Grazia Di Michele, “Il Tempio” Da Oggi On-Line Il Video,Dj E Produttori Per Un Evento a Pozzuoli: Sabato La
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Collezioni da ascoltare: la Collezione MAXXI Arte raccontata da cinque voci straordinarie. A partire da oggi, domenica 15 novembre prende il via la seconda edizione del progetto Collezione da ascoltare per un MAXXI ancora più accessibile, inclusivo, accogliente. Il progetto consiste in cinque audiodescrizioni di altrettante opere tra le più significative della Collezione MAXXI Arte, raccontate da quattro attori e una scrittrice che hanno prestato le loro voci. Per 5 settimane ogni domenica alle 12.30, il palinsesto online del MAXXI #nonfermiamoleidee si arricchisce dunque, di un nuovo contenuto. Sonia Bergamasco, Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Luigi Lo Cascio, Michela Murgia: cinque voci straordinarie per cinque tra le opere più iconiche della Collezione MAXXI: e così sia… di Bruna Esposito, Plegaria Muda di Doris Salcedo, The Emancipation Approximation di Kara Walker, Inventory. The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini (esposta nella mostra REAL_ITALY) e Senza titolo di Maria Lai. Le audiodescrizioni pensate per e con le persone cieche, sono anche uno strumento per tutti, per approfondire contenuti su artisti e opere, cogliendone la “fisicità” e percependole anche con gli occhi chiusi. I testi delle 5 letture redatti da Sofia Bilotta, responsabile dell’Ufficio Public Engagement del MAXXI, in collaborazione con Rosella Frittelli e Luciano Pulerà, partecipanti non vedenti ai programmi di P.E. del MAXXI – ricostruiscono la forma e le tecniche delle opere ma anche le sensazioni provate nell’esplorarle tattilmente. Bruna Esposito, E Cosi Sia…, MAXXI, © Luis do Rosario Oggi è stato raccontata l’opera e così sia… un grande mandala di Bruna Esposito realizzato con semi e legumi dall’artista insieme ai suoi assistenti, con un paziente lavoro durato tre mesi. Il mandala ha le sembianze di una svastica con i bracci uncinati rivolti a sinistra, recuperando così la forma e il significato originari, simbolo solare positivo e propiziatorio. Ogni braccio è dedicato a uno dei quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco, e presenta disegni, semi e colori diversi. Scopriamo così lingue di fuoco di fagioli rossi e lenticchie, ali di farfalla di grigi semi di chia, ali di gabbiano di favino nero, collane di borlotti bianchi. Con la sua voce, Sonia Bergamasco restituisce la fisicità dell’opera, creando un paesaggio sonoro che è un inno alla natura. L’evento presegue domenica 22 novembre con Luca Zingaretti che descriverà Plegaria Muda di Doris Salcedo, opera potente e dolorosa dedicata alle vittime senza nome di morti violente e ispirate a un fatto accaduto nel 2010 in Colombia: la scoperta di fosse comuni con i cadaveri di migliaia di civili falsamente accusati di essere guerriglieri. Una serie di tavoli di legno – disposti in modo irregolare, uno sull’altro, quello sopra capovolto, separati da uno strato di terra umida – occupa lo spazio, evocando l’immagine di un cimitero. Salcedo, plasmando ogni singola scultura, con queste sepolture simboliche restituisce alle vittime la loro unicità. La sua, la nostra preghiera muta rompe il silenzio dell’omertà ed elabora il dolore. Tra le assi dei tavoli rovesciati spuntano fili d’erba, simbolo di resistenza e speranza: nonostante tutto, anche in condizioni difficili, può vincere la vita Per domenca 29 novembre, l’appuntamento è conIsabella Ragonese che ci racconta The Emancipation Approximation di Kara Walker. Il titolo è un’ironica citazione dell’Emacipation Proclamation con cui Lincoln abolì la schiavitù nel 1863. In questo lavoro, infatti, l’artista afroamericana mette a nudo stereotipi razzisti e sessisti oggi più che mai vivi nella cultura americana. L’opera è un lungo fregio ccomposto da 134 silhouette di uomini, donne, bambini, animali, quasi a grandezza naturale, bianche nere e grigie disposte a contrasto sulla parete. Sembra di essere dentro un teatro di ombre, ma nascoste nei dettagli delle sagome si riconoscono scene di sesso e violenza e, sotto le apparenze raffinate e grazione delle silhouette che richiamano porcellane e cammei, l’umanità ritratta da Walker non ha pace né pietà. Margherita Moscardini, Inventory, @Gianfranco Fortuna Il 6 dicembre Luigi Lo Cascio esplora il lavoro Inventory. The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini. La scultura è il modello a grandezza naturale in resina terra e sabbia di una delle 61 fontane che l’artista ha mappato nei cortili del campo profughi di Za’atari, in Giordania, ai confini con la Siria che, con i suoi 76mila abitanti, è il secondo più grande al mondo. La sabbia viene da lì. Le fontane sono state costruite con materiali di risulta dai profughi, rievocando la casa tradizionale araba con cortile e fontana al centro, per affermare così il loro diritto all’identità. I progetti delle fontanne mappate e disegnate da Moscardini sono in vendita: il ricavato va ai rifugiati che le hanno costruite. L’arte può scegliere di rappresentare il mondo, ma anche di cambiarlo. Infine il 13 dicembre Michela Murgia ci accompagnerà tra i fili, i nodi, le cuciture di Senza titolo di Maria Lai, una tra gli artisti più significativi della Sardegna, che ha avuto una lunghissima vita dedicata all’arte tessile. Una grande tela di cotone ruvido che sembra un lenzuolo di antichi letti è appesa alla parete. Su di essa sono cucite 35 pezze di stoffa che sembrano pagine di libri aperti, dove le parole sono sostituite da cuciture orizzontali di filo nero, a volte spesse, o sottili, o fitte, o rade per lasciare il posto ai margini bianchi. Nel vuoto di parole, le materie, le forme e i segni parlano. I fili irrequieti che si ingarbugliano ci suggeriscono immagini e storie che Maria Lai ci invita a leggere con la fantasia, come sua nonna faceva con lei bambina. Bruna Esposito, E Cosi Sia…, MAXXI, ©Luis do Rosario Maria Lai, SenzaTitolo, @Giorgio Benni, Archivio Maria Lai by Siae 2020 Kara Walker, The Emancipation Approximation Doris Salcedo, Plegaria Muda, @Patrizia Tocci Margherita Moscardini, Inventory, @Gianfranco Fortuna IsabellaRagonese @Dirk Vogel Michela Murgia Sonia Bergamasco @Jacopo Brogioni Nettuno, la colatura di alici di Cetara Cetara, piccolo borgo della Costiera Amalfitana, è conosciuta in tutto il mondo grazie alla fabbrica “Nettuno” che da decenni si occupa della famosa e squisita colatura di alici. L’Azienda fu fondata nel 1950 da Raffaele Giordano a Cetara. In principio l’attività principale era la trasformazione dei prodotti ittici e ortofrutticoli. Attualmente l’azienda è gestita dai figli del fondatore: Vincenzo e Giulio Giordano, che portano avanti con passione la tradizione di famiglia. La produzione del tonno e delle alici è sempre legata al pescato locale, i prodotti sono interamente lavorati a mano per conservare e offrire i veri sapori di Cetara. Giulio Giordano organizza corsi per la lavorazione della colatura di alici, proprio per portare avanti quella tradizione del luogo che lo contraddistingue da tante altre fabbriche di produzione. Il pesce viene pescato nel periodo che va dal 25 marzo, corrispondente alla festa dell’Annunciazione, fino al 22 luglio. Alle sei del mattino è portato in fabbrica, viene messo in un grosso contenitore con del sale per ventiquattro ore per tirar fuori tutta l’acqua dall’alice e poi si dà inizio alla salatura. Un paesino di 2.000 abitanti con una storia di fatica e di povertà, poi, a metà degli anni novanta, le umili alici e la loro colatura hanno fatto il miracolo: è divenuto il simbolo della cucina moderna, tutte osterie del borgo e i ristoranti hanno iniziato ad utilizzarla sui loro piatti. Diverse aziende che producono filetti inscatolati utilizzano alici di provenienza albanese o greca, ma nel caso di Nettuno e delle altre aziende cetaresi, il pesce proviene esclusivamente dal golfo di Salerno. “Il Cupolone di Positano” di Valentino Esposito Nella bellissima cornice della Costiera Amalfitana, tra i territori campani più affascinanti ed amati in tutto il mondo, si sprigionano aromi inconfondibili dai prodotti agricoli locali e in particolare a Positano, dove l’azienda “VALENTÌ” propone una gamma di prodotti artigianali: dai liquori alle marmellate, e dalle caramelle al panettone. L’azienda prende il nome dal suo proprietario: Valentino Esposito, che sin da bambino ha ereditato da suo padre la passione per la lavorazione dei prodotti tipici della costiera come i limoni e gli altri agrumi. All’interno del negozio c’è un piccolo laboratorio, dove ogni turista ha la possibilità di vedere dal vivo la produzione artigianale di squisite confetture e del limoncello, secondo un processo che richiama le antiche tradizioni contadine. Valentino si dedica con passione alla ricerca di nuovi sapori da proporre sul mercato, una passione per creare prodotti di alta qualità. Le sue produzioni agricole hanno sempre riscosso gran successo alle fiere di settore. La prima sede di “VALENTÌ” ha origine a Praiano e poi dopo a Positano, lungo la strada che dà a picco sul mare. Quando sono entrata nel suo negozio, Valentino e la sua famiglia mi hanno accolta con una cordialità e un’ospitalità da farmi sentire a casa, mi ha raccontato un po’ della sua storia e della sua famiglia. Una scena di particolare rilevanza nella sua vita è quando sua figlia, un giorno tornando da scuola, gli portò un disegno fatto da lei, un disegno dai colori pastello in cui è raffigurata Positano (dove ha come seconda sede il suo negozio); ciò lo colpì profondamente e così decise di stampare la giovane opera sulle confezioni del “Cupolone di Positano“, un dolce simile ad un panettone creato in onore di Positano, la lavorazion è artigianale ed’è farcito con le creme al limone e il limoncello di Praiano. Sono questi piccoli gesti che spingono a sostenere un’impresa totalmente Made in Italy che, seguendo le tradizioni, ha reso un prodotto unico e inconfondibile in tutto il mondo. Il marchio “VALENTÌ” racchiude la storia di un territorio, di un uomo in grado di creare prodotti di eccellenza grazie all’amore per la sua terra.