- 1 - dott. luigi cavalli - geologo - 15048 (al) - via raffaello 9 tel. uff. (0131) 952227 - tel. abit. (0131) 947931 Studio di geologia applicata ------c.f.: CVL LGU 40C10 A182B - p. i.v.a. 00481220069

Regione Piemonte

Comune di Castellazzo

RELAZIONE GEOLOGICO-TECNICA RIGUARDANTE LO STUDIO DELLE CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE ED IDROLOGICHE DEL TERRITORIO COMUNALE, NONCHEʼ DELLE AREE INTERESSATE DA NUOVI INSEDIAMENTI RESIDENZIALI, PRODUTTIVI, AMBIENTALI E DA OPERE PUBBLICHE DI PARTICOLARE IMPORTANZA PREVISTE DALLA 2ª VARIANTE DI P.R.G.I.

Valenza, li maggio 1998

Geol. Luigi Cavalli

- 2 -

INDICE

1. Premessa...... pag. 4

2. Metodologia del lavoro...... pag. 5

3. Il territorio...... pag. 7

4. Inquadramento geologico generale ...... pag. 8

4.1 Geologia locale del territorio...... pag. 8

4.2 Le formazioni geologiche affioranti ...... pag. 10

4.2.1 Fluviale antico...... pag. 10

4.2.2 Fluviale medio...... pag. 11

4.2.3 Fluviale recente ...... pag. 12

4.2.4 Alluvioni postglaciali...... pag. 13

4.2.5 Alluvioni recenti...... pag. 14

4.2.6 Alluvioni attuali...... pag. 14

5. Idrografia di superficie...... pag. 15

5.1 Fiume Bormida ...... pag. 19

5.2 Torrente ...... pag. 23

5.3 Il reticolato minore ...... pag. 26

5.3.1 Canale Carlo Alberto ...... pag. 26

5.3.2 Rio Baldovara ...... pag. 27

5.3.3 Rio Ghisone ...... pag. 28

5.3.4 Rio di C.na Oddone ...... pag. 28

5.3.5 Rio Baraccone- ...... pag. 29

5.3.6 Rio di C.na Marietta ...... pag. 30

- 3 - 5.3.7 Rio della Fame...... pag. 30

5.3.8 Rio Trinità ...... pag. 31

5.3.9 Rio Rossavino...... pag. 33

5.3.10 Rio Vallara - Orbicella - Rasio ...... pag. 33

5.3.11 Rio dellʼAcqua...... pag. 34

5.4 Considerazioni conclusive sullʼidrografia...... pag. 35

6. I nuovi elaborati della Variante...... pag. 37

6.1 Carta geologico-strutturale ...... pag. 37

6.2 Carta geoidrologica ...... pag. 37

6.3 Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale ...... pag. 38

6.4 Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica ...... pag. 39

7. Aree di nuova espansione previste dalla Variante...... pag. 43

7.1 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo...... pag. 43

7.2 Aree libere per nuove edificazioni di tipo C ...... pag. 50

7.3 Aree libere di tipo D2 a Strumento Urbanistico Esecutivo ...... pag. 60

7.4 Aree libere di tipo D2 ...... pag. 62

7.5 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo a recupero ambientale...... pag. 65

7.6 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo per attività estrattive e recupero ambientale...... pag. 66

7.7 Aree produttive di lavorazione di materiali inerti...... pag. 68

7.8 Aziende agricole di particolare rilevanza produttiva inserite nella Fascia A di cui al P.S.F.F...... pag. 69

7.9 Opere pubbliche di particolare importanza...... pag. 70

- 4 - 8.Conclusioni ...... pag. 72

1. Premessa

La Variante al P.R.G.I. del Comune di , facente parte dellʼex Consorzio Urbanistico tra i Comuni di Casalcermelli, , , Borgoratto, , e , prevede numerose aree destinate a nuovi insediamenti residenziali, produttivi, industriali nonché di recupero ambientale e diverse Opere pubbliche di particolare importanza, in relazione alle prospettive di sviluppo ipotizzate dallo Strumento Urbanistico.

Per queste aree è richiesta, come ulteriore Allegato tecnico in conformità all'art. 14 della L.R.. 5/12/1977 n.56, la relazione geologico-tecnica con la quale siano evidenziate le caratteristiche dei terreni interessati dai nuovi insediamenti, quali accorgimenti siano da adottare in sede preventiva per le nuove opere e quindi, in ultima analisi, accertare che le aree scelte e incluse dagli Estensori della Variante di P.R.G.I. siano idonee, dal punto di vista geologico-tecnico, ad essere sede di quanto previsto.

Esse sono state oggetto di indagini particolareggiate per le quali sono stati tenuti presenti i risultati delle ricerche con cui il territorio dellʼex Consorzio Urbanistico é stato a suo tempo rappresentato con le diverse “Carte Tematiche” approntate per il P.R.G.I. originario e le successive Varianti (Carta Geolitologica, Carta delle acclività, Carta della gerarchizzazione idrografica e dellʼidrografia di superficie, Carta dei dissesti idrogeologici e delle esondazioni, Carta di stabilità o di sintesi, in scala 1:25.000), suddividendo il territorio stesso in classi a diverso rischio idrogeologico.

In particolare i risultati delle indagini evidenziati nella precedente "Carta di stabilità o di sintesi", sono stati molto utili per le scelte di sviluppo e di indirizzo, per cui oggi risulta in gran parte facilitato l'esame delle singole aree di nuova espansione previste dagli Amministratori comunali.

Nel mese di maggio dellʼanno 1996 erano state portate a termine le indagini richieste dalla Normativa vigente, con la elaborazione della “Relazione geologico- tecnica” riguardante lo studio delle aree interessate da nuovi insediamenti residenziali, produttivi e ambientali nonché da Opere pubbliche di particolare importanza previsti dalla 2ª Variante di P.R.G.I. iniziata nellʼanno 1995.

Tali indagini sono state sottoposte allʼesame del Servizio Geologico Regionale il quale, con il parere prot. n.9799/96-3100/97 del 23/06/1997, ha richiesto lo stralcio di alcune aree nonché diverse integrazioni alla stessa relazione geologico-tecnica, secondo gli orientamenti generali della nuova Circolare del Presidente della Giunta Regionale n.7 LAP del 6/05/96, nel frattempo pubblicata, e le indicazioni del del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali individuate dallʼAutorità di Bacino del Fiume (Legge 18/5/1989 n.183). - 5 -

Ciò ha comportato la revisione delle più importanti Carte Tematiche in scala 1:10.000 e la stesura della presente relazione.

2. Metodologia del lavoro

Le aree prescelte per i nuovi insediamenti pubblici e privati sono state dunque oggetto di analisi particolareggiate per le quali, oltre ai rilievi diretti di cui si è già parlato, sono state utilizzate anche le fotografie aeree dalle quali é stata derivata lʼortofotocarta della nuova Carta Tecnica Regionale di tutto il territorio.

Su questa base topografica é stato rielaborato inoltre il rilievo geologico ex novo di tutto il territorio comunale in scala 1:10.000, evidenziando con maggior precisione i limiti stratigrafici tra le varie formazioni.

I principali parametri fisici esaminati per le aree di nuovo intervento nonché per le zone industriali e produttive sia nel Concentrico che nei vari agglomerati sono stati i seguenti:

- formazioni geologiche affioranti;

- giacitura degli strati;

- potenza presunta del suolo agrario;

- drenaggio;

- soggiacenza della falda;

- caratteristiche geotecniche dei terreni affioranti;

- rischi di esondabilità.

Pur essendo di fronte a previsioni di carattere urbanistico generale sono stati utilizzati i risultati di numerose indagini geotecniche ed idrogeologiche effettuate negli ultimi anni nella zona, con il supporto di accertamenti diretti in aree di scavo attualmente esistenti o limitrofe alle zone dei nuovi interventi.

- 6 -

In particolare, negli anni scorsi sono state effettuate numerose prospezioni geoelettriche per la progettazione del nuovo pozzo dellʼAcquedotto Comunale (profondo 150 m) nonché ulteriori indagini idrogeologiche per la determinazione delle fasce di rispetto di tutti i pozzi dello stesso Acquedotto, mentre in molte zone del territorio sono state effettuate in passato prospezioni penetrometriche per la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo in previsione di nuove edificazioni e tali dati sono stati utilizzati per lʼelaborazione della “Carta Litotecnica” in scala 1:5000 anchʼessa allegata.

Ulteriore ed importante scopo della presente relazione è stato quindi quello di ottemperare a quanto stabilito dal D.M. 11/3/1988 (Supplemento ordinario alla G.U. n.127 del 1 giugno 1988) , avente per oggetto le "Indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione" nonché dalla Circolare del Presidente della Giunta Regionale del Piemonte del 18 luglio 1989 n.16/URE, la quale richiama la necessità di adeguate conoscenze, dal punto di vista geologico- tecnico delle aree scelte per i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.

Appare dunque chiaro come la presente relazione si prefigga di fornire al Comune di Castellazzo Bormida la traccia per la corretta interpretazione sia per le prescrizioni previste dalle disposizioni legislative appena citate, sia per quelle proposte dalla relazione sulle caratteristiche geomorfologiche ed idrologiche di tutto il territorio.

Come già accennato, sono state perciò approntante nuove Carte Tematiche le quali integrano ed in parte sostituiscono le precedenti allegate al P.R.G.I. originario secondo le nuove disposizioni della Circolare del Presidente della Giunta Regionale n.7 LAP, approvata in data 6/05/1996 ed avente per oggetto le specifiche tecniche per lʼelaborazione degli studi geologici a supporto degli Strumenti urbanistici, riesaminando la situazione attuale del territorio comunale alla luce degli eventi alluvionali che hanno colpito la pianura alessandrina nellʼautunno del 1994, aggiornando così la “Carta geologico-strutturale”, ed elaborando la nuova “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” secondo quanto prescritto dalla succitata Circolare, portando a termine infine nuovi elaborati quali la “Carta Geoidrologica” e la “Carta della dinamica fluviale e del censimento delle opere idrauliche” anchʼessi in scala 1:10.000.

- 7 -

3. Il territorio

Il Comune di Castellazzo Bormida si estende su una superficie di 45,19 Km2, pari a 4.519 Ha, ed é ubicato nella pianura alessandrina in corrispondenza della confluenza tra il fiume Bormida ed il torrente Orba.

Il lineamento orografico del territorio comunale é quindi caratterizzato dalla presenza di tali corsi dʼacqua i quali scorrono da Sud verso Nord, con una morfologia praticamente pianeggiante e soltanto localmente incisa da successioni di terrazzi legati alle alterne fasi di divagazione degli stessi fiumi.

La quota più depressa (93 m s.l.m.) é posta in corrispondenza dellʼuscita del fiume Bormida dal territorio comunale nei pressi di C.na Pulcianetta, mentre quella più elevata (circa 123 m s.l.m.) si trova allʼestremità meridionale del territorio in corrispondenza dellʼabitato di Fontanasse.

Il territorio comunale é raffigurato in diverse Cartografie ufficiali, e precisamente:

- F. 70 “” della Carta dʼItalia I.G.M. in scala 1:100.000;

- F. 70 “Alessandria” della Carta Geologica dʼItalia in scala 1:100.000;

- Tavolette: IV SO “Castellazzo Bormida”; IV SE “Alessandria”, III NE “Bosco ”; III NO “Sezzadio” in scala 1:25.000;

- Sezioni n.176110 “Cantalupo”, n.176120 “Alessandria Sud”, n.176150 “Castellazzo Bormida”, n.176160 “Casalcermelli” e n.194040 “Predosa” della Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) in scala 1:10.000, agg. 1991

La Sede comunale presenta la seguente localizzazione:

- Coordinate chilometriche U.T.M.: 32TMQ66686606

- Coordinate geografiche: 44° 50ʼ 41ʼʼ, lat.Nord; 3° 52ʼ 04ʼʼ, long. Ovest da Monte Mario

- 8 -

4. Inquadramento geologico generale

Il territorio in esame fa parte della pianura alessandrina, la quale é costituita da depositi alluvionali sovrastanti un substrato la cui sommità é conformata a bacino allungato in senso SudEst-NordOvest e separato dalla più vasta pianura padana dalla soglia sepolta che collega i rilievi di e con le colline tortonesi.

Prendendo in esame il substrato nel suo complesso, si nota un forte ispessimento dei sedimenti più antichi (pliocenici) al centro della pianura stessa, indice di una forte subsidenza che si é instaurata nel territorio e che é proseguita fino al Quaternario antico.

I terreni della serie terziaria sono stati intercettati dalle numerose perforazioni effettuate per i pozzi profondi per acqua, sia a scopo irriguo che potabile, ed é appunto mediante tale osservazione che si é potuto ricostruire lʼandamento così documentato dei terreni formanti il substrato stesso.

Questi brevi accenni di geologia regionale servono per inquadrare il problema della evoluzione di questa parte del territorio alessandrino in un più ampio contesto geografico e geologico, al fine di studiare più in dettaglio le singole formazioni affioranti nellʼambito dei confini amministrativi del Comune di Castellazzo B..

La terminologia adottata é quella riportata dal Foglio n.70 Alessandria della Carta Geologica dʼItalia, per cui, a partire dalle più antiche alle più recenti, si descrivono singolarmente le formazioni geologiche per una più utile lettura della “Carta geologico-strutturale”.

4.1 Geologia locale del territorio

La morfologia della pianura in esame é stata condizionata sia dalla struttura del substrato prequaternario che dal comportamento idrologico dei vari corsi dʼacqua, sia quelli maggiori che tutto il reticolato minore.

In relazione alla struttura del substrato appare evidente la convergenza delle pendenze del piano di campagna verso la zona di Alessandria a quote ancora più basse, dove si colloca un basso strutturale.

- 9 -

Allʼattività dei corsi dʼacqua appaiono invece legate le numerose discontinuità con i relativi terrazzamenti che interessano i vari ripiani morfologici, i quali sono stati prodotti soprattutto dalle migrazioni laterali degli alvei lungo le generatrici dei conoidi. Le scarpate risultanti dai fenomeni di terrazzamento sono molto più pronunciate nelle formazioni alluvionali più antiche e tendono gradualmente ad attenuarsi fino a scomparire nelle zone centrali della pianura.

Si tratta quindi di scarpate di terrazzi convergenti, nei quali il ripiano superiore risulta sempre più inclinato di quello inferiore, a causa del successivo processo di alluvionamento. A titolo esemplificativo a Castellazzo B.da si riscontrano pendenze medie soltanto dello 0,40 %.

La citata convergenza delle varie antiche superfici verso il centro della pianura, assume un notevole significato idrogeologico, in quanto consente la conservazione di sedimenti più antichi sotto ad altri più recenti, con il risultato di trovare al centro della pianura acquiferi salienti assai estesi, come quello recentemente intercettato con la perforazione del nuovo pozzo dellʼAcquedotto comunale di cui si é fatto cenno, le cui zone di alimentazione sono da ricercarsi nelle fasce pedemontane.

Alla prevalenza di zone pianeggianti nella parte settentrionale del territorio, a causa di fenomeni di alluvionamento progressivo ed avvenuti in tempi più recenti seppellendo conoidi più antichi, fanno dunque riscontro aree in cui la morfologia si fa più mossa al limite meridionale della zona, senza però mai dare luogo a forme aspre del paesaggio e dove alla sommità dei terrazzi si notano ancora superfici poco incise.

Come già accennato il territorio di Castellazzo fa parte della più ampia struttura tettonica conosciuta con il nome di “Bacino Terziario Ligure Piemontese” il cui centro presso Alessandria rappresenta il punto più depresso, testimoniato dalla serie molto potente dei sedimenti pliocenici.

Naturalmente tutte le altre formazioni sovrastanti presentano una costante pendenza degli strati verso Nord-NordEst, sia per la disposizione delle rocce del substrato, sia perché esse costituiscono in buona parte resti di grandi conoidi di deposizione lasciati dai corsi dʼacqua ormai estinti ed attivi durante lʼultima fase interglaciale.

Tutte le formazioni alluvionali quaternarie si presentano quindi in regolare successione stratigrafica e senza alcuna lacuna; ciò é ormai noto con certezza in quanto, esaminando numerose stratigrafie relative ai pozzi profondi perforati nella zona da molti decenni, é stato possibile ricostruire con buona approssimazione la reale successione stratigrafia locale che rispecchia chiaramente il colmamento di un antico bacino marino evoluto lentamente a lacustre ed infine, soltanto in tempi storici, definitivamente colmato.

- 10 -

Ciò é anche testimoniato chiaramente dalla sezione geologica riportata in calce al “Foglio n.70, Alessandria” della Carta geologica dʼItalia, fornita dallʼA.G.I.P. su interpretazione di due pozzi profondi per ricerche di idrocarburi terebrati a (1.354 m di profondità) ed a (1.716 m di profondità).

4.2 Le formazioni geologiche affioranti

La formazione è lʼunità litostratigrafica fondamentale utilizzata dallʼattuale Carta Geologica dʼItalia in scala 1:100.000 ed é definita come un “corpo roccioso caratterizzato da una particolare composizione litologica, cartografabile e distinto dalle unità circostanti”. Le verifiche effettuate sul terreno non mostrano sensibili difformità rispetto alla cartografia ufficiale, per cui nei paragrafi seguenti verranno descritte, come già accennato, le formazioni geologiche affioranti nellʼarea in esame, seguendo la terminologia riportata nella legenda del Foglio n.70 “Alessandria” della citata Carta Geologica dʼItalia.

La descrizione formazionale è stata ordinata in base allʼetà, a partire dalle più antiche per arrivare alle più recenti, nellʼintento di realizzare una descrizione stratigrafica che, assieme alle considerazioni già esposte nei paragrafi precedenti, permetta a chi legge di ricostruire la storia geologica del territorio, comprendendo lʼassetto e le differenti caratteristiche geomeccaniche. Sarà così possibile comprendere lʼattuale paesaggio, prevederne lʼevoluzione futura ed individuarne meglio la vocazione gestionale del suolo.

4.2.1 Fluviale antico

La fase di colmamento del Bacino Padano ed in modo particolare quello Ligure Piemontese, é iniziata con la deposizione di potenti alluvioni fluviali allʼinizio del Pleistocene, ovvero al passaggio al Pliocene - Pleistocene, quando in corrispondenza della prima fase interglaciale, numerosi ed imponenti corsi dʼacqua oggi scomparsi, trasportavano ingenti quantità di materiali solidi in sospensione strappandoli, con lʼerosione, dalle vallate appenniniche e dalle Alpi marittime a causa di prolungati ed eccezionali periodi di precipitazioni.

- 11 -

La depressione padana é passata quindi molto lentamente da una fase di golfo tipicamente marino, a bacino prima lacustre di tipo salmastro, quindi decisamente palustre: infatti é possibile trovare moltissime testimonianze di tale graduale transizione, attraverso i campioni di rocce e sedimenti prelevati a grandi profondità dalla perforazione dei pozzi nellʼAlessandrino.

La formazione geologica che si descrive in questo capitolo é il relitto di ciò che doveva essere in origine, di un grande e relativamente uniforme deposito di materiale omogeneo formato da sabbie, ghiaie, limi ed argille in successione abbastanza gradata.

La pendenza doveva essere ovviamente di alcuni gradi verso Nord, raccordandosi dolcemente con i rilievi più aspri, formati in modo particolare da argille plioceniche e mioceniche, affioranti tra Rivalta e Montaldo B.da.

Oggi lʼantico deposito si presenta molto inciso, eroso e coperto da altri depositi sempre fluviali ma più recenti e nel territorio di Castellazzo B. il “Fluviale Antico”, costituito in prevalenza da sabbie con deboli intercalazioni ghiaiose, fortemente alterate, si riscontra soltanto allʼestremità occidentale a Sud dellʼabitato di Frascaro.

Come già accennato lʼalterazione dei suoi componenti é molto avanzata, con la produzione di argille rossastre residuali e tipico “Ferretto” e con la prevalenza di depositi più fini costituiti da argille, limi e sabbie alterate rispetto alle zone tipiche di affioramento, mentre la potenza della formazione oscilla tra i valori di 40 m e 50 m.

4.2.2 Fluviale medio

Lʼerosione del più antico deposito alluvionale da parte di corsi dʼacqua che successivamente si sono impostati nel Bacino, é stata compensata dal conseguente deposito in tempi più recenti, ossia nel Pleistocene medio, di un secondo ordine di terreni alluvionali che ricoprono i primi.

Nel territorio comunale tale formazione é rilevabile nella sua parte meridionale in corrispondenza della Frazione di Fontanasse, nonché al confine occidentale a Nord di Borgoratto tra C.na dei Frati e Molino Zerba.

Al contatto con la sottostante formazione più recente essa sfuma leggermente con una serie di terrazzi appena pronunciati.

- 12 -

Confrontando lʼattuale rilievo geologico effettuato ex novo in scala 1:10.000 con quello allegato al P.R.G.I. in scala 1: 25.000 originario, si notano leggere differenze tra i limiti della formazione stessa in quanto le osservazioni di campagna effettuate nei mesi di dicembre e gennaio 97/98, in un periodo quindi molto favorevole al rilievo, hanno permesso di individuare un nuovo limite e differenti distribuzioni degli affioramenti, in particolar modo nella zona a Nord della Strada Statale per e -Nizza.

La formazione del “Fluviale Medio” é composta da sabbie siltoso-argillose, con potenti prodotti di alterazione, mentre le dimensioni dei granuli sono più minute, prevalendo facies sabbioso-siltose ed il suolo assume generalmente un colore giallastro.

La potenza é compresa tra valori di 45 e 60 m, come risulta da alcune indagini geoelettriche e dalla successiva perforazione di pozzi ad uso domestico o irriguo (C.na Gioia, C.na dei Frati, Molino Zerba).

4.2.3 Fluviale recente

Al bordo della formazione precedente si sviluppa il “Fluviale recente”, che occupa una posizione peculiare nel territorio in esame.

Osservando il Foglio n.70, Alessandria, in scala 1:100.000, si nota immediatamente che essa costituisce il relitto di un grande conoide di deiezione, con pendenza lievissima, lasciato dagli antichi corsi dʼacqua che scorrevano nellʼultima fase interglaciale verso Nord, trasportando ingenti quantità di detriti.

I depositi che formano tale corpo geologico sono costituiti da frazioni argillose alternate a livelli più sabbiosi o addirittura ghiaiosi, in concomitanza con la velocità della corrente. In superficie predominano le alluvioni prevalentemente ghiaiose, soprattutto per i primi 5 ÷ 8 m di profondità dal piano di campagna.

Lʼalterazione é in generale molto modesta e quindi anche la permeabilità superficiale é molto pronunciata.

La formazione in esame interessa una vasta superficie del territorio comunale e su di essa risulta edificato anche buona parte del centro abitato di Castellazzo Bormida con una potenza, in questa parte della pianura alessandrina, di circa 30 m.

- 13 -

Procedendo verso Nord la differenziazione tra le formazioni degradanti verso i due corsi dʼacqua principali diventa sempre più difficile, ma anche in questo caso analogamente alla formazione descritta al paragrafo precedente, lʼanalisi granulometrica del suolo e le osservazioni delle foto aeree recenti, hanno permesso di tracciare limiti più accurati e più attendibili rispetto alla cartografia precedente.

Si possono osservare infine scarpate che delimitano lʼorlo del terrazzo con dislivelli piuttosto elevati e diversi nelle zone comprese rispettivamente nel bacino dellʼOrba e del Bormida e tali differenze sono dovute al diverso grado di erosione dei corsi dʼacqua, molto più accentuato nellʼOrba.

4.2.4 Alluvioni postglaciali

A lato dei due corsi dʼacqua principali (Bormida ed Orba), si sono sviluppate a partire dallʼOlocene antico, le “Alluvioni postglaciali”, costituite prevalentemente da sabbie e ghiaie poco alterate. Il terrazzo che degrada verso i corsi dʼacqua é dovunque facilmente rintracciabile sul terreno, quindi il limite con le alluvioni più recenti é sempre ben delimitato sulla nuova “Carta geologico-strutturale”.

Su questa formazione si sviluppa la parte nord-occidentale del Concentrico di Castellazzo B.da, la potenza é costante e pari a circa 15 m con un lieve aumento in prossimità di C.na Pulcianetta al limite settentrionale del territorio ed in tale formazione si sono sviluppati i grandi meandri del fiume Bormida durante le passate divagazioni, nonché i meandri abbandonati in prossimità di Borgoratto (Isola) ed a questo proposito occorre sottolineare la diversità dei due corsi dʼacqua citati, molto più lineare e con meno meandri nellʼOrba.

La formazione in esame ha prodotto infine il suolo migliore dal punto di vista agronomico, sia per la permeabilità ottimale, sia per il buon drenaggio superficiale.

- 14 -

4.2.5 Alluvioni recenti

Il fenomeno di meandrizzazione sviluppato soprattutto nella parte terminale del fiume Bormida, ha dato luogo in tempi storici alla deposizione delle “Alluvioni recenti”, costituite da ghiaie e sabbie compatte, con deboli intercalazioni argillose aventi una potenza variabile tra i 3 ed i 10 m. In corrispondenza dellʼOrba tale fenomeno é molto meno accentuato.

Laddove il corso dʼacqua deposita, sulla sponda esterna del meandro, sono state installate da tempo diverse cave di ghiaia, la cui attività esasperata ha fatto abbassare il livello di base specialmente del torrente Orba, con conseguenti abbassamenti del livello della falda freatica nelle formazioni sottostanti: uno studio espletato dallo scrivente nellʼanno 1975, limitatamente tra Porta Nuova e Casalcermelli, ha messo in evidenza lʼabbassamento del piano di scorrimento dellʼOrba di circa 12 m rispetto alle quote riportate nella Tavoletta I.G.M., rilevata allʼinizio del secolo ed anche la superficie libera della falda freatica nel territorio di Castellazzo ha subito un analogo e sensibile abbassamento (2 ÷ 4 m).

Molti vecchi pozzi domestici non sono infatti più utilizzabili ed essi sono stati sostituiti con altri pozzi più profondi i quali debbono attingere dalla formazione più antica per mantenere costante la portata anche durante il periodo estivo.

La formazione in oggetto é costituita infine prevalentemente da ghiaie e sabbie compatte con deboli intercalazioni argillose, spesso terrazzate e con tracce di ondulazioni.

4.2.6 Alluvioni attuali

Negli alvei dei corsi dʼacqua si depositano le alluvioni attuali che sono rappresentate dai tipi di rocce più diverse, sempre però rispecchiando il bacino dʼalimentazione.

Infatti nel letto dellʼOrba prevalgono rocce ofiolitiche e calcaree, mentre nellʼalveo Bormida si riscontrano sabbie più mature provenienti dal disfacimento di rocce metamorfiche acide (micascisti, gneiss, arenarie ecc.) ed essi sono sede, come le “Alluvioni recenti” di diversi impianti di estrazione di ghiaie e di sabbia.

- 15 -

5. Idrografia di superficie

Come già accennato il territorio di Castellazzo é quasi esclusivamente pianeggiante (tranne lievi ondulazioni collinari incipienti verso il magine occidentale) con terrazzi fluviali ed avvallamenti residuali delle passate attività dei corsi dʼacqua principali e secondari che drenano verso il centro della conca alessandrina.

La presenza del fiume Bormida e del torrente Orba, unitamente a quella del reticolo minore, rappresenta quindi il motivo dominante dellʼarea, a cominciare dagli stessi confini comunali, che segnano la presenza di antiche divagazioni, specie per il fiume Bormida.

Lʼevoluzione della geodinamica idrologica ha inoltre condizionato la vita delle popolazioni locali sin dai primordi in quanto si sono avute esondazioni, anche gravissime, ripetute nei secoli e riguardanti lʼintero territorio, coinvolgendo le coltivazioni e gli insediamenti agricoli, spesso danneggiati, nonché i vari agglomerati della zona e lo stesso nucleo storico.

In allegato si riporta un estratto di un elenco delle segnalazioni cronologiche dei dissesti idrogeologici per i bacini in questione, tratte dalla pubblicazione C.N.R. “Eventi alluvionali e frane nel bacino della Bormida. Studio retrospettivo” (D.Tropeano, 1989) edita dallʼAssociazione Mineraria Subalpina.

Si possono qui ricordare le seguenti alluvioni principali, tra le molte ben documentate:

19/10/1482: crollarono molte case nellʼabitato del capoluogo comunale;

29/10/1486: per una piena del F.Bormida “a Castellazzo furono travolte molte case, gli abitanti, ma non tutti sfuggirono a stento” (R.Lumelli, 1962);

settembre 1541: le piene concomitanti di , Bormida ed Orba causarono la distruzione di oltre 40 case nei territori di Castellazzo e Casalcermelli (Ghirlanda F., 1979);

30/9/1612: inondazione pari a quelle precedentemente descritte con molte abitazioni abbandonate per diverso tempo;

31/10 - 2/11 1620: alluvione della Bormida con 60 case distrutte o danneggiate a Castellazzo;

- 16 -

8/11/1647: piena della Bormida ed anche dellʼOrba. “La Chiesa di S.Maria della Corte, a Castellazzo, é inondata col convento - fino allʼaltezza di 4 piedi” (G.Strafforello, 1890);

6-7//8/1750: una grave piena della Bormida sommerse il Convento ed il Borgo di Castellazzo con danni generalizzati, specie per le campagne ed il “diroccamento” di oltre 50 case nellʼintero territorio comunale.

23/8/1815: un decreto riguarda la “riparazione della strada pubblica corrosa dallʼOrba”, tra Castellazzo e il porto della Maranzana.

1821: un documento del 7 novembre tratta della rottura, a seguito delle ultime piene, della cunetta di attraversamento del rio Collerame o Riarone lungo la strada del Raviaro, presso Castellazzo Bormida.

8/12/1825: erosione spondale della Bormida in regione S.Angelo, presso Castelnuovo; lʼabitato di Castellazzo é circondato dalla Bormida straripata, “la quale si introdusse nei reffossi che circondano il paese”. Lʼanno successivo viene redatto un nuovo progetto di arginature.

21-23/4/1827: si addentra una lunata del Bormida di fronte allʼabitato di Castellazzo.

1852: un atto del Comune di Casalcermelli (18 novembre) fa presente che il rio Orbicella “in tempi di piogge esce dal suo ristretto, e troppo angusto corso talmente che innondando...apporta gran danno....inoltre arrecando gravi guasti a questa pubblica strada tendente a Castellazzo attraversandola, ed intercettandola ben sovente”.

1855: durante le piene autunnali, la Bormida si apre un nuovo alveo in regione Altafiore, presso Castellazzo.

18 - 21/10/1857: a Castellazzo é in parte sormontato lʼargine a difesa dellʼabitato.

- 17 -

19/3/1873: presso Castellazzo, la Bormida minaccia “di farsi un nuovo alveo a grave scapito del territorio e dellʼabitato....sopra una lunghezza assoluta di appena 4500 m lʼalveo si svolge in una serie di lunate tutte pronunciatissime e del complessivo sviluppo di ben undici chilometri, trovasi in preda a vive corrosioni che già raggiunsero lʼargine di difesa dellʼabitato.

8/10/1878: grave inondazione del fiume Bormida che portò al crollo del ponte stradale e allʼasportazione del ponte provvisorio della ferrovia, con erosione di terreni coltivi; la strada Alessandria-Voltri, presso il ponte di ferro, pure danneggiato, é tracimata e sbrecciata da Cantalupo a Castellazzo in otto tratti per 400 m complessivi.

21/10/1891: é in gran piena il Bormida che allaga le campagne a valle, asporta il ponte di barche di Maranzana e scalza la spalla sinistra del ponte di Castellazzo; é asportato un tratto della tramvia.

28 - 29/9/1900: grande piena del fiume Bormida il quale danneggia le opere di difesa in destra a Castellazzo Bormida.

27/8/1902: repentina piena della Bormida da cui fuggono appena a tempo gli addetti ai lavori di arginatura presso il ponte di Castellazzo

20 - 21/4/1905: sono danneggiate le opere di difesa in destra Bormida presso Castellazzo e lungo lʼOrba presso Casalcermelli.

16 - 17/10/1907: la Bormida asporta per 120 m la S.P. Acqui-Alba presso Bubbio. Più a valle, con lʼOrba, allaga le campagne presso Castellazzo e Cantalupo; é danneggiata la ferrovia -Alessandria presso Predosa.

26/10/1907: nel territorio di Castellazzo straripa il “colatore pubblico detto il Fosso della Fame”, con erosioni diffuse dei terreni e delle massicciate stradali; “inoltre, congiungendosi alle acque già scorrenti nel rio Betale, contribuì fortemente allo straripamento dello stesso”, con allagamento di strade e proprietà alla periferia dellʼabitato.

- 18 -

30/10/1914: presso Alessandria, il Bormida interrompe lʼargine della ferrovia per Ovada ed esonda su tutto il territorio compreso tra la ferrovia suddetta, il rione Cristo e la loc. Maddalena verso Castellazzo.

2/1/1915: un documento segnala, in reg. Nave del Lato (Castellazzo) “una straordinaria corrosione in sponda destra; in pochi anni andarono perdute circa 40 moggia di buon terreno...la corrosione si fa ogni giorno più grave e incalzante.

15 - 18/5/1926: é interrotta la ferrovia tra Alessandria e Castellazzo.

1929: per effetto delle piene dellʼanno precedente lʼerosione in sponda sinistra del Bormida in loc. Capanne presso Castellazzo si addentra di 45 m, con minaccia per la strada.

1/11/1937: presso Castellazzo é allagata la ferrovia Alessandria-Ovada.

4 e 12/9/1948: lʼOrba asporta una notevole distesa di terreni in loc. Fallita, presso Castellazzo.

10 - 12/2/1951: in loc. Cusio e Raviaro presso Castellazzo, il Bormida addentra di 40 m una precendente lunata.

9 - 12/11/1951: lungo lʼOrba si aprono due profonde lunate, estese varie centinaia di metri, in loc. Fallita presso Castellazzo.

8 12/4/1957: il Bormida esonda a e Rivalta su 16 ettari di coltivi, e a Castellazzo sommerge 30 ettari in loc. Boschetto.

7/10/1977: presso Alessandria lʼesondazione del Bormida, tra la confluenza dellʼOrba ed il Tanaro, si estende su unʼarea dellʼordine di 30 km2.

5/3/1982: straripa il rio Trinità, nellʼabitato omonimo, prsso Castellazzo Bormida.

26 - 28/11/1982: a Castellazzo il rio Orbicella esonda nella campagna.

- 19 -

Lʼimpatto dellʼidrografia sul territorio si é avuto sopprattutto ad opera delle divagazioni del F.Bormida, il quale tende a scorrere in un alveo sempre meno sinuoso, e di alcuni dei principali rii. Tra essi il Rio dellʼAcqua ha subito le modificazioni più vistose in quanto ora confluisce nellʼOrba in sponda destra al margine del territorio comunale, mentre anticamente lo sbocco avveniva nel Bormida dopo la confluenza con lʼOrba.

Da ricordare inoltre é lʼimportanza dei lavori che sono sempre stati operati per la razionalizzazione e la messa in sicurezza del territorio con tagli di meandri, creazione di canali, opere di difesa idraulica oltre al rialzo dei più importanti tracciati stradali ed autostradali che attraversano il territorio.

La costruzione dellʼargine principale indicato nella “Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale”, avvenuta in diverse riprese ed in particolare tra gli anni 1884, 1889 e 1901, dopo la disastrosa alluvione del 8 ottobre 1878 la quale aveva allagato buona parte del paese rompendo i precedenti argini costruiti nella prima metà del secolo IXX, per una lunghezza complessiva di 3.500 m, oltre ad una seconda diramazione avente unʼulteriore lunghezza di 950 m in direzione Nord-Ovest appena a monte di C.na Bergamina, ha protetto lʼabitato di Castellazzo Bormida anche dalla più grave inondazione del 1977.

Lʼargine principale é stato completamente rivestito in calcestruzzo verso lʼinterno negli anni 1960-1970.

Con la premessa sopra esposta si é scelto di suddividere la descrizione considerando a parte il F.Bormida, il T. Orba ed il reticolato idrico minore.

5.1 Fiume Bormida

Il fiume nasce in Provincia di Savona a ridosso della catena Ligure- Piemontese con due rami principali: Bormida di Millesimo e .

Essi si uniscono poco prima di , dopo aver attraversato i territori meridionali delle Province di Cuneo ed Asti, giungendo in quella di Alessandria, mentre al margine Nord-Orientale del territorio comunale di Castellazzo il Bormida riceve le acque del T.Orba e confluisce poco oltre nel F.Tanaro.

- 20 -

Il bacino idrografico alla confluenza con lʼOrba, ovvero quello che interessa Castellazzo, si presenta relativamente stretto ed allungato in senso SSO-NNE ed i principali tributari sono tutti nella sponda destra, tra essi si ricordano i torrenti Uzzone, Valla e soprattutto , rilevante sia per la lunghezza del percorso che per la piovosità del bacino imbrifero.

Le quote non sono molto elevate: sono comprese tra i 1.389 m s.l.m. del Monte Carmo presso Bardinetto, ovvero allʼinizio dellʼasta più lunga e 85 m s.l.m. dellʼalveo di magra in corrispondenza della confluenza di Bormida ed Orba.

Dopo una fase iniziale in rocce cristalline il reticolato in oggetto attraversa la parte meridionale del Bacino Terziario Ligure-Piemontese in rocce sedimentarie e quindi a valle di Acqui T. scorre nella pianura alessandrina, dapprima tra i terrazzamenti legati al Quaternario pre-Olocenico ovvero precedenti il termine dellʼultima glaciazione, infine in alluvioni oloceniche, bassamente terrazzate.

Nella pianura alessandrina, specie a Nord, si sono avute variazioni idrografiche imponenti in tempi recenti con lʼaumento della rilevanza del Tanaro a seguito di un vistoso fenomeno di cattura presso Bra, lo spostamento ad Ovest dello scorrimento del T.Scrivia, ecc.

Anche la confluenza Tanaro-Bormida si é spostata in tempi recenti dal punto di vista geologico verso Ovest, come é dimostrato da una ricostruzione cartografica nel citato lavoro C.N.R. (D.Tropeano, op. cit.), mentre la confluenza Bormida-Orba risulta più stabile.

Le portate del fiume sono state misurate in passato e sono tuttora oggetto di osservazione da parte di numerose stazioni idrografiche: una delle quali si trova poco a monte del Comune di Castellazzo ed unʼaltra presso Alessandria, dopo la confluenza dellʼOrba e prima di quella del Tanaro.

La prima stazione citata é ubicata nella zona di , secondo lo schema sotto riportato (tratto da V.Anselmo, 1985), ed é molto rappresentativa per il tratto di percorso comunale perché si hanno pochi smorzamenti del deflusso e la perdita stagionale per la derivazione del Canale C.Alberto, compensati da un unico modesto immissario, il T.Stanavazzo a valle di Sezzadio in aggiunta a piccoli rii in sponda sinistra con modesta portata.

1) Stazione a Cassine: fonte Ministero del LL.PP.: 1895 2) Stazione a Cassine: fonte Annali Idrologici: 1923 - 1935 3) Stazione a Cassine: fonte Annali Idrologici: 1936 - 1939 4) Stazione a Cassine: fonte Annali Idrologici: 1940 - 1942 5) Stazione a Cassine-: fonte Servizio Idr. It.: 1947 - 1959 6) Stazione a Rivalta: fonte Annali Idrologici: dal 1968

- 21 -

La stazione di Cassine può essere utilizzata come riferimento ed ha le seguenti caratteristiche idrologiche:

- Superficie del bacino imbrifero: S= 1483 km2

- Altezza massima: Hmax= 1385 m

- Altezza media: Hmed= 493 m

- Quota dello zero idrometrico: H0= 120 m 3 - Portata media annua 1947 - 1958: Qmed= 24 m /sec 3 - Portata minima 1947 - 1958 (29/7 - 7/8/1947): Qmin= 0,7 m /sec 3 - Portata massima (10/11/1921): Qmax= 1320 m /sec 3 2 - Portata unitaria massima (10/11/1921): qmax= 0,89 m /sec/km

La portata massima é stata verosimilmente uguagliata o sfiorata molte volte, tra esse si ricordano i seguenti dati:

Stazione 1): altezza sullo zero idrometrico: 7,00 m (9/10/1878) Stazione 2): altezza sullo zero idrometrico: 7,00 m (16/05/1926) Stazione 6): altezza sullo zero idrometrico: 6,70 m (02/11/1968)

A ciò sono da aggiungersi in tempi più recenti gli eventi simili del 1977 (6-7 ottobre), del 1987 (24 agosto) e del 1994 (5-6 novembre) con colmi locali lievemente decrescenti secondo lʼordine di citazione.

Dallʼanno 1996 la Regione Piemonte pubblica nei quaderni “Marius” (Monitoraggio Ambientale Risorse Idriche Utenze Scarichi) i dati idrologici e chimici relativi alla stazione di Cassine in corrispondenza alla traversa di derivazione del Canale C.Alberto ed il monitoraggio continuo, pur se con soli tre semestri per ora diffusi, conferma il carattere torrentizio del Bormida ed anzi, essendo stato il 1995 un anno siccitoso, mostra una portata minima inferiore alla serie storica con 0,32 m3/sec nei giorni 3 e 5 settembre ʻ95.

Ciò indica una maggiore canalizzazione del corso dʼacqua od un aumento del degrado del territorio, oppure ancora un semplice aumento dei consumi.

Il degrado territoriale del bacino in buona parte risale già a secoli passati per gli estesi disboscamenti ed a tale proposito il citato lavoro C.N.R. riporta una serie storica di rapporti con lamentele, proposte e decisioni dʼinterventi.

- 22 -

Nel tratto che attraversa il Comune di Castellazzo si nota un vistoso abbassamento dellʼalveo con erosioni di sponda pressoché continue e tale tendenza allʼerosione é confermata dalla scarsità di materiale depositato durante le piene ed ha comportato la fissazione del letto ordinario, di natura però molto recente. Sempre la pubblicazione di D. Tropeano, 1979, del C.N.R. segnala un vistoso salto di meandro nel 1855 ed un notevole raccorciamento dellʼalveo passando da una tipologia meandriforme ad una tendenzialmente sinuosa, come é possibile rilevare dalle antiche cartografie, fino ad essere a tratti rettilinea verso valle e la confluenza dellʼOrba.

Naturalmente le acque che tracimano seguono ancora gli antichi percorsi, ben visibili nel territorio, tra i quali é vistoso il solco immediatamente ad Ovest del capoluogo comunale (Isola, Isoletta). Si ha così una rilevante fascia esondabile ai lati del Fiume Bormida, ma con scarsi insediamenti e già dotati di argini per cui in genere i danni sono limitati. Le principali opere di difesa idrogeologica sono costituite dalle prismate in calcestruzzo e dagli argini, normalmente in terra o rivestiti in calcestruzzo nel paramento esterno verso il fiume, che hanno retto alle alluvioni degli ultimi decenni.

Le prismate sono costituite da cubi in calcestruzzo alla base delle sponde, concentrati nella parte concava delle anse, ovvero ove più forte é lʼattività erosiva, come indicato schematicamente nella “Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale” e la loro costruzione é stratificata nel tempo anche se alcune opere risultano lesionate o parzialmente asportate, mentre i repellenti sono di modeste dimensioni in virtù della scarsa larghezza dellʼalveo (qualche decina di metri) ed anche tra essi alcuni sono lesionati.

Eʼ da notarsi che il letto ordinario aumenta di dimensioni poco a monte della confluenza dellʼOrba. Per quanto riguarda i modelli più aggiornati sulle massime portate può essere interessante segnalare quanto riportato dallʼAutorità di Bacino del F.Po nel Sottoprogetto SP1 “Piene e naturalità alvei fluviali” - 1ª fase (Stralcio Piemonte) del giugno 1995 che riporta i seguenti valori statistici relativi alle portate massime giornaliere basati sulla serie storica aggiornata per i principali eventi degli anni ʻ90:

3 -Tempo di ritorno 10 anni: Tr10= 1094,3 m /sec 3 -Tempo di ritorno 20 anni: Tr20= 1401,5 m /sec 3 -Tempo di ritorno 50 anni: Tr50= 1815,5 m /sec 3 -Tempo di ritorno 100 anni: Tr100= 2135,1 m /sec 3 -Tempo di ritorno 200 anni: Tr200= 2454,1 m /sec 3 -Tempo di ritorno 500 anni: Tr500= 2880,5 m /sec

- 23 -

5.2 Torrente Orba

Il torrente può essere considerato come il maggiore affluente di destra del fiume Bormida ed esso nasce in , in Provincia di Genova, a monte di Vara, ovvero tra i monti Beigua (1.287 m) e Reisa (1.183 m).

In Provincia di Alessandria presso Ovada accoglie le acque del T. Stura, a Silvano dʼOrba quelle del , poco oltre lʼAlbedosa ed il T. a Predosa, per citare solo i principali affluenti.

Il bacino imbrifero é molto esteso in larghezza nelle zone montane e si restringe notevolmente verso la pianura, ove lo spartiacque diviene confuso, specie ad Est..

Come il Bormida il bacino dell'Orba drena unʼareale montano in rocce cristalline, uno collinare nei sedimenti stratificati del Bacino Terziario Ligure- Piemontese ed infine scorre in pianura, dapprima tra terrazzamenti legati al glacialismo pleistocenico in depositi alluvionali post-glaciali olocenici, spesso affiancati da un imponente sistema di arginature.

Nel tratto montuoso più meridionale, aspro e con elevata energia del rilievo, si hanno rocce cristalline metamorfosate (principalmente calcescisti del Turchino ed ofioliti del M. Beigua) con diverso grado di resistenza alla degradazione: molto elevata per le ofioliti e meno per i calcescisti, che portano una notevole alterabilità con produzione di terre rosse e di un rilevante trasporto solido nel tratto iniziale e medio.

Alla confluenza con il Lemme i bacini imbriferi dei due torrenti sono rispettivamente di 541,66 e 204,15 km2.

Il tributario in questione nasce presso il passo della Bocchetta, in corrispondenza del M. Leco (1.072 m) ovvero nelle rocce cristalline della Zona Sestri- e a differenza di altri corsi dʼacqua descritti si passa quasi immediatamente ai sedimenti terziari.

Come per il Bormida, lʼintero bacino dellʼOrba nei rilievi montuosi e collinari é pure caratterizzato da elevate precipitazioni, che, con isoiete allʼincirca parallele e grossolanamente orientate in sesto Est-Ovest, superano i 1.800 mm medi annui verso Sud, presso Masone ed al Passo del Turchino.

La principale caratteristica però di questo tratto dellʼarco Ligure-Piemontese é costituita dalle precipitazioni eccezionali, molto frequenti e spesso abnormi anche se non sono documentate a sufficienza nella serie storica delle stazioni pluviometriche di misura.

- 24 -

Si può qui ricordare che nella stazione di Lavagnina Lago (Sottobacino del T. ) il 13 agosto 1935 sono stati registrati 552 mm di pioggia in 10 ore, massimo valore mai registrato in Piemonte da 1 a 24 ore, e secondo V. Anselmo (1985) tale piovosità é stata uguagliata nel 1977.

G.D. Zucca (1989) riporta altri valori eccezionali per il bacino dellʼOrba:

- 500 mm/giorno a Rossiglione il 12 agosto 1935 (dato ricostruito) - 400 mm/giorno in zone a monte della diga di nel medesimo giorno - 350 mm/giorno a Molare nel settembre 1933 - 397 mm/giorno a Lavezze (T. Gorzente) il 29 giugno 1989 - 340 mm/giorno a Rossiglione il 7 ottobre 1977 - 432 mm/giorno a Piancastagna il 7 ottobre 1978 - 140 mm/giorno in pianura presso la confluenza Bormida-Orba in concomitanza della piena dellʼagosto 1987.

Alla serie sono da aggiungere i 400 mm “in 4÷5 ore” segnalati ad Ovada il 25 settembre 1915 (Fonte C.N.R., D.Tropeano, 1989).

Le precipitazioni estreme rendono molto particolare il bacino dal punto di vista idrogeologico, sia per le numerose e rovinose piene che per la notevole quantità di opere idrauliche.

Le portate medie mensili e medie annue alla confluenza Orba-Lemme, poco a monte di Castellazzo, sono state ricostruite dalla Regione Piemonte (1980) per il periodo 1926-1970, prima e dopo lʼunione dei corsi dʼacqua.

I diagrammi teorici presentano due massimi di portata, a marzo e novembre, con un pronunciato minimo estivo incentrato in agosto:

- T. Orba alla confluenza: portata media annua Q = 13,10 m3/sec - T. Lemme alla confluenza: portata media annua Q = 2,60 m3/sec - T. Orba dopo la confluenza: portata media annua Q = 15,70 m3/sec

Le acque dellʼOrba sono utilizzate in maniera rilevante per lʼirrigazione a partire da Capriata dʼOrba con pozzi di subalveo, grandi fossati e canali tra cui la Roggia di Bosco a Predosa, la cui derivazione é originata da unʼopera di sbarramento utilizzata anche per combattere lʼerosione di fondo, mentre unʼaltra traversa si trova a lato di .

- 25 -

Tenendo conto delle perdite e dellʼapporto di alcuni rii, la portata media stimata a Predosa (dopo la confluenza con il Lemme) può essere assimilabile a quella che si ha allʼimmissione nel Bormida nel territorio di Castellazzo.

Per quanto riguarda le portate massime possono essere utilizzati i dati idrologici della sezione nei pressi di C.na Campagnotta, in gran parte tratti da V. Anselmo (1985):

- Superficie del bacino imbrifero S = 792 km2

- Altezza massima Hmax = 1.287 m

- Altezza media Hmed = 435 m

- Quota della sezione H0 = 90 m 3 - Portata massima Qmax = 2.925 m /sec (07/10/1977)

LʼOrba si presenta localmente con andamento sinuoso ed una vegetazione spondale spesso fitta, mentre lʼalveo ha subito un abbassamento accentuatosi in tempi recenti, con la formazione di sponde in erosione protette da difese spondali costituite principalmente da prismate oltre che da terrazzamenti presso la confluenza.

Il corso dʼacqua risulta così canalizzato ed é aumentata la velocità di deflusso delle acque di piena con conseguente deposito di grossi ciottoli in alveo con materiale più fine ai lati.

Eʼ da notarsi che in sponda sinistra non si osservano le tracce dei passati solchi fluviali tanto evidenti invece attorno al Bormida, mentre nella sponda destra si hanno terrazzamenti.

In ogni caso la tipologia dʼalveo del tratto finale dellʼOrba appare alquanto diversa da quella della Bormida a causa delle differenze sostanziali dei due bacini imbriferi sottesi, con la tendenza alla rettificazione dellʼOrba nel tratto di pianura.

- 26 -

5.3 Il reticolato minore

Il territorio del Comune di Castellazzo B. é solcato da numerosi rii e fossati, alcuni dei quali artificiali, anche se molti dei collettori interessano il territorio comunale solamente presso la confluenza o in maniera marginale, ed in molti casi essi sono stati messi in sicurezza, come il rio Trinità.

Per comodità la trattazione é stata sviluppata da Ovest ad Est, iniziando quindi dagli immissari di sinistra del Bormida per finire con quelli di destra dellʼOrba, costituiti localmente dal solo Rio dellʼAcqua.

Ove si ha un bacino collinare o sub-collinare é stata elaborata una sua descrizione morfometrica, mentre nelle zone più pianeggianti lʼanalisi é stata limitata ai fattori descrittivi.

5.3.1 Canale Carlo Alberto

Lo scavo del canale irriguo in oggetto iniziò agli albori del secolo XIV e per lungo tempo esso venne chiamato “Betale” (C.N.R. D.Tropeano, op. cit.) mentre con lʼampliamento avvenuto nel 1832 ad iniziativa del Re Carlo Alberto, lʼopera assunse il nome attuale.

Lʼorigine é a Caranzano, presso Cassine, a lato di una traversa di derivazione e quindi il canale prosegue verso Nord costeggiando la sponda sinistra del F. Bormida fino allʼaltezza di Cantalupo ove se ne discosta perché il fiume cambia direzione. A Nord di Cabanette si una derivazione che fa confluire le acque nel Tanaro, presso S. Pietro.

Il manufatto é stato realizzato a scopo soprattutto agricolo, in quanto alimenta un notevole comprensorio irriguo fornendo in passato anche lʼenergia motrice ad alcuni stabilimenti ora in disuso.

Nel Quaderno Marius n.2 (1º semestre 1996) la Regione Piemonte pubblica anche i dati dellʼaltezza idrometrica e delle portate per i mesi di Febbraio-Giugno dellʼanno in questione.

Le portate giornaliere variano tra un minimo di 0,47 m3/sec ed un massimo di 2,87 m3/sec.

- 27 -

Nel territorio comunale di Castellazzo B. esso si presenta come un grosso cavo o fossato, con il fondo non cementato e con numerose piccole opere di attraversamento, alcune delle quali oggetto di sistemazioni in corso.

5.3.2 Rio Baldovara

Il rio nasce presso C.na Trerue nel territorio di Gamalero e scorre verso NE con due ampie anse drenando un bacino collinare stretto ed allungato impostato in terreni del Fluviale Antico ove lʼincisione é più profonda.

I margini di tale bacino confinano con il Rio Cervino a Sud ed il Rio Rasotetto a Nord ed esso é debolmente sospeso dando luogo, dal punto di vista geomorfologico, ad una valle relitta.

Dopo il tratto collinare si ha unʼansa che rasenta i rilievi causata da una passata meandrizzazione del F.Bormida e, presso il Canale Carlo Alberto, lʼinnesto di un piccolo rio affluente.

Dopo detto canale non si ha più un bacino attribuibile ma solamente un collettore, in gran parte circondato da argini, che attraversa i terreni terrazzati della pianura a lato del fiume ed ancora nel 1922 sʼinnestava in un paleoalveo del Bormida presso C.na Barossi, il quale ora sul terreno non é più visibile ad eccezione di un terrazzamento.

Il C.N.R. D.Tropeano riporta le segnalazioni storiche di due gravi dissesti causati dal rio in esame e precisamente:

1938 - 39: “si manifestano accentuate erosioni lungo il Bormida nella regione S.Defendente e Baldovara presso Borgoratto”

16 - 16 ottobre 1966: alluvione del rio Cervino “gravi danni sono pure causati dal rio Baldovara”

- 28 -

5.3.3 Rio Ghisone

Il rio raccoglie le acque di un bacino collinare di discreta estensione, il quale nasce nei rilievi presso e drena le colline locali verso Nord-Est attraversando le alluvioni del Fluviale Antico.

Ove lʼerosione ha originato incisioni più profonde si possono notare affioramenti appartenenti alle formazioni plioceniche più antiche ed i fondovalle più ampi sono ricoperti da un velo di depositi alluvionali più recenti e generalmente a grana fine. Il pattern, ovvero lʼandamento delle ramificazioni di drenaggio é del tipo sub- dendritico per quasi tutto il bacino, con parziale eccezione per la parte iniziale ove varia il substrato geologico.

Lʼimmissione nella pianura terrazzata del Bormida é graduale per lʼallargamento del fondovalle principale e prima di essa si hanno le confluenze dei rii Crosin e Rasotetto. Lʼintero reticolato così raggruppato mostra elevate densità e frequenza di drenaggio nellʼallegata scheda riassuntiva.

Il tratto di pianura é breve ed ancor più lo era in un passato recente quando confluiva in unʼansa del Bormida (Isola), poi divenuta un ramo morto (vedasi la cartografia I.G.M. tavoletta Castellazzo Bormida - 1922) presso il quale ora riceve la confluenza del Rio Baldovara. Allʼimmissione nel fiume si ha un discreto accumulo di materiale fine con acque più torbide di quelle riceventi e lʼarea pianeggiante é stata interessata più volte dalle esondazioni del Bormida, oltre che da numerose tracimazioni del Rio stesso.

5.3.4 Rio di C.na Oddone

Si tratta di un modesto rio senza nome cartografico che drena le ultime pendici collinari nella sponda sinistra del Bormida, ed entra per un piccolo tratto nel territorio comunale nei pressi di Isoletta.

Eʼ possibile definire un piccolo bacino collinare con chiusura al Canale C.Alberto e parametri di drenaggio che denotano una permeabilità maggiore dei casi precedenti, mentre nel tratto pianeggiante il corso dʼacqua diventa un fossato sovrapposto alle passate attività del fiume Bormida.

- 29 -

Tra i vari dissesti idraulici, in prima approssimazione sono da notarsi i fenomeni erosivi presso la confluenza con il fiume, dovuti all'abbassamento dellʼasse di questʼultima.

5.3.5 Rio Baraccone-Bozzole

I parametri idraulici sono stati valutati allʼaltezza della Strada Statale n.30 perché la confluenza ha subito nel tempo estese modificazioni.

Rio Baraccone-Bozzole con chiusura alla Strada Statale n.30:

-Lunghezza dellʼasta principale (Thalweg):...... 6,00 km -Quota più elevata (s.l.m.):...... 148 m -Quota del piano di campagna presso la S.S. n.30 (s.l.m.): ...... 103 m -Piovosità media annua del bacino (dato stimato):...... 610 mm

Il Rio Bozzole nasce su lievi ondulazioni collinari presso C.na Andreana con il nome di Rio Baraccone e raccoglie le acque che scorrono sui terreni appartenenti alla formazione del Fluviale Medio a Nord-Ovest del territorio, mentre presso lʼattraversamento del rilevato ferroviario si ha un vistoso terrazzamento e si nota una concavità nel pianoro soprastante dovuta ad una modesta attività erosiva od a passate divagazioni.

Dalla Strada Statale. n.30 in poi si hanno molte modificazioni avvenute in tempi anche recenti e dovute allʼimpatto delle infrastrutture, a cominciare dalla deviazione del rio verso Nord a ridosso della Statale , con una modificazione dellʼantica confluenza, ora non più rintracciabile sul terreno se non con un terrazzamento presso il ponte che unisce Castellazzo con Alessandria.

Attualmente lʼimmissione delle acque nel Bormida si ha attraverso il Fosso Betale.

- 30 -

5.3.6 Rio di C.na Marietta

A Sud del territorio comunale di Castellazzo B. si trova un rio senza nome, che nasce a Sud-Ovest di Castelspina e prosegue poi con un fossato o canale collettore praticamente senza un bacino attribuibile.

Esso si snoda con ampie anse in prossimità di C.na Marietta a causa delle passate divagazioni del Bormida e si immette infine in un vistoso ramo morto del fiume (evidentemente recente) compreso tra netti terrazzamenti, allʼuscita del quale si ha una nuova deviazione per la presenza di un modesto pianoro depresso a lato del Bormida stesso.

I terreni attraversati sono costituiti da depositi alluvionali recenti con un potente suolo agrario a matrice limoso-sabbiosa mentre le pendenze sono alquanto modeste.

5.3.7 Rio della Fame

Parametri morfometrici del collettore principale:

- Lunghezza dellʼasta principale (Thalweg):...... 5,30 km - Quota più elevata (C.Piana) (s.l.m.): ...... 126 m - Quota della confluenza (alveo Bormida) (s.l.m.):...... 96 m

Parametri morfometrici del ramo di C.na Maranzana:

- Lunghezza dellʼasta principale:...... 1,69 km - Quota della ramificazione (piano di campagna) (s.l.m.): ...... 106 m - Quota della confluenza (alveo Bormida) (s.l.m.):...... 94 m -Piovosità media annua del bacino:...... 630 mm

Il Rio in oggetto é totalmente impostato in aree sub-pianeggianti e nasce presso C.na Piana, ad Est dellʼasse stradale tra Sezzadio e Castelspina.

Esso attraversa i sedimenti del Fluviale Medio e quindi scende di quota attraversando i più recenti terreni del Fluviale Recente per interessare infine nel territorio comunale le Alluvioni postglaciali caratterizzate dalla presenza di terrazzamenti.

- 31 -

Tra C.na Valentina ed il “Tiro a segno” si snoda verso Nord un altro fossato, in diramazione secondaria, di origine artificiale o collegata ad unʼantica ansa del fiume il quale termina presso il rilevato arginale che borda il Concentrico comunale di Castellazzo B. ed ha nella parte terminale un andamento del tutto artificiale e molto recente.

Il più volte citato lavoro del C.N.R. riporta un episodio di alluvionamento da parte del rio in data 26/10/1907 “nel territorio di Castellazzo straripa il colatore pubblico detto Fosso della Fame con erosione diffusa nei terreni e nelle massicciate stradali, con allagamento di strade e proprietà alla periferia dellʼabitato”.

Allo stato attuale il rio si presenta in buone condizioni di manutenzione anche a seguito dei lavori di pulizia avvenuti a seguito dellʼevento alluvionale del 1994 ed i calcoli idraulici effettuati in corrispondenza della derivazione di rio Maranzana dimostrano che esso esonda per una larghezza di 21 m in entrambi i lati durante le precipitazioni eccezionali calcolate con tempi di ritorno di 200 e 500 anni come meglio evidenziato negli allegati.

5.3.8 Rio Trinità

Dati morfometrici:

- Lunghezza attuale del collettore principale dallʼorigine alla confluenza con il rio Orbicella:...... 7,30 km

- Lunghezza originaria del collettore principale dallʼorigine al- lʼabitato di Castellazzo Bormida...... 7,90 km

Nellʼarea pianeggiante in questione, ubicata a SSE dellʼabitato di Castellazzo B. si sono avute notevoli variazioni idrografiche concentrate nel presente secolo, mentre verosimilmente in passato la situazione é rimasta invariata per molti secoli ed almeno fino alla costruzione del sistema arginale che protegge il Concentrico di Castellazzo.

Le tavolette I.G.M. alla scala 1:25.000 “Alessandria” e “” - 1922- indicavano la presenza di tre rii senza reticolato idrografico ed allʼincirca paralleli, che scorrevano verso NNO, ovvero verso il Concentrico.

- 32 -

Quello principale nasceva presso C.na Le Streghe, tra Castelspina e la relativa stazione ferroviaria con una quota iniziale di 122 m s.l.m. ed una quota finale, presso la località Il Convento al margine del territorio di Castellazzo, di circa 100 m s.l.m.

Attualmente lʼinizio del rio é troncato dal rilevato autostradale.

In tempi più recenti (1952) il Foglio I.G.M. “Alessandria” in scala 1:100.000 descrive lʼarea con scarso dettaglio in funzione della scala stessa ed in esso é indicato un unico rio, quello centrale, con una deviazione verso la strada che unisce Castellazzo con Castelspina, allʼaltezza della C.na Trinità il quale prosegue poi verso il medesimo quartiere assieme al rio orientale, a ridosso della citata strada. Lʼattuale ramo occidentale non é stato cartografato perché troppo modesto per quel tipo di rappresentazione, si osserva però sul terreno che é stato deviato in funzione del rilevato autostradale, quindi in periodo posteriore.

Successivamente alla costruzione di tale manufatto i due rii occidentali erano stati deviati artificialmente nel terzo, a ridosso della strada, il quale superava la nuova opera con un ampio fornice.

Attualmente la cartografia regionale (C.T.R.), in scala 1:10.000 ed aggiornata al 1991, segnala che i tre rii sono deviati nel più grande Rio Orbicella allʼaltezza della loro unione, presso C.na Trinità, lasciando un collettore morto e sbarrato da un manufatto in calcestruzzo che prosegue verso lʼabitato, il quale risulta meno approfondito del nuovo percorso (vedi atlante fotografico allegato).

Tali lavori sono stati effettuati nellʼanno 1981. Come già accennato, verso lʼabitato, si perdono le tracce dei rii originari, perchè confuse tra fossati, fognature ed altri dreni minori.

Durante le presenti indagini si é osservato che il ramo morto sopra descritto è stato intubato con grossi anelli in calcestruzzo del diametro di 1 m allʼaltezza delle prime abitazioni e ricoperto da terreno di riporto, con pozzetti di ispezione.

Per tutti e tre i rii, prima dellʼunione artificiale (e della deviazione) non si ha un bacino vero e proprio anche se il principale di essi ha modellato una concavità erosionale nelle campagne circostanti, sopraelevate rispetto ai terreni ai lati dei corsi dʼacqua principali, Bormida ed Orba.

I calcoli idraulici effettuati sui rii minori per la presente Variante del P.R.G.I. hanno evidenziato, per il tratto abbandonato del rio Trinità, portate di 20,54 m3/sec, 26,43 m3/sec e 30,64 m3/sec per onde di piena con tempi di ritorno rispettivamente di 50, 200 e 500 anni e tali portate, molto ridotte rispetto a quelle originarie, sono agevolmente contenute entro la sezione dello stesso corso dʼacqua senza pericoli di allagamenti dellʼabitato di Castellazzo.

- 33 -

Anche i lavori di sistemazione dellʼalveo del rio Trinità recentemente deliberati ed in corso di attuazione di cui ai progetti approntati dallʼUfficio Tecnico comunale negli anni 1995 e 1996 concorrono a migliorare il deflusso delle acque nel suo tratto terminale.

5.3.9 Rio Rossavino

Percorrendo aree pianeggianti, il rio Rossavino nasce a lato della Località “Le sette vie” presso la stazione di Castelspina (quota 118 m s.l.m; circa) in terreni legati alle alterne fasi del glacialismo pleistocenico e presenta una lunghezza di 2,31 km. Esso devia verso Est allʼaltezza di C.na Ferretti - C.na Viarmina e raggiunge il Rio Orbicella, di cui é un affluente in sponda sinistra, presso C.na Guastamoglia, mentre poco più a Sud si ha un altro rio, senza nome, con drenaggio parallelo (lunghezza dellʼasta 1,13 km).

Ciò potrebbe significare una discreta capacità morfogenetica del Rio Orbicella, oppure anche un remoto drenaggio verso passati percorsi del T.Orba, ora non più rintracciabili sul terreno se non con lʼandamento dei confini comunali e del Rio maggiore in questione, che ne segna lʼandamento, con anse che potrebbero indicare un torrente molto differente da quello degli ultimi secoli.

5.3.10 Rio Vallara - Orbicella - Rasio

Parametri morfometrici:

- Lunghezza del collettore principale (thalweg):...... 17,50 km - Quota più elevata (s.l.m.):...... 173 m - Quota della confluenza (piano campagna) (s.l.m.):...... 92 m

Analogamente al rio Ghisone, il rio Orbicella costituisce il più importante corso dʼacqua secondario della zona a valle del T.Stanavazzo. Esso nasce presso i rilievi collinari di Castelferro e varia tre volte di nome prima di immettersi nel Bormida che raggiunge in prossimità della confluenza con il t. Orba con un percorso pianeggiante, salvo lievi ondulazioni e terrazzamenti.

- 34 -

Lʼandamento del corso dʼacqua presenta una direzione allʼincirca Sud-Nord, attraversando tutto il territorio comunale, di cui in alucni tratti segue il confine, per poi deviare verso Ovest avvicinandosi allʼabitato di Castellazzo e proseguire infine verso Nord fino alla confluenza. Il rio ha operato un modellamento del paesaggio rappresentato da alcune contropendenze rispetto ai corsi dʼacqua principali, nonché da bassi terrazzamenti in alcuni casi accentuati dalle recenti possibilità di meccanizzazione agricola.

Dopo la località Fontanasse in cui si riuniva il reticolato iniziale, le principali immissioni si trovano nella sponda sinistra: Rio Rossavino, Rio Trinità (con un percorso artificiale) ed altre immissioni a Nord.

In corrispondenza dellʼattraversamento della strada Castellazzo - Casal Cermelli sono stati recentemente eseguiti estesi lavori di pulizia dʼalveo, per lʼeccessiva vegetazione ed anche per la vicina immissione del Rio Trinità, mentre più a valle i lavori effettuati indicano la tendenza allʼerosione recentemente accentuatasi per lʼabbassamento del livello di base costituito dal fiume Bormida, erosione visibile anche nella planimetria in scala 1:10.000.

Dallʼatlante fotografico risulta che per un buon tratto il rio Orbicella é stato recentemente ripulito e rimodellato a seguito degli eventi alluvionali del 1994 secondo un progetto redatto dalla Regione Piemonte - Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo nellʼanno 1997, ottenendo quindi un sensibile miglioramento del deflusso delle acque.

Anche i calcoli idraulici effettuati e descritti dettagliatamente negli allegati dimostrano la capacità di smaltimento del rio il quale esonda per un tratto di 36 m a lato di entrambe le sponde in occasione delle precipitazioni eccezionali con tempi di ritorno di 500 anni.

5.3.11 Rio dellʼAcqua

Parametri morfometrici:

- Lunghezza del collettore principale tra la Via Emilia (detta la Levata) e la biforcazione con la Roggia Trotti: ...... 7,50 km - Lunghezza del collettore tra la derivazione e la confluenza:...... 0,305 km - Lunghezza del collettore principale tra la derivazione della Roggia Trotti e la confluenza nella Bormida (al 1922): ...... 3,20 km

- 35 -

Descrizione:

Il rio dellʼAcqua rappresenta il principale affluente in sponda destra del T.Orba ed esso presentava in passato un drenaggio simile a quello attuale, orientato da Sud a Nord, confluendo però nel Bormida dopo la confluenza con lʼOrba invece che direttamente nellʼOrba, come dimostrato dalle stampe antiche, mentre la situazione sul terreno indicata dalla Carta Tecnica Regionale aggiornata al 1991 é analoga a quella del 1922 (cartografia I.G.M. in scala 1:25.000).

Essenzialmente si hanno tre fossati che si originano a Sud di Bosco Marengo e confluiscono in località “Le Tombe” (quota 108 m s.l.m.) ove inizia la Roggia di .

I rii iniziali cambiano nome divenendo dapprima il “Fosso Acquanera” ed infine il Rio dellʼAcqua, con vari collettori, prevalentemente artificiali.

Al confine orientale del territorio comunale di Castellazzo si ha la confluenza attuale nel T.Orba (protetta da argini), mentre la Roggia Trotta rappresenta il tratto residuo il quale, come già ribadito, confluiva più a Nord nel fiume Bormida.

Il passato percorso e le sue variazioni hanno originato dei terrazzamenti di modesta rilevanza anche a causa della limitata porzione di territorio comunale interessata dal rio.

5.4 Considerazioni conclusive sullʼidrografia

Il territorio di Castellazzo é interessato da due grandi corsi dʼacqua, Bormida ed Orba, a carattere torrentizio i quali si uniscono a Nord raccogliendo i numerosi rii che in passato hanno dato origine a numerosi dissesti ed esondazioni, mentre anche i corsi dʼacqua maggiori sono stati interessati in tempi storici da piene rovinose.

Le portate estreme sono maggiori per lʼOrba il quale presenta un alveo ordinario con sezione più larga rispetto al Bormida nel suo tratto terminale, mentre negli ultimi decenni si é accentuato il processo erosivo che era già in corso e gli alvei si sono approfonditi limitando la possibiltà di nuove divagazioni.

- 36 -

Il Bormida é così passato da un percorso meandriforme ad uno sinuoso con tendenza ad essere rettilineo, avvicinandosi alle caratteristiche dellʼOrba, che ne differisce anche per la sedimentazione dʼalveo, più grossolana.

Entrambi sono interessati da diffuse opere di difesa spondale, specie sulle sponde concave, le quali limitano fortemente le possibilità future di divagazioni anche se le sponde presentano spesso fenomeni di erosione diffusa. Nel territorio é presente inoltre un esteso sistema arginale il quale interessa anche taluni rii come il Baldovara.

Un notevole pericolo per eventuali fenomeni di esondazione é rappresentato dal rilevato stradale presso il ponte tra Castellazzo ed Alessandria-Cantalupo il quale costituisce un argine trasversale al deflusso delle acque, con la necessità di realizzare alcuni adeguati fornici tali da permettere il passaggio delle acque.

Lʼargine in progetto al limite tra le fasce B e C del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali avrà lo scopo di proteggere ulteriormente lʼabitato sia dalle esondazioni provenienti da Sud, sia da quelle a Nord del paese circondando i due corsi dʼacqua principali con opere di difesa ancora più funzionali di quelle esistenti.

Lʼidrografia é stata vistosamente modificata ad opera dellʼavvento della ferrovia prima, e poi dai rilevati dellʼAutostrada Voltri-Sempione e della tangenziale di Alessandria, oltre che da estesi scavi per cave ora in gran parte dismesse.

Negli ultimi decenni le piene maggiori si sono avute, per entrambi i corsi dʼacqua in ordine decrescente negli anni 1977, 1987, 1994 i cui effetti possono costituire lʼattuale taratura del sistema idrografico locale, anche se sono possibili esondazioni ancora maggiori.

- 37 -

6. I nuovi elaborati della 2ª Variante al P.R.G.I.

6.1 Carta geologico-strutturale

Tale elaborato é basato su osservazioni di geologia di superficie, derivanti dal rilievo geologico ex novo di campagna, integrato dall'analisi delle fotografie aeree, mentre il lavoro di campagna é stato svolto in un periodo molto favorevole dal punto di vista stagionale (inverno 97/98) anche se esso é stato reso difficoltoso dalla scarsità generale degli affioramenti.

La “Carta geologico-strutturale” allegata si propone di essere uno strumento oggettivo, cioé atto a servire da supporto per altri elaborati ed in grado di permettere ai Tecnici di effettuare valutazioni autonome per ogni indagine futura che abbia per oggetto lo studio del territorio.

Il grado di permeabilità delle formazioni affioranti, derivante soprattutto dalle loro caratteristiche deposizionali e geotecniche, pur non essendo completo per rappresentare la situazione idrogeologica locale, permette tuttavia di ottenere una sintesi sulle capacità che il sottosuolo offre per la progettazione di nuovi pozzi, e nello stesso tempo risulta utile per completare il quadro geomorfologico di base.

Lʼelaborato che si propone risulta in parte diverso dalla cartografia allegata al P.R.G.I. originario in quanto, come già accennato, la maggiore scala della base topografica disponibile nonché le osservazioni in periodi con scarsa vegetazione hanno permesso un maggior dettaglio e la differenziazione di formazioni prima non meglio individuabili.

6.2 Carta geoidrologica

Questo elaborato, tracciato sulla base di osservazioni dirette e ricavato anche dalla bibliografia e dai documenti ufficiali reperibili presso lʼEnte Regionale (Cartografia C.S.I. - Piemonte), la Provincia e lʼUfficio Tecnico Comunale, si propone di delineare un quadro sintetico dell'idrografia di superficie e della permeabilità.

Allo studio del substrato geologico, cioé dei fattori passivi del processo geodinamico di superficie, si affianca così quello dei corsi dʼacqua, o dei fattori attivi (assieme al clima) a completare il quadro geomorfologico di base.

- 38 -

Su questa Carta tematica sono stati quindi tracciati gli alvei attuali di piena ordinaria e gli spartiacque principali, secondo la gerarchizzazione dei corsi dʼacqua di Strahler (1958), mentre tutto il territorio comunale é stato suddiviso nei vari bacini pertinenti ad ogni corso dʼacqua.

La “Carta geoidrologica” fornisce inoltre informazioni sulle caratteristiche idrauliche principali della falda ed in essa sono stati quindi riportati i pozzi censiti nel territorio e dei quali é nota la quota della superficie libera della falda freatica reperita dai dati bibliografici o dalle misure freatimetriche effettuate nei mesi di marzo ed aprile ʻ98, accanto ai quali sono state indicate le soggiacenze della stessa falda e le quote assolute della superficie piezometrica, il cui andamento é stato indicato mediante linee isopieze e direzioni prevalenti del deflusso idrico sotterraneo.

Sulla stessa carta é stata infine indicata la traccia della sezione geoidrologica rappresentativa dellʼassetto idrogeologico del territorio, la quale interessa alcuni pozzi di cui é disponibile la stratigrafia.

6.3 Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale

Questo elaborato illustra tutti gli elementi riguardanti la dinamica fluviale dei due corsi dʼacqua principali del territorio comunale, ricavati sia dai rilievi diretti effettuati nel territorio sia dallʼesame delle cartografie disponibili nonché dallʼanalisi delle fotografie aeree per lʼindividuazione di vecchi tracciati degli stessi corsi dʼacqua o di paleoalvei.

Nello stesso elaborato sono state riportate le ubicazioni delle principali opere idrauliche censite nel territorio, al fine di esprimere una valutazione di massima circa la capacità di attenuazione della pericolosità legata alla dinamica fluviale. Durante il censimento sono state considerate in particolare quelle opere che possono rappresentare una limitazione al regolare deflusso idraulico nellʼottica di una loro successiva modifica o rimozione.

Sulla “Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale” é riportata la precisa ubicazione delle opere censite ed esse sono illustrate nellʼallegato atlante fotografico in quanto non é stato possibile redigere le apposite schede non essendo stati ritrovati dati di archivio significativi.

- 39 -

6.4 Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica

Questa carta tematica finale costituisce lʼinterpretazione sintetica di tutte le considerazioni svolte precedentemente ed essa rappresenta il risultato delle analisi e delle valutazioni che gli Estensori delle presenti note hanno dovuto effettuare partendo dalle conoscenze geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche già illustrate.

La suddivisione del territorio di Castellazzo in classi di rischio idrogeologico é stata assai complessa, essendo molteplici i fattori che incidono nelle valutazioni, sia per lo stato di fatto che per lʼevoluzione che assume nel tempo il paesaggio, con particolare riguardo alle modifiche antropiche (nuove urbanizzazioni ed insediamenti in genere, tra cui le infrastrutture) ed alle possibilità di sistemazioni idrogeologiche (ad esempio disalvei, manutenzioni in generale e/o creazione di argini), alcune delle quali già in atto, per cui le variabili sono numerose ed influiscono con diverso peso.

Eʼ stato tuttavia seguito lʼoriginario schema metodologico regionale, pur con lievi modifiche necessarie per lʼadattamento alla realtà incontrata.

Si ottempera così alla Normativa regionale la quale richiede che il territorio sia suddiviso in diverse classi di rischio idrogeologico con la determinazione dei vincoli di inedificabilità o di edificabilità controllata, secondo le necessità emerse dallʼanalisi dei vari fattori fisici.

Con queste premesse, il territorio del Comune di Castellazzo B. é stato suddiviso nelle seguenti classi di pericolosità geomorfologica:

- Classe IIIa: rappresenta le “Porzioni di territorio inedificate che presentano caratteri geomorfologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti..”

Sono racchiuse in questa classe le zone delimitate dalla Fascia A e dalla Fascia B del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali istituito dallʼAutorità di Bacino del Fiume Po nonché alcune porzioni della Fascia C.

- 40 -

- Classe IIIb: rappresenta le “Porzioni di territorio edificate nelle quali gli elementi di pericolosità idrogeologica e di rischio sono tali da imporre in ogni caso interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico a tutela del patrimonio urbanistico esistente e di riorganizzazione del tessuto edificato, finalizzata alla maggior sicurezza degli insediamenti esistenti. In assenza di tali interventi di riassetto saranno consentite solo trasformazioni che non aumentino il carico antropico. Nuove opere o nuove costruzioni saranno ammesse solo a seguito dellʼattuazione degli interventi di riassetto e dellʼavvenuta eliminazione e/o minimizzazione della pericolosità.

La classe comprende le zone delimitate nelle fasce A, B e C del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali.

- Classe II: racchiude le “Porzioni di territorio nelle quali le condizioni di moderata pericolosità geomorfologica possono essere agevolmente superate attraverso lʼadozione ed il rispetto di modesti accorgimenti tecnici realizzabili a livello di progetto esecutivo, esclusivamente nellʼambito del singolo lotto edificatorio o dellʼintorno significativo circostante.”

La classe comprende settori di territorio condizionati da modesti allagamenti dovuti allʼazione dellʼuomo sul reticolato minore dove, comunque, lʼazione delle acque di esondazione presenta caratteri di bassa energia ed altezza di pochi centimetri, ed essa corrisponde alla Fascia C del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali istituito dallʼAutorità di Bacino del Fiume Po.

- Classe I: racchiude le “Porzioni di territorio dove le condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non porre limitazioni alle scelte urbanistiche. Edificabilità controllata ai sensi del D.M. 11/3/88.”

La classe comprende la porzione restante del territorio comunale, non interessato dalle Fasce prescritte dal Piano Stralcio delle Fasce Fluviali.

Per quanto riguarda la zona di pianura circostante il fiume Bormida ed il torrente Orba e corrispondente alle Fasce A e B di progetto del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, istituito dallʼAutorità di Bacino del fiume Po con Delibera n.1/1996 del 5/021996, adottato definitivamente in data 11/12/1997 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.47 del 26/2/1998, essa é stata inserita nella classe IIIa in quanto costituisce la fascia più prossima ai corsi dʼacqua e destinata anche in futuro a rappresentare una cassa di espansione per le acque di piena dei due fiumi, risultando interna allʼargine in progetto da parte della stessa Autorità di Bacino ad integrazione dellʼargine esistente, nonché del nuovo tracciato della Tangenziale di Borgoratto.

- 41 -

La stessa classe IIIa comprende anche le porzioni di territorio ricadenti nella fascia C del Piano Stralcio che si trovano immediatamente allʼesterno dellʼargine in progetto il quale é stato calcolato per piene con tempi di ritorno di 200 anni e che quindi potrebbero essere interessate dalle acque che sovrappassano la struttura in occasione di eventi eccezionali con tempi di ritorno ancora più elevati. In dette aree saranno ammessi solo gli interventi previsti dalla Normativa del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali per le fasce di tipo A e B.

La classe IIIb comprende la parte del Concentrico di Castellazzo Bormida, ricadente interamente nella Fascia C del Piano Stralcio, avente quote topografiche più ribassate ed interessata dalla direzione preferenziale di deflusso delle acque di piena in occasione di eventi alluvionali eccezionali, secondo quanto rilevato dallʼanalisi della dinamica fluviale, dai rilievi sul territorio nonché dalle ricerche storiche effettuate, le quali hanno evidenziato la presenza anche in passato di antichi avvallamenti utilizzati come canali collettori per le acque meteoriche o come condotti fognari del Paese.

Sono inoltre comprese in tale classe le costruzioni esistenti nella classe IIIa (cascinali sparsi) le quali tuttavia presentano sistemi di difesa rappresentati da argini o rialzamenti della quota abitativa che hanno consentito di limitare i danni delle esondazioni fluviali anche più gravi. Nessuna trasformazione del patrimonio esistente potrà essere permessa in tali aree ad esclusione degli interventi strettamente necessari al mantenimento dellʼattività agricola in atto e di quelli migliorativi dal punto di vista del deflusso idrico, con lʼabbandono progressivo dellʼutilizzo abitativo dei piani terreni.

Ogni intervento da effettuarsi nelle aree di cui sopra eccedente la straordinaria manutenzione é subordinato alla realizzazione delle opere di regimazione e difesa idraulica nellʼambito comunale previste dal Piano Stralcio delle Fasce Fluviali. In queste stesse aree saranno ammessi esclusivamente gli interventi di recupero e ristrutturazione del patrimonio edilizio volti ad aumentare il livello di sicurezza degli insediamenti esistenti, mentre le nuove costruzioni saranno ammesse solo a seguito dellʼattuazione degli interventi di riassetto con la dimostrazione dellʼavvenuta riduzione del rischio.

Le progettazioni degli interventi in classe IIIb dovranno dimostrare con adeguata relazione tecnica di conseguire i seguenti obbiettivi:

- il non aggravamento delle condizioni di impedimento al deflusso dellʼacqua in situazione di eventi di piena eccezionali.

- il miglioramento delle condizioni di sicurezza degli insediamenti interessati.

- 42 -

- gli impianti di produzione o distribuzione e controllo di energia ed in generale gli impianti tecnologici a servizio degli insediamenti non potranno essere localizzati a quote inferiori al piano di campagna sistemato del lotto.

- per le nuove costruzioni in aree di espansione dovranno essere esclusi la realizzazione di piani interrati nonché lʼutilizzo del piano terreno a fini abitativi, e le stesse costruzioni dovranno essere realizzate ad una quota rialzata rispetto al piano campagna circostante e su pilastri, con lʼeventuale trasformazione degli stessi in locali abitabili soltanto successivamente alla realizzazione delle opere di difesa territoriale in progetto.

- esse dovranno comunque essere corredate dalle verifiche geomorfologiche, geotecniche ed idrauliche richieste dalla Normativa vigente (D.M. 11/3/88 n.47) anche al fine di stabilire la quota minima di rialzamento dei fabbricati.

La classe II rappresenta la restante porzione di territorio comunale interessata dalla Fascia C del Piano Stralcio e per la quale lʼaltezza dellʼonda di piena in occasione di eventi eccezionali risulta di pochi decimetri, con scarsi danni agli edifici, mentre i calcoli idraulici sui rii minori, effettuati su alcune sezioni in prossimità del Concentrico di Castellazzo, hanno dimostrato che le portate degli stessi corsi dʼacqua sono facilmente contenute dalle stesse sezioni provocando allagamenti ridotti e quindi senza particolari situazioni di pericolo per lʼabitato.

Ogni intervento da effettuarsi in tali aree dovrà essere condizionato, oltre che alla verifica di compatibilità geomorfologica idraulica, allʼosservanza delle seguenti prescrizioni di carattere edilizio finalizzate ad eliminare o ridurre la vulnerabilità connessa a fenomeni alluvionali e a garantire la sicurezza degli insediamenti, oltre a quelle specifiche evidenziate nelle singole schede di area:

- gli accessi alle unità immobiliari singole o alle scale condominiali non potranno essere realizzati a quota inferiore a quella della viabilità frontistante di riferimento del lotto.

- nelle nuove costruzioni in aree di espansione non potranno essere realizzate porzioni di edificio con qualsiasi destinazione poste al di sotto del piano di campagna (piani seminterrati o interrati).

- nelle eventuali ricostruzioni non potranno essere ricostruite porzioni di edificio poste al di sotto del piano di campagna con destinazione diversa da quella di cantina.

- 43 -

- i progetti dovranno comunque essere corredati dalle verifiche geomorfologiche, geotecniche ed idrauliche richieste dalla Normativa vigente (D.M. 11/3/88 n.47).

Per quanto riguarda infine i corsi dʼacqua secondari, sarà necessario prevedere fasce di rispetto in relazione alla possibilità di esondazione degli stessi.

Come già ribadito, i calcoli idraulici effettuati su n.4 sezioni dei principali corsi dʼacqua (rio della Fame, rio Trinità, rio Orbicella) i cui parametri morfometrici sono riportati nelle schede allegate, hanno evidenziato ampiezze delle aree inondate in occasione di eventi di piena, variabili da 17 m a 36 m.

La fascia di rispetto dai rii dovrà quindi avere unʼampiezza media di 30 m, non riportata in cartografia a causa della scala ridotta, ed in essa dovrà essere applicata la normativa relativa alla classe IIIa per le zone inedificate, mentre per gli eventuali edifici esistenti ricadenti nella stessa fascia dovranno valere le limitazioni indicate nella classe IIIb.

Gli eventuali ampliamenti degli stessi edifici già esistenti dovranno essere in ogni caso preceduti da puntuali indagini di carattere idraulico al fine di verificare che le nuove opere non riducano la capacità di invaso e siano progettate in modo da non costituire un ostacolo al deflusso delle acque di piena, con unʼanalisi delle quote topografiche delle due sponde e delle portate di massima piena.

7. Aree di nuova espansione previste dalla Variante

7.1 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo

Ambito 3.7 in fregio a via Madonna Grande

Nella parte più settentrionale del Concentrico ed in fregio a via Madonna Grande é prevista unʼarea destinata a Piano Esecutivo Convenzionato indicata nellʼAmbito 3.7 avente una superficie di 7.535 m2 e ricadente nella classe IIIª b di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

- 44 -

Trattasi di un appezzamento coltivato a colture orticole intensive, rialzato di circa 50 cm rispetto al piano di scorrimento di via Madonna Grande, con un suolo agrario molto potente a matrice argillosa derivante dallʼalterazione della formazione geologica indicata in letteratura con il nome di “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale della pianura a Sud del Po, attribuibili in parte alle Alluvioni post-glaciali ed in parte al Fluviale recente”.

Tale formazione si estende in buona parte del territorio di Castellazzo Bormida ed anche il Concentrico é sorto su questo tipo di terreni i quali, da un punto di vista geotecnico offrono discreti parametri. Il substrato del suolo agrario é infatti rappresentato da argille di colore rosso- bruno con intercalazioni di ghiaie minute, come dimostrato dalle stratigrafie di alcuni pozzi domestici o irrigui effettuati recentemente, mentre a maggiori profondità prevalgono ghiaie sempre più grossolane e compatte contenenti la falda freatica la quale é posta ad una quota di m 10 ÷ 12 con sensibili escursioni stagionali.

Nessun particolare problema di carattere geotecnico emerge per le trasformazioni previste e le utilizzazioni a scopo edificatorio dei lotti in esame, mentre la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo, con prospezioni penetrometriche dirette e da attuarsi ad integrazione dei progetti esecutivi del P.E.C., si renderà tuttavia necessaria ed obbligatoria per lʼacquisizione dei principali parametri geomeccanici, onde progettare convenientemente le opere fondazionali, così come prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47. Le limitazioni proposte per la classe di appartenenza della “Carta di sintesi” hanno lo scopo di ridurre e di minimizzare il rischio durante gli eventi eccezionali in assenza delle opere di carattere pubblico di riassetto territoriale.

Ambito 3.8 in fregio alla Strada Comunale Pietragrossa

Nella parte settentrionale del Concentrico, tra la Strada Comunale Pietragrossa e Spalto Castelfidardo, é stata individuata unʼarea di tipo C a Piano Esecutivo Convenzionato avente una superficie di 7.756 m2 e ricadente nella classe IIIª b di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Lʼappezzamento in esame, condotto attualmente a colture cerealicole locali presenta una morfologia pianeggiante con un suolo agrario molto potente ed aerato a matrice argilloso-sabbiosa derivante dallʼalterazione dei depositi argilloso-sabbiosi descritti al punto precedente e dove fino a profondità di circa 6 m si susseguono argille rossastre mediamente compatte con intercalazioni di ghiaie minute.

- 45 -

Le ghiaie grossolane contenenti una cospicua falda freatica si manifestano a quote sottostanti con una potenza di oltre 20 m ed in grado di alimentare pozzi irrigui con portate medio-alte.

Le nuove costruzioni previste in questʼarea potranno essere attuate in quanto non sussistono particolari problemi di carattere geotecnico a condizione che siano osservate le limitazioni proposte per la classe IIIª b con le quali si tende a minimizzare il rischio durante eventi meteorici eccezionali in assenza delle opere di carattere pubblico di difesa previste dallʼAutorità di Bacino del Fiume Po.

I progetti esecutivi del P.E.C. dovranno infine essere corredati della relazione geologico-tecnica per la misura dei principali parametri del sottosuolo affinché le fondazioni siano realizzate con la massima sicurezza ed economia in ossequio al D.M. 11/3/88 n.47.

Ambito 3.5 in fregio a Spalto Castelfidardo

Nel Concentrico di Castellazzo in fregio a Spalto Castelfidardo é prevista dalla Variante al P.R.G.I. una vasta area a Strumento Urbanistico Esecutivo avente una superficie di 7.260 m2 e ricadente nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Lʼappezzamento, caratterizzato da un andamento pianeggiante, é coltivato attualmente a frumento ed é ricoperto da un potente suolo agrario sotto al quale giacciono i terreni argilloso-sabbiosi appartenenti alla formazione geologica delle “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale della pianura a Sud del Po, attribuibili in parte alle Alluvioni postglaciali ed in parte al Fluviale Recente”, formazione sulla quale é sorto tutto il nucleo abitato di Castellazzo Bormida.

Tali terreni sono caratterizzati da buoni parametri geotecnici, come dimostrato dalle indagini geognostiche effettuate in lotti limitrofi per la realizzazione di nuovi edifici, mentre la superficie libera della falda freatica si pone a profondità comprese tra 10 e 15 m dal piano di campagna entro le ghiaie e le sabbie sottostanti ai depositi argilloso-sabbiosi superficiali ed anche il deflusso delle acque superficiali risulta favorito dalle seppur lievi pendenze dellʼappezzamento con lʼallontanamento delle stesse acque nella rete della fognatura comunale.

- 46 -

Nessun problema di carattere geotecnico appare dunque per lʼutilizzazione dellʼarea secondo quanto previsto dalla Variante anche se per poter assolvere a quanto prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47 i progetti dovranno essere corredati da ulteriori specifiche indagini con prospezioni dirette atte a definire la portanza delle opere fondazionali in funzione delle caratteristiche geomeccaniche del sottosuolo.

Ambito 3.4 in fregio alla Strada Comunale della Trinità

In fregio alla Strada Comunale della Trinità la 2ª Variante al P.R.G.I. ha individuato unʼarea di tipo C a Piano Esecutivo Convenzionato avente una superficie di 16.396 m2 e ricadente nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”. Trattasi di un vasto appezzamento perfettamente pianeggiante posto allo stesso piano della strada comunale, anchʼesso coltivato a frumento e caratterizzato da un potente suolo agrario argilloso-sabbioso e ben aerato derivante dallʼalterazione della stessa formazione geologica già descritta per le aree finora illustrate.

Lʼandamento pianeggiante degli appezzamenti rende necessaria la realizzazione di fossati di scolo per le acque superficiali onde permettere un facile drenaggio ed impedire ristagni, mentre le buone caratteristiche geomeccaniche dei terreni costituenti la formazione in esame consentono la realizzazione delle nuove opere senza particolari problemi di carattere geotecnico. Le indagini geognostiche puntuali dovranno in ogni caso essere effettuate in sede di progetto esecutivo dei P.E.C. onde verificare puntualmente i parametri fisici del sottosuolo secondo quanto prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47 più volte citato e con le limitazioni tipiche della classe di appartenenza di cui alla “Carta di Sintesi”.

Ambito 3.9 tra via Duca dʼAosta e via Cadorna

Al centro del nucleo storico di Castellazzo Bormida é prevista unʼarea di tipo C destinata a P.E.C. compresa tra via L. Cadorna e via Duca dʼAosta con una superficie di 5.501 m2 e ricadente nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

- 47 -

Tale area risulta completamente interclusa tra altre costruzioni già esistenti e ricoperta da uno strato di terreno di riporto accumulato nel tempo in seguito alla realizzazione dei cortili o delle aree pertinenti i vecchi edifici nonché dallʼoriginario suolo agrario sovrastante alle alluvioni argilloso-sabbiose della formazione geologica tipica di questa parte del territorio di Castellazzo.

La falda freatica é posta, anche in questo caso, allʼinterno delle ghiaie grossolane e delle sabbie sottostanti ai depositi argillosi superficiali e la sua superficie libera si pone ad una quota variabile da 10 a 15 m dal piano di campagna, mentre le acque superficiali potranno essere facilmente allontanate e convogliate nella rete della fognatura comunale.

Le caratteristiche geomeccaniche della formazione in esame, ben note ai Progettisti ed ai Costruttori locali a causa della notevole urbanizzazione della zona, risultano discrete senza particolari problemi per lʼutilizzazione della stessa area secondo le previsioni della Variante, anche se la caratterizzazione puntuale del sottosuolo ottenuta mediante indagini geognostiche si renderà in ogni caso necessaria per la determinazione degli spessori della coltre di alterazione e per il dimensionamento delle opere fondazionali in ossequio a quanto prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47, in aggiunta alle limitazioni generali della classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi” in cui il P.E.C. é inserito.

Ambito 3.10 tra via Castelspina e via Milite Ignoto

In fregio a via Milite Ignoto ed a via Castelspina, nella parte meridionale del Concentrico di Castellazzo Bormida é prevista una vasta area destinata a Strumento Urbanistico Esecutivo per una superficie di 30.680 m2 e ricadente nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un ampio appezzamento rialzato di 50 cm dal piano strada e perfettamente pianeggiante con soltanto lievi pendenze che consentono lo smaltimento delle acque meteoriche nei fossati laterali alle strade che lo costeggiano.

La formazione geologica sottostante il suolo agrario é rappresentata anche in questo caso dalle “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale a Sud del Po attribuibili in parte alle Alluvioni postglaciali ed in parte al Fluviale Recente” presente in tutta la zona del concentrico di Castellazzo ed avente buoni parametri geomeccanici.

- 48 -

Nessun problema di carattere geotecnico emerge quindi per lʼutilizzazione dellʼarea secondo le previsioni della Variante, ma dovranno essere espletate in ogni caso le prescritte indagini geologico-tecniche per la precisa determinazione delle caratteristiche del sottosuolo onde dimensionare correttamente le opere fondazionali in ossequio alla Normativa vigente.

Il lotto per le particolari condizioni geomorfologiche ricade anchʼesso nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi”, per cui le nuove costruzioni dovranno sottostare ai vincoli di tale classe.

Ambito 3.11 in fregio a Spalto Crimea

In fregio a Spalto Crimea, la 2ª Variante dello Strumento Urbanistico prevede unʼarea a P.E.C. avente la superficie di 3.379 m2, anchʼessa interclusa ad altre costruzioni già esistenti e ricadente nella classe IIIª b di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Il suolo agrario ed il terreno di riporto ricoprono le argille sabbiose e le ghiaie del substrato appartenente alla formazione geologica sulla quale é sorto tutto il Concentrico di Castellazzo, con discreti parametri geotecnici a partire da una profondità media di circa 2 m dal piano di campagna, dove termina la coltre di alterazione.

La falda freatica, cospicua e continuamente alimentata, si manifesta nelle ghiaie grossolane sottostanti e permette la perforazione di pozzi poco profondi, anche se negli ultimi decenni la superficie libera della stessa falda é stata interessata da un sensibile abbassamento fino a raggiungere quote inferiori a 10 m dal p.c., proprio per lʼelevato emungimento di acque ad uso industriale e soprattutto irriguo nel territorio di Castellazzo.

Nessun problema di carattere geotecnico appare allo stato attuale per la realizzazione di nuovi edifici nellʼarea in esame, anche se dovranno essere predisposte le indagini puntuali del sottosuolo mediante prospezioni dirette al fine di acquisire i parametri per il calcolo delle fondazioni in ossequio a quanto previsto dal D.M. 11/3/88 n.47.

Anche in questo caso i limiti previsti dalla classe di cui alla “Carta di Sintesi” ove il lotto ricade hanno lo scopo di ridurre il rischio durante eventi alluvionali eccezionali.

- 49 -

Ambito 3.12 in fregio alla strada provinciale Castellazzo - Rivalta B.da

Nella parte meridionale del Concentrico di Castellazzo, in fregio alla Strada Provinciale Castellazzo - Rivalta B.da é prevista dalla seconda Variante al P.R.G.I. una nuova area di tipo C avente una superficie di 39.800 m2 e ricadente nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Lʼarea é stata individuata nellʼambito di una ex cava per lʼestrazione di inerti e si presenta notevolmente ribassata e circondata da regolari scarpate con un dislivello di circa 2,50 m rispetto al piano della Strada Provinciale per Rivalta.

Le condizioni per il drenaggio delle acque superficiali risultano problematiche in quanto tutta lʼarea presenta un andamento pianeggiante con notevoli difficoltà per il deflusso delle stesse acque, per cui si renderà necessario, per lʼutilizzazione degli appezzamenti, prevedere opportune opere per la loro raccolta ed allontanamento nei fossati esistenti o nella rete della fognatura comunale onde evitare rischi di ristagno o allagamento.

Le nuove costruzioni dovranno quindi essere realizzate su riporti di inerti adeguatamente costipati per unʼaltezza media di circa 2 m, mentre le fondazioni dovranno essere di tipo indiretto su pali o pozzi gettati in opera e tali da superare lo spessore del riporto e dellʼattuale sottile suolo agrario, raggiungendo i terreni in posto sottostanti, i quali presentano buone caratteristiche geomeccaniche.

La superficie libera della falda freatica risulta leggermente rialzata rispetto al piano campagna originario, proprio a causa degli sbancamenti effettuati per la coltivazione della cava per inerti, ponendosi in questa zona a profondità di 3,50 ÷ 4,00 m dal piano di campagna attuale della stessa ex cava.

Nella fase dei progetti esecutivi per la realizzazione delle nuove costruzioni, oltre ai vincoli generali previsti per la classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi”, sarà quindi necessario effettuare puntuali indagini geologico-tecniche onde determinare con precisione i parametri geomeccanici del sottosuolo ove si ancoreranno le fondazioni nonché per prevedere le migliori modalità di intervento, in ossequio a quanto previsto dal più volte citato D.M. n.47.

- 50 -

Ambito 3.13 in fregio alla Strada Statale Alessandria - Savona

Nella parte occidentale del territorio comunale, compresa tra la Strada Statale Alessandria-Savona ed il rilevato della tangenziale é prevista dalla seconda Variante al P.R.G.I. una nuova area di tipo C avente una superficie di 16.084 m2 e ricadente nella classe Iª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un appezzamento pianeggiante ricoperto da un potente suolo agrario condotto attualmente a frumento, caratterizzato da lievi pendenze verso la stessa tangenziale le quali permettono il deflusso delle acque meteoriche nei fossati esistenti, mentre sottostanti al suolo giacciono le argille sabbiose con lenti di ghiaie e di sabbie appartenenti alla formazione geologica delle “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale a Sud del Po, attribuibili in parte alle Alluvioni postglaciali ed in parte al Fluviale recente”.

Tale formazione presenta ottimi parametri dal punto di vista geomeccanico senza particolari problemi quindi per lʼutilizzazione dellʼarea secondo quanto previsto dalla Variante, ma la caratterizzazione puntuale del sottosuolo ottenuta attraverso prospezioni penetrometriche sarà in ogni caso indispensabile onde verificare la presenza di eventuali orizzonti più comprimibili ed in ottemperanza a quanto previsto dal D.M. 11/3/88 n.47.

7.2 Aree libere per nuove edificazioni di tipo C

Area n.24 in fregio alla via per il Cimitero

In fregio alla via che conduce al Cimitero, la 2ª Variante dello Strumento Urbanistico prevede unʼarea di tipo C a concessione singola avente una superficie di 1.257 m2 e nella quale potranno essere realizzati nuovi edifici per una cubatura massima di 629 m3.

Tale area, rialzata di circa 30 cm dal piano di scorrimento della via del Cimitero e dellʼadiacente via Molino Vecchio, é compresa nella classe IIIª b della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” allegata alla stessa Variante ed essa risulta attualmente adibita a cortile e giardino di pertinenza di un edificio esistente.

- 51 -

Il lotto é interessato da una pavimentazione in cubetti autobloccanti la quale ricopre i terreni appartenenti alla formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali” costituita prevalentemente da sabbie e ghiaie compatte contenenti la falda freatica la cui superficie libera si pone in questa zona ad una quota di circa -10 m dal p.c.

Nessun particolare problema di carattere geotecnico emerge per lʼutilizzazione di tale nuova area, anche se dovranno in ogni caso essere eseguite tutte le indagini geotecniche necessarie per la caratterizzazione del sottosuolo, così come prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47, mentre dovranno essere altresì osservate tutte le limitazioni previste per la classe IIIª b della “Carta di Sintesi”.

Area n.23 in fregio a Spalto Magenta

Nel Concentrico di Castellazzo, in fregio a Spalto Magenta é stata individuata dalla 2ª Variante una nuova area di tipo C avente una superficie di 2.578 m2 nella quale potranno essere realizzati nuovi edifici per una cubatura massima di 1.289 m3.

Trattasi di un appezzamento pianeggiante attualmente condotto ad orto, posto alla stessa quota del piano di scorrimento di Spalto Magenta, e ricadente nella classe IIIª b della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Il potente suolo agrario ricopre anche in questo caso la formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali”, mentre la superficie libera della falda freatica si pone ad una profondità di circa 10 m dal p.c.

Nessun problema di carattere geotecnico emerge per lʼutilizzazione dellʼarea secondo quanto previsto dalla Variante, a condizione di espletare le indagini geologico-tecniche previste dal D.M. 11/3/88 n.47 nonché le prescrizioni indicate dalla “Carta di Sintesi” per la classe IIIª b.

- 52 -

Area n.109 in fregio alla Strada Comunale Pietragrossa

In fregio alla strada comunale Pietragrossa é stata individuata una nuova area di espansione a concessione singola avente una superficie di 852 m2 e sulla quale potranno essere realizzati nuovi edifici per una cubatura massima di 426 m3.

Anche tale area risulta inserita nella classe IIIª b della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” allegata alla Variante.

Trattasi di un appezzamento pianeggiante condotto attualmente a seminativo rialzato di circa 30 cm rispetto al piano di scorrimento della strada comunale e nel quale le lievi pendenze assicurano lo smaltimento delle acque superficiali, mentre il potente suolo agrario ricopre la formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali” rappresentate da sabbie e ghiaie compatte e poco alterate.

La superficie libera della falda freatica si pone ad una quota di circa 10 m dal p.c.

La nuova area risulta quindi idonea ad ospitare le trasformazioni previste in quanto non emergono particolari problemi di carattere geotecnico per la sua utilizzazione, mentre dovranno essere eseguite puntuali indagini per la caratterizzazione del sottosuolo, così come previsto dal più volte citato D.M. 11/3/88 n.47 e dovranno essere seguite le prescrizioni proposte per la classe IIIª b della “Carta di Sintesi”.

Area n.90 in fregio a via Amba Alagi

Nel Concentrico di Castellazzo Bormida ed adiacente al Torrione in fregio a via Amba Alagi é stata individuata dalla Variante al P.R.G.I. una nuova area di espansione avente una superficie di 1.746 m2 con una cubatura massima di 873 m3 e ricadente nella classe IIIª b della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Tale appezzamento, attualmente condotto a orto, risulta allo stesso piano di scorrimento di via Amba Alagi ed esso é ricoperto da un potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa, sotto al quale giacciono le sabbie e le ghiaie poco alterate dalla formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali”.

- 53 -

La falda freatica si colloca a quote variabili da 10 m a 12 m dal p.c., entro le sabbie grossolane e le ghiaie della stessa formazione.

Anche in questo caso non si rilevano problemi di carattere geotecnico per le trasformazioni previste nellʼarea in esame, salvo espletare tutte le indagini di carattere geologico-tecnico per lʼacquisizione dei principali parametri del sottosuolo secondo quanto disposto dal D.M. 11/3/88 n.47, mentre dovranno essere osservate tutte le prescrizioni proposte per la classe IIIª b della “Carta di Sintesi”.

Area n.34 in fregio a via Montegrappa

In fregio a via Montegrappa, nella parte occidentale del Concentrico di Castellazzo Bormida é prevista dalla Variante al P.R.G.I. una nuova area di espansione a concessione singola avente una superficie di 2.563 m2, con una cubatura massima di 1.282 m3, ricadente nella classe IIIª b della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un lotto pianeggiante compreso tra altri già edificati ed attualmente condotto ad orto e posto alla stessa quota della strada caratterizzato da un potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa il quale ricopre la formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali”.

Le sabbie e le ghiaie costituenti la formazione affiorante permettono una discreta circolazione idrica nel sottosuolo con la soggiacenza della falda freatica locale pari a circa -13 m dal p.c. e con un deflusso idrico sotterraneo orientato verso Nord-Est.

Le acque di precipitazione superficiale dovranno essere opportunamente raccolte e convogliate nella rete fognaria, impedendo fenomeni di ristagno superficiale.

Le trasformazioni previste nellʼarea potranno quindi essere agevolmente realizzate a condizione, anche in questo caso di espletare tutte le indagini richieste dal D.M. 11/3/88 n.47, nonché dalle disposizioni previste per la classe IIIª b della “Carta di Sintesi” allegata alla Variante.

- 54 -

Area n.36 allʼincrocio tra via Montegrappa e via Monte Santo

A breve distanza dallʼarea descritta precedentemente la Variante al P.R.G.I. prevede una nuova area a concessione singola avente una superficie di 2.403 m2 con una cubatura massima di 1.202 m3, ricadente nella IIIª b della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Lʼappezzamento, rialzato di circa 40 cm dal piano di scorrimento di via Montegrappa ed attualmente condotto a frumento, é ricoperto da un potente suolo agrario sotto al quale giacciono le sabbie e le ghiaie appartenenti alla formazione geologica delle “Alluvioni postglaciali”. Le lievi pendenze del lotto garantiscono lo smaltimento delle acque superficiali, le quali dovranno essere opportunamente raccolte ed incanalate nella rete fognaria, mentre la superficie libera della falda freatica locale si pone, in questa parte della Città, a quote variabili da 10 m a 15 m dal p.c.

Nessun particolare problema di carattere geotecnico emerge per lʼutilizzazione di questa area secondo quanto previsto dalla Variante, anche se dovranno essere espletate tutte le indagini geologiche e geotecniche previste dal D.M. 11/3/88 per la caratterizzazione del sottosuolo nonché secondo quanto disposto dalla “Carta di Sintesi” per la classe IIIª b.

Area n.26 in fregio a viale Milite Ignoto

In fregio a viale Milite Ignoto, nella parte meridionale del Concentrico, la Variante al P.R.G.I. ha individuato una nuova area a concessione singola avente la superficie di 3.931 m2 e per la quale é prevista una cubatura massima di 1.966 m3.

Trattasi di un appezzamento ricadente nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”, attualmente condotto ad orto e caratterizzato da un potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa sotto al quale sono state riscontrate le alluvioni ghiaiose con frequenti orizzonti sabbiosi appartenenti alla formazione geologica del “Fluviale recente”. Tali alluvioni ghiaiose presentano un buon grado di permeabilità permettendo una discreta circolazione idrica nel sottosuolo, con la superficie libera della falda freatica posta ad una quota di circa 13 m dal p.c., mentre le acque superficiali potranno essere facilmente smaltite nella rete fognaria in fregio a viale Milite Ignoto.

- 55 -

Lʼarea non presenta quindi particolari problemi di carattere geotecnico per le trasformazioni previste, mentre sarà necessario anche in questo caso effettuare le indagini specifiche previste dal D.M. 11/3/88 n.47 ed osservare tutte le prescrizioni indicate per la classe IIª della “Carta di Sintesi”.

Area n.80 allʼincrocio tra viale Milite Ignoto e la strada comunale della Trinità

Nella parte Sud-orientale del Concentrico di Castellazzo, al bivio tra viale Milite Ignoto e la strada comunale della Trinità, é stata individuata unʼarea di tipo C per nuove edificazioni avente una superficie di 2.960 m2 con una cubatura massima di 1.480 m3 e ricadente nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di unʼarea costituente il giardino di un edificio esistente e posta allo stesso piano delle due strade che la circondano.

Il potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa ricopre anche in questo caso la formazione geologica del “Fluviale recente” costituito da alluvioni ghiaiose poco alterate con frequenti orizzonti sabbiosi entro le quali si colloca la falda freatica la cui superficie libera é posta a quote variabili da -10 m a -13 m, in analogia con le misure freatimetriche effettuate nei pozzi posti nelle vicinanze ed in particolare nei pozzi dellʼAcquedotto comunale ubicati ad una distanza di circa 300 m verso Est.

Le acque superficiali potranno essere facilmente smaltite nella rete fognaria in fregio alla strada comunale della Trinità, recentemente interessata proprio in corrispondenza dellʼarea in esame dai lavori di intubamento del rio Trinità.

Lʼarea potrà quindi agevolmente ospitare le trasformazioni previste dalla Variante, a condizione che vengano espletate tutte le indagini necessarie per la caratterizzazione del sottosuolo secondo quanto disposto dal D.M. 11/3/88 n.47, nonché dalle indicazioni relative alla classe IIª della “Carta di Sintesi”.

- 56 -

Area n.4 compresa tra via Liguria e via Campagna

In corrispondenza dellʼincrocio tra via Liguria e via Campagna, nella parte Sud-orientale del Concentrico di Castellazzo é prevista unʼarea di tipo C avente una superficie di 3.377 m2 con una cubatura massima di 1.689 m3 e ricadente nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Lʼarea risulta antistante ad un vecchio edificio abbandonato ed essa, attualmente incolta, é posta alla stessa quota delle strade che la circondano, mentre il potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa ricopre la formazione indicata nella “Carta geologico-strutturale” allegata con il nome di “Fluviale recente”, rappresentata da alluvioni ghiaiose con frequenti intercalazioni sabbiose.

La falda freatica contenuta entro tali alluvioni permeabili si pone ad una quota di circa 12 m dal p.c., come rilevato dalle misure freatimetriche effettuate nei pozzi limitrofi ed indicate sulla “Carta geoidrologica”, anchʼessa allegata, nonché nel pozzo esistente nel cortile del vecchio edificio esistente.

Nessun problema di carattere geotecnico emerge quindi per le trasformazioni previste nellʼarea in oggetto, salvo effettuare le opportune indagini geotecniche onde verificare la stratigrafia del sottosuolo così come prescritto dal più volte citato D.M. 11/3/88 n.47 ed osservare le disposizioni della “Carta di Sintesi” e riguardanti la classe IIª.

Area n.2 in fregio a via Campagna

Quasi al termine di via Campagna, in prossimità della linea ferroviaria, é stata individuata dalla Variante al P.R.G.I. unʼarea di tipo C avente una superficie di 4.516 m2 con una cubatura massima di 2.258 m3 e ricadente nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un appezzamento composto da quattro particelle attualmente condotte ad orto e ribassate di circa 30 cm dal piano di scorrimento di via Campagna. Il potente suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa ricopre la formazione geologica conosciuta in letteratura con il nome di “Fluviale recente” nella quale é contenuta una discreta falda freatica la cui superficie libera si pone a quote variabili da 10 m a 12 m dal p.c. analogamente ai pozzi circostanti.

- 57 -

Lʼarea non presenta quindi particolari problemi di carattere geotecnico per la sua trasformazione secondo quanto previsto dalla Variante, tranne che anche in questo caso espletare tutte le indagini prescritte dalla Normativa vigente, mentre dovranno essere progettate opportune opere di drenaggio per le acque superficiali le quali dovranno essere raccolte ed allontanate nella rete fognaria esistente, onde evitare fenomeni di ristagno.

La realizzazione dei nuovi edifici dovrà in ogni caso osservare tutte le disposizioni proposte per la classe IIª della “Carta di Sintesi”.

Aree n.6 e n.93 nei pressi di viale Giovanni XXIII

Retrostanti ad un recente edificio ed in fregio alla strada vicinale che conduce a C.na Murut sono state individuate due piccole aree di tipo C di cui una rappresenta il giardino dellʼedificio stesso, mentre lʼaltra risulta attualmente condotta ad orto.

Le due aree hanno una superficie rispettivamente di 597 m2 e 946 m2 ed in esse sarà consentita una cubatura massima di 299 m3 e 473 m3, mentre entrambi gli appezzamenti ricadono nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Il suolo agrario molto potente ed aerato ricopre anche in questo caso la formazione geologica del “Fluviale recente” costituita da alluvioni ghiaiose con frequenti dispersioni di sabbie, nella quale é contenuta una discreta falda freatica la cui superficie libera si pone ad una quota di circa -10 m dal p.c.

Le acque superficiali dovranno essere opportunamente raccolte ed allontanate, mentre dovranno essere effettuate tutte le indagini geologiche e geotecniche necessarie per la caratterizzazione del sottosuolo, come prescritto dal D.M. 11/3/88 e le nuove costruzioni dovranno essere realizzate secondo le disposizioni relative alla IIª classe della “Carta di Sintesi”.

- 58 -

Area n.86

Nei pressi delle due aree precedenti ed antistante ad un nuovo edificio in corso di ultimazione, la Variante al P.R.G.I. prevede una nuova area di tipo C avente una superficie di 1.122 m2 con una cubatura massima di 561 m3, inserita nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un appezzamento posto alla stessa quota della strada attualmente incolto nel quale il potente suolo agrario ricopre la formazione geologica del “Fluviale recente” come per i lotti limitrofi descritti precedentemente, mentre la superficie libera della falda freatica si pone, anche in questo caso, ad una quota di circa -10 m con una direzione del deflusso idrico sotterraneo orientata verso Nord- Est.

Per lʼutilizzazione di tale area non sussistono particolari problemi di carattere geotecnico salvo espletare tutte le indagini richieste dalla Normativa vigente ed osservare le prescrizioni proposte per la classe IIª della “Carta di Sintesi”.

Area n.89 in fregio a via Paradiso

Nel Centro Storico di Castellazzo Bormida, nei pressi del Complesso del Convento, in fregio a via Paradiso é stata individuata unʼarea di tipo C avente una superficie di 1.556 m2 con una cubatura massima di 783 m3, ricadente nella IIª classe della “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di un lotto completamente intercluso e circondato da un alto muro di recinzione con lʼaccesso su via Paradiso attualmente condotto a frutteto ed il potente suolo agrario deriva dallʼalterazione della formazione del “Fluviale recente” ove prevalgono le sabbie grossolane e le ghiaie contenenti la falda freatica posta ad una quota media di circa -10 m dal piano di campagna.

Altre falde più abbondanti ed in leggera pressione si susseguono nelle formazioni sottostanti più antiche e captate con i più recenti pozzi anche ad uso domestico in quanto la falda freatica é soggetta a notevoli escursioni stagionali. Nessun problema di carattere geotecnico emerge allo stato attuale per lʼutilizzazione a fini edificatori dellʼarea salvo espletare le indagini prescritte dal D.M. 11/3/88 a corredo del progetto esecutivo ed osservando le prescrizioni di cui alla classe IIª della “Carta di Sintesi”.

- 59 -

Area n.120, nei pressi della Frazione di Cantalupo

Al margine settentrionale del territorio ed in fregio al rio Baraccone Bozzole é stata individuata unʼarea di nuova edificazione di tipo C a concessione singola avente la superficie di 2.049 m2 con una cubatura massima di 1.025 m3.

Trattasi di un appezzamento attualmente incolto, leggermente rialzato rispetto alla strada che fiancheggia il rio il cui potente suolo agrario deriva dalla formazione del “Fluviale recente” costituite da sabbie grossolane e ghiaie aventi localmente una potenza di circa 15 m.

La falda freatica locale é alimentata sia dal rio, sia dalle acque di subalveo del Bormida in sponda sinistra ed essa é inserita nella Iª classe di cui alla “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼutilizzazione urbanistica” ove il rischio idrogeologico é minimo.

Il progetto esecutivo delle nuove costruzioni dovrà in ogni caso essere corredato della caratterizzazione geotecnica del sottosuolo in ossequio a quanto previsto dal D.M. 11/3/88 n.47.

Area n.117, nella Frazione di Fontanasse

Allʼestremità meridionale del territorio nella Frazione di Fontanasse é prevista una nuova area di tipo C a concessione singola attualmente condotta a colture cerealicole tradizionali (mais) costituita da un unico appezzamento dotato di lievi pendenze verso Nord in fregio alla strada comunale ed avente una superficie di 2.787 m2 con una cubatura massima di 1.394 m3.

Essa é compresa nella Iª classe della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” ove il rischio geologico é molto basso ed il suolo agrario deriva dallʼalterazione della formazione del “Fluviale medio” relitto delle antiche conoidi di cui si é fatto cenno nel capitolo di inquadramento geologico generale.

Trattasi di terreni a matrice prevalentemente argilloso-sabbiosa aventi una potenza complessiva di circa 20 m contenenti una debole falda freatica posta a profondità di circa 15 m dal piano di campagna e con buoni parametri geotecnici. Essa potrà quindi ospitare le nuove costruzioni previste a condizione che, analogamente a tutti i nuovi progetti esecutivi, siano espletate le indagini prescritte dal D.M. 11/3/88 n.47, più volte richiamato.

- 60 -

7.3 Aree libere di tipo D2 a Strumento Urbanistico Esecutivo

Ambito 3.14

Posta al margine occidentale del territorio, é prevista unʼarea per attività produttive di tipo D2 compresa tra la Strada Statale n.30 Alessandria - Savona e la linea ferroviaria Alessandria - Savona, avente una superficie complessiva di 159.377 m2 della quale unʼampia parte é destinata a P.I.P e ricadente nella classe Iª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di una vasta area rialzata rispetto alla Strada Statale di circa 1,50 m attualmente condotta a prato stabile con una morfologia pianeggiante e soltanto lievi ondulazioni.

Il potente suolo agrario ricopre la formazione geologica conosciuta in letteratura con il nome di “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale a Sud del Po, attribuibili in parte alle Alluvioni postglaciali ed in parte al Fluviale Recente”, mentre proprio nella porzione meridionale della vasta area é stato individuato il contatto stratigrafico con le sottostanti “Alluvioni prevalentemente sabbiose, siltoso-argillose” del Fluviale Medio le quali affiorano più estesamente in sponda sinistra del fiume Bormida e nei territori di Casalcermelli e Castelspina.

Tali depositi alluvionali sono costituiti da ghiaie e sabbie grossolane immerse in una matrice di argille sabbiose e presentano in genere buone caratteristiche geomeccaniche permettendo inoltre una discreta circolazione idrica per il loro buon grado di permeabilità, con la superficie libera della falda freatica posta a profondità di circa 5 ÷ 7 m dal piano di campagna con sensibili escursioni stagionali a causa della vicinanza del fiume Bormida il quale alimenta a monte la stessa falda.

Nessun problema di carattere geotecnico emerge allo stato attuale per la trasformazione dellʼarea, anche se come già accennato la presenza di diffuse ondulazioni nel suolo agrario potrebbe favorire la formazione di ristagni di acqua superficiali i quali determinano infiltrazioni puntuali di acqua in profondità con possibili alterazioni dei parametri geotecnici.

Per lʼutilizzazione dellʼarea secondo quanto previsto dalla 2ª Variante al P.R.G.I., peraltro già in parte occupata da edifici industriali o agricoli esistenti si renderà quindi necessaria la realizzazione di opportuni fossati di scolo per lʼallontanamento delle acque meteoriche le quali potranno essere convogliate nei fossati a lato della Strada Statale o nei collettori principali della zona.

- 61 -

Ambito 3.19 - C.na Campagna

A Est del territorio ed in fregio alla strada Casalcermelli - Alessandria é prevista una nuova area di tipo D2 a P.I.P. avente una superficie lorda di 50.000 m2 ed inserita nella IIª classe della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Caratterizzata da una morfologia perfettamente pianeggiante, lʼarea é attualmente ribassata di circa 50 cm rispetto al piano di scorrimento della strada ed é condotta a colture orticole specializzate, mentre il suolo agrario a matrice argilloso-sabbiosa molto soffice ed aerato ricopre la formazione indicata nella cartografia ufficiale con il nome di “Alluvioni postglaciali”.

Trattasi di depositi alluvionali rappresentati da ghiaie e sabbie grossolane immerse in una matrice sabbiosa con ottime caratteristiche geomeccaniche, mentre le ghiaie prevalenti sottostanti permettono una buona circolazione idrica con la possibilità di realizzare pozzi ad uso industriale ed irriguo ad elevata portata e con il livello statico della falda freatica posto a quote variabile da -6 m a -8 m dal p.c.

Lʼalimentazione della falda freatica proviene dalle acque di subalveo del torrente Orba posto a breve distanza, mentre gli orizzonti acquiferi sottostanti tutti in pressione sono alimentati dalle infiltrazioni superficiali che interessano formazioni geologiche molto permeabili ed affioranti nei rilievi collinari posti a Sud negli altri territori limitrofi.

Il sistema di drenaggio delle acque superficiali é anchʼesso assicurato dai fossati che circondano lʼarea i quali, con lievissime pendenze, trasportano le acque verso il torrente Orba, per cui nessun problema di carattere geomorfologico o geotecnico emerge allo stato attuale per la trasformazione dellʼarea, anche se i progetti esecutivi dei Piani di Interventi Produttivi (P.I.P.) dovranno essere corredati delle successive indagini puntuali nelle superfici di ingombro dei capannoni e degli edifici, onde ottenere i parametri geotecnici necessari per il dimensionamento delle fondazioni specialmente laddove sussistono sovraccarichi molto elevati, in ossequio a quanto prescritto dal D.M. 11/3/88 n.47.

Anche in questo caso dovranno inoltre essere tenute in considerazione le prescrizioni relativa alla classe IIª della “Carta di Sintesi”.

- 62 -

7.4 Aree libere di tipo D2

Aree di Frazione Capanne

Nei pressi dellʼincrocio con la Strada Provinciale per Nizza e contigue allʼarea dellʼAmbito 3.14 sono previste due aree di tipo D2 già in parte interessate da diversi edifici industriali nelle quali sarà possibile realizzare nuove strutture su di una superficie complessiva di 30.841 m2 e ricadenti nella classe Iª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di appezzamenti a morfologia pianeggiante con un suolo agrario molto potente a matrice sabbiosa sotto al quale giacciono ghiaie e sabbie grossolane con ottime caratteristiche geotecniche senza alcun particolare problema per la completa utilizzazione dei lotti ad uso industriale, salvo espletare tutte le prescrizioni previste dal D.M. 11/3/88 n.47 sulla caratterizzazione del sottosuolo sia per le nuove costruzioni che per lʼampliamento di quelle esistenti laddove si possano verificare incrementi dei carichi sulle fondazioni.

Aree di Località “La Micarella”

Poste a Nord delle precedenti ed in fregio alla Strada Statale per Alessandria sono previste altre tre aree libere di tipo D2 aventi la superficie complessiva di 23.196 m2 e ricadenti nella classe Iª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Anchʼesse parzialmente occupate da edifici, presentano una morfologia pianeggiante e leggermente ribassate rispetto al piano di scorrimento della strada, mentre il suolo agrario molto potente a matrice argilloso-sabbiosa ricopre un substrato di argille e ghiaie alterate con buone caratteristiche geomeccaniche e tali da permettere agevolmente la costruzione dei nuovi capannoni o lʼampliamento dei corpi di fabbrica esistenti, verificando tuttavia lʼesatta resistenza alla compressione del sottosuolo mediante indagini dirette onde dimensionare correttamente le fondazioni delle nuove opere in ossequio a quanto previsto dalla Normativa vigente (D.M. 11/3/88 n.47).

- 63 -

Aree in fregio alla Strada Provinciale Castellazzo - Rivalta B.da

A Sud del Concentrico ed in fregio alla Strada Provinciale per Castelspina e Rivalta B.da sono previste tre aree libere di tipo D2 e circostanti alcuni capannoni costruiti negli ultimi cinque anni, aventi complessivamente una superficie di 21.001 m2 e ricadenti nelle classi IIª e IIIª b di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di aree a morfologia pianeggiante leggermente rialzate rispetto al piano di scorrimento stradale, attualmente incolte o condotte a colture cerealicole locali e dove il suolo agrario molto potente ricopre terreni conosciuti con il nome di “Alluvioni prevalentemente argillose della superficie principale della pianura a Sud del Po, attribuibili in parte alle Alluvioni postglaciali ed in parte al Fluviale recente” (Foglio n.70, Alessandria della Carta Geologica dʼItalia e Carta Geologico- strutturale allegata alla presente Variante).

Lo spessore di tale formazione risulta di circa 20 m ed essa é stata interessata da alcune prospezioni penetrometriche statiche e dinamiche nellʼanno 1995 le quali hanno messo in luce la presenza di terreni compatti e molto resistenti soltanto a partire dalla profondità media di 3 m dal piano di campagna. Il substrato é infatti rappresentato da argille sabbiose le quali, per le costruzioni industriali previste nei singoli lotti, dovranno essere dovunque superate onde ancorare le fondazioni nelle rocce più compatte sottostanti.

La falda freatica é posta a profondità comprese tra 15 m e 18 m dal piano di campagna con lievi escursioni stagionali, per cui nessun particolare problema di carattere geotecnico emerge allo stato attuale per lʼutilizzazione dei singoli lotti ad essere sede di nuovi edifici industriali, a condizione che, ad integrazione dei progetti esecutivi, siano espletate ulteriori indagini dirette con prospezioni penetrometriche entro il perimetro delle nuove costruzioni, onde acquisire con precisione i parametri geotecnici del sottosuolo al fine di dimensionare con sicurezza le opere fondazionali previste.

Valgono anche in questo caso le prescrizioni proposte per le classi IIª, per quanto riguarda i lotti indicati come modifica n.42 e n.44 e IIIª b per il lotto n.45 della nuova “Carta di Sintesi”.

- 64 -

Aree nei pressi della Stazione ferroviaria

Nei pressi della Stazione sia ad Est che ad Ovest della linea ferroviaria in fregio a Viale Giovanni XXIII, alla Strada Provinciale per Casalcermelli ed alla Strada Comunale della Trinità sono previste dalla 2ª Variante dello Strumento Urbanistico tre aree libere di tipo D2 aventi complessivamente la superficie di 15.806 m2 e ricadenti nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Trattasi di lotti simili tra di loro per la morfologia pianeggiante, il tipo di suolo agrario molto soffice ed aerato e le colture di tipo tradizionale, in parte contigui ad altri edifici industriali già esistenti. Il substrato del suolo agrario anche in questo caso é rappresentato da argille sabbiose con mediocri caratteristiche geotecniche fino ad una profondità di 1,50 m ÷ 2,00 m, come risulta dallʼesame di alcuni sbancamenti e scavi per nuove costruzioni nei lotti posti in fregio a via Giovanni XXIII, mentre a quote inferiori giacciono ghiaie alterate sempre più compatte e resistenti con buoni parametri.

La falda freatica cospicua ed alimentata dalle acque di scorrimento con direzione del deflusso idrico sotterraneo orientata verso Nord-Ovest e quindi proveniente dal torrente Orba, permette eventuali utilizzazioni di acque ad uso industriale mediante la perforazione di pozzi a breve profondità, mentre, sotto lʼaspetto geotecnico le ghiaie alterate ed immerse in una matrice argillosa fino alla profondità di 6 m circa offrono discreti parametri e tali da consentire la completa utilizzazione dei lotti a scopo edificatorio.

Per quanto riguarda lʼarea in fregio alla strada comunale della Trinità indicata come modifica n.77, essa ricade entro il raggio di 200 m di rispetto dal nuovo pozzo del civico Acquedotto, tuttavia é già stata inoltrata domanda per la riduzione di tale fascia al Servizio Risorse Idriche della Regione Piemonte in conseguenza ad approfonditi studi di carattere idrogeologico che hanno evidenziato la possibilità di riduzione dellʼarea di tutela delle opere di captazione con un valore variabile da 60 m a 120 m (isocrona a 365 giorni), con lʼesclusione quindi dellʼarea in esame. Lʼutilizzazione della stessa area ai fini edificatori dovrà in ogni caso essere subordinata alla approvazione della riduzione della fascia di rispetto.

In ossequio a quanto prescritto dal D.M 11/3/88 n.47, i progetti dei nuovi interventi dovranno essere corredati dalle indagini svolte con prospezioni penetrometriche i cui risultati dovranno essere evidenziati nella relazione geotecnica onde permettere il corretto dimensionamento delle fondazioni e la loro esatta collocazione rispetto al piano di campagna attuale. Anche in questo caso sono da osservarsi le prescrizioni di cui alla “Carta di Sintesi”.

- 65 -

7.5 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo a recupero ambientale

Ambito 3.15 - C.na Fallita

A Nord del territorio ed in fregio alla sponda sinistra del torrente Orba nei pressi della confluenza con il fiume Bormida la 2ª Variante al P.R.G.I. include una vasta area a recupero ambientale che prende il nome dalla vicina C.na Fallita e ricadente nella classe IIIª a di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”, dove negli ultimi dieci anni é stata portata a termine una imponente opera di risanamento ambientale, in quanto parte del territorio é stata in passato utilizzata per discariche abusive anche di rifiuti speciali.

Trattasi di unʼampia area ad andamento pianeggiante sopraelevata di circa 8 m dal piano di scorrimento dellʼacqua nel torrente Orba, inserita per la maggior parte nella Fascia B del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali individuate dallʼ “Autorità di Bacino del Fiume Po” (Legge 18/5/1989 n.183) e costituita da terreni appartenenti alla formazione geologica indicata nel rilievo originario con il nome di “Alluvioni postglaciali”, rappresentata da ghiaie grossolane con intercalazioni di argille per una potenza di circa 15 m.

La falda freatica emersa nei vicini lotti occupati dalla discarica per inerti é posta ad una profondità di circa 7 m, con forti escursioni stagionali.

I lavori di risanamento ambientale hanno comportato lʼasportazione dei rifiuti presenti nel sottosuolo nonché del terreno inquinato dai percolati dei rifiuti stessi e dalle fuoriuscite di liquido dai fusti contenenti i materiali tossico-nocivi, la selezione delle diverse tipologie dei rifiuti estratti e, ove possibile, il loro trattamento preliminare. I materiali che presentavano le caratteristiche peggiori dal punto di vista della pericolosità di inquinamento sono stati inviati ad idonei impianti di smaltimento, mentre per i rimanenti rifiuti sono state allestite allʼinterno dellʼarea stessa apposite piattaforme per il loro collocamento definitivo.

Ora, la 2ª Variante al P.R.G.I. ha previsto per questa vasta area un recupero ambientale con la sua destinazione a verde mediante la messa a dimora di piante ad alto fusto e vegetazione idonea alla ricostituzione di un ambiente fluviale naturale, onde favorire il reinserimento delle originarie specie faunistiche e vegetazionali della zona.

Nessun particolare problema di tipo geologico, geomorfologico ed idraulico emerge per le trasformazioni in progetto, ed anche il ripristino della vegetazione arborea in questa zona prossima ai due corsi dʼacqua non costituirà un ostacolo per il deflusso delle acque in occasione di eventi di piena.

- 66 -

La sistemazione a verde richiederà tuttavia il reperimento di un discreto quantitativo idrico necessario per lʼinnaffiamento e lʼirrigazione delle zone rimboscate, almeno per i primi anni, e tale necessità comporterà la perforazione di pozzi o la derivazione di acqua dagli stessi corsi dʼacqua.

A questo proposito dovranno essere valutate attentamente tutte le possibilità onde evitare pericoli di inquinamento, mentre se verrà prescelta la soluzione della perforazione di nuovi pozzi dovranno essere impedite contaminazioni delle falde più profonde, limitando il prelievo alle acque della falda freatica, peraltro già compromessa dalla prolungata presenza dei rifiuti nel sottosuolo e come dʼaltra parte previsto dalla recente L.R. n.22 del 30/4/1996 la quale riserva lʼutilizzo delle falde più profonde, e quindi più protette, ai soli scopi idropotabili.

7.6 Ambiti a Strumento Urbanistico Esecutivo per attività estrattive e recupero ambientale

Ambito 3.16 - C.na Altafiore

Nei pressi di C.na Altafiore é in corso di esercizio unʼattività estrattiva sotto falda, regolarmente autorizzata ai sensi della L.R. n.69/78, nei lotti posti a Sud dellʼedificio stesso. Tale area ricade nella classe IIIª a di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

Le attività in corso, comprendenti il recupero ambientale con la formazione di laghetti, si estenderanno anche in altri lotti posti a Nord ed a Nord-Ovest con convenzione tra il Comune di Castellazzo B.da e la Società Concessionaria ed esse riguardano lo scavo sotto falda di ghiaie e sabbie in aree aventi la superficie complessiva di oltre 200.000 m2, suddivise in tre lotti da attuarsi in circa 10 anni.

Gli appezzamenti posti a Nord ed a Nord-Ovest dellʼedificio principale di C.na Altafiore, non ancora interessati dallo scavo ma costituenti oggetto di future attività estrattive e di successivo recupero ambientale, ricadono tuttavia nella Fascia A di deflusso della piena di cui al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali individuate dallʼ “Autorità di Bacino del Fiume Po” (Legge 18/5/1989 n.183), per cui in ossequio allʼart.6 delle Norme di Attuazione, emanate con Delibera n.1 del 5/2/1996, in tali aree sono vietate le attività di trasformazione dello stato dei luoghi, sotto lʼaspetto morfologico, idraulico, infrastrutturale ed edilizio.

- 67 -

In ogni caso, per la disciplina sia delle attività estrattive che del successivo recupero, dovranno valere anche le disposizioni di cui allʼart. 17 delle stesse Norme di Attuazione della Delibera sopra citata.

Ambiti 3.17 e 3.18 - C.na Rognone

Nei pressi di C.na Rognone ad Est del Concentrico é previsto il recupero di due aree degradate con ripristino ad indirizzo naturalistico mediante asportazione di materiali inerti ed aventi complessivamente la superficie lorda di circa 179.000 m2 (superficie netta di scavo 86.738 m2) e per le quali é già stata concessa lʼautorizzazione alle trasformazioni previste, con delibera di Giunta Regionale n.97/34575 del 9/5/1994.

Trattasi di lotti ricadenti nella classe IIª di cui alla “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” ed attualmente condotti a colture cerealicole tradizionali, ribassati rispetto al piano di campagna circostante di circa 6 m in seguito alla coltivazione di diverse cave per materiali inerti impiegati per la costruzione dellʼAutostrada A26 a cui, nei decenni scorsi, non ha fatto seguito il ripristino dei siti, i quali appaiono quindi attualmente come zone degradate con pareti a forte pendenza e parzialmente utilizzate come discarica non autorizzata per macerie e materiali di riporto.

Il progetto di recupero ambientale prevede lʼulteriore asportazione di materiali inerti per una profondità complessiva di 18 ÷ 20 m dallʼoriginario p.c., intercettando quindi la superficie libera della falda freatica, posta ad una quota di - 8 m, per una profondità di 10 m.

Gli allegati geologici al progetto di recupero ambientale hanno preso in considerazione tutti gli aspetti fisici, geomorfologici ed idraulici della zona circondata dal rio Orbicella e dai quali non sono emersi particolari problemi, per cui le opere potranno essere portate a termine secondo le prescrizioni della autorizzazione regionale sopra citata.

I lavori prevedono la formazione di ampi specchi dʼacqua ottenuti scavando appunto le ghiaie sotto falda con la modellazione delle sponde ed un recupero ambientale con la formazione di zone boscate, radure e zone umide attraverso la messa a dimora di vegetazione idonea a bosco planiziale e vegetazione naturale spondale igrofila.

- 68 -

Antistante C.na Rognone, nella parte a Sud-Est dellʼarea, é prevista altresì la realizzazione di una discarica per inerti di 2ª Categoria tipo A per una superficie di 1,50 Ha colmando lʼattuale depressione per uno spessore di circa 6 ÷ 7 m e con il livellamento del piano campagna allo stato finale alla quota di circa 100 m s.l.m. ossia praticamente al piano attuale di campagna dei terreni circostanti, mediante la costruzione di un diaframma in terra di separazione dal resto dellʼarea.

Anche questʼopera, secondo il parere dello scrivente, potrà essere regolarmente attuata rispettando tuttavia i vincoli derivanti dalla presenza in adiacenza a tutti i lotti indicati per il recupero ambientale del Rio Orbicella per il quale, essendo unʼacqua pubblica, devono essere rispettati i vincoli prescritti dalla L.431/85, salvo eventuali deroghe già ottenute con lʼautorizzazione regionale.

Per quanto riguarda le limitazioni di cui al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali individuate dallʼ “Autorità di Bacino del Fiume Po” (Legge 18/5/1989 n.183), tutti i lotti dellʼarea in oggetto ricadono nella Fascia di inondazione per piena catastrofica (Fascia C), dove allo stato attuale non sussistono particolari divieti alle attività estrattive e di bonifica previste.

La realizzazione della discarica per inerti dovrà ottenere le prescritte autorizzazioni attualmente vigenti dallʼAutorità competente.

7.7 Aree produttive di lavorazione di materiali inerti

Al limite occidentale del territorio e nei pressi della Strada Statale per Acqui é previsto lʼampliamento dellʼattività produttiva di lavorazione di materiali inerti per complessivi 55.500 m2 circa, in adiacenza ad un cantiere già esistente ove vengono svolte esclusivamente attività di frantumazione e di lavorazione degli inerti e ricadente questʼultimo nella classe IIIª b della “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”.

La zona é posta in sponda sinistra del fiume Bormida ad una distanza di circa 50 m dallo stesso corso dʼacqua da cui é rialzata di circa 7 m ed essa é totalmente inserita nella Fascia A di cui al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali delimitate dallʼ “Autorità di Bacino del Fiume Po” (Legge 18/5/1989 n.183).

- 69 -

Nessuna attività estrattiva é in corso, sia per la estrema vicinanza al fiume sia per la presenza nel sottosuolo di argille ad andamento lentiforme intercalate agli strati di sabbie e di ghiaie, per cui lʼampliamento richiesto riguarderà soltanto i lotti adiacenti al cantiere esistente, sui quali potranno essere installate nuove apparecchiature meccaniche di selezione e di frantumazione degli inerti.

La “Tavola delle Aree Inondabili” edita dalla Regione Piemonte - Settore Prevenzione del rischio geologico, meteorologico e sismico - (1990) inserisce questa zona nelle aree interessate da eventi di piena con tempi di ritorno compresi tra 25 e 50 anni, con deposito di materiale limoso a testimonianza della non gravità dei fenomeni alluvionali in questa parte del territorio di Castellazzo.

Lʼarea sia del cantiere esistente sia delle particelle oggetto di ampliamento presenta una posizione particolarmente rialzata dove lʼacqua, anche durante le piene eccezionali, arriva con basse velocità e con minime altezze, poste peraltro ad una quota più elevata della strada principale di accesso al paese di Castellazzo B.da, per cui secondo il parere dello scrivente le attività di frantumazione e di lavorazione degli inerti non costituiscono particolari ostacoli dal punto di vista idrogeologico. Le nuove attività dovranno in ogni caso essere realizzate secondo le disposizioni di cui alle Norme di Attuazione del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali recentemente approvato ed inerenti la fascia di appartenenza.

7.8 Aziende agricole di particolare rilevanza produttiva inserite nella Fascia A di cui al P.S.F.F.

Nella Fascia A del già più volte citato Piano Stralcio delle Fasce Fluviali e nella classe IIIª b della nuova “Carta di Sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica”, ricadono cinque grosse Aziende agricole denominate:

C.na Raviaro

C.na Mariotta

C.na Barossi

C.na Isola Grande o Pulciano

C.na il Rotto

- 70 -

Per garantire la continuità ambientale delle stesse Aziende e nelle aree di pertinenza aziendale già edificate sarà possibile effettuare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nonché ampliamenti secondo le prescrizioni proposte per la classe IIIª b della stessa “Carta di Sintesi”, ma essendo esse comprese nella fascia A del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali ed in ossequio allʼart. 1 della Delibera n.2 del 5/2/1996 dellʼAutorità di Bacino, sarà necessario che il proponente dimostri, con perizia asseverata, “lʼassenza di presupposti a costituire significativo ostacolo tale da provocare modificazioni alle caratteristiche idrauliche del deflusso, con particolare riguardo alle limitazioni delle capacità di invaso delle aree suddette, e la compatibilità con le condizioni di rischio legate ai fenomeni di erosione, esondazione e ristagno”.

Tale relazione di tipo idraulico dovrà contenere anche la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo in ossequio a quanto previsto dal D.M. 11/3/88 n.47.

7.9 Opere pubbliche di particolare importanza

Le Opere pubbliche di particolare importanza previste dalla 2ª Variante del P.R.G.I. di Castellazzo Bormida sono rappresentate principalmente dallʼallargamento e dalla costruzione di alcuni raccordi stradali nella zona del Cimitero nonché dalla realizzazione di alcuni ampi parcheggi superficiali o aree verdi anchʼessi posti a Nord del Concentrico, o nei pressi della Stazione ferroviaria.

Altre aree pubbliche di minor estensione a verde o parcheggio sono previste nella zona di Spalto Crimea,nonché nei pressi del P.E.C. già ultimato “della Fornace”, come meglio indicato nelle tavole generali del Piano.

Trattasi di interventi di lieve entità da un punto di vista geomorfologico che interessano soltanto il substrato del suolo agrario senza particolari problemi di carattere geotecnico, salvo il mantenimento degli attuali attraversamenti per il deflusso delle acque superficiali le quali, per tutto il Concentrico di Castellazzo Bormida, costituiscono un generalizzato problema dovuto alle minime differenze di quota tra le varie parti del territorio.

Tali differenze topografiche sono in ogni caso servite per differenziare le classi nella nuova “Carta di Sintesi”, ove lʼacqua nel caso di eventi eccezionali e superando lʼattuale argine, peraltro mai superato dopo la costruzione avvenuta alla fine del secolo scorso.

- 71 -

Laddove si rivelassero necessari scavi e sbancamenti o strutture rigide di contenimento dovranno essere espletate le opportune indagini geologico–tecniche con prospezioni dirette onde acquisire i parametri del sottosuolo per la progettazione delle opere in ossequio a quanto prescritto dal D.M. 11/3/88.

Anche il nuovo tratto stradale di collegamento tra la Strada Provinciale per Rivalta B.da a Sud, nei pressi di una vasta zona industriale già esistente ed in fase di espansione, e lʼincrocio tra la Strada Comunale della Trinità - via Milite Ignoto, corredata da due ampi fossati potrà costituire una valida opera di salvaguardia sia per quanto riguarda lo smaltimento delle acque sia per la viabilità, costituendo una tangenziale esterna al paese.

Lo scopo principale di questʼopera tuttavia é rappresentato dalla possibilità di smaltire le acque provenienti dal territorio di Castespina, proprio per le sensibili differenze di quota tra i vari appezzamenti, per cui i fossati laterali alla stessa strada in progetto con pendenze sufficienti ed orientate verso Nord-Est saranno in grado di smaltire nellʼampia roggia in fregio alla strada della Trinità le acque raccolte.

La costruzione in un secondo tempo di nuovi collettori della fognatura a partire dallʼincrocio con via Milite Ignoto e dimensionati in funzione delle portate complessive previste impedirà allagamenti o ristagni di acqua in questa parte del paese.

Una seconda area di salvaguardia per la viabilità nonché per la realizzazione di nuove infrastrutture di difesa ambientale é stata prevista infine a Ovest del Concentrico, collegando i terreni in fregio alla Strada Provinciale per Savona allʼingresso del paese provenendo da Alessandria con un secondo svincolo con la Strada Provinciale per Rivalta B.da-Castelspina.

Tale area interessa terreni attualmente liberi e a morfologia pianeggiante, senza interruzione di collettori drenanti e su di essa potranno essere progettate in tempi successivi opere di ulteriore difesa, quali nuove arginature nella previsione di proteggere il Concentrico dalle esondazioni del Bormida.

La recente delimitazione delle Fasce Fluviali individuate dallʼAutorità di Bacino del Fiume Po prevede infatti in questa parte del territorio e con un andamento subparallelo la costruzione appunto di opere di difesa fluviali.

Unʼulteriore opera pubblica importante é costituita dalla discarica per inerti di 2ª Categoria tipo A di C.na Fallita in località Strada Vicinale Mancarana. Trattasi di unʼopera già autorizzata da realizzarsi in uno sbancamento effettuato diversi anni or sono per una cava di ghiaia e di sabbia a cielo aperto ormai esaurita ed essa occupa una parte dello sbancamento effettuato per la coltivazione degli inerti, per una superficie di 30.000 m2 circa.

- 72 -

Lo scavo che verrà colmato presenta una profondità variabile da 6 a 7 m rispetto al piano di campagna circostante ed é attualmente occupato da uno specchio dʼacqua dovuto allʼemersione della falda freatica, mentre il riempimento avverrà gradualmente mediante lʼaccumulo di materiali via via compattati per un volume complessivo di circa 30.000 m3, senza la formazione di rilevati che potrebbero ostacolare il normale deflusso delle acque in occasione delle piene.

Gli inerti collocati in discarica dovranno essere costituiti esclusivamente dai seguenti materiali:

- sfridi di materiale da costruzione e materiale derivante da demolizioni, costruzioni e scavi;

- materiali ceramici cotti;

- rocce e materiale litoide da costruzione;

- altri materiali similari inerti.

La realizzazione della discarica, ubicata nella fascia B del Piano Stralcio delle Fascie Fluviali individuate dallʼAutorità di Bacino del Fiume Po, rappresenterà in ogni caso un intervento per la ricostituzione dellʼequilibrio naturale alterato dalla formazione della ex cava per inerti, secondo quanto prescritto dallʼart.7 delle Norme di Attuazione dello stesso Piano, eliminando quindi un importante fattore di interferenza antropica.

Il parziale colmamento dellʼinvaso esistente permetterà inoltre una maggior tutela della falda freatica attualmente emergente ed esposta a rischi di inquinamento superficiale.

8. Conclusioni

Le indagini svolte con la elaborazione delle nuove Carte Tematiche che si propongono allʼattenzione degli Amministratori e degli Urbanisti consentono un maggior grado di conoscenza del territorio di Castellazzo Bormida.

- 73 -

Dal punto di vista geomorfologico, il paesaggio fisico deriva dallʼazione di processi di tipo diverso e dei numerosi cicli di erosione e di sedimentazione, come é testimoniato dalla presenza degli antichi suoli nei vari ordini di terrazzi fluviali degradanti verso Nord ossia verso il Concentrico del paese, mentre lʼidrografia dei due fiumi principali che circondano il territorio ed in particolare del F.Bormida ha costituito il fattore dominante per il modellamento di tali depositi di origine fluviale.

Lʼanalisi dettagliata dei numerosi parametri fisici del territorio comunale permette di esprimere alcune considerazioni conclusive nellʼintento di fornire indicazioni per la 2ª Variante al P.R.G.I.

Esse si riferiscono in modo particolare alla “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica” la quale, unitamente alla “Carta geologico-strutturale”, alla “Carta geoidrologica” ed alla “Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale”, rappresenta lʼelaborato finale da tenere in considerazione per gli sviluppi urbanistici e per lʼutilizzazione del territorio.

La stessa Carta di Sintesi suddivide il territorio del Comune di Castellazzo in diverse classi di rischio, per cui nelle norme di attuazione della 2ª Variante si propone dʼinserire i seguenti vincoli:

-- Aree comprese nella Classe IIIa: “Inedificabili in quanto racchiudono areali che per i caratteri geomorfologici sfavorevoli o per rischi elevati di esondabilità, sono inidonei a nuovi insediamenti, anche per costruzioni legate allʼagricoltura.

Sono consentite le opere di difesa idrogeologica nonché la manutenzione ordinaria e straordinaria, le opere di restauro ed il risanamento conservativo degli edifici eventualmente esistenti, senza cambio di destinazione dʼuso o aumento di volume”.

-- Aree comprese nella Classe IIIb: “Edificabilità condizionata alla esecuzione di interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico. Nelle aree perimetrate nella cartografia gli interventi edificatori e/o di trasformazione del territorio sono ammessi soltanto nellʼosservanza dei seguenti limiti che tendono a minimizzare la pericolosità:

- non aggravamento delle condizioni di impedimento al deflusso dellʼacqua in situazione di eventi di piena eccezionali.

- miglioramento delle condizioni di sicurezza degli insediamenti interessati.

- 74 -

- gli impianti di produzione o distribuzione e controllo di energia ed in generale gli impianti tecnologici a servizio degli insediamenti non potranno essere localizzati a quote inferiori al piano di campagna sistemato del lotto.

- per le nuove costruzioni in aree di espansione dovranno essere esclusi la realizzazione di piani interrati, nonché lʼutilizzo del piano terreno a fini abitativi e le stesse costruzioni dovranno essere realizzate ad una quota rialzata rispetto al piano campagna circostante nonchè su pilastri, con lʼeventuale trasformazione degli stessi in locali abitabili soltanto successivamente alla realizzazione delle opere di difesa territoriale in progetto.

- i progetti dovranno comunque essere corredati dalle verifiche geomorfologiche, geotecniche ed idrauliche richieste dalla Normativa vigente (D.M. 11/3/88 n.47), anche al fine di stabilire la quota minima di rialzamento dei fabbricati.

Sono consentite le bonifiche, la realizzazione di pozzi ad uso domestico ed irriguo, tutte le opere di difesa idrogeologica quali drenaggi, muri di sostegno, consolidamento di fondazioni, canali di scolo, ecc.

-- Aree comprese nella Classe II: “Edificabilità condizionata allʼosservazione delle seguenti norme:

- gli accessi alle unità immobiliari singole o alle scale condominiali non potranno essere realizzati a quota inferiore a quella della viabilità frontistante di riferimento del lotto.

- nelle nuove costruzioni in aree di espansione non potranno essere realizzate porzioni di edificio con qualsiasi destinazione poste al di sotto del piano di campagna (piani seminterrati o interrati).

- nelle eventuali ricostruzioni non potranno essere ricostruite porzioni di edificio poste al di sotto del piano di campagna con destinazione diversa da quella di cantina.

- i progetti dovranno comunque essere corredati dalle verifiche geomorfologiche, geotecniche ed idrauliche richieste dalla Normativa vigente (D.M. 11/3/88 n.47).

- 75 -

-- Aree comprese nella Classe I: “Edificabilità controllata, per quanto riguarda lʼaspetto geologico, ai sensi del D.M. 11/3/1988 n.47. Ogni futuro intervento comportante concessione edilizia (costruzioni in genere, costruzioni legate allʼagricoltura, strade di accesso o collegamento, opere di contenimento terra e movimenti di terreno significativi ecc.) dovrà essere corredato dalla relazione geotecnica per la puntuale caratterizzazione del sottosuolo, secondo le prescrizioni contenute nel succitato Decreto Ministeriale.

A completamento delle indicazioni fornite dalla “Carta di Sintesi”, si ricorda che in ogni caso i progetti di massima ed esecutivi dei Piani di zona e di ogni altro Piano urbanistico, industriale, artigianale, per insediamenti commerciali o di recupero, dovranno essere corredati dalle indagini normate dallo stesso punto B del citato D.M. 11/3/88 e dalla Circolare 18 Maggio 1990 n.11/PRE della Regione Piemonte.

Per quanto riguarda le disposizioni relative alle distanze dalle sponde dei rii minori presenti nel territorio di Castellazzo, dovrà essere osservata una distanza minima di 30 m, ed ogni intervento ricadente in tali fasce riguardante eventuali edifici già esistenti dovrà essere corredato di un opportuno studio idraulico, con verifiche della situazione geomorfologica e topografica, per la dimostrazione che la nuova opera non crei ostacolo al deflusso delle acque in occasione delle massime piene.

Eʼ comunque doveroso proseguire nella sistemazione idraulica nel territorio con i disalvei peraltro già iniziati di cui ai progetti recentemente predisposti dallʼAmministrazione comunale e già citati nonché con opportune difese di sponda ove necessario, creazione di fossati o loro potenziamento, lavori di manutenzione ed eventuali rifacimenti di alcune opere di attraversamento.

Per quanto riguarda le aree di nuova espansione scelte dagli Amministratori e dagli Urbanisti per la 2ªVariante in esame, esse sono da considerarsi idonee ad ospitare quanto previsto con rischio idrogeologico diverso ma sempre controllabile, a condizione che i nuovi interventi siano attuati secondo le prescrizioni emerse con il presente studio nonché con il supporto delle indagini prescritte dal D.M. 11/3/88 n.47 più volte richiamato e dalla Circolare del Presidente della Giunta Regionale n.11 del 18/05/1990, i quali impongono che le modificazioni del suolo avvengano sempre attraverso il maggior grado di conoscenza, affinché sia garantita una maggior sicurezza.

- 76 -

Le aree a recupero ambientale ricadenti nella Fascia A di cui al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali individuate dallʼ “Autorità di Bacino del Fiume Po” (Legge 18/5/1989 n.183), anche se con progetti approvati dovranno osservare i vincoli di tali disposizioni legislative.

Valenza, maggio 1998

In fede

Allegati:

- Carta geologico-strutturale.

- Carta geoidrologica.

- Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale.

- Stralci della “Carta del censimento delle opere idrauliche e della dinamica fluviale” in scala 1:5.000 con lʼubicazione delle nuove aree previste dalla 2ª Variante al P.R.G.I.

- Atlante fotografico delle opere idrauliche censite.

- Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dellʼidoneità allʼutilizzazione urbanistica.

- 77 -

ALLEGATO

COMUNE DI CASTELLAZZO BORMIDA

2ª VARIANTE AL P.R.G.I. INDAGINI IDROLOGICHE RELATIVE AI CORSI DʼACQUA MINORI

Premessa

Per il calcolo della portata di massima piena dei corsi dʼacqua minori che interessano il territorio di Castellazzo Bormida, nonchè la verifica delle sezioni dʼalveo nei punti più significativi o nelle confluenze, é stato utilizzato in parte il programma “Piena Win” (Ver. 1.1 per Windows) edito dalla Società Program Geo di Brescia, in licenza dʼuso.

Tale programma si basa sulla conoscenza dei dati pluviometrici e morfometrici riguardanti i bacini idrografici in esame, dati attraverso i quali é possibile stimare il coefficiente di deflusso e quindi effettuare il calcolo del bilancio idrologico degli stessi bacini.

La determinazione delle portate di piena può essere effettuata attraverso metodi cinematici o metodi statistici, consentendo successivamente la verifica dellʼinfluenza della piena sulla sezione dʼalveo considerata.

Di seguito si riportano le principali metodologie utilizzate dal programma.

- 78 -

Coefficiente di deflusso medio annuo di un bacino

Per coefficiente di deflusso medio annuo (Cd) si intende il rapporto fra il deflusso annuale del corso dʼacqua, riferito ad una determinata sezione di chiusura, ed il volume delle precipitazioni cadute durante lo stesso periodo allʼinterno del suo bacino imbrifero.

Per il territorio di Castellazzo Bormida sono stati utilizzati i dati medi delle temperature e delle precipitazioni mensili nel periodo 1988 - 1993, forniti dalla Stazione meteorologica di Alessandria Lobbi, in funzione appunto dal 1988 e significativa per il territorio di Castellazzo.

I bacini esaminati per il calcolo delle portate di massima piena presentano superfici variabili da 1,55 a 21,90 km2 e per le loro caratteristiche di acclività, vegetazione e permeabilità dei suoli é stato considerato un coefficiente di deflusso pari a 0,60, ritenuto compatibile con il reale quantitativo di acqua disponibile in superficie per bacini di tali dimensioni.

Elaborazione dei dati pluviometrici

Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura é possibile eseguire le elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono lʼaltezza delle precipitazioni (h) in funzione della loro durata (t).

Lʼequazione che collega queste due variabili ha la seguente forma:

h (mm) = a x tn

dove:

a = variabile funzione del tempo di ritorno n = costante per un dato valore di t. t = tempo di corrivazione in giorni.

e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o pluviometrica.

- 79 -

I coefficienti a ed n, per quanto riguarda il presente lavoro, sono stati ricavati dalle “Curve di possibilità climatica per assegnato tempo di ritorno per bacini pluviometrici omogenei” elaborate dallʼAutorità di Bacino del fiume Po per lʼanalisi dellʼevento alluvionale del novembre ʻ94 e pubblicate sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.177 del 31 luglio 1995 ed essi sono riferiti allʼarea omogenea n.22 della Regione Piemonte per tempi di ritorno rispettivamente di 50, 200 e 500 anni.

Portate di massima piena

Il calcolo é stato effettuato utilizzando metodi cinematici che si basano sulla stima del tempo di corrivazione (tc) del bacino.

Per tempo di corrivazione sʼintende il tempo necessario, perché le acque di afflusso meteorico raggiungano la sezione di chiusura del bacino, rispetto alla quale viene eseguito il calcolo della portata di massima piena, partendo dai punti più lontani dello stesso bacino imbrifero.

Questo parametro é una costante per ogni bacino, in quanto funzione esclusivamente della morfologia, delle litologie e della copertura vegetale.

Il metodo di calcolo utilizzato é stato quello di Giandotti.

Formula di Giandotti:

4 x √Sb + 1,5 x Lp

tc (h) = ------0,8 x √Hm

dove:

Sb (km2) = superficie del bacino Lp (km) = lunghezza dellʼasta principale Hm (m) = altezza media del bacino sul livello del mare

- 80 -

La relazione é utilizzabile per bacini di piccola e media estensione, anche se per bacini molto piccoli (inferiori a 100 km2) fornisce valori generalmente sovrastimati.

Ottenuto il valore di tc é possibile considerare la valutazione delle portate di massima piena al colmo.

Il primo dato che occorre ricavare é lʼaltezza dellʼafflusso meteorico (h), per un tempo di ritorno fissato, corrispondente ad una durata uguale al tempo di corrivazione. Il valore di “h” ricavato va introdotto in una delle formule cinematiche disponibili in letteratura.

La formula utilizzata per il calcolo delle portate di massima piena al colmo é la seguente:

Cd x h x A Qmax = ------

3,6 x tc

Tale formula, derivata dalla relazione che illustra il metodo razionale elaborato da D. Turazza, per bacini in cui il tempo di precipitazione risulta uguale al tempo di corrivazione, é particolarmente adatta per bacini molto piccoli in quanto confrontando la portata ottenuta con i valori ricavati con altri metodi (Giandotti-Visentini, Scimeni, Pagliaro, Forti, ecc.), questi ultimi risultano spesso sovrastimati.

Verifica di sezioni dʼalveo

La portata che defluisce per una determinata sezione dʼalveo é fornita dalla relazione:

Q (m3/sec) = A x vm

dove:

A (m2) = area della sezione trasversale dellʼalveo vm (m/sec) = velocità media della corrente

- 81 -

Assumendo il criterio del moto uniforme, cioé immaginando che la linea piezometrica abbia la stessa inclinazione dellʼalveo nella direzione della corrente, criterio valido in corsi dʼacqua a debole pendenza, la velocità media della corrente può essere espressa dalla relazione (Gauckler-Strickler):

vm (m/sec) = Ks x Rh2/3 x (i/100)1/2

dove:

Ks (m1/3s-1) = coefficiente di resistenza di Strickler Rh (m) = raggio idraulico = area sezione/perimetro bagnato i (%) = pendenza dellʼalveo nel tratto considerato

Valutata la velocità della corrente, noto il valore dellʼarea della sezione del corso dʼacqua, si può calcolare la portata smaltibile, da confrontare con la portata di piena di riferimento.

Applicazione del metodo

In diversi punti significativi del territorio di Castellazzo Bormida sono state tracciate, in corrispondenza degli alvei dei principali corsi dʼacqua, altrettante sezioni sulle quali sono stati effettuati i calcoli per la valutazione della portata di massima piena.

Per ogni sezione é stata elaborata una scheda nella quale sono riportati i principali parametri morfometrici del bacino imbrifero sotteso dalla stessa sezione.

I calcoli sono stati effettuati per tempi di ritorno rispettivamente di 50, 200 e 500 anni ed in base alle portate ottenute sono state tracciate delle fasce di rispetto dai corsi dʼacqua indicanti le zone a rischio di esondazione e le altezze dellʼonda di piena.

- 82 -

SEZIONE n.1: Rio della Fame allʼaltezza della derivazione per il rio di C.na Maranzana

Dati:

Area bacino (A) = ...... Km2 4,69 Perimetro bacino (P) = ...... Km 9,80 Lunghezza dellʼasta principale (Lp) = ...... km 4,40 Quota più elevata s.l.m. = ...... m 131 Quota alla sezione di chiusura = ...... m 106

Coefficiente di deflusso (Cd)

Il coefficiente di deflusso totale del bacino é stato valutato pari a 0,60

Tempo di corrivazione tc

tc = (4x√S + 1,50 x Lp) / 0,80 √ Hm = 1,77 ore ( Formula di Giandotti).

dove:

Lp = (Km) lunghezza asta principale = 4,40 Km; Hm = (m) altezza media del bacino sul livello mare = 116,39 m; S = (Km2 ) superficie del bacino = 4,69 Km2;

Calcolo dellʼaltezza di pioggia “h” in mm pari al tempo di corrivazione tc per tempi di ritorno Tr = 50 anni, Tr = 200 anni e Tr = 500 anni:

n 0,33 h = a x tc = 222,39 x 0,07375 = 94,08 mm (50 anni)

n 0,32 h = a x tc = 277,07 x 0,07375 = 120,30 mm (200 anni)

n 0,31 h = a x tc = 313,22 x 0,07375 = 139,59 mm (500 anni)

- 83 -

Calcolo portata di massima piena del rio alla sezione di chiusura del bacino idrografico:

Si utilizza per questo calcolo la formula:

Cd x h x A Qmax = ------

3,6 x tc

dove:

Cd = coefficiente di deflusso =0,60 h = altezza di pioggia =94,08 mm, 120,30 mm e 139,59 mm A = superficie del bacino = 4,69 km2

tc = tempo di corrivazione =1,77 ore

risolvendo si ottiene:

0,60 x 94,08 x 4,69 Qmax = ------= 49,86 m3/sec (50 anni) 3,6 x 1,77

0,60 x 120,30 x 4,69 Qmax = ------= 63,75 m3/sec (200 anni) 3,6 x 1,77

0,60 x 139,59 x 4,69 Qmax = ------= 73,97 m3/sec (500 anni) 3,6 x 1,77

Ad una verifica della sezione dʼalveo risulta che la portata relativa ad un tempo di ritorno di 50 anni é contenuta nella sezione dʼalveo, mentre le portate di 63,75 m3/sec e 73,97 m3/sec per tempi di ritorno di 200 e 500 anni non sono contenute nella stessa sezione inondando il territorio circostante per lunghezze rispettivamente di 17 m e 21 m.

- 84 -

SEZIONE n.2: Rio Trinità fino allo scolmatore:

Dati:

Area bacino (A) = ...... Km2 7,48 Perimetro bacino (P) = ...... Km 15,70 Lunghezza dellʼasta principale (Lp) = ...... km 5,90 Quota più elevata s.l.m. = ...... m 171 Quota alla sezione di chiusura = ...... m 104

Coefficiente di deflusso (Cd)

Il coefficiente di deflusso totale del bacino é stato valutato pari a 0,60

Tempo di corrivazione tc

tc = (4x√S + 1,50 x Lp) / 0,80 √ Hm = 2,05 ore ( Formula di Giandotti).

dove:

Lp = (Km) lunghezza asta principale = 5,90 Km; Hm = (m) altezza media del bacino sul livello mare = 145,26 m; S = (Km2 ) superficie del bacino = 7,48 Km2;

Calcolo dellʼaltezza di pioggia “h” in mm pari al tempo di corrivazione tc per tempi di ritorno Tr = 50 anni, Tr = 200 anni e Tr = 500 anni:

n 0,33 h = a x tc = 222,39 x 0,0854166 = 98,75 mm (50 anni)

n 0,32 h = a x tc = 277,07 x 0,0854166 = 126,09 mm (200 anni)

n 0,31 h = a x tc = 313,22 x 0,0854166 = 146,09 mm (500 anni)

- 85 -

Calcolo portata di massima piena del rio alla sezione di chiusura del bacino idrografico:

Si utilizza per questo calcolo la formula:

Cd x h x A Qmax = ------

3,6 x tc

dove:

Cd = coefficiente di deflusso =0,60 h = altezza di pioggia = 98,75 mm, 126,09 mm e 146,09 mm A = superficie del bacino = 7,48 km2

tc = tempo di corrivazione = 2,05 ore

risolvendo si ottiene:

0,60 x 98,75 x 7,48 Qmax = ------= 32,19 m3/sec (50 anni) 3,6 x 2,05

0,60 x 126,09 x 7,48 Qmax = ------= 38,43 m3/sec (200 anni) 3,6 x 2,05

0,60 x 146,09 x 7,48 Qmax = ------= 42,03 m3/sec (500 anni) 3,6 x 2,05

Ad una verifica della sezione dʼalveo risulta che tutte le portate sono contenute nellʼalveo, senza inondare il territorio circostante.

- 86 -

SEZIONE n.3: Confluenza tra il rio Orbicella ed il rio Trinità:

Dati:

Area bacino (A) = ...... Km2 21,90 Perimetro bacino (P) = ...... Km 19,20 Lunghezza dellʼasta principale (Lp) = ...... km 9,40 Quota più elevata s.l.m. = ...... m 171 Quota alla sezione di chiusura = ...... m 100

Coefficiente di deflusso (Cd)

Il coefficiente di deflusso totale del bacino é stato valutato pari a 0,60

Tempo di corrivazione tc

tc = (4x√S + 1,50 x Lp) / 0,80 √ Hm = 3,78 ore ( Formula di Giandotti).

dove:

Lp = (Km) lunghezza asta principale = 9,40 Km; Hm = (m) altezza media del bacino sul livello mare = 117,60 m; S = (Km2 ) superficie del bacino = 21,90 Km2;

Calcolo dellʼaltezza di pioggia “h” in mm pari al tempo di corrivazione tc per tempi di ritorno Tr = 50 anni, Tr = 200 anni e Tr = 500 anni:

n 0,33 h = a x tc = 222,39 x 0,1575 = 120,84 mm (50 anni)

n 0,32 h = a x tc = 277,07 x 0,1575 = 153,36 mm (200 anni)

n 0,31 h = a x tc = 313,22 x 0,1575 = 176,71 mm (500 anni)

- 87 -

Calcolo portata di massima piena del rio alla sezione di chiusura del bacino idrografico:

Si utilizza per questo calcolo la formula:

Cd x h x A Qmax = ------

3,6 x tc

dove:

Cd = coefficiente di deflusso =0,60 h = altezza di pioggia = 120,84 mm, 153,36 mm e 176,71 mm A = superficie del bacino = 21,90 km2

tc = tempo di corrivazione = 3,78 ore

risolvendo si ottiene:

0,60 x 120,84 x 21,90 Qmax = ------= 64,66 m3/sec (50 anni) 3,6 x 3,78

0,60 x 153,36 x 21,90 Qmax = ------= 77,47 m3/sec (200 anni) 3,6 x 3,78

0,60 x 176,71 x 21,90 Qmax = ------= 84,91 m3/sec (500 anni) 3,6 x 3,78

Ad una verifica della sezione dʼalveo risulta che le portate relative a tempi di ritorno di 50 e 200 anni sono contenute nellʼalveo del torrente, mentre la portata di 170,61 m3/sec per un tempo di ritorno di 500 anni non é contenuta nella stessa sezione inondando il territorio circostante per una lunghezza di circa 36 m.

- 88 -

SEZIONE n.4: rio Trinità, tratto abbandonato, fino al Concentrico:

Dati:

Area bacino (A) = ...... Km2 1,55 Perimetro bacino (P) = ...... Km 4,60 Lunghezza dellʼasta principale (Lp) = ...... km 1,90 Quota più elevata s.l.m. = ...... m 104 Quota alla sezione di chiusura = ...... m 100

Coefficiente di deflusso (Cd)

Il coefficiente di deflusso totale del bacino é stato valutato pari a 0,60

Tempo di corrivazione tc

tc = (4x√S + 1,50 x Lp) / 0,80 √ Hm = 0,97 ore ( Formula di Giandotti).

dove:

Lp = (Km) lunghezza asta principale = 1,90 Km; Hm = (m) altezza media del bacino sul livello mare = 102 m; S = (Km2 ) superficie del bacino = 1,55 Km2;

Calcolo dellʼaltezza di pioggia “h” in mm pari al tempo di corrivazione tc per tempi di ritorno Tr = 50 anni, Tr = 200 anni e Tr = 500 anni:

n 0,33 h = a x tc = 222,39 x 0,0404166 = 77,14 mm (50 anni)

n 0,32 h = a x tc = 277,07 x 0,0404166 = 99,24 mm (200 anni)

n 0,31 h = a x tc = 313,22 x 0,0404166 = 115,05 mm (500 anni)

- 89 -

Calcolo portata di massima piena del rio alla sezione di chiusura del bacino idrografico:

Si utilizza per questo calcolo la formula:

Cd x h x A Qmax = ------

3,6 x tc

dove:

Cd = coefficiente di deflusso =0,60 h = altezza di pioggia = 77,14 mm, 99,24 mm e 115,05 mm A = superficie del bacino =1,55 km2

tc = tempo di corrivazione =0,97 ore

risolvendo si ottiene:

0,60 x 77,14 x 1,55 Qmax = ------= 20,54 m3/sec (50 anni) 3,6 x 0,97

0,60 x 99,24 x 1,55 Qmax = ------= 26,43 m3/sec (200 anni) 3,6 x 0,97

0,60 x 115,05 x 1,55 Qmax = ------= 30,64 m3/sec (500 anni) 3,6 x 0,97

Ad una verifica della sezione dʼalveo risulta che tali portate sono contenute nella sezione dʼalveo senza inondare il territorio circostante.

Valenza, li maggio 1998 In fede