Città Di Savona
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Città di Savona Per consultare il Programma Generale www.teatrochiabrera.it Teatro Comunale Chiabrer a STAGIONE ARTISTICA 2017/18 l Teatro Chiabrera, uno dei simboli più amati e uno dei luoghi più celebri di Savona, ha da sempre saputo affrontare e superare a testa alta tanti momenti di difficoltà attraversati dal nostro territorio. Anche in tempi più recenti, a dispetto delle ristrettezze conseguenti alla nota situazione del bilancio comunale, ha mantenuto la sua programmazione di alto profilo e grande richiamo, capace di unire la continuità con la tradizione e le esigenze di rinnovamento. Così anche quest’anno il Teatro Comunale presenta una stagione di elevata qualità, con un ampio programma dal respiro nazionale e internazionale. Il calendario è ricco di proposte, con un’offerta che contiene drammi, commedie 3 con una attenzione a tematiche di attualità e ad anniversari di importanti avvenimenti storici. Come già in passato, è d’obbligo un ringraziamento ai tanti savonesi e appassionati da tutta la Liguria che, con il loro continuo sostegno, dimostrano amore per le eccellenze culturali e attaccamento al nostro Teatro. Siamo certi che la stagione 2017/18 sarà in grado di appassionare il pubblico degli amanti della cultura, di Savona e di tutto il territorio, compresi i giovani, che, ci auguriamo, siano sempre più numerosi nel partecipare alle iniziative messe a calendario. IL SINDACO Ilaria Caprioglio stagione artistica si compone di quattro rassegne per sessantaquattro rappresentazioni. Oltre alla ormai consueta contiguità tra teatro, televisione e cinema ed “interscambiabilità” degli attori, la stagione di prosa offre una significativa presenza di autori italiani contemporanei che, a partire dal loro romanzo o dalla sceneggiatura cinematografica, sono stati oggetto di adattamenti originali per la scena teatrale o di autori italiani che hanno scritto direttamente per il teatro. Punto d’incontro tra le due opzioni è Stefano Massini, successore di Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano e prolifico autore teatrale. Da una parte si è “cimentato” con “Il nome della rosa” di Umberto Eco, realizzandone una convincente versione teatrale, e dall’altra ha scritto uno degli spettacoli più fortunati della scorsa stagione, “L’ora di ricevimento”, passando dal livido Medioevo degli scriptoria monastici alla visione disincantata dei conflitti interculturali che attraversano le aule scolastiche di un istituto della banlieue di una grande città francese. Per realizzare “Il nome della rosa” si sono uniti tre teatri stabili (Torino, Genova e del Veneto) che hanno sostenuto il complesso impianto scenico di Margherita Palli e il nutrito gruppo di attori, tra cui si segnala, almeno, Luca Lazzareschi (Guglielmo da Baskerville) con la fresca e scorrevole regia di Leo Muscato. Un altro teatro stabile, quello dell’Umbria, ha affidato a Fabrizio Bentivoglio, ironico e disilluso Prof. Ardeche, il compito di sostenere gli “incontri” settimanali con i genitori della sua classe, incrocio di culture e razze, con il programma minimo, ma realistico che la scuola possa ancora contrastare il degrado. Guidati con mano felice da Michele Placido il folto gruppo dei comprimari disegna con gusto le varie caratterizzazioni etniche, con il risultato di temperare le nubi oscure in arrivo. Ancora due titoli italiani con due diverse “storie”: Andrea Camilleri ha scritto il romanzo “Il casellante” e ne ha tratto, con Giuseppe Dipasquale, un testo 4 5 teatrale nel quale ha “fuso” nella sua immaginifica Vigàta storia e mito ovidiano con appropriato uso del canto e della musica isolana e di un insolito Moni Ovadia in veste pluriattoriale. Vincenzo Salemme, invece, scrive direttamente per il teatro, con uno sguardo rivolto a Eduardo De Filippo, “Una festa esagerata!” dove mette allo scoperto, seppure in modo divertente, il lato oscuro e grottesco della “buona” piccola borghesia. Due gli adattamenti da sceneggiature di famosi film: Gigliola Fantoni ha provveduto a “Una giornata particolare” di Ettore Scola e Ruggero Maccari dove Giulio Scarpati e Valeria Solarino, pur misurandosi con la coppia Mastroianni-Loren, hanno dato credibilità alla “piccola” storia degli esclusi sullo sfondo di un fascismo trionfante e Sergio Pierattini ha portato in scena “Regalo di Natale” di Pupi Avati con un quintetto alla pari dove, alla fine di un poker notturno tutt’altro che amichevole, i bilanci saranno in rosso profondo. Eric-Emmanuel Schmitt è autore di romanzi, racconti e testi teatrali, uno dei quali, il fortunato “Piccoli crimini coniugali” continua ad essere rappresentato sia sulla scena che sullo schermo. Dopo la bella edizione ospitata con Andrea Jonasson del 2005, viene ora proposto da Michele Placido, anche regista, e Anna Bonaiuto, per la prima volta in città. Il noto giallista avrà davvero perso la memoria a seguito della caduta non riconoscendo più né casa né moglie? E lei, stimolandolo a ricordare e raccontandogli del loro matrimonio, starà dicendo il vero o sta inventando la realtà che vorrebbe (e/o avrebbe voluto)? Vitaliano Trevisan ha invece adattato “Il giocatore” di Fëdor Dostoevskij, intrecciando la vita del grande scrittore russo che, per debiti, si è impegnato a scrivere il romanzo entro una data prefissata, insieme a quella vissuta sulla carta dal protagonista (un efficace Daniele Russo) a Roulettenburg, oggi diremmo un “ludopatico”, per una riflessione, sempre contemporanea, sulle “dipendenze” che affliggono la vita degli individui. Ma come le dipendenze, anche le ansie del futuro possono essere superate. La “notte dei cristalli” è stato assegnato nel 2016 il Premio Borletti Buitoni Trust che incoraggia i giovani migliori talenti internazionali del novembre 1938 in Germania si riverbera nella quieta Brooklyn e manda in frantumi, appunto “Vetri rotti” di Arthur ed ha appena vinto il Primo Premio al Concorso di Montreal del 2017. Docente all’Accademia Liszt di Budapest, Miller, la vita, apparentemente tranquilla, della ebrea Sylvia (Elena Sofia Ricci) che, attraverso la psicoanalisi, forse, presenterà un programma tra la “Waldstein” beethoveniana e la mai troppo ascoltata “Sonata in si minore” del arriverà a ricomporre. E la seconda guerra mondiale fa da sfondo a “Copenaghen” di Michail Frayn, un gioiello di musicista ungherese. Il consueto concerto orchestrale è dedicato a ̶HQRV]ZRPQ del quale l’Orchestra Sinfonica scrittura teatrale, una “inchiesta” in un luogo che ricorda un’aula di fisica, dove si incontrano gli scienziati Niels Bohr della Radiotelevisione di Kiev eseguirà la “fatale” Quarta Sinfonia mentre Giuseppe Albanese, ormai una consolidata (Umberto Orsini), sua moglie (Giuliana Lojodice) e Werner Heisenberg (Massimo Popolizio) per cercare di chiarire che realtà del pianismo italiano, farà riascoltare, dopo nove anni, il Primo Concerto, probabilmente il più amato tra i concerti cosa avvenne nel 1941 nella capitale danese quando, improvvisamente, il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo per pianoforte ed orchestra. Per la musica da camera due formazioni di rilievo: il ceco Trio Smetana tra la solarità del maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Voleva coinvolgerlo nella costruzione della bomba atomica o, al primo Trio di Mendelssohn e la drammaticità del Trio di Smetana e il duo Suyoen Kim, tedesca-coreana, e Dong- contrario, metterlo al corrente dei progressi della scienza tedesca perché ne fossero avvertiti gli alleati? E quale altra Hyek Lim, coreano, impegnati tra la robusta ed intensa Terza Sonata di Brahms e il “Presto” finale, spavaldamente e “inchiesta” del teatro occidentale più grande di “Edipo Re”? Dopo oltre vent’anni anni Glauco Mauri e Roberto Sturno vistosamente virtuosistico, della “Fantasia” di Schubert incisa con successo per la Deutsche Grammophon. Con gli riprendono, a beneficio di una nuova generazione, il loro ”Edipo” che mette a specchio la ricerca ferma e lucidamente ultimi due appuntamenti la musica si apre “per gradi” alla parola. Il violinista Guido Rimonda ha ideato “Le Violon Noir”, angosciante del re a Tebe con la speranza e l’alto sentire pacificato del non più re a Colono. Infine due appuntamenti un progetto multidisciplinare, inciso per Decca, legato al suo strumento, lo Stradivari “Le Noir” (1727) e alla misteriosa si discostano per forme espressive e tema trattato: l’affettuoso omaggio di Ale & Franz e di un valido quartetto di morte di Jean-Marie Leclair, il più famoso proprietario del violino. Nel concerto il solista presenta i vari brani, da Gluck musicisti alla Milano di Jannacci e Gaber e una originale ricostruzione, senza sconti, che Paolo Mieli fa dei cent’anni a Tartini, da Paganini a Ravel, con aneddoti sugli autori e sulla storia delle composizioni legate ad una dimensione della Rivoluzione d’Ottobre attraverso i suoi protagonisti presenti nel celebre “I funerali di Togliatti” di Renato Guttuso. misteriosa e “perturbante”. Federico Maria Sardelli, flautista e direttore dell’Ensemble Modo Antiquo è tra i massimi specialisti internazionali della vita e delle opere di Vivaldi. Da questa lunga frequentazione ne è discesa non solo la Per l’operetta Corrado Abbati continua ad estendere il suo sforzo produttivo ed il repertorio: così, se da una parte riscoperta e la riproposizione di opere del teatro musicale vivaldiano e l’incarico di proseguire la catalogazione dell’intera ripropone una collaudata “Vedova Allegra” leháriana, dall’altra offre una fresca messa in scena del meno noto “Gigì” un 6 musica, ma anche il piacevole “excursus” del romanzo “L’Affare Vivaldi”, Premio Comisso 2015 per la narrativa che 7 musical