Il Vento Caldo Delle Murge
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DIORAMA n. 11 Brani scelti dal romanzo storico inedito di VITO ERRICO IL VENTO CALDO DELLE MURGE Il romanzo è la storia privata delle nazioni. Honoré de Balzac Colui che non è capace di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto: i suoi occhi sono spenti. Albert Einstein (…) Gli apparve davanti uno spettacolo di rara bellezza, un panorama da rallegrare l’occhio e mozzare il fiato… (…) Potrai cercare in ogni dove della terra, non troverai da alcuna parte uno scrigno prezioso come questo… (…) Anziché essere un corpo di case fosse stata una donna, Polignano mi avrebbe portato via il marito e lui si sarebbe fatto tranquillamente rapire. (Dai brani: “Polignano ieri e Polignano oggi”) Presentazione Con estremo piacere mi accingo a scrivere queste poche righe di presentazione della nuova ‘fatica letteraria’ di Carlo De Luca, il quale da anni ci offre i suoi Diorama, frutto di ricerca instancabile e contemporaneamente di quell’abnegazione che trova le sue radici nell’amore del De Luca verso la cultura in ogni sua forma. Questa volta è la forma del romanzo. Il vento caldo delle Murge, infatti, è un inedito di Vito Errico, scritto con la sapienza di chi sa coniugare i dialoghi serrati alle coinvolgenti descrizioni di paesaggi. Una scelta, quella del De Luca, fatta per farci conoscere un autore. Per farci conoscere un testo che ha il pregio di unire il vero al verosimile e io, direi con Manzoni, l’utile al dilettevole ovvero questa capacità evidente, scorrendo le pagine del romanzo di Errico, di saper intrattenere l’immaginazione nostra e parimente di saper suscitare riflessioni e confronti tra il passato, qui descritto, e il presente nel quale noi viviamo, tanto da provare la forte impressione che, pur cambiando nomi e volti, la realtà sostanzialmente resti la stessa, allora come oggi. Un motivo di più, questo, per leggere l’intero romanzo di Vito Errico. “Si scrive un romanzo. Per non morire. Per continuare a vivere” – spiega in copertina il suo autore. Credo sia questo il fine non soltanto di chi scrive, ma anche di chi ama la Mi è stato suggerito di indicare, per una migliore comprensione, cultura e, di conseguenza, lotta per diffonderla. Non sempre il significato del titolo “Diorama”. Mi avvalgo di quello accennatomi questa battaglia è semplice: anzi, quasi mai lo è. Tuttavia, dall’amico N. L., polignanese trapiantato a Milano, ma sempre più essa è indispensabile perché solo la conoscenza di ciò che ci spesso e a lungo in Polignano. circonda ha la forza di renderci consapevoli della nostra vita Diorama è un termine di origine greca che significa “attraverso la e della vita del mondo. Solo la consapevolezza, infine, ha il veduta”. Si tratta di una rappresentazione in miniatura che ricrea scene potere di renderci liberi e autonomi in tutte le nostre scelte. di vario genere, rispettando in maniera fedele la realtà. È una sorta di sguardo, di visione su vari e diversi argomenti. Marilena Abbatepaolo Bisognerebbe forse aggiungere un aggettivo, per esempio Diorama Assessore alla Cultura Polignano a mare letterario o Diorama storico etc. Io ho preferito solamente “Diorama” con il numero progressivo di pubblicazione. - 3 - PREFAZIONE Penso a Edgar Lee Masters e alla sua famosa Antologia di Spoon River. Ma invece che le epigrafi sulle tombe dei morti, ne Il vento caldo delle Murge di Vito Errico scorrono le vite di personaggi protagonisti dell’affresco di un’epoca. Leggendo Errico, penso anche a Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, il colombiano altro Nobel come l’americano: la circolarità del suo racconto, le storie con diverse partenze che si riconducono ad un unico approdo in un moto che si ripete all’infinito. E penso al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, la capacità di descrivere un ambiente sociale attraverso la descrizione della natura che lo circonda ma anche attraverso le anime sparse che lo compongono. Ed è una ballata, questo romanzo di Errico. Una ballata triste come un tango. E trasudante erotismo verso una terra, una “amara terra mia” alla (Foto: collezione Michele Giannoccaro) Domenico Modugno, una terra tanto amara da doverti amare alla Vittorio Bodini. Ho conosciuto Vito attraverso le sue lettere alla Gazzetta. Durante la mia direzione le curavo personalmente, finestra sul mondo che circondava il giornale e dialogo continuo con quel mondo. E la lingua scintillante che mi intrigava allora ho ritrovato in questa saga senza inizio e senza fine che si porge qui in selezionati fulminanti quadretti in attesa di possibile pubblicazione futura. E leggendolo, questo Errico, ho pensato a un altro grande autore oltre ai su citati, quello Stefano D’Arrigo diOrcynus orca, il capolavoro alla cui tormentata e interminabile stesura dedicò più di vent’anni. E rivedo la sua conclusione, variante dell’endecasillabo finale del precedente Codice siciliano in versi in cui diceva: desidero tornare spalla a spalla/ coi miei amici marinai che vanno/ sempre più dentro nei (Foto: collezione Michele Giannoccaro) versi, nel mare. “Sbucando in un piccolo slargo, soffermò lo sguardo su un palazzo che, maestoso Anche Vito Errico sembra voler tornare spalla a spalla con la sua uma- com’era, con due file di finestre l’una sovrastante l’altra, si vedeva che era patrizio. nità di perdenti che hanno sempre una ragione di vita. Una umanità di – Ci abita un signore, qui? – domandò a bassa voce il capitano. sconfitti che hanno sempre un guizzo di resistenza. Una umanità di soffe- – È il palazzo del conte – rispose il maestro, drizzando i passi verso la porta renti che hanno sempre un palpito di rivalsa. Una umanità di comprimari urbica. Uno davanti all’altro, i due la varcarono e percorrendo un breve tratto di strada, uscirono in una piazza contornata di palazzi. Uno colpì in particolare l’occhio del che vogliono sempre morire da vivi. Scorre l’eterna vicenda del Sud attra- capitano, per un orologio dai numeri romani su un raffinato quadrante a lancette ed verso Collebuio e Levantinia, dal vento caldo delle Murge, dal Sud dell’os- alcuni elementi della composizione architettonica che svettava alla sommità. Un torrino, so delle terre chiuse al Sud della polpa delle aperture marine. E sfilano con una cella campanaria in cui erano collocate una sopra l’altra due campanelle ed una nicchia sottostante, in cui alloggiava una statua di figura maschile, in tunica verde con Sanguamaro il barbiere e Remo il sordo, Caniello il muscolare e Ciccillo mantello rosso, lo sormontava al di sopra della scritta “San Vito avvocato e protettore alla guerra, Farrett l’americano e mastro Gregorio, don Peppino segretario prega Gesù per noi”, incavata nella pietra del cornicione.” comunale e don Ninì sindaco padrone, Matilde la rossa e suor Gelmina. - 4 - - 5 - Scorrono soprattutto, attraverso loro, gli antichi vizi del Sud, un P R E M E S S A Sud spesso irredimibile a se stesso. L’accidia e il trasformismo ma anche l’eterno inganno subìto sul grande sfondo di passaggi epocali segnati dalle ideologie del secolo. Ma Sud che pur con le sue stalle coniuga anche stelle Cari amici lettori, continuo ancora una volta nella variazione dei senza pari, lo splendore mediterraneo in cui tutto nacque. Un tempo Diorama programmati dando spazio a un argomento che mi sta molto a vissuto nel mito dell’America e nel destino dell’emigrazione, partono i cuore. Quello che leggerete nelle pagine seguenti è un estratto molto ridotto bastimenti per terre assai lontane. Bisnonni e nonni, non preistoria. – e limitato purtroppo a molto meno dell’essenziale – del romanzo storico “Non cerco fama né allori di gloria”, dice Vito Errico in copertina di Il vento caldo delle Murge di Vito Errico, pubblicista pugliese dalla penna Cerco pace questo Diorama 11. “ ”, aggiunge. E assicura di averla trovata che non teme confronti, nato in una Taranto non ancora avvelenata dalla scrivendo “molte pagine di una lunga storia che canta la mia terra, il mio diossina, da genitori di un antico paese della Conca delle Murge. Ed è a cielo, il mio mare. E gli usi, i costumi, i detti di una civiltà legata a quella Grumo Appula che Vito Errico vive1. terra, a quel cielo, a quel mare, a quella umanità.” Il romanzo, nel suo manoscritto, consta di ottocentocinquanta I flash di questa sintesi non consentono altro. Ma il benedetto Vito facciate in formato A4, tutte da leggere di un fiato e, alla fine – credetemi Errico non è che può continuare a menare il can per l’aia, cioè a fare la –, da ricominciare da accapo, come si farebbe solo per i grandi capolavori moina, con questo feto di romanzo di 850 cartelle, diciamo un milione letterari. 700mila battute quando qualsiasi libro umano di 250 pagine ne contiene Nello schema sinottico del suo romanzo, Vito Errico ha scritto: non più di 350mila. Non è un romanzo, è una bibbia, tranne che il Nostro non voglia essere un torrenziale Dan Brown qualsiasi. La faccia finita e si «Il vento caldo delle Murge è il romanzo della Puglia. Sullo sfondo della storia italiana e degli italiani risalta in primo piano la storia dei decida a tagliare, sapendo egli per primo che si scrive più con le forbici pugliesi. Una storia che inizia ai giorni nostri. “Un racconto di destini. che con la penna. E poi cerchi un editore o taccia per sempre. Perché non Partendo dall’oggi non si andrà al domani. Si tornerà a ieri. È un sempre si può trovare una persona eccellente come Carlo De Luca da cammino a ritroso, che percorrerà le antiche strade di un pezzo della Polignano che diffonde brani scelti aprendo uno squarcio su un probabile storia di un popolo. Rivivranno le angosce degli uomini ed il dolore tesoro ma lasciandoci con l’acquolina in bocca.