PARCHI ED AREE NATURALI PROTETTE

A. ROSSI – A. BONAMICO

- Dipartimento - Università

Riassunto Il è una regione di oltre 17.200 Kmq., con paesaggi che vanno dal mare e dalle isole tirreniche alle vette appenniniche, ricca di ambienti naturali che la rendono una delle regioni con il numero maggiore di biodiversità nell’ambito della penisola (AA. VV. 1995). Le Aree Protette nel Lazio coprono 181.009,00 ha pari al 10,52% della superficie regionale e sono classificate in Parchi Nazionali, Parchi regionali, Riserve Naturali Nazionali, Riserve Naturali Regionali, Monumenti Naturali e Zone Umide. Il documento focalizza le aree protette comprese nel territorio del di Roma, descrivendone le particolarità in generale e le emergenze geologiche in particolare. Uno degli aspetti più importatnti è l’alto grado di naturalità, che significa nel caso dei geositi, un non comune numero di emergenze geologiche ancora intatte, non disturbate da fenomeni di antropizzazione.Un particolare risalto è dato al Parco regionale dell’Appia Antica, area nella quale è possibile osservare la fusione tra paesaggio naturale ed archeologico.

Abstract The Latium region, within a surface area of 17.200 Sqkms, displays such a variety of landscape, from the seashore to the Appennine range, that render it as one of the most representative regions in as for the biodiversity. Latium Protected Areas account for 1.810 Sqkm (10,52% of regional territory), including into this definition Parks (National and Regional), Natural Reserves (National and Regional), Natural Monuments and Wetlands. The paper focuses on the Protected Areas encompassed on the territory of the Municipality of , describing their general features, in general, and their geological spots, in particular. One of the important facts of the Roman territory is its high degree of naturality, that means, in the case of “geosites”, a not common number of geological emergences still intact, without the disturbance of construc- tions. A particular remark is committed to the Appia Antica Regional Park because of its special and comprehensive representation of the Roman land, featuring the interesting relationship between archaeology and geology.

INTRODUZIONE rendono Roma un eccezionale modello di sviluppo a livello europeo e mondiale. Tra i valori del Comune di Roma spiccano l’esten- Partendo dalla lettura della città come “ecosistema sione e lo stato di conservazione del sistema agro- urbano”, il Comune di Roma ha costruito un vasto ambientale e dei lembi di vegetazione naturale sistema ambientale costituito da circa 82.000 ha di ancora presenti. Il 67% del suo territorio è ad oggi aree libere con differenti gradi di tutela. costituito da aree verdi, comprendenti aree natura- L’approccio alla gestione della città come ecosiste- li protette, ville storiche, parchi pubblici e aree ma si ritrova nelle linee prioritarie per una politica agricole, che permeano anche il centro urbano e di sviluppo urbano sostenibile individuate nella “Carta di Aalborg”, approvata nel 1994 dai respon- L’approccio alla gestione della città come ecosiste- sabili delle politiche urbane delle città europee in ma si ritrova nelle linee prioritarie per una politica attuazione degli impegni assunti nell’ambito di una di sviluppo urbano sostenibile individuate nella politica comune mondiale per l’Ambiente conte- “Carta di Aalborg”, approvata nel 1994 dai respon- nuti nell’ Agenda 21 (Conferenza di Rio de sabili delle politiche urbane delle città europee in Janeiro). La Carta di Aalborg attribuisce, infatti, attuazione degli impegni assunti nell’ambito di una nell’ambito delle strategie generali per la conserva- politica comune mondiale per l’Ambiente conte- zione dell’ambiente, particolare rilevanza alle stra- nuti nell’ Agenda 21 (Conferenza di Rio de tegie per l’ambiente urbano a livello locale. Janeiro). La Carta di Aalborg attribuisce, infatti, In particolare le aree protette si estendono per nell’ambito delle strategie generali per la conserva- 40.000 ha, pari al 30% circa dell’intero territorio zione dell’ambiente, particolare rilevanza alle stra- comunale, i parchi pubblici e le ville storiche per tegie per l’ambiente urbano a livello locale. 5.000 ha e le aree agricole per 52.000 ha, pari al In particolare le aree protette si estendono per 40% circa dell’intero territorio comunale, con il 40.000 ha, pari al 30% circa dell’intero territorio grande numero di aziende produttive a livello comunale, i parchi pubblici e le ville storiche per nazionale. 5.000 ha e le aree agricole per 52.000 ha, pari al I sistemi agricolo e ambientale rappresentano, 40% circa dell’intero territorio comunale, con il insieme al sistema di aree archeologiche, l’elemen- grande numero di aziende produttive a livello to portante della Rete Ecologica. I1 recepimento nazionale. della Rete ecologica tra i documenti prescrittivi I sistemi agricolo e ambientale rappresentano, approvati del Nuovo Piano Regolatore Generale insieme al sistema di aree archeologiche, l’elemen- sintetizza l’intenzione dell’amministrazione comu- to portante della Rete Ecologica. I1 recepimento nale di garantire per le aree agricole, naturali e della Rete ecologica tra i documenti prescrittivi seminaturali l’opportuna stabilità di destinazione approvati del Nuovo Piano Regolatore Generale d’uso. sintetizza l’intenzione dell’amministrazione comu- Il Comune di Roma ha adottato il nuovo Piano nale di garantire per le aree agricole, naturali e Regolatore Generale nel 2004. A Febbraio del 2006 seminaturali l’opportuna stabilità di destinazione sono state avviate le controdeduzioni. d’uso. Nel nuovo strumento di pianificazione il sistema Il Comune di Roma ha adottato il nuovo Piano ambientale, definito come rete ecologica, individua tre Regolatore Generale nel 2004. A Febbraio del 2006 categorie di aree; quelle a più forte naturalità, le sono state avviate le controdeduzioni. aree compromesse, le aree che costituiscono le con- Nel nuovo strumento di pianificazione il sistema nessioni tra città e il territorio extra urbano. ambientale, definito come rete ecologica, individua tre categorie di aree; quelle a più forte naturalità, le 1. LA FORMA DI ROMA – SPAZI LIBERI E aree compromesse, le aree che costituiscono le con- SISTEMA INSEDIATIVO nessioni tra città e il territorio extra urbano.

Tra i valori del Comune di Roma spiccano l’esten- 2. IL SISTEMA DELLE AREE NATURALI sione e lo stato di conservazione del sistema agro- PROTETTE: STORIA, EVO-LUZIONE, ambientale e dei lembi di vegetazione naturale FINALITÀ E GESTIONE ancora presenti. Il 67% del suo territorio è ad oggi Dopo un avvio lento e difficoltoso, oggi le aree costituito da aree verdi, comprendenti aree natura- protette costituiscono un punto certo e sicuro delle li protette, ville storiche, parchi pubblici e aree politiche internazionali di tutela ambientale e svi- agricole, che permeano anche il centro urbano e luppo sostenibile, per la tutela della biodiversità rendono Roma un eccezionale modello di sviluppo ma anche per la prevenzione dei danni all’ambien- a livello europeo e mondiale. te, per la lotta contro l’inquinamento e contro lo Partendo dalla lettura della città come “ecosistema spreco delle risorse ambientali, per la salvaguardia urbano”, il Comune di Roma ha costruito un vasto dei beni ambientali e culturali, per la promozione sistema ambientale costituito da circa 82.000 ha di di una educazione ambientale che assicuri un muta- aree libere con differenti gradi di tutela. mento nello stile di vita e di consumo. In questa ottica le aree naturali urbane, costituiscono un Comune di Roma, è stato previsto l’ampliamento immenso patrimonio a disposizione della città, del Parco Regionale dell’Appia Antica, istituto il nuovi modelli gestionali non solo per la conserva- Parco Naturale di Veio e completato il quadro zione ma soprattutto per la valorizzazione del regionale del Sistema delle Aree naturali del Lazio patrimonio naturale, la promozione di attività ricreative ed economiche ecocompatibili. 2.2 IL SISTEMA DI CINTURA ME-TROPOLI- TANA.: ROMANATURA - APPIA ANTICA - 2.1 IL SISTEMA DELLE AREE PRO-TETTE VEIO - BRACCIANO MARTIGNANO – DEL LAZIO LITORALE ROMANO Il Lazio è una regione di oltre 17.200 Kmq., con paesaggi che vanno dal mare e dalle isole tirreniche Ad oggi nel Comune di Roma esistono diciotto alle vette appenniniche, ricca di ambienti naturali aree protette, aventi strutture e responsabili distin- che la rendono una delle regioni con il numero ti: maggiore di biodiversità nell’ambito della penisola - la Riserva Statale del Litorale romano con la (AA. VV. 1995). Una varietà di ambienti che è ben Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, gestita dal rappresentata nel Sistema Regionale delle Aree Corpo Forestale dello Stato con la collaborazione Naturali Protette del Lazio, dove, accanto a vasti delle Amministrazioni Comunali di Roma e parchi naturali, troviamo ambienti naturali ancora ; intatti racchiusi tra gli stessi centri urbani abbinati - i Parchi Regionali dell’Appia Antica, di a comprensori archeologici di inestimabile valore Bracciano-Martignano e di Veio, dotati di gestione storico—culturale. autonoma perché estesi anche al di fuori del terri- Le Aree Protette nel Lazio coprono 181.009,00 ha torio comunale; pari al 10,52% della superficie regionale e sono clas- - le quattordici Aree Naturali, pari a circa quattor- sificate in Parchi Nazionali, Parchi regionali, dicimila ettari, tutte interne al Comune di Roma e Riserve Naturali Nazionali, Riserve Naturali gestite da RomaNatura (Aguzzano, Decima- Regionali, Monumenti Naturali e Zone Umide. Malafede, Galeria Antica, Insugherata, Laurentino- Il principale strumento di tutela è rappresentato Acqua Acetosa, Marcigliana, Monte Mario, Pineto, dalla Legge Regionale 6 ottobre 1997, n.29 “Norme Tenuta dei Massimi, Tenuta dell’Acquafredda, in materia di Aree Naturali Protette”, attraverso la Valle dei Casali, Valle dell’Aniene, Mazzalupetto- quale sono state istituite le Riserve Naturali nel Quarto degli Ebrei e Secche di Tor Paterno). Sebbene ogni Area Naturale Protetta presente nel territorio del Comune di Roma presenti peculiari- tà specifiche, tuttavia si può dire che gli elementi naturalistici e paesaggistici più ricorrenti che le caratterizzano siano essenzialmente due. In primo luogo, la forte connotazione agricola di alcuni tratti di Campagna Romana sopravvissuti all’urbanizzazione e tuttora tutelati. In altri casi è più evidente la connotazione archeo- logica: in tal senso basti pensare al Parco Regionale dell’Appia Antica, ove troviamo testimonianze di alto valore storico e culturale, quali gli antichi acquedotti romani, le catacombe di S. Callisto e il sepolcro di Cecilia Metella. Il nome di questo Parco è legato alla figura di Antonio Cederna, gior- nalista e scrittore che lottò a lungo per l’istituzio- ne,di questa Area Protetta. Gli obiettivi che stanno alla base del lavoro degli Enti parco sono, da una parte, la tutela del patri- Tav. 1 – Le aree protette del Comune di Roma monio naturalistico e paesaggistico, che presenta una notevole ricchezza di fauna e flora e scenari di vazione; ma anche un’area o una località che rap- bellezza non indifferente, dall’altra, lo sviluppo di presenta in modo esemplare la storia e lo sviluppo tutte quelle strutture ed attività compatibili che di eventi geologici e geomorfologici, rivestendo la possano rendere i parchi naturali ancora più “vivi” funzione di modello per un’ampia fascia di territo- e frequentati dai cittadini (centri visita e sentieri rio o a livello globale; oppure una porzione di geo- natura, punti di ristoro, agriturismo e sport, agri- sfera riconoscibile e accessibile sulla superficie ter- coltura biologica e vendita di prodotti di qualità, restre, spazialmente limitata e chiaramente distin- eccetera). guibile dalle zone circostanti in relazione a caratte- Gli obiettivi generali sono: ri e processi geologici definiti. - la tutela, il recupero e la difesa degli habitat e degli Nel comune di Roma sono stati identificati e cen- equilibri naturali; siti 279 geositi, di cui 123 ricadono all’interno di - la valorizzazione dei beni e delle aree archeologi- aree protette; 75 in parchi e riserve, 25 in siti di che; importanza comunitaria (SIC) e 23 in zone a prote- - l’integrazione tra l’uomo e l’ambiente, mediante zione speciale (ZPS). la salvaguardia dei valori antropologici, storico- L’identificazione di tali geositi è stata condotta archeologici e delle attività silvopastorali; soprattutto in bibliografia, mentre purtroppo - l’educazione, la formazione e la ricerca scientifica; l’evoluzione del territorio ha portato spesso alla - la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso lo scomparsa di affioramenti ed emergenze a causa di sviluppo dell’agriturismo, dell’agricoltura biologi- scavi, movimenti terra e sistemazioni urbanisti- ca, dei servizi e delle attività ricreative; che. A causa di ciò molti geositi non sono più visi- - il coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni bili e spesso non è neanche più possibile ritrovare ambientaliste e di volontariato. il luogo segnalato in precedenza. In questo quadro si rende evidente la funzione geo- 2.3 I PARCHI ROMANI – I LUOGHI DOVE conservativa delle aree protette del comune di LEGGERE LA STORIA GEO-LOGICA DI Roma, dove i vincoli ambientali e paesaggistici ROMA hanno permesso di mantenere spesso intatti i geo- siti presenti nel proprio territorio rendendo di Uno degli aspetti più importanti delle aree protet- fatto tali aree gli ultimi luoghi dove poter leggere la te del comune di Roma è lo sforzo di conservazio- storia geologica di questa regione. ne della geodiversità intesa come valore connesso alla variabilità delle emergenze geologiche e dei 2.3.1 ROMANATURA processi abiotici presenti in un dato territorio. Una buona definizione del termine “geodiversità” è la • Gestore: Ente Regionale per la Gestione del seguente: “L’insieme naturale (o diversità) degli • Sistema delle Aree Naturali Protette nel aspetti, associazioni, sistemi e processi geologici, • Comune di Roma geomorfologici ed edafici. La geodiversità include • Sede: Villa Mazzanti – • Via Gomenizza, 81 - 00195 Roma testimonianze della storia della terra (testimonian- • Tel. 06/35405310 ze della vita passata, degli ecosistemi e degli • Fax: 06/35491519 ambienti) ed un insieme dei processi (biologici, • E-mail: [email protected] idrologici ed atmosferici) usualmente agenti sulle • Provincia: Roma rocce, sulla geomorfologia e sul suolo” (EBER- HARD, 1997). Istituzione: 1998 Per geoconservazione si intendono quindi quelle azioni di tutela che tendono a mantenere inalterati Il sistema di Roma natura com-prende: e fruibili i luoghi dove è possibile vedere e toccare 9 Riserve Naturali “costituite da aree terrestri, i beni geologici esistenti in una data area, e che ora- fluviali,lacuali che contengono una o più specie naturalisticamen- te rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più mai vengono identificati con il nome di geositi . ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conser- Un geosito può quindi essere definito come locali- tà, area o territorio in cui è possibile individuare un vazione delle risorse genetiche” (articolo 5 L.R. n. 29/97) interesse geologico o geomorfologico per la conser- istituite con L.R. n. 29/97 - Riserva Naturale della Marcigliana (ettari 4696) se naturalistico e/o scientifico.” (articolo 6 legge regiona- - Riserva Naturale della Valle dell’Aniene (ettari le n. 29 del 97) 620) - Monumento naturale di Mazzalupetto - Quarto - Riserva Naturale di Decima-Malafede (ettari degli Ebrei (ettari 180) 6145) - Monumento Naturale di Galeria Antica (ettari - Riserva Naturale del Laurentino (ettari 152)) 40) - Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi (ettari 1 Area Marina Protetta istituita con Decreto del 774) Ministero dell’Ambiente del 29 novembre 2000 - Riserva Naturale della Valle dei Casali (ettari 469) - Area Marina protetta delle Secche di Tor Paterno - Riserva Naturale dell’Acquafredda (ettari 249) (ettari 1200) - Riserva Naturale di Monte Mario (ettari 204) Da un punto di vista operativo, le maggiori risorse - Riserva Naturale dell’Insugherata (ettari 697) di RomaNatura dal 1997 ad oggi sono state spese 2 Parchi Regionali precedenti all’istituzione di nel tentativo di trasformare in aree verdi a disposi- RomaNatura zione della città territori segnati in molte parti dal- - Parco Regionale Urbano di Aguzzano (istituito l’incuria e dall’abbandono e destinati, prima che nel 1989 - ettari 60) diventassero parchi, ad accogliere l’espansione di - Parco Regionale Urbano del Pineto (istituito nel tessuti insediativi che presto avrebbero sostituito 1987 - ettari 243) con cemento e asfalto i boschi e i prati ancora esi- 2 Monumenti Naturali “habitat o ambienti di limitata stenti nell’area urbana. estensione, esemplari vetusti di piante, formazioni geologiche o Le preesistenze archeologiche, i monumenti, le paleontologiche che presentano caratteristiche di rilevante interes- ville e i casali rappresentano, in realtà, solo una parte, seppur importante, della ricchezza della dotazione delle aree protette gestite da RomaNatura. Il vero e proprio tesoro di queste riserve è rappresentato soprattutto dalle numerose ed importanti nicchie ecologiche presenti, caratte- rizzate da oltre mille specie vegetali, cinquemila specie di insetti e altre centocinquanta specie fra mammiferi, uccelli, anfibi e rettili. Monumento Naturale di Galeria Antica L’area protetta è costituita dalle rovine di un borgo medievale, arroccato su un alto sperone di tufo lambito dal fiume Arrone nei pressi della via Braccianense nella zona ovest di Roma, le cui ori- gini risalgono probabilmente al tempo degli etru- schi. La valle dell’Arrone ha rappresentato per migliaia di anni un elemento catalizzatore della frequenta- zione e dell’insediamento stanziale dell’uomo sin dall’epoca preistorica, come testimoniato dai ritro- vamenti di manufatti in selce e dei resti di fauna del Paleolitico nell’era iniziale dell’emissario e nel basso corso dell’Arrone e dalle indagini archeologi- che dell’insediamento neolitico della “Marmotta” presso Anguillara Sabazia. Il borgo, ormai abbandonato da oltre due secoli e le cui origini sono confuse e contraddittorie, fu probabilmente abitato già da epoche remotissime vista la sua posizione strategica estremamente favo- Fig.1 - Villa Mazzanti sede di Roma Natura (Google 2007) revole, e rappresenta forse la più affascinante tra le Fig. 12 – Monumento Naturale di Mazzalupetto (F. Foschi)

Mazzalupetto” ed è costituita da centoquaranta ettari di campagna in massima parte coltivata, con spallette boschive lungo i dossi. La seconda, estesa su circa quaranta ettari, denominata “Quarto degli ebrei”, presenta caratteristiche del tutto analoghe alla precedente. Le due zone di cui è composta questa Riserva si tro- vano al di là del Grande Raccordo Anulare, vicino alla “Tomba di Nerone”, ubicate a stretto contatto con la colata di cemento della borgata Ottavia e Fig. 7 – Monumento Naturale di Galeria Antica (Homo delle diverse lottizzazioni presenti nella zona. Ambiens) Tanto la “tenuta di Mazzalupetto”, quanto quella del “Quarto degli ebrei” diventeranno presto zone per la produzione di agricoltura biologica, preve- “città morte” del Lazio; esso è ricoperto da una dendo anche la creazione di un vivaio-laboratorio fitta ed intricata vegetazione che ha fatto sì che vi dedicato alle piante officinali. si venisse a formare un ecosistema di notevole inte- Attualmente l’area protetta mette a disposizione resse. dei quartieri vicini un importante laboratorio agro- L’area protetta ricade interamente all’interno della tipologia di ambientale, per promuovere tra i cittadini, bambi- paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con tavola- ni e adulti, la conoscenza della vita agricola e il con- ti”. L’unico ambito geologico che interessa l’area protetta è il sumo alimentare consapevole. “Complesso vulcanico sabatino”. L’area protetta è completa- L’area protetta ricade interamente all’interno della tipologia di mente inclusa nell’idrostruttura del “Gruppo dei Monti paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con tavola- Vulsini, Cimini e Sabatini” ed al suo interno non sono compre- ti”. Gli ambiti geologici che interessano l’area protetta sono il si geositi di reperimento. “Complesso vulcanico sabatino”e i “depositi marini del Monumento Naturale di Mazzalupetto Pleistocene inferiore”. L’area protetta include in parte l’idro- Quest’area protetta, situata nel quadrante nord- struttura “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed ovest del Comune di Roma tra la ferrovia Roma- al suo interno non sono compresi geositi di reperimento. Viterbo e il Raccordo Anulare, racchiude altopiani Riserva Naturale della Marcigliana e fondivalle caratteristici della campagna a nord di La Riserva si estende a nord-est, per una superficie Roma ed è in realtà formata da due tenute, non di 4.696 ettari, su una serie di alture delimitate dal lontane tra loro, divise dall’urbanizzazione presen- corso del Tevere ad ovest, dal fosso della Bufalotta te nella fascia nord dell’agro romano. a sud e dal Rio del Casale, che segna anche il limi- La più grande delle tenute è detta “di te del Comune di Roma, a nord. Fig. 10 – Riserva Naturale della Marcigliana (M. Scataglini)

Le basse colline arrotondate sulle quali si sviluppa l’area protetta sono ancora coltivate a seminativo estensivo o destinate a pascolo, mentre le valli risultano per lo più ricoperte da una vegetazione a macchia mediterranea: si tratta dei residui di bosco di querce (cerro, farnia, roverella e farnetto) spesso accompagnate da aceri e olmi. La fauna, minaccia- ta dall’urbanizzazione e dalla caccia fino all’istitu- zione della Riserva, è di estremo interesse: rilevan- ti le presenze dei mammiferi (volpe, faina, donno- Fig. 3 – Parco Regionale Urbano di Aguzzano (A. Lo Re) la, ma anche tasso e istrice), tra cui spicca quella della lepre italica. L’area riveste inoltre un grande interesse per il agricola della gens Acutia, oggi territorio dedicato sistema storico-paesistico delle grandi tenute (le più all’agricoltura che, seppur dopo aver subito nume- famose sono quelle della Marcigliana e di Tor S. rosi frazionamenti, è sostanzialmente sopravvissu- Giovanni), che ancor oggi sono caratterizzate dalla to. Un elemento caratteristico del Parco è rappre- presenza dei casali, spesso costruiti sui nuclei delle sentato da un reticolo di filari ad alto fusto, costi- ville romane, e delle torri medievali che creano un tuiti da pini, pioppi e platani. continuum storico pressoché unico. Nel luglio del 2002 è stata aperta la “Casa del L’area protetta ricade interamente all’interno della tipologia di Parco”, a seguito del restauro di un casale rurale dei paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con tavola- primi del Novecento situato all’interno dell’area ti”. L’ambiti geologico che interessa più estesamente l’area pro- protetta. tetta è il “Complesso vulcanico laziale”, con limitati affioramen- L’area protetta ricade interamente all’interno della tipologia di ti di “Depositi marini del Pleistocene inferiore” e di “Coperture paesaggio denominata “Area metropolitana”. Gli ambiti geolo- alluvionali e detritiche recenti”. L’area protetta non è inclusa in gici che la interessano sono le “Coperture alluvionali e detritiche nessuna delle idrostrutture a rilevanza regionale ed al suo inter- recenti” ed il “Complesso vulcanico laziale”. L’area protetta no non sono compresi geositi di reperimento. non è inclusa in nessuna delle idrostrutture a rilevanza regiona- Parco Regionale Urbano di Aguzzano le ed al suo interno non sono compresi geositi di reperimento. Il Parco, ampio circa sessanta ettari, istituito nel Riserva Naturale dell’Insugherata 1989, si trova nella zona est della città ed è compre- La Riserva, posta nella zona nord dell’area romana so tra la via Nomentana, la via Tiburtina e il ed ampia più di seicento ettari, è compresa nell’area Grande Raccordo Anulare. Esso rappresenta un del bacino idrografico del fosso dell’Acqua vero e proprio polmone verde in mezzo ai quartie- Traversa ed è delimitata dalle vie Trionfale e ri densamente edificati, costituendo un punto di Cassia, lungo le quali sono numerosi e visibili i svago e di incontro per i cittadini. resti archeologici di ville e sepolcri romani. Qui esisteva il “fondo Auzano”, un’enorme tenuta L’ area rappresenta un rilevante corridoio naturali- Fig. 14 – Parco Regionale Urbano del Pineto (F. Foschi)

tavolati” e, secondariamente, nella “Area metropolitana”. Gli Fig. 8 – Riserva Naturale dell’Insugherata (F.Garcia) ambiti geologici che interessano l’area protetta sono il “Complesso vulcanico sabatino” ed i “Depositi marini del stico tra i confini urbanizzati a nord della città ed Pleistocene inferiore”. L’area protetta include in parte l’idro- il grande sistema Veio - Cesano. struttura “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed Il paesaggio vegetale è assai articolato. Nei versanti al suo interno non sono compresi geositi di reperimento. più caldi troviamo la sughera insieme alla roverel- Parco Regionale Urbano del Pineto la, oppure il leccio sugli affioramenti rocciosi, Il Parco, grande duecentoquarantatre ettari, è costi- mentre in quelli più freschi si ha una vegetazione tuito da una vallata denominata la “Valle completamente diversa con boschi misti di notevo- dell’Inferno”, situata a nord-ovest della città che un le rilevanza costituiti da carpino, orniello, farnia e tempo era estesa fino alle Mura della Città del acero. Nelle parti più basse dei versanti è inoltre Vaticano ed era caratterizzata da fornaci per il cal- presente il castagno e il nocciolo. care destinato alla Fabbrica di San Pietro e dalla Lungo i corsi d’acqua sono presenti il salice e il presenza di casali e vigne. Nei particolari ed unici pioppo e notevole è la presenza di felci. paesaggi del Parco si possono, infatti, ritrovare le Ricca è la fauna della zona: tra i mammiferi il ric- tracce di circa due milioni di anni di avvenimenti cio, la talpa, l’istrice, il moscardino; tra gli uccelli geologici, dal mare tropicale profondo alle eruzio- nidificanti il gheppio, il fagiano, la tortora e il ni del vulcano Sabatino, attraverso le sabbie e le cuculo. Tra i rettili l’orbettino, la biscia dal collare ghiaie. e tra gli anfibi è da segnalare la presenza della sala- Alla fine del XVI secolo fu edificata da Pietro da mandrina dagli occhiali, specie esclusiva della peni- Cortona per la famiglia Sacchetti una grande villa, sola italiana. oggi andata completamente distrutta. L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia La vegetazione presente è quasi esclusivamente for- di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con mata da macchia mediterranea con uno strato arboreo dominato dalla sughera; nel sottobosco (moscardino, topolino delle case, topo selvatico) e sono presenti essenze quali erica arborea, cisto, len- uccelli (pettirosso, merlo, codibugnolo, verdone, tisco, mirto e corbezzolo con splendide fioriture cardellino, taccola e storno). primaverili. Ricca anche la fauna con il moscardi- L’area costituisce per la città un bene di inestimabi- no, il topo selvatico e la biscia dal collare. le valore culturale ed ambientale, del quale fanno L’area protetta ricade all’interno della tipologia di paesaggio parte ville storiche tra cui Villa Mazzanti, sede di denominata “Area metropolitana”. Gli ambiti geologici che RomaNatura, e la Villa Mellini, sede del celebre interessano l’area protetta sono il “Complesso vulcanico sabati- Osservatorio Astronomico. no”, i “Depositi dunari del Pleistocene” e i “depositi marini del L’area protetta ricade all’interno della tipologia di paesaggio Pleistocene inferiore”. L’area protetta include in parte l’idro- denominata “Area metropolitana”. Gli ambiti geologici che struttura “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed interessano l’area protetta sono i “Depositi marini del al suo interno non sono compresi geositi di reperimento. Nelle Pleistocene inferiore” e i “Depositi dunari del Pleistocene”. immediate vicinanze è presente il geosito di reperimento 675 - L’area protetta non è inclusa in nessuna delle idrostrutture a “Trasgressione medio-pleistocenica a Monte rilevanza regionale ed al suo interno è compreso il geosito di Ciocci“. reperimento 138 - ”Sedimenti plio-pleistocenici a Riserva Naturale di Monte Mario Monte Mario”. Monte Mario, con i suoi centotrentanove metri di Riserva Naturale della Valle dell’Aniene altezza, è il rilievo più imponente del sistema dei Le numerose anse del fiume Aniene, a nord della colli denominati “Monti della Farnesina”, situati città, caratterizzano - all’interno del Grande nella zona nord della città, e rappresenta per le sue Raccordo Anulare - il tratto urbano dell’area; nel caratteristiche ambientali un vero e proprio mosai- tratto extraurbano invece, oggi non ancora inseri- co di diversità biologica, quale ormai raramente è to nel perimetro della Riserva, predomina la mor- possibile rintracciare a Roma. fologia tipica della Campagna Romana. Il territo- L’area, grande circa duecento ettari, presenta nelle rio è pressoché pianeggiante, tanto da favorire l’in- zone più basse una vegetazione mediterranea (lec- staurarsi di numerosi querceti che si vanno ad cio, sughera e cisto), che si contrappone a quella affiancare alla tipica vegetazione ripariale. tipica di condizioni submontane nelle aree più alte Da un punto di vista faunistico è importante ricor- (carpino, tiglio, acero, orniello, nocciolo, ligustro e dare la presenza del gambero e del granchio di corniolo). La composizione del terreno è caratte- fiume che, abitatori di acque pulite, costituiscono rizzata da sabbie e ghiaie di antica origine, dalle due indicatori ecologici molto validi, nonché di quali si ricostruisce facilmente la storia geologica alcune colonie di pipistrelli. All’interno della dell’area in cui è sorta la città. L’antropizzazione Riserva si segnalano per la particolare rilevanza dell’area ha fortemente disturbato la presenza di naturalistica il Pratone delle Valli e il comprenso- una fauna originaria: presenti oggi sono roditori rio della Cervelletta. Monumento rilevante è il

Fig. 13 – Riserva Naturale di Monte Mario (A. Lo Re) Fig. 4 – Riserva Naturale della Valle dell’Aniene (A. Lo Re) Ponte Nomentano, che risalirebbe all’epoca di di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con Menenio Agrippa e che, con le sue sovrastrutture tavolati” e, secondariamente, nella “Area metropolitana”. Gli di epoca medievale e rinascimentale, è stato mille ambiti geologici che interessano l’area protetta sono il volte ritratto da pittori di tutte le epoche. “Complesso vulcanico laziale” e le “Coperture alluvionali e L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia detritiche recenti”. L’area protetta ricade interamente nell’idro- di paesaggio denominata “Area metropolitana” e, secondaria- struttura “Sistema dei Colli Albani” ed al suo interno non mente, nel “Paesaggio collinare vulcanico con tavolati”. L’unico sono compresi geositi di reperimento. ambito geologico che interessa l’area protetta sono le “Coperture Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda alluvionali e detritiche recenti”. L’area protetta include in parte La Riserva, un antico possedimento di circa due- l’idrostruttura “Sistema dei Colli Albani” ed al suo interno centocinquanta ettari dei monaci di S.Pancrazio, sono compresi i seguenti geositi di reperimento. Nelle immediate prende il nome dalle freschezza delle acque del vicinanze sono localizzati i geositi di reperimento 139 - fosso della Maglianella e fa parte, dal punto di vista “Depositi fluviali fossiliferi a Rebibbia/Casal dei ambientale, del più ampio ecosistema Ponte Pazzi“, 260 - “Valle del Paleotevere dai giardini di Galeria - Arrone nel settore nord-ovest della città. Via Mascagni“ e 261 - “Tufo granulare a Villa L’ampia valle dell’Acquafredda è fiancheggiata da Chigi”. numerose piccole valli aperte su sedimenti di sab- Riserva Naturale del Laurentino - Acqua Acetosa bia e argilla o di tufo, lungo le quali è presente una L’area è delimitata a nord dal sistema insediativo di folta e rilevante vegetazione ripariale. Il suolo è tipo intensivo del Piano di Edilizia Economica e particolarmente fertile: infatti è presente un’ampia Popolare “Laurentino 38”, e si estende nella zona a varietà naturale rappresentata da sughere, olmi, sud di Roma, tra la via Pontina ed il comprensorio equiseti, rosa canina, ginestra, cardi e orchidee. dell’Acqua Acetosa. Gran parte delle specie vegetali permane solo in La morfologia della zona risulta caratterizzata dalla prossimità del reticolo idrografico. L’ambiente presenza della valle entro la quale scorre il fosso ripariale, distribuito lungo il fosso, svolge un dell’Acqua Acetosa, ove si trova la sorgente dell’ac- importante ruolo ecologico: nelle formazioni a qua minerale. Qui, in anni recenti, è venuta alla salici e canneti si possono trovare uccelli tipici luce una vasta necropoli di età preromana, testimo- degli ambienti umidi, come la folaga, la gallinella nianza di un’antica città conquistata dai Romani. d’acqua, l’usignolo di fiume e il pendolino. La vegetazione esistente, ormai fortemente ridotta L’area comprende inoltre pregevoli tenute agricole e modificata da un intenso sfruttamento agricolo e, ed una torre medievale ancora oggi in un buono soprattutto, dall’urbanizzazione, è presente solo stato di conservazione. nelle zone più umide e lungo i pendii particolar- L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia mente accidentati che fanno da cornice all’intera valle. L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia

Fig. 2 – Riserva Naturale della Tenuta dell’Acqua Fredda (M. Fig. 9 – Riserva Naturale del Laurentino (M. Scataglini) Scataglini) di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con è mantenuta una condizione seminaturale caratte- tavolati” e, secondariamente, nella “Area metropolitana”. Gli rizzata dalla presenza, tra le altre specie, di querce, ambiti geologici che interessano l’area protetta sono il aceri, ginestre e alaterno. Tra gli animali più signi- “Complesso vulcanico sabatino”, i “depositi marini del ficativi, il cervone, il barbagianni, il riccio e la don- Pleistocene inferiore” e le “Coperture alluvionali e detritiche nola. recenti”. L’area protetta non è inclusa in nessuna delle idro- Da un punto di vista storico l’interesse maggiore strutture a rilevanza regionale ed al suo interno non sono com- della zona risiede nella conservazione dell’articola- presi geositi di reperimento. to sistema di ville e casali di cui l’area era ricca nel Riserva Naturale della Valle dei Casali passato. Nell’area protetta l’interesse maggiore è, La Riserva, estesa per oltre quattrocento ettari infatti, rappresentato dalla settecentesca “Villa nella zona a sud-ovest della città, è caratterizzata da York” e da alcune aree rurali caratterizzate dalla un altopiano che raggiunge gli ottanta metri e presenza di casali e strutture agricole . degrada poi fino al livello del mare, con un caratte- L’area protetta ricade all’interno della tipologia di paesaggio ristico andamento movimentato da piccole colline. denominata “Area metropolitana”. Gli ambiti geologici che La vegetazione presente rispecchia un uso del suolo interessano l’area protetta sono i “Depositi marini del prevalentemente agricolo e dipende in larga misura Pleistocene inferiore” e di “Coperture alluvionali e detritiche dalla presenza di una fitta rete di fossi, del fiume recenti”. L’area protetta include in parte l’idrostruttura Tevere e dalla vicinanza con le aree urbanizzate “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed al suo della città. La valle si insinua infatti da sud-ovest interno non sono compresi geositi di reperimento. nel tessuto urbano, rappresentando un cuneo di Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi verde che collega le ampie pianure alluvionali È un’area di elevato valore naturalistico estesa per costiere con il centro della città, attraverso un con- settecentosettanta ettari, comprendente alcune tinuum con la Villa Pamphili ed il Gianicolo. alture che sono l’immediata propaggine dell’alto- Nelle zone sfuggite allo sfruttamento insediativo si piano della Valle dei Casali. In diretta continuità con quest’ultima, essa fa parte del corridoio natura- listico posto a sud-ovest della città, tra la piana allu- vionale del fiume Tevere, le vaste aree costiere ad ovest del Grande Raccordo Anulare e le aree urba- ne. Il paesaggio dell’area protetta è scandito da dolci rilievi incisi dal reticolo idrografico del Fosso della Magliana. E’ l’aspetto tipico della campagna roma- na, in cui vaste aree pianeggianti, occupate preva- lentemente da coltivi e prati-pascoli, si alternano a colline e piccole valli laterali ricoperte, sui versanti

Fig. 11 – Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi (Homo Fig. 5 – Riserva Naturale della Valle dei Casali (A. Lo Re) Anbiens) più ripidi, da formazioni boschive. Il fondovalle ne del Comune di Pomezia. del Fosso della Magliana, nella parte tra la via della Le maggiori aree boschive dell’Agro Romano sono Pisana e la foce, è insolitamente ampio rispetto alle comprese in questa zona e costituiscono una delle altre valli dell’Agro. maggiori foreste planiziali del bacino del Nei secoli passati questo territorio offriva allo Mediterraneo . Quest’area è, dunque, caratteristica sguardo del visitatore boschi, pantani, fiumicelli, per la presenza di una della maggiori zone boscate monumenti, casali, fontanili, torri d’avvistamento. ancora presenti nell’agro romano e vanta insedia- Su questi terreni da sempre l’uomo ha praticato menti umani che risalgono addirittura all’epoca l’agricoltura e l’allevamento: nel Rinascimento il preistorica. fiorire di ville urbane favorì l’insediamento delle La zona potrebbe essere presa come modello del- “vigne”, gli orti romani dove si coltivavano frutta, l’evoluzione complessiva della campagna romana: verdure in quantità, cereali. Solo nei secoli succes- in epoca imperiale, infatti, fu costellata di ville che sivi la malaria ha provocato lo spopolamento di successivamente, in periodo altomedievale, sono parte della campagna, ma sulle zone più alte hanno state trasformate in grandi casali ed edifici fortifica- continuano ad essere costruite ville suburbane ti e torri, dedicate ad assicurare il controllo del ter- quali luoghi di villeggiatura. ritorio. La struttura del latifondo è rimasta inalterata fino Il primo vincolo paesistico risale al 1985, ma è sol- ai nostri giorni. La Riserva presenta, infatti, alcune tanto nel 1996 che si arriva alla perimetrazione del- piccole zone boscate, ma è in gran parte adibita a l’area e alla successiva istituzione (1997) della riser- coltivi, tanto che ai suoi margini è in attività l’uni- va naturale. ca azienda agrituristica presente oggi nel territorio L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia comunale. di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia tavolati” e, secondariamente, la “Pianura costiera”. Gli ambiti di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con geologici che interessano l’area protetta sono il “Complesso vul- tavolati” e, secondariamente, nella “Pianura di fondovalle”. Gli canico laziale”, i “Depositi dunari del Pleistocene” e le ambiti geologici che interessano l’area protetta sono i “Depositi “Coperture alluvionali e detritiche recenti”. L’area protetta marini del Pleistocene inferiore” e le “Coperture alluvionali e include in parte l’idrostruttura “Sistema dei Colli Albani” ed detritiche recenti”. L’area protetta non è inclusa in nessuna delle al suo interno sono compresi i seguenti geositi di reperimento: 34 idrostrutture a rilevanza regionale ed al suo interno non sono - “Cava di zolfo della Zolforata“, 150 - compresi geositi di reperimento. “Successione quaternaria del Quartaccio“. Riserva Naturale di Decima – Malafede Secche di Tor Paterno L’area, istituita nel 1997 ed estesa per 6.145 ettari, La zona delle secche di Tor Paterno è stata dichia- è ubicata nella zona sud del territorio comunale, rata dal Ministero dell’Ambiente “area marina pro- tra il Grande Raccordo Anulare, la via Pontina, la tetta” nel 2000. Questa è l’unica Area Marina via Laurentina ed è situata a contatto con il confi-

Fig. 15 – Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno Fig. 6 – Riserva Naturale di Decima – Malafede (M. Frassineti) (Macchioni) Protetta in Italia ad essere completamente sommer- dali e insediamenti agricoli, per i quali fu realizza- sa e a non includere alcun tratto di costa. to un regime di sfruttamento e smaltimento delle Le Secche di Tor Paterno sono costituite da una acque sorgive e meteoriche, e si costruì un sistema formazione rocciosa, coperta da organismi animali di cunicoli di drenaggio e captazione, via via sem- e vegetali che, scavando o costruendo i loro rifugi pre più complesso. Il sistema degli insediamenti nel corso dei secoli, ne hanno modificato la forma. sopravvisse senza evidenti cesure alla conquista Si presentano come una vera e propria isola sul romana ed alla conseguente totale distruzione della fondo del mare, in un ampio deserto di sabbia e città di Veio ad opera di Furio Camillo nel 396 a.C. fango. Numerose anche le tombe riferibili ad età arcaica, La profondità massima è di circa sessanta metri, anche se per la quasi totalità scavate da clandestini mentre la sommità della montagna giunge a diciot- e quindi prive della conferma cronologica del cor- to metri sotto il livello del mare. Nulla emerge dal- redo. Peraltro la città è stata sottoposta, almeno l’acqua, né è normalmente visibile dalla superficie. negli ultimi due secoli, a scavi di spoglio (basti Le condizioni di torbidità, assai variabili, sono ricordare le colonne del portico di palazzo legate agli improvvisi mutamenti del regime delle Wedekind a Roma, provenienti appunto dagli correnti, causati dalla vicinanza con il delta del scavi del 1812 della città di Veio). La suggestione Tevere. della leggenda e la semplificazione dei sussidiari Proprio il fiume offre un importante contributo scolastici non ci deve far dimenticare che, come per lo sviluppo della vegetazione marina, essendo spesso accade nella storia, il passaggio dalla civiltà responsabile dell’alta “produttività ecologica” della etrusca a quella romana fu in realtà un processo di zona. lenta osmosi ed assimilazione. Veio anche dopo la La sommità del banco roccioso è popolata dalla distruzione rimase un centro importante. Oltre a posidonia oceanica, che qui vive fino a circa venti- quanto ancora visibile nella zona del tempio (dove cinque metri di profondità. Più in profondità si fu rinvenuta la statua dell’Apollo di Veio), sotto trovano interessanti colonie di celenterati, (gorgo- una sottile coltre di terreno vegetale, in campi nor- nia rossa e alcionari) che sono solitamente rarissi- malmente coltivati rimangono i resti, per centinaia me. Sono inoltre numerose le specie di pesci, sia di di ettari, della città vera e propria. Resti scavati fondale (la murena, il gronco e la rana pescatrice) solo per alcune parti, i cui saggi di scavo sono stati che di acque libere (la spigola, il cefalo, l’occhiata, ricoperti, soprattutto per l’impossibilità della il sarago). In superficie, in alcune stagioni, non è gestione di un’area archeologica così vasta. difficile avvistare i delfini. Il parco di Veio è relativamente recente, è stato isti- 2.3.2 VEIO tuito alla fine del 1997 dalla Regione Lazio; si estende per 15.000 ettari e comprende una parte di • Gestore: Ente Regionale Parco di Veio • Sede: Via F. Cavallotti, 18 - 00063 • Campagnano di Roma (RM) • Tel. 06/9042774 • Fax: 06/90154548 • Email: [email protected] • Superficie: 14.984 ettari • Provincia: Roma

Istituzione: L.R. Lazio 29/97

Nel VI secolo a. C. la civiltà etrusca segna l’apice del suo splendore; il nome del parco deriva dalla città di Veio, la più meridionale dell’Etruria. Già dai secoli precedenti il territorio dipendente dalla città etrusca fu occupato da una rete di sistemi stra- Fig. 16 – Parco Regionale di Veio. Strada romana ambientale. Il territorio del parco, soprattutto nella zona a nord oltre Roma, è comunque ancora in buona parte integro da interventi urbanistici di rilievo, come accennato conserva un numero assai elevato di presenze archeologiche importanti, di età etrusca e romana, oltre ad una serie di comples- si e monumenti di età medievale. Nel parco di Veio esistono inoltre circa 1.200 etta- ri di territorio a uso civico, tutti boschi o pascoli; questo antico retaggio medievale ha perpetuato la proprietà pubblica di alcune aree, molto belle ed importantissime dal punto di vista ecologico. Sebbene questi territori siano governati dalle Fig. 17 – Parco Regionale di Veio. Fioritura a M.Romano a Università Agrarie di vari comuni, rappresentano Magliano Romano comunque per il parco un presidio importante per l’integrità del territorio e per il mantenimento degli originari valori del paesaggio. L’area protetta ricade quasi interamente all’interno della tipo- logia di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con tavolati” e, in minima parte, nella “Area metropolitana”. L’ambito geologico che interessa l’area protetta è il “Complesso vulcanico sabatino”, con limitati lembi di “Coperture alluviona- li e detritiche recenti”. L’area protetta è inclusa interamente nel- l’idrostruttura “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed al suo interno sono compresi i seguenti geositi di reperimento: 135 – “ Tufi varicolori stratificati di La Storta”, 586 - “Tufo giallo della Via Tiberina“, 606 - “Filone a fluorite di Monte Ficoreto e prodotti di Sacrofano“, 607 - ”Banco fluoritico al Fosso Fig. 18 – Parco Regionale di Veio. Pascolo brado nelle Valli del dell’Acqua Traversa” Sorbo 2.3.3 BRACCIANO MARTIGNANO

Roma e altri comuni a nord della capitale, tutti • Gestore: Parco Naturale Regionale di nella provincia di Roma. La geometrica nettezza • Bracciano - Martignano corografica: il parco è un cuneo tra le consolari • Sede: Via Aurelio Saffi, 4/A – Cassia e Flaminia, non rispecchia una stretta coe- • 00062 Bracciano (RM) • Tel. 06/99806262-61 renza ecologica nei confini, che tra l’altro hanno al • Fax: 06/99806268 proprio interno diverse “isole” di non parco, scar- • E-mail: [email protected] samente motivabili sotto il profilo ambientale. • Superficie: 16.682 ettari Veio è il quarto parco del Lazio per estensione, • Provincie: Roma e Viterbo dopo i parchi montani ed appenninici; nove comu- ni, tra cui Roma da una parte e altri comuni a nord, Istituzione: Legge Regionale n.36 del 25 novembre 1999 di cui alcuni molto piccoli, rappresentano fattori fortemente diversificati per i valori urbani e terri- E’ l’ultimo nato tra i parchi del Lazio, e ben rap- toriali; gli oltre 120.000 abitanti che gravitano presenta il tipico paesaggio vulcanico che si esten- direttamente sulle aree (soprattutto romane) limi- de su gran parte della fascia collinare a nord della trofe al parco, hanno prodotto dei significativi pro- Capitale. cessi di antropizzazione e di insediamenti edilizi A cavallo delle province di Roma e Viterbo, com- non sempre collimanti con le finalità della tutela prende i due omonimi laghi - la cui superficie con seimila ettari complessivi copre da sola circa il 40% Nei boschi collinari l’albero più diffuso è il casta- del parco - e la campagna adiacente. Quello di gno, probabilmente introdotto dai romani, ma Bracciano, di gran lunga il più esteso, costituisce non mancano faggete d’alto fusto di grande bellez- una riserva d’acqua di grande importanza per la za come quelle di Oriolo e del monte Termine. città di Roma che se ne avvale in occasione di ogni L’ambiente più ricco però è naturalmente quello emergenza. dei laghi; su quello di Bracciano vi affacciano diret- I laghi occupano il fondo di una conca legata all’at- tamente i graziosi paesi di Trevignano, Bracciano tività dell’antico vulcano sabatino, che raggiunse il ed Anguillara Sabazia, mentre a Martignano lo suo apice intorno a 400.000 anni fa. Una depressio- specchio d’acqua è immerso in una splendida soli- ne ancora più marcata di quel che oggi appare allo tudine tra i campi. sguardo, se è vero che la profondità delle acque di Istituito nel 1999 il Parco Naturale Regionale di Bracciano arriva fino a 165 metri al di sotto della Bracciano Martignano è una tra le più giovani aree superficie. protette dalla Regione Lazio. Si estende per 16.682 La cintura di colline che circonda le sponde arric- ettari sul territorio dei comuni di Bracciano, chisce la varietà del parco. Trevignano, Anguillara, Roma, Sutri, Manziana, Pascoli e coltivi disegnano una campagna ancora a Bassano romano, Campagnano di Roma, Oriolo misura d’uomo, in particolare in alcuni settori del- romano e Monterosi, a cavallo tra le provincie di l’area protetta come alla tenuta di Vicarello. Roma e Viterbo. L’area protetta è destinata a tutelare il tipico pae- saggio vulcanico della fascia collinare, e a far in modo che la cintura di aree verdi protette intorno a Roma, venga estesa. Paesaggio vulcanico, questo, che caratterizzato da rilievi collinari, boschi, gran- di laghi ed aree agricole, si trova, oggi, minacciato dal progressivo aumento dell’urbanizzazione intorno alla capitale. All’interno dei confini si trovano anche due Monumenti naturali, la “Caldara di Manziana”, e le “Pantane e Lagusiello”, istituiti rispettivamente nel 1988 e 1997, che tutelano alcuni tra gli elemen- ti paesaggistici e geologici più tipici e singolari del territorio. La presenza dei due laghi di Martignano (230 ha) e Fig. 19 – Parco Regionale di Bracciano Martignano in particolare di Bracciano che, con i suoi 5.650 ha,

Fig. 20 – Parco Regionale di Bracciano Martignano Fig. 21 – Parco Regionale di Bracciano Martignano è l’ottavo lago italiano per superficie, è certamente resse naturalistico: i tumuleti di Bocca di Leone, la l’elemento più significativo del territorio. Insieme foce dell’Arrone, le vasche di Maccarese, l’Oasi di coprono circa un terzo della superficie totale del- Macchiagrande, la pineta di Coccia di Morto, l’area protetta. In termini percentuali il territorio è Macchiagrande di Galeria, la valle e la foce del poi costituito da boschi per il 30% (47% se si con- Tevere, la tenuta di Procoio, la pineta di Castel siderano le superfici non coperte dai laghi), una Fusano, le dune di Capocotta. Sono presenti siti percentuale dunque nettamente sopra la media d’interesse storico-archeologico di altissimo valore: nazionale e della regione Lazio, mentre i coltivi ed i resti della città romana di Ostia Antica e dei porti i prati falciabili, sono situati per lo più nella parte imperiali di Claudio e di Traiano, la Necropoli di meridionale ed orientale (Anguillara, Cesano, Campagnano e Trevignano). L’area protetta ricade interamente all’interno della tipologia di paesaggio denominata “Paesaggio vulcanico collinare con tavola- ti”. L’ambito geologico che interessa l’area protetta è il “Complesso vulcanico sabatino”. L’area protetta è interamente inclusa nell’idrostruttura “Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed al suo interno sono compresi i seguenti geositi di reperimento: 132 -“Cratere di Stracciacappe”, 133 - “Cratere di Martignano (Sorgente Romana dell’Aqua Alsietina)”, 388 - ”Caldara di Manziana“, mentre nelle immediate vicinanze del Parco sono ubicati i geositi 134 - ”Caldera di Baccano e 452 - ”Sorgenti Traianese e Vicarello Fredde (Sorgente Romana dell’Aqua Traiana)”. Fig. 22 – Riserva Statale del Litorale Romano Il geosito 388 è un notevole esempio di attività vulcanica idro- termale e rappresenta il primo Monumento Naturale a caratte- re geologico istituito nel Lazio. Il geosito 132, Cratere di Stracciacappa, è uno dei crateri eccentrici legati alle fasi termi- nali del vulcanismo sabatino, la cui morfologia è molto ben con- servata.

2.3.4 RISERVA DEL LITORALE

• Gestore: Riserva naturale Litorale romano • Superficie: 17,43 ha

Istituzione: 1996

L’area protetta abbraccia un territorio di 15.900 ettari circa che si estende sulla costa, dalla marina di Palidoro alla spiaggia di Capocotta. All’interno comprende vaste aree quali la Macchiagrande di Galeria, i territori delle bonifiche delle Pagliete, di Maccarese e di Ostia, l’ultimo tratto fluviale del Tevere, il Parco di Castel Fusano; includendo, quindi, territori appartenenti al Comune di Fiumicino e al Comune di Roma. Sono escluse dalla Riserva le aree urbane di Passo Oscuro, Fregene, Focene, Fiumicino, Ostia e Acilia. Nel territorio sono presenti aree di rilevante inte- Fig. 23 – Riserva Statale del Litorale Romano Il Parco dell’Appia Antica è di sicuro un parco par- ticolare nello scenario delle aree naturali protette. E’ stato istituito con la legge regionale 10 novem- bre 1988 n. 66 “Istituzione del parco regionale suburbano dell’Appia Antica”.Le finalità del parco sono la conservazione e la valorizzazione del terri- torio in esso compreso, per permettere ai cittadini il godimento di straordinarie bellezze paesaggisti- che e la conoscenza e lo studio di importantissimi valori storici, artistici e naturalistici. Il perimetro del parco è delimitato a Nord dalla cinta delle Mura Aureliane di Roma, a Ovest dalla via Ardeatina e dalla ferrovia Roma-Napoli, a Est Fig. 24 – Riserva Statale del Litorale Romano dalla via Tuscolana e dalla via Appia Nuova fino a Frattocchie, mentre a Sud tocca l’abitato di S. Porto all’Isola Sacra e numerose tracce di insedia- Maria delle Mole e il Fosso delle Cornacchiole ai menti umani preistorici. margini dell’area archeologica di Tellene. I comuni L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia interessati dall’area del parco sono quelli di Roma, di paesaggio denominata “Pianura costiera” e, secondariamente di Ciampino e di Marino (vedi Figura). nel “Paesaggio collinare vulcanico con tavolati”. Gli ambiti geo- La superficie del territorio compreso nel perimetro logici che interessano l’area protetta sono i “Depositi olocenici”, del Parco è di circa 3.400 ettari. i “depositi marini del Pleistocene inferiore”, le “Coperture allu- In questo territorio sono compresi la via Appia vionali e detritiche recenti” e i “Depositi dunari del Pleistocene”. Antica e le sue adiacenze per un tratto di 16 chilo- L’area protetta è a ridosso dell’idrostruttura “Gruppo dei metri, la valle della Caffarella (200 ettari), l’area Monti Vulsini, Cimini e Sabatini” ed al suo interno sono com- archeologica della via Latina, l’area archeologica presi i seguenti geositi di reperimento: 144 – “Terrazzi degli Acquedotti (240 ettari), la Tenuta di costieri intra-wurmiani nella piana di Tormarancia (220 ettari) e quella della Farnesiana Maccares”e,148 – “ Meandro fluviale abbandonato (180 ettari). di Fiume Morto”,161 – Panorami geologici lungo Il perimetro del Parco è delimitato a nord dalla la Via Cristoforo Colombo”, 162 – “Porti di cinta delle Mura Aureliane di Roma, a ovest dalla Claudio e Traiano a Fiumicino”, 574 – via Ardeatina e dalla ferrovia Roma-Napoli, a est “Mammalofauna pleistocenica di Castel di dalla via Tuscolana e dalla via Appia Nuova fino a Guido”, 576 – “Mammalofauna pleistocenica di Frattocchie, mentre a sud tocca l’abitato di S. Ponte Galeria”. Nelle immediate vicinanze sono ubicati, Maria delle Mole e il Fosso delle Cornacchiole ai inoltre, i geositi 136 – “Depositi pleistocenici fossilife- margini dell‘area archeologica di Tellene. ri di Torre del Pagliaccetto”, 163 – “Litorale di I comuni interessati dall’area del parco sono quelli Ostia”, 296 – “Panorami geologici sulla valle del di Roma, di Ciampino e di Marino. Tevere da Fara Sabina”, 575 – “ Mammalofauna Per gli amanti della geografia, le coordinate del pleistocenica di Malagrotta”. Parco sono: - 41° 50’ 00” latitudine N - 12° 33’ 00” longitudine E. L’altitudine massima è di 189 metri 2.3.5 APPIA ANTICA sul livello del mare a Frattocchie nella parte sud del parco. (http://www.parcoappiaantica.org/). • Gestore: Ente Parco Regionale dell'Appia Antica La gestione del Parco regionale dell’Appia Antica è • Sede: Via Appia Antica, 42 - 00179 Roma (RM) affidata a un Ente regionale di diritto pubblico. • Tel. 06/5130682 - 5126314 Il parco conserva aspetti rappresentativi del paesag- • Fax: 06/51883879 gio della Campagna Romana. Le coltri di tufi erut- • E-mail: [email protected] • Superficie: 3370,00 ha tate dal vicino Vulcano Laziale e incise da strette • Provincia: Roma “vallecole” definiscono ampi spazi aperti coltivati o lasciati a pascolo, inframmezzati da piccoli lembi Istituzione: LR 66 10/11/1988 di macchia. La flora arborea del parco annovera specie “classiche” della Campagna Romana, dal lec- e di una colonia di conigli selvatici. Alcuni piccoli cio alla sughera, dal rovere all’olmo e al lauro, que- stagni stagionali ospitano il tritone crestato ed sti ultimi nelle stazioni più umide, oltre a pini e invertebrati di notevole interesse zoogeografico. cipressi di “arredo”. Presso le sponde dei piccoli La via Appia attorno alla quale si addensarono in corsi d’acqua, si trovano aspetti di vegetazione epoca romana edifici pubblici e privati di grande igrofila con giunco, cannuccia di palude, equiseto, importanza, costituì il cardine delle comunicazioni mazzasorda e farfaraccio. Tra gli arbusti il viburno, tra 1’Urbe e gli scali verso 1’Africa e 1’oriente la fillirea, il mirto e 1’alaterno. Diffusa la flora a dell’Impero. La strada conserva ancora ampi tratti carattere “ruderale” che riveste le antiche mura di della sede originaria, larga 4,10 metri, in basoli di ville, mausolei e fortezze medioevali; ne sono leucitite e insigni monumenti quali il Sepolcro di esempi il cappero, la sassifraga, la borracina rupe- Cecilia Metella, quello di Ania Regilla, il Circo di stre, la parietaria e 1’ombelico di Venere. Massenzio e la Villa dei Quintili. Tra le curiosita geologiche la colata di lava leuciti- Un parco—museo che unisce quindi alla realtà ca di Capo di Bove, la piu imponente - con i suoi ambientale una forte influenza antropica, che lo 12 km di lunghezza - tra quelle emesse dal Vulcano rende un laboratorio ideale per quel lavoro interdi- Laziale. Essa costituì il basamento sia per la sede sciplinare volto alla realizzazione dello sviluppo stradale della via Appia che per il Mausoleo di eco—compatibile con le attività e le tradizioni delle Cecilia Metella. comunità insediate sul territorio. Le presenze faunistiche di rilievo sono quelle del nibbio bruno, del gheppio, dell’allocco, dell’istrice L’area protetta ricade principalmente all’interno della tipologia di paesaggio denominata “Paesaggio collinare vulcanico con tavolati” e, secondariamente, nella “Area metropolitana”. Gli ambiti geologici che interessano l’area protetta sono il “Complesso vulcanico laziale” e marginalmente e le “Coperture alluvionali e detritiche recenti”. L’area protetta ricade intera- mente nell’idrostruttura “Sistema dei Colli Albani”ed al suo interno sono compresi i seguenti geositi di reperimento: 146 – “ Vulcaniti a Tormarancia”, 147 – “Sorgenti della Caffarella”, 149 – “ Colata lavica di Capo di Bove a Tor Carbone”, 153 – “Taglio attraverso la cola- ta di Capo di Bove a Fioranello”. Nelle immediate vici- nanze sono localizzati i geositi 152 – “Manifestazioni idrotermali di Ciampino Capannelle” e 154 - “Tufo Lionato” e “Tufo di Villa Senni” a Casale Fioranello. Rilevanti sono i geositi 146 e 153 che mostrano rispettivamente le vulcaniti appartenenti all’edificio laziale e la colata lavica di Campo di Bove.

2.3.5.1 IL PARCO DELL’APPIA ANTICA , 1996-2006: RIFLESSIONI SOPRA UN’ ESPE- RIENZA C’è una macchia verde, radiale sulla carta di Roma, dove la metropoli si confonde col suo hinterland sud orientale: è il Parco dell’Appia Antica. L’asse del parco è rappresentato dal tracciato ella via Appia Antica, la “Regina Viarum” tra le antiche consolari romane. Fig. 25 – Parco Regionale dell’Appia Antica Tomba di Cecilia Una legge della Regione Lazio negli anni ottanta Metella ha protetto questo spazio inedificato con l’istitu- zione di una peculiare area naturale protetta: un blico solo una striscia di terra di pochi metri ai lati grande parco urbano e di cintura metropolitana. della strada. La storia del Parco dell’Appia potrebbe essere Nel 1965 Il Ministro dei Lavori Pubblici destina a emblematicamente sintetizzata in due immagini: Parco pubblico 2500 ettari dell’agro dell’Appia ieri e oggi, oggi e domani. Antica, ma il Consiglio di Stato definisce illegitti- L’immagine di ieri è quella tipica della periferia ma tale destinazione. Negli anni ‘70 e ‘80 le batta- urbana, fatta di aree agricole residuali in attesa di glie di salvaguardia e di tutela interessano fette sem- trasformazione e disseminate di monumenti pre più ampie della popolazione e sempre più asso- archeologici di valore universale, di discariche abu- ciazioni. sive, di depositi all’aperto, di sfasciacarrozze, di La richiesta dell’istituzione di un Parco diventa orti spontanei, di baraccopoli più o meno mimetiz- sempre più pressante. Nel 1979 il Sindaco Argan fa zate tra gli orti, di aree industriali dismesse in stato propria la proposta di creare un grande Parco di abbandono e, da ultimo, da residenze e da ville. Archeologico nel centro di Roma, che si dovrà col- L’immagine di oggi e domani è quella di una gran- legare con quello dell’Appia Antica. Cominciano o de area verde, di un vero parco metropolitano, tut- si fanno più incisivi i provvedimenti di tutela e di tora in corso di realizzazione e completamento, ma esproprio. Anche questa fase della “battaglia” è già ben strutturato e definito. durissima, ma pur tra mille difficoltà e ostacoli Come si è giunti a questo risultato? Quali, sinteti- politici e giuridici la nascita del parco si avvicina. camente, le tappe essenziali del processo di istitu- Nel 1988 la Regione Lazio approva l’istituzione del zione, progettazione e realizzazione del parco. Alla Parco Regionale dell’Appia Antica. Nel 1993 lo storia del Parco Regionale possiamo attribuire una stesso Cederna viene nominato Presidente data di nascita, nel 1988 quando quest’area di circa dell’Azienda Consortile per il Parco dell’Appia 3.000.000 ettari veniva riconosciuta dalla Regione Antica, e si batte duramente perché il progetto del Lazio come parco regionale. Ma l’idea del Parco Parco possa decollare. del’Appia inizia molto più indietro, già dagli anni Nel 1996 26 miliardi di vecchie lire sono stanziati ’50, quando ai tentativi di cementificazione selvag- dal programma per Roma Capitale per gli espropri gia si oppose una sparuta minoranza rappresentata della Valle della Caffarella, Si tratta di 130 ettari, da un gruppo di architetti, di urbanisti, di giornali- per la quale l’Ufficio ambiente del Comune ha pre- sti, di intellettuali idealmente guidati dall’infatica- disposto il piano di utilizzazione. bile opera di denuncia di Antonio Cederna e del- L’esproprio della Caffarella apre la strada al grande l’associazione Italia Nostra. E’ una battaglia desti- parco pubblico dell’Appia Antica. Resta problema- nata a durare per decenni. Ancora nel 1960 un tica la definizione di un piano finanziario e di Piano Paesistico si limitava a destinare a verde pub- gestione. Percorsa dall’Almone, la Caffarella è una delle aree più illustri della campagna romana, tanto famosa quanto poco nota per l’abbandono in cui per decenni è stata lasciata, che ne rischiava di compro- mettere anche la bellezza naturale e paesistica: basterà ricordare il sepolcro imperiale in cotto detto tempio del Dio Redicolo o sepolcro di Annia Regilla, il tempio-chiesa di S. Urbano, il nin- feo detto grotta della ninfa Egeria, gli avanzi del bosco sacro.

Erano passati pochi anni da quando alla fine del 1996, chiamata dall’arch. Caterina Nenni, che da poco aveva assunto le funzioni della Presidenza dell’Ente, ero approdata al Parco e mi ero ritrova- Fig. 26 – Parco Regionale dell’Appia Antica. Attività di ta ad affrontare insieme al direttore del parco, Educazione Ambientale l’arch. Giancarlo Paoletti, una situazione non faci- le e, di fatto, a ricominciare da capo: eppure il tanti progetti rimasti sulla carta, ecco un progetto Parco già esisteva da otto anni (e se ne parlava da finalmente in corso di realizzazione; ecco un gran- quasi venti) ed erano stati prodotti molti studi, de parco completamente nuovo, che si può vedere piani, progetti. Ma non esisteva ancora una sola e giudicare non in progetto ma percorrendolo, pas- area fruibile, o semplicemente ad istituzione avvia- seggiandovi dentro, a piedi o in bicicletta. ta, il parco era ancora tutto da fare. Scommessa vinta, in larga misura, grazie ad una Il 9 marzo 1997 centomila romani festeggiano la scelta metodologica che, vista a distanza, si può prima domenica a piedi sull’Appia, possiamo con- considerare innovativa e coraggiosa, e che è scatu- siderare questa la vera data di nascita del parco. rita da un’intuizione molto semplice: “Si decise di Viene approvata alla fine dello stesso anno, dopo mutare filosofia, nella convinzione che il parco un lunghissimo iter, la legge regionale sui parchi non si sarebbe costituito se non gradualmente, in l.r. 29/97; tra questi c’è anche l’Appia Antica. tempi lunghi, recuperando il degrado e riqualifi- Il 20 aprile 1998 viene nominato il primo presiden- cando area dopo area, riconquistando poco a poco, te Gaetano Benedetto e subito dopo il primo sul campo, la credibilità in parte perduta. . .”. Tale Consiglio direttivo. Allora l’ufficio del Parco, la scelta semplicissima si rivelò vincente e ci ha con- struttura cioè preposta alla progettazione, realizza- sentito di uscire dall’immobilismo e di avviare la zione e gestione del Parco, era insufficiente (in politica dei piccoli passi. In tale quadro, accettata in parole povere, eravamo in “quattro gatti”, con quanto senza alternative la filosofia della realizza- compiti molto più grandi di noi), ed era ospitata zione graduale del parco, è stato essenziale acquisi- provvisoriamente in poche stanze in affitto; oggi il re capacità di operare con grande duttilità e rapidi- personale del Parco è stato adeguato e potenziato, tà, portando la progettazione e l’attuazione là dove sia la sede del Parco che il suo “centro operativo” si venivano riscontrando via via le condizioni più sono stati trasferiti nella “ex Cartiera Latina”, dive- favorevoli per fare un passo avanti, per aggiungere nuta centro motore del Parco. Allora, il Parco era un nuovo tassello al mosaico del parco in forma- frequentato da pochi estimatori, prevalentemente zione. cittadini degli immediati dintorni ed oggi invece il Anche al livello della progettazione del Piano del Parco vede davvero una fruizione di massa, parti- parco, la scelta è stata dunque quella del“work in colarmente intensa nelle domeniche di bella stagio- progress”, dalla rinuncia al progetto rigido e prede- ne. finito nella consapevolezza che un parco territoria- Allora si respirava una specie di”vuoto pneumati- le di queste dimensioni e di questa collocazione co”, fatto di diffidenza, di sfiducia, di rassegna- non può essere che un’opera corale, a cui molte zione; una crisi di credibilità del parco con la quale persone, nell’arco probabilmente di alcuni decen- bisognava fare i conti e che si doveva rimontare, il ni, sono e saranno chiamate a portare il loro con- più rapidamente possibile. Ripensando ad allora, il tributo: un progetto generale “aperto”, definito Parco Appia è anzitutto una scommessa vinta: tra nella grande maglia, nel disegno di grande scala e che poi, all’interno delle singole “stanze istituzio- nali”, avrebbe consentito di operare per singole addizioni, proposte o reinterpretazioni, oggi ma anche domani e dopodomani, da parte di chi fosse chiamato a progettare quel tassello; progetto desti- nato quindi a continuamente integrarsi e definirsi e ridefinirsi, per successivi contributi e approfondi- menti, anche tornando talvolta a modificare e inte- grare il già realizzato. Né va taciuto, ed anzi oppor- tunamente sottolineato, come in tale scelta del progetto “aperto”, accanto alle incertezze sopra richiamate del quadro complessivo, siano state determinanti anche quelle relative allo “stato del- Fig. 27 – Parco Regionale dell’Appia Antica. Acquedotto roma- l’arte”. no Il rischio di tale approccio poteva essere infatti quello di una certa giustapposizione e successione qualità stessa del parco, spesso sulla sua sopravvi- di linguaggi e “filosofie” progettuali; di frantumare venza. Il Parco, oggi, è dunque una scommessa il parco in tanti episodi slegati e disomogenei, lad- vinta, soprattutto, è un processo innescato: e que- dove l’obiettivo era invece di comporre per succes- sto credo sia l’aspetto più importante, più merite- sivi tasselli ed interventi un “sistema di verde” con vole di forte sottolineatura ed attenzione, quasi un carattere di unità e coerenza; pericolo questo come considerazione conclusiva di questa lunga reale che, nel nostro caso, è stato evitato grazie riflessione sopra la nostra esperienza. all’aver potuto governare l’intera operazione attra- Il Piano del parco è lo strumento che ha innescato verso una équipe di progettazione e gestione cre- un processo di grande trasformazione, che ha i sciuta in parallelo col Parco e che ho avuto l’oppor- tempi medio-lunghi e che ha contenuti di riqualifi- tunità di organizzare e di collaborare a dirigere fin cazione ad un tempo umanistica, urbanistica, dal suo nascere. E questo è un altro aspetto della ambientale e paesaggistica. Entro pochi anni, sarà realtà Parco Appia che merita certamente una sot- disponibile per i cittadini un sistema continuo di tolineatura: all’interno di un ente pubblico è stato aree verdi pubbliche (in parte intersecato e inter- possibile formare, tenere compatto e far crescere connesso ad aree agricole pubbliche e private e a nel tempo, adeguandolo alle esigenze via via cre- grandi attrezzature pubbliche già esistenti: tale scenti, un gruppo che può pilotare e governare l’in- sistema di aree verdi sarà servito e traversato da un tero processo e che ora è in grado di garantire la sistema diffuso di percorsi ciclopedonali, finalizza- gestione del parco: dalle poche unità iniziali alle 40 to sia alla migliore fruizione della aree del Parco, persone circa oggi, cui vanno aggiunti alcuni con- sia alla interconnessione più diretta, con viabilità sulenti e alcuni operai stagionali attraverso conven- “alternativa”, di tutti i nuclei abitati che circonda- zioni con cooperative sociali. no il Parco. Coinvolgimento che in buona misura si estende, Non tutto è finito, non tutto è perfetto; ancora sia pure a livelli diversi, ad uno strato relativamen- molto resta da fare e, in qualche caso, da corregge- te ampio di cittadini della zona, di tecnici, di stu- re, da riqualificare, da “reinventare”. Ma il proces- diosi e amministratori locali, di opinione pubblica, so è innescato, la metodologia è definita e consoli- di stampa e infine di “amici del parco”, che collabo- data, l’approccio al problema si è rivelato positivo, rano fattivamente, volta a volta a difendere, a sti- la squadra è solida e discretamente affiatata, le molare, a promuovere, a sensibilizzare, a rivendica- forme di partecipazione sono soddisfacenti e, re, a fare insomma tutto ciò che una comunità di soprattutto, irreversibili. La gente ha capito: che cittadini organizzati e non, su di un obiettivo di fare grande il parco si può; che un grande parco si interesse collettivo può e deve fare. Un buon livel- può fare a costi sostenibili (anche se non minimiz- lo dunque di partecipazione alla vita del Parco, che zabili) sia d’investimento (una tantum) che di non passa attraverso alcuna forma di “ascolto strut- gestione (ogni anno), costi comunque largamente turato”, ma che vive di una prassi di interlocuzio- compensati dai benefici che ne derivano; che fare ne costante (non priva ovviamente di momenti di un grande parco significa riqualificare un settore conflittualità), di un ascolto reale, di fatto. Viene vasto di città, di area metropolitana; significa inne- cioè rivolta grande attenzione a far vivere il parco, scare un processo che può trasformare aree margi- a farne non solo un grande spazio per la ricreazio- nali di periferia in parti vive e vivibili di una città ne e il tempo libero, ma anche occasione e momen- più umana. to educativo per i cittadini e, in particolare, per i giovani e le scolaresche, per le quali è organizzato 2.3.5.2 La CAFFARELLA un servizio di visite guidate ed un’attività specifica Un grande ruolo per la realizzazione del di educazione ambientale. L’esperienza ci ha inse- Parco lo hanno svolto i movimenti ambientalisti i gnato che quello della gestione è uno degli aspetti quali, grazie all’intensa attività per sensibilizzare più delicati dell’operazione parco; inutile fare un l’opinione pubblica, hanno sollecitato le istituzio- parco se non si è in grado di gestirlo (e la gestione ni verso atti più concreti nella protezione e valoriz- deve cominciare subito, il giorno dopo la chiusura zazione dell’area. del cantiere); una cattiva, insufficiente o, peggio, Italia nostra, WWF, Legambiente sono state asso- inesistente gestione incide a breve termine sulla ciazioni determinanti, vista l’importanza acquisita sua vita alla tutela e alla valorizzazione del patri- monio storico e ambientale italiano. Appassionato di archeologia, è stata la voce autorevole del Comitato per denunciare il rischio che il patrimo- nio storico, naturale e paesistico della Caffarella La destinazione a parco pubblico della Caffarella viene affermata con il Piano Regolatore Generale del 1965; nel 1972 il Comune di Roma acquisiva i primi 72 ettari, prendendone possesso nel 1976. Nel 1980 l’esproprio veniva bocciato dal Consiglio di Stato per assenza del Piano di Attuazione; que- st’ultimo veniva redatto in pochi mesi dal Servizio Giardini del Comune di Roma per un territorio di Fig. 28 – Parco Regionale dell’Appia Antica. Vaccareccia nella 180 ettari, eppure varie delibere comunali successi- Valle della Caffarella ve non ebbero seguito per assenza di copertura finanziaria. Con il Programma degli Interventi per Roma capitale il Comune di Roma riceve 26 dalla loro nascita, nel corso delle attività di sensibi- miliardi per l’acquisizione dei terreni della lizzazione per il verde. Caffarella (1992), e l’Ufficio Tutela Ambiente rice- Ma nella lotta per la tutela e la valorizzazione della ve (1993) l’incarico di predisporre il Piano di Caffarella, un ruolo determinante lo hanno svolto Utilizzazione necessario all’esproprio. anche le associazioni ambientaliste locali. La particolarità della Valle delle Caffarella e il suo Parliamo del Comitato per il Parco della valore, la sua differenza cioè rispetto ad altri parchi Caffarella, associazione nata nel 1984 con lo scopo urbani, consiste nel paesaggio agricolo essenziale di sensibilizzare i cittadini con iniziative volte alla della Campagna Romana ancora qui incredibil- riscoperta, alla valorizzazione, alla difesa dell’im- mente presente, a ridosso delle mura del centro sto- menso patrimonio ambientale, storico ed archeolo- rico . La fruizione, che avviene su appositi sentieri gico della Valle della Caffarella. Oltre ad attività e dispone di aree pubbliche dedicate, trova un ele- didattiche, visite guidate, mostre e azioni di infor- mento fondamentale nel godimento paesaggistico mazione, il Comitato in questi anni ha prodotto dei coltivi, evidenziati dalle rotazioni stagionali, interventi diretti sulla valle al fine di renderla più oltre che dei pascoli. La gran parte dell’attività agri- usufruibile da parte dei cittadini. Ma la parte più cola viene svolta da una Fondazione, che ha come rilevante, il Comitato, l’ha svolta nella campagna principale scopo sociale quello di contribuire alla di denuncia dello stato di abbandono e di costante formazione e crescita professionale dei giovani, deterioramento della valle, portata avanti attraver- con cui è possibile avere un rapporto diverso da so le continue denuncie e azioni legali contro ogni quello che si avrebbe con una società con fini di tipo di abuso nei confronti della Caffarella. La par- lucro. La domanda che si è posta era relativa alla tecipazione della gente e l’appoggio della stampa futuro di questi elementi caratterizzanti una volta hanno permesso al Comitato di avere un peso sem- che i terreni fossero diventati pubblici. La scelta pre maggiore nei confronti dell’autorità. dunque di mantenere nella Valle della Caffarella I contributi alla realizzazione del Parco regionale aree private esclusivamente destinate alle attività dell’Appia Antica sono venuti anche da singoli agricole, trova il suo fondamento nella volontà di attori che si sono impegnati, visto anche il loro mantenere il paesaggio agrario unitario su tutti i impegno sociale, nella tutela e nella valorizzazione 250 ettari della valle, sia sui terreni espropriati sia dei territori in questione. su quelli che rimarranno in proprietà privata, nella Il nome che spicca su tutti è quello di decisione di non trasformare i campi coltivati in Mario,Leigheb, socio fondatore del Comitato, fisi- pratoni simili a quelli delle ville cittadine, nella co dell’Enea e componente del Consiglio Direttivo consapevolezza che la situazione configurata con il dell’Ente Parco dal 1998 al 2003, scomparso in gio- primo programma di esproprio (130 ettari), rappre- vane età nel marzo 2007, che ha dedicato tutta la senta un delicato punto di equilibrio, mentre una fruizione indiscriminata ed eccessiva provochereb- formi, sia attraverso la metodologia dei punti di ascol- be seri danni ambientali e paesaggistici. to del canto degli uccelli, che hanno permesso di Nel versante della valle che guarda al quartiere ampliare la check list delle specie segnalate nell’area. Appio Latino sono localizzate le aree attrezzate Tra queste ultime anche specie sottoposte a vario per il verde pubblico e sono localizzati casali desti- titolo a misure di tutela internazionali, che si nati dal Piano ai servizi pubblici da gestire in colla- aggiungono ad altre, anche di particolare interesse borazione con associazioni e gruppi locali. conservazionistico, già segnalate presenti nell’area. Nel 2000 con i fondi del Giubileo ( € 5.500.000) Particolarmente interessante è stato l’andamento sono stati sistemati i primi 70 ettari della Valle e della colonizzazione di una area umida di recente restaurati i monumenti principali, l’Ente parco ha realizzazione. Un laghetto creato dalla deviazione acquisito in locazione il casale del Dio Redicolo e di uno dei tre principali corsi d’acqua che attraver- realizzato il primo centro di educazione ambienta- sano il fondovalle. Questo nel giro di appena poco le, a disposizione delle scuole e aperto al pubblico più di due anni è divenuto attrattiva e meta di tutte le domeniche, in collaborazione con il approvvigionamento trofico e/o nidificazione per Comitato della Caffarella. In questi ultimi sette una decina di specie (limicoli, anatidi, ecc.) legate anni in attesa che si completasse l’esproprio e che agli ambienti acquatici e per la maggior parte mai si avviasse un progetto complessivo di gestione prima segnalate nell’area. Oltre all’aumento del della valle siamo stati impegnati a tutelare il com- numero di esemplari appartenenti a specie note che prensorio dagli usi impropri, abbiamo rimosso dal occasionalmente gia visitavano l’area. 2002 ad oggi, in collaborazione con gli uffici prepo- La gestione delle aree, nel rispetto dei valori stori- sti, decine e decine di insediamenti abusivi da parte co-archeologici e naturalistici dovrà essere sarà di senza dimora e extracomunitari oltre che tonnel- indirizzata alla produzione agro e zootecnica eco- late di rifiuti, effettuato decine di interventi di compatibile, orientata ai prodotti tradizionali della antincendio boschivo che hanno impegnato risorse Caffarella (quindi pastorizia, viticoltura e orticol- economiche (oltre 120.000 euro/anno) che sarebbe tura), alla forestazione e a miglioramenti delle spe- opportuno destinate al mantenimento in efficienza cie, alla conservazione di ecotipi, varietà e specie degli edifici e delle attrezzature oltre che alle attivi- locali o adattate, raccolta dati sulla biodiversità, tà di valorizzazione del parco e dei suoi monumen- dimostrazione agraria, formazione e informazione, ti. ricerca culturale e agriturismo. Ma la logica seguita per sperimentare un nuovo La Vaccareccia rientra in un piano di espropri che modello di gestione di parco agricolo non è stata però ha giustamente ritenuto prioritario interveni- prevalentemente economica, bensì anche e soprat- re sui terreni agricoli e sui monumenti archeologi- tutto ambientale. ci; per espropriare la Vaccareccia sono stati stimati Solo per un accenno al valore naturalistico si ricor- fondi certamente non sufficienti (400.000 euro per da che eccezionale è la varietà e ricchezza della 7.000 m/q di cui 3.150m/q sono costituiti dal casa- risorsa faunistica, per un’area così interna al centro le e dai manufatti annessi). La proprietà si è oppo- cittadino. Delle classi animali, più o meno appro- sta alla stima dell’indennità di esproprio ed è molto fonditamente indagate, gli uccelli costituiscono probabile che l’Amministrazione Comunale dovrà sicuramente quella con il maggiore numero di spe- affrontare ulteriori ingenti spese per il pagamento cie. Nell’Atlante degli Uccelli Nidificanti a Roma, del bene espropriato. edito nel 1995, il quadrante che rappresenta l’area della Caffarella emerge per il più alto numero in La ristrutturazione del casale deve avvenire, a assoluto di specie. Un documento edito negli stessi norma di Piano, mantenendo la destinazione agri- anni dal Comune di Roma riporta il dato della pre- cola degli immobili, pur con le possibilità offerte senza di 79 specie di uccelli per l’area, tra stanziali, dalla normativa della multifunzionalità delle azien- nidificanti e svernanti. de agricole e come previsto nel Piano di Questi valori sono stati sostanzialmente verificati Utilizzazione della Caffarella. dai primi risultati degli studi condotti sul campo (ed ancora in corso) in questi anni dall’Ente Parco, sia attraverso l’attività di inanellamento dei passeri- Fig. 29 – Parco RCirco di Massenzio

Ringraziamenti Si ringraziano per il loro fondamentale contributo il persona- le delle aree protette del Comune di Roma che hanno fornito informazioni ed immagini, ed in particolare: Roberto Sinibaldi per il Parco di Veio, Bruno Cignini per il Parco del Litorale Romano, Francesca D’Angelo per Roma Natura, Francesca Mazzà per il Parco regionale dell’Appia Antica e Marco Scentoni per li Parco regionale di Bracciano- Martignano.

BIBLIOGRAFIA

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Siti Internet utilizzati: http://www.parks.it http://www.parchilazio.it http://www.riservalitoraleromano.it http://www.parcoappiaantica.it http://www.romanatura.roma.it/ http://www.parcodiveio.it/ http://www.parcobracciano.it/