la guida degli azzurri Parola d’ordine: riscatto. Le Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018 devono rappresentare la svolta per la spedizione italiana, reduce da due edizioni davvero deludenti. A Vancouver 2010, a salvare i colori azzurri fu Giuliano Razzoli, medaglia d’oro nello slalom speciale. L’u- nico acuto di un’Olimpiade davvero nefasta che ha visto la nostra na- zionale chiudere il medagliere al 16° posto, con 5 podi complessivi. Un bottino misero al quale si sarebbe poi andato ad aggiungere quello di Sochi 2014: più titoli, 8 in tutto, ma zero ori e un pessimo 22° posto nel medagliere. Una vera e propria onta per la storia dello sport italiano. In Corea del Sud i risultati dovranno ragionevolmente essere diversi. Se guardiamo alle ultime 3 rassegne, per rientrare nella top 10 l’Italia dovrà vincere non meno di 3 ori, preferibilmente 4. Basti pensare che a Torino 2006, con 5 primi posti a fronte di 11 medaglie complessive, la spedizione di casa arrivò nona, mettendo in scena prestazioni ammire- voli nel pattinaggio, nello slittino e nello sci di fondo ma fallendo nello sci alpino. Ed è proprio dallo sci alpino che deve arrivare la riscossa in questo 2018: Sofia Goggia, Federica Brignone, Christof Innerhofer, Peter Fill e Dominik Paris saranno le punte di diamante della “valanga azzurra” che nella stagione 2016/2017 è tornata a ruggire con il record dei 43 podi conquistati nella stagione di Coppa del Mondo. Impossibile non nutrire aspettative anche nello short track, con la portabandiera Arianna Fontana alla quarta Olimpiade della carriera. Un’edizione nel- la quale l’atleta lombarda proverà a puntare al metallo più pregiato, che finora le è sempre sfuggito (1 argento e 4 bronzi nel suo palmarès). Al di là dei risultati dei nostri connazionali, quel che è certo è che la prossima rassegna invernale a cinque cerchi sarà diversa dalle precedenti. Non ci sarà la Russia, travolta dalla valanga del doping per la quale è stata estromessa come paese, fatta salva la partecipazione di alcuni atleti che prenderanno parte alle gare sotto la bandiera olimpica e solo dopo aver dimostrato in modo tangibile la loro totale estraneità ai fatti. Saranno inoltre le Olimpiadi dei pochi biglietti venduti e degli spalti, forse, un po’ troppo vuoti, due fattori non di certo agevolati dalla vicinanza con la Corea del Nord e dalla lontananza geografica con i continenti (Europa

2 e Nord America) dalla maggiore tradizione sciistica. Saranno infine le Olimpiadi “smontabili”, con lo stadio Olimpico di PyeongChang, dalla tanto insolita quanto suggestiva forma pentagonale, che sparirà non appena saranno terminati i Giochi Paralimpici a marzo. La palla ora passa ai protagonisti in scena sulle piste e nei palazzetti: spetterà a loro il compito di rendere questa edizione ugualmente memorabile e degna di nota.

3 Indice

BIATHLON...... pag 6 intervista a Dominik Windisch ...... pag 8 Bob...... pag 10 COMBINATA NORDICA...... pag 11 intervista a Samuel Costa...... pag 13 ...... pag 15 intervista a Joël Retornaz...... pag 17 FREESTYLE...... pag 19 HOCKEY SU GHIACCIO...... pag 20 PATTINAGGIO DI FIGURA...... pag 22 PATTINAGGIO DI VELOCITA’...... pag 24 intervista a Nicola Tumolero...... pag 26 SALTO CON GLI SCI...... pag 28 SCI ALPINO...... pag 30 intervista a Federica Brignone...... pag 32 SCI DI FONDO...... pag 34 SHORT TRACK...... pag 36 intervista ad Arianna Fontana...... pag 38 SKELETON...... pag 40 SLITTINO...... pag 42 sNOWBOARD...... pag 44 intervista a Michela Moioli...... pag 46 Le discipline BIATHLON

Il biathlon è uno sport invernale che, come suggeriscono le radici latina (bi: due) e greca (athlon: gara) si costituisce, all’interno della medesima competizione, di due specialità differenti: sci di fondo e tiro a segno con la carabina. Gli atleti, infatti, sono chiamati a compiere quanto più velocemente un determinato percorso sugli sci, sostando, contestualmente, ad una serie di postazioni di tiro; ed ogni errore alla carabina comporta una penalità. Il biathlon, a sua volta, si costituisce di sei differenti tipi di gara: l’individuale, l’inseguimento, la sprint, la partenza in linea, la staffetta e la staffetta mista. Nella gara individuale, la più antica, gli atleti partono ogni trenta secondi per affrontare quattro postazioni (ogni errore comporta una penalità di un minuto; si tira, alter- nando, in piedi e a terra) e un percorso di 20km per gli atleti e 15km per le atlete. Rispetto all’individuale, la gara sprint si presenta: più corta (10km e 7,5km), con meno sessioni di tiro (due: prima a terra e poi in piedi), le cui penalità consistono nell’aggiunta non di secondi, ma di 150m. Nell’inseguimento, invece, sessanta at- leti hanno diritto partire per primi (ordine e dilazione di partenza vengono decisi in base al risultato d’una gara precedente): il percorso si compone di 12,5km e 10km, quattro postazioni (due in piedi, due a terra, con penalità da 150m ciascuna). Nella partenza in linea, invece, i biatleti (o biatlete) partono all’unisono, dovendo affrontare 15km (o 12,5km), nonché quattro postazioni (in egual misura a terra e in piedi, con 150m di penalità all’errore). Nella staffetta 4x7,5km, invece, atleti di medesimo sesso e nazionalità competono sulla medesima distanza, con due posta- zioni ciascuno (ogni atleta dispone di otto colpi per cinque bersagli; 150m le pena- lità eventuali). La staffetta mista si differenzia, oltre che per la partecipazione di due atleti per sesso, membri della medesima nazionale, per le differenti lunghezze da percorrere: 7,5km per ciascun uomo, 6km per ciascuna donna.

6 LA FORZA DEL GRUPPO E QUELLA DI DOROTHEA WIERER La squadra di biathlon della FISI, la Federazione Italiana Sport Invernali, si pre- senta ben compatta e coesa, nonché poliedrica ed eterogenea, annoverando tra le proprie fila atleti dalla differente “specializzazione”, nonché giovani dall’innegabile talento, già pronti per i massimi palcoscenici (Alexia Runggaldier e Lisa Vittozzi su tutti, ma anche Thomas Bormolini e Federica Sanfilippo).

LA STELLA La stella del biathlon azzurro è sicuramente Dorothea Wierer: bronzo olimpico a Sochi 2014 nella staffetta mista (con Karin Oberhofer, Lukas Hofer e Dominik Windisch), argento mondiale a Oslo 2016 nell’inseguimento, due volte bronzo mondiale nella staffetta, nonché vincitrice della Coppa del Mondo 2016 nella specialità individuale (competizione nella quale vanta ben venticinque podi, di cui quattro vittorie), anno nel quale, miglior risultato in carriera, si classificò terza nella classifica generale. Dorothea, classe ‘90 di Brunico, nella Coppa del Mondo 2017 si è classificata quinta nella generale (così nelle classifiche dell’inseguimento e della partenza in linea), come l’Italia tra le nazioni (spicca, poi, il terzo posto di Alexia Runggaldier nelle gare della specialità individuale), confermandosi tra le migliori al mondo nella disciplina.

7 intervista a dominik windisch Coppa del Mondo 2017/2018: come giudichi il tuo inizio e quello del gruppo? Come squadra siamo partiti molto bene: stiamo dimostrando che siamo ad un livello alto e possiamo giocarcela anche contro i migliori. Il mio inizio, invece, è stato un po’ così, con alti e bassi: ma sono contento, so dove devo lavorare. Guardo avanti e sono fiducioso. Chi ti sono sembrati gli atleti più in forma? Tra gli azzurri Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer e Lukas Hofer. Quanto alle altre nazio- ni, oltre ai soliti Martin Fourcade e Johannes Bø, ci sono un sacco di ottimi atleti; questo è il biathlon: il livello è tale per cui tutti i migliori quaranta possono andare a podio, oppure vincere. L’inizio di stagione racconta d’un gruppo con esperienza, che tutta- via non rinuncia al rinnovamente; sbaglio? Secondo me è un lavoro continuo, costante. Io e Lukas [Hofer, ndr] abbiamo imparato tanto da [Christian, ndr] De Lorenzi e Markus Windisch, mio fratello, e ora che siamo noi due “i vecchietti” del gruppo cerchiamo di dare qualche consiglio ai nostri giovani. Stan- no crescendo e faranno ancora un ulteriore step in avanti: l’Italia diventa sempre più forte. L’ultima medaglia di un biatleta italiano ai Giochi porta la tua fir- ma, oltre a quelle di Hofer, Oberhof e Wierer. Che cosa ti aspetti da questa edizione delle Olimpiadi? Sì, è già bello che abbiamo fatto medaglia a Soci, quindi [ride, ndr] non è che ne aspetto un’altra. Ovvio, ogni gara cerco di partire per far medaglia, però non è che vado a casa deluso se non faccio medaglia. In fondo non ho fatto un podio in singo- lo quest’anno, quindi non puoi andar lì aspettandoti il podio… Devi essere realista, conoscere il tuo livello. Diciamo: è possibile, però non è obbligatorio. Vado in Corea del Sud per divertirmi, per godermi le Olimpiadi e poi vediamo cosa succederà. In quale momento della carriera di Dominik Windisch arrivano queste Olim- piadi? Spero in un buon momento: la forma è buona e al tiro, ultimamente, sto facendo delle belle serie, quindi non è che vada tutto male. Però, ovviamente, non ho la costanza dell’anno scorso, ma continuo a lavorare. Questo è il biathlon: nulla è sempre uguale, bisogna sempre lavorare, mai mollare, mai essere appagati.

8 Ci racconteresti un aneddoto sulla tua carriera? Posso raccontarti un aneddoto sulla scorsa Olimpiade [Soci 2014, ndr]: per evitare di pensare ho iniziato a guardare la serie televisiva “Friends” e, sì, ho continuato a guardarla per tutto il giorno, per avere altri pensieri, e alla fine ho finito tutte e dieci le stagioni in due settimane [ride, ndr]. PyeongChang 2018: un obiettivo e qualcosa che credi sia utile non dimenti- care mai. L’obiettivo è andar lì e far bene, però, comunque, sono realista, e mi godo l’Olim- piade. Quello che secondo me è utile non dimenticarsi mai è che è già un gran cosa arrivar lì, perchè conosco tantissima gente che ha provato e non è mai arrivata a questa possibilità: è un traguardo importante.

9 BOB

Non sono più gli anni d’oro del grande Eugenio Monti capace di far appas- sionare tanti italiani ad uno sport come il bob, abile e veloce sulle piste tan- to da conquistare 11 medaglie d’oro ai campionati mondiali e 6 medaglie olimpiche, 2 d’oro, 2 d’argento e 2 di bronzo. Capace anche di grandissimi gesti di sportività come privarsi di un bullone, togliendolo dal suo mezzo per darlo ad un avversario che non lo aveva e di fatto regalargli la vittoria, accontentandosi del gradino più basso del podio. Ora il bob italiano non riesce più ad avvicinarsi ai grandi successi del pas- sato e deve accontentarsi di guardare gli avversari darsi battaglia per le medaglie che contano, ma con la convinzione che il lavoro ripagherà tutti gli sforzi di atleti e addetti ai lavori. Il bob sarà una delle quindici discipline protagoniste ai Giochi Olimpici Invernali di PyeongChang 2018, ed assegnerà un totale di tre medaglie d’oro: bob a due maschile, bob a due femminile e bob a quattro fem- minile. A decidere la distribuzione delle quote, per un massimo di 170, saranno i ranking IBSF aggiornati al 14 gennaio 2018 (questi tengono conto dei risul- tati della Coppa del Mondo e dei circuiti continentali europeo e nordameri- cano). Potranno qualificarsi ventinove equipaggi per ciascuna gara maschi- le e diciannove equipaggi per quella femminile, con un massimo di tre team per Paese. In qualità di nazionale di casa, la Corea del Sud è sicura di poter schierare almeno un equipaggio per gara. Per quanto concerne i favoriti alla vittoria della medaglia d’oro in questa categoria sono sicuramente la Germania, gli USA e il Canada, ma atten- zione perché un minimo errore in fase di spinta o in pista può davvero far cambiare tutti gli scenari possibili con sorprese che nessuno mai si po- trebbe aspettare, come anche la Coppa del Mondo ci ha riservato nei mesi precedenti.

10 COMBINATA NORDICA

La combinata nordica è una delle poche discipline che resiste sin dalla pri- ma edizione delle Olimpiadi Invernali, cioè quella di Chamonix-Mont-Blanc 1924. Specialità ancora riservata ai soli uomini, si basa sulla modalità Gun- dersen: non è altro che una combinazione differente di due discipline in- vernali, nella quale la prima è necessaria per stabilire un ordine di parten- za, mentre la seconda serve per stabilire la classifica finale in una gara ad inseguimento. Alle Olimpiadi invernali la combinata nordica si presenta in tre gare dif- ferenti: una prima Gundersen che vede un trampolino corto e una fondo da 10 km, una seconda che vede un trampolino lungo e sempre una 10 km, ed infine una staffetta 4x10km a squadre. Nelle prime gare partecipano tut- ti i combinatisti iscritti alle Olimpiadi, mentre nella staffetta solo le squadre nazionali che raggiungono i 4 atleti. La spedizione azzurra sarà quasi sicuramente composta da quattro atleti, anche se la certezza arriverà solamente a pochi giorni dall’inizio della ma- nifestazione (21 gennaio 2018), quando il ranking del biennio 2017-2018 sarà definito e da questo si potranno definire i partecipanti all’olimpiade (55 in totale, massimo 5 per nazione). Gli atleti che certamente partecipe- ranno saranno Alessandro Pittin (la punta di diamante degli azzurri nella specialità) e Raffaele Buzzi, mentre ci sono ancora da definire le posizioni di Lukas Runggaldier, Armin Bauer e Manuel Maierhofer. Questi com- binatisti hanno già preso parte a diverse tappe della Coppa del Mondo, ma ancora non hanno conquistato un posto stabile all’interno di questa mani- festazione, dunque dovranno aspettare quella data per avere la sicurezza di andare in Corea. Certamente sarà assente uno degli atleti più talentuosi della Federazione Italiana Sport Invernali, Samuel Costa. Il 25enne ha subito un brutto infor- tunio al ginocchio seguito da una cura sbagliata che lo ha costretto a torna- re sotto i ferri e a saltare quasi l’intera stagione sportiva della combinata nordica, oltre che le Olimpiadi di PyeongChang 2018.

11 LA STELLA Per la spedizione azzurra, ovviamente la stella non può essere che Ales- sandro Pittin, unico nostro connazionale a riuscire a vincere una me- daglia in questa disciplina nella storia delle Olimpiadi Invernali. Rag- giunse questo traguardo nell’edizione di Vancouver 2010, quando il 27enne friulano conquistò la medaglia di bronzo nel trampolino corto. Risultato che non riuscì a ripetere nella successiva edizione di Sochi 2014, quando sfiorò il gradino più basso del podio, clas- sificandosi quarto sempre nel trampolino corto. L’esordio nella ma- nifestazione olimpica, invece, è da attribuirsi all’edizione casalinga di Torino 2006, dove assunse il ruolo di primo atleta assoluto. Quello nella Coppa del Mondo è datato 2009. Pittin è tesserato per le Fiamme Gialle, vanta inoltre una medaglia d’argen- to ai Mondiali di Falun 2015, ben 4 ai Mondiali juniores e diversi piazzamen- ti in tappe di Coppa del Mondo. Inoltre è il campione italiano in carica della disciplina, avendo battuto a ottobre 2017 i compagni Bauer e Buzzi, giunti rispettivamente secondo e terzo. Riuscirà la nostra stella della combinata nordica a portare a casa un’altra medaglia?

12 intervista a Samuel Costa Dopo un promettente inizio, un 2017 che si è rivelato sfortunato. A che punto sei con il recupero dall’infortunio? Quando ti rivedremo in gara? Il recupero dopo quest’ultima operazione sta andando molto bene e sono contento per questo. Per l’allenamento del fondo soprattutto. Il problema rimane il salto perchè ancora non riesco a chiudere l’angolo fino alla fine. Volendo potrei già partecipare agli eventi di fine stagione, ma ho scelto di rimanere fermo e di preparare al meglio la prossima. È importante arrivare a dicembre 2018 in perfetta forma. Come vedi i tuoi compagni di nazionale in questa stagione? Devo dire che il giovane Kostner sta facendo molto bene e l’ho vi- sto molto deciso e determinato nei suoi obbiettivi, visto anche il Mondiale Juniores che dovrà affrontare. Considerazione generale, come vedi il movimento italia- no di Combinata nordica al momento? Quali sono le pro- spettive per il futuro? Purtroppo il lavoro che viene fatto sul salto non è corretto e si nota bene come ogni anno vi sia un leggero peggioramento. Alessandro Pittin è un caso a parte, perchè lui è un talento e in qualche maniera riesce sempre a portare a casa qualche risultato, come il podio a Ramsau. Secon- do me con lo staff giusto Alessandro potrebbe vincere tanto perché ha un potenziale altissimo e ricordiamo che spesso negli anni passati è partito nelle prime posizioni in CdM. Sarebbero da cambiare alcune cose, ma quel- lo è lavoro dei direttori sportivi e della federazione di ascoltare gli atleti e lavorare insieme a loro. Lo scorso anno scelsi di allenarmi da autodidatta per il salto, un azzardo che poi si è rivelato vincente. Diciamo che anche i giovani non hanno le adeguate motivazioni per poter emergere.

13 Parliamo della combinata in sé, come si prepara un atleta per questa disciplina? Dopo la fine della stagione abbiamo vacanza fino ai primi di maggio quando riparte l’allenamento. Si parte subito con il fondo con 20/25 ore settimanali, per avere un’ottima preparazione fisica. A giugno si incomincia a saltare con alcuni raduni estivi, per poi avere cicli di carico/scarico per entrambe le disci- pline fino ad ottobre, parallelo a un grande lavoro in palestra. Chi ritieni siano i favoriti per le 3 gare alle Olimpiadi? È un po’ difficile fare previsioni. Diciamo che nel trampolino corto i fondisti sono più avvantaggiati: un Frenzel o un Rydzek possano essere i favoriti. Su quello grande invece sono più i norvegesi quelli che possono fare meglio, considerando anche che il trampolino di PyeongChang è per “volatori”. Per la gara a squadre, che si terrà sempre sul trampolino grande, la battaglia sarà tra Norvegia e Germania per il primo posto. Quali sono le possibilità per la spedizione azzurra? Sul trampolino piccolo vedo Pittin come un possibile outsider, soprat- tutto se le condizioni meteo sono favorevoli potrebbe fare bene, magari ottenendo un ottimo piazzamento. Per la gara a squadre la vedo molto gri- gia che possano arrivare risultati pesanti a meno di stravolgimenti in questo mese.

14 Curling

Per la prima volta nella storia, il curling azzurro ha ottenuto la qualifica- zione “sul campo” alle Olimpiadi invernali. La squadra maschile, formata da Joël Retornaz (skip), Amos Mosaner (third), (second), Da- niele Ferrazza (lead) e (alternate), ha conquistato il pass nel torneo preolimpico giocato a Plzen in Repubblica Ceca (5-10 dicembre). Agli azzurri è bastato vincere il primo turno di playoff, 6-5 alla Danimarca, dopo aver chiuso la competizione al secondo posto nel round robin (dove, a parte i danesi, hanno sfidato anche Repubblica Ceca, Finlandia, Germania, Olanda, Russia e Cina). Sarà un 2018 ricco di appuntamenti per gli uomini: prima di ottenere il pass per PyeongChang, gli azzurri infatti avevano otte- nuto la qualificazione aiMondiali di Las Vegas 2018 (in programma dal 31 marzo al 8 aprile prossimo). Una doppia soddisfazione per la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio che ha speso energie e risorse per favorire la crescita di tutto il movimento azzurro. Danimarca dolce per gli uomini e amara per le donne. La Nazionale di curling femminile, formata da Diana Gaspari (skip), Verona Zappone (third), Stefania Constantini (se- cond), Angela Romei (lead), Chiara Olivieri (alternate), ha visto sfumare la qualificazione alle prossime Olimpiadi invernali proprio avendo perso con le danesi per 5-4 nel secondo playoff del torneo preolimpico (le ragazze avevano chiuso il round robin in prima posizione). Una grossa delusione dopo il successo ottenuto agli Europei di San Gallo 2017, dove le azzurre hanno conquistato uno storico bronzo, terza medaglia continentale (dopo gli argenti di Kirkcaldy 1982 e di Basilea 2006). La qualificazione centrata dagli uomini e quella solo sfiorata dalle donne sono lì a manifestare co- munque la crescita del nostro curling, avvenuta grazie anche al grande la- voro fatto dal direttore tecnico Marco Mariani in collaborazione con Soren Gran, allenatore della Nazionale maschile, e con Violetta Caldart, mister di quella femminile.

15 LA STELLA La stella della Nazionale maschile di curling è senza dubbio lo skip Joël Retornaz. Il 34enne si è guadagnato le luci della ribalta alle Olimpiadi di Torino 2006 insieme una squadra di semi-professionisti: in quell’occasione la nostra Nazionale, qualificata ai Giochi in qualità di Paese ospi- tante, collezionò importanti vittorie contro squadre di grande tradizione come Canada, Stati Uniti e Germania. Joël Retor- naz, che ha vissuto sulla sua pelle la mancata qualificazione a Vancouver 2010 e Sochi 2014, farà da trait-d’union tra l’e- sordio del 2006 e la prima volta da qualificata “sul campo” del 2018. “È la prima volta che raggiungiamo i Giochi giocandocela sul ghiaccio, senza il vantaggio di essere Paese ospitante, e que- sto dà l’idea della nostra impresa. – ha dichiarato lo skip – Abbiamo vinto le partite giuste e ce lo siamo meritati, è il giorno più importante della mia carriera”. Joël voleva che i suoi compagni di squadra potessero provare che lui aveva provato a Torino 12 anni fa ed è stato accontentato.

16 Intervista a Joël Retornaz Joël, che cosa avete provato dopo questo storico risultato? Abbiamo scritto la storia di questo sport. Ne siamo onorati: riuscire a qualificarci “sul ghiaccio” e non come Paese ospitante ha tutto un altro sa- pore rispetto a quanto accaduto nel 2006. E io sono felice di poter giocare un’altra Olimpiade nella mia carriera. Nel challenge di Plzen avete vinto la prima sfida dei playoff con la Danimarca per 6-5… Entrambe ci giocavamo la prima delle due opportunità per andare ai Giochi. Qualora avessimo perso, avremmo avuto una seconda opportunità contro la Repubblica Ceca. Doversela giocare all’ultima partita disponibile però sarebbe stato un po’ più duro. La Danimarca è stata amara per le donne invece… Peccato, sarebbe stata una grandissima doppietta. Le ragazze però non sono state fortunate. Erano testa di serie al challenge olimpico e avevano vinto la medaglia di bronzo agli Europei di San Gallo. Purtroppo, han- no perso contro le danesi una partita giocata colpo su colpo. Nella Nazionale maschile, per la prima volta, sono stati convocati i giocatori migliori del campionato e non tutti quelli della squadra campione. La considera la mossa vincente? La Federazione ha costruito uno staff di primo livello a par- tire da Marco Mariani, storico compagno di squadra del team di Torino, diventato il direttore tecnico della Nazionale. E poi c’è Soren Gran, un allenatore di primo livello che vanta già partecipazioni ai Giochi: questa sarà la sesta per lui, ottenuta con il quarto Paese diverso. Un applauso va anche ai mental coach. La svolta epocale di selezionare i migliori atleti ha influito: i ragazzi hanno disputato degli ottimi Europei e sono riusciti ad agguantare una storica qualificazione olimpica.

17 Joël farai da trait d’union tra 2006 e 2018. Hai cambiato un look da allora: lo hai fatto per scaramanzia? Sono passati 12 anni: un cambio di look ci può stare. La barba mi sta ac- compagnando in questo momento della mia vita. A Torino i miei occhialini sembravano una trovata mediatica, ma non lo erano: a 22 anni io ero quel ragazzo. Ero semplice, sono rimasto semplice. Che cosa ti aspetti da queste Olimpiadi? Sarebbe un successo riuscire a migliorare la prestazione di 12 anni fa. Riuscire ad agguantare tante vittorie non sarà facile, ma la consapevolez- za di poter far bene c’è. La qualificazione ottenuta sul ghiaccio ci fa ben sperare. La qualificazione al Mondiale di Las Vegas 2018 ci dice che siamo tra le migliori del mondo. In Corea faremo del nostro meglio. Questa qualificazione è una rivincita per il vostro sport? Non c’è consenso al 100% quando si parla di curling. Sui social leggo spesso che questo non è uno sport. Non mi dà fastidio sentirlo dire: la gente parla di noi in ogni caso, significa che c’è interesse. Le Olimpiadi danno visibilità: nei mesi successivi bisogna lavorare tanto per finire nel dimenticatoio.

18 freestyle

Con l’edizione di PyeongChang 2018, il freestyle compirà trent’anni di presenza ai Giochi olimpici invernali: nell’edizione di Calgary 1988, questo sport approdò nel mondo delle Olimpiadi, articolandosi in un numero sem- pre maggiore di discipline nel corso degli anni. La primissima introdotta era quella delle gobbe, nella quale gli atleti discendono una pista piena di dossi artificiali con gli sci. DaLillehammer 1994 c’è stato spazio anche per i salti (o aerials), veri e propri giochi di destrezza aerei effettuati sciando su trampolini innevati. Le discipline più recenti e più praticate sono invece: - ski cross (introdotto solo 8 anni fa ai Giochi olimpici di Vancouver), consi- stente in una gara sciistica molto tecnica e spettacolare lungo un percorso artificiale; - halfpipe (presente dalla scorsa edizione a Soči), che si svolge su una ram- pa semicircolare di neve; - slopestyle, introdotto anch’esso nell’ultima edizione del 2014, incentrato su acrobazie in discesa agevolate da rampe e ostacoli di vario genere. L’Italia è fino a questo momento del tutto assente nel medagliere olimpico di questa disciplina, ancora giovane e poco diffusa. In questi soli trent’anni di storia del freestyle, sono gli Stati Uniti ad aver vinto di più (21 meda- glie), seguiti dal Canada (18) e dall’Australia (7). Sebbene negli ultimi anni il freestyle azzurro stia crescendo, non è ancora molto concreta la possibi- lità di arrivare a vincere medaglie a PyeongChang, anche se la competizione rappresenterà di certo un momento importante per questa disciplina, non- ché un importante banco di prova e di crescita per i nostri connazionali, su tutti Stefan Thanei, Andrea Tonon e Siegmar Klotz nello ski cross e Ralph Welponer, Christof Schenk e Igor Lastei nello slopestyle.

19 hockey su ghiaccio

L’Italia non ci sarà, ma i due tornei di hockey ghiaccio che si svolgeranno in Corea, quello maschile e quello femminile, terranno sicuramente incol- lati agli schermi gli appassionati di questo sport. Non mancheranno, in- fatti, le migliori nazionali del mondo: mancheranno i giocatori della NHL, la lega nordamericana che raccoglie le migliori stelle di questo sport non lascerà partire i suoi giocatori (non accadeva dal 1994). Discorso diverso per la KHL, la massima competizione continentale europea, la quale, dopo aver minacciato di seguire l’esempio della NHL, ha deciso di dare il nulla osta ai suoi atleti. L’Olimpiade sarà quindi l’occasione per vedere all’opera diversi giocatori interessanti. Ad ogni modo, le squadre che occupano le prime otto posizioni del ranking IIHF sono qualificate d’ufficio, per questo prenderanno parte alla rassegna olimpica Svezia, Finlandia, Canada, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Svizzera e Slovacchia. Si sono qualificate invece Slovenia, Germania e Norvegia; la Corea del Sud parteciperà in quanto Paese ospitante. Le nazionali, divise in tre gironi, si affronteranno in un girone all’italiana di sola andata: al termine di questa prima fase, verrà sti- lata una classifica complessiva e le prime quattro andranno direttamente ai quarti, mentre le squadre dalla quinta alla dodicesima passeranno dai playoff per cercare di raggiungere la fase a eliminazione diretta. Le partite del torneo maschile verranno giocate, tra il 13 e il 25 febbraio, nello stadio di Gangneung da 10mila posti. Per il torneo femminile, ci saranno invece Stati Uniti, Canada, Finlandia e Svezia (qualificate d’ufficio), Giappone e Svizzera (passate attraverso le eliminatorie) e la Corea del Sud (ospitante). Le squadre, divise in due gironi all’italiana, dovranno lottare per raggiungere uno dei due primi posti: solo così potranno accedere alle semifinali. L’impianto di Kwandong da 6mila posti ospiterà il torneo tra il 10 e il 22 febbraio.

20 Un discorso particolare va fatto per la Russia, nazionale che rientra nel gruppo delle migliori del mondo: la formazione erede della storica com- pagine sovietica, infatti, è stata travolta dallo scandalo legato al doping di Stato. Come tutti gli atleti russi che prenderanno parte ai Giochi olimpici di PyeongChang, anche la squadra di hockey è stata colpita dall’esclusione voluta dal CIO. I giocatori russi saranno comunque presenti in Corea del Sud con un team neutrale chiamato OAR (Olympic Athlete from Russia). In questo caso, potranno partecipare solo i giocatori ritenuti idonei, cioè quegli atleti che risulteranno estranei in tutto e per tutto al caso doping e che supereranno i test preolimpici.

21 Pattinaggio di figura

Due medaglie, entrambe di bronzo e in due specialità differenti, danza e artistico femminile. Questo lo scarno bottino dell’Italia alle Olimpiadi In- vernali nel pattinaggio artistico, che ha dovuto attendere i primi Giochi Olimpici del nuovo millennio, quelli di Salt Lake City del 2002, per vedere la bandiera tricolore sul podio con la coppia Barbara Fusar-Poli e Mauri- zio Margaglio. La seconda medaglia è quella di Carolina Kostner a Sochi 2014. Quest’anno l’Italia si presenta alle Olimpiadi di PyeonChang 2018 con ben 7 posti e per la terza volta avrà rappresentanti per tutte le gare in programma, parteciperà inoltre al team event. A regalare l’ultimo pass a cinque cerchi al team azzurro è stato Matteo Rizzo con il suo piazzamen- to di Oberstdorf. Il pattinatore dell’IceLab di Bergamo è arrivato quarto al (Germania), quinta tappa del circuito Challenger Series e ultima prova di qualificazione olimpica. La Federazione italiana ha quindi a disposizione un posto per la gara maschile, due per quella femminile, due coppie di danza e due coppie di artistico, eguagliando il numero di at- leti partecipanti alle Olimpiadi in Russia. I nominativi degli atleti selezionati sono stati ufficializzati dopo i Campionati nazionali di metà dicembre in scena a Milano: Carolina Kostner e Giada Russo (femminile), Anna Cap- pellini/Luca Lanotte e Charlene Guignard/Marco Fabbri nella danza, Valentina Marchei/Ondrej Hotarek e Nicole Della Monica/Matteo Gua- rise per le coppie. Il settore maschile ha visto un vero testa a testa tra Mat- teo Rizzo, forte dei punteggi ottenuti nel e nella prova di qualificazione olimpica e Ivan Righini. A salire sull’aereo diretto in Corea è però Rizzo, premiato per il pass ottenuto in Germania. Quali sono però le reali possibilità di medaglia per gli azzurri? Per i risultati visti in stagione la sola a poter aspirare al podio è Carolina Kostner, mentre difficile pen- sare in un piazzamento tra i primi tre nella danza nonostante il potenziale espresso dalla coppia Cappellini-Lanotte. Nell’artistico coppie si cercherà di entrare nella top 10, mentre per l’individuale maschile l’accesso alla finale sarebbe già un risultato importante.

22 LE STELLE Carolina Kostner avrà l’occasione di raggiungere un’impresa storica, portare all’Italia la sua terza medaglia e salire sul podio due volte in due Olimpiadi. A sfiorare il traguardo erano stati Barbara Fusar-Poli e Maurizio Margaglio dopo il bronzo di Salt Lake City 2002 e partiti come grandi favoriti a Torino 2006, a negare il podio alla coppia un sollevamento sbagliato proprio all’ultimo del libero. Carolina ha un programma che permette di sperare in un risultato im- portante, come già visto alle finali diNagoya del Grand Prix e nel corso della stagione a fare la differenza tra una medaglia o meno sono i dettagli. Il quarto posto in Giappone è stato il frutto anche di due errori che hanno tolto punti fondamentali, ma al netto di una prestazione senza sbavature il podio è un traguardo raggiungibile.

Cappellini-Lanotte, La coppia azzurra è alla sua terza rassegna a cinque cerchi e ha il potenziale per fare bene, ma l’infortunio di Anna ha ritardato la preparazione e si è notato il gap con gli avversari nelle tappe del Grand Prix, nonostante un bronzo a Osaka e un argento a Lake Placid che gli hanno permesso di essere presenti alle finali di Nagoya. Se infatti lo short program sembra essere al momento il punto di forza della coppia, che è riuscita ad andare sempre oltre i 70 punti, non si può dire lo stesso per il libero. La performance sulle musiche de “La vita è bella” non ha avuto il riscontro spe- rato nei giudizi, con il livello di difficoltà nei sollevamenti valutato sotto le aspettative. A meno di clamorose sorprese inoltre la corsa al po- dio si gioca su due soli gradini, i francesi Gabriella Papadakis e Guillau- me Cizeron infatti sembrano destinati alla medaglia d’oro dopo aver vinto tutto a inizio stagione.

23 PATTINAGGIO DI VELOCITA’

La Nazionale italiana del pattinaggio di velocità sul ghiaccio non ha mai avuto una grandissima tradizione alle Olimpiadi invernali. L’unica volta in cui l’Italia può vantare di aver conquistato una medaglia (in quel caso, ben tre) in questa disciplina è a Torino 2006. Lì fu Enrico Fabris a spezzare il digiuno azzurro con due ori e un bronzo. Oggi, dopo le successive nega- tive spedizioni a Vancouver 2010 e a Sochi 2014, è arrivato il momento di portare a casa almeno un podio. L’International Skating Union ha comunicato le quote olimpiche della pi- sta lunga a tutte le nazioni. All’Italia sono toccate sedici card olimpiche, di cui undici al maschile e cinque al femminile. La delegazione azzurra a Pye- ongchang sarà composta da nove atleti. Da segnalare il bellissimo en plein italiano sui 5000m maschili, con Andrea Giovannini e Nicola Tumolero (grazie ai piazzamenti) e Davide Ghiotto (per il tempo) che sono rientrati nella top 10 dei primi dodici qualificati. Sarà però compito del ctMarchetto scegliere i due che potranno gareggiare. Lo stesso Marchetto ha anche det- to la sua sulle prestazioni dei suoi atleti: “Nella Mass Start sia maschile che femminile, nel Team Pursuit degli uomini e nelle distanze lunghe abbiamo raggiunto obiettivi davvero eccellenti, lasciandoci alle spalle nazioni e atleti quotati. Sulle distanze brevi potevamo raccogliere qualcosa in più, ma c’è tanta concorrenza in particolare con le nazioni asiatiche, competitive e nu- merose come non mi era mai capitato di vedere”. Agli Europei di Russia è andata bene, con due ori e due argenti, dove ben tre medaglie sono state conquistate nella mass start. E poi c’è stato l’oro di Nicola Tumolero nei 5000m maschili.

24 LA STELLA Al maschile è senz’altro Andrea Giovannini quello che potrebbe portare l’Italia alla conquista di una medaglia. Salta all’occhio il primo posto nella Mass Start della terza tappa di Coppa del Mondo di Caligary (Ca- nada). E l’argento agli Europei di Kolomna (Russia) nella mass start maschile. Il ventiquattrenne trentino si è giocato molto bene le sue carte in quella che è (ed è stata) la stagione più importante della sua carriera, che può terminare col botto in Corea del Sud. La pattinatrice di velocità sul ghiaccio più quotata, al momen- to, è Francesca Lollobrigida. Nipote della celebre attrice, anche lei si è imposta nella Mass Start come Giovannini, ma a Salt Lake, la tappa successiva a Caligary, e soprattutto all’Europeo di Kolomna, con il primo posto davanti alla connazionale Francesca Bettrone, mina vagante delle prossime Olimpiadi. L’Italia, in questa specialità, è senza dubbio una delle candidate alla vittoria finale.

25 intervista a Nicola Tumolero Raccontaci le tue emozioni per gli Europei di Kolomna e la tua straor- dinaria medaglia d’oro nei 5000 metri. Un’emozione grandissima. Per me è stato un ottimo riscontro anche in vista delle prossime Olimpiadi. Ho fatto un bel tempo che mi lascia ben sperare in previsione della Corea. Ti aspettavi una prestazione del genere da parte tua? È stata una sorpresa per me. Puntavo al podio perché mi ci sono avvicinato più volte in Coppa del mondo, ma vincere è stato qualcosa di sorprendente che mi ha davvero emozionato. Che spinta ti dà questo risultato in vista delle Olimpiadi invernali? Preferisco dare il meglio di me e poi tirare le somme. Voglio avere l’attenzione focalizzata sulla gara e nient’altro: quel che verrà ver- rà. A questi Europei mancava anche Sven Kramer, che era il detentore del record del mondo sui 5000 metri prima che il canadese Ted-Jan Bloeman glielo sottraesse a dicembre. Loro saranno sicuramente i principali avversari, ma penso che saremo in 6 o 7 per a contenderci il podio. Sarà una bella battaglia! Quando partirete per la Corea? Prima di andare in Corea andremo una settimana in Giappone per abituarci al fuso orario. Non possiamo andare direttamente a Gangneung (città che ospita le gare di pattinaggio, n.d.r.) perché lì la pista aprirà solo una setti- mana prima dell’inizio dei Giochi. Prima di te, solo un certo Enrico Fabris era riuscito a conquistare un oro europeo... Sì, lui ci era riuscito nel vecchio formato della competizione basato sulle 4 distanze, mentre ora vengono considerate le distanze singole. Oltre a es- sere aiuto-allenatore della nazionale è anche mio allenatore nelle Fiamme Oro e siamo molto legati. Il suo aiuto è davvero valido perché era molto bravo dal punto di vista tecnico e sa come esprimersi con gli atleti. Ci ha appunto insegnato a correggere e perfezionare la tecnica che è una compo- nente imprescindibile del nostro sport.

26 L’Italia del pattinaggio sembra tornata competitiva dopo due edizioni olimpiche senza medaglie. Pensando anche ai tuoi compagni di nazio- nale, sia donne che uomini, sicuramente l’ambizione di portare a casa dei risultati importanti c’è… Da quest’anno siamo tutti migliorati moltissimo. Siamo molto vicini tra noi umanamente e siamo i primi a festeggiare quando ot- teniamo risultati importanti e a incoraggiarci quando invece le cose non vanno bene. Siamo sicuramente ambiziosi, ma preferisco non aggiungere altro. Quanto allenamento richiede il tuo sport? Durante la preparazione estiva facciamo 11 o 12 allenamenti a settimana, con 6 o 7 ore al giorno totali. Questo succede ov- viamente in fase di preparazione atletica in cui carichiamo tanto. Durante la stagione i carichi di lavoro sono ovviamente minori. Cosa ti piace fare al di fuori della pista di pattinaggio? Mi piace camminare in montagna e andare sulla moto da trial. Quando posso mi piace svagare un po’ la mente. Di tempo libero comunque non ne ho molto e a casa ormai ci sto poco.

27 salto con gli sci

Il salto con gli sci fa parte del calendario delle Olimpiadi Invernali sin dalla primissima edizione di Chamonix-Mont-Blanc 1924. PyeongChang non farà eccezione e quella del salto sarà una delle quindici discipline protagoniste dei Giochi numero XXIII, che andranno in scena da venerdì 9 Febbraio 2018 fino a domenica 25 Febbraio. Le competizioni di salto con gli sci sono tutte in programma presso l’Al- pensia Ski Jumping Centre e assegneranno un totale di quattro titoli fra normal hill (“trampolino normale”, introdotto negli anni Cinquanta) sia maschile che femminile, e large hill (“trampolino lungo”, quello più tradi- zionale) maschile, ai quali va ad aggiungersi una prova a squadre sempre al maschile. Il tutto tenendo conto delle otto ore di fuso orario che separano la Corea del Sud e l’Italia. Per quanto riguarda il numero totale dei partecipanti, sono in tutto cento le pettorine che si presenteranno al via delle gare di Pyeon- gChang 2018, con un tetto massimo di quattro atlete e quattro at- leti per ogni singolo Paese, per un totale di 35 donne e 65 uomini. Le quote sono decise in base all’Olympic Quota Allocation List (OQAL): si tengono in considerazione i punteggi ottenuti dai par- tecipanti di tutte le gare di Coppa del Mondo e di Summer Grand Prix, tenutesi nel periodo di tempo compreso tra l’1 luglio del 2016 e il 21 gennaio 2018. A questa graduatoria vanno poi ad aggiungersi i punti ottenuti nelle prove di Continental Cup disputate nello stesso periodo. Nel caso della prova a squadre maschile ogni nazionale ha la possibilità, se desidera, di aggregare al proprio quartetto un quinto atleta extra-con- tingente come riserva. Questi potrà gareggiare solo ed esclusivamente nel team event e non potrà quindi presenziare nessuna delle prove individuali, a meno che non si tratti di un forfait (per esempio a causa di seri problemi di salute) di uno dei quattro “titolari”, che dopo la sostituzione non potrà più prendere parte alla competizione.

28 Le gare di specialità prenderanno il via giovedì 8 febbraio, il giorno prima della cerimonia di apertura dei Giochi, con le qualificazioni del normal hill maschile, la cui finale si disputerà invece sabato 10 febbraio (ore 21.35 locali, le 13.35 italiane). Per quanto riguarda le donne, la corsa all’oro olim- pico andrà in scena lunedì 12 febbraio sempre nell’Alpensia Ski Jumping Centre, alle ore 21.50 sud coreane (13.50 italiane). Le qualificazioni di long hill, in programma venerdì 16 febbraio, precede- ranno di sole 24 ore la finale di specialità di sabato 17 febbraio. Mentre la gara a squadre maschile interesserà la giornata di lunedì 19 febbraio, che di fatto concluderà il programma di salto con gli sci di PyeongChang 2018. Le speranze italiane di andare a medaglia sono pressoché nulle, viste le grandi difficoltà dei nostri ad emergere nelle maggiori competizioni inter- nazionali, ma la volontà di centrare la qualificazione Olimpica certo non manca. I nomi degli azzurri che hanno la possibilità di agguantare la parte- cipazione sono quelli dei quattro che già partecipano alla Coppa del Mondo di disciplina: si tratta di Davide Bresadola, Sebastian Colloredo, Roberto Dellasega, Alex Insam. Per quanto riguarda la squadra femminile, occhi puntati e dita incrociate per Lara Malsiner, Manuela Malsiner ed Elena Runggaldier.

29 sci alpino

Un punto fermo, una fucina di podi: lo sci alpino è sempre stato una sicu- rezza alle Olimpiadi invernali, e ha portato all’Italia la bellezza di 29 meda- glie a cinque cerchi. 13 ori, 9 argenti e 7 bronzi, con gli exploit di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni e un po’ di stanca nel recente passato: le ultime Olimpiadi ci hanno regalato la doppia medaglia di Christof In- nerhofer (argento in discesa e bronzo in combinata) a Sochi, e l’oro di Giu- liano Razzoli nello slalom di Vancouver, ma PyeongChang 2018 è senza dubbio l’edizione dell’ottimismo e delle grandi attese. Vuoi per i 43 podi del 2016-17 e per la strepitosa prestazione di squadra nella scorsa Coppa del Mondo, vuoi per i tanti talenti presenti nella rosa azzurra, che avrà tante carte da giocarsi nelle prossime Olimpiadi invernali, a partire dalle discipline veloci. Al femminile c’è una Sofia Goggia reduce da un’annata da sogno e dalla svolta in Val d’Isere che le ha regalato i primi podi stagionali, e ci sono tante atlete da possibile top-10 (Brignone, Fan- chini, Schnarf), al maschile invece ecco i tre tenori: Christof Innerhofer (in via di rilancio dopo l’infortunio del 2016-17), Dominik Paris e Peter Fill sono tutti potenzialmente da podio e da medaglia ‘’pesante’’ sia in discesa che in Super-G, e l’Italia può giocarsi tre campioni per sfidare i vari Svindal, Jansrud, Mayer e Feuz. Situazione diversa, invece, per le discipline tecniche: lo slalom gigante femminile è una potenza, con Sofia Goggia, Federica Brignone (diven- tata un’atleta polivalente, che può andare a podio ovunque ed è una delle favorite nella combinata) e Marta Bassino grandi protagoniste della scor- sa stagione a suon di successi e podi e chiamate a ripetersi, oltre a una Manuela Moelgg che è partita alla grande nel 2017-18 (podio a Soelden e Killington) e vuole coronare con una medaglia di prestigio la sua ultima stagione sportiva. Il gigante maschile, invece, vive l’ennesimo anno zero e ha in De Aliprandini la grande speranza per il futuro: Manfred Moelgg, invece, ha iniziato male la stagione, e questo va a ripercuotersi anche sulle chances dello slalom, che si aggrappa a Manni e a uno Stefano Gross

30 discontinuo tra una manche e l’altra (mentre Razzoli non è ancora tornato quello del 2010) per tornare sul podio. Slalom con poche chances anche al femminile: puntiamo tutto su Chiara Costazza, in una disciplina dominata da Mikaela Shiffrin (competitiva anche in discesa, ha vinto a Lake Louise) e dalla Mika-Mania.

LA STELLA Sono tanti i volti di spicco nello sci alpino azzurro, ma puntiamo tutto su Sofia Goggia e Peter Fill. La bergamasca sarà chiamata a guidare l’Italia al femminile, e ha tutte le carte in regola per conquistare delle medaglie olimpiche: parlano per lei i 13 podi del 2016-17 e il terzo posto nel- la scorsa CdM, ma anche un precedente interessante e stimo- lante. Sofia ha infatti vinto le sue uniche gare inCoppa del Mondo proprio sulla pista di Jeongseon (discesa e Super-G), che ospiterà le gare olimpiche: un segnale incoraggiante in ottica-PyeongChang 2018, e la condizione fisica della 25enne sembra crescere di gara in gara, come dimostrano i due podi in Val d’Isere dopo un avvio di stagione così così. Peter Fill, invece, è chiamato a colmare un vuoto imperdonabile all’inter- no di una carriera da campionissimo: l’altoatesino, vincitore della Coppa di specialità nella discesa libera nel 2016-17, non ha mai conquistato una medaglia olimpica, ma ha tutte le carte in regola per poterlo fare e cercherà di conquistare questo traguardo nella sua ultima Olimpiade (è un classe ‘82). Anche per lui la stagione 2017-18 non è partita nel migliore dei modi (nessun podio e una gara sfortunata in Val Gardena), ma siamo sicuri che Peter (insieme a Innerhofer e Paris) saprà farsi trovare pronto e riuscirà a lottare per una medaglia a PyeongChang.

31 intervista a federica brignone Quali sono le tue condizioni fisiche dopo l’infortunio nella pre-season, ti sei ripresa e stai andando molto bene ultimamente. Possiamo dire che sei vicina al 100%? Sto molto meglio, ultimamente mi sono allenata sugli sci molto bene, men- tre subito dopo l’infortunio faticavo anche ad allenarmi. Non posso dirvi quale sarebbe il mio stato di forma senza quei giorni di pausa, però devo dire che sto bene e non mi lamento. La tua stagione sin qui ti ha visto ottenere due vittorie e tre podi: sei soddisfatta di questa Coppa del Mondo 2017-18, oppure ti aspettavi di più? Sono soddisfatta per come si era messa la situazione a ottobre-novembre, molto soddisfatta. Ovviamente sono arrabbiata per quei due mesi di stop per l’infortunio, però non si può tornare indietro e certamente prendo tutto quello che mi sta capitando nel presente: sto an- dando bene in più discipline e non sono costretta a concen- trarmi su una, dunque sono molto contenta’’. Nel weekend di Bad Kleinkirchheim, dopo aver vinto in Super-G, hai conquistato un favoloso 2° posto in discesa libera: un podio inaspettato, come tu stessa avevi dichia- rato dopo la gara… Un podio totalmente inatteso! Per l’infortunio avevo saltato due mesi di preparazione sugli sci ma anche di parte atletica, e l’ultima volta che ave- vo messo gli sci da discesa era stato a fine settembre e per soli tre giorni: praticamente da lì in poi li ho rimessi solo nella prima prova, e vedendo quel podio certamente sono rimasta davvero sorpresa, anche perché avevo ottenuto al massimo un 12° posto. Ormai sei diventata la donna dei tripli podi, quando tre atlete azzurre monopolizzano il podio ci sei sempre! (ride) Devo dire che mi fa piacere, è sempre una bella emozione salire sul podio con le compagne ed è una festa tutta italiana: abbiamo dato risalto alla nazione, e poi farlo a Bad e in Austria è stato semplicemente fantastico.

32 Passiamo a PyeongChang 2018. Avevate provato la pista che ospiterà le gare l’anno scorso, come vi siete trovate sul tracciato olimpico? E quali sono le aspettative per le Olimpiadi invernali? Al momento sono ancora concentrata sulle gare attuali, penso giorno per giorno perché le gare di adesso sono il trampolino di lancio per andare for- te a febbraio: mi concentro sul presente e poi penserò all’approccio olim- pico. Per quel che riguarda la Nazionale, il ritmo è ovviamente alto dopo i recenti successi, e vogliamo far bene. Venendo alle piste, il tracciato per le gare di velocità non presenta grandi pendenze ed è abbastan- za facile, anche se ci sono molti movimenti del terreno: per quel che riguarda Super-G, gigante e slalom invece dipenderà tutto dalla tracciatura e dalla neve che troveremo a febbraio. In una recente intervista, hai parlato dell’elevata pressione mediatica che gli atleti italiani subiscono in vista dell’Olim- piade: è qualcosa che può influenzare le prestazioni? Sicuramente, tutti gli atleti sono influenzati dalla pressione mediati- ca prima di un’Olimpiade e non solo: c’è anche una pressione personale, perché noi stessi abbiamo una voglia matta di vincere e fare grandi cose, dato che l’Olimpiade è il sogno di ogni atleta. Già ti stressi da solo, poi arriva tutto il contesto e questo finisce con l’aumentare i rischi. Starà a noi essere bravi a isolarci nel momento giusto, gestire l’ansia preolimpica e concen- trarci sulla gara: penso di aver fatto dei passi in avanti sotto quest’aspetto.

33 sci di fondo

La presenza dello sci di fondo alle Olimpiadi invernali è diventata una costante, già a partire dalla primissima edizione nel 1924. Inizialmente, le competizioni coincidevano totalmente o parzialmente con i Campionati del mondo. Così è stato fino al 1984, quando le due manifestazioni presero due percorsi distinti. Inizialmente le competizioni erano riservate agli atleti di sesso maschile ed è stato così fino ai Giochi di Oslo 1952, quando anche le donne ebbero la possibilità di prendere parte alle gare. Altri cambiamenti significativi sono stati il passaggio della di- stanza da 18 a 15 km e l’introduzione delle gare a squadre nel ’36, la riduzione da 30 a 10 km a tecnica classica e l’apertura a corse a tecnica libera. In Corea del Sud, i riflettori saran- no puntati sul mattatore della Coppa del Mondo, Johannes Klaebo. Il norvegese è partito fortissimo, ma, si sa, l’Olimpiade è ben altra cosa. Del resto, nessuno è imbattibile. Lo hanno ribadi- to i suoi due avversari più pericolosi: Dario Cologna e Federico Pellegri- no. Il primo è reduce dalla vittoria al Tour de Ski, il secondo è già riuscito a battere Klaebo allo sprint. Senza dimenticare altre insidie come Simen Hegstad Krüger e Jan Thomas Jenssen sono le giovani promesse pronte a ritagliarsi spazio. Attenzione al vecchio leone, quel Johnsrud Sundby capa- ce di vincere le ultime tre edizioni della CDM. In ambito femminile, la fa- vorita è Heidi Weng. Attenzione anche alle rivali Stina Nilsson e Charlotte Kalla. Nel medagliere generale, comanda la Norvegia, davanti alla Svezia. L’Italia è al sesto posto assoluto di tutto rilievo.

34 LE STELLE L’Italia dello sci di fondo confida in Federico Pellegrino. Speranze ben giustificate dal palmarès del valdostano, campione del mondo nella sprint nel 2017 e vincitore di una Coppa del Mondo. Segnali incoraggianti sono arrivati dalle recenti prestazioni, specialmente dal succes- so di Dresda, battendo proprio un Klaebo fino a quel momen- to imbattuto. Peccato solo che a PyeongChang non ci sarà la sprint a tecnica libera ma a tecnica classica. Non la miglior opzione per Pellegrino in questo caso. C’è però grande atte- sa anche per la team sprint in coppia con Dietmar Noeckler, compagno con il quale si è già tolto non poche soddisfazioni in Coppa del mondo. Che le gambe siano già cariche in vista del percorso coreano? Possibile. Sicuramente il morale è alto, molto alto. E poi c’è la consapevolezza di poter conquistare una medaglia storica, degno coronamento della carriera.

35 Short track

Sport adottato dall’International Skating Union (la federazione mon- diale di pattinaggio su ghiaccio) ufficialmente nel 1967, lo short track si può considerare “figlio” del pattinaggio su ghiaccio con partenza di massa, sport presente già dalle Olimpiadi invernali di Lake Placid del 1932. Di ori- gini nord americane, l’Italia può comunque vantare una certa importanza nell’affermazione dello short track a livello internazionale: il primo Mondia- le, infatti, si svolse nel 1980 a Milano, 8 anni prima dell’inserimento come sport dimostrativo alle Olimpiadi invernali di Calgary, edizione in cui gli azzurri conquistarono ben 4 medaglie (tra cui un oro nella staffetta femmi- nile), non valide tuttavia per il medagliere. Diventa disciplina olimpica vera e propria nel 1992, alle Olimpiadi inver- nali di Albertville: fin da subito è visibile come il dominio in questo sport venga condiviso tra Nord America ed Estremo Oriente (specialmente Corea del Sud, Cina e Giappone). Degna di nota è anche la tradizione italiana, specie in campo femminile, con un totale di 8 medaglie alle Olimpiadi, che ci permette di stazionare al sesto posto del medagliere complessivo tra Russia e proprio il Giappone. Proprio la squadra femminile sarà il cuore pulsante del nostro short track alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018: Arianna Fontana, Marti- na Valcepina, Lucia Peretti, Cynthia Mascitto e Cecilia Maffei rappre- sentano qualcosa di più di una speranza per il nostro medagliere, visto lo straordinario anno disputato (sia a livello individuale che nella staffetta) tra Europei di Torino e Coppa del Mondo, con la sola delusione del Mondiale di Rotterdam. Un pochino più complessa la situazione maschile, rappresentata da Yuri Confortola e Tommaso Dotti, che avranno in modo di confrontarsi con gli altri atleti solo in gare individuali: grave è infatti la mancata qualificazione della staffetta uomini.

36 LE STELLE Indubbia stella a livello nazionale ed internazionale, Arianna Fontana può essere tranquillamente considerata una delle migliori pattinatrici italiane (e non solo) di sempre. Portabandiera dell’Italia a PyeongChang 2018, Arianna porta con sé il suo incredibile palmares: vincitrice della Coppa del Mondo nel 2012 nella specialità della casa, i 500 m, pluri-cam- pionessa europea (Ventspils 2008, Torino 2009, Heerenveen 2011, Mladà Boleslav 2012, Malmo 2013 e di nuovo a Torino nel 2017), bronzo ai Mondiali di Sheffield 2011, a Shangai 2012, argento a Mosca 2015 e detentrice di 5 medaglie olimpiche (un argento e quattro bronzi), conquistate tra Torino 2006, Vancou- ver 2010 e Soči 2014. Le Olimpiadi invernali 2018 possono essere l’occasione giusta per ri- toccare nuovamente la sua bacheca personale, puntando a quell’oro olim- pico che finora le è sfuggito e lasciandosi alle spalle lo sfortunatoMondiale di Rotterdam dello scorso marzo.

37 intervista aD ARIANNA FONTANA Cosa si prova ad essere portabandiera per il tuo paese in occasione della manifestazione sportiva più importante al mondo? Ne sono davvero orgogliosa, è un onore non solo per me ma per tutti co- loro che mi hanno aiutato nella mia carriera e non solo. È un sogno che si avvera! Come giudichi la stagione di Coppa del mondo? Hai ottenuto un en- plein di qualificazioni su tutte le distanze e anche nella staffetta. Sono contenta di come sono andate le gare, non sono arrivati tantissimi podi ma non era quello l’obiettivo. Era importante qualificarsi alle Olimpia- di, capire come sarebbe stata la forma delle avversarie e provare diverse tattiche di gara. In quale di queste 4 gare alle quali prenderai parte nutri più spe- ranze? Sinceramente in tutte, a Sochi ero in 3 finali su 4, non mi di- spiacerebbe farne 4 su 4 in questa edizione. In Corea ci sarà inoltre da riscattare un mondiale, quello dello scorso marzo, che non è andato come speravate… Tutta la stagione passata non è stata tra le migliori. Ci sono stati problemi che sono stati risolti ma sono contenta che sia successo durante la stagione passata perché se fosse successo in questa saremmo stati in un bel guaio! 4 bronzi e un argento ai Giochi. Manca solo un metallo. Credi possa essere la volta buona nonostante la concorrenza agguerrita? Nello short track si sa, può succedere di tutto, vedi la finale dei 500m di 4 anni fa. Io sarò pronta ed agguerrita, questo è certo! Di tutte le vittorie e le medaglie olimpiche conquistate in carriera qual è stata quella più indimenticabile? È impossibile avere una preferita perché hanno tutte un significato specia- le. Se penso alle mie medaglie è un turbinio di emozioni ed immagini. Sono tutte indimenticabili.

38 Quali sono i tuoi ricordi legati alla tua esperienza a Torino 2006 quan- do sei andata a podio senza aver ancora compiuto 16 anni? Quando ripenso a Torino è come se vivessi in un film, quando ci sono le scene un po’ sfuocate al rallentatore. Ho realizzato molto dopo quello che è successo quel giorno! Come giudichi lo stato attuale e le prospettive di crescita del movi- mento dello short track azzurro? Bisogna darsi da fare, ricreare il movimento perché è uno sport ancora poco conosciuto e solo in alcune zone del nord Italia si può praticare. Biso- gnerebbe estendere su tutto il territorio italiano un progetto per far cresce- re questo sport incredibile. È qualcosa che sicuramente mi piacerebbe fare, se ci fossero le possibilità, una volta finita la mia vita da atleta.

39 Skeleton

Lo skeleton è una delle quindici discipline che animeranno le Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018. Uno sport individuale, spettacolare quanto pericoloso, che vede sfrecciare gli atleti a gran velocità lungo un circuito di ghiaccio in posizione prona (a pancia in giù), con la testa avanti e i piedi indietro, su di uno slittino dotato di pattini. Una disciplina che nel 1948 regalò il primo oro italiano nella storia delle Olimpiadi invernali grazie a Nino Bibbia. Gli skeletonisti a PyeongChang 2018 si lanceranno nell’Alpensia Olympic Sliding Centre, situato all’interno della stazione di Alpensia, uno dei due centri nevralgici della rassegna a cinque cerchi, e più precisamente presso la località di Yongsan-ri. Sarà possibile assistere alle gare per 7.000 spettatori, ai lati di un tracciato lungo 2.018 metri – omaggio all’anno della competizione olimpica – e largo 1,40 metri. Il budello parte da un’altezza massima di 940 metri, mentre l’arrivo è situato a 800 metri. Ai Giochi olimpici invernali coreani parteciperanno trenta uomini e venti donne. Oltre a un atleta per sesso assicurati per la Corea del Sud, Paese ospitante, i restanti posti vedono un massimo di tre per delegazione per i migliori tre Paesi del ranking maschile e per i migliori due di quello femmi- nile. Nella competizione maschile si riproporrà lo scontro tra il lettone Martins Dukurs, oro olimpico in carica dopo la squalifica per doping di Alexandr Tretyakov, e il coreano Sungbin Yun, che in splendida forma punterà al gra- dino più alto del podio nell’Olimpiade casalinga. Nella sfida femminile si prospetta una battaglia tutta teutonica tra Jacque- line Loelling e Tina Hermann, entrambe sulla cresta dell’onda nella Coppa del Mondo 2017/2018.

40 L’Italia non rientra nella lotta alle medaglie. Aver perso lo skeletonista di punta Mattia Gaspari per infortunio – rottura del tendine d’achille della gamba destra che gli farà saltare tutta la stagione 2017/2018 – è stato un duro colpo per la Nazionale azzurra. Gaspari, infatti, oltre ad essere il cam- pione italiano in carica, ha ottenuto un ottimo nono posto ai Mondiali 2017. Con la sua assenza, le “speranze” azzurre si riducono a Joseph Luke Cec- chini. Ma la conquista della top 10 olimpica sarà un’impresa assai ardua per loro.

41 SLITTINO

Lo slittino, nonostante sia insieme al bob e allo skeleton uno degli sport più praticati, ha fatto solamente la sua prima apparizione alle Olimpiadi di Innsbruck. Dal 1964 si disputano tre specialità della disciplina: il singolo maschile, il singolo femminile e il doppio; a partire dai Giochi di Soči del 2014, invece, si svolgono anche le gare a squadre. La Germania domina il palmarès olimpico di uno sport quasi esclusiva- mente europeo come dimostrano i dati: se consideriamo infatti le medaglie vinte dalla Germania Ovest, Est e unificata, su un totale complessivo di 129 medaglie assegnate, ben 75 sono andate alla Germania (31 ori, 23 argenti e 21 bronzi). Dietro alla potenza teutonica c’è l’Italia, che nel corso delle varie edizioni olimpiche ha accumulato un totale di 17 medaglie (7 ori, 4 argenti e 6 bronzi) così come è azzurro l’atleta che ha conquistato più me- daglie nella storia, Armin Zoeggeler, che guiderà la spedizione italiana ai Giochi invernali di PyeongChang, anche se solo come direttore tecnico della nazionale. L’altoatesino ha vinto la bellezza di sei medaglie (due ori, un argento e tre bronzi). Chiude il podio l’Austria (5 ori, 7 argenti e 7 bronzi). Ma non c’è solo Zoeggeler nella storia della slittino olimpico italiano: oltre a lui si possono citare Walter Außendorfer, Sigisfredo Mair, Erika Lech- ner, Paul Hildgartner, Walter Plaikner, Peter Gschnitzer, Karl Brunner, Hansjörg Raffi, Norbert Huber, Gerda Weißensteiner, Kurt Brugger e Wilfried Huber.Tutti atleti che hanno vinto delle medaglie olimpiche nel corso della carriera, a dimostrazione della grande tradizione azzurra in que- sto sport. La spedizione azzurra potrà contare su Kevin Fischnaller, Emanuel Rie- der, Patrick Rastner, la coppia Nagler-Malleier e, tra le donne, su Sandra Robatscher e Andrea Voetter, oltre naturalmente alla stella Dominik Fi- schnaller. Esclusa la coppia Oberstolz-Gruber.

42 LA STELLA La stella della Nazionale azzurra è senza dubbio Dominik Fischnal- ler, per molti un predestinato, visti i successi conseguiti a livelli gio- vanile: in bacheca figura già una Coppa del Mondo giovani, sette medaglie iridate Juniores (tra cui due ori), e due bronzi iridati (nella classica e nello sprint) in occasione dei Mondiali di Igls 2017. Nato a Bressanone il 20 febbraio del 1993, aveva sola- mente un anno quando guida, Armin Zoeggeler, gioiva per la conquista della sua prima medaglia olimpica. Fratello minore di Hans Peter e cugino di Kevin, gli occhi degli appassionati italiani sono tutti su di lui: vincere, però, non sarà affatto facile, vista la spietata concorrenza di atleti come Loch, Ludwig e Repilov.

43 snowboard

Lo snowboard non è stato uno sport che, almeno fino ad ora, ha regalato tanti podi all’Italia nelle Olimpiadi Invernali. Sin da quando è stato inseri- to nel programma olimpico, ovvero Nagano 1998, l’Italia ha ottenuto solo due medaglie di cui una d’argento e una di bronzo. Quella più pregiata tra le due è stata vinta proprio in occasione del debutto dello snowboard alle Olimpiadi da Thomas Prugger nello slalom gigante. Il bronzo invece è stato conquistato da Lidia Trettel, quattro anni dopo a Salt Lake City, nella stessa disciplina con l’innovazione della gara in parallelo. Il tricolore su un podio di una gara olimpica di snowboard manca quindi da quasi sedici anni e le premesse per interrompere questo digiuno nei Giochi di PyeongChang ci sono tutte. Tra le varie discipline, quella in cui un podio è più probabile è lo snowboard cross. La squadra azzurra può vantare svariati atleti nel maschile e soprattutto nel femminile. Tra gli uomini ci sono Omar Visin- tin e Emanuel Perathoner: non sono esattamente due stelle mondiali di questo sport ma vantano alcuni podi in gare di Coppa del Mondo. Nel femminile invece ci sono Michela Moioli e Raffaella Brutto, entrambe in lista per la medaglia. L’altra disciplina nella quale l’Italia sportiva può nutrire qualche speranza è lo slalom parallelo. Nonostante la grande concorrenza, gli azzurri po- tranno mettersi in mostra dato che il talento non manca affatto. Non tanto nello slalom gigante parallelo quanto in quello tradizionale: nella Coppa del Mondo dello scorso anno, tre dei primi quattro atleti nella classifica maschile erano italiani. In ordine, Aaron March, Christoph Mick e Roland Fischnaller hanno tutte le carte in regola per tornare a casa con una me- daglia olimpica al collo.

44 Infine, abbiamo Alberto Maffei che in queste prime gare stagionali sta dimostrando di poter competere ad alti livelli e potrà giocarsi un posto sul podio ai Giochi nella disciplina del big air. Per quanto concerne le disci- pline rimanenti, quindi slopestyle e halfpipe, non ci sono atleti italiani che realmente potranno puntare a un piazzamento medagliato. LA STELLA Michela Moioli è in assoluto, tra gli snowboarder italiani, quella più cono- sciuta a livello nazionale e internazionale. Classe 1995, gareggia solo nel cross, disciplina in cui l’Italia sta crescendo molto nell’ultimo pe- riodo. L’azzurra sarà una delle principali speranze di medaglia, sia in questo sport che in generale, per la spedizione tricolore in quel di PyeongChang. Per lei si tratta della seconda esperienza olimpi- ca dopo quella di Soči nel 2014: già nella sua prima volta ai Giochi Olimpici è riuscita ad approdare nella big final ma è arrivata al sesto posto senza finire la corsa. A febbraio potrà rifarsi e i quattro anni in più di carriera sulle spalle le faranno sicuramente bene. Le Olimpiadi saranno una buona occasione anche per arricchire il suo palmarès che, ad oggi, mette in mostra due bronzi negli ultimi due Mon- diali disputati (quello di Kreischberg nel 2015 e quello in Sierra Nevada nel 2017) e la vittoria della Coppa del Mondo di snowboard cross nella stagione 2015/16.

45 intervista a Michela Moioli Cosa ti aspetti da PyeongChang? Mi aspetto sicuramente un bellissimo evento, così come Sochi, e un bellissi- mo ricordo a prescindere dal risultato delle gare. Sono contenta, non vedo l’ora di andarci. Questa può essere l’Olimpiade giusta per migliorare il medagliere ita- liano nello snowboard? Ricordiamo che già a Sochi sei arrivata in fina- le, magari in Corea riuscirai a strappare un risultato migliore… Io sinceramente non vado con l’idea di fare qualcosa in più ma con quella di dare il massimo, conta anche il fatto che io mi senta in forma. Poi vincere una medaglia ai Giochi non è mai facile, su una gara sec- ca ci può essere qualcosa che va storto. Cercherò di arrivare al meglio che posso e giocare tutte le mie carte. Tra tutte le avversarie, chi credi sia più difficile da af- frontare in una gara secca? Direi Eva Samkova che è un osso duro e ha vinto l’oro a Sochi. In ogni caso non escludo Lindsey Jacobellis o le due francesi Chloe Trespeuch e Nelly Moenne Loccoz che sono sempre a ridos- so del podio. Sarà una grandissima sfida come al solito. Del resto in questa occasione tutte le ragazze saranno competitive. Magari sul podio ci potreb- bero essere anche nomi nuovi proprio perché è una gara secca e l’impro- babilità di ciò che può succedere spinge tutte a dare quel qualcosa in più. C’è da preoccuparsi anche di Raffaella Brutto? Ovviamente, è forte ed è sempre un’ottima avversaria. Sono certa che a PyeongChang gareggerà col coltello fra i denti.

46 Il fatto che per te sia la seconda esperienza olimpica è importante ai fini di come affrontare questa gara? In realtà credo che ogni gara sia a se stante però averne già affrontata una di questo tipo mi aiuta, ma fino a un certo punto. Questa pista sarà diversa, come saranno diverse le condizioni. Anche io sono diversa. Posso dire che so cosa mi aspetta ma posso saperlo con certezza solo quando sarò lì. Tra gli uomini, chi credi possa fare bene? Omar Visintin ha belle carte da giocarsi nonostante ci sia un livello più alto e serve quindi un po’ più di fortuna. Anche Emanuel Perathoner e Lorenzo Sommariva potranno dire la loro e, perché no, salire sul podio.

47 La Guida di PyeongChang 2018 è stata realizzata da:

Acri Benedetta Bastone Nico Cannarella Giulia Casi Davide Corradi Marco De Silvo Marco Di Misa Giorgio Figus Niki Girgis Marina Lavecchia Sebastiamo Lo Giudice Simone Lovelli Luca Mariani Federico Merlo Davide Porcelluzzi Giorgio Romano Gloria Sanzovo Federico Tantillo Luca Zanfi Gianluca

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