Cattive Acque Contaminazione Ambientale E Comunità Violate Cattive Acque
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A. Zamperini e M. Menegatto e M. Zamperini A. Cattive acque Contaminazione ambientale e comunità violate Cattive acque. Contaminazione ambientale e comunità violate Contaminazione acque. Cattive A cura di Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto Presentazione di Telmo Pievani VA ADO UP P PADOVA UNIVERSITY PRESS Prima edizione 2021, Padova University Press Titolo originale: CATTIVE ACQUE. CONTAMINAZIONE AMBIENTALE E COMUNITÀ VIOLATE © 2021 Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 Febbraio 2, Padova www.padovauniversitypress.it Redazione Padova University Press Progetto grafico Padova University Press ISBN 978-88-6938-243-7 In copertina: foto Marco Carmignan This work is licensed under a Creative Commons Attribution International License (CC BY-NC-ND) (https://creativecommons.org/licenses/) CATTIVE ACQUE CONTAMINAZIONE AMBIENTALE E COMUNITÀ VIOLATE A cura di Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto Presentazione di Telmo Pievani VA ADO UP P Indice Presentazione 11 Telmo Pievani Introduzione 15 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto PARTE PRIMA Psicologia sociale dei disastri ecologici Ambiente e violenza 21 Adriano Zamperini Atti di violenza 21 Orientamenti teorici 24 Environmental violence 25 Green criminology 27 Ecological violence 30 Verso una nuova prospettiva psicosociale 32 Violenza 34 Perpetratori 38 Vittime 41 Spettatori 47 Violenza eco-psicologica 50 Disastri tecnologici e conseguenze psicosociali 53 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Sara Lezzi, Michele Musolino Rischio e vita quotidiana 53 Disastri 56 Caratteristiche di un disastro 59 Fasi psicologiche di un disastro 63 Disturbi psicopatologici 66 Stress psicosociale 69 Il disagio della sfiducia 72 Comunità corrosive 75 Contaminazione ambientale e risposta della comunità 79 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Martina Arcadu, Michele Musolino Minoranze attive e disgelo sociale 79 Attivismo come forma di resilienza 83 Reti responsive e solidali 86 Il diritto di (ben) sapere 90 Empowerment di comunità 93 Dal locale al globale: verso una coscienza ecologica 97 Dentro il tempo della sofferenza: disastri, crisi e aiuto psicologico 101 Marialuisa Menegatto Disastri tecnologici e sofferenza umana 101 Crisi e shock da contaminazione 104 Prossimità, immediatezza, aspettativa 107 Disastri di comunità e primo soccorso psicologico 109 Principi guida dell’intervento 111 Promuovere sicurezza 111 Infondere calma 113 Favorire connessioni 114 Produrre efficacia 115 Coltivare speranza 115 Contatto, assessment e triage psicologico 117 Crisi dopo crisi: prospettive per un sostegno detemporalizzato 122 PARTE SECONDA La lenta violenza della contaminazione da Pfas Ecologia psicologica, coscienza del luogo e ambienti insalubri 129 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Michele Musolino, Simone Barbagallo Il territorio come sistema complesso 129 Psicologia dell’abitare 133 Un territorio solcato dalle acque 134 Relazionarsi con l’ambiente 137 Zone di sacrificio 139 La contaminazione ambientale come presa di coscienza del luogo 143 Frustrazione insalubre 145 Psicologia di un disastro liquido 150 Menti contaminate 155 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Sara Lezzi, Michele Musolino Sapere di non sapere: il “primo incontro” con i Pfas 155 Far entrare l’aggressore in famiglia 158 Riconoscere e negare 162 Nuovi stili di vita per nuovi ambienti 165 Preoccupazioni tossiche 169 Un futuro a rischio 174 Genere e cittadinanza ecologica 177 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Martina Arcadu, Michele Musolino, Alessandro Franzò Motherhood effect 177 Transizione biografica: diventare Mamma NoPfas 180 L’esperienza di transizione in famiglia e in comunità 182 Doppio vincolo: il rapporto tra istituzioni e cittadini contaminati 184 Verso una comunità-mondo inclusiva 188 Genere digitale 190 Sfere virtuali opposizionali 193 Le Mamme NoPfas in Rete 195 Di fronte e a fianco delle vittime da contaminazione ambientale 199 Marialuisa Menegatto, Adriano Zamperini, Michele Musolino, Simone Barbagallo Dentro l’incertezza: elementi per comprendere una cornice esistenziale 199 Il senso del “male” 202 Una cultura del rischio ecologica 206 Legarsi per ripararsi dal vento dell’incertezza 208 Tornare protagonisti 210 Responsabilità civica e processi deliberativi 212 Silenzio dei sintomi, rumore della sofferenza 215 Conclusione (aperta) 221 Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto Bibliografia 225 Alle cittadine e ai cittadini delle terre venete inquinate da Pfas, per una geografia del presente che comprenda la regione delle generazioni a venire Presentazione Ci siamo infilati in una trappola. Dopo milioni di anni di evoluzio- ne durante i quali le popolazioni umane hanno dovuto soggiacere ai capricci dell’ambiente e adattarsi alle sue cangianti pressioni selettive, adesso è l’ambiente che deve faticosamente conformarsi alle nostre esigenze. Lo sfruttiamo indefinitamente come se non avesse limiti. Lo impregniamo con i nostri artefatti, lo stringiamo d’assedio con in- frastrutture che plasmano il territorio, lo infiltriamo con materiali e composti che nessun organismo ha finora imparato a degradare. Que- sta alacre e pervasiva costruzione di nicchia ecologica ha dato grandi vantaggi, impossibile negarlo, a una parte crescente dell’umanità, ma con un prezzo implicito. Secondo una recente e impressionante indagine pubblicata su Na- ture, nel 2020 il peso di tutte le cose umane, cioè di tutti gli ogget- ti che l’umanità produce e utilizza, ha eguagliato e superato quello dell’intera biomassa terrestre. I nostri cementi, mattoni, asfalti, vetri, metalli, plastiche e ogni altro composto artificiale, al netto dei rifiuti, pesano tanto quanto tutte le piante, tutti gli animali, i batteri e i virus messi assieme, cioè per la precisione 1,1 teratonnellate (mille e cen- to miliardi di tonnellate). Per un confronto, nell’anno 1900 la “massa antropogenica” rappresentava il 3% della biomassa. Questa è la reale dimensione dell’immane flusso materiale che sta alla base del sistema socioeconomico globale, cioè di quel metabolismo attraverso il quale l’umanità incessantemente trasforma in prodotti ed energia le materie prime presenti in natura. Questa è l’impronta schiacciante dell’Antro- pocene. Un’impronta violenta. 12 Presentazione Ed ecco la trappola. Una specie che altera così profondamente la biosfera di cui fa parte trasmette alla generazione successiva non solo i suoi geni e la sua cultura, ma anche le modificazioni ecologiche che ha introdotto. Dunque chi verrà dopo dovrà adattarsi a un mondo al- terato da chi lo ha preceduto, e non è detto che gli convenga. I nostri figli dovranno infatti vivere in un ambiente più caldo, più instabile, più pericoloso e più difficile da gestire. In una parola, più violento. Do- vranno barcamenarsi in nicchie eco-culturali sovraccariche di massa antropogenica pregressa, inclusi certi composti chimici di uso indu- striale che non muoiono mai, li assumiamo attraverso acqua e cibo, si accumulano nei nostri tessuti e scopriamo che perturbano il nostro processo di sviluppo e i sistemi vitali e riproduttivi. Guardiamo la faccenda da un punto di vista darwiniano. Non è una strategia evolutiva particolarmente intelligente impregnare l’am- biente di interferenti endocrini (tra i quali i Pfas) che, secondo Shanna Swan, autorevole epidemiologa del Mount Sinai Hospital di New York e tra le maggiori esperte al mondo di salute riproduttiva e medicina ambientale, hanno ridotto gli spermatozoi umani del 60% dal 1973 a oggi, indebolendoli e danneggiandone il DNA. Se proseguiremo lungo questa china, nel 2045 non ce ne saranno più. Vien da pensare che Homo sedicente sapiens stia segando il già fragile ramoscello evolutivo su cui poggia. Il libro che avete fra le mani ha molti meriti, tra i quali due sono particolarmente importanti. Innanzitutto, grazie a una robusta indagi- ne sul campo, getta luce su una dimensione molto trascurata dei danni da inquinamento ambientale – quella psicologica, emotiva, relaziona- le, sociale – suggerendo anche preziose linee di intervento e assistenza nelle crisi e dopo le crisi. Inoltre, discute di un disagio mentale che riguarda non soltanto le comunità che hanno la sventura di abitare vicino a fabbriche che sversano nei torrenti i loro liquami, ma anche la specie umana nel suo insieme, e cioè il disagio di una civiltà che non si accorge di infilarsi dentro una trappola evolutiva. Come è ben spiegato nelle pagine che seguono, la violenza am- bientale avvelena i cervelli e le relazioni umane, contamina le comu- nità, frammenta le identità in modo subdolo. Non è un disastro spet- Presentazione Presentazione 13 tacolare da prima serata. Si insinua nell’idrosfera silenzioso, invisibile, impercettibile. Si presenta sulle prime come una fatalità, come una scalogna ineluttabile. Dopo l’incredulità iniziale, emergono indizi e regolarità, supposizioni e dinieghi, correlazioni e infine nessi causa- li. I costi della crisi ambientale globale in corso sono tutti così: lenti, liquidi, non lineari, incrementali, differiti, sotto traccia finché non si raggiunge massa critica. Poi quando arriva il conto, come con la pan- demia, picchia duro. Questo libro ci aiuta molto a capire perché non ci accorgiamo di finire dentro la trappola, o fingiamo di non accorgercene, o ci auto-in- ganniamo negandola. La pandemia da Covid-19, epifania di vulnera- bilità figlia a suo modo della violenza ambientale, era stata analitica- mente prevista nel 2012. Quando ne usciremo, il rischio pandemico, con i suoi nessi ecologici patogenetici, rimarrà inalterato. Noi non ascoltiamo