Comune Di Torrenova Provincia Regionale Di Messina
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StudioAssociatoProgeazioneAmbiente COMUNE DI TORRENOVA PROVINCIA REGIONALE DI MESSINA Rinnovo con ampliamento di una cava di calcare sita in c.da Bicurca Esercente Ditta Inerti Bruno s.r.l. PROGETTO DELLE OPERE DI RECUPERO AMBIENTALE Il tecnico La Ditta Dott. Geologo Salvatore Ricco Palermo, giugno 2019 Studio Associato Progeazione Ambiente Via F.P. Fronni, 18 ‐ 90145 Palermo ‐ Tel./Fax 0916731864 ‐ P.I. 05631760823 1.Premessa Il presente progetto di recupero ambientale è stato redatto su incarico del sig. Biagio Antonio Consolo, nato a S. Agata di Militello (ME) il 23/12/1974, C.F. CNS BNT 74T23 I199W, nella qualità di legale rappresentante della Ditta INERTI BRUNO S.r.l., P.I. 03210390831, con sede legale in C.da Bicurca - Torrente Rosmarino s.n. del Comune di Torrenova (ME), titolare dell’autorizzazione n. 24 CT AUT/17 del 17/07/2017 con validità di anni 9 (nove) rilasciata dal Distretto Minerario di Catania per l’esercizio della cava di calcare n. 198 denominata “Bicurca”, sita nella medesima località del Comune di Torrenova (ME), individuata come Area di completamento ME 039 dai “Piani Regionali dei materiali da cava e dei materiali lapidei di pregio”, ed è parte integrante della richiesta di rinnovo con ampliamento della sopracitata autorizzazione all’esercizio estrattivo nella misura del 25% così come previsto art. 22 della L.R.S. 09/12/1980 n°127 e s.m.i. e dall’art. 31 delle Norme Tecniche di Attuazione dei Piani Regionali dei materiali da cava e dei materiali lapidei di pregio. Obiettivo del progetto, a seguito di una descrizione dello stato dei luoghi e dell’ambiente (si riferirà sulla morfologia, il clima, la pedologia e la vegetazione insediata), è realizzare una configurazione finale dell’area recuperata al termine della coltivazione stabile, armonica, coerente ed integrata con il paesaggio circostante; tale obiettivo verrà perseguito in primo luogo per mezzo di una corretta gestione degli scavi e dei riporti, riempiendo le depressioni e rinverdendo le scarpate, mettendo in atto opere di piantumazione di specie erbacee, arbustive ed arboree autoctone (nel dettaglio si vuole ripristinare la coltura ad uliveto originaria dell’area) con la giusta densità sia sui piazzali che sui gradoni, nonché prevedendo, così come prescritto dall’art. 40 delle Norme Tecniche di Attuazione dei Piani Regionali dei materiali da cava e dei materiali lapidei di pregio un adeguato e funzionale sistema di drenaggio delle acque dilavanti.. Si è dunque privilegiato, in primo luogo, l’assetto morfologico e paesaggistico della configurazione finale dell’area, valutandone l’armonia e la coerenza con l’ambiente. In secondo luogo si è redatto uno studio idrologico per verificare, a partire dall’identificazione del bacino sotteso, le portate di piena che i drenaggi da progettare avrebbero dovuto smaltire e conseguentemente si è proceduto al dimensionamento degli stessi. Lo studio geologico redatto dal dott. E. Paulesu ha inoltre verificato che il nuovo assetto previsto dal progetto non porta pregiudizio al corretto deflusso di acque superficiali e sotterranee, valutando la compatibilità dell’area con gli utilizzi richiesti ed indagando anche le condizioni di carattere geolitologico, strutturale, geomorfologico ed idrogeologico dell’area in oggetto. Si allegano al presente studio: • Planimetria con delimitazione bacino imbrifero sotteso scala 1:10.000; •Planimetria al termine delle opere di recupero ambientale con opere di drenaggio, piantumazioni scala 1:1.000; • Sezioni al termine delle opere di recupero ambientale scala 1:1.000. 2.Descrizione dell'area di intervento 2.1 Inquadramento geografico L'area di cava, ubicata a 1,5 km ca. a Sud - Sud-Ovest del centro abitato di Torrenova ed a 2,25 km ca. ad Ovest del centro abitato di S. Marco d'Alunzio, ricade nelle particelle nn. 5 (parte) - 10 (parte) - 49 (parte) - 82 - 83 - 85 - 87 - 178 (parte) - 179 (parte) - 183 (parte) - 184 (parte) - 185 (parte) - 206 (parte) - 257 e 259 del foglio di mappa n. 25, e le particelle nn. 53 (parte) - 54 (parte) - 95 (parte) - 342 (parte) - 344 e 346 del foglio di mappa n. 19, entrambi del N.C.T. del territorio del Comune di Torrenova. La cava è facilmente raggiungibile percorrendo la strada statale n. 113 Settentrionale Sicula per mezzo di una strada di servizio che al km 118+100 introduce direttamente all’area di progetto. Dal punto di vista cartografico, l’area è ubicata nella tavoletta a scala 1:25.000 nella Tavoletta 1:25.000 denominata S. Agata di Militello Foglio 252 III° S E della Carta d'Italia edita dall'I.G.M. 2.2 Inquadramento geologico, geomorfologico e idrogeologico L’area oggetto dello studio, da un punto di vista stratigrafico-strutturale, è parte del fronte del Settore Peloritano della Catena Kabilo-Calabride che rappresenta il dominio tettonico geometricamente più elevato della catena siciliana; esso è il risultato della sovrapposizione di varie unità cristalline ( Unità di Fondachelli , Unità di Mandanici , Unità del Mela e Unità dell’Aspromonte ) su un cuneo di scaglie pellicolari costituite da un basamento cristallino paleozoico ricoperto da carbonati triassici ( Unità di Longi-Taormina). L’assetto strutturale di questo settore di catena è dato da una pila di unità tettoniche cristalline con vergenza verso sud, limitate da estese superfici di thrust a basso angolo espressione della fase tettonica alpina oligo-miocenica; dislocazioni successive riguardano invece le fasi succedutesi dal Miocene superiore alla più recente fase neotettonica, responsabile del rilassamento dell’edificio tettonico collegato con l’apertura del bacino tirrenico. Dal punto di vista litologico, i terreni affioranti nella zona di C.da Bicurca appartengono alla succitata Unità di Longi-Taormina , in particolare alla S ottounità di Longi , nonché alle coperture sedimentarie quaternarie della medesima unità. I terreni più antichi sono dati dalla formazione dei Calcari e calcari massivi di Longi d’età Lias inferiore, avente uno spessore variabile da 50 a 500 m e costituita da due facies eteropiche riferibili rispettivamente ad un ambiente di margine di piattaforma carbonatica ( facies dei Calcari massivi ) e ad uno lagunare ( facies dei Calcari neri ). Sopra la formazione dei Calcari di Longi si trova in contatto tettonico, come ben visibile anche nell’area di cava, la formazione d’età Pliensbachiano nota come Gruppo del Medolo. Trattasi di una successione pelagica dello spessore massimo di 200 m, in genere difficilmente valutabile a causa di duplicazioni tettoniche e piegamenti stretti, espressa da un’alternanza di calcari marnosi e marne. Sopra il Gruppo del Medolo si ritrovano, anch’essi in contatto tettonico dei depositi di bacino che si riscontrano nella porzione settentrionale dell’area di coltivazione, costituti da marne e calcari marnosi di età cretaceo-eocenica. L’insieme dei terreni appartenenti all’Unità di Longi-Taormina di cui si è detto finora è ricoperto in discordanza da depositi continentali, transizionali e marini del Quaternario, tutti generalmente a granulometria grossolana. Nell’area soggetta a rilevamento geologico, tali depositi sono costituiti dal basso dalle Ghiaie e sabbie di Messina (Pleistocene medio), interpretate come il prodotto di antichi sistemi fluvio- deltizi, da Depositi marini terrazzati (Pleistocene medio - superiore) organizzati in diversi ordini, dai Depositi alluvionali recenti e di piana litorale (Olocene) e Depositi alluvionali attuali (Olocene) complessivamente costituenti le piane fluviali dei principali corsi d’acqua e infine da Depositi di frana (Olocene) espressione di dissesti in larga parte attivi. Dal punto di vista geomorfologico l’intorno della cava oggetto del presente studio può essere suddivisa in due settori, dati rispettivamente dalla piana fluviale del Fiume Rosmarino e dai relativi versanti. La piana fluviale, ampia da 100 a oltre 300 m, si estende longitudinalmente in direzione SE-NW per circa 12 km, fino a innestarsi nella vasta piana costiera che caratterizza la fascia litorale compresa tra Torrenova e S. Agata di Militello; il tratto terminale si presenta fortemente sovralluvionato, a causa di una scorretta gestione nel recente passato delle opere di regimentazione e regolazione del deflusso del torrente stesso. Il Torrente Rosmarino rappresenta comunque il corpo ricettore naturale per lo scarico del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche da realizzare al termine delle opere di recupero ambientale. Per ciò che attiene ai versanti che contornano la piana fluviale del Torrente Rosmarino, questi sono contraddistinti da uno stadio evolutivo giovanile in cui i fattori tettonica e litologia dei terreni affioranti giocano un ruolo determinante. Nel dettaglio, alla tettonica sono imputabili il decorso rettilineo di talune incisioni del reticolo idrografico e varie tipologie di discontinuità dei crinali, cui spesso si accompagnano adiacenti scarpate morfologiche. I litotipi affioranti, dati da masse rocciose prevalentemente calcaree, sono predisposti ad essere sede di fenomeni di instabilità soprattutto nei settori in cui essi si presentano maggiormente alterati e fratturati dalla tettonica a carattere passivo. Si segnala, come meglio descritto nella relazione geologica relativa al progetto, la presenza di alcuni dissesti attivi dovuti ad erosione accelerata e crolli, ad oggi coincidenti con quelli censiti nella cartografia tematica del PAI allegata al suddetto studio geologico. La sub-idrostruttura di Longi-San Marco d’Alunzio a cui l’area oggetto dello studio afferisce, rappresenta un acquifero