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Adottato dal C.C. con delibera n°______del ______Provvedimento di compatibilità con il PTCP n°______del ______Approvato dal C.C. con delbera n°______del ______Sommario

1 COMMENTO INTRODUTTIVO ...... 2 1.1 SINTESI ATTUALE PIANIFICAZIONE GEOLOGICA ...... 3

2 METODOLOGIA DI STUDIO ...... 6 2.1 VINCOLI TERRITORIALI - STATO DI FATTO ...... 8

3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOMORFOLOGICO ...... 9

4 CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE ...... 12

5 DOCUMENTI DI PIANO ...... 16 T1 CARTA GEOLOGICA ...... 17

T2 CARTA DEGLI ELEMENTI GEOLOGICO -TECNICI ...... 21

T3 CARTA DEGLI ELEMENTI GEOMORFOLOGICI ...... 22

T4 CARTA DEGLI ELEMENTI IDROGRAFICI , IDROLOGICI , IDRAULICI ED IDROGEOLOGICI ...... 24

T5 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI PRIMO LIVELLO ...... 27

6 PIANO DELLE REGOLE ...... 30

T9 CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA P.A.I...... 31

T6 CARTA DEI VINCOLI ...... 32

T7 CARTA DI SINTESI ...... 35 Ricostruzione dissesti ed interventi ...... 36 T8 CARTA DI FATTIBILITÀ DELLE AZIONI DI PIANO...... 41 Classe 2 (gialla) – Fattibilità con modeste limitazioni ...... 41 Classe 3 (arancione) – Fattibilità con consistenti limitazioni ...... 41 Sottoclasse 3a ...... 42 Classe 4 (rossa) – Fattibilità con gravi limitazioni ...... 42 Sottoclasse 4a ...... 42

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1 COMMENTO INTRODUTTIVO

Il presente lavoro è realizzato per incarico dell’Amministrazione comunale di Varenna (LC) al fine di definire la componente geologica da utilizzarsi a supporto della pianificazione territoriale, così come richiesto dall’art. 57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n. 12 e successive modifiche, conforme ai criteri e agli indirizzi definiti dalle Direttive regionali per la redazione dello studio geologico comunale. La documentazione di analisi geologica del territorio aggiorna quella in vigore nel territorio comunale concorrendo alla obbligatoria analisi specialistica a supporto del redigendo PGT e costituisce un supporto essenziale per l’individuazione delle potenzialità e delle vocazioni d’uso del territorio comunale, rappresentando uno strumento peculiare per una più equilibrata gestione dei processi e delle risorse naturali ed ambientali rapportati all’urbanizzazione oltre ad essere uno strumento di prevenzione del dissesto idrogeologico. Leggere il proprio territorio in funzione della fattibilità geologica degli interventi urbanistici consente quindi all'Amministrazione Comunale di verificare le proprie scelte in materia di pianificazione territoriale ovvero di verificare la compatibilità delle previsioni urbanistiche con le condizioni geologiche ed idrogeologiche del comune, di evitare eccessive modificazioni agli equilibri ambientali innescate dai processi di trasformazione d’uso del territorio ed inoltre di attendere ad un miglior utilizzo delle risorse naturali e della loro salvaguardia.

Panoramica

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1.1 SINTESI ATTUALE PIANIFICAZIONE GEOLOGICA Il comune di Varenna (LC) non è attualmente dotato di pianificazione geologica approvata dalla Regione. Lo studio geologico annesso al PRG a cura del Dott. Geol. Daniele Ravagnani ( 1993) non è mai stato recepito dalla Regione Lombardia e quindi non risulta essere operativo (anche se utilizzato quale riferimento tecnico-urbanistico). La presente documentazione rappresenta lo studio della componente geologica del comune a supporto del PGT, redatta ai sensi della L.R. 12/2005, alla Dgr n. 8/1566 del 22/12/05 analizzando i contenuti della Dgr n.8/7374 del 28 maggio 2008 e della Dgr n. IX/2616 del 30 novembre 2011. Oltre alla redazione delle carte generali di inquadramento (geologica, geomorfologica, idrologica, ecc.) si è provveduto all’adeguamento della componente sismica e si è redatta una carta di fattibilità geologica con relative norme tecniche di attuazione. Ad ogni differente “classe d’uso” del territorio è legata una norma di attuazione che esplicita le azioni legate alla fase di utilizzo del tessuto territoriale in relazione alla componente geologica. Il comune di Varenna è dotato di una carta dei dissesti con legenda uniformata PAI, ma non è comprensiva dello studio di riperimetrazione redatto dal Dott. Geol. Cristian Adamoli. In particolare nell’Aprile 2007 è stato effettuato uno studio di approfondimento che ha portato alla riperimetrazione dell’area a rischio idrogeologico a seguito di opere di protezione (barriere paramassi elastoplastiche e reti di placcaggio in aderenza) realizzate in corrispondenza delle pareti a monte della villa Monastero. Lo studio di “Perimetrazione aree a rischio idrogeologico molto elevato – consolidamento versanti e regimazione idraulica via Roma e Villa Monastero” O.P.C.M. n.3258 del 20.12.2002 e n.3338 del 13.02.2004 ha interessato la riperimetrazione dell’area a rischio idrogeologico molto elevato 137-LO-LC; è stato redatto nell’Aprile 2007 ed aggiornato in base alle prescrizioni della Regione Lombardia prot. N. Z1.2007.0020968 del 19.10.2007. Relativamente a tale riperimetrazione (e conseguente modifica carta PAI) in base all’allegato 13 - situazione aggiornata a novembre 2011, tabella 1 (individuazione dei comuni compresi nella dgr 11 dicembre 2001, n. 7/7365 e nella dgr 22 dicembre 2005, n.8/1566 che non risulta abbiano concluso l’iter di cui all’art. 18 delle N.d.A. del PAI) annessa alla dgr 30 novembre 2011 n° IX/2616, la situazione iter PAI del comune di Varenna risultava essere in itinere. La conclusione dell’iter previsto dal punto 5.3 dell’Allegato A alla dgr 30 novembre 2011 n. 9/2616 è stato attestato da Regione Lombardia con protocollo Z1.2012.0006702 del 09/03/2012.

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Estratto da Geoportale della Lombardia. Non è presente la riperimetrazione dello studio effettuato nel 2007.

Gli stralci mostrano l’area in cui è stata effettuata la riperimetrazione. La figura sopra rappresenta l’area originale mentre quella sottostante evidenzia la modifica approvata.

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Inoltre è presente un’area di frana attiva a monte dell’abitato di Varenna. Essa risulta sovrapposta in parte ad una zona classificata come frana zona 2 ex legge 267/98 ed in parte all’area di approfondimento che ha portato alla “Perimetrazione aree a rischio idrogeologico molto elevato” redatto dal Dott. Geol. Cristian Adamoli nell’Aprile 2007. La frana attiva risulta essere un vincolo presente in un’area in cui è già stato effettuato uno studio di approfondimento.

Estratto da Geoportale della Lombardia. Il rosso è riportata l’area in frana attiva sovrapposta all’area a rischio idrogeologico molto elevato.

In riferimento allo studio di approfondimento, effettuato ai sensi delle direttive regionali in attuazione dell’art.3 per lo studio geologico a supporto dei prg approvati con dgr n.VII/6645 del 29/10/2001, è stata stralciata l’area in frana attiva in quanto essa ricade nell’ambito oggetto dell’approfondimento suddetto.

Si sono rese necessarie alcune ulteriori modifiche alla carta dei dissesti con legenda uniformata PAI introducendo le aree soggette a crolli (pareti subverticali di substrato roccioso affiorante) come frane attive, il limite di conoide del torrente Esino e alcuni ambiti di scivolamenti superficiali ormai stabilizzati. Inoltre, la disponibilità di una nuova base topografica (dbt provincia di Lecco) ha comportato una modesta rieditazione di alcuni tratti dei limiti delle attuali aree PAI, nelle more di quanto consentito dalla normativa vigente.

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2 METODOLOGIA DI STUDIO

Il documento redatto fa riferimento alla recente D.G.R. 30 novembre 2011 n° IX/2616. Nel presente lavoro sono state analizzate le componenti geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e vincolistiche che interessano il territorio comunale di Varenna (LC) e che possono essere di particolare interesse per una migliore valutazione delle problematiche inerenti alla pianificazione territoriale. Tale studio è stato realizzato utilizzando nuove informazioni territoriali derivanti da approfondimenti geologico –tecnici attuati nell’arco degli ultimi anni. È stata quindi condotta un’analisi attenta e critica dei dati bibliografici esistenti reperiti e/o consultati presso gli uffici dell’Amministrazione Comunale di Varenna e dei comuni confinanti, presso la Comunità Montana, la banca dati della Provincia di e la banca dati Regione Lombardia. In particolare, si è fatto riferimento allo studio geologico di supporto al piano regolatore generale redatto dal Dott. Geol. Ravagnani nel marzo 1993 , allo studio di “Perimetrazione aree a rischio idrogeologico molto elevato” redatto dal Dott. Geol. Cristian Adamoli nell’Aprile 2007 e ai numerosi lavori effettuati nel territorio comunale sia pubblici sia privati (ad es. realizzazione vallo e rilevato a protezione dell’abitato, reti paramassi, ecc.). Si è proceduto ad una verifica diretta dei luoghi mediante l’esecuzione di rilievi di campagna accurati e puntuali, estesi anche alle aree limitrofe per una pertinenza significativa, al fine di raccogliere tutte quelle informazioni di natura geologica, geomorfologica, idrogeologica e geologico - tecnica che hanno successivamente consentito l’analisi e la stesura delle carte tematiche di base. Successivamente è stata eseguita un’accurata analisi di tutti i dati raccolti, sia di natura bibliografica sia diretta, con particolare attenzione alle limitazioni d’uso del territorio (vincoli) derivanti da normative e piani sovraordinati di contenuto prettamente geologico che ha permesso la redazione della documentazione cartografica di sintesi e di fattibilità geologica per le azioni di piano . È stato inoltre recepito quanto riportato nello “Studio idrologico e idrogeologico di dettaglio della rete idrica minore del territorio comunale di Varenna” redatto dallo studio GEOPLANET (Dott. Geol. Maurizio Penati e Dott.ssa Geol. Marialuisa Todeschini) nel Febbraio 2004 per quanto riguarda la determinazione del reticolo idrico minore comunale.

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Sono stati redatti i seguenti elaborati in conformità ai criteri formulati con D.G.R. 22 dicembre 2005, n. 1566 "Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del P.G.T. (art. 57, comma 1 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12)” e successive modifiche. È proposta una suddivisione dei documenti in riferimento alla L.R. 12/05.

DOCUMENTI DI PIANO : Relazione geologica; ° Tav. 1: Carta geologica; ° Tav. 2: Carta degli elementi geologico-tecnici; ° Tav. 3: Carta degli elementi geomorfologici e di dinamica geomorfologica; ° Tav. 4: Carta degli elementi idrografici, idrologici, idraulici ed idrogeologici; ° Tav. 5: Carta della pericolosità sismica di primo livello.

PIANO DELLE REGOLE Norme geologiche; ° Tav. 6: Carta dei vincoli; ° Tav. 7: Carta di sintesi; ° Tav. 8: Carta di fattibilità; ° Tav. 9: Carta dei dissesti con legenda uniformata P.A.I. ° Tav. 10: Carta di sovrapposizione fattibilità con pericolosità sismica. ° Tav. 11: Carta di sovrapposizione fattibilità con dissesti P.A.I..

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2.1 VINCOLI TERRITORIALI - STATO DI FATTO Un’interessante e preliminare analisi è stata condotta al fine di confrontare la percentuale di area comunale (totale o urbanizzata) e quella ricoperta da vincolo di natura geologica (es. PAI, ecc) . Ne emerge un quadro decisamente interessante definito dalla seguente tabella: VARENNA Comune 12,19 km 2 Lago 7,63 km 2 Territorio 4,56 km 2 Urbanizzato 0,41 km 2 Vincoli Zona 1 0,0351 km 2 Zona 2 0,0979 km 2 1,02 km 2 Rete 5,34 km Vallo 510 m

I vincoli di natura geologica (inutilizzo urbanistico) coprono attualmente (riferendosi all’ambito fisico del territorio) circa il 20% del comune che diventa decisamente maggiore se riferito al solo ambito urbanizzato. Inoltre sono presenti ben 5,3 km di reti paramassi e 510 ml di vallo paramassi. Il tutto a testimonianza di una dinamica territoriale particolare.

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3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOMORFOLOGICO

Il territorio comunale di Varenna (LC) è situato sulla sponda orientale del Lago di Como ed è delimitato a N e a E dal comune di Perledo, a S dal comune di , a W dal lago di Como. Il territorio è costituito da una stretta fascia montuosa che si sviluppa da N a S raggiungendo le quote più elevate nella zona meridionale (Monte Fopp 1090 m).

Inquadramento geografico del comune di Varenna

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Il ghiacciaio che scendeva lungo la Valtellina, la Val Chiavenna e il Lago di Como formava allo sbocco in pianura due anfiteatri, Como e Lecco. Qui sono stati riconosciuti depositi riconducibili a varie glaciazioni. In particolare i depositi dell’ultima glaciazione nel Comasco prendono il nome di "allo formazione di Cantù" e quindi per indicare la glaciazione relativa a questi depositi si parla di Episodio Cantù (datata a circa 18000-20000 anni fa). Nella valle del Lago di Como e in , invece, a causa dell’elevata pendenza dei versanti che provoca un’intensa erosione, i depositi delle glaciazioni più antiche sono ridotti a pochi resti sparsi qua e là che non permettono di riconoscere le stesse glaciazione come in anfiteatro. Solo l’Episodio di Cantù è riconoscibile. Durante l’Episodio di Cantù il ghiacciaio che occupava la Valle del Lago di Como era formato dall’unione di due ghiacciai provenienti dalla Valtellina e dalla Val Chiavenna. Il ghiacciaio non restava a lungo un corpo unico perché nella zona del centro lago era costretto a dividersi in numerosi rami. Da Ovest a Est i rami sono: Val , ramo di Como, Valsassina, ramo di Lecco e Val Marrone. Riguardo alle Ghigne occorre ricordare che erano presenti alcuni ghiacciai locali. Con il ritiro delle masse glaciali che occupavano tutte le valli principali Alpine e Prealpine, avvenuto con gradualità tra 15000 e 10000 anni dal presente, è iniziata una complessa fase morfogenetica in cui i sistemi dominanti oltre a quello glaciale, connesso al verificarsi di momentanee fasi di riavanzata delle colate glaciali (stadi tardiglaciali che hanno interessato le valli laterali), sono stati quelli legati alla gravità, alla dinamica fluviale e, solo nei settori più elevati, al sistema crionivale. Per quanto concerne i processi gravitativi, in tutta la zona assumono particolare rilevanza i fenomeni franosi e le deformazioni gravitative, innescate da fenomeni di rilascio tensionale (decompressione) dei versanti conseguenti al ritiro delle masse glaciali. Tali dissesti sono legati comunque al grado di fratturazione e all’orientazione delle discontinuità che interessano il substrato roccioso. La dimensione di tali fenomeni è in genere assai variabile, potendo risultare compresa tra pochi ettari e diversi chilometri quadrati. La zona di studio si colloca nel tratto centrale del Lario, sulla sponda orientale caratterizzata da versanti a forte pendenza, con pareti, speroni e pinnacoli aggettanti. Qui l’evoluzione morfologica è stata rapida e caratterizzata da un’intensa dinamica evolutiva di tipo prevalentemente gravitativo legata alla forte acclività che caratterizza i versanti. La morfogenesi gravitativa instauratasi dopo il ritiro delle masse glaciali è ben evidente in corrispondenza delle scarpate rocciose che vengono costantemente rimodellate da processi di degradazione o di frana (scivolamenti in roccia e crolli più o meno estesi); questi processi

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danno luogo ad accumuli di detrito che costituiscono la fascia di raccordo con le rive lacustri. I materiali incoerenti che li costituiscono risultano per lo più facilmente mobilizzabili ad opera della gravità stessa, oppure per l’azione delle acque di ruscellamento incanalate o di infiltrazione nel pendio, in occasione di fenomeni meteorici particolarmente intensi, con il conseguente sviluppo di fenomeni di trasporto in massa (debris flow, frane di scivolamento superficiale).

Panoramiche

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4 CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE

In questo capitolo vengono prese in considerazione le caratteristiche geologiche e geologico strutturali in cui s’inserisce il territorio di Varenna. Inquadramento geologico-strutturale Da un punto di vista geologico strutturale il territorio comunale di Varenna è situato nella provincia tettonica delle Alpi e Prealpi Orobiche, a loro volte comprese nelle Alpi Meridionali. Questo settore è caratterizzato da un basamento cristallino sudalpino, affiorante nell'Alto Lario in una fascia di larghezza prossima ai 15 km, e da coperture sedimentarie Permo – Mesozoiche limitate dalla Linea Orobica (sponda orientale del lago di Como) e dalla Linea della Grona (sponda occidentale del lago di Como). La struttura delle Alpi Meridionali è legata essenzialmente a movimenti compressivi indotti dal perdurare di fenomeni di convergenza tra il continente europeo e il margine settentrionale del continente africano. La fase compressiva si è sviluppata in modo progressivo partendo dalla zona settentrionale fino al bordo padano. A questa migrazione verso Sud degli sforzi compressivi si sarebbe sovraimposta, nella fascia prealpina retrostante, una tettonica a faglie distensiva a cui si potrebbero collegare gli scollamenti e la tettonica gravitativa presente alla sommità dell’edificio prealpino. Sono state distinte tre zone: il Basamento Orobico, l’Anticlinale Orobica e la zona a pieghe-faglie delle Prealpi. Lambicherà (1985) ha cercato di costruire delle sezioni bilanciate delle Alpi meridionali, ponendo particolare attenzione ai bilanci di massa e alla sequenza cinematica. L’inizio dei movimenti di accavallamento è dato dalla traslazione verso S del Sovrascorrimento Orobico ancora connesso alla copertura. Con l’evoluzione della sequenza di thrusting il sovrascorrimento orobico, costituito dal basamento cristallino, venne a trovarsi a N, mentre a S si ritrovò una struttura a scaglie sovrapposte. I raccorciamenti stimati sono di circa 40 km nel gruppo delle Grigne. Secondo Forcella et al. (1990), il Sudalpino orobico rappresenta un settore della catena delle Alpi Meridionali deformata con stile “thin skinned” in seguito al sottoscorrimento della litosfera adriatica sotto il margine alpino. Le Comune di Varenna (LC) Studio della componente geologica, idrogeologica e sismica di supporto al Piano di Governo del Territorio - L.R. 12/05 e successive modifiche. RELAZIONE GEOLOGICA Geologia Tecnica ed Ambientale Via Villatico 11 131313 23823 Colico (LC) Tel-fax +39.0341.933011 E-mail [email protected]

unità più settentrionali che partecipano a tale embricatura sono ampie anticlinali di scala regionale denominate Anticlinali Orobiche, affiancate in senso E-W con geometria en- échelon destro e assi orientati in senso WSW-ENE con generale immersione assiale verso W. Riguardo all’evoluzione della deformazione regionale è il risultato di almeno due fasi compressive, con asse di massima compressione orientato NNW-SSE, separate da fasi distensive. La prima fase viene collegata alla messa in posto del Thrust Orobico il cui fronte attuale è riconosciuto nella Linea Orobica, affiorante in prossimità del crinale orobico. L’età di messa in posto di questa prima fase è precedente la messa in posto del Plutone dell’Adamello. La fase distensiva che segue ha permesso la messa in posto del Plutone dell’Adamello e di altri plutoni, la direzione di massima estensione era orientata N-S, anche se ulteriori studi indicano un’età più antica. Una seconda fase compressiva si è instaurata sotto l’impilamento tettonico già realizzato, con l’inarcamento delle Anticlinali Orobiche lungo traiettorie a “ramp e flat” cieche. In conclusione, al di sopra del basamento cristallino sovrascorse l’unità alloctona delle Grigne, caratterizzata da uno stile strutturale a faglie e sovrascorrimenti che provocò una duplicatura o triplicatura della sequenza carbonatica triassica. I lembi alloctoni si formarono a decine di chilometri di distanza rispetto alla loro attuale posizione e vennero trasportati al di sopra del basamento “scivolando” su letti rocciosi che, sotto la spinta di pressioni e temperature assai elevate, agirono da “sistemi lubrificanti”.

Gli elementi geometricamente accavallati che costituiscono il complesso delle Grigne sono da Nord a Sud: Scaglia della Settentrionale sovrapposta alla Scaglia della Grigna Meridionale che a sua volta è sovrapposta alla Scaglia del Coltignone.

Profili geologici attraverso il gruppo delle Grigne

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Ricostruzione e successione sedimentaria Il comune di Varenna è contraddistinta da litotipi sedimentari di età Permo Triassica, tra i quali prevalgono nettamente le dolomie ed i calcari del Triassico Medio e Superiore. A partire dal Triassico una trasgressione marina portò alla diffusione di ambienti marini epicontinentali a sedimentazione mista: silicoclastica e carbonatica (formazione di ) associata ad episodi di sedimentazione prevalentemente evaporitica. Una successiva trasgressione marina alla fine dell’Anisico, testimoniata dalle facies carbonatiche e marnose della Dolomia dell’Albiga portò al progressivo esaurimento degli apporti terrigeni ed all’impostarsi di una grande piattaforma carbonatica (Calcare di Esino) disarticolata da solchi intrapiattaforma in cui si depositarono torbiditi calcaree distali (Calcare di Perledo Varenna).

Ricostruzione paleogeografica schematica del bacino del Perledo-Varenna durante il Ladinico Inferiore (Triassico) (da Gaetani, modificato).

Calcare di Esino (Anisico Sup. - Ladinico) La Formazione di Esino rappresenta il prodotto della deposizione su una piattaforma carbonatica in un contesto a elevata subsidenza (>100 m/Ma). La piattaforma si indentava con i bacini adiacenti in modo complesso. L’ambiente risultava quindi essere articolato in un sistema deposizionale che comprendeva vari ambienti di piattaforma interna, di margine biocostruito e di pendio della piattaforma. La formazione di Esino è costituita da calcari, calcari dolomitici e localmente dolomie di colore grigio o nocciola chiaro. Le facies di piattaforma marginale biocostruita sono massive, le facies subtidali e peritidali sono stratificate in grossi banchi con gasteropodi, alghe dasycladacee e stromatoliti. L’intera successione presenta uno spessore totale di circa 700-800 m, le rocce appartenenti a questa formazione si trovano in affioramento dalla frazione di verso sud.

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Calcare di Perledo – Varenna (Ladinico) Si tratta di una formazione carbonatica di ambiente emipelagico (mare di media profondità), costituita dal punto di vista litologico da calcari e calcari marnosi micritici di colore da grigio scuro a nero, ben suddivisi in strati planari da centimetrici a decimetrici, con laminazioni e gradazioni; nelle zone di contatto con il calcare di Esino si trova una facies dolomitizzata. Questa formazione si trova in affioramento nella parte settentrionale del paese. Il Calcare di Perledo-Varenna si è deposto in un bacino confinato, non eccessivamente profondo, tra le piattaforme carbonatiche della Formazione di Esino (G AETANI et alii , 1992). I fondali dovevano essere in condizioni anossiche o al massimo disossiche, in quanto sono molto scarse le bioturbazioni. La lama superficiale d’acqua invece permetteva la vita di pesci, rettili acquatici, organismi conodontoforidi e bivalvi nectobentonici come Daonella . La micrite, che forma la quasi totalità dei calcari, deriva dalla esportazione in bacino del surplus della produttività carbonatica sulla adiacente piattaforma

CARTA GEOLOGICA DELLA LOMBARDIA 1:250.000 (Montrasio 1990) Nel rettangolo verde è evidenziato il comune di Varenna.

Legenda: 37a - Calcare di Esino (rosa); 37b – Calcare di Perledo - Varenna (rosa con tratteggio orizzontale blu).

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5 DOCUMENTI DI PIANO

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T1 CARTA GEOLOGICA

Nell’elaborato cartografico sono riportati gli elementi geologici principali come tipologia roccia affiorante e subaffiorante, i tipi di depositi superficiali (glaciali, detritici ed eluviali) e i principali lineamenti strutturali. L’individuazione areale delle singole unità geologiche presenti sul territorio, suddivise secondo modalità genetiche e di composizione, rappresenta il punto di conoscenza base indispensabile alle successive elaborazioni. Le formazioni geologiche affioranti nel territorio comunale sono il Calcare di Esino e il Calcare di Perledo-Varenna. Si rimanda all’inquadramento geologico strutturale generale per ulteriori dettagli. I terreni di copertura dell’area sono costituiti essenzialmente da depositi detritici di versante , la cui genesi è legata all’azione della forza di gravità ed alla disgregazione fisico- chimica operata dagli agenti atmosferici e climatici. Questi possono essere ulteriormente suddivisi in: - detriti di falda sciolti: sono costituiti da ghiaie con blocchi a spigoli vivi e ridotta matrice sabbiosa. Costituiscono degli accumuli in prossimità delle pareti, dalla cui degradazione sono alimentati; - detriti di falda cementati: dal punto di vista della genesi e della litologia sono perfettamente assimilabili ai precedenti, trattandosi però di depositi più antichi hanno subito un processo di cementazione che conferisce loro un aspetto lapideo. Sono costituiti da brecce carbonatiche a sostegno granulare; - detriti eluviali e colluviali: si tratta dei prodotti derivati dall’alterazione fisico-chimica in sito del substrato e dei depositi esistenti, sono costituiti da ciottoli e frammenti rocciosi immersi in una matrice sabbioso limosa. Sono inoltre presenti depositi di natura glaciale caratterizzati da ciottoli e blocchi poligenici, arrotondati in matrice da sabbioso limosa a ghiaiosa fine, localmente cementati. Una porzione dell’abitato di Varenna è localizzato sul conoide formato dal Torrente Esino. Il deposito di conoide è caratterizzato da ciottoli, ghiaie e sabbie con locali intercalazioni limoso - sabbiose in corpi lentiformi.

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In primo piano il conoide del Torrente Esino. In sinistra idrografica s’inserisce parte dell’abitato di Varenna.

Deposito di natura glaciale sul versante a valle dal .

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Nucleo storico di Varenna. Sullo fondo si vede l’affiorante Calcare di Perledo Varenna. Nella foto in primo piano particolare della parete

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Località Pino (foto in basso) caratterizzata da depositi detritici di raccordo tra il versante e la zona a lago. Pareti di Calcare di Esino sovrastanti la località stessa (foto in alto).

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T2 CARTA DEGLI ELEMENTI GEOLOGICO -TECNICI

Questa tavola è un elaborato molto interessante, scarsamente preso in considerazione nelle indagini sino ad oggi effettuate; che fornisce una prima caratterizzazione geotecnica dei terreni dell'area urbanizzata e che non permette un inquadramento nell'ottica delle problematiche esecutive, sia nelle eventuali nuove aree di espansione sia all'interno dell'area urbanizzata. E' stata redatta sulla base delle personali conoscenze acquisite in numerose indagini geognostiche - geotecniche condotte su singole aree e dei dati raccolti dai costruttori in differenti località del Comune. Non sono state effettuate, in questa sede, campagne geognostiche. Analizzando le suddette informazioni è stata elaborata una tavola dove sono riportate differenti aree che rappresentano non tanto il tipo di terreno (in relazione all’origine), ma le differenti caratteristiche geotecniche. Nella tabella sottostante sono riassunti i dati geotecnici relativi ai depositi superficiali:

Deposito Litologia Angolo di Peso di volume Coesione attrito medio saturo

Alluvionale di Ghiaie con sabbie e limi, 36°-38° 2.10 t/mc 0 conoide con lenti sabbioso-limose

Glaciale Ghiaie con sabbie limose, 28°-30° 2.00 t/mc >0.5 kg/cm 2 localmente cementate

Eluviale Sabbie limose con molti 26°-28° 1.90 t/mc >1 kg/cm 2 frammenti rocciosi

Detritico Detrito di falda 38° - >45° 1.90 t/mc cementato in grosse bancature alternate a livelli sabbiosi poco coerenti

Il substrato lapideo presenta un comportamento meccanico rigido dipendente dalle deformazioni subite e dal diverso grado di fratturazione. In carta è stata effettuata una suddivisione distinguendo: • Calcari, calcari marnosi e marne sottilmente stratificati e con fratturazione frequente; • Calcari e dolomie in strati da centimetrici a decimetrici con fratturazione a spaziatura metrica; calcari e dolomie massicci fortemente fratturati; • Calcari e dolomie massicci o in grosse bancature, con pochi giunti di stratificazione e fratturazione a spaziatura metrica.

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T3 CARTA DEGLI ELEMENTI GEOMORFOLOGICI

Ai fini della caratterizzazione della vocazione all'urbanizzazione di un territorio, riveste particolare importanza la definizione dei fenomeni di evoluzione delle forme del paesaggio, al seguito del disfacimento degli elementi morfologicamente rilevati e della rielaborazione di questi da parte dell’azione degli agenti morfodinamici. Si tratta di processi esogeni, legati all'azione di erosione, trasporto e accumulo delle acque, del gelo e disgelo, della neve, della gravità e dell'uomo, che nel loro complesso determinano il lento disfacimento degli elementi morfologicamente rilevati e la rielaborazione dei materiali derivati da questi a seguito dell’azione dei differenti fattori morfodinamici. Alcuni di questi agiscono in maniera concentrata in ambiti ben delimitabili ed altri agiscono arealmente sui versanti; questi ultimi quindi non possono essere sempre fedelmente riportati alla scala della rappresentazione cartografica. La corretta valutazione di tali processi consente di chiarire il quadro degli eventuali dissesti presenti sul territorio e di definirne l’evoluzione potenziale. L’evoluzione morfologica dei versanti è particolarmente significativa in corrispondenza dei tratti maggiormente acclivi.

La morfologia attuale dei versanti è il risultato innanzitutto dell'impronta glaciale che è stata in seguito fortemente modificata e accidentata da processi di evoluzione successivi, legati ad esempio all’impronta delle acque dilavanti o incanalate in piccoli impluvi. A valle è presente e riconoscibile una falda detritica con morfologia omogenea e pendenza caratteristica di tali accumuli (35°/38°).

PROCESSI AREALI E LINEARI Rientrano nella dinamica geomorfologica attiva e/o quiescente : • Parete origine di crolli di singoli massi: indica la presenza di fronti e scarpate rocciose in cui il grado di fratturazione delle bancate e la morfologia dei luoghi può determinare la suddivisione dell’ammasso in blocchi potenzialmente instabili e soggetti a scivolamenti planari a cuneo o a ribaltamento. • Scarpata morfologica: indica la presenza di gradini morfologici e di scarpate rocciose soggetti ad erosione attiva ad opera dell’azione prevalente della gravità e subordinatamente delle acque superficiali, lungo i quali si registrano distacchi localizzati di materiale talvolta anche di estensione considerevole definendo vere e proprie nicchie di distacco. L’origine di queste scarpate possono essere ricondotte alla presenza di gradini morfologici e di scarpate rocciose (che si sviluppano su fratture e lineamenti strutturali), a scarpate di erosione fluviale e/o torrentizia o ad origini artificiali/antropiche. A questo proposito si sono voluti evidenziare gli ambiti in cui la presenza di terrazzamenti antropici è rilevante. • Soliflusso: indica un lento movimento verso il basso della copertura regolitica; rappresenta il risultato di un insieme di movimenti parziali degli elementi che

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costituiscono la copertura detritica ad opera della gravità, dell’azione delle acque circolanti ed all’azione del gelo e disgelo. Tale processo si sviluppa arealmente interessando in particolare i tratti più acclivi dei versanti. • Aree di frana caratterizzate da scivolamenti rotazionali/traslativi superficiali stabilizzati. • Aree a rischio idrogeologico molto elevato

FENOMENI D ’EROSIONE PER AZIONE DI ACQUE INCANALATE Corsi d’acqua instabili in erosione laterale attiva o con intensi fenomeni erosivi di fondo: alvei torrentizi nei quali si verifica intensa erosione lineare e laterale, che raggiunge e incide profondamente il substrato roccioso formando stretti valloni, talvolta delimitati da scarpate. Si rilevano ambiti a scorrimento sia attivo sia quiescente in cui possono instaurarsi colamenti rapidi in corrispondenza di valli ed impluvi.

CARSISMO Sul territorio sono presenti forme di carsismo superficiale e doline, principalmente localizzate lungo la cresta che dal Monte Fopp discende verso il promontorio a monte del nucleo storico di Varenna. Il carsismo nel Gruppo delle Grigne è estremamente sviluppato; tutta la superficie del massiccio è assorbente, ma alcune zone si distinguono per l’intensità del fenomeno e per la densità di forme carsiche superficiali. Tra cui: M.Foppe- Il nome del monte deriva dalla grande diffusione delle doline, sparse nel bosco insieme a zucchi isolati, qualche grotta e campi solcati. Secondo vari autori rappresenta una delle aree di assorbimento della Grotta di Fiumelatte. La grotta di Fiumelatte è sicuramente la più nota di tutto il Gruppo delle Grigne. La grotta presenta una stagionalità netta nella emissione delle acque: è in secca durante la stagione invernale ed è attivo nella stagione estiva (aprile-novembre). Ovviamente a seconda delle precipitazioni e del freddo invernale può cambiare questo rigido schema. La cavità si apre al contatto il Calcare di Esino e il Calcare Perledo-Varenna ed in tutte le gallerie è ben evidente l’influenza che ha la fratturazione nel carsismo. (Vedi Capitolo “Carta dei vincoli”).

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T4 CARTA DEGLI ELEMENTI IDROGRAFICI , IDROLOGICI , IDRAULICI ED IDROGEOLOGICI

L’acqua riveste una duplice importanza in rapporto alla pianificazione territoriale, essendo uno dei maggiori agenti morfodinamici, quindi elemento prevalente di modificazione del territorio e particolarmente degli equilibri geomorfologici che devono essere considerati per la valutazione del rischio, ed essendo inoltre risorsa essenziale per la vita e le differenti attività antropiche che si svolgono sul territorio. Da un punto di vista idrografico il territorio è caratterizzato dalla presenza del Torrente Esino e dei torrenti che solcano il versante occidentale del M.te Fopp per poi collegarsi al bacino lacustre. Per quanto riguarda la circolazione idrica profonda è attribuibile sia alla natura carsica delle formazioni rocciose caratterizzate da un elevato numero di fratture e quindi anche da una discreta permeabilità secondaria sia dalla presenza di depositi superficiali di origine glaciale in grado di immagazzinare discrete quantità d’acqua per la sua natura granulare con matrice fine. Il contatto tra substrato roccioso e il deposito superficiale funge da superficie preferenziale per lo scorrimento del flusso d’acqua. Facendo riferimento allo studio per la determinazione del reticolo idrico minore si possono evidenziare 11 corsi d’acqua: TORRENTE ESINO si tratta del principale bacino idrografico presente nel territorio comunale, si estende su di un area di 20.5 km2, ha un decorso orientato prevalentemente SSE-NNW, la lunghezza dell’asta principale è di 7 km. TORRENTE FIUMELATTE TORRENTE DEI MULINI TORRENTE UGO TORRENTE PINO NORD la superficie del bacino è di 0.25 km2, la lunghezza dell’asta principale è di 0.96 km, orientata E-W, la quota massima è di 950 m e la minima di 198 m s.l.m.; TORRENTE PINO SUD sottende un’area di 0.58 km2, l’asta principale ha una lunghezza di 1.52 km ed è orientata E-W, la quota massima è di 1080 m mentre la minima è di 198 m s.l.m.; TORRENTE PIETFER. l’area sottesa dal bacino è di 0.39 km2, l’asta principale è orientata E- W ed ha una lunghezza di circa 1.1 km, la quota massima è di 1070 m e la minima di 198 m s.l.m.; TORRENTE VACCHERA l’area sottesa dal bacino è di 0.46 km2, l’asta principale è orientata E-W ed ha una lunghezza di circa 1.2 km, la quota massima è di 1051.4 m e la minima di 198 m s.l.m.; TORRENTE BOGGIA l’area sottesa dal bacino è di 0.27 km2, l’asta principale è orientata E- W ed ha una lunghezza di circa 1.2 km, la quota massima è di 1029m e la minima di 198 m s.l.m.;

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TORRENTE PIANCA l’area sottesa dal bacino è di 0.48 km2, l’asta principale è orientata E- W ed ha una lunghezza di circa 1.3 km, la quota massima è di 1091m e la minima di 198 m s.l.m.; TORRENTE delle GANZAGHE l’area sottesa dal bacino è di 0.13 km2, l’asta principale è orientata E-W ed ha una lunghezza di circa 0.8 km, la quota massima è di 1091m e la minima di 198 m s.l.m.. L’idrografia del territorio comunale è caratterizzata dalla presenza di torrenti con sviluppo W-E fino a raccordarsi con il bacino lacustre. Tutti i torrenti presenti nel territorio comunale sono a regime periodico e discontinuo, legato all’intensità e alla frequenza delle precipitazioni meteoriche.

Oltre alla sorgente del Fiumelatte, sono da segnalare la presenza di due altre sorgenti: la sorgente detta dell' “Incubatoio” (q. 207 m.s.l.m.) e la sorgente “Uga” (q. 220 m. s.l.m.), tutte riconducibili alla presenza di fratture e condotti di origine carsica di notevole importanza. Le uniche sorgenti captate e regolarizzate sono quelle di Fiumelatte e Uga.

La circolazione idrica delle acque sotterranee è condizionata da vari fattori quali le caratteristiche fisico-meccaniche del substrato e dei materiali di copertura, la morfologia del territorio, la rete di drenaggio superficiale, l’andamento strutturale delle formazioni, il clima e la quantità di precipitazioni. In particolare, si sono considerate le caratteristiche geolitologiche delle formazioni presenti ed il loro grado di permeabilità dovuto sia alla porosità sia all’esistenza di fenomeni di fratturazione e carsismo. La carta redatta vuole proporre una suddivisione e schematizzazione del territorio secondo la permeabilità, in particolare sono state distinte le seguenti classi idrogeologiche: Aree impermeabilizzate e rocce impermeabili: aree urbanizzate, calcari marnosi sottilmente stratificati (k<10 -6 cm/s); Terreni e rocce con permeabilità da media a scarsa: depositi glaciali, calcari stratificati e dolomie massicce (10 -4

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Sezione geologica estratta dallo studio geologico di supporto al prg del comune di Varenna (Ravagnani, 1993).

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T5 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI PRIMO LIVELLO

Dalla primavera del 2004 è stata approvata una normativa sismica che individua sul territorio nazionale quattro classi di sismicità. Il territorio lombardo, tutto classificato sismico, presenta gradi di sismicità differenti. Le aree ad alto e medio rischio di classe 2 e 3 riguardano diversi comuni posti in provincia di Brescia, Bergamo, Cremona e Pavia. La classe 4 a basso rischio interessa invece il resto del territorio. Nelle due classi più critiche la normativa prevede che nella progettazione di edifici ed opere infrastrutturali si tenga conto degli effetti di amplificazione sismica dati dalla natura dei terreni e delle rocce in modo da realizzare strutture in grado di sopportare gli effetti delle scosse.

Carta del rischio sismico. Il comune di Varenna, cerchiato in azzurro, ricade in classe di sismicità 4. La metodologia utilizzata si fonda sull’analisi di indagini dirette e prove sperimentali effettuate su alcune aree campione della Regione Lombardia, i cui risultati sono contenuti in uno “Studio–Pilota” redatto dal Politecnico di Milano – Dip. di Ingegneria Strutturale, reso disponibile sul SIT regionale. Tale metodologia prevede tre livelli di approfondimento, di seguito sintetizzati: 1° livello : riconoscimento delle aree passibili di amplificazione sismica sulla base sia di osservazioni geologiche (cartografia di inquadramento) sia di dati esistenti.

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Questo livello, obbligatorio per tutti i Comuni, prevede la redazione di una carta della pericolosità sismica locale sulla quale deve essere riportata la perimetrazione areale delle diverse situazioni tipo in grado di determinare gli effetti sismici locali (aree a pericolosità sismica locale - PSL). 2° livello : caratterizzazione semi-quantitativa degli effetti di amplificazione attesi nelle aree perimetrate nella carta di pericolosità sismica locale, che fornisce la stima della risposta sismica dei terreni in termini di valore di Fattore di Amplificazione (Fa). L’applicazione del secondo livello consente l’individuazione delle aree in cui la normativa nazionale risulta insufficiente a salvaguardare dagli effetti di amplificazione sismica locale (Fa calcolato superiore a Fa di soglia comunale fornita dal Politecnico di Milano). Per queste aree si dovrà procedere alle indagini ed agli approfondimenti di 3^ livello o, in alternativa, utilizzare i parametri di progetto previsti dalla normativa nazionale per la zona sismica superiore (ad es. i comuni in zona 3 utilizzeranno i valori previsti per la zona 2). Il secondo livello è obbligatorio, per i Comuni ricadenti nelle zone sismiche 2 e 3, nelle aree PSL, individuate attraverso il primo livello, suscettibili di amplificazioni sismiche morfologiche e litologiche (zone Z3 e Z4 della Tabella 1 dell’Allegato 5) e interferenti con l’urbanizzato e/o con le aree di espansione urbanistica. Per i Comuni ricadenti in zona sismica 4 tale livello deve essere applicato, nelle aree PSL Z3 e Z4, nel caso di costruzioni strategiche e rilevanti ai sensi della d.g.r. n. 14964/2003; ferma restando la facoltà dei Comuni di estenderlo anche alle altre categorie di edifici. Per le aree a pericolosità sismica locale caratterizzate da effetti di instabilità, cedimenti e/o liquefazione e per le zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico meccaniche molto diverse (zone Z1, Z2 e Z5 della Tabella 1 dell’Allegato 5) non è prevista l’applicazione degli studi di secondo livello, ma il passaggio diretto a quelli di terzo livello, come specificato al punto successivo. Nel territorio comunale di Varenna, come comunicato dall’Amministrazione, all’interno delle previsioni di piano NON è programmata la realizzazione di nuovi edifici strategici. 3° livello : definizione degli effetti di amplificazioni tramite indagini e analisi più approfondite. Al fine di poter effettuare le analisi di terzo livello la Regione Lombardia ha predisposto due banche dati, rese disponibili sul SIT regionale. Tale livello si applica in fase progettuale nei seguenti casi:

• quando, a seguito dell’applicazione del secondo livello, si dimostra l’inadeguatezza della normativa sismica nazionale all’interno degli scenari PSL caratterizzati da effetti di amplificazioni morfologiche e litologiche (zone Z3 e Z4 della Tabella 1 dell’Allegato 5);

• in presenza di aree caratterizzate da effetti di instabilità, cedimenti e/o liquefazione e zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico meccaniche molto diverse (zone Z1, Z2 e Z5). Il terzo livello è obbligatorio anche nel caso in cui si stiano progettando costruzioni il cui uso prevede affollamenti significativi, industrie con attività pericolose per l’ambiente, reti viarie

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e ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza e costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, sociali essenziali. Gli approfondimenti di secondo e terzo livello non devono essere eseguiti in quelle aree che, per situazioni geologiche, geomorfologiche e ambientali o perché sottoposte a vincolo da particolari normative, siano considerate inedificabili, fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione di altra normativa specifica. La carta della pericolosità sismica locale permette anche l’assegnazione diretta della classe di pericolosità e dei successivi livelli di approfondimento necessari.

Per quanto riguarda il territorio comunale di Varenna gli effetti presi in considerazione sono: o Effetti di instabilità (Z1a, Z1b e Z1c)

o Effetti di cedimenti (Z2a)

o Effetti di amplificazione topografica (Z3a e Z3b)

o Effetti di amplificazione litologica e geometrica (Z4a, Z4b, Z4c e Z4d)

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6 PIANO DELLE REGOLE

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T9 CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA P.A.I.

All’interno dell’ambito territoriale di riferimento sono state individuate le aree interessate da fenomeni di dissesto. In particolare, sono state riportate e classificate le aree in relazione alla specifica tipologia dei fenomeni idrogeologici come segue: o frane: ° Fa, aree interessate da frane attive - (pericolosità molto elevata);

° Fs, aree interessate da frane stabilizzate - (pericolosità media o moderata). o dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, trasporto di massa):

° Ee, aree potenzialmente coinvolte da fenomeni con pericolosità molto elevata.

° Eb, aree potenzialmente coinvolte da fenomeni con pericolosità elevata. o trasporto di massa sui conoidi: ° Ca, aree di conoidi attivi o potenzialmente attivi non protette da opere di difesa e di sistemazione a monte - (pericolosità molto elevata);

° Cn, aree di conoidi non recentemente riattivatisi o completamente protette da opere di difesa (pericolosità media o moderata); Sono presenti, su buona parte del territorio comunale, ambiti di frana evidenziati dalla ex legge 267/98 come “Zona 1” e “Zona 2”. Nel presente studio geologico a supporto del Piano di Governo del Territorio sono state apportate alcune modifiche. In particolare sono state aggiunte 5 aree di frana attiva nella parte meridionale del territorio comunale e due zone a lato dell’area ad elevato rischio idrogeologico. Per completezza sono state aggiunte due piccole aree di frana (scivolamenti superficiali) ormai stabilizzate nella parte settentrionale del territorio comunale. Come accennato il nuovo database topografico ha permesso di effettuare alcuni piccoli riadattamenti cartografici ai limiti delle aree a rischio idrogeologico molto elevato data la più accurata localizzazione di edifici e strade. Inoltre è stata caratterizzata l’area di conoide del Torrente Esino, perimetrata unicamente sul territorio comunale di Perledo. Essa risulta essere completamente protetta e l’unica porzione ad elevata pericolosità coincide con la porzione all’interno degli argini del torrente medesimo.

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T6 CARTA DEI VINCOLI

Sono rappresentate su questa carta le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative e piani sovraordinati in vigore di contenuto prettamente geologico con particolare riferimento a:

‹ Vincoli derivanti dalla pianificazione di bacino ai sensi della l. 183/89 (cfr. Parte 2 - Raccordo con gli strumenti di pianificazione sovraordinata) ed in particolare:

- Quadro del dissesto come presente nel SIT regionale derivante; o dall’aggiornamento effettuato ai sensi dell’art. 18 delle N.d.A. del P.A.I. per i comuni che hanno concluso positivamente la verifica di compatibilità; o dall’Elaborato 2 del P.A.I. “Atlante dei rischi idraulici ed idrogeologici” (quadro del dissesto originario) per i comuni che non hanno proposto aggiornamenti e non li propongono con lo studio di cui alla presente direttiva; o dalle proposte di aggiornamento fatte all’Autorità di Bacino dalla Regione Lombardia per i comuni compresi nell’Allegato A alla D.G.R. 7/7365, sulla base dei contenuti degli studi geologici ritenuti già compatibili con le condizioni di dissesto presente o potenziale, ai sensi dell’art. 18, comma 1, delle N.d.A. del P.A.I.;

- Quadro del dissesto proposto in aggiornamento al vigente con lo studio di cui alla presente direttiva, come specificato al paragrafo “Carta del dissesto con legenda unificata a quella del P.A.I.”.

Carta del rischio idrogeologico totale. Il comune di Varenna, cerchiato in nero, ricade in classe di rischio idrogeologico 1.

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Sono state individuate 4 classi di rischio: •R1 Rischio moderato : danni economici attesi marginali; •R2 Rischio medio : danni che non pregiudicano l’incolumità delle persone e che parzialmente pregiudicano la funzionalità delle attività economiche; •R3 Rischio elevato : possibili effetti sull’incolumità degli abitanti, gravi danni funzionali a edifici e infrastrutture e parziale perdita della funzionalità delle attività socioeconomiche; •R4 Rischio molto elevato: possibili danni alle persone, edifici, infrastrutture e distruzione delle attività economiche. Il comune di Varenna, secondo tale classificazione, risulta avere un rischio moderato R1.

‹ Vincoli di polizia idraulica: ai sensi della D.G.R. 25 gennaio 2002, n. 7/7868 e successive modificazioni, sono riportate le fasce di rispetto individuate nello studio finalizzato all’individuazione del reticolo idrico minore. Nella cartografia riprodotta si riportano i vincoli di polizia idraulica secondo le fasce di rispetto riportato nello studio della determinazione del reticolo idrico minore a cura dello scrivente.

‹ Aree di salvaguardia delle captazioni. ‹ Aree ad elevato rischio idrogeologico; ZONA 1 e ZONA 2. ‹ Geosito La cartografia riprodotta individua le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico all’interno dell’ambito territoriale di riferimento.

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Grotta di Fiumelatte Il Piano Paesaggistico Regionale, approvato dalla Giunta regionale con deliberazione 16 gennaio 2008 n.8/6447, ha introdotto i geositi come nuova categoria di tutela e valorizzazione del territorio. La Grotta di Fiumelatte è stata inserita come geosito di valore idrogeologico ad interesse nazionale. La Grotta di Fiumelatte è una grossa sorgente carsica temporanea attiva quasi regolarmente da fine marzo a novembre. La Grotta si apre nel Calcare di Perledo - Varenna e nelle sue facies di transizione al Calcare di Esino (Ladinico). Tutte le gallerie sono orientate secondo una serie di famiglie di frattura e sono influenzate dalla stratificazione, molto sottile, del Calcare di Perledo – Varenna. La cavità è costituita da un intrico di gallerie posti a vari livelli con una morfologia caratterizzata da notevolissima attività idrica. La Grotta ha tre ingressi, da quello inferiore fuoriesce il torrente di Fiumelatte. L’origine delle acque del Fiumelatte è stata ricondotta in parte al Moncodeno (la massa principale) e in parte al Torrente Esino.

Storia esplorativa - La grotta è nota praticamente da sempre. Tra i primi visitatori e studiosi spicca il nome di Leonardo da Vinci. La grotta è stata rilevata da G. Guzzi nel 1921-1922, da R. Pozzi e A. Binda nel 1954-1956 e infine da A. Bini, A. Buzio, P. Cesana et al. nel 1980-1981. Nel 1983 elementi del G.S.Lecchese Cai Lecco riuscivano a superare un sifone e a percorrere alcune decine di metri di gallerie fermandosi su un nuovo sifone. Nel 1987 speleo sub del Gruppo Speleologico Lecchese Cai Lecco e svizzeri esplorano e topografano il sifone del ramo principale (verticale, -52, stop su strettoia) e quello del "ramo Guzzi" (galleria discendente di duecento metri di sviluppo, -60, continua).

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T7 CARTA DI SINTESI

La carta di sintesi rappresenta le aree omogenee dal punto di vista della pericolosità/vulnerabilità riferita allo specifico fenomeno che la genera. Pertanto tale carta è costituita da una serie di poligoni che definiscono porzioni di territorio caratterizzate da pericolosità geologico - geotecniche, vulnerabilità idrauliche ed idrogeologiche omogenee. Vengono di seguito definiti gli ambiti di pericolosità e di vulnerabilità che costituiscono la legenda della carta di sintesi. La sovrapposizione di più ambiti determina dei poligoni misti per pericolosità determinata da più fattori limitanti. La delimitazione dei poligoni è stata realizzata con valutazioni circa la pericolosità e le aree di influenza dei fenomeni desunte dalla fase di analisi precedente. Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti La seguente voce comprende sia aree interessate da fenomeni di instabilità dei versanti già avvenuti, delimitabili in base a evidenze di terreno e/o in base a dati storici, sia aree che potenzialmente potrebbero essere interessate dai fenomeni. • Aree soggette a crolli di massi; • Aree a pericolosità potenziale per crolli a causa della presenza di pareti in roccia fratturata – Aree a rischio idrogeologico molto elevato; • Area caratterizzata da substrato roccioso affiorante in condizione di precaria stabilità. Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico • Aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o frequentemente inondabili (indicativamente con tempi di ritorno inferiori a 20-50 anni) con significativi valori di velocità e/o altezze d’acqua o con consistenti fenomeni di trasporto solido. Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico • Aree con emergenze idriche (sorgenti e/o pozzi con relative aree di rispetto). Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche • Aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante. Interventi in aree di dissesto e di prevenzione in aree di dissesto potenziale Nella tavola sono stati riportati gli interventi principali effettuati sul territorio comunale. Il principale problema del comune di Varenna ovvero “la caduta massi” è stato affrontato negli anni opere paramassi sia attive (reti in aderenza) sia passive (barriere e valli) ; ne deriva che parte delle opere risultano spesso poco visibili, mascherati dalla vegetazione. Di seguito si è voluta riportare una ricostruzione dei recenti dissesti e di alcuni degli interventi realizzati (alcuni ancora in fase di completamento).

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Ricostruzione dissesti ed interventi Nel territorio comunale di Varenna è possibile rilevare numerose opere di protezione e di mitigazione del rischio geologico a causa dell’elevata instabilità dei versanti e delle numerose pareti Interventi realizzati prima del 2004 (fotografia a sinistra). Sono state realizzate barriere paramassi a monte della strada statale SS36.

La fotografia mostra alcune linee di barriere realizzate antecedenti il 2004 (foto dicembre 2004).Sullo sfondo (imbocchi gallerie) è visibile l’area che verrà coinvolta dal dissesto del gennaio 2010. Dissesto 13 novembre 2004 ha interessato la loc. Fiumelatte del Comune di Varenna. Alle ore 17,30, dalle scarpate rocciose ubicate a quota 650 m s.l.m., costituite da un massiccio di Calcare di Esino, si è verificata una frana in roccia del volume complessivo di circa 10.000 mc che ha interessato l’abitato di Fiumelatte, causando la distruzione di quattro edifici e due vittime, l’interruzione della linea ferroviaria Lecco Colico Sondrio, con danni sia alle linee elettriche sia ai binari ed il danneggiamento di un traliccio dell’alta tensione. Il blocco di maggiori dimensioni, valutato in 110 mc, dopo aver percorso circa 600 m, ha oltrepassato la ferrovia, distruggendo due edifici e provocando la morte di due persone, per poi arrestarsi a circa 15 m dalla strada provinciale contro un edificio in muratura. Si è ricorso alla realizzazione di rilevati paramassi in terra rinforzata aventi una lunghezza complessiva di 565 m, con relativo vallo a monte, al fine di proteggere interamente il nucleo di Fiumelatte.

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Massi fermati tra ferrovia ed s.p. 72

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La foto a sinistra mostra la parete di distacco con al centro la porzione più scura di materiale argilloso. La foto a destra evidenzia la parete di distacco e il canale di scorrimento massi.

Le immagini mostrano una porzione del vallo e del rilevato realizzato (2007-2008). Dissesto 30/11/2004 : fenomeni di caduta massi in corrispondenza della piazzola ecologica in località Pino. Durante la caduta dei massi sono state completamente divelte due barriere paramassi da 1750 kJ. La sorgente di crollo è ubicata a circa 750 m s. l. m. a seguito del crollo i massi hanno percorso un tragitto di circa 450 m per un dislivello di circa 450 m. L’energia di impatto sulle reti è stata tale da non attivare i sistemi frenanti delle stesse e da distruggere completamente i montanti di sostegno. I massi si sono arrestati in corrispondenza della piazzola ecologica distruggendo durante l’impatto un cassone di raccolta rifiuti.

Dissesti 2005-2009 : si sono verificati continui crolli lungo i versanti. I crolli non hanno provocato danni né a cose né a persone; le opere realizzate e la vegetazione hanno bloccato tutti i massi distaccati dalle pareti sovrastanti.

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Dissesto 25 gennaio 2010 , a monte della SS36 in località Pino, in Comune di Varenna, è avvenuto un distacco di materiale litoide da una porzione della parete rocciosa sovrastante la strada statale e l’abitato della frazione Pino. Il materiale distaccatosi dalla parete è sceso lungo il versante demolendo le opere di difesa passiva (barriere rigide paramassi) presenti lungo lo stesso e le opere di protezione a lato strada (rete sovrastante il muro stradale), invadendo le carreggiate della SS36 e proseguendo a valle della stessa interessando alcune aree a monte dell’abitato della frazione Pino, arrestandosi a pochi decine di metri da alcuni edifici. Il volume roccioso (stimato complessivamente in circa 150 - 250 mc) derivante da un distacco dalla parete ad una quota di circa 800 m s.l.m, si è frammentato in numerosi blocchi (max volume di circa 2 mc) che hanno raggiuntola SS36 arrestandosi; alcuni frammenti di notevole dimensione hanno oltrepassato la viabilità fermandosi a poche decine di metri dalle abitazioni della frazione Pino. È stato riconosciuto il carattere di SOMMA URGENZA (art. 147 del d.p.r. 554/99) e si è provveduto alla definizione di un quadro di lavoro di somma urgenza imponendo di “realizzare una barriera elastoplastica paramassi a monte della SS 36, secondo le indicazioni dei tecnici regionali”. Tale barriera paramassi elastoplastica è sviluppata con la caratteristica di assorbire massi con un’energia massima pari a 3000 KJ e presenta un’altezza di 5 m ed una lunghezza totale di 50 m, costituita da 5 pannelli, ciascuno di lunghezza pari a 10 m.

Blocchi che hanno occupato la sede stradale SS36 (25 gennaio 2010)

Collasso della barriera presente lungo il versante (foto a sinistra) e massi che hanno superato le carreggiate della SS36 e si sono arrestate poco a monte della frazione Pino (foto a destra).

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Luglio 2010 – sono stati realizzati 2 ordini di barriere da 5000 kJ di altezza 6 m allo scopo di garantire l’intercettazione delle traiettorie anche a seguito di impatti multipli. La barriera è stata suddivisa in sette tratti di lunghezza compresa tra 40 e 90 m.

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T8 CARTA DI FATTIBILITÀ DELLE AZIONI DI PIANO

La carta di fattibilità viene desunta dalla carta di sintesi e dalla carta dei vincoli attribuendo un valore di classe di fattibilità a ciascun poligono. La carta di fattibilità è una carta di pericolosità che fornisce le indicazioni in ordine alle limitazioni e alle destinazioni d’uso del territorio. La carta deve essere utilizzata congiuntamente alle “norme geologiche di attuazione” che ne riportano la relativa normativa d’uso (prescrizioni per gli interventi urbanistici, studi ed indagini da effettuare per gli approfondimenti richiesti, opere di mitigazione del rischio, necessità di controllo dei fenomeni in atto o potenziali, necessità di predisposizione di sistemi di monitoraggio e piani di protezione civile). La relativa normativa associata (vedi elaborato NTA geologiche) contiene le prescrizioni che considerano la sussistenza di tutti i fenomeni evidenziati. L'efficienza, la funzionalità e la congruità delle opere di difesa presenti contribuiscono alla definizione delle classi di fattibilità. Si sottolinea che la normativa P.A.I., ove più restrittiva, prevale sulle norme di attuazione della fattibilità geologica. In base alla recente D.G.R. 30 novembre 2011 n° IX/2616 non è più richiesta l’individuazione delle fasce di rispetto del reticolo idrico principale e minore nella carta di fattibilità geologica in quanto soggette a specifica normativa.

Classe 2 (gialla) – Fattibilità con modeste limitazioni La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi e senza l’esecuzione di opere di difesa. Per gli ambiti assegnati a questa classe devono essere indicati gli eventuali approfondimenti da effettuare e le specifiche costruttive degli interventi edificatori. In classe 2 ricadono buona parte delle aree urbanizzate lungo la costa e alcuni ambiti pianeggianti sul versante nella parte meridionale del territorio comunale Classe 3 (arancione) – Fattibilità con consistenti limitazioni La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate e per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa. Si specifica che le indagini e gli approfondimenti prescritti per le classi di fattibilità 2, 3 e 4 (limitatamente ai casi consentiti) devono essere realizzati prima della progettazione degli interventi in quanto propedeutici alla pianificazione dell’intervento e alla progettazione stessa.

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Copia delle indagini effettuate e della relazione geologica di supporto deve essere consegnata, congiuntamente alla restante documentazione, in sede di presentazione dei Piani attuativi (L.R. 12/05, art. 14) o in sede di richiesta del permesso di costruire (L.R. 12/05, art. 38). Si sottolinea che gli approfondimenti di cui sopra, non sostituiscono, anche se possono comprendere, le indagini previste dal D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni”. Sottoclasse 3a Ambito corrispondente ad un’area a rischio idrogeologico molto elevato ZONA 2 ex legge 267/98 dove si applicano le specifiche delle Norme di Attuazione del P.A.I. di cui agli articoli 49 e 50. Classe 4 (rossa) – Fattibilità con gravi limitazioni L'alta pericolosità/vulnerabilità comporta gravi limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Deve essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall'art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 12/05, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Il professionista deve fornire indicazioni in merito alle opere di sistemazione idrogeologica e, per i nuclei abitati esistenti, quando non é strettamente necessario provvedere al loro trasferimento, dovranno essere predisposti idonei piani di protezione civile ed inoltre deve essere valutata la necessità di predisporre sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo l'evoluzione dei fenomeni in atto. Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili; dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione della tipologia di dissesto e del grado di rischio che determinano l’ambito di pericolosità/vulnerabilità omogenea. A tal fine, alle istanze per l'approvazione da parte dell'autorità comunale, deve essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio idrogeologico. Sottoclasse 4a Ambito corrispondente ad un’area a rischio idrogeologico molto elevato ZONA 1 ex legge 267/98 dove si applicano le specifiche delle Norme di Attuazione del P.A.I. di cui agli articoli 49 e 50. Prata C. settembre 2012 Il tecnico incaricato Dott. Geol. Claudio Depoli

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