I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni Conferenza stampa e le Attività Culturali – Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale – Risultato della cooperazione pluriennale tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per le Antichità della Repubblica Italiana e lo State Administration for Cultural Heritage – della Repubblica Popolare Cinese, arriva a Roma, dopo la tappa milanese a Palazzo Reale, Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma la mostra I due imperi. L’aquila e il dragone e apre l’Anno della Cina in Italia. – – Il progetto rappresenta un tassello importante di una positiva collaborazione tra le due Amministrazioni che sarà ulteriormente enfatizzata dalla firma di un nuovo MoU sul partenariato per la promozione del Patrimonio Culturale, in occasione della visita del Primo Ministro Wen Jabao per le celebrazioni di apertura dell’Anno Culturale della Cina1 il 7 ottobre. Il nuovo accordo prevede l’istituzione di un partenariato pluriennale attraverso un rapporto strutturato, che darà un forte impulso allo scambio di mostre e collezioni museali, all’organizzazione e coproduzione di progetti espositivi. Aspetto nodale della collaborazione sarà la partecipazione attiva del MiBAC al progetto di musealizzazione del nuovo Museo Nazionale della Cina di Piazza Tien nan men, che dopo un lungo ed importante intervento di restauro riaprirà i battenti la prossima primavera (192.000 mq espositivi – uno dei più grandi musei al mondo). Una collaborazione esclusiva che prevede la realizzazione di un museo statale della cultura italiana - una vetrina delle civiltà e delle testimonianze storico artistiche che si sono sviluppate nel territorio della penisola italiana. Allo stesso modo, in spirito di reciprocità, l’Italia offrirà un prestigioso spazio espositivo nelle Sale Monumentali del Palazzo di Venezia, al fine di ospitare un museo statale della cultura cinese. È questa la prima volta in cui i due più importanti imperi della storia - quello romano e le dinastie cinesi Qin e Han nel periodo che va dal II secolo a.C. al IV secolo d.C. - vengono messi a confronto. – La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma accoglie un’anteprima dell’esposizione nella Curia Iulia, situata nel cuore della vita politica, commerciale e sociale dell’impero: il Foro romano. La Soprintendenza per il patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma inaugurerà a Palazzo Venezia una più ampia sezione della mostra a partire da novembre. Oltre 450 capolavori italiani e cinesi ricostruiscono le tappe e i momenti salienti

Organizzazione e comunicazione del sorgere e dello sviluppo dei due imperi mettendo in luce aspetti della vita quotidiana, Electa della società, del culto e dell’economia. Intanto, dall’8 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011 l’imponente sede del senato romano,

Servizi museali che ancora conserva un prezioso pavimento in marmi colorati e gradini in pavonazzetto e giallo antico su cui poggiavano i seggi dei senatori, presenta un’insieme di opere che mettono a fuoco il concetto di impero in entrambe le civiltà.

1 / L’Anno Culturale della Cina in Italia è una rassegna volta a promuovere la conoscenza della cultura cinese in Italia e si colloca in un momento di grande vitalità nella storia dei rapporti fra i due Paesi. Il 6 novembre 2010 si celebreranno 1 40 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni È nel 211 a.C. che, dopo lotte secolari, lo stato di Qin prevale sugli altri e la Cina e le Attività Culturali – viene unificata territorialmente e amministrativamente. È, invece, la successiva dinastia Direzione Generale per la Valorizzazione Han (206 a.C. – 220 d.C.) a definire la nozione di civiltà cinese e di impero. del Patrimonio Culturale – L’ideale Qin-Han ha avuto la forza di definire la figura dell’imperatore non solo come Direzione Generale per le Antichità capo supremo, ma anche come incarnazione del sistema politico: lo stato si identificava – con l’imperatore e i suoi funzionari. In mostra le statue di ufficiali in terracotta trovate Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma nelle fosse di accompagnamento delle tombe dell’imperatore restituiscono un mondo – in miniatura, fedele a quello terreno da cui si evince la forza simbolica dell’imperatore stesso. Mentre in Cina si affermavano le dinastie Qin-Han, in Europa cominciava a emergere la civiltà romana. È solo nel 27 a.C., con il conferimento a Ottaviano del titolo di “Augusto”, che a Roma nasce l’impero. Negli anni successivi si estenderà su tre continenti e per circa due secoli ne conserva la supremazia. È il lungo periodo conosciuto come Pax romana, acme dello sviluppo della civiltà occidentale. Nell’esposizione della Curia una statua loricata di principe giulio-claudio, aquile che sono proprie della decorazione della Curia, così come i plutei che raccontano episodi del principato di Traiano, di cui è in mostra il busto insieme a quello di Caracalla, ripercorrono la storia dell’impero romano. – La rassegna ha già raccolto ampi consensi nella prima tappa a Pechino, al Beijing World Art Museum (29 luglio - 4 ottobre 2009), in occasione delle celebrazioni per il 60° Anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e successivamente a Luoyang, al Luoyang Museum (29 ottobre 2009 - 15 gennaio 2010). 50 i musei coinvolti, la mostra è curata per l’Italia dal Professor Stefano De Caro, Direttore Generale per le Antichità del MiBAC, per la Cina dal Professor Xu Pingfang (Responsabile dell’Istituto di ricerca e archeologica dell’Accademia Cinese di Studi sociali, Direttore della Società Cinese di Archeologia, capo editore del Yanjing Xuebao). Trentasei sono i musei prestatori in Cina con opere provenienti dalle province dello , (sede della Capitale dell’Impero Chang’an), dello Henan, Hebei, Jiangsu, Liaoning, Hunan, Guandong, Guanxi e dal Gansu, che concedono prestiti eccezionali, alcuni dei quali mai usciti prima dal territorio cinese. Per la parte italiana, sono stati coinvolti i più importanti siti e musei archeologici nazionali. – I guerrieri di terracotta, una veste funeraria di giada, un sarcofago laccato

Organizzazione e comunicazione con preziosi intarsi di giada, il pregiato stendardo in seta dipinta Electa e il corredo funerario di Mawangdui, con lacche e bronzi, affreschi di epoca Han, modelli di case, utensili in bronzo e oro, testimoni di un florido impero cinese, saranno affiancati ad altrettanto maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, Servizi museali mosaici, utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione dell’impero romano.

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– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Informazioni tecniche – Direzione Generale per la Valorizzazione Orari del Patrimonio Culturale – 8.30 > 18.30 dal 8 ottobre al 24 ottobre Direzione Generale per le Antichità 8.30 > 16.30 dal 25 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011 – Soprintendenza speciale Chiuso 25 dicembre, 1 gennaio. per i Beni Archeologici di Roma Non si effettua chiusura settimanale. – La biglietteria chiude un’ora prima.

Ingresso Intero € 12,00 euro ridotto € 7,50 euro Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano

Informazioni e visite guidate Pierreci / Codess tel. +39 06 39967700 www.pierreci.it

Catalogo 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE per Federico Motta Editore

Ufficio stampa Electa per la SSBAR Gabriella Gatto tel. +39 06 47497462

Organizzazione e comunicazione [email protected] Electa Electa

Servizi museali Enrica Steffenini tel. +39 02 21563433 [email protected]

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Ministero per i Beni Soprintendenza Speciale Organizzazione e le Attività Culturali per i Beni Archeologici di Roma Cura della mostra e comunicazione – Ministero per i Beni Ministro Direttore del Foro Romano Stefano De Caro Electa e le Attività Culturali Sandro Bondi e Palatino Xu Pingfang – Maria Antonietta Tomei Maurizio Scarpari Cura della mostra Direzione Generale Sottosegretario Anna Grandi per la Valorizzazione Francesco Maria Giro Responsabile unico Comitato scientifico Marta Chiara Guerrieri del Patrimonio Culturale del procedimento Angelo Bottini – Segretario Generale e Direzione dei servizi aggiuntivi Umberto Broccoli Ufficio stampa e comunicazione Direzione Generale Roberto Cecchi Rosanna Friggeri Pietro Giovanni Guzzo Gabriella Gatto per le Antichità Claudio Parisi Presicce – Direttore Generale Collaborazione ed assistenza Giuseppe Proietti Apparati didascalici della mostra Soprintendenza speciale per la Valorizzazione all’allestimento Sabrina Rastelli Sabrina Rastelli per i Beni Archeologici di Roma del Patrimonio Culturale Giovanna Bandini Mariarosaria Salvatore Elena Cagiano de Azevedo – Mario Resca Maria Bartoli Shan Jixiang Silvia Borghini Zhang Bai Traduzione degli apparati didascalici Direttore Generale Dong Baohua Joanne Berry per le Antichità Archivio fotografico Tong Mingkang Stefano De Caro Bruno Angeli Liu Shuguang Progetto e direzione artistica Massimo Scacco Song Xinchao dell’allestimento Mostra organizzata dalla Soprintendenza Direttore Generale Luo Bojian Andrea Mandara Speciale per l’organizzazione, Ufficio consegnatario Studio di Architettura, Roma per i Beni Archeologici di Roma gli affari generali, l’innovazione, Palatino Enti prestatori con il bilancio e il personale Stefania Trevisan Istituto di Archeologia, Shaanxi Claudia Pescatori in collaborazione con Antonia Pasqua Recchia Museo della Foresta di Electa Archivio scientifico di Xi’an (Shaanxi) Responsabile della sicurezza Patrizia Fortini Museo dei Guerrieri e dei Cavalli Fabio Fumagalli, Roma Elisabetta Boschi di Terracotta dell’Imperatore Qin Laura Paolini Shihuang, Shaanxi Grafica di mostra Stefania Trevisan Musei Capitolini, Roma Sebastiano Girardi, Venezia Museo Nazionale Romano, Roma Segreteria Museo Archeologico Nazionale Realizzazione dell’allestimento Gloria Nolfo di Napoli Meloni Fabrizio srl, Roma Maurizio Rulli Museo della Civiltà Romana, con la collaborazione Agnese Tomei Roma di Enrico Vandelli

Realizzazione degli apparati grafici Si ringrazia per lo spirito di collaborazione Progetto Artiser, Roma Giuseppe Proietti che ha reso possibile per il sostegno fondamentale la realizzazione della mostra Impianti elettrici e di sicurezza dato al progetto si ringraziano Duilio Ciancarella, L’Aquila in tutte le sue fasi Rosanna Binacchi, con Nello Madama, Anna Maria Dolciotti, Alessio Paolelli, Alessandro Fonzi Anna Maria Liberati, Claudio Parisi Presicce, Trasporti Valeria Sampaolo, Arteria, Roma Claudia Scardazza, Minguzzi, Roma Emilia Talamo Assicurazioni Kuhn&Bülow

Immagine coordinata

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– Ministero per i Beni e le Attività Culturali La Curia Iulia – Direzione Generale per la Valorizzazione La tradizione letteraria attribuisce a Romolo l’istituzione del Senato. La primitiva del Patrimonio Culturale – sede stabile del Senato Romano, la Curia Ostilia, attribuita a Tullo Ostilio, Direzione Generale per le Antichità terzo re di Roma, fu distrutta da un incendio nel 52 a.C.. Cesare la ricostruì – nell’attuale sito e Augusto la inaugurò nel 29 a.C.. I resti conservati appartengono Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma alla ricostruzione dell’imperatore Diocleziano (303 d.C.). Nel 630, all’interno – dell’edificio, pur mantenendosi ancora intatto il posto dei Senatori, fu installata la chiesa di S. Adriano. Ad essa appartengono le pitture che decorano alcune nicchie e quelle oggi presso l’Antiquario forense. L’iconografia dei secoli XVI-XIX offre l’immagine alle chiese di età romanica e tardobarocca. L’attuale aspetto del monumento si deve al restauro archeologico operato tra il 1935-39 dall’allora direttore degli scavi Alfonso Bartoli. L’interno conserva un prezioso pavimento in marmi colorati e gradini in pavonazzetto e giallo antico su cui poggiavano i seggi dei senatori, i patres conscripti. Sul fondo dell’aula è il podio della presidenza con i resti della base della statua della Vittoria collocata nella Curia da Ottaviano Augusto. Le pareti erano movimentate da nicchie in marmo inquadrate da colonne in alabastro sostenute da mensole con aquile e geni alati. La porta bronzea è il calco di quella originale collocata nel XVIII secolo sul portale centrale della Basilica Lateranense. Posti attualmente nella Curia, anche se dovevano far parte di un monumento che si trovava nel Foro, sono due grandi rilievi, noti con il nome di plutei di Traiano, che illustrano due episodi del Principato di questo imperatore svoltisi proprio nella piazza. Il rilievo di sinistra mostra la distruzione dei registri dei debiti, concessa da Traiano, e quello di destra l’istituzione degli aiuti alle famiglie povere: in entrambi troviamo rappresentati sullo sfondo i monumenti del settore sud-orientale del Foro, dal tempio di Vespasiano e Tito e quello dei Castori. Di recente sono stati collocati all’interno della Curia anche i rilievi che decoravano la vicina Basilica Emilia, che narrano celebri episodi delle origini di Roma, come il ratto delle Sabine e la punizione di Tarpa. La Curia, quindi, si dimostra il luogo ideale per accogliere il dialogo tra le due grandi culture.

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– Ministero per i Beni e le Attività Culturali ELENCO OPERE / 1 – Direzione Generale per la Valorizzazione Busto-ritratto di Traiano Legionario di età traianea del Patrimonio Culturale – Inizio II secolo d.C. Calco in gesso Direzione Generale per le Antichità Dalla Collezione Albani 1930 circa – Soprintendenza speciale Roma, Musei Capitolini Roma, Museo della Civiltà Romana per i Beni Archeologici di Roma – Portrait bust of Trajan Legionary of the Trajanic period Beginning of the 2nd century AD Plastercast From the Albani Collection c. 1930 Rome, Capitoline Museums Rome, Museum of Roman Civilisation – – – – – – – – Busto loricato di Caracalla Animale fantastico: Tianlu 209 – 217 d.C. Pietra Da Roma, Foro romano, Casa delle Vestali Dinastia Han Orientale Roma, Museo Nazionale Romano Da Shenjiaqiao, (Shaanxi) Cuirassed bust of Caracalla Museo della Foresta AD 209 – 217 di Stele di Xi’an (Shaanxi) From Rome, Forum Romanum, House of the Vestals Imaginary creature: Tianlu Rome, Museo Nazionale Romano Stone – – – – Eastern Han Dynasty Statua loricata di principe giulio-claudio From Shenjiaqiao, Xianyang (Shaanxi) Prima metà I secolo d.C. Stele Forest Museum Da Minturno of Xi’an (Shaanxi) Napoli, Museo Archeologico Nazionale – – – – Animale fantastico: Bixie Cuirassed Statue of Julio-Claudian prince Pietra First half of the first century AD Dinastia Han Orientale From Minturno Da Shenjiaqiao, Naples, Museo Archeologico Nazionale Xianyang (Shaanxi) – – – – Museo della Foresta Centurione di Stele di Xi’an (Shaanxi)

Organizzazione e comunicazione Calco in gesso Electa 1930 circa Imaginary creature: Bixie Roma, Museo della Civiltà Romana Stone Eastern Han Dynasty Servizi museali Centurion From Shenjiaqiao, Xianyang (Shaanxi) Plastercast Stele Forest Museum c. 1930 of Xi’an (Shaanxi) Rome, Museum of the Roman Civilisation – – – – – – – –

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– ELENCO OPERE / 2 Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Statua di un funzionario Statua di un auriga Direzione Generale per la Valorizzazione Terracotta Terracotta del Patrimonio Culturale – Dinastia Qin, Dalla fossa K0006, Lintong, Dinastia Qin Direzione Generale per le Antichità Xi’an (Shaanxi) Dalla fossa n.2, Lintong, Xi’an (Shaanxi) – Istituto di Archeologia dello Shaanxi Museo dei Guerrieri e dei Cavalli Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma di Terracotta dell’Imperatore Qin – Statue of a functionary Shihuang (Shaanxi) Terracotta Qin Dynasty, From Pit K0006, Lintong, Statue of a charioteer Xi’an (Shaanxi) Terracotta Archaeological Institute of Shaanxi Qin Dynasty – – – – From Pit 2, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Statua di un balestriere inginocchiato Museum of the Terracotta Warriors Terracotta and Horses of the Emperor Qin Shihuang Dinastia Qin (Shaanxi) Dalla fossa n. 2, Lintong, Xi’an (Shaanxi) – – – – Museo dei Guerrieri e dei Cavalli Statua di un milite di fanteria pesante di Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang Terracotta (Shaanxi) Dinastia Qin Dalla fossa n.1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Statue of a kneeling crossbowman Museo dei Guerrieri e dei Cavalli Terracotta di Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang Qin Dynasty (Shaanxi) From Pit 2, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Museum of the Terracotta Warriors Statue of a heavy infantryman and Horses of the Emperor Qin Shihuang Terracotta (Shaanxi) Qin Dynasty – – – – From Pit 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Statua di un milite di fanteria pesante Museum of the Terracotta Warriors Terracotta and Horses of the Emperor Qin Shihuang Dinastia Qin (Shaanxi) Dalla fossa n.1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) – – – – Museo dei Guerrieri e dei Cavalli di

Organizzazione e comunicazione Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang Electa (Shaanxi)

Statue of a heavy infantryman Servizi museali Terracotta Qin Dynasty From Pit 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Museum of the Terracotta Warriors and Horses

7 of the Emperor Qin Shihuang (Shaanxi) – – – – I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali ELENCO OPERE / 3 – Direzione Generale per la Valorizzazione Statua di un ufficiale di alto rango Statua di un milite di fanteria leggera del Patrimonio Culturale – Terracotta Terracotta Direzione Generale per le Antichità Dinastia Qin Dinastia Qin – Soprintendenza speciale Dalla fossa 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Dalla fossa n.1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) per i Beni Archeologici di Roma Museo dei Guerrieri e dei Cavalli Museo dei Guerrieri e dei Cavalli di – di Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang (Shaanxi) (Shaanxi)

Statue of a high-ranking official Statue of a heavy infantryman Terracotta Terracotta Qin Dynasty Qin Dynasty From Pit 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) From Pit 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Museum of the Terracotta Warriors Museum of the Terracotta Warriors and and Horses of the Emperor Qin Shihuang Horses (Shaanxi) of the Emperor Qin Shihuang (Shaanxi) – – – – – – – – Statue di cavaliere e del suo cavallo Statua di un ufficiale corazzato Terracotta Terracotta Dinastia Qin Dinastia Qin Dalla fossa n.2, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Dalla fossa n.1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Museo dei Guerrieri e dei Cavalli di Museo dei Guerrieri e dei Cavalli di Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang Terracotta dell’Imperatore Qin Shihuang (Shaanxi) (Shaanxi)

Statues of a horseman and his horse Statue of an official wearing armour Terracotta Terracotta Qin Dynasty Qin Dynasty From Pit 3, Lintong, Xi’an (Shaanxi) From Pit 1, Lintong, Xi’an (Shaanxi) Museum of the Terracotta Warriors and Museum of the Terracotta Warriors and Horses Horses of the Emperor Qin Shihuang (Shaanxi) of the Emperor Qin Shihuang (Shaanxi) – – – –

Organizzazione e comunicazione Electa

Servizi museali

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– Ministero per i Beni e le Attività Culturali – ROMA, Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale un impero millenario – Direzione Generale per le Antichità Stefano De Caro – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma – Il periodo fra il II secolo a.C. e il II secolo d.C., considerato in questa mostra, corrisponde al periodo di maggior splendore e fortuna del mondo romano, con l’espansione del dominio politico di Roma e la diffusione della cultura latina in tutte le regioni d’Europa e del Mediterraneo, in una koinè che beneficiava di rotte culturali e commerciali già tracciate in età ellenistica (IV-I secolo a.C.), ma senza precedenti nell’estensione geografica e nell’organizzazione sociale, territoriale, economica e culturale. Questa introduzione non può prendere in considerazione nei dettagli la storia di una civiltà che, con la sua struttura sociale, l’economia, la cultura e l’arte, dette vita per dodici secoli a un impero distribuito su tre continenti; piuttosto si propone di presentare un rapido schizzo delle linee fondamentali e degli aspetti più significativi, con maggior attenzione al periodo che in Cina corrisponde al fiorire della dinastia degli Han.

L’Italia prima di Roma Prima di diventare uno stato territoriale e un mondo culturale, Roma fu (e restò anche) una città, un singolo centro urbano, che occupava una posizione privilegiata al centro dell’Italia, nell’odierno Lazio, lungo le rive del basso corso del Tevere che, pochi chilometri a ovest della città, sbocca nel mar Tirreno. Il luogo era strategico come nodo lungo le vie naturali di comunicazione tra il nord e il sud della penisola italiana e lungo uno dei suoi principali assi di attraversamento trasversale est-ovest. Nei primi secoli del I millennio a.C., l’Italia era abitata da popoli di diverse culture: fra questi vi erano i Latini, stanziati nell’odierno Lazio. Inizialmente dediti alla pastorizia, essi basarono la loro economia anche sull’agricoltura e cominciarono a confrontarsi con i popoli circostanti, come i Sabini, gli Umbri, i Sanniti. Fra questi popoli, a partire dal IX e dall’VIII secolo a.C. si annoverano gli Etruschi e i Greci: i primi, che parlavano una lingua non indoeuropea, Organizzazione e comunicazione occupavano i territori oggi corrispondenti alle regioni della Toscana, del Lazio Electa settentrionale, della Campania e della Pianura Padana; i Greci, in seguito alle esplorazioni condotte per mare all’epoca della civiltà micenea (II millennio

Servizi museali a.C.), stabilirono degli avamposti commerciali (emporia) e, a partire dall’VIII secolo a.C. delle vere e proprie colonie, prima a Pithecusa (l’isola di Ischia nella baia di Napoli), quindi sulla terraferma a Cumae (a nord di Napoli, nell’area dei Campi Flegrei) e poi lungo tutte le coste dell’Italia meridionale, oltre che in Sicilia. L’incontro fra queste due popolazioni contigue non fu privo di conseguenze: gli Etruschi, in particolare, adottarono un alfabeto basato 9 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali su quello greco di Cuma, svilupparono una cultura che risentì in maniera – determinante dell’arte ellenica, introdussero nella loro religione le divinità Direzione Generale per la Valorizzazione antropomorfiche greche, elaborando rituali per gli auspici e la predizione del del Patrimonio Culturale – futuro che in seguito avranno grande peso nell’eredità romana. Direzione Generale per le Antichità – Soprintendenza speciale La fondazione di Roma per i Beni Archeologici di Roma La data della fondazione di Roma è incerta e avvolta nella leggenda: la tradizione – letteraria riporta il 753 a.C., un periodo abbastanza compatibile con l’evidenza archeologica, anche se un piccolo insediamento sul sito della futura città sembra testimoniato anche prima di questa data. La tradizione romana attribuisce la fondazione della città a un eroe chiamato Romolo che, con il suo gemello Remo, era discendente di Enea, il figlio della dea greca Afrodite (conosciuta ai Romani come Venere) sbarcato sulle coste del Lazio dopo la guerra di Troia. Secondo la leggenda, Romolo e Remo erano figli di Rea Silvia, una Vestale, sacerdotessa di stirpe regale votata alla verginità, che avrebbe avuto i due bambini dal dio della guerra Marte. Dopo la nascita, i bimbi furono abbandonati sulle rive del Tevere, dove furono salvati da una lupa che li allattò prima che fossero ritrovati da un pastore del re. Una volta cresciuti come cacciatori e condottieri di una banda di briganti, i gemelli furono finalmente riconosciuti e, in virtù della loro origine, destinati a fondare una nuova città nel luogo in cui erano stati ritrovati dal pastore. La volontà degli dei, espressa da un auspicium letto nel volo di dodici uccelli, indicò Romolo come fondatore della città. Costui, dopo una violenta lite culminata nell’uccisione di Remo, divenne il re della nuova città e, alla sua morte dopo un lungo regno, fu assunto fra gli dei e venerato con il nome di Quirino.

I sette re di Roma e la nascita della repubblica A Romolo, secondo la tradizione, succedettero sette re, in un arco cronologico compreso tra l’VIII e il VI secolo a.C.: Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. I secoli della monarchia videro lo sviluppo della città romulea secondo i modelli della vicina civiltà etrusca e la prima graduale espansione di Roma verso i territori circostanti. La società era divisa fra patrizi e plebei: i primi erano i cittadini più ricchi, controllavano il commercio, l’amministrazione, la giustizia e l’esercito,

Organizzazione e comunicazione sedevano in Senato e assumevano cariche elettorali; i plebei, che costituivano la Electa maggior parte della popolazione ed erano principalmente contadini e artigiani, avevano diritti politici molto limitati. Dalla fine delVII secolo a.C., Roma subì un periodo di dominazione etrusca, che si concluse nel 509 a.C., quando i patrizi di Servizi museali stirpe latina si ribellarono al regime monarchico di Tarquinio il Superbo e dettero vita alla repubblica (dal latino res publica, da pop(u)lica = cosa del popolo, di tutti). Il governo repubblicano fu mantenuto per cinque secoli, con un corpo legislativo composto dal Senato e da un’assemblea. Magistrati supremi erano i due consoli che, eletti fra i patrizi, rimanevano in carica per un anno esercitando

10 il potere esecutivo e il supremo comando militare. I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Alla base del cursus honorum, ovvero della carriera negli uffici pubblici, vi – era, invece, la carica dei questori che dirigevano l’attività di amministrazione Direzione Generale per la Valorizzazione dell’erario; a partire dal 387 a.C. furono istituiti anche i pretori, che del Patrimonio Culturale – originariamente seguivano l’attività giudiziaria, ma in seguito assunsero Direzione Generale per le Antichità anche poteri militari, specie nell’amministrazione delle provincie, in cui erano – Soprintendenza speciale organizzati i territori conquistati. Le cariche erano sempre annuali, eccetto nel per i Beni Archeologici di Roma caso dei censori, che invece venivano eletti ogni cinque anni e rimanevano in – carica diciotto mesi con il compito di censire i cittadini in base alla stima dei loro beni (census), di amministrare i terreni demaniali (ager publicus) e di svolgere un ruolo di controllo sulla morale e la morigeratezza dei costumi. Caratteristica di tutti questi uffici era la collegialità, vale a dire che ai due magistrati in carica era richiesto di operare in comune accordo e il veto di uno era sufficiente a impedire l’azione dell’altro. Nel V secolo a.C., le regole di accesso alle magistrature, inizialmente riservate ai patrizi, iniziarono a mutare perché la plebe, facendo ricorso alla secessione ovvero all’abbandono della città privandola della manodopera, riuscì a rivendicare alcuni diritti, fra cui l’autorità dei suoi magistrati, i tribuni della plebe, e la validità delle sue assemblee; inoltre, nel 450 a.C., ottenne la promulgazione della Legge delle Dodici Tavole, ovvero la formalizzazione scritta delle leggi romane fino ad allora tramandate solo oralmente. Il processo di fusione sociale fra patrizi e plebei durò parecchi decenni ed ebbe come momenti fondamentali l’approvazione delle leggi Liciniae-Sestiae nel 367 a.C., con cui si stabiliva che uno dei due consoli poteva essere eletto fra i plebei, e nel 287 a.C. il riconoscimento delle decisioni prese nei comizi della plebe..

L’espansione di Roma in Italia e nel Mediterraneo Queste trasformazioni politiche e sociali andavano di pari passo con l’espansione di Roma che, dovendosi confrontare con i popoli limitrofi, mise in moto una strategia di controllo del territorio culminata, dopo una lunga serie di guerre di attacco e di difesa per tutto il V secolo a.C., con l’annessione dei Latini e degli Etruschi. Agli inizi del IV secolo a.C. i Galli, popolo nomade di origini celtiche proveniente dal nord, invasero la penisola, presero Roma e la incendiarono, insediandosi poi sulle coste adriatiche. Un secolo di alleanze e di scontri con i Sanniti che abitavano le zone appenniniche, con alcune tribù galliche ed etrusche e con altri popoli

Organizzazione e comunicazione medioitalici alleati fra loro, si concluse con la Terza guerra sannitica (298-290 a.C.), Electa che sancì la conquista da parte di Roma di tutta l’Italia centrale e l’inizio della penetrazione verso il Sud della Penisola, abitato da altre popolazioni italiche e, sulle coste, dai coloni greci. Servizi museali Mentre i Romani proseguivano le operazioni militari nel Meridione, arrivando a vincere il celebre condottiero Pirro, re dell’Epiro, e a conquistare nel 272 a.C. la città greca di Taranto sul mare Ionio, Cartagine, città di origine fenicia nell’attuale Tunisia, perseguiva la sua conquista delle regioni del Mar Mediterraneo centro- occidentale, volta soprattutto al controllo delle rotte commerciali.

11 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Fu per il controllo della Sicilia che le due potenze, quella terrestre di Roma e quella – marinara di Cartagine, entrarono in conflitto, dando inizio alle prime due Guerre Direzione Generale per la Valorizzazione puniche (264-241 a.C., 218-202 a.C.), che ebbero come teatro non solo il mare del Patrimonio Culturale – e le regioni italiane, ma anche la Spagna. A partire da quest’ultima, il generale Direzione Generale per le Antichità cartaginese Annibale condusse la celebre avanzata con gli elefanti verso le Alpi e – Soprintendenza speciale poi attraverso tutta l’Italia, che si concluse con la vittoria cartaginese del 216 a.C. per i Beni Archeologici di Roma nella piana di Canne in Puglia e con l’alleanza di molte comunità italiche con – Cartagine. La ripresa fu lunga ma, prima grazie alla prudenza tattica del console Fabio Massimo detto “il Temporeggiatore” (Cunctator) per la riconquista delle città operata con metodo e cautela, e poi all’abilità del giovane Publio Cornelio Scipione, che portò la guerra in Spagna, si concluse con la vittoria finale diR oma nel 202 a.C. a Zama, nel territorio stesso di Cartagine. Fu così che Roma si affacciò con autorità sul Mediterraneo ed entrò in contatto con i regni ellenistici (Macedonia, Pergamo, Siria, Egitto) che si erano formati dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) nelle regioni del Mediterraneo orientale. Fra questi vi era il regno di Macedonia, governato dal re Filippo V, che durante la Seconda guerra punica si era alleato con i Cartaginesi e con cui Roma iniziò una lunga serie di conflitti per il controllo della Grecia e del Mediterraneo orientale.

Fin dall’inizio, le mire espansionistiche di Roma furono accompagnate da una politica di grande lucidità ed efficacia: le città conquistate non venivano distrutte, ma amministrate istituendo in esse nuove regole: alcune ricevevano la cittadinanza romana (seppure di non pieno diritto), altre diventavano alleate, tutte dovevano pagare tasse e tributi alla capitale. Il controllo militare sui territori conquistati veniva assicurato attraverso l’insediamento di veterani dell’esercito romano nelle colonie, centri urbani corrispondenti ad abitati più antichi o a città di nuova fondazione collocate in posizione strategica. La struttura connettiva di questo sistema era costituita da un efficientissima rete viaria, ancora oggi spesso ricalcata dalle strade moderne. Dopo le guerre puniche, questa politica divenne più severa, sia nei confronti degli alleati che degli stati sottomessi: anche i tributi richiesti aumentarono e le ricchezze che sopraggiungevano a Roma provocarono un notevole arricchimento dell’Urbs con il conseguente mutamento della struttura sociale e dei costumi. I valori dei privati cittadini, fino ad allora basati sull’ostentazione di un’austerità di stampo contadino, mutarono e il nuovo status symbol divenne il lusso, ispirato alle

Organizzazione e comunicazione ricchezze delle corti ellenistiche e alla bellezza della cultura artistica greca. Electa La ricchezza produsse però anche nuovi conflitti all’interno della società, ora composta nelle classi dominanti da latifondisti, che coltivavano le loro terre con la manodopera degli schiavi provenienti dalle regioni conquistate e da “uomini Servizi museali nuovi” dediti ad affari e iniziative commerciali sempre più ingenti; e, negli strati inferiori della società, da una crescente, enorme massa di disoccupati, che dalle campagne ormai lavorate dagli schiavi si erano riversati nelle città sempre più ricche e attraenti.

12 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Il tardo periodo repubblicano e le guerre civili – Lo scontento e gli squilibri fra i ricchi (optimates) e i poverissimi (populares) Direzione Generale per la Valorizzazione provocarono nel I secolo a.C. un lungo periodo di contestazioni e di guerre civili in del Patrimonio Culturale – quasi tutti i centri della Penisola. A capo delle diverse fazioni emersero di volta in Direzione Generale per le Antichità volta comandanti militari come Caio Mario, Lucio Cornelio Silla, Licinio Crasso, – Soprintendenza speciale Pompeo Magno e, infine, Caio Giulio Cesare (100-44 a.C.). Proprio quest’ultimo, per i Beni Archeologici di Roma dopo aver sfidato la costituzione repubblicana varcando con le armi i confini – dell’Italia al ritorno dalla conquista della Gallia, affrontò il rappresentante degli optimates Pompeo e, dopo averlo sconfitto nella battaglia diFarsalo del 48 a.C., fu nominato dittatore a vita e ottenne dal Senato il potere assoluto (imperium) sulle leggi e su tutti i principali uffici pubblici della res publica. Alcuni aristocratici non accettarono l’imposizione di un regime incondizionato e, in nome della tradizione repubblicana, un gruppo di congiurati capeggiati da Caio Cassio Longino e Marco Giunio Bruto assassinò il dittatore con ventitré pugnalate: secondo il calendario romano erano le idi di marzo del 709 ab Urbe condita (dopo la fondazione di Roma), ovvero il 15 marzo del 44 a.C. I tredici anni che seguirono videro il mondo romano sconvolto da una brutale guerra civile, in cui Caio Ottavio Turino, un nipote di Cesare da lui adottato e così diventato Caio Giulio Cesare Ottaviano, e il generale Marco Antonio dettero battaglia ai congiurati, fino alla battaglia finale del 42 a.C. a Filippi, in Grecia. Sconfitti i nemici dello Stato, i due condottieri entrarono a loro volta in conflitto per il potere, una lotta acerrima che ebbe come bandiere ideologiche da una parte la tradizione occidentale, difesa da Ottaviano, e dall’altra l’oriente ellenistico rappresentato da Antonio, il quale aveva la sua base in Egitto, dove regnava la bella regina Cleopatra, già amante di Cesare e ora di Antonio. Il secolo delle guerre civili si concluse solo nel 31 a.C., quando Ottaviano vinse Antonio presso il promontorio di Azio. La risoluzione del conflitto segnò la fine di Antonio e Cleopatra, che si suicidarono l’anno seguente ad Alessandria d’Egitto, ma anche la fine del governo della repubblica fondata nel 509 a.C.

L’imperatore Augusto L’eredità di Cesare fu così raccolta da Ottaviano, che assunse tutti i privilegi che erano stati del dittatore: per consenso generale, e inizialmente senza mutamenti della costituzione repubblicana, il nuovo principe (princeps, “primo cittadino”)

Organizzazione e comunicazione giustificò il potere dichiarandosiprimus inter pares, primo fra eguali. A partire dal 27 Electa a.C. la graduale assunzione di magistrature come il consolato con poteri esecutivi legislativi e militari; la tribunicia potestas con diritto di veto e l’inviolabilità della persona; l’imperium proconsolare sulle province; e il titolo di pontifex maximus, la più Servizi museali autorevole carica religiosa dello Stato, ne fecero un sovrano assoluto. La sua persona fu presto circondata da un’aura di sacralità espressa dal titolo di Augusto (dotato di auctoritas) o in greco, più esplicitamente, Sebastòs (degno di essere venerato) e il suo nome ufficiale divenne Imperator Caesar Divi Filius Augustus (“imperatore Cesare Augusto figlio del divus”, ovvero di Giulio Cesare divinizzato).

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– Ministero per i Beni e le Attività Culturali La politica di Augusto fu consolidata anche dalla promessa di garantire pace e – prosperità, non solo in Italia ma anche nelle province, dopo le lacerazioni dovute al Direzione Generale per la Valorizzazione lungo periodo di guerre civili. Sorretto dal consenso della popolazione, l’imperatore del Patrimonio Culturale – ridusse il numero delle legioni, che però rimasero di stanza in tutto l’impero Direzione Generale per le Antichità contribuendo alla diffusione della lingua latina e della cultura romana in Europa e – Soprintendenza speciale nel Mediterraneo. per i Beni Archeologici di Roma La ricostruzione e la cosiddetta “pace romana” dovevano fondarsi anche su un – ritorno ai valori morali e religiosi degli avi, che furono espressi e divulgati grazie all’opera di artisti che lavoravano su commissione del principe o di suoi amici e parenti, come il celebre Mecenate (68 a.C. - 8 a.C.). Tra i letterati, si ricordano lo storico Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.), autore di una storia di Roma dalla fondazione al regno di Augusto (Ab Urbe Condita libri CXLII), e i poeti Virgilio (70-19 a.C.), Orazio (65-8 a.C.) e Ovidio (43 a.C. - 18 d.C.). A Virgilio, in particolare, si deve il più noto capolavoro della letteratura latina, l’Eneide, un poema epico sulla fondazione di Roma che sanciva la discendenza della famiglia di Augusto (gens Iulia) dall’eroe Enea, figlio di Afrodite/Venere, consacrando così le origini divine dell’imperatore e il suo legame con le origini della città. Lo stesso racconto si trova anche narrato per immagini in un celebre monumento di Roma, l’Ara pacis augustae, un altare votato nel 13 a.C. per inaugurare il nuovo periodo di pace e prosperità. Oltre che della letteratura, infatti, Augusto fu promotore di tutte le arti e di innovativi progetti architettonici che mutarono radicalmente il volto di Roma e di molte città dell’impero, utilizzando anche nuovi materiali, come il marmo di Carrara, allora detto marmor lunensis dalla località di Lunae (Luni) in Toscana.

Le dinastie giulio-claudia e flavia Augusto morì nel 14 d.C. e gli successero per circa cinquant’anni membri della sua casata, che costituirono la dinastia giulio-claudia e adottarono tutti il titolo di Cesare per sancire la loro prestigiosa discendenza. Come era stato per Augusto, gli imperatori continuarono a essere legittimati formalmente dall’acclamazione del Senato, malgrado spesso fossero stati scelti dal predecessore e il loro imperium fosse sempre più somigliante a quello di un monarca assoluto. I membri della dinastia giulio-claudia furono Tiberio (14-37 d.C.), Caligola (37-41 d.C.), Claudio (41-54 d.C.) e, infine, Nerone (54-68 d.C.).

Organizzazione e comunicazione Il regno di quest’ultimo è ricordato per le atroci persecuzioni e le esecuzioni dei Electa seguaci di una nuova religione mistica che si stava irradiando dalla regione della Palestina: il Cristianesimo. Il fondatore era stato il predicatore ebraico Gesù di Nazareth, vissuto all’epoca di Augusto e di Tiberio e giustiziato sulla croce dai Servizi museali Romani nel 33 d.C. circa. I suoi discepoli viaggiavano nel Mediterraneo diffondendo il suo messaggio (euaggelion si diceva con parola greca “la buona novella”) e due di loro, Pietro l’Apostolo e Paolo di Tarso, giunsero a Roma dove furono vittime delle persecuzioni neroniane. Il loro operato non rimase però senza conseguenze: il primo è considerato il primo pontefice e fondatore della chiesa cattolica romana, mentre

14 al secondo è riconosciuta un’influenza primaria nella distinzione della teologia I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali cristiana dalla giudaica e nella mediazione della nuova religione in una forma – dottrinale condivisibile anche dalla cultura greca e romana. Direzione Generale per la Valorizzazione Sotto il principato di Nerone avvenne anche il celebre incendio che nel 64 d.C. del Patrimonio Culturale – distrusse gran parte dell’area centrale di Roma: sulle rovine fu eretto un vasto Direzione Generale per le Antichità insieme di ambienti pubblici e privati che dovevano costituire la nuova reggia – Soprintendenza speciale imperiale, la Domus Aurea. per i Beni Archeologici di Roma Questo imperatore controverso morì nel corso di una ribellione armata il 9 giugno – del 68 d.C. e fu succeduto da quattro imperatori nell’arco di un anno: Galba, Otone, Vitellio e, l’ultimo, il generale Tito Flavio Vespasiano (69-79 d.C.), capostipite della dinastia flavia, cui appartennero anche i suoi successori Tito (79-81 d.C.) e Domiziano (81-96 d.C.). Durante il regno di Tito, nel 79 d.C., una terribile eruzione del Vesuvio distrusse molti centri della Campania, fra cui Pompei ed Ercolano, rimaste seppellite rispettivamente da una coltre di cenere e lapilli e da una colata di lava e fango. Due anni dopo, nell’81 d.C., a Roma si inaugurava l’Anfiteatro flavio, meglio noto come Colosseo, il più grande e imponente monumento conosciuto fra i tanti voluti dagli imperatori flavi, destinato a combattimenti gladiatori cui potevano assistere più di sessantamila spettatori

Il principato adottivo Dopo la morte di Domiziano, descritto dalle fonti come un despota e ucciso nel 96 d.C. da una congiura, si inaugurò il periodo del principato adottivo, non più fondato sulla successione dinastica, ma sulla designazione del migliore, scelto per le virtù morali e le capacità politiche di cui era stato investito per virtù quasi divina. Il regnante stesso dettava il nome del suo successore, che veniva poi confermato dal Senato. La scelta fu sempre oculata, visto che le corrisposero i principi che gli storici chiamano “cinque buoni imperatori”: Nerva (96-98 d.C.), Traiano (98-117 d.C.), Adriano (117-138 d.C.), Antonino Pio (138-161 d.C.) e Marco Aurelio (161- 180 d.C.). Sotto il regno di Traiano, l’impero romano che per tutto il I secolo d.C. aveva continuato a estendersi, raggiunse la sua massima espansione. Ai territori già conquistati, si aggiunsero l’Africa settentrionale, la Britannia, le regioni della Germania e dell’Europa orientale fino al mar Nero e quelle mediorientali fino alle zone settentrionali della Penisola araba. Durante quasi due secoli di principato, la diffusione della cultura, del governo e delle leggi romane si era propagata fino ai confini dell’impero. Grandi città erano

Organizzazione e comunicazione state fondate ovunque, specie nelle regioni dove non c’era una tradizione urbana, Electa e dotate di molti privilegi, simili a quelli di cui godevano i cittadini romani. La burocrazia era molto centralizzata e faceva capo a Roma, ma i centri urbani erano governati da fedeli dell’imperatore, che ricevevano finanziamenti per costruzioni e Servizi museali spettacoli degni dell’Urbs, contribuendo così a mantenere il consenso. Ovunque non si risparmiava nell’erezione di monumenti pubblici, spesso celebrativi dell’autorità e della dinastia imperiale, come templi, teatri, ippodromi, lunghe vie colonnate, di cui restano spettacolari vestigia in tutte le regioni d’Europa e del Mediterraneo. Particolarmente avanzate erano le tecniche ingegneristiche che, oltre

15 a permettere soluzioni architettoniche di ogni genere basate su un sapiente uso I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali dell’arco e delle strutture in laterizio e pietre da taglio unite con malta, favorirono – la costruzione di un massiccio sistema di conduzione delle acque. Solo a Roma si Direzione Generale per la Valorizzazione contavano undici acquedotti, che potevano far giungere in città circa un milione del Patrimonio Culturale – di metri cubi di acqua al giorno dai monti circostanti. Direzione Generale per le Antichità Oltre che per monumenti e opere d’arte notevoli, i primi secoli dell’impero furono – Soprintendenza speciale creativi anche per la produzione di opere letterarie. Durante il principato di Nerone per i Beni Archeologici di Roma visse Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), il pensatore forse più significativo del mondo romano – e massimo esponente dei principî stoici, derivati dalla filosofia greca. Stoico fu anche, un secolo più tardi, l’imperatore Marco Aurelio, che ha lasciato la bella raccolta di pensieri A se stesso. Scrittori come Persio (34-62 d.C.) e Giovenale (60- 140 d.C.) scrissero satire sulla decadenza dei costumi e della morale, tramandando così quadri efficaci di vita quotidiana. Il senatore Tacito (55-117 d.C.) fu un importante storico e le sue opere principali – gli Annales e le Historiae – illustrano la storia dell’impero romano dalla morte di Augusto a quella di Domiziano. Nel I e II secolo d.C. progressi notevoli furono fatti anche nel campo della medicina. Uno dei più importanti medici e scienziati dell’antichità fu Galeno (129-216 d.C.), cui si deve la scoperta della circolazione del sangue nelle arterie. Più vivace di quanto si possa immaginare era anche il movimento sulle strade e per mare, lungo le rotte commerciali e le vie carovaniere. Fra queste, il percorso oggi conosciuto come “via della seta” era già battuto dai mercanti che dal Mediterraneo raggiungevano la Battriana e il Turkestan cinese e viceversa: Plinio il Vecchio, che scrisse nel I secolo d.C., riferiva che ogni anno gli affari con l’India, gli Arabi e i Cinesi (Seres) assorbivano almeno cento milioni di sesterzi (Naturalis Historia VI, 26; XII, 41). Un secolo dopo, il testo cinese conosciuto come gli Annali degli Han registrò che nel 166 d.C. un’ambasciata inviata dall’imperatore romano An-tun (Marco Aurelio Antonino) era arrivata ai confini della Cina.S econdo la stessa fonte, i Romani avrebbero voluto entrare in contatto diretto con i Cinesi, ma erano stati messi in guardia dagli An-hsi (i Parti), che volevano mantenere il controllo esclusivo sulla via della seta. Le evidenze archeologiche lungo questa rotta commerciale, fra cui tessuti egizi e vetri romani rinvenuti a Lou Lan e in Honan e altri ritrovamenti più lontano, come le monete romane coniate durante i principati di Marco Aurelio e Antonino Pio, ritrovate a Go Oc Eo nel Vietnam meridionale insieme a uno specchio cinese del tardo periodo Han e a vari oggetti indiani, testimoniano che un incontro fra le due civiltà, seppur mediato e indiretto, ci fu.

Organizzazione e comunicazione Electa La crisi del III secolo d.C. Se gran parte del II secolo d.C., l’epoca dei cinque buoni imperatori, è tramandata come la più stabile e prospera dell’impero romano dopo il regno di Augusto, il Servizi museali principato adottivo fu però interrotto da Marco Aurelio, che nominò come successore il figlioCommodo (180-192 d.C.): questi, oltre a rompere i rapporti con il Senato, dette prova di tanta incompetenza, brutalità e violenza, che finì per essere ucciso dalle guardie di palazzo. La crisi già in atto, la svalutazione della moneta cui si era cercato invano di

16 porre rimedio, le pressioni delle popolazioni che abitavano le zone di confine si I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali aggravavano e non trovavano soluzioni decisive. In oriente, nelle regioni dell’Iran, – il nuovo impero dei Sassanidi mirava a restaurare le antiche glorie dei Persiani. Direzione Generale per la Valorizzazione Al nord, tribù germaniche migratorie, come i Goti, iniziavano a scavalcare il limes, i del Patrimonio Culturale – confini. Dopo i fatti del regno di Commodo, anche la situazione interna dell’impero Direzione Generale per le Antichità era precipitata nel caos. – Soprintendenza speciale Nel 193 d.C., con un colpo di Stato, prese il potere un generale di eccellenti qualità per i Beni Archeologici di Roma militari, Settimio Severo (193-211 d.C.), che dette inizio alla dinastia severiana. – Le sue soluzioni alla crisi furono di aumentare le tasse, facendo di conseguenza precipitare l’economia; inoltre, egli cambiò drasticamente il carattere plurisecolare del Senato, sostituendo la vecchia aristocrazia con militari e assumendo mercenari nell’esercito; irrigidì il sistema delle classi, rendendo impossibile la mobilità sociale; dette insomma il via a una autocrazia militare, che proseguì durante il regno dei suoi successori, senza però trovare mai stabili soluzioni. Oltre che sull’economia e sul tessuto sociale, la crisi non rimase senza conseguenze nemmeno dal punto di vista morale e del pensiero. La paura e la sfiducia nel futuro furono terreno fertile per il propagarsi di nuove religioni e filosofie, spesso provenienti dalle regioni orientali. Fra queste, il Cristianesimo offriva una potente prospettiva esistenziale in un sistema che sembrava sull’orlo del fallimento, con la promessa della resurrezione a una vita dopo la morte e un esempio nell’angoscia offerto dal Figlio di Dio che prendeva forma umana e sperimentava la sofferenza terrena; così anche il Mitraismo, una religione misterica derivante dallo Zoroastrismo persiano, proponeva una vita futura; proliferarono inoltre i seguaci di branche di queste religioni, come gli Gnostici e i Manichei (in cinese: ; : Móní Jiào). Al pensiero molto pratico della filosofia romana, come lo stoicismo, siaffiancarono anche nuove filosofie greche e orientali, fra cui il neoplatonismo, fondato nel I secolo d.C. da Plotino (205-270 d.C.).

Diocleziano e la divisione dell’impero Decisioni coraggiose di fronte alla crisi dilagata in tutto l’impero furono adottate dall’imperatore Diocleziano (284-305 d.C.), militare pratico e deciso che, valutando la difficoltà di gestire un territorio tanto grande, si risolse a dividere l’impero in due parti, occidentale e orientale, con capitali nelle due sedi di Roma e di Nicomedia (oggi Izmit, in Turchia), dove egli stesso si trasferì spostando per la prima volta verso oriente il centro del potere. Ciascuno dei due imperi era affidato

Organizzazione e comunicazione a un sovrano detto Augusto; due ufficiali, chiamatiCesari , affiancavano gli Augusti Electa nell’amministrazione e li sostituivano in caso di morte. Al trasferimento verso oriente, corrispose anche da parte di Diocleziano l’assunzione di idee monarchiche di stampo orientale: assunse il titolo di dominus, “signore”, ed enfatizzò la sua Servizi museali natura divina attraverso simboli del potere come il globo o la corona radiata, mettendo in atto persecuzioni feroci verso i seguaci di altre religioni. Le due metà dell’impero furono riunificate nel 324 d.C. dal suo successore in occidente, Costantino (306-337 d.C.), che stabilì la capitale nell’antica città greca di Bisanzio, rinnovata con il nome di Costantinopoli (oggi Istanbul, in Turchia).

17 Durante il suo regno, forse per una sua conversione e certamente per l’operato I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali di sua madre Elena, il cristianesimo ebbe una diffusione ampia, specialmente in – oriente, e divenne religione di Stato; inoltre, al fine di sanare le dispute teologiche Direzione Generale per la Valorizzazione ed evitare il proliferare di sette, nel 325 d.C. fu convocato il Concilio di Nicea, del Patrimonio Culturale – l’assemblea dei vescovi cristiani che doveva dirimere le divergenze sulla natura del Direzione Generale per le Antichità Cristo e stabilire l’ortodossia cristiana. Questi grandi mutamenti religiosi ebbero – Soprintendenza speciale ripercussioni non solo dal punto di vista sociale, ma anche culturale e urbanistico. per i Beni Archeologici di Roma Le città cambiarono volto e specialmente a Roma furono edificate le prime – basiliche cristiane, che spesso riutilizzavano edifici o materiali dellaR oma pagana. Il tentativo di Giuliano l’Apostata (361-363 d.C.) di ristabilire la religione pagana tradizionale allontanando i cristiani dal potere non ebbe effetti duraturi.

Il declino dell’Impero romano d’occidente La storia di Roma nel IV secolo d.C. è caratterizzata da dispute dinastiche e continue crisi all’interno delle istituzioni e solo alla fine del secolo l’impero romano fu di nuovo unificato sotto un solo imperatore,Teodosio (379-395 d.C.). Costui, sotto l’influenza del vescovo di Milano Ambrogio, dichiarò il Cristianesimo, che da allora fu detto cattolico (universale), religione di Stato e superiore alle altre, ivi comprese le chiese cristiane orientali. Prima della morte, poco dopo l’accentramento del potere nelle sue mani, divise nuovamente e definitivamente l’impero fra i due figli Onorio, cui toccò l’Impero romano d’occidente, e Arcadio, cui fu assegnato l’Impero romano d’oriente. Nel 410 d.C. i Visigoti, una comunità nomade che scendeva l’Italia condotta da Alarico, presero e saccheggiarono Roma. Essi erano spinti da nord dalle pressioni degli Unni (tradizionalmente identificati con gliXiongnu della tradizione cinese), che stavano devastando l’Europa provocando movimenti dei popoli cosiddetti barbari e che, dal 451 al 453 d.C., condotti da Attila, sconvolsero con le loro scorribande anche l’Italia. Nel 455 d.C. anche i Vandali invasero e conquistarono Roma e nel 476 d.C. il condottiero barbaro Odoacre depose Romolo Augusto, l’ultimo imperatore romano d’occidente, e si autoproclamò imperatore, dando avvio a una nuova età della storia occidentale: il Medioevo.

L’eredità romana fu raccolta in occidente dai regni romano-barbarici e poi dai popoli europei e in oriente dai Bizantini, che dall’antichità ripresero e tramandarono modelli di governo, struttura sociale, arti e pensiero.

Organizzazione e comunicazione Electa

Servizi museali

18 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Le dinastie Qin e Han Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale nell’ambito della storia – Direzione Generale per le Antichità della Cina – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma Sun Ji – Le dinastie Qin e Han, per quanto riguarda l’eredità che ci hanno lasciato e il grado di sviluppo raggiunto, hanno scritto due capitoli tra loro strettamente interrelati di un unico poema epico. Insieme, esse costituiscono la vetta dello spirito innovativo della Cina antica, al punto da aver cambiato il destino del paese, rappresentando uno dei momenti più gloriosi per il contributo offerto nel forgiare lo spirito nazionale del popolo cinese. Sebbene prima dell’avvento delle dinastie Qin e Han il paese o, per utilizzare una metafora così evocativa, il tianxia “ciò che sta sotto il cielo”, fosse già, almeno formalmente, sotto un’unica guida politica, in realtà i feudatari e i nobili aristocratici godevano di un elevato grado di autonomia politica. Fu soltanto con il compimento dell’immensa impresa di unificazione avvenuta a opera di Qin Shi Huangdi, Primo Augusto Imperatore dei Qin, che il potere dell’autorità centrale poté finalmente affermarsi su tutto il paese. Durante i due millenni che seguirono questa fatidica data (221 a.C.), la Cina ha ininterrottamente svolto un ruolo dominante nel mondo orientale, difendendo la propria unità nazionale e alimentandone la linfa culturale. Da questa prospettiva, anche le fratture e le discontinuità risultano essere, senza eccezioni, fenomeni transitori ed effimeri.E ppure, le condizioni che hanno portato all’emergere delle dinastie Qin e Han sono completamente distinte. I Qin hanno regnato per soli quindici anni, dal 221 al 209 a.C., tanto da sembrare un breve preludio ai quattro secoli di dominio Han, dal 206 a.C. al 220 d.C. Per quanto il controllo territoriale, la suddivisione amministrativa, l’assetto burocratico, la gerarchia dei ranghi nobiliari, le vie di comunicazione, il sistema di scrittura e quello dei pesi e delle misure, la stessa Grande Muraglia avessero già raggiunto un sostanziale grado di compiutezza sotto i Qin, resta il fatto che tra la popolazione dell’impero serpeggiavano dissenso e discordia, al punto da impedire l’affermarsi di un sentimento veramente condiviso di unità. La storia si è già pronunciata

Organizzazione e comunicazione condannando certe misure dispotiche adottate dai Qin: si pensi alla “formulazione Electa di accuse a partire da pure dicerie, cui seguiva l’esercizio di una giustizia sommaria”, o al “rogo dei testi scritti e alla decisione di seppellire vivi gli eruditi confuciani”. Nello Shiji di Sima Qian (145-86 a.C.) leggiamo che i maschi adulti venivano Servizi museali spediti in guerra, mentre le donne erano oppresse dai lavori forzati; in circostanze simili, il popolo stentava a sostenersi in vita e in molti s’impiccavano agli alberi lungo le strade, dove i cadaveri pendevano gli uni di fronte agli altri, testimonianza che illustra quanto, all’epoca, stabilità e armonia sociale fossero compromesse (Shiji, 112). L’impero tutto ha patito il dominio Qin, che costrinse gran parte della popolazione a vivere nel terrore e nell’angoscia. Le ragioni di ciò sono numerose. 19 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Il dominio Qin rappresenta in primo luogo l’espressione massima della logica – secondo cui per elevare il proprio rango bisogna trucidare quanti più nemici, Direzione Generale per la Valorizzazione in base al principio che definisce potente lo stato che promuove coloro che del Patrimonio Culturale – decapitano il numero maggiore di avversari (Shiji, 83). Durante la lunga lotta che Direzione Generale per le Antichità portò all’annessione dei regni Han, Wei, Chu, Zhao, Yan e Qi, dalla battaglia di – Soprintendenza speciale Shimen tra Qin e Wei avvenuta nel ventunesimo anno di regno del duca Xian di per i Beni Archeologici di Roma Qin (363 a.C.) fino alla conclusione della campagna condotta dal generale Huan – di Qin contro lo stato di Zhao avvenuta nel tredicesimo anno di regno del sovrano Zheng (233 a.C.) – il futuro Qin Shi Huangdi –, se guardiamo alle cifre che Sima Qian riporta, ebbene, il numero di vittime decapitate, sepolte vive e fatte annegare raggiunge 1.700.000 unità. In questa cifra non rientrano i dati relativi al periodo compreso tra il tredicesimo anno di regno del sovrano Zheng al ventiseiesimo anno prima che diventasse, appunto, Augusto Imperatore, periodo durante il quale gli eserciti Qin misero a ferro e fuoco città intere, e indistintamente, anziani, donne e indifesi venivano messi a morte; in aggiunta, vanno anche considerate le perdite tra le file stesse dell’esercito Qin.S i presume che durante la fase conclusiva del periodo degli Stati Combattenti (453-221 a.C.) la popolazione totale superasse di poco i venti milioni di abitanti; ciò che le antiche fonti storiografiche riportano, ossia che in battaglia “su tre uomini, due restavano uccisi” (Tong dian, 7), corrisponde probabilmente alla realtà. La popolazione, la cui drammatica condizione era ben lungi dall’essere alleviata, avvertiva il dolore di una ferita profonda che non sarebbe facilmente guarita. A ciò si aggiunge un secondo elemento. L’élite dominante sotto i Qin, a seguito della vittoria conseguita, assunse un ruolo di assoluta egemonia, acuendo ulteriormente i contrasti sociali. Secondo il codice Qin, gli autoctoni sono definiti gu Qinren “popolazione originaria di Qin”, per differenziarli da quanti invece, provenendo da altri stati, vengono classificati chen bangren “abitanti di uno stato vassallo”. Com’è lecito attendersi, a ognuna delle due categorie corrispondeva uno status giuridico distinto. Va poi tenuto conto del fatto che l’aristocrazia guerriera occupava una percentuale consistente della popolazione di Qin, proprio perché lo stato promosse continue campagne belliche e le vittorie conseguite sul campo consentirono ovviamente ai soggetti in questione di acquisire terreni, beni immobili e specifici privilegi, come l’esenzione da corvée e la riduzione delle pene per alcuni crimini. L’aristocrazia guerriera di Qin ricoprì, pertanto, un ruolo di dominio esclusivo,

Organizzazione e comunicazione ponendosi in contrapposizione netta con gli abitanti dei territori conquistati, ai Electa quali era preclusa l’acquisizione di titoli. Dopo l’unificazione imperiale, gli oltre 400.000 uomini impiegati a nord per concludere i lavori della Grande Muraglia e le

Servizi museali 500.000 unità dislocate presso le guarnigioni nella vasta area delle Cinque Creste (al confine tra le attuali province dello Hunan e del Jiangxi con le province del Guandong e del Guangxi) di cui parla lo Hou Hanshu (29) e, infine, gli oltre 700.000 uomini destinati ai lavori per la costruzione del Mausoleo Imperiale presso il Monte Li di cui parla lo Shiji (6), ebbene, erano molto probabilmente costituiti da soggetti originari dei regni conquistati da Qin, tra cui, numerosi, figuravano certo i criminali 20 che scontavano così la loro pena. A conferma della consistente entità numerica I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali sopra menzionata, le fonti registrano che “uomini con le tipiche vesti rosse (ossia – i galeotti) riempivano le strade” e che “le prigioni erano tanto grandi da apparire Direzione Generale per la Valorizzazione come vere città” (Hanshu, 23), alimentando così il malcontento popolare. Ben del Patrimonio Culturale – presto l’avversione profonda verso i Qin raggiunse ogni angolo del paese, ingiurie e Direzione Generale per le Antichità imprecazioni quali “morto il Primo Augusto Imperatore, la terra si aprirà”, oppure – Soprintendenza speciale “in questo anno l’Antenato Drago (ossia l’Imperatore) morirà” si diffusero ovunque per i Beni Archeologici di Roma (Shiji, 6). Ciò aiuta a comprendere il motivo per cui, non appena Chen Sheng e Wu – Guang accesero la rivolta, l’impero Qin in un batter d’occhio collassò.

La conclusione della dominazione Qin e l’apertura di un nuovo scenario con l’avvento degli Han Liu Bang decretò la fine della dinastia Qin alla testa di un esercito di contadini e ascese al trono imperiale fondando la dinastia Han il secondo mese del 202 a.C., a poca distanza dalla capitolazione del suo strenuo contendente, il generale Xiang Yu. Durante il quinto mese dello stesso anno, Liu Bang promulgò alcuni importanti decreti:

1. Tutti i soldati dovettero consegnare le armi e fare ritorno a casa. Fu disposto che le truppe si concedessero il meritato riposo, rientrando alle proprie dimore per dedicarsi alle attività agricole. A seconda dell’opportunità del caso, fu sancito che per un periodo di tempo compreso tra i sei e i dodici anni i soldati congedati fossero dispensati da corvée. 2. Riconoscimento alla vecchia nobiltà dei patrimoni posseduti. Attraverso tale disposizione, il nuovo governo s’impegnava a proteggere le proprietà e a ridare validità ai titoli nobiliari detenuti dall’aristocrazia (sia Qin che degli altri regni) prima della fondazione dell’impero. 3. Soldati, funzionari e semplici attendenti che avevano seguito Liu Bang nelle diverse spedizioni militari furono insigniti del titolo di daifu (corrispondente al quinto grado dei ranghi burocratici). 4. Gli schiavi che erano stati acquistati dovevano essere affrancati e assumere lo status di “sudditi comuni” (Hanshu, 1).

Appena cessati gli scontri, Liu Bang fece sì che l’esercito sedasse immediatamente nuovi focolai di guerra e improntò una nuova linea politica all’insegna dell’indulgenza e della tolleranza. Per quanto la contingenza storica non gli consentisse di rimuovere

Organizzazione e comunicazione tutte le disuguaglianze tra la popolazione, resta il fatto che Liu Bang riuscì comunque Electa ad agire nell’interesse più ampio possibile. Egli incarnò la figura del saggio sovrano lungimirante, le cui aspirazioni rivelavano coraggio e doti non comuni, “bravo a pianificare e pronto ad ascoltare” (Hanshu, 1). L’antichità ci ha però lasciato Servizi museali numerose questioni irrisolte che stiamo cercando di chiarire. Mi riferisco soprattutto al contributo che stano offrendo alcuni testi su listarelle di bambù recentemente rinvenuti in una tomba della dinastia Han Occidentale (206 a.C. - 9 d.C.) nel sito di Zhangjiashan presso Jiangling, nella provincia dello Hubei, in particolare allo Ernian lüling, opera che riflette con chiarezza il sistema di distribuzione del territorio

21 vigente all’inizio della dinastia Han Occidentale, ovvero il cosiddetto criterio ming I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali tian zhai “conferimento di titoli, terre e immobili”. Dai documenti in questione – emerge come, all’epoca, il governo adottasse una politica di stretto controllo e di Direzione Generale per la Valorizzazione attenta registrazione delle terre e degli immobili destinati alle famiglie, secondo un del Patrimonio Culturale – criterio che rispondeva a venti diversi ranghi e attribuiva ovviamente una quantità Direzione Generale per le Antichità di risorse crescenti rispetto all’elevatezza del rango. Partendo dal primo livello di – Soprintendenza speciale gongshi (funzionario), passando poi al secondo di shangzao (colui che ha conseguito per i Beni Archeologici di Roma eccellenti risultati), al terzo di zanniao (degno di cavalcare animali con finimenti – e decorazioni) fino all’ottavo di gongcheng (funzionario abilitato a disporre di un carro), era prevista l’assegnazione corrispettiva di 1,5 qing di terra (1 qing o 6,667 ettari) e 1,5 zhai (unità per misurare i beni immobiliari); 2 qing e 2 zhai, 3 qing e 3 zhai, fino a 20 qing e 20 zhai. Dal nono livello si registrava un forte incremento nella destinazione delle risorse, fino a raggiungere con il diciannovesimo livello la soglia dei 95 qing e 95 zhai. Ciò che merita particolare attenzione risiede nel fatto che perfino le categorie escluse dal sistema dei venti livelli (ovvero igongzu “sudditi comuni”, gli shiwu “soldati semplici, gli shuren “la plebe”) avevano comunque diritto a possedere 1 qing (100 mu) di terra e l’equivalente di 9 mu (ovvero 30 “passi” quadrati) su cui edificare una dimora. Tali misure senza dubbio andavano incontro alle impellenti necessità di riqualificazione delle aree agricole abbandonate, di ovviare ai turbamenti che affliggevano la popolazione e di occupazione del personale militare e civile a riposo. Al contempo, esse produssero però anche un radicamento significativo ed ampiamente esteso della stabilità nel paese. Riguardo alla specificità della situazione, nonostante l’ovvia distanza tra la plebe e l’aristocrazia al governo, tutte le componenti sociali erano però di fatto collocate su una scala che prevedeva comunque un grado di contiguità, tanto è vero che mancavano reali motivi di contrasto non solo tra alti e bassi ranghi nobiliari, ma anche tra questi e la plebe. L’attuazione delle misure legislative fece emergere non poche specificità che richiedevano misure eccezionali, tuttavia, va ammesso che la sostanziale validità dei criteri seguiti per la concessione al popolo di terra e beni immobiliari rendeva in effetti difficile immaginare la formulazione di una normativa più equa.I l prototipo di piccolo nucleo familiare di contadini fondato sulla cosiddetta “famiglia di cinque persone con cento mu di terra” era già diffuso pressoché ovunque nel paese. Disporre di 100 mu di terra significava contare su una risorsa in grado di assicurare il proprio mantenimento e una vita sicura. Non è esagerato affermare che, ad eccezione dei

Organizzazione e comunicazione periodi di carestie, le condizioni di vita di buona parte della popolazione all’epoca Electa fossero tali da garantire ai più cibo e indumenti a sufficienza. In conformità con le misure di cui sopra, il clima politico dell’epoca era tale da allentare la tensione tra il popolo, in modo da permettere un pieno consolidamento Servizi museali del sistema istituzionale. A partire da Gaozu (Liu Bang), fondatore della dinastia, l’imperatore Hui prima e l’imperatrice Lü poi, fino agli imperatori Wen e Jing, hanno tutti aderito, in un arco di tempo che va dal 206 a.C. fino a 141 a.C., alla stessa linea politica. Quando regnavano Liu Bang e l’imperatore Hui, la tassa per lo sfruttamento della terra concessa ai contadini ammontava soltanto a 1/15 del

22 raccolto, percentuale che addirittura diminuì ulteriormente sotto l’imperatore Jing, I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali raggiungendo 1/30. Dopo quasi mezzo secolo caratterizzato da una politica volta – alla ripresa, i funzionari sbrigavano finalmente le loro mansioni in pieno agio nei Direzione Generale per la Valorizzazione loro uffici, il popolo godeva dei frutti del lavoro, i patrimoni accumulati crescevano del Patrimonio Culturale – di anno in anno e la popolazione aumentava (Hanshu, 23). Il paese, a poco a poco, Direzione Generale per le Antichità risultava sempre più prospero. Tuttavia, poiché nell’impero regnavano pace e stabilità, – Soprintendenza speciale la riduzione delle ostilità rese più difficile ottenere titoli nobiliari distinguendosi per i Beni Archeologici di Roma sul campo di battaglia. Fu così che il governo promosse un cambiamento nella – procedura della celebrazione dei grandi eventi nazionali (come l’ascesa al trono di un imperatore; l’investitura di un’imperatrice o dell’erede al trono; il cambiamento del nome del periodo del regno nel rispetto del palesarsi di segni di buon auspicio), che divennero occasioni ideali per il conferimento di titoli ai meritevoli. Fu allora che i titoli nobiliari cominciarono a proliferare. L’imperatore Jing iniziò a rimuovere le restrizioni sull’estensione della terra da possedere e sul numero di schiavi di cui disporre (Hanshu, 24), promuovendo misure che incoraggiarono, di fatto, l’accumulazione delle proprietà da pare dei latifondisti. In più, poiché le occasioni in cui si elargivano nuovi titoli nobiliari si facevano sempre più frequenti – di norma, almeno una volta ogni cinque anni – ecco che non era più necessario versare il proprio sangue per rendersi degni dei favori imperiali, in quanto risultava sostanzialmente facile conseguire il tanto agognato titolo. Il sistema istituzionale andò incontro a sensibili cambiamenti; con il tempo, i ranghi fino all’ottavo livello videro disgiungersi titoli e proprietà, al punto che i terreni divennero non più automaticamente ereditabili, come in passato.

I titoli nobiliari continuarono comunque ad avere un significato rilevante, poiché qualificavano la dignità della persona, oltre a identificarne il ruolo sociale.N el registro anagrafico era necessario che comparissero nome, contea di provenienza, rango, luogo e data di nascita. Dal titolo dipendevano le corvée che si dovevano prestare, le eventuali riduzioni di pena, addirittura le quantità di approvvigionamento di cibo previsto per le missioni, fino alla definizione, sempre sulla base del rango, delle dimensioni del tumulo sepolcrale, oltre allo spessore delle bare interna ed esterna. Tutto ciò era definito sulla base del rango e doveva valere per qualsiasi attività sociale e comunitaria, incluse la spartizione del bottino di caccia, l’assegnazione in percentuale delle razioni statali di grano, la ripartizione delle spese in libagioni. A tal proposito, l’opera di epoca Han intitolata Jiu zhang suanshu fornisce un’ampia

Organizzazione e comunicazione casistica di problemi matematici inerenti a quanto sopra esposto. Electa In epoca Han vi era già una sorta di biglietto da visita, la cosiddetta juelici, che recava indicato il proprio rango. Questo, come abbiamo già visto, era concesso dall’imperatore stesso e testimoniava l’infinita bontà e la clemenza del Figlio del Servizi museali Cielo (ossia l’imperatore) che, così facendo, vedeva aumentare consenso e sostegno da parte del popolo nei confronti dell’autorità imperiale. La stabilità e l’ordine sociale erano così assicurati, come se vi fosse, provvidenziale, una poderosa mano invisibile pronta a intervenire. Vi era però una fascia della popolazione che non rientrava nel sistema sopra descritto, ovvero gli schiavi, la cui sorte dipendeva esclusivamente dal

23 loro padrone, poiché erano esclusi dall’assegnazione di terre e titoli. Tuttavia, sotto I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali la dinastia Han gli schiavi godevano di diritti, seppur limitati, e a essi si applicava – comunque uno status giuridico. Ad esempio, fu sancito il divieto di uccidere schiavi Direzione Generale per la Valorizzazione senza una giusta motivazione. Si pensi che a Wang Huo, figlio dell’imperatore Wang del Patrimonio Culturale – Mang (un alto ufficiale che usurpò il trono nel 9 d.C. e fondò un’effimera dinastia Direzione Generale per le Antichità che durò fino all’anno 23), non bastò essere il rampollo più in vista dell’aristocrazia, – Soprintendenza speciale tanto è vero che fu costretto a togliersi la vita per aver ucciso uno schiavo. La sezione per i Beni Archeologici di Roma relativa alla regolamentazione delle procedure di declassamento dei funzionari dello – Ernian lüling, tra l’altro sancisce che gli schiavi di colui che muore senza lasciare eredi devono essere liberati ed equiparati ai comuni sudditi. Inoltre, quegli schiavi al servizio dei nobili da più tempo erano trattati quasi come membri della famiglia, al punto da partecipare alla spartizione di quei beni in eccedenza.

In epoca Han sussisteva una distinzione tra “schiavi privati” e “schiavi di stato” (ovvero schiavi sottoposti al diretto controllo dell’autorità imperiale). Tuttavia, in termini generali, si può affermare che, indifferentemente, né gli uni né gli altri svolgessero un ruolo fondamentale nell’ambito del settore agricolo. Nella cosiddetta tomba n. 8 di epoca Han Occidentale rinvenuta a Jiangling presso Fenghuangshan, nella provincia dello Hubei, il documento che funge da inventario del corredo funebre registra come, riguardo ai quarantuno schiavi di proprietà dell’occupante la tomba e alla specificazione delle mansioni da loro svolte, solo nove erano destinati ai lavori agricoli con la “zappa” o con il “badile” (dipende da come s’intende la grafia in questione), senza specificare se si trattasse di attività nei campi, orti o giardini. Nel medesimo complesso sepolcrale, la tomba n. 168, coeva alla precedente, rivela, attraverso l’inventario rinvenuto, che il defunto disponeva in vita di quarantasei schiavi, “di cui solo quattro uomini e quattro donne svolgevano lavori agricoli”. Tale dato risulta, tuttavia poco credibile: difficile credere che un aristocratico del rango dell’occupante della tomba potesse permettersi che solo otto dei suoi schiavi lavorassero, pur duramente, nelle sue grandi proprietà agricole, senza impegnare anche gli altri trentotto. Per quanto riguarda gli schiavi di stato, nella maggior parte dei casi “erano dediti all’allevamento e alla cura degli animali nei parchi” (Hanshu, 24), ma essi erano anche impegnati nell’artigianato e alcuni diventavano addirittura “servitori scelti”. Le loro mansioni non erano particolarmente onerose, al punto che le fonti registrano voci critiche, come la seguente, secondo la quale “queste migliaia e migliaia di schiavi che bighellonano sfaccendati altro non sono che un peso per i

Organizzazione e comunicazione cittadini onesti che li mantengono pagando tributi” (Hanshu, 72). Electa È stato anche detto: “Dall’alba al tramonto il popolo mai si risparmia, mentre gli schiavi, tranquilli e sereni, gironzolano per le città” (Yantielun, 6). E non parliamo Servizi museali di quei haonu, schiavi al servizio dei più potenti signori, che scorrazzavano in lungo e in largo per le vie cittadine prendendosi gioco della popolazione. Ovviamente, non siamo in grado di affermare che le condizioni di vita degli schiavi di stato fossero migliori rispetto a quelle dei comuni sudditi, ma di certo sotto gli Han gli schiavi non costituivano pura forza lavoro, in quanto, diversamente dalle antiche civiltà

24 dell’Occidente, tale categoria di schiavi era sconosciuta. I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ma perché non era ammissibile che gli schiavi subissero un trattamento disumano? – La risposta la fornisce il glorioso imperatore Wu: “Tra le creature che vivono tra Direzione Generale per la Valorizzazione cielo e terra, è l’uomo che eccelle per qualità naturali. Chi si macchia dell’uccisione del Patrimonio Culturale – di schiavi non può sottrarsi alla giusta pena!” (Hou Hanshu, 1). Una posizione Direzione Generale per le Antichità simile si giustifica, ovviamente, alla luce della radice dottrinale del pensiero – Soprintendenza speciale confuciano, secondo cui, per l’enfasi attribuita al valore del ren “benevolenza” e alla per i Beni Archeologici di Roma necessità di comportarsi sforzandosi di assumere le ragioni di chi ci sta di fronte, – è necessario “evitare d’imporre agli altri ciò che non vorremmo per noi stessi”, come recita un adagio attribuito a Confucio (Lunyu, 15.24). I confuciani sono sempre stati particolarmente efficaci nel fissare le basi della loro dottrina su valori sostanzialmente semplici da comprendere. Da un punto di vista storico, va rilevato che Liu Bang, fondatore della dinastia Han, fu il primo imperatore a concedere a Confucio l’onore dei più solenni sacrifici di stato, elemento, questo, che testimonia la rilevanza assunta dal confucianesimo già agli albori del dominio Han. Tuttavia è doveroso precisare che la dinastia Han si aprì all’insegna dell’influenza esercitata dalla dottrina Huang-Lao di ispirazione daoista, che professava “la vacuità e il nulla come radice ultima, l’adeguamento (alla legge di natura) come pratica” (Shiji, 130), promuovendo il governo della cosiddetta “non-azione” o “non-intervento” (wuwei) che si rivelò confacente rispetto alla situazione storica, in quanto si rivelava necessaria un’azione armonica volta a recuperare risorse e risanare l’economia. Ciò significava condurre l’attività di governo improntata alla tolleranza, promuovendo politiche di apertura, rimuovendo ostacoli e barriere, rendendo la terra nuovamente accessibile e riducendo al minimo gli interventi in economia. Fu allora che Jia Yi divenne il maggior pensatore politico, rappresentante di coloro che sostenevano la preminenza dell’agricoltura rispetto al commercio. Quando Jia Yi affermava che “oggigiorno si volta le spalle alle questioni basilari e si bada solo al dettaglio, nel paese, sono in troppi a mangiare senza produrre alcunché: questo è il vero dramma” (Xinshu, 29), richiedeva, in realtà, un incremento vigoroso dello sviluppo dell’agricoltura.

In effetti, le autorità avevano sottovalutato la gravità del problema delle terre agricole, come dimostrato dall’imperatore Wen nel 163 a.C. quando affermò che la disponibilità di terra per produrre grano era maggiore rispetto al passato (Hanshu, 4). Ritenendo che vi fossero ampie risorse agricole, l’imperatore rimosse le restrizioni nel sistema di assegnazione dei titoli legati alla terra e, in breve tempo, le famiglie

Organizzazione e comunicazione latifondiste più influenti acquisirono sempre maggiori risorse. Dopo neanche Electa trent’anni, il quadro era tale che “le leggi erano troppo permissive e c’era chi ne traeva beneficio arricchendosi e sentendosi così in diritto di mostrare la propria arroganza ed esercitare ogni prepotenza” (Shiji, 30). Com’era prevedibile, le risorse Servizi museali agricole cominciarono a scarseggiare. Questo fatto ebbe una ripercussione diretta sulla stabilità dell’impero, al punto da portare Dong Zhongshu a denunciare con forza che occorreva “limitare drasticamente il conferimento di titoli e proprietà agricole al fine di compensare le carenze e bloccare così i tentativi di concentrazione della terre nella mani di pochi” (Hanshu, 24).

25 A causa dell’eccessiva distribuzione di titoli nobiliari, il governo si rivelò presto I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali incapace di esercitare un effettivo controllo e, nel tentativo di regolamentare il – fenomeno, introdusse continue misure aggiuntive. Tuttavia, quando le conseguenze Direzione Generale per la Valorizzazione connesse a questa politica emersero nella loro pienezza, il mantenimento di un del Patrimonio Culturale – relativo bilanciamento venne meno e a essere maggiormente favoriti furono coloro Direzione Generale per le Antichità che già per primi detenevano ranghi elevati. Il pericolo di una polarizzazione del – Soprintendenza speciale conflitto suonò come un tragico campanello d’allarme per l’autorità politica, che per i Beni Archeologici di Roma dovette evitare di cadere in una clima sociale che avrebbe reso (e già in parte – rendeva) “i ricchi arroganti, i poveri afflitti: la sofferenza porta alla delinquenza, l’arroganza alla crudeltà” (Chunqiu fanlu, 8.1). Fu così che l’imperatore Wu degli Han aprì in modo perentorio una nuova stagione politica, eliminando le correnti di pensiero antagoniste e ponendo massima enfasi sui valori confuciani.

L’imperatore Wu è passato alla storia come un “uomo di grande talento e rara audacia” (Hanshu, 6), capace di tenere salde le redini del potere e di incrementare le risorse finanziarie. Nel quadro di un governo così forte, va da sé che, talora, alcune misure da lui sostenute siano sfociate in un palese dispotismo. Tuttavia, le negligenze e gli errori compiuti sono sostanzialmente frutto di situazioni che presentavano nodi difficili da sciogliere. Innanzi tutto, è evidente come egli non avrebbe certo potuto risolvere le questioni legate alla distribuzione della terra e dei patrimoni immobiliari togliendo tutti quei privilegi in eccesso concessi dai suoi predecessori. Ancor più difficile risultava però salvare dal fallimento l’enorme massa di contadini e, soprattutto, assicurarsi il sostegno dei piccoli agricoltori che, oggettivamente, vivevano in condizioni di estrema difficoltà. Nel primo caso, l’imperatore Wu sembrava effettivamente impotente. Lo dimostra il fatto che durante l’intero arco della dinastia Han furono numerosi i contadini proprietari che divennero gradualmente fittavoli, braccianti obuqu (una categoria di servitù con lo status superiore rispetto a quello di schiavo). Per quanto riguarda, invece, il sostegno e la guida morale nei confronti del popolo, il contributo dato dal confucianesimo è stato enorme. La dottrina confuciana, infatti, si serve dell’idea di consanguineità o “familismo” come elemento fondativo, sottolineando in primo luogo il valore della pietà filiale, che appartiene alla dimensione delle qualità morali intrinseche dell’uomo: in altre parole, l’amore verso i propri genitori esprime senza dubbio un tratto condiviso da tutti gli appartenenti al genere umano.

Organizzazione e comunicazione Il confucianesimo ha contribuito a diffondere il valore della devozione filiale, Electa rendendola a tutti gli effetti un’arma a garanzia della stabilità sociale. Il capitolo “È il Cielo ad aver creato gli uomini” del Chunqiu fanlu afferma, non a caso, che “quando tra il popolo non regna la stabilità, allora è doveroso ricondurre i sudditi Servizi museali all’esercizio della devozione filiale e del rispetto per i fratelli maggiori. Grazie a queste due virtù il popolo godrà finalmente della stabilità” (Chunqiu fanlu, 11.1). Occorre poi sottolineare come il confucianesimo abbia professato che “il suddito serve il proprio sovrano così come il figlio assiste i propri genitori” (Hanshu, 64). Da un punto di vista pratico, il senso ultimo della pietà filiale risiede, dunque,

26 nell’orientare i soggetti a osservare il massimo rispetto delle gerarchie all’interno I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali di un nucleo familiare fondato su un sistema patriarcale, in modo da gettare i – presupposti per la costituzione di uno stato autocratico trasponendo il sistema Direzione Generale per la Valorizzazione di rapporti interpersonali su un ambito sociale più ampio. Come ultimo punto di del Patrimonio Culturale – sintesi, il confucianesimo isola i Tre Principi Cardinali (sanji) che si reggono sulle Direzione Generale per le Antichità relazioni tra sovrano-suddito, padre-figlio e marito-moglie, oltre a identificare Sei – Soprintendenza speciale Dettami (liugang) che regolano i rapporti con gli zii paterni, i fratelli, i membri del per i Beni Archeologici di Roma clan, gli zii materni, gli insegnanti e gli amici (per semplicità, il sistema dei sanji e – dei liugang è spesso battezzato “Sistema che regola le Tre relazioni principali e le Sei relazioni secondarie”). È partendo da simili presupposti che vennero coniati detti o aforismi sulla falsariga di “il sovrano è di esempio per il suddito, così come il padre lo è per il figlio”, secondo quanto leggiamo nel Baihu tong (7). Siamo, dunque, di fronte a un sistema di norme atte a regolamentare le relazioni interpersonali. Dalla pietà filiale fino alla fedeltà, dal servire i propri cari sinoa servire il proprio sovrano, la logica confuciana alla base della disciplina delle relazioni sociali è stata tale da aver plasmato le attitudini della massa secondo modelli di pensiero saldi ed è stata capace di trasformarsi in ferme convinzioni nei recessi del subconscio. Nonostante l’annosa questione relativa alla distribuzione delle terre stesse lentamente corrodendo la struttura dell’impero, resta il fatto che, dopo tutto, vi erano ancora non pochi piccoli contadini che tenacemente resistevano alle pressioni sfavorevoli delle circostanze. Va sottolineato che ciò era possibile soprattutto grazie al sostegno del clan di cui erano parte. Forse la drammaticità della situazione sociale non corrispondeva ancora a quanto espresso nello Yili, secondo cui quando le risorse delle famiglie di agricoltori non erano più sufficienti, era prassi che il clan sostenesse finanziariamente i parenti bisognosi (Yili, 11). È però probabile che tra lignaggi principali e secondari vigesse un sistema tale per cui per una regolamentazione disciplinata dei rapporti tra i membri della famiglia era necessaria una condivisione opportuna delle ricchezze (Baihu tongyi, 8), misura avente la funzione di scongiurare il collasso delle famiglie dei piccoli agricoltori. Inoltre, ancora non si era esaurita quella forte motivazione all’autodisciplina che era stata incoraggiata e promossa sotto l’influsso della politica governativa improntata alla non-azione sotto il governo degli imperatori Wen e Jing.

Nel frattempo, il sistema di assegnazione di titoli stava evolvendosi in una procedura meccanica che gradualmente vedeva sempre più ridursi il suo impatto. L’ultima

Organizzazione e comunicazione cerimonia d’investitura nobiliare si tenne sotto gi Han Orientali (25-200), appena Electa cinque anni prima dell’ascesa al potere di Cao Cao, fondatore della dinastia Wei (220- 264). I testi su listarelle di bambù rinvenuti a Yinwan presso Lianyun, nella provincia del Jiangsu, testimoniano che al tramonto della dinastia degli Han Occidentali, Servizi museali la popolazione della prefettura di Donghai si aggirava intorno a 1.400.000 unità e che gli ufficiali governativi in carica nella sede amministrativa comprendevano prefetto, assistenti, scribi, ausiliari, segretari amministrativi, esattori, per un totale di ventisette unità. Per quanto si possa presumere che le trentotto contee sotto l’amministrazione della capitale provinciale disponessero, a loro volta, di personale

27 ad hoc, tuttavia va anche detto che il numero in percentuale dei funzionari I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali amministrativi era esiguo rispetto alla moltitudine dei sudditi. Ciò però non significa – che fosse necessario ricorrere alla forza coercitiva per affermare l’autorità politica. Direzione Generale per la Valorizzazione In realtà, i processi sociali si articolavano a partire dall’adeguamento da parte dei del Patrimonio Culturale – sudditi a precetti morali e norme di condotta tradizionali condivisi senza che fossero Direzione Generale per le Antichità in realtà codificati. L’insieme di questi elementi faceva sì che il fondamento su cui – Soprintendenza speciale poggiava la società fosse sostanzialmente stabile. Inoltre, a proposito dell’importanza per i Beni Archeologici di Roma di modelli etici di riferimento, va detto che emersero numerose figure autorevoli – sotto il periodo Han Orientale, quando la classe dominante, nel tentativo di porre sotto silenzio le circostanze oscure legate all’usurpazione di Wang Mang, accentuò l’importanza di valori quali la buona reputazione e l’integrità morale. Durante la fase conclusiva della dinastia Han Orientale, un gruppo di letterati confuciani denunciò con coraggio gli abusi di potere degli eunuchi e passò alla storia come Corrente Pura (qingliu). Questi intellettuali contribuirono a rendere ancor più noti gli insegnamenti confuciani. Fan Pang fu prima imprigionato dagli eunuchi e poi processato nel Tempio Settentrionale di Huangmen; minacciato di morte, insisté che la sua condotta era ispirata alle parole di Confucio e che, come indicato dal Maestro, “nello scorgere il bene, aveva cercato con tutte le forze di perseguirlo” (Hou Hanshu, 97). Casi simili conferirono un’aura di gloria alle dottrine confuciane, facendo sì che nelle menti dei contemporanei tali esempi fossero eretti come pilastri di una coscienza critica sociale.

Quanto sinora esposto valeva in tempo di pace come in tempo di guerra. Fin dai suoi albori, la dinastia Han fu esposta a invasioni e attacchi nei territori del nord- ovest. Durante quella precisa fase storica, i Xiongnu stavano attraversando una fase di sviluppo che prevedeva il saccheggio e la razzia quali normali attività produttive. Questi pastori nomadi “non allentavano mai la corda del loro arco, né lasciavano senza briglie il loro cavalli” (Huainanzi, 1), come se tutti i giorni fossero impegnati in azioni militari. Gli agricoltori Han, abituati invece a lavorare la terra, non potevano che patire il disagio di una simile situazione. In un primo tempo il governo imperiale aveva anche cercato soluzioni pacifiche per risolvere la questione, inviando insigni membri del governo come mediatori, oppure incoraggiando i matrimoni tra i capi Xiongnu e donne dell’aristocrazia Han o anche, come estremo tentativo, cercando di comprare la pace offrendo oro, seta e altra mercanzia di alto pregio. Le fonti storiografiche abbondano di esempi che registrano irruzioni e invasioni di Xiongnu

Organizzazione e comunicazione che uccidevano e catturavano gente comune e dignitari. Durante l’ultima fase del Electa regno dell’imperatore Wu, la strategia dell’esercito Han si esprimeva attraverso guerre di contrattacco per autodifesa, impiegando eserciti che raggiungevano anche le 300.000 unità. Focalizzandosi esclusivamente sul regno dell’imperatore Wu, emerge Servizi museali che il conflitto con i Xiongnu si protrasse ininterrottamente per quarant’anni. Le truppe imperiali riuscirono alla fine a penetrare nel deserto del Gobi, senza tuttavia radicarsi presso un avamposto stabile; l’esercito Han ingaggiò aspre battaglie, epiche e tragiche al contempo, fatte di improvvise incursioni contro la poderosa e agile cavalleria Xiongnu. A proposito della composizione dell’esercito cinese, durante gli

28 Han Occidentali fu attuato un progetto che prevedeva la coscrizione anche per i I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali contadini. Era previsto che i maschi adulti ogni anno prestassero un mese di servizio – di corvée, oltre ad almeno due anni di leva nell’arco di tutta la vita. Corvée e servizio Direzione Generale per la Valorizzazione militare non erano remunerati, poiché rappresentavano obblighi verso lo stato: talvolta del Patrimonio Culturale – era anche necessario che i militari provvedessero ai propri vestiti e a procurarsi altri Direzione Generale per le Antichità beni per uso quotidiano. – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma A causa dell’elevata incidenza delle guerre, durante il regno dell’imperatore Wu – si rivelò necessario l’arruolamento ordinario di soldati assieme alla coscrizione dei condannati, anche se il fulcro dell’esercito consisteva pur sempre nei cosiddetti “soldati regolari”, di leva, e “forze di occupazione” presso le guarnigioni, costituite perlopiù da contadini, che furono costretti a spostarsi fino a raggiungere i confini più remoti dell’impero, lasciando così in stato di abbandono le terre di cui disponevano. Stando allo Yantielun, fu molto alto il prezzo da pagare, al punto che “le anziane madri piangevano amare lacrime, mentre fra le giovani mogli la tristezza si mescolava all’odio” (Yantielun, 7). La gravità della situazione era tale da sfociare in tensioni e scontri a livello locale e, talvolta, anche in atti di cieca violenza. Tuttavia, era in gioco la sopravvivenza stessa dell’impero e la causa contro il comune nemico ebbe la precedenza. La guerra doveva proseguire e, gradualmente, arrivarono anche le vittorie. Se l’imperatore Wu e i suoi successori non avessero indotto il popolo a sbarazzarsi di questa minaccia, forse la civiltà cinese avrebbe seguito lo stesso corso degli antichi regni scomparsi lungo le rive del Nilo e in Mesopotamia. Possiamo almeno affermare, come pura ipotesi, che secoli più tardi la spada di Attila sarebbe stata puntata verso il cuore della Cina piuttosto che verso Europa.

La storia ha reso immortali figure eroiche come Wei Qing, Zhang Qian e Su Wu che si distinsero durante queste terribili guerre. Ad esempio, quando Su Wu fu catturato e imprigionato dai Xiongnu, questi tentarono di persuaderlo ad arrendersi. In risposta, Su Wu replicò: “Anche se arrendendomi avessi salva la vita, con quale coraggio potrei mai tornare dal mio popolo? […] Un buon suddito serve il suo sovrano allo stesso modo in cui un figlio serve il padre. Un figlio è capace di offrire la propria vita per il padre senza rammarico alcuno” (Hanshu, 54). Non si tratta d’altro che di fulgidi esempi di modelli confuciani. Al di là dell’unico, vero limite del patriottismo del confucianesimo di epoca Han – ovvero l’indissolubile legame di fedeltà verso il sovrano – la storia ha comunque mostrato come esso potesse in realtà

Organizzazione e comunicazione suscitare sprazzi di tenace resistenza in grado di superare la prova della guerra. Electa Dovremmo evidenziare anche come durante la dinastia di Han mancasse una dottrina religiosa diffusa su tutto il territorio osservata indistintamente dalle diverse classi sociali, né era concepita una divinità antropomorfa onnipotente con facoltà Servizi museali di dispensare la vita e la morte. La prima fase del periodo Han ha visto prevalere l’antica convinzione secondo cui tutte le cose sono dotate di uno “spirito”; tra l’altro, era ancora molto diffuso un sistema di culto e di credenze fondato sull’attività di sciamani e sull’intervento di spiriti ancestrali e forze naturali. Un ufficio per le cerimonie sacrificali fu fondato a Chang’an e divenne il fulcro delle attività di

29 un gruppo di sciamane (wu) che rispondevano al nome di Liang, Jin, Qin, Jing e I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Jiutian. Ciascuna seguiva pratiche specifiche e celebrava sacrifici a divinità diverse. – Secondo lo Hanshu (25), all’epoca dell’imperatore Wu godeva di ampio credito la Direzione Generale per la Valorizzazione convinzione che la divinità maggiore fosse Taiyi e che gli assistenti di Taiyi fossero del Patrimonio Culturale – chiamati i Cinque Sovrani. Più tardi, un altare dedicato a Taiyi fu eretto a Ganquan, Direzione Generale per le Antichità circondato da altari più bassi per i Cinque Sovrani. Tale richiamo numerologico – Soprintendenza speciale testimonia forse una rispondenza con la teoria dei cinque elementi (metallo, acqua, per i Beni Archeologici di Roma legno, terra, fuoco), o meglio Cinque Processi, che già era popolare durante il – periodo degli Stati Combattenti. Parrebbe quasi però che Taiyi, pur essendo stato definito la principale divinità Han, beneficiasse, in realtà, solo dei sacrifici dei funzionari imperiali in primavera e in autunno, mentre il resto della popolazione non tributava eccessivi onori a questa divinità, come testimonia la scarsità di tracce riferite a Taiyi tra i reperti archeologici Han (cat. 444). Poiché gli sciamani erano soliti assistere quanti chiedevano protezione contro calamità e malattie, si affermò la convinzione secondo cui alcuni di loro potessero effettivamente disporre dell’elisir per l’immortalità. Lo Shanhaijing rileva come le sciamane Peng, Di e Yang possedessero droghe per conseguire l’immortalità (Shanhaijing, 11). In un secondo tempo, tali elisir vennero associati a precise divinità, fondando una serie di credenze che gli alchimisti contribuirono a diffondere ampiamente, al punto da riuscire a ingannare un consistente numero di ingenui e, addirittura, anche l’imperatore stesso. Al di là di quanto finora rilevato, va comunque osservato che la forma mentis Han era prevalentemente orientata verso la necessità di trovare un riscontro effettivo nella realtà, piuttosto che nel dar credito alle semplici parole. Anche se alchimisti famosi del periodo Han Occidentale come Xin Yuanping, Shao Weng di Qi, Gongsun Qing e Luan Da si distinsero per l’abilità nell’ottenere ricchezza e gloria ingannando l’imperatore Wu, resta comunque il fatto che furono alla fine giustiziati come criminali per “non essere riusciti a produrre la benché minima prova riguardo a ciò che predicavano” (Hanshu, 25). Era pertanto improbabile che le grandi promesse degli alchimisti riuscissero ad assurgere al rango di credo religioso. Di fatto, molte promesse che le religioni fanno non possono che trovare un eventuale riscontro dopo la morte, ragion per cui esse non riescono a soddisfare la richiesta di una verifica immediata o a breve termine. Inoltre, poiché in epoca Han non era stata ancora formulata alcuna concezione di vita post mortem, veniva così a mancare la condizione principale per la nascita di una grande religione autoctona. In altri termini, non vi era alcuna possibilità per il

Organizzazione e comunicazione fervore religioso di emergere, in quanto le varie credenze devozionali, non appena Electa iniziavano a prendere forma, venivano puntualmente frenate dallo scetticismo e sconfessate dall’esperienza. Di conseguenza, le imponenti costruzioni in pietra sulla falsariga del Tempio di Karnak a Tebe in Egitto non avevano ragione di esistere in Servizi museali epoca Han: nessuna divinità era così tanto venerata da richiedere l’edificazione di un tempio siffatto e, se anche così fosse stato, nessuno tra i comuni mortali sarebbe stato degno di metter piede in un simile luogo. Solo un numero esiguo di costruzioni Han era in pietra, mentre prevalse la combinazione di terra battuta e travature in legno, dando così luogo ai cosiddetti

30 “edifici di terra e legno”. Tra l’altro, vale la pena ricordare che nell’area del bacino I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali del Fiume Giallo era presente uno strato molto spesso di loess derivato dall’erosione – prodotta dal vento. Debitamente pressato, questo loess vedeva annullare gli spazi Direzione Generale per la Valorizzazione ridottissimi all’interno della sua struttura, assumendo così le qualità di una terra del Patrimonio Culturale – battuta molto compatta: i vantaggi sono evidenti, in quanto la disponibilità della Direzione Generale per le Antichità materia prima era ovviamente ingente e i costi di produzione assai ridotti. – Soprintendenza speciale Al contempo, il loess così lavorato era più resistente di quanto potremmo aspettarci, per i Beni Archeologici di Roma tant’è vero che, a migliaia di anni di distanza dalla loro edificazione, gli scavi – archeologici oggi ci restituiscono strutture architettoniche che hanno mantenuto integre le loro ragguardevoli dimensioni. Muri di terra battuta venivano rinforzati con pilastri e travi, mentre raccordi in metallo fungevano da elementi di connessione. Oltre ad assicurare una maggiore tenuta, tali elementi venivano opportunamente lavorati tanto da diventare strutture con una pronunciata connotazione estetica. I muri di terra battuta potevano certo sostenere il peso di un tetto, ma dovevano essere protetti dalla pioggia e si rivelò così necessario ampliare le grondaie in modo che assolvessero a questa funzione. Inoltre, per evitare eccessivi abbassamenti e sospensioni della grondaia, che avrebbero ostacolato l’ingresso di luce, le estremità del tetto seguirono un andamento arcuato verso l’alto, “a coda di civetta”. Questa tipologia di tetto resterà in uso per lungo tempo ed è diventata uno dei tratti distintivi dell’architettura tradizionale cinese, tanto da sopravvivere fino a oggi.

La terra battuta non era utilizzata solo per le pareti portanti, ma costituì il materiale adottato anche per altri elementi tipici di edifici molto elevati, come le piattaforme sospese. Ad esempio, i lavori di restauro al Mingtai Piyong di epoca Han presso Xi’an, nella provincia dello Shaanxi, hanno mostrato che, nonostante l’edificio apparisse all’esterno a più piani, in realtà il suo ultimo livello è rappresentato da un’unica struttura, ovvero una piattaforma in terra battuta elevata dall’interno. I corridoi di collegamento coperti esterni e gli altri edifici annessi sui quattro lati presentano una struttura simile a quella del corpo centrale e a esso si integrano perfettamente in un unico blocco. L’uso di piattaforme simili ha consentito di mettere in risalto l’imponenza dell’edificio e ha felicemente risolto il contrasto tra strutture principali e secondarie. Le sale e stanze sono tutte luminose, ampie e interconnesse, mentre all’esterno il complesso appare alto e imponente, funzionale e affascinante.

In seguito, sotto il dominio degli Wei Settentrionali (386-564) fu eretta la pagoda del

Organizzazione e comunicazione tempio Yongning a Luoyang, la più alta dell’intero paese: esternamente apparivano Electa nove piani in altezza e un basamento costituito da nove ampi ambienti, quando, in realtà, le cinque stanze centrali coincidevano con un solido nucleo in mattoni. La pagoda era sostenuta proprio da questo nucleo, secondo una tecnica per la Servizi museali costruzione di edifici elevati ereditata dai Qin e dagli Han. L’utilizzo della terra battuta impone una tecnica di costruzione molto diversa da quella delle strutture in pietra di grandi dimensioni. La pietra, naturalmente, presenta evidenti vantaggi, ma se consideriamo i processi di scavo, trasporto, lavorazione e taglio, la quantità di impegno richiesto non si presta a paragoni. Il poema Lingtai (Torre degli spiriti),

31 tratto dallo Shijing, descrive l’edificazione di una torre durante la dinastia Zhou I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali (1045-221 a.C.): “La gente comune, in massa, prese parte ai lavori e l’edificio fu – completato in pochi giorni” (Shijing, 242). La costruzione delle mura di fortificazione Direzione Generale per la Valorizzazione della città di Chang’an sotto l’imperatore Hui degli Han è stato senza dubbio il del Patrimonio Culturale – progetto più ambizioso dell’epoca. Nel 192 a.C. 145.000 sudditi provenienti da aree Direzione Generale per le Antichità distanti fino a 600 li furono condotti a Chang’an per lavorare alla costruzione delle – Soprintendenza speciale mura e l’opera fu ultimata in trenta giorni (Hanshu, 2). Trenta giorni era il limite per i Beni Archeologici di Roma annuale massimo di corvée previsto per ogni suddito e, in circostanze normali, il – termine doveva essere rispettato. Dobbiamo comunque evidenziare che, al di là della rilevanza e dell’urgenza della costruzione delle mura della capitale, la mano d’opera impegnata non poteva certo essere sottoposta a condizioni di lavoro paragonabili a quelle degli schiavi nei paesi occidentali dell’antichità. Vale la pena tener ben presente che i sudditi ricevevano terreni e abitazioni dal governo ed erano, sì, costretti a prestarsi per i lavori di corvée, ma sempre nell’ambito di un esercizio ordinario di diritti e doveri, senza per questo dover sottostare a forme di lavoro forzato. In quelle fasi storiche in cui sono stati realizzati grandi progetti, il governo Han ha sempre puntato non solo al contenimento dei costi, ma anche alla fattibilità delle opere, mirando soprattutto al mantenimento della pace sociale. In una fase più avanzata, grazie alla messa a punto di efficaci sistemi di travatura e al perfezionamento dell’uso di modiglioni e sostegni, a poco a poco furono costruite sempre più strutture in legno. Tuttavia, dalle riproduzioni miniaturizzate in terracotta che sono state rinvenute in tombe della dinastia degli Han Orientali, le strutture degli edifici in legno non dovevano essere così imponenti come le alte costruzioni sorrette da un nucleo in mattoni.

La stabilità e l’armonia che hanno reso il periodo Han tanto celebre non state raggiunte con tanta facilità. Se il Primo Augusto Imperatore dei Qin non avesse annientato gli altri regni feudali, ponendo così fine ai potentati locali e distruggendo le numerose barriere esistenti tra le diverse aree regionali, ebbene, la Cina non sarebbe stata unificata, né avrebbe mai potuto godere di un’autentica pace. Il Primo Imperatore dei Qin si impegnò al massimo per far fronte ai suoi obblighi amministrativi. Si narra che misurasse il peso dei documenti che consultava in shi (unità di misura pari a circa 30 kg) e leggesse gli atti a lui trasmessi sia di giorno che di notte, concedendosi il riposo solo quanto non ve ne restavano più (Shiji, 6). Ciò significa che, ogni giorno, egli esaminava circa 120 jin (ovvero 72 kg) di documenti. A quel tempo, il materiale

Organizzazione e comunicazione scrittorio più usato era costituto da listarelle di bambù o legno legate insieme. Si Electa trattava, ovviamente, di supporti pesanti e non certo maneggevoli e questo spiega meglio il carico di lavoro cui l’imperatore si sottoponeva. L’utilizzo di listarelle come supporto per la scrittura ha esercitato un impatto profondo: prima dell’era moderna, Servizi museali infatti, i documenti erano generalmente scritti dall’alto verso il basso e da destra a sinistra perché queste modalità rispondevano sia alla conformazione della listarella che alla natura della “pagina” che veniva costruita (catt. 295, 297, 298). Quando uno scritto era riprodotto su una serie di listarelle e il contenuto doveva restare riservato, una tavoletta di legno chiamata jian veniva collocata come “copertina”

32 all’esterno e legata insieme alle listarelle con un cordino. Si produceva una cavità I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali quadrata al centro del jian, la cosiddetta “cavità per il sigillo”, dove vi si incrociavano – i cordini di legatura. La cavità veniva riempita con argilla e questa, di fatto, teneva Direzione Generale per la Valorizzazione uniti i cordini e sulla sua superficie poteva dunque imprimersi un sigillo. La cavità del Patrimonio Culturale – destinata al sigillo era di dimensioni ridotte e non è un caso che la maggior parte dei Direzione Generale per le Antichità sigilli della dinastia Han avesse i lati di circa uno cun (2,3 centimetri), tanto da essere – Soprintendenza speciale conosciuti come “i sigilli di uno cun quadrato” (Hanshu, 64). I caratteri intagliati sul per i Beni Archeologici di Roma sigillo apparivano ovviamente al negativo e sporgenti, in modo che quando l’argilla – veniva impressa le grafie risultassero nitide.I l sigillo costituiva l’emblema del rango di un funzionario ed egli era tenuto a esporlo. Si trattava di oggetti dalle dimensioni ridotte, ragion per cui i testi che recavano incisi non erano facilmente leggibili. I sigilli pendevano dalle vesti, attorcigliati a filetti e nastri di seta, le cui lunghezze e cui i colori variavano a seconda del rango dei funzionari.

Quanto finora esposto deriva, pur indirettamente, dall’utilizzo di listarelle di legno o di bambù come supporti scrittori privilegiati, anche se l’ampia diffusione di questa pratica non comportò certo un’interruzione del processo d’innovazione. Durante gli anni Settanta del secolo appena trascorso, fu scoperta della carta risalente alla dinastia Han nei siti di Juyan e Jinguan presso la Bandiera di Ejina, Mongolia Interna, così come a Fufeng nella provincia dello Shaanxi e, nella provincia del Gansu, a Maquanwan presso Dunhuang e a Fulongping, nei pressi della città di Lanzhou (cat. 299). La carta era costituita da fibra di canapa sciolta, stoffa di canapa e filamenti di corda. Questo materiale veniva tagliato, battuto, ridotto in poltiglia e seccato in modo da formare veri e propri fogli; a questo punto, legami di azoto si formavano tra le molecole di canapa.

Tra le più importanti scoperte recenti, ricordiamo una mappa disegnata su carta rinvenuta nel 1986 in una tomba del periodo compresa tra i regni degli imperatori Wen e Jing (179-140 a.C.) a Fangmatan, presso Tianshui, nella provincia del Gansu. Nel 1998 furono poi ritrovate alcune lettere scritte su carta a Xiaofangpancheng presso Dunhuang. Possiamo affermare che si tratta inequivocabilmente di reperti risalenti alla dinastia Han Occidentale in quanto nello stesso sito sono stati riportati alla luce alcuni testi su listarelle di legno che registrano la data del secondo anno del regno Suihe (7 d.C.). Sotto la dinastia Han Orientale la carta era ormai ampiamente utilizzata per la scrittura. Sottile, flessibile e poco costosa, si rivelava superiore

Organizzazione e comunicazione rispetto al papiro, all’argilla, alla pergamena, alla corteccia di betulla e alle foglie di Electa palma, così come al legno, al bambù e alla seta che venivano usualmente impiegati nella Cina antica. L’invenzione della carta rappresenta un grande contributo da parte del popolo della dinastia Han a beneficio della civiltà umana. Servizi museali Dopo aver affrontato il tema dei supporti scrittori, esaminiamo ora le armi. Grazie alla padronanza delle sofisticate tecniche di fusione del ferro e dell’acciaio, gli Han vantavano una produzione di spade tra le migliori al mondo, assieme a una varietà di balestre senza pari per l’epoca. Già nel VI secolo a.C. le fonderie cinesi erano in grado di produrre ghisa liquida, segnando un traguardo ragguardevole nello sviluppo

33 della metallurgia, se solo si pensa che prima del XV secolo la ghisa non veniva I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali impiegata così diffusamente al di fuori dell’area d’influenza culturale cinese. Gli – Han si spinsero un passo oltre, in direzione di un’ossidazione e una decarburazione Direzione Generale per la Valorizzazione a temperature alte della ghisa, che veniva così convertita in una sorta di ferro del Patrimonio Culturale – battuto o acciaio noto come chaogang, le cui particelle di inclusione erano piccole Direzione Generale per le Antichità e uniformemente distribuite. Siamo di fronte a un’altra pietra miliare nella storia – Soprintendenza speciale della metallurgia cinese. Spade di acciaio a doppio taglio databili al 77 d.C. sono per i Beni Archeologici di Roma state rinvenute a Tuolongshan presso Xuzhou, nella provincia del Jiangsu, mentre a – Bianzhuang presso Cangshan, nella provincia dello Shandong, sono state riportate alla luce spade con lama a taglio singolo, sempre in acciaio, risalenti al 112 d.C. Le spade di acciaio provenienti da Xuzhou derivano addirittura da materiali con un diverso contenuto di carbone, ripetutamente scaldati e battuti a strati, per conferire un’eccezionale resistenza al prodotto finito. Fuori dalla Cina, in quell’epoca le spade erano generalmente forgiate a partire da pezzi di ferro con carbone aggiunto: la differenza è, dunque, evidente.

Le balestre sono armi a lunga gittata e già durante il periodo degli Stati Combattenti esse disponevano di sistemi di caricamento in bronzo senza “cassetta” (guo). A partire dal periodo Han, le balestre divennero più potenti e cassette di bronzo furono aggiunte ai sistemi di caricamento. La cassetta aveva la forma di un astuccio e conteneva il meccanismo di caricamento; il tutto era poi inserito in un vano ricavato sopra il teniere (o fusto) ligneo della balestra, in modo tale da resistere a tensioni elevate. Durante gli Han, la potenza balistica di una balestra veniva misurata in shi. Una balestra da uno shi in piena tensione richiedeva una forza pari a quella necessaria per sollevare uno shi (circa 30 chilogrammi). Secondo quanto registrato in alcuni testi su bambù di epoca Han, una balestra da 3 shi poteva raggiungere 189 metri; una da 4 shi, 252; la balestra da 10 shi era nota come Grande Balestra Gialla e vantava una gittata di 402 “passi”, ovvero 555 metri. Si trattava, ovviamente, di distanze considerevoli per l’epoca.

Seta, giada e lacche sono materiali squisitamente cinesi. Durante gli Han, la seta fece ingresso in Occidente attraverso quel complesso sistema di comunicazione commerciale meglio noto come Via della Seta. Tessuto damascato risalente all’epoca Han fu trovato in una tomba romana a Palmira, lungo il Mediterraneo orientale. I romani amavano gli abiti in seta e numerose fonti storiografiche che

Organizzazione e comunicazione attestano scambi e relazioni tra la Cina e l’Occidente spesso menzionano episodi in Electa cui, durante il tardo periodo repubblicano, Giulio Cesare attirava l’attenzione dei presenti indossando a teatro vesti di seta. All’epoca, la seta era ancora abbastanza rara a Roma. A partire dall’età imperiale, comparve però in città il mercato del vicus Servizi museali tuscus (borgo etrusco), dove si vendeva seta cinese e, giunti al II secolo, la moda d’indossare vestiti in seta si diffuse sino a raggiungere l’attuale Gran Bretagna. Così comune nella Cina di epoca Han, la seta, come anche la giada, era estremamente costosa al di là della Grande Muraglia. Il Xunlun menziona un piccolo contenitore in giada del valore di 100.000 monete, ovvero l’equivalente di dieci dischi d’oro del

34 peso di 500 grammi ognuno. I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Le lacche erano molto diffuse durante gli Han e le principali tombe dell’epoca ne – custodiscono ingenti quantità. A corte, gli oggetti laccati presentavano spesso decori Direzione Generale per la Valorizzazione in oro o argento; alcuni manufatti erano poi arricchiti anche con foglie d’oro tagliate del Patrimonio Culturale – in modo da comporre elaborati motivi decorativi. Erano soprattutto i coperchi laccati Direzione Generale per le Antichità ad essere maggiormente lavorati; talora, l’ornamento derivava dall’applicazione di – Soprintendenza speciale sottili fogli di metallo prezioso, oppure da manici con agate, cristalli o lapislazzuli. per i Beni Archeologici di Roma – Per concludere, una menzione speciale va alle ceramiche refrattarie, che esistevano già sotto gli Shang (XVI secolo circa - 1045 a.C.) e nella Cina dei Zhou. Tuttavia, esse non soddisfacevano ancora i requisiti dei grès raffinati e ciò era imputabile sia alle temperature di cottura raggiunte sia alle percentuali di assorbimento di acqua cui il materiale era soggetto. Per quanto riguarda la composizione del materiale di base, per esempio, dobbiamo prestare la massima attenzione alle percentuali di ossido di

alluminio (Al2O3) e di ossido di ferro (Fe2O3). Maggiore è la quantità di ossido di

alluminio e di biossido di silicio (SiO2), più alta sarà la temperatura necessaria per la cottura. Occorre tener presente che oggetti con quantità relativamente alte di ossido di ferro e contenenti metalli alcalino-terrosi devono essere cotti a temperature inferiori a 1050˚, perché a 1100˚ la superficie comincia a fondere e alla soglia dei 1200˚ l’intero corpo si liquefà. I grès, per essere tali, richiedono un contenuto di ossido di alluminio superiore al 17%, una quantità di ossido di ferro inferiore al 3% e, in modo particolare, una temperatura di cottura di circa 1200˚, in modo da consentire un opportuno indurimento del corpo dell’oggetto che raggiungerà così soglie minime, meglio nulle, della sua capacità di assorbimento. In simili condizioni, le invetriature applicate si trasformano in pellicola vetrosa. I frammenti di grès rinvenuti nei forni Han di Xiaoxianta e Dayuanping presso Shangyu, nella provincia del Zhejiang, soddisfano questi criteri. Reperti di grès riportati alla luce da una tomba della dinastia degli Han Orientali a Fenghua, sempre nel Zhejiang, risalente al 175 d.C., presentano corpi duri, cotti fino alla maturità. L’invetriatura risulta aderente al corpo, il cui colore è puro e dotato della traslucenza della giada. Questi oggetti rappresentano a pieno titolo i primi esempi di ceramiche altamente refrattarie prodotti sul suolo cinese.

L’economia della dinastia Han era fondata sull’attività agricola di piccoli nuclei contadini. Buona parte della popolazione seguiva il codice confuciano e viveva in

Organizzazione e comunicazione pace secondo valori etici consolidati. In termini generali, possiamo affermare che Electa mancavano i presupposti perché il popolo ardesse dal desiderio di ottenere oggetti strani, curiosi ed esotici. Il sentimento religioso era debole, come dimostra il fatto che non vi era una sola divinità che fosse oggetto di culto in tutto il paese. In questo Servizi museali senso, il popolo ignorava cosa potesse significare vivere sotto un governo teocratico. Il numero di schiavi non era così ingente e le loro condizioni di vita erano buone; inoltre, anche i prigionieri di guerra appartenenti ai diversi gruppi etnici non erano oggetto di soprusi e angherie. Quando, ad esempio, il governo avviava opere pubbliche di grandi dimensioni, il lavoro era sostenuto principalmente dai cittadini

35 nell’assolvimento dei loro obblighi di corvée. Anche se a corte e nelle più alte sfere I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali del potere non mancavano certo intrighi e lotte interne, la ripercussione negativa di – questi dissidi sulla popolazione era pressoché nulla. Direzione Generale per la Valorizzazione Se ci volgiamo indietro ai quattro secoli che hanno caratterizzato il dominio Qin del Patrimonio Culturale – e Han, ebbene, il quadro che si presenta è il seguente: il popolo Han, mentre Direzione Generale per le Antichità combatteva per opporsi alle invasioni straniere, riusciva a sviluppare le risorse del – Soprintendenza speciale proprio territorio e a elaborare una serie di invenzioni che incarnano l’alto ingegno per i Beni Archeologici di Roma cinese, spaziando dall’astronomia e la matematica sino all’agricoltura e all’idrologia; – dalla realizzazione di mattoni e piastrelle, fino alla costruzione di imbarcazioni e carri, per non parlare dei contributo offerto all’intera umanità nella metallurgia e, soprattutto, per aver avviato la produzione della seta, della carta e delle ceramiche altamente refrattarie. Il conseguimento di questi traguardi ha certamente favorito lo sviluppo della civiltà umana.

All’inizio del III secolo a.C., i dominî Qin e Han a Oriente, e quello di Roma in Occidente, hanno costituito i due massimi imperi che il mondo dell’epoca poté conoscere. I contesti storici, le strutture sociali, le esperienze culturali e i percorsi di sviluppo da cui discendevano queste grandi potenze erano completamente diversi e le opportunità che s’instaurassero contatti diretti erano estremamente esigue. Ciò vanifica la possibilità di tracciare, oggi, confronti in molti campi. È comunque provato che il popolo Han tenesse nella massima considerazione Roma, conosciuta come Daqin “Grande Qin”: lo Hou Hanshu riporta infatti che “i suoi abitanti sono probi, al pari di quelli del nostro Regno di Mezzo: questo è il motivo per cui la loro terra è detta Daqin” (Hou Hanshu, 118). Una simile descrizione è la prova inconfutabile del fatto che Roma e la Cina debbano collocarsi su un grado paritario di dignità.

Organizzazione e comunicazione Electa

Servizi museali

36 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Qin Shi Huangdi Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale e la fondazione dell’impero – Direzione Generale per le Antichità cinese – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma Maurizio Scarpari – Il rispetto per l’antichità, riscontrabile nella maggior parte delle civiltà, ha rappresentato uno dei cardini dello sviluppo culturale della Cina, affiorando anche oggi con una forza che può sorprendere chi non ne conosca la storia plurimillenaria, contrassegnata da notevoli elementi di continuità. L’identità cinese è infatti radicata nella consapevolezza che il paese rappresenti un unicum politico e culturale, fondato sulla stabilità di un impero che, pur presentando periodi di decadenza, ha saputo civilizzare, amministrare e difendere territori immensi grazie alla capillare diffusione di una classe dirigente di burocrati omogenea, formata attraverso lo studio sistematico dei classici, della filosofia e della letteratura, dotata di strumenti di governo che hanno consentito il superamento di ogni crisi, mentre l’impero romano si è disgregato senza perpetuare quegli elementi che potessero consentirne una riproposizione in chiave più moderna. La venerazione per un passato che affondava le sue radici nelle prime civiltà neolitiche è stata in qualche modo la stella polare che ha consentito agli eruditi di uno dei periodi più turbolenti della storia cinese, il periodo degli Stati Combattenti (453-221 a.C.), caratterizzato da una profonda crisi materiale e spirituale, di conseguire progressi intellettuali e tecnologici senza precedenti. Quando nel 221 a.C. il sovrano Ying Zheng (259-210 a.C.) di Qin pose fine alle guerre che vedevano contrapposti i numerosi stati nei quali era diviso l’immenso territorio cinese, fondando un unico grande impero destinato a perpetrarsi per oltre due millenni, impose il proprio dominio con ferrea determinazione e i suoi successori scontarono con la perdita del potere l’introduzione di cambiamenti radicali, ma decisivi, per l’affermarsi dell’ideologia imperiale. Le dinastie successive perfezionarono l’assetto burocratico amministrativo in un contesto già consolidato e fu proprio nei primi secoli dell’impero che i caratteri propri della civiltà cinese presero forma definitiva, trasformandosi in paradigmi di classicità.

Organizzazione e comunicazione Ying Zheng venne proclamato Qin Shi Huangdi, Primo Augusto Imperatore dei Electa Qin, appellativo scelto dai dignitari di corte per sancire il suo eccezionale successo politico e militare e per inaugurare solennemente la nuova dinastia con l’auspicio che mantenesse il potere per più di diecimila generazioni. Mai a un regnante era stato Servizi museali attribuito un titolo così solenne: di designava infatti la massima divinità Shang (ca. XVI sec. - 1045 a.C.), venerata anche in epoca Zhou (1045-221 a.C.), huang veniva impiegato come appellativo per onorare i propri antenati o per le più alte divinità, Huangdi compare nelle iscrizioni su bronzi cerimoniali Zhou per indicare il Divino, shi, “inizio”, era un richiamo ai mitici albori della civiltà, “il fondamento del corretto Inizio” (shiji), e venne anteposto a Huangdi per annunciare l’inaugurazione di una 37 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali nuova èra felice. Nel 219 a.C. il Primo Imperatore fece scolpire su una stele che – venne posta sulla vetta del Monte Langye questo proclama per ricordare, al cospetto Direzione Generale per la Valorizzazione delle potenze celesti, l’avvenuta unificazione deltianxia , “ciò che sta sotto il cielo”, del Patrimonio Culturale – l’intero mondo civilizzato: Direzione Generale per le Antichità – Soprintendenza speciale L’Augusto Imperatore ha creato l’Inizio: per i Beni Archeologici di Roma ha rettificato e uniformato leggi e misure – e le regole di condotta dei diecimila esseri. Per rendere più limpidi i rapporti tra gli uomini ha favorito l’unione e la concordia tra padre e figlio. Saggio, sapiente, benevolo e giusto: egli ha reso manifesti e chiari la Via da percorrere e il Principio ordinatore dell’universo (Shiji, 6).

L’Augusto Imperatore, dopo aver fatto ritorno a quella che era stata la capitale di Qin per rendere omaggio agli spiriti degli antenati e alle divinità locali, aveva celebrato cerimonie religiose anche nei templi ancestrali dei sovrani Zhou per dare la massima enfasi alla propria volontà di rispettare le tradizioni ponendosi in un’ottica di continuità culturale e, in ottemperanza agli obblighi che lo legavano non solo ai propri sudditi ma anche ad antenati, spiriti e divinità, raggiunse gli estremi limiti dell’impero per testimoniare dell’avvenuta unificazione.

Tratti gli auspici dal movimento delle stelle, raggiunse la sommità di quelle montagne sacre che si riteneva indicassero i punti cardinali e, officiati i sacrifici secondo il rituale, ne fece incidere le formule su stele di pietra, per sancire i nuovi confini del mondo e celebrare l’avvenuta unità tra Cielo, Terra e Uomo, l’armonia ritrovata grazie alla corretta condotta del sovrano e della corte. I confini dell’impero racchiudevano l’intero mondo civile, il tianxia, e rispecchiavano l’ordine cosmico, i riti sancivano quindi la coincidenza finalmente ristabilita tra i limiti geografici delle terre conquistate e il disegno geometrico, ricco di valenze simboliche, tracciato dalle divinità al momento della creazione. Venne proclamata la fine dell’èra del Fuoco che aveva contrassegnato l’epoca dei Zhou e l’inizio dell’èra dell’Acqua, simbolo dell’impero Qin, il nero divenne il colore ufficiale per vesti e stendardi, sei fu il numero dei cavalli delle carrozze imperiali: per ogni cosa e circostanza venne

Organizzazione e comunicazione fissato un nuovo canone, facendo coincidere l’inizio dell’anno con il primo giorno Electa del decimo mese, in pieno inverno.

Servizi museali

38 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Il Primo Imperatore si considerava investito di prerogative divine, ritenendo di avere – accesso al mondo degli spiriti e delle creature sovrannaturali senza che si rendesse Direzione Generale per la Valorizzazione necessario invocare la mediazione degli antenati. In conformità a quanto la mitologia del Patrimonio Culturale – narrava a proposito dei primi leggendari sovrani dell’antichità, la forza morale e il Direzione Generale per le Antichità carisma conferitogli dal Cielo avrebbero permeato ogni sua azione e decisione di – Soprintendenza speciale profonde valenze magico-religiose: come un demiurgo, egli riteneva di operare in per i Beni Archeologici di Roma sintonia perfetta con le potenze divine presenti nell’universo: –

L’Augusto Imperatore, con il suo illuminato carisma, allinea e ordina ogni cosa nell’universo; guarda e ascolta senza posa, crea e fissa il Grande Principio (Shiji, 6)

recita un’altra stele, deposta nel 218 a.C. sulla vetta del Monte Zhifu. La consapevolezza del suo destino eccezionale poneva il Primo Imperatore in stretto contatto con la sfera del divino, ma è probabile che egli fosse ossessionato dal pensiero della morte: impegnò infatti molte energie nella ricerca degli elisir di vita eterna menzionati in racconti che ne collocavano il segreto in isole remote, abitate da creature fantastiche, esseri immortali che “camminano sull’acqua senza bagnarsi e sul fuoco senza bruciarsi, si muovono a cavallo delle nuvole e vivono a lungo, quanto Cielo e Terra” (Shiji, 6). Delle varie spedizioni approntate, la maggior parte non fece ritorno e il Dio-Imperatore – come lui stesso volle farsi chiamare promuovendo le celebrazioni della propria divinità – dovette accettare che le isole degli immortali gli rimanessero sconosciute, pur racchiudendo i suoi dominî il mondo così come era stato concepito per dare completezza al creato: il suo regno si estendeva fino agli estremi confini della terra nelle sei direzioni: ai quattro punti cardinali venivano aggiunti, infatti, il Cielo e la Terra, in una visione unitaria e armoniosa che poneva l’imperatore “al centro dell’universo” (yu xian zhi zhong). L’immenso impero comprendeva varie etnie molto diverse tra loro per usi e costumi e spesso anche per caratteristiche somatiche, ciò nonostante l’impresa dei Qin non fu mai descritta come un’annessione di dominî stranieri, ma come un’opera di riunificazione del tianxia. Anche chi espresse un giudizio sostanzialmente negativo sull’operato del Primo Imperatore, non ritenendo la durezza e l’intransigenza della sua azione di governo conformi alle vie del Cielo, vide nella sua impresa la restaurazione di un’unità già

Organizzazione e comunicazione prefigurata nella più remota antichità: dopo secoli di guerre e distruzioni le popolazioni Electa che vivevano all’interno del tianxia avrebbero finalmente potuto considerarsi appartenenti a un’unica discendenza, a una sola, grande famiglia (yijia tianxia). Nel periodo degli Stati Combattenti molti intellettuali avevano vagheggiato l’avvento Servizi museali di un sovrano illuminato, ma l’attesa messianica concentrava ogni speranza sulla vittoria di un principe dotato di eccezionale virtù, sensibile agli argomenti dei sapienti e degli eruditi, mentre molto più realisticamente lo stato di Qin aveva basato le sue strategie sulla perfetta organizzazione dell’amministrazione centrale e dell’esercito, su un articolato sistema legislativo e sulla ferrea applicazione

39 delle sue norme, sull’impiego spregiudicato dell’attività diplomatica, il tutto I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’interesse primario dello stato e del suo rafforzamento politico, militare ed – economico. La storiografia tradizionale, d’ispirazione confuciana, dipinse ilP rimo Direzione Generale per la Valorizzazione Imperatore come un tiranno privo di umanità e i sovrani delle dinastie successive, del Patrimonio Culturale – sebbene si siano avvalsi delle stesse strategie politiche e amministrative, in modo Direzione Generale per le Antichità forse meno dispotico, dovendo consolidare un impero già unificato, presero le – Soprintendenza speciale distanze da una figura che per determinazione e coraggio avrebbe potuto entrate per i Beni Archeologici di Roma nella leggenda, al pari dei mitici sovrani demiurghi della più remota antichità. Era – opinione diffusa che una sconfitta militare o la caduta di una dinastia derivassero dall’indegnità del sovrano al cospetto della divinità e in epoca Han fu dato ampio rilievo a questo argomento per screditare non solo la figura delP rimo Imperatore, ma anche l’immagine dell’aristocrazia Qin e di quanti avevano concorso al suo successo politico e militare.

I Qin erano originari delle regioni occidentali delle vaste steppe (probabilmente l’odierna provincia del Gansu), situate in posizione periferica rispetto ai territori Zhou, tradizionalmente considerata la culla della civiltà. Il loro paese veniva descritto come “abitato da tigri e da lupi”, terra quindi selvaggia, adatta a ospitare un popolo fiero e violento le cui usanze e credenze erano ritenute molto più rozze e primitive di quelle da secoli praticate negli Stati del Centro (zhongguo), cuore del regno Zhou. Tale pregiudizio viene smentito dalle più recenti scoperte archeologiche che hanno portato alla luce le vestigia di una cultura avanzata, permettendo di dedurre che le consuetudini e i rituali dei Qin fossero del tutto sovrapponibili a quelli degli stati più evoluti. Per denigrare il Primo Imperatore fu dato valore storico al sospetto di una sua nascita illegittima: egli non sarebbe stato figlio del re Zhuangxiang (r. 250-247 a.C.) di Qin, ma di Lü Buwei (morto nel 237 a.C.), potente mercante con il quale la regina, già sua amante prima del matrimonio, avrebbe mantenuto una relazione amorosa. Che la donna fosse intrigante e di facili costumi, attratta da uomini particolarmente dotati dal punto di vista sessuale, sarebbe stato confermato dal suo successivo legame con Lao Ai, dal quale ebbe diversi figli e con il quale congiurò a danno del suo stesso primogenito, erede designato al trono. Il Primo Imperatore venne dipinto come un guerriero sanguinario, un visionario dal carattere instabile, che con il trascorrere degli anni non avrebbe retto alle tensioni connesse al potere e sarebbe rimasto vittima della presunzione di onnipotenza insita nella propria divinizzazione, dando segni inequivocabili di crescente follia. Il governo

Organizzazione e comunicazione dei Qin venne descritto come inumano per l’intransigenza dei propri dettati e per Electa l’asprezza delle pene, per l’aperta ostilità nei confronti di quegli intellettuali che avessero osato continuare a dibattere questioni politiche, per la cultura tradizionale. L’oscurantismo e la tirannide avrebbero raggiunto il culmine nel 213 a.C. con il rogo Servizi museali dei libri ritenuti pericolosi per l’ordine di recente instaurato, in quanto avrebbero dato motivo agli intellettuali di “criticare il presente servendosi del passato” (yi gu fei jin), e nell’anno successivo con l’uccisione di 460 eruditi confuciani, accusati di professare ideologie contrarie al regime. Tali notizie vennero riportate da una tradizione, di tendenze prevalentemente confuciane, palesemente ostile e

40 denigratoria nei confronti del Primo Imperatore e della sua corte, e quindi si dubita I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali oggi che entrambi gli avvenimenti siano realmente avvenuti nei termini narrati dalla – storia. Delle grandi realizzazioni di ingegneria civile vennero per lo più sottolineati Direzione Generale per la Valorizzazione l’alto prezzo in vite umane, i sacrifici e i maltrattamenti della manodopera: si del Patrimonio Culturale – creò il detto che ci sarebbe stato un morto per ogni metro della Grande Muraglia Direzione Generale per le Antichità costruito, e se non è dato di sapere sino a che punto tale affermazione rappresenti – Soprintendenza speciale un’esagerazione, è difficile supporre che le corvée imposte in altri periodi storici per i Beni Archeologici di Roma siano state meno dure. –

Oggi vi è la tendenza a vedere nel Primo Imperatore uno statista di eccezionale valore, grande stratega e tenace riformatore, in grado di regnare secondo una visione politica grandiosa, lungimirante, di grande respiro. Il suo progetto si giovava della collaborazione dei suoi principali consiglieri, in particolare Li Si (280-208 a.C.), suo Primo Ministro, uomo di grande talento e preparazione, consapevole della necessità di porre fine al sistema feudale sino ad allora vigente. Dopo le conquiste militari venne applicato un sistema di governo teso a stabilire ovunque l’autorità imperiale a scapito delle aristocrazie locali che, legate ad antichi privilegi di casta, si erano lungamente scontrate tra loro per la supremazia, rappresentando ancora una seria minaccia di disgregazione. Per ottenere e consolidare la centralizzazione del potere venne concepito e realizzato un imponente apparato burocratico che aveva il compito di esercitare un controllo capillare sui sudditi, dividendo l’immenso territorio in governatorati e distretti amministrati da funzionari salariati. L’impero era costituito da popolazioni di etnia e cultura diverse, che parlavano lingue e avevano usanze e credenze differenti tra loro e divenne perciò strategico cercare di uniformare quegli usi e costumi che rendessero più agevoli le comunicazioni, la circolazione dei beni, il benessere materiale del popolo e l’armonia sociale. In tal senso furono emanati numerosi provvedimenti: vennero unificati i pesi e le misure, gli stili calligrafici e il sistema valutario, fu stabilita la lunghezza degli assi dei carri per renderli idonei a percorrere tutte le strade dell’impero, il calendario venne riformato, enfatizzando l’inaugurazione di una nuova èra. Furono inoltre realizzate imponenti opere d’ingegneria civile, progettando un’efficace rete stradale e fluviale, e dando continuità a fortificazioni difensive già esistenti per creare un’unica muraglia lunga migliaia di chilometri, della quale ancor oggi restano imponenti vestigia.

Furono in questo modo stabiliti i cardini di un assetto politico e amministrativo

Organizzazione e comunicazione che nelle sue linee generali ebbe continuità per oltre duemila anni. La capitale Electa Xianyang, nei pressi dell’odierna Xi’an, destinata a divenire il cuore dell’impero, fu concepita in modo da superare ogni provincialismo. Se sino ad allora le capitali dei diversi regni erano state fortemente caratterizzate da elementi locali, Servizi museali luoghi di culto, costumi e stili di vita peculiari alla popolazione che le abitavano, Xianyang, fondata a metà del IV secolo a.C. nello stato di Qin, in epoca imperiale venne interamente ricostruita con l’ambizione di rispecchiare la completezza dell’universo, affinché riflettesse in modo adeguato la potenza e lo splendore del suo sovrano. Di proporzioni gigantesche, venne costantemente arricchita da edifici che

41 riproducevano fedelmente i palazzi reali degli stati progressivamente conquistati. I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Gli scavi archeologici hanno confermato sia le vaste dimensioni dell’area urbana, – che si estendeva su una superficie di oltre 25 chilometri quadrati, sia la presenza di Direzione Generale per la Valorizzazione innumerevoli strutture palaziali che, immense e sfarzose, vennero erette lungo la del Patrimonio Culturale – Via Lattea secondo numerosi stili architettonici. Direzione Generale per le Antichità – Soprintendenza speciale Lo stessa ambizione di superare ogni realizzazione precedente determinò il progetto per i Beni Archeologici di Roma del mausoleo imperiale, completato solo nel 208 a.C., due anni dopo la morte del – Primo Imperatore. Esercitando un immenso potere, sollecitato ad ammantarsi di un’onnipotenza quasi divina, l’augusto sovrano aveva vagheggiato di raggiungere l’immortalità, ammettendo alla sua corte gli appartenenti a oscuri ambienti esoterici e compiendo ricerche nelle direzioni da loro indicate. Se tali aspirazioni rimasero frustrate, essendo fallita per due volte la ricerca delle isole degli immortali, egli trasferì il sogno di sfuggire alla condizione umana vagheggiando di aver dato inizio a una dinastia senza fine e immaginando di estendere il proprio potere ai dominî ultraterreni. Il Primo Imperatore affrontò la prospettiva della morte concentrando le sue ambizioni sulla preparazione a una vita postuma, in un mondo parallelo ove avrebbe conservato intatte tutte le sue prerogative. Il suo regno nell’oltretomba era rappresentato sin nei minimi particolari nell’immenso mausoleo la cui edificazione aveva impegnato per decine di anni centinaia di migliaia di artigiani. Il complesso comprende un immenso parco di circa 56 chilometri quadrati, situato a circa 35 chilometri a est di Xi’an, ed erano stati previsti templi, altri luoghi di culto e residenze per addetti alle cerimonie sacre e alla manutenzione, perché i vivi potessero rendere culto all’imperatore, propiziando il suo soggiorno ultraterreno. Sotto una collina artificiale ancora ben visibile, oggi alta poco più di 56 metri, vi è la camera sepolcrale del Primo Imperatore. La delicatezza dei lavori di scavo e la mole di lavoro che comporterà un corretto approccio ai reperti ivi sepolti ha indotto le autorità cinesi a procrastinare gli scavi, vista anche l’enorme profusione di energie necessarie al restauro di quanto già rinvenuto nelle numerose fosse di accompagnamento. Da diversi carotaggi effettuati in anni recenti, si sa che la camera sepolcrale si trova a una cinquantina di metri di profondità e che misura 460 per 390 metri circa. Gli archeologi si chiedono se sia realistico aspettarsi che l’interno della tomba rispecchi la minuziosa descrizione riportata dallo storico Sima Qian (145-86 a.C.) nello Shiji. Essa sarebbe stata concepita a immagine dell’intero universo: il firmamento sarebbe stato rappresentato sulla volta, mentre sul pavimento

Organizzazione e comunicazione fiumi e laghi riempiti di mercurio, simbolo di immortalità e movimento, avrebbero Electa circondato le numerose riproduzioni di edifici e palazzi.

Nella sua opera Sima Qian non ha menzionato le numerose fosse di accompagnamento Servizi museali (finora ne sono state individuate 180) che si estendono tutt’intorno, per chilometri, e l’ipotesi più probabile è che lo storico non ne fosse a conoscenza, dato che esse racchiudono reperti di una tale magnificenza da non poter essere stati considerati irrilevanti. Le fosse sono state una scoperta recente e contengono molti elementi che rendono sorprendente il connubio tra grandiosità e segretezza, rivelando un mistero

42 con tutta probabilità legato a una concezione del mondo ultraterreno che ci rimane I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali in buona misura sconosciuta. Tre sale ipogee contengono l’imponente armata di – terracotta: migliaia di statue a grandezza naturale, in apparenza una diversa dall’altra, Direzione Generale per la Valorizzazione e centinaia di cavalli e carri da combattimento schierati in perfetto assetto da guerra. del Patrimonio Culturale – Si stima che siano circa 8000. Altre fosse, meno imponenti, contengono statue di Direzione Generale per le Antichità funzionari civili, scribi, stallieri, ginnasti, musici e altre ancora armature, scheletri o – Soprintendenza speciale riproduzioni in bronzo di animali, raffinati manufatti. per i Beni Archeologici di Roma Tanta grandiosità per la sensibilità moderna rivela uno dei lati oscuri del potere, il – desiderio di onnipotenza che sembra voler negare la realtà della morte relegando nell’oscurità delle camere funerarie gli oggetti più belli e preziosi. Se nonostante la funzionalità dell’apparato amministrativo, l’utilità sociale di molte delle opere realizzate e la lucidità della sua visione politica il Primo Imperatore è passato alla storia come un crudele tiranno, molto dipese dalla maggior enfasi attribuita dagli storici dell’antichità a un dispotico esercizio del potere: disumani infatti vengono descritti i sacrifici richiesti alla popolazione, vessata da misure coercitive e da sanzioni, non sufficientemente bilanciate da premi e incentivi che avrebbero potuto favorire un consenso. Il massiccio ricorso alla coscrizione obbligatoria costrinse buona parte dei sudditi a partecipare a imponenti lavori d’ingegneria civile. Furono realizzate grandi opere funzionali all’amministrazione dell’impero, ma anche palazzi e mausolei il cui fasto era finalizzato unicamente al prestigio della corte e del sovrano. L’applicazione di punizioni severe anche per inadempienza legate a cause di forza maggiore avrebbe determinato un clima di grave tensione, tale da alienare al Primo Imperatore il favore di gran parte dei suoi sudditi. L’estensione del sistema penale anche all’aristocrazia, che rivendicava invece il diritto all’immunità, e le difficoltà a realizzare l’integrazione tra culture con usanze profondamente diverse avrebbero reso arduo e complesso il compito dei funzionari preposti a governare i territori di nuova conquista, che spesso non avrebbero trovato alternativa a un uso indiscriminato della forza.

Se le fonti tradizionali hanno decretato senza eccezioni un giudizio di condanna per il Primo Imperatore, recenti ricerche archeologiche immuni di pregiudizi inducono a mettere in dubbio le descrizioni della durezza delle leggi sotto i Qin. Da numerosi documenti legali, codici e manuali d’istruzioni per funzionari risalenti al III secolo a.C. si evince come venisse dato ampio spazio alla prudenza e all’imparzialità: i magistrati dovevano attenersi a precise procedure di indagine e di dibattimento e, offrendo la possibilità di evitare le pene più dure versando ammende destinate ai rifornimenti

Organizzazione e comunicazione dell’esercito, evitavano agli imputati più abbienti le pene corporali. Anche coloro che Electa si erano distinti sul campo di battaglia godevano di trattamenti più miti e, anche nel caso di gravi violazioni, scontavano le loro colpe restituendo le ricompense e i titoli ottenuti nel corso delle campagne militari. Come nella più remota antichità Servizi museali l’amministrazione della giustizia era strettamente connessa a pratiche mantiche, venendo spesso le sentenze vincolate ai responsi ottenuti nel corso dei riti divinatori. Il Primo Imperatore morì nel 210 a.C., nel corso di uno dei suoi lunghi viaggi ai confini dell’impero.L a notizia venne tenuta segreta sino a quando il feretro raggiunse la reggia principale, per assecondare oscuri giochi di potere e gli intrighi dei ministri

43 ostili all’erede al trono. Per evitare che i miasmi della decomposizione richiamassero I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali l’attenzione sul convoglio, il trasporto della salma avvenne in un carro riempito di – pesce essiccato. Questa macabra messinscena divenne presagio dell’imminente fine Direzione Generale per la Valorizzazione di una dinastia che, celebrata come se dovesse regnare per diecimila generazioni, del Patrimonio Culturale – non si rivelò in grado di dare continuità all’opera del suo fondatore. Le misure da lui Direzione Generale per le Antichità introdotte vennero consolidate nel corso della successiva dinastia. – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma Gli studiosi moderni hanno il compito di confrontare l’enorme mole di reperti che – viene via via alla luce negli scavi archeologici con quanto è stato filtrato da una tradizione millenaria e, se i recenti sviluppi politici in Cina dimostrano la vitalità di quell’ideologia confuciana che ha rappresentato il cardine della cultura tradizionale, non per questo viene integralmente accettato il giudizio da essa formulato sul Primo Imperatore. Egli ha saputo modificare il corso della storia, unificando un territorio immenso e dando soluzione agli innumerevoli problemi di un governo centralizzato. Come sarebbe assurdo valutare il suo regno alla luce di principî democratici, altrettanto limitativo sarebbe conformarsi a una storiografia ufficiale mantenendo un giudizio negativo su una svolta fondamentale per tutti gli sviluppi posteriori della civiltà cinese.

Organizzazione e comunicazione Electa

Servizi museali

44 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali – L’imperatore Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale e i luoghi del potere – Direzione Generale per le Antichità a roma – Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma Maria Antonietta Tomei – Il primo degli imperatori romani, Ottaviano Augusto, fissò la sua residenza sul Palatino, il colle dove Romolo nel 753 a.C. aveva fondato Roma, non solo perché vi era nato, ma soprattutto per motivazioni ideologiche, volendosi proporre ai suoi concittadini, dopo la fine delle sanguinose guerre civili, come novello fondatore di una città diversa, e di un’epoca di pace e prosperità. Seguendo l’esempio di Augusto anche gli imperatori giulio-claudi mantennero la loro residenza sul Palatino: il nome di Tiberio resta legato a quello della Domus Tiberiana, il palazzo che con le sue alte arcate chiude l’angolo nord-occidentale del Palatino, prospettando sul Foro romano; Caligola, a sua volta, ingrandì il palazzo di Tiberio fino ad arrivare nel Foro, in corrispondenza del tempio dei Castori (Domus Gai). Dopo gli imperatori giulio-claudi fu Nerone però che cambiò completamente l’architettura e le dimensioni del Palazzo imperiale, così come aveva rivoluzionato i criteri costruttivi e l’organizzazione urbanistica di tutta la città.

Dopo l’incendio del 64 d.C. e gli espropri che ne seguirono Nerone, infatti, su progetto degli architetti Severo e Celere (Tac., Ann. XV, 42) edificò una nuova reggia, organizzata come una enorme villa suburbana al centro di Roma, che dal Palatino arrivava ad occupare le pendici e la sommità dell’Oppio. Secondo la dettagliata descrizione di Svetonio (Nero 31), l’ampiezza del nuovo Palazzo «era tale da includere tre portici lunghi un miglio, e uno stagno, anzi quasi un mare, circondato da edifici grandi come città. Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di campi, vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto della costruzione ogni cosa era ricoperta d’oro e abbellita con gemme e madreperla. Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra; nelle sale da bagno

Organizzazione e comunicazione scorrevano acque marine e solforose». Electa La complessa architettura della Domus Aurea oltre a rifarsi al modello di villa marittima dell’ambiente campano, certamente si ricollegava ai basileia di Servizi museali Alessandria che notoriamente si estendevano su estese parti della città. Nonostante la grandiosità dell’architettura, il lusso delle decorazioni e la sua valenza ideologica, la Domus Aurea fu in realtà una costruzione effimera e mai completata. Furono i Flavi, in particolare Domiziano, che riuscirono invece a realizzare il disegno di un grande Palazzo imperiale che si estese a coprire tutta la collina. Il Palazzo flavio, il più grandioso delP alatino, fu costruito su progetto dell’architetto 45 I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Rabirio sulla sommità del colle (Mart. 7, 55-58) e compiuto sotto Domiziano nel 92 – d.C. Costruito interamente in laterizio, il Palazzo flavio riesce ancor oggi a dare, con Direzione Generale per la Valorizzazione i suoi resti imponenti, un’idea della originaria grandezza e varietà planimetrica e del Patrimonio Culturale – costituisce un punto fermo nella storia dell’architettura romana in quanto codifica Direzione Generale per le Antichità lo schema del palazzo di rappresentanza. La costruzione infatti, dal luogo dove – Soprintendenza speciale sorgeva, prese il nome di Palatium, termine che ancora oggi rimane in molte lingue per i Beni Archeologici di Roma per indicare i grandi palazzi di rappresentanza (Palace, Palais ecc.) –

Il Palazzo suscitò grande impressione sui contemporanei: Stazio e Marziale, poeti di corte di Domiziano, ci hanno lasciato descrizioni ammirate; Marziale in particolare descrive il palazzo come «una delle cose più belle del mondo, alta mole colossale composta quasi di sette monti uno sull’altro, fino a toccare il cielo, al quale solo era pari, mentre era assai inferiore al signore che ospitava» (Epigr. VIII, 36). Il Palazzo imperiale, per quanto la questione resti assai dibattuta, viene convenzionalmente diviso in Domus Flavia, la parte di rappresentanza, e Domus Augustana, la zona privata abitata dall’imperatore.

La Domus Flavia occupa la parte centrale del Palatino: il lusso della costruzione è attestato dai marmi colorati di rivestimento dei pavimenti e delle pareti, dai rocchi di colonne di marmo pregiato, dai capitelli e frammenti architettonici rinvenuti tra le rovine. Essa prospettava con un portico di colonne in cipollino suddiviso in tre avancorpi corrispondenti a tre aule interne; lo stesso portico, dal quale l’imperatore poteva affacciarsi per salutare la folla, si estendeva anche sul lato occidentale della Domus Flavia. I tre vasti ambienti interni, posti uno di fianco all’altro, erano destinati a funzioni ufficiali.I l più piccolo e orientale, il larario, è ritenuto la cappella privata. Al centro era l’aula regia, l’ambiente maggiore, quadrangolare (35 x 38,7 m): colonne di marmo pavonazzetto erano addossate alle pareti; nelle nicchie, colossali statue in basalto, di cui restano quelle raffigurantiE rcole ed Apollo, oggi a Parma. Nell’abside di fondo si trovava il trono dell’imperatore, signore e dio, che qui dava udienza e presiedeva le adunanze. La terza e ultima sala, denominata basilica, è un ambiente rettangolare diviso in tre navate da colonne di marmo giallo antico; sul fondo, delimitata da una balaustra marmorea in parte conservata, c’è l’abside, che induce ad ipotizzare che anche questo ambiente fosse utilizzato per cerimonie pubbliche. Dietro le tre sale, oltre ad ambienti minori di varia destinazione, si estende il vasto

Organizzazione e comunicazione peristilio, circondato in antico da un portico di colonne in marmo portasanta. Sotto Electa questo portico, denominato Sicilia, Domiziano era solito passeggiare e poiché il timore di un’aggressione lo teneva agitato, ne aveva fatto rivestire le pareti di marmo di Cappadocia, che rifletteva le immagini. Servizi museali

Il peristilio era occupato da un giardino e al centro da una fontana ottagonale in forma di labirinto, i cui precedenti nei giardini di Alessandria sono noti dal racconto di Polibio. Nell’ambiente immediatamente a sud del peristilio si localizza il triclinio, grande sala quadrangolare absidata, pavimentata con marmi policromi ancora in

46 parte conservati: nell’esedra era disposto il tavolo dell’imperatore durante i banchetti, I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali elevato rispetto al resto dei commensali. Le Ambrosiae dapes e le Palatinae mensae, – descritte con entusiasmo dagli autori antichi, durante le quali si gustavano le Direzione Generale per la Valorizzazione bevande più raffinate e si beveva nettare (Stat., Silvae 4, 2, 18 seg.; Mart. VIII, 39, del Patrimonio Culturale – 5-6) si svolgevano in questo settore del palazzo, dove i commensali potevano godere Direzione Generale per le Antichità della vista e della frescura dei giardini del peristilio, ricco di opere d’arte, rallegrati – Soprintendenza speciale dal suono dei giochi d’acqua delle fontane. Infatti, simmetrici rispetto al triclinio per i Beni Archeologici di Roma e visibili attraverso ampie finestre, erano due ninfei di forma ellittica, di cui uno è – ancor oggi ben conservato: erano formati da un bacino rivestito di marmo, entro cui si innalzava la fontana ellittica con nicchie.

Ad est della parte di rappresentanza della Domus Flavia e ad essa adiacente sorgeva la Domus Augustana, termine con il quale oggi si indica convenzionalmente la parte privata della residenza, ma in antico designava l’intero palazzo. Mentre, come si è visto, la parte pubblica della residenza imperiale è caratterizzata da pochi, vasti ambienti, la parte privata progettata da Rabirio era disposta su due livelli e costituita da vani più piccoli e numerosi, articolati intorno ai due peristili, da considerare due grandi giardini. Quello inferiore – al quale si scende attraverso una scala che fiancheggia uno stretto cortile ad arcate in cui si può vedere un singolare prototipo delle nostre corti rinascimentali – era occupato al centro da una grande fontana con motivo a peltae (scudi di Amazzoni). Questo peristilio era circondato da alcune sale – esempi singolari di architettura mistilinea – e da ninfei che in estate rendevano assai accogliente questa parte del palazzo.

Anche il piano superiore, più alto di circa 10 metri, si articolava intorno ad un grande peristilio a colonne, con una sistemazione di giardino molto caratteristica: al centro uno specchio d’acqua sul quale si innalzava un tempietto su alto podio, accessibile per mezzo di un ponticello ad arcate. L’insieme di tali elementi conferisce a questo settore del palazzo i caratteri di un ambiente idillico-sacrale dove il giardino, secondo lo schema ellenistico, occupa gli spazi aperti. Ad est della parte privata del palazzo si trova il cosiddetto Stadio, costruzione di forma allungata (160 x 48 m) con un lato minore curvo, da considerare una vasta area di giardino. La parte centrale era costituita da un grande viale ad anello ricco di sculture destinato al passeggio a piedi, in lettiga o anche in carrozza (Mart. I, 12, 82; Juven. VIII, 178). Ma il Palazzo flavio non si esauriva nei nuclei fin qui descritti,

Organizzazione e comunicazione che pure ne costituivano il centro architettonico e funzionale. Ne facevano parte Electa anche le costruzioni dette “severiane”, poste a diretto contatto con lo stadio e convenzionalmente distinte in arcate e terme: sono dette severiane in base ad una controversa notizia della Historia Augusta (Severus 19, 5). Risalenti nell’impianto Servizi museali al palazzo di Domiziano, furono completate da Settimio Severo che costruì un’alternanza di costruzioni e di giardini, rimasti anche dopo gli ampliamenti delle terme operati da Massenzio, come ci informa il Cronografo del 354. Oltre alla zona di rappresentanza, al settore privato e all’area termale verso il Circo Massimo, nel Palazzo erano certamente comprese due vaste aree terrazzate, entrambe

47 in corso di scavo: si tratta della Domus Tiberiana, già radicalmente ristrutturata da I DUE IMPERI STATE ADMINISTRATION of CULTURAL HERITAGE of CHINA L’AQUILA E IL DRAGONE

– Ministero per i Beni e le Attività Culturali Nerone che aveva inglobato le precedenti costruzioni di età giulio-claudia in un – possente basamento: gli scavi sembrano dimostrare che i Flavi intervennero sulle Direzione Generale per la Valorizzazione strutture precedenti rimodellandole e ampliandole verso est, in modo da collegarle del Patrimonio Culturale – con il nuovo palazzo edificato da Rabirio. La destinazione a giardino della terrazza Direzione Generale per le Antichità della Domus Tiberiana ha caratterizzato durante tutto l’impero l’architettura del – Soprintendenza speciale sito, pur se in forme e disposizioni differenti. Anche sulla vasta terrazza artificiale per i Beni Archeologici di Roma affacciata sulla valle del Colosseo, ex proprietà Barberini, era edificato uno dei corpi – del palazzo imperiale flavio: una costruzione centrale con facciata curvilinea, che delimitava un vasto spazio di giardino, con aiuole e fontane.

Il funzionamento di una macchina politica e amministrativa quale l’impero romano della prima età imperiale era necessariamente assai complesso e necessitava di spazi estesi; in definitiva si è potuto ricostruire che i nuclei secondari e di servizio arrivavano a coprire tutte le pendici del Palatino. Sviluppando i presupposti che avevano indirizzato Nerone nella costruzione della Domus Aurea, Domiziano concretizzò nella sua reggia un nuovo modo di concepire lo spazio urbano e l’architettura palaziale: la residenza del principe divenne per la prima volta il simbolo dello Stato e del suo potere. A partire dagli imperatori flavi il Palazzo imperiale divenne il centro della città e la città il centro dell’impero.

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