La Schola Pitagorica Giornale di ricerche sul Mondo Latomistico

n.1 – GIUGNO 2016

Hiram Pitagora GEMIGNANI Answorth

andreae Anderson FERA Blatawski

Edizioni TelematIche a cura DEL GRANDE ORIENTE DEIN TRE MARI D’ITALIA

COMITATO SCIENTIFICO

Alberto BRESSANI (Brescia)

GIOVANNI CATALANI (ASCOLI PICENO)

Sergio CERRITELLI (Roseto d.A.)

Giovanni GRELLI (San Benedetto del Tronto)

ALADINO DE PAULIS (TERAMO)

PIOTR DE PENSLIN LACHERT

Pio Lo GIUDICE (Trapani)

Enrico MASSETTI (Ascoli Piceno)

Ezio SCIARRA (Pescara)

Direttore Editoriale: Franco EUGENI

Segretario di redazione: Claudio GABRIELE - [email protected]

La rivista è stata pubblicata sul nostro sito alla fine di Settembre del 2016.

INDICE

EDITORIALE

PREMESSE GENERALI 1.- GLI SCOPI DEL GRANDE ORIENTE DEI TRE MARI D’ITALIA 2.- CHE COSA E’ LA MASSONERIA 3.- LA METODOLOGIA MASSONICA (l’ultimo punto tratta : IN COSA LA NOSTRA OBBEDIENZA DIFFERISCE DALLE ALTRE)

LAVORI DI AMPIO RESPIRO 4.- IL VERDE DI ENRICO MASSETTI

ARTICOLI 5.- Il tempo nel Tempio di Giuseppina Capoferri 6.- Nunzio Nasi , il Ministro Massone di Giuseppe Lo Giudice 7.- Riflessioni sul 31° grado e la giustizia massonica di Antonio Cannataro 8.- L’Europa , contraddizioni e speranze di Andrea Manente 9.- L'albero della vita di Averardo Alfonsi (1921-2011)

I PRECURSORI DELLA MASSONERIA 10.- (leggendario) di Franco Eugeni 11.- 530 a.C. Pitagora (570-495 a.C) da Internet 12.- 1400 Christian Rosenkreutz (1378-1484) di Aldo Bartolini 13.- 1614 Johannes Valentinus Andreae (1586-1654) di Aldo Bartolini

PERSONAGGI ILLUSTRI DELLA MASSONERIA 14.- 1712 - Elisabeth Aldworth (1695-1773), la prima donna che fu iniziata alla Massoneria :di Franco Eugeni 15.- 1715 - Giuseppe Geminiani (1687-1762), il primo Italiano che fu iniziato alla Massoneria. di Sergio Cerritelli

VITA DI LOGGE 16.- ORIENTE DI TRAPANI di Giuseppe ACCARDO 17.- ORIENTE DI CASTROLIBERO di Agostino Mario Cannataro 18.- NOTIZIARIO

Editoriale

Questa primo numero della nostra nuova Rivista denominata La Schola Pithagorica vuole essenzialmente occupare di un campo estremamente vasto di ricerca ai confini della filosofia, della sociologia e delle scienze umane, che è la classificazione e lo studio di quelle società, essenzialmente laiche, che si occuparono e si occupano dell’uomo centralizzandone il suo libero pensiero e il suo desiderio fortemente socratico della comprensione delle cose. Punto di partenza è naturalmente l’idea che l’uomo nel trascorrere della sua vita è un osservatore di eventi e davanti a tali eventi fornisce le sue interpretazioni che vanno a formare la sua verità soggettiva. A parte alcune verità inoppugnabili come il fatto che il sole nasce e poi tramonta – che pure nei secoli ha dato luogo a varie discussioni –esistono tante verità di natura più labile e non necessariamente condivise, che vanno dai giudizi morali alle scelte di natura etica e politica. Gli sviluppi incalzanti delle Scienze hanno certamente arricchito tanti ed importanti saperi e conoscenze parziali, ma oggi appare chiaramente che l’uomo sa forse più cose ma su sempre meno cose, allontanandosi sempre più da quelli che sono i saperi e le concezioni unitarie.

Dovremmo invece avvicinarci all’altro e non rifiutarlo perché lontano dalla nostra piccola specializzazione. Vorremmo fare nostro a riguardo il motto di Voltaire che asseriva : “difenderò fino alla morte il principio che tu possa esprimere la tua idea anche se questa è contraria alla mia …”. Tra le varie Società che operarono in varie epoche e in vari momenti storici, ai fini di capire e dibattere questi forti problemi, ne ricordiamo alcune per fornire una idea generale della ricerca: La Scuola Pitagorica – I Fedeli d’amore - I Cavalieri Templari – Il Priorato di Sion - I Rosacroce - Le Obbedienze massoniche

La differenza grossolana tra queste società - essenzialmente laiche - e le religioni, si basano sul fatto che dette Società non accettano passivamente verità rivelate, ma discutono sulle sfaccettature o interpretazioni delle idee fino a formarsi idee proprie, non necessariamente condivise, ma operanti in uno stile dialettico e di confronto. Si rifiuta l'aspetto intollerante dell'universalismo dei pensieri forti, così come le loro più radicali pretese sapienziali, le fedi filosofiche – politiche - religiose stesse vengono intese come dettate assunzioni regolative dell'esistenza, come scelte di vita imposte ai singoli individui. L'assunzione della prospettiva secondo cui i punti di vista degli individui, come quelli delle diverse civiltà, sono legittimati internamente, porta ad asserire che “ … caduta l'idea di una razionalità centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicità di razionalità "locali" - minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o estetiche - che prendono la parola, finalmente non più tacitate e represse dall'idea che ci sia una sola forma di umanità vera da realizzare, a scapito di tutte le peculiarità, di tutte le individualità limitate, effimere, contingenti.»

Del resto il compito che appare più urgente nella attuale società è proprio la definizione di una sorta di antropologia integrale ovvero di una filosofia attorno all’essenza dell’uomo e ai suoi compiti. Mai come oggi vale quanto affermarono Pitagora e Socrate che l’unica certezza è di non sapere, l’uomo non sa chi è, e comincia ad essere cosciente di questa ignoranza. Questo è forse il motivo che ci ha condotto a costituire una nuova Obbedienza della quale vi indicheremo le principali peculiarità. Buona lettura di questo primo numero.

FRANCO EUGENI 33°-90°-97° Sovrano Gran Maestro e Gran Hierophante del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

1.- GLI SCOPI DEL GRANDE ORIENTE DEI TRE MARI D’ITALIA

La nostra struttura è essenzialmente una struttura di ricerca e sperimentazione dedicata al mondo massonico. Della Massoneria si dice tanto e spesso si dicono cose del tutto false a parte, forse, alcune strutture da considerarsi deviate. Da sempre la Massoneria ponendo alla sua base il Libero pensiero, ha dato enorme fastidio a tutti quei Governi che non hanno desiderio che il cittadino ragione con la propria testa.

Gli aderenti a questo Grande Oriente è un gruppo di ricerca sulla storia, la filosofia, la sociologia, i rituali della Massoneria e i loro molteplici rapporti con il sociale. Ci siamo costituiti in Obbedienza allo scopo di sperimentare le varie ritualità, anche nelle loro evoluzioni e anche nelle interpretazioni, a volte anche contradditorie, al variare delle singole Obbedienze. Così ha senso sviluppare in contemporanea i vari Riti filosofici: cioè lo scozzese, il Filosofico e quello di York e del Marchio. Per gradi più elevati è interessante studiare il Rito di Misraim, di Memphis e la riunione nel Memphis-Misraim. Le leggende dei vari gradi appaiono differenti al variare delle Obbedienze, nostro scoo, nel tempo è studiare queste leggende e presentarle in quanto esse formano una storia parallela del mondo che ci circonda. Come metodo di indagine studieremo una forma paradigmatica che abbiamo battezzato METODOLOGIA MASSONICA che esporremo in un successivo paragrafo.

Tra gli aderenti di ambo i sessi, vi sono professori Universitari e di Scuola secondaria, medici, artisti, avvocati, impiegati, imprenditori e commercianti. Ciascuno dal suo punto di vista offre il suo punto di vista dalle sue conoscenze personale e dai suoi studi.

2.-CHE COSA E’ LA MASSONERIA

La presente introduzione, scritta da Franco Eugeni, apparve come PREMESSA, nel volume: AA.VV. La donna il sacro e l’iniziazione, EDIMAI, Roma, 1994. Tale PREMESSA è stata usata, in più occasioni, per istruireed informare un profano desideroso di enrare nel mondo latomistico. La riportiamo integralmente.

PREMESSA Nella perenne ripartizione di ruoli tra gli aspetti femminile e maschile vi sono degli immutabili clichés di natura psicologica; alla donna uterina, illogica e imprevedibile, il regno emozionale del cuore e all’uomo razionale, logico e coerente, quello della ragione. Tuttavia nel corso dei secoli tra l’uomo e la donna si sono giocate varie battaglie spesso senza esclusione di colpi. Molti ritengono che ci si trovi di fronte a due razze completamente diverse, attratte da pulsioni sessuali e in lotta per il predominio delle piccole e grandi cose, ciascuna razza con le sue tecniche e tradizioni. Nel passato si è usato perfino il controllo del talamo. Come dice l’antica condanna di Sesto Empirico “adultero è anche chi troppo focosamente è innamorato della propria moglie". Si è distinto per secoli tra amore sacro e amore profano. Riproduzione santificata e lussuria prezzolata. L’emancipazione sessuale parte dalla diffusione' del Kamasutra, ai vari rapporti Kinsey o volumi comportamentali tipo

Masters e Johnson per arrivare a studi e congetture, forse esasperate, di zone erogene talmente nascoste da doverne addirittura postulare l’esistenza come accade per il cosiddetto “punto G” (o punto Grafemberg) che produrrebbe addirittura un “effetto polluzione nella donna”. L’ emancipazione nel lavoro accanto all’emancipazione sessuale, degli ultimi cinquanta anni ha forse letteralmente sconvolto il rapporto uomo-donna che - “femministe esasperate a parte in lotta con i modelli di maschilisti retrogradi” - oggi sembra tendere ad una vera parità e quindi all’ alleanza, che pensiamo sia la vera chiave della saggia convivenza dei sessi. L’ abbondanza di opere, articoli o monografie dedicati ai rapporti uomo-donna degli ultimi venti anni sottolinea l’importanza tanto sociologica che psicologica per il lettore medio. Il problema non è capire se la dorma “ha raggiunto l’uomo”; questo in realtà non ha più senso e rientra in un antico desiderio di tenere la donna in soggezione. Il problema è capire cosa possono fare l’uomo e la donna in alleanza, assieme, per il progresso del mondo. Dunque si guarda l’essere in senso lato, ovvero alla ricomposizione dell’ androgino, mitica figura con attributi di entrambi i sessi, dalla cui scissione nacquero uomo e donna; ciascuno dei due sessi conservando tracce profonde dell’ altro. Come allora ancora un altro scritto sull’ argomento? In questo nostro lavoro desideriamo esaminare un aspetto particolare: la presenza della donna in Massoneria. Secondo alcuni tale presenza non è ammissibile. Il primo grande ostacolo sarebbe costituito dalla presunta assenza delle donne dalle corporazioni di mestiere considerate tradizionalmente maschili. Spesso, poi, si fa riferimento ad un passo delle Costituzioni di Anderson del 1723, desunto dagli Antichi Doveri o si tentano risibili argomentazioni esoteriche aproposito di riti “solari” destinati ai soli uomini; o, addirittura, si riconduce il rifiuto della presenza femminile semplicemente al desiderio di evitare “ gravi attentati” al segreto massonico ( “ né tener san donne imbelli / il segreto dei Fratelli”). La questione, in realtà, non è degli ultimi anni, è un problema che si trascina da secoli, fin dagli albori della Massoneria moderna. La diversità di opinioni e di concezioni, anzi di visioni ideologiche circa la “vexata quaestio” della partecipazione femminile in modo paritetico nell’ ambito della Massoneria (giova ricordare in proposito che, come accade in quasi tutte le Nazioni, anche le due grandi Obbedienze Massoniche Italiane hanno una opinione diversa sull’ accettare le donne nelle loro Logge) trova a monte un’ altra “vexata quaestio” e precisamente la capacità iniziatica della donna. Lo scopo di coloro che scrivono non è quello di dare una risposta al problema, di per sè enorme, ma di tentare di dare una lettura più aperta a tutta quella serie di

luoghi comuni ed argomentazioni usati di solito quando si voglia negare alle donne la possibilità di entrare come apprendiste in una Loggia e di salire poi i. gradini dell’ Ordine e del Rito. In questa breve opera, compilata a più mani (gli autori sono alcuni massoni ed altri non massoni e vi è stato ampio scambio di idee - i vari capitoli si possono leggere in modo indipendente l’uno dall’ altro -) si è cercato, ben lungi da pretese di completezza, di inquadrare il problema dai più svariati punti di vista. Così si fa riferimento, sia pure in modo rapido e certamente non esaustivo, a problematiche socio-psicologiche, a miti e leggende, a questioni di legittimità (sempre molto complesse da trattare in campo massonico), all’ aspetto religioso ecc.; né mancano approcci del tutto originali come la trattazione del problema dal punto di vista filosofico-ontologico o dal punto di vista della logica. A conclusione - come simbolo propiziatorio per l’universale riconoscimento della donna in Massoneria - è riportato un saggio su “Le donne curiose” di Carlo Goldoni, già pubblicato sulla rivista “Officinae” a celebrazione del bicentenario goldoniano. Il nostro lavoro è certamente perfettibile, vengano dunque le critiche, special- mente quelle costruttive di coloro che desiderano contribuire ad approfondire un tema fra i più centrali ed attuali nell’ ambito massonico (e non solo massonico)

Uno sguardo all'istituzione massonica Si è ritenuto opportuno far precedere la nostra ricerca da questo breve excursus sull’ Istituzione Massonica, al fine di fornire un inquadramento generale del problema che possa tornare utile soprattutto per chi fosse meno addentro alla tematica libero muratoria. Molti di noi, da profani hanno sentito parlare della Massoneria. L’idea che un profano riesce a farsi è solitamente che esista questa sorta di fratellanza sotterranea, unica e potentissima, che attraverso strutture fortemente piramidali e sotterranee, che implicano obbedienza assoluta in tutti gli adepti, pena le punizioni più assurde, tenti di governare il Mondo intero. Così si immagina che nelle varie Nazioni e nelle varie città questa consorteria, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, costituisca una oligarchia che in modo occulto introducendosi nelle vicinanze delle classi di potere, le influenzi a tale punto che le singole decisioni vengano adattate a disegni misteriosi concepiti in “altro loco” e per scopi spesso non sempre legittimi. L’ idea che si ha è che esista chi occultamente funge da “Grande Burattinaio del panorama intemazionale”. Ma quanto è andca la Massoneria? È veramente unica e così terribile? Perché è così misteriosa? E veramente una Società segreta? E vero che i Massoni sono

scomunicati dalla Chiesa? Che significa Massoneria regolare? La Massoneria intesa come lo è oggi risale al 1700, anche se nella sua parte ideale e spirituale eredita ideologie e atteggiamenti risalenti agli Esseni, ai Pitagorici, ai primi Cristiani, ai Fedeli d’Amore e società similari, ai Rosacroce, ai Cavalieri Templari e infine alle consorterie muratone che costruirono le cattedrali gotiche della nostra Europa. Un profano che senta parlare di Massoneria è frastornato da un non capire tutti i termini, sia pure a livello superficiale che con la Massoneria hanno a che fare, ma che derivano da quei segreti muratorii di arte e mestiere che i grandi Architetti si tramandavano in una scuola iniziatica così come loro facevano ben prima di loro gli Alchimisti. I Massoni che costruivano realmente i Tempii si chiamano oggi operativi. Su quel linguaggio “oggi simbolico” nasce un atteggiamento filosofico ed allora “si costruiscono templi alla virtù e si scavano oscure prigioni al vizio”. Ci sono dei gradi di iniziazione degli adepti, come in tutte le discipline scientifiche ed umanistiche che siano. I tre gradini di Apprendista-Compagno-Maestro si ripetono in molte altre strutture; assistente-aiuto-primario nelle strutture ospedaliere oppure ricercatore-associato-ordinario nelle Università oppure nascono gerarchie tipo quelle rituali. Sono modelli piramidali antichi e per questo funzionano. Ed allora come i vecchi muratori dirozzavano la pietra grezza realmente con i loro strumenti, oggi i nuovi muratori simbolici dirozzano la pietra grezza della loro non conoscenza delle cose del mondo per tendere alla cultura ed al sapere, nella modestia del comprendere che questa salita non ha termine e che, qualunque sia la vetta raggiunta, essa è un piccolo granello nel grande e ribollente crogiolo del sapere. Tuttavia l’Uomo è fiero anche del suo piccolo e raggiunto granello. Ci sono massonerìe e massonerìe La Massoneria non è affatto unica come si crede. In Italia attualmente esistono svariati gruppi totalmente sghembi l’uno dall’altro. Tali gruppi non si riconoscono mutuamente, tanto gli uni considerano profani gli altri e viceversa. Tra questi gruppi ne emergono due, particolarmente ampi e numerosi, che sono gli eredi di quelle Massonerie di.Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù chiuse dal Fascismo nel 1925 e riformatesi in Italia, alla caduta della Dittatura, durante la Liberazione alleata. 1 gruppi Massonici di cui stiamo parlando si chiamano Obbedienze, ogni Obbedienza, fonda quella che si chiama una Gran Loggia e la Gran Loggia si raggruppa in Logge: le piccole unità di questa famiglia. I membri di una Obbedienza sono di solito profani rispetto a quelli di un’altra. La Gran Loggia è presieduta dal Gran Maestro, mentre le Logge sono presiedute dai Maestri Venerabili. Ci sono Obbedienze meno tolleranti esclusivamente maschili, ed Obbedienze miste.

Parlare e disquisire sulle Obbedienze miste e sulla necessità di questa soluzione è lo scopo di questo nostro lavoro. Se la Massoneria è Obbedienza a vecchi statuti e tradizioni, noi tenteremo di provare che 1’ assenza delle donne è stata situazione accidentale e non tradizione profonda e filosofica. La Massoneria è entrata nell’occhio del ciclone. Una pioggia di accuse si è scatenata contro di essa: traffico di armi, legami con i Servizi Segreti, protezione di elementi neofascisti, connivenze con la Mafia, tangenti economiche sui commerci intemazionali. E’ sintomatico il caso della Loggia P2 e del suo discusso ex Maestro Venerabile Lido Gelli. Anche recentemente, dall’esistenza di personaggi discutibili in alcune Logge di un paio delle numerose Obbedienze si vuole condannare l’intera ideologia Massonica, dando a questa la colpa di tutti i mali, ed instaurando un fenomeno di caccia alla strega. Si osservi a riguardo che sarebbe ugualmente facile trovare personaggi ugualmente discutibili, allora che si avesse desiderio di farlo, nella maggior parte delle Assodazioni di vario genere di ampiezza nazionale ed intemazionale. Le stesse a loro volta criticano la Massoneria della quale in modo a loro forse non noto, i loro fondatori copiarono statuti, intenti e cerimoniali. Ma perché tanta intolleranza per la Massoneria? Perché i più di coloro che pontificano sulla Massoneria non conoscono neanche queste poche realtà appena illustrate e poi perché affidare le risposte a questi interrogativi al sensazionalismo del giornalismo deteriore? Spesso, troppo spesso assistiamo a montature di un giornalismo in cerca di lettori assetati di sensazionalismo a buon mercato e di scandali. Alla fine del secolo scorso Leo Taxil, ex massone, pubblicò e vendette serie di libri nei quali assieme a notizie assolutamente vere introduceva notizie false atte a dare un aspetto deteriore ma a creare sensazione e quindi interesse. La tecnica era antica. Alessandro Magno la usava per spargere terrore e paura nelle terre che stava andando ad occupare. Ora è facile notare che generalizzando indiscriminatamente casi particolari, insinuando ed enfatizzando, distorcendo un caso singolo, producendo una generalizzazione iperbolica di casi reali, ma singoli ed isolati si ottiene una esplosione di “neo-taxilismo” tanto più potente in quanto i mass-media fanno da colossale cassa di risonanza. Di fronte ad una mastodontica campagna di mobilitazione di opinione pubblica c’è chi accetta senza critica ogni rivelazione sensazionale per oro colato e chi invece sospetta un nucleo di una diversa verità sotto il cumulo di tante leggende. Quando la storia si fa cronaca occorre adottare, per capire, una legge fondamentale: “non dir nulla di falso, non tacere nulla di vero”. La verità si fa solo con documenti criticamente vagliati. Dunque la Massoneria è misteriosa. E chiaro che per le attività Carbonare, per le persecuzioni fasciste, per lo sparlare di politici e religiosi nel dopoguerra, per le

feroci e gratuite critiche nate sul generalizzare il caso della Loggia P2, molti Fratelli non desiderano e non hanno desiderato pubblicità sulla loro missione spirituale. Questo è essenzialmente il motivo del mistero. Naturalmente questo è solo parzialmente vero per alcune obbedienze. L’ Obbedienza di Piazza del Gesù di Palazzo Vitelleschi, ad esempio, pubblica un Annuario, distribuito a tutti i Massoni dell’Obbedienza, nel quale compaiono gli indirizzi di tutte le Logge con i nomi ed indirizzi dei responsabili Provinciali, inoltre gli stessi indirizzi compaiono negli elenchi telefonici. Dunque una Società Segreta con tanto di telefono pubblico. La massoneria non è una società segreta La Massoneria è da considerare ancora segreta? In realtà si tratta di associazione la cui composizione è riservata. Inoltre, dal punto di vista esoterico il viaggio che ciascuno compie all’interno di se stesso è una esperienza mistica personale che difficilmente può essere descritta. Per il resto tutto potrebbe essere palesato. In altre Nazioni, ad esempio negli Stati Uniti, aderirvi è un grande onore, non dissimile dall’ essere iscritto ad un club di prestigio e ad un circolo culturale. In Italial’ abolizione del carattere riservato non è stato preso in esame per varie cause: i massoni dovevano salvaguardare se stessi dalla vecchia ed ormai abbandonata scomunica del diritto canonico, dalle pesanti vessazioni del fascismo e dall’interpretazione massimalistica ed ingiusta dell’articolo 18 della Costituzione italiana. Quest’ultimo recita: “Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono anche indirettamente scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. Nel passato il partito repubblicano invano aveva presentato l’il aprile 1947 il seguente emendamento, che era un evidente scudo protettivo della Massoneria; “Sono proibite quelle associazioni, che per tener celata la propria sede, non compiano alcun pubblico atto che accerti della loro esistenza. Per tener celati i principi che esse professano, devono considerarsi associazioni segrete e come tali incompatibili in un regime di libertà”. La proposta di revisione, appoggiata da vari parlamentari dei partiti minori, fu respinta perla superiorità numerica della D.C. e del P.C.I. Il rifiuto dell’emendamento non fu tuttavia interpretato come un attacco contro la Massoneria. Il Presidente on. Tupini, a nome della commissione preposta, aveva precisato chenon potevano considerarsi segrete quelle associazioni che non tenevano clandestina la sede ed i principi. In ogni caso vale anche la pena procurarsi la sentenza del 15 Novembre 1983 del Tribunale di Roma, Presidente Sammarco ed Estensore Paolini riguardante la denuncia di un alto Ufficiale dei Carabinieri ad un giornalista che ne aveva inserito il nome in una fantomatica Loggia coperta. A parte la condanna del giornalista leggiamo contestualmente:

Le organizzazioni massoniche hanno ordinamento statutario, che garantisce la libertà di associazione: art. 18 p.p.Cost., nel quale si configurano, di solito come enti corporativi non riconosciuti (cfr. relazione 7 Maggio 1981 in Foro It. 1981, II, 400). Lecite, in linea di principio sono state sempre considerate anche quelle particolari, e per certi versi anomale, logge massoniche dette riservate o coperte nelle quali tradizionalmente ebbero a confluire persone interessate a non far conoscere all’esterno la loro militanza nella Massoneria e desiderose di sottrarsi alla frequentazione dei fratelli appartenenti ad altre Logge: il semplice riserbo mantenuto sui nominativi degli affiliati, difatti, non è mai stato ritenuto elemento di per sè sufficiente a conferire a detti enti quel carattere di segretezza che sarebbe stato suscettibile di renderli illeciti e vietati ai sensi dell1 art. 18,Cpv..

Regolarità o mutui riconoscimenti? Due parole infine sulla regolarità. Non esiste in realtà una super Massoneria internazionale che sia più importante delle altre, anche se questo ruolo è stato auto- assunto fin dall’ inizio dalla Gran Loggia d’Inghilterra. In base a tale posizione, pertanto, sarebbero “regolari” solo le Obbedienze “riconosciute” dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. In realtà il “riconoscimento” con una seconda Gran Loggia è un atto di reciprocità con scambio di garanti, una specie di gemellaggio e nulla più. L’attuale Obbedienza di Piazza del Gesù (Palazzo Vitelleschi) è gemellata, ha mutui riconoscimenti, cioè è regolare, nell’ambito di un numerosissimo elenco di Gran Logge siano esse maschili, femminili, miste del panorama internazionale. Il vasto elenco aggiornato può essere letto sull’ Annuario di Piazza del Gesù del 1993. Diversa è la posizione dell’obbedienza di Palazzo Giustiniani. I Giustinianei sostengono (o, almeno, sostenevano fino a qualche mese fa’) che come il Papa è il perno dell’unità cattolica, così la Gran Loggia Madre di Londra è la sola che ha i titoli per riconoscere la “regolarità” delle varie entità massoniche. Ma tale Loggia Madre non accetta le madri e neanche le sorelle e neanche le figlie, in sostanza in base a tradizioni discutibili è una “Loggia padre” ! Perdonateci la battuta! Il Grande Oriente d’Italia fin dal 1862 aveva avanzato a Londra una richiesta, senza esito positivo, ai fini di allacciare rapporti fraterni e di scambiare i cosiddetti garanti d’amicizia. Vari furono i motivi di tale mancato “ riconos cimento ”. Intanto nel 1862 dominava la politicizzazione e una sorta di anti cattolicesimo tipico della Massoneria che va dal periodo del G.M, Giuseppe Garibaldi fino ai tempi di Lemmi e di Nathan. Naturalmente tali aspetti non erano e non potevano essere essere né graditi né accettati da coloro che di fatto si proclamavano "i custodi dell’ortodossia dei liberi muratori". Infatti e lo ripetiamo nelle Logge sono vietati i dibattiti politici e religiosi, essendo essi fonti di fratture nell’edifìcio sacro della fraternità. Di fatto un riconoscimento dell’ Obbedienza di Palazzo Giustiniani da parte della G.L. d’Inghilterra è pervenuto dppo circa un secolo (per durare una ventina di anni). Il20Settembre 1972 l’allora Gran Maestro di Palazzo Giustiniani Salvini, annunciava

trionfalmente che “l’aspirazione del popolo massonico italiano alla universalità è stata realizzata con il riconoscimento della regolarità del Grande Oriente d’Italia da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra”. I Massoni di Palazzo Giustiniani consideravano così finita la loro irregolarità e ritenevano di aver raggiunto il loro culmine; ma, in realtà, il mutuo riconoscimento annunciato nel 1972 è stato ritirato nel 1993 dopo le clamorose dimissioni del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, la sua uscita dal Grande Oriente e la creazione di una nuova “Gran Loggia Regolare d’Italia”. Dunque la pretesa e decantata “regolarità”, non sembra essere di importanza capitale. Peraltro sarebbe “irregolare” il Grande Oriente di Francia, la più antica e importante Obbedienza continentale (con la quale la Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi ha ottimi e fraterni rapporti) e sarebbero “irregolari” grandissima parte dei grandi Massoni di tutti i tempi, spesso citati, a vanto dell’ Istituzione da tutte le Obbedienze (comprese quelle sedicenti “regolari”) ! Invero, i riconoscimenti e le polemiche con essi connesse possono essere ombre che accompagnano la luce. A noi forse interessa maggiormente che il cammino della luce massonica segua i sentieri della autenticità fraterna cosi da condurre alla civiltà dell’ amore. La presenza femminile nell'istituzione massonica La presenza di donne nelle Logge è antica quanto la Massoneria. Nella seconda metà del XVIII secolo si ha, soprattutto in Francia, un notevole sviluppo della presenza femminile nelle logge. Ciò porta il Grande Oriente di Francia, nel giugno 1774, ad occuparsi della questione regolarizzando e registrando come “Logge d’adozione” le numerose Logge Femminili sorte in quel periodo. Da notare chenello stesso anno (1774) viene fondata a Napoli la R.L. “Saintjean du Secret e de la parfait Amitié”, loggia alla quale erano ammesse anche le donne e, fra queste, la stessa regina Maria Carolina (di cui è nota 1’ appartenenza alla Libera Muratoria) figlia di Maria Teresa d’ Austria. Tornando in Francia, ampio proselitismo massonico femminile si ha nella corte di Luigi XVI; nel 1786 Maria Teresa di Savoia-Carignano, dama di corte del sovrimo, assume la Gran Maestranza delle Logge Femminili di Rito Scozzese. Nello stesso periodo, troviamo un notevole esempio di massoneria mista nel famoso Rito Egizio di Cagliostro che, a partire da Bordeaux (1783), avrebbe avuto un rapido sviluppo ed una fondamentale importanza nella storia della Massoneria e dell’ esoterismo in generale. Dopo la parentesi rivoluzionaria, risorgono numerose Logge Femminili sotto 1’ impero napoleonico e la stessa imperatrice Giuseppina (iniziata nel 1804 alla R.L. “Les Francs Chevaliers” di Parigi) ne assumerà poi la Gran Maestranza.

Molta importanza ebbero le donne nella vita massonica lungo tutto il XIX secolo. Ad esempio il Gran Maestro Giuseppe Garibaldi iniziò molte donne, fra cui la figlia Teresita. Anche la famosa Madame Blavatsky (Helena Petrovna) - fondatrice della Società Teosofica (New York 1875) - fu iniziata ad una alto grado del Rito di Memphis-Misraim dal Gran Maestro (e Gran gerofonte Universale) Giuseppe Garibaldi. Nel 1894 viene fondato a Parigi da Marie Deraisme (iniziata nella Loggia di Pecq nel 1882) insieme a George Martin, il “Droit Humain”, la famosa obbedienza mista

Affiliata al “Droit Humain” fu Annie Besant, allieva prediletta della già citata M.me Blavatsky, alla cui opera si deve (1902) l’introduzione in Inghilterra della Massoneria mista (“Co-Masonry”). Sei anni dopo la fondazione a Londra della “Human Duty” ad opera della Besant, sorse la "Honorable Fraternity of Ancient Masonry” (poi diventata “The Order ofWomen Free Masons”), mentre nel 1913 nasceva la “Honorable Fraternity of Ancient Freemasons”. Di notevole importanza nella Massoneria inglese sarebbe stato poi “The Order of Ancient Free and Accepted Masonry for Men and Women” fondato dalla Bothwell - Gosse nel 1925. Per quanto riguarda la situazione attuale in Italia va detto che il Grande Oriente d’ Italia di Palazzo Giustiniani, sulla scia delle Obbedienze che ritengono di sottomettersi alla leadership della Gran Loggia d’Inghilterra, esclude tassativamente qualsiasi iniziazione femminile e rifiuta qualsiasi relazione con Obbedienze che 1’ ammettono. Nel suo ambito lavorano le Stelle d’ Oriente, ma non si ritiene assolutamente che possa configurarsi come massoneria femminile tale ordine (“The Order of thè Eastern Star”) fondato nel 1850 negli Stati Uniti ed aperto a parenti di Massoni. La Gran Loggia d’ Italia (Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi), collocata internazionalmente nello schema delle cosiddette Massonerie Liberali, accoglie (a partire dal 1956, anno di costituzione della Loggia Femminile “Teresa Confalonieri”) le donne nelle proprie Logge, con pari dignità; ma già dal 1945 in tale Obbedienza appare la presenza femminile. Si deve all’ impegno appassionato dell’allora Gran Maestro Giovanni Ghinazzi (1969), sia pure nella sua visione scissionista rispetto alla struttura creata nel 1908 dal Gran Maestro Saverio Fera, se la causa femminile compì un notevole passo avanti. Infatti egli nell’ ambito del CLIPS AS (1) adoperò la sua presenza fra i soci fondatori per propugnare in ogni modo e ad ogni livello la causa dell’ iniziazione femminile,

1 II CLIPSAS nacque con l'Appello di Strasburgo del 22 gennaio 1961 firmato da: il Grande Oriente di Francia, il G.O. del Belgio, la Gran Loggia d‘ Italia, la G.L.Tradizionale e Simbolica Opera, la G.L. di Svizzera, il G.O. di Oesterreich, il G.O. dei Paesi Arabi, la G.L. di Danimarca, il G. 0. di Lussemburgo. Negli anni seguenti vi aderirono numerosissime altre Gran Logge di tutto il mondo.

sicché i regolamenti interni dell’ Associazione venivano in tal senso modificati aprendo così alle donne (e quindi alle varie Obbedienze e ai Supremi Consigli femminili e misti) le porte del Tempio. In tale ottica va letta la decisione del Grande Oriente di Francia (1969) di ammettere alle cerimonie massoniche maschilile sorelle della "Gran Loge Fémmine Frangaise” e del “Droit Humain”. Va infine precisato che attualmente in Italia vi sono anche alcune piccole Obbedienze Femminili, peraltro con scarso seguito.La Donna nella Società Iniziatica

Franco Eugeni , 1994

3.- LA METODOLOGIA MASSONICA di Franco Eugeni e Piotr de Penslin Lachert

Indice Introduzione Del comportamento Dei dibattiti Dei principi di base Dei concetti Delle vrità nel Pensiero Debole Delle Società aperte Della Centralità dell’essere umano Della visione del mondo secondo Steiner Del Grande Architetto dell’Universo Della Ritualita’ e dei simboli Della musica massonica Il punto di vista della Storia: il metodo del Paradigma Indiziario Antiche regolarità e legittimità inglesi e la nuova logicità statutaria.

INTRODUZIONE

Gli aderenti al Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia proclamano di dedicare la loro esistenza allo studio, alla ricerca, alla divulgazione di tutto quello che ci sia di positivo nell’essere umano, ai fini di potenziarlo ed ampliarlo secondo l’idea

fondante, letta al momento nel quale ci si chiede per quale scopo noi ci riuniamo. La risposta esprime il desiderio di “edificare Templi alla virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al bene ed al progresso della Patria e dell'Umanità”. Uno dei settori di maggiore interesse è lo studio di problematiche di Scienza e Filosofia anche ai limiti dei confini del sapere ordinario. Così un punto di grande interesse è l’utilizzo e la sperimentazione della metodologia e della Ritualità massonica che noi riteniamo assurta a Filosofia massonica, filosofia che quì vogliamo tratteggiare a grandi linee. A questo scopo gli aderenti dell’Accademia si dichiarano seguaci del pensiero di alcuni importanti filosofi, il cui pensiero e le cui idee nel loro complesso costituiscono quella che chiamiamo la Filosofia massonica. Delineiamo tali principi che assurgeranno a regole delle nostre azioni individuali.

DEL COMPORTAMENTO

Dal punto di vista etico-comportamentale, nella nostra Accademia sono poste al bando tutte quelle sostanze perniciose alla salute dell’essere umano come alcol e droghe, altre attività negative come il gioco d’azzardo e ogni manifestazione di violenza fisica e morale nei confronti di altri. La forma è sempre della persona pacata, di lento ed educato ragionamento, affettuoso con le amiche ed amici stretti, disponibile, non pettegolo, non maldicente alle spalle. Pronto, se su una questione ha maggior competenza, a riprendere l’altro in privato, in caso di negatività ovvero a lodarlo in pubblico, in caso di positività. Non sarà praticata alcuna forma di violenza ne fisica ne verbale.

DEI DIBATTITI

Nei dibattiti l’accademico, prenderà la parola solo quando questa verrà data dal moderatore, non interromperà mai chi sta parlando, quando la parola verrà concessa eviterà ogni forma polemica, pur esprimendo chiaramente ed educatamente il suo eventuale dissenso. Sul dissenso non è permesso durante la riunione il ribattere, sarà fatto in sede privata. Gli interventi programmati e letti non supereranno mai le tre cartelle e saranno letti secondo schemi rituali. Gli interventi non programmati, se si vuole spontanei, saranno al più della lunghezza di una cartella così da lasciare spazio anche agli altri, e colui che li fa è impegnato a produrre al Segretario testo del suo scritto, che diversamente non sarà riportato nel verbale della riunione. E’ vietato in genere, specie in altri gruppi, di parlare di politica e religione. Noi lo faremo, ma educatamente, eliminando ogni forma di inutile faziosità.

DEI PRINCIPI DI BASE

Nell’affrontare i principi di base di ogni nostro sapere noi saremo socratici, il che vuol dire che ogni concetto sarà sviscerato da una continua catena di perché e di

percome, con l’utilizzo della oramai famosa tecnica della Maieutica. Tale tecnica può sembrare, da un punto di vista pratico, una tecnica infruttuosa e bloccante per ogni forma di nostra azione, anche se alla fine, ne otterremo benefici impensabili a priori.

DEI CONCETTI

La comprensione dei problemi è di tipo epistemico, nel senso che ogni concetto è esaminato nei suoi aspetti storico-fondazionali- sociologici. Per ogni affermazione ci si chiede: quale ne sia l’origine, chi ha fatto per primo l’affermazione e in quale contesto storico, sociologico, economico, esoterico, soggettivo. Ogni affermazione, concetto, evento ha un’origine e una motivazione, da guardare sempre con occhio altamente critico. In altre parole : ben venga ogni obiezione ma che sia costruttiva e non faziosa.

DELLE VERITA’ NEL PENSIERO DEBOLE

Nella ricerca della verità saremo ben coscienti che l’unicità e l’assolutezza di un qualsiasi concetto, non è proprio dell’essere umano. Accettiamo l’idea del grande filosofo vivente Gianni Vattimo, asserente che il pensiero umano è classificabile in due enormi meta-categorie denominate pensiero forte e pensiero debole. Più che definire tali categorie esemplificheremo alcune ideologie da dichiararsi indicative del pensiero forte, quali l’imposizione religiosa di verità rivelate come verità assolute, la credenza in principi politici derivanti da ideologie assolutistiche come ad esempio il marxismo e il dittatorialismo (sia pure illuminato), il governo ereditario o il settarismo in genere, ma se si vuole anche la stessa cultura freudiana, generalmente tutte quelle idee tendenti ad imprigionare la mente dell’essere umano. Per comprendere, al contrario, il pensiero debole, ricordiamo l’antico allievo che disse al più antico Maestro: “venni presso di te o Socrate per trovare la verità e trovai tante verità”. Per ribadire che nella filosofia del pensiero debole, non si ritiene realmente possibile ricercare una unica verità per ogni evento che occorra all’essere umano. Ricordiamo invero che: “L’essere umano è un osservatore di eventi, eventi che egli rielabora e tende a comprendere ed interpretare utilizzando i suoi saperi, i suoi complessi, la sua storia individuale. L’interpretazione che ne deriva, denominata pure sfaccettatura della verità, costituisce la sua verità individuale, soggettiva, o anche relativa” (dalle lezioni di F.Eugeni). Ricordiamo ancora che l’atteggiamento del nostro Istituto è avanti tutto progressivo e non impone alcun limite alla ricerca della Verità, o meglio delle verità relative. Questa relatività interpretativa degli eventi è la base del pensiero debole.

DELLE SOCIETA’ APERTE

La visione che accettiamo di una buona società di esseri umani è quella che il filosofo Karl Popper chiama Società aperta, concetto originariamente suggerito, nel 1932, dal filosofo francese Henri Berson e poi sviluppato dallo stesso Popper. Popper definì il concetto di Società aperta come una comunità nella quale gli individui si confrontano con le loro idee e decisioni personali, in opposizione ad una "società tribale o collettivista, con principi immutabili, da chiamarsi chiusa”. Accettando la teoria della falsificabilità, secondo la quale ogni conoscenza è provvisoria e fallibile, ne segue che la società deve essere aperta a punti di vista alternativi ed alle forme naturali di mutamento. Ogni cittadino, con il suo cammino individuale, migliorandosi si adopera per il miglioramento complessivo, che richiede una buona dose di cultura e principalmente libertà di pensiero ed espressione, nella speranza (spesso vana) che le istituzioni dovrebbero promuovere e quindi aiutare, questo tipo di questo sviluppo. Nelle Società aperte, si presume quindi che il governo dovrebbe essere sensibile e tollerante, i meccanismi politici trasparenti e flessibili al cambiamento, in maniera di permettere a tutti i cittadini di parteciparne attivamente ai processi decisionali. Nella convinzione che l'umanità non disponga di verità assolute, ma solo di verità soggettive e di approssimazioni interpretative di eventi, la società allineata con la realtà del pensiero debole, dovrebbe dare ai suoi individui la massima libertà di pensiero ed espressione, ed educare all’idea che ogni forma di dittatura, ma anche di autoritarismo forzato e magari illogico, non è minimamente giustificato. Una società di tale tipo, una società nuova in tal senso, non può che essere sempre aperta al mutamento, dato che la conoscenza, sempre fallibile e provvisoria, non è mai completa, ma risulta sempre in divenire: “Se vogliamo rimanere uomini, avverte Popper, c’è unicamente una strada, la strada verso la società aperta, per proseguire il nostro cammino individuale verso l’ignoto, verso ciò che non sappiamo, verso l’incerto, ai fini di pianificare non solo la nostra sicurezza, ma al medesimo tempo la nostra libertà". Nella società chiusa, proclami di conoscenza certa e verità insondabile conducono all'imposizione di una certa visione della realtà. Una tale società è chiusa alla libertà di pensiero. La frase di Popper , non massone ma figlio di massone, asserente che: “una sana massoneria è il migliore esempio di una Società aperta” è per noi altamente significativa.

DELLA CENTRALITA’ DELL’ESSERE UMANO

Nei confronti di noi stessi utilizzeremo il principio della centralizzazione del nostro essere individuale, il nostro pensiero è il nostro punto di partenza per il confronto. Siamo Liberi pensatori, abbiamo profondo rispetto delle idee altrui, ma non poniamo in secondo ordine il nostro pensiero, per il quale non possiamo che avere il più profondo rispetto, specie quando è il frutto di un lavoro di una vita. Questo atteggiamento sia ovviamente di consapevolezza e mai di arroganza. Nei

confronti degli altri esseri umani, noi desideriamo mostrare la più alta considerazione facendo nostra la frase, attribuita a Voltaire, asserente “io, essere umano, lotterò fino alla morte, perché tu possa esprimere compiutamente e liberamente la tua idea, anche se è in totale opposizione con la mia.”

DELLA VISIONE DEL MONDO SECONDO STEINER

Dal punto di vista dell’amore e il rispetto per la natura e del mondo, seguiremo i principi fondanti del filosofo Rudolph Steiner (1861-1925), accettando come modello per la divulgazione dei nostri saperi di gruppo, il modello delle scuole steineriane, che varrà la pena di approfondire nelle molteplici direzioni nelle quali si sviluppa. Ricordiamo che Steiner fu un filosofo austriaco, fondatore della disciplina denominata antroposofia (scienza dello spirito), disciplina che postula l'esistenza di un mondo spirituale, che può essere osservato e compreso mediante un tipo di osservazione che Steiner chiama “animica" (chiaroveggente). Tale nascosto mondo spirituale può essere studiato, ritenendo che il mondo fisico che siamo in grado di percepire, non è altro che una manifestazione del mondo spirituale, e tali mondi sono entrambi in una forma mutua di continua evoluzione. Steiner si sempre proposto di non rinnegare il metodo scientifico, che tuttavia riteneva infecondo e materialista. Ha proposto una versione "più completa" del mondo, inserendo una visione di ricerca più ampia, difficilmente comprensibile, che inserisca il mondo spirituale2. Le sue teorie, muovendosi dichiaratamente al di là della Scienza sono considerate pseudo- scientifiche. Steiner è noto per la cosiddetta Pedagogia Waldorf, per l’utilizzo di farmaci naturali della medicina alternativa e per la promozione di agricolture biodinamiche. Steiner nella Pedagogia Waldorf (che nasce come supporto ai lavoratori delle fabbriche di sigarette Walfdorf Astoria) cerca di tradurre in pratica i principi di libertà della cultura, uguaglianza nella società politica e fratellanza nella vita economica. Queste tre sfere, secondo Steiner, devono essere autonome, ognuna retta da leggi ed amministrazione proprie, ma in armonica collaborazione fra loro. L'insegnamento di Steiner, improntato alla metodologia di Goethe, non doveva essere oggetto d'insegnamento diretto nella scuola Waldorf, ma doveva servire alla formazione permanente degli stessi educatori, ed agire di conseguenza sull'educazione degli allievi ed sul metodo didattico. La pedagogia, secondo l'intenzione steineriana, deve essere definita direttamente dalle necessità dell'evoluzione infantile (antropologia evolutiva), e non in base a obiettivi quali la qualificazione professionale e la produttività economica, che il sistema democratico tardo-industriale predilige. Così la concezione steineriana dei bisogni del bambino si fonda in particolare, sulla tripartizione dell'uomo in corpo, anima e spirito (volontà,

2 L’inserimento del mondo spirituale, nel nostro cammino individuale di conoscenza, è ben accettato da tutti i credenti,che capiscono che tale mondo è difficilmente spiegabile in termini di razionalità, ma sorge dai recessi della nostra mente.

sentimento e pensiero): questa concezione implica l'esigenza di educare gli allievi armonicamente nei tre ambiti. La nostra Accademia è interessata per ricerche ai confini della Scienza ritenendo che molti saperi oggi pseudo-scientifici saranno domani scientifici, come ampiamente provato da una miriadi di verità scientifiche, sempre provvisorie e falsificabili in attesa di futuri mutamenti.

DEL GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO

Dal punto di vista del pensiero religioso l’Accademia, nel realizzarsi attraverso la filosofia e metodologia massonica ribadisce di avere il suo principio di base nella ragione ed è perciò universale. Essa ha un'origine propria, non confondibile con quella di nessuna religione perché, lasciando a ciascuno la libertà di credenza, è libera da qualsiasi dogma religioso. Naturalmente qualcosa di importante si chiede al socio accademico. In primo luogo quale che sia la sua credenza, la credenza è sua e di nessun altro, si chiede solo di cercare di avere una credenza consapevole. Ciò significa che l’Accademia pur essendo adogmatica, accetta dai suoi membri l’credenza consapevole nei dogmi, non li rigetta ma ed accetta il dibattito su di essi, con il pieno rispetto reciproco dei membri di diverso, ed altrettanto consapevole parere. Si parla e si chiede spesso di credere nella figura del Grande Architetto dell’Universo (GADU) anche ricordato come il Supremo Artefice dei Mondo (S::A::D::M::, ). Il problema è comprendere questo profondo concetto, certamente non alla portata di coloro che sono abituati a credenze di comodo, piovute dall’alto e non profondamente sentite dall’interno della propria mente, come suol dirsi con il cuore. Il Grande Architetto dell’Universo, il GADUovvero il S::A::D::M::, è, in un certo qual senso, il Dio di tutti, il Dio Universale, il Dio di coloro che credono, alternativamente o comprensivamente:

1.- in un unico essere spirituale come quello di una qualunque religione monoteista; 2.- nell’esistenza di un disegno intelligente che sia la guida ordinatrice dell’evoluzione umana; 3.- nell’esistenza di una struttura caotica che, nella ricerca di una forma di equilibrio, ovvero di ordine dal Caos (Ordo ab Chao), spesso incomprensibile alla limitata mente umana, sia guida ordinatrice dell’evoluzione umana. 4.- nella credenza di una Leadership ovvero di un struttura ultraterrena politeista, che spesso confina con credenze di antiche religioni o con credenze di nascita dell’uomo da culture extra umane, provenienti da altri luoghi o da altri tempi (Teorie di Sitchin e similari). 5.- Nella valutazione di teorie alternative all’idea galileiana entropica del principio di causa- effetto da confrontare con le idee sintropiche di effetti senza

causa, ma giustificati dagli eventi che susseguono, come quanto osservato nell’infinitamente piccolo nelle teorie di Luigi Fantappiè.

Ancora ci rivolgiamo a coloro che credono nella possibilità che la volontà del GADU, ovvero dei risultati dei disegni intelligenti o caotici, possano essere compresi e in tal guisa rivelati, tramite la voce o la leadership di profeti, di mistici, di iniziati o di scienziati, in un perenne amore verso la crescita della propria coscienza individuale e del desiderio di comprendere, quanto più sia possibile, il segreto dell’uomo e del mondo che ci circonda. Naturalmente non si chiede e non si può chiedere, la passiva accettazione di una verità rivelata, ovvero di un dogma di qualsiasi natura, in quanto tale passiva accettazione trasformerebbe, la nostra struttura di tipo razionale, scientifica e di fatto a- dogmatica, in una religione,impedendo così agli aderenti una individuale capacità di giudizio e li porterebbe ad essere un genere di credenti, privi di un reale convincimento, atteggiamento che ai più di noi appare sconsigliabile nell’ambito di un reale perfezionamento individuale.

DELLA RITUALITA’ E DEI SIMBOLI

Un quasi ultimo punto della nostra filosofia è il comprendere i motivi della Ritualità e dei simboli, simboli ciascuno dei quali riassume in un colpo di occhio che vede e che sa vedere, profondi aspetti del mondo e delle cose che ci circondano, simboli dunque dei quali è importante circondarsi per capire.

L’aspetto e la struttura legale è semplice ed è stabilita dalle leggi dello stato ospitante in termini di associazionismo. Ma l’aspetto più importante della Massoneria si manifesta negli aspetti spirituali, che vanno salvaguardati in maniera da non sconvolgere la tradizione di questa nobile ed antica confraternita. La Massoneria ha ereditato dagli Antichi Massoni operativi e speculativi due distinte missioni: La prima missione è quella legata al preoccuparsi degli uomini e della società, ciò che conduce ad una prima iniziazione nella struttura che chiameremo Ordine3 (della Società), di essenza filantropica e progressista. La seconda missione è di natura spirituale e di ricerca dell’alta iniziazione o se si vuole della cultura degli alti gradi, nella quale si perca di comprendere per ponderate passaggi la storia misterica dell’Umanità. Si parla allora di un struttura Iniziatica, che conduce a quello che è stato chiamato Rito4. Tutte le Massonerie esistenti partecipano più o meno sia all’Ordine(sociale) che a differenti Riti (iniziatici).

3 Il termine “Ordine” si riferisce al sistema nel quale si organizza la Massoneria, detta Massoneria azzurra, dei primi tre gradi detti di Apprendista o 1° grado, Compagno o 2° grado e Maestro o 3° grado. Il termine “Rito” (con la maiuscola) è riferito al sistema in cui si organizza, invece, la Massoneria degli alti gradi, ovvero, successivi al terzo grado. La parola “rito” (r minuscola) si riferisce al complesso degli aspetti cerimoniali in uso nei vari riti sviluppatisi dall’origine dei tempi. 4 Attualmente i Riti massonici, che allo stato attuale sembrano essersi maggiormente diffusi sono il Rito di York e del Marchio (in ambiente filo-anglosassone), il Rito Scozzese Antico ed Accettato del 33° ed ultimo grado (che nasce dalle Grandi Costituzioni di Federico II di Prussia del 1786 e dal Manoscritto Francken del 1783), ed anche altri Riti con specifiche differenti, tra i quali emerge il Rito di Misraim –Memphis (fondato da Giuseppe Garibaldi nel 1881) dai Riti separati. Ma piuttosto simili, di Misraim e di Memphis.

Pertanto l’Ordine e i Riti hanno la finalità, con la partecipazione di tutti coloro i quali hanno dentro di sé la luce per illuminare le tenebre che minacciano l’umanità, . di promuovere il perfezionamento morale, culturale e sociale dell’uomo. In particolare, esso persegue lo sviluppo di attività intellettive come la filosofia, la scienza, la medicina, il diritto, l’economia,, l’arte, la religione, la comunicazione, attraverso progetti che esprimono armonia e rispetto nei confronti di tutte le concezioni dell’uomo e della vita. Queste strutture favoriscono progetti etici, culturali e sociali e particolare importanza sarà data all’educazione delle nuove generazioni, fornendo loro non solo gli strumenti per conoscere il mondo in cui vivono, ma anche e soprattutto i principi etici e spirituali atti a creare armonia tra gli uomini. Un rito (che sia dell’Ordine o dei Riti massonici o di altre strutture) è un complesso di atti e di comportamenti abituali, ripetuti e codificati, che sono eseguiti secondo norme ben codificate e scritte, che ne formano il Rituale. Da non confondere il rito e la ritualità che ne deriva, con la “celebrazione”, in quanto questa ultima indica l’azione rituale, o se si vuole lo svolgimento del rito medesimo, con l’azione dei vari ministri o ufficiali, che compiono, ciascuno, la loro parte e con la partecipazione attiva dell’assemblea che partecipa al rito stesso. II problema di fondo è che in un rito si ricerca la garanzia del mantenimento della propria identità e di quella della Comunità di appartenenza, contemporaneamente, l’agito, i comportamenti, gli atteggiamenti, sia pur spesso stereotipati, offrono rassicuranti modelli da seguire, spesso molto ripetitivi, costruendo quella che viene in seguito chiamata “tradizione”. Il sociologo francese Emile Durkheim(1858-1917), importante antropologo e storico delle religioni, e quindi dei riti, ha messo in evidenza come la componente spesso sacrale di un rito, lo porti in realtà ad una funzione sociale, che permette di fondare o rinsaldare, fortemente, la natura dei legami interni della comunità che lo pratica. Che un rito abbia un fine sociale o puramente sacrale o anche che sia individuale (come nel rapporto diretto essere umano-essere sacrale) necessita di una partecipazione emotiva profonda, senza la quale il rito cessa di esistere. All’inizio della sperimentazione della Ritualità, ad esempio massonica, numerosi adepti rimangono alcuni affascinati, altri lato perplessi, non riuscendo a priori a comprendere la necessità di tanta ritualità nei vari gradi, possibilmente eseguita nel modo più corretto possibile, come suol dirsi “da rituale”. La perplessità va fortemente controllata in quanto conduce facilmente a false interpretazioni anche del proprio ruolo. Tutto va visto con molta modestia, siamo davanti a novità importanti, non sempre assimilabili in tempi rapidi. Il comprendere l’ufficio dei vari gradi quindi e delle relative ritualità, necessità di attenzione nella comprensione dei vari passi, che ora vi presenteremo.

1.- L’esecuzione di un qualsiasi rituale massonico è lo stesso sostanzialmente dall’inizio del 1600, è il medesimo in ogni nazione e si pratica in ogni lingua del mondo nello stesso modo. La ripetitività delle frasi che si dicono, dei movimenti di apertura e chiusura che si fanno e delle iniziazioni che si operano congiuntamente al ruolo degli ufficiali di Loggia, fa si che noi lo riconosciamo ovunque in ogni luogo e in qualunque lingua. Inoltre in via verticale sappiamo che esso era praticato in tal modo nel passato di tutti i massoni e probabilmente sarà così anche per quelli del futuro. Pertanto eseguire una buona ritualità significa porsi in una comunicazione

ideale con tutti i massoni esistenti sulla faccia della terra, ma anche con quelli del passato e quelli del futuro, in una unione orizzontale e verticale che simboleggia l’arcaico simbolo della croce.

2.- Lo prova solo chi va in Loggia e nell’ipotesi che in Loggia vi sia una armonia positiva tra i membri. La leggera energia che tende a manifestarsi, che ci avvolge che ci rassicura, che ci fa star bene è quanto il fenomeno Loggia o Camera di un Rito produce. Sappiamo di essere tra persone che ci vogliono bene, che hanno verso di noi una disposizione positiva e noi verso di loro, sappiamo quali movimenti farà ciascuno di noi, ripetendo atteggiamenti e modalità che da 300 anni e più sono stati sempre i medesimi. L’adepto lentamente nello svolgimento del Rito comprende sia le formule, sia le diverse parti di cui si compone il Rito stesso, comprende i gesti, i movimenti e gli atteggiamenti da assumere, secondo lo svolgimento del Rito medesimo.

3.- Tanti neo-massoni in uno stato iniziale di euforia per l’incredibile forza dell’iniziazione possono anche avere punte di arroganza a dire “ma, …a che serve tutto questo? Non è forse un po’ ridicolo?” Forse, dentro di noi tutti abbiamo avuto questa idea, ma se uno pensa che “tutto questo … lo facevano, senza porsi tanti problemi Garibaldi, Mazzini, Cavour, i Savoia, il Gran Maestro Costantino Nigra, ma anche scienziati come Enrico Fermi, statisti come Benjamin Franklin, George Washington e ben 17 presidenti americani con un Gerald Ford anche Gran Maestro, ed ancora Napoleone Bonaparte e i suoi fratelli e cognati, e così tanti altri, dovrebbe essere naturale che ci si dicesse… “ma chi sono io, per disprezzare o tenere in poca considerazione tutto questo?”

4.- Con la Ritualità vi è il luogo ove si opera : il Tempio che con la sala dei passi perduti e il gabinetto di riflessione costituiscono le tre parti che formano la Loggia. Capire il Tempio è facile. È una rappresentazione di quanto il percorso massonico ci fa fare, dentro la nostra mente: costruire il Tempio di Salomone dentro di noi, dirozzare la nostra pietra grezza, cercare di compiere la Grande Opera, ovvero il nostro perfezionamento. E i simboli? I simboli servono a pensare, sono intuitivi, parlano al nostro inconscio, vediamo ed intuiamo. Provate a scrivere il significato di un simbolo, ognuno di noi che scrive, arriva a differenti interpretazioni, scrive cose diverse, complementari? Forse, ma non è questo il problema, i simboli sono importanti per questo, sono sempre gli stessi da sempre, ma hanno infinite interpretazioni, anche se quando andate in un differente tempio, trovate gli stessi, simboli, con piccole minuscole varianti.. Concludendo sulla ritualità vogliamo notare che la stessa psicoanalisi ci fa osservare che oltre alla ritualità di comunità, vi è la presenza di una ritualità, spesso inconscia, di cui è preda il singolo individuo e che guida gran parte dei comportamenti quotidiani umani. Le personalità ossessivo-compulsive sono le più soggette all'espressione di ritualità personali; quali ad esempio il verificare di aver chiuso il gas uscendo di casa (anche più volte), oppure di aver chiuso la porta di casa o della

macchina. Molto comune è il camminare senza pestare le righe. In altre parole i sono una serie infinite di piccoli riti, che se nella vita privata possono essere considerati piccoli fastidi o al limite anche sintomi di malattia, denotano comunque un aspetto dell’essere umano, e sono spesso ,normali e funzionali per quella tranquillità che ci occorre per il raggiungimento di un'alta concentrazione, quella che precede il nostro agire.

DELLA MUSICA MASSONICA

Nella storia delle antiche Accademie e della Massoneria grande è stato l’apporto degli accademici ma anche di Sorelle e Fratelli musicisti. Tra tutti troneggia la figura del grande musicista austriaco Wolfang Amedeus Mozart (1756, 1791), iniziato a Vienna il 14 dicembre 1784, e i suoi contemporanei l’italiano Antonio Salieri (1750, 1825)e l’altro austriaco Franz Joseph Haydn (1732,1809), che hanno mirabilmente trasferito la simbologia massonica nelle loro opere. Basti allo scopo pensare al "Flauto Magico", opera nella quale Mozart ha fatto scontrare le forze del bene e del male, facendo trionfare, infine, gli ideali massonici dell'umanitarismo, della libertà, della tolleranza e della fratellanza universale. Ricordiamo anche altri musicisti che contribuirono notevolmente quali in non meno bravi dei tre sopracitati, precisamente ricordiamo: Handel, Bach, Geminiani, Beethoven, Viotti, Cherubini, Spontini, Mendelssohn, Liszt, Sibelius. Noi tutti riconosciamo ai cultori della musica una maggior sensibilità a comprendere i simboli. Sappiamo noi tutti che la Musica è un “linguaggio di valenza universale” che esalta la libertà di spirito e di pensiero e che nella comunicazione accomuna assieme differenti razze ed etnie ed unifica le lingue più differenti e accosta tra loro le diverse culture creando un’oasi di Società aperta, che non ha l’eguale in altri campi, ivi compresa le opere pittoriche per certi versi più selettive. Allo scopo riteniamo indispensabile che l’Accademia istituisca un Istituto di Musica Massonica, che formi una struttura con valenze sia didattiche che di ricerca, per permettere ai nostri amministrati e possibilmente non solo a loro, corsi di educazione all’ascolto musicale e ricerche di opportuni brani da inserire nei nostri Rituali nei vari gradi e nelle varie strutture rituali. Il fine è quello di raggiungere la migliore rappresentazione dell'Armonia universale, l’ armonia ha insito in sé il concetto di "Equilibrio e di Giustizia", specie se l’armonia . inèesa come unificazione ed equilibrio degli elementi opposti, naturalmente in antitesi con il caos sonoro del mondo profano, anche perché l'elemento unificante di tutte le magnifiche vibrazioni rituali, facilitano l'Eggregore, indispensabile per fare i primi passi nel compimento della Grande Opera.

La parte che segue è dovuta esclusivamente al Fr:. Piotr Lachert, che ci irradia con la sua conoscenza della Musica. Le relazioni tra la massoneria e la musica sono ambigue, del genere: “io lo voglio ma ho paura”. Nel nostro rituale è prevista la funzione del Maestro d'Armonia, leggiamo ogni tanto: “musica più forte” o semplicemente “musica”. Sono purtroppo del parere che i nostri

padri creatori non hanno ricevuto il dono e il privilegio di amare la musica né di conoscere la sua millenaria storia né di capire bene il suo ruolo durante una cerimonia esoterica, per non dire che non sapevano se “si deve mangiarla col cucchiaio o colla forchetta”. Come spiegare altrimenti l’assenza TOTALE di una qualsiasi forma “massonica” nella storia della composizione musicale? Perché nella musica europea conosciamo tante Messe, Oratoria, Passioni, Requiem, Fanfare, Minuetti, Gavotte, Gigue, Aires, Valzer, Mazurka, ma niente, proprio niente che ha a che fare con il nostro Rito? Con tantissime funzioni, i vari gradi dell’Ordine e Rito, dove ogni tornata ha una sua forma e un suo significato e che le composizioni scritte espressamente avrebbero un posto ideale integrarsi nella strada verso la pietra levigata? Un fatto mi sembra essere fuori una discussione: il ruolo dei suoni in rapporto con la semantica dei testi che accompagnano il fratello /sorella dalla sua iniziazione fino alla passaggio verso l’Oriente Eterno è secondario. Ma perché i nostri padri, che cosi precisamente hanno stabilito tutti i movimenti, spostamenti e gesti al interno del Tempio, non hanno fanno niente di simile con la musica? Incuria, dimenticanza, mancanza di cultura artistica?

Purtroppo sappiano benissimo che la musica, i suoni organizzati artisticamente, i suoni ricevuti dai compositori, al di fuori del mondo cartesiano, sono fortemente afrodisiaci sia al livello sensuale, che religioso e anche sociale. Basta osservare con un po’ d’attenzione come si comportano le persone profane in confronto alla fascia di suoni che escono dalle casse a 1000 Watt durante un concerto/festival pop. Come forte e, a mio parere esagerata, è la reazione dei giovani in confronto ad un brano di scarsissimo valore artistico, ma diffuso in modo giusto (fortissimo) in un posto giusto (la legge della folla) accompagnato dagli effetti di successo garantito: lucci, fumi, costumi, pubblicità pazzesca...

Come è forte la reazione della folla, ma anche di un singolo cittadino quando sente l’inno sella sua nazione. Come commovente può essere l’interpretazione di un brano classico, come eccitante può apparire un’improvvisazione dei jazzmen.

Nella nostra liturgia/rito non sono neanche previsti i momenti per poter semplicemente ASCOLTARE la musica. A questo punto viviamo purtroppo nel Sahara.

Sono del parere che un iniziativa ecumenica tra tutte le Obbedienze, almeno al livello dell’ordine, almeno nel rito scozzese, primo o poi sarà quasi necessaria. La musica non conosce la semantica, non deve utilizzare le lingue. È assolutamente fattibile trovare, commissionare , comporre le costruzioni artistiche per TUTTE le Obbedienze del mondo. Chi sarà il primo a far conoscere questa idea a tutti FF:. e le SS:.?

Dall’altra parte la massoneria, nel suo insieme, è molto attrattiva per creatori, sempre curiosi e alla ricerca dei stimolanti. Misteri, cappucci neri, lumini, spade, sangue, incontri segreti … eccitante.

Alcuni compositori, perché di loro si tratta, erano e saranno affascinati dal mondo di simboli, che influenzano l’immaginazione, dell’architettura del tempio, della ricchezza dei ruoli a compiere e con la pietra levigata, sempre al interno di una R:.L:. chiuso al mondo per i non iniziati. Citerò solo due nomi Mozart e Sibelius. Non trovo molta massoneria nei suoni della tromba del Fr. Luis Amstrong …

Oggi giorno si posso trovare su internet il repertorio “di salvezza” per una qualsiasi situazione massonica, i collage fatte ad hoc da poveri Maestri d’Armonia tenuti ad assicurare una presenza musicale durate i lavori ma … secondo me, la vera musica massonica “fatta per…” non esiste ancora.

Ecco qualche esempio: http://www.ritosimbolico.net/musica/musica.html , http://www.masonicmedia.co.uk/musiccatalogue.htm , http://www.ritosimbolico.it/rsi/archivio- musicale/ , http://www.freemasons-freemasonry.com/masonic_music.html , http://trasquadraecompasso.blogspot.it/search/label/musica%20massonica , http://www.massoneriascozzese.it/musiche.htm , https://vinileshop.com/prodotto/musica-rituale- massonica/

Per farvi ridere: http://destatevi.org/lindustria-della-musica-mano-agli-illuminati-servi-lucifero/

IL PUNTO DI VISTA DELLA STORIA: IL METODO DEL PARADIGMA INDIZIARIO

Questo paragrafo è scritto in esclusiva da Franco Eugeni. La ricerca storica negli ambiti nei quali, desideriamo occuparci e cioè della scienza e della filosofia di confine, per le quali è un caso emblematico lo studio storico in ambito massonico (specie in Italia), presenta indubbie difficoltà a causa della distruzione dei documenti massonici, ovvero i cosiddetti “roghi di documenti”. Si parla di sparizioni di documenti in archivi sia privati che pubblici per sequestri, spesso ordinati a causa delle false demonizzazioni della Massoneria. Si parla di carenza delle documentazioni, dei documenti massonici avvenuti in varie epoche sia per ragioni di riservatezza degli aderenti, sia per la copertura delle Logge operanti in periodi di clandestinità, negli stati sottoposti a dittatura. Primo esempio tra tutti il rogo italiano dei documenti massonici del 1925-26, quando il Fascismo imperante decretò la distruzione delle Logge. Come afferma lo storico Vincenzo Ferrone (1954)5. “La storia delle Teorie delle discipline ai confini della Scienza e della Filosofia e della Massoneria in particolare, appaiono quasi sempre come un vero e proprio rompicapo,

5 V. Ferroni, La massoneria settecentesca in Piemonte e nel Regno di Napoli, Il Viesseux (4) 11, (1991), 103-130.

un puzzle da risolvere, avendo a disposizione pochi documenti, che vanno collocati l’uno accanto all’altro attraverso congetture e valutazioni, di vario genere, quali quelle di tipo probabilistico e principalmente indiziario. Lo scrivere di “Storia della Massoneria”, seguendo Marc Bloch6, da luogo ad “un classico esempio di fare storia senza o con pochi documenti, un’inchiesta condotta dallo storico, giudice soggettivo su prove limitate, esili indizi, ed infine autore di tante congetture, alternative o intelligenti ipotesi”.

Così per indicare tutta una serie di rompicapi di nostro interesse ricordiamo che circa il pianeta Nubirù e la teoria di Sitchin sull’origine extraterrestre dell’Homo Sapiens, sull’esistenza dei Continenti scomparsi Mu e Atlantide, sulla costruzione delle Piramidi, sul tesoro dei Templari, sulla scoperta dell’America, sulla tendenza denominata “transumanesimo” verso un possibile “futuro postumano” di uomini potenziati nella mente, nel fisico e nell’età, dalle enormi potenzialità della tecnologia. Tutto questo tanto per indicarne alcuni dei misteri più eclatanti, che ci avvolgono e e ci affascinano, non ultimo dei quali, quello dell’importanza per l’evoluzione dell’Uomo, del mondo sommerso e sostanzialmente imprevedibile, della diversa spiritualità della Massoneria. Dal punto di vista della Storia la Massoneria riteniamo di dover mettere sotto osservazione quella italiana. Dal primo dopoguerra italiano ad oggi, la Massoneria, ben lungi da essere unica e unita, si presenta come un labirinto storico letterario di una miriade di Istituzioni, con finalità e motivazioni differenziate nei dettagli, anche se globalmente interessate ad uno sviluppo equilibrato del pensiero dell’uomo, alla sana centralizzazione del pensiero individuale, all’essere umano il quale, nella sua qualità di Libero Pensatore, si erge a rifiutare i luoghi comuni, i dogmi e le poco giustificabili induzioni. Tuttavia in questa Giungla di Obbedienze, sono emersi solo sedicenti desideri di proclamarsi eredi, in qualche modo, delle defunte Obbedienze, chiuse nel 1925, irrimediabilmente, dal Fascismo e dalla devastazione avutasi in Italia, durante la Seconda guerra mondiale. La Dittatura e la fame non promuovono il Libero Pensiero. La conseguenza alla ripresa post bellica, che ancor oggi continua, è un ampio e vario proliferare di Obbedienze, noi compresi, distinte nei particolari dei loro statuti, raramente attente, nelle loro revisioni, ad una società che cambia. La Massoneria italiana è un fenomeno quasi unico per la ricchezza di scissioni nei gruppi esistenti, e per la creazione continua di nuove Obbedienze (attualmente se ne contano più di cento). Se da un lato tale fenomeno è sotto il tiro di arretrati conservatori, il fenomeno appare al contrario vivace, segno di una società aperta nel suo complesso generale. Questo movimento di comunità indica una continua e costante messa in discussione, da una parte dei principi spesso

6 M. Bloch, Apologia della storia o mestiere dello storico, Torino 1975.

obsoleti, ma più di frequente un allontanamento e una critica alle dirigenze e alle loro tendenze negativamente profane. La mancanza e la confusione di documenti per questi lunghi periodi della Storia italiana, sembra essere particolarmente adatta all’utilizzo di nuove metodologie di ricerca storica, quali quelle del cosiddetto metodo del paradigma indiziario del quale ora ci occuperemo.

Iniziamo a precisare che con il termine "paradigma7” si indica, per solito, una conquista di tipo scientifico, universalmente accettata net settore cui si riferisca, la quale, per un periodo di tempo apprezzabile, fornisca un modello di natura qualsiasi atto ad inquadrare alcuni problemi ottenendone relative soluzioni, accettabili per quelli che si occupano di quel campo di ricerca. Tale modello epistemologico, ben utilizzato fin dalla fine dell'Ottocento, anche se non perfettamente teorizzato, permette in molti casi di uscire dalla contrapposizione tra razionalismo e irrazionalismo. II modello abduttivo, che siamo oramai soliti chiamare “paradigma indiziario” è sostanzialmente una metodologia scientifica, universalmente riconosciuta, le cui conclusioni sono state accettate da gruppi operanti in determinati settori di ricerca. Per comprendere meglio l’idea abduttiva, importanti autori quali Umberto Eco8 (1932-1916), Franco Ginsburg9 e Massimo Baldini10, hanno evidenziato una connessione tra Charles Sanders Peirce (1839-1914), la teoria abduttiva, le analogie con i metodi della patologia medica, le teorie popperiane e i coddetti metodi alla Sherlock Holmes11. Tali metodi, che il massone Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), inventore letterario del Detective, media alla criminologia .i metodi usati nella Patologia medica e dalle interessanti teorie del suo brillante e freddo Professore Joseph Bell (1837-1911), dell’Università di Edimburgo, che con il suo metodo scientifico, applicato alla Patologia medica, decisamente abduttivo, ebbe ad ispirargli il fortunato personaggio di Holmes. La deduzione dipende dalla fiducia che abbiamo nella nostra abilità di analisi del significato dei segni che appaiono. L'induzione, invece, dipende dalla fiducia che 1'esperienza non verrà mutata. L'abduzione, ancora dipende dalla nostra speranza di prendere decisioni corrette in stati di parziale incertezza ovvero di raccogliere adeguate informazioni che permettono il geniale atto abduttivo o di serendipity. Peirce descrive la formazione di un'ipotesi come "un atto di insight", di interirizzazione per indicare quella "suggestione abduttiva" che viene a noi "come un lampo di luce", lampo di luce, atto ad indicare la casualità di una scoperta inattesa, che non sia stata programmata, perché se ne stava cercando un'altra,

7 T.S.Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino (1969), p.10. 8 T.A.Sebeok, One, Two, Three … Uberty, in Il segno dei tre (a cura di U.Eco e T.Sebeok), Bompiani, 1983. 9 Carlo Ginsburg, Spie.Radici di un paradigma indiziario, in Crisi della ragione (a cura di C.Gargani), Einaudi1979 (esiste una versione in inglese dell’articolo). 10 M.Baldini, Karl Popper & Sherlock Holmes, Armando Ed, Roma, 1998. 11 La figura mitica, di misteriosa grandezza, ovvero dell’indecifrabile essere virtuale di Sherlock Holmes, pue essendo una creazione letteraria di Sir Artur Conan Doyle. ha assunto un ruolo che, da personaggio virtuale è diventato simbolo, quasi-reale per antonomasia, dell’uomo con forti caratteristiche abduttive.

atto questo da taluni battezzato serendipity12! L’abduzione allora si presenta propedeutica sia all'induzione, intesa come prova sperimentale della ipotesi, che alla deduzione. L' abduzione sarebbe allora come un istinto che utilizza percezioni inconsce e connessioni, tra aspetti diversi delle informazioni possedute13; sembra essere l'unico tipo di argomento che generi nuove idee. II giudizio percettivo sarebbe invece un caso limite di abduzione con "pochissime informazioni". L’origine14 del metodo del paradigma indiziario è rintracciabile nelle pieghe d’una fiaba orientale, che apparve, forse per la prima volta, in Occidente, in una raccolta di favole di un tale Sercambi, nella quale si narra di tre fratelli, che interpretando/comprendendo una vasta serie di indizi, riescono a fornire una descrizione di un animale, precisamente un cammello, che essi non hanno visto. Successivamente, verso la metà del ‘500, la medesima storia,“mutatis-mutandis”, riapparve a Venezia in una raccolta di novelle, dal titolo Peregrinaggio. L'opera era presentata come una traduzione dal persiano, traduzione curata da un tale Cristoforo Armeno15 . Si narra della storia legata ai tre giovani figliuoli del re Serendippo16. Il libro ebbe molte ristampe e venne tradotto non solo in tedesco, ma anche nelle principali lingue europee. Anche Voltaire (1694-1778) , pochi anni prima, nel terzo capitolo di Zadig17, aveva presentato una riscrittura della novella “Peregrinaggio” dove il cammello originale della fiaba persiana si era sdoppiato nella cagna della Regina e nel cavallo del Re. II saggio Zadig, "specialista in abduzioni ante litteram" descriveva minutamente gli animali decifrandone le tracce sul terreno. La sua capacità abduttiva lo rese sospetto, venne condotto dinanzi ai giudici e accusato. Si discolpò raccontando ad alta voce il processo mentale che lo aveva portato ad "abdurre" il ritratto degli animali che mai aveva visto. Questa è la storia che riporta Voltaire. I giudici ammirarono la profondità del ragionamento, tutti parlarono bene di Zadig, anche il Re, ma i giudici trattennero 398 once per le spese e gli uscieri chiesero la mancia. Fin dalla fine dell'Ottocento si ebbe conoscenza di questi processi. Si pensi che perfino il grande Thomas Huxley (18251895) in un famoso ciclo di Conferenze inneggianti alla dottrina di Charles Darwin (1809-1882) ebbe a parlare del cosiddetto "metodo Zadig" per indicare il processo indiziario, quale metodo di indagine comune a vari

12 Termine introdotto da Horace Walpole (1717.1797), che indica appunto una scoperta casuale ed inaspettata spcie in campo sciendifico e delle esplorazioni geografiche. Walpole utilizzò per la prima volta il termine in una lettera da lui indirizzata all'amico Horace Mann datata 28 gennaio1754. 13 Si veda come applicazione: F.Eugeni, Lavori preparatori per il processo Cagliostro, Edimai 1995. 14 Si veda ad esempio l’appendice sull’argomento in: Franco Eugeni-Edoardo Ruscio, Carlo Forti, ingegnere sul campo, Edilgrafital Teramo, 2005. 15 Cristoforo Armeno (XVI secolo) scrittore e traduttore di opere medio-orientali, considerato l’interprete della cultura persiana in Italia. Tradusse nel 1548 il racconto orientale “Viaggi e avventure dei tre principi di Serendippo”. Il testo pubblicato dall'editore Michele Tramezzino a Venezia nel 1557 e tradotto in seguito in francese da de Mailly nel 1719. 16 Il successo popolare, della storia dei tre figli di Seredippo, fu tanto e tale che sul nome del Re, venne coniato it neologismo "serendipity", ad indicare il paradigma delle "scoperte impreviste, fatte grazie al caso e alla intelligenza" – che taluno definisce “ emergenze". 17Cfr. François-Marie Arouet detto Voltaire, “Il cane e il cavallo” in Zadig ed altri racconti filosofici, Feltrinelli, Milano, 1994.

campi quali l'archeologia, l'arte, l'astronomia, la criminologia, la fisica, la geologia, la matematica, la medicina, la paleontologia, la patologia, e infine la storia. Per tornare nei meandri del cosiddetto “metodo del paradigma indiziario” ricordiamo che risalgono al periodo 1874 -75 una serie di articoli, sulla nota rivista tedesca Zeitschrift fur bidendeKunst, proponenti un metodo per datare quadri antichi. L'articolo era firmato da un ignoto autore russo, tale Ivan Lermolieff, tradotto da un ancora tedesco Johannes Schwarze, essendo questi nomi, semplici pseudonimi dell’italiano Giovanni Morelli (1816-1891), illustre storico dell’arte che rivoluzionò il metodo di smascheramento dei quadri falsi18, che fu professore a Basilea e successivamente Senatore del Regno. Il metodo di Morelli rivoluzionò anche le attribuzioni di celebri quadri in svariati grandi Musei d’Europa. Morelli insisteva sul fatto che per riconoscere il vero autore di un quadro occorreva basarsi su dettagli secondari, tali da influenzare ben poco gli imitatori e gli allievi, quali ad esempio i lobi degli orecchi, le unghie, le aureole ed altro. II metodo di Morelli è stato paragonato da molti autori all’uso di tecniche psicoanalitiche. Lo stesso Sigmund Freud (1856-1939) conosceva ed apprezzava i lavori di Morelli, specie per quella caratteristica penetrazione nelle cose esoteriche, ovvero segrete e nascoste, in base ad elementi sfuggenti e magari poco apprezzati a prima vista, quasi rifiuti o detriti delle nostre più ampie osservazioni. Sono parole più o meno dello stesso Freud contenute nella parte iniziale del secondo, paragrafo del suo saggio: “II Mosè di Michelangelo” (1914). Sembra chiaro che il punto di contatto tra Morelli e Freud sia questo desiderio di riconoscimento di una individualità artistica attraverso elementi scaturenti dalla coscienza in modo non controllato. II falsario, nell’esecuzione di forme secondarie, si lascerebbe condurre più dall’inconscio che non dalle sue capacità di imitazione. Ecco in queste storie, in queste favole, l'origine dell'abduzione e dell'emergenza, l'embrione della serendipity. Non vi è dubbio che nella serendipity, si rintraccino in embrione i germi delle idee che si intrecciano nella patologia medica, i metodi di riconoscimento delle false opere d'arte, alla Morelli, i paradigmi indiziari per le ricostruzioni storiche alla Ginsburg, ovvero le brillanti indicazioni che da Peirce a Umberto Eco ci lasciano pensare per “abdurre”! Il metodo19 è nello stesso tempo antichissimo e moderno. Dalla sua essere antico, quasi senza memoria si è detto. Ma anche lo storico può a volte, da indizi vari, notizie incrociate, brani di storia anche parallela risalire o convincersi di quanto è nelle pieghe della storia. Nell'ambito di una qualsiasi ricerca di tipo storico spesso va a prevalere quella tendenza richiedente le "prove documentarie" ad ogni più piccolo passo della ricerca. Dunque sembrerebbe ovvio, anzi legittimo, il richiedere che ogni affermazione vada suffragata da una “prova documentata”. Quando questo è possibile, si ottengono “ricostruzioni” della passata realtà, fuori dubbio molto

18 G. Morelli (alias Ivan Lermolieff alias Johannes Schwarze), Della pittura italiana. Le gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Studi storico critici. Milano, 1897. 19 Per maggio dettagli si legga l’appendice di: F.Eugeni-Edoardo Ruscio, Carlo Forti, ingegnere sul campo, Edilgrafi Ital Teramo, 2005

attendibili, nessuno si sognerebbe di criticare un metodo siffatto. Altre volte le documentazioni sono “leggermente incomplete” ma tali che, da esse sia possibile dedurre una “realtà coerente” con la documentazione a disposizione. In tali casi si usano metodi deduttivi. II problema naturalmente si esaspera allora che le prove documentarie siano in quantità e/o qualità nettamente inferiori, ai fini della ricostruzione corretta. Le deduzioni da un lato non costituiscono prove documentali ma d'altro canto non si può negare che, a partire da innegabili dati documentali, non si può non tenere conto, anche di una eventuale insieme di frammenti d’informazione ottenuti per varie vie, non necessariamente documentali. Per intenderci tali frammenti, vanno ripartiti in varie classi, quali ad esempio le seguenti:allusioni in testimonianze scritte, raccolta di testimonianze orali, di voci popolari, di tradizioni di vario genere, procedimenti per analogia quali ad esempio, ricavare da altre opere più o meno riguardanti episodi dei medesimi tempi, lo spirito, la morale, i costumi, in altre parole i dettami d'epoca più probabili, se non addirittura certi. Con questi dati poi, si può tentare di “effettuare cuciture di frammenti di informazione in modo coerente.'' La separazione tra i dati certi e le relative conseguenze e l’esame delle alternative parallele possibili conduce a costruire il grafo delle realtà possibili. Del resto se la ricostruzione storica che si sta operando è relativamente povera di documenti può accadere che da essi non sia possibile dedurre alcun evento, ma solo intuire le realtà possibili. L'intuito tuttavia non sempre può essere messo a fondamento, almeno a fondamento scientifico di una ricostruzione storica. Lo spirito in esse operante può sintetizzarsi nel modo seguente: raccogliere i dati e i frammenti di informazione di ogni genere e quando ciò sia possibile assumere il seguente:

POSTULATO DI ELIMINAZIONE (CONAN DOYLE): Se si è eliminato tutto quello che è impossibile, quello che rimane, per quanto assurdo, non può che essere la verità (intesa come sfaccettatura osservabile, ma non osservata, dell’evento in esame).

Date per scontate le analogie tra indagine storica ed indagine investigativa, vale la pena ricordare che può accadere talvolta, anzi accade, che in una prima fase si possano ricostruire più realtà o anche delle parti dedotte di realtà con delle alternative di vario genere. Allora il Ricercatore si sentirà spronato a ricercare altri indizi, che avvalorino una delle tante alternative in parallele. In ogni grande congettura di questo tipo, per usare un linguaggio proprio nella "Teoria dei Grafi” vi è quello che si chiama "un albero delle realtà possibili". Si tratta, all'interno del Grafo, delle possibilità di trovare il “cammino della certezza” o almeno pochi e significativi cammini alternativi.

ANTICHE REGOLARITÀ E LEGITTIMITÀ INGLESI E LA NUOVA LOGICITÀ STATUTARIA.

La United Gran Lodge of England (UGLE), che nasce nel 1813, dalla composizione delle Due Gran Logge inglesi dette degli Antients (1751) e dei Moderns (1717), è riconosciuta da un grande numero di Obbedienze internazionali come se fosse una sorta di Gran Loggia Madre, appunto del mondo. Due principali testi – Basic Principles for Recognition (“Principi per il riconoscimento da parte della Gran Loggia”) del 1929, e Aims and Relationships of the Craft (“Scopi e relazioni dell’Arte”), del 1938 (rivisto nel 1949) – fissano i criteri con i quali, dall’alto della loro pretesa antichità e correttezza autoreferenziale concedono o non concedono il riconoscimento della “regolarità massonica”. Inoltre è introdotto il termine “legittimità massonica”, che se non spieghiamo, può creare qualche ulteriore confusione. Inoltre un terzo termine lo introduciamo noi e lo chiameremo “logicità statutaria”. Ovviamente non sono termini legali, ma termini introdotti dagli Inglesi. Nel seguito del lavoro parleremo di :

“antica regolarità inglese” “antica legittimità inglese”. “logicità statutaria”.

L’aggettivo inglese significa che l’idea è solo loro, l’altro aggettivo Antica è importante, in quanto sta ad indicare che le regole risalgono al passato, quando in Inghilterra esisteva una sola Gran Loggia. Oggi in Inghilterra vi sono Obbedienze massoniche inglesi, che secondo la Gran Loggia d’Inghilterra non avrebbero, a loro avviso, i requisiti delle loro regolarità e legittimità. I criteri stabiliti dalla Gran Loggia d’Inghilterra, possono sembrare disquisizioni di lana caprina, ma comunque sono interessanti, sia come conoscenza accademica, sia per approfondire la nostra conoscenza anche delle parti più complicate della Fratellanza massonica. Tali criteri gli inglesi dedussero dalle Costituzioni di Anderson, considerate come una sorta di Bibbia della Massoneria. Oggi sappiamo che così non è, sappiamo che non mancano discussioni sulla loro interpretazione e reale validità. Dunque i criteri antichi ed inglesi che tra breve definiremo sono validi per coloro e sono tanti, che li accettano come tali. E’ una questione di condivisione! La Gran Loggia d’Inghilteraa non ha alcun diritto di dichiarare regolarità e legittimità, se non come loro riconoscimento obbedienziale, che vale tanto quanto quello di una seconda Obbedienza. Dunque:

“… non riconoscimenti unilaterali ma solo mutui riconoscimenti”.

Definiamo ora i detti principi:

- Per possedere l’ antica regolarità inglese , è necessaria la fondazione da parte di una Gran Loggia che possiede tale riconoscimento ovvero nella sua formazione sono intervenute ter logge che possedevano tale riconoscimento. .

- Per possedere l’ antica legittimità inglese , fatto questo esclusivamente di territorio, occorre che detta Gran Loggia deve avere un diritto di primogenitura in una singola Nazione.

Sono richesti ancora due requisiti:

- Il requisito di dottrina, detto di fede, per il quale è necessario la credenza in Dio come Grande Architetto dell’Universo, l’uso di un “libro della legge sacra” – normalmente la Bibbia, ma è ammesso un altro libro sacro tradizionale per le Logge che operano in paesi diversi dall’Occidente cristiano.

- L’esclusione assoluta delle donne.

È su questa base – che si afferma – che le massonerie maggioritarie dei più importanti paesi latini (Francia, Spagna, America Latina) hanno perso a partire dal secolo scorso il riconoscimento della loro “antica regolarità inglese”, accusate di ammettere nelle loro fila atei, non utilizzare la Bibbia e occuparsi di temi politici. In questa situazione si trovava fino al 1972 anche la massoneria del Grande Oriente d’Italia, istituzione fondata nel 1805 e largamente maggioritaria nel nostro paese (circa seicento logge e oltre 15.000 affiliati), che appunto nel 1972 era stata riammessa nella comunione con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Da tale comunione è stata di nuovo esclusa nel 1993, in seguito alle polemiche seguite a indagini giudiziarie sulle attività politiche e affaristiche di alcune logge, e alla crisi interna che ne è derivata. Dal 1972 chi non crede in Dio avrebbe dovuto essere escluso dalle logge del Grande Oriente d’Italia. Il Gran Maestro, Giuliano Di Bernardo, aveva tuttavia proposto una nozione di Dio come “principio regolatore” che, benché non formalmente condannata da Londra, era al limite di quanto può essere accettabile dalle massonerie “regolari” e aveva suscitato più di una obiezione. È stato tuttavia lo stesso Giuliano Di Bernardo a fondare, nella crisi massonica del 1993, una Gran Loggia Regolare d’Italia concorrente del Grande Oriente (nettamente minoritaria: circa 3.000 affiliati distribuiti in 110 logge), riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra in occasione della comunicazione trimestrale dell'8 dicembre 1993: alla gran maestranza di Giuliano Di Bernardo ha fatto seguito, dal 15 dicembre 2001, la nomina del nuovo e attuale Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia, Fabio Venzi.

Giuliano Di Bernardo ha in seguito lasciato la Gran Loggia Regolare d’Italia fondando nel 2002 a Roma l’Accademia Internazionale degli Illuminati, con il dichiarato proposito di andare “oltre la massoneria” ricollegandosi almeno idealmente agli Illuminati di Baviera, attivi in Europa fra il 1776 e il 1790 e oggetto poi d’innumerevoli “continuazioni” o “risvegli”, tutti però senza una vera discendenza genealogica dall’originario gruppo settecentesco.

Taluni filosofi della Massoneria hanno anche coniato una sottile distinzione tra regolarità e legittimità alla quale vogliamo aggiungere un terzo termine che è la : logicità.

Occorre, per puro spirito accademico, sorridendo sulle illusioni degli ortodossi inglesi, porre una questione che va ben oltre le sterili definizioni di legittimità e regolarità e cioè la questione della LOGICITA’.

Proveremo ora, seguendo la linea di illustri esperti di Logica (cfr. nota20) , che le Costituzioni di Anderson sono ILLOGICHE.

Chiediamoci se la Massoneria è o meno una religione? Tutte le Obbedienze del mondo ci rispondono che la Massoneria non è una Religione, ma non spiegano perché. Questo ragionando socraticamente dipende dal fatto di non aver definito cosa vuol dire che un aggregato di persone costituisce un sistema filosofico da chiamare Religione.

Bene noi definiamo Religione un insieme di norme e regole morali e spirituali, accettate da una comunità, che credendo nel verbo di esseri che parlino in nome di entità sopranaturali o essi stessi dotati di uno spirito fortemente illuminante , accettano le norme da essi proposte come verità rivelate.

Naturalmente ci si chiede quale sia la differenza tra una Religione ed un Setta, la risposta – si perdoni la battuta – è semplice: NESSUNA è solo una questione di numeri.

Una Comunità, sia pure di tipo spirituale, che non accetta verità rivelate non è classificabile come Religione ma è di fatto una aggregazione di Liberi pensatore, questo essendo l’aspetto della Massoneria.

Dal punto di vista della Logica classica una Comunità si regge legalmente e spiritualmente su delle norme che costituiscono lo statuto fondante della Comunità Lo statuto dal punto di vista logico-filosofico e scientifico, si configura come un Sistema ipotetico-deduttivo il che equivale a dire che ci troviamo davanti ad:

• un insieme di termini primitivi nominali che acquistano significato dalle regole successivamente enunciate che ne spiegano il senso e il significat. Tali termini sono: massone, Tempio, sala dei passi perduti, Grande Architetto dell’Universo, libro sacro, etc. che o sono implicitamente definiti dalle regole o esplicitamente definiti. • Un insieme di regole che costituiscono l’ossatura delle Grandi Costituzione e regolamenti dell’Obbedienza e che sono gli articoli enunciati, registrati e accettati dalla Comunità che ad essi fa riferimento, se si vuole statuti e regolamenti. Un Logica per dedurre da questi articoli-postulati le conseguenze e le interpretazioni successive. La Logica usata è di fatto quella Aristotelica operante in tutti i contesti sociali basati sui tre principi di identità, non contraddizione, terzo

20 Quanto asseriamo sulla ILLOGICITA’ appare nel lavoro, dei primi anni ’90, di un esperto internazionale di Logica, lavoro molto apprezzato e mai contestato. Cfr. F.Eugeni,…………., Ricordiamo che Eugeni è Professore Ordinario di Logica e Filosofia della Scienza. Si vedano anche i lavori di M.Volpe………. Ricordiamo che entrambi i personaggi citati, dotati di grande indipendenza intellettuale e forte spirito critico, sono noti autori di scritti massonici ed elementi di spicco del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino, del 33° ed ultimo grado, la brillante Obbedienza nella il Sovrano Gran Commendatore Renzo Canova ha costituito una Loggia di ricerca SS Quator Coronati di estremo rispetto.

escluso. Sul terzo principio è oramai costume completarlo, qualora occorra con una moderna struttura di Logica fuzzy, ovvero un apertura verso le Logiche a più valori, ma questo implica solo una maggiore attenzione alle interpretazioni.

E’ noto fin dal Medio Evo che se io ammetto in un Sistema ipotetico deduttivo una qualsiasi proposizione e la sua contraria, da questa ammissione si può logicamente dimostrare come vera (vera qui significa deducibile dalle premesse) una qualsiasi altra proposizione, anche la più assurda tipo “ogni giorno dalle 15 alle 16 in tutto il mondo piove” che è un evento che non si verifica! Il Teorema appena enunciato asserente che da una proposizione e dalla sua contraria discende una qualunque proposizione è noto in letteratura come Teorema dello Pseudo-Scoto. Ne consegue che se prendiamo le Costituzioni di Anderson, in esse appaiono due frasi 1.- La massoneria non è una Religione 2.- I principi fondamentali e i Landmarks della Massoneria sono inviolabili, ma se sono tali, allora sono rivelati (ad esempio da Anderson, per chi crede alla iiolabilità di quello che scrive) e allora la Massoneria è una Religione! Le due asserzioni non possono sussistere assieme e quindi, come è ovvio è la seconda che va esclusa. Va osservato , per concludere, che tali Landmarks non furono mai enunciati da Anderson, che enunciò solo i cosidetti Old Charges (antichi doveri). I Landmarks, successivamente per quanto importanti, interessanti, riletture degli Antichi Doveri, sono solo consigli, di gande interesse ma non sono e non possono essere delle verità rivelate. Il grande filosofo Renè Guenon, rivendica una IRREGOLARITA’ SULLA FONDAZIONE DELLA GRAN LOGGIA DI LONDRA che avrebbe stravolto quelli che erano i principi in uso nella precedente Massoneria operativa, per dare spazio infinito ai massoni speculativi. Infatti una delle prime quattro Logge fu fondata dallo stesso Anderson, che non fu mai iniziato alla Massoneria ma che si arrogò il diritto di iniziare tutti i suoi confratelli e di dare subito loro i gradi di compagno. Dalla Gran Loggia di Londra poi si dipartirono due rami, gli Antiens e i Moderns che si sono combattuti per anni fino a ricompattarsi nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Se è vera l’asserzione iniziale ammessa dalla Gran Loggia d’Inghilterra una delle due sarebbe irregolare e illegittima rispetto alle Costituzioni di Anderson che sono illogiche! Una seconda contraddizione, più sottile, sta nella questione femminile. Mai nessuno ha capito perché mai le Donne non sarebbero iniziabili. Questo costume nasce dalla tendenza inglese di chiudersi in club rigidamente maschili ovvero in Logge militari. La balla del solare e lunare, non ha alcun appiglio reale e si lega all’antica paura della contaminazione tra la natura delle piante e del sangue mestruale. La non iniziabilità femminile contrasta fortemente con l’Universalità

della Massoneria che dovrebbe operare in modo aperto senza distinzione di sesso, religione, politica, stato di salute e condizione sociale.

CONCLUDENDO. Questi due assiomi dei Filosofi della Gran Loggia d’Inghilterra, sulla Regolarità e Legittimità appaiono nei fatti molto pretestuosi. Ovviamente la succitata Gran Loggia è padrona di dare tutte le definizioni che vuole, ed anche di crederci nella sua autoreferenzialità che è anche datata, e forse è proprio per questo che andrebbe riletta alla luce del mondo reale, ove sono molte di più le Obbedienze – secondo loro - irregolari ed illegittime, che quelle ritenute da loro valide. Naturalmente questo vale solo per coloro che per motivi di ortodossia d’altri tempi è portato ad assecondarle e a riconoscere questo fittizio ruolo di Loggia-madre. Al più può a nostro avviso riconoscere la loro primogenitura che è cosa ben diversa!

IN CHE COSA LA NOSTRA OBBEDIENZA DIFFERI- SCE DALLE ALTRE (dalle F.A.Q. ded sito)

Le differenze organizzative che appaiono dalle nostre Costituzioni sono molteplici, eccone alcune:

1.- Siamo una Obbedienza mista che non riconosce l'UGLE come Gran Loggia madre, e ancor meno le costituzioni di Anderson, indubbiamente di interesse storico, ma ben difficili da attualizzare.21

2.- Non riconosciamo la regolarità e la anacronistica legittimità inglese, per noi esistono solo mutui riconoscimenti. Del resto l'errore rituale classico è subordinare tutto ad una Gran Loggia che teoricamente non dovrebbe conoscere nemmeno cosa succede nei Riti.

3. La nostra Piramide massonica è governata dal Sovrano Santuario del 95° grado di Misraim Memphis e ha al suo vertice il Gran Hierophente che lo presiede. I tre Riti filosofici (Rito di York, Rito Scozzese e Rito Filosofico) sono regionali e paritetici e subordinati al Sovrano Santuario, L serenissima Gran Loggia. Dal punto di vista regionale , è subordinata al Supremo consiglio Regionale. Si tratta di una piramide rituale effettiva e non di una piramide rituale rovesciata (nel senso di Peter ) come accade nella maggior parte delle Obbedienze modellate sull’UGLE, (chi è nel 95° conosce cosa succede nei gradi inferiori, non viceversa).

4.- La nostra Serenissima Gran Loggia Indipendente d’Italia è una Federazione di Logge indipendenti sotto il Governo del Sovrano Santuario di Misraim - Memphis. Per noi versata una piccola quota annuale alla segreteria Nazionale tutto il resto rimane all'interno della Loggia. I passaggi di grado non si pagano ma si conquistano scrivendo tavole. Quando organizziamo qualcosa, gli interessati si tassano per farla.

21 Il Direttore della nostra Rivista il Prof. Franco Eugeni (professore di Logica e Filosofia della Scienza – vedasi il profilo su wikipedia e nel sito Researchgate), fin dai tempi di un famoso Convegno “La donna – il sacro – l’iniziazione” tenuto nel 1994 a Firenze e organizzato da personaggi quali i Gran Maestri e Sovrani Gran Commendatori Renzo Canova e Luigi Pruneti, presentò un lavoro nel quale provava l'inconsistenza logica delle Costituzioni di Anderson.

5.- La nostra Obbedienza segue i principi delle Società aperte, nel senso di Popper, pertanto è aperta ad accettare come graditi ospiti sorelle e fratelli di altre Obbedienze non solo estere, ma anche italiane, anche ritualmente, ed accetta anche una doppia iscrizione. Il nostro problema è la trasmissione dei valori massonici eliminando le sovrastrutture burocratiche. Noi abbiamo tra noi Sorelle e Fratelli di altra Obbedienza. Del resto era costume che il fratello ospite si sottoponeva ad un catechismo di domande per verificare la sua conoscenza dell’Istituzione.

6.- Nella nostra Obbedienza si può far parte di più Riti, perché lo scopo non è l’appartenenza esclusiva ma lo studio delle differenze; inoltre è possibile fondare e sviluppare nuovi Riti qualora se ne presentasse l’Interesse, come accade ad esempio per il Rito Italiaco che è in realtà una struttura di Gran Loggia.

6.- La nostra Obbedienza fa parte di una Federazione di piccole Gran Logge.

7.- Gli incontri di Federazione avvengono normalmente agli equinozi, ai solstizi ed ai Convegni.

8.- Strumenti di comunicazione sono il Sito e la Rivista.

ARTICOLI 5.- Il tempo nel Tempio di Giuseppina Capoferri 6.- Nunzio Nasi , il Ministro Massone di Giuseppe Lo Giudice 7.- Riflessioni sul 31° grado e la giustizia massonica di Antonio Cannataro 8.- L’Europa , contraddizioni e speranze di Andrea Manente 9.- L'albero della vita di Averardo Alfonsi (1921-2011)

5.- IL TEMPO NEL TEMPIO di Giuseppina Capoferri 33° Sovrano Gran Commendatore della Regione Marche all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Tutti gli eventi possono essere descritti in un tempo che può essere passato, presente o futuro. Il tempo è uno dei concetti più pervasivi e simultaneamente elusivi. La comprensione della natura del tempo è stata ed è oggetto di indagini filosofiche e scientifiche che, però, lasciano molti più dubbi che risposte. Dalla nascita dell'universo, presumibilmente e secondo la conoscenza umana, inizia il trascorrere del tempo. I cambiamenti materiali e spaziali regolati dalla chimica e dalla fisica determinano, secondo l'osservazione, il corso del tempo. Tutto ciò che si muove e si trasforma è così descritto, oltre che chimicamente e fisicamente, anche a livello temporale. Alcuni esempi tra i più immediati della correlazione tra tempo e moto sono la rotazione della Terra attorno al proprio asse che determina la distinzione tra il giorno e la notte ed il suo percorso ellissoidale intorno al Sole (la cosiddetta rivoluzione), che determina le variazioni stagionali. Il dato certo dell'esperienza è che tutto quanto interessa i nostri sensi è materia, ovvero trasformazione di materia, visto che tutti gli

oggetti materiali si modificano; alcuni lo fanno in tempi brevi, altri in modo lento, ma tutti sono "destinati" a trasformarsi. La materia "è", e (contestualmente) "diviene" (assume altra forma). La ovvietà di questa asserzione non tragga in inganno, essa sottende una contraddizione, perché l'essere di un oggetto è certificato dalla sua identità (nel tempo), ovvero dal suo permanente esistere; il divenire, invece, presuppone la trasformazione, ovvero la diversità (della forma), per cui impone un "prima" e un "dopo", vale a dire un (intervallo di) "tempo". Il tempo "origina" dalla trasformazione della materia. La percezione del "tempo" è la presa di coscienza che la realtà di cui siamo parte si è materialmente modificata. Se osservo una formica che si muove, la diversità delle posizioni assunte certifica che è trascorso un "intervallo di tempo". Evidenzio "intervallo" a significare che il tempo è sempre una "durata" (unico sinonimo di tempo) ha un inizio ed una fine. La nozione di tempo, di un tempo che come un fiume scorre senza sosta e inesorabilmente dal giorno della nascita a quello della morte, forse è sempre esistita nella mente dell'uomo, ma l'esigenza di misurarne la durata deve essere sorta in un momento successivo e cioè solo quando, dopo essersi organizzato in gruppi, l’uomo sentì la necessità di ripartire la giornata tra il periodo da riservare al lavoro e quello da dedicare alle cerimonie religiose e al riposo. L'uomo, allora, si deve essere guardato intorno alla ricerca di qualche fenomeno naturale che, evolvendo in modo ritmico ed uniforme, potesse essere utilizzato come indicatore del tempo che passa. E' noto che qualsiasi evento che si ripeta con regolarità nel corso di lunghi periodi, o qualsiasi meccanismo naturale o artificiale che si muova di moto uniforme, può essere utilizzato per misurare lo scorrere del tempo: potrebbe andar bene allo scopo, ad esempio, l'oscillare di un pendolo, il sorgere e il tramontare periodico del Sole, il defluire dell'acqua entro una clessidra, o il semplice battito del cuore. Ora, fra tutti i fenomeni naturali, con i quali l’uomo primitivo era quotidianamente a contatto, il moto regolare della volta celeste sembrava essere il più evidente indicatore dello scorrere del tempo. Ancora oggi infatti accade che quando una persona si abitua a non portare l'orologio al polso, il modo più naturale e spontaneo per sapere l'ora, sia quello di guardare il cielo. Il moto degli astri, e del Sole in particolare, deve aver quindi rappresentato per l'uomo primitivo una specie di orologio naturale sempre disponibile e della cui immutabilità poteva essere certo. Da questo orologio era possibile trarre, in modo diretto, un'unità di misura del tempo: essa, senza dubbio, all'inizio, fu il «giorno», un lasso di tempo che oggi possiamo definire in due modi diversi a seconda del punto di riferimento che si adotta per misurarlo. Vediamo allora come si può fare per determinarne la durata. Secoli, anni, giorni. Un giorno 24 ore; un'ora 60 minuti; poi, 60 secondi. Così di continuo. "QUANTITA’". Sempre QUANTITA’, monotone; scandite da un meccanismo nefasto: l'orologio. Giorni, ore, minuti, come se fossero uguali ed uguali per tutti. Catena di montaggio e produzione in serie per la moderna società delle masse e dei consumi. Consumo anche del tempo. Sperpero. Quantità divisibili, sommabili; numeri complessi per le quattro operazioni assurde della vita profana. Ma un attimo solo di dolore o di ansia non sembra forse più lungo, più vasto, più profondo di un'ora intera di gioia? o viceversa, il che, in fondo, è lo stesso. Il tempo: una linea orizzontale continua, che si snoda inesorabile dalla culla alla bara, esprimibile quasi in metri e centimetri di ricordi grigi, di rimpianti, di soddisfazioni e piaceri. Poi, una cifra in mezzo a due date: la nascita e la morte, tra le quali un numero riassuntivo di tutta una vita racchiusa in una misura di anni, nella solita quantità: tanto di gioia, tanto di noia e di affanni. Ed il giuoco è fatto! ma è fatto davvero? Resoconto lugubre di banale ragioneria statistica, senza importanza per la comunità. E’ il tempo aneddotico di ciascuno; l’individualismo spicciolo smarrito nella vasta economia del TUTTO. E’ il tempo che attraversiamo senza servircene; il tempo che non ci ricollega con qualcosa di altro da noi. Campane: l'ora terza, l'ora quinta, l'ora nona... per i credenti è lo stesso; che cosa cambia, se nessuno sa più mettere, inserire alcunché di universale tra il mattutino ed i vespri? Il prima e il dopo? quale è il significato del prima e del dopo?

Ma la "QUALITA’" del tempo con quale criterio, con quale unità di misura possiamo definirla, riconoscerla? Genericamente diciamo: "il tempo" ed è tutto. Un prodotto " standard "; troppo semplice, superficiale! Non sappiamo più fare distinzioni: ci accontentiamo della quantità, che crediamo di capire, di afferrare; parliamo vagamente di ieri, di oggi, di domani, illudendoci, paghi, con le nostre convenzioni approssimative. La qualità del tempo, invece, ci sfugge: anzi, l'ignoriamo del tutto, ci è diventata indifferente. Dimenticata! Se la volessimo esprimere, non sapremmo e non potremmo neppure farlo. Non ne abbiamo i termini, le parole adatte. Siamo limitati. Dovremmo ricorrere a circonlocuzioni complicate. Povertà delle lingue moderne. Incomunicabilità desolante. Nella mitologia "greca", vi sono CHRONOS e KAIROS; la distinzione profonda, metafisica è qui, nel salto tra questi due aspetti del tempo. Crhonos si riferisce al tempo logico e sequenziale ; Kairos " un tempo nel mezzo", un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade. Ciò che è la cosa speciale dipende da chi usa la parola, mentre chronos è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa.

Cronos, che più tardi sarà assimilato con Chronos, il Tempo, era nato come mito per spiegare i cicli dell'anno agricolo e gli aspetti connessi alla fecondità e successione del regno; finirà poi, per assumere un nuovo significato: il tempo che divora tutte le cose che egli stesso ha creato. " CHRONOS " lo abbiamo sistemato nel cronometro d'oro, come in una reggia, come un re assiso sul trono; ne abbiamo fatto il tiranno, il despota, che ci tiene prigionieri, siamo, infatti, da lui ammanettati al polso con il suo cinturino, testimonianza assidua della schiavitù del nostro io, del nostro corpo: lui, l'orologio, ci ordina di alzarci al mattino, ci obbliga di andare al lavoro, ci dice quando dobbiamo mangiare, ci ricorda i doveri e gli appuntamenti. Ciò è molto razionale, logico, positivo. Facciamo ogni cosa al suo comando arbitrario, non quando ne abbiamo noi voglia o quando sarebbe necessario per norme ancestrali dettate da superiori esigenze. Chronos ci tiene servi, nostro malgrado, della cronologia, tra le sbarre..della storia, nella cronaca di tutti i giorni, simili l'uno all'altro, del nostro vivere quotidiano sganciato da ogni armonia trascendente. Kairos (καιρός) è una parola che nell'antica Grecia significa "momento giusto o opportuno" o "tempo di Dio". . kairos si riferisce al tempo e in special modo intende al "momento fra", cioè quel determinato periodo di tempo in cui qualcosa che cambierà lo stato attuale delle cose stà accadendo. Quell'istante in cui si apre una nuova porta e si deve avere la forza di attraversarla. si può tradurre come momento propizio, opportunità. Da notare che su una delle colonne di Delfi, i sette sapienti avevano fatto incidere la massima "gnoti kairon", riconosci il momento giusto. Kairos in greco vuol dire momento favorevole e viene interpretato come un fanciullo alato con i capelli lunghi caduti sulle spalle davanti, ma calvo dietro, come a dire che quando il momento favorevole è passato, esso non può essere preso all'ultimo istante per i capelli. • Kairos,il tempo circolare della mitologia greca,il tempo dell'alternarsi della notte e il giorno,del ritorno delle stagioni,è anche il tempo dell'occasione,dell'attimo da trattenere. Kairos,fanciullo danzante,può passarci accanto improvvisamente e mai più ritornare; il suo grande ciuffo ci offre l'opportunità di afferrarlo e trattenerlo...è un attimo da cogliere..irripetibile nella sua unicità. • Kairos, invece, è nelle mani dell'irrazionale, procede sui "sentieri del sogno"; è la legge che il nostro SE' elegge; è la proiezione geometrica, ortogonale sul piano umano della verticale dello spirito: un punto. • Kairos e spirito s'intendono, collaborano; è la coincidenza da cui ci vengono ammonizioni, intuizioni e presagi. Kairos ci accompagna come il demone di Socrate. E’ la magia del destino. Ci avvisa delle cause e degli effetti. E’ il dèmone delle premonizioni.

Se domandiamo: -Che ora è?- le lancette sul quadrante del nostro despota al polso ci indicano un'ora qualunque, di cui il contenuto ci è ignoto, non lo comprendiamo più; è chronos, il tempo esoterico che ci dà una cifra convenzionale, senza comunicazione con le leggi della natura. Ma se domandiamo: -che avviene?- ci sorge un'intuizione di luce nell'intelletto e scopriamo se è " il tempo giusto " dei rapporti continui, seppure inavvertiti dalla maggioranza degli uomini, tra il microcosmo e il macrocosmo. • Kairos, il tempo esoterico, è il potere rivelatore, ci svela il senso, l'importanza dell'ora che volge, ci suggerisce il mistero della reazione a catena che collega le cause agli effetti, il prima al dopo, che immette l'uomo nel cosmo ed il cosmo nell'uomo. Si fonde, senza confonderli. Nei libri sacri il tempo è inteso come Kairos. Paolo così l'intese. E’ metafisica: conoscere il significato del tempo. • Kairos è il tempo del tempio; è l'atmosfera dell'officina, del cantiere. L'opera a regola d'arte è di qualità, viene scandita e formata sul ritmo fatale del Kairos: un attimo eterno, denso di possibilità, in alto come in basso, nella direzione dei quattro punti cardinali. Il rito stesso si realizza in senso antiorario, appunto per uscire fuori del tempo profano ed entrare nel cerchio magico del Kairos, immedesimando visi.

I profeti, le sibille, gli iniziati, i legislatori esemplari parlavano e vaticinavano dall'eternità del Kairos, con parole immarcescibili, di fuoco; su un altro piano, un altro stato dell'essere, che si sente e lo si vive intimamente, non lo si subisce, si concorre a generarlo, perché si è parte di esso, si è immersi in esso. Il tempo, nei rituali, l'età di ciascuno e di tutti, l'ora dei lavori sono della qualità del kairos, di altro ordine, di un altro sistema di misura: sono nel temenos del sacro, nel luogo ideale del "tempo giusto", del momento particolare, quello che non si ripete e in cui si realizza il concetto sublime dell'origine, quando esplode "una volta per tutte" l'epifania del divino nella materia, con espansione planetaria. Quello che deve avvenire, avviene, non per caso, nell'attimo esatto, scaturisce dal kairos, come il neonato dall'utero, completo, calibrato secondo la perfezione del "come deve essere", nel momento preciso e speciale che "deve essere", unico, determinato da forze e da leggi non traducibili in cifre, ma rivelatrici di effetti fatali, nella pienezza dell'assoluto, in momenti panici, come gli equinozi e i solstizi. L'attimo dell'occasione prestabilita. Il kairos è il non manifestato, è la potenza che si immanentizza avanzando dall'oscurità principale del mito. Il rito precede il mito, o viceversa? Il rito è ripetizione di un fatto archetipo primordiale, "coazione a ripetere", come dice Freud? Una letteratura abbondante solleva problemi, che a noi, in questa sede, conviene lasciare da parte; diciamo solo che il rito non è ripetizione, ma realtà sempre attuale, è "presente" vissuto ognora come la prima volta, è sempre "il principio", è sempre un uscire proprio adesso, in questo momento, dal caos. Modificando ciò che scrive Norman Oliver Brown (1913-2002) in "La vita contro la morte", cioè che "l'uomo aggressivamente costruisce culture immortali e crea la storia per combattere la morte", diremo in chiave psicoanalitica che l'uomo costruisce miti immortali e crea riti per entrare nell'eternità. Ogni pietra del tempio è squadrata sotto l'impulso febbrile e nel clima sipírituale del tempo esoterico, il kairos mitico, che abbraccia e collega in un'unica catena d'amore tutti gli operai, quelli passati, i presenti e quelli futuri e li impegna in una sola volontà tesa alla perfezione dell'opera; ciascuno è il proprio lavoro e insieme è quello degli altri, in una continuità creativa che è l'istessa, ma resa attuale, contemporanea di quella iniziale degli dèi; ciascuno cementa se stesso come pietra nella costruzione eterna. Solo così il sorvegliante può asserire, convinto e cosciente, che "tutto è giusto e perfetto".

6.- NUNZIO NASI (1850-1935)

nota di Giuseseppe Lo Giudice a Trapani. Sovrano Gran Commendatore Nazionale e della Regione Sicilia all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Nota a quasi tutti gli abitanti, sicuramente, non passa inosservato ai visitatori, il busto bronzeo che si evidenzia al porto di Trapani in corrispondenza del molo ove per solito sostano le grandi navi da crociera. La statua rappresenta un insigne trapanese che diede lustro alla Patria ed alla sua città natale. L’epitaffio posto sotto l’argomentato busto così recita: “A NUNZIO NASI, TRAPANI FEDELISSIMA, DI FRONTE AL MAR DONDE NASCE L’ITALIA”. Nasi nasce, a Trapani, nel 1850 e muore, nel contiguo territorio di Erice, nel 1935. Vita intensa la sua. Nel 1885 Consigliere Comunale a Trapani e, l’anno a seguire, Sindaco della Città. Successivamente Deputato parlamentare ed infine Ministro del Regno; prima delle Poste, nel Governo Pelloux, 1898-1899, indi, Ministro della Pubblica Istruzione, nel Governo Zanardelli, 1901-1903. Uomo di grandissima cultura, Nunzio Nasi fu iniziato in Massoneria, sulla spada, per meriti speciali, con il grado di Maestro, nel 1893. Intimo amico del Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d’Italia, Ernesto Nathan, su suggerimento di questi fondò la Loggia “ROMA”, nella Capitale, divenendone il Maestro Venerabile. Tale Loggia fu destinata anche alla sede della Gran Loggia del Rito Simbolico della quale Nasi venne eletto Presidente (1990-1902). Nasi era fermamente convinto della funzione sociale della Massoneria ed anelava che la Sacra Istituzione venisse fuori dalla riservatezza dei Templi per rendersi maggiormente partecipe e visibile agli accadimenti della vita civile. Tale pensiero, meraviglioso ed avveniristico, non poteva non turbare il conservatorismo dell’ambiente muratorio dell’epoca e, del resto, ancor oggi, alcune proposte di proiezione esterna creano problemi e suscitano perplessità. Dunque, Nasi, in un breve lasso di tempo, ancorché relativamente giovane, era riuscito a raggiungere livelli eccellenti sia nel campo della politica che in quello massonico. Tutto ciò non poteva non generare l’astio di coloro che vedevano in lui un avversario in ambito politico, dove probabilmente era destinato a divenire Primo Ministro, ovvero in ambito massonico, ove vi erano tutte le premesse e condizioni per essere il successore di Ernesto Nathan. Condannato per peculato, probabilmente in modo ingiusto, trovò rifugio in Francia e dopo svariate vicissitudini fu rieletto e ritornò in Parlamento. Nel 1926, per la sua posizione antifascista, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare.

7.- RIFLESSIONI SUL XXXI GRADO DEL RITO SCOZZESE E SULLA GIUSTIZIA MASSONICA di Antonio Cannataro a Cosenza 32° grado nel Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Il 31° grado, GRANDE INQUISITORE COMMENDATORE o GRANDE ISPETTORE INQUISITURE nelle Costituzioni del 1786 è al 31° posto, riservato ai SOVRANI GIUDICI COMANDANTI; però nella « Circolare » del 1802, il 31° grado, come il precedente ed il seguente, costituivano un unico grado « 30, 31, 32, Principe del Real Segreto, Principe dei Massoni. Più tardi esso rientra nella serie dei gradi del Rito Scozzese Antico ed Accettato come 31°. E' il primo dei gradi detti amministrativi che costituiscono quella che è comunemente definita Massoneria bianca. Non è un grado storico esso ha solo un potere giudiziario che è esercitato attraverso un Sovrano Tribunale, che una volta estendeva la sua giurisdizione anche sui gradi Azzurri, ma non è, come dice il Ragon, una inutile ripetizione del 13° grado, quello di Prevosto e Giudice, poiché al trentunesimo grado è demandata la pratica applicazione della giustizia nell’ambito della Famiglia Massonica. Il Farina ci dice che lo stemma araldico del 31° Grado è bianco sormontato da una raggiera d'oro e, racchiuso in un triangolo equilatero d'oro, il numero 31 con un punto. Il numero ed il punto sono in rosso. Ciò sta ad indicare che il grado è fine a se stesso nella sua funzione giudiziaria. Completa lo stemma araldico una bilancia in oro, simbolo di equità, che figura dietro una croce teutonica. In sintesi Il grado sta ad indicare che l'organizzazione di una giustizia idonea, imparziale ed indipendente è il primo bisogno della società umana. La Giustizia Massonica differisce profondamente da quella profana e si rende necessaria perché una Comunione non è un ente associativo privato, il Massone è un iniziato, non un semplice associato ad una struttura organizzativa profana, così come la loggia non è un semplice circolo di compagnia.Tali semplici ed ovvie considerazioni, che ribadiamo, prima di tutto, dinanzi al nostro foro interiore, rendono la nostra Istituzione essenzialmente diversa dalle altre organizzazioni profane, tanto da richiedere un apparato normativo aderente a tale peculiare natura.Compito della normativa massonica è quello di predisporre tutti i meccanismi per il migliore funzionamento, anche amministrativo, della Comunione, funzionamento che deve essere comunque conforme ai principi di Armonia, Fratellanza, Giustizia ed Eguaglianza, pietre inamovibili su cui si edifica la nostra Istituzione. A sentimenti di Fratellanza e di Equità deve dunque sempre e comunque ispirarsi un processo massonico Un altro principio fondamentale della Giustizia Massonica è quello di autodichia o di giustizia domestica che vuoi significare che all'insorgere di qualsivoglia lite o conflitto tra i Fratelli Liberi Muratori che possa configurare "colpa massonica" gli organi giurisdizionali preposti e competenti per dirimere la controversia sono soltanto quelli specificati nelle Costituzioni e nel Regolamento una legge universale che ovviamente deve tutelare la libertà e l'uguaglianza di ogni uomo e cittadino. Per Kant, libertà ed uguaglianza sono due principi e valori contenuti nella Giustizia in quanto l'uomo, valutato come persona deve essere libero per la sua identità naturale e deve essere trattato da eguale al proprio simile perché in relazione permanente con gli

altri individui quale essere sociale, ma nella vita dell'individuo in seno alla società statualmente organizzata l'uomo è un fine e non può essere trattato come un mezzo. Infatti, Kant tratta il problema dell'agire etico dell'uomo all'interno della Critica della ragion pura, dove la morale è definita rispetto al senso del dovere ed il dovere è definito, essenzialmente, dall'universalizzazione della massima del mio agire individuale (imperativo categorico kantiano: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te stesso) ma si possono avere per Kant due diversi atteggiamenti verso il dovere: posso consderarlo puramente come una regola da osservare o invece onorarlo ed adempierlo perché riconosco che, così facendo, rispetto l'altro. In questo ultimo caso adempio al dovere per una ragione interiore afferente alla coscienza, se lo faccio invece semplicemente in ossequio ad una norma esterna, vengo allora a trovarmi nel campo giuridico, laddove obbediamo a delle leggi che sono esteriori perché emanati dallo Stato. Per Kant quindi il Governo della Legge e la Giustizia sono caratterizzate come forme di tutela della libertà esterna e della uguaglianza dei cittadini, mentre l'interiorità risulta piuttosto la caratteristica saliente della morale. Il Tribunale a cui rimanda il Diritto e la Giustizia è un Tribunale esterno, ben diverso per il filosofo tedesco dal Tribunale interiore della Coscienza rappresentato simbolicamente dalla volta stellata che è la legge che ogni uomo ha nella mente e del cuore. La Giustizia massonica valuta la persona umana anche in sede di irrogazione delle sanzioni non come un mezzo ma come un fine e nel giudizio sulle condotte individuali del singolo iniziato in sede di processo massonico deve tener conto preminentemente della suitas psicologica non in senso tecnico-giuridico del principio di colpevolezza, così come disciplinato nei Codici dello Stato, del mondo laico - in termini di dolo, colpa e preterin-tenzione - bensì come analisi psicologica dei motivi che ha sorretto l'azione e degli scopi che ha inteso perseguire con il comportamento illecito proprio perché ogni uomo è obbligato a seguire prima che la norma giuridica la norma etica individuale: la volta stellata e ciò che si ha nella mente e nel cuore nonché la legge universale etica non fare all'altro ciò che non vuoi sia fatto a te stesso e fai del bene così come vuoi sia fatto a te stesso per non ledere mai la libertà ed i diritti altrui perché la libertà dell'individuo finisce dove incomincia quella dell'altro. Un'altra legge etica è stata quella elaborata nelle "formule di giustizia " da David Hume che riteneva la legge morale individuale legata non a dati trascendenti o a leggi metarazionali bensì alla natura dell'uomo che deve dominare le passioni e le pulsioni individuali mediante la Ragione. Ma, certamente, la Giustizia del G.O.I. trova puntuale riscontro nel principio euristico della fratellanza che il massone e filosofo Guido Calogero ha ritenuto essere la differenza specifica della Giustizia massonica rispetto alla giustizia laica dello Stato costituzionale di diritto che secondo il Calogero dovrebbe essere plasmato dai principi di laicità liberali e massonici proprio perché la Libertà e la Giustizia non appartengono al trascendente né all'eterno proprio perché una sola cosa al mondo è eterna, la volontà: e la volontà può volere la libertà o non volerla. Nessun uomo è libero per diritto divino: chi non vuole essere libero diventa schiavo. Libertà e servitù non sono date né dal trascendente né dal trascendentale ma dalla

volontà dell'uomo. La Giustizia-Libertà che si vuole, che riassume in sé per intero l'ideale massonico etico-pedagogico, è dunque la giusta libertà degli altri in un clima di libero, intangibile, armonico e condiviso esercizio dei diritti soggettivi da parte di tutti. In ultimo, anche nella Giustizia massonica, a mio avviso, è puntualmente trasfusa la concezione del filosofo massone Johann Gottlieb Fichte il quale ampliò la dottrina kantiana perché condivideva la concezione kantiana secondo la quale l'agire etico fosse possibile solo nell'autonomia di un soggetto razionale ma non condivise il principio che l'imperativo categorico, cioè il dovere dell'uomo di non fare al proprio simile quello che non vuole fosse fatto a se stesso derivasse da una legge morale uni- versale perché per Fichte di fronte al fenomeno del dovere la riflessione non può arrestarsi alla semplice affermazione di un mero fatto della ragione in sé indeducibile e non ulteriormente spiegabile come nel sistema kantiano e infatti l'adesione alla figura del dovere è un "fatto di coscienza", quindi di volontà e non soltanto un accadimento nominale promanante della libertà dell'uomo. Emerge da queste ultime considerazioni come nell'ordine universale iniziatico la filosofia morale del Libero Muratore è armonicamente correlata con i principi etici e giusfilosofici della Giustizia Massonica in quanto l'antropocentrismo presente nel corpus-juris-massonicum, si sostanzia nella tutela della dignità della persona del Massone e dell'Uomo, all'interno della istituzione e nella società civile. I Massoni, come pensano kantianamente, che l'uomo non è mezzo ma fine e che per ottenere questo fine vai la pena vivere la vita e in questo spirito che la Libera Muratoria affronta la sfida per una eticità che sia insieme libertà e responsabilità e chiami a sé gli uomini liberi, forti e pronti ad accettarla, pagandone il prezzo se è il caso. Più libertà e più responsabilità: questa è la sfida che lanciamo alla società italiana consci che ciò implica essere d'esempio e portare in spalla - insieme alla bisaccia dell'umiltà - il gradito, ma pesante fardello, del rigore e della misericordia. Senza di cui non esistono né libertà né responsabilità. E neppure una vera etica.

Testi consultati S. Farina “Gli emblemi araldici della libera Muratoria”- Atanor ed. A. Ordile “Pricipi etici e giusfilosofici nella Massoneria” Brenner ed. G. Di Bernardo “Filosofia della Massoneria” Marsilio ed. G. M. Vatri “La nascita del Rito Scozzese A.A.” Brenner ed I. Kant “Critica della ragion Pura”. Laterza ed.

8.- L’EUROPA CONTRADDIZIONI E SPERANZE ” di Andrea MANENTE , Sovrano Gran Commendatore per la Regione Abruzzi, Grande Oratore del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia e Gran Comandante per costituendo il Rito di York e del Marchio (past G.H.)

Il nome "Europa" viene dalla lingua greca che significa "Grandi Occhi". Europa era la figlia di Agenore Re di Tiro, colonia greca in area mediterraneo - mediorientale. La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di questa, decise di rapirla e si trasformò in uno splendido toro bianco. Mentre coglieva i fiori in riva al mare Europa vide il toro che le si avvicinava. Era un po' spaventata ma il toro si sdraiò ai suoi piedi ed Europa si tranquillizzò. Vedendo che si lasciava accarezzare Europa salì sulla sua groppa, il toro si gettò in mare e la condusse fino a Creta. Zeus

cambiò nuovamente le sue sembianze in dio e le rivelò il suo amore. Ebbero tre figli: Minosse, Sarpedonte e Radamanto. Minosse divenne re di Creta e nacque la civiltà cretese che fu la culla della civiltà europea. “Grandi Occhi” che nei giorni nostri, sono riempiti di sgomento, paure, incredulità sugli eventi storici che stiamo attraversando, eventi epocali che destano riflessioni turbolente, e gettano sconforto sul futuro prossimo venturo, in tutti i campi, questa “ Vecchia Europa ” è perforata dall’antitesi della “ratio”!! Nel sociale, nell’economia, nell’istruzione, nella ricerca, troviamo tesi ed antitesi che viaggiano sullo stesso piano, che viaggiano in un precario equilibrio, in contrapposizione tra di loro……….., che sia proprio questo il modo giusto per applicare il principio della dualità (1), che Noi partecipanti a questo incontro conosciamo molto bene? Spero vivamente di “si”; • che l’applicazione di tale principio porti al raggiungimento degli obiettivi comuni; che l’applicazione di tale principio venga capita da” tutti “in modo da poter ridare fiducia al proprio essere; • che l’applicazione di tale principio porti alla giusta e sospirata serenità di tutti noi e doni giubilo sul nostro cammino; Forse è il mio modestissimo punto di vista, che guarda il tutto con “Grandi Occhi” ma dalla prospettiva sbagliata, non capendo che proprio i percorsi intrapresi con molteplici contraddizioni, tendono al conseguimento dell’obiettivo desiderato.

Questi sono i pensieri che turbinano nella mia mente, sperando che rimangano confinati in essa.

------(1) “1. Qualità o condizione di ciò che è composto di due elementi o principî: la d. dell’uomo (in quanto formato di anima e di corpo); accoppiamento o contrasto di due elementi: la d. di forma e materia; d. del bene e del male; con senso concr.: costituire una dualità. 2. Nel linguaggio scient., proprietà di postulati e di enunciati che si mutano in altri postulati e altri enunciati quando a certi enti si sostituiscano determinati altri; si dice allora che i due postulati (o enunciati) sono uno duale dell’altro, o che per essi vale il principio di d. (e lo stesso si dice anche degli enti che si scambiano tra loro): per es., nella geometria proiettiva del piano, i postulati fondamentali si scambiano tra loro per dualità quando si scambiano negli enunciati degli stessi i termini «punto» e «retta», così che dal postulato «due punti distinti individuano una retta e una soltanto» si passa per dualità al postulato «due rette distinte individuano un punto e uno soltanto». In partic., in fisica, nella legge di Ohm, possono scambiarsi per dualità capacità e induttanza, tensione e intensità di corrente.”

9.- L'ALBERO DELLA VITA di Averardo Alfonsi (1921-2011), Membro Emerito del Sovrano Santuario sedente all’Oriente Eterno. Gia fondatore e membro del Supremo Consiglio di RSAA all’Obbedienza del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino.

Mediante una particolare disciplina dello spirito potremmo utilizzare coscientemente tutte le informa- zioni contenute nel mare dell’ inconscio. Le leggende associate all’Albero della Vita, contengono la storia della nostra evoluzione e del sentiero iniziatico.

Vendetta tu avesti per l'onta di un timido cuore, o Apollo, lasciandomi solo finché ti rividi nell'ora

che mi parve crescere pianta il cui tronco e i cui rami indurivano, pietrificavano eppure gemmavano in fogliole di lauro, in esercito di foglie lucenti, tremolanti, fluttuan ti, e contratte resistendo al torpore che dal tronco e dai rami morenti invadevano le vene!

Come in tanti miti e leggende la pianta sta a simboleggiare l'Universo, esprimendo con ciò l'analogia tra gli eventi umani della natura e la struttura fisiologica del corpo umano, nel senso che le radici della vita si trovano nel nostro "albero circolatorio"; albero della vita, quindi, in rapporto all'uomo ed alla linfa vitale che è il sangue.

"Allor porsi la mano un poco avanti, e colsi un ramicello da un gran pruno; e '1 tronco suo gridò “Perché mi schiante?” Dal che fatto fu poi di sangue bruno, ricominciò a dir:”Perché mi scerpi?” non hai tu spirto di pietà alcuno?

Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: Ben dovrebbe esser la tua man più pia, se state fossimo anime di serpi". Come d’un stizzo verde ch’ arso sia dall’un de capi, che dal’ altro geme e cigola per vento che via via, sì della scheggia rotta usciva insieme parole e sangue;,.. (Inferno,Canto XIII,Pier delle Vigne)

Questa parte simbolica nell’Opera di Dante ci offre una immagine suggestiva: l’Uomo Albero, (il Boucher ci mostra addirittu ra 1‘uomo inserito nella Sephiroth - l’albero cabbalistico - per interpretare esotericamente i "vestimenti" Massonici. Per cui il Pier delle Vigne, relegato da Dante all’inferno per essersi suicidato, viene condannato ad assumere la forma della pianta "che parla e gronda sangue", usando 1’espressione dello stesso Dante. L'idea della "pianta parlante" che reca dentro di sé l'anima dell’uomo possiamo ritrovarla fin dagli albori del pensiero umano. Questa associazione di uomo albero è un "mistero" che spesso troviamo in rapporto a quello delle "acque primordiali”, della "fonte perenne", della "sorgente di vita". A questo proposito lo stesso Jung così si esprime: "il bosco perché oscuro e impenetrabile, è, come le acque profonde e il mare, il ricettacolo del nostro inconscio e del misterioso: immagine calzante per 1’inconscio.. .gli alberi, come i pesci nell’acqua, sono i con tenuti vivi dell’inconscio stesso ...gli alberi hanno un’individualità, sono quindi sovente sinonimo di personalità...".

D’altronde molti mitici e leggendari eroi, alla fine del loro lungo cammino iniziatico, incontrano l’albero della vita e l’acqua primordiale; entrambi esprimono simbolicamente uno incontro con il "cuore"del mondo, "là dove ogni rigenerazione e rinascita sono possibili". Sigfrido e Achille, affinché si rendessero invulnerabili, furono "immersi" in due liquidi: il primo nel sangue di un drago, il secondo nelle acque dello Stige. Due liquidi diversi ma che svolgono la stessa funzione. E ciò non è una coincidenza fortuita; basterebbe poter ripercorrere la grande avventura del nostro passato vitale: potremo giungere così al tempo "in cui la vita non era ancora emersa dagli oceani e il sangue non era altro che acqua”. Il biologo Quinton fece osservare che il sangue dell'uomo ha una composizione assai simile a quella dell'acqua di mare. E' interessante riportare quanto scrive Mircea. Eliade a proposito dell'incontro dell’Eroe con l'albero sacro o albero della vita e come tale incontro sia "ricco di sacralità e investito di potenza creatrice":

"In moltissimi miti e leggende compare un albero cosmico che simboleggia l'universo, un albero o una colonna centrale che sostiene il mondo, un albero della vita o un albero miracoloso che conferisce l'immortalità a chi mangia, i suoi frutti."

Ognuno di questi miti e leggende si riattacca alla teoria del centro nel senso che l'albero incorpora la realtà assoluta, la sorgente della vita e della sacralità e in tale qualità sto al centro del mondo, "Ma come spieghiamo la 'scelta dell'albero e dell'acqua primordiale per simboleggiare l'idea del 'Centro'? Sappiamo cine per la mentalità arcaica, così come per il nostro “'inconscio collettivo, natura e simbolo coesistono", "Un albero si impone alla coscienza religiosa con la propria sostanza e la propria forma, ma sostanza e forma debbono il loro valore al fatto di essersi imposte alla coscienza religiosa; sono state scelte, cioè si sono rivelate ! Non v'è dubbio che mediante il procedere per analogia i fenomeni si evidenziano collegati fra loro, e ritrovano la loro matrice primordiale. E' così che Macrocosmo e Microcosmo divengono "una sola unità", messa in evidenza dalla funzione mediatrice del simbolo. Pertanto è attraverso l'analogia ed il simbolo che scaturì sce il collegamento, altrimenti non percepibile, tra l'uomo e l'universo. Leonardo, nel suo Codice Atlantico, così scrive: "Se l'omo ha in se ossa, sostenitori e armadura della carne, il mondo ha i sassi sostenitori della terra: se l'omo ha in sé il laco del sangue dove cresce e discresce il polmone nello alitare, il cor po della terra ha il suo oceano mare, il cuore ancora lui cresce e discresce ogni sei ore per lo alitare del mondo, se dal detto laco di sangue diriva vene, che si vanno ramificando per lo corpo umano, similmente il mare oceano copre il corpo cella terra di infinite vene d'acqua". Lo stesso pensiero cinese ci fa intendere che tra il mare ed il sangue, tra i corsi d'acqua ed i vasi sanguigni, la separazione è solo apparente: "essi sembrano ripetere nel visibile uno stesso programma sconosciuto".

Scrive ancora Eliade che "il tutto esiste nell'interno di ciascun frammento significativo". Entrare perciò nell'albero della Vita significa entrare "nello spirito dell'Universo"; spirito e sangue "sono sue rappresentazioni", una invisibile e l'altra concreta dell'energia universale. Lurand ci fa intendere che il sangue è l 'anima del corpo. In un servizio dedicato a questo aspetto del corpo umano, richiamandosi alla Kabbala ebraica, si scrive che l'universo è rappresentato simbolicamente con due immagini: quella di un uomo e quella di un albero, un albero che ricorda in modo sorprendente il sistema vasale dell'uomo, detto anche "Albero circolatorio". L'albero cabbalistico infatti è costituito da dieci rami, che rappresentano le forze dell'universo e da una radice nascosta, En-Sof, che è anche la linfa, vitale dell'albero é circola in tutti i suoi rami . Così come nell'albero divino circola la linfa vitale, nell'albero circolatorio circola il sangue, assimilabile all'energia in movimento. Il Cristo stesso è più delle volte simboleggiato come un al bero e nel simbolismo del "Sacro Graal", la coppa contenente il suo sangue, è assimilabile all’albero divino. Infatti, nel punto ove tale sangue cade, quando viene versato sulla "terra, nascono le rose. Siamo perciò alla "forza generatrice del san gue", quale energia universale che è comune a molte culture. Si legge ancora : "Così come il centro del mondo è un albero - l’albero della vita – che, attraverso la sua linfa vitale, nutre e genera tutti gli esseri, allo stesso modo il sistema circolatorio, attraverso il sangue, nutre e rigenera tutti i suoi organi". Quello che è il Mistero dell'Albero della Vita e della sua linfa rigeneratrice è l’analogo Mistero della rigenerazione del sangue, la perenne vitalizzazione del microcosmo quale è l’essere umano. A coronamento di quanto sinora detto, si ritiene assai utile riportare alcuni pensieri di importanti personaggi:

"L'umanità attraverso il simbolo dell'albero ha dato corpo alla aspirazione profonda al perenne rinnovamento della vita". (R. Gook) -

"Non commettere l’errore del medico che cerca un'ameba nell'in testino senza tenere conto di tutto il metabolismo, dal mutamento e la respirazione fino al sangue:che è flusso, un Nilo portatore dell'energia, impulsiva di vita" (M.Eliade)

"Dovunque si parli di sangue, si propone sempre un’immagine di vita; è sufficiente difatti un'emorragia cospiqua per farci perdere i sensi e poi morire" (Schwaller De Lubicz) -

L'albero circolatorio quindi racchiude in chiave analogica uno dei "misteri" centrali del corpo. Come sostanza ricca di "fuoco e di calore”, il sangue è il simbolo della capacità del fuoco (spirito da FIR = fuoco) di circolare ovunque e di distribuirsi per tutte le funzioni. Non vi è rituale che non torni in ultima istanza al sangue e che non "chieda al sangue di compiere l'ultima trasformazione alchemica"quella che permette al passaggio dall’individuo al collettivo... che può chiudere in sé un evento dalla cui distillazione l'uomo potrebbe accedere al cosmo e all'universo intero...La

purificazione rituale punta, a riportare il sangue fuori da ogni ' inquinamento esterno', quasi a ritrovare il fuoco nella sua componente essenziale" . Quello dell'albero è uno dei simboli che si ritrova nelle Tradizioni più varie e più lontane nel tempo e nello spazio. Da un punto di vista metafisico esso esprime la forza universale ed esprime l'energia della pianta che si dispiega nel tronco, nei rami, nel fogliame e nei frutti. All'albero si associano anche idee ci immortalità e di conoscenza sovrannaturale. Esiste tutto un ciclo di miti concernenti vicende drammatiche che hanno per centro 1’albero; di tali miti è molto popolare quello biblico conclusosi con la caduta di Adamo, nei Veda e nelle Upanishad si incontra 1’Albero del Mondo, talvolta, capovolto, a significare che è “in alto” nei ”cieli” che risiede l'origine della sua forza. Interpretando il pensiero dell'alchimista Cecco d'Ascoli, rileviamo che Intelletto e Amore, Scienza e Fede costituiscono il fulcro della sua dottrina e ci fa intendere che 1’Illumina zione si ottiene con la pratica della Virtù, tale disposizione alla Virtù che egli la fa derivare da "Mercurio”, la seconda stella nel ciclo tolemaico: "Questa natura vertuosa e bella prende radice nell'humana pianta quand'è in suo stato la segonda stella", (Acerba,1165) Il Cecco, in armonia con il linguaggio alchemico, considera l'uomo come una pianta "tesa fra cielo e terra, le cui radici affondano nella oscurità della ferra, mentre la chioma dei suoi rami si volge verso la luminosità dei cieli". "Il tronco dell'albero rappresenta il rapporto con la realtà. Assomiglia all'io dell'uomo. Se il tronco potesse vedere le sue radici, scoprirebbe di essere immerso nella ferra dell'Universo; nel centro-seme (rizoma) sono presenti le foglie, il seme, il tronco, tutta la pianta e il suo divenire. Se la mente potesse affacciarsi sul seme vedrebbe il miracolo delle energie senza tempo. Qui si svolge tutta la vitalità delle piante. Qui c'è l'energia della vita". Nell'albero i cosiddetti "rami storti" vengono raddrizzati o eliminati dalla natura, nella pianta umana, invece, le "cose storte" devono essere aggiustate o eliminate dall'intelletto, in modo che la "pianta" risponda alle condizioni ideali, cioè alla Virtù. Come già nel seme è tutto l'albero con i suoi rami, frutti, fiori e foglie, così nel Sé, è tutto l'uomo, che come la pianta, può dare frutto buono o cattivo a seconda della natura della sua radice (virtù) o dei suoi rami (evoluzione delle tendenze). "Questa radice con gli sancii rami già fue piantata ne l'humano sangue cuando s'andava per gli dricti trami". (Acerba, 1003) E' uno dei passi più interessanti: si tratta di avere fede in questa concezione della virtù, infusa nell'uomo da sempre; essa è nel centro del nostro sangue, cioè nel cuore; ed è quel la che ci dà la forza di vincere le avversità in nome dell’Amore e della Gentilezza, proprio dell'animo nobile. Avere questa fede porta già una possibilità realizzatrice. L'uomo può conquistare questo bene solo salendo fati co semente di ramo in ramo; i rami anche per questo devono essere dritti in modo da portare nella giusta direzione fino alla visione della Eterna Bellezza: "Quest'è la scala de nostra gravezza a sormontare sovra tutti i cieli ivi mirando l'eterna bellezza". (Acerba,1010)

La convergenza nel simbolo dell'Albero di infiniti elementi la ritroviamo nella Tradizione Iraniana del doppio Albero, l’uno della vita comprendente tutte le sementi, l’altro capace di fornire la bevanda d'immortalità (haoma) e la scienza spirituale; e qui il pensiero va ai due Alberi biblici della vita e, appunto, della scienza. Il primo lo ritroviamo in Matteo (XIII, 31-32 ), raffigu- rante il regno dei Cieli: "Il regno dei cieli è simile a un chicco di senape, che un uomo prese e seminò sul suo campo; certamente è il più piccolo di tutti i semi, ma cresciuto che sia, è il maggiore dei legumi e diventa Albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono e si mettono al riparo fra i suoi rami”. Come pure nell'Apocalisse di giovarmi (XXII,2) e soprattutto nella Kabbala ove al "Grande e possente Albero di Vita" è connessa una "rugiada” la cui "Virtù" equivale a quella immortalante dell'anima vedica e dello haoma iranico, ed è scritto che: "In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume sta un boschetto di Alberi della Vita, che fruttano dodici volte all'anno, una volta al mese. Le foglie degli alberi servono a guarire le nazioni". La stessa mitologia assiro-babilonese parla di un"Albero cosmi co” quale "Casa della Sapienza”. In tutte queste Tradizioni è importante rilevare un'altra associazione di simboli, nel senso che l'Albero si presenta anche come la personificazione di una "Donna Divina", tipo le grandi Dee Asiatiche della Natura. Per cui troviamo l'idea della natura "femminile" della forza universale figurata nell'Albero. Infatti sono le Esperidi a custodire l'Albero il cui frutto ha lo stesso valore simbolico del "Vello d'Oro", e la stessa virtù immortalante di ciò che nella saga irlandese di Mag Mel, è custudito anch'esso da una entità femminile. Altrettanto interessante è la variante che si ritrova in saghe come quella di Ogiero e del Prete Giarrni; in queste saghe l'Albero spesso si sdoppia in un Albero del Sole e in un Albero della Luna. L'ermetismo riprende integralmente la tradizione simbolica pr mordiale e presenta la medesima associazione di idee. Il simbolo dell'Albero è assai frequente nei testi alchemici: esso circonda la "fontana" di Bernardo Trevisano; personifica il "Mercurio", principio primo dell'Opera Ermetica; equivale all'Acqua Divina e "di Vita" che illumina i Figli di Ermete e la "Donna dei Filo sofi". Anche l'Albero del Sole e quello della Luna sono simboli ermetici, ed essi spesso recano, invece che frutti, "corone". Nella Genesi (III,4-5) è detto: "...Allora il serpente disse alla donna: 'No, voi non morrete; ansi il Signore sa che qualora ne mangiaste, si aprirebbero gli occhi vostri e diventerete come Dio, acquistando la conoscenza del bene e del male”. L'Albero ha la virtù immortalante e potere di dominio, ma nello stesso tempo l'idea di un "pericolo” la cui natura, fece varia. In sostanza la possibilità è duplice: da una parte l'Albero è concepito come una "tentazione", che conduce a rovina e a maledizione chi vi soggiace (la tentazione di Adamo per "divenirle simile a Dio)"; dall’altro, esso è concepito come l'oggetto di una conquista possibile che trasforma l'audace in un dio e, talvolta, trasferisce l'attributo della divinità e della immortalità da una stirpe all'altra. Da quella scienza da cui Adamo si fa tentare per "divenire simile a Dio" e che non conquista per essere subito abbattuto e privato dello stesso Albero della Vita, ne

discende tutta una mitologia stupefacente, ma regolarmente si ripete nella con quista seguita immediatamente dal soccombere del conquistatore (Odino, Eracle, Mithra, Giasone, il Vello d'Oro, Indra, il Re dei Boschi, ecc. ), oppure vincitore se sufficientemente audace. Per cui il mito ci parla, figuratamente, di una vicenda che presenta un rischio ed una incertezza fondamentali, l'interpretazione di questa vicenda ci mostra la possibilità di due conce zioni opposte : "quella eroico-magica e quella religiosa". La prima considera colui che nel mito cade solo un essere la cui for- tuna e forza non sono state pari all'audacia. Secondo quella religiosa, invece, il significato cambia: "qui la sfortuna si trasforma in colpa, l'impresa eroica in un atto sacrilego e ma ledetto non in quanto conclusosi in un esito vittorioso, ma in se stessa". Adamo quindi non è più uno che è caduto in una vicenda in cui altri riuscì vincitore: egli invece è uno che ha peccato e ciò che gli è accaduto è l'unica cosa che gli poteva accadere. Per cui non gli resterebbe che espiare, rinnegando la volontà che lo spinse a quell'impresa, senza che gli sfiori l'idea lucife rina di una rivincita o mantenere ferma la dignità che il suo gesto g]ii ha assicurato. Nel Genesi (111,24) è detto che Dio, dopo la cacciata di Adamo dal giardino delle delizie, pose a guardia del Cammino che reca all'Albero della Vita, un Cherubino con una spada che gettava fiamme. E' il Fuoco, lo Spirito attivo che fa la guardia sulla via che conduce all'Albero della Vita, perché non venga morti ficato (fatto come morto) dal materialismo, dall'anti-spiritualità. Il pensiero morale e il modo di essere di K.D.Thureau dimostra che l'uomo, come albero, affonda profondamente le radici nella, terra per il solo scopo di "elevarsi in eguale misura verso l'alto dei cieli". Però il punto di vista religioso non è il solo. Esso si lega ad una variante umanizzata e degradata della tradizione "sacerdotale" (come opposta a quella "regale") e non ha nessun superiore diritto alla esistenza dell’ altro eroico, che già si afferma nell’altra antichità, d'Oriente e d'Occidente e del quale l’ermetismo riflette in larga misura lo spirito. Si tratta di una esegesi che ritroviamo in tutta la letteratura ermetica. "Ermete Trismegisto (rivestito di una triplice grandezza) si confonde con la figura di uno dei Re e dei Maestri (Sella età primordiale che avrebbero dato a^li uomini i principi cii una superiore civiltà. Il significato preciso di tutto ciò non può sfuggire a nessuno". Per cui voler indiare sullo spirito della Tradizione ermetico- alchemica la prova più decisiva è rifarsi ai testi proprio di quella Tradizione. Si legge in un testo ermetico: "I libri anti chi e divini insegnano che certi angeli furono presi dalla brama per le donne. Essi discesero in terra e insegnarono loro tutte le operazioni della Natura. Sono essi che hanno composto le opere (ermetiche) e da essi viene la tradizione prima di quest’Arte”. Lo stesso termine Chemi, che significa alchimia, sembra sia apparso per la prima volta in un papiro della XII dinastia, connesso ad una tale tradizione. Ci si chiede, quindi, quale sia il senso di ques'Arte, l’Arte dei "Figli di Ermete": l’Arte Regale. Le parole del Dio concepito teisticamente nel mito biblico dell’Albero sono:

"Ecco, l'uomo è divenuto come uno di noi, in virtù della sua conoscenza del bene e del male: ma ora, che egli non stenda la mano per prendere dall’Albero di Vita, e mangiarne e vivere per sempre" (Genesi, 111,22-24). Si evidenziano qui due punti: il riconoscimento della dignità divina che Adamo ha, comunque, conquistata e "l’accenno implicito alla possibilità di trasporre questa realizzazione nell’ordine della forza universale, che ha per simbolo l’ Albero della Vita, e di confermarla nell'immortalità". Tralasciando ora tutto un discorso sulla Tradizione segreta della Arte Regale - che in alcuni testi ermetici si identifica con la magia - e che si distingue proprio per il suo carattere "necessitante", c’è qualcosa di più valido da considerare, cioè il dominio delle "due nature" che racchiude il segreto dell’Albero del Bene e del Male. Tale insegnamento si trova nel Corpus Erme- tieum ove si legge: "L’uomo non è abbassato per avere una parte mortale, ma, al contrario, questa mortalità accresce la sua possibilità e la sua potenza. Le sue doppie funzioni gli sono possibili solo per la sua doppia natura: egli è costituito in modo da abbracciare ad un tempo il terrestre ed il divino. Anzi, non temiamo di dire la verità. L’uomo vero è al di sopra di essi (dei celesti), o per lo meno uguale ad essi. Poiché nessun Dio lascia la sua sfera per venire sulla terra, mentre l'uomo sale in cielo e lo misura. Onde possiamo dire che l’uomo è un dio mortale e che un dio uranio è un uomo immortale". Questa è la verità della "razza nuova" che "l'Arte Regale dei Figli di Ermete costruisce sulla terra, rialzando chi è caduto spegnendo la "sete"; restituendo la potenza a chi è stato reso inane; dando sguardo fisso ed impassibile d’Aquila, all'occhio percosso e accecato "dal balenar della folgore"; conferendo dignità olimpica, epperò regale, a chi fu titano. In un testo misterico è detto che la "Vita-luce" (di cui nel Vangelo Giovanneo) - diretto riferimento all'Albero di Vita- luce - è la "razza misteriosa degli uomini perfetti, sconosciuta alle generazioni anteriori"; il testo ricorda che nel Tempio di Samotracia si ergevano le statue di due uomini ignudi, con le braccia levate in alto ed il membro eretto - come nella, sta tua di Ermete a Cilene - le quali rappresentavano l'Uomo primor diale, Adamo, e l'Uomo rinato, che è interamente della stessa natura del primo. Ed è detto: "Prima c'è la natura beata dello Uomo che è in alto; poi la natura mortale quaggiù; in terzo luogo la razza dei Senza Re che è salita lassù, dove è Miriam, la cercata (E’ la Donna simbolica, con cui i filosofi si congiungono, identificano con la Vergine - cfr. d'Espagnet). Questo essere beato e incorruttibile - dice Simon Mago - risiede in ogni essere: "vi è nascosto, vi è in potenza e non in atto. E' appunto colui che si tiene in piedi, che si tenne in piedi, che si terrà in piedi: che si tenne in piedi lassù, nel la potenza increata; che si è tenuto in piedi quaggiù, essendo stato generato dall' immagine (riflessa) nella fiumana delle Acque; che si terrà in piedi lassù, presso la potenza infinita, quando si sarà reso perfettamente simile ad essa". In termini psicologici - è scritto in Kemi-Hathor - possiamo definire l'Albero della Vita come un'espressione grafica nata dall'inconscio collettivo per rappresentare le forze nascoste e possiamo pensare l'Albero della Vita come la rappresentazione

simbolica del contenuto originale della coscienza divina. e dei mezzi per cui l'Universo ha ricevuto l'esistenza. Questo sistema non si applica solamente al macrocosmo, ma an che al microcosmo, cioè all'uomo che ne è una microcopia (ciò che è in alto è come ciò che è in basso), per questo è resa possibile la divinazione che pone le sue basi nel sistema di corrispondenze rappresentate nei simboli: imperfetti le corrispondenze tra l'anima umana e l'Universo non sono arbitrarie perché derivano da un identico sviluppo. Immagini che scorrono dal tempo degli dei, a ognuno dei quali un determinato albero era sacro: alle lande nordiche abitate da elfi e druidi che sapevano "fare" medicine miracolose con il vischio, alle tradizioni popolari che in ogni epoca hanno sempre accompagnato le tappe significative della vita umana con arbusti e fiori.

Averardo Alfonsi (1921-2011) nato a Senigallia trascorre l’esistenza a Falconara, a 18 anni frequenta la Scuola Navale e diviene sommergibilista. Dopo la guerra è membro del Comitato per l’indipendenza di Falconara da Ancona, indipendenza acquisita nel 1948. Dal 1952 Consigliere Comunale e dal 1957 al 1965 Sindaco di Falconara. Successivamente diviene Presidente dell’Istituto Studi di Sviluppo Economico (ISEEM). Entra in Massoneria negli anni 50 , in ambiente anconetano ed assieme al suo partner massonico l’industriale Emilio Zuppante (1923- 1998) , per conto della Gran Loggia d’Italia (Piazza del Gesù) svolgono una annosa e attivissima opera di proselitismo creando ovunque Logge in Italia. I suoi interessi sono rivolti alla Filosofia delle Scienze umane . Dal 2003 prosegue la sua attività massonica nell’ambito del supremo Consiglio d’Italia e San Marino. Il Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia organizzato da suoi allievi lo ha nominato Gran Maestro alla Memoria, intestandogli la Camera del 30° grado del RSAA.

I PRECURSORI DELLA MASSONERIA 10.- Hiram Abiff (leggendario) di Franco Eugeni 11.- 530 a.C. Pitagora (570-495 a.C) da Internet 12.- 1400 Christian Rosenkreutz (1378-1484) di Aldo Bartolini 13.- 1614 Johannes Valentinus Andreae (1586-1654) di Aldo Bartolini

10.- 988 A.C. LA LEGGENDA DI HIRAM ABIFF di Franco Eugeni Sovrano Gran Maestro e Gran Hierophante del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

La leggenda di Hiram, viene rivissuta dai compagni d’arte all’atto del loro passaggio al grado di Maestro, terzo grado della Massoneria azzurra. Si incontrerà ancora Hiram nel proseguimento in alcuni gradi del Rito scozzese antico ed accettato dal 4° al 14° grado. Al nome Hiram viene spesso aggiunta l’espressione Abiff che deriva dall’ebraico Ab “padre”, ma nel caso specifico il significato è di “maestro, capo ecc.”, utilizzato quale segno di rispetto.

La leggenda di Hiram, indubbiamente figura allegorica, è una delle chiavi di lettura degli obiettivi morali della Libera Muratoria.

Nella dottrina che noi chiamiamo pseudo-storia, la costruzione del Tempio di Salomone, è collocato all’anno 988 a.C. e in pari data è collocata la leggenda dell'architetto capo della costruzione.

La Leggenda. Si descrive il volere del grande Salomone, figlio di David, di costruire un Tempio di grande imprtanza. Si rivolge Salomone ad Hiram Re di Tiro, per avere aiuto da un grande personaggio. Il Re invia un grande Architetto, che della costruzione possa essere l’artefice, costui è il grande Architetto Hiram Abiff, noto anche come il Figlio della Vedova. . L’Architetto prepara il progetto, organizza le maestranze che sono veramente una grande popolazione, principalmente costruisce una struttura assegnando precise regole, si pone senza alcun indugio al vertice di questa piramide di valori, egli ne è l’assoluto regolatore, è una enorme macchina strutturale inizia a muoversi. Tre Compagni d'Arte, Oterfut, Eterkin e Mohabon, insoddisfatti del loro salario, ma non ancora meritevoli dell'aumento, complottarono fra di loro e decidono di carpire la Parola Sacra al Maestro Hiram, di strappargliela anche con la violenza pur di poter accedere alla Camera di Mezzo e percepire il salario riservato ai Maestri. Al tramonto, i tre Compagni d'Arte si nascondono nel Tempio e aspettano che il Maestro Hiram arrivi per l’ispezione serale sul lavoro della giornata. Oterfut, è alla porta di Occidente armato di un regolo, Eterkin, è alla porta del Mezzogiorno armato di una squadra, infine Mohabon è alla porta di Oriente, armato di un maglietto.Orbene Hiram si rifiuta di dare loro la parola di Maestro perché immeritata ed essi lo uccidono e lo sotterrano sotto un albero di acacia.

Questa è la leggenda. La prima domanda è “cosa c’entra tutto questo con la massoneria?” Che tutto questo sia stato una realtà, che essi lo abbiano veramente ucciso, non è cosa che interessa verificare e nemmeno falsificare. Il problema, come vedremo non è questo, ma è molto più profondo. Accettare una leggenda non significa ritenerla una verità storica, nemmeno ritenerla una verità, ma nostro avviso significa comprendere il messaggio che attraverso la leggenda stessa si vuole veicolare. La leggenda è simbolica ed chiaro come i simboli possiedano un forte valore evocativo, da cui deriva un carattere intersoggettivo, sono cioè condivisi da un gruppo sociale. È evidente come la leggenda di Hiram contenga ed anticipi il sincretistico complesso simbolico della Libera Muratoria: 1. Gli attrezzi muratori con cui i tre congiurati colpirono Hiram sono quelli alla base del lavoro di loggia e simboleggiano rispettivamente la retta e misurata azione, l’equilibrio e la volizione. 2. Le parti del corpo ove Hiram fu colpito simboleggiano i tre piani (materiale, animico e spirituale) e sono così rappresentati nei riti di iniziazione: la gola, simbolo della vita materiale;

il cuore, sede dell'anima; la fronte, sede dell'intelligenza. 3. I tre atti violenti compiuti dai Compagni traditori a loro volta riproducono: la menzogna; l'ignoranza; l'ambizione. Questo mito serve a riassumere il lavoro che ciascuno deve compiere al proprio interno per essere migliori, per eliminare le più basse azioni che un essere umano possa compiere: invidia ed ambizione stanno alla base del tradimento, mentre menzogna ed ignoranza sono le fonti dell’infamia. Il primo passo è quindi quello di scavare oscure e profonde prigioni ai nostri vizi, sostituendoli con i più alti valori umani: sincerità verso sé stessi ed il prossimo, benevolenza e tolleranza verso l’altrui idea. Il raggiungere un tale grado di Luce conduce l’Uomo, verso la fratellanza,la giustizia e la libertà di pensiero. La cerimonia continua e si fa rivivere al Candidato Maestro la resurrezione di Hiram. Ci si chiede: che senso ha dal punto di vista iniziatico resuscitare Hiram anziché procedere a seppellirlo con tutti gli onori? Ha il senso di far rivivere in prima persona al candidato il nucleo fondamentale di tutti gli antichi misteri: la morte del Dio e la sua resurrezione. Non vi è nessun dubbio riguardo al fatto che il mito fondante di tutti gli antichi misteri che a partire dall’Egitto si irradiarono nel bacino del Mediterraneo fosse la morte del Dio e la sua resurrezione, sia che si chiamasse Osiride, Attis, Dioniso, Bacco o in qualunque altro modo. Vi è sempre un dio che viene ucciso ma che alla fine risorge, e questa resurrezione è il simbolo della illuminazione. . Si noti che la leggenda non era presente nella Massoneria ante 1733, anzi sappiamo che essa è stata introdotta in Massoneria dopo la sua reale fondazione. Era assente in tutta la ritualità massonica e che ha preceduto la cosiddetta fondazione del 1717, e non fu presa in considerazione che dopo detta fondazione.

Concludiamo con una osservazione: La drammatica leggenda non può dirsi inspirata dalla Bibbia; infatti biblicamente Hiram è ricordato quale geniale artista, fonditore delle due colonne del Tempio e dei loro capitelli, del « mare di bronzo » e di altre cose ancora, ma mai quale architetto preposto alla costruzione del Tempio e capo di una immensa schiera di operai che avrebbe ripartito in Apprendisti, Compagni, Maestri. Essa è piuttosto inspirata dalla iniziazione Osirica, da quel terzo grado della iniziazione Egizia che si chiamava « Porta della Morte », anzi la riproduce:. La bara di Osiride, di cui l’assassinio era supposto recente, portava ancora le tracce del sangue ed era posta al centro della sala dei Morti, ove avveniva una parte della cerimonia; si chiedeva all’Iniziando se aveva preso parte all’assassinio di Osiride, e dopo altre prove malgrado i suoi dinieghi era colpito, o gli si imponeva la sensazione di essere colpito, con un colpo di ascia alla testa; esso era rovesciato, avvolto in bende come

le mummie; si gemeva attorno a lui; balenavano lampi; l’Iniziando, il supposto morto, era avvolto-di fuoco, poi reso alla vita’ (www.goirsaa.it/). Il Rito Egiziano commentava così il rituale ai suoi affiliati: osservate bene, e vedrete che in realtà Hiram nella prima parte del rito non rappresenta altri che Osiride, mentre nella seconda parte rappresenta Horus, che di Osiride è il figlio. Dunque il mito della morte di Hiram non fa altro che riproporre quello della morte di Osiride ad opera di suo fratello Seth, il cattivo principio, mentre la sua resurrezione altro non è che il mito egizio della generazione di Horus, il figlio nato dal cadavere ricomposto di Osiride, ad opera e per virtù di Iside. Come a dire: senza l’ausilio di Iside non ci può essere resurrezione o conquista dell’immortalità, poiché è lei che detiene le chiavi della vita eterna. Di fatto e in effetti, è innegabile come questa leggenda sia ben più antica: in parallelo Noè fu l’Hiram della costruzione dell’Arca, Pitagora fu l’Hiram, della costruzione del Pitagorismo, Euclide fu l’Hiram della Geometria, Archimede fu l’Hiram della Logica, gli Architetti dei Faraoni dal 3330 a.C in poi, furono gli Hiram delle piramidi e i grandi maestri costruttori delle cattedrali medioevali furono gli Hiram gotici!

11.- Pitagora di Samo (570-495 a.C.) - Da internet

E’ stato un filosofo greco che si occupò di matematica, astronomia, scienze e politica. E’ ricordato per il ben noto Teorma di Pitagora, in realta ben noto anche in precedenza. Il suo pensiero ha avuto enorme importanza per lo sviluppo della scienza occidentale, e i suoi insegnamenti promuovono la nascita di forme epistemologiche improntate all'amore per la conoscenza. La vita di Pitagora è avvolta nel mistero, di lui sappiamo pochissimo e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca più tarda. Fondò nel 530 a.C. a Crotone una delle più importanti scuole di pensiero dell'umanità, che prese da lui stesso il suo nome: la scuola pitagorica, del cui tempio è ancora ben visibile a Crotone una colonna residua. La sua scuola, probabilmente ispirata alle comunità orfiche e da analoghe strutture Egizio-Babilonesi, si inquadra nel cosiddetto periodo presocratico, nella Scuola era di obbligo il silenzio degli apprendisti per i loro primi tre anni di appartenenza e si praticava il vegetarismo. Si tratta

di un modello sociale precursore delle strutture templari, dei fedeli d’amore, dei rosacroce e delle obbedienze massoniche. La scuola di Crotone ereditò dal suo fondatore la dimensione misterica e si interesso di tutte le scienze del tempo. L'originalità della scuola consisteva nel presentarsi come setta mistica-religiosa, comunità scientifica ed insieme partito politico aristocratico che sotto questa veste governò direttamente in alcune città dell'Italia meridionale.

12.- CHRISTIAN ROSENKREUTZ (1378-1484) di Aldo Bartolini (1936 -2008) , Membro Emerito del Sovrano Santuario sedente all’Oriente Eterno. Ex Grande Oratore e Saggissimo Presidente del Sovrano Capitolo dei Principi Rosa+Croce del 18° grado all’Oriente di Teramo, all’Obbedienza del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino.

Rosenkreutzfu un esoterista tedesco, considerato il fondatore dell'ordine dei Rosa+Croce , vissuto 106 anni. Il suo corpo sarebbe stato rinvenuto, perfettamente intatto, 120 anni dopo, quando alcuni confratelli ritrovarono e aprirono la sua tomba, che portò alla rivelazione dell'Ordine dei Rosacroce agli occhi del mondo. Compì viaggi in Medio Oriente per poter approfondire le proprie conoscenze sul mondo dell'occulto, evidenziando anche una forte motivazione mistica e gnoseologica. La sua storia è narrata nelle tre opere, scritte dal teologo tedesco, Johann Valentin Andreae (1586-1654), dai titoli: Fama fraternitatis Rosae Crucis (1° manifesto, 1614), Confessio Frateniatis (2° manifesto, 1615), Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (3° manifesto, 1616). Una tesi diffusa tende a sostenere che la figura di Christian Rosenkreutz è leggendaria ed allegorica e rappresenta il prototipo dell'uomo che rinasce secondo la sua essenza divina Molti degli attuali movimenti, che continuano a condividere gli ideali rosacrociani, ne danno un'interpretazione figurativa, ipotizzando che egli rappresenti la personificazione di alcuni ideali (eroici, gnoseologici, religiosi, sociali, ecc.), comuni a diversi pensatori mistici dell'epoca.

Rosenkreutz, si presenta come un mistico cavaliere invitato da una coppia di sposi nel loro castello. Costoro si possono identificare in personaggi reali del tempo. Il racconto si svolge in sette giorni iniziatici, nei quali il cavaliere vive numerose esperienze mistiche, che lo condurranno verso la fatale conoscenza dei processi alchemici. Fra l'altro, riceve in regalo tre insegne cavalleresche: il Toson d'oro, il Leone volante e la Pietra d'oro, che raffigurano non solo la pietra filosofale e la trasmutazione alchemica, ma anche l'alleanza tra il Leone Palatino e l'Inghilterra. Le radici del movimento rosacrociano sono probabilmente, emerse:

- dalla tradizione ermetica dei Fedeli d’amore, che operarono a cavallo del 1300, con Dante Alighieri (1265-1321) come portavoce.

- Dalle opere di Marsilio Ficino (1433-1499), che da alcuni psicanalisti venne definito come uno psicologo del profondo e precursore di Carl Gustav Jungh (1875- 1961), per il suo incitamento a leggere e interpretare ogni affermazione proveniente dai campi più disparati, sia della scienza, che della teologia, nei tentativi di spiegare psicologicamente il concetto di anima, ovvero di legare sacro e profano, simbolo e contenuto, concetto di anima da lui vista come «mediazione e compendio» dell'Universo stesso. - Dalla Kabbalah ebraica, studiata da John Dee (1875-1961), che affermò di aver tratto dalla stessa, grandi illuminazioni ed acquisizione di «un sapere diverso». La Kabbalah ("ricevimento" o "rendiconto"), nella tradizione occidentale rappresenta il punto di incontro di tutti i rami delle diverse esperienze iniziatiche ed esoteriche presenti nell’occultismo e nella gnosi. Lo spunto parte da quella via che è l'approccio mistico che incontriamo nella Kabbalah ebraica per muoversi verso l’occultismo in maniera da uscire completamente dai confini esclusivamente religiosi dell'esperienza iniziale.

Ricordiamo tuttavia che non esistono prove concrete sulla presenza di questa società segreta dei Rosacroce. Però, una risposta in positivo sulla eventuale esistenza giunge a noi dal messaggio ermetico neoplatonico, che proviene in un periodo collocabile verso la fine della prima metà del 1600, da quei gruppi di studiosi della Germania, che mal sopportavano l'oppressione cattolica capeggiata dai Gesuiti, che si era fatta sempre più pesante, nell’intorno e sulla fine della guerra dei trent’anni (1618-48) fra cattolici e protestanti. La storia di Rosenkreutz è narrata nelle tre opere, scritte dal teologo tedesco, Johann Valentin Andreae (1586-1654), dai titoli: Fama fraternitatis Rosae Crucis (1° manifesto, 1614), Confessio Frateniatis (2° manifesto, 1615), Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (3° manifesto, 1616). Una tesi diffusa tende a sostenere che la figura di Christian Rosenkreutz è leggendaria ed allegorica e rappresenta il prototipo dell'uomo che rinasce secondo la sua essenza divina Molti degli attuali movimenti, che continuano a condividere gli ideali rosacrociani, ne danno un'interpretazione figurativa, ipotizzando che egli rappresenti la personificazione di alcuni ideali (eroici, gnoseologici, religiosi, sociali, ecc.), comuni a diversi pensatori mistici dell'epoca.

Aldo Bartolini (1936- 2008), professore di Italiano e storia è stato per oltre 40 anni un attivissimo Preside, notevole educatore esperto nella storia delle Guerre dell’antica Roma e del mondo e della cultura dei Rosacroce. Iniziato presso la Gran Loggia di piazza del Gesù nei primi anni ’90, poi transitato nel Supremo Consiglio d’Italia e San Marino nel 2003, conseguendovi il 32° grado. Nel 2008 è stato uno dei fondatori del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia ove fu elevato al 33° grado. 13.- 1614. JOHANNES VALENTINUS ANDREAE (1586-1654) - teologo tedesco, presunto autore dei manifesti dei Rosacroce. Continua il lavoro di Aldo Bartolini (1936 -2008)

Andreae, già all’età di 19 anni, nel 1605, ottenne il titolo di Magister presso l’Università di Tubingen, divenne poi precettore in Baviera. Dal 1610 peregrinò in

Francia, Spagna, Italia e Svizzera. Fu molto interessato dal rigore del Calvinismo, e nel 1614 fu nominato diacono. Nel 1620 diventò Abate dell'Abbazia di Calw e in tarda età fu nominato, prima della sua morte Abate di Adelberg. Secondo la ricostruzione di Paul Arnold, fu lui, insieme ad altri esoteristi, a scrivere la incredibile Fama fraternitatis Rosae Crucis (1° manifesto, 1614) seguito dalla Confessio Frateniatis (2° manifesto, 1615). Secondo diversi studiosi la seguente sembra essere la più credibile interpretazione: i manifesti non sarebbero altro che delle profonde allegorie e avrebbero il preciso scopo di diffondere una cultura alternativa, nata da un sapere immenso, che si basa unicamente sulle estreme conoscenze mistiche, scientifiche ed alchemiche, pensate come patrimonio rosacrociano.

Le due opere, infatti, avevano l’obiettivo di indicare ai Luterani una via di perfezionamento religioso, che costituisse un mutamento rispetto ai contenuti dei mistici fiamminghi del XIV secolo (elaborate da Tommaso de Kempis ed altri). In maniera non prevista il suo testo venne interpretato in una chiave alchemica del tutto diversa da quella voluta e tradizionale. Così Johann Valentin cercò di rimediare al disordine generato scrivendo una terza opera dal titolo Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (3° manifesto, 1616), nel quale tentava di precisare, inutilmente, che la confraternita dei Rosa Croce non era mai esistita e che si trattava solo di un messaggio di incitamento ai cristiani riformati a migliorarsi mediante la penitenza e la contemplazione.

PERSONAGGI ILLUSTRI DELLA MASSONERIA 14.- 1712 - Elisabeth Aldworth (1695-1773), la prima donna che fu iniziata alla Massoneria :di Franco Eugeni 15.- 1715 - Giuseppe Geminiani (1687-1762), il primo Italiano che fu iniziato alla Massoneria. di Sergio Cerritelli

14.- 1712. LA PRIMA DONNA CHE FU INIZIATA ALLA MASSONERIA.

Nota di Franco Eugeni a Teramo

Elizabeth Aldworth di St.Leger (1695-1773), di origine irlandese, fu la prima donna iniziata alla Massoneria nel 1712, ben nota con il nome di the lady freemason. Suo padre era Arthur St. Leger (1649-1727), primo Viscount di Doneraile, cittadina della Contea di Cork, nel Sud dell’Irlanda. Nel 1713 sposò Richard Aldworth Esq. (1690-1771), di Newmarket Court a Cork, Elizabeth avrebbe rimosso un mattone e

avrebbe visto una cerimonia massonica, a cui partecipava anche suo padre, dalla stanza adiacente; dopo essere stata scoperta, la situazione di Elizabeth fu discussa dalla Loggia e fu deciso di iniziarla alla massoneria. Elisabeth divenne in tal modo la prima donna iniziata alla massoneria della storia. Elizabeth Aldworth morì nel 1773. Fu iniziata nel 1712 presso la Loggia n.44 di Doneraile Court. Elisabeth Aldworth ricoprì anche la carica di Master of a Lodge. Le fu dedicata una targa esposta presso la St. Finbarre's Cathedral dei Massoni di Cork, dove è scritto:

In Pious Memory of

The Honorable ELIZABETH ALDWORTH, Wife of RICHARD ALDWORTH, of Newmarket Court, Co. Cork, Esq., Daughter of ARTHUR, FIRST VISCOUNT DONERAILE. Her Remains Lie Close to This Spot. Born 1695, Died 1775. Initiated into Masonry in Lodge No. 44, at Doneraile Court

In this County, A.D. 1712.

L’International Mixed Order of ” ha intestato a lei la loro prima Loggia .

Cfr. AA.VV. “The Hon.Miss St Leger and Freemasonery” Ars Quator Coronatorum vol. VIII (1895) pp. 16-23, 53-6. vol. XVIII (1905) pp. 46. .

La cittadina di Cork, ove Elisabeth visse, è il capoluogo della più meridionale e più vasta tra le contee irlandesi, chiamata anche la Rebel County per essersi messa in

evidenza nei conflitti irlandesi. Nella zona si trova la celebre Blarney Stone che per oltre 200 anni è stata baciata da molti personaggi in cerca del dono dell’eloquenza. Nessuno mette in dubbio i suoi poteri, in compenso le sue origini destano ancora numerosi dibattiti. Dalla zona partirono milioni di emigranti nel 1845-46 al tempo della Great Famine.

15.- Francesco Xaverio Geminiani (1687-1762) di Sergio Cerritelli, MV Loggia “Melchiorre Delfico” – Oriente di Teramo all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Geminiani di Lucca è stato un violinista e compositore italiano. è in assoluto il primo italiano ad essere stato iniziato in Massoneria, nella Loggia londinese "Queen's Head", il 1º febbraio 1725, è dunque considerato il più antico massone d'Italia[.

Francesco Xaverio Geminiani

Il musicista F.X.Geminiani nasce a Lucca nel dicembre 1687 e muore a Dublino il 17 settembre 1762 ove viene sepolto nel cortile del Parlamento Irlandese. Sembra che abbia ricevuto dal padre Giuliano, violinista dell’orchestra della Cappella Palatina di Lucca, i primi rudimenti di musica. Va a studiare a Roma contrappunto con Alessandro Scarlatti, fu allievo di Carlo Ambrosio Lonati, detto Il gobbo, abile violinista, e3d ancora allievo di violino di A. Corelli dal 1705 al 1707. Dal 1707 rimpiazzò il padre alla Cappella Palatina di Lucca. Si reca poi a Napoli dove divenne primo violino e direttore d'orchestra del teatro dell'Opera di Napoli. Da Napoli, probabilmente per alcuni insuccessi, si allontana per trasferirsi in Inghilterra(Londra) all’età di 27 anni, lasciando definitivamente l’Italia (a.1714). In breve tempo diventa noto e stimato negli ambienti Inglesi di Londra sia come virtuoso musicista che come compositore ( nel 1716 pubblica la sua Op.1 : “12 sonate per violino e basso continuo”), che dedicò al barone di Kielmansegge, ciambellano del re Giorgio I.

Quest'opera ebbe un brillante successo. Il barone, che era il principale protettore di Geminiani, ne parlò al re e ottenne il permesso di far eseguire in sua presenza, da Geminiani, qualcuna delle sue produzioni. Fu Händel in quell'occasione a sedere al clavicembalo e Geminiani suonò in maniera da giustificare la protezione dei suoi amici.

Nel febbraio 1725 entra a far parte della Massoneria come primo italiano ad esserne iniziato : questo avveniva il 1° febbraio 1725 presso la Loggia “Qeen’s Head” di Londra . Il 18 febbraio i fratelli della Qeen’s Head fondano La “Philomusicae et Architecturae Societas Apollinis” con sede ad Hollis Street in Oxford Square La musica accompagnava , caratteristica comune alle logge massoniche, le normali riunioni di loggia secondo un repertorio di brani scelti ; ma la Loggia citata aveva qualcosa che la differenziava dalle altre e cioè trasferiva buona parte delle propie risorse economiche alla esecuzione di musica ,intesa esclusivamente come forma artistica ( cioè esecuzione di concerti e di musica fine a se stessa, oltre che usata per accompagnare i lavori di Loggia ). Gli adepti nutrivano ,inoltre, una particolare attrazione e devozione per la musica italiana della quale il Geminiani era il maggiore esponente dell’epoca in Inghilterra . I membri della Loggia Philomusicae avevano un tale amore per la musica che erano disposti a proteggere alcuni dei migliori musicisti di Londra tra cui ,appunto, F.Geminiani considerato il più bravo musicista allora presente a Londra oltre che come insegnante di violino . Tant’è che gli fu conferita ,all’interno della Loggia ,la carica di perpetual dictator ; nei verbali di L. si legge che “il nostro più meritevole e giustamente applaudito Fratello.Francesco Xavier Geminiani essere l’unico perpetual dictator……in caso di sua morte o se dovesse lasciare la Compagnia , le sue insegne non saranno mai più indossate da alcuno”… Inoltre nella L. nella quale era stato iniziato, la musica veniva tenuta in particolare considerazione ,per cui venivano allestite diverse manifestazioni a carattere musicale e proposti concerti di musica da camera , offerti anche in abbonamento al pubblico (per adepti e non ). (Cfr. Il primo massone italiano : Francesco Xaverio Geminiani da Lucca di Nicola B. –Tavola di ricerca musicale presentata alla Loggia di Ricerca Musicale Santa Cecilia 24 maggio 2014).

Il posto di maestro di musica e compositore dello stato d'Irlanda, era divenuto vacante nel 1727, il conte d'Essex, lo richiese a Robert Walpole per Geminiani, ma questi lo rifiutò, dicendo che un cattolico non poteva occuparlo. Il posto fu così dato a Mathieu Bubourg che era stato allievo di colui il quale aveva rifiutato l'incarico. Dopo altri viaggi ed un soggiorno a Parigi, durante il quale fece stampare edizioni rivedute e corrette di molte sue opere, Geminiani ritornò in Inghilterra, nel 1755, vi fece apparire nuove composizioni e iniziò a pubblicare una sorta di giornale di musica, sotto il titolo di The harmonical miscellaney, ma lo scarso successo riscosso da questa iniziativa lo fece desistere dall'impresa dopo 2 numeri. Nel 1761 Geminiani andò in Irlanda, dove Bubourg, che era allora a capo dell'orchestra del re, l'accolse con la riconoscenza che doveva al suo antico maestro. Geminiani aveva impiegato parecchi anni a raccogliere materiali considerevoli per un libro sulla musica, ma una

donna che era al suo servizio, e che senza dubbio vi era entrata allo scopo di derubarlo, gli sottrasse il manoscritto, che non si è più potuto ritrovare in seguito. Questa perdita fece una impressione profonda sullo spirito di Geminiani e ne accelerò probabilmente la fine della vita. Morì a Dublino, il 17 settembre.

VITA DI LOGGE 16.- ORIENTE DI TRAPANI di Giuseppe ACCARDO 17.- ORIENTE DI CASTROLIBERO di Agostino Mario Cannataro 18.- NOTIZIARIO

16.- ORIENTE DI TRAPANI di Giuseppe ACCARDO Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia delle Due Sicilie all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Da oltre trentacinque anni, da quando sono stato iniziato alla Massoneria, frequentando Logge diverse, ho osservato che queste vengono prevalentemente intestate a personaggi transitati all’Oriente Eterno che, in vita hanno, dato lustro alle rispettive Famiglie massoniche d’appartenenza per meriti speciali nei diversi campi delle scienze e delle arti: Mozart, Garibali, Mazzini, Federico II, De Molay, ecc. Nel GOD Tre Mari e, in specie, in Erice, città quest’ultima della scienza e meta d’incontri e convegni scientifici ad altissimo livello, le Sorelle ed i Fratelli, unanimemente, hanno deciso d’intestare le nostre Logge a Fratelli c.d. comuni, vissuti nel territorio di Trapani – Erice, pressoché sconosciuti nel resto del mondo. Persone, non personaggi, che, passati prematuramente all’Oriente Eterno, hanno condiviso con noi, gomito a gomito, l’esperienza massonica con grande umiltà, serenità, abnegazione, sempre fedeli ai principi dell’Istituzione. Tali Fratelli, pur tuttavia, hanno lasciato ad iniziati e profani il segno indelebile del loro vissuto e tanto, con il loro esemplare agire, hanno dato alla locale Massoneria la necessaria ed imprescindibile continuità storica. Tutte le su esposte ragioni, abbiamo voluto dedicare la Loggia dell’Ordine a Nino Tranchida e ad Angelo Messina, due Fratelli che probabilmente non avrebbero avuto

l’opportunità di conoscersi e che, al contrario, grazie alla Massoneria è avvenuto. Nino Tranchida, ufficiale tecnico-operativo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed Angelo Messina, biologo, esperto nella procreazione assistita. La Loggia del Rito, di perfezione, del IV grado, è intestata a Enzo Barbera, medico; quella di perfezione del IX grado a Nino Marrone, anche questi medico, già primario di pneumologia al locale nosocomio. Del fatto abbiamo voluto rendere partecipi i familiari dei Fratelli cui le Logge sono state intestate: mogli e figli. Quale mezzo al fine, in un incontro informale, svoltosi all’interno del Tempio, l’Oratore ha stigmatizzato le peculiarità intellettive, umane di temperamento ed il carattere di ognuno di loro. Un’agape irrituale ha concluso la serata con sereno compiacimento di ospiti, parenti e congiunti.

17.- ORIENTE DI CASTROLIBERO (CS) di Mario Cannataro Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro per la Regione Calabria all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia

Storia della RL Sfinge

La RL Sfinge si costituì in piena forma nel mese di maggio1979 E∴V∴ e fu investita dei poteri di conferire i gradi Primo, Secondo e Terzo della regolare Massoneria Simbolica con Bolla a firma del Ven∴mo e Pot∴mo Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro Giovanni Ghinazzi emanata alla data del 10° giorno del 7° mese dell’ A V L 5979, 10 settembre 1979 EV . Innalza le sue Colonne con il numero distintivo 236 nella Valle del Crati, all’Oriente di Cosenza, sotto la Volta Celeste al 39º 17' di latitudine Nord e 16º 19' di longitudine Est, grazie all’incontro di più Fratelli, uomini umili e tolleranti, costituitisi in gruppo omogeneo.Negli anni a seguire quel primo nucleo si adoperò per la realizzazione dei propri nobili intenti di lavoro impegnandosi, con serena operosità, affinché non si perdesse mai lo spirito costitutivo, anche negli eventi avversi e nelle tormente delle passioni umane, teso alla comprensione della conoscenza ed alla formazione di uomini degni, fedeli alle finalità che l’Istituzione Massonica persegue e coerenti con i giuramenti prestati. La vocazione dei Fondatori di questa Loggia fu di conferire vita, per il mezzo di un continuo Lavoro, ad uno studio metafisico, ad un tempo e ad un luogo sacrale dove ciascun Iniziato, in perfetta sinergia spirituale con i Fratelli, potesse sublimare la propria crescita grazie alla continua indagine speculativa, applicando l’esercizio dell’Arte.

L’ottimo lavoro svolto vide come frutto la nascita, in Orienti diversi, di altre Logge alle quali diedero vita Fratelli formatesi nella R L Sfinge che oggi mantengono

rapporti di viva fratellanza con quella che considerano ancora la loro Loggia Madre. Purtroppo spesso le squallide passioni umane riescono a turbare la pace e la serenità anche al nostro interno e così a marzo del 1996, quando una serie di eventi conseguenziali al cambiamento al vertice della Gran Loggia d’Italia videro la R L Sfinge attaccata nella sua libertà e sovranità questa deliberò il ritiro dall’Obbedienza.

Il ritiro dall’Obbedienza non comportò neppure per un giorno la sospensione dei lavori e nel nuovo Tempio all’Or di Zumpano, in precedenza costruito, la loggia Sfinge continuò ininterrottamente i propri lavori, operando in serenità e nella massima riservatezza, soprattutto nel massimo rispetto della tradizione.Furono anni di grandi realizzazioni la R L Sfinge assunse il ruolo di Loggia madre e per gemmazione ebbero vita le Logge “Scandeberg” all’Or di Lungro, “Battista Falcone” all’Or di Acri , “Fedeli d’Amore” all’Or di Cosenza ed altre.

Nel 2009 la Loggia Sfinge delibera di porsi all’obbedienza del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino e procede alla costruzione di un nuovo Tempio all’Or di Castrolibero dove Uomini Liberi che hanno raccolto la fiaccola della Tradizione, si stringono sotto la volta stellata congiunti in Umiltà, Tolleranza e Amore. Anche questa via alla fine non fu felice cos’ che nel Settembre 2016 l’intera Loggia decise di porsi all’Obbedienza del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia aderendo ad un nuovo ed avveniristico progetto in una Obbedienza organizzata come Federazione di Logge indipendeti aderente ad una federazione di Gran Logge indipendenti.

Il fregio di Loggia

Il fregio di Loggia e conseguenziale al titolo distintivo della R L Sfinge ed infatti l’immagine della sfinge di Giza ne occupa la parte centrale. Da sempre la Sfinge è la rappresentazione di tutta la sapienza magica del passato, eterna nella sua verità, indeformabile davanti agli uomini di tutte le razze, di tutte le età e di tutti i tempi. Imperiosa e possente si erge, tutto dominando, tutti confondendo con il suo mistero, ma proclamando l’armonia fra gli elementi più diversi. Alla Sfinge da sempre e affidato il compito di ricordare che l’uomo deve osare, volere, sapere e tacere ma molto più profondo è il messaggio che rivolge a chi e in grado di comprenderlo. “Guardami!, sembra dire la Sfinge, Io sono la forza intelligente del Gran Tutto. Osservami bene! Io ho il corpo di leone poiché un tempo non ero che un animale, una forza cieca della natura, ma la Luce fu fatta in me: Io ho osato e voluto e ho e ho compreso ciò che distingue l'uomo dall'animale: l'intelligenza radiosa che dorme nel suo cervello. La mia origine tuttavia non ho voluto rinnegare: ho conservato il mio corpo da leone e sono divenuta la Sfinge dalla testa d'uomo".

Alla base dell’immagine della Sfinge nel gioiello di Loggia sono stati inseriti i simboli chiave dell’alfabeto massonico per ricordare a tutti e sempre che è nostro preciso

compito mantenere viva la tradizione, così come la cazzuola, pure presente, ricorda che la pace e l’armonia devono regnare nel nostro Tempio.Lungo il bordo circolare del gioiello una scritta richiama il titolo distintivo. RL Sfinge, l’anno di fondazione della Loggia ( A V L 5979 ) e l’Oriente ove venne fondata (Cosenza).

18.-NOTIZIARIO DEL GRANDE ORIENTE DEI TRE MARI D’ITALIA

Nel presente Notiziario si riportano notizie di attività della Federazione e dell’Obbedienza.

INCONTRI PROFANI

Febbraio 2016 – BRNO – Congresso Internazionale del gruppo di ricerca sulla aspetti sociali della didattica , gestito delle Università di Chieti, Almeria, Valencia e Brno e dalla Accademia Piceno – Aprutina dei Velati (APAV). Partecipanti: Ezio Sciarra (APAV), Gabriele Di Francesco, Antonio Maturo, Franco Eugeni (APAV), tra i vari interventi: E.Sciarra: “The social interpretations of the Communities - Il senso sociale delle Comunità” Franco Eugeni e Valentina Sciarra. Conferenza: “ The Art of Memory from Quintiliano to Matteo Ricci.”

Marzo 2016 – Roma Camera dei Deputati - Tavola rotonda sull’Europa intervenpavo Giulio Terzi di Santagata (Ambasciatore ed ex ministro governo Monti), ed altri onorevoli di vari partiti’ Invitato come Presidente dell’ Accademia Piceno Aprutina dei Velati, sola partecipazione assieme ad Alberto Bressani (Gran Segretario dell’Accademia).

Aprile 2016 – Chieti Università – presentazione del libro di Costantino Cipolla dal titolo “Dalla relazione alla connessione nella web society” dibattito e interventi dell’autore e di Ezio Sciarra, Gabriele Di Francesco, Franco Eugeni

Aprile 2016 – Roseto degli Abruzzi – Incontro con Franco Eugeni, organizzato dall’Associazione “Il Veliero” di Giulianova e dall’Accademia di Filosofia delle Scienze umane (AFSU), ex APAV. Franco Eugeni Conferenza – “L’Infinito nelle Scienze e nella Filosofia” – segue cena sociale Introduce e coordina il presidente dell’Associazione Leo Marchetti (ex professore Univ. Chieti), interventi di Pina Capoferri (AFSU), Giovanni Grelli (AFSU)

Marzo 2016 – Napoli Istituto Italiano per gli Studi filosofici - Convegno sui “Dante e i Fedeli d’amore” organizzato da varie associazioni culturali “Parthenope – Napoli” - Athropos – Roma” – “L’Arca – Napoli”. Partecipanti: Silvano Danesi (accademia Bardica), Franco Eugeni (AFSU ex APAV) , M.Antonella Cagiano (letterata e Preside), M.Antonietta Mamone (Accademia delle Belle Arti Reggio Calabria – Istituo Universitario), Giuliano Palmieri (ex docente ed esperto di fisica quantistica e cultore di Dante), presenta e coordina i lavori l’Avv. Luigi Bastiani. Tra i vari interventi: Franco Eugeni Conferenza: Cecco d’Ascoli e i Fedeli d’amore.

Giugno 2016 Roseto degli Abruzzi – Tavola rotonda sul “Il mondo dei Celti” con Silvano Danesi e Matteo Passeri (Accademia Bardica e Druidica), organizzato dall’Associazione “Il Veliero” di Giulianova e dalla Accademia di Filosofia delle delle Scienze umane (Ex Accademia dei Velati). A seguire: intervengono Leo Marchetti (ex professore Univ. Chieti) presidente dell’Associazione “Il Veliero”, Silvano Danesi e Matteo Passeri, introduce Franco Eugeni.

ATTIVITA DELLA FEDERAZIONE

Il 24 Giugno 2016, presso la struttura ricettiva del Borgo degli Ulivi di Cologna Paese (Teramo) si è tenuta l’annuale celebrazione del

Solstizio d’Estate 2016 sotto l’Egida della Federazione Europea delle Gran Logge miste. La Tornata è stata officiata dal Nob.mo, Ven.mo e Pot.mo Fr:. Franco Eugeni 33°, nel suo ruolo di Sovrano Gran Maestro e Gran Hierophante del. Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia, coadiuvato dal Ven.mo e Pot.mo Fr:. Giovanni Grelli Luogotenente Gran Hierophante. Nella tornata rituale si è sperimentato l’utilizzo di un interessante repertorio musicale, preparato dal Fr:. Sergio Cerritelli MV della R.L. “M.Delfico” all’Oriente di Teramo e dal Fr:. Maestro Claudio Gabriele.

Hanno presenziato: Luigi Bastiani , Presidente della Federazione e Gran Maestro emerito della SERENISSIMA G.L. degli A.L.A.M. - Tradizione di Piazza del Gesù (S.G.L. degli A.L.A.M) Roberto Arcucci, vice Presidente della Federazione, Gran Maestro e Sovrano Gran Commendatore della GRAN LOGGIA ITALIANA DI RITO SCOZZESE A.A. di Pisa (G.L.R.S.A.A.) Silvano Danesi , Gran Maestro della SERENISSIMA G.L. degli A.L.A.M. - Tradizione di Piazza del Gesù (S.G.L. degli A.L.A.M) Pio Lo Giudice, Sovrano Gran Commendatore Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia, (GOD3mari)

Numerose le rappresentanze delle Logge afferenti alla Federazione: Pio Lo Giudice- Trapani (God3 mari), Alberto Bressani - Brescia (God3mari), Silvano Danesi –

Brescia (Serenissima), Gino Petri - Pisa (Gran Loggia Italiana), Sergio Cerritelli- Teramo (God3 mari) , Daniele Portella – Pescara (God3 mari), Giuseppina Capoferri e Maria Teresa Rossi-Ascoli (God3 mari), Alessandro Cocchi - Forli, (Serenissima), M.Antonella Cagiano e Clemente Ferullo - Napoli (Serenissima), M.Antonietta Mamone - Reggio Calabria (Serenissima), Rosanna. Danese - Taranto (Serenissima), Umberto Principi–Fermo (Serenissima) oltre alla rappresentanze numerose di Messina, Milano, Roma, Ancona.

La cerimonia solstiziale. Presenti un centinaio tra SS e FF di tutte le parti d’Italia si è svolta con grande serenità, e totale armonia. Il Sovrano Gran Maestro e Gran Hierophante del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia, Franco Eugeni, ha ricordato due importanti FF:. , precisamente Averardo Alfonsi, cui le Marche e l’Abruzzo, devono moltissimo e Antonello Laganà, recentemente scomparso, animatore della Federazione e delle Logge del Sud d’Italia. All’Agape bianca erano presenti circa 140 persone e la serata si è conclusa brillantemente con musica, balli e canti con il maestro Fabrizio Di Gregorio e la sua Band.

Luglio 2016.

Dopo la festa del Solstizio, presso il Tempio del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia di Cologna paese (TE) si è riunito il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi Accettati Muratori, alla presenza del Gran Maestro Ven.mo e Pot.mo Fr:. Silvano Danesi 33°. Il Gran Maestro Emerito Ven.mo e Pot.mo Fr:. Luigi Bastiani 33° è stato eletto all’unanimità Sovrano Gran Commendatore. Succede al Ven.mo e Pot.mo Fr:.Salvatore Cunsolo 33°. Al Fr:. Luigi Bastiani il Sovrano Santuario del Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia augura un affettuoso buon lavoro.

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