Organizzazioni Sindacali E Relazioni Industriali
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CAPITOLO II - ORGANIZZAZIONI SINDACALI E RELAZIONI INDUSTRIALI Introduzione Le fonti d’archivio per la storia delle organizzazioni sindacali e del movimento operaio a Torino sono pressoché nulle fino al secondo dopoguerra. In seguito all’incendio della Camera del Lavoro di Torino ad opera di squadre fasciste nel 1992, infatti, è andato distrutta ogni traccia di materiale documentario prodotto dalle organizzazioni stesse in età liberale. Fondi archivistici dell’Unione provinciale fascista dei lavoratori dell’industria e delle altre confederazioni di categoria sono attualmente conservati presso l’Archivo della Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, in quanto tale fondazione è depositaria dell’Archivio storico della Camera del lavoro di Torino (organizzazione territoriale della CGIL): le carte del sindacato fascista, passato sotto la gestione commissariale dopo il 25 luglio 1943, furono ereditate dalla CGIL unitaria dopo la Liberazione. Le vicende successive al 1945 sono invece ben documentabili attraverso le carte prodotte dalla CGIL unitaria prima e, al partire dal 1948-50, dalle altre organizzazioni locali aderenti alle confederazioni CISL e UIL, i cui archivi sono depositati rispettivamente presso la Fondazione Vera Nocentini e l’Istituto Salvemini. La storia del movimento sindacale si intreccia strettamente con la storia del lavoro e dei mondi del lavoro. In italiano non esiste un equivalente linguistico dell’inglese labour history: noi parliamo di "storia del movimento operaio", "storia del movimento sindacale", "storia della classe operaia", "storia del lavoro" e, ultima ma non meno importante, di "storia delle relazioni industriali"; ma il fatto che l’espressione anglosassone sia comprensiva di buona parte delle nostre articolazioni indica quanto queste ultime siano intrecciate e siano labili i confini che le separano. Le trasformazioni del lavoro possono essere osservate, nel loro intreccio con la storia sindacale, sotto tre grandi angolazioni. La prima è l’ambito dell’organizzazione del lavoro, che implica le tecnologie produttive, gli approcci organizzativi, la configurazione delle professionalità richieste ai lavoratori, la qualità del lavoro, l’articolazione delle qualifiche e i differenziali retributivi, la struttura del salario, le modalità dell’apprendistato e della formazione professionale. La seconda è l’ambito del rapporto di lavoro, che implica la regolazione legislativa, la legislazione sociale, la regolazione contrattuale, i livelli della contrattazione, le modalità della rappresentanza, la tipologia contrattuale. La terza è il mercato del lavoro, che implica il rapporto tra domanda e offerta non solo sotto il profilo quantitativo in relazione ai cicli economici, ma nell’articolarsi delle strategie di reclutamento delle imprese e nel loro incontro/scontro con le strategie di allocazione delle capacità lavorative delle famiglie operaie e con le strategie collettive di controllo dell’offerta di lavoro perseguite dalle organizzazioni sindacali; quest’ultimo ambito implica la storia della configurazione dei mercati del lavoro locali su determinati territori, con le modifiche indotte dall’installarsi di nuove imprese e dai movimenti migratori. I tre ambiti sono ovviamente strettamente intrecciati; tuttavia, si può osservare che sul terzo, che pure assume rilievo centrale nel delineare le dinamiche socioculturali che concorrono a rafforzare o indebolire il legame di massa delle organizzazioni sindacali, allo stato attuale degli studi, le conoscenze sono ancora piuttosto lacunose. Per quanto riguarda lo studio della classe operaia o meglio, per usare un’espressione più consona alla complessità della realtà sociale, dei "mondi del lavoro", si è fatto ricorso, nell’ultimo ventennio, a fonti nuove e assai diverse tra loro, che spaziano dai quantitativi libri matricola alla qualitativa horal history; le nuove fonti hanno contribuito a un approccio più critico, meno mitico e più realistico in confronti ai primi studi degli anni Settanta, influenzati dalla fase di alta conflittualità. Archivi d’impresa e archivi sindacali sono fonti parimenti importanti per la storia della società industriale e dei rapporti e conflitti sociali ad essa connessi. La formazione della classe operaia rimanda alla storia dell’industria e del processo di industrializzazione; i conflitti di lavoro allo studio delle politiche sindacali, non solo di parte operaia ma anche industriale, con le politiche paternalistiche di gestione delle maestranze e, in senso più ampio, le politiche imprenditoriali di gestione dell’impresa; le strategie delle organizzazioni sindacali dei lavoratori sono considerate in parallelo a quelle degli imprenditori; i conflitti di lavoro e la questione sociale rimandano al ruolo dello Stato; lo studio del proletariato urbano-industriale e dei quartieri operai richiama la storia delle città, dello sviluppo urbano, dei movimenti - 75 - migratori; l’analisi delle condizioni di vita implica lo studio dei livelli salariali e dei consumi, dell’alimentazione e della salute. Occorre in particolare superare la divaricazione tra storia del movimento operaio e storia dell’impresa, una divaricazione che è stata il risultato dello scontro ideologico tra organizzazioni di interesse che si sono storicamente negata, in Italia, una legittimazione reciproca; ne risulterebbe arricchita la storia d’impresa ispirata ad Alfred D. Chandler: il modello chandleriano, incentrato sulle determinanti tecnologiche, organizzative e di mercato, può essere reso più complesso e adeguato estendendo l’indagine alle variabili sociali, politiche e culturali. Le relazioni industriali, in questa impostazione, appaiono in grado di condizionare l’assetto dell’impresa e le scelte del management. Bibliografia: Regione Piemonte, Guida agli archivi storici del sindacato in Piemonte, Torino, Regione Piemonte, 1992 - 76 - ARCHIVIO STORICO AMMA Via Vela 17 – 10128 Torino Tel.: 011 5718370 / 011 5718333 Fax: 011 – 5718379 E-mail: [email protected] / [email protected] / [email protected] sito Internet: www.amma.it Orario di apertura: ore 9 – 12 solo su appuntamento Servizi: fotocopiatura Notizie storico-istituzionali sul soggetto produttore L’Associazione degli industriali Metallurgici, Meccanici ed Affini nacque nel 1919, quando gli organi direttivi della Lega Industriale decisero che, per meglio tutelare i propri interessi a fronte della forte conflittualità di quel periodo, le aziende aderenti si organizzassero in associazioni di categoria (tessili, chimici, ecc.) riservando alla Lega medesima unicamente compiti di coordinamento e di tutela degli interessi generali dell’industria. A guidare la nuova associazione furono chiamati i più bei nomi dell’industria metalmeccanica torinese: Giovanni Agnelli (Fiat), Ugo Fano (Nebiolo), Felice Guidetti Serra (Savigliano), Guido Soria (Ansaldo San Giorgio), Vincenzo Lancia. Alla presidenza venne eletto Giovanni Agnelli, mentre revisore dei conti fu designato Vittorio Valletta, allora dirigente della Chiribiri. L’AMMA manifestò immediatamente un notevole attivismo, soprattutto nelle grandi vertenze del 1920: lo sciopero generale del mese di aprile (il cosiddetto "sciopero delle lancette") e l’occupazione delle fabbriche del settembre dello stesso anno. Con l’avvento del fascismo, però, essa vide progressivamente ridursi gli spazi di autonomia, fino al loro annullamento provocato dalla legge 3 aprile 1926, n. 563 (la cosiddetta "legge sindacale") che rivoluzionava completamente la rappresentanza industriale, in quanto rendeva obbligatoria per tutte le imprese l’adesione alle Unioni Territoriali nel frattempo costituite. Nel 1933, poi, tutte le organizzazioni imprenditoriali venivano commissariate; all’AMMA restavano solo compiti burocratico - amministrativi e di generica tutela degli interessi della categoria. Tale situazione si sarebbe protratta sino alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana, il cui ordinamento sindacale, prevedendo un unico organismo di rappresentanza per imprenditori e lavoratori, ne avrebbe di fatto comportato lo scioglimento. Ricostituita nel luglio 1945, l’AMMA riprese le sue funzioni originali di rappresentanza e tutela della categoria metalmeccanica, che continua a svolgere ancora oggi. Bibliografia: La metalmeccanica torinese fra le due guerre nelle carte dell’Amma (1921-1933), a cura di P.L. Bassignana e G. Berta, 2 voll., Torino, Samma, 1995 P.L. Bassignana, G. Berta (a cura di), La metalmeccanica torinese nel secondo dopoguerra 1945-1972, Torino, Samma, 1997 NOTIZIE SUL PATRIMONIO ARCHIVISTICO L’AMMA conserva tre distinte serie di documenti: I libri dei verbali del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea dal 1919 al 1933 e dal 1945 ad oggi. Le pratiche svolte dal servizio sindacale dal 1945 ad oggi (Licenziamenti individuali, licenziamenti collettivi, vertenze aziendali, cottimi, premi di produzione, procedure di mobilità e di cassa integrazione) La documentazione riguardante la contrattazione collettiva (accordi interconfederali, rinnovo del contratto nazionale di categoria, ecc.), gli istituti previdenziali ed assistenziali (commissioni, circolari, legislazione), l’elaborazione giurisprudenziale e sindacale degli istituti - 77 - contrattuali (salari, ferie, festività, diritto allo studio, ecc), i rapporti con altri enti ed istituzioni (Confindustria, Federmeccanica, Associazioni Industriali di categoria, ecc.) Il materiale è consultabile solo previa autorizzazione della Direzione. Notizie sul patrimonio librario La Biblioteca dell’Archivio Storico AMMA, costituita allo scopo di