Sergio Cosmai

Sergio Cosmai nacque a (--) il 10 gennaio 1949. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di , divenne Vice Direttore della Casa Circondariale di Trani. La sua attività professionale lo portò in diversi ambienti carcerari come quello di e Palermo per poi arrivare in Calabria nelle vesti di Direttore dei penitenziari di Locri, Crotone e Cosenza. A Cosenza, dal settembre del 1982, il Dott.Cosmai si impegnò nella riorganizzazione del carcere, favorendo un clima di maggior rispetto e legalità tra i detenuti, mettendo fine a tutti quei piccoli e grandi privilegi concessi agli esponenti di spicco della criminalità locale in carcere e promuovendo una capillare sorveglianza per bloccare le loro attività illecite, tra cui il traffico di droga ed il possesso di armi all’interno della struttura carceraria. Fece trasferire alcuni detenuti per indebolirne il potere esercitato sul territorio di appartenenza, ostacolò molte concessioni dì semilibertà. Fra l'altro scoprì che la moglie di un detenuto aveva ottenuto l'esclusiva della fornitura di generi alimentari proprio al carcere. L’appalto venne revocato, il marito della donna, naturalmente, fu trasferito. In particolare, tra gli interventi messi in atto per ristabilire l’ordine nella struttura di via Popilia a Cosenza ci fu quello della mancata concessione dell'ora d'aria supplementare chiesta dai detenuti calabresi. A questa decisione, il 21 giugno 1984, seguì una violenta protesta dei detenuti, subito sedata, a cui fece seguito la proposta del Dott. Cosmai di incontrare una loro rappresentanza. Fu in quel momento che l'allora capo indiscusso della criminalità locale, Franco Perna, capo dell'omonima 'ndrina e che pare continuasse a esercitare il suo potere pur stando in cella, rifiutò l'offerta e contro-rilanciò chiedendo che fosse il direttore ad andare da lui. Il Dott. Cosmai rifiutò l’invito di Perna e fu proprio a seguito di quel rifiuto che venne decisa la condanna a morte del Direttore. L'ordine uscì dal carcere mediante la compagna del boss. I collaboratori di giustizia raccontarono al processo che il boss attese con pazienza il momento più opportuno all’esecuzione facendolo pedinare e spiare per molto tempo dall’abbaino di una casa nei pressi del carcere. Il 12 marzo 1985 il Dott. Cosmai rientrò alle ore 14.00 da Vibo Valentia, dove si era recato per effettuare un'ispezione nella locale Casa Circondariale di cui era reggente. Con la sua Fiat 500 di colore giallo si diresse verso la scuola materna privata, situata alla periferia della città, frequentata dalla figlia Rossella. Due uomini, a bordo di una Mitsubishi, lo seguirono e affiancarono la sua auto. Uno dei killer sparò con una pistola calibro 38 raggiungendo il funzionario alla testa. Questi perse il controllo dell'auto e andò a sbattere contro un palo dell'illuminazione stradale. Il killer scese dall’auto e sparò altri colpi prima di fuggire insieme al complice. Il Dott. Cosmai morì il giorno seguente durante il disperato ed inutile viaggio verso l'ospedale di Trani, lasciando la moglie Tiziana, la figlia Rossella, di due anni e dieci mesi, e il figlio Sergio che sarebbe nato un mese dopo la sua morte. Per questo omicidio la Corte d'assise di Trani condannò all'ergastolo Nicola e Dario Notargiacomo e Stefano Bartolomeo, arrestati quasi immediatamente dopo l’omicidio dall’allora Capo della Squadra Mobile di Cosenza, Dott. Nicola Calipari. In appello, tuttavia, gli assassini furono assolti per insufficienza di prove. Nel 1991, Stefano e il fratello Giuseppe Bartolomeo furono assassinati dopo aver cercato di mettersi in proprio, rendendosi autonomi dal Perna. I fratelli Notargiacomo, invece, divenuti collaboratori di giustizia, confessarono l'omicidio, facendo luce sulle relative dinamiche. Ciononostante, rimasero impuniti perché già precedentemente assolti per lo stesso reato con sentenza passata in giudicato. A seguito dell’Operazione Missing del 2012, che portò alla riapertura di diversi casi rimasti irrisolti, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro confermò la sentenza di primo grado all'ergastolo per il mandante dell’omicidio, Franco Perna. Ergastolo confermato successivamente in Cassazione. A Sergio Cosmai sono dedicate un'aula della Pretura, due scuole, una via ed un Polivalente sportivo nella Sua città natale. Nella città di Cosenza, la strada dove il Dott. Cosmai fu ferocemente assassinato è stata a Lui intitolata. La stessa Casa Circondariale di Cosenza porta il Suo nome, in memoria del giovane e coraggioso Direttore che aveva restituito dignità all’Istituzione carceraria ed allo Stato che Egli rappresentava. Nel trentennale della sua morte, è stata organizzata una mostra itinerante dal nome “La storia di pochi, la storia di molti”, presso il Liceo “L. Da Vinci” di Bisceglie per ricordare il Suo nome, il Suo coraggio e il Suo valore, da sempre monito per tutti i giovani e non solo. La mostra è stata il risultato di un progetto al quale le singole classi hanno lavorato con dedizione ed enorme partecipazione con la realizzazione di prodotti cartacei o multimediali come cartelloni, power point o video con accompagnamenti musicali. Alcune foto di quasi tutte le vittime delle mafie, incollate su appositi cartelloni, hanno segnato il percorso itinerante della mostra. Il 2 novembre 2017 al Dott. Sergio Cosmai è stata conferita la Medaglia d’oro al Merito Civile alla Memoria con questa motivazione: “pur consapevole del grave rischio personale, attivava una ferma azione di contrasto nei confronti delle feroci cosche ‘ndranghetiste locali, volta al ripristino e al mantenimento della disciplina e della legalità dell’istituto penitenziario. Per tale coraggiosa azione, tesa a recidere posizioni di privilegio tra i reclusi, cadeva vittima di un efferato agguato ad opera della criminalità organizzata, immolando la propria vita ai più nobili ideali di legalità e di giustizia”. Lo Stato ha onorato il sacrificio della Vittima innocente di mafia, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.