelti con diversa intenzione e diverse modalità: se Gildas intende la sua opera come una lamentazione ispirata alla letteratura biblica (quella che padroneggia meglio), e la storia gli serve solamente di occasione e di sfondo, Beda porrà gli argomenti in questione come premessa, come antefatti degli eventi storici che specificamente gli interessa raccontare, cioè quelli relativi alla fondazione ed all’evoluzione della Chiesa d’Inghilterra e dei suoi rapporti con le vicende politiche, assai tumultuose, dell’Eptarchia anglosassone; 2 diversamente, la Historia Brittonum e la Historia regum Britanniae di Goffredo 2 Dopo aver spodestato da gran parte dei loro territori i Britanni, gli Anglosassoni si stanziarono nell’attuale Inghilterra, e diedero vita a sette entità territoriali: i regni angli erano la Cantia (attuale Kent), l’East Anglia (attuali Norfolk e Suffolk), la Mercia (situata nel cuore dell’Inghilterra) e la Northumbria (zona centro-orientale a nord del fiume Humber, risultato dell’unione dei regni della Deira e della Vernicia, il più grande e per diversi tempi il più influente di essi); i regni sassoni, situati nel sud dell’Isola, erano il Wessex, il Sussex e l’Essex. L’isola di Vecta (attuale Wight) e i territori britanni ad essa prospicienti erano stati colonizzati dagli Iuti, la terza popolazione citata da Beda ( HE I 15). I regni anglosassoni erano spesso in contrasto fra di loro e cercavano di imporre la propria autorità sugli altri, poiché riconoscevano un bretwalda , un re primus inter pares : cfr. S. FANNING , Bede, Imperium and the Bretwaldas , «Speculum» 66 (1991), pp. 1-26. Ai Britanni restavano i territori occidentali: lo Strathclyde (ad ovest della Northumbria), la Cambria (l’attuale Galles) e la Cornovaglia, oltre ai territori colonizzati sul Continente, in Armorica (attuale Bretagna); dal canto loro, i Pitti erano confinati al nord, nell’attuale Scozia, in coabitazione con gli Scotti provenienti dall’Irlanda. 4 intendono dar credito e, in un certo senso, fondare una nuova storia della Britannia, ma lo fanno con forme e contenuti differenti. La diversità di questi testi e dei loro autori è apprezzabile in primo luogo nella visione e nell’approccio che essi hanno nei confronti della storia: a questo riguardo, è stato molto illuminante un saggio di R.W. Hanning non più recentissimo ma ancora assai significativo, 3 che ha gettato una luce assai suggestiva su questi autori. Hanning intese tracciare un quadro d’insieme dell’evoluzione della storiografia della Britannia, dimostrando il mutamento delle prospettive e dell’uso delle fonti fra un autore e l’altro. All’uscita, questo volume fu al contempo lodato e criticato, da un lato per l’acume della prospettiva seguita, dall’altro per la visione un po’ univoca dell’argomento e per la mancanza di completezza d’analisi. 4 Per quanto concerne la caduta della Britannia romana, con successivo passaggio alla dominazione anglo-sassone, la realtà storica della dinamica di tale transizione è stata, è tuttora e presumibilmente sarà ancora a lungo oggetto di discussioni da parte degli storici. Attualmente la versione storica più accreditata parla di un passaggio graduale, nel quale è difficile individuare un momento di effettivo passaggio da un “prima” ad un “dopo”; tuttavia gli storiografi insulari tendono ad accreditare una visione più drammatica della vicenda, inserendo personaggi e situazioni precise che non sono sempre facilmente verificabili. La versione di Gildas, e poi quella di Beda, sono state tenute in considerazione dagli storici, che però propendono per altre tesi: scopo di questa dissertazione non sarà, giusti i principi sopra esposti, la ricostruzione degli eventi, compito da studiosi di storia, bensì della visione che di quel periodo e di quelle vicende avevano gli storici che di essi si occuparono. Si tratta di un’indagine che può portare in luce molteplici aspetti della personalità di ciascuno scrittore: la sua 3 R.W. HANNING , The Vision of History in Early Britain from Gildas to Geoffrey of Monmouth , London 1966. 4 D. HAY , rec. HANNING , The Vision cit., «History and Theory» 7 (1968), pp. 139-44, puntò il dito su alcune manchevolezze, relative alle fonti orali ed anglosassoni e la loro presenza negli autori citati, allo stile degli scrittori in relazione al genere letterario ed al loro sottofondo culturale. Dal canto suo, J.M. WALLACE -HADRILL , rec. HANNING , The Vision cit., «EHR» 83 (1968), pp. 147-48, lamentò proprio la lettura banalizzante dell’opera del Venerabile e del suo rapporto con Gildas. J.D.A. OGILVY , rec. HANNING , The Vision cit., «Speculum» 42 (1967), pp. 372-73 trovò eccessivo lo spazio dedicato a Goffredo e l’ammirazione per il suo stile letterario e narrativo. 5 cultura, il suo rapporto con la storia della sua terra e con gli storici a lui precedenti, nonché la credibilità di cui godette presso la posterità e l’influenza che esercitò su di essa. In un contesto e per finalità simili, la verifica dell’affidabilità delle notizie riportate dagli storici è sì importante ma non si configura come scopo ultimo. A riguardo della storia del Cristianesimo, si sono selezionati alcuni aspetti precedenti la fondazione e lo sviluppo della Chiesa Anglosassone: quest’ultima ha una data di nascita ben precisa, il 597, anno dell’arrivo in Britannia della missione apostolica di Agostino di Canterbury, inviato da papa Gregorio I ad evangelizzare le popolazioni pagane che da pochi decenni si erano impossessate di una grande porzione dell’Isola.
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