venerdì 4 giugno 2004 21

CICCIOLINA TORNA NUDE LOOK E PARLA DI POLITICA «HALLOWEEN» IL FILM PIÙ PAUROSO DELLA STORIA

Sex & politica: Bill Clinton ci si è giocato la carriera in quella torna a mostrarsi nel fulgore del suo mezzo secolo, che - Incubi, paura, terrore. Sapreste dire su due piedi qual è O’Brien di SFX puntualizzando che il regista Carpenter camera ovale diventata famosa per i passaggi tra verticale e promessa di manager - valgono la «riscoperta» grazie a «un l’horror che più ha segnato le vostre notti? Se non vi viene conosceva bene «il potere del cinema, del montaggio, della orizzontale dell’intraprendente stagista Monica Lewinski. viso straordinario» e - precisa sempre Schicchi visto l’interesse in mente al volo potete sempre ricorrere ad una sorta di musica». Nella top 20 del terrore, figura al quindicesimo Chissà se in Italia potrebbe andare diversamente? Ci (ri)prove- precipuo di chi frequenta tali spettacoli - un corpo tuttora «statitistica dell’orrore» stilata dai critici britannici inter- posto anche una pellicola di Dario Argento del 1977, «Su- rà Ilona Staller, in arte (pornografica) Cicciolina. Eh sì, la molto bello. pellati dalla rivista Sfx. Ebbene, per l’intelligentia cinema- spiria». Seguono dal secondo posto «La notte dei morti biondissima venere nuda, che già in passato ha calcato da Il gran rientro è previsto in due tappe, per ora: la prima a tografica britannica il film più pauroso della storia del viventi» (1968), «Gli Invasati» (1963), «Psycho» (1960), protagonista l’aula parlamentare, torna a cinquantadue anni Pavia fissata per l’11 giugno e l’altra a Perugia il giorno cinema è «Halloween: la notte delle streghe» di John Car- «Non aprite quella porta» (1974), «La sposa di Franken- a far parlare di sé. Meglio, a farsi vedere, mentre Riccardo successivo. E, come dicevamo, non di solo nudo si tratta: penter, «horror metropolitano» sulle tracce di un assassino stein» (1935), «Ringu» (1998), «L'Esorcista» (1973), Schicchi, il suo storico manager annuncia una gran rentrée in Cicciolina rispolvera il suo passato politico, facendo annuncia- che fugge dal manicominio quindici anni dopo aver ucciso «Alien» (1979), «Shining» (1980), «The Wicker Man» tutti e due i settori: da artista nei locali pubblici e come re svelamenti (di vestiti) e ri-velazioni (di opinioni). «Dirà la la sorella. Imitato all’infinito il film di Carpenter batte così (1973), «La Casa» (1982), «Un lupo mannaro america- possibile candidata per le prossime campagne elettorali. E, nel sua sulle cose della politica» pubblicizza Schicchi e disegna un anche classici della paura come «Psycho» (1960) di Alfred no a Londra» (1981), «Occhi senza volto» (1959), «Suspi- caso di Ilona, il ritorno sarà ben visibile, senza veli e sotto i profilo poliedrico della sua biondissima affiliata, le cui opinio- Hitchcock e «L'Esorcista» (1973) di William Friedkin «re- ria» (1977), «Zombi» (1978), «L'occhio che uccide» riflettori. L’ex pornostar infatti abbandona l’ombra del priva- ni sono «nelle loro ingenuità davvero profonde». Basta che non trocessi» ai margini della classifica. «Halloween funziona (1959), «A Venezia...un dicembre rosso shocking» to dove si era rifugiata da qualche anno (ad eccezione di crisi faccia venire voglia anche a Berlusconi di fare il candidato per via della sua assoluta semplicità e della convinzione (1973),«La maschera della morte rossa» (1964), «The mai dire mai coniugali variamente riportate dai giornali scandalistici) e nudo... classifiche che i suoi creatori ci hanno messo», ha spiegato Steve Devil RidesOut» (1968)

Il 4 giugno del ‘94 moriva, a Roma, ad appena effimero. Quegli autobus avrebbero potuto 41 anni . Era nato a San Gior- (in un futuro che puntualmente è arrivato) gio a Cremano, vicino Napoli. Iniziò a teatro avere a bordo le telecamere della televisione con Lello Arena, poi passò al cinema. Cinque o ispirare una sequenza di film. Troisi si le pellicole fatte come autore, regista e protago- concentrava invece, senza dettare proclami, nista: dell’81, Scusate il sul cinema. ritardo dell’83, Non ci resta che piangere con Ed è con il Troisi regista di film straordi- Benigni dell’85, Le vie del signore sono finite nari, dai titoli lunghissimi e dissonanti co- dell’87, Pensavo fosse amore e invece era un me Sembrava amore e invece era un calesse, calesse del ‘91. dalle sceneggiature che debordavano, si smarrivano e si ritrovavano, che però parla- Renato Nicolini vano finalmente, nel mondo delle macchiet- te, dei ruoli e delle sceneggiature obbligate, ma sempre a tutto tondo (in questo vaga- i sembra impossibile che siano mente disneyane), della tarda commedia all' già trascorsi dieci anni dalla mor- italiana, il linguaggio del frammento e della Mte di Massimo contraddizione, che ho avuto il terzo incon- Troisi, come la sua morte tro della mia vita. Di fronte a quei film mi mi è sempre sembrata as- comportavo come quell'omino che, compa- surda. Agli artisti è spon- rendo come logo dell'eccellenza per le segna- taneo continuare sem- lazioni cinematografiche del manifesto, si fa pre a fare domande, per- letteralmente uscire gli occhi dalle orbite ché fanno ormai parte mentre applaude freneticamente. della nostra immagina- Suggerirei di rivederli tutti di seguito, zione, del nostro io più essendo la disponibilità di cassette e di DVD interno. Aspetto le rispo- una delle opportunità positive del mondo ste dal suo prossimo globale: e spero che ci lo farà condividerà il film, anche se so che non mio giudizio di un Troisi che, in quella fase potrà più arrivare. della sua opera, ci dà uno straordinario ri- Ho incontrato, duran- tratto dell'Italia del '900. Dissonante ed aci- te la sua vita, cinque volte do, dove la sconfitta e la malinconia non Massimo Troisi, ogni vol- frenano la vitalità, non dissuadono da nuovi ta in modo molto diverso tentativi. Sono piuttosto consapevolezza del dalle altre. Non sono stati i fatto che le idee giuste non si proclamano soli incontri, ma la memoria perché siano vittoriose, ma più semplice- ne è stata assorbita da quelli mente perché sono giuste. E proclamarlo che, per me, hanno finito per assumere un non è tanto una scelta quanto una necessità. valore simbolico. Di fronte alle critiche di quelli che met- La prima volta è stato l'incontro di un tono l'ordine al primo posto rispetto all'in- giovane spettatore cinematografico, laurea- ventiva, Troisi avvertiva che la bellezza dei to da non molto ma già oltre la soglia dei suoi film non era un impedimento perché trent'anni, ricercatore universitario, segreta- questi potessero essere ancora migliori; e rio della sezione Trevi Campo Marzio del che, per poter dimenticare il cinema di chi Pci, con la passione del cinema e con l'inter- ci ha preceduto, bisogna pur conoscerlo be- mittente sensazione, non troppo gradevole, ne. Credo che questa fosse una delle molte di non conoscere affatto la propria strada e ragioni del sodalizio artistico con Ettore Sco- di stare perdendo tempo, con un film. Rico- la, che lo ha diretto più di una volta, in film mincio da tre mi è sembrato scritto da un anche questi piuttosto malinconici (penso a fratello, perché narrava una storia tutta di- volte che la malinconia sia la caratteristica versa dalla mia (l'emigrante di famiglia era dominante della fine degli Anni Duemila in stato mio nonno Giovanni, ma era ancora Italia), che parlavano della solitudine, della l'Ottocento), ma con questo nucleo intimo, pioggia, del tempo che non trascorre mai, di incertezza, resistenza ed insieme disponi- Massimo Troisi del servizio militare, dei difficili rapporti tra bilità prevalente al cambiamento, in comu- da sinistra con le generazioni; o trasferivano indietro nel ne. E mentre tutto mutava, il figlio si sareb- tempo quest'atmosfera, come ne Il viaggio be sempre chiamato, se non Ciro, almeno Ho visto «Ricomincio da tre» quando ero in «Non ci resta che di Capitan Fracassa. Il set del capitan Fracas- Ugo. Ho tanto amato quel film, che il titolo piangere», con sa è stato il luogo del nostro quarto incon- del successivo mi sembra- il segretario di una sezione Pci. Mi sembrò Mariagrazia Cucinotta tro. Ettore mi aveva affidato un piccolo ruo- va fatto su misura per me. ne «Il postino», con lo, quello di un aristocratico nero d'animo, La seconda volta l'ho incontrato di per- Fiorenza di cuore e di vestiti. Massimo al contrario sona. Era il 1981, l'anno del pieno fulgore il lavoro di un fratello. Lo incontrai, ma aveva Marcheggiani in vestiva il bianco costume di Pulcinella, intro- dell'Estate Romana e di Massenzio al Colos- «Ricomincio da tre» dotto a forza nella storia del Conte di Sigo- seo. Che non fu solo la proiezione del Napo- i penseri altrove: lui sognava cinema e cinema... gnac; ed era, più di questi, il vero protagoni- leon d'Abel Gance di fronte ad ottomila sta, il centro nascosto, del film. Facendo spettatori, rimasti al lo- irrompere un'altra ro posto anche sotto tradizione, quella una lieve pioggia, ma an- del Sud, della ma- che una serie di esperi- schera napoletana, menti sulla catena che le- della materialità del- ga tra loro i diversi setto- la vita, tra le ombre ri dello spettacolo ed i ottocentesche di diversi aspetti della vita Teophile Gautier. urbana. Uno di questi Sul set lo ricordo at- furono gli autobus dei tento, concentrato, comici, dove potevano desideroso di impa- salire solo i fortunati rare in tutta mode- possessori di biglietti di stia e con quella Massenzio sorteggiati, squisita cortesia di che percorrevano linee chi, anche in una si- d'autore. Rimase memo- tuazione impegnati- rabile la visita di Victor va, è naturalmente Cavallo alla Garbatella. portato a non igno-

Assieme a Roberta Car- rare gli altri, cui of- raro, che era responsabi- fre un'allegra cordia- le dell'iniziativa, aveva- lità. mo pensato soprattutto L'ultimo incon- a Massimo Troisi, che ci sembrava la perso- Dieci anni fa moriva uno Tentai di farlo partecipare tro l'ho avuto quando Massimo ormai ci na ideale per dare di Roma una visione aveva lasciato. Napoli (dove ero stato chia- inedita, in evidente fuori sincrono rispetto dei più straordinari artisti all’Estate romana. Ci mato da Bassolino) era ferita dalla sua mor- ai conformismi che spesso l'imprigionano. italiani. Intelligenza e ‘‘ incontrammo in un bar ‘‘ te avvenuta solo pochi mesi prima, e reagiva Roma come può apparire a chi la conosce sentendolo come una presenza sempre viva. per lavoro, la Roma di Cinecittà ma anche dolcezza, cinema e teatro, Gli spiegai cosa mi È stato allora, attraverso i luoghi dov'era la Roma dei produttori, dei finanziatori, comicità e dramma. È più mi pare fosse proprio ai primi di giugno. ta mi aveva informato di un suo stato di sarebbe piaciuto, ma disse nato e vissuto, che ho capito (o forse ho dell'industria e della passione del cinema. Massimo mangiò poco e non bevve vino, a salute già allora non buona) che si sforzava soltanto creduto di capire), la sua anima. Ma anche la Roma delle sere e delle notti vivo che mai mia differenza. Ascoltò con attenzione le di non mostrare stanchezza, ma che era di no... Che vedo come una città disposta spettaco- senza scopo, dove è facile sentirsi soli. Ci nostre proposte, fece qualche osservazione attenta a non sprecare energie, giustamente larmente a guisa di palcoscenico, affacciata incontrammo al tavolo di un ristorante di non banale, ma non si fece coinvolgere. Mi concentrata sui suoi progetti. Questi segui- su una natura di commovente bellezza, ma Piazza Campitelli, in una bella giornata che dette l'impressione di una persona (Rober- vano una strada diversa da quella del mio che insieme si nasconde ed invita al segreto.