DOSSIER/Memoria Viva a Cura Di Daniel Reichel

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DOSSIER/Memoria Viva a Cura Di Daniel Reichel pagine ebraiche n. 2 | febbraio 2017 / P15 DOSSIER/Memoria viva a cura di Daniel Reichel Un Giorno per correre verso il nostro futuro “Scrivete, ragazze mie. Vi capisco benissi- iniziative protagoniste di questo dossier questa va trasmessa la forza di sopravvi- Ladany, da Bergen-Belsen a Monaco '72) mo. Ma non siate arrabbiate con me per- dedicato alla Memoria viva. A cominciare vere, di vivere e di avere il coraggio di rac- ha sintetizzato in queste parole: “Soprav- ché vi rispondo in modo così poco appas- da Run For Mem, la corsa non competitiva contare quanto accaduto affinché non si vivere è un caso, rivivere è una scelta”. Tra sionato. Il mio sangue si è guastato ma la tenutasi a Roma a metà gennaio e a cui ripeta mai più”, la chiosa della presidente. chi è rimasto ostinatamente aggrappato mia anima è ancora pura. Scrivete, figliole, centinaia di persone hanno voluto parte- Ad essere un simbolo di questa “vita che alla vita, vi sono coloro che, di fronte alla il più possibile, perché per me è una con- cipare: “Desideriamo affermare la vita – continua”, Shaul Ladany, testimonial di persecuzione, risposero continuando a col- solazione. Con tutto il mio amore”. Sono dichiarava Noemi Di Segni, presidente Run For Mem: sopravvissuto a Bergen Bel- tivare le proprie passioni, in particolare le parole che Aba Tarłowski, sopravvissuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Ita- sen, sopravvissuto all'attacco terroristico la musica. È quanto raccontano Viviana ai lager nazisti, scrive nel 1945 alle figlie liane, ente che insieme all'associazione palestinese alla delegazione olimpica Kasam e Marilena Cittelli Francese con il di alcuni amici a un mese dalla sua libera- Maccabi Italia e alla Maratona di Roma ha israeliana di Monaco '72, Ladany ha supe- loro Concerto della Memoria, giunto alla zione. Parole cariche di dolore ma anche organizzato l'evento – che continua nono- rato le controversie della vita di corsa, quarta edizione, che attraverso le note re- di una ricerca intensa di un contatto uma- stante tutto e nonostante tutti i popoli senza fermarsi di fronte agli ostacoli. Mar- stituisce dignità a musicisti che, nei campi no per poter ricominciare la vita interrot- che hanno cercato nei secoli di sterminare ciatore professionista, Ladany ha fatto sua di concentramento e internamento come ta, spezzata dalla violenza. E questa ten- ebrei così come altre popolazioni, con ge- una filosofia che Andrea Schiavon (autore quello di Ferramonti, continuarono a scri- sione verso il futuro che si ritrova nelle nocidi e massacri”. “La vita continua e con del libro Cinque cerchi e una stella. Shaul vere di musica e a guardare al futuro. IL CONCERTO IL PROGETTO STOLPERSTEINE IL PROGETTO DELLO YAD VASHEM La musica di Ferramonti Le pietre del ricordo Parole dei sopravvissuti La storia poco conosciuta del campo di interna- Da Roma a Venezia, da Milano fino al piccolo co- Centinaia di sopravvissuti ai lager scrissero a fami- mento di Ferramonti di Tarsia, dove transitarono mi- mune di Ostra Vetere, in provincia di Ancona. Tor- gliari, amici, conoscenti dopo la propria liberazione. gliaia di ebrei, raccontata attraverso le note. nano anche quest'anno in Italia le pietre d’inciampo. Lo Yad Vashem ha raccolto le loro lettere www.moked.it / P16 n. 2 | febbraio 2017 pagine ebraiche DOSSIER/Memoria viva Ferramonti, la musica sogno di libertà Il campo di internamento di Ferramonti, in Calabria, è poco noto al grande pubblico. Un concerto ne riscopre la storia “È sorprendente notare come in allora distribuiti nella Penisola) gli tutto il mondo la musica persegui- internati venivano trattati in modo tata stia portando ad una nuova umano. Per questo, gli internati geografia della Storia della musica: del campo, in particolare gli ebrei, nuovi repertori musicali, confronti conservarono un ricordo general- prima impensabili tra musicisti, mente positivo dei loro “carcerie- compositori e tradizioni, inediti ri” (Paolo Salvatore, Mario Frati- accostamenti di sonorità, di forme, celli, Gaetano Marrari); come pure di generi e di stili, continue sco- dei contadini dei dintorni e perte, nuove energie artistiche. degli abitanti dei paesi vicini (Tar- Tutto ciò impone domande im- sia, Bisignano, Santa Sofia), che portanti. Come è possibile conci- avevano avuto l’opportunità di co- liare espressione artistica e priva- noscere e del cappuccino inviato zione della libertà individuale, se- dal Vaticano a vivere nel campo: gnata dalla deportazione, dall'omi- padre Callisto Lopinot, un missio- cidio, dall'internamento, dall'esilio, nario di origine alsaziana. dal folle e indelebile marchio del- Così a Ferramonti furono possibili l'antisemitismo?”. A porsi questo attività artistiche e musicali. Nel interrogativo, il musicologo Raf- campo, in particolare, erano inter- faele Deluca che ha dedicato gran- nati molti de impegno alla storia musicale di musicisti, al- Ferramonti. Un luogo poco noto cuni dei quali agli italiani ma dove transitarono, sarebbero di- fra il giugno 1940 e il settembre venuti molto ‘43, più di 3mila ebrei stranieri e lena Citelli Francese hanno orga- di Raffaele Deluca e promossa Eppure, nono- noti nel do- apolidi e, in numero ridotto, altri nizzato all’Auditorium Parco della dall’Unione delle Comunità Ebrai- stante la man- poguerra. internati stranieri. L’intera vicenda Musica di Roma in occasione del che Italiane con il patrocinio della canza di liber- Tra essi, il di questo campo di internamento Giorno della Memoria. “Serata Presidenza del Consiglio dei Mi- tà, la carenza di trombettista in provincia di Cosenza è tornata Colorata” il titolo di questa inizia- nistri. cibo e le malat- Oscar Klein, protagonista grazie al grande con- tiva che intreccia arte e Memoria, La zona su cui sorse il campo di tie, qui (come, del resto, negli altri il direttore d’orchestra Lav Mirski, certo che Viviana Kasam e Mari- sviluppata su un progetto proprio Ferramonti era povera e malarica. quasi cinquanta “campi del duce”, il pianista Sigbert Steinfeld, il can- “Quando ci internarono in Calabria” Due testimonianze raccontano la vita a Ferramonti. Diversa da quella di molti altri campi di internamento in Italia “Nella nostra casa romana, nell'ambito della nostra famiglia, sentire parlare del campo di concentramento di Ferramonti era cosa normale”. A raccontarlo Beniamino Lazar, i cui genitori – scappati dall'Austria a causa delle persecuzioni, arrivarono nel Nord d'Italia, dove furono presi dai nazisti e mandati nel campo di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza. Vienna, Zagabria, Nizza Monferrato le tappe della fuga di Ernesto Lazar e Anny Schiff Lazar, poi arrestatasi con la cattura e con la deportazione nel campo calabrese. Un luogo di cui i due coniugi parlarono ai figli: “Ci parlavano dell'umanità dei carcerieri, di parte della dirigenza, della popolazione calabrese”. Dei secondi Lazar ricorda “il direttore del campo Fraticelli e il maresciallo Marrari”, di cui si parla nelle testimonianze dei due coniugi presenti in queste pagine. A Nizza Monferrato ci avvisarono che ci avrebbero mo una prima fila per essere registrati, dopo una condotti nel campo di Ferramonti, una località vi- seconda dove ci diedero dei sacchi che dovevamo cino a Tarsia. Eravamo in Calabria. Alcuni internati, riempire di paglia, delle coperte e dei lenzuoli grigi che ci aiutavano a scaricare i bagagli, ci tranquil- e pieni di buchi che sistemammo su delle brande. lizzarono in parte, dicendo che il campo, anche se In ogni baracca eravamo circa trentasei persone. Il era costruito su modello di quelli tedeschi, non era campo era circondato dal filo spinato e controllato come Auschwitz o Dachau, ma era pur sempre un da miliziani ben armati. La mattina e la sera ci riu- campo di concentramento. Capimmo subito, osser- nivano e facevano l’appello, dovevamo prontamen- vando i loro volti e le loro espressioni che sia il di- te rispondere “Presente!”. Ci consegnavano quindi rettore de/luogo, il dottor Fraticelli, sia il mare- la razione di pane giornaliera, mentre l’acqua da sciallo Marrari, erano delle persone buone, dispo- bere la dovevamo prendere dalla fontana che si tro- nibili, gentili che, anche durante un periodo così vava nella parte centrale del campo. C’erano barac- triste come quello, non persero mai la loro umanità. che dove erano sistemati i gabinetti e altre dove Comunque eravamo molto impauriti, il nostro fu- si trovavano i lavatoi. turo ci appariva sempre più incerto. Le donne e gli uomini erano sistemati in baracche diverse. Facem- Ernesto Lazar www.moked.it pagine ebraiche n. 2 | febbraio 2017 / P17 tante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Son- “Note, anima del mondo” nenfeld, giovane ebreo viennese, che sperava di espatriare negli Stati ú–– Viviana Kasam e Marilena Cittelli Francese, ideatrici e organizzatrici del Concerto della Memoria Uniti, ma venne arrestato a Milano e inviato a Ferramonti. Per il quarto anno consecutivo abbiamo organizzato il Concerto della Memoria e ogni anno ci siamo Spesso nel campo venivano orga- dette: “Una storia così non la troveremo mai più”. Come ricreare l’emozione dei violini che accompa- nizzati concerti musicali, sia stru- gnarono la fuga e la detenzione nei lager? O lo struggimento delle note composte nelle baracche di Au- mentali che corali, e spettacoli di schwitz, di Buchenwald, di Theresienstadt e suonate davanti alle camere a gas? E chi potrebbe eguagliare il senso etico di Toscanini, che vario tipo, cui gli internati dettero diresse un concerto a Tel Aviv nel1936 per salvare la vita ai musicisti ebrei perseguitati dai nazisti, e non volle che gli fosse rimborsato il nome di “Serate Colorate”, dove nemmeno il viaggio? E invece quest’anno abbiamo scoperto Ferramonti. Una pagina infame della storia italiana, quella dei 48 campi di con- il jazz, il cabaret, l’operetta domi- centramento istituiti dal Duce, che è stata cancellata dalla memoria collettiva degli italiani “brava gente”, ma anche, paradossalmente, un navano la scena.
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