a cura di Cristina Casera ed Elena Di Radda

Anni '70: l'arte dell'impegno I nuovi orizzonti culturali, ideologici e sociali nell'arte italiana

a cura di Cristina Casera ed Elena Di Radda

Anni '70: l'arte dell'impegno I nuovi orizzonti culturali, ideologici e sociali nell'arte italiana

Anni '70: l'arte dell'impegno I nuovi orizzonti culturali, ideologici e sociali nell'arte italiana

a cura di Cristina Casera Elena Di Radda

SilvanaEditoriale In copertina Protesta degli artisti davanti alla Villa Reale. Milano. 1968. Fotografia di Enrico Cattaneo

Silvana Editoriale

Progetto e realizzazione Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa Direzione editoriale Dario Cimorelli Art Director Giacomo Merli Redazione Chiara Maria Tuili Impaginazione Floriana Pellegrino Coordinamento organizzativo Michela Bramati Segreteria di redazione Valentina Miolo Ufficio iconografico Deborah D'lppolito, Mira Mariani Ufficio stampa Lidia Masolini: [email protected]

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico. meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore. L'editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare

© 2009 Silvana Editoriale Spa Cinisello Balsamo, Milano © 2009 per i testi gli autori Vogliamo ri ngraziare per la disponibilità d imostrata a vario ti tolo:

Adriano Altami ra Archivio Castellani, Milano Gabriella Benedini Valentina Berardinone Pasquale Campanella Enrico Catt aneo Adriana Cavaliere Franco Chiarpei Mario Cresci Nino Crociani CSAC, Università di Parma Fernando De Filippi Galleria Milano Libreria Libet, M ilano Anna Fontanetto Lydia Franceschi Maria Fratell i Renato Galbusera Nicole Gravier Emilio Isgrò Ugo La Pietra Uliano Lucas MART - Mu seo di Arte M oderna e Contemporanea di Trento e Rovereto Kevin McM anus Paola Matt ioli Gabriele Mazzotta Editore Franco Mazzucchelli Eraldo Misserini e l'Archivio Giò Pomodoro, Mi lano Anto nella Ortelli Anto nio Paradiso Lavinia Protasoni e l'Archivio Ugo Mulas, M ilano Paolo Rosa Gigliola Rovasino Giovanni Rubino Federico Sardella

Alessandra Bondavalli e Susanna Miss orini, Anna Deiana, Giuseppe Sofi e Valeria Zanrè, Egle Prati dell'U niversità degli Studi di Parma

Sommario

8 Presentazione

10 "L'arte è politica". Ideologia e ideali nell'arte degli anni settanta Elena Di Raddo

33 Premessa e profezia. Crisi della creatività, crisi della critica e relazione secondo Carla Lonzi Giorgio Zanchetti

49 Chiamata collett iva. Per una storia dell'arte sociale a Milano Elisabetta Longari

69 Forme e metodi di intervento nella città Francesca Zane/la

89 Intorno al '68. AI servizio del capitale o della rivoluzione? La Triennale occupata e altre considerazioni sul design in Italia tra anni sessanta e settanta Leonardo Passare/li

113 Ricerche antropologiche e utopie ecologiste nel segno/sogno di alcuni artisti italiani Sara Fontana

133 L'obiettivo non è obiettivo. Considerazioni sulla fotografia come strumento di denuncia in Italia tra gli anni sessanta e settanta Cristina Casero

153 Video & Arte, inizia una storia a volte impegnata politicamente... Ada Lombardi

171 Impegni improrogabili: le forme "po litiche" del cinema italiano degli anni settanta Michele Guerra

187 Alleanze tra musica e impegno politico nell'Italia degli anni settanta Andrea Carnevali

202 Cronologia

208 Bibliografia

Premessa e profezia. Crisi della creatività, crisi della critica e relazione secondo Carla lonzi

Giorgio Zanchetti

Nessuno a priori è condizionato al punto (testimonianza ineguagliata e suggello della da non potersi liberare, nessuno a priori stagione artistica della seconda metà deg li sarà così non condizionato da essere libero . anni sessanta) - si percepisce il senso di un li­ Noi donne non siamo condizionate in modo mite raggiunto e poi superato, con sofferenza irrimediabile, solo che non esiste nei secoli ma con responsabile coerenza, indirizzando­ un'esperienza di liberazione espressa da noi. si, altrettanto autorevolmente, verso la teoria Questi scritti non sono stati che un passo e la militanza femminista. per me verso quell'esperienza, una sua NOn marginale, per meglio comprendere le premessa e una sua profezia. posiz ioni eretiche della Lonzi di fine ann i ses­ (Carla Lonzi, novembre 1973) santa, è il tentativo di risalire agli anni cruciali della sua formazione storico-artistica e critica Non si può, lo capisci, rubare con uno all'Università di Firenze- dove, nel febbraio che ti guarda senza che partecipi al furto . del 1956, discuterà con Roberto Longhi un 'in­ (, 9 maggio 1980) te ressante tesi di laurea sui Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine deIl'BOO, re­ Il passaggio tra gli ultimi anni sessanta e i set­ centemente recuperata agli studi e pubblica­ tanta è marcato dalla maturazione della crisi ta' . E non stupisce che sia lo stesso Longhi ­ delle neoavanguardie, nelle loro variegate de­ proprio in avvio del primo numero di "Parago­ clinazioni utopiche della poetica dei gruppi, ne", in un contesto cioè che una sua allieva del supera mento dell'elitarismo e dell'esclu­ fiorentina non poteva certo ignorare - a trat­ sivismo culturale, della liberazione e del reim­ teggiare incisi vamente alcuni spunti riguardo piego poetico dei mezzi di comunicazione di al ruolo et ico e politico-sociale di una critica massa, del rinnovamento radicale della vita condotta direttamente e senza mediazioni su­ sociale attraverso gli strumenti della creativi­ gli oggetti, sui fatti e sui protagonisti dell'arte tà artistica o, meglio ancora, di una raggiunta del passato e di quella del proprio tempo. Già identità tra arte e vita'. neII'Editoriale, non firmato, la " cura di ope­ Carla Lonzi è stata, senza dubbio, una delle re", che di necessità si connota anche come voci critiche più puntuali ed emblematiche di un'azione "politica:", s'intreccia, da un canto, questo trapasso, pur restando, per molti ver­ con la necessità storico-filologica di dare voce si, inascoltata o incompresa proprio per la sua a oggetti d'arte sconosciuti o malconosciuti radicale e inaggirabile condivisione intellet­ (letteralmente di parlarll) adattando a essi la tuale delle ragioni profonde della crisi di cui si propria metodologia d'interpretazione; dali' al­ faceva interprete. tro, con la capacità di ricondurre la critica del Nella sua decisione senza appello di sottrarsi gusto al suo essenziale valore di critica di co­ al ruolo socialmente riconosciuto di critico stume, facendone dunque una "questione e d'arte - proprio all'indomani della pubblicazio­ grossa questione di moralità" e sottraendo al ne, nel luglio del 1969, del suo Autoritrattd suo isolamento l'idealistico"giud izio estetico

33 1." Marcatré. Rivista di cultura contem poranea" , nn. 19/20/2 1/22, M ilano, Lerici Editori, aprile 1966; Carla Lonzi pubblica il primo della sua serie di Discorsi, Intervista a , alle pp. 375-379

puro, illibato, e senza circolazione! " 6 . Sulla ba­ dall'astrattezza di posizioni filosofiche dottri­ se di quest i principi si colloca, infine, anche la narie che "procedono in assenza delle opere, responsabilità della cernita tra i fatti artistici o tutt'a l più sbirciandole di lontano", mentre più attuali, censiti in una cronaca che non si la vera "critica" si dà " soltanto in presenza" : esaurisce nell'inafferrabilità del presente: "nella ostinata sopravvivenza dell'arte, la criti­ "Libri sull'arte , esposizioni artistiche, e simili. ca, come immediata risposta dell'uomo al­ Dietro codesti fatt i, specialmente se moderni, l'uomo, ci sarà stata sempre, anch'essa; ma stanno schermi ideali, ma anche schermi pra­ intendo che non abbia spesso avuto agio di tici. Distinguerli, per meglio chiarire i valori di esplicarsi in attività specifica, in opera d'in­ ieri; per meglio avvisare quelli di domani (det­ chiostro " 9. to, non nel senso di profetare, ma solo d'in­ Convinto che ogni formulazione della cultura tendere che molte opere presenti sono già fu­ umana vive necessariamente , anche, di paro­ turo). sarà, sotto l'apparenza di cronaca, ma le, Longhi esamina l'ipotesi di una critica che scelta, il nostro compito più responsabile" >' sia innanzitutto " la diretta e riuscita espres­ Nel suo saggio d'apertura, Proposte per una sione (e in quanto tale anch'essa inevitabil­ critica, Longhi insiste poi (in chiara polemica mente letteraria) dei sentimenti sollecitati da antiventurianasl suII'opportun ità di affrancarsi un dipinto"; l'eventuale censura di eccessiva soggettività e relatività di questo risultato gli appare del tutto gratuita, perché tali sono ap­ punto i caratteri che l'atto interpretativo ha in comune con l'oggett o stesso, antico o attua­ le che sia, della sua analisi: "Ma se l'arte stes­ sa è storicamente condizionata, come non lo 19202122 sarebbe la critica che la specchia, la specula? LERICI EDITORI E di questo le si dovrebbe far carico? [' ..J L'o­ pera d'arte, dal vaso dell'artigiano greco alla Discussione sulla critica e il cinema T ea­ Volta Sistina, è sempre un capolavoro squisi­ tro oggi, [tunione e lillgu aggio Esperi- tamente relativo. L'opera non sta mai da sola, .nenti di uisnalizzazioue 11llJJ/agil1ivisice­ è sempre un rapporto. Per cominc iare: alme­ uerbali Art] lettere e orgCll1izzazioue delle no un rapporto con un'altra opera d'arte. idee Avallglla rdia V,R, , . 'ote sul [,..1È dunque il senso dell'apertura di rappor­ L ivillgThetllre Interoista a tocebauseu to che dà necessità alla risposta critica. Rispo­ 'ultu ra del simbolo iII Italia Henuanu sta che non involge soltanto il nesso tra opera Broch A ntonio Pizznto j Ollc(thclII Will­ e opere, ma tra opera e mondo, socialità, eco­ 'a ms Proçett] IleI' teatripolivalenti. nomia, religione, politica e quant'altro occorra. Qui è il fondo sodo di un nuovo antiromantici­ smo illuminato, semantico, terebrante , analiti-

34 co, empirico o quel che volete, purché non vo­ bre precedente. In La solitudine del critico glia svagare. L'opera d'arte è una liberazione, Lonzi fa eco alla protesta, ancora oggi attua­ ma perché è una lacerazione di tessuti propri lissima, di un gruppo di pitto ri e scultori ro­ ed alieni. Strappandosi, non sale in cielo, resta mani (Gastone Novelli, Achille Perilli, Antonio nel mondo. Tutto perciò si può cercare in es­ Sanfilippo, Giuseppe Santomaso, Giulio Tur­ sa,purché sia l'opera ad avvertirci che bisogna cato, Toti Scialoja, , Pietro Con­ ancora trovarlo, perché ancora qualcosa man­ sagra, Antonio Corpora, Piero Dorazio, Um­ ca al suo pieno intendimento. berto Mastroiann i) contro l'atteggiamento Ed è in questa ricerca poligenetica dell'ope ra, prescrittivo di certa critica militante, che anzi­ come fatto aperto, che la critica coincide con ché porsi in dialogo con gli artisti, pretende di la storia, fosse pur quella d'un minuto ta" ". indirizzarne apriosticamente gli orientamenti. Fin dai primi sviluppi della sua attività l'inte­ Sottolineando come un atto critico alienato resse di Carla Lonzi per l'arte appare com­ dal suo originario compito di accoglienza e in­ plesso e combattuto: allontanatasi volontaria­ terpretazione dell'operare artistico finisca per mente dal mondo universitario, ne rifiuta la ridursi a una semplice imposizione di potere, maggior parte delle forme istituzionalizzate. che contrasta l'attitudine liberatoria dell'arte e Orientando la propria attività profession ale a ne ostacola la più diretta comun icazione al una critica che muova dallo scambio diretto pubblico, Lonzi dimostra di aver già ben chia­ con gli artisti (fondamenta li in questo passag­ ro in tutt i i suoi term ini il tem a della relatività gio saranno il rapporto con Pinot Gallizio e la e della responsabilità della critica come atto fiducia accordatale da Luciano Pistoi, per il individuale, portatore di precisi valori etici e quale, tra il 1960 e il 1966, curerà una lunga politici che non possono essere dogmatica­ serie di mostre alla Galleria Notizie di Torino), mente indicati, ma che dovranno essere per­ Lonzi vuole scavalcare, in term ini di più preci­ sonalmente vissuti al fianco degli artisti: "II sa adesione al dato di poetica, l'inautenticità critico, come l'artista, non può pretendere ad essenziale di un sistema dell'arte che per mo­ alcun riconoscimento di rappresentanza in an­ tivazioni opposte (dalla mondanità, allo sfrut­ ticipo: come per la pittura, così per la critica tamento commerciale, al tentativo intellett ua­ non esiste più la categoria operativa nella le, anche di certa critica progressista, di siste­ quale insediarsi e conseguentemente agire. matizzare le nuove tendenze emerse nel do­ La fortuna del critico militante appare ormai poguerra) appariva inadeguato a molti degli interamen te affidata alle risorse di un ambito artisti più propositivi della sua generazione. In e di una vicenda personali di sforzo e di pe­ questa prospettiva va collocato il suo autore­ netrazione in vista di una verità personale da vole intervento del dicembre 1963 nella pole­ raggiungere" " . mica contro Giulio Carlo Argan, seguita al XII La sua alternativa consiste appunto, in quegli Convegno Internazionale Artisti, Critici e Stu­ anni, nella promozione di artisti noti e meno diosi d'arte, tenutosi a Verrucchio nel settem- noti, da Gallizio e Fontana a Twombly, Castel-

35 lani, Paolini, Accardi e Fabro, alla Galleria No­ tana, Consagra, Nigro, Castellani, Paolini e AI­ tizie di Luciano Pistoi. A partire da quella si­ viani, pubblicati sul "Marcatré" di Eugenio tuazione, Carla Lonzi riesce quasi per un de­ Batt isti" . per approdare infine all'autonoma ar­ cennio a instaurare un dialogo diretto e a met­ chitettura dell'Autoritratto. Nella conversazio­ tere in atto un affiancamento degli artisti non ne con Fabropubblicata in rivista nell'aprile del complice - il che comporterebbe un appiatti­ 1966 si sono conservate alcune considerazio­ mento della relazione all'immediata finalità di ni in forma di domande, che, a partire dai Di­ propaganda culturale o commerciale r: bensì scorsi con Pascalidel luglio 1967, saranno so­ partecipe, attento a non sopraffare l'identità stituite dai puntini di sospensione e, in molti critica autonoma dei protagonisti e a non per­ casi, espunte dal flusso dialogico dell'edizione dere di vista l'elemento, per lei centrale, del in volume" . In esse, per limitarsi a un unico rapporto interpersonale. esempio, Lonzi dimostra di insistere partico­ È da questo tipo di frequenta zione non forma­ larmente sulla capacità dell'artista di innesca­ lizzata, dove la compre nsione dell'opera non re un'esperienza immediata della realtà delle deve necessariamente astrarsi dal quotidiano cose, spogliandosi di ogni tradizionale filtro né prescindere da uno scambio fervido, ma formalistico e adattandosi al divenire delle "si­ disteso tra gli individui, che nasce il nuovo tuazioni reali": "Quando tu escludi di partire strumento ermeneutico delle lunghe conver­ da un problema di forma e parli di proporre vi­ sazioni registrate su nastro magnetico, che sualmente un'esperienza delle cose, è evi­ passano poi, asciugate, nella serie dei Discor­ dente che aspiri a determ inare una certezza si con Fabro, Accardi,Kounellis, Pasca li, Fon- filtrata mentalmente, ma non al modo tradì-

2-3. Discorsi: Carla Lonzi e , in " Marcatré. Rivista di cultura contemporanea", nn. 26/27/28/29, Milano, Lerici Editori, dicembre 1966, pp. 130-133

36 zionale. Tu non fai come l'artista che sovrap­ Fin dalla folgorante premessa al lungo "con­ pone alla realtà un reticolo normativo ormai vivio" di Autoritratto - costruito rimontando le paralizzante, ma nella realtà stessa cerchi di trascrizioni delle conversazioni individuali o a individuare delle possibilità ordinative che ri­ più voci intrattenute con Accardi, Alviani, Ca­ flettano l'elasticità necessaria a mantenere i stellani, Consagra, Fabro, Fontana, Kounellis, rapporti con la mutevo lezza e imprevedibilità Nigro, Paolini, Pascali, Rotella, Scarpitta e Tur­ delle situazioni reali". cato tra il 1965 e il 1969' 6 - è evidente la ten­ E Fabro chiude con queste parole la sua repli­ sione relazionale e l'approdo eminentemente ca (conservata quasi integralmente anche tra morale dell'operazione critica dell'autrice: le prime battute di Autoritratto'"): " Non c'en­ "Questo libro è nato dalla raccolta e dal mon­ tra la forma, non c'entra il colore. Ti ripeto, io taggio di discorsi fatti con alcuni artist i. Ma i l'esperienza non la faccio col quadro, lo spec­ discorsi non sono nati come materiale di un li­ chio, la struttura; io la faccio vivendo, guar­ bro: essi rispondono meno al bisogno di capi­ dando le cose, prendendo possesso. Quando re che al bisogno di intrattenersi con qualcu­ vivi ti interessa tutto. Ti parlavo di entrare in no in modo largamente comun icativo e uma­ atteggiamento attenzionale" ' 5. namente soddisfacente . L'opera d'arte è sta­ È evidente che in questo atteggiamento del­ ta da me sentita, a un certo punto, come una l'artista nei confronti della vita reale Carla possibilità d'incontro, come un invito a parte­ Lonzi rispecchia la sua propensione umana e cipare rivolto dagli artisti direttamente a cia­ intellettuale di critica chiamata per vocazione scuno di noi" " . al rapporto e alla relazione. L'unica possibile risposta autentica a questo

37 4. Carla Lonzi, Autoritratto. Accardi, A/viani, Castel/ani, Consagra, Fabro, Fontana, Kounetlis, Nigro, Pao/in( Pasca/i, RoteI/a, Scarpitta, Tutcsto, Twomb/y, De Donato editore, Bari 1969

"invito" dovrà passare per la rinuncia alla po­ con la società, ma tale rapporto sarà realizza­ sizione "di estraneità" e privilegio del critico, bile soltanto attraverso la negazione del"con­ che esercita "un potere discriminante sugli trollo repressivo " della critica "in quanto ideo­ artisti", pur nella consapevolezza che"non è logia dell'arte e degli artisti in corso nella no­ automatico che la registrazione, di per sé, ba­ stra società" 18. sti a produrre una trasformazione nel critico, Ma la rinuncia a un ruolo interpretativo istitu­ per cui molte interviste non sono altro che zionalizzato, e quindi sostanzialmente aliena­ giudizi in forma di dialogo" . L'opposto perico­ to dalla sua originaria condizione ermeneuti­ lo di un "feticismo dell'artista" , potrà essere ca, non comporta un'abdicazione intellettuale scongiurato appunto richiamandolo a un rap­ né, tanto meno, un'assimilazione entusiast i­ porto più immed iato, responsabile e diretto ca al lavoro creativo dell'artista, bensì una nuova percezione, relazionale ed etica del rapporto tra artista e società: "I discorsi qui raccolti non sono stati fatti con l'intenzione di dimostrare quanto sopra, ma per iniziarmi a un'attività e a un'umanità verso cui mi sono sentita attratta, nello stesso tempo che trova­ vo ridicola la pretesa affidatami dall'Universi­ tà di fare il critico di un'umanità e di un'attiv i­ tà che non mi appartenevano. Cercare di ap­ CARLA LONZI partenervi e vedere crollare il ruolo di critico, AUTORITRATTOACCAROI Al VIA· è stato tutt'uno. Cosa rimane, adesso che ho NI CASTelLA I CONSAGRA FAB o fO TANA KOUNElllS lGIlO PAOllNI perso questo ruolo all'interno dell'arte? Sono PASCAll ROTELLA SCAAPITTA T FlCATO wo BlY forse diventata artista? Posso rispondere: non sono più un'estranea . Se l'arte non è nel­ le mie risorse come creazione, lo è come creatività, come coscienza dell'arte nella dis­ posizione al bene " 19. Avvicinandosi ali'esperienza artistica nella convinzione di potervi trovare "una attività che non aveva bisogno di credenze" , Lonzi percepisce immediatamente i meccanismi istituzionali e di potere della critica professio­ nale come "un mest iere tasullo" >. poco ade­ rente alle necessità più pressanti degli artisti e del pubblico. Cerca quindi di creare una si­ tuazione inedita, al tempo stesso reale e nar-

38 5. Due pagine di Autoritratto. A sinistra lo stu dio new yorkese di Salvato re Scarpitt a, a destra Carla Lonzi trascrive le registrazioni per il libro a M inneapolis

rativamente fittizia, in cui snodare il filo appa­ che, voglio dire, psicologicamente, non sono rentemente "un po' divagato " del discorso delle persone apprezzabili, nel senso che diretto tra persone, passando "da un argo­ neanche a me piaceva la mia condizione di mento all'altro ", senza l'affanno inquisitorio partenza. Sì, io avevo questo senso dell'e­ del critico che"si accanisce" a " produrre co­ stromissione, molto forte , nelle cose del noscenza'?'. ma anche senza l'ambiguità un mondo, e penso che derivava da una espe­ po' distante dell'artista che rifiuta di mettere rienza infantile, sentirsi estromesso come da in discussione il proprio lavoro: " II critico ha una cosa...E è probabile che ho provato inte­ delle componenti psicologiche di disagio, co­ resse per gli artisti perché mi sembrano quel­ me un senso di estromissione. Infatti i critici li che ce l'hanno di meno: i meno dissociati, sono tutti persone... non sono molto simpati- secondo me, quelli che hanno meno un sen-

Acea.rdi: Allo.. tu. pet mette.. M. porte di te vi­ tale, doyrati mettere tento & t .n t Q~ . come Ilei in rapo poTto agli altri, com,e lei ... ehe diventano COItJ di un ,alate 5tr.ordinuio. però OOD \lODO ma.i tute censìde­ tale p roduzione &rli!tic:a, diciamo, nel mondo. L"baì C.pifO t::OI'è terribile? inventare... Allora qUellO petreb­ be ...... per """'pio. di le, m.ll.... dcci dei di.ochi... - guarda alo pensando a te, Ai - como sei l. aua a cena, quando chiami il Tita, poi l'ice oppure Time uno. ti racconta u.oa 'UI 'Ioria personale e tu atai • Hf). liti•..• Allori cl vediamo del /ilmaU oom'è queet. per· ann. '1uando Il•• _tire, hai capito? Eh .....rebbe bel­ lluimo. Perch é tu. è vero, no.a seì tutta come "idea. Si D, è puw.iale come vini fuori, in uc CU10 iel1!O, nel lavoro. Non il: vero, forse~ quetto? .. E, invece, Dd I.· l. II1lIcehina b., diciamo. ,li 'Uocchi .1 1010'0 ehe o<>no vero dì partecip.uicme., d1 comprentione, ai.... •tudi.ri, piu. o meno, per UD eerte tipo di correre: le LoI1ZÌ: A me penon.lm.nt. cosa mi ~Ilra. nel regi• ...... l...mùw.ì. anno logol. oli.. culiOV' ...i.a al lehiO, .trar.? Mi .Itra. proprio un r.uo e!emenlaro' poter ..o dell Ira pili o meno lunghe aeeoodo com. deve n.v;, l. OUl'Va la macehina. Qu st. partlecl... m_hina oh••ti.mo p.rda ndo ad..... aiocom. è fou. per piat. di un miglio. ha queste tra.ono rienlranli pili sul telaìo, proprio petcbé è una maetbin••h. d... co... rere su piste o••li pili lunghe . Poicbé l. pi>lo .merican. è onle, plli o mene, l. hlOghem dei rolli.llli permette di .vore un rapilOrto. di l08am••1 lelaio. pili lungo ehe non pee una macchina che dove correre tu tlna pbta d. V. miglio, dove ..rebbe quasi una eontin u. curn. Con un. pÌllo de un m\gI.jo. ga ci anno dei tolti.6li uo­ tevoli. por eul possiamo anre lJAI macchina che al.. l'_hio ai p...... l. più lun,. dell. allt. macchino ehe andJ.mo COJtrucndo~. per eaempio, una piccolA macchI.. n'-alno ebe c'è li in fendo.

39 6. Pagina di Autoritratto con la fotografia di Luciano Fabro all'asilo nel 1941

so di disaccordo ... non so. Per cui, poi, per cosiddetta crisi, la critica d'arte ha esteso il me l'atteggiamento critico è coinciso con un suo ambito dall' interpretazione dell'opera al­ bisogno di intromissione nella situazione di al­ l'interpretazione stessa dell'arte. [...] Accredi­ tri. [.. 1 11 critico, per questo bisogno di intro­ tato da un intento di rivoluzione culturale, il missione che ha, è il più disposto a fare delle critico che ha messo falsamente in crisi la sua iniziazioni o delle esperienze su delle cose al­ att ività, contesta insieme le istituzioni, le sub­ tr ui e questo andrebbe mantenuto perché , limazioni, la cultura e la società. La sua preva­ per me, è importantissimo che una parte del­ ricazione ideologica avendo coperto tutto il set­ la società, mini ma anche, si avvicini a degli ar­ tore, solo la rivoluzione potrebbe dargli torto se tisti come la più disposta e interessata a se­ anche la rivoluzione non fosse ideologica. guirli. E gli artisti dovrebbero aver care queste Niente e nessuno potrà dunque mettere in cri- persone che, in un certo senso, si prestano come a una cosa di cui hanno bisogno e che rappresentano un po' anche il bisogno della società . Però, questo, andrebbe mantenuto allo stato puro, non andrebbe reso istituzione perché una volta che è reso istituzione, pren­ de tutti i vizi propri delle istituzioni e delle ideologie. Il criti co, invece di essere colui che è disponibile e ha bisogno , diventa colui il quale giudica e crea tutt a una gerarchia. E in questa attività che lui finisce per svolgere, ve­ ramente si annulla la cosa iniziale da cui era .. partito, e diventa una persona comp letamen­ pre.. di fronte a una eeea, te no'o siamo eeeeenì a porci te non autentica, non più autentica?" . in atteggi amento strumen tale. Questa non è una poetica.. ie ne automaticamente... per un prccesee di vita. Come il In un testo del 1970, meno noto, ma partico­ piaceTe di cam minare: è un tutto, un avvertire lA eoea, larmente illuminante - anche perché costitui­ non ò un (atto sen uale c eensftivo. è: uD'Nperienu glo­ bale che deriva dal non 18.5ciar perdere n uno di qu ti sce una sorta di parola ultima, subito dopo mo menti den. vi ta. t l. ragion e lessa per cui ci pìeee il l'Autoritratto, e di nesso con i primi paralleli dolore, oon a livello muochuti co. ma perché ci . i aec:orge del 5UO modo di eaere. C'è una dilf'eRnza fra il een tìre e sviluppi del suo pensiero fem minista -, Lonzi il prendere poaeao. ebe è.appun to il vivere: solo nel pri. non si discosta ancora dalla posizione di "ade­ mo euo l'ice i. sei l. vilt ima . l'oggetto. Per me, atteg· gia me.n to eatenee è quando viv iamo altr averao un. & cosa, sione " , di "aff inità" e di " fiducia" nei con­ quan do la viviamo e non quando la subiamo IOltanto. fronti degli artisti, ma radicalizza, in una pro­ Qu~to tipo di esteticità è io vario modo com une. Cosi, 000 i lnUa di iMlaurare una poetica , ma di togliere tut­ spettiva ben più ampia, i termini di una crisi le J poetiche. II gu.òo dell e pceucbe è appu nte qu lo: della critica che è solo uno dei sintomi della di Don rend ere eviden ti i postulati. ma di rendere vince- crisi più generale di tutta la cultura espressa dalla società "patriarcale": "Durante questa 301

40 7. Pagina di Autoritratto con la riproduzione di , Autoritratto, 1968

si questo critico, il quale è incapace di accor­ stante coinvolgimento intellettuale e di vita gersi che proprio la nostra crisi è la nostra cri­ con gli artisti, Carla Lonzi finisce per maturare. tica, critica del nostro mandato da parte della Scrive in una pagina del suo diario dell'agosto cultura-società per un'azione di potere">. del 1972: "È curioso però che non mi sia mai Ma se questa crisi riguarda un intero sistema pensata con una vocazione qualsiasi, nemme ­ culturale, al di là dell'esi to di pienezza relazio­ no come scrittrice [...l. Ouando ho cominciato naie raggiunto in Autoritratto, difficilmente a fare la critica d'arte mi ha attratto la possibi­ l'artista, a sua volta identificato in un ruolo isti­ lità di appoggiarmi a un punto fermo : la realiz­ tuzionalizzabile, potrà garantire senza discus­ zazione di altri. [...] Ma alla fine, in Autoritrat­ sioni la propria disposizione all'autenticit à". È to, - che è un riconoscimento dell'autenticità questa la disillusione che, nonostante il co- degli artisti, riconoscime nto che esprime dun­ que da parte mia un'autoinvestitura di sogget­ to - mi ero solo rafforzata nel rifiuto della cul­ tura per isolare il momento artistico come au­ tuoi lavori. da qu lO buo: che tu non rìprcpenl m.i il rcceoeeto di gruia. ma l i fumi UD momenti.no pel­ tentico, ma non come mio l. ..]"25. ma. Jl tuo quadro e eempee il momento ultimo p-rima Come ha suggerito lucidamente Marta Lonzi del momento di gnzia. P.olini: lo tent.vo di ICheJ.nali uare prima . tenu nel suo breve scritto introduttivo all'edizione rtcseìreì, qu esto letto : che l. compleu.ilà. a velte, di della tesi della sorella, in nome di una legitti­ ejeboeeeicee, di certi miei lavori , arriva a {nmuti , peJ'b ~ sempre un gradino .tOllO 1. flUp poe t. semplicità ma aspirazione a recuperare gli elementi vi­ dell"opera, nel nso che « rea di ecuraree sempre. • quella ebe io ritengo l'immagine eenvene ìee ale di un talmen te critici del pensiero sull'arte di Caria l.VOTO, appunto quel 'anlo per cui il mome.nto da rife­ Lonzi non si può giustificare la scissione schi­ rire i. qu Uo che 8Ottiolende queata elaboruionc eem ­ pJessa di IOtt..rn.ionC d. una forma mpltee, Appena zofrenica del suo percorso intellettuale in due piu in qua deU. semplicit à c'è tutto , in-om..ma. ci IOno ambiti contrappo sti e non comun icabili, il tutti i meccan ismi e le reazioni, i penaiui... quindi, io cuco di fermare qu ta {ue compleua ddl'e.laboratione mondo dell'arte e quello del femminismo; ma di u.,na oos.. non si può neppure ignorare o svalutare, co­ AJvi.ai: Penso ehe emlano migliaia di <:oee: ceni'. me esclusivamente esistenziale e privato, il ,.,. significato culturale del suo ostentato distac­ co dal primo, intorno al 1970. " In altre parole - scrive Marta Lonzi - a me sembra che si sia tacitamente concluso che quel rifiuto rientra nel mondo del femmini­ smo e non riguarda il mondo dell'arte. [...) Ouesto è il grosso nodo che vorrei cercare di districare 1...1. per fare superare la dicotomia finora esistente sul riconoscimento del pen­ siero di Carla Lonzi, per cui è celebrato in due 379 ambiti completamente distinti e incomunica-

41 8-9. " NAC . Notiziario arte contemporanea ", n. 3, n.s., Edizioni Dedalo , M ilano-Bari, dicembre 1970; Carla Lonzi pubb lica La critica è potere, alle pp. 5-6

bili tra loro, quasi a dimostrare che l'incomu­ di circostanze, non solo parlando, scrivendo, nicabilità e la scissione risalgono alla vita di ma allacciando rapporti umani il più possibile Carla Lonzi secondo i due periodi separati da validi in un mondo che ne fornisce sì sponta­ quel fatidico anno 1970. neamente ma di fasulli e strumentali">. Il primo periodo investe il suo pensiero di cri­ Come già anticipato nella Premessa di Autori­ tica d'arte e il suo rapporto con gli artisti, il se­ tratto, la rinuncia del critico a farsi assertivo condo investe il suo pensiero di femminista e garante o silenzioso compagno di strada di il suo rapporto con il gruppo di Rivolta Fem­ una creatività che resta comunque retaggio minile. Tra i due momenti non viene preso in individuale dell'artista schiude un possibile considerazione alcun nesso di continuità no­ spiraglio a un'altra, nuova creatività, che non nostante la documentazione data in molti è più assimilabile all'arte né all'esercizio lett e­ scritti dall'autrice a questo proposito"" . rario della critica": Di nuovo in senso etico, il rifiuto di Carla Lon­ Allo stesso modo, nel manifesto a firma col­ zi non investe l'arte in quanto tale, nel suo si­ lettiva Assenza della donna dai momenti ce­ gnificato più profondo di manifestazione della lebrativi della manifestazione creativa ma- creatività umana, bensì la sua alienazione in forma di strumento premed itato di potere e quindi il suo sistema autocelebrativo e auto­ referenziale. Il problema nodale è quello della presa di coscienza dell'impossibilità di instau­ N<> M. Car\t_ACEdtzòono DeilaIo ~"'. t970J L 400 rare un vero dialogo - ottenendo cioè il rico­ noscimento di un paritetico ruolo dialettico ­ all'interno delle dinamiche profess ionali del­ 3 l'arte" , Da qui, il passaggio alla creazione pro­ positiva di un nuovo ambito, quello del grup­ po di Rivolta Femminile, dove questo dialogo tra pari, per quanto difficile, potesse avvenire, appare tutt'altro che forzato, anzi necessario: "In fondo fare il gruppo, tenere insieme e co­ struire il gruppo è stato in tutto questo tempo l'azione che, almeno a me personalmente, ha fornito il mater iale per la conoscenza che mi ero proposta di raggiungere; l...1uno dei pun­ ti fondamentali della mia soggettività consi­ ste nel crearmi le circostanze adatte a tirare fuori ciò che avverto in me di potenziale. Ho sempre lavorato molto non solo di mente ma

42 scbite", del marzo 1971, la rinuncia al ruolo di tradizionalmente intesa, mettendo "in crisi il musa idealizzata o di partner passivo dell'arti­ concetto che il benef icio dell'arte sia una gra­ sta e il rifiuto dei condizionamenti sociali im­ zia somministrabile". Nell'alveo di quel rap­ posti dalla tradizione non sono assimilati a porto strutturato di creazione e di riconosci­ una contestaz ione né a un "giudizio ideologi­ mento sociale dell' operare artist ico, il ruolo co" di condanna nei confronti della creatività femminile si limiterebbe a essere quello di maschile in quanto tale, ma mirano, attraver­ sempl ice "spettatrice" o, nel migliore dei ca­ so " un gesto di presa di coscienza, liberato­ si, di "cl iente" di uno scambio propos itivo e rio, dunque creativo " , a proporne un'alterna­ dialett ico tra maschi. Istituzionalizzando an­ tiva non subordinata e vitale. che la creatività, " pratica liberatoria" per ec­ È la fondamentale impossibilità di un'autenti­ cellenza, come operazione "attuata dagli uo­ ca liberazione per la donna, nell'am bito dei mini e per gli uomin i" , alla donna non è rico­ meccanismi generati dalla societ à patriarcale, nosciuta (se non nei suoi tentativi di adeguar­ a comportare, di necessità, un rifiuto della si il più fedelmente possibile ai modi espres­ creatività quale attributo esclusivo dell'arte sivi maschili) alcuna autorità di soggetto, " per lei non è prevista alcuna liberazione": " Pren­ dendo coscienza della sua condizione in rap­ porto alla creatività maschile, la donna si sco­ pre con due possibilità: una, quella usata fino La critica è potere ad ora, di raggiungere la parità sul piano crea­ "uri.l".4. tivo definito storicamente dal maschio, per lei alienante e riconosciutole dall'uomo con in­ dulgenza; l'altra, quella che il movimento femminista sta cercando, della liberazione au­ tonoma della donna che recupera una sua creatività alimentata nella repressione impo­ sta dai modell i del sesso dominante'?'. E come è possibile, a questo punto , sottra rre al dibatt ito sulla crisi della creatività e sulla cri­ si della critica - e quindi, a ben vedere, al di­ battito sulla funzione politica e sociale dell'ar­ te - il dialogo ultimo tra Carla Lonzi e il suo compagno Pietro Consagra, regist rato in quattro giornate e subito pubblicato (" per rompe re l'omertà del rapporto a due "32) sotto il titolo Vai pure, nel 1980? L'amareggiato bilancio della sua vicenda intel-

43 10. Carla Lonzi, 11. Carla Lonzi, Vai pure. Dialogo con Scacco ragionato. Pietro Consagra, Scritti Poesie dal '58 al '63, di Rivolta femminile, Scritt i di Rivolta M ilano 1980 femminile, M ilano 1985

lettu ale e personale di profezia e di affianca­ tentico tra sé e l'opera che mi aveva tanto mento critico e partecipe dell'avventura della convinto non si estendeva a ogni aspetto del­ creatività artistica nei due decenni preceden­ la vita, non si estendeva al momento della re­ ti si ritrova nelle poche, precise righe affidate lazione. Poiché io intendevo applicarlo sia al da Lonzi, nel 1981, al catalogo della most ra piano dei rapporti che a quello della critica, Identité italienne al Centre Pompidou di Pari­ non potevo concepire che a un livello di rea­ gi. In esse " la forza dell'artista " è identificata lizzazione esemplare come quello artistico " nel fatto che può rimuovere i rapporti che non fosse così. In realtà non lo era, e attra­ non sono strumentali a lui e alla sua opera", verso molteplici tappe ne prendevo atto . [... ] ma questa condizione "vanifica ogni suo ten­ L'artista è una struttura che tutto sorregge e tativo di essere diverso" :" Quel processo au- niente mette in crisi. lo non ho la presunzione ~~\ l\ ARLA L ZI Y. lVAI PURE \ DlAl G rofl PIETRO C A RA

SCACCO RAGIONATO

P lE DAL '58 Al '63

CRJ1TI DI RWOI.TA FI" IM IN ll.li SCRITII DI RlvOL'lA PEAIAIINILE PR TOTIPI PROTOTIPI

44 di farlo anche se scrivo queste cose e le scri­ la specie. Noi non diamo figli ad alcuno, né al­ vo in una sede impropria come un catalogo l'uomo né allo Stato. Li diamo a loro stessi e del Beaubourg, però non posso pensare di restituiamo noi a noi stesse ">. operare che per una cultura dove il fare non Il 28 febbraio 1976, dopo un nodale chiari­ sia a scapito dei rapporti":" . mento con Pietro Consagra, in una pagina di Ben al di là dei limiti del discorso strettamen­ diario traboccante di luminosa utopia, ma al te artistico e critico, la prospettiva ideologica e tempo stesso forte di una lucida determina­ antropologico-sociale della Lonzi punta a una zione, Carla Lonzi riconduceva il nocciolo del svolta epocale e, nella sua assolutezza, non problema alla questione essenziale dell'au­ ammette repliche: l. oo l le ragioni che hanno tenticità dei rapporti, individuando l'arte non portato l'uomo ad istituzionalizzare la guerra tanto come il fine privilegiato o la forma più come valvola di sicurezza dei suoi conflitti in­ evoluta di sublimazione, bensì come uno de­ teriori ci lasciano credere che tali conflitti sia­ gli innumerevoli campi vitali dell'esercizio no fatali per l'uomo, un primum della condi­ ost inato, responsabile e virtuoso delle rela­ zione umana. Ma la condizione umana della zioni tra le persone: " lo partecipo alla costru­ donna non manifesta le stesse necessità; al zione di una società basata sui rapporti uma­ contrario essa piange la sorte dei figli mandati ni. Anche se mi hanno esclusa, anzi proprio al macello e, pur nella passività della pietas, per questo. Nessuno è più in grado di met­ scinde il suo ruolo da quello dell'uomo. Noi in­ termi fuori se io non lo voglio . Questa è la mia tuiamo oggi una soluzione alla guerra ben più esperienza e questa la coscienza di me nei realistica di quelle offe rte dagli studiosi, nella confro nti di quella che si chiama società. Non rottura del sistema patriarcale attraverso la tornerò più sopra questo punto, lo enuncio dissoluzione dell'istituto familiare ad opera solo per fare presente che non mi sfugge il della donna. In essa può verificarsi quel pro­ senso di quello che sto facendo. Mi sono in­ cesso di rinnovamento dell'umanità dalla base camminata senza seguire nessuno. Non ho che viene invocato da più parti senzache si sa­ avuto bisogno di sbandierare ideologie, né di pesse per quale miracolo sarebbe dovuta ac­ gratificarmi politicamente : stavo e sto viven­ cadere una normalizzazione dell'umanità. do e chiarendo e oltrepassando i limiti posti [...1Rimettiamo a noi stesse la grandiosità del dalla cultura e dalla società maschile ai rap­ crollo storico di un'istituzione che, in quanto con­ porti umani, limiti non meno vincolanti di danna simulata della donna, ha finito per rivelar­ quelli economici. Per me la società augurabi­ sicome l'autenticacondanna del genereumano. le è solo quella in cui esiste la possibilità di vi­ Che non ci considerino più le continuatrici del- vere questi rapporti " 35,

45 I Per un 'efficace sintesi degli eventi chiave di que­ re, Roma 2001, pp . 169-180; Marisa Volpi, Firenze sto passaggio in Italia - dalla prima mostra dell'Ar­ e Le Cinque Terre, in Eadem, Uomini, Arnoldo Mon­ te Povera, nel novembre 1967, ali'affermarsi delle dadori Editore, Milano 2004, pp . 51-66 . istanze propriamente concettuali - si veda: Luciano 4 C. Lonzi, Rapporti tra la scena e le arti figurative Caramel, Verso i Settanta (Oltre i Sessanta) I Io­ dalla fine dell'800, (1956l. a cura di Moreno Bucci, wards the Seventies (Beyond the Sixties), in Arte Leo S. Olschki Editore, Firenze 1995. La più com­ italiana neg li anni '70. Verso i Settanta (1968-7970), pieta ricostruzione della biografia di Carla Lonzi (ri­ a cura di Luciano Caramel, catalogo della mostra pubblicata anche in appendice al volume appena ci­ (Erice, La Salerniana, ex Convento di San Carlo, 10 tato) è quella presentata da Marta Lonzi e Anna Ja­ agosto - 31 ottobre 1996l. Charta, Milano 1996, pp. quinta in C. Lonzi, Scacco ragionato. Poesie dal '58 11-39. al '63, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985, pp. , Carla Lonzi, Autoritratto. Accardi, Alvian i, Castella­ 9-73 . ni, Consagra, Fabro, Fontana, Kouneuis, Nigro, Peo­ 5 " Che un così delicato governo sia, quas i dovun­ lini, Pascali, Rotella, Scarpitta, Turceto. Twombly, que , in mani più inette che non fu mai , si avverte e De Donato editore, Bari 1969 . Su Autoritratto si ve­ deplora spesso. Gli avvertimenti continueranno an­ dano almeno le considerazioni di Mar ia Luisa Boc­ che da parte nostra con la necessaria asprezza fin­ cia, Cio in rivolta . Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, ché questo più prezioso patrimonio umano sembri La Tartaruga edizioni, Mi lano 1990; e l'approfondi­ maltrattato o manomesso. Azione, la nostra, che ta rilettura di Laura lamurri, "Un mestiere fasullo": sembrerà forse colo rarsi di politica, ma di generale; note su Autoritratto di Carla Lonzi, in Donne d'arte. per quanto possa spiace re che le parti migliori non Storie e generazioni, a cura di Maria Antonietta Tra­ avvertano l'opportunità di assumerla come pro­ sforini, atti del ciclo di conferenze (Pesaro, UDI e gramma responsabile anche di politica speciale." Casa delle Donne, gennaio 2004 - febbraio 2005l. Editoriale, in "Paragone. Mensile di arte figurativa e Meltemi Editore, Roma 2006 , pp. 119-132; nello letteratura", a. I, n. 1, Sanson i editore, Firenze, stesso volume si veda anche, per la pratica del dia­ gennaio 1950, pp. 3-4. logo nelle sue influenze sull'arte attuale, Giorgina " Ibidem. Bertolino, "II lavoro del nostro corpo e l'opera delle 7 Ibidem. nostre mani". Intervista all'artista e racconti di ruo­ • Cfr. Lionello Venturi, Storia della critica d'arte, Edi­ lo, ivi, pp. 153-171: per una contestualizzazione del­ zioni U, Firenze, 1945 e 1948' ; Giulio Einaudi edito­ la figura di Carla Lonzi nell'ambito della critica fem­ re, Torino 1964' . L'edizione originale statunitense minile in Italia, si veda Laura lamurri, Gender stu­ (History oi Art Ctiticiem, E.P. Dutton and Co., New dies et bistoire de l'art en ltetie. in " Perspective. York) risale al 1936. Actualités de la recherche en histoire de l'art", IN­ 9 Roberto Longhi, Proposte per una critica d'arte, in HA, Paris, n. 4, 2007, pp. 716-721 . "Paragone", a. I, n. 1, 1950, pp. 5-19. In un suo 3 Amica e compagna di studi della Lonzi è Marisa scritto più ampiamente divulgativo (C. Lonzi, Geot­ Volpi che, negli anni, ha ded icato a questo intenso ges Seurat, I maestri del colore, n. 178, Fratell i Fab­ sodalizio umano e intellettuale alcune sign ificative bri Editori, Milano 1966), la Lonzi dimostrerà, alme­ riflessioni e ricostruzioni narrative: M . Volpi, Il rac­ no in parte, di conservare memoria della rivaluta­ conto di Marta, in Eadem , Nonamore. Racconti, Ar­ zione di Fénéon operata in quel testo (p. 14l. non­ noldo Mondadori editore, Milano 1988; Eadem, La ché delle pagine dedicate da Longh i alla cultura for­ casa di via Tolmino, Garzanti, Milano 1993; Eadem, male di Seurat (con un efficace richiamo all'antici­ Una testimonianza autobiografica, in L'arte delle pazione dei deb iti del francese nei confronti di Pie­ donne nell'Italia del Novecento, a cura di Laura la­ ro già offerta nel Piero della Francesca del 1946) murri, Sabrina Spinazzé, atti del convegno (Roma, sullo stesso numero di "Paragone" (R. Longhi, Un Ministero per i Beni e le Att ività cultu rali, San Mi­ disegno per la Grande-Jatte e la cultura formale di chele a Ripa, 25-26 gennaio 2001 l. M eltem i Edito- Seurat, in "Paragone", a. I, n. 1, 1950, pp. 40-43) .

46 IO Longhi, Proposte cìt.. p. 16. " Per quanto riguarda Cy Twombly, la Lonzi pubbl i­

\I C. l.onzi, La solitudine del critico, in " Avanti!", ca solt anto le domande, scritte, del 1962 alle quali Roma, 13 dicembre 1963. l'artista non aveva dato risposta, inte rcalando lo " Discorsi: Carla Lonzi: intervista a Luciano Fabro, scorrere del dialogo con i suoi silenzi. in " Marcatré. Rivista di cult ura contem poranea" , 11 Lonzi, Autoritratto cìt., p. 5. A quest o spirito rela­ nn. 19/20/21/22, Lerici Editori, M ilano, aprile 1966, zionale e corale del testo corrisponde l'op era omo­ pp. 375-379; Discorsi. Carla Lonzi e Carla Accerdt, nima del 1968 di Giulio Paolini che ved e la Lonzi, gli in " Marcatré. Rivista di cultura contemporanea", artisti e altri compagni di strada raccolti intorno al­ nn. 23/24/25, Lerici Editori, Mi lano, giugno 1966 , l'Autoritratto del 1890 del Doganiere Rousseau (al pp. 193-197; Discorsi: Carla Lonzi e Jannis Kounel­ quale Carla Lonzi aveva dedicato un contributo per lis, in "Marcatré. Rivista di cultura contempora­ I maes tri del colore de lla Fabbri: Eadem, Henri nea", nn. 26/27/28/29, Lerici Editori, Mi lano, di­ Bousseeu, I maestri del colore, n. 148, Fratelli Fab­ cembre 1966, pp. 130-134; Discorsi: Carla Lonzi e bri Editori, M ilano 1966). Phillip King, ivi, pp. 135-139; Discorsi. Carla Lonzi e ta Lonzi, Autoritratto cit ., pp. 5 e 7. Pino Pesceti. in " M arcatré. Rivista di cultura con­ IO lvi, p. 8. temporanea ", nn. 30/31/32/33, Lerici Editor i, Mila­ 2O Ivi, p. 44. no, luglio 1967, pp. 238-245; C. Lonzi, interviste a 21 Ivi, p. 22. , Pietro Consagra, Mar io Nigro, Lu­ :n lvi, pp. 45, 47-48 . ciano Fabro, Enrico Castellani, Giulio Paolini, Getu­ 23 C. Lonzi, La critica è potere, in "NAC. Not iziario lio Alviani, in Tecniche e meteried, a cura di C. Lon­ arte contemporanea ", n. 3, n.s., Edizioni Dedalo , zi, Tommaso Trini, Mar isa Volpi, in "Marcatré. Rivi­ M ilano-Bari, dicembre 1970, pp. 5-6. In questo ca­ sta di cultura contemporanea ", Lerici Editori, Mila­ so l'intervento di Lonzi si inser isce nell'ambito di no, nn. 37/38/39/40, maggio 1968, pp . 66-85. Sulla una polemica innescata nell'ottobre del 1970 dal te­ stessa rivista Lonzi aveva già pubblicato nel 1964 sto, non privo di ambiguità, di Germano Celant, Per un contributo non privo di interesse sulla dialettica una critica acritica, in " NAC. Notiziario arte con­ tra l'informale, il realismo tradizionale e le nuove temporanea", n. l, n.s., Edizioni Dedalo, Milano­ proposte statunitensi del new-dada e della pop art : Bari, ottobre 1970, pp. 29-30. Nel dibattito intervie­ C. Lonzi, Una categoria operativa, in "Marcatré. Ri­ ne - con un bel richiamo iniziale al paradosso di vista di cult ura contemporanea", Lerici Editori , Mi­ Longhi: " Poeti si diven ta, critici si nasce" - anche lano, nn. 8/9/10, luglio-agosto-sett embr e 1964, pp. Marisa Volpi: M . Volpi Orlandini, Critici si nasce, in 190-193. " NAC", n. 3, 1970, pp. 4-5. 13 Si veda, in propos ito, l'interessante documento ,. "Qua ndo la cultura dà le garanzie del caso, si pre­ offe rto nel 2007 da Paolo Campiglio con l'edizione senta come un'is tit uzione in cui vengono spiegati i del testo integrale dell' intervista a Fontana dellO processi, in cui la cosa si dimostra, si capisce che ottobre 1967, tratto dalla registrazione originale : sarà più alletta nte per chi fino allora l'aveva pensa­ Milano, IO ottobre 1967. Carla Lonzi intervista Lu­ ta in modo mitico, ma, nello stesso tempo, c'è cio Fontana, in Lucio Fontana. Sedici sculture / Six­ un'altra mistificazio ne, se vuoi, che è appunto quel­ teen sculptures. 1937-1967, a cura di Paolo Campi­ la di darle una faccia sociale .Di creare proprio il me ­ glio, catalogo della mostra (Milano, Amedeo Porro stiere dell'artista 1.. .1. Però, il problema dell'arte, è Arte Moderna e Contemporanea, 12 dicembre sempre un problema della vita, non è un problema 2007 - 28 febbraio 2008; Londra, Ben Brown Fine della cultura , mi spiego? Non è che riguarda l'Uni­ Arts, aprile-maggio 2008). Silvana Editor iale, Cini­ versità . La gente non vuole più fare il pubbl ico, e sello Balsamo (Milano) 2007, pp. 26-65 . neanche l'allievo, vuole entrare nella cosa, ossia " Lonzi, Autoritratto cit ., p. 14. sente che c'è già dentro." Lonzi, Autoritratto cit.. " Discorsi: Carla Lonzi: intervista a Luciano Fabro pp. 203-204. cit.. pp. 375-376. 25 Eadem, Taci, anzi parla. Diario di una femminista,

47 Rivolta Femminile, (Scritt i di Rivolta Femminile 10), situazioni che mi prendono sono diff icili da nascere Milano, 1978, p. 43 . e da sostenersi. Però non ho dubbi che lo sbocco è ,. Marta Lonzi, Un rifiuto comprensibile, in C. Lonzi, lì, col concorso di tutt i naturalmente". Rapporti cìt., pp. XV-XIX. Oltre al già citato Boccia, 28 C. Lonzi, Scrivendo a Alice .. ., manoscritto, 24 pa­ L'io cit.. importante, anche per la puntualità e l'am­ gine, (1979-1981), pubbl icato in Eadem , Armande piezza dell'argomentazione, è il tentativo di una let­ sono iol , Scritti di Rivolta femminile, Milano 1992, tura olistica del pensiero di Carla Lonzi proposto da pp. 11-12. Maria Aus ilia Binda, Carla Lonzi: un'aporia nel pen­ ,. Cfr. suore, nota 19. siero dell'arte, tesi di specializzazione in Stor ia del­ 30 Rivolta Femm inile (C. Lonzi). Assenza della don­ l'art e, Siena, Università degl i Studi, a.a. 1993-1994. na dai momenti celebrativi della manifestazione 27 Si veda in proposito l'osservazione pacata ma ra­ creativa maschile, (Mil ano, marzo 1971), in Eadem, dicale indirizzata dalla Lonzi a Bruno Corà in una let­ Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna tera del 14 giugno 1981 (pubblicata da Marta Lonzi, vaginale e altri scritti, Rivolta Femminile, (Scritti di Un rifiuto cit .. pp. XVIII-XIX): " Nella tua rivista Rivolta Femminile 1, 2, 3). M ilano 1974, pp. 63-65. [" AEIOU" ] mi ha colpito che tu chiami 'dialogo 31 lvi. pp. 64-65. con ... ' la registrazione dal vivo fatta con alcuni arti­ :l2 C. Lonzi, Vai pure . Dialogo con Pietro Consagra, sti. Kounellis, Pistoletto, Merz. Ora quell i non sono Scritt i di Rivolta femminile, M ilano 1980. dialoghi, ma monologhi dove tu hai il ruolo compli­ 33 Eadem, senza titolo, in Identité italienne. L'art en ce, un complice esigente, ma sempre tale e dove Italie depuis 1959, a cura di Germano Celant, cata­ l'altro si degna di rispondere o di ascoltare . Ma non logo della mostra (Parigi, Cent re George s Pomp i­ è sicuro, poiché la parvenza del dialogo e de l suo dou - Musée national d'art moderne, 25 giugno - 7 valore piace anche a lui. Ma lì di dialogo non c'è settembre 1981), Centro Di, Firenze 1981, p. 31. neppure l'om bra, e siccome non si tratta di colpe ­ Su questo scritto e sulla comprensibile titubanza volizzare ness uno, ma di guardare le cose come dell'autrice nel pubb licarlo in quella sede, cf r. M . stanno, le cose stanno cosl che gli artisti non sono Lonzi, A. Jaqu inta. Biografia, in Lonzi. Scacco cit.. in grado di dialogare e fingere che lo siano è un po' pp. 66-70 (da cui è ricavata la vers ione italiana del una respon sabilità che stai prend endo, e perc hé? testo, dato alle stampe in fran cese). Questa è una domanda che merita risposta . l...1 JA Lonzi, Sputiamo su Hegel, (estate 1970). in Ea­ Vorrei aggiungere che l'artista m i è scontato - per dem, Sputiamo su Hegel cit. , pp. 19-61 (pp. 51-52). quanto riesce oggi a manifestarsi - anche se altre 35 Eadem , Tacicit., pp. 1226-1227.

48

Silvana Editoriale Spa via Margherita De Vìzzi, 86 20092 Cinisello Balsamo, Milano tel. 02 61 83 63 37 fax 02 61 72 464 www.silvanaeditoriale.it

Le riproduzioni, la stampa e la rilegatura sono state eseguite presso lo stabilimento Arti Grafiche Amilcare Pizzi spa Cinisello Balsamo, Milano

Finito di stampare nel mese di dicembre 2009

L'esplicita compromissione degli artisti e delle loro ricerche con il contesto ideologico, cultura­ le, sociale e politico caratterizza profondamente gli anni settanta. Opere e azioni escono dai t ra­ dizionali confini dell'arte proprio per avvicinarsi al mondo della vita reale, affrontando in molti casi esplicitamente le questioni in quel momento più rilevanti, dalla lotta politica al vivo dibat­ tito sui temi civili e sociali, secondo un'idea di creatività al servizio della società. Quegli anni, così vivaci e significativi, vengono indagati in questo volume con un taglio critico centrato proprio sulla dialettica tra arte e impegno sociale, etico e ideologico, attraverso una serie di interventi di studiosi chiamati a ricostruire gli eventi e a confrontarsi con quelle speci ­ fiche tematiche. In un contesto tanto ricco di episodi di grande interesse, i saggi si soffermano su alcuni aspetti salienti e particolarmente indicativi dello stretto rapporto che si stabilisce tra arte e vita; in essi vengono affrontati alcuni dei temi all'epoca emergenti, insieme a una seria riflessione su quel periodo. Nelle ricostruzioni e letture storico-critiche qui raccolte tali aspetti sono restituiti attraverso le opere, le ricerche e il pensiero espresso dai diretti protagonisti, dei quali sono soprattutto messe in luce le connessioni con gli ideali, le ideologie e anche con i dubbi e le contraddizioni di quel vivace contesto sociale e culturale. Nella consapevolezza che - come disse Albert Camus - " l'arte non può essere un monologo. Contrariamente all'opinione comu­ ne, se c'è un uomo che non ha diritto alla solitudine è l'artista".

Cristina Casero è storica dell'a rte contemporanea e docen te di Storia della Fotografia presso l' Unive rsità degli Stud i di Parma, dove è ricerc atri ce. Si è ded icata con particolare attenzione alle esper ienze della cultura figu ­ rativa italiana del second o dopoguerra, analizzando l'opera di alcun i protagonisti di quel momento, tra cui Giann i Dova e Alfredo Chighine, della cui opera i pittorica sta collaborando a real izzare il catalogo ragionato. Parallelamente ha condotto stud i incentrati sulle modalità secondo cui le arti e altre forme di comunicazione visiva si sono confrontate con le questioni politiche, sociali e civili, nella seconda metà dell'Ottocento, duran ­ te gli anni del fascismo e nel secondo dopoguerra. Ha svolto per anni attività di pubblicista, interessandosi anche del mercato dell'arte. Collabora con la rivista d'arte contemporanea "Titolo".

Elena Di Raddo, storica dell'arte, è docente di Storia dell'arte Contemporanea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Brescia, dove è ricercatrice. Si interessa soprattutto della pittura del periodo com -