<<

Collezioni da ascoltare: la Collezione MAXXI Arte raccontata da cinque voci straordinarie.

A partire da oggi, domenica 15 novembre prende il via la seconda edizione del progetto Collezione da ascoltare per un MAXXI ancora più accessibile, inclusivo, accogliente. Il progetto consiste in cinque audiodescrizioni di altrettante opere tra le più significative della Collezione MAXXI Arte, raccontate da quattro attori e una scrittrice che hanno prestato le loro voci.

Per 5 settimane ogni domenica alle 12.30, il palinsesto online del MAXXI #nonfermiamoleidee si arricchisce dunque, di un nuovo contenuto.

Sonia Bergamasco, Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Luigi Lo Cascio, Michela Murgia: cinque voci straordinarie per cinque tra le opere più iconiche della Collezione MAXXI: e così sia… di Bruna Esposito, Plegaria Muda di Doris Salcedo, The Emancipation Approximation di Kara Walker, Inventory. The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini (esposta nella mostra REAL_ITALY) e Senza titolo di Maria Lai. Le audiodescrizioni pensate per e con le persone cieche, sono anche uno strumento per tutti, per approfondire contenuti su artisti e opere, cogliendone la “fisicità” e percependole anche con gli occhi chiusi.

I testi delle 5 letture redatti da Sofia Bilotta, responsabile dell’Ufficio Public Engagement del MAXXI, in collaborazione con Rosella Frittelli e Luciano Pulerà, partecipanti non vedenti ai programmi di P.E. del MAXXI – ricostruiscono la forma e le tecniche delle opere ma anche le sensazioni provate nell’esplorarle tattilmente.

Bruna Esposito, E Cosi Sia…, MAXXI, © Luis do Rosario

Oggi è stato raccontata l’opera e così sia… un grande mandala di Bruna Esposito realizzato con semi e legumi dall’artista insieme ai suoi assistenti, con un paziente lavoro durato tre mesi. Il mandala ha le sembianze di una svastica con i bracci uncinati rivolti a sinistra, recuperando così la forma e il significato originari, simbolo solare positivo e propiziatorio. Ogni braccio è dedicato a uno dei quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco, e presenta disegni, semi e colori diversi. Scopriamo così lingue di fuoco di fagioli rossi e lenticchie, ali di farfalla di grigi semi di chia, ali di gabbiano di favino nero, collane di borlotti bianchi. Con la sua voce, Sonia Bergamasco restituisce la fisicità dell’opera, creando un paesaggio sonoro che è un inno alla natura.

L’evento presegue domenica 22 novembre con Luca Zingaretti che descriverà Plegaria Muda di Doris Salcedo, opera potente e dolorosa dedicata alle vittime senza nome di morti violente e ispirate a un fatto accaduto nel 2010 in Colombia: la scoperta di fosse comuni con i cadaveri di migliaia di civili falsamente accusati di essere guerriglieri. Una serie di tavoli di legno – disposti in modo irregolare, uno sull’altro, quello sopra capovolto, separati da uno strato di terra umida – occupa lo spazio, evocando l’immagine di un cimitero. Salcedo, plasmando ogni singola scultura, con queste sepolture simboliche restituisce alle vittime la loro unicità. La sua, la nostra preghiera muta rompe il silenzio dell’omertà ed elabora il dolore. Tra le assi dei tavoli rovesciati spuntano fili d’erba, simbolo di resistenza e speranza: nonostante tutto, anche in condizioni difficili, può vincere la vita

Per domenca 29 novembre, l’appuntamento è conIsabella Ragonese che ci racconta The Emancipation Approximation di Kara Walker. Il titolo è un’ironica citazione dell’Emacipation Proclamation con cui Lincoln abolì la schiavitù nel 1863. In questo lavoro, infatti, l’artista afroamericana mette a nudo stereotipi razzisti e sessisti oggi più che mai vivi nella cultura americana. L’opera è un lungo fregio ccomposto da 134 silhouette di uomini, donne, bambini, animali, quasi a grandezza naturale, bianche nere e grigie disposte a contrasto sulla parete. Sembra di essere dentro un teatro di ombre, ma nascoste nei dettagli delle sagome si riconoscono scene di sesso e violenza e, sotto le apparenze raffinate e grazione delle silhouette che richiamano porcellane e cammei, l’umanità ritratta da Walker non ha pace né pietà. Margherita Moscardini, Inventory, @Gianfranco Fortuna

Il 6 dicembre Luigi Lo Cascio esplora il lavoro Inventory. The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini. La scultura è il modello a grandezza naturale in resina terra e sabbia di una delle 61 fontane che l’artista ha mappato nei cortili del campo profughi di Za’atari, in Giordania, ai confini con la Siria che, con i suoi 76mila abitanti, è il secondo più grande al mondo. La sabbia viene da lì. Le fontane sono state costruite con materiali di risulta dai profughi, rievocando la casa tradizionale araba con cortile e fontana al centro, per affermare così il loro diritto all’identità. I progetti delle fontanne mappate e disegnate da Moscardini sono in vendita: il ricavato va ai rifugiati che le hanno costruite. L’arte può scegliere di rappresentare il mondo, ma anche di cambiarlo.

Infine il 13 dicembre Michela Murgia ci accompagnerà tra i fili, i nodi, le cuciture di Senza titolo di Maria Lai, una tra gli artisti più significativi della Sardegna, che ha avuto una lunghissima vita dedicata all’arte tessile. Una grande tela di cotone ruvido che sembra un lenzuolo di antichi letti è appesa alla parete. Su di essa sono cucite 35 pezze di stoffa che sembrano pagine di libri aperti, dove le parole sono sostituite da cuciture orizzontali di filo nero, a volte spesse, o sottili, o fitte, o rade per lasciare il posto ai margini bianchi. Nel vuoto di parole, le materie, le forme e i segni parlano. I fili irrequieti che si ingarbugliano ci suggeriscono immagini e storie che Maria Lai ci invita a leggere con la fantasia, come sua nonna faceva con lei bambina.

Bruna Esposito, E Cosi Sia…, MAXXI, ©Luis do Rosario

Maria Lai, SenzaTitolo, @Giorgio Benni, Archivio Maria Lai by Siae 2020

Kara Walker, The Emancipation Approximation

Doris Salcedo, Plegaria Muda, @Patrizia Tocci Margherita Moscardini, Inventory, @Gianfranco Fortuna

IsabellaRagonese @Dirk Vogel

Michela Murgia

Sonia Bergamasco @Jacopo Brogioni Nettuno, la colatura di alici di Cetara

Cetara, piccolo borgo della Costiera Amalfitana, è conosciuta in tutto il mondo grazie alla fabbrica “Nettuno” che da decenni si occupa della famosa e squisita colatura di alici.

L’Azienda fu fondata nel 1950 da Raffaele Giordano a Cetara. In principio l’attività principale era la trasformazione dei prodotti ittici e ortofrutticoli. Attualmente l’azienda è gestita dai figli del fondatore: Vincenzo e Giulio Giordano, che portano avanti con passione la tradizione di famiglia.

La produzione del tonno e delle alici è sempre legata al pescato locale, i prodotti sono interamente lavorati a mano per conservare e offrire i veri sapori di Cetara. Giulio Giordano organizza corsi per la lavorazione della colatura di alici, proprio per portare avanti quella tradizione del luogo che lo contraddistingue da tante altre fabbriche di produzione.

Il pesce viene pescato nel periodo che va dal 25 marzo, corrispondente alla festa dell’Annunciazione, fino al 22 luglio. Alle sei del mattino è portato in fabbrica, viene messo in un grosso contenitore con del sale per ventiquattro ore per tirar fuori tutta l’acqua dall’alice e poi si dà inizio alla salatura.

Un paesino di 2.000 abitanti con una storia di fatica e di povertà, poi, a metà degli anni novanta, le umili alici e la loro colatura hanno fatto il miracolo: è divenuto il simbolo della cucina moderna, tutte osterie del borgo e i ristoranti hanno iniziato ad utilizzarla sui loro piatti. Diverse aziende che producono filetti inscatolati utilizzano alici di provenienza albanese o greca, ma nel caso di Nettuno e delle altre aziende cetaresi, il pesce proviene esclusivamente dal golfo di Salerno.

“Il Cupolone di Positano” di Valentino Esposito

Nella bellissima cornice della Costiera Amalfitana, tra i territori campani più affascinanti ed amati in tutto il mondo, si sprigionano aromi inconfondibili dai prodotti agricoli locali e in particolare a Positano, dove l’azienda “VALENTÌ” propone una gamma di prodotti artigianali: dai liquori alle marmellate, e dalle caramelle al panettone. L’azienda prende il nome dal suo proprietario: Valentino Esposito, che sin da bambino ha ereditato da suo padre la passione per la lavorazione dei prodotti tipici della costiera come i limoni e gli altri agrumi. All’interno del negozio c’è un piccolo laboratorio, dove ogni turista ha la possibilità di vedere dal vivo la produzione artigianale di squisite confetture e del limoncello, secondo un processo che richiama le antiche tradizioni contadine. Valentino si dedica con passione alla ricerca di nuovi sapori da proporre sul mercato, una passione per creare prodotti di alta qualità. Le sue produzioni agricole hanno sempre riscosso gran successo alle fiere di settore. La prima sede di “VALENTÌ” ha origine a Praiano e poi dopo a Positano, lungo la strada che dà a picco sul mare. Quando sono entrata nel suo negozio, Valentino e la sua famiglia mi hanno accolta con una cordialità e un’ospitalità da farmi sentire a casa, mi ha raccontato un po’ della sua storia e della sua famiglia. Una scena di particolare rilevanza nella sua vita è quando sua figlia, un giorno tornando da scuola, gli portò un disegno fatto da lei, un disegno dai colori pastello in cui è raffigurata Positano (dove ha come seconda sede il suo negozio); ciò lo colpì profondamente e così decise di stampare la giovane opera sulle confezioni del “Cupolone di Positano“, un dolce simile ad un panettone creato in onore di Positano, la lavorazion è artigianale ed’è farcito con le creme al limone e il limoncello di Praiano. Sono questi piccoli gesti che spingono a sostenere un’impresa totalmente Made in Italy che, seguendo le tradizioni, ha reso un prodotto unico e inconfondibile in tutto il mondo. Il marchio “VALENTÌ” racchiude la storia di un territorio, di un uomo in grado di creare prodotti di eccellenza grazie all’amore per la sua terra.

“La Via delle Sacerdotesse” al MANN. Performance di musica, cori e danze sull’eterno femminino.

Per la stagione delFestival Barocco Napoletano, nella monumentale sala del Toro Farnese, del Museo Archeologico di Napoli MANN, nel braccio del Museo che accoglie la Collezione Farnese giovedì 22 ottobre si è tenuto lo spettacolo dal titolo “La Via delle Sacerdotesse” un vero e proprio viaggio archetipico nell’antico femminino sacro della terra partenopea, con autrice e regista Francesca Barrella. Lo spettacolo si è incentrato intorno alla figura dellaDea Iside, donna, madre, anima compagna, dea della fertilità e della natura, grande dea della mitologia egizia, venerata in epoca ellenistica e romana, dove veniva onorata con prcessioni di sacerdotesse vestite di biancoe fiori.

Nel corso della performance al MANN, di musica e danza, la Dea Iside viene rappresentata con i suoi mille volti, e l’eterno femminino ha accolto il pubblico, allietandolo e trasportandolo con note musicali verso l’alto.

Il testo della Barrella è un viaggio della memoria alla riscoperta del sacro nell’antica Campania Felix.

Suggestiva ed ammaliante la messa in scena della rievocazione degli antichi culti femminili partenopei con performance canora, strumentale e danzante, supportata da una fedele contestualizzazione storica.

Danze sacre di antiche sacerdotesse e canti dalle vibrazioni sonore arcaiche, hanno accompagnato le note di sublime esecuzione musicale dell’Accademia Reale del maestro Giovanni Borrelli. La regia e la stesura dei testi sono ispirati ai “frammenti di Plutarco”, alle metamorfosi di Apuleio, a citazioni di epigrafia archeologica antica del MANN, prosa di Dante, Petrarca, Leopardi, canti estatici sufi di Ibn Arabi, Faust di Goethe.

Le musiche di tradizionali antiche sono quelle degli spartiti di G. Caccini, A. Falconieri, G. B. Lully, W. A. Mozart, V. Bellini, F. Schubert.

I mille volti della Dea Iside sono stati mostrati al pubblico dei visitatori serali dei giovedì del MANN, le maschere apotropaiche delle divinità sono cadute e la Dea Iside ha svelato il suo volto sapienziale, dalla Demetra-Cerere che perde il Polos dal capo dalle trecce auree, alla danza dei sette veli nel corso della quale la Dea Ishtar si denuda per svelare le verità dell’anima. Antiche sacerdotesse nella festosa processione delle maschere del Navigium di Iside, hanno sfilato agitando le palme in una danza estatica e sensuale: Iside Dea che ritrova il suo sposto navignando per i mari, e regna sull Amore, Iside Regina.

L’evento è inserito nell’ambito delFestival Barocco Napoletano IV edizione che vede come presidente Massimiliano Cerrito, e come direttore artistico il maestro Giovanni Borrelli.

La serata ha visto la partecipazione dei musicisti: Margherita Romeo, attrice; Dalma Izzo, danzatrice; Alessandra Sorrentino, danzatrice; Erin Wakeman, soprano; Giovanni Borrelli, violino; Carmine Matino, viola e di Lucia Di Sapio, arpa.

Le ceramiche di Lucio Liguori

Situato a Raito, a pochi passi da Vietri sul Mare, vi è il laboratorio di Lucio Liguori, il ceramista più importante di tutta la Costiera Amalfitana. Liguori ha iniziato a lavorare la ceramica all’età di 12 anni, dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Salerno, per poi apprendere questa nobile arte in diverse botteghe di Vietri. Nel corso del tempo ha saputo trovare un suo stile anche sull’uso dello smalto e dei colori e continua a lavorare anche l’argilla, un antico lavoro artigianale destinato a svanire.

Con la sua arte e la costante ricerca creativa legata sempre alle tradizioni della ceramica di Vietri, ha saputo creare un simbolo, una particolarità in alcuni luoghi della Costiera come a Praiano. Ha realizzato anche pannelli che rappresentano il paesaggio di Praiano, che per lui racchiude qualcosa di magico e di importante: “è uno spazio celeste”, afferma l’artista. Le sue opere hanno ricevuto diversi premi e nel 1994, vince il concorso “Viaggio attraverso la Ceramica”. E ancora, sempre per la città di Paiano, ha realizzato 12 vasi per 12 segni zodiacali. Numerose le presenze in diverse mostre nazionali e internazionali e i premi che gli sono stati conferiti, come quello nel 1997 quando vinse il del Premio Torniante di San Lorenzello Benevento e nel 2000, con la partecipazione al XVII Biennale Internazionale contemporanea di Vallauris al Museo Picasso in Francia.

“Primitive Elements” di Francesco Bosso in mostra al Museo Pignatelli.

Nella bella cornice della settecentesca Villa Pignatelli a Napoli, all’interno del Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, ha inaugurato il 15 ottobre e resterà visitabile fino al 5 novembre la mostra fotografica di Francesco Bosso dal titolo “Primitive Elements” a cura di Filippo Maggia.

La mostra precedentemente esposta a Milano alla Galleria delle Stelline, è stata promossa dalla Direzione regionale Musei Campania, diretta da Marta Ragozzino e dallo stesso Museo Pignatelli, diretto da Fernanda Capobianco con il supporto del vicedirettore Rosanna Naclerio e raccoglie gli scatti di oltre 15 anni di lavoro, attraverso l’esposizione di oltre 40 fotografie rigorosamente in bianco e nero.

Francesco Bosso è fotografo di paesaggio, formatosi alla scuola americana e lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente le opere in camera oscura, su carta baritata alla gelatina d’argento.

Lo spazio espositivo napoletano ha ispirato un allestimento con raggruppamenti di foto per assonanze di suoni e di atmosfere, racconta Francesco Bosso in conferenza stampa e la mostra potrà essere letta come un viaggio per immagini, dove l’osservatore sarà libero di calarsi nell’atmosfera dei luoghi. Ghiacciai, scogliere, oceani, isole vergini, foreste pluviali; scatti in Islanda, Indonesia, Hawaii, Thailandia, Seycelles, Portogallo, Spagna, Giappone, Italia, Svizzera.

Il racconto è quello della natura incontaminata, ma terribilmente fragile del nostro pianeta. Le fotografie di Francesco Bosso vogliono indurre alla consapevolezza, urgente e necessaria, di quanto sia fondamentale tutelare l’ambiente, e promuovere un cambiamento culturale soprattutto nell’uso responsabile delle risorse naturali. Tanti gli scatti nei quali l’acqua diviene elemento centrale della fotografia. Significativi quelli della Groenlandia, dove la fusione dei ghiacciai modifica costantemente lo scenario, e dove iceberg dalla forma di piramidi o di anatre che si baciano vengono intrappolati in un’istantanea che durerà in natura ancora poche settimane dal momento in cui viene scattata la foto. Fragile e delicata racconta ancora Bosso anche la natura della Papa Guinea, con la sua barriera corallina.

La potenza delle immagini viene esaltata dall’allestimento in cui isole di luce si alternano a zone di ombra profonda, un modo essenziale e funzionale di restituire allo spettatore quella condizione di attesa e stupore che il fotografo ha vissuto in prima persona davanti ai paesaggi mozzafiato che ha ritratto.

Filippo Maggia, curatore della mostra, commenta il lavoro dell’artista: “Bosso tende a spiazzare lo spettatore invitandolo al silenzio e alla contemplazione, ben distante dunque dalla necessità di colpire e aggredire che accomuna molta della produzione attuale caratterizzata da immagini che nascono per essere velocemente consumate e immediatamente rimpiazzate da altre.”

Il catalogo della mostra è edito daSilvana Editoriale e comprende contributi critici sul lavoro del fotografo e la riproduzione di tutte le opere esposte. foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso foto di mina grasso

foto di mina grasso

Il Museo di Capodimonte chiude la trilogia con la mostra “Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura”.

foto di mina grasso

foto di mina grasso

NAPOLI – In una trilogia che abbraccia due anni di mostre, 2019 e 2020, e che passa per le esposizioni di “Caravaggio. Napoli“, di “Vincenzo Gemito. dalla scultura al disegno“, il Museo di Capodimonte inaugura l’8 ottobre la sua terza mostra dal titolo “Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura” a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, su idea di Sylvain Bellenger Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e di Christophe Leribault, Direttore del Petit Palais di Parigi, e su progetto dello studio COR arquitectos (Cremascoli, Okumura, Rodriguez) con Flavia Chiavaroli, in collaborazione con l’Associazione Amici di Capodimonte onlus.

Una mostra – racconta il Direttore Sylvain Bellenger in conferenza stampa – che supera per completezza e grandiosità l’esposizione parigina del 2019 al Petit Palais nell’ambito della stagione napoletana della capitale francese. Molte le opere in prestito dalla generosa Spagna, racconta, da L’Assunzione della Vergine, alla Sacra Famiglia con l’infante, al San Giovanni Battista Sansone e il leone, tutte provenienti dal Museo del Prado, mentre dalle sale del Museo di Capodimonte vengono spostati in mostra i quadri di Apollo e Marsia, del San Gennaro intercede per la peste del 1656 presso la Vergine, Cristo e il Padre Eterno, del Cristo morto. Il sogno di Salomone; dal Museo di San Martino viene preso in prestito il San Sebastiano di Jusepe de Ribera; un Autoritratto del 1962 arriva dal Pio Monte della Misericordia. Nella bellissima sala centrale dedicata al San Michele Arcangelo troneggia un bellissimo olio della Chiesa dell’Ascensione a Chiaia che colloquia con la scultura in argento rame e oro di Lorenzo Vaccaro, proveniente dal Museo del Tesoro di San Gennaro.

Visionaria l’atmosfera della cappelletta Girolamini dell’artista Stefano Gargiulo e Kaos Produzioni che riporta il visitatore verso la città ricca delle opere affrescate dall’artista. Giordano trascorre gli ultimi anni di vita a Napoli, lavorando per la Certosa di San Martino e per le chiese dei Girolamini e di Donnaregina. Nella chiesa di Santa Brigida il suo corpo trova sepoltura nel 1705. In mostra vengono portati anche alcuni bozzetti, e viene documentato il rapporto tra Giordano e le ceramiche napoletane del suo tempo, attraverso gli studi di Lucia Arbace

La mostra in Sala Causa si snoda su dieci sezioni che riprendono l’atmosfera di antichi salotti seicenteschi, decorati da carta da parati dal motivo identico ma con sfumature di colore differenti sala per sala, con i toni del rosso, del bordeaux, del vinaccia, come tantestanze delle meraviglie: oltre novanta opere, molte delle quali provenienti da importanti musei e istituzioni estere (Louvre, Prado, Patrimonio Nacional, Fondazione Santamarca e molte altre) e italiane (Palazzo Abatellis, Pinacoteca nazionale di Bologna, Musei civili di Vicenza) e, in particolare, napoletane (Complesso dei Girolamini, Curia di Napoli, Museo e Certosa di San Martino, Museo Duca di Martina, Museo del Tesoro di San Gennaro, Pio Monte della Misericordia, Società italiana di Storia Patria e molti altri). L’allestimento prezioso vede pareti ricoperte da carta da parati e boiserie che simulano tappezzerie antiche e sono consumate dal tempo, e lo spazio allestitivo diviene stratigrafia del racconto espositivo“.

Napoletano di nascita, Giordano lavora a Firenze alla cappella Corsini nella Chiesa del Carmine, e a Palazzo Riccardi. Nel corso degli anni ’60 del Seicento la sua fama cresce nei domini spagnoli e nel 1694 si trasferisce alla corte di Madrid diventando capo dei pittori di corte. L’artista viene messo in dialogo con alcuni suoi maestri, compagni di strada e contemporanei primo fra tutti Jusepe de Ribera, ma anche Lanfranco, Pietro da Cortona, Mattia Preti, Micco Spadaro, Andrea e Lorenzo Vaccaro, Pacecco de Rosa, Giuseppe Recco, Giuseppe De Maria e altri. Ma Luca Giordano è soprattutto autore di alcuni dei fogli più strepitosi del ‘6oo ed ha dipinto, letteralmente, chilometri di affresco.

Doveroso il confronto con il Caravaggio nell’ambito di questa trilogia di mostre: Caravaggio procede dalla pittura alla natura; Giordano fa il percorso inverso. La Pittura gli interessa mille volte di piu!

La mostra è dedicata a Ferdinando Bologna. foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso foto di mina grasso

foto di mina grasso

foto d mina grasso

foto di mina grasso

foto di mina grasso foto di mina grasso

foto di mina grasso

Leonardo Scala, l’artigiano di Praiano Leonardo Scala

Si chiama Leonardo Scala, giovane artigiano di Praiano, che nel suo piccolo laboratorio panoramico, si dedica alla creazione di lame da barba, coltelli da caccia e da cucina arricchiti da fini incisioni e intarsi. La passione per la lavorazione dei coltelli è nata sin da quando Leonardo era piccolo e sono circa sei anni che si dedica con dedizione al lavoro delle lame. Anche i manici dei coltelli sono completamente lavorati a mano, i legni sono: carrubo, ebano, acero, radica di ulivo e di tuia di noce mentre le incisioni sono di carattere floreale. Leonardo si ispira al Barocco, al Gotico e all’art decò, ed è l’unico artigiano in Campania a dedicarsi a questa particolarissima lavorazione. Il suo marchio raffigura un ideogramma, lo “Zhog” che simboleggia il Drago Rosso che ha come significato “il centro”. In origine la sua bottega era una liuteria dove seguiva il padre nella lavorazione e nel restauro di strumenti musicali, anche questi lavorati interamente a mano ed anche lì avveniva l’intarsio sul legno. La lavorazioni di alcuni coltelli richiedi tempi molto lunghi (quasi un anno) per il tipo di intarsio e per la realizzazione dei manici; non basta soltanto affilare la lama, l’incisione è piuttosto complessa e l’ologramma viene inciso con l’aiuto di un elettro incisore ed acqua satura di sale. L’ultimo coltello in stile giapponese ha vinto il primo premio della prima edizione del Concorso Coltelli Amatoriali come miglior coltello in lama fissa, alla 6° Mostra del Coltello Costum di Livorno. Attualmente il giovane artigiano lavora in Francia dove si dedica ogni giorno con dedizione alla realizzazione di strumenti musicali. L’Artigianato della Costiera Amalfitana, è una perla preziosa per uno dei luoghi più suggestivi della Campania.

Grazia Di Michele, “Il tempio” da oggi on-line il video

Grazia Di Michele ripropone al pubblico una versione inedita di “Il tempio”, canzone già inserita da Rossana Casale nell’album “Alba argentina” nel 1993 e dalla stessa Grazia Di Michele nell’album “Naturale” del 2001. Il nuovo arrangiamento porta la firma del musicista Luciano Vaccariello. Per l’occasione l’attore e regista Gabriele Lazzaro ne ha tratto ispirazione per realizzare un videoclip musicale; una storia familiare dolorosa e claustrofobica, con protagonista lo stesso Lazzaro e un’intensa Mariella Valentini (“Palombella rossa” di Nanni Moretti) Mariella Valentini interpreta una madre prigioniera della negazione, una donna che non ha mai accettato di essere stata abbandonata dall’uomo che ama. Lazzaro è il figlio, oggi trentenne, tormentato dal disequilibrio familiare. Il giovane cerca in tutti i modi di salvare se stesso e la madre da quella prigione di isolamento. Al centro di questo dramma Grazia Di Michele, in veste di “coscienza dà voce al dolore dei rapporti simbiotici, spingendo il pubblico a riflettere su come le relazioni, non solo familiari, e le aspettative che vi attribuiamo, possano condizionarci e determinare il nostro destino. Il video, che vede per la prima volta sullo schermo il giovane Edoardo Müller, è valso al regista e attore Gabriele Lazzaro il Premio Testimonial Sorriso Diverso al Festival Internazionale del Film Corto Tulipani di seta nera 2020.

Gabriele Lazzaro (34 anni), attore e regista. In 14 anni di carriera fra cinema e tv ha lavorato, tra gli altri, col Premio Oscar Sophia Loren ed è stato diretto da Pupi Avati. A breve dirigerà a quattro mani con l’attore Massimiliano Varrese il corto fantasy “Senza sorelle”, con un cast di donne di primordine: Daniela Poggi, Viola Graziosi, Elisabetta De Palo e Giorgia Trasselli.

Credits: Autori: G. Di Michele – R. Casale Arrangiamento: Luciano Vaccariello Musiche eseguite da Luciano Vaccariello Violino e viola: M°Jacopo Bigi (registrazione presso Downtown Studios Pavia)

Video Credits: Soggetto e sceneggiatura: Gabriele Lazzaro Regia: Gabriele Lazzaro Cast: Grazia Di Michele, Mariella Valentini, Gabriele Lazzaro e con -per la prima volta sullo schermo- Edoardo Müller Direttore della fotografia: Brace Beltempo Montaggio: Luciano Vaccariello Costumi: Tina Monello Hair stylist e MU: Hair Studio Gorla Minore, Lia Parrucche Legnano, Follie Hairdresser Magenta Location: Villa Solbiati, Gorla Minore Scenografia: Creative Mö, Gorla Minore Backstage: Giada Renzo, Virginia Buomprisco Fotografo di scena: Dario Casazza Dj e produttori per un evento a Pozzuoli: Sabato la presentazione al Rione Terra

Sabato 5 settembre, alle ore 12:30, nella sala conferenze di Palazzo Migliaresi al Rione Terra di Pozzuoli si terrà la conferenza stampa di presentazione di “Our Origins” (le nostre origini), evento musicale organizzato dall’agenzia di management e comunicazione specializzata in servizi per dj e produttori, “The Grid”, in collaborazione con il Comune di Pozzuoli. Un progetto moderno che unisce musica, cultura e storia con un format dinamico e innovativo che riesce a superare le criticità e l’immobilismo del settore grazie all’utilizzo dei canali social della community e dello strumento della diretta web. Una buona opportunità per valorizzare il nostro patrimonio storico e archeologico grazie alle performance di artisti internazionali e del territorio. Alla conferenza stampa interverranno il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, l’assessore alla Cultura Stefania De Fraia, gli artisti James, Luis Rodriguez e Vursov, l’Art Director Gianluca Battimelli e il Community front man Carlo Di Giovanni.

Gabriella Rinaldi pubblica un nuovo singolo: “Amor y Vida”

E’ disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali, “Amor y Vida”, il nuovo singolo di Gabriella Rinaldi Feat. Essenze; un brano dal ritmo travolgente, in italiano e spagnolo, composto e realizzato durante il lockdown. Mood latino per un inno alla vita che attraverso la voce di Gabriella diventa pura energia; musica e testo si fondono nell’invito ad “Amare Perdutamente” senza timori né riserve, per continuare a cogliere quegli attimi di gioia che la vita ci offre ogni giorno.

Il brano, composto da Gabriella Rinaldi e Max Carola è nato come antidoto alla tristezza, quasi una ricetta per esorcizzare la paura dell’ignoto e vuole essere un messaggio di speranza e rinascita per questo nostro tempo così profondamente segnato dalla pandemia da Covid-19.

“Amor y Vida” vede il contributo delle belle voci di Giovanna Panza e Myriam Lattanzio e la collaborazione ai testi di Anna Mazza, che ha curato le parti in spagnolo. Insieme con Gabriella sono le protagoniste del progetto artistico teatrale “Essenze”.

Oltre alle “Essenze” ed ai protagonisti del brano tra cui il percussionista Giovanni Imparato nel primo video di AMOR y VIDA in uscita il 13 luglio ci sono Maurizio Capone, Eleviole?, Simona Boo, Antony Hequet, Nadine Rennert, Dominga Andrias, Gabriella Pascale, Maria Cinzia Mirabella, Ciro Mattei, Agnese Valle, Raffaella H. Traettino, Marco Gesualdi, Maria e Carlo Tritto, Rosanna Iannacone, Marco Puglia e molti altri che scopriremo man mano.

Gabriella destinerà parte dei suoi proventi di autrice per la ricerca delle cure e del vaccino Anti-covid19 all’Ospedale Cotugno di Napoli e al COVID-19 Fundraiser delle Nazioni Unite.

Il brano è prodotto da Gabriella Rinaldi e Max Carola x Maxsound.

Gabriella Rinaldi è cantante, autrice, compositrice e music producer.

Gabriella Rinaldi debutta nella seconda metà degli anni 80 con gli “Zooming on the Zoo”, storico gruppo della Vesuwave napoletana, firmando con la storica etichetta Casablanca/Polydor. Segue nell’89 l’album “Zoo…logic”.

E’ la voce di “Estrellita” nel brano dei Panoramics realizzato per la colonna sonora del film di debutto Mario Martone. Il brano nella versione remix entra nelle classiche di Billboard America.

E’ la voce e l’anima di “Hondy“ un progetto artistico nato dalla collaborazione con i futuri Planet Funk, che negli ’90 ha scalato le classifiche internazionali entrando nelle top10 europee, in UK e su MTV con il brano “No Access”.

Si dedica alla radio e conduce vari programmi per RadioRAI, Rai International e Kiss Kiss Network. Ha curato in veste di interprete, autrice e produttrice diversi progetti come: Voxtwisters, In*Canto, Alia e dal 2014 INNESTO, con brani distribuiti e licenziati in tutto il mondo.

Nel 2000 lancia il suo network/metodo di didattica del canto “VOCE & CANTO”. Crea le edizioni musicali NON PLUS ULTRA. Progetta una propria linea di gioielli “Aliatica”.

Nel 2015 nasce il progetto culturale NA>DOP – Napolidaorainpoi: suoni, storie e visioni attraverso lo sguardo femminile per cui pubblica e produce diverse compilation tra cui “Di voce in Canto” Vol 1, “Canti di Natale dal mondo” e infine nel 2019 “ Del Femminil Sentire”.

Crea e conduce con Alfredo D’agnese il Podcast “Le 1000 Voci di Partenope” viaggio nell’universo musicale al femminile.

E’ ideatrice, curatrice e direttore artistico di numerose manifestazioni e rassegne tra cui: ”Le Voci & il gusto”, “Capua Festival – Del Femminil Sentire” e nel 2020 “Intrecci”.

Collabora stabilmente con Max Carola, Producer, Sound Engineer, Chitarrista e Arrangiatore.

Gabriella Rinaldi: Voce Max Carola: chitarra, tastiere, fiati, computer programming, arrangiamenti Giovanni Imparato: percussioni e voce Giovanna Panza: Voce e cori Myriam Lattanzio: Voce e cori Marco Puglia, Massimo Mollo, Gabriella Rinaldi: Background Vocals Etichetta Maxsound Records Registrato e Missato da Max Carola e Gabriella Rinaldi nel 2020 presso “Belcanto” (NA) e “Il Glicine-99 Scalini” Seiano (NA) durante il Lockdown. www.gabriellarinaldi.com Facebook: https://www.facebook.com/gabriella.rinaldi.vox Twitter: @voceecanto Instagram: @innesto16 Spotify: https://open.spotify.com/album/3nAtGYxWIp2ivlJxnMNTjh?si=Cr7fP k-PQQWigwOlhpxPiQ YouTube: https://www.youtube.com/results?search_query=Gabriella+Rinaldi Tumblr: innesto.tumblr.com

Cilento: A Valle dell’Angelo, riprende Progetto il “Week end al Borgo”

Il Progetto “la Valorizzazione della Millenaria Fiera della Croce di Stio ed.51ma”, con la direzione artistica di Lillo De Marco cofinanziato dalla regione Campania, coinvolge ben sei comuni del Cilento interno [Campora, Gioi, Orria, Perito Stio e Valle dell’Angelo] e intende proporsi come evento che, attraverso la fusione di itinerari, cultura e spettacoli, accoglienza diffusa, natura, enogastronomia e cultura, rievoca le forme artistiche e gli aspetti tipici e caratterizzanti dei luoghi che hanno subito l’influenza del “crocevia” che nei secoli ha rappresentato la Fiera della Croce. Dopo il “lockdown”, scaturito dall’emergenza sanitaria, il progetto culturale e di valorizzazione dell’alto Cilento riparte con slancio! Con la realizzazione degli eventi, originariamente previsti nella primavera scorsa ma sospesi a causa della pandemia mondiale; riprendono le attività promozionali con la prima sezione denominata “WEEK END AL BORGO”, progetto fortemente voluto dal sindaco Salvatore Iannuzzi. Nello scenario incantato dell’antico borgo di Valle dell’Angelo, il paese meno popoloso di tutta la regione Campania, si potranno degustare i piatti tipici del luogo come i “parmarieddi”, piatto disponibile nei ristoranti e locande del paese. I famosi gnocchetti a quattro dita, la cui forma evoca la foglia dell’ulivo, venivano consumati in occasione della domenica delle Palme. Fatti a mano con grani antichi e auto prodotti, in un formato di pasta speciale, è un piatto unico che conserva le impronte energiche del palmo delle donne che li cavano. Durante il giorno sarà possibile godere degli ambienti naturali che offre Valle Dell’ANgelo. Luoghi che hanno un potere rigenerativo e sono di grande bellezze paesaggistica che per troppo tempo sono state nascoste ma che oggi diventano un forziere da aprire ai turisti. Per chi è alla ricerca del “green” e della tranquillità, peculiarità esclusive dei borghi rurali, e per gli escursionisti e amanti del trekking, c’è la possibilità di fare visite guidate alla Grotta dell’Angelo, le Gole del Festolaro, la Grava di Vesalo, il villaggio rurale di Pruno e la Chiesa di S. Barbato. I riflettori serali si accenderanno all’anfiteatro comunale di VALLE DELL’ANGELO dove sono previsti due spettacoli musicali: Domenica 2 agosto di scena il Maestro ESPEDITO DE MARINO. Lo storico chitarrista per anni al fianco di Roberto Murolo si esibirà in “Incanto napoletano”. Venerdi 7 agosto si esibirà l’OSCAR MOVIES ENSEMBLE con lo spettacolo “Un tango para Maria”. L’opera è prodotta dagli Artisti Cilentani Associati. Il maestro Espedito De Marino, per ben 18 anni è stato il fidato chitarrista di Roberto Murolo, affiancato da tre giovani e talentuosi musicisti, proporrà un viaggio musicale nel vasto mondo della musica napoletana storica e moderna, senza tralasciare i grandi cantautori italiani. Il secondo spettacolo è una rielaborazione in forma di recital-concerto dell’Oscar Movies Ensamble artisti che fanno parte del collettivo Artisti cilentani associati. Lo spettacolo racconta il Tango attraverso i versi più celebri dei grandi poeti latino- americani: Lorca, Neruda, Borges. Sulle note suadenti del miglior tango di Piazzolla, Gardel, Troilo e Villoldo verranno reinventate, come per magia, le notti di Evaristo Carriego. Uno spettacolo che attraverso la sensualità, l’aura di mistero e la tormentata nostalgia immergerà il pubblico nelle appassionate e suggestive atmosfere della vecchia e nuova Buenos Aires. L’ensamble è un sestetto formato da Mauro Navarra (flauto), Alessandro Marino (violino), Edoardo Caiazza (viola), Maurizio Mautone (chitarra), Ezio Testa (Fisarmonica), Giovanna D’Amato (violoncello) e la cantante attrice Alina Di Polito (voce). L’orario degli spettacoli è alle ore 21.00 e sono ad ingresso gratuito nel rispetto del protocollo anti covid.L’ ingresso del pubblico all’area destinata agli spettacoli avviene al massimo entro 20 minuti prima dell’inizio. È consigliabile arrivare con largo anticipo per evitare file e assembramenti per l’accesso contingentato, con misurazione della temperatura, acquisizione da parte degli organizzatori dei nominativi e dei recapiti del pubblico e l’assegnazione del posto.

Possibilità di prenotazione del posto al n.333/8267216

Altre info https://www.facebook.com/Gioiturismo https://www.facebook.com/lamillenariafieradellacrocedistio http://www.comune.valledellangelo.sa.it/