Nella Bassa Reggiana-Cadelbosco Sopra, S.Ilario, Poviglio, Campegine Novellara

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Nella Bassa Reggiana-Cadelbosco Sopra, S.Ilario, Poviglio, Campegine Novellara La strada della pace da Lubecca a Roma: paesaggi di pace. Il territorio di Reggio Emilia Itinerario 4: nella bassa reggiana Cadelbosco Sopra, S.Ilario, Poviglio, Campegine, Novellara 2°A dell’Istituto tecnico per Geometri “Angelo Secchi” di Reggio Emilia nell’anno scolastico 2007/2008 L’itinerario propone un percorso che, partendo da Reggio Emilia, si dirige in direzione Nord-Ovest, percorre la via Emilia e le strade statali indicate sulla mappa, per raggiungere S.Ilario d’Enza … S. Ilario d'Enza S’Ilario d’Enza, cittadina di 10000 abitanti, si trova in provincia di Reggio Emilia, ma il paese gravita anche verso Parma, essendo Sant’Ilario una stazione intermedia tra le due città. L’Enza, l’affluente del Po, delimita il confine tra Parma e Sant’Ilario ed il ponte sul torrente è un elemento di identificazione importante del paese. Sant’Ilario prende il nome del Patrono del paese mentre d’Enza indica appunto il corso d’acqua che segna il confine con Parma. Percorrendo la via Emilia, si nota che S’Ilario è divisa in due parti: da una parte si può ammirare un grande grattacielo con a fianco una piccola chiesa e una piccola piazza dove si riuniscono i ragazzi che frequentano la chiesa; dall’altra parte si trova la parte residenziale nuova, caratterizzata da campi da calcio e abitazioni (appartamenti, villette a schiera, maisonette e ville). La piccola chiesa di Sant’Eulalia è il centro di S’Ilario, dove possiamo trovare però anche il cinema-teatro Forum. Durante la seconda guerra mondiale S’Ilario fu bombardata dai Tedeschi; le persone ebree che abitavano in questo paese furono trasferite a Fossoli, campo di deportazione e di concentramento. … e Cadelbosco Sopra Cadelbosco di Sopra L’origine dell’attuale territorio comunale si riconduce al 900-950 circa, periodo in cui nasceva il villaggio chiamato Vico Zoaro. Il più antico documento in cui si fa menzione del villaggio risulta essere il rogito del 6 aprile 1032 con cui si documenta la donazione del Castello di Vico Zoaro. Nell’anno 1215 risulta padrone del castello e di gran parte del terreno circostante, Gherardo del Bosco, dal quale quasi certamente proviene l’ attuale nome di Cadelbosco. Intorno al 1219 i terreni posseduti dai Benedettini di Canossa ( Boschetto e Roarolo ) passano in proprietà ai frati Benedettini del convento di S. Giovanni di Parma. Questi iniziarono un grande lavoro di bonifica del terreno dando vita alle colonie agricole di Roarolo e del Boschetto. Verso la fine del XIV secolo tra il 1350 ed il 1400, il nome Vico Zoaro sparisce dalle vecchie carte e viene sostituito da quello di Domus del Bosco (Casa del Bosco) anche per lo spostamento della popolazione più a levante (dove attualmente esiste il centro di Cadelbosco Sopra). Fu qui costruita la chiesa dedicata, come già precedentemente quella di Vico Zoario, a Celestino. La grande peste bubbonica, del 1630, quella che riempie le pagine dei “Promessi Sposi” del Manzoni, colpisce anche Cadelbosco; morirono 60 persone. Per implorare la Grazia Celeste si gettarono, presso la chiesa di S. Celestino, le fondamenta dell’Oratorio chiamato dal popolo “il Chiesolino”. Fu demolito nel 1940 per far posto al nuovo imbocco di via Mons. Saccani. Le fondamenta della nuova Chiesa del Capoluogo (quella attuale) nata nel 1769. La chiesa vecchia, compreso il campanile, fu poi incorporata in quella nuova molto più lunga e più larga. Tra il 1800 e il 1830 una serie di gravi calamità si abbattono sul territorio cadelboschese, tra queste le più luttuose sono: un’epidemia di Tifo, un fortissimo terremoto ed una grave inondazione. Nel decennio del 1860/70 il primo sindaco Enrico Terrachini, istituisce le pubbliche scuole elementari, maschili e femminili, nelle quattro frazioni del Comune. Agli inizio del 1900 si costituisce nel Capoluogo la prima Cooperativa di Consumo, viene inaugurato anche un salone per spettacoli chiamato “Teatro Catellani”, ampliato poi nel 1953. Tra il 1919 e il 1926 viene eseguita la grande bonifica Parmigiana-Moglia che interessa anche il comune di Cadelbosco sui terreni a levante del Crostolo. Gli anni tra il 1941 e il 1945 sono gli anni della Resistenza e la popolazione cadelboschese vi partecipa attivamente con ben 232 uomini e 27 donne. Le donne cadelboschesi furono anche promotrici della famosa “Adunata Sediziosa” dell’ottobre 1941, una delle manifestazioni più grandi di rivolta al fascismo che riunì davanti al municipio oltre 1000 donne. A ricordo di tutti i caduti nel periodo della Resistenza venne inaugurata il 26 settembre 1965, nella piazza della Libertà, il monumento dedicato alla Resistenza, opera di notevole valore artistico dello scultore Mario Mazzacurati. Uno dei luoghi di ritrovo principali di Cadelbosco Sopra è la piazza “John Lennon”, situata al centro del paese. Questa piazza è stata modernizzata due anni fa, sono state costruite delle fontane, e ci sono anche dei monumenti rappresentano la pace però in versione moderna; c’è anche una statua di due giovani innamorati che rappresentano l’amore. Di solito tutte le varie feste vengono svolte in questa piazza in quanto è grande ed attorniata da negozi. … Seguendo un percorso radiale è possibile incontrare i comuni della bassa reggiana Poviglio e Novellara. … Poviglio tra Ville e Maestà Rusticali È per certo che già dall'età del bronzo (XVI-XI sec. a.C.) il territorio di Poviglio era abitato: sono state infatti individuate ben 10 aree archeologiche che hanno messo in luce diversi insediamenti terramaricoli. Il principale e più indagato è la Terramare di S. Rosa, nella frazione di Fodico a circa 3,5 Km. a sud dell'attuale corso del Po. Il sito rappresenta un tipico esempio degli insediamenti padani dell'Età del Bronzo medio-recente "terramara", ovvero di un grande abitato recintato da terrapieni e fossati che tra il XV e il XII secolo a.C. interessarono la parte centrale della Pianura Padana costituendo uno dei più grandi episodi di popolamento in Europa. Altro momento particolarmente importante per il territorio di Poviglio è stato il processo di colonizzazione ad opera dei romani, divenuto molto intenso dopo la sconfitta dei Galli Boi (191 a.C.), la costruzione della Via Emilia (187a.C.) e le assegnazioni di terre al cittadini. Le campagne povigliesi presentano ancor oggi le tracce della centuriazione romana in ottimo stato e diversi insediamenti abitativi (come la villa romana di S.Rosa sull'insediamento terramaricolo), in quanto la zona fu passaggio obbligato delle legioni romane verso il Po, verso l'importante colonia di Brixellum e i municipia di Regium e di Tannetum. Dal medioevo in poi il centro di Poviglio si raccoglie intorno al suo castello e ne vive tutte le vicissitudini a partire dal 1060 quando viene ricordato dotato di "Castrum con fosato". Negli anni il castello, passato di distruzione in ricostruzione, fu possesso dei Da Henzola, dei Dal Verme, dei Gonzaga, dei Farnese, fino ai Borboni. I Campanili (le chiese di Fodico e di Poviglio) I campanili sono un segno distintivo del paesaggio delle campagne e un anche tempo importante riferimento per le comunità. Ville e dimore signorili di campagna A breve distanza dai principali capoluoghi che furono centri amministrativi dei piccoli stati della pianura reggiana, vennero eretti fabbricati di prestigio adibiti a dimora signorile stagionale. Si tratta delle cosiddette “delizie” o “villeggiature” estive, innalzate dalle famiglie più abbienti. Queste fabbriche, che sono diretta emanazione in ambito rurale delle grandi villeggiature signorili di città, risalgono talora al sec. XVI. Accanto alle dimore principesche compaiono spesso anche altre residenze, erette da funzionari di corte o esponenti di spicco della nobiltà locale. Nelle campagne di Poviglio, territorio ricco di memorie storiche e per ampio tratto ancora connotato dai segni del vecchio paesaggio agrario, quasi al centro dei grandi possedimenti dei Pallavicino e di altri nobili parmensi, sorsero alcune tra le più significative ville signorili di campagna del reggiano, in cui alla qualità architettonica del costruito si univa una funzione di controllo amministrativo sulla proprietà. Queste dimore furono erette alla fine del sec. XVI. Tra queste, si segnala proprio quella dei marchesi Pallavicino, signorilmente calata nelle campagne con un suo alto rigore architettonico Villa Pollina o casino delle delizie del XVII sec. Esempio tipico di villa padronale al centro di un vasto territorio di campagna, interamente affrescata dal Baglioni con immagini grottesche. Le sue perfette linee si stagliano sulla campagna circostante e diventano un tutt'uno con essa. Villa Pallavicino, pure privata, sulla strada che porta a Parma, in località S. Sisto è costituita da un semplice da un semplice fabbricato rettangolare a lunga facciata, poggiante su un seminterrato speronato e lumeggiato da aperture semilunari che conferiscono alla villa una certa eleganza. Ai lati della villa si allungano basse costruzioni che includono serre, stallaggi e rimesse, delineanti un ampio cortile, un tempo giardino della villa. Le Maestà Rusticani Nel territorio reggiano si assiste ad una singolare diffusione di icone devozionali. Le immagini sacre, dette localmente “maestà”, costituiscono un’importante espressione della pietà popolare, un costante richiamo al sacro in cui è riscontrabile l’atavico bisogno di una sfera magico-augurale di protezione del focolare domestico. Le immagini sacre di ispirazione cristiana si disperdono nel paesaggio e si ritrovano lungo vecchie strade che costeggiano i campi o a lato di piccoli rii, come se volessero unirsi all’uomo nel suo quotidiano lavoro. Altre sono concentrate all’interno dei centri abitati o si innalzano nei principali percorsi che si snodano nel territorio. Queste ultime sono in genere collocate vicino ai crocicchi o ai passaggi pericolosi con evidente funzione propiziatoria. Alla base delle immagini figurano spesso dedicazioni o millesimi che consentono attribuzioni cronologiche, aprendo interessanti spiragli sulla società del tempo. Spesso una “maestà” veniva eretta come ex-voto, a ricordo di eventi drammatici o pericoli evitati, o in corrispondenza di quei luoghi in cui la credenza popolare riteneva si manifestassero entità soprannaturali.
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