1. PREMESSA

Il Comune di Fauglia (Provincia di ), in osservanza delle normative regionali (L.R. 1/2005), sta predisponendo il Piano Regolatore per la gestione del suo territorio. Per conto della Amministrazione Comunale, Deliberazione della Giunta Comunale n° 56 del 30/10/2003, lo scrivente è stato incaricato di redigere tutta la documentazione di analisi ambientale per l'intero territorio, verificandone le condizioni di pericolosità e di fattibilità ai sensi della L.R. 17/04/84 n. 21, della Del. C.R. 12/02/85 n. 94, della L.R. n. 1 del 03/01/2005, del PTC della Provincia di Pisa approvato con Del. del C.P. n. 349 del 18/12/1998, del PIT della Regione Toscana approvato con Del. del C.R. n. 12 del 25/1/2000, del P.A.I. adottato con Del. Comitato Istituzionale n. 185 dell’11/11/2004. Completata l’indagine di pericolosità per il Piano Strutturale, adottato dal Consiglio Comunale l’08/07/2002, approvato con Del. del Consiglio Comunale n. 26 del 26/07/2003, la presente relazione costituisce la seconda fase dello studio che si identifica nella verifica della fattibilità geologica necessaria alla predisposizione del Regolamento urbanistico.

2. IL REGOLAMENTO URBANISTICO (dalla Relazione generale – Piano Regolatore Generale del Comune di Fauglia)

Il Regolamento Urbanistico costituisce la parte operativa, applicativa, regolamentare e, in parte almeno, flessibile, dello strumento urbanistico, laddove il Piano Strutturale ne costituisce la parte generale, di indirizzo, di vincolo e permanente, salve le possibilità di aggiornamento e adeguamento a mutate condizioni territoriali, nonché ai disposti degli strumenti di ordine superiore, segnatamente del Piano territoriale di coordinamento della Provincia…

…Esso trova evidenti condizionamenti nella natura dello specifico Piano Strutturale cui si va a relazionare, che nel caso di Fauglia ha voluto raggiungere un notevole livello di dettaglio su una serie di diversi piani. In particolare risultano compiutamente definiti il dimensionamento delle trasformazioni relative ai sub-sistemi residenziale, produttivo, delle aree specialistiche, i perimetri delle Utoe e delle aree specialistiche nel territorio aperto. Le modificazioni apportate all’impianto normativo del PS in sede di decisione sulle osservazioni ed approvazione definitiva, hanno stemperato il precedente notevole livello di rigidità delle scelte localizzative delle trasformazioni. Questo sulla base del ragionamento principale che il PS non contiene le verifiche di fattibilità delle trasformazioni necessarie per la compiuta definizione delle medesime, e che quindi appare del tutto logico spostare a valle di esso, nello strumento che per legge deve contenere la dimostrazione della fattibilità delle trasformazioni, le decisioni ultime relative alla localizzazione e dimensionamento delle stesse, all’interno di una griglia principale costituita sostanzialmente dai perimetri delle Utoe, considerati invarianti, e dal dimensionamento complessivo dello sviluppo. Come successivamente descritto in dettaglio, gli approfondimenti sulla fattibilità delle previsioni, svolti in sede di formazione del RU, hanno portato alla definizione di alcune scelte che si scostano dalle indicazioni di PS, laddove esse non avevano un esplicito carattere prescrittivo Il livello notevole di dettaglio espresso dal PS consente peraltro al RU di assumere, più di quanto avvenga in altre realtà, il carattere di strumento disciplinare di controllo della qualità delle trasformazioni, sia dal punto di vista funzionale che, soprattutto, da quello formale. Per raggiungere questo obiettivo strategico, si è reso necessario procedere ad una ulteriore implementazione del quadro delle conoscenze annesso al PS, riferite a: - la lettura degli edifici ed aggregati edilizi di interesse storico, ubicati sia negli aggregati insediativi (all’interno delle Utoe), che nel territorio aperto; - la lettura e analisi delle unità di paesaggio, svolta in senso trasversale: morfologico, vegetazionale, geologico, e percettivo…

...Per quanto riguarda gli indirizzi operativi generali nelle utoe, corrispondenti agli insediamenti concentrati, di tipo residenziale e produttivo, esse sono state perimetrate dal PS ed articolate in ambiti di diversa qualificazione, sia sotto il profilo dei valori, che delle problematiche e quindi degli obiettivi assegnati. In particolare, e con riferimento al sub-sistema prevalentemente residenziale, il PS inquadra gli ambiti: dei centri antichi; delle espansioni consolidate; delle aree per servizi pubblici e privati; delle aree di pertinenza paesistica dei centri urbani; delle aree di riqualificazione urbanistica; delle aree di trasformazione. La disciplina urbanistica di dettaglio dei centri antichi e in minore misura le espansioni consolidate e le aree di riqualificazione urbanistica è fortemente legata, nel RU, alla classificazione puntuale del patrimonio edilizio e al correlato sistema normativo, riferito sia agli interventi fisici, sia alla regolamentazione delle utilizzazioni, da inquadrare e completare con la disciplina dell’assetto degli spazi pubblici. Per quanto riguarda gli ambiti delle aree di trasformazione, essi costituiscono le principali occasioni non solo di sviluppo, ma anche di riassetto dei centri abitati, e pertanto il RU implementa le indicazioni, prescrizioni ed obiettivi di PS, con la verifica in concreto della fattibilità e qualità urbanistica degli interventi. Esso definisce schede-norma non solo contenenti le indicazioni e prescrizioni di dettaglio sviluppate rispetto a quelle di PS, ma dotate anche di uno schema progettuale-guida, da assumere come riferimento, con i livelli di prescrizione che sono indicati nelle schede stesse, dai successivi piani attuativi convenzionati di esecuzione…

…Per gli ambiti delle espansioni consolidate; si deve tenere conto del dato della esistenza di un tessuto costruito, con le sue specificità e problemi e con modesti margini di modificabilità. Pur in questi limiti, vengono messi a punto previsioni e soprattutto meccanismi normativi tali da legare gli interventi privati ammessi (ristrutturazione, demolizione e ricostruzione, ampliamento) a significativi miglioramenti della qualità relazionale degli ambiti privati tra loro e con l’ambito pubblico…

…Per gli ambiti delle aree di riqualificazione urbanistica, il discorso è perfettamente analogo, con la disponibilità di qualche margine trasformativo in più e con la perimetrazioni degli ambiti che, per la complessità degli assetti fisici e/o patrimoniali richiedono l’utilizzo del piano di recupero per determinare significativi incrementi della qualità insediativa, in essa comprendendo anche il recupero di standard urbanistici mancanti.

Gli ambiti delle aree per servizi pubblici e privati costituiscono una componente urbana chiamata a giocare un ruolo importante nella riqualificazione urbana, in quanto corrispondono ad aree sostanzialmente libere dalla edificazione nelle quali possono essere ritrovati gli standard ed i servizi mancanti. Essi sono dunque essenziali per risolvere annosi deficit funzionali e quindi debbono essere giocati al meglio, tenendo conto peraltro della necessità di attivare interventi e capitali privati. Il RU cerca di uscire dalla estrema genericità del PS, dettagliando la disciplina delle destinazioni e delle trasformazioni, con particolare attenzione al progetto di suolo. Gli ambiti delle aree di pertinenza paesistica dei centri urbani sono stati individuati dal PS sostanzialmente come aree di rispetto dei centri abitati da salvaguardare nelle loro connotazioni paesistiche. La disciplina del RU cerca quindi sostanzialmente di cogliere le loro caratteristiche paesaggistiche e promuoverne la conservazione e valorizzazione. Per le Utoe del sub-sistema prevalentemente produttivo, le classi urbanistiche individuate dal PS sono: gli ambiti degli insediamenti consolidati; gli ambiti delle aree di pertinenza paesistica dei centri urbani; gli ambiti delle aree per viabilità e servizi connessi…

…Per quanto riguarda le aree per viabilità e servizi connessi, occorre raggiungere delle determinazioni condivise con la Provincia di Pisa nel caso di viabilità di accesso dalle Provinciali e/o statali…

…Il RU per gli ambiti degli insediamenti consolidati e degli insediamenti consolidati definirà specifiche schede-norma contenenti le indicazioni e prescrizioni di dettaglio sviluppate rispetto a quelle di PS, dotate di eventuale schema progettuale-guida, da assumere come riferimento, con i livelli di prescrizione che saranno espressi nelle schede stesse, dai successivi piani attuativi convenzionati di esecuzione o interventi singoli convenzionati…

2 3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il territorio del Comune di Fauglia (Provincia di Pisa) si sviluppa per la maggior parte sulle cosiddette "Colline Pisane", solo l’estrema porzione settentrionale appartiene alla bassa piana dell'Arno. Il comune, con una superficie di 42.48 Kmq, ha una forma molto allungata in senso longitudinale con una estensione massima nord-sud di circa 13 Km ed est-ovest di 5 Km. E' delimitato a nord dallo Scolmatore dell'Arno e qui, nel punto più settentrionale, nei paraggi di , c'è il confine fra la Provincia di Pisa che si estende a nord e ad est e quella di Livorno ad ovest. A levante, fino alla latitudine del capoluogo, prosegue il confine con il Comune di (PI), segnato per un lungo tratto dal Torrente Isola. A seguire, verso sud, confina con (PI) e solo alla estremità meridionale con (PI). A ponente, da nord a sud, confina solo con (LI) e la delimitazione coincide in gran parte con vari corsi d'acqua, il Rio Tavola, il Fiume Tora, il Torrente Morra, il Rio Rimazzano. Il territorio è mostrato nella Corografia generale in scala 1:60.000 (v. pagina seguente).

4. OPERAZIONI SVOLTE E METODOLOGIA USATA

Lo studio della fattibilità geologica per la predisposizione del Regolamento Urbanistico è stato svolto tenendo conto delle indagini geologico-tecniche condotte nella prima fase del P.R.G., ovvero dei risultati dell'indagine di pericolosità per il Piano Strutturale. Tale indagine ha portato alla stesura di una Carta della Pericolosità, alla scala 1:5.000, suddividendo il territorio comunale in tre parti, nord, centro e sud, con linee di separazione rispettivamente sull’allineamento Collesalvetti-Poggio alla Farnia e poco a settentrione di -Piana della Tora. Gli elaborati hanno come base topografica il rilievo aerofotogrammetrico ed allestimento cartografico alla scala 1:10.000 della Cooplat Firenze (1997), tratto dalla ripresa aerea dello 02/09/1993.

Lo studio della fattibilità geologica è stato finalizzato alla stesura di Carte di Fattibilità (o Carte di Sintesi), distinguendo tra i Centri urbani e le Aree a funzione specialistica 3 dislocate sul Territorio comunale extra-urbano, già individuate dal Regolamento Urbanistico.

Tutti i Centri urbani (U.T.O.E. di Valtriano, Poggio Pallone-Le Vallicelle-Casa Bianca, Fauglia, Acciaiolo, Luciana-Case Fondo alla Grotta-area stabilimento Siemens in località Torretta), data la loro particolare valenza, sono stati rappresentati alla scala 1:2.000.

Come base topografica è stata utilizzata la medesima cartografia degli Studi per il Regolamento Urbanistico, cioè il rilievo aerofotogrammetrico ed allestimento cartografico alla scala 1:2.000 della A.T.P. di S. Sisto - Perugia (1996), tratto dalla ripresa aerea del 30/03/93. Per le aree di Poggio Pallone-Le Vallicelle-Casa Bianca e dello stabilimento Siemens a Torretta, non essendo disponibile tale base, è stata utilizzata la cartografia 1:5.000 adoperata per la Carta della Pericolosità, ingrandita alla scala 1:2.000. Per le zone di Valtriano, Poggio Pallone, Acciaiolo, Luciana-Case Fondo alla Grotta, alla base topografica è sovrapposto lo Schema Morfologico (Studi per il Regolamento Urbanistico).

Le Aree a funzione specialistica sono state restituite a scale differenti (1:2.000, 1:2.500, 1:5.000) in modo da uniformarsi alla base topografica degli elaborati urbanistici già prodotti. Per tali aree, le relative Carte della Fattibilità sono inserite nell’apposito fascicolo: Schede Norma per le Aree Specialistiche – APP. 4.

Per l’analisi di fattibilità, sia dei Centri urbani che delle Aree a funzione specialistica, è stato necessario riportare le Carte della Pericolosità sulle rispettive basi topografiche, in modo che la Carta della Fattibilità derivasse dalla sovrapposizione della pericolosità con gli ambiti urbanistici.

In sintesi, per i centri urbani sono state realizzate n. 5 Tavole in scala 1:2.000: U.T.O.E. A1. Valtriano (Tav. D1) U.T.O.E. A2. Poggio Pallone-Le Vallicelle-Casa Bianca (Tav. D2) U.T.O.E. A3. Fauglia (Tav. D3) U.T.O.E. A4. Acciaiolo (Tav. D4) U.T.O.E. A5. Luciana-Case Fondo alla Grotta-stabilimento Siemens a Torretta (Tav. D5) 4 Per le “Aree a funzione specialistica” sparse nel territorio extra-urbano sono state realizzate n. 10 Tavole (le aree B4.1 e B4.10 previste originariamente non sono state attuate): B4.2 Maneggio in località Poggio alla Farnia, in scala 1:2.000 B4.3 Centro socio-sanitario IRPUE in località Vallechiara, in scala 1:2.500 B4.4 Centro sportivo in località Vallechiara, in scala 1:2.500 B4.5 Maneggio in località Il Deserto, in scala 1:2.500 B4.6 Centro socio-sanitario in località Montalto, in scala 1:2.500 B4.7 Cava in località Montalto, in scala 1:2.500 B4.8 Centro residenziale per anziani in località I Poggetti, in scala 1:2.000 B4.9 Sottostazione di trasformazione elettrica in località Fondo alla Grotta, scala 1:2.500 B4.11 Centro Ippico in località Pugnano, in scala 1:5.000 B4.12 Centro Ippico in località I Poggetti, in scala 1:2.500

Per lo studio della fattibilità, è stato necessario avvalersi di Tabelle (schede) dove ad ogni tipologia d’intervento (destinazione d’uso) individuata nella zonizzazione urbanistica (Regolamento Urbanistico) è stata assegnata una determinata classe di fattibilità, sulla base della pericolosità definita nel Piano Strutturale.

Per una lettura più immediata si è ritenuto opportuno distinguere tra gli interventi nei Centri urbani e quelli nel Territorio extra-urbano (comprese le aree a funzione specialistica) e di preparare due Tabelle separate, riportate in allegato (v. ALL. 1 e 2).

Per il Territorio extra-urbano, non ricompreso nelle Aree a funzione specialistica, a vocazione prevalentemente agricolo-forestale, non è stata redatta alcuna carta, in quanto non sarebbe possibile a scala territoriale individuare e rappresentare interventi locali di manutenzione, ristrutturazione o ampliamento sul patrimonio edilizio esistente oppure perimetrare gli spazi destinati a nuovi edifici rurali. Per la Fattibilità di tali tipologie d’intervento si rimanda quindi alla consultazione della Tabella relativa agli interventi nel Territorio extra-urbano (v. ALL. 2). In allegato è riportata anche la Tabella delle Classi di Fattibilità (v. ALL. 3).

La valutazione di fattibilità idrogeologica, utile anche ai fini del vincolo idrogeologico, è stata svolta sulla base della classificazione della vulnerabilità idrogeologica del territorio (indagine di pericolosità condotta per il Piano Strutturale). Per la fattibilità degli interventi è stata allestita una apposita Tabella inserita anch’essa in allegato (v. ALL. 4). 5 5. LA CARTA DELLA PERICOLOSITA’ (Tavv. 12a / 12b / 12c del Piano Strutturale)

Ai fini dell’indagine di fattibilità giova riportare i criteri seguiti per la classificazione di pericolosità del territorio. Essa si è basata su due elementi: il pericolo geomorfologico, comprendendo in esso la caratterizzazione dei livelli compressibili nelle varie situazioni ed ambienti sedimentari, ed il pericolo idraulico. Sia per quanto riguarda la definizione delle classi di pericolosità geomorfologica che per il rischio idraulico, è stato seguito sostanzialmente il criterio proposto dalla Provincia di Pisa nel proprio Piano Territoriale di Coordinamento. Nella classificazione del territorio secondo la pericolosità idraulica è stato tenuto conto massimamente di uno specifico studio condotto dal prof. ing. Stefano Pagliara nel giugno 2001 su incarico dell’Amministrazione comunale di Fauglia. Lo studio, dal titolo "Studio idrologico-idraulico per la valutazione del rischio idraulico sul territorio comunale", ha analizzato i tratti della rete idrografica del comune di Fauglia: il Fiume Tora per tutto il corso di competenza comunale, il Rio Conella ad Acciaiolo cioè dalla confluenza nel Tora a quella con il Rio Cascine, il Rio Morra a Torretta cioè dalla confluenza nel Tora fino a monte della SS 206 Emilia, il Torrente Isola all'altezza della zona artigianale di Valtriano.

Pericolosità geomorfologica In base alle condizioni limitanti geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, strutturali, stratigrafiche e litotecniche, il territorio è stato suddiviso in quattro classi di pericolosità: 1- Pericolosità irrilevante; 2 – Pericolosità bassa; 3 – Pericolosità media; 4 – Pericolosità elevata A loro volta le classe di pericolosità media ed elevata, in virtù della probabilità di accadimento dell’evento franoso/dissesto/cedimento temuto, sono state suddivise in due sottoclassi ciascuna: 3a – medio bassa; 3b – medio alta; 4a – elevata bassa; 4b – elevata alta.

La Classe 1 - pericolosità irrilevante - non è stata presa in considerazione, poiché nessuna area del territorio è inseribile in essa. La Classe 2 - pericolosità bassa – comprende: zone collinari di altopiano o peneplanate nonchè le aree su versante con pendenze inferiori al 15 per cento, distanti da scarpate, nicchie ed accumuli di frana con sottosuolo costituito prevalentemente da terreni di buone caratteristiche geotecniche; zone pianeggianti e di fondovalle, corrispondenti a vecchi tracciati di alvei fluviali o alla piane distanti dai corsi d’acqua, con sottosuolo costituito da alternanze di sedimenti con resistenza media con buone caratteristiche geotecniche. Nella Classe 3 - pericolosità media – si hanno le aree con condizioni geologico-tecniche e morfologiche tali da far ritenere che esse si trovino al limite dell’equilibrio; in base al diverso grado di propensione all’instabilità si distinguono: 6 Sottoclasse 3a - pericolosità medio bassa - in cui ricadono le aree acclivi con caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche e litotecniche favorevoli alla stabilità, per cui i fenomeni franosi, pur possibili, coinvolgono porzioni di territorio di ampiezza limitata, ed altresì le aree della pianura alluvionale con sottosuolo eterogeneo; Sottoclasse 3b - pericolosità medio alta – che comprende le aree acclivi con caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche e litotecniche sfavorevoli alla stabilità, per cui i fenomeni franosi si manifestano coinvolgendo ampie porzioni di territorio e di sottosuolo, ed altresì le aree della pianura alluvionale con prevalenza di terreni compressibili a bassa resistenza penetrometrica statica. In Classe 4 / Sottoclasse 4a – pericolosità elevata bassa – sono inserite le aree coinvolte in passato da fenomeni franosi che attualmente risultano in condizioni di quiescenza o di inattività (paleofrane), ma le cui caratteristiche geomorfologiche sono tali da non potere escludere una ripresa generalizzata dell'attività in concomitanza con eventi sismici, ovvero con eventi meteorici di particolare importanza, ovvero ancora per effetto di interventi antropici, ed altresì aree della pianura alluvionale con terreni molto compressibili a resistenza penetrometrica statica bassa o nulla, per cui sono possibili fenomeni di subsidenza od instabilità indotti da azioni antropiche o per effetto di eventi sismici. La Classe 4 / Sottoclasse 4b – pericolosità elevata alta - riguarda le aree interessate da fenomeni di erosione e sedimentazione e da dissesti attivi, quali frane e gli alvei fluviali e torrentizi.

Dagli studi per il Piano Strutturale emerge che l’assetto generale del territorio faugliese è poco problematico; le zone con caratteristiche di potenziale pericolosità sono poche ed arealmente limitate. Ciononostante nessuna parte dell’area comunale è esente da quegli elementi (geologici, geomorfologici, litologici, ecc.) che in misura anche minima possono favorire la propensione al dissesto del territorio. Per questo motivo ed in considerazione del fatto che il Comune di Fauglia è in Classe 2 di rischio sismico, è stata esclusa l’attribuzione alla Classe 1 di qualsiasi parte del territorio comunale. Le classi di pericolosità predominanti sono la 2 e la 3a, ovvero quelle minori; la classe 3b è poco rappresentata, e la 4a è limitata a zone di piccola estensione.

La parte settentrionale corrispondente alla piana del Torrente Isola e ai bassi rilievi circostanti, è classificata a pericolosità 2; fa eccezione una fascia lungo il confine orientale ed occidentale a pericolosità maggiore 3a, a cui si aggiungono due zone (ex paduli prosciugati) a pericolosità 3b di cui quella più ampia occupa l’estremità nord. Anche la fascia centrale che si estende sui rilievi più alti intorno al capoluogo è classificata prevalentemente nelle classi 2 e 3a; limitate zone a pericolosità maggiore, 3b, si sviluppano essenzialmente sulle pendici basse e mediane dei colli. In questa parte del territorio appaiono delle piccole zone a pericolosità 4a; si tratta di aree con indizi di paleofrane stabilizzate e potenzialmente predisposte a fenomeni di movimento gravitativo. Il territorio a meridione della piana della Tora, anch’essa posta in Classe 2, è ancora suddiviso nelle classi 2 e 3a; la classe minore è riservata alle piane fluviali dei diversi corsi d’acqua affluenti della Tora, l’altra classe caratterizza i rilievi. Una porzione di questo territorio, la parte centro-settentrionale dei rilievi, è stata inserita nella classe 3b a causa della particolare natura litologica dei terreni di cui è costituita (argille sabbiose).

7 Come nel settore centrale anche quest’area è caratterizzata da piccole aree potenzialmente franose inserite nella classe 4a.

Pericolosità idraulica Per quanto riguarda la definizione delle classi di pericolosità per il rischio idraulico, sono stati seguiti i criteri dettati dal PIT della Regione Toscana e quelli proposti dalla Provincia di Pisa nel proprio PTC; le classi sono quelle indicate dal PIT, le sottoclassi seguono i criteri proposti nel PTC.

È stata così definita una prima classe (pericolosità irrilevante), che deriva nella sostanza dall’esclusione di tutte le aree contraddistinte da affioramenti di depositi alluvionali o palustri olocenici. Per il limite della seconda classe (pericolosità bassa), laddove possibile, è stato ricercato un elemento di confinamento morfologico di una certa importanza, che coincide in molti casi con le scarpate di terrazzi fluviali che delimitano i depositi alluvionali attuali e recenti. Nella terza classe (pericolosità media) sono state introdotte due sottoclassi. La sottoclasse a pericolosità minore riguarda aree dove gli eventi possono accadere con tempo superiore ai 200 anni. La seconda, a pericolosità maggiore, individua le aree interessate dagli eventi "eccezionali", ovvero che possono avvenire fra 20 e 200 anni. Anche la classe quarta (pericolosità elevata) è stata suddivisa in due sottoclassi. La prima riguarda aree dove possono avvenire eventi "straordinari", con tempo di ricorrenza fra 2 e 20 anni. Quella a pericolosità massima individua aree dove l'evento di esondazione o sommersione può essere definito attivo, cioè individua il corso d'acqua vero e proprio o le aree interessate dagli eventi "ordinari", ovvero che possono avvenire ogni 2 anni. La classificazione di pericolosità idraulica viene così esplicitata: La Classe 1 - pericolosità irrilevante - riguarda le aree collinari e montuose in cui sono giudicati impossibili eventi di esondazione o sommersione; si individuano su base geologica, per esclusione dal gruppo di formazioni di origine alluvionale o palustre di età olocenica. La Classe 2 - pericolosità bassa - riguarda le aree, anche se costituite da depositi di origine alluvionale o palustre di età olocenica, apparentemente non coinvolgibili da eventi di esondazione o sommersione; si individuano su base geomorfologica e corrispondono ai depositi terrazzati, distanti in quota dall'attuale reticolo fluviale. La Classe 3 / Sottoclasse 3a - pericolosità medio bassa - riguarda le aree per le quali non si ha disponibilità di precise testimonianze storiche di episodi di esondazione o di sommersione, comunque limitrofe ad aree in passato conosciute come alluvionate o sommerse; si individuano su base geomorfologica o storica o con riferimento a modelli idrologico-idraulici, verificando nel caso la ricorrenza statistica di possibile esondazione o sommersione comunque superiore ai duecento anni; vi sono altresì comprese le aree coinvolte da eventi storici, difese da sostanziali interventi di difesa o bonifica idraulica, verificati cioè, per analogia, al deflusso od allo smaltimento di eventi di ricorrenza duecentennale. La Classe 3 / Sottoclasse 3b – pericolosità medio alta - riguarda le aree soggette ad esondazione od a sommersione in occasione di eventi eccezionali, cioè di eventi con tempi di ricorrenza compresi tra i venti ed i duecento anni; si individuano su base geomorfologica o storica o con riferimento a modelli idrologico- idraulici.

8 La Classe 4 / Sottoclasse 4a - pericolosità elevata bassa - riguarda le aree soggette ad esondazione od a sommersione in occasione di eventi straordinari relativamente frequenti, cioè di eventi con tempi di ricorrenza compresi tra i due ed i venti anni; si individuano su base geomorfologica o storica o con riferimento a modelli idrologico-idraulici. La Classe 4 / Sottoclasse 4b – pericolosità elevata alta - riguarda i corpi idrici come delimitati dalle proprie scarpate o da eventuali manufatti, di difesa idraulica o di attraversamento del corso d'acqua, che condizionano gli ambiti di deflusso individuati dall'evento ordinario di ricorrenza biennale.

La suddivisione in classi di pericolosità idraulica La classificazione del territorio secondo la pericolosità idraulica deriva dai risultati ottenuti da due distinti metodi di valutazione. Il primo si riferisce a studi sul rischio idraulico prodotti per lo più dai vari Enti pubblici che a partire dai primi anni novanta hanno affrontato questa problematica. Queste indagini non hanno verificato analiticamente l'estensione delle probabili aree di allagamento in conseguenza di onde di piena calcolate in funzione di tempi di ritorno prefissati. Il secondo metodo di valutazione ha tenuto conto dei risultati di uno studio idrologico-idraulico analitico (giugno 2001), condotto dal prof. ing. Stefano Pagliara, finalizzato alla valutazione del rischio idraulico con piene aventi tempo di ritorno duecentennale. Sulle conclusioni di questo studio è basata l’attribuzione della classe di pericolosità idraulica per le piene delle aste fluviali più importanti, il Tora, il Conella ed il Morra alla confluenza nel Tora, ed il tratto dell’Isola all’altezza dell’area artigianale di Valtriano. Per la classificazione del territorio è stato tenuto naturalmente conto dei notevoli cambiamenti apportati sulle aste idriche principali. Come si evince da tutti gli studi effettuati sulla problematica del rischio idraulico, la situazione dei corsi d'acqua si presenta oggi ben diversamente da quando si sono registrati gli episodi alluvionali degli anni '90. Infatti a seguito degli indirizzi applicativi degli autorevoli studi idrologici-idraulici predisposti dagli Enti competenti ed a cui è stato fatto riferimento, sono state effettuati in questi anni grandi interventi di sistemazione delle aste fluviali più importanti.

Le zone problematiche sono quelle della piana del Rio Conella alla confluenza nel Tora (abitato di Acciaiolo), la piana del Torrente Isola e le aree di confluenza dei tributari (Rio Tremoscio e Rio Tavola) e la bassa piana settentrionale nei pressi di Case Mansoncino. In queste aree la classe di pericolosità è la IIIb. Altre zone, che però non presentano particolari situazioni a rischio in relazione all’uso del territorio, sono state ugualmente inserite in classe IIIb, come buona parte della piana terminale del Conella e lo stretto fondovalle del Cascine. Il Conella dallo studio Pagliara risulta avere una sezione insufficiente; alla testa della valle del Cascine si trova il bacino artificiale di Pagliana, una eventuale rottura dello sbarramento artificiale potrebbe far riversare le acque del laghetto nella vallecola. La fascia in fregio al Tora, in destra idrografica, dalla confluenza del Morra fino a Ponte Santoro (SS n. 206 Emilia), non presa in considerazione dallo studio Pagliara, è stata classificata in IIIb in via cautelativa. Le piane fluviali delle aste maggiori non incluse nella classe IIIb sono state poste in IIIa, i fondovalle delle aste minori in II. 9 La zona bassa a settentrione di Case Mansoncino, in fregio alla superstrada FI-PI-LI, a causa delle sue condizioni morfologiche (ristagno delle acque), costituisce un’area vulnerabile e per tale motivo è stata inserita nella classe IIIb. L’area alla confluenza del Morra nella Tora, in località Torretta, dove è possibile un futuro utilizzo come cassa di espansione, è posta in IVa. Tutti gli alvei fluviali sono stati inseriti nella classe di pericolosità idraulica maggiore, la IVb; nella stessa maniera sono stati classificati i laghetti collinari e gli specchi d’acqua presenti nel territorio comunale. La carta della pericolosità idraulica mostra nell’insieme un territorio comunale formato in netta prevalenza da aree prive di particolari problemi di origine idraulica e pertanto inserite in classe I o in classe II.

Attribuzione delle categorie di pericolosità La classificazione di pericolosità del territorio del comune di Fauglia si è basata su due elementi: il pericolo geomorfologico, comprendendo in esso la caratterizzazione dei livelli compressibili nelle varie situazioni ed ambienti sedimentari, ed il pericolo idraulico. La carta di pericolosità, edita alla scala 1:5.000, è suddivisa in tre fogli: Foglio Nord (Tavola 12a), Foglio Centro (Tavola 12b) e Foglio Sud (Tavola 12c). Poiché essa viene prodotta congiuntamente per i due aspetti geomorfologico ed idraulico, si è ritenuto più vantaggioso per una migliore comprensione, far coesistere le due attribuzioni di pericolosità distinguendo la simbologia numerica in numeri arabi per la geomorfologica ed in numeri romani per la idraulica. Pericolosità geomorfologica Classe 2 - pericolosità bassa - Basso grado di accadimento dell'evento franoso/dissesto/cedimento Classe 3 - pericolosità media Sottoclasse 3a - Possibili fenomeni di instabilità di ampiezza limitata su aree acclivi e dissesti/cedimenti in piane litologicamente eterogenee Sottoclasse 3b - Possibili fenomeni di instabilità di ampiezza limitata su ampie porzioni di territorio e dissesti/cedimenti in piane con terreni compressibili Classe 4 - pericolosità elevata Sottoclasse 4a - Dissesto quiescente potenzialmente attivo, fenomeni di subsidenza potenziali Sottoclasse 4b - Erosione marcata in atto, dissesto attivo Pericolosità idraulica Classe II - pericolosità bassa - Evento di esondazione non possibile o molto poco probabile in aree alluvionali e/o terrazzate Classe III - pericolosità media Sottoclasse IIIa - Evento di esondazione con ricorrenza > 200 anni Sottoclasse IIIb - Evento di esondazione con ricorrenza tra 20 e 200 anni Classe IV - pericolosità elevata Sottoclasse IVa - Evento di esondazione con ricorrenza tra 2 e 20 anni Sottoclasse IVb - Evento di esondazione con ricorrenza < 2 anni

Per l’attribuzione delle categorie di pericolosità si è considerata prevalente la categoria di valore più alto. Ad esempio, nel caso di un areale con problematiche idrauliche tali da essere inserito in categoria II, ma con attribuzione geomorfologica 3b per condizioni di probabile dissesto, in cartografia tale area risulta con la sola attribuzione 3b. In alcuni casi in cui le classi di pericolosità si ritrovavano con lo stesso numero di attribuzione, è stato evidenziato il fenomeno ponendo la doppia numerazione (sia araba che romana). 10 6. PIANO DI BACINO DEL FIUME ARNO, STRALCIO “ASSETTO IDROGEOLOGICO” – P.A.I.

Con la Delibera n. 185 relativa alla seduta del Comitato Istituzionale dell’11 Novembre 2004 è stato adottato il nuovo Piano di bacino del Fiume Arno, Stralcio “Assetto Idrogeologico” (P.A.I.). Per quanto concerne la pericolosità idraulica delle aste idriche più importanti del territorio comunale di Fauglia (Stralci n. 90, n. 91, n. 103, n. 104 per la cartografia di sintesi e Stralci n. 593, n. 625 per il livello di dettaglio), sono state totalmente recepite le osservazioni presentate dalla Amministrazione comunale ovvero le conclusioni del citato studio Pagliara (giugno 2001, condotto nell’ambito della redazione del Piano Strutturale), di cui è utile riportare di seguito alcuni passaggi - il Fiume Tora risulta in sicurezza idraulica per tutto il tratto studiato, relativamente alla portata avente un tempo di ritorno pari a 200 anni; - il Rio Conella esonda a monte del ponte sulla Via G. Marconi, per effetto della portata duecentennale; - il Rio Morra risulta essere, seppur a franco zero in alcune sezioni, in sicurezza idraulica per quanto riguarda il passaggio della piena avente tempo di ritorno pari a 200 anni; - il Torrente Isola risulta avere una sezione del tutto insufficiente per il transito della portata avente tempo di ritorno pari a 200 anni con esondazioni diffuse su entrambe le sponde. Da sottolineare che tutte le simulazioni di allagamento conseguenti all'onda di massima piena si riferiscono a sormonto o rottura di argini nel tratto esaminato; in altri termini si ipotizza che in tutto il percorso a monte non si verifichi alcuna tracimazione e che quindi l'acqua fuoriesca tutta nella sezione del tratto considerato. Tenendo conto che sia per il Rio Conella che per il Torrente Isola ciò non corrisponde alla situazione reale in quanto le due aste sono sottoposte ad esondazioni diffuse in buona parte dei loro corsi a monte, si deduce che lo scenario di inondazione assunto è quello teorico massimo possibile. Per il R. Conella e il T. Isola è ancora annotato: "...La simulazione di eventi alluvionali causati da sormonto o rottura di argini si basa sull’impiego di modelli matematici che non possono prescindere dal carattere bidimensionale del fenomeno il quale è inoltre caratterizzato da situazioni di deflusso in moto vario. La microtopografia della zona, le variazioni del coefficiente di scabrezza e la presenza di infrastrutture complicano

11 notevolmente la simulazione idraulica modificando spesso in maniera sostanziale il percorso delle acque di esondazione..." Nel capitolo delle Conclusioni è scritto testualmente: “Il calcolo idrologico per tempi di ritorno pari a 200 anni e le successive verifiche idrauliche hanno dimostrato che - il tratto di Fiume Tora compreso nel territorio comunale che va dal ponte per Fauglia fino alla confluenza con il Rio Morra risulta essere in sicurezza per portate aventi tempi di ritorno pari a 200 anni; - il Rio Morra, nel tratto considerato risulta contenere la portata di piena duecentennale, seppur con franco ridottissimo; - il Rio Conella risulta non contenere la portata di piena avente tempo di ritorno pari a 200 anni a monte del ponte sulla Via G. Marconi; - il Torrente Isola risulta largamente insufficiente al contenimento della portata duecentennale, ma le acque di esondazione non coinvolgono l’area interessata da urbanizzazioni previste nel Piano Strutturale.”

Nello studio sono infine state avanzate delle proposte di intervento per la messa in sicurezza idraulica delle aree a rischio. Per quanto riguarda il Rio Conella, per il quale l’insufficienza idraulica si verifica a monte del ponte sulla Via G. Marconi a causa dell’insufficienza dello stesso, i possibili rimedi, in ordine di minor costo risultano il rialzamento dei due argini a monte del ponte per un tratto di circa 250 ml (tale rialzamento, peraltro contenuto, dovrà essere di circa 1 m considerato un franco di sicurezza di circa 70 cm) e la realizzazione di zone di espansione a monte della confluenza con il Rio Cascine, al fine di ottenere una laminazione della portata di massima piena. In riferimento al Torrente Isola, la cui portata di massima piena risulta decisamente maggiore di quella che l’alveo è in grado di contenere, è necessario allargare le sezioni fino a contenere la portata duecentennale. Relativamente al Rio Morra, seppur in sicurezza, viene raccomandata una ricalibratura ed un rialzamento arginale a valle del ponte sulla statale SS. 206, in cui il franco di sicurezza risulta annullato.

Nell’elaborazione del P.A.I., le conclusioni dello studio Pagliara, come detto, sono state recepite totalmente.

12 Tutta la piana del F. Tora è inserita in classe P.I. 2 (Aree a pericolosità media) così come la piana del corso d’acqua a monte di Acciaiolo (nel Comune di Lorenzana) ed a valle della confluenza del R. Morra (nel Comune di Collesalvetti). Solo il R. Conella, che confluisce nella Tora ad Acciaolo, nel tratto terminale che interessa una porzione dell’abitato, non in sicurezza per Tr di 200 anni, è posto in classe P.I. 3 (Aree a pericolosità elevata). A questo proposito si deve sottolineare che per la messa in sicurezza di Acciaiolo nel P.R.G. sono state individuate: - un’area da destinare a cassa di espansione sul R. Cascine (tributario di destra del Conella) alle spalle di Acciaiolo (ipotesi progettuale dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa); - una seconda area in destra idraulica della Tora da utilizzare per una deviazione dell’alveo del fiume medesimo in modo da ricevere diversamente il Conella (ipotesi progettuale dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa); - un’area alla confluenza del T. Morra nella Tora per un’eventuale cassa di espansione.

La ubicazione delle aree da destinare a possibili casse di espansione è mostrata nelle Tavole di disciplina: Inquadramento paesaggistico del territorio, in scala 1:5.000 (v. Elaborati del Regolamento Urbanistico).

Anche per quanto riguarda il tratto del T. Isola nei pressi di Valtriano, il territorio posto in P.I. 3 è limitato alla piana del corso d’acqua; risultano escluse le alture, ondulazioni elevate, aree terrazzate, zone di alto morfologico che la delimitano, che sono inserite in classi a pericolosità minore.

In merito alla pericolosità geomorfologica del territorio faugliese il P.A.I. ha accolto tutte le osservazioni presentate dal Comune. Le aree inserite in classe P.F. 3 (Aree a pericolosità elevata) corrispondono esattamente a quelle indicate e cartografate come Aree a pericolosità elevata bassa (classe 4a) nel Piano Strutturale.

13 7. LA FATTIBILITA’

Lo studio della fattibilità, come descritto, ha portato come risultato finale alla stesura di Carte della Fattibilità o Carte di Sintesi finali, restituite alla scala 1:2.000 per i Centri urbani (U.T.O.E. A1.÷A5.) ed a scale diverse (1:2.000, 1:2.500, 1:5.000) per le Aree a funzione specialistica (B4.1÷B4.12).

Le carte sono accompagnate da Tabelle (schede) distinte per i Centri urbani e per il Territorio extra-urbano (riportate in allegato, v. ALL. 1 e 2), nelle quali, tenendo conto del grado di pericolosità delle varie zone e delle problematiche ad essa connesse (rischio geomorfologico, rischio idraulico), per ciascuna tipologia d’intervento (destinazione d’uso) previsto dal P.R.G. sono riportate le classi di fattibilità.

Per il Territorio extra-urbano, non essendo possibile predisporre una cartografia, la determinazione della fattibilità si evince direttamente dalla relativa Tabella (v. ALL. 2), valida anche per le Aree a funzione specialistica.

Come evidenziato nelle direttive regionali, non necessariamente si otterrà una rispondenza tra “pericolosità” dell’area e “fattibilità” dell’intervento. Lo studio di pianificazione territoriale, sulla base dei risultati dell’indagine di pericolosità, si è sviluppato in modo da ottenere effetti di attenuazione del rischio individuando destinazioni d’uso a bassa esposizione su aree ad elevata pericolosità, ad esempio destinando a parco o verde pubblico aree appartenenti alla classe 4 di pericolosità.

Sempre seguendo le indicazioni della Deliberazione n. 94 del 1985 del C.R.T., sono state individuate n. 4 classi di fattibilità con relativi livelli di indagine e vincoli che, nelle loro linee generali sono così esplicitate:

CLASSE 1: Fattibilità senza particolari limitazioni Equivale a livelli di rischio irrilevante raggiungibili in caso di costruzioni di modesto rilievo in rapporto alla stabilità globale dell’insieme opera terreno che ricadono in aree stabili note (classe 1 di pericolosità geomorfologica, classe I di pericolosità idraulica) e/o di interventi a carattere conservativo e/o di ripristino anche in aree ad elevata pericolosità. La caratterizzazione geotecnica può essere ottenuta per mezzo di raccolta di informazioni. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. La validità delle soluzioni progettuali adottate deve essere motivata con una apposita relazione. 14 CLASSE 2: Fattibilità con normali vincoli da precisare a livello di progetto Equivale a livelli di rischio basso raggiungibili in aree non sufficientemente note anche se ipotizzabili a bassa pericolosità (in genere classe 2, II di pericolosità; classe 3a, IIIa e talora 3b, IIIb per interventi di conservazione/recupero/riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente). Non sono previste indagini di dettaglio a livello di “area complessiva”. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. Il progetto deve basarsi su una indagine geologico-geognostica mirata ad approfondire le problematiche locali evidenziate negli studi condotti a livello di P.R.G.

CLASSE 3: Fattibilità condizionata Equivale ad un livello di rischio medio-alto, come definibile con le conoscenze disponibili sulla pericolosità dell’area (in genere classe 3a, 3b, IIIa di pericolosità; classe IIIb, 4a per interventi di conservazione/recupero/riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente). Sono richieste indagini di dettaglio condotte a livello di “area complessiva” sia come supporto alla redazione di strumenti urbanistici attuativi che nel caso sia ipotizzato un “intervento diretto”. Per gli aspetti geomorfologici, sono richiesti studi geologico-geognostici per l’individuazione e la messa a punto di possibili interventi di bonifica, di miglioramento dei terreni e/o tecniche fondazionali particolari. Relativamente al rischio idraulico sono necessari studi finalizzati alla messa in sicurezza delle aree, in genere ottenibile con opere atte a garantire il corretto drenaggio superficiale e/o con interventi di rimodellamento morfologico attraverso modesti rialzamenti, comunque con il mantenimento e possibilmente con il miglioramento dell’assetto idraulico. Gli interventi di messa in sicurezza, sia per le problematiche geomorfologiche che idrauliche, non dovranno comportare un aumento del rischio nel territorio adiacente. Quanto previsto dai risultati di tali indagini costituisce un vincolo specifico per il rilascio della concessione edilizia. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili alle condizioni sopra descritte.

15 CLASSE 4: Fattibilità limitata Equivale a livelli di rischio elevato ottenibili ipotizzando qualsiasi tipo di utilizzazione che non sia puramente conservativa o di ripristino in aree a pericolosità elevata (classe IIIb, 4a). Per le aree a pericolosità geomorfologica sono da prevedersi specifiche indagini geologico-geognostiche e quanto altro necessario per precisare i termini del problema; in base ai risultati di tali studi dovrà essere predisposto un progetto degli interventi di consolidamento e bonifica, miglioramento dei terreni e tecniche fondazionali particolari ed un programma di controlli necessari a valutare l’esito di tali interventi. Per quanto riguarda gli aspetti idraulici, per le aree sulle quali già a livello di strumento urbanistico generale sono stati svolti specifici studi idrologici-idraulici per la definizione del grado di rischio, dovranno essere predisposti dei progetti che attestino la avvenuta attuazione degli interventi di messa in sicurezza. Per le aree dove tali studi non sono disponibili, la messa in sicurezza dovrà essere dimostrata dalla avvenuta esecuzione di interventi basati su specifici studi idrologici-idraulici atti a definire il rischio idraulico per portate di piena duecentennali. Gli interventi di messa in sicurezza, sia per le problematiche geomorfologiche che idrauliche, non dovranno comportare un aumento del rischio nel territorio adiacente. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili alle condizioni e secondo le limitazioni derivanti da quanto sopra precisato.

La Tabella delle Classi di Fattibilità è riportata anche in allegato (v. ALL. 3).

OSSERVAZIONI

Nelle Tabelle (schede) alcune colonne non sono state prese in considerazione (classi di pericolosità 1, 4b ed IVb) o compilate parzialmente (classe IVa). Per quanto concerne le classi di pericolosità geomorfologica 1 e 4b, nel Comune non esistono infatti aree che vi ricadano. Alla classe di pericolosità idraulica IVb la fattibilità non è stata attribuita, in quanto nella classificazione del territorio comunale nessuna area è in tale classe ad eccezione delle aste fluviali più importanti (alvei del Tora e dell’Isola, bacino artificiale di Pagliana e minuscoli

16 laghetti artificiali collinari e nelle piane), dove ovviamente non è prevista alcuna destinazione d’uso. Riguardo la classe di pericolosità idraulica IVa, essa non è stata assegnata ad alcuna porzione di territorio ricadente all’interno delle U.T.O.E.. Di fatto tale classe non interessa nemmeno la parte extraurbana ad eccezione di limitatissime porzioni della piana (zona terminale del Rio Cascine, Rio Conella, zone di confluenza tra Morra e Tora). Per questo motivo sono state attribuite le classi di fattibilità solo per i possibili interventi quali la captazione delle acque con pozzi, il possibile passaggio di reti tecnologiche ed ovviamente l’ordinaria coltivazione del suolo, il pascolo e l’allevamento di animali.

Per le aree a pericolosità geomorfologica 4a, le classi di fattibilità sono state attribuite a tutte le destinazioni d’uso, anche se in realtà le porzioni di territorio che vi ricadono sono poche e di ridotta estensione. In riferimento ai centri urbani, zone con tale classe di pericolosità sono marginali e limitate. A Fauglia, esse sono localizzate in corrispondenza di zone boscate o a verde ed in una piccola area contigua ad un tratto di pendice interessato dalla realizzazione di un tracciato stradale. A Luciana, in una piccola zona a cavallo della strada di accesso al paese e nella quale non è previsto alcun intervento, l'area rimarrà boscata.

Le aree a verde e le zone boscate ricadono normalmente in classe di fattibilità 1; fanno eccezione le zone a pericolosità 4a che vengono inserite in classe 3 (gli unici quattro casi nei Centri urbani si trovano a Fauglia, rispettivamente ad est e ad ovest del centro storico, e a Luciana lungo la strada che sale al paese). Per queste zone sono necessari accorgimenti nella scelta delle essenze arboree, al fine di contribuire alla stabilità dei terreni.

Anche il territorio a vocazione agricola viene inserito in classe 1 di fattibilità; per le aree a pericolosità geomorfologica media ed elevata (3a, 3b, 4a) poste in classe 3, sono necessarie precauzioni nella pratica dei coltivi, mirate alla preservazione del suolo, ponendo attenzione a minimizzare il fenomeno erosivo.

Per alcune aree in cui il grado di pericolosità è variabile, sia per problematiche geomorfologiche che idrauliche, è stato ritenuto opportuno far prevalere la pericolosità maggiore attribuendo quindi all’intera area univocamente la classe di fattibilità più alta.

17 Per tipologie d’intervento attualmente non previste dal P.R.G., e quindi non riportate nelle Tabelle (schede), l’attribuzione della fattibilità potrà essere valutata in seguito, caso per caso.

18 A1. Valtriano (Tav. D1)

Tutta l’area di Valtriano, che si estende su blande ondulazioni ma a quote più elevate rispetto alle zone di pertinenza dei corsi d’acqua (il Fosso del Fontino e fossi minori) che attraversano e circondano l’abitato (il T. Isola passa a sud-ovest del paese), è caratterizzata da una bassa pericolosità geomorfologica, esclusa una limitata fascia ad est dell’abitato, a pericolosità medio-bassa per la natura dei terreni. Per quanto riguarda l’assetto idraulico, viste le caratteristiche orografiche, la maggior parte dell’area presenta un basso grado di pericolosità, ad eccezione della fascia lungo il Fosso del Fontino (che taglia l’area nella sua parte centrale) e le zone basse, che ricadono in pericolosità medio-bassa.

Valutate le caratteristiche geologico-idrogeologiche, le zone di previsione degli interventi di qualificazione (Centro Storico, Espansioni ed Insediamenti consolidati), quelle a parcheggi e di nuova viabilità e quelle di trasformazione localizzate nelle aree a bassa pericolosità, possono essere inserite in Classe 2 di fattibilità.

Le zone di trasformazione previste lungo il margine orientale dell’abitato sono poste in Classe 3 di fattibilità per problemi di tipo idraulico e/o per le caratteristiche dei terreni. L’attuazione delle previsioni è condizionata agli esiti di uno specifico studio idrologico- idraulico del Fosso del Fontino al fine di valutare le effettive condizioni di rischio idraulico dei territori. L’urbanizzazione della zona dovrà essere supportata da un progetto organico di riassetto della rete drenante secondaria intercettata dall’urbanizzazione dell’area. Le aree destinate a verde rientrano tutte in Classe 1.

Per la realizzazione degli interventi nelle zone a pericolosità idraulica maggiore, sono necessarie opere che garantiscano il corretto drenaggio superficiale dell’area ed il mantenimento dell’assetto idraulico.

19 10. LA CARTA DELLA VULNERABILITA’ IDROGEOLOGICA (v. Tav. 11 del Piano Strutturale) – LA FATTIBILITA’ IDROGEOLOGICA

Per la valutazione di fattibilità idrogeologica, anche ai fini del vincolo idrogeologico, si riportano i criteri seguiti per la classificazione della vulnerabilità idrogeologica del territorio, criteri che riprendono sostanzialmente quelli proposti dalla Provincia di Pisa nel proprio PTC.

In base al livello di rischio idrogeologico, il territorio è stato suddiviso in quattro classi di vulnerabilità: 1 - vulnerabilità irrilevante, 2 - vulnerabilità bassa, 3 - vulnerabilità media, 4 - vulnerabilità elevata. A loro volta le classi di vulnerabilità media ed elevata, in virtù dei tempi di arrivo in falda e permeabilità dei materiali, sono state suddivise in due sottoclassi ciascuna: 3a - medio-bassa, 3b - medio-alta, 4a - elevata- bassa, 4b - elevata-alta. Le classi di vulnerabilità così risultano: Classe 1 - vulnerabilità irrilevante - riguarda le aree in cui la risorsa idrica considerata non è presente, essendo i terreni praticamente privi di circolazione idrica sotterranea, per cui gli eventuali inquinanti raggiungono direttamente le vicine acque superficiali o ristagnano nel terreno; Classe 2 – vulnerabilità bassa - corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata è apparentemente non vulnerabile, in base a considerazioni riguardanti la natura degli eventuali acquiferi e quella dei terreni di copertura, ma per cui permangono margini di incertezza dovuti a diversi fattori, quali la scarsa disponibilità di dati, la non precisa definibilità delle connessioni idrogeologiche, e simili; corrisponde altresì alle situazioni in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda superiori a 30 giorni; in essa ricadono corpi idrici multifalda caratterizzati dalla presenza di alternanze tra litotipi a diversa ma comunque bassa permeabilità non completamente definiti su base idrogeologica, terreni a bassa permeabilità sciolti o litoidi con pendenze superiori al 20 per cento o con piezometria media profonda, terreni alluvionali in vallette secondarie in cui non si rilevano indizi di circolazione idrica e con bacino di alimentazione caratterizzato in affioramento da litologie argilloso-sabbiose. Classe 3 / Sottoclasse 3a – vulnerabilità medio bassa - corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un certo grado di protezione, insufficiente tuttavia a garantirne la salvaguardia; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra i 15 ed i 30 giorni, quali quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali scarsamente permeabili con falda prossima al piano di campagna, da falde idriche in materiali a medio-bassa permeabilità con piezometria depressa per cause naturali, da falde idriche spesso sospese attestate in terrazzi alluvionali non direttamente connessi con gli acquiferi principali ovvero in estesi corpi detritici pedecollinari, nonché nelle aree collinari, le zone in cui affiorano terreni a bassa permeabilità e le zone interessate da falde freatiche attestate in complessi detritici sufficientemente estesi o con evidenze di circolazione idrica. Classe 3 / Sottoclasse 3b – vulnerabilità medio alta - corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione mediocre; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra i 7 ed i 15 giorni, quali quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali mediamente permeabili con livelli piezometrici prossimi al piano di campagna, quelle di ricarica di acquiferi confinati a bassa permeabilità, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie poco permeabili e direttamente connessi all’acquifero principale, quelle a permeabilità medio-alta ma con superficie freatica depressa per cause naturali, nonché, nelle aree collinari, le zone di affioramento di terreni sciolti di media permeabilità con sufficiente estensione e ricarica, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie poco permeabili; Classe 4 / Sottoclasse 4a – vulnerabilità elevata bassa - corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione insufficiente; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra 1 e 7 giorni, quali quelle di ricarica di acquiferi confinati a media permeabilità, quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali molto permeabili con falda prossima al piano di campagna, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie molto permeabili e direttamente connessi all’acquifero principale, nonché, nelle aree collinari, le zone di affioramento di terreni sciolti a permeabilità elevata con sufficiente estensione e ricarica, le zone di infiltrazione in terreni a permeabilità medio-alta, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie mediamente permeabili. Classe 4 / Sottoclasse 4b – vulnerabilità elevata alta - corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata è esposta, cioè in cui si possono ipotizzare tempi estremamente bassi di penetrazione e di propagazione in falda di eventuali inquinanti; in essa ricadono zone di ricarica di acquiferi confinati ad alta permeabilità, zone di alveo o di golena morfologicamente depresse nelle quali la falda è esposta o protetta 20 soltanto da esigui spessori di sedimenti, zone nelle quali, per cause naturali o per azioni antropiche, si verifica un’alimentazione indotta con acque facilmente contaminabili delle falde freatiche o semiconfinate, zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie molto permeabili.

Per quanto riguarda la fattibilità idrogeologica, ancora seguendo le indicazioni della Deliberazione n. 94 del 1985 del C.R.T., sono state individuate n. 4 classi, con relativi livelli di indagine e vincoli:

Classe 1: Fattibilità senza particolari limitazioni Equivale a livelli di rischio irrilevante; l’intervento è pienamente ammissibile.

Classe 2: Fattibilità con normali vincoli da precisare a livello di progetto Corrisponde ad un basso livello di rischio; l’intervento è ammissibile ma è richiesta conferma a livello locale. Non sono previste indagini di dettaglio a livello di “area complessiva”. Il progetto deve basarsi su una apposita indagine idrogeologica mirata alla soluzione dei problemi evidenziati negli studi condotti a livello di P.R.G.

Classe 3: Fattibilità condizionata Equivale ad un rischio medio-alto; sono richieste indagini idrogeologiche di dettaglio condotte a livello di “area complessiva” sia come supporto alla redazione di strumenti urbanistici attuativi che nel caso sia ipotizzato un intervento diretto. L’intervento è subordinato ad una valutazione puntuale della vulnerabilità attraverso specifiche indagini di carattere idrogeologico mirate a verificare la sostenibilità del rischio di inquinamento o sovrasfruttamento delle risorse idriche; in presenza di rischio, ogni intervento risulta subordinato alla predisposizione di un progetto per la salvaguardia di tali risorse.

Classe 4: Fattibilità limitata Corrisponde ad un elevato livello di rischio; ogni intervento è subordinato alla predisposizione di un progetto per la salvaguardia delle risorse idriche. Si deve inoltre documentare l’assenza di soluzioni alternative più compatibili con l’assetto idrogeologico dell’intera area.

La determinazione delle classi di fattibilità idrogeologica si evince dalla apposita Tabella inserita come allegato (v. ALL. 4).

21 11. CORPI IDRICI - AMBITO “A1” (P.I.T.)

Tutti i corpi idrici (alvei fluviali, laghetti collinari e specchi d’acqua) sono classificati a pericolosità geomorfologica ed idraulica elevata-alta (classe 4b e IVb), anche se negli elaborati cartografici del Piano Strutturale tale classificazione risulta esplicitata solo per i corsi d’acqua principali (F. Tora e T. Isola) e le parti terminali (alla confluenza) dei loro affluenti maggiori (R. Conella, R. Morra, R. Fiocina, R. Tavola e R. Tremoscio), e agli invasi di estensione maggiore. Gli interventi ammissibili sono limitati a quelli necessari alla loro messa in sicurezza idraulica.

Per i corsi d’acqua elencati e classificati nel P.I.T. (ex Del. C.R. 230/’94), è definito l’ambito “A1” di assoluta protezione, corrispondente ad una fascia di rispetto di 10 m a partire dal ciglio della ripa o dal piede esterno dell’argine, in cui non sono ammessi nuovi interventi, eccezion fatta per le opere mirate alla diminuzione del rischio idraulico.

12. AREA DI RISPETTO DEI POZZI PER ACQUA AD USO POTABILE (D.P.R. n. 236/1988)

Nei siti di captazione acqua ad uso potabile (campi pozzi comunali di Valtriano, Acciaiolo e le Pantane individuati nelle carte del Piano Strutturale) è definita un’area di rispetto con estensione di almeno 200 m di raggio dal punto di captazione o derivazione (anche per i manufatti attualmente inutilizzati), all’interno della quale sono vietate le seguenti attività o destinazioni: dispersione, ovvero immissione in fossi non impermeabilizzati di reflui, fanghi e liquami anche se depurati; accumulo di concimi organici; dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade; aree cimiteriali; spandimenti di pesticidi e fertilizzanti; apertura di cave e pozzi; discariche di qualsiasi tipo, anche se controllate; stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive; centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; impianti di trattamento reflui; pascolo e stazzo di bestiame; l’insediamento di fognature e pozzi perdenti (per quelli esistenti si adottano, ove possibile, le misure per il loro allontanamento).

22 TABELLA CLASSI DI FATTIBILITA’ ALL. 3

CLASSE 1: Fattibilità senza particolari limitazioni Equivale a livelli di rischio irrilevante raggiungibili in caso di costruzioni di modesto rilievo in rapporto alla stabilità globale dell’insieme opera terreno che ricadono in aree stabili note (classe 1 di pericolosità geomorfologica, classe I di pericolosità idraulica) e/o di interventi a carattere conservativo e/o di ripristino anche in aree ad elevata pericolosità. La caratterizzazione geotecnica può essere ottenuta per mezzo di raccolta di informazioni. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. La validità delle soluzioni progettuali adottate deve essere motivata con una apposita relazione.

CLASSE 2: Fattibilità con normali vincoli da precisare a livello di progetto Equivale a livelli di rischio basso raggiungibili in aree non sufficientemente note anche se ipotizzabili a bassa pericolosità (in genere classe 2, II di pericolosità; classe 3a, IIIa e talora 3b, IIIb per interventi di conservazione/recupero/riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente). Non sono previste indagini di dettaglio a livello di “area complessiva”. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. Il progetto deve basarsi su una indagine geologico-geognostica mirata ad approfondire le problematiche locali evidenziate negli studi condotti a livello di P.R.G.

CLASSE 3: Fattibilità condizionata Equivale ad un livello di rischio medio-alto, come definibile con le conoscenze disponibili sulla pericolosità dell’area (in genere classe 3a, 3b, IIIa di pericolosità; classe IIIb, 4a per interventi di conservazione/recupero/riqualificazione/ ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente). Sono richieste indagini di dettaglio condotte a livello di “area complessiva” sia come supporto alla redazione di strumenti urbanistici attuativi che nel caso sia ipotizzato un “intervento diretto”. Per gli aspetti geomorfologici, sono richiesti studi geologico-geognostici per l’individuazione e la messa a punto di possibili interventi di bonifica, di miglioramento dei terreni e/o tecniche fondazionali particolari. Relativamente al rischio idraulico sono necessari studi finalizzati alla messa in sicurezza delle aree, in genere ottenibile con opere atte a garantire il corretto drenaggio superficiale e/o con interventi di rimodellamento morfologico attraverso modesti rialzamenti, comunque con il mantenimento e possibilmente con il miglioramento dell’assetto idraulico. Gli interventi di messa in sicurezza, sia per le problematiche geomorfologiche che idrauliche, non dovranno comportare un aumento del rischio nel territorio adiacente. Quanto previsto dai risultati di tali indagini costituisce un vincolo specifico per il rilascio della concessione edilizia. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili alle condizioni sopra descritte.

CLASSE 4: Fattibilità limitata Equivale a livelli di rischio elevato ottenibili ipotizzando qualsiasi tipo di utilizzazione che non sia puramente conservativa o di ripristino in aree a pericolosità elevata (classe IIIb, 4a). Per le aree a pericolosità geomorfologica sono da prevedersi specifiche indagini geologico-geognostiche e quanto altro necessario per precisare i termini del problema; in base ai risultati di tali studi dovrà essere predisposto un progetto degli interventi di consolidamento e bonifica, miglioramento dei terreni e tecniche fondazionali particolari ed un programma di controlli necessari a valutare l’esito di tali interventi. Per quanto riguarda gli aspetti idraulici, per le aree sulle quali già a livello di strumento urbanistico generale sono stati svolti specifici studi idrologici-idraulici per la definizione del grado di rischio, dovranno essere predisposti dei progetti che attestino la avvenuta attuazione degli interventi di messa in sicurezza. Per le aree dove tali studi non sono disponibili, la messa in sicurezza dovrà essere dimostrata dalla avvenuta esecuzione di interventi basati su specifici studi idrologici-idraulici atti a definire il rischio idraulico per portate di piena duecentennali. Gli interventi di messa in sicurezza, sia per le problematiche geomorfologiche che idrauliche, non dovranno comportare un aumento del rischio nel territorio adiacente. Gli interventi previsti dallo Strumento Urbanistico sono attuabili alle condizioni e secondo le limitazioni derivanti da quanto sopra precisato.