Attilio Premoli

Il Sentiero del Viandante

Quattro tappe tra e ripercorrendo le strade agricole ed i sentieri della sponda lecchese del lago

Attilio Premoli L'ITINERARIO E LE TAPPE

Il Sentiero del Viandante, sistemato e segnalato dall’Azienda di Promozione Turistica del Lecchese nel 1992, percorre la sponda orientale del lago di e unisce Abbadia Lariana al Santuario della Madonna di Valpozzo, nel di , alle porte della Valtellina.

Non parte da perché i lavori di costruzione della ferrovia e della strada provinciale hanno spazzato via ogni traccia dell’antico percorso.

L’itinerario ha una lunghezza di circa 45 km e si può percorrere in tre o quattro tappe (ma anche, forzando la marcia, in due) per un totale di 16/17 ore. La suddivisione in quattro tappe, è certamente quella meno sportiva, ma consente di dedicare del tempo anche ad altro, non solo al puro esercizio del camminare.

Lungo il percorso si incontrano infatti interessanti testimonianze storiche (chiese, fortificazioni, opere d’arte, ville, giardini, vecchi borghi ben conservati), ma anche fenomeni naturali (il , l’Orrido di ) assolutamente meritevoli di una visita non superficiale.

Il Sentiero è suddiviso in quattro tappe, abbastanza omogenee sia sui chilometri da percorrere che sui dislivelli; la più difficoltosa può essere considerata la seconda tappa, quella che da ci porta fino a .

Il dislivello se si privilegia la variante alta è di circa 990 mt. e lo si tocca presso la chiesetta di san Pietro uno dei luoghi più panoramici di tutto il Sentiero del Viandante e punto culminante della salita.

Da qui in avanti il sentiero che conduce a Ortanella (950 m) prosegue, infatti, comodo e quasi pianeggiante. Una volta superato il Monte Fopp comincia la lunga discesa lungo il crinale boscoso che, prima su carrabile e poi su sentiero, porta fino al e da qui a Varenna.

Entrambe le varianti arrivano al Castello di Vezio, interessante da visitare per poi scendere a Varenna, dove non si può perdere la passeggiata sul lago che da Varenna ci conduce all’imbarcadero.

2 Attilio Premoli PRIMA TAPPA: da Abbadia Lariana a Lierna SECONDA TAPPA: da Lierna a Varenna (variante bassa) SECONDA TAPPA: da Lierna a Varenna (variante alta) TERZA TAPPA: da Varenna a QUARTA TAPPA: da Dervio al Santuario di Valpozzo (Piantedo)

Le stazioni ferroviarie sono punto di partenza e di arrivo: i treni locali passano a intervalli regolari di circa un’ora e fermano in tutte le stazioni (Abbadia Lariana, , Olcio, Lierna, Fiumelatte, Varenna, Bellano, Dervio, Dorio, Piona e Colico); i treni diretti (linea Milano-Lecco-Colico- ) sono meno frequenti e, in genere, fermano solo a Varenna, Bellano e Colico. Se in una stazione non c'è la biglietteria, il biglietto si può fare sul treno. Utilizzando il treno, se si decide di percorrere l’itinerario senza continuità, si riduce al minimo l’uso della macchina (il che è sempre e solo un bene). Se invece si decide di percorrere il sentiero in una sola volta, sarà possibile pernottare lungo il percorso presso alberghi e Bed & Breakfast. Non ho inserito alcuna indicazione in tal senso: chi legge queste pagine può cercare su Internet,non conoscendo le strutture della zona non mi sento di consigliarne. Ricordo solo che ci sono anche dei campeggi ad Abbadia, a Mandello, a Dervio e a Colico. Un’idea (certo più economica rispetto a quella di dormire presso alberghi o B&B) potrebbe essere quella di piazzare la tenda in uno di questi campeggi e di utilizzare il treno per portarsi all’inizio di ogni tappa e per tornare poi al “campo base”.

Il Sentiero del Viandante non è impegnativo (T/E); solo la seconda tappa, in entrambe le varianti, è classificabile esclusivamente E (escursionistica) ed è un po’ più impegnativa, per il dislivello e per le caratteristiche di alcuni brevi passaggi dell’itinerario. Il percorso segue prevalentemente belle mulattiere o facili sentieri; alcuni tratti, anche abbastanza lunghi, si svolgono su stradine col fondo in cemento e anche (purtroppo) su strade asfaltate. Qualche volta ci si imbatte nella superstrada: la si affianca, la si scavalca, ci si passa sotto. E’ un prezzo che dobbiamo pagare al progresso. Per fortuna, a parte forse nel tratto finale dell’ultima tappa, ci si scorda presto di lei, presi dal piacere del cammino una volta che l’abbiamo lasciata alle nostre spalle.

L’itinerario è segnalato con frecce direzionali metalliche di colore arancione (riportanti la scritta Sentiero del Viandante e la sagoma stilizzata del lago di Como) e da placchette metalliche dello stesso colore e con la stessa scritta (cone quella sulla copertina di questa guida). In generale non c’è il rischio di perdere la strada, ma ho notato che, allo stato attuale (agosto 2019) qualche

3 Attilio Premoli bivio non è segnalato, qualche cartello è posto in modo non facile da vedere e qualche cartello ha subito le “attenzioni” degli immancabili vandali. Le persone del luogo incontrate a cui abbiamo chiesto indicazioni sul percorso si sono dimostrate tutte cortesi e disponibili. In ogni parte del mMondo i pellegrini/camminatori sono ben accolti. Sono casi numericamente molto ridotti, ma è auspicabile che vi si ponga rimedio. Lungo il percorso l’acqua non manca (sorgenti, fontane e, nei paesi, bar), tuttavia è bene partire sempre con la borraccia piena.

Infine: il percorso si snoda quasi tutto a mezzacosta, tra i 300 e i 400 m, con qualche puntata più in alto (fino a 600 m) o più in basso (quando scende ad attraversare i paesi della costa). Solo nella seconda tappa si arriva a quote più alte (780 m lungo la variante bassa, 992 m lungo la variante alta). Per questo (e anche per il benefico influsso del lago sulla temperatura) è percorribile in ogni stagione. Tuttavia in inverno, a causa della quota e delle caratteristiche di alcuni brevi tratti, credo sia meglio valutare bene le condizioni del tempo e del terreno prima di affrontare la seconda tappa. Le stagioni migliori sono la primavera (specie tra la seconda metà di aprile e maggio) e l’autunno. In estate l’afa e il calore possono creare qualche problema, mentre la vegetazione in pieno rigoglio limita la visuale.

Emanuela all’inizio della prima tappa del Sentiero del Viandante. Abbiamo da poco superato la chiesa di san Martino.

4 Attilio Premoli Tappa 1 da Abbadia Lariana a Lierna

SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: + 360 metri - 360 metri SVILUPPO: 10,6 km DURATA: ore 3,30 DIFFICOLTA': T/E

Abbiamo deciso di spostarci tra Milano e le tappe da fare utilizzando il treno, anche perché sarebbe scomodo lasciare l’auto al paese di partenza della tappa per poi tornare a riprenderla terminato il percorso.

Abitiamo a sud di Milano e i tempi di percorrenza tra casa nostra ed il lago di Como sono di circa due ore, ore di guida da fare per rientrare con la stanchezza della camminata addosso.

Partiamo dalla Stazione Centrale con un treno che ci porta a Lecco, dove aspettiamo la coincidenza per Abbadia Lariana, ci sono circa 15 minuti per il cambio, ma la stazione di Lecco è piccola ed è facile orientarsi; Abbadia è la prima fermata dopo Lecco. (Il costo per persona è di circa 11,00 € andata e ritorno)

Uscendo dalla Stazione di Abbadia si scende fino alla S.S. 36 che in questo caso è la strada rivierasca che collega i paesi della sponda lecchese.

Da molti anni esiste una variante, la superstrada, che sposta la maggior parte del traffico veicolare e pesante dalla vecchia statale e che attraverseremo più volte percorrendo il sentiero; scopo di questa strada e di liberare, seppur parzialmente, i paesi dal continuo andirivieni di mezzi.

Giunti alla S.S. 36 si svolta a sinistra a e la si segue percorrendo un comodo e largo marciapiede, dall’innesto con la statale all’inizio del Sentiero sono circa 800 m., purtroppo negli ultimi ottanta metri il marciapiede finisce e bisogna percorrerli sulla strada con le auto che passano velocemente a poca distanza.

Senza dubbio il pezzo più pericoloso anche perché la strada in quel tratto fa una larga curva che impedisce agli automobilisti di vedere gli eventuali pedoni, ma con passo veloce si tratta veramente di pochi minuti.

Qui si prende una scala alla cui sommità un ponte ci permettere di superare la ferrovia portandoci sotto un grosso castagno dove troviamo il primo cartello 5 Attilio Premoli arancione con la scritta “Sentiero del viandante”.

All’inizio del sentiero c’è la chiesa di san Martino che viene citata per la prima volta nel XIII secolo e quindi è probabile una sua costruzione in quel periodo.

Il terreno su cui viene fondata la chiesa e sul quale si cammina per il primo tratto del Sentiero è lo stesso su cui sorgeva un cimitero pagano, questo è certificato dal ritrovamento alla fine degli anni '90 di una lapide cimiteriale del III-IV secolo d.C.; purtroppo la chiesa è in totale stato di abbandono, le porte di accesso sono murate ed il terreno che la circonda è incolto ed è un peccato perché alcune testimonianze lette riportano l’esistenza di affreschi interessanti all’interno.

Poi le chiese abbandonate mi mettono tristezza.

Qui ha inizio il Sentiero, facilmente identificabile dalle frecce arancioni con la scritta Sentiero del Viandante e la silhouette del Lago di Como, in alcuni incroci si trovano delle frecce rosa verniciate che ci indicano il percorso.

Il primo tratto si snoda tra le abitazioni ed è su strade di porfido che si alternano ad acciottolato ed asfalto, il percorso è agevole e dopo poco si trova uno spaccio alimentare che prepara piatti pronti e che ha un nome veramente originale: “Il Sentiero del Viandante.”

Durante questo tratto si gode di una vista meravigliosa sia sulla Grignetta che sul lago sottostante, dopo poco si raggiunge l’ex chiesa di san Bartolomeo: il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero, scritto alla fine del XII secolo, ricorda già l’esistenza di S. Bartolomeo fra le varie costruzioni religiose di Abbadia.

6 Attilio Premoli La localizza vicino al Castello dell’Abate (Castrum Abbatis) ossia vicino a alla fortificazione sulla collina di Castello, sulla via del Viandante, dove i monaci benedettini avevano dei possedimenti.

Nel 1970 la chiesa è sconsacrata su richiesta dell’allora parroco di Abbadia, don Giovanni Zaboglio.

Nel dicembre 2013, Alessandro Longoni – originario di Desio e residente ad Abbadia –, acquista la ex chiesa di San Bartolomeo dopo avere ottenuto le necessarie autorizzazioni da parte dell’Ufficio Amministrativo e Arte Sacra della Curia e dalla Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici: la condizione posta per l’acquisizione dell’ex edificio sacro è quella di non procedere a variazioni di destinazione se non quella di uso espositivo e museale, tuttavia la chiesa non è visitabile.

La chiesa di San Giorgio a Mandello

7 Attilio Premoli Proseguendo il percorso della tappa si arriva alla chiesa di San Giorgio che risale all'Alto Medioevo (500 d.C. - 1000 d.C.), la sua attuale struttura a capanna, con le capriate lignee a vista, le murature e le finestre a monofora, è del XIII secolo, invece l'arco trionfale a ogiva e il presbiterio con la volta a costoloni che caratterizzano l'interno sono stati realizzati nei primi decenni del Quattrocento.

Si tratta di una struttura architettonica semplice, riscontrabile anche in altre chiesette medievali della riviera del lago.

E’ aperta e visitabile nei giorni di mercoledì, sabato e domenica e contattando la Pro Loco di mantello del Lario, dove ha sede la chiesa, si può concordare una visita straordinaria purché il gruppo conti almeno una decina di persone.

Visione generale dell'interno della chiesa, con l'ampio ciclo di affreschi che la rende particolarmente interessante.

Le pitture coprono gran parte delle pareti, l'arco trionfale e il fondo del presbiterio. Il ciclo, di concezione rigorosamente unitaria, risale alla cultura dell'Osservanza promossa da San Bernardino.

La concezione rappresentata si basa sull'idea che, nel giorno del giudizio, saremo valutati sulla base delle opere compiute e in particolare della carità (elemento assolutamente centrale nel messaggio cristiano).

8 Attilio Premoli I sette vizi capitali compaiono incatenati davanti a Minosse (custode e giudice dell'Inferno nel racconto della Divina Commedia di Dante). Essi sono rappresentati nell'ordine seguente (da sinistra a destra): avarizia (avaricia), invidia, accidia (acidia), ira, gola (gula) lussuria (luxuria), superbia (supbia).

Nell'affresco i nomi sono perfettamente leggibili lungo il cartiglio che, pudicamente, copre le loro parti intime (tra parentesi, ho indicato il termine con cui sono nominati effettivamente).

Lasciata la chiesa di san Giorgio si prosegue sulla destra percorrendo una strada asfaltata, salendo fino a raggiungere e oltrepassare la Superstrada, per poi girare a sinistra su di una strada, sempre asfaltata, fino a raggiungere il cimitero di Zana.

Da qui si segue la carrozzabile fino a raggiungere la frazione di Maggiana dove è possibile visitare l’omnia torre medievale che è aperta al pubblico nei giorni di sabato e domenica dalle ore 10 alle 12 con ingresso ad offerta libera.

Riporto il testo pubblicato dal sito Museo della Torre Maggiana (www.museotorremaggina.it)

La Torre di Maggiana detta del “Barbarossa”, una delle meglio conservate nel territorio lecchese, è situata in suggestiva posizione nel centro abitato di Maggiana, nel territorio del Comune di Mandello del Lario. Con la sua mole quadrata svetta in posizione dominante verso il lago, a controllo della Strada Ducale della Riviera e in rapporto con

9 Attilio Premoli il sistema di fortificazione della costa orientale del Lago di Como. La sua collocazione era strategica nei confronti anche di altri percorsi che conducevano verso la vicina Val Meria e i Piani dei Resinelli, ove si trovavano zone di pascolo e miniere. Benché più volte rimaneggiata, la Torre risale al secolo XII ed è forse da porre in relazione con i signori di Mandello. Verso il 1800 la torre divenne di proprietà di Francesco Alippi che la restaurò, ornando la sommità con un terrazzo. Il 5 maggio 1828 un muratore rinvenne al primo piano una lapide di granito annerita dal fumo. Vi era scritto: “Frideric-Imperat-German hic tutus quievit – Anno 1158” (Federico, imperatore di Germania, qui sicuro riposò – anno 1158).La sua denominazione risale quindi a questo fatto. La tradizione ricorda un castello, collocato su un pendio non lontano, nella parte settentrionale del La Torre Maggiana, detta del Barbarossa.

Di proprietà del Comune di Mandello Lario, la torre ospita oggi un interessante museo agricolo ed etnografico, gestito dall’Associazione Gruppo Amici di Maggiana. Situata all’interno di un piccolo cortile fortificato, la Torre presenta ancora la porta ogivale e tracce delle aperture originarie nella parte sommitale, oggi occultate; compaiono inoltre feritoie verticali che sono da collegare all’antico ingresso, un tempo posto al primo piano, come di consueto negli edifici medievali di questo tipo. Altre finestre vennero inserite successivamente, a partire dal ‘500, conferendo alla struttura un aspetto omogeneo nel disegno complessivo. Ad interventi di restauro risale la suggestiva terrazza posta sulla sommità, dalla quale si gode uno splendido panorama del lago e della sottostante cittadina di Mandello. All’interno si trovano gli ambienti originari (tra cui uno con interessante soffitto dipinto): in essi è collocato attualmente il Museo, che racconta e illustra, con oggetti e immagini della fine dell’800 e della prima metà del ’900, le vicende di Maggiana, i modi di vita e di lavoro della comunità una sezione molto interessante è dedicata alla processione dei Giűdee che si svolgeva il Venerdì Santo da Maggiana a Crebbio fino alla metà degli anni cinquanta. Alcuni pannelli con immagini d’epoca fanno rivivere il rito comunitario della Passione di Cristo con i figuranti vestiti da Centurioni, da incappucciati o da Santi.

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La torre Maggiana detta del Barbarossa

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Emanuela sulla terrazza della Torre Maggiana, con veduta su Mandello

Dopo la Torre del Barbarossa si prosegue su strade di ciottolato fino alla chiesa di san Rocco dove c’è una fontana ed un lavatoio dove è possibile dissetarsi con un’acqua freschissima messa li apposta per i viandanti.

Si attraversa un terrazzamento coltivato a vite, Il percorso risale poi ai prati di Masso e, dopo aver superato un torrentello, alle case del Roccolo e alla frazione di Rongio il percorso si inoltra nel bosco ed il sentiero si fa stretto e non molto curato, ma i pericoli sono veramente pochi, basta prestare attenzione e si affronta in tutta tranquillità.

Abbiamo scelto per questo percorso le scarpe da trekking della Sportiva con le quali abbiamo percorso i 134 km del Cammino di Santiago ed anche qui si sono rivelate una calzatura idonea a diversi tipi di terreno, anche se, non lo nego,

12 Attilio Premoli nel tratto di sentiero che scende sul fondo della Val Meria non avrei disdegnato i miei scarponi da montagna a collo alto.

Un tratto del sentiero che scende alla val Meria

Arrivati sul fondo si attraversa il torrente Meria passando su un ponticello di sasso e si risale il lato opposto della valle sempre stando nei boschi; il sentiero è ripido, ma un corrimano in fune di metallo aiuta durante la risalita.

Tanta fatica viene premiata dalla veduta delle pareti dolomitiche del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari e dalla suggestiva veduta sull’abbazia di Santa Maria di Olcio in posizione panoramica sulla valle e su Mandello.

L’abbazia benedettina attiva già dal ’XII secolo,rappresentava un luogo attivo di transito fra Mandello, sede della pretura giudiziaria,e la Vallsassina.

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L’abbazia benedettina di Santa Maria con il Sasso dei Carbonari

E’ stata restaurata nel 1997 dopo un rovinoso incendio.

Si risale fino a raggiungere le frazioni di Somana e Sonico.

Il percorso si fa più semplice seguendo delle strade Agricole a fondo vario, dal cemento all’asfalto più facili da percorrere, anche se più dure come terreno, personalmente non amo molto camminare su asfalto, preferisco la terra battuta o i sentieri nei boschi.

Da Sonvico il percorso risale una sella prativa, raggiungendo la cappella dell’Immacolata. Successivamente l’itinerario diviene asfaltato per un lungo tratto, traversando il costone parallelo alla riva del lago.

Emanuela alla Cappella dell’Immacolata. 14 Attilio Premoli

Al termine del tratto asfaltato si segue il sentiero che scende a sinistra, entrando nel bosco e si prosegue fino a un quadrivio, dove si trova la cappella detta del Signore e una fontanella.

L’itinerario segue una mulattiera sulla destra, che sale fino ad incontrare la superstrada e ad oltrepassarla grazie ed un sottopasso.

Il fondo torna ad essere acciottolato e, ormai giunto alla conca di Lierna, attraversa le frazioni di Sornico e Genico per scendere poi al centro di Lierna da dove facilmente si raggiunge la stazione ferroviaria.

Ricordarsi di verificare gli orari dei treni che dovrebbero essere uno all’ora nei giorni lavorativi, mentre è bene essere sicuri degli orari festivi. (vedi note a pag.: 3)

I treno ci riporta a Lecco dove si fa il cambio prendendone uno che arriva a Milano.

la tappa è durata 3,30 ore, di effettivo cammino, più le soste per mangiare more colte sul Sentiero, visitare la Chiesa di San Giorgio, la torre Maggiana e per il pranzo, che noi ci siamo portato da casa, ma sul percorso si trovano numerosi negozi di generi alimentari in cui acquistare del cibo.

Non occorre portare grosse quantità di acqua vista la presenza di numerose fontanelle dalle quali ci si può rifornire.

Come attrezzatura consiglio delle buone scarpe da trekking che vadano bene sia sulle strade asfaltare che sullo sterrato e l’acciottolato e, naturalmente gli immancabili bastoncini da trekking.

Per l’abbigliamento dipende dalla stagione: noi lo abbiamo percorso in agosto, il 21, quindi faceva caldo, molto caldo.

15 Attilio Premoli Bisogna tenere presente che si attraversano boschi ombrosi ed umidi, quindi se la stagione comincia a volgere all’autunno o la primavera conviene portare una felpa per proteggersi dal freddo.

Boschi in cui si possono ammirare ciclamini spontanei dai colori vivissimi, noci, castagni e noccioli.

Portate anche un copricapo, ci sono molte strade esposte e senza ombra e il sole se c’è picchia duro.

E’ sempre buona norma controllare le temperature ed il tempo previsto prima di mettersi in cammino.

Sconsiglio di intraprendere questa tappa, come tutti i percorsi a piedi, salvo non si possa fare a meno, con la pioggia.

Le prime case di Lierna punto di arrivo della prima tappa del Sentiero del Viandante. 16