impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 177

SILVA ET FLUMEN

Poste Italiane s.p.a. TRIMESTRALE DELL’ACCADEMIA URBENSE DI OVADA Spedizione in Abbonamento Postale ANNO XXX - N°3-4 SETTEMBRE - DICEMBRE 2017 70% - NO/

Domenico Buffa e i Caravana del Porto di Genova

Il culto degli alberi nell’Alto Monferrato

Guglielmo Caccia detto Il

Sezzadio l’Abbazia di Santa Giustina

Gavi San Giacomo Maggiore

Ovada a fine Settecento la Mazurca di Dabrowski

San Paolo della Croce nel 150° della canonizzazione

La nonna Angerinin

La storia di Giuditta della Fraschetta

Ovada Casa Natale di San Paolo della Croce (Foto di Renato Gastaldo) impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 178

178

SILVA ET FLUMEN Con questo numero si conclude il Periodico trimestrale dell’Accademia Urbense di Ovada XXX Anno di pubblicazione della Rivi- Direzione ed Amministrazione P.zza Cereseto 7, 15076 Ovada sta culturale “URBS”. Ovada - Anno XXX, Settembre - Dicembre 2017 - n. 3-4 Un traguardo impensabile quando, Autorizzazione del Tribunale di Alessandria n. 363 del 18.12.1987 Alessandro Laguzzi, un ingegnere dedi- Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - NO/Alessandria catosi all’insegnamento, e Paolo Bavaz- Conto corrente postale n. 12537288 zano, un giovane cultore di ricerche Quota di iscrizione e abbonamento per il 2018 Euro 25,00 storiche, decisero di dare vita ad una rivi- Direttore: Alessandro Laguzzi sta culturale che, pur rispecchiando (prin- Direttore Responsabile: Lorenzo Bottero cipalmente) la Storia locale, non Redattore Capo: Paolo Bavazzano rinunciava a dare risalto ad aspetti arti- Impaginazione a cura di Ivo Gaggero stici e letterari. Trent’anni spesi bene Si dice che l’architetto Giorgio Od- di Paolo Bavazzano p. 179 dini ed il pittore Natale Proto, rispettiva- “Nino” Natale Proto, pittore. Lo sviluppo dell’Accademia Urbense dalla Ricostitu- mente Presidente e Consigliere Delegato dell’Accademia Urbense, sempre attenti zione (1957) alla scomparsa dell’Artista (1997), cardine del Sodalizio a far quadrare i conti del Sodalizio, di Pier Giorgio Fassino p. 181 avessero qualche perplessità a finanziare Cavour e la riforma delle corporazioni privilegiate del porto di Genova. (La Rela- una iniziativa che poteva aprire qualche zione di Domenico Buffa del 1855) falla durante la perigliosa navigazione di Emilio Costa † p. 188 dell’ “Urbense”. Ma, questi due giovani Il culto degli alberi nell’Alto Monferrato “imprenditori della cultura”, rimasti in- di Giuseppe Ferraro † p. 197 sensibili alle voci poco incoraggianti, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”... una vita fra Fede ed Arte nell’autunno del 1986 vararono il primo di Ermanno Luzzani p. 201 numero della Rivista con il contributo di L’Abbazia di Santa Giustina a Sezzadio e la sua architettura Giacomo Gastaldo che ne era il Teso- di Sergio Arditi p. 218 riere. Gavi: Il patrimonio d’arte della Chiesa Monumentale di San Giacomo Maggiore Però, come (in passato) è stato sotto- di Roberto Benso p. 224 lineato, l’obiettivo venne raggiunto acco- La “Mazurca di Dabrowski”. La soffocante presenza di soldati stranieri, tra cui munando anche gli intenti di alcuni appassionati Collaboratori e la sensibilità una Legione del patriota polacco, nell’Ovada di fine Settecento della Civica Amministrazione di Ovada di Pier Giorgio Fassino p. 230 che, a suo tempo, aveva concesso la sede: S. Paolo della Croce, la spiritualità francescana ed i Cappuccini la “linfa vitale” della nostra attività. Fon- di Gian Luigi Bruzzone p. 237 damentali fattori uniti all’apporto fornito La nonna Angerinin. La vita nelle campagne ovadesi al tempo della mezzadria dai nostri Associati che hanno contribuito di Lorenzo Bottero p. 240 non solo con le quote associative, ma La Grande Guerra 1915-1918: i caduti di Silvano d’Orba (2ª parte) spesso con generosi contributi il cui ver- di Giovanni Calderone p. 245 tice è rappresentato dall’Eredità Proto. Ovada, 16 giugno 1951: Alla cara Rosa, Mario Cavaglieri Sicché, con malcelato orgoglio, que- di Cinzia Robbiano p. 254 st’anno abbiamo celebrato il Sessante- Bruzzone Pier Luigi e Giuditta della Fraschetta simo Anniversario della Ricostituzione di Mauro Molinari p. 256 dell’Accademia Urbense, il Trentesimo Anniversario della pubblicazione della Poesie in dialetto ovadese: IA SGHINSERA Rivista “URBS” ed il Ventennale del tra- di Giancarlo Torello p. 260 passo di “Nino” Natale Proto ampia- Recensioni: mente ricordato dalla Mostra antologica Antonio Martino, I soldati del Dipartimento di Montenotte (1805-1814), (Pier Giorgio nella Loggia di S. Sebastiano. Fassino); Mavi Pendibene, Le seduzioni del consueto, (Edoardo Bertonasso) p. 261 Contestualmente occorre sottolineare Autori Vari, La pietra nera - Il mondo di Igino Peruzzo, (Pier Giorgio Fassino); la variazione avvenuta nel soggetto del Enrico Resegotti, Un capitano coraggioso, i suoi fratelli e la Grande Guerra, Direttore Responsabile di “URBS”. In- (Pier Giorgio Fassino) p. 262 fatti il Prof. Enrico Cesare Scarsi - dopo trenta anni di ininterrotta dedizione - ha Redazione: Paolo Bavazzano (redattore capo), Edilio Riccardini (vice), Remo Alloisio, lasciato il campo al decano dei giornali- Giorgio Casanova, Pier Giorgio Fassino, Ivo Gaggero, Renzo Incaminato, Lorenzo Pestarino, sti ovadesi: Lorenzo Bottero che, a par- Giancarlo Subbrero, Paola Piana Toniolo. Segreteria e trattamento informatico delle illustra- tire da questo numero, pone al servizio zioni a cura di Giacomo Gastaldo. della nostra rivista la sua vasta ed apprez- Sede: Piazza Giovan Battista Cereseto, 7 (ammezzato); Tel. 0143 81615 - 15076 OVADA zabile esperienza nel mondo della E-mail: [email protected] - Sito web: www.accademiaurbense.it stampa. Con i migliori Auguri di buone festività. URBS SILVA ET FLUMEN Stampa: Graficalmente, Strada Statale per Voghera, 52 - Tortona Pier Giorgio Fassino impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 179

179

In questa pagina: salone della Scuola di Musica Antonio Rebora, Trent’anni spesi bene 1997, i quarant’anni dell’Accademia. In prima fila, da sinistra verso destra: Geo Pistarino, Romeo Pavoni, Laura Balletto, di Paolo Bavazzano Giorgio Oddini e Paola Piana Toniolo.

La rivista Urbs, silva et flu- soddisfazioni: Dal castello ai men ha oltrepassato i tren- due campanili, frutto di una t’anni di vita, ma se si tiene capillare ricerca sulla cartogra- contro dei primi “numeri fia interessante la nostra zona unici” la fondazione vera e svolta da Giorgio Olivieri e propria del nostro trimestrale Edilio Riccardini, Ovada in risale alla primavera dell’anno cartolina esposizione curata 1986. Ho bene in mente che da da Pietro Chiappino ed inoltre qualche tempo frequentava le personali di pittura di Sergio con sempre maggiore assiduità Bersi, Franco Vasconi, Franco l’Accademia l’ing. Alessandro Resecco, per citarne alcune. Laguzzi. Con lui c’è stata su- Sempre in quel torno di bito un’intesa. Lo conosce- tempo furono edite pubblica- vamo per il suo incarico amministrativo presto l’attenzione non solo degli appas- zioni di grande interesse dal punto di di Assessore alla Cultura, una garanzia sionati di storia locale ma anche di stu- vista storico e scientifico. Facciamo rife- insomma. Proprio grazie alla sua prepara- diosi e ricercatori che avrebbero iniziato rimento almeno ad una di esse, frutto di zione culturale e all’entusiasmo nel sug- a scrivere per noi i loro articoli, am- lunghi studi e ricerche effettuate da Paola gerire cose nuove, i membri del pliando così il raggio di azione da Ovada Toniolo e da Emilio Podestà: I cartulari Consiglio direttivo lo hanno sostenuto da ai Paesi dei dintorni fino a chiamare a del notaio Giacomo di Santa Savina subito nella concretizzazione di proposte raccolta collaboratori della valle Stura e (1283 - 1289). Storia e vita del Borgo di e progetti che, se come primo fatto im- altri della Liguria. Ovada alla fine del secolo XIII, corposo portante hanno dato luogo alla nascita di Di pari passo con la rivista il gruppo volume capostipite della nuova collana Urbs, successivamente hanno permesso attivo nell’ambito del sodalizio iniziò a denominata Fonti. la realizzazione di moltissime iniziative lavorare e a pubblicare libri di storia lo- Nello stesso tempo il Millenario di ormai entrate nella storia del sodalizio cale, come da tradizione, ma inaugurando Ovada avrebbe favorito le premesse per degli ultimi sei lustri. una nuova collana editoriale aperta da una serie di pubblicazioni di forte impatto Di pari passo con la rivista si è comin- due volumi che ci piace richiamare: popolare dovute alla vena letteraria e al- ciato a potenziare la biblioteca sociale e Rocca Grimalda una storia millenaria, l’estrosità di Mario Canepa il quale, a più l’archivio storico con libri e documenti, (1990), libro primo della serie e nello riprese, nei suoi libri ha saputo dar voce anche acquistati sul mercato antiquario e stesso anno La Parrocchiale di Ovada. e significato a immagini fotografiche da man mano catalogati grazie al lavoro Si stava approssimando la data in cui tempo inerti e destinate all’oblio. Oltre a svolto pazientemente dalle bibliotecarie la Città di Ovada avrebbe compiuto i cercarle e a riunirle, Mario gli ha co- Signore Margherita Oddicino e Rosanna primi mille anni e l’Accademia colse al struito intorno una storia, con amore e Pesce. Il primo numero di Urbs uscito a volo l’occasione per pubblicare intorno a sentimento, tirando in ballo tanti concit- settembre ‘86 contava 16 pagine, oggi ne quell’evento alcuni studi nel frattempo tadini di ieri e di oggi, cantando Ovada assomma 88. Partimmo cautamente per- iniziati e presto portati a termine non solo attraverso le fotografie, album che gli ché si trattava di un esperimento, un po’ dallo staff di appassionati ricercatori at- ovadesi hanno accolto con simpatia e sfo- intimoriti dai tentativi editoriali dei primi tivi all’interno del sodalizio, ma sostenuti gliato con emozione: ricordiamo del anni di attività del sodalizio quando l’al- e avvalorati anche da adesioni di studiosi 1991 Un saluto da Ovada e un abbrac- lora presidente prof. Emilio Costa lavorò di spicco dell’ambiente universitario ge- cio affettuoso che doveva aprire la strada intorno ad un numero unico intitolato Ar- novese. alla successiva e indovinata serie di albi chivio Storico del Monferrato, rivista che Con il sostegno morale ed economi- fotografici contrassegnati dal titolo Bala per varie ragioni non ebbe seguito. Quel co dell’Amministrazione Comunale di Giainte, libri che per il successo ottenuto, numero isolato però, come una pietra di Ovada, che sempre dimostra di apprez- oltre ad alimentare di linfa vitale la cassa paragone, c’è stato comunque di incen- zare la nostra opera, l’Accademia potè del sodalizio, hanno consentito una mag- tivo nel dar vita al nuovo strumento di- raggiungere nel 1991 traguardi insperati: giore visibilità dell’Accademia e della vulgativo. infatti, fu l’anno del nostro primo conve- sua attività. Oltre ogni aspettativa invece il primo gno di studi richiamante al tavolo dei re- Altra tappa rilevante sul piano edito- numero di Urbs, uscito in tiratura limi- latori anche giovani speranze che da riale fu l’avvio della collana rappresen- tata, ebbe un vero successo tanto che si allora avrebbero sempre mantenuto buoni tata dalle guide turistiche inaugurata con rese necessaria una ristampa per far e proficui contatti con la nostra associa- quella riguardante Ovada, a cura di Ales- fronte alle richieste. Nel volgere di poco zione e collaborato con propri scritti alla sandro Laguzzi, seguita da molte altre, al- tempo molti furono i nuovi Soci cosa che continuità della rivista. cune in collaborazione con l’Asso- rasserenò gli animi, ma quello che più in- Ricordiamo di quel periodo anche al- ciazione Oltregiogo, fino all’ultima nata coraggiò i redattori a proseguire la pub- cune mostre che occuparono molto del in questi giorni illustrante le bellezze pae- blicazione fu che il trimestrale richiamò nostro tempo, ma che ci diedero tante saggistiche e artistiche di Rocca Gri- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 180

180

In alto, un’immagine del Convegno promosso dall’Accademia In basso, Teatro Comunale di Ovada, 21 dicembre 2011, il Presi- Urbense per il Millenario della Città di Ovada 991 – 1991, re- dente Alessandro Laguzzi ha appena ricevuto l’Ancora d’Argento laziona il dott. Emilio Podestà. del Premio Ovadese dell’Anno assegnato dal settimanale dioce- sano L’Ancora all’Accademia Urbense. Da sinistra verso destra: Enrico Cesare Scarsi redattore dell’An- cora e nostro direttore responsabile per oltre trent’anni, Alessan- dro Laguzzi, Cinzia Grillo e il Sindaco di Ovada Andrea Oddone.

malda. Gli autori delle varie siamo non ricordare ancora guide, solo qualche paese alcune tappe che ci hanno manca all’appello e ci augu- visto impegnati nell’orga- riamo risponda presto “pre- nizzare molteplici e varie sente”, hanno posto e proposte culturali, in parti- continuano a mettere in evi- colare quelle rappresentate denza piccole e grandi opere dalle mostre sia documen- d’arte presenti sul territorio, in tarie sia dedicate ad artisti precedenza poco conosciute o locali e non solo. del tutto ignorate. Questo ha La mostra sui tragici fatto sì che anche la redazione fatti della Benedicta e la della rivista Urbs ne traesse lotta di Liberazione, la mo- molteplici spunti per poter en- stra sul disastro della “diga trare in argomento con arti- di Molare”; l’esposizione coli, iniziando a riservare le sulle Feste Vendemmiali pagine centrali del periodico a del Ventennio, la rassegna illustrazioni a colori, a supporto del- chivio della Magnifica Comunità di Tri- dedicata agli eventi risorgimentali, le mo- l’opera di divulgazione di un patrimonio sobbio, promosso dallo stesso comune stre delle opere dell’artista genovese Al- storico artistico che merita di essere co- nel 2006 a cura di Edilio Riccardini e berto Helios Gagliardo, del pittore nosciuto, valorizzato e nello stesso tempo Mariangela Toselli. ovadese Franco Resecco fino alle ultime tutelato. Storia e folklore nel Monferrato di sulla Grande Guerra e la postuma di Nino Altro punto saliente dell’attività so- Giuseppe Ferraro (Carpeneto 2007), a Natale Proto, svoltasi nel settembre ciale è certamente rappresentato dai con- cura di Lucia Barba e Edilio Riccardini. scorso a cura di Ermanno Luzzani e Gia- vegni di studio, a partire da quelli che Tra i fiori all’occhiello delle nostre como Gastaldo. l’Accademia ha organizzato in tutto e per pubblicazioni possiamo vantare l’edi- Tutte queste manifestazioni culturali, tutto, proseguendo con altri ai quali ha zione del volume di Romeo Pavoni e di nella maggior parte dei casi, hanno at- aderito con interventi tenuti dal gruppo di Emilio Podestà, La Valle dell’Orba dalle tinto dal patrimonio documentario e arti- studiosi e ricercatori che fanno capo al origini alla nascita degli Stati Regionali, stico che l’Accademia ha saputo sodalizio. pubblicato nel 2008, studio a due mani raccogliere e conservare nel corso degli Ne ricordiamo alcuni: che fornisce un quadro d’insieme e un anni. Il convegno promosso in occasione approfondimento senza precedenti delle Urbs è uno dei tanti impegni a cui si del 45° di fondazione e dedicato alla me- antiche vicende del nostro territorio. deve far fronte ogni giorno, compiti che moria di Adriano Bausola ha portato alla La storia dei trent’anni della rivista assolviamo con passione ringraziando pubblicazione (2005) degli atti riuniti in quindi ha camminato di pari passo con le tutti coloro che a vario titolo ci aiutano a un corposo volume. iniziative intraprese e portate a compi- realizzare i nostri programmi, i Soci, gli Allo stesso modo la mostra documen- mento in tante occasioni. Riesce impossi- Sponsor e gli Enti che continuano a darci taria svoltasi nel 150° dell’Unità d’Italia bile elencarle tutte in così breve spazio e fiducia dal momento in cui avallano e (2011) ha dato luogo alla pubblicazione non è questa l’occasione per farlo. Tutta- condividono le iniziative. Tenendo conto di una prima parte degli interventi riguar- via riandando agli anni trascorsi non pos- che il patrimonio documentale a nostra danti le vicende risorgimentali disposizione richiede una di Ovada e dei paesi limitrofi. continua verifica e valorizza- Ma ancor prima si sono zione, il lavoro da fare è an- succedute numerose giornate cora davvero molto e forze di studio: nuove che si proponesse- Terre e Castelli dell’Alto ro per una collaborazio- Monferrato fra Medio Evo ed ne sarebbero particolar- Età moderna, promosso nel mente gradite. 1996 dal Comune di Tagliolo Monferrato a cura di Paola Piana Toniolo; Riscoprire Trisobbio. Una giornata di studio dedicata al- l’antico borgo Monferrino, (2002) a cura di Geo Pistarino e Gigliola Soldi Rondinini. Pagine di storia dall’Ar- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 181

181 “Nino” Natale Proto, pittore. Lo sviluppo dell’Accademia Urbense dalla Ricostituzione (1957) alla scomparsa dell’Artista (1997), cardine del Sodalizio di Pier Giorgio Fassino

Il dott. Eraldo Ighina, nel lontano Nani, Serafina Pestarino, Giuseppina Re- 1957, coordinò le aspirazioni di coloro stano Cassulini, Vittoria Rossi, le signo- che, in Ovada, anelavano alla costitu- rine Elvira e Teresina Frascara, Annetta zione di un sodalizio per amanti della cul- Manarola, Nina Mercalli, Colombina tura come Emilio Costa o Renzo Mongiardini. Rapaglià e delle belle arti come i giovani Le danze, egregiamente accompagnate pittori Natale Proto, Franco Resecco, Et- da un’orchestrina diretta dal bravo Mae- tore Lavagnino, Sergio Bersi e Giacomo stro De Luigi di Novi e composta da al- Repetto, ridando nuova vita alla settecen- cuni dei più distinti professori novesi, tesca Accademia Urbense. procedettero con brio ed animazione stra- L’iniziativa poteva essere interpretata, ordinari. (...) E quando la tirannia del- altresì, come la riproposizione di un qual- l’orario tramviario costrinse l’orchestra cosa che era già stato tentato nel 1861 ad abbandonarci, non si volle troncare quando era sorto il “Gabinetto di Let- una bella festa, e ponemmo a gentile con- tura”, riservato ai soci e dotato di gior- tribuzione l’amico Silvio Oddini colla nali, riviste e biblioteca e sede nel sua valentia pianistica, la solita, indispen- settecentesco palazzo Oddini, in Piazza sabile provvidenza in simili occasioni. S. Domenico1. L’alba imbiancava già le cime dell’Ap- Presenta un certo interesse lo stralcio pennino, e noi non ci sapevamo decidere del verbale costitutivo di questo club ri- a lasciare il luogo. portato in una pubblicazione del 1911 E per rendere meno cruda la partenza e (cinquantenario di fondazione del Gabi- meno amaro il rimpianto, ci demmo tutti netto di Lettura) e ripreso da una pubbli- appuntamento al Veglione della Unione cazione locale (Il Corriere di Ovada e Ovadese2.”. delle Valli Stura e Orba). gurgitavano di una folla allegra ed ele- Il Club si estinse nei primi decenni del “Ovada, 11 Marzo 1861. gante fra cui spiccavano i più attraenti Novecento e venne sostituito dai Circoli Col modesto titolo di Gabinetto di Let- campioni della bellezza femminile ova- “Amici della Musica” e “Amici del- tura si propone di formare a vantaggio ed dese. l’Arte” (1922) che successivamente con- ornamento del Paese, una di quelle Case La gente accorsa fu tanta che ad un certo fluirono nell’”Unione artistica ovadese” di Sociali Adunanze, atte a migliorare le punto si reclamò l’allontanamento dalla (1925), peraltro anch’essa destinata ad condizioni del vivere civile, le quali si ve- sala da ballo dei vasi di fiori che vi erano avere breve vita. dono crescere e fiorire ovunque sono stati collocati. (...) I fiori erano superflui, Ritornando alle vicende della rifonda- state istituite, per i benefici effetti che ne erano superflui dopo l’entrata di tante zione dell’Urbense, i promotori si incon- derivano. belle e graziose signore. trarono nella residenza del dott. Ighina ed Il Gabinetto di lettura dovrà essere for- Citeremo fra queste, tutte in “toilettes” al termine della riunione provvidero a re- nito di tutti i giornali, artistici, scientifici, sfarzose, la presidentessa signora Colom- digere il seguente verbale, di cui si riporta letterari, commerciali, meglio adatti alle bina Briata, le signore Doralice Bardazza, il testo integrale essendo il primo docu- esigenze del Paese, per quanto potrà per- Elvira Camasio, Rosetta Cortella, Am- mento ufficiale del Sodalizio (escluse le mettere lo stato di finanza delle Società.”. brosina Gandolini, Luigia Grillo, Maria parole depennate dall’estensore poiché si E pertanto, secondo lo statuto, nella tratta della minuta del verbale originale seduta del 10 Giugno 1861, gli Ammini- andato perduto): stratori del circolo decisero di sottoscri- “15/12/57 vere gli abbonamenti alle seguenti In una sala della Dimora del Dott. Eraldo pubblicazioni per metterle a disposizione Ighina - in Piazza Cereseto - i Signori dei soci: La Gazzetta del Regno, L’Opi- Promotori si sono riuniti in una prima se- nione, L’Armonia, La Perseveranza, Il duta allo scopo di porre le basi sociali. Corriere Mercantile, Il Diritto, Il Politec- Il Dott. Eraldo Ighina, eletto all’unani- nico, Il Coltivatore, La Rivista Contem- mità Presidente della Riunione, propone poranea, il Mondo Illustrato. che il sorgente Circolo Culturale assuma Ma i solerti frequentatori del club or- la denominazione di Accademia Urbense ganizzavano anche feste danzanti di cui a ricordo di una antica gloriosa Accade- ci è rimasto un resoconto nelle pagine del mia sorta nel 1783 per merito di un illu- Corriere delle Valli Stura e Orba del 26 stre Cittadino di Ovada, Ignazio Buffa Febbraio 1897: (1738 - 1784). “Mercoledì sera le sale del Gabinetto La proposta è approvata all’unanimità. di Lettura, decorate con ottimo gusto, ri- Sempre su invito del Dott. E[raldo] impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 182

182

Alla pag. precedente: in alto, Natale Proto nel settembre del 1985; in basso, Eraldo Ighina nel 1952. In questa pag.: Atto Costitutivo Accademia Urbense, 18 maggio 1964.

I[ghina], viene propo- Ovada - site nell’at- sto ai Signori Presenti tuale Via Roma e vici- di formare un primo nanze - hanno subito Consiglio Direttivo: consistenti trasforma- Dott. Ighina - Prof. zioni, il palazzo di cui Emilio Costa - Dott. si tratta si presenta tut- Rapaglià - Rag. Re- tora con il suo aspetto petto - Maestro Cavi- originario del tardo glione - Proto - cinquecento e resta Resecco - Cristini - come esempio dell’ar- Barboro Romano.”. chitettura di quel pe- Il primo Consiglio riodo avendo avuto Direttivo entrò imme- solo lievi rimaneggia- diatamente nel pieno menti. Esso ha un in- delle sue funzioni riunendosi in seconda tere legale. gresso a volte sostenute da due colonne sessione nuovamente lo stesso giorno e Viene incaricato a presentare un progetto in granito; piano nobile coperto a volte, nel verbale, di cui rimane (anche in que- di statuto il Rag. ...[illeggibile, si presume infissi, in parte, dell’epoca; due affreschi sto caso) la sola minuta, il Prof. Emilio Giacomo Repetto]. nel vano scala pure coperto a volta. È in- Costa compare per la prima volta come Con le parole di saluto ed augurio formu- somma un esempio di dimora signorile Presidente effettivo. Questo il testo: late dal Presidente Onorario Dott. E. dell’epoca e ciò è dimostrato anche dal- “1957 - 15/12/1957 Ighina, la riunione è sciolta.”. l’esistenza della annessa Cappella pri- PRESIDENTE: Prof. Emilio Costa. Quindi la rinuncia al seggio presiden- vata, dedicata a S. Francesco da Paola. CONSIGLIERI: Dott. Rapaglià, Rag. ziale del Dott. Ighina va interpretata Questa, ornata di stucchi settecenteschi, Repetto, Sig. Pitt. Dom. [Natale] Proto, come un pieno assenso all’ascesa di un è probabilmente posteriore al Palazzo; Pitt. Resecco, Sig. Cristini, maestro ... ventiseienne entusiasta e preparato come comunque esisteva nel 1741 anno in cui (?), Sig. Parodi (Vice Sind.). Emilio Costa3 alla massima carica istitu- vi furono celebrate le nozze di Gerolamo Il Consiglio Direttivo come primo com- zionale dell’Urbense sebbene i compiti D. Oddini con Veronica Mongiardini. pito ha quello di elaborare uno Statuto. dell’Ighina non fossero di pura facciata. Nel 1750, alle nozze, ivi celebrate, di Nella votazione per l’elezione del Consi- Infatti, probabilmente grazie al personale Giovanni F. Prasca con Maria F. Dannia, glio Direttivo, avendo il Dott. E. Igh.[ina] interessamento di quest’ultimo, il Co- fu testimone Pietro F. Rossi, allora pro- declinato qualsiasi carica direttiva per mune di Ovada concesse rapidamente prietario del palazzo. Dei Rossi esiste tut- impegni professionali pur dichiarandosi alla neo ricostituita Accademia Urbense tora lo stemma, in legno dipinto, che aperto sostenitore, tutti quanti i convenuti una sede nel Palazzo Rossi in Via S. sormonta l’antico e bel portone di ac- per acclamazione lo hanno eletto PRESI- Paolo che accoglieva già la Scuola di cesso alla scala. DENTE ONORARIO A VITA. Musica. Il suddetto Pietro F. Rossi, nel suo te- In questa prima riunione che può essere La sede era prestigiosa, il palazzo era stamento datato 12 ottobre 1770 a favore chiamata ASSEMBLEA di COSTITU- stato costruito dalla nobile Famiglia Mai- del figlio Antonio M., ricorda la Cappella ZIONE, vengono poste le prime basi sta- neri nella “Contrada di Sant’Antonio” di Famiglia facendo obbligo all’erede di tutarie limitatamente a quanto riguarda la lungo l’attuale via S. Paolo, e Giorgio completarne i marmi. La Cappella è stata durata delle cariche e la quota sociale, in Oddini, noto architetto e ricercatore sto- recentemente restaurata (così come gli af- attesa che sia elaborato un regolare sta- rico, così ne ricostruì la storia: freschi della scala) a cura della Soprin- tuto sociale. “Dal testamento di Giorgio Maineri tendenza alle Belle Arti del Piemonte per I componenti il Consiglio Direttivo reste- dell’anno 1568 sappiamo che esso era al- il fattivo interessamento della Signora ranno in carica per 3 anni salvo che si di- lora in costruzione e che, per eredità, Marie Ighina. mettano o si rendano vacanti per lavoro o passò a suo figlio secondogenito. La Fa- Da vari documenti sappiamo che nel altro dal compito sociale per un periodo miglia Maineri, che proveniva da Milano palazzo esistevano, al tempo dei Maineri di oltre 6 mesi. e contava un ramo a Genova ed Ovada, e dei Rossi, quadri e mobili di grande La quota sociale viene fissata in L. 1.000 possedeva qui molte case e terreni ed era pregio. Ciò risulta anche dall’inventario annue. allora, forse, la Famiglia più potente in redatto il 26 agosto 1835 quando il pa- Il Socio decade quando si rende moroso Ovada. Dai Maineri il palazzo passò poi lazzo, allora di proprietà di Giovanni Na- o per indegnità. per eredità alla Famiglia Rossi (latiniz- pomuceno Rossi4 venne consegnato al Il Consiglio Direttivo dovrà elaborare zato in De Rubeis) che, proveniente da Comune di Ovada (Sindaco Domenico uno statuto che sarà sottoposto all’assem- Sestri Ponente, si era qui stabilita impa- Mainero [Maineri]) per alloggiarvi i Re- blea dei Soci per l’approvazione e che rentandosi con le più cospicue Famiglie verendi Padri Scolopi, il convento dei sarà valido sino alla elaborazione di un ovadesi, fra le quali appunto i Maineri. quali era stato adibito a Lazzaretto per i nuovo definitivo statuto che avrà carat- Mentre le costruzioni più antiche di colerosi. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 183

183

In questa pag.: copertina dei primi due numeri della rivista “Archivio Storico del Monferrato”.

Il palazzo passò poi in proprietà del mente da lui voluta. prete Badano, da questi alla nipote Ba- Il periodico si presentava come una ri- dano coniugata Ramognino; da G.B. Ra- vista trimestrale pubblicata sotto gli au- mognino fu Antonio a Giacomo P. Marini spici del Comune di Ovada e (7.3.1926), da questo al Comm. Emilio dell’Accademia Urbense con Direzione, Rebora (28.1.1933) ed infine dal Comm. Redazione e Amministrazione in Ovada Rebora, per donazione, al Comune di - via S. Paolo, 18 - mentre i Direttori ri- Ovada onde allogarvi la Civica Scuola di sultavano essere Emilio Costa e Giovanni Musica”Antonio Rebora”. Cattanei. Il numero 1-2 (Gennaio - Giu- Quindi in questo antico e signorile pa- gno 1960) presentava 180 pagine con ar- lazzo la rinata Accademia Urbense mosse ticoli di Geo Pistarino (Ricerche sul i primi passi: un umile quaderno (attual- Monferrato nel Medioevo: La questione mente conservato con reverenziale atten- di confine tra il Marchesato di Monfer- zione nell’Archivio Storico del rato e il Ducato di Milano sulla fine del Sodalizio) era più che sufficiente per re- Quattrocento); Giovanni Cattanei (Felice gistrare i nomi della prima decina di soci Orsini detenuto a Genova - Settembre e gli importi contabili altrettanto mode- 1853), Emilio Costa (Tommaseo, Nigra e sti. la “Raccolta di canzoni popolari” del Purtroppo la ricostruzione di questi Piemonte di Domenico Buffa), Renzo primi anni di vita si perde nelle nebbie Marchelli (Andrea Sighizzi architetto del del passato poiché i verbali delle sedute Teatro Falcone in Genova) e Petre Ciu- del Consiglio Direttivo vennero redatti su reanu (Tommaseo a Nantes). Completa- semplici fogli sparsi di cui molti incauta- vano la rivista una serie di note e mente smarriti come la quasi totalità della recensioni su opere di: Paolo Grossi (Le corrispondenza. abbazie benedettine nell’alto Medioevo Pertanto, il quadro della situazione minima affermazione, e ha sorriso sui ter- italiano); Roberto Weiss (Un umanista può essere ricostruito solo ricorrendo alla mini tanto belli e pieni di sonorità, oc- veneziano “Paolo II”); R. Rebora e G. composizione di un complicato puzzle corre puntualizzare quanto segue. Il titolo Cattanei (Teatro e Risorgimento). costituito da pochi verbali assembleari di Accademia Urbense non è piovuto a Purtroppo, a causa dei costi editoriali, spesso consistenti in semplici minute. Si- caso e nessuno ha voluto vedere in “Ur- le pubblicazioni dell’”Archivio Storico tuazione archivistica peraltro aggravata bense” la derivazione semantica di del Monferrato” non poterono proseguire da un trasferimento della sede sociale “urbs” latino. A chiarire ciò è sufficiente con grande rammarico di Emilio Costa (come vedremo più avanti) che probabil- una citazione. Si legge nell’opera di che dovette cedere all’evidenza dei conti mente favorì la dispersione di molti docu- Giambattista Spotorno Storia Letteraria in passivo. menti tanto che il verbale redatto il 20 della Liguria (Genova 1858, tomo V, Tuttavia, l’attività proseguì ininter- dicembre 1957 in occasione dell’Assem- pag. 59): “... degno di speciale encomio rotta con le commemorazioni di illustri blea straordinaria del Consiglio di Am- sarebbe Ignazio Buffa di Ovada, mancato personaggi come il Carducci (50° anni- ministrazione per deliberare lo Statuto ai vivi nel 1784 in età di anni 46. Egli fu versario della morte) e momenti di inte- del Circolo Artistico Culturale “Accade- poeta vivace, gentile e serbò la venustà ressi culturali come le conferenze o le mia Urbense - Istituto Storico del Mon- dello stile italiano ...... fondò nella sua pa- presentazioni di opere letterarie. ferrato -” è largamente incompleto. tria l’Accademia Urbense , così detta dal Numerosissime le Mostre artistiche Invece ci è giunto in ottime condi- fiume Urba che la bagna.”. iniziate il 22 agosto 1959 con una “Mo- zioni il protocollo d’intesa tra la Dire- Nel 1958 non vennero annotati movi- stra di scultura lignea dal Quattrocento zione della Civica Scuola di Musica “A. menti contabili e solamente nell’anno se- all’Ottocento” e proseguite con quelle so- Rebora” ed il Comitato di Presidenza del- guente a fronte di entrate inesistenti ciali e personali di pittura. l’Urbense, stipulato sempre il 20 dicem- vennero registrate uscite pari a lire 3.600. Ma i tempi del lungo dopoguerra ter- bre 1957, onde ufficializzare la Solamente col passare degli anni i movi- minarono e la costruzione in Corso della concessione dei locali di Palazzo Rossi5. menti in denaro aumentarono e l’eserci- Libertà di un nuovo grande edificio sco- Ma non tutti apprezzarono l’iniziativa zio finanziario 1964 registrò un lastico offrì la possibilità di avere una e per tacitare voci malevoli il presidente significativo pareggio delle entrate e sede stabile per l’Urbense grazie anche Costa dovette intervenire con un articolo delle uscite a lire 245.480, mentre i soci alla costante solerzia di Natale Proto che sul settimanale “L’Ovadese” del 30 aprile erano 79. constatò “... come sa di sale lo scendere 1958 del seguente tenore: Nel frattempo il prof. Emilio Costa3, e salire l’altrui scale ...” pur di procurare “... Poiché - ci risulta - che qualcuno dava alle stampe i primi due numeri una sede confacente al Sodalizio. ha guardato con diffidenza questa inizia- dell’ “Archivio Storico del Monfer- Sicché, il 19 febbraio 1963, il Presi- tiva, negandone la possibilità di una pur rato”: la rivista culturale incrollabil- dente Emilio Costa inviava al Sindaco di impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 184

184

In questa pag.: locandina della mostra organizzata dal gruppo degli artisti ovadesi capeggiata da Proto nel 1957.

Ovada, Angelo Ferrari, la richiesta sotto- anche una propria Cappella...”. scritta da numerosi Soci del Sodalizio, tra Dall’atto sopra citato del 14 marzo cui spiccavano Marcello Venturi, Euge- 1828 sappiamo che la Cappella, situata a nia Pinelli Gentile di Tagliolo, Marie piano terreno, doveva essere aperta al Ighina, Natale Proto, Dario Barisone, pubblico, e che la proprietà era gravata Giacomo Repetto, Piero Lorandini, Giu- dall’obbligo di fiaccole (ceri) e di quat- seppe Scorza, Andrea Lanza, Carlo Car- tro Messe annue. Sappiamo altresì che in dona e Renato Pesce, onde ottenere nuovi tale compravendita erano inclusi tutti i locali di più ampia metratura idonei alle mobili del palazzo ed i sacri arredi della mutate esigenze del Sodalizio che aveva Cappella, valutati in £ 6.000 nuove; ciò ampliata la propria attività. I locali, og- fa presumere che il Palazzo fosse molto getto della richiesta, facenti parte del sei- signorilmente addobbato essendo valutati centesco Palazzo Maineri, in Piazza i mobili circa un sesto del valore degli Cereseto, e particolarmente idonei per immobili. Molto probabilmente i quadri l’ubicazione e per la dignità dell’edificio antichi di proprietà del Comune, ora esi- vennero concessi, ancora una volta gra- stenti, in parte, nei locali assegnati alla zie alla sottile diplomazia del nostro Pretura e, in parte, presso la Prefettura di “Nino”, senza difficoltà6. Alessandria provengono proprio da que- L’architetto Giorgio Oddini, prose- sto palazzo. guendo le ricerche sugli edifici divenuti Quindi, dopo gli accennati passaggi di sedi dell’Accademia, ne mise in luce la proprietà, il Palazzo Maineri divenne re- storia centenaria e così la condensò: sidenza dell’Amministrazione comunale “Anche questo palazzo, di circa un se- e tale rimase sino al 1925, anno del tra- colo più tardo di quello nel quale ha sede chese Giacomo Spinola (atto 5 ottobre sloco della sede del Comune in Corso To- la Scuola di Musica, fu in origine della 1864 - notaio Pizzorno). Le Suore conti- rino (all’epoca Corso Vittorio Emanuele Famiglia Maineri. nuarono comunque ad abitarvi ed espan- II), per poi ospitare la scuola di Avvia- È un grosso fabbricato di tipo seicen- dersi; fecero infatti costruire la Chiesa ed mento professionale sloggiata dalle tesco genovese posto sulla “Contrada dei altri edifici ed acquistarono i terreni con- truppe tedesche di occupazione, nel Cappuccini” ora Via Cairoli. Quando fu tigui ed il palazzo (ora dell’Istituto Ban- 1943, per installarvi un proprio comando. costruito esso si trovava al di fuori del cario San Paolo di Torino) di Pier Sicché il presidente Emilio Costa - vecchio centro di Ovada ed era contor- Domenico Scassi Buffa che era stato co- supportato dall’instancabile pittore e fu- nato dal giardino e da campi coltivati con struito all’inizio dell’Ottocento. Con atto turo benefattore, Natale Proto - colta fabbricati rurali. del 6 aprile 1881 (notaio Gherzi) il Mar- l’occasione offerta dalla disponibilità di Nel Settecento esso era di proprietà chese Spinola retrocedette, anche per locali adeguati ai nuovi traguardi del So- del Marchese Bartolomeo Mainero dal sgravio di coscienza, gli immobili che fi- dalizio, diede il via a cicli di conferenze quale passò al figlio Paolo Camillo e da guravano di sua proprietà, ma quale ac- inaugurate da Giovanni Sisto, presidente questi, per eredità, ai fratelli Giovanni Fi- quirente fu indicato Don Tito stesso (e dell’Amministrazione Provinciale di lippo e Camillo Marchesi Raggi e al Mar- non la Congregazione) il quale poi li in- Alessandria, che commemorò il “7° Cen- chese Sebastiano Sopranis. Restato in corporò con atto del 19 aprile 1884 tenario della nascita di Dante Alighieri”. proprietà dei fratelli Raggi per atto di di- nell’”Opera Pia San Tito” da lui fondata Seguirono, negli anni, conferenze di visione (21 settembre 1805 - notaio Giu- in quel medesimo giorno. Livio Pivano, presidente dell’Istituto per liano G. De Ferrari) fu da questi venduto Infine con atto del 3 ottobre 1913, il la Storia del Risorgimento, Ettore Tara- (atto 11 settembre 1835 - notaio Dania) Comune di Ovada, in persona dell’allora teta, Dario Barisone, Remo Alloisio, Giu- alle Reverende Suore Madri Pie Franzo- sindaco, avv. Giuseppe Grillo fu Dome- seppe Pipino, Giorgio Doria, Mario niane. nico, acquistava il Palazzo (ritornato in Oddini, Geo Pistarino, Carlo Pestarino. Queste si erano stabilite, nel 1826, in parte di proprietà delle Madri Pie) dalla Nondimeno si spesero i coniugi Mar- Ovada per desiderio della Marchesa Giu- Congregazione in persona delle Rev. cello Venturi e Camilla Salvago Raggi lia Spinola nata Fieschi che, già molti Madri Adele Bruno, Maddalena Grillo e che talvolta presentarono le loro opere: anni prima, aveva destinato un cospicuo Maria Notte e dell’Opera Pia San Tito in Marcello Venturi per “Il padrone del- lascito testamentario a favore di tale Con- persona del suo Presidente geom. Barto- l’Agricola” (17 febb. 1980) e Camilla gregazione. Nel 1864, Don Tito Borgatta, lomeo Torrielli. Salvago Raggi in occasione della pubbli- Direttore delle Madri Pie e loro Procura- “... Il Palazzo ha uno scalone in pietra cazione de “L’ultimo sole sul prato” (8 tore, desiderando salvaguardare le Suore e, al piano nobile, un ampio salone che maggio 1982). da possibili leggi di incameramento dei ora fa parte della Biblioteca Civica con A seguito delle elezioni per il rinnovo beni ecclesiastici, fece intestare il pa- soffitto a volta, un affresco e stucchi set- del Consiglio Direttivo dell’Urbense, te- lazzo, con una vendita simulata, al Mar- tecenteschi; originariamente esso aveva nutesi ai primi di Maggio del 1974, ven- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 185

185

nero nominati Consiglieri: Natale Proto, Credo che questo sia iI modo più giusto perato non poche difficoltà, ha saputo Marcello Venturi, Franco Resecco, Ettore per ricordarlo come uomo e amico per prevedere quello che poi l’Accademia sa- Tarateta, Elio Ratto, Dario Barisone, circa cinquant’anni. Estroso lo è stato, rebbe stata. Giorgio Marchetti, Ugo Sultana e Gior- perché aveva originalità e bizzarria, tal- Per lui l’Accademia era la sua chiesa, gio Oddini. A loro volta essi, all’unani- volta anche brillante. Era estroso pittore il suo culto, tutto ciò che è nobile e bello. mità, vollero, il 5 maggio ‘74, Marcello con animo pieno di immaginazione cu- Con costante energia ha saputo, sempre Venturi come presidente del Sodalizio. riosa e ha dimostrato originalità di carat- con il candore dell’innamorato, dare ad Purtroppo i numerosi impegni dello tere ed entusiasmo. Ovada quello che non c’era, un istitu- scrittore e giornalista limitarono alquanto Basta guardare i quadri che ci ha la- zione culturale che oggi vanta una rivista la sua dedizione alla carica istituzionale sciato per scoprire la sua personalità. storica con le sue collane di saggi. per cui si dimise e venne sostituito dal- Conversando con lui c’era sempre da im- A due anni di distanza dalla sua scom- l’architetto Giorgio Oddini, destinato a parare qualche cosa, perché attraverso la parsa, l’Accademia, figlia ed erede del varare una serie di iniziative tra le quali sua parola riuscivi a capire quello che ti suo fermo volere, continua per la sua spiccano le celebrazioni legate al Bicen- era sfuggito. Estroso, dunque, e il suo di- strada con il consenso degli studiosi.”. tenario dell’Accademia che si tennero nel scorso talvolta ti appariva anche parados- Con la scomparsa di Natale Proto si 1983. sale. Disponeva di una sua concezione chiude un periodo particolarmente felice Particolarmente significativo la pro- del mondo, credeva in una sua realtà e per l’Urbense al quale seguiranno anni lusione tenuta dal Prof. Emilio Costa, il non c’era verso di poterlo smuovere. non meno intensi sotto la guida del Presi- 20 marzo 1983, quando in occasione Era un estroso rimasto fanciullo in di- dente Giorgio Oddini e del Presidente della celebrazione ufficiale del Duecen- verse circostanze, un’anima semplice, Alessandro Laguzzi sempre pronti a dare tesimo Anniversario della Fondazione senza malizie e furberie. In lui c’era un il meglio di se stessi al servizio della Cit- dell’Accademia Urbense, presentò il costante punto di riferimento: la pittura, tadinanza e della Cultura: ad maiora! “Diario” del capitano garibaldino Barto- intesa come insegnamento, come indica- lomeo Marchelli che, per la prima volta, zione di una realtà che non siamo usi a usciva dal ristretto ambito dell’Archivio vedere. Credeva in quei suoi quadri, nel Storico per essere avviato alla pubblica- suo impegno per quella che diceva “pit- Note zione. tura metaforica”. Per questo ha trovato 1. Con atto del 14 gennaio 1815, il palazzo fu Tra le diverse cerimonie svoltesi per il diverse soluzioni, ci ha trasmesso il suo venduto dalla Famiglia Miroli all’avvocato Ge- Bicentenario occorre però ricordare la mondo interiore espresso nel segno de- rolamo Oddini (1787 -1844). Da questo passò ai conferenza tenuta dal Professor Emilio ciso, come era solito dire “pennellate da figli: avvocato Carlo (1827 - 1877), Sindaco di Costa, il 25 settembre 1983, per comme- orbi”. Ovada dal 1860 al 1867, e ingegnere Michele morare il decimo anniversario della Quello che importa qui è ricordare (1826 - 1893), Sindaco di Ovada dal 1867 al scomparsa del poeta dialettale ovadese l’uomo, l’amico, sempre pronto a corri- 1882, ed ai discendenti di quest’ultimo, essendo Colombo Gajone7 di cui l’Urbense sino spondere, ad interessarsi a valorizzare. l’avvocato Carlo morto senza prole. Dell’inge- dal 1963 aveva pubblicato (sempre a cura Disposto alla ricerca, non si sentiva ap- gnere Oddini, buon pittore dilettante, restano al- di Emilio Costa) le composizioni migliori pagato se non quando gli arrideva il suc- cune decorazioni e figure eseguite ad affresco in raccolte nel volume Antologia Ovadese. cesso ed era perseverante, anzi tenace, alcune sale del palazzo venduto, nel 1922, alla Tra questo fervore di iniziative non nel conseguire iI suo scopo. Famiglia Repetto. potevano mancare quelle sostenute - in Ricordo l’impegno che ha avuto nelle 2. Unione Ovadese: si tratta della “Società Ope- particolare - da Natale Proto, ovviamente ricerche sullo scultore ovadese dell’Otto- raia di Mutuo Soccorso - Unione Ovadese” nata dirette a valorizzare l’Arte della scultura, cento Emanuele Giacobbe, conferendo dalla fusione (formalizzata il 3 Dicembre 1893) della Pittura e del Disegno. con molti con insistenza. della “Società Operaia di Mutuo Soccorso” con Attività che Emilio Costa sintetizzò in Il suo volto era raggiante quando ri- la “Società Operaia e Patriottica”, entrambe fon- una composizione presente nel Catalogo trovò la camicia rossa di Bartolomeo date nel 1870. Il nuovo Sodalizio, eretto ad Ente edito in occasione della “Prima Mostra” Marchelli, uno dei Mille. Momenti indi- Morale con decreto del Tribunale di Novi Ligure dedicata all’Artista dal 2 al 10 ottobre del menticabili, quella sera, quando la noti- il 18 Aprile 1894, ebbe sede (come ancora oggi) 1999: zia fu trasmessa per televisione. nel nuovo edificio fatto costruire, con fondi pro- “Più il tempo scorre, più fiorisce in Votato, quanto poteva, per valorizzare pri, su progetto dell’Ingegnere Giacinto Rog- me la convinzione che il mio ricordo di la sua Ovada, ha passato ore febbrili di gero ed inaugurato alla fine dell’anno 1896. Natale Proto si ricollega ad una defini- ricerca che spesso hanno conseguito suc- (Da “Il Corriere delle Valli Stura e Orba” anno zione che Eugenio Montale ha lasciato su cesso. Natale Proto ha avuto come ideale, III, 3 Gennaio 1897, n. 98). Camillo Sbarbaro nell’ “Epigramma” che oltre le mostre di pittura collettiva realiz- 3. Emilio Costa: nacque ad Ovada il 13.1.1931 fa parte dei “Movimenti” degli Ossi di zate allora nel salone dell’asilo “Coniugi da Angelo e da Grillo Rosita, terzogenito dopo seppia. “Estroso fanciullo”. Ferrando’, lo sviluppo dell’Accademia Gian Carlo (1926) e Maria (1929). I suoi avi, Natale Proto, per noi soltanto e sem- Urbense. Fu sollecito e autoritario nel emigrati, nell’Ottocento, a Castellazzo Bormida pre Nino, è stato “estroso” e “fanciullo”. gruppo dei fondatori del sodalizio, ha su- da S. Margherita Ligure, erano noti specialisti impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 186

186

nella costruzione di altari e colonne per chiese in 3°) Le spese di sgombero del salone, di prepara- Ivaldi che stavano affrescando le volte della finto marmo che si stabilirono in Ovada (attorno zione dello stesso e di ripristino sono a carico Chiesa Parrocchiale. Il Gaione svolse per molti al 1790) per eseguire le parti interne della completo del Circolo Culturale, come pure a suo anni l’attività di antiquario ad Ovada, nella bot- Chiesa Parrocchiale di N.S. Assunta. Infatti, le carico le spese di riscaldamento dei locali dati tega paterna, e a Genova con discreto successo. grandi colonne che sorreggono le strutture della in uso. Decedette in Ovada il 24 gennaio 1973 alla ve- Parrocchiale sono costruite in pietra e mattoni e 4°) Eventuali lavori di abbellimento dei locali nerabile età di 95 anni. finite a stucco lucido marmorizzato a caldo sic- sono a carico del Circolo Culturale il quale ri- ché, all’epoca della loro erezione, gli ovadesi le nuncia ad ogni indennizzo o rimborso di spese chiamavano “Colonne castlasine” da Castlusi- nel caso di rilascio dei locali. gni, soprannome dato alla Famiglia Costa. 5°) La presente convenzione va in vigore da Biografia essenziale di Natale Proto Emilio, coltivando le ricerche che aveva preco- oggi ed avrà la validità di anni uno. Potrà es- Natale Proto nacque in Ovada il 18 Dicembre cemente iniziato quando era ventenne, produsse sere rinnovata di comune accordo. 1908 da Carlo (1869 - 1944) e da Antonia Lan- (tra numerosissime altre) la pubblicazione, in tre Ovada lì, 20 Dicembre 1957. tero (1874 - 1951) nella casa “Perazzi”, edificio volumi, delle carte dell’Archivio del ministro Seguono le firme apposte da Emilio Costa per d’angolo tra Via Cairoli e via delle Sligge. Sino Buffa. Tra l’altro il Costa si dedicò anche al l’Accademia Urbense e da Santino Rossi per dalla giovanissima età si rivelò appassionato di giornalismo ed alla cultura ligure promuovendo conto della Civica Scuola di Musica. disegno e colori e quindi frequentò la bottega di convegni o scrivendo (per citarne solo alcuni) 6. Comunicazione del Comune avente per og- Lillo D’Amore (Voltri, 1878 - Ovada, 1929) col su: Padre Spotorno, Alizeri, Cevasco, Canale, getto la concessione della sede dell’Accademia quale collaborò alla decorazione di numerosi pa- Mameli, Abba, Pareto, Balbi Piovera, Celesia, Urbense : lazzi e ville di Ovada e nelle località viciniori. In Mazzini. Divenuto Presidente della Sezione Ge- CITTA’ di OVADA (Provincia di Alessandria) quel periodo approfondì la sua professionalità novese dell’Istituto Storico del Risorgimento, 21.9.1963 - Prot. 5981 - Oggetto: Nuova sede con due valenti artigiani: Marcello Gorgni (Von- curò gli studi attorno al giornalismo mazziniano del sodalizio - Risp. Nota 30/8/1963 banelli, 1837 - Ovada, 1925), scenografo stabi- e operaio con particolare riguardo alle società All’Ill/mo Sig. PRESIDENTE dell’Accademia litosi in Ovada dove era giunto al seguito di una operaie di mutuo soccorso. Decedette in Genova Urbense - Via Paolo - OVADA compagnia teatrale, e Angelo Bruzzo (Ovada, il 30 settembre 2012. (Note tratte da un mano- La Giunta Comunale, in seduta 20/9 u.s., ha esa- 1873 - 1949). Nel 1929, mentre prestava servi- scritto di Giancarlo Costa conservato presso minato la petizione pervenuta in allegato alla zio militare, seguì un corso di “disegno architet- l’Archivio Storico dell’Accademia Urbense). nota emarginata e riflettente la necessità di otte- tonico” presso il Liceo “Carlo Botta” di Ivrea 4. Giovanni Napuceno Rossi: di Antonio M. nere una nuova, degna sede per codesto bene- conseguendo il primo premio. Rientrato in nacque in Ovada il 7 aprile 1765 e morì a Napoli merito sodalizio. Ovada, contestualmente all’attività di decoratore nel 1854. In gioventù fu tra i più attivi simpatiz- Premesso che i locali di Piazza Cereseto, resi di- di interni ed esterni approfondì lo studio del di- zanti della Repubblica francese che, a quanto sponibili dal trasferimento della Scuola secon- segno per poi trasferirsi a Genova Bolzaneto ove scrive Ambrogio Pesce Maineri, si radunavano daria nel nuovo edificio di Corso Libertà, risiedette (saltuariamente) presso il fratello An- nella sua casa. Giovanni Nepomuceno Rossi fu serviranno in parte all’impianto della biblioteca gelo dal 1931 al 1949. nominato Ministro di Polizia della Repubblica civica, la Giunta si è dichiarata favorevole al- Nel Capoluogo ligure frequentò i pittori Gio- Democratica Ligure (1797); in seguito si trasferì l’assegnazione di alcuni locali a cotesto Sodali- vanni Grifo (Alba, 1869 - Genova, 1935), Laz- da Ovada a Napoli dove morì novantenne. Egli zio onde dare all’Accademia la possibilità di zaro Luxardo (Voltri, 1865 - 1949), il portò a Napoli gran parte delle opere d’arte esi- efficacemente assolvere le sue funzioni statuta- paesaggista Carlo Leopoldo Sturlese (1879 - stenti nel suo palazzo; le restanti vennero ven- rie, promovendo e coltivando l’amore per la cul- 1957) e, durante alcuni soggiorni in Ovada - du- dute in seguito, mentre si salvarono dalla tura e per l’arte. rante le Feste Vendemmiali degli anni 1932, dispersione solo quelle tuttora esistenti nella È gradita l’occasione per inviare cordiali saluti. 1933, 1934 - collaborò con lo scultore ovadese Cappella. (Giorgio Oddini). IL SINDACO Riccardo Gaione. 5. Il documento è il seguente: (A. Ferrari) Durante un periodo trascorso a Milano Tra la Direzione della CIVICA SCUOLA DI (1939/1940) lavorò nello studio di scenografia MUSICA A. REBORA ed il Comitato di Presi- 7. Colombo Gaione: nato in Ovada (in Via Bisa- “Ercole Sormani” ma, per ragioni di salute, do- denza del CIRCOLO ARTISTICO CULTURALE gno) l’8 dicembre 1879 da Giacinto e Giacinta vette lasciare il capoluogo lombardo per rien- “ACCADEMIA URBENSE”si conviene quanto Gaione, venne tenuto a battesimo dall’artista sa- trare a Genova, ove eseguì affreschi e graffiti con segue: vonese Antonio Brilla (1813 - 1892) che quivi si i milanesi Angelo Sutti e Luigi Bonfanti. Rien- 1°) La Scuola di Musica A. Rebora concede in trovava per eseguire alcuni lavori presso l’Isti- trato in Ovada, nei primi anni Cinquanta, riprese uso al predetto Circolo una sala del palazzo di tuto delle Rev.me Madri Pie. Suo padre, un re- l’attività di decoratore coltivando nel contempo proprietà della Scuola stessa, da adibirsi a Di- duce delle battaglie risorgimentali, divenuto l’innata passione per la pittura e l’organizzazione rezione e biblioteca del Circolo. L’uso di detta Presidente della Società Patriottica Ovadese, di moltissime iniziative ad essa legate. sala ha carattere permanente. svolgeva l’attività di intagliatore, scultore in Com’è noto l’Artista ovadese si dedicò, in 2°) Concede altresì l’uso saltuario del salone legno e indoratore ma divenne particolarmente campo culturale, alla rifondazione dell’Accade- grande a condizione che detto uso sia richiesto noto per essere stato il primo fotografo con stu- mia Urbense alla quale lasciò in eredità tutte le di volta in volta o non intralci in alcun modo dio in Ovada. La madre invece era conosciuta sue sostanze quando si spense in Ovada (nella l’attività della Scuola di Musica. per avere posato per i fratelli Pietro e Tomaso sua casa in via Carducci), il 30 Settembre 1997, impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 187

187

assistito dal nipote Franco Resecco e dai suoi 1976 - Mostra personale della pittrice Piera Ve- 1991 - Mostra “Ovada in cartolina” amici: Paolo Bavazzano, Giacomo Gastaldo, gnuti 1992 - Mostra “Ovada nella rappresentazione Alessandro Laguzzi, Andrea Lanza e Giorgio 1977 - Mostra di Pittura “Quindici donne per la cartografica attraverso i secoli” Oddini. pittura” 1993 - Mostra bozzetti “Medaglia Commemo- 1978 - XXVII Mostra d’Arte dei Soci “Poesia rativa” III Centen. Nascita S. Paolo della Croce delle Valli di Ovada” 1994 - Premio Letterario Nazionale “Ignazio Elenco delle più significative iniziative 1978 - 3° Concorso “Mostra di pittura estempo- Benedetto Buffa” (1ª Edizione) realizzate dall’Accademia Urbense tra ranea” 1995 - Convegno “Partigianato piemontese e so- il 1957 e il 1997: 1979 - Conferenza di G. Pipino “Manifestazioni cietà civile: la Resistenza nell’Ovadese” 1957 - Mostra annuale sociale di pittura e scul- aurifere dell’Ovadese” 1996 - Premio Letterario Nazionale “Ignazio tura e XII Mostra d’Arte Figurativa 1980 - Mostra del pittore Natale Proto “50 anni Benedetto Buffa” (2ª Edizione) -. 1958 - Conferenza a ricordo del Ministro D. di attività” 1997 - Pubblicazione del volume “Terre e ca- Buffa e del Padre Scolopio G.B. Cereseto 1980 - Mostra Giornali ovadesi da fine Otto- stelli dell’Alto Monferrato” 1959 - Mostra di scultura lignea dal Quattro- cento a inizio Novecento cento all’Ottocento 1980 - Conferenza di M. Venturi “Il padrone 1960 - Conferenza di G. Cattanei “Teatro e ci- dell’agricola e la narrativa oggi” nema contemporanei” 1980 - M. Canepa presenta “L’Almanacco ova- Riferimenti bibliografici 1961 - Mostra annuale sociale di pittura e scul- dese” e “Via Cairoli” GIORGIO ODDINI, Le sedi dell’Accademia Ur- tura 1980 - Mostra pitture dell’Ottocento apparte- bense, manoscritto privo di data e registrato 1962 - Mostra annuale sociale di pittura e scul- nenti a Famiglie ovadesi presso l’Archivio dell’Accademia Urbense al N° tura 1981 - Mostra documenti antichi 547. 1963 - Mostra annuale sociale di pittura e scul- 1981 - Premio “Monferrato” per Pittori e Scul- GIORGIO ODDINI, ANNUARIO 1988 - Elenco dei tura tori Soci al 30 XI 1987, Pesce Edit. - Ovada. 1964 - Mostra postuma del pittore M.se Ago- 1981 - Conferenza di G. Pistarino “Da Ovada LUIGI CATTANEI, In silenzio è scomparso Emilio stino Pinelli Gentile aleramica a Ovada genovese” Costa, primo presidente dell’Accademia Ur- 1964 - Mostra postuma del pittore Ezio Parrini 1982 - Mostra di Pittura “Il Carnevale” bense, in URBS - anno XXV - n° 4 - Dicembre 1965 - Conferenza di G. Sisto “”VII Centenario 1982 - Mostra mineralogica dell’Ovadese 2012. della nascita di Dante” 1982 - Conferenza di C. Pestarino “L’economia ALESSANDRO LAGUZZI, Emilio Costa ci ha la- 1965 - 1ª Mostra antologica di Natale Proto nell’Ovadese” sciato, in URBS - anno XXV - n° 4 - Dicembre 1966 - XIV Mostra d’Arte Figurativa Contem- 1982 - Conferenza di C. Boggero “Telemetrica 2012. poranea sanitaria” 1967 - Mostra d’arte per il I Millenario Alera- 1982 - Conferenza di G. Pipino “Le miniere del- mico del Monferrato l’Ovadese” 1968 - Conferenza di L. Pivano “Nuove luci sul 1983 - Conferenza di R. Costa “I problemi della Risorgimento italiano” droga” 1968 - Mostra personale di Franco Resecco 1983 - Mostra 3° Premio Monferrato di pittura 1968 - Mostra di arte sacra per Centenario di S. 1984 - Mostra 4° Premio Monferrato di pittura Paolo della Croce 1984 - Mostra personale del Pittore Francisco 1968 - Rappresentazione de “I Pochi” per de Homen-Christo “L’Onorevole” di Leonardo Sciascia 1985 - Mostra personale del pittore Natale Proto 1969 - Mostra sociale di pittura 1985 - Mostra di pittura con tema “Cercatori 1970 - Mostra personale del pittore Natale Proto d’oro” 1970 - Conferenza di Dario Barisone “Gli Sta- 1985 - Mostra 5° Premio “Monferrato” di pit- tuti ovadesi del 1327” tura 1971 - Mostra di pittori ovadesi alla Galleria Li- 1986 - Mostra personale di Natale Proto “Na- guria in Genova ture morte” 1971 - Mostra di documenti “Ovada come era” 1987 - Esce il N° 1 della Rivista culturale 1972 - Mostra postuma di Michele Oddini “URBS” 1973 - Mostra sociale di Pittura 1988 - Pubblicazione del volume “Ovada da 1974 - Mostra personale di Natale Proto “Anto- metà Ottocento a oggi” logia dei Fiori” 1989 - Mostra di Pittura a Palazzo “Scassi- 1974 - XXVII Rassegna Biennale di Pittura Buffa” - Ovada - 1975 - Conferenza di Remo Alloisio “Capire 1990 - Pubblicazione del volume “La Parroc- l’arte moderna” chiale di Ovada” 1975 - Conferenza di Emilio Costa su “Epigrafi 1991 - Convegno Storico Internazionale del ovadesi” di Giorgio Oddini “Millenario” impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 188

188 Cavour e la riforma delle corporazioni privilegiate del porto di Genova. (La Relazione di Domenico Buffa del 1855)* di Emilio Costa †

Il Conte di Cavour, da pochi mesi che spesso si constatava in porto, Presidente del Consiglio e Ministro quando si dovevano mettere in zavorra delle Finanze, scriveva il 20 febbraio i bastimenti. La legge del 14 agosto 1853 all’Intendente generale di Ge- 1844, sancita da Carlo Alberto, aveva nova Domenico Buffa1: «In quanto alla abolito i privilegi alle corporazioni o grave, ma direi pure urgente questione arti, ma a Genova non aveva avuto ef- della riforma delle corporazioni privi- fetto, ed anzi erano aumentate le prero- legiate, le dirò che ho fatto riunire tutte gative per i facchini, le quali tornavano le carte a questa relative, nell’intendi- a scapito del commercio. Pur limitando mento di esaminarle, prima di comuni- il discorso agl’interessi specifici della carle quelle di maggior importanza. Marina, l’Associazione doveva neces- Ma, purtroppo, debbo confessare non sariamente sottolineare i non lievi in- avere ancora potuto procedere a que- convenienti recati dalla esistenza delle st’esame per difetto di tempo. Ora però corporazioni privilegiate. La maggior che sono a pieno ristabilito in salute, parte della Marina Mercantile sarda spero di dedicare alcune ore mattutine (specialmente le navi più grosse), era ad un affare che mi sta a cuore, quan- occupata nel trasporto dei cereali che si t’altri io abbia a disimpegnare»2. Già caricavano nel Mar Nero e in altri porti nel 1850 e nel 1851, Cavour, Ministro del Levante. Tali bastimenti ripartivano di Marina, Agricoltura e Commercio, da Genova vuoti e perciò avevano biso- aveva avuto occasione di occuparsi di gno di zavorra. Per farne provvista era problemi genovesi, non soltanto nel indispensabile ricorrere ai minoli, o za- quadro di una riforma nel campo speci- vorrai, di San Pier d’Arena, che ne ave- fico della Marina mercantile, ma nella vano l’esclusiva. Il privilegio di tale globalità delle esigenze della città e porto. Riforma, ben inteso, che doveva arte tornava a svantaggio del commer- della vita del porto3. La Associazione tener presenti molti fattori contrastanti e cio, perché a Genova il prezzo della za- Marittima Mercantile Ligure, nella se- valutare la situazione con ampiezza di ar- vorra era molto elevato rispetto ai porti duta del 14 settembre 1851, aveva deli- gomenti, perché non era di facile attua- esteri (per rifornire a Genova un basti- berato di indirizzare al Ministro un zione, prevedendo altri inconvenienti. mento di 350 tonnellate si pagavano lire memoriale4 in cui fossero illustrati gli L’Associazione Marittima Mercantile Li- nuove 400, mentre in Inghilterra ne ba- aspetti più importanti della situazione ge- gure, incoraggiata dall’impegno dimo- stavano 250 e a Livorno 168). Il compor- novese relativamente al commercio e alle strato dal Ministro per la prosperità della tamento degli zavorrai, forti del loro strutture portuali, e indicate le riforme più Marina mercantile, base fondamentale privilegio, era spesso poco onesto. Si urgenti da attuare. Il documento, firmato della vita economica ligure, ricorreva a legge nello stesso memoriale indirizzato dal presidente dell’Associazione, G. lui per fargli conoscere alcuni bisogni e a Cavour: «I detti minoli, malgrado la Bianchi, sottolineava le carenze in ordine le riforme necessarie allo scopo di armo- sorveglianza del Comando del porto che alla funzionalità del porto, denunciava gli nizzare i nuovi trattati commerciali coi esige portino una data quantità di za- inconvenienti che incontravano i passeg- vigenti regolamenti marittimi e per met- vorra, con diversi inganni, che trala- geri nello sbarco, gli abusi delle corpora- tere in grado i genovesi di sostenere la sciamo di spiegare, fanno sì che ne zioni privilegiate, le quali, se da un lato concorrenza con le marine estere. «Un re- portano dalla metà a due terzi di quella rappresentavano la persistente tradizione golamento per la Marina Mercantile adat- che dovrebbero; da ciò ne provengono di un interessante aspetto del folklore er- tato ai tempi e alla nostra estesa dei continui litigi con i Capitani che si ve- gologico genovese, dall’altro erano la ri- navigazione - si legge nel memoriale - è dono derubati e che sono però costretti a sultante di un ambiente psicologico che da tutti desiderato acciocché sia i Capi- servirsi da loro. Altro inconveniente pro- non poteva più accordarsi con le neces- tani che gli equipaggi conoscano i loro duce questo privilegio; spesso succede sità del commercio e del progresso. Le doveri reciproci; nonché un sistema pel che il mare è agitato per molti giorni ep- numerose arti privilegiate: facchini5, bar- vitto, causa principale delle questioni e perciò i bastimenti non possono avere za- caioli6, calafati, maestri d’ascia, piloti litigi di bordo, essendo la disciplina di vorra da S. Pier d’Arena, per essere una pratici, zavorrai, ecc., con le pretese, gli somma necessità a bordo dei bastimenti. spiaggia molto esposta, mentre da altre abusi, e talvolta con vere e proprie ves- Ci rivolgiamo perciò all’E. V. implorando spiagge più lontane e meno esposte si po- sazioni avevano disgustato non soltanto i protezione e chiedendo quei provvedi- trebbe averne; quando il mare diviene negozianti ma l’intera popolazione. Si menti che la saviezza dell’E. V. crederà calmo, i minoli non bastano a provvedere desiderava, nel mondo economico geno- più adatti». Era necessaria innanzitutto in pochi giorni la quantità di bastimenti vese, una riforma radicale che scalzasse una riforma relativa al sistema di arruola- che abbisognano di zavorra e così spesse la resistenza di quelle corporazioni, per mento dell’equipaggio nell’attuale legi- volte il mare diviene nuovamente agitato dare nuovo impulso al commercio e scor- slazione7. L’Associazione Marittima e molti bastimenti vanno soggetti a lun- rimento alle operazioni di scarico nel insisteva su un altro grave inconveniente, ghi ritardi...». Tali inconvenienti pote- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 189

189

Alla pag. precedente: Camillo Benso conte di Cavour. In questa pag.: in alto, Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista, scrittore e politico italiano; in basso, Buffa in una vignetta satirica tratta dal giornale genovese “La Maga”.

vano essere evitati togliendo i privilegi del porto di Genova. È utile, tuttavia, un (i minoli sampierdarenesi avrebbero breve cenno introduttivo. Le compagnie conservato tuttavia i loro vantaggi, es- dei facchini, come tutte le altre corpora- sendo i più vicini al porto). I calafati e i zioni di arti e mestieri in Genova, fu- maestri carpentieri godevano di tali pri- rono sciolte dal Corpo legislati vo vilegi e regolamenti favorevoli che, si durante il Governo democratico, ma eb- legge nel memoriale, «pare strano come bero sempre una organizzazione dipen- siansi finora potuti sopportare». Quando dente dal Municipio. Ciò avvenne non un capitano doveva far carenare il suo soltanto col governo ligure, ma anche bastimento non poteva scegliere la durante l’amministrazione francese e in mano d’opera che desiderava, ma era seguito anche dopo l’unione al Regno costretto ad accettare gli uomini che a sardo. Infatti con le Patenti del 31 luglio tale lavoro avevano destinato i consoli 1815 si approvò il regolamento econo- della compagnia. Non poteva ricusare mico per il Corpo di Città di Genova, l’opera di coloro che a suo giudizio nel quale, all’articolo 74, si metteva erano incapaci e inabili; poteva rifiutarli ogni classe dei facchini sotto l’ispezione a condizione però che pagasse ad essi dei Provveditori. Dopo le Patenti egualmente la giornata lavorativa. Per albertine, del 14 agosto 1844, che aboli- questi inconvenienti, un capitano, rono tutte le corporazioni, furono molti quando doveva fare eseguire una ripa- gli inconvenienti recati dalle risse conti- razione importante al suo bastimento, nue sorte fra coloro che volevano man- preferiva andare a Savona o in un altro tenuti i privilegi tradizionali di porto, dove non esistevano privilegi. categoria, e la moltitudine degli operai Anche le prerogative dei barcaioli in- biano lavorato». Indicati,infine,altri no - che, in virtù del libero esercizio, aspi- tralciavano il commercio e la Marina. tevoli inconvenienti recati dalle arti privi- rava a quel lavoro. Si moltiplicarono così «Una gran, parte delle merci che caricano legiate del porto, l’Associazione Ma- gli abusi. I facchini già iscritti alla corpo- in porto i nostri barcaioli - informa il me- rittima Mercantile Ligure faceva voti af- razione pretendevano operare lo sbarco moriale - ci giungono o dall’estero o dalle finché la legge del 14 agosto 1844 fosse ed il trasporto delle diverse merci, che nostre riviere con altri bastimenti, e que- posta in vigore. Cavour nel 1850 aveva appartenevano ai vari ponti e scali. Il li- sti si avvicinano ed il carico viene trava- già dovuto occuparsi del Regolamento bero esercizio aveva attirato in città mol- sato da un bastimento all’altro. Questa sul facchinaggio e della tariffa per le cor- tissimi contadini dalle campagne, i quali operazione deve essere presenziata da un porazioni dei facchini di Genova, che fu offrivano la loro opera; veniva a crearsi barcaiolo che percepisce un diritto di tra- da lui vidimato il 15 febbraio 1851. I do- così uno stato di confusione preoccu- vaso, come se la mercé fosse stata tra- cumenti raccolti in appendice al presente pante, che danneggiava il commercio e sportata da un bastimento all’altro con saggio, e soprattutto la Relazione di Do- sollevava la reazione dei vecchi facchini battello; questo lavoro è esclusivamente menico Buffa, recano interessanti dati di mestiere, perché tale concorrenza inci- fatto dall’equipaggio, ed i barcaioli, non sulla storia delle corporazioni privilegiate deva sui loro guadagni. La gente nuova, facendo nessun lavoro, non avrebbero di- venuta a lavorare in città, non era fidata; ritto a retribuzione. Quantun- i negozianti denunciavano mano- que ci siamo proposti di non missioni alle merci durante il tra- accennare a privilegi se non sporto in città. Stando così le riguardanti la marina ed il cose, i commercianti erano co- porto, ci permettiamo di fare stretti a scegliere soltanto facchini osservare all’E. V. che in que- di loro fiducia. Da ciò avvenne ste operazioni di travaso vi è una specie di mercimonio da anche un diritto di facchinag- parte dei pochi facchini che gode- gio per le merci che proven- vano della fiducia dei negozianti, gono dallo Stato. Per esempio ed ai quali era stato affidato l’in- un battello proveniente da carico di far eseguire tutti i tra- Voltri con carta destinata per sporti. Costoro sceglievano i la America si avvicina al ba- facchini che offrivano la loro stimento che deve caricarla, e opera a minor prezzo e li impie- questo lavoro, come è natu- gavano nei lavori che erano stati rale, viene fatto dall’equipag- loro affidati. I negozianti non ri- gio, ma intanto si è costretti di sparmiavano nella spesa, anche se pagare una tassa ai barcaruoli il facchinaggio era libero; i gua- ed ai facchini, senza che ab- dagni tornavano in conto di quei impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 190

190

In questa pag.: facchini della “Fedelissima et antica compagnia della Caravana” a Genova.

facchini che si erano fatti impresari, i il ministro Pier Dionigi Pinelli invitava il porazioni privilegiate. Cavour, giunto al quali sfruttavano gli altri, che erano in Municipio di Genova a nominare una potere dopo la crisi politica del 1852, gran parte contadini. Costoro, che per commissione incaricata di formulare un aveva subito pensato di raccogliere tutte combattere la fame, avevano accettato il regolamento sul facchinaggio. La com- le informazioni relative alle corporazioni lavoro a poco prezzo, si compensavano missione fu composta da consiglieri co- privilegiate del Regno di Sardegna per sulle merci trasportate. Un gran numero munali e da membri della Camera di elaborare un piano di riforma di esse. An- di facchini era rimasto senza lavoro; si Commercio; vi fecero parte: Cesare Leo- tonio Scialoja era stato incaricato dal Pre- diffuse un accentuato malcontento, spe- poldo Bixio, N. Federici, D. Leonino, G. sidente del Consiglio di studiare le fonti cialmente fra coloro che per lungo tempo Grendy, Bartolomeo Passano, Giuseppe documentarie raccolte. Le arti privile- erano stati applicati agli sbarchi delle Castelli, G. Colla, C. Buzzolini, R. Ru- giate del porto di Genova rappresenta- merci. Una numerosa deputazione di fac- battino, A. Caver, N. Durante. Il regola- vano un tema di primario interesse nel chini, piuttosto concitata, ma senza ecce- mento fu approvato con decreto del 15 piano di riforma di Cavour. Il nuovo In- dere in dimostrazioni di piazza, si febbraio 1851. Esso rendeva libero il fac- tendente generale, Domenico Buffa, presentò al Municipio, alla Camera di chinaggio nell’interno della città e dalla esperto di problemi genovesi che già nel Commercio ed espose la triste situazione città al porto. Tutti i facchini, ad ecce- 1849 aveva dovuto occuparsi dei facchini della categoria, ed invocò un provvedi- zione di coloro che erano direttamente e dei barcaioli11, era stato incaricato dal mento tempestivo per sollevare tante fa- soggetti al Magistrato di Pubblica Sicu- Cavour di raccogliere documenti, di stu- miglie dalla prossima miseria8. rezza, erano sotto la vigilanza del Muni- diare a fondo il particolare problema L’Intendente di Polizia, d’intesa con le cipio. Erano retti da speciali disposizioni delle corporazioni del porto e di prepa- autorità governative, si occupò della que- i facchini da grano, da vino, del Ponte rare poi un’ampia relazione, dalla quale stione; convocò alcuni negozianti, avvo- Spinola, del Ponte Mercanzia, del Ponte il Ministro avesse potuto trovare validi cati e altre personalità. Fu formulato il Reale, del Ponte Legna. Il regolamento argomenti per impostare la sua riforma. cosiddetto regolamento Castelli, che reca del 15 febbraio 1851 apparve subito ille- Buffa era molto assiduo nell’organizza- la data del 21 marzo 18489, col quale, gale. Esso aveva risolto ben poco; era zione del lavoro amministrativo; già per violando la legge, furono ristabilite le sei stato un palliativo per contenere il mal- proprio conto si stava occupando della ri- compagnie dei facchini dei ponti Reale, contento, ma l’opinione del mondo com- forma del servizio di Sicurezza Pubblica Mercanzia, Legna, e quelle da grano, da merciale genovese era ad esso contraria10. del porto, intorno alla quale aveva man- vino e da carbone. Nell’autunno del 1848 Si voleva una riforma assoluta delle cor- dato, il 1° giugno 1853, una lunga rela- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 191

191

In questa pag.: Camalli genovesi.

nale, alla cassa di sconto. Proponeva inol- frutti»17. II 23 luglio Buffa scriveva a Ca- tre di togliere il dazio sui cuoi per agevo- vour: «Sono lieto che il Prof. Scialoja sia lare il commercio con l’America del Sud, stato incaricato della questione dell’arti di insediarvi uno stabilimento di raffine- privilegiate per tutto lo Stato. Quando fui rie, di diminuire i dazi sui cereali per fa- sorpreso dal mal d’occhi stavo appunto vorire i consumatori liguri. La riforma occupandomi dell’esame delle carte rela- delle corporazioni privilegiate genovesi tive a quelle di Genova, e già l’avevo presentava problemi complessi più del condotto a buon punto. Ora lo ripiglierò e previsto. Cavour aveva potuto rendersene spero averlo presto finito; dopo di che le conto dall’esame della situazione. Ai esporrò in una relazione quello che cre- primi di aprile scriveva a Buffa: «Avevo derò più acconcio sciogliere utilmente la sperato che la riforma delle corporazioni questione. Intanto fin d’oggi scriverò al avrebbe potuto operarsi abbastanza sol- Scialoja per mettermi in comunicazione lecitamene per rendere inutile la deroga con esso lui. Ma fin d’ora posso dirle che ad un regolamento poco legale. Ma mi pare affatto illegale l’esistenza del- debbo confessare non avere ancora avuto l’arti del porto e del decreto che ricosti- il tempo di occuparmi di questa pratica. tuisce il facchinaggio»18. II giorno Lo studio di essa è reso più difficile dal- seguente Buffa scriveva allo Scialoja: «II l’essere esclusivamente trattata dal sig. Sig.r Ministro delle Finanze mi scrive es- Profumo che non fu per parte del mini- sere stata la S. V. incaricata di esaminare stero»15. Per Buffa l’abolizione delle cor- le condizioni legali delle arti privilegiate porazioni privilegiate racchiudeva anche esistenti nello Stato e proporre i mezzi un significato politico. Il 9 maggio 1853 più acconci ad abolirle. Così Ella avrà scriveva al Ministro dell’Interno Gustavo forse saputo dal Signor Ministro mede- Ponza di S. Martino: «Essendo le società simo ch’io mi sto occupando dell’argo- dè barcajoli e dè facchini le più lavorate mento stesso relativamente a Genova. da mene mazziniane e le più consenzienti Nel mentre sono lietissimo che una così alle medesime, posso occuparmi solleci- importante quistione sia stata affidata a tamente di sciogliere con un colpo tutte mani tanto esperte, mi affretto di proffe- zione al Ministero dello Interno12. Pur do- le loro corporazioni privilegiate; ed ap- vendo far fronte ad interminabili impegni pena abbia messo assieme gli elementi a amministrativi, e vigilando costante- ciò necessari, farò instanza presso il si- mente sull’emigrazione politica e sui ten- gnor Cavour perché si venga senza indu- tativi mazziniani, Buffa iniziò le ricerche gio a questo provvedimento che, mentre per lo studio delle corporazioni genovesi, servirà loro di castigo, sarà nel tempo utilizzando documenti d’archivio e altre stesso un vero atto di giustizia ed un se- fonti interessanti, fra le quali le risposte al gnalato benefizio al commercio»16. II 6 questionario che egli aveva inviato alla luglio Cavour informava Buffa che An- Camera di Commercio di Genova. Attra- tonio Scialoja, che era stato applicato al verso il carteggio tra Cavour e Buffa13, Ministero delle Finanze per il catasto, ancora inedito, ed altri documenti, pos- aveva avuto l’incarico di occuparsi di al- siamo cogliere spunti interessanti intorno cune pratiche di argomento economico, alla relazione sulle corporazioni geno- fra le quali anche quella delle corpora- vesi, che si pubblica in appendice al pre- zioni privilegiate: Scialoja doveva esami- sente saggio. Il 29 marzo Buffa scriveva nare quali mezzi la legislazione offriva al a Cavour: «Desidero pure che mi faccia potere esecutivo per sopprimere i privi- mandare le carte relative alla quistione legi delle corporazioni, indicare il modo del facchinaggio, delle quali altre volte le e l’opportunità di valersi di tali mezzi, in- feci richiesta. Già ne ho parlato col nuovo formare se era necessario e conveniente, sindaco Elena, e credo che bisognerà te- oppure no, formulare nuove disposizioni nersi preparati per potere alla prima occa- legislative per dar forza al potere esecu- sione, che forse non tarderà, tòr di mezzo tivo. Scialoja era incaricato di estendere a tutti quei privilegi»14. II governo piemon- tutto il Regno le ricerche che Buffa ope- tese aveva particolarmente puntato la sua rava in Genova. Era utile, secondo Ca- attenzione su Genova: pensava al dock, vour, che Buffa si mettesse in relazione al miglioramento del porto, alla naviga- con Scialoja, per facilitare il comune la- zione transatlantica, alla riforma doga- voro, dal quale si attendeva «ottimi impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 192

192

In questa pag.: facchini della “Caravana” con il caratteristico gonnellino, al lavoro nel porto.

rirmele pronto a fornirle tutte quelle no- mente il tentativo mazziniano della Luni- rale. Quanto a me, spero potere ad ogni zioni e schiarimenti che le potessero ab- giana, impedirono al Buffa di occuparsi modo preparare un lavoro su questo ar- bisognare e fossero a mia conoscenza. A della relazione sulle arti privilegiate. Il 3 gomento verso la fine di ottobre, o verso ogni modo, siccome intendo, terminato ottobre scriveva allo Scialoja: «Forse si la metà del novembre...»22. Le nuove ele- lo studio, farne relazione al Sig.r Mini- sarà meravigliata la S. V. che entro il ter- zioni politiche, ed un incessante e veloce stro, non dubito che questi la communi- mine indicatomi nella preg.ma sua io non moltiplicarsi di problemi politico - am- cherà (sic) alla S. V. Così dal mio lato le Le abbia né mandato la relazione intorno ministrativi non lasciarono all’Intendente domando licenza d’indirizzarmi a Lei alle corporazioni ed arti privilegiate né generale di Genova il tempo necessario ogni qual volta avessi bisogno dè suoi scritto le notizie ch’Ella desiderava in per svolgere la sua relazione. Il 1° luglio lumi e consigli»19. Antonio Scialoja ri- mancanza di quella. La crisi che corre mi 1854 Cavour faceva inviare a Buffa la se- spondeva a Buffa il 31 luglio: «Le sono persuase che sarebbe inopportuno fare un guente lettera sottoscritta dal primo uffi- oltremodo grato della gentilissima offerta provvedimento sopra di ciò in questi mo- ciale del Ministero delle Finanze: «Già di giovarmi dè suoi lumi intorno alla con- menti; quindi mi astenni dal fare la rela- nello scorso anno la S. V. Ill.ma mi fa- dizione delle arti privilegiate ed a’ mezzi zione. La congerie informe e complicata ceva sapere ch’Ella stava occupandosi più acconci per abolirle. Se il lavoro a cui delle annotazioni raccolte sopra questo dello studio d’una importante riforma da Ella intende rispetto a Genova potrà es- argomento non mi permetteva estrarre e introdursi costì colla soppressione delle sere condotto a termine nel corso di que- disporre ordinatamente le notizie se non varie corporazioni di facchini e d’altri sto mese, nulla potrò far io di meglio che impiegandovi quel tempo stesso che ri- mestieri che ancora vi esistono in onta al aspettarlo per approfittare delle notizie chiederebbe una relazione e che altri af- disposto dalle RR.PP. 14 agosto 1844, ed statistiche non meno che delle dottrine, fari più urgenti non mi lasciano libero. anzi mi accennava ch’Ella avrebbe com- di cui non dubito ch’Ella il farà dovi- Nondimeno spero potermene occupare pilato a tal uopo un apposito progetto. Es- zioso. Nel caso poi che la S. V. Ill.ma, nel futuro novembre; ed ove ciò mi rie- sendo ora mia intenzione di procedere impedita dalle gravi cure del l’a- sca, sarò sollecito di mandarle il mio la- all’anzidetta riforma il più prontamente mministrazione, non potrà in sì breve voro»21. Nello stesso giorno Buffa che far si possa, onde por fine a molti tempo compiere il suo lavoro, vorrà al- rimandava a Cavour alcune carte relative spiacevoli emergenti ed incagli anche al- meno compiacersi d’indicarmi i dati di alle corporazioni in Piemonte, che aveva l’azione governativa che sovente deri- fatto da Lei raccolti, e qualcheduna delle richiesto per approfondire l’esame della vano dall’essere ancora costì certe principali conclusioni dè suoi studi. A tal questione. «Le rimando le carte riguar- industrie inceppate e privilegiate, porgo modo giovandomi della autorità di Lei e danti le corporazioni ed arti privilegiate - preghiera a V. S. Ill.ma di voler inviare delle opportune e certe indicazioni scriveva - quantunque da molto tempo con qualche sollecitudine, qualora già ch’Ella mi darebbe, ne trarrei grande abbia terminato di esaminarle, le ritenni l’abbia compiuto, il progetto sovraccen- aiuto e conforto. E per vero, trattandosi finora credendo potesse venire occasione nato, ed in caso contrario quei dati al- non di dissertare su privilegi, ma sì della di farle un rapporto sopra tale quistione, meno e quelle nozioni ch’Ella avrà convenienza e del modo dello abolirli, nel qual caso poteva forse occorrermi raccolte nel corso degli studi da lei fatti niuno può meglio di Lei giudicarne, che avere sottocchio alcuno di questi docu- sulla materia di cui si tratta. Io bramerei alle teoriche della scienza congiunge il menti. Ma la doppia crisi che ora ci sta particolarmente d’aver sottocchio un dono dell’esperienza e l’osservazione lo- sopra facendomi presumere che siffatta quadro o specchio indicante il numero, cale delle condizioni economiche e poli- occasione non sia per venire molto pre- l’indole, l’importanza etc. di quelle Com- tiche, le quali, in fatto di provvedimenti sto, li rimando perché la mancanza loro pagnie o Corporazioni d’Arti o mestieri amministrativi e legislativi, determinano non sia per avventura d’impedimento al che abbiano continuato ad avere un’esi- quello che il cardinal di Retz ingegnosa- Professore Scialoja nel suo lavoro gene- stenza di fatto, dopo la citata legge del mente chiamava punto 1844, non che la natura e vero dell’opportunità»20. l’entità dei beni che per II 21 agosto Buffa scrisse avventura posseggano, e al Comandante del porto come questi sono ammini- richiedendo schiarimenti strati»23. II 5 luglio Buffa, sulle arti marittime, e rispondendo a Cavour, negli stessi giorni inviava giustificava il ritardo per alla Camera di Commer- la relazione promessa: cio di Genova un questio- «Non potei rispondere im- nario sugli inconvenienti mediatamente alla pregia- recati dall’abolizione delle tissima sua d’ufficio arti privilegiate, sui barca- intorno all’abolizione ioli, sulle compagnie dei delle corporazioni di fac- facchini. Le agitazioni in chinaggio perché in que- Genova per la temuta crisi sto momento sto dei cereali, e successiva- lavorando intorno alla qui- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 193

193

In questa pag.: in alto, portuali di Genova; in basso, Porto e Lanterna nel 1907.

stione dè beni comunali Cavour gli rispondeva: incolti, che spero poter «Essendo in campagna, sciogliere più facilmente senza una collezione degli in quest’anno che i Co- atti del governo e lontano muni sono alle strette pel dai miei consultori legali, canone gabellano. Ma non potrei rispondere ade- avendo ormai compiuto il guatamente al quesito in- mio lavoro e già iniziato torno al calafatto non infelicemente la pra- cagliaritano ch’Ella solleva tica con varii comuni, col suo foglio 24 and.te. Lo spero potermi occupare farò tosto rientrato in città, del facchinaggio fin dalla cioè la ventura settimana; settimana prossima ven- intanto scrivo a Lamar- tura e mettermi in caso di mora pregandolo di sopras- mandarle presto ciò sedere dal dare qualunque ch’Ella desidera»24. La ca- disposizione in proposito. lamità del colera in Genova impedì al- dei facchini è già avvenuto nel 1852. Di Pare anche [a] me che cessato il cholera, l’Intendente generale di portare avanti la questo ho anche dato avviso al Comando se non ritorna la carestia, il tempo sarà relazione. Il 24 settembre scriveva a Ca- del porto, ma egli, dovendo tenere come propizio per la riforma delle arti privile- vour: «Ora che sono cessate le occupa- legale l’esistenza delle arti finché il Mini- giate. Aspetto quindi con impazienza il zioni e le faccende che ci dava il cholera stro da cui dipende non gli abbia scritto di lavoro a cui ella sta lavorando, senza però ho ripreso la quistione delle arti privile- regolarsi diversamente, può far arrestare disconoscere quanto tempo esso ri- giate... Ella forse si meraviglierà del il calafato di Cagliari, e allora la que- chieda»26. Buffa non aveva potuto prepa- lungo ritardo, ma s’Ella vedesse com’io stione va a complicarsi colle competenze rare la relazione, come aveva promesso. sia disturbato da un continuo andirivieni e può pigliare un avviamento spiacevole. Dimessosi dalla carica di Intendente ge- di persone o mie superiori o mie eguali, e Il Comandante del porto, secondo si ri- nerale a causa del progetto di legge Rat- che perciò sono obbligato a ricevere, si mase d’accordo, scrive per instruzioni al tazzi, relativo alla soppressione di alcune persuaderebbe che è impossibile lavorare Ministero della Marina, ed io ne scrivo comunità religiose, incontrò nuove diffi- un quarto d’ora diffilato. Il lavoro è poco, alla S. V. desideroso di conoscere se Le coltà e gravi impegni nel corso della ri- e mal fatto, e la fatica più che doppia. In- paja utile e conveniente persistere, poi- presa attività politica. Il 10 novembre tanto per rispetto alla quistione delle arti ché l’occasione è venuta. Mi pare che se 1855 spediva a Cavour la sua relazione, privilegiate è avvenuto un caso per cui anche per questa parte, come nel facchi- accompagnata dalla lettera seguente: «Le debbo chiederle instruzioni piuttosto ur- naggio, il Governo potesse avere una sen- mando finalmente la relazione sulle arti genti. Io credo che le arti marittime siano tenza di tribunale comprovante privilegiate di Genova non senza vergo- state abolite non meno che quella dei fac- l’illegalità di siffatte arti, se ne troverebbe gna d’averle fatto aspettare così lunga- chini colle Patenti del 1844: nondimeno di molto avvantaggiato nello sciogli- mente una così povera cosa. Malgrado la continuarono ad esistere senza interru- mento di questa intricata quistione e po- mia buona volontà, non mi fu possibile trebbe agevolmente mettere a tacere zione di sorta, e il Comando del porto 25 ripigliare il lavoro da tanto tempo inter- continua a governarle come prima delle molte opposizioni» . II giorno seguente rotto se non in questi ultimi giorni delle citate Patenti. Ora un vacanze autunnali. Ho calafato di Cagliari s’è procurato dare della qua- messo a lavorare in lità e delle conseguenze questo porto, e i cala- di ciascun’arte le più fati di Genova non vo- ampie notizie che mi fu gliono. Io ho detto a possibile, affinché la S. quello di Cagliari che V., senza bisogno di per- può continuare il suo der tempo a leggere altri lavoro, e che se alcuno documenti, avesse alle lo impedisse può rivol- mani gli elementi neces- gersi ai tribunali. Feci sari per giudicare se le così perché mi pareva mie proposte siano op- utile cogliere questa portune e correggerle occasione per fare una secondo il bisogno. Sola- volta decidere dai tri- mente mi duole che non bunali sulla legalità avendo ora più i mezzi di dell’esistenza di queste verificare ciascuna delle arti, come per quella cose apposte nella mia impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 194

194

In questa pag.: in alto, Ambroise Louis Garneray (1783 – 1857), Veduta di Genova, acquatinta, 1810 circa; in basso, Il porto e la lanterna di Genova, in una litografia di Alfred Guesdon (1808-1876) della metà del XIX secolo.

relazione, può essere che io Buffa sottopone al lettore i sia corso in qualche errore, e problemi del commercio ge- che alcuna anche siasi già in novese in relazione ai privi- parte mutata dal tempo in cui legi corporativi e alla libera raccolsi le notizie, che fu sul prestazione della manodo- finire del 1853 a questo pera, e, nel contrappunto dei giorno. Ma mi pare di poter due aspetti contrastanti della essere certo che siffatte ine- situazione, svolge un di- sattezze non siano di tal peso scorso equilibrato, tenendo da portare alterazione di sorta conto delle due facce della re- nella sostanza di quelle o altà. Il progresso e il commer- delle conseguenze che n’ho cio richiedono la abolizione cavato»27. II manoscritto di dei privilegi, i quali non cor- Buffa reca il seguente titolo: rispondono più ai tempi e Relazione intorno atte arti sono superati nella coscienza privilegiate del porto di Ge- stessa dei lavoratori; tuttavia nova, ed è conservato tra le la vita del porto e il commer- Carte Ricci dell’Istituto Mazziniano di l’interesse che ha ciascuna arte di mante- cio presentano aspetti delicati nelle o- Genova28. Cavour l’aveva certamente tra- nere i suoi privilegi impedisce le frodi. A perazioni quotidiane, che richiedono ri- smesso a Vincenzo Ricci, quando questi suo avviso tutti i regolamenti adottati per flessione e sagacia. fu relatore della Commissione incaricata l’abolizione delle corporazioni non di esaminare il progetto di legge, presen- hanno avuto effetto perché tutti i provve- Note tato dal Ministro delle Finanze nella tor- dimenti si erano limitati a promuovere il 1. Su Domenico Buffa (1818-1858) Cfr. LU- nata del 14 gennaio 1859, per principio dell’abolizione, senza recare i CETTA FRANZONI GAMBERINI, Domenico Buffa e l’abolizione delle associazioni privile- regolamenti necessari perché la libertà la sua parte nel Risorgimento Italiano, in Bollet- giate dei lavoratori, che fu discusso ed nel lavoro non degenerasse in licenza. tino del Risorgimento, Bologna, a. I (1956) pp. approvato nella tornata della Camera dei Secondo lui l’atto legislativo per l’aboli- 106 - 124; a. II (1957). pp. 171-199; a. III Deputati il 4 marzo 1859. Nell’archivio zione dei privilegi deve essere seguito da (1958), pp. 17-60; EMILIO COSTA, Il Regno di Buffa in Ovada (Alessandria) è conser- un regolamento del potere esecutivo per Sardegna nel 1848-1849 nei carteggi di Dome- vata la minuta di esso. La relazione è di- condurne moderatamente l’applicazione. nico Buffa, Roma, 1966, vol. I (è prossima la visa in quattro parti: a) Cenni storici; b) È necessario ordinare il lavoro, garantire pubblicazione del II e III volume). Per i rapporti Legalità; e) Utilità e danni; d) Provvedi- il commercio dai cattivi effetti della li- tra il Buffa e il Cavour cfr. EMILIO COSTA, Mas- menti. Dimostrata l’illegalità delle corpo- bera offerta di manodopera (ricorda simo d’Azeglio, Cavour e la crisi politica del razioni privilegiate, contrarie agli quelli recati dalle Patenti del 14 agosto 1852 in Piemonte attraverso le carte di Dome- interessi del commercio e ai diritti del la- 1844). Occorre abolire i privilegi, ma nico Buffa, in Atti dell’Accademia delle Scienze voro («fra tante arti privilegiate non ve condizionare la libertà del lavoro per di Torino, Classe di Scienze morali, vol. C n’è alcuna la quale non solo sia priva mezzo di un’assidua vigilanza da parte (1966), pp. 361-388; Id., Dall’avvento di Ca- d’ogni fondamento in legge, ma anzi non del Municipio e del Comando del porto. vour alla vigilia di Plombières. Aspetti e mo- sia da essa manifesta- menti di vita politica mente vietata»). Buffa subalpina dal 1853 al 1858 indica le carenze del nelle memorie di Domenico potere esecutivo, l’in- Buffa, in Bollettino Storico differenza delle corpo- Bibliografico Subalpino, a. razioni genovesi ai LXV (1967), pp. 47-125. decreti governativi. 2. Cfr. Lettere edite ed inedite Dichiara che se i privi- di Camillo Cavour, raccolte legi recano inconve- ed ordinate da LUIGI CHIALA, nienti, anche l’assoluta Torino, 1884, vol. II, pp. 254- e incondizionata li- 255. Cavour rispondeva a una bertà non è priva di lettera di Buffa del 18 marzo, danni, specialmente nella quale l’Intendente gene- nel trasporto delle rale di Genova aveva indicato merci. Afferma che il gli inconvenienti recati dalle lavoro affidato alle corporazioni privilegiate. corporazioni privile- 3. Già in una serie di articoli giate richiede minore Sulla legge del Prestito, pub- sorveglianza, perché blicati ne Il Risorgimento del impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 195

195

In questa pag.: Domenico Buffa da un ritratto di Biagio Torrielli (1826-1894).

13, 16, 18, 23, 29 settembre 1848, Cavour si era alcuni documenti relativi ai barcaiuoli. occupato di problemi genovesi, parlando del Nell’archivio Buffa custodito in Ovada (Ales- Banco di Genova. Come ministro per gli affari sandria) è conservato il manoscritto seguente di Marina, Agricoltura e Commercio, Cavour Arte dei Barcarola di Genova sotto la protezione aveva proposto alcuni regolamenti relativi alla di S.t Erasmo. 1849. Tale documento consta di Marina e al lavoro genovese: Regolamento per pp. 12. la navigazione notturna della Marina a vapore 7. Si legge in proposito nel memoriale: «II no- sarda (21 dicembre 1850); Supplemento di paga stro sistema d’arruolamento è che il capitano è ai secondi nocchieri e ai quartier mastri timo- tenuto prima della partenza da Genova di dichia- nieri (17 gennaio 1851); Decreto di riduzione rare all’equipaggio i punti nei quali ha inten- del Corpo Real Navi in sei compagnie (26 zione di dirigersi, e per questo si fa alla partenza marzo 1851); Decreto per la modificazione agli da Genova nel Regio Consolato di Marina un articoli 101 e 102 delle Istruzioni provvisorie contratto coll’equipaggio. Ora succede sovente per la contabilità dei magazzini della Marina (22 che arrivando in un porto indicato nel contratto, marzo 1851); Decreto per il quale si istituiva una in questo si presenta un nolo per un porto non sezione di marinai guardiani nella Compagnia previsto; l’equipaggio, non fosse altro che per Deposito del Corpo Equipaggi (31 marzo 1851); ispirito di contraddizione, naturale nelle ciurme, Decreto per cui si determinava intorno alle si rifiuta a tale viaggio ed ecco che il bastimento paghe e ai vantaggi dello Stato Maggiore Gene- può trovarsi senza impiego, ciò che può rovinare rale della Marina (17 dicembre 1851) ecc. una spedizione. Per esempio un bastimento no- Anche in Parlamento, Cavour aveva preso la pa- leggiato a Genova per caricare cereali in Mar rola in ordine a diversi problemi genovesi. Rife- Nero per l’Inghilterra, come ora spesso succede rirò qualcuno dei suoi interventi. Il 29 gennaio dietro la libera introduzione in quel paese, il ca- 1850, nella discussione sul progetto dell’istitu- VETTO, La Compagnia dei Caravana, le feste pitano alla partenza da Genova supponeva zione di due corsi di materie commerciali nel inaugurali del gonfaloniere e del quadro ricordo dall’Inghilterra di trovare impiego pel Mediter- collegio nazionale di Genova, Cavour si oppose dei figli dei Caravana che si segnalarono per di- raneo. Questo mancò e si presenta invece un a tutti gli emendamenti che miravano ad istituire gnità ed ingegno, Genova, 1901; E. LEPETIT, La nolo per l’America. Eccoci nel caso sopra simili corsi in altre città del Regno. Compagnia dei Caravana, Genova, 1893; E. espresso; si potrebbe obiettare che il capitano Egli voleva fare di Genova un centro di studi BENSA, Della giurisdizione mercantile in Ge- alla partenza avrebbe potuto arruolare l’equi- commerciali. Il 20 febbraio 1851 nella discus- nova nel Medioevo, in Archivio Giuridico, a. paggio per qualunque porto ma questo riusci- sione sul credito supplementare di £. 250.000 XXVIII (1881); Id., I commercianti e le corpo- rebbe se non impossibile, molto difficile per l’ultimazione del bacino di carenaggio di razioni d’arte nella antica legislazione geno- nell’attuale legislazione, mentre invece in altre Genova, Cavour rilevò la grande importanza di vese, Genova, 1884; P. MALNATE, Le Marine, che ci fanno concorrenza, gli equipaggi tale opera e difese quel progetto contro le prote- corporazioni operaie e la libera concorrenza nel sono tenuti a non abbandonare il bastimento ste del Revel. Porto di Genova, Genova, 1901; L. MANNUCCI, sino a tanto che durano le spedizioni rilasciate al 4. Una copia di tale documento è conservata nel- Delle società genovesi durante il sec. XIII, in porto d’armamento...». l’archivio di Domenico Buffa, custodito in Giornale storico e letterario della Liguria a. V 8. Si legge ne La Lega Italiana di Genova del Ovada (Alessandria). Essa reca il seguente ti- (1905), pp. 241 segg.; B. ROSSELLI, La Compa- 17 marzo 1848: «I facchini della città chiede- tolo: Copia del Memoriale diretto a S. E. il Mi- gnia dei Caravana, Genova, 1955. Per una ra- vano istantemente alla Camera di Commercio nistro di Marina. Deliberato in seduta generale pida sintesi cfr. LEONIDA BALESTRERI, I che fossero congedati i così detti facchini nativi li 4 settembre 1851. È un manoscritto di pp. 20. Caravana, in La Casana, a. II (1960), n.° 1, pp. della valle Brembana presso Bergamo, che da 5. Sulle corporazioni dei facchini genovesi sono 23-28. Fonti documentarie di primaria impor- antico fanno il servizio pel Porto franco. La Ca- stati pubblicati studi di notevole interesse. Im- tanza per la storia del facchinaggio genovese dal mera radunatasi ier sera (giorno 15) decise di portante è il seguente lavoro di GIORGIO COSTA- 1848 al 1868 sono contenute nella cart. 1570 congedare fra i detti Caravana tutti i celibi e so- MAGNA, Gli statuti della compagnia dei delle Carte Ricci conservate presso l’Istituto stituirvi altrettanti facchini della città: e così di caravana del porto di Genova (1340-1600), To- Mazziniano di Genova, intitolata Documenti ri- seguito sarebbe stato occupato ogni nuovo posto rino, Memorie dell’Accademia delle Scienze, guardanti il facchinaggio e i barcaiuoli del vacante». Serie IV, n. 81965, pp. IV-146. I testi pubblicati porto di Genova (cfr. Municipio di Genova, 9. Ne La Lega Italiana del 22 marzo 1848 si racchiudono grande interesse filologico. Recen- Museo del Risorgimento. Catalogo, compilato legge: «In seguito a varie doglianze dè facchini temente è stato pubblicato un documentato e im- da ACHILLE NERI, Milano, 1915, pp. 135-136). e specialmente di quelli da grano, le quali ven- portante saggio di EDOARDO GRENDI, Un 6. Sui barcaioli genovesi è interessante uno nero esposte all’autorità da varii Ufficiali della mestiere di città alle soglie dell’età industriale. scritto dell’avvocato DOMENICO P. D EVIVALDI, Milizia Cittadina, S. E. il Governatore nominò Il facchinaggio genovese fra il 1815 e il 1880, in stampato in Genova, presso la tip. Dellepiane una Commissione composta dei Sindaci della Atti della Società ligure di Storia Patria, n. s. IV, (senza data, ma della fine del 1848), Memoria Città, della Camera di Commercio del Coman- Genova 1964, pp. 325-416. Sul facchinaggio e sull’esistenza e diritti dell’arte dè barcaroli in dante la Civica, e di alcuni Ufficiali della stessa, sulle altre corporazioni privilegiate genovesi Genova. Nella cart. 1570 delle Carte Ricci del- la quale dopo avere intese le varie Deputazioni sono ricchi di notizie i seguenti lavori: A. CER- l’Istituto Mazziniano di Genova sono conservati di facchinaggio, e calcolati pure li interessi dè impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 196

196

commercianti ha deliberato quanto risulta dalla nel III volume del mio lavoro Il Regno di Sarde- 17. Da una lettera di Cavour a Buffa del 6 luglio seguente notificanza. Regia Intendenza Gene- gna nel 1848-I849 nei carteggi di Domenico 1853 rale di Polizia. I molti bisogni dai quali è stretta Buffa, che appariranno prossimamente presso le 18. Archivio Buffa, Copialettere, ms. cit., p. la ben rilevante ed onesta classe dei Facchini di pubblicazioni dell’Istituto per la Storia del Ri- 124. questa città, hanno seriamente attirata l’atten- sorgimento italiano in Roma. Durante l’inverno 19. Archivio Buffa, Copialettere, ms. cit., p. zione della Camera di Commercio la quale coa- del 1849 Buffa aveva fatto alcune pratiche 128. diuvata da altri distinti Commercianti ed presso il ministro dell’Interno Sineo e la Camera 20. Archivio Buffa. Ufficiali della Guardia Cittadina, ha formulato di Commercio di Genova. Il 14 febbraio 1849 21. Archivio Buffa, Copialettere, ms. cit., p. alcune norme dirette a ripartire per quanto è pos- mandava a Vincenzo Ricci, ministro delle Fi- 226. sibile fra tutti i predetti giornalieri il lavoro. Per nanze, una petizione dei barcaioli, accompa- 22. Archivio Buffa, Copialettere ms. cit., p. 226. conseguire un così utile intento ha essa per av- gnata da una lettera nella quale si legge: «Or più 23. Archivio Buffa. ventura leggermente a menomare quella illimi- che mai debbo insistere che i barcajuoli che 24. Archivio Buffa, Copialettere. Genova. Dal tata libertà che competerebbe ai Commercianti e sono una classe numerosissima, e che può in- 14 maggio 1854, p. 75. ad ogni altro cittadino di giovarsi esclusiva- fluire moltissimo sulla quiete pubblica, fu sem- 25. Archivio Buffa, Copialettere, ms. cit., pp. mente dell’opera di Facchini di più particolare pre finora partigiana dell’ordine: ma i consoli di 151-152. confidenza: ma s’egli è vero, come non è chi essa mi vengono spesso a pregare di provvedere 26. Archivio Buffa. Pubblicata in Nuove lettere possa dubitarne, che libertà vera non esiste se prontamente mostrandomi che la miseria po- inedite del Conte Camillo di Cavour, con prefa- tutti indistintamente i Cittadini non hanno one- trebbe alla fine trascinare non pochi di essi a far zione e note di EDMONDO MAYOR, Torino, 1895, sto modo di procacciarsi onde vivere, non vi parte della fazione tumultuante. E quel che di- pp. 144-145. sarà Commerciante, che non rinunzii volente- cono è vero, ed io ho potuto toccarlo con mano. 27. Dalla minuta della lettera, conservata nel- roso al completo esercizio di quel diritto illimi- Stimo quindi che bisogni mostrar subito l’inte- l’Archivio Buffa. tato, e che non faccia plauso ad un patriottico resse che noi portiamo loro, per tenerli stretta- 28. Istituto Mazziniano, Genova Cart. 1570, Do- provvedimento, che ha per unico scopo di sov- mente legati a noi» (Cfr. Municipio di Genova, cumenti riguardanti il facchinaggio e i barca- venire ad una interessantissima classe di Citta- Museo del Risorgimento, Catalogo, compilato iuoli nel porto di Genova. La relazione di Buffa dini. Animato da questa intima persuasione da ACHILLE NERI, Roma, s.d., seconda parte, pp. è contenuta in un manoscritto di pp. 32. l’Intendente Generale di Polizia, cui siffatto 32-33). provvedimento è stato comunicato, mentre 12. Buffa aveva sollecitato il Municipio di Ge- * L’articolo è apparso nella Miscella- punto non differisce a sollecitarne la sanzione nova e gli operatori economici a sottoscrivere nea di Storia del Risorgimento in onore del Governo di S.M., crede intanto necessario di petizioni per la ferrovia di Arona, di primaria di Arturo Codignola, Editrice Realizza- curarne la provvisoria esecuzione». Seguono 16 importanza per il porto. Aveva proposto al mi- zioni Grafiche, Genova 1967. Il saggio articoli del regolamento, sottoscritto dall’Inten- nistro dell’Interno un modo per agevolare lo rientra nell’ambito di una ricerca su “La dente Generale Castelli. sbarco dei passeggeri provenienti dalla Sarde- classe dirigente subalpina nel Risorgi- 10. I negozianti da vino di Genova, il 14 agosto gna. Nella sua relazione, spedita il 1° giugno mento” finanziata dal C.N.R. 1851, presentavano al Ministro delle Finanze 1853 al ministro dell’Interno, Buffa propose una petizione contro il regolamento di facchi- di riformare radicalmente il servizio dei pas- naggio. Tale documento era articolato in quattro seggeri transitanti per il porto di Genova, per punti: a) II Municipio e il potere esecutivo non accrescerne il movimento. Una copia di tale potevano fare quel regolamento, perché esso, li- documento è conservata tra le carte Buffa e mitando la libertà e imponendo una tariffa ob- reca il seguente titolo: Relazione intorno alle bligatoria, richiedeva una legge; b) Favoriva gli riforme del servizio di Sicurezza Pubblica nel oziosi e i disonesti, i quali, senza di esso, non Porto di Genova. Tra i documenti utilizzati dal avrebbero lavoro, e non esaudiva il voto gene- Buffa per la sua relazione è interessante un rale dei facchini, ma soltanto di quelli sfaccen- Memoriale del servizio dell’ufficio del Porto dati che cercavano nel privilegio il proprio utile; e per la pronta spedizione dei passeggeri arri- c) Era origine di inconvenienti, recati dalla cat- vati su vapori, del 17 febbraio 1853 dell’uffi- tiva applicazione di esso; d) Danneggiava il cio del Porto dell’Amministrazione di Sicurezza commercio. L’Avvocato generale di Genova, Pubblica. consultato da Cavour, ministro di Agricoltura e 13. Le lettere di Cavour a Buffa sono conservate Commercio, dichiarò in una lettera del 28 gen- in Ovada (Alessandria) presso la famiglia Buffa, naio 1852 che quel regolamento era illegale, le lettere di Buffa a Cavour, delle quali 17 sono perché emanato da chi non aveva i poteri a ciò conservate presso l’Archivio di Stato di Torino, richiesti e perché nessuno, tranne il potere legi- sono contenute nei copialettere di Buffa degli slativo, può togliere ai cittadini il libero eserci- anni 1853-1854. zio di una facoltà che loro naturalmente 14. Archivio di Stato di Torino, Carte Cavour. compete. Ho tratto queste notizie dalle carte di 15. Archivio Buffa Ovada. Domenico Buffa, conservate in Ovada. 16. Archivio Buffa, Copia lettere. Genova. Dot 11. I documenti ad hoc sono contenuti nel II e 15 aprile 1853 Uno al 14 maggio 1854, p. 40. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 197

197 Il culto degli alberi nell’Alto Monferrato di Giuseppe Ferraro † *

La forma degli alberi, che a cercare la moltiplicherà come cedro del Libano, o luce ed il calore si drizzano al cielo, dove come palma. l’uomo ha collocato la patria ultima dei Dante nota che: suoi morti e, per conseguenza, anche la Rade volte discende per li rami sede della Divinità, contribuì a fare di L’umana probitate essi alberi un simbolo di culto: se ne col- e ricorre ad ogni passo, a vocaboli che locarono i rami, specialmente se fioriti, colle piante hanno relazione. Ciò ve- nei templi intorno alle statue degli Dei e diamo anche nei canti popolari, ridon- degli eroi divinizzati della antichità, af- danti di frasi relative ai vegetabili e nelle finché nel verde fogliame, che indica spe- tradizioni che rimangono presso molti ranza, nei fiori variolezzanti e variopinti, popoli a ricordare il culto degli alberi, facessero degno accompagnamento alla Baumcultus dei Tedeschi. armonia dei suoni e dei canti, modi e L’Arealu, fico sacro degli Indiani mezzi sensibili, coi quali l’Umanità, (ficus indica, sacra) oggidì come in an- provò, e prova, il suo amore e la sua fede tico, dedicato a Vìsnù, viene tinto in all’Ente Supremo. La Bibbia il Rama- rosso e lisciato; gli si fa intorno un muro jana, i monumenti più antichi delle civiltà a secco, per preservarlo dagli animali, e dell’Asia e dell’America, i poemi di dalle vicende dell’atmosfera, come se Omero, di Esiodo, di Virgilio, per tacere fosse una creatura umana. Moltissimo ri- di altri, non disgiungono il ricordo degli spetto portavano gli antichi Romani al uomini da quello degli alberi, che pas- Fico Ruminale o della mammella, perché sano anch’essi sulla terra come noi, e sotto di esso erano stati trovati Romolo e nascono fioriscono e muoiono conti - Remo a poppare dalla lupa. Forse era nuamente, ripetendo nel muto linguag- quella la pianta originaria dei fichi che si gio: Excelsius ! Excelsius ! Le lingue diffusero per il Lazio e per l’Italia poiché tarsi all’assemblea del popolo e rompere abbondano di immagini vegetali, per es. la vite come il fico non sono originarii sul proprio capo quattro verghe di on- albero genealogico; rami di una famiglia; delle nostre regioni: ruma tanto può si- tano, l’albero etnico genealogico, dichia- ceppo o capo stipite di essa; germoglio, gnificare mammella, quanto origine. rando che non v’era più nulla di comune ecc. sono espressioni calzanti di tutte le Altro fico ricordato era pure quello di fra essi e lui. La pianta etnica genealogica favelle, e specialmente usate dai poeti. I Nevio, (l’augure che taglio il rasoio colla latina che accennava alla dura gens de salmi ebraici ricordano la verga di Iesse; cote) piantato in memoria di una persona robore nata era la quercia, sacra a Giove celebrano il giusto che si estollerà e si o di un fatto, collo stesso intento con cui ed a Saturno producente quelle ghiande fu piantato il tiglio di Morat; l’alloro del che furono già agli uomini gradito cibo. sepolcro di Virgilio; il sicomoro sotto il In una stazione lacustre della Lombardia, quale si fermò la Madonna nella sua fuga il Signor Castelfranco Pompeo trovò in in Egitto; il salice piangente della tomba un coccio preistorico avanzi di nera pol- di Napoleone I in Sant’Elena. Come il tiglia, che furono riconosciuti essere fico nei paesi meridionali, così l’ontano ghiande cotte. Gli Elleni chiamavano Tio ed il frassino nei paesi settentrionali, ri- una offerta di ghiande e di frutta fatta agli cordano, per così dire, l’origine lacustre Dei, in ricordo dell’antico cibo vegetale dell’umanità, quell’origine che dagli preistorico, ma che è ancora in uso ad Ur- studi intorno ai popoli preistorici venne zulei in provincia di Sassari in Sardegna. oggidì molto chiaramente dimostrata. Ivi chiamano ispeli un pane fatto di Il primo indumento dei nostri proge- ghiande mescolate con argilla edule. È nitori, secondo la Bibbia, furono le foglie pane saporito che ingrassa chi se ne ciba del fico nostrano1, o quelle della Musa lungamente. paradisiaca, ambo crescenti nelle disso- Per gli antichi Galli la quercia era date pianure della Mesopotamia, calda ed pure albero sacro: i Druidi che dalla umida. Invece, secondo l’Edda, Odino pianta traevano il nome2 andavano nel creò il primo uomo e la prima donna da Dicembre a raccogliere, sull’albero di un frassino e da un ontano, alberi di clima Giove, il religioso vischio ricordato an- germanico. La legge Salica prescriveva cora in Francia dalle parole: an gui l’an che se qualcuno volesse rinunziare al- neuf, al vischio l’ anno nuovo. La palma, l’eredità dei suoi parenti, doveva presen- albero nazionale dei Fenici e dei Cartagi- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 198

198

Nella pag. prec.: da “Alberi monumentali del In questa pag.: da “Alberi monumentali Piemonte”, in alto, “L’olmo di Montemar- del Piemonte”, in alto, “Il platano di Tor- zino” (Alessandria); in basso, “Il rovere di tona” (Alessandria); in basso, “Il leccio Novi Ligure (Alessandria)”. di Arquata Scrivia (Alessandria)”.

nesi; l’olivo degli Elleni; il tiglio (l’an- Pinus Cybelae, populus celsa Herculi. tica filira di Saturno) dei popoli Germa- Anche oggidì il culto del vero Dio nici; la vite degli Indo Persiani, segnano non si scompagna dalle acute punte delle la marcia di questi popoli, e quella dei ecclesiastiche guglie e dei campanili; non Romani che li soppiantarono, tra il 20° ed dai fiori freschi, o secchi, od artificiali, il 45° grado di latitudine boreale e di la- che adornano gli altari; non dal canto titudine australe. Ai giorni nostri tre degli inni sacri dei salmi, non dal grave piante si dividono il dominio dei popoli suono dell’organo; non dagli odori del- civili del mondo: la vite, il luppolo, il the. l’incenso, non dal ramo del pacifico ulivo I Greci furono maestri nella personifi- e della palma pasquale. Quindi non è da cazione degli alberi; le Amadriadi e le maravigliarsi che rimanga nei costumi Driadi sono una loro creazione: anzi non dei vani popoli traccia evidente del culto c’è albero od erba che non abbia presso degli alberi, e che alcune feste popolari e d’essi una leggenda; p. e. (per esempio, laiche conservino parte dell’atavistico ri- ndr) Pitide, Ciparisso, Filira, Narciso, spetto: ne ricorderò due: la festa del Na- Ampelo, Cària, Siche, Amaraco ecc., in- tale e quella del 1° Maggio. A Carpeneto dicano un albero od un fiore personifi- d’Acqui (Alto Monferrato) i contadini cato. I Turchi hanno creato il loro nelle stalle, la sera di Natale o dell’Epifa- paradiso pieno di alberi fruttiferi, e cre- nia usano di fare: u ròo, il cerchio, o cir- dono che in esso, alla destra di Dio, un colo in legno, intorno ad un alberetto melo dai grandi rami, ristori colla ombra sospeso per la cima al soffitto. Talvolta è e coi dolci frutti i credenti in Allah. un ramo; talora è una canna, ma il circolo Quinto Curzio nel libro VIII della Storia c’è sempre e porta attaccati arance colle di Alessandro Magno dice dei Persiani: loro foglie, dolciumi, frutta secchie, sa- Deos putant quidquid colere coeperunt, lami, fazzoletti che si tirano a sorte tra i Anzi in Toscana la festa di Natale è arbores maximc, cui violare capitale est. frequentatori e specialmente tra le fre- detta semplicemente festa di Ceppo, dal- Nei templi greco-romani molti e diversi quentatrici e filatrici della stalla. Non l’uso di mettere sul focolare un grosso rami d’albero ornavano le statue degli mancano mazzetti di ramicelli d’alloro o ceppo la sera di quel giorno affinché al- Dei, secondo nota Fedro: di salvia o di rosmarino, o di elleboro l’indomani, il nuovo fuoco, per buon au- Olim quas vellent essent in tutela sua, nero, detto per l’appunto la rosa di Na- gurio, dal ceppo del vecchio albero venga Divi legerunt arbores: quercus Jovi, tale. Quest’uso non ha nessuna relazione alimentato. Non c’è adunque l’albero di Et myrtus Veneri placuit, Phoebo laurea, coll’albero di Natale diffuso dai Tedeschi Cristo, il Christbaum, ma c’è il ceppo. in tutti i luoghi dove si fermano; ma ri- Negli usi avviene come nelle mode: monta alle allegre feste Saturnali dei La- multa renascentur quae iam cecidere. tini, ricordando le bellaria e le L’albero di Natale all’usanza tedesca, trae saturnalicias nuces; la libertà temporaria origine dal pino, che nella festa del Sol- degli Schiavi; il loro vitto in comune coi stizio d’inverno, era dagli Scandinavi de- padroni; la ruota del tempo; il ritorno del dicato al Dio Thor, carico di tutte le loro solstizio; il nuovo anno che come filo offerte; l’albero veniva poi abbruciato, posto sul girevole guindalo o dipanatoio, mentre oggidì viene ornato di lumi ac- comincia a svolgersi, allungando le gior- cesi. Gli Americani che conservano le nate di lavoro. L’alloro ed il rosmarino tradizioni antiche, adattandole ai tempi, sempre verdi sono simboli del sole sem- fanno di ferro il Christhtree, e vi accen- pre giovane; le arance nella forma e nel dono, non più candele, ma fanali a gaz. E colore e nel dolce loro sugo, accennano neanco l’usanza monferrina è senza ad- al benefico influsso dell’astro diurno; i dentellato, perché è noto che, come atte- dolciumi invitano a godere della fami- sta Macrobio, erano dette Strenae i rami gliarità dei nostri simili, mentre la neve verdi degli alberi che, a Capo - d’anno, o nasconde il verde dei campi, e le selve nelle feste Saturnali, si portavano in dormono il loro sonno invernale. mano dai festaioli, toccandosi con essi a Del resto se u ròo, il cerchio, è usanza vicenda per augurio di felicità; chiama- locale monferrina u sepp d’Dinà, il ceppo vansi pure, come oggidì, Strenae tutti i del Dio - nato, come dicono a Carpeneto, regali soliti a farsi in simile occasione. di Natale, è proprio di tutta Italia. L’alloro ed il rosmarino sono rinnovati impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 199

199

In questa pag.: da “Alberi monumentali del Piemonte”, in alto, “Il platano di Na- poleone” (Alessandria); in basso, “Il fag- gio di Alba” (Cuneo)”.

cetto in cima, dove pongonsi fiori, e frondi (salvo in cima) e della sua cortec- stoffe di varii colori. Le operazioni di- cia, attaccando ai rami lasciati, dolciumi, verse dello sradicare, del trasportare e del frutta, fazzoletti di seta, salami ecc. L’al- piantar l’albero, che è generalmente una bero, generalmente un pioppo, la pianta conifera, sono accompagnate da feste, da consacrata ad Ercole, era rubato notte- suoni e canti, coi quali si celebra la vita tempo dai giovani più svelti del paese sul novella, l’amore della natura animale e territorio dei vicini Comuni, preparato vegetale. per la circostanza ed innalzato, sicché al Ogni popolo indo - europeo ereditò mattino era una sorpresa per tutti, ma qualche cerimonia relativa a questo anti- specialmente pei ragazzetti che cerca- chissimo culto degli alberi. I Greci ave- vano, non sempre senza disgrazie, d’ar- vano le Dendroforìc, ossia le feste in rampicarsi fino alla cima, a prendervi onore di Bacco, di Cibele, di Silvano, l’ambito premio. Finita la festa il Mag- consistenti nel portare per la città un pino, gio, ossia il Gonfalone selvaggio del spogliato, eccetto la cima, dei suoi rami, mese, veniva atterrato e se ne vendeva il e di piantarlo davanti a qualche delubro legno a profitto della Chiesa, o per le di quelle divinità. Rabdonalèpsis, cioè in- spese di una cena, che facevano i prepa- nalzamento o ricevimento del ramo, di- ratori della festa oramai andata quasi in cevasi una festa che si celebrava ogni disuso. anno nei primi giorni di Maggio, in Coo, Mio padre raccontavami che ai suoi isola dell’Arcipelago greco: i Sacerdoti tempi usava a Carpeneto d’Acqui, come portavano in processione un cipresso usa ancora nella provincia di Ferrara, spoglio dei suoi rami poi lo piantavano piantare piccoli maggi3 alle ponte delle nelle case dei contadini di Carpeneto a davanti un tempio di Bacco. Nelle feste ragazze più belle del paese. Natale ed a Pasqua, e posti nella Schilera Ambarvali od Amburbali in onore di Ce- Gli innamorati facevano la sorpresa o scodel laja, od armario aperto e fissato rere1 i Sacerdoti Romani giravano in- alle loro belle e vegliavano affinché quel alle pareti, nel quale essi tengono i piatti, torno alla Urbs portando solennemente in testimonio del loro affetto non fosse tolto le scodelle, i cucchiai e le forchette, in- processione un pino. I giovani Latini dagli emuli. Ora tutto è finito nella prosa fissi fra due regoli. Alcuni chiamano que- uscivano dalle loro città per andare a co- dei nostri tempi: è rimasto soltanto l’uso sto mobile Archera, Arcaja, dove si gliere nel primo giorno di Maggio fra- di legare nel 1° giorno di maggio un maz- tennero in antico gli archi; in dialetto pro- sche e rami d’alberi fioriti per adornare venzale è detta Archéra coca, arcaja di le porte delle proprie e delle case degli cucina. A Delfo, pulivasi il tempio di amici. Chi non obbediva all’usanza co- Apollo con una scopa d’alloro: rami di mune veniva biasimato. L’allegria di tali essa pianta erano e sono tuttora abbruciati feste dette Majùma, o del 1° giorno di sul rogo dei morti indiani. Maggio, coll’andare del tempo si cangiò La festa del 1° maggio, alla quale og- in un vero baccanale; lo stesso Tiberio ne gidì fanno paurosa concomitanza i tenta- arrossi e le soppresse, ma furono ripristi- tivi di ribellione degli anarchici e le nate più tardi e durarono fino ai nostri misure di sicurezza pubblica prese dai giorni, se non a Roma, in Italia, in varie Governi, dall’India si diffuse presso tutti regioni. La Chiesa Cattolica ponendo il i popoli che di là traggono la loro origine. mese di Maggio sotto la protezione della Anche oggidì in quella antica nostra pa- Vergine mantenne la vecchia usanza la- tria, a Visapur si celebra negli ultimi tina, che aveva fatto protettori d’esso d’Aprile od ai primi di Maggio, una festa mese Apollo e la vergine Diana. L’attri- in onore di Maja, madre di tutti gli Dei buto della luna falcata, e la vittoria della del secondo ordine e della Natura; Maia, luce sulle tenebre, raffigurata nell’ipsa epiteto di Cibele, e della Terra, e di Ce- conteret caput tuum, fece conservare alle rere, secondo i Latini. immagini della Vergine Maria la luna fal- Viene anche festeggiata in questa oc- cata ed il serpente schiacciato dal piede casione Bhavani moglie di Siva, la Iside di Diana. degli Egiziani la Cerere dei popoli Greco A Carpeneto d’Acqui, fino al 1860 si - Romani, col piantare nelle piazze un usò di piantare in piazza, nel 1° giorno di grosso albero spoglio delle frondi, ec- Maggio, un albero spoglio delle sue impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 200

200

In questa pag. : Giuseppe Ferraro (Carpeneto, 24 settembre 1845 – Massa, 19 giugno 1907)

zetto di fiori, od un ramo di bosso alla ca- Note vezza dei Cavalli e degli asini, od al 1. Fu sacro a Cerere e ad Osiride: nelle giogo dei buoi: uso mantenuto anche nel- processioni sacre a queste dee, le Cane- l’Emilia, come ho visto in varie località. fore erano incoronate di foglie di fico. In Sardegna gli innamorati del Comune 2. Drùs - quercia. Aulo Volummio, am- di Siniscola usano, nella notte dell’ultimo basciatore romano, vedendo che il popolo giorno di Carnevale, piantare su broccu, degli Equi aveva rotto i patti disse: “E il palo, davanti alla porta delle loro belle, questa sacra quercia e quanti vi hanno palo che (etimologicamente dal latino numi in cielo, odano come voi rompeste i barbaro brocus) dovette essere primiera- trattati” (Tito Livio Storia Romana, libro mente un ramo d’albero. Uno dei canti 3°). Ogni qualvolta Vespasia, madre di Monferrini da me pubblicati ricorda il Vespasiano, aveva un figlio, una vecchia Maggio d’una volta: quercia metteva dal tronco un germoglio; I veno ir Festi d’Magg quando nacque Vespasiano il germoglio sta zventùra ra vòo piantè ir Magg. crebbe a grossezza del vecchio tronco. Dùa andrumma mai a taiéle? Svetonio, Vita dei XII Cesari. - Quando Ant ir bosch dra bela. un imperatore Stava per morire, l’alloro Dùa andrumma mai a piantele? che egli aveva piantato de ritu in Campi- A ra porta di ra bela. doglio, dicono che appassisse. Chi-j bitrumma par santinela? 3. I freschi maj di Dante. Jr prim amant dra bela 4. Dui per il genere maschile - du-ue per Ra santinela a s’è audrumia. il genere femminile. I han piantà ir Magg a ‘Namaria. 5. Nella provincia di Ferrara, i giovanotti Chi l’ha fà ‘sta roba qui piantano presso le porte delle loro belle I zuvo di la Min-nha? stica; quindi l’usanza Carpenetese è un rami di alberi simbolici - quello del- I na fan sempir cheicadin-nha. rimasuglio dell’antico culto degli alberi. l’olmo è il più temibile perché esse di- I n’han fa jn-nha Usano di piantare rami di quercia anche cono: òlam! mai più gh’ toran - olmo! I n’han fa du-ue nelle porche o nei tratti di terra seminati, mai più ci torno, cioè l’amante non tor- I han fa jsta pi grossa. ad avvertire che altri passandovi non cal- nerà più. I han piantà ir magg a ra porta. pesti la semente. 6. Nell’Università di Pisa usa ancora Traduzione. Vengono le feste di Mag- Foglie e fiori furono ab antico usati spargere di foglie di alloro il tratto che va gio - questa gioventù (collettivo) vuole spargere tanto davanti le case degli atleti dalla sala dove si conferiscono le lauree, piantare il Maggio. Dove anderemo (sic) vincitori6 o dei trionfatori greci e romani al portone di uscita, nel giorno in cui gli mai a tagliarlo? Nel bosco della bella. quanto sulle tombe degli estinti: ultimo scolari vengono proclamati Dottori. Dove anderemo mai a piantarlo? Alla pietoso ufficio che le piante rendano al- porta della bella. Chi ci metteremo per l’uomo, detto dagli Elleni fillobolia, spar- * Giuseppe Ferraro (Carpeneto, 24 set- sentinella? Il primo amante della bella. gimento di foglie e di fiori, che la Chiesa tembre 1845 – Massa, 19 giugno 1907) è La sentinella s’è addormentata. Hanno ha conservato nelle infiorate del Corpus stato un filologo italiano con l’interesse piantato il Maggio ad Anna Maria. - Chi Domini, e nei giardini del Santo Sepol- su folklore, dialetto, canti e proverbi; ha fatto ciò? - Ah! sono i giovani della cro durante la Settimana Santa. Così dalle dalla botanica alla farmacopea. Ricerca- Mina. (Minne ted? Amore?) - Ne fanno nozze, ai battesimi ed ai funerali, se- tore e scrittore attivissimo per più di tren- sempre qualcuna. Ne han fatto una - Ne guono le piante ed i fiori l’uomo, anzi t’anni, Ferraro ha pubblicato materiali e han fatto due4 - Hanno fatto questa più vanno di pari passo, e quando egli scom- studi in molte riviste. Non soltanto si è grossa - Hanno piantato il Maggio alla pare dai vivi, prolungano, essi di vita la- dedicato a temi demologici, ma anche a porta5. bile e fugace, la sua memoria ancora per ricerche di storia locale (con particolare Mietuto il frumento e tagliato lo un giorno! riguardo a Carpeneto, suo paese natale) e strame, usano i contadini di Carpeneto di filologia letteraria e di erudizione. d’Acqui, piantare nelle stoppie, ramo Questo studio è apparso in Archivio per d’albero per indicare che nessuno, senza lo studio delle tradizioni popolari, la rivi- licenza del padrone, può condurre le sue sta di Giuseppe Pitré e Salvatore Salo- bestie a pascolare in quel campo. Gli mone Marino (pubblicata a Palermo dal agricoltori Latini nel campo mietuto 1882 al 1909), nel 1893 (vol. XII, pp. piantavano rami d’albero in onore di Ce- 201-209). rere, siccome attesta Catone ne De Re ru- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 201

201 Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”... una vita fra Fede ed Arte di Ermanno Luzzani

Il suo tempo ... parte fondarono botteghe d’arte in Negli anni in cui Pio V affidò ispirazione ai canoni dell’estetica al Vasari la progettazione della barocca ed al gusto committente Macchina per l’altar maggiore di che volle visioni permeate dal Santa Croce in Bosco Marengo, gusto spagnolo, francese o fiam- venne al mondo, in quel di (1) mingo. Montabone (Asti) (9 maggio Fu il tempo della presenza in 1568), Guglielmo Caccia (2), con- Italia di grandi artisti sia stranieri siderato come il più importante che italiani: si pensi a Van Dyck, esponente dell’arte della Contro- al Guercino (Giovanni Francesco riforma in Piemonte, il cui talento 1 Barbieri). lo portò ad essere definito il Raffa- Anche in Piemonte si concre- ello del Monferrato. tizzò quella civiltà dell’immagine, Nel seguire alcuni brani della sua dicazioni, frutto di un costume legato a generica-mente chiamata Barocco (6), opera pittorica, si entrerà nel solco della quel secolo. uno stile nato dalla crisi rinascimentale e cultura barocca dove la Chiesa, abdicato Vibravano ancora nell’aere del tempo dal superamento del Manierismo. al sapere mondano in seguito al Concilio i concetti scaturiti dal testo sulla nuova Molti raccolsero fama ed onori, certo di Trento, oltre che riprendere il diffon- arte auspicata dai padri conciliari; quel non inferiori a quelli di altri artisti italiani dersi dei valori religiosi attuò l’opera fre- testo, pubblicato nel 1582, dall’allora ve- od europei ... e così sarà per Guglielmo nante nei confronti dei profani per tramite scovo di Bologna, cardinale Gabriele Pa- Caccia detto “il Moncalvo” (7), che con 1 leotti, ovvero il Discorso intorno alle dello strumento della Santa Inquisizione . 3 quest’opera, destinata alla devozione pri- Da qui la sterilizzazione e la conse- immagini sacre e profane , (3) un invito vata, già ci mostra la sua predisposizione guente purificazione nei confronti delle agli artisti bolognesi più rinomati del- per la figura della Madonna e del Bam- eterogenee tematiche pagane del primo l’epoca, in particolare i cugini Carracci, bino; qui eseguite con delicate lumeggia- cinquecento, dando vita ad un’opera di ad attenersi ai principi controriformisti. ture sul volto e sui capelli, con sullo risanamento che diede il via ad un uma- Quest’ultimi, conosciuti anche dal sfondo il motivo paesaggistico richia- nesimo cristiano le cui fonti irriganti di- Caccia: ricorderemo l’influenza tratta, mante la “Madonna con Bambino” di Ca- vennero i collegi gesuiti2 Chiesa del seppur con alcune varianti, dall’incisione sale Monferrato; uno stile il suo votato al Gesù, 1584, Roma,: una Chiesa che già di Agostino Carracci del 1586, all’atto culto di una bellezza velata di una pu- noi conoscemmo nel contesto del mio ar- della realizzazione della pala con l’Alle- rezza volta alla spiritualità. ticolo sulla “Macchina vasariana in goria francescana, dipinta per la chiesa Santa Croce” per il forte richiamo con la di San Francesco in Moncalvo, ebbero un facciata esterna di quest’ultima e le pre- ruolo rilevante nel passaggio da un lin- guaggio figurativo ancora legato a canoni tardo-manieristici ad un nuovo stile dove immediatezza e chiarezza divennero fat- tori capaci di stimolare i sentimenti de- vozionali dei fedeli, uno stile infine atto a prestarsi alle nuove esigenze di culto. La cultura cattolica non fu solo re- pressione, ma apertura verso un nuovo modulo istruttivo in chiave cristiana ed in linea con le scritture, plasmando quindi un’arte da definirsi “ad maiorem gloriam Dei” (4). L’arte aprì il dialogo con gli analfa- beti, recuperando così quel colloquio tanto voluto, mille anni prima, da Grego- rio Magno, ovvero il glorificare Dio ed i suoi Santi attraverso la celebrazione di particolari soggetti, quali (5) la Madonna, la cui venerazione venne rifiutata dai pro- testanti4, nel divenire dogma della nuova 2 visione artistica. 3 I pittori piemontesi, per la maggior impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 202

202

Alla pag. precedente: In questa pagina: 1. Montabone (Asti), panorama. 9. Il ducato Sabaudo, Il marchesato di Sa- 2. Ritratto di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Scuola caravaggesca, sec. XVII, O.s.t., cm luzzo, Il Marchesato del Monferrato. 44x59, Museo Sassari Arte, MUS’A, Sassari. 11. Sacro Monte, Crea. 3. Discorso intorno alle imagini sacre et profane diuiso in cinque libri. Doue si scuoprono varij abusi loro, ... Raccolto et posto insieme ad vtile delle anime per commissione di monsignore illu- striss. et reuerendiss. card. Paleotti ... ~1582 (In Bologna: per Alessandro Benacci, 1582).

Guglielmo Caccia detto gati sguardi. “il Moncalvo” Le aperte composizioni Guglielmo Caccia (Mon- del Sacro Monte, non nega- tabone, 9 maggio 1568 - rono al suo stile di conser- Moncalvo, 1625), ad oggi è vare quell’umiltà del devoto conosciuto più con il sopran- linguaggio (13) che però, nel nome “il Moncalvo” in rela- frattempo, si nutrì della co- zione ai suoi trascorsi nel noscenza del manierismo comune di Moncalvo. lombardo, studiato sicura- I sacrifici della famiglia 11 mente dal vivo a Milano; di contadina gli permisero di questa sua frequentazione proseguire gli studi pittorici zando un suo stile originale ed autonomo milanese, premesso il man- che, sostenuti dalla sua grande fede, gli in cui la tradizione dell’alto rinascimento cato conforto di notizie certe, sarà giusto consentirono di dedicarsi diuturnamente ed il nascente Barocco si fonderanno in approfondirne la conoscenza nonché l’in- alla ricerca del sacro ed alla rappresenta- un decorativismo manieristico, uno stile fluenza culturale ed artistica maturate nel zione di temi legati a motivi religiosi. ispirato al messaggio gaudenziano ed im- respiro della dottrina borromaica. Diciassettenne ebbe il suo esordio a preziosito dal richiamo raffaellesco. Il Caccia nella Milano dei Borro- Guarene nella chiesa della SS. Annun- La fine degli anni ottanta e gli anni meo ziata con le pale de (8) l’Annunciazione novanta videro le sue frequentazioni ca- Milano nel XVI e XVII secolo fu una e, e della Madonna e Santi nella chiesa di salesi, distribuite fra il matrimonio nel città gravata da non poche vicissitudini; San Michele, entrambe firmate e datate 1589 con Laura, figlia del pittore Ambro- si pensi ai governatorati stranieri ed a 1585, opere dalle quali trapela l’incerto gio Oliva ed alcuni cicli di affreschi che quell’indelebile marchio lasciatogli da assunto giovanile, riscontrabile nel lume mostreranno il recupero della tradizione pestilenze e carestie (14). cromatico e nella soggezione esecutiva. gaudenziana, a sottolineare quanto il Fer- In questo clima così drammatico i car- Ma com’era la realtà geografica di rari fosse stato attivo in Casale. dinali Carlo Borromeo, ed il cugino Fe- quel tempo? Vi furono anche i suoi primi interventi derico, furono apportatori di una nuova (9) Il ducato sabaudo dovette divi- al Sacro Monte di Crea5 (11), realizzando luce, i cui raggi si poterono osservare in dersi il territorio, oggi considerato pie- opere nelle quali si potrà notare (12) una un rinnovato interesse per l’accultura- montese, con due altri stati di positiva evoluzione sia nel contesto ese- mento, arrivando a fondare prestigiosi considerevoli dimensioni: il marchesato cutivo pittorico, dato da una scelta cro- istituti culturali ed a prestare soccorso ai di Saluzzo e quello del Monferrato, que- matica dai morbidi toni, che nella scelta diffusi bisogni cittadini. st’ultimo situato lungo la via delle Fian- compositiva e dove avrà inizio una tema- In questa crescita di prestigio e di in- dre, un percorso che per gli imperatori tica che gli accrediterà consensi e fama, fluenza del clero, le loro carismatiche fi- Asburgo rappresentò il più comodo colle- ovvero gli angioletti incastonati nella gure divennero polo d’attrazione non gamento per il transito di milizie, armi e volta a dar plasticità alla rappresenta- solo di uomini di fede ma anche di intel- mercanzie dal Mediterraneo ai Paesi zione con le loro scattanti pose e gli sva- lettuali ed artisti di varia estrazione, ai Bassi ... nell’anticipazione del collega- quali venne affidato il ruolo di promotori mento Genova-Rotterdam. della costruzione ed apertura Il marchesato del Monfer- di nuovi edifici di culto, pro- rato fu assegnato da Carlo V al gettati secondo le precise indi- duca di Mantova Federico II cazioni del Concilio di Trento, Gonzaga, e sotto l’autorità facendo splendere il cuore di gonzaghiana fu appunto il terri- Milano delle aggiornate forme torio nel quale lavorò intensa- barocche. mente il Caccia, arrivando fino Esempi ne saranno la in Vercelli, all’amichevole fre- Chiesa di Sant’Antonio Abate quentazione di Gerolamo La- ed il tripudio della decora- nino, figlio del più famoso zione e dell’oro, la cui imma- Bernardino, maestro che in gine attuale è da leggersi in gioventù venne fortemente in- una riedificazione del periodo fluenzato dall’arte di Gauden- manierista (1582), stile a co- zio Ferrari (10), un’arte che stituire una sorta di “museo lascerà campo, in coincidenza milanese”, e nuova sede mila- con i soggiorni milanesi, all’in- 9 nese dell’ordine dei Teatini, flusso leonardesco, caratteriz- un’edificio dove sensibile impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 203

203

In questa pagina: 12. Padre Eterno e Angeli, 1590 ca., Cappella della Natività della Vergine, Sacro Monte, Crea. 13. Presentazione di Gesu al tempio, 1590/1593, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco. 15. Milano, Sant’Alessandro in Zebedia, facciata.

sarà, a partire dal 1565, ligente creatività di artisti l’azione del vescovo del calibro di Giovan Bat- Carlo Borromeo, di quando tista Discepoli. fece di Milano uno dei cen- I suoi sforzi per rifor- tri principali della Contro- mare lo stile della pittura riforma e per questo religiosa si basarono su complesso ebbe inizio un un’esposizione chiara e nuovo periodo a partire dal logica dei principi catto- 1577, anno in cui venne af- lici dettati dagli artisti fidato all’ordine dei Chie- della controriforma. rici regolari Teatini, Da qui trarrà insegna- un’ordine la cui espres- mento ed influenza sione si concretizzò nel rin- l’opera del Caccia che, 12 novamento della vita proprio in Sant’Alessan- ecclesiastica segnato dalla dro lascerà un importante riforma cattolica antecedente il Concilio dro in Zebedia, situata nel centro storico ciclo di affreschi nella cappella della Na- di Trento ed il conseguente scopo di re- di Milano; luogo dove la tradizione narra tività, oggi del Sacro Cuore6 (15/22). staurare nella Chiesa la regola primitiva che fu tenuto prigioniero Sant’Alessan- Non v’è dubbio quindi sul come il di vita apostolica. dro martire. Caccia trasse delle sue personali conside- La decorazione pittorica si sarebbe La costruzione ebbe inizio nel 1601 razioni osservando e studiando l’opera di sviluppata negli anni successivi seguendo su un progetto del barnabita Lorenzo Bi- questi grandi artisti e la loro conoscenza le tendenze controriformistiche e le ri- nago, cui si affiancò, come perito per i delle verità divine più elevate ma, dando chieste dei Teatini attraverso i temi ico- dissesti statici, il più noto Francesco ascolto al suo concetto di religiosità, nografici della esaltazione della Croce, Maria Richino. diede sfogo ad una concretizzazione della dei santi dell’ordine e della devozione La prima pietra della chiesa venne po- sua personale visione artistica. mariana, la cui significativa perla sarà sata il 30 marzo 1602 dal cardinale Fede- Un’intima ricerca artistica l’opera del maestro Giulio Cesare Pro- rico Borromeo, andando ad aggiungersi Fu, la sua, un’intima ricerca artistica, caccini, artista che esordì nel campo del- ai numerosi cantieri religiosi attivi nella basata su un’esposizione meglio aderente l’arte come scultore e solo verso il 1600 Milano di quell’epoca ed anch’essa a rap- all’esempio proposto da San Carlo Bor- passò alla pittura, per motivi non noti ma presentazione di uno degli esempi più romeo, più vicina agli umili, al pio popo- attribuibili a viaggi di formazione a precoci del Barocco milanese. lino di campagna, alla piccola nobiltà Roma, Venezia e Parma ed al soggiorno Nell’ambito decorativo da rilevarsi rurale dai piccoli possedimenti fruitori di di studio all’inizio del Seicento che ne sarà la presenza di Camillo Procaccini piccole rendite, foriere a loro volta di pic- avrebbe profondamente modificato l’ini- (Parma, 1561-Milano, 1629), fratello del coli e semplici sogni ... ovvero la sua ziale asprezza lombarda in cui apparirà già menzionato Giulio Cesare, artista di gente, i suoi ambienti, la sua campagna e evidente lo stile caratteristico del tardo incisiva e rilevante importanza per la la devozione della gente che ivi viveva. manierismo lombardo del Cerano e del Lombardia ed il Canton Ticino, le cui ca- La sua fu un’esigenza innovativa di fratello Camillo. pacità, al di sopra della norma, gli valsero comunicazione formale del messaggio Od anche la chiesa di Sant’Alessan- il soprannome di “Vasari della Lombar- evangelico, un messaggio per la gente co- dia”. Per il suo originale eclettismo, teso ad interio- rizzare e rielaborare le pre- cedenti quanto intense esperienze emiliane e ro- mane fu, nell’esplosione e nella propagazione del Ba- rocco lombardo una guida sicura per tanti giovani pit- tori, tanto che la sua bottega rappresentò davvero un la- boratorio esemplare al quale, tra gli altri, attinse sa- pere ed affinamento l’intel- 13 15 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 204

204

27

19

31

20

23

19. Adorazione dei Magi,Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco, Chiesa di Sant’Alessandro, Milano, navata destra, cappella del “Sacro Cuore”. 20. Adorazione dei Magi, cit., particolare. 23. San Francesco in meditazione, 1605~1606, Caravaggio, O.s.t., cm 90x130 , Museo Civico Ala Ponzone, Cremona. 27. San Carlo Borromeo in meditazione notturna davanti al Cristo morto, seconda metà del XVI sec., O.s.t., cm 156x209, Prado, Madrid. 31.Pala di San Tommaso: L’apparizione di Gesù a San Tommaso D’Aquino, primi del Seicento, Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo”, O.s.t., Cappella di San Tommaso, Chiesa di Santa Croce, Bosco Marengo. 34 34. Allegoria francescana, 1593, Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo”, O.s.t. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 205

205

In questa pagina: 24. SantAgata, 1610 ca., Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t., cm 113,5x230, Chiesa di S. Maria Annunciata, Milano. 25. Sant’Anna, 1610 ca., Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t., cm 113,5x230, Chiesa di S. Maria Annunciata, Milano. 26.Santa Lucia, 1610 ca., Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t., cm 113,5x230, Chiesa di S. Maria Annunciata, Milano. 28.Compianto sul Cristo morto, 1605 ca., Pier Francesco Mazzucchelli detto “il Morazzone”, O.s.t., cm 118x140, Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago, Varese.

mune, una risposta estro compositivo, sia come ad un bisogno dif- segno che come tonalità cro- fuso ed autentico di matica. spiritualità. Ecco quindi farsi largo Il ciclo di affre- un’ulteriore probabilità, ov- schi in Sant’Alessan- vero il suo muoversi, spinto dro narrò appunto di da una forte curiosità o, questa sua vena ba- ancor più possibile, su sug- sata non su scuri fon- gerimento dell’entourage dali ma, liberando la borromeo spingersi alla ri- luce, tesa ad ottenere cerca di empatie fra terre ed atmosfere palpabil- ambienti così diversi ma mente spirituali per- quantomai uniti da una meanti un contesto ferma fede, verso la sugge- figurativo e tematico stione della nitida pittura ri- dai chiari richiami e nascimentale popolar - contenuti manieristi, 24 25 26 spirituale del Romanino e, nell’invito ad una fa- nel varcare la soglia della cile lettura in rispetto passi e, simile ad un figliuol prodigo, si Chiesa di Santa Maria della dei dogmi controriformisti. ritrovasse sotto le ali protettive di una Neve a Pisogne, trovarsi innanzi ad un Si noti altresì la distanza presa dal ca- chiesa riformata e finalmente affidabile complesso di imponente teatralità, con le ravaggismo; lui non sentì, o meglio non sotto la vigile e paterna mano borro- volte popolate da “michelangiolesche” fi- si lasciò irretire dal richiamo della scuola maica. gure di sibille ed angeli (1534), figure romana; troppo sensibile e delicata la sua Parlando ancora del ciclo in San- quantomai vicine al suo cuore, nel dar anima che di certo in Roma avrebbe sof- t’Alessandro si noti, a conferma di vita ad una scenografia parietale for- ferto a contatto di un mondo non suo e quanto appena sostenuto, la sua cultura e mando una sorta di rappresentazione po- comunque troppo distante dal suo con- la conoscenza dei maestri del passato. polare evangelica nel coinvolgimento di cetto di religioso altruismo pittorico. Come l’omaggio al Romanino ed al Ri- un intero paese ... appunto un paese, con Nei momenti in cui il nostro artista af- nascimento lombardo: l’adolescente (20) la sua chiesetta e la sua intima atmosfera frescava in Milano Sant’Alessandro, Ca- ed il figurativo attoriale dell’adorazione pregna di semplicità e pacatezza così vi- ravaggio realizzava il suo San Francesco dei Magi sembra preso in prestito dal suo cina alla sua nativa Montabone. in meditazione7 (23). Ed ancora quel moro Non fu certo facile, re magio (22), di un’affi- davanti al grande cam- lata snellezza e di rara ed biamento messo in atto esotica bellezza, par ra- dalla rivoluzione cara- pito dall’Adorazione dei vaggesca, il non farsi Magi di Lorenzo Mo- coinvolgere. naco, 1421, omaggiando Quante domande si così il Gotico Internazio- sarà posto: seguire come nale. si suol dire l’onda o pren- E le sue Sante8 (24) der tempo e valutare il (25) (26), questa volta cangiamento artistico in realizzate per la Chiesa atto; od ancora e più vi- di S. Maria Annunciata cino al suo sentire, far si sempre in Milano, rac- che la sua coscienza, alla chiuse o meglio incasto- cui fonte vi era il nutri- nate in nicchie simili a mento di una fede pla- scrigni data la loro pre- smata nella semplicità e ziosità figurativa, quanto nell’umiltà delle sue ra- richiamano nell’eleganza dici, omaggiasse la ritro- delle pose, la delicatezza vata cultura, seppur dei tratti somatici, il raffi- spicciola e priva di disin- nato disegno del dispie- ganni del credente da 28 garsi delle pieghe dei breve ritornato sui suoi panneggi, le sante dei po- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 206

206

In questa pagina: 29. Complesso Monumentale di Santa Croce in Bosco Marengo (AL). 30. Pala di San Giacinto: L’apparizione della Vergine a San Giacinto, primi del Seicento, Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo, O.s.t., Cappella di san Giacinto, Chiesa di Santa Croce, Bosco Marengo.

littici fiamminghi del sostenere il credo dei fe- Quattrocento e, per certe deli, in quella Roma che velate empatie, le sante af- allora viveva il fermento frescate nelle nicchie della della Controriforma, come cripta della Chiesa di San nella Milano borromaica, Calocero a Civate del XI e dove nuovi ordini religiosi XII secolo. erano impegnati nel recu- Quanto ancora si po- pero dei casi umani più di- trebbe aggiungere, ma giu- sperati e dove una nuova sto sarà il fermarsi e sensibilità religiosa spin- considerare che in questa geva ad una carità auten- fase dell’esperienza ba- tica fatta non solo di rocca milanese poté cono- elemosina o di assistenza scere anche le opere dei ma, innanzitutto, della re- 29 principali esponenti attivi stituzione della dignità in Milano, quali i fratelli umana, il Caccia si dedicò Procaccini, già menzionati, Giovan Bat- Sofferenza la sua che poi fu il mal in- ad un suo percorso personale, omag- tista Crespi (27) detto “Il Cerano” pie- sidioso di un’epoca incline allo smarrirsi, giando quel che per lui fu la quintessenza montese a tutti gli effetti, nato in Cerano in quel suo essere divisa fra scismi reli- della sua stessa esistenza: il suo credo, (), con il suo accentuato realismo giosi e guerre fratricide, morbi endemici la sua fede, la sua vicinanza a Dio. fortemente espressivo9 e Pier Francesco e minacce dai confini con diverse civiltà, Lettura di alcune opere significa- Mazzucchelli, detto “il Morazzone” (28), il crollo di secolari certezze e nel con- tive nel cui stile trasparirà l’influsso gauden- tempo il dipanarsi dei nuovi e temuti Chiesa di Santa Croce Bosco Ma- ziano, studiato al Sacro Monte, costituen- orizzonti, geografici, scientifici ed rengo. Nella formazione della sua com- done punto fondamentale. astratti. plessa cultura agirono profondamente le Lontano da simili culture e formatosi Ma se sia “Il Cerano”, come il “Mo- suggestioni della Controriforma, non solo quasi indipendentemente, il Caccia sarà razzone” si lasciarono irretire dal genio quelle letterarie ed intellettuali di Carlo e il degno rappresentante dell’uomo in di Caravaggio e dalla sua impulsività, al Federico Borromeo, ne tanto meno le lo- transito fra Cinque e Seicento, renden- punto di andar oltre alle raccomandazioni giche trattatistiche e precettuali del tardo dosi conto, differentemente dal concetto dei dettami tridentini e la necessità del- Cinquecento, ma anche quelle irradiate umanista rinascimentale, di non essere l’uso delle immagini sacre per aiutare e da centri del territorio piemontese-lom- più al centro di un universo creato bardo: non è obliabile la vicinanza a misura dell’uomo vitruviano di del suo paese natale all’importante leonardesca memoria, ma un mes- sito religioso di Boscomarengo saggero di fede, armato degli stru- (29), promosso da papa Pio V menti più adatti a rappresentare Ghislieri, a suo tempo decorato una ritrovata unità spirituale. con opere di Giorgio Vasari e della Ecco quindi la fase più sofferta sua scuola, un luogo in cui ese- e pregna di intimi ripensamenti ma guirà due dipinti importanti propo- nella certezza assoluta di essere vi- nendo in un figurativo analogo, le cino al suo Dio (4), un Dio sensi- visioni di due santi domenicani. bilmente presente nell’umano (30) San Giacinto, pala dei quotidiano. primi del Seicento. Dopo il 1613, quando, molto (31) San Tommaso, pala dei richiesto in Lombardia, lascerà im- primi del Seicento. portanti opere a Pavia ed a Milano, Committente delle ancone fu, il suo stile si rinnoverà, raggiun- entro il 1600, frate Giovan Batti- gendo quella personale caratteria- sta da Bologna, a cui si dovette, lità che ritroveremo nel Padre nel suo ruolo di inventor, artefice o Eterno in gloria, nello sviluppo di forse semplice ispiratore, il loro ap- una evoluzione stilistica da notarsi parato ornamentale e, negli stessi nella ricchezza cromatica, l’in- anni anche l’esecuzione del pa- tensa luminosità ed una dolcezza liotto dell’altare di San Giacinto, di gesti e fisionomie che mai più 30 ornato con nove pannelli intagliati lo abbandonerà. con episodi della vita del Santo. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 207

207

In questa pagina: 32. L’apparizione della Vergine a San Giacinto, particolari. 33. Chiesa di San Francesco in Moncalvo.

In entrambe le opere la scena si loro esperienza religiosa. svolge in un interno chiesastico con il In Santa Croce il Caccia fu al pieno Santo inginocchiato dinanzi all’altare e delle sue possibilità espressive. colto nel momento dell’evento miraco- Di queste due pale non potremo di- loso. menticare la luce; il suo modo di diffon- Vi è da parte del Caccia un’intima derla e di sostenerla nel contesto partecipazione velata di palpabile poe- compositivo è innegabilmente magi- sia: le due pale mostrano un’esecuzione strale; quella capacità di tradurre in pit- dal sicuro tratto ed impostate nel pieno tura la permeante diffusione al momento rispetto della scansionatura prospettica. dell’incontro col divino, ci mostra il si- Si noti la cultura stilistica del Caccia gnificato della partecipazione spirituale che, pur nell’importanza del significato ... la nota più palpabile di tutta la sua pit- scenico, permea la composizione di det- tura. tagli squisiti. Chiesa di San Francesco Mon- Nella visione di San Tommaso calvo d’Aquino, in quel pedissequo gioco di Lungo le navate della (33) Chiesa di colonne vi è la proposta del capitello io- San Francesco in Moncalvo, vi è una nico nell’anticipo del capitello tuscanico vera e propria pinacoteca dedicata alle di lesena di epoca traianea, ancor oggi sue opere e della figlia Orsola Madda- visibile in Roma nei Mercati di Traiano. 32 lena. L’aureo lucore dello stile ionico con- È un avvicinarsi ad un mondo in cui corre, in un malizioso gioco estetico, ad vengono mirabilmente a fondersi fede accrescere la luminosità nello sviluppo concorre ai valori tonali del respiro atmo- ed arte ed al contempo un compreso in- ambientale dando al raggio divino, nel sferiale. vito a ragionare sulla loro importanza spi- suo percorso fino a giungere ad accarez- Le luci, le atmosfere i momenti vis- rituale. zare il Santo, il suo valore essenzialmente suti al Sacro Monte di Crea, gli suggeri- (34) Allegoria Francescana, 1593. spirituale. ranno, rammentandogli attimi più O.s.t. (32) Nella visione di San Giacinto vi giovanili, sul come trasmettere simili Opera giovanile ripresa da un inci- è invece un’apertura prospettica a con- messaggi; quei messaggi che al tempo sione del 1586 di Agostino Carracci, pre- durci per mano fino a giungere ad un por- non solo gli artisti seppero cogliere vi- senta nella parte superiore la figura di tale rinascimentale aperto sulla vendo a contatto con la natura e le umane San Francesco sorretta da una nube e con campagna e le lontane montagne di un ti- edificazioni, ma li condivisero con i Santi lui d’attorno sei angeli e sei santi france- pico paesaggio monferrino: si notino il che, per erudire il popolo, intesero a loro scani. degradare dei prati e delle colline, tipico volta emozionarsi e sposando il mistici- Partendo da sx e dall’alto in basso si aspetto della predisposizione del territo- smo alla realtà poter trarne sempre più vedranno: San Bonaventura da Bagnore- rio alla coltivazione dell’uva, e quelle vigore, una forza che poi fu la fonte della gio: biografo di San Francesco e con il nubi plastiche, sempre in movi- domenicano San Tommaso mento a cangiare l’aspetto dell’ete- d’Aquino al vertice della filosofia e rogenea natura di un fresco della teologia medioevali. paesaggio, omaggio dei suoi fiumi San Bernardino da Siena: famo- e dei suoi rivi. sissimo predicatore e diffusore del I dettagli architettonici non culto di Gesù; nella mano sinistra erompono per fulgore come nella trattiene il disco raggiante con il tri- pala precedente, ma partecipano an- gramma JHS ... “Gesù Salvatore ch’essi ai valori di una luminosità degli uomini”. diffusa che avrà il suo massimo ful- San Ferdinando III di Castiglia o gore nell’incorniciare la composi- San Luigi IX di Francia: sarà la co- zione piramidale della Madonna e rona ad identificarlo con uno di que- del Bambino attorniati dagli angio- sti santi: il primo re di Castiglia, il letti, sempre unici ed irripetibili se secondo, morto alle crociate, re di non per mano del Caccia. Francia e conosciuto anche come Variante importante e se vo- San Luigi dei Francesi. gliamo eccentrica sarà l’innesto del- Sant’Antonio di Padova. San l’oculo sulla parete di fondo; la sua 33 Ludovico di Tolosa: Ludovico funzione al con- tempo di rosone d’Angiò, vescovo di Tolosa. Santa impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 208

208

In questa pagina: 35. Allegoria francescana, particolare, 1593, Guglielmo Caccia detto “Il Moncalvo”, O.s.t. 36. Martirio di Sant’Orsola, 1615/1620 ca., O.s.t.,Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”,O.s.t. 37. Martirio di Sant’Orsola, particolare.

pare un ondulato profilo collinare a mostrare il di- segno di un piccolo borgo con il suo svettante campanile; forse il ri- cordo del suo paese natio Montabone? Chissà? Forse la stessa Mon- calvo. Ed infine un altro det- taglio iconograficamente importante: si ricordino 35 le opere di grandi minia- turisti e naturamortisti Chiara d’Assisi: rappresentata con del Seicento, temi nei l’ostensorio fra le mani in quanto, se- quali trasparirà una certa influenza condo la tradizione, fu mostrando l’ostia della pittura di scuola lombarda pro- consacrata che, nel 1241, avrebbe fugato fessata da Nunzio Galizia ed ancor la violenza saracena assediante il con- più dalla figlia Fede; sui gradini del- vento. l’altare, il Caccia distribuirà con gra- Al centro del dipinto vi è una fan- zia e finezza rose bianche e rosse, in ciulla con nella mano sinistra lo stemma bocciolo e mature; le prime nel francescano mentre con la destra riceve i segno della Purezza, le seconde in cordigli per i Terziari. quello della Passione e dell’Amor La sua figura rappresenterebbe la Caritatevole ... noi ancor vorremo Chiesa quale tramite fra il mondo celeste, leggervi il dono dell’artista a quel Santo che fu fra i più vicini a Cristo. 36 rappresentato da santi ed angeli, con il 10 mondo terreno dato dai fedeli attorno al- (36) Martirio di Sant’Orsola , l’altare. 1615/1620 ca. O.s.t. zione e molto più somigliante ad un figu- Sui gradini i terziari, i laici e gli ec- Opera realizzata sul finire della car- rativo atto a celebrare momenti di gloria, clesiastici. riera presenta, come sovente, una compo- ad esempio le Vittorie ascritte alla tradi- In primo piano un papa apre il taber- sizione costruita su due piani: nel piano zione greco-romana: non vi è infatti nella nacolo mettendo in luce la scena della superiore, sorretto da una nube, anch’essa sua posa quel trasporto tipico del divino crocifissione incastonata in un tondo si- sul grigiastro tono, la figura di un angelo messaggero alato ma una velata parteci- mile ad un ostia. a reggere con la mano sinistra la palma pazione a sottendere quasi un riconosci- (35) Il tema della salvezza e della ri- del martirio e nella destra una corona flo- mento al suo sacrificio e quindi surrezione delle anime, di cui la crocifis- reale. incoronarla di rose della Purezza e della sione ne è simbolo, vien ripreso nel Vi è da dar evidenza alle sue fattezze Passione, gli stessi colori del vessillo di dettaglio che appare sulla destra del di- muliebri, un aspetto distante dalla tradi- Sant’Orsola; un vessillo che vien propo- pinto dietro alla folla, dove sto per ben due volte. dalle fauci di una creatura Sulla sinistra vi è la sa- mostruosa, chiaro sarà il ri- goma di una nave, il mezzo chiamo ai draghi od ai dia- che condusse le vergini al voli sputanti fuoco martirio, posta sull’oriz- medioevali a fagocitare le zonte marino nel dar risalto perse anime, escono in tra- al concetto compositivo del iettoria aerea verso il cielo Caccia ed il suo avvalersi di delle figure umane: meta- una lettura scorrevole e non fora della salvezza del- basata su azzardate scansio- l’anima che dagli inferi vien nature prospettiche:(37) il richiamata in cielo nel nostro sguardo infatti trova giorno della vittoria di Cri- un invito alla rappresenta- sto sulla morte. 37 zione che, seppur dramma- Nella parte sinistra ap- tica, si dipana con finezza impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 209

209

In questa pagina: 38. Adorazione dei Magi, fra il 1602 ed il 1610, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t. 39. Adorazione dei Magi, 1491, particolare, Atelier di Giovanni Scotto, Affresco, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Varallo Sesia. 40. Adorazione dei Magi, particolare, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t.

dove gli sguardi attueranno quel senso di lieve e delicato trasporto al punto da farci 40 intuire un sottile e lieve brusio dato dal- l’emozione dei presenti: una scena che parla al cuore degli uomini dell’epoca, nel rispetto dei dettami sul valore del- l’arte voluti dalla Controriforma. Poi i dettagli ad impreziosire il rac- conto: il moro magio che, accortosi del- l’osservatore, ne sostiene lo sguardo, uno sguardo il suo da personaggio piena- mente consapevole dell’importanza del suo ruolo in quel preciso momento. Il Caccia infatti ne differenzia la gestualità e la partecipazione proprio per dar risalto alla comunanza fra mondi lontani che, milmente confuso come se non avesse la per un attimo voluto dal destino, si tro- cognizione di quanto stia avvenendo da- vano a condividere un episodio da anno- vanti ai suoi occhi. verarsi fra i più importanti cambiamenti Di questa figura ci sovviene possa epocali, un evento che storicamente fu esser stata attinta da una vasta iconogra- forse fra le prime e più autorevoli fonti 38 fia pittorica, partendo dalla sua cono- di aggregazione della storia della cristia- scenza della pittura fiamminga ed in nità. arrivando ad assomigliare ad un plastico (39) Lo stalliere che sistema lo spe- movimento acqueo: la ridda di capi in rone al calzare è un forte richiamo alla movimento par assomiglino infatti a flutti medesima scena rilevabile nell’Adora- marini. zione dei Magi nella Chiesa di Santa Elegante come sempre il suo rappre- Maria delle Grazie (Varallo) e precisa- sentare la spontanea morbidezza della ca- mente nella Cappella delle Grazie, fa- duta dei panneggi delle vesti, il riflesso cente parte di un ciclo di affreschi di serico delle stoffe, la scelta di tonalità scuola milanese, databili verso il 1491, cromatiche che proprio per i valori di un’opera attribuita alla bottega di Gio- contrasto partecipano con il loro riflesso vanni Scotto presso la quale, anche se- alla luce dai valori spirituali ad avvolgere condo quanto afferma l’antica la figura della Santa. testimonianza di Giovanni Paolo Lo- Si noti infine il dettaglio del tronco mazzo, dovette svolgersi l’apprendistato d’albero posto alla sinistra della Santa, è pittorico di ; come nel un quercus rovere, con le sue foglie dai particolare che di certo non gli sfuggì e margini lobati a corona delle sue ghiande, che trasse dall’Adorazione dei Magi di albero che, fin dai tempi dell’antica Gentile da Fabriano del 1423. Roma, fu simbolo di virtù, forza, corag- Grandi citazioni quindi accanto ad al- gio, dignità e perseveranza. trettante intense posture, quale la figura (38) Adorazione dei Magi, fra il 1602 del Magio più anziano inginocchiato in- ed il 1610. O.s.t. nanzi al Bambino benedicente, davanti al Una rappresentazione pacata e basata, quale ha appena appoggiato sulla pietra come sull’esempio di tante altre, su una il dono della corona ... fra loro è in atto composizione dove la figura centrale data uno scambio di vicinanza molto sentito: dalla Madonna ed il Bambino vien rac- si noti lo sguardo affettuoso del Bambino colta in una soluzione piramidale, dive- e nel riceverlo l’atto di portarsi le braccia nendo così il fulcro della scena stessa e al petto da parte dell’anziano re, in segno di conseguenza il punto su cui converge- di rispettosa e totale devozione. ranno gli sguardi degli attori e dell’osser- (40) Ma non è l’unico anziano pre- vatore. sente, appare infatti un San Giuseppe L’atmosfera voluta dal Caccia narra di quasi messo da parte o meglio par sia 39 una raffinata e compresa partecipazione fuori luogo; il suo sguardo è strano e si- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 210

210

In questa pagina: 41. Sant’Antonio resuscita un morto, 1616 ca., Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, possibile collaborazione della figlia Orsola, O.s.t. 42. Madonna con San Marco e San Rocco, 1605/1606, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t.

quando farà alzare al bove lo sguardo schiuse ed il suo sguardo hanno origine al cielo. da una resa somatica eccelsa, ottenuta (41) Sant’Antonio resuscita un sempre per tramite di sagge velature e di morto, 1616 ca. accensioni luminose così trasparenti da È ancora la diffusa luminosità a dar partecipare anch’esse ed appieno ad una tono alla rappresentazione del mira- sorta di miracolo pittorico; ed infine que- colo in cui un giovane resuscitato svela sto bel volto quanto ci rammenta il suo il nome del suo assassino. San Giovanni a Patmos. Si noti infatti come la carezza della La formazione avuta in giovane età luce in parallelo al raggio luminoso lavorando a gomito con i Lanino, vien proveniente dalle nubi, si insinuino messa in atto nel contesto di quest’opera nella scena creando quel gioco mira- da ritenersi fra le più squisite della pro- bile delle ombre e delle penombre di duzione di quegli anni. chiaro richiamo leonardesco11, agendo È parere di alcuni studiosi che l’opera intensamente sul volto del giovane per possa essere frutto di una collaborazione poi distribuirsi, velando in modo raffi- fra il Caccia e la figlia Orsola: del padre nato, la bellezza muliebre accanto al le snelle figure e le scansionature lumi- Santo che tiene per mano un bimbo in- nose, della figlia i dettagli ed alcune cro- tento a stuzzicare un cagnolino: cono- mie stese con diversa corposità; è pur scendo il Caccia ed i suoi richiami, in vero che la figlia iniziò solo dopo il 1616 questo cagnolino vedremo il salvatore a condividere le esecuzioni paterne, ed il di San Rocco, intento a riprendersi il possibile ritratto del padre, si osservi il pezzo di pane per la salvezza del suo volto raffigurato nella parte destra della 41 Santo. tela dietro al giovane con mantello rosa, Ma ben altri dettagli sveleranno il par lo possa confermare. talento caccesco. (42) Madonna con San Marco e San particolare di Robert Campin o Maestro L’attenzione al segno delle forme ed Rocco, 1605/1606. di Flémalle, attivo nelle Fiandre ai primi in particolare delle mani: ancor degno di Come per l’Allegoria francescana, decenni del XV secolo e da un partico- nota il particolare che nuovamente sarà opera del lontano 1593, la Madonna è as- lare tratto dall’opera su tavola del 1425 da ritenersi un omaggio a Leonardo ed al sisa con in grembo il Bambino su una Natività, od anche dalla Sacra Famiglia suo San Giovanni Battista, ovvero la nube dal cinereo grigio. con San Giovannino del senese France- mano con l’indice indicante la volta cele- Sotto di Lei, San Marco Evangelista sco Rustici del 1610 ca. ste del personaggio alle spalle del Santo con nella mano destra il suo vangelo ed In ultimo, considerando la scenogra- ed in scambio di sguardi con la figura fia, si noti la durezza dell’ambiente; un barbuta a lui vicina; non meno impor- luogo dove sia la costruzione in rovina tante la destra, ad indicare nel Santo la che il nudo piano roccioso daranno ancor presenza del divino e quindi la proprietà più valore alla gentilezza delle forme e onde dar vita al miracolo. delle sembianze dei soggetti, in quel loro Il paesaggio sullo sfondo, anch’esso interpretare un evento di cui la storia del- risolto con quella azzurrità che fu prero- l’arte potrebbe annoverarne non pochi gativa dello sfumato leonardesco, avrà ma che nell’opera del Caccia trova una nelle lontane montagne, nel borgo tur- delle migliori e più sentite rappresenta- rito, e nella morbida campagna il suo zioni. proporsi quale quadro nel quadro, Ed infine il bestiario con una parteci- aspetto compositivo che fu prerogativa pazione sensibile ed ampiamente inserita sia della scuola lombarda che della nel contesto di una lettura semplice ma scuola veneta, efficace: lo sguardo dei cavalli che supera Ed infine, fra i personaggi spicca quel il mansueto ma si riempie di affettuosa giovane uomo elegantemente vestito ed dolcezza è di certo una nota di ulteriore avvolto in un mantello rosa; assiste alla sensibilità da parte del Caccia al quale scena e dal suo volto trapela l’emozione non sfuggì l’importanza della presenza nel partecipare a simile evento: la stessa del bestiario in tutta la sua eterogenea posa delle braccia conserte a reggere il gamma nella vita contadina, dalla quale panneggio delle vesti narra della sensa- 42 anche lui proveniva; arrivando all’apice zione da lui provata. Le labbra appena di- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 211

211

In questa pagina: 43. Santa Francesca Romana, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t. 44. Chiesa di Sant’Antonio Abate, Moncalvo. 45. San Carlo che intercede per gli appestati, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t.

irretire lo sguardo dell’osservatore. L’osservatore appunto ... quel fedele o meglio ritrovata pecorella smarrita, che da simili opere ritrovò se stesso e nel con- tempo il fiducioso amore nei confronti della sua Chiesa ed ancor più nei con- fronti di chi, come il Caccia, ogni volta ed alla fine di tutte le sue opere mise in gioco non solo il talento ma la sua stessa fede. Infine come non poter trovare una nota di ringraziamento per questo artista che seppe, accanto ai Santi rendere parte- cipe anche il mondo animale avvolgen- dolo in un alone di spiritualità; si noti l’espressione del leone di San Marco, ed il tocco amorevole della zampetta del ca- gnolino sul bastone di San Rocco, non meno ricco di sentimento del suo sguardo a cercar gli occhi del Santo. (43) Santa Francesca Romana, O.s.t. Qui, il Caccia, farà crescere uno dei 45 43 suoi angioletti, eleggendolo ad Arcan- gelo, ovvero il custode e la diuturna così la scena di un plastico volteggiar ed guida della Santa13. accanto il suo simbolo: il leone. agitarsi di alucce. Nel dipinto appunto vediamo la Santa Alla sua sinistra appare San Rocco Lo sguardo dell’angelo è intenso protetta e consigliata dall’angelo custode vestito come vuole la tradizione: il man- tanto quanto dolce e velato di soggezione mentre procedono lungo una possibile tello detto “pellegrina” o “sanrocchino”, quello della Santa. stradina di campagna, interrotta sola- il bastone, la conchiglia ed il cagnolino Squisite le movenze, quasi un passo mente dal segmento di un tronco d’al- che gli porta il pane12; è il santo più invo- di danza il procedere dell’Arcangelo, di bero, forse ancora una quercia, simbolo cato fin dal Medioevo come protettore una delicata leggerezza la postura della di virtù, coraggio e perseveranza. dal terribile flagello della peste: si noti, Santa che, con l’inclinazione del viso, Lei ha fra le mani un libro in cui vi è appena visibile all’interno della coscia si- vien a rammentarci l’eleganza espressiva descritta la funzione della custodia ange- nistra quasi a sfiorare la bianca stoffa delle Madonne della scuola senese del lica: appare infatti sulla prima pagina del della sotto veste, il chiaro segno del bub- Trecento. volume la scritta “... Omnia Custodivit bone della peste. Delicate e raffinate le cromie: l’im- Me”. Il paesaggio, nel suo dar corpo a lon- mancabile rosa del Caccia questa volta Gli angiolini comunque troveranno il tane e desertiche montagne tinte in bruno entra in simbiosi con una finissima veste loro riscatto seguendoli ed incorniciando nerastro e ad un arso e roccioso terreno verde azzurrognola la quale non nega alla punteggiato da sterili fili d’erba, farà da castissima palette della santa di trovar la contrasto nel consentire alle cromie di sua espressione in quel candido velo ... erompere nelle loro eterogenee varianti: un biancore dettato da un alone di spiri- la scelta cromatica del Caccia infatti di- tualità. mostra ardore nel suo avvicinare toni Chiesa di Sant’Antonio Abate Mon- quali il verde al rosso violaceo con l’in- calvo nesto dell’arancio nelle vesti dei Santi. La Chiesa (44) ricostruita nel Sei- Ma simile scenografia tien conto del cento e con il suo interno ad aula con- valore acquisito al momento della distri- serva a corredo dei suoi altari alcune tele buzione degli sguardi dei Santi che, del Caccia di grande importanza. dando così forza ulteriore allo sviluppo Nell’altare di San Carlo vi è la tela figurativo del gruppo centrale, composto (45) San Carlo che intercede per gli ap- dalla Madonna ed il Bambino, risolti an- pestati, dipinto curatissimo e di grande ch’essi alla maniera raffaellesca, cree- efficacia visto il tema che contrassegnò ranno quella formula piramidale ad 44 l’epoca. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 212

212

In questa pagina: 46. San Carlo che intercede per gli appestati, particolare, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t.

La lettura di simile opera abbisogna esser così comprese nell’atto di gesta- dapprima di uno sguardo curioso ed zione del Bambino sul quale appoggiano acuto, onde poter ricavare il beneficio di il loro sguardo carico di affetto, ci por- una visione scevra di un intendimento in tano ad altre similari rappresentazioni luce moderna. leonardesche per quanto riguarda il figu- La profondità data da una composi- rativo e della scuola da lui conosciuta zione prospettica di sensibile scorcio nella Milano borromaica ed in particolare attua quell’indagine in cui il tutto avrà il del Cerano per la gestione dello scuro suo giusto risalto. fondale. In primo piano sulla sinistra lo zuc- Si notino le cromie delle vesti in cui chetto, l’asta che, imponendosi solo per la nota più luminosa è affidata come sem- la sua glabra struttura, si presenta più si- pre al rosa, un valore che, a poco a poco, mile ad una lancia che ad un vincastro, vira verso il rosso violaceo per terminare ed il cordone accompagnano simbolica- nei bruni, negli ocra e nelle terre d’om- mente la figura del santo il quale, si mo- bra, e questo per dar luogo all’accensione stra inginocchiato all’altare in atto di della luce sul corpo del Bambino, di una preghiera personale ed in un atteggia- morbidezza eccezionale, ed anch’esso mento di profonda devozione. con uno sguardo perso fra il rapimento e In occasione della terribile epidemia 46 la svagatezza. Alle loro spalle, e con i del 1576/1577, San Carlo si distinse non piedini appoggiati alle sporgenti rocce, solo per merito dell’assistenza agli appe- due angioletti musicanti, risolti come suo fodero ... il morbo è vinto; ed è un tri- stati, ma ancor più per la costante e diu- sempre in modo eccelso; han fra mani pudio di angioletti ad esprimere gioia per turna preghiera, sia quella personale, qui l’uno un liuto, l’altro una cetra od una l’evento: si noti la plasticità data dal loro rappresentata, come in quella pubblica e piccola arpa ... un piccolo concerto in agire in concomitanza con le ali spiegate comunitaria: si ricorderà la grande pro- onore del Bambino che infatti appare ra- dell’angelo. cessione penitenziale da lui presieduta ed pito dalle note espresse dai piccoli inter- Sullo sfondo, quadro nel quadro, vi è illustrata dal Fiammenghino nel 1602 preti. la raffigurazione dei morti di peste ma, (Duomo di Milano). In primo piano, la pavimentazione an- guardando in lontananza, ci appare il (46) Alla sua figura, seppur inginoc- ch’essa fruitrice del contrasto avvenuto a quadro di un naturale che, nel proporci la chiata, il Caccia conferirà tutti gli attri- contatto con le scure vesti, s’imbeve di visione di un paesaggio monferrino, cita buti fisici che lo distinsero: in un secolo luce nel dar risalto ad un ulteriore omag- a cornice un cielo ed il suo volgere al se- in cui l’altezza media degli uomini non gio alla delicata scena familiare: le dispo- reno, avendo anch’esso sconfitto il nero superava il metro e sessantacinque, San ste rose come sempre risolte nelle cromie plumbeo delle nubi. Carlo era alto più di un metro e ottanta14; del bianco, del rosso e del rosa, forse in Simile opera, come dissi in apertura, si nota sul suo volto la leggera nota di una questo dettaglio vi è la mano della figlia va vista e letta tenendo ben presente fresca rasatura, un’altro dettaglio dato Orsola. l’empatia fra l’artista ed il suo tempo. Fu dalla conoscenza della sua personalità: Una nota di virtuosità tecnico-compo- in effetti il Caccia un pittore che forse più Carlo Borromeo portò sempre la barba, sitiva vien notata nella sicura geometria di altri, si imbevve dello spirito della cominciò a radersi solo nel 1576, al che si compone sulla base di un innesto Controriforma in terra monferrina, e tempo della peste, e mantenne il volto ra- piramidale concernente il gruppo centrale quindi chi meglio di lui poté esprimere la sato in segno di penitenza durante gli ul- per poi lavorare di diagonali a raccogliere sintonia spirituale con il Santo (canoniz- timi otto anni di vita. l’incrocio degli sguardi. zato nel 1610) il quale espresse il mede- L’altare, visto in quella forma così Vi è quindi in quest’opera una summa simo sentire in campo ecclesiale. sfuggente, non nega al crocifisso ed al lu- di fattori innestati su precise e sagge co- Nell’altare successivo si vedrà la tela minoso aureo dei candelabri nel loro noscenze dell’arte pittorica leonardesca e (47) Madonna con Bambino e San- esprimersi, il farci notare il talento pitto- raffaellesca. t’Anna, opera della seconda metà del Sei- rico esecutivo, e l’accompagnarci verso L’empatia con la cultura della bel- cento e forse con qualche aiuto della il secondo piano della composizione lezza estetica e nel contempo spirituale figlia (Antonella Chiodo). dove, appena al di sopra della parete dei Lanino, per i quali il primo riferi- Se per Don Costantino Lupano vi si chiesastica vi è una morbida nube che, mento fu sempre Leonardo, trova l’anello potrà intuire la presenza dell’amico Gero- trascolorando dall’influsso tonale grigia- di congiunzione con la bella maniera ed il lamo Lanino, resta indubbio, nel suo as- stro, attua quel passaggio dato dal so- culto del bello estetico di Raffaello ... sieme, quella resa data dalla spiritualità pravvenire di una positiva luminosità ad ecco svelato il motivo per cui il Caccia permeante l’atmosfera di un ambiente in accogliere la bella e gentile figura di un venne denominato il Raffaello del Mon- cui le due figure femminili, in quel loro angelo nell’atto di riporre la spada nel ferrato. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 213

213

In questa pagina: 47. Madonna con Bambino e Sant’Anna, secondo decennio del Seicento, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.t.

Et claudentur intensa ed approfondita sulla vita e Il Caccia con il suo sentire ed at- sull’opera di Guglielmo Caccia traverso una ricerca fondata sulla detto “il Moncalvo”. conoscenza artistica del passato in Questo mio scritto sarà quindi simbiosi all’accelerazione data dal da considerarsi solo il preludio ad recupero dei valori storici, morali altri, che mi porteranno a meglio ed umani della Chiesa, lasciò una conoscere anche la figura della fi- chiara e raffinata impronta arri- glia Orsola, il suo tempo e l’impor- vando a creare uno stile ed una tanza della sua figura di suora nel scuola pittorica le cui opere si pos- contesto di quel Seicento che, pur- sono ammirare in Montabone, suo troppo mai ben valutato appieno, paese natio, e nei suoi dintorni, sarà da ritenersi un secolo pregno spaziando per l’intero Monferrato; di grandi ed interessanti aspetti in una scuola che ebbe quale inter- senso lato. prete più fedele la figlia Orsola Caccia. Note Seguendo la linea della ricerca 1. Un’unica idea: l’infinito, inteso come del “decoro” ben sostenuta da l’universo infinito, effetto di un Dio infi- quella figura di studioso e scrittore nito, fatto d’infiniti mondi, da amare infi- che fu Giovanni Andrea Gilio circa nitamente. Per queste argomentazioni e le logiche e gli ideali classicistici per le sue convinzioni sulla Sacra Scrit- dell’umanesimo rinascimentale e le tura, sulla Trinità e sul Cristianesimo, Giordano Bruno, già scomunicato, fu in- istanze sociali, culturali e dottrinali carcerato, giudicato eretico e quindi con- dell’età del disciplinamento postri- dannato al rogo dall’Inquisizione della dentino, il Caccia venne in con- Chiesa cattolica. Fu arso vivo a piazza tatto, allineandosi, con le tendenze Campo dè Fiori il 17 febbraio 1600, du- della pittura a lui contemporanea, rante il pontificato di Clemente VIII. sia lombarda che del centro Italia, 47 2. Ove si tenevano delle Sacre rappresen- in quel suo assumersi l’onere di co- tazioni volte a sensibilizzare i ragazzi struire un’immagine squisitamente reli- linguaggio intellettualmente elevato e sulle virtù cristiane, in contrapposizione al pec- giosa, tesa a commuovere il fedele raffinato, unito ad un talento compositivo cato e alla negatività espresse dagli antagonisti. servendosi di una narrazione dove la ed un bagaglio tecnico cromatico squi- 3. Il “Discorso intorno alle immagini sacre e semplicità diveniva la prima forma e sito, al punto da essere apprezzato in vita profane”, pubblicato incompleto in due libri a forza propedeutica per intendere i misteri e non solo in certi ambiti, nonostante, Bologna nel 1582, è un’opera stampata in po- delle Sacre Scritture, nella negazione di come si è potuto notare, la sua visione chissimi esemplari dl cardinale Gabriele Pale- otti. Il testo svolse un ruolo fondamentale e di ogni fattore o presupposto inclinante alla avrà come scopo l’estrema divulgazione dei dettami promulgati dal Concilio di grande interesse all’interno del dibattito sulle mera soggezione. immagini, inventando nuove strategie di comu- Trento. Ecco quindi svelate le sue frequenta- nicazione, che ebbero successo nell’arte sacra zioni ed i rapporti empatici con Ludovico L’iniziale formula costruita su una della Controriforma. Carracci e Bartolomeo Cesi a Bologna, ferrea regola geometrica, norma che 4. Juan Plazola, La chiesa e l’arte, p. 98. Girolamo Muziano e Federico Zuccari: manterrà fino alla fine della sua carriera, 5. Il Sacro Monte venne progettato da Costan- con il quale operò a gomito negli anni e la costante e strenua ricerca dei valori tino Massino nel 1589. Il progetto iniziale pre- 1605/1607; il fascino e la cultura intellet- cromatici legati a toni ricercati e squisita- vedeva la costruzione di 15 Cappelle, I Misteri tuale e spirituale appresa nella Milano mente scelti onde permeare di spiritualità del Rosario. Trasformato nel tempo esso consta borromaica, a contatto con Simone Peter- le atmosfere dei suoi dipinti, verrà sensi- attualmente di 23 cappelle e 5 Romitori. Alla zano, già maestro di Michelangelo Me- bilmente ad ombrarsi nelle opere sue ul- realizzazione dei gruppi statuari (in terracotta risi “il Caravaggio” ed uno degli time, nelle quali ed anche per merito policroma) e dei dipinti che ornano le cappelle esponenti di spicco del tardo manierismo della collaborazione della figlia Orsola, lavorarono, fra la fine del ‘500 e l’inizio del lombardo, Ambrogio Figino con quel suo il respiro ed il polso delle situazioni e ‘600, parteciparono: Guglielmo Caccia (il Mon- calvo), Giovanni e Nicola Wespin (i Tabachetti), manierismo velato di gusto fiammingo e, degli eventi pro-posti manterrà una colta, gentile, delicata e raffinata stesura com- G.B. della Rovere (il Fiamminghino), Giorgio non ultimo, Daniele Crespi, figlio d’arte Alberini, Veglia d’Asti e i Prestinari. Dopo un ed allievo di Giovan Battista Crespi detto positiva. periodo di abbandono, dovuto alle soppressioni “il Cerano”, con il quale ebbe occasione La scelta delle opere trattate non rive- napoleoniche, si procedette, nel corso dell’Ot- di collaborare. ste motivo di preferenza ma vuol essere tocento, ad un’intensa opera di restauro e di ri- La sua opera istruisce e narra di un solo l’inizio di una ricerca di studio più facimento delle cappelle. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 214

214

6. La parte più antica è quella della cappella (1896-1913), per essere depositati fino al 1940 dioso i quattro dipinti, forse rimanenza di una della Natività (oggi del Sacro Cuore) che con- in un locale del Convitto Suore del Policlinico, serie più ampia, ornavano un tempo le pareti del tiene dipinti dell’inizio del Seicento, fra cui le per tornare in occasione dei restauri post-bellici coro dell’Annunziata da dove sarebbero stati immagini di S. Ambrogio e di S. Dionigi e ri- all’Annuziata. Sulla base dell’identificazione spostati in occasione della campagna di decora- quadri sulla volta con angeli che sono attribuiti dei quattro dipinti con quelli “donati alla cap- zione pittorica ivi condotta da Camillo Rapetti a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e Gio- pella dell’ospedale” le cui cornici venivano fatte (1896-1913), per essere depositati fino al 1940 vanni Mauro Della Rovere detto il Fiammen- dorare nel 1656 (AOM, Mastri usufrutto eredità in un locale del Convitto Suore del Policlinico, ghino. Al Moncalvo è vicina anche la scena con Carcano, n. 15, 1635-44) lo studioso ipotizza per tornare in occasione dei restauri post-bellici l’«Annuncio ai pastori» mentre sua opera certa l’identità del donatore nel Cardinale Cesare all’Annunziata. Sulla base dell’identificazione è il grande affresco che domina sulla parete si- Monti, arcivescovo di Milano e benefattore del- dei quattro dipinti con quelli “donati alla cap- nistra con la «Adorazione dei Magi», dipinto l’ospedale; tanto più che la presenza nella serie pella dell’ospedale” le cui cornici venivano fatte assai importante, ma che sfortunatamente rimase di S. Giulio presbitero, venerato in area nova- dorare nel 1656 (AOM, Mastri usufrutto eredità assai danneggiato per i danni subiti dalla parete rese, attesterebbe una differente destinazione Carcano, n. 15, 1635-44) lo studioso ipotizza nel minacciato crollo della cupola nel 1629. originaria. Il riferimento al pittore di Casale l’identità del donatore nel Cardinale Cesare Venne in gran parte ridipinto da Èrcole Procac- Monferrato sarebbe da far risalire ad un inter- Monti, arcivescovo di Milano e benefattore del- cini il Giovane la cui impronta è rimasta assai vento orale di G. A. Dell’Acqua (1948) poi con- l’ospedale; tanto più che la presenza nella serie visibile e ne ha modificato i tratti originari. fermato a da M. Valsecchi, come da di S. Giulio presbitero, venerato in area nova- “Da Chiesa di Milano, il Portale della Comu- segnalazione su inventario Bascapè. (Lombar- rese, attesterebbe una differente destinazione nità Ambrosiana, Dizionario della Chiesa Am- dia Beni Culturali. Compilatore: Squizzato, originaria. Il riferimento al pittore di Casale brosiana, Vol I, Alessandro in Zebedia, Chiesa Alessandra (2005). Monferrato sarebbe da far risalire ad un inter- di S., ARTE”. Sant’Anna: La tela appartiene, insieme ai dipinti vento orale di G. A. Dell’Acqua (1948) poi con- 7. Con pochi ed essenziali particolari Caravag- raffiguranti Santa Lucia, Sant’Agata e San Giu- fermato da M. Valsecchi, come da segnalazione gio esprime uno stato emozionale di grande in- lio aventi la stessa collocazione, ad una mede- su inventario Bascapè. Nel 1963 (p. 182) P. G. tensità spirituale, San Francesco curvo e sima serie, riferita da V. Guazzoni (scheda in Agostoni segnala la presenza della tela all’in- sofferente volge lo sguardo al crocifisso e al Ospedale Maggiore, Collezioni diverse, 1988, terno della chiesa dell’Annunziata: “Comple- libro appoggiato sul teschio, oggetti che assu- pp. 24-25, Q 27) a Guglielmo Caccia detto il tano l’arredamento della navatella due vecchie mono un valore centrale nella sua predicazione Moncalvo. Secondo la ricostruzione dello stu- tele rappresentanti San Giulio prete, bisognosa e che alludono alla volontà di seguire l’esempio dioso i quattro dipinti, forse rimanenza di una di qualche rispristino e S. Lucia”. (Lombardia di Cristo, la necessità del recupero della purezza serie più ampia, ornavano un tempo le pareti del Beni Culturali. Compilatore: Squizzato, Ales- dei valori cristiani ed evangelici, fino al rinnega- coro dell’Annunziata da dove sarebbero stati sandra (2005). mento di sé. La meditazione di san Francesco spostati in occasione della campagna di decora- 9. Verrà accolto come artista in casa Borromeo avviene come fatto vissuto intimamente, in iso- zione pittorica ivi condotta da Camillo Rapetti fin dal 1591, divenendo successivamente pittore lamento in un luogo raccolto, l’ambiente esterno (1896-1913), per essere depositati fino al 1940 ufficiale del cardinal Federico, di appena dieci è avvolto dalla quasi totale oscurità, rotta sol- in un locale del Convitto Suore del Policlinico, anni più vecchio e che seguirà in Roma nel tanto da un raggio di luce che piovendo dall’alto per tornare in occasione dei restauri post-bellici 1596. Nella città pontificia assorbirà stimoli dal rende visibile la figura del santo. Caravaggio all’Annunziata. Sulla base dell’identificazione manierismo, da Raffaello, Michelangelo, Ba- aveva spesso lavorato per l’ordine francescano e dei quattro dipinti con quelli “donati alla cap- rocci, avendo modo di visitare non solo i com- per gli altri ordini mendicanti, rappresentando pella dell’ospedale” le cui cornici venivano fatte plessi più accessibili del Vaticano, ma anche i in diverse opere il Santo di Assisi. Il suo stile dorare nel 1656 (AOM, Mastri usufrutto eredità più privati appartamenti papali, nonché l’opera realista era vicino alla spiritualità francescana, Carcano, n. 15, 1635-44) lo studioso ipotizza del Caravaggio che proprio in quell’anno si alla predicazione in favore delle classi popolari l’identità del donatore nel Cardinale Cesare esprimeva nell’uso della preziosa luminosità del che ricercava un linguaggio pittorico che sotto- Monti, arcivescovo di Milano e benefattore del- Riposo durante la fuga in Egitto dove il colori- lineasse l’umiltà e la povertà dell’ordine, una l’ospedale; tanto più che la presenza nella serie smo ed i molti brani di natura morta presenti e spiritualità condivisa anche dalla corrente fon- di S. Giulio presbitero, venerato in area nova- realizzati con estrema verosimiglianza dimo- data da San Carlo Borromeo molto radicata in rese, attesterebbe una differente destinazione strano l’adesione del giovane Caravaggio alla Lombardia terra d’origine del pittore. originaria. Il riferimento al pittore di Casale cultura pittorica lombardo-veneta. 8. Le Sante. Monferrato sarebbe da far risalire ad un inter- Con il ritorno a Milano nel 1601 inizia l’inarre- Sant’Agata: La tela appartiene, insieme ai di- vento orale di G. A. Dell’Acqua (1948) poi con- stabile celebrazione del Santo. Come scultore pinti raffiguranti Santa Lucia, Sant’Agata e San fermato a da M. Valsecchi, come da infine ricordiamo i disegni che fornisce per la Giulio aventi la stessa collocazione, ad una me- segnalazione di inventario Bascapè. (Lombardia colossale statua di San Carlo ad Arona. Giovan desima serie, riferita da V. Guazzoni (scheda in Beni Culturali. Compilatore: Squizzato, Ales- battista Crespi muore nel 1632 pochi mesi dopo Ospedale Maggiore. Collezioni diverse, 1988, sandra (2005). Federico Borromeo, suo signore e patrono. pp. 24-25, Q26) a Guglielmo Caccia detto il Santa Lucia: La tela appartiene, insieme ai di- Dando spicco ad una delle opere citate nel testo Moncalvo. Secondo la ricostruzione dello stu- pinti raffiguranti Sant’Anna, Sant’Agata e San va detto che il dipinto San Carlo Borromeo in- dioso i quattro dipinti, forse rimanenza di una Giulio aventi la stessa collocazione, ad una me- troduce a Milano i Gesuiti e i Teatini, 1603. serie più ampia, ornavano un tempo le pareti del desima serie, riferita da V. Guazzoni (scheda in Giovan Battista Crespi. O.s.t., rimane tra le coro dell’Annunziata da dove sarebbero stati Ospedale Maggiore, Collezioni diverse, 1988, opere più famose e giustamente note del Cerano spostati in occasione della campagna di decora- pp. 24-25, Q 25) a Guglielmo Caccia detto il che, in questo rammentare l’operato del Borro- zione pittorica ivi condotta da Camillo Rapetti Moncalvo. Secondo la ricostruzione dello stu- meo, conduce sia stilisticamente che intellettual- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:37 Pagina 215

215

mente il concetto pittorico ad una perfetta sim- tissimi passaggi fra luci ed ombre, nel dar così riforma cattolica che, insieme a quella luterana, biosi con i dettami controriformisti, concentran- corpo e plasticità al soggetto, nonché la morbi- aprì la strada all’Europa moderna. Federico A. dovi tutte le sue grandi potenzialità pittoriche e dezza delle forme. Rossi di Marignano ripercorre la vicenda umana psicologiche. La scena si svolge in un ambiente La fusione nei passaggi cromatici vanifica la vi- del Borromeo come in un romanzo; facendo ri- severo e semplice ed è condotta con sapiente ca- sione della stesura stessa e solo all’occhio acuto corso alla viva voce di testimoni coevi ed a brani pacità; compositiva. In primo piano, a destra un potranno darsi a vedere motivi quali le velature di lettere edite ed inedite restituisce viva sulla chierico in seriche vesti luminosissime, a sini- atmosferiche nel loro cogliere la robustezza del- pagina, oltre alla personalità dell’uomo e del ri- stra un tavolo con tappeto di velluto giallo-oro. l’aere e la variegatura pittorica ton sur ton. formatore, anche l’atmosfera di un mondo, il Al centro, disposti a triangolo i religiosi dei tre 12. Di ritorno da Roma a Montpellier si fermò in Cinquecento, ricco di avvenimenti, colori e per- ordini, nelle vesti nere; sul fondo, l’austera pa- Piacenza per un’epidemia di peste, ma nell’assi- sonaggi singolari. rete con le due lunette da cui proviene una luce stere gli ammalati, probabilmente nell’ospedale impalpabile, ma vera. Sul trono, Carlo in veste, di Santa Maria di Betlemme, venne contagiato; Bibliografia rocchetto e tricorno rosso , si rivolge paterno ad per non mettere a rischio altre persone, si tra- Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo, Anna un gruppo di religiosi , mentre gli altri due scinò fino ad una grotta (tuttora esistente, tra- Maria Bava, I tascabili di Palazzo Lascaris, To- gruppi commentano tra loro animatamente, pre- sformata in luogo di culto) lungo il fiume rino, marzo 2009. sentando una galleria di ritratti resi con grande Trebbia, secondo la tradizione in una zona che La Milano dei Borromeo, Musica e Arte al- talento. Si notino i sapienti tocchi di rosso che all’epoca era alla periferia di Sarmato, sempre l’epoca dei Promessi Sposi, a cura di Carlo ravvivano e ritmano la scena: la veste del Cardi- sulla via Francigena. Le antiche agiografie, a Fiore, Classic Voice Antiqua, Milano, n. 12 nale, il tendaggio di fondo, il panno sul tavolo. questo punto, narrano che un cane (che tanti ar- marzo-aprile 2013. 10. Una “Passio” del X secolo narra di una gio- tisti dipingeranno o scolpiranno al fianco del Pittura a Milano dal seicento al neoclassicismo, vane d’eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un santo), durante la degenza di Rocco appestato, a cura di Mina Gregori, Cariplo, Milano, 1999. sovrano bretone, segretamente consacrata a Dio, provvide quotidianamente a portargli come ali- Sant’Alessandro in Zebedia a Milano, Andrea che rifiutando la richiesta in sposa di un prin- mento un pezzo di pane sottratto alla mensa del Spiriti, ISAL, Milano, 1999. cipe pagano, diede inizio alla sua drammatica suo padrone e signore del luogo, che, seguito il Caravaggio. La luce e le tenebre, Luca Frige- esistenza. Il suo rifiuto avrebbe scatenato una cane per i tortuosi sentieri della selva, giunse rio, Ancora, 2010. “Avvenire” del 7/7/2010, in- guerra ed anche per questo, consigliata da un an- alla capanna. Soccorso e curato dal nobile si- troduzione del volume. Il Centro culturale Gli gelo nel corso di una visione avuta in sogno, gnore, Rocco riprese il suo cammino. scritti, 10/7/2010. chiese di poter rimandare la decisione di tre 13. Santa Francesca Romana (1384/1440), sposa Il Complesso Monumentale di Santa Croce di anni, per meglio comprendere la volontà del Si- e madre di tre figli morti in giovane età, fondò Bosco Marengo, Giulio Ieni, Beni Culturali in gnore. Allo scadere del tempo stabilito, ancora una congregazione femminile che guidò perso- Provincia di Alessandria, Edizioni dell’Orso, esortata da un messaggero divino, Orsola prese nalmente dopo essere rimasta vedova: trattasi 1983. il mare con undicimila compagne attraversando delle Oblate benedettine olivetane. La tradizione Fede e Cultura nel Monferrato di Guglielmo e il tratto fra l’Inghilterra ed il continente su una volle che, il minore dei suoi figli, morto a nove Orsola Caccia, Thimothy Verdon - Andrea Lon- flotta di undici navi, poi, sospinta da una tem- anni, le sarebbe apparso per affidarla alla prote- ghi, A.L.E.R.A.M.O. Onlus, , pesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia e zione ed alla guida di un arcangelo. Iconografi- 2013. successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove camente la si vedrà quasi sempre raffigurata con Le chiese di Moncalvo e i capolavori di Gu- proseguì a piedi, in devoto e variopinto pellegri- al suo fianco un angelo. glielmo e Orsola Maddalena Caccia, Andrea naggio, fino a Roma. Li furono accolte da “papa 14. Così lo descrive Federico Rossi di Mari- Monti - Don Giorgio Bertola - Giuseppe Vaglio, Ciriaco”, personaggio sconosciuto alla storia e gnano: la figura di Carlo Borromeo spicca nel Lorenzo Fornaca Editore, Asti, L’Artistica Edi- nel seguente ritorno in patria passando per Co- panorama del Rinascimento come quella di un trice, Savigliano (Cuneo), 2015. lonia, venne presa prigioniera da Attila; qui, le gigante. Nominato a ventidue anni cardinale se- Carlo Borromeo, Un uomo, una vita, un secolo, undicimila vergini, esortate da Orsola alla fer- gretario di Stato dallo zio papa Pio IV, a Roma Rossi Di Marignano Federico, Oscar Monda- mezza, furono subito trucidate dalla furia dei ebbe la singolare occasione di collaborare con il dori, 2010. barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re pontefice nel riaprire, concludere e attuare il Moncalvo sacra, cit. p. 72. Notizie edite ed ine- unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò concilio di Trento, che riformò per quattro se- dite per il Teol. Costantino Lupano, Tipografia Orsola, che chiese anch’egli in sposa, promet- coli la Chiesa universale. Ritornato a Milano per e Libreria G. Sacerdote, Moncalvo, 1899. tendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece però applicare i decreti tridentini, fu contrastato, vili- uccidere a colpi di freccia. La vicenda della peso, minacciato di spada e colpito alla schiena Ringraziamenti Santa e delle undicimila vergini, per secoli da un’archibugiata, venendo alla fine, dopo la Un sentito grazie alla Sig.ra Maria Grazia Ferra- amata, ebbe una straordinaria diffusione in peste del 1576, acclamato santo da estimatori e ris dell’Associazione Culturale Guglielmo Cac- epoca medioevale, divenendo fonte d’ispira- avversari. Distaccandosi da ogni consuetudine cia di Montabone, della cui premura ho potuto zione per numerose composizioni letterarie ed del Cinquecento, come nobile differenziò il pro- fruire ottenendo in visione alcuni testi sul Cac- opere d’arte, fra le quali, celeberrime, quella di prio ascetico costume di vita da quello sfarzoso cia estremamente importanti al fine di questo e Memling in Bruges ed il ciclo pittorico di Vit- dei ricchi; come milanese, di fronte alla carestia dei futuri saggi che dedicherò alla figura del ce- tore Carpaccio, nelle Gallerie dell’Accademia in ed alla peste, superò per coraggio e iniziativa lebre artista. Venezia. ogni concittadino; come cardinale arcivescovo 11. Il lento e raffinato sovrapporsi di velature si distinse nettamente dagli ecclesiastici del se- della pittura ad olio si nomina “sfumato”; da li colo per religiosità, carità e vastità delle innova- il suo consentire l’ottenimento di tenui e delica- zioni, segnando indelebilmente i caratteri della impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 216

216

In questa pagina: 4. Padre Eterno in gloria, particolare, 1613/1620 ca., Guglielmo Caccia “il Moncalvo”, O.s.t., assieme cm 317x417, Duomo di Pavia. 5. Madonna col Bambino, 1620 ca., Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano. 6. Angeli musicanti, Orsola Maddalena Caccia. 7. La Madonna con Bambino e San Giovannino, 1609/1615, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, O.s.ard., cm 20x28, C.p. 8. Pala de l’Annunciazione, particolare, 1585, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”. 10. Storie della Vergine dettaglio: Adorazione dei pastori, 1533 ca., Gaudenzio Ferrari. Affresco, Chiesa di San Cristoforo, Vercelli.

4

5

7 6

8 10 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 217

217

In questa pagina: 14. Federico Borromeo visita il Lazzaretto durante la peste del 1630, O.s.t., 1670, Luigi Scaramuccia. 16. Angeli e Sibille, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco. Chiesa di Sant’Alessandro, Milano, navata destra, cappella del “Sacro Cuore”. 17. Angioletto (Puttino), Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco. Chiesa di Sant’Alessandro, Milano, nav. dx., cappella del “Sacro Cuore”. 18. Angeli, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco. Chiesa di Sant’Alessandro, Milano, navata destra, cappella del “Sacro Cuore”. 21. Adorazione dei Magi, particolare, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, Affresco, Chiesa di Sant’Alessandro, Milano, navata destra, cappella del “Sacro Cuore”. 22. Adorazione dei Magi, particolare, Guglielmo Caccia detto “il Moncalvo”, cit.

14 17

21

22

16 18 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 218

218 L’Abbazia di Santa Giustina a Sezzadio e la sua architettura di Sergio Arditi

L’origine di questa abbazia è docu- ed erettore della mentato da una pergamena del 10301, in chiesa. Secondo la cui il marchese aleramico di terza genera- tradizione traman- zione Otberto, unitamente ai figli Guido data dalla cronaca e Otberto, donò ai benedettini alcuni ter- di fra Jacopo d’Ac- reni per la formazione di una nuova abba- qui, il deforme, sag- zia: la “Badia di Santa Giustina”, uno dei gio e pio re dei maggiori edifici di tradizione ottoniana Longobardi, ac- nel Nord Italia. compagnando la La storia traslazione della re- La donazione per il sostentamento dei liquia del corpo di monaci era formata da tre nuclei princi- Sant’Agostino da pali di terreni: il primo di 25 iugeri costi- G e n o v a a P a v i a , tuiva la proprietà su cui era fondata la sostò verso il 722, chiesa, il secondo di 7 iugeri che era de- nel luogo ancor nominato insula e formato da terreni con- oggi chiamato Prato finanti col fiume Bormida e di alcune Regio, non molto proprietà sotto il dominio della curtis di distante da Santa Sezzadio, in ultimo il possedimento mag- Giustina. Liut- giore di cento iugeri, denominato Ubal- prando riposava in denga, era nel territorio della Gavonata questo luogo, por- di Cassine, mentre altre particelle erano tando al solito con variamente sparse nel Comitato di Acqui. sé una reliquia di Assieme ai fondi, ancora assoggettata Santa Giustina; al alla legge salica venne donata un’intera risveglio, questa famiglia formata dalla madre Domenica, miracolosamente si dai figli Giovanni e Domenico, dalle fi- spostò da un ramo glie Inghelberga, Natalia e Olberga. all’altro di un al- Il documento di fondazione afferma bero per non la- che l’abbazia fu innalzata per la salvezza sciarsi afferrare; del marchese, per quella dei propri geni- vedendo in ciò una tori e degli altri parenti, tanto vivi, tanto volontà divina, il re fece ivi costruire una opera di Anselmo, figlio di Aleramo. morti. Per intenzione del benefattore, ve- chiesetta2. Durante il periodo della riforma im- nivano parimenti dettate alcune norme L’abbazia sorge poco a sud del paese periale, i vescovi di Acqui Primo II (989), per la successione degli abati liberamente di Sezzadio, sulla strada per Castelnuovo Bruningo (1018) Dudone (1023 – 1033) eletti dalla comunità e per le eventuali fu- Bormida ed è uno delle più antichi com- e san Guido (1034 – 1070), si attennero ture controversie. É di particolare rilievo plessi benedettini del Monferrato. Posta alla linea del pontefice Benedetto VIII l’accenno al re longobardo Liutprando, in una località fuori dell’abitato per il concorde con l’imperatore Enrico II3. Ac- indicato come il fondatore del monastero controllo del territorio perché nei pressi quisito nel 996 il governo temporale del della Via Le- territorio dall’imperatore Ottone II, i ve- vata, già strada scovi incorsero in controversie con i po- consolare ro- teri signorili instaurati dagli Aleramici mana (Aemilia nel contado, perciò la realizzazione di Scauria), al- queste abbazie sono state interpretate l’incrocio con come azioni per consolidare l’ascesa si- l’antica via gnorile aleramica e per sottrarre risorse tra Castellazzo all’espansione vescovile, una competi- Bormida e zione per radicare una forma di manteni- Ovada, diretta mento di un sostanziale l’equilibrio alla costa li- politico4. gure, così come I benedettini in Santa Giustina, come a Spigno Mon- visto, furono introdotti all’inizio del XI ferrato nel 991 secolo e vi rimasero sino alla metà del se- era sorta l’ab- colo XV. Nel 1137 la Badia sezzadiese bazia di San instaurava rapporti vantaggiosi attraverso Quintino ad l’abate Iacobus, con il monastero di San impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 219

219

Alla pag. precedente: in alto, facciata dell’abbazia, in basso, fianco nord. In questa pag.: in alto, transetto settentrionale esterno; in basso, absidi e transetto.

Siro di Genova, promovendo uno 1863 al 1966 fu proprietà della fa- scambio di terreni. Il momento in miglia Frascara ed oggi, passata ad cui l’abbazia pare assurgere a mag- una società privata adibendola a ri- gior splendore fu alla fine del XII cevimenti e convegni, assieme alla secolo, quando l’abate Doniotto ri- villa padronale e al parco secolare cevette per sé e per i monaci la pro- annesso. tezione diretta della Santa Sede, L’architettura attraverso una bolla pontificia di Ce- Del complesso abbaziale soprav- lestino III del 7 aprile 1192, ove si vive la chiesa tra vari edifici rurali e asseriva che il monastero era assog- una villa nobiliare. gettato alla sola giurisdizione diretta Nel 1956 sono stati eseguiti re- del pontefice. stauri architettonici della chiesa Santa Giustina fu luogo di riu- stessa e della cripta, sotto la dire- nioni promosse per risolvere la con- zione dell’architetto Ercole Chec- troversia sorta nel 1180 tra la chi5 della Sovrintendenza ai Diocesi di Acqui e i nuovi canonici Monumenti del Piemonte, aspor- della città di Alessandria, cui il papa tando tutte le volte e superfetazioni Alessandro III aveva concesso la li- varie che avevano trasformata l’in- bera elezione del vescovo. tera chiesa in un magazzino per gra- Nel secolo XIV sorsero alcune naglie su due piani e la cripta in avvisaglie di decadenza della Badia tomba della famiglia Frascara: qui si e all’inizio del secolo XV si assi- intervenne con l’apposizione di lo- stette ad una lite per il possesso di culi e stucchi sulle pareti e sui capi- alcuni terreni, con la dipendente telli. Il restauro si è esteso sul grangia di Santo Stefano di Castel- transetto meridionale, con il suo lazzo Bormida. Per il dissesto eco- rialzamento alla quota originaria. nomico in cui la Badia versava, i Nel 1988-1989 è stato eseguito un restauri necessari per i danni provo- ampio restauro sui cicli pittorici del cati da un terremoto si poterono at- menda; nel 1583 ne entrò in possesso la transetto e delle absidi, esteso in tuare solo attraverso l’unione con la Congregazione degli Oblati di Milano; anni più recenti alle decorazioni a finti congregazione benedettina di San Gero- nel 1810, a seguito di un decreto napo- conci marmorei dei pilastri. Nel 1998, lamo della Cervara, presso Santa Mar- leonico, il complesso fu quartiere di vete- con finanziamenti regionali per l’ultima gherita Ligure, unione avvenuta il 19 rani, poi passò all’Economato Regio, che l’Ostensione della Sindone a Torino, agosto 1424, a seguito della quale il mo- lo trasformò in una fattoria, convertendo sono stati eseguiti restauri conservativi al nastero perse la propria autonomia. Per la chiesa in magazzino di granaglie. Dal tetto. All’interno si è operato per il conso- un breve lasso di tempo, dal 1460 al lidamento del pilastro destro dell’arco 1478, la Badia riac- presbiteriale. quistò una certa indi- L’orientamento pendenza, ma, subito della chiesa è canonico dopo si concluse de- con absidi a levante e finitivamente, dopo facciata a ponente, la secoli di splendore, pianta è a croce com- il periodo benedet- missa, con ampio tino, durante il quale transetto continuo l’abbazia non era sporgente, alto come la stata soltanto sede di navata centrale, su cui una comunità reli- s’innestano diretta- giosa, bensì anche mente tre absidi affian- protagonista di un cate, cui si allineano le rapporto diretto col tre navate del corpo territorio assegnatole longitudinale. Le na- dalla famiglia fonda- vate sono divise da pi- trice. I beni passa- lastri a croce lobata rono quindi a privati sormontati dagli archi e l’abbazia fu tra- trasversali e longitudi- sformata in com- nali che sorreggono le impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 220

220

Sotto, dall’alto in basso e da sinistra a destra: (1) Navate della cripta. (2) Mosaico centrale. (3) La scritta fatta eseguire da Otberto. (4) Arco del transetto sud. (5) Capitelli.

1

4

2

3 5 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 221

221 Sotto, dall’alto in basso e da sinistra a destra: (6) Navate. (7) Transetto settentrionale. (8) Cripta (scorcio). (9) Pilastri. (10) Resti del campanile Altomedioevale.

6

9

7

8 10 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 222

222

Sotto, coperchio del sarcofago di Otberto.

volte a crociera costolonate. Al- monofore sul fronte presbiteriale l’interno l’apparente omogeneità e da due sulle absidi minori, in della struttura è falsata da alcune questo caso chiuse da lastre di variazioni dovute ad una parziale alabastro sottile. L’accesso, an- ricostruzione, promossa attorno al cora originario, avviene attra- 1434 dall’abate Antonio Lanza- verso una scaletta posta sul vecchia, in seguito a dissesti cau- fianco sud, a cui corrispondeva sati da un terremoto del 13976. sul lato opposto un’analoga aper- Inizialmente la chiesa era total- tura non più esistente. mente priva di volte, con capriate Per alcuni la cripta risalirebbe lignee a vista, oppure a soffitto li- alla costruzione promossa dal re gneo piatto dipinto come a San Liutprando, per altri è contempo- Martino di Zillis, presso Coira in ranea della basilica voluta dal Svizzera, per i resti di un corni- marchese Otberto. Elemento di cione, appartenente all’XI secolo, eccezionale importanza e rarità, dipinto orizzon talmente nel tran- risulta il mosaico pavimentale setto7, con figure di santi, alternati sbiterio. Si conservano resti dei lati della cripta, anche questo di da- a corone, inseriti in nicchie sorrette da esterni di un campanile, visibili nell’an- tazione incerta. Recentemente, si è teso a mensole. golo interno tra il transetto sud e la na- collocarlo all’XI secolo9; nonostante ciò, I pilastri delle navate erano a sezione vata, parte decorata da specchiature che sussistono molti dubbi, che inducono a rettangolare con semicolonne sui lati lon- sono attribuite ad una costruzione prece- considerarne alcune parti, a mio avviso, gitudinali, sovrastati da archi con doppia dente alla basilica e riferite all’IX / X se- precedenti a tale periodo. Le motivazioni ghiera a tutto sesto e i capitelli erano colo8. nascono dall’osservazione d’insieme di smussati ai lati. Durante gli interventi All’esterno è osservabile il rifaci- un pavimentale variamente disomoge- quattrocenteschi si eseguirono alcune ri- mento della parete settentrionale del cle- neo, con varie riprese. Il fattore determi- costruzioni e rifacimenti architettonici; ristorio, decorato con archetti pensili a nante, per orientarci verso una lettura sul lato settentrionale furono apposti sesto acuto sul lato nord e dentellati sul cronologica del mosaico, pare essere la nuovi pilastri a sezione quadrilobata e ca- lato sud, ben differenti da quelli a tutto scritta su due righe, posta sul lato pitelli cubici (ad eccezione di quelli a ri- sesto della fase originaria che sopravvi- estremo, verso l’abside: “OTBERTUS dosso della torre di facciata), si inserirono vono, ad un livello più alto, sui fianchi MARCHIO HUIUS / DOMUS semicolonne sui fianchi rettilinei dei pila- della torre di facciata. Il paramento mura- D(OMI)NI REPARATOR ET ORNA- stri della navata meridionale, trasforman- rio fu realizzato in cotto con mattoni di TOR”, ossia “Il marchese Otberto ha re- doli come i nuovi a sezione quadrilobata. varie pezzature, a volte con inserti a spina staurato e abbellito questa casa del A questi sostegni furono aggiunti degli pesce e pietrame, percorso da archetti Signore”. La decorazione del pavimento archi ad ogiva, sia in senso longitudinale, pensili binati su lesene, ad eccezione è in tasselli bianchi e neri, a volte con in- sia trasversale, con l’utilizzo di mattoni dello scomparto centrale della facciata, a serti marmorei a rombi di maggiori di- più ampi e regolari dei precedenti (visi- cinque archetti. mensioni. È disposta come una serie di bili in alcuni varchi di risparmio dell’in- Le absidi, sopra il motivo ad archetti tappeti accostati, a contorni lineari con al- tonaco, lasciati in un recente restauro), binati, hanno un cornicione in laterizio l’interno vari motivi geometrici: ad in- per aggiungere il sistema voltato con sul tipo di quello dell’abside centrale di treccio di semplici cerchi, ad intrecci di archi ad ogiva. Restano in evidenza le ca- San Pietro d’Acqui, seppure meno artico- cerchi con fiori a otto petali e a quadrifo- priate lignee a vista del transetto, ad ecce- lato. Nell’abside centrale è composto da glio, rombi a doppio profilo e greca di se- zione delle volte presbiteriali due file parallele di mattoni a dente di parazione. Il mosaico dichiara interventi quattro-centesche, e delle prime campate sega, serrate tra file aggettanti di laterizi, integrativi e di ampia ricostruzione, la- presso la torre di facciata sull’ingresso, il tutto sottolineato da mensole, formate sciando, ad esempio, una cornice ad in- torre costruita nel novero dei rifacimenti da testate di mattoni a coltello ampia- treccio, posta a circa metà navata sul lato del Quattrocento per motivi difensivi. mente distanziate; ancora più semplici dell’ingresso, interrotta alle estremità e Contemporaneamente alle volte, fu- sono i cornicioni delle absidi minori. completamente isolata dal contesto circo- rono rifatti gli archi trasversali tra il tran- All’interno, di sotto al presbiterio, si stante. Altri rifacimenti, presso la parete setto e le navate, una sorta di arco estende la cripta a tre navatelle, parzial- verso la navata centrale, sono eseguiti trionfale a tre fornici, escluso quello sud mente interrata, scandita da colonnine con tessere di maggiori dimensioni e ancora originale e formato da un arco a marmoree di riutilizzo, coperta da volte posa meno accurata. Attorno alle colon- tutto sesto, su brevi piedritti. All’incrocio a crociera inserite sulle lesene delle pa- nine, il tassellato è un completo rifaci- tra transetto e navate, dopo i restauri, reti perimetrali, cui successivamente si mento all’interno dei riquadri che resta una sorta di alto baldacchino archi- sono addossate semicolonne in pietra e circoscrivono i detti sostegni. Tutti questi tettonico in muratura, che sovrasta il pre- mattoni. La cripta è illuminata da due elementi fanno supporre che il pavimen- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 223

223

tale abbia subito ampie riprese in varie catene. La presenza delle corone sospese culiarità di riconquista del territorio, in epoche, di cui una è legata all’intervento è un tema che si trova a partire dal V-VI cui assunsero un ruolo determinante l’or- del donatore, come dice la scritta, restau- secolo, ad esempio nei mosaici di Santa dine benedettino e la famiglia aleramica. ratore di una costruzione già esistente; Maria Maggiore a Roma o nell’abside di ruolo da alcuni ritenuto troppo riduttivo, Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, poiché lo pensano esteso alla costruzione simboleggianti la supremazia della fede Note complessiva dell’Abbazia. Ci trove- e il trionfo della vita eterna, associata alla 1. G. PISTARINO, L’atto di fondazione di Santa remmo perciò di fronte ad una specie di presenza di santi in nicchie. Ancora a Ra- Giustina di Sezzadio, in “Rivista di storia Arte palinsesto mosaicale, probabilmente venna, in un mosaico di Sant’Apollinare Archeologia delle Province di Alessandria e preesistente alla chiesa, che ha subito Nuovo, sono raffigurati velari e corone Asti”, anno LXIII (1954), pp. 78-88. complessi interventi ricostruttivi e ra- sospese sotto al porticato del Palazzo di 2. F. GASPAROLO, Memorie storiche di Sezzè schiature di livellamento (zone scurite Teodorico. Alessandrino. L’abadia di Santa Giustina e il per abrasioni), prima e dopo l’intervento Nella pittura romanica, lo stesso tema, monastero di Santo Stefano o Santa Maria di di Otberto. L’origine del tassellato an- compare nella scena del Giudizio Univer- Banno, vol 1., Alessandria 1912, p. 7. drebbe perciò collocato al periodo longo- sale sulla controfacciata di San Michele 3.G. PISTARINO, Acqui antica e medievale, città bardo, oppure al IX / X secolo, per i ad Oleggio del XI / XII secolo. Siamo di Martiri e città del Vescovo nella storia cri- caratteri decorativi delle geometrie ad in- perciò in presenza di una cultura che a stiana dell’Europa, Genova 2004, p. 209. treccio al centro del pavimento e alcuni partire dall’epoca paleocristiana, si pro- 4. Vari storici sottolineano questo aspetto ed in confronti possibili con mosaici presenti trae nelle rievocazioni carolinge, come a particolare si veda: G. SPINELLI, Il monachesimo in area Nord Orientale, a Gazzo Veronese San Benedetto di Malles in Val Venosta, nella diocesi di Acqui dalle origini all’inizio del e Cerviniano del Friuli, tra VIII / IX se- in San Salvatore di Brescia e attraverso secolo XIII, in “Rivista di Storia Arte Archeolo- colo, successivamente sono avvenuti in- questi modelli si ripropone in Santa Giu- gia per le province di Alessandria e Asti”, an- terventi di trasformazione e restauro, da stina e nella Basilica di San Pietro d’Ac- nata CII (1993), pp. 95 / 97; G. PICASSO, I parte del marchese Otberto. Ben diverso qui. Per la frammentarietà delle pitture, vescovi di Acqui e il monachesimo benedettino, ci appare il confronto con il mosaico non è possibile rilevarne il tema princi- IBIDEM, pp. 115 / 116; A. ARATA, I monasteri e della Cattedrale di Acqui, datato alla pale, seppur si potrebbe pensare ad una la città di san Guido: presenza monastica e svi- metà del XI secolo, poiché non compa- Maiestas Domini, oppure ad una “Città luppo insediativo e sociale, in G. SERGI, G. CA- iono elementi figurativi, ancora presenti Celeste”, attorniata da vani abitati da RITÀ (a cura di), Il tempo di San Guido Vescovo in altri mosaici piemontesi ritenuti con- Santi. e Signore di Acqui, Atti del convegno di Studi temporanei; come per l’Abbazia della Assai rilevanti sono gli affreschi del- 9-10 settembre 1995, Acqui Terme Fruttuaria a San Benigno Canavese, op- l’abside principale e dell’absidina setten- 2003, pp. 176; R. MERLONE, La discendenza ale- pure per la Cattedrale di Novara, seppure trionale, ma questo argomento sarò ramica “qui dicitur de Seciago” (secoli XI – persistano ancora i motivi geometrici a trattato in un prossimo intervento visto la XII). I marchesi di Sezzadio, signiferi del regno cerchi intrecciati. loro complessa discussione. italico, in Il tempo di San Guido cit., pp. 104 e Non è accertabile se le pareti della Nell’architettura della chiesa riecheg- 112; C. SERENO, Relazioni fra enti monastici e cripta fossero anteriori alla basilica. De- giano alcune influenze derivate dall’am- poteri vescovili in area subalpina nel secolo XI, pongono in questa direzione considera- bito delle costruzioni di tipo carolingio, in L’organizzazione ecclesiastica nel tempo di zioni formulate sulle lesene che definite dal Kubac del secondo gruppo, san Guido. Istituzioni e territorio nel secolo XI, compaiono sulla parete esterna meridio- in cui il corpo longitudinale a tre navate Atti del convegno Acqui Terme, 17 e 18 settem- nale e sulle arcate cieche, presenti all’in- termina in un ampio transetto libero di bre 2004, Acqui Terme 2007, p. 90. terno delle pareti perimetrali della cripta, eguale altezza. La presenza delle tre ab- 5. E. CHECCHI, L’abadia di Santa Giustina, in simili a quelle sui resti del campanile. sidi, innestate sul transetto e il sistema “Atti del Congresso del di Storia dell’Architet- Ritornando al detto cornicione dipinto dell’arco tripartito, collegato alle navate, tura (Torino 8-15 settembre 1957)”. dell’XI secolo, questo si mantiene nel sono caratteri riscontrabili anche nelle 6. F. GASPAROLO Memorie storiche di Sezzè transetto settentrionale e sui fianchi del- chiese abbaziali dell’Assia, come Her- Alessandrino cit., vol 1, p. 7. l’arcone aggettante che sovrasta l’abside sfeld e del Palatinato (1030), come Lim- 7. A. C. SCOLARI, La chiesa abbaziale di Santa centrale. Probabilmente si estendeva sul- burg an der Haart (1045), Sant’Emeran di Giustina di Sezzadio, Torino 1983, p. 9. l’altro braccio del transetto, ove è stata Ratisbona. 8. E. CHECCHI, L’abadia di Santa Giustina, cit., rialzata la muratura, ormai mancante, du- Ci troviamo perciò di fronte ad un’ar- p. 281. rante i restauri della metà del secolo chitettura protoromantica, anche perché 9. E. PIANEA, I mosaici pavimentali, in G. RO- scorso. la datazione al 1030 dell’atto di dona- MANO (a cura di), Piemonte romanico, Torino Le nicchie sono abitate da Santi alter- zione ne collocherebbe la costruzione in 1994, pp. 401-402. nati a corone, racchiuse superiormente da epoca di poco successiva, con soluzioni una greca e inferiormente sorrette da modulate nelle loro specificità locali, che mensole, marcate da un fregio a dentelli, si diffusero attraverso una cultura con da cui scendono velari e corone sospese a connotazioni ancora carolinge ed alla pe- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 224

224 Gavi: il patrimonio d’arte della Chiesa Monumentale di San Giacomo Maggiore di Roberto Benso

La chiesa monumentale di Gavi, ti- tolata a San Giacomo Maggiore, costitui- sce una delle più significative espressioni romaniche dell’Oltregiogo storico, anche se percorsa da esiti architettonici e pla- stici che sconfinano nella fioritura gotica, e segnata da massicce opere di riadatta- mento barocco. Le note che seguono tracciano un sin- tetico profilo dei reperti d’arte conservati nell’edificio sacro – sculture, opere pit- toriche, oggetti di culto – meno praticati, e forse meno significativi, dell’apparato esterno su cui si sono affaticati studiosi, mitografi ed eruditi locaali, e sul quale sarà opportuno ritornare con un approc- cio più meditato. All’interno della chiesa, la program- mata risistemazione architettonica dei se- 1 coli barocchi risulta assai più sensibile 2 che non all’esterno nel rialzamento delle fiancate, per dare spazio alle volte in mu- ratura che hanno sostituito le capriate li- gnee; nelle aumentate dimensioni del presbiterio, che hanno totalmente cancel- lato l’abside centrale; nel percepibile spo- stamento di asse di alcune colonne provocato dalla sopraelevazione del cam- panile (fig. 1). Peraltro la nobiltà delle origini è net- tamente percepibile nell’impianto basili- cale che, con la soluzione del tiburio ottagonale poggiato su quattro pilastri monolitici al sommo della navata mag- giore, rimanda ai modelli genovesi di San Fruttuoso di Capodimonte e di San Do- nato, mentre lo straordinario corona- mento scultoreo dei capitelli, e una non meno sorprendente fantasia di composi- zione, con figurazioni zoomorfe e umane frammiste a quelle fitomorfe, conferma la presenza di lapicidi di cultura lom- 3 4 barda. Sul paramento della navata destra, a lato dell’ingresso principale, un piccolo dipinto tardogotico raffigura i Santi Se- bastiano e Rocco (fig. 2). L’affresco, sco- perto sotto l’intonaco nel 1967 e abbondantemente restaurato, testimonia l’impegno di un anonimo collaboratore della bottega tortonese dei Bosilio, pre- sente a Gavi allorché venne assemblato il polittico di San Giacomo, nel 1478. Segue, risalendo dal fondo della na- vata meridionale, la pala della Madonna 9 col Bambino tra i Santi Giacomo Mag- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 225

225

Alla pag. precedente: In questa pag.: (1) Interno della Chiesa di S. Giacomo Maggiore. (10) Giovanni Battista Carlone, Trinità e i Santi Gerolamo (2) Pittore di ambito Bosiliesco, San Sebastiano e San Rocco. e Francesco da Paola. (3) Gandolfino da Roreto, Madonna (11) Giovanni Maria delle Piane detto “Il Mulinaretto”, col Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Giovanni Battista. Madonna col Bambino e San Gaetano da Thiene. (4) Castellino Castello, Resurrezione di Lazzaro. (16) Lazzaro Calvi, Battesimo di Gesù. (9) Scultore lombardo, Pannelli del sepolcro di Antonio Guasco. (22) Rodolfo Gambini, Decorazioni di volta della navata settentrionale. Trionfi di angeli e addobbi floreali, Santa Teresina del Bambino Gesù.

10 16 11

22 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 226

226

In questa pag.: Facciata della chiesa, foto di Davide Papalini. (5) Luigi Montecucco, Madonna del Rosario. (6) Giovanni Battista Paggi, Sogno di San Giuseppe. (8) Pittore Genovese, San Pietro.

giore e Giovanni Battista, sovrastata con l’immagine di San Pietro Apo- dalla lunetta della Natività (fig. 3), stolo (fig. 8) che sovrastava in origine opera egregia di Gandolfino da Roreto, il quinto altare della navata, patronato nato ad Asti e attivo in Piemonte tra il della famiglia Franzoni. 1493 e il 1520. Nel dipinto su tavola lo L’ultimo quadro esposto nell’intra- spazio prospettico appare unificato, e dosso della murata meridionale, con i si coglie una particolare attenzione per Santi Sebastiano, Giacomo Maggiore gli effetti decorativi delle architetture, e Defendente, posto in precedenza sul esaltate da delicati passaggi cromatici. quarto altare della navata, patronato Prima degli anni Sessanta del Nove- della comunità di Gavi (di cui la tela cento, il dipinto era montato su un al- reca il simbolo sul margine inferiore) tare della stessa navata, patronato della è stato recentemente restaurato. La mi- famiglia Benegassi. gliore lettura non ne ha peraltro mu- Accanto alla Pala rinascimentale è tato, nell’in- terpretazione di chi collocato il quadro della Resurrezione scrive, la temperie culturale. Le com- di Lazzaro (fig. 4), per il quale viene ponenti stilistiche ed iconografiche proposta l’attribuzione a un allievo di suggeriscono il rimando ad un ignoto Giovanni Battista Paggi, Castellino Ca- artista rivolto alla pittura di Bernardo stello (Genova 1576 – Torino 1649), fraternita della SS. Trinità. Nel dipinto, Castello, che negli anni finali del XVI che potrebbe averla eseguita poco prima che raffigura il Sogno di San Giuseppe secolo ha dipinto la Pala della Presenta- del 1607. A margine della parete è espo- (fig. 6), si dispiega la complessa struttura zione di Gesù al Tempio, conservata nella sta la statua lignea policroma della Ma- spaziale della scena e un’ardita impagi- chiesa parrocchiale di Serravalle Scrivia. donna del Rosario (fig. 5), realizzata nel nazione prospettica non sempre dominata Al culmine della navata meridionale 1854 da Luigi Montecucco (Gavi, 1805 con sicurezza dall’estroso pittore geno- si apre l’abside, recuperata dal restauro e – 1877), che propone il consueto accatti- vese di formazione toscana. ornata dalla statua in bronzo di un ema- vante alfabeto figurativo dello scultore E alla cultura genovese del XVII- ciato San Giuseppe, eseguita intorno al gaviese, seguace di Bartolomeo Carrea a XVIII secolo rimandano anche sia la pic- 1960. Concludono l’arredo della navata facondo artefice di ponderose macchine cola elegante statua marmorea della destra le decorazioni di volta, realizzate processionali. Madonna del Rosario (fig. 7), assegna- nel 1905 da Rodolfo Gambini, diligente Affianca la statua una tela di Gio- bile alla cerchia di Francesco Maria manierista di cultura accademica e di en- vanni Battista Paggi (Genova 1554 – Schiaffino (senza escludere un diretto fasi neoclassica, che campisce gli spazi 1627) posta originariamente sull’ultimo coinvolgimento del maestro nella realiz- iterando, con misurate varianti iconogra- altare della navata, patronato della Con- zazione dell’opera), sia la tela successiva fiche, trionfi di angeli tra cortine di nu- vole a addobbi floreali.

5 6 8 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 227

227

In questa pag.: (12) Scultore lombardo, Capitello figurato, Grifo. (13) Scultore lombardo, Capitello figurato, Leone. (14) Scultore lombardo, Capitello figurato, Lupo. (15) Scultore lombardo, Capitello figurato, Sirena.

smembrata nei primi anni novanta del secolo scorso (fig. 9). Alla base dei bassorilievi, assegna- bili a scultore lombardo, era posta un’iscrizione, conservata in frammenti ma non riutilizzata. A futura memoria, se ne trascrive il testo, risarcito dai vacui e integrato nelle abbreviazioni: M[agnifico] D[omino] ANT[onio] GUASCHO . GAVII [domino] . ET GISMU[n]DINE . B[e]RNARDINUS ET NICO / LAUS PARE[n]TIBUS . PIIS[simis] . POSUERE . 1497 . DIE 22 NOVE[m]BRIS (Al Magnifico Si- 12 gnore Antonio Guasco Signore di Gavi 13 e a Gismundina. Bernardino e Nicola Nel presbiterio, l’altare maggiore, ori- dedicarono ai piissimi genitori nel como Maggiore furono realizzate all’ini- ginariamente a tre fasce, con paliotto de- giorno 22 novembre 1497). zio degli anni Settanta del XIX secolo corato in marmi policromi assegnabili a Sulla parete destra del presbiterio è dall’artista gaviese Francesco Monte- manifattura genovese della fine del XVII collocato il dipinto di Giovanni Battista cucco (1810-1890), mentre gli affreschi secolo, fu posto in opera nel 1706, e Carlone (Genova 1603 – Parodi Ligure del catino (I quattro evangelisti e, al cen- venne consacrato dal cardinale Giuseppe circa 1684) che raffigura la Trinità e i tro, il Salvatore) e della semicalotta Siri dopo i lavori di restauro del 1960, Santi Gerolamo e Francesco da Paola (Adorazione dell’Eucarestia e due figure come ricorda una lapide a tergo del sacra- (fig. 10). Donato nel XVIII secolo alla di Santi) sono opera di Rodolfo Gambini, rio: “Hoc Altare MDCCVI Extructum / chiesa di San Giacomo dalla Confrater- che li dipinse nel 1905. Una Cum Presbiterio Renovatum / S.R.E. nita della SS. Trinità, ed esposto origina- Infine, nel sottarco e sul pilastro Card. Joseph Siri / Die XXIV nov. riamente sul sesto altare della navata meridionale del transetto sono ancora MCMLX Consecravit / et Jacobi Mat. Ap. sinistra, patronato della famiglia Imelio, leggibili esigue tracce di pitture parietali Dicavit”. L’altare è inquadrato da due il quadro, che ha il suo punto di forza nel con frammenti di figure angeliche, non- lampadari in argento, notevole prodotto pregevole ritratto di San Gerolamo, ché di Santi o profeti, riferibili all’origi- della toreutica settecentesca. venne dipinto probabilmente nel 1651- naria decorazione della chiesa, e Il nuovo altare postconciliare al cen- 53, cioè negli stessi anni in cui l’autore assegnabili all’impegno di un frescante tro del presbiterio è stato assemblato uti- era impegnato nell’affresco del Giudizio ligure-piemontese attivo negli ultimi de- lizzando i pannelli del trittico marmoreo Universale per l’oratorio dei Bianchi. cenni del XIV secolo. dell’arca sepolcrale di Antonio Guasco, Al centro del coro ligneo, realizzato marchese di Gavi, collocata, dal 1497, nel primo decennio del XIX secolo, è nella fascia mediana dell’intradosso della posta la Pala di San Giacomo “matamo- navata settentrionale, a lato del portalino ros”, opera di Giovanni Raffaele Bada- d’ingresso laterale, e improvvidamente racco (Genova 1648 - 1726), acquisita dalla parrocchia intorno al 1820. Sulla parete sinistra del presbiterio è conser- vata la tela della Madonna col Bambino e San Gaetano da Thiene (fig. 11), prodotto di alta qualità assegnato a Giovanni Maria delle Piane detto “il Mulinaretto” (Genova 1660 - Ponticelli d’Ongina presso Piacenza, 1745). La composizione piramidale, che esalta forme aggraziate e quasi scolpite da un chiaroscuro pro- fondo, era esposta, sino ai primi decenni del secolo scorso, sul quarto altare della navata settentrionale, patronato della fa- miglia Guasco di Bisio, eretto nel 1694. Le pitture murali che campiscono le 14 due lunette di volta nel registro superiore 15 del coro con episodi della vita di San Gia- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 228

228

In questa pag.: (18) Altare del Rosario. (20) Pittore Ligure-piemontese, Madonna della Misericordia (part.).

La navata centrale, lunga circa Segue, scendendo verso l’ingresso, 32 m e alta poco meno di 11 per la Pala del Battesimo di Gesù (fig. una larghezza di m 7,45, è scandita 16), firmata e datata 1591 da un da quattro colonne monolitiche per Lazzaro Calvi (Genova 1502 (?) – lato, rastremate alle estremità. Sei 1605) in età avanzatissima. colonne sono sovrastate da capitelli La tela era posta sino alla metà originali, decorati con figurazioni del secolo scorso nella cappella fitomorfe, zoomorfe e antropo- della famiglia Baciocchi di Grop- morfe realizzate da lapicidi lom- pello, ed è affiancata da una ripro- bardi attivi tra XII e XIII secolo. duzione in dimensioni ridotte di un Due colonne – penultima e ultima terzo rispetto all’originale, del po- sul lato settentrionale – sono corre- littico di San Giacomo, realizzato date da capitelli corinzi neocompo- nel 1478 da Manfredino Bosilio di siti, ampiamente risarciti da Castelnuovo Scrivia. Il monumen- stuccature e posti in opera nel se- tale manufatto, firmato e datato, so- colo XVIII. Anche le semicolonne vrastava l’altare maggiore, ma che insistono sull’intradosso della venne rimosso durante i lavori di parete di fondo, ai lati del portale, rifacimento del presbiterio e nel sono sovrastate da capitelli medie- 1855 Santo Varni lo riscoprì, vali figurati, peraltro fruibili sol- smembrato, in un ripostiglio. Nel tanto dalla tribuna dell’organo. I 1862 fu venduto all’Accademia Li- capitelli originali restituiscono una gustica di Genova, dove oggi è produzione plastica che riflette, conservato in una problematica ri- nell’horror vacui dell’arte medie- composizione (fig. 17). vale, una sorta di patrimonio co- A lato del portalino settentrio- mune alla temperie culturale del 18 nale è collocato un esuberante al- romanico maturo, proposto al po- tare barocco in marmi policromi polo fedele con funzioni decorative (fig. 18), assemblato nel 1762 e e pedagogiche. botte è interamente ricoperta da una con- contornato, nel 1764, dalle pitture L’immagine del grifo (secondo capi- venzionale decorazione di modesta va- su tondo dei quindici misteri del Rosario tello dal basso a sinistra, fig. 12) esprime lenza, che raffigura il cielo stellato, che la tradizione locale riferisce a scuola i valori positivi del bene; quella del leone realizzata nel 1905. Allo stesso anno ri- romana del XVIII secolo. Il sacrario, cor- (secondo capitello dal basso a destra, fig. salgono le invetriate policrome poste ad redato dalla scritta “Altare Privilegiato – 13) la forza e la violenza; l’immagine del ornamento dei lunettoni barocchi delle Quotidiano Perpetuo” sul fastigio, e lupo (quarto capitello dal basso a destra, navate, guarnite da simboli religiosi e ra- “Sumptibus Soc.tis de anno MDCCLX in fig. 14) è simbolo di avidità insaziabile; cemi stilizzati di gusto liberty (la seconda MDCCLXIII” intorno alla mensa, è sor- la sirena a due code, leggibile nel capi- luce della navata sinistra, occlusa, è deco- montato da una statua marmorea della tello coperto dall’ambone dell’organo, a rata da un’illusoria vetrata dipinta). Madonna col Bambino (fig. 19) attribuita destra dell’ingresso (fig. 15), raffigura le Al sommo della navata settentrionale allo scultore toscano Carlo Cacciatori passioni incontrollate degli esseri umani. l’abside, di restauro, è corredata da un (Carrara, intorno al 1730 – Genova, fine Il pavimento marmoreo venne collo- piccolo altare sul quale era posto in ori- XVIII secolo), allievo e collaboratore di cato nel 1780 sull’impiantito preesi- gine il crocifisso che denominava il sa- Francesco Maria Schiaffino. stente, di cui residua una traccia alla base crario, oggi dedicato al Sacro Cuore. Sul segmento finale della parete è di un sostegno murato in prossimità posto un Crocifisso, già collocato dell’accesso centrale. Al di sotto nel vano absidale. Il crocifisso af- dell’impiantito si aprivano delle fianca un affresco della Madonna cripte, non più accessibili dopo la della Misericordia assegnabile agli posa in opera del nuovo pavimento, ultimi decenni del XIV secolo (fig. utilizzate nei secoli passati come se- 20), obliterato sotto lo scialbo di polture di religiosi e notabili ga- molteplici ridipinture del paramento viesi. murario e recuperato nei primi anni Sull’ambone al fondo della na- Settanta del Novecento. L’opera for- vata è installato l’organo, commis- nisce la traccia residua dell’origina- sionato nel 1870 agli artigiani ria decorazione interna di San pavesi Luigi e Giacomo Lingiardi, 20 Giacomo, e conferma la presenza e restaurato nel 2008. La volta a nel territorio, prima dell’avvento impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 229

229

In questa pag.: (19) Carlo Cacciatori, Madonna col Bambino. (21) Lapide di Barnaba Montaldo. (23) Manifattura ligure, Ostensorio in argento dorato. (24) Manifattura ligure, Croce processionale in lamina d’argento e crocifisso in avorio.

della cultura pittorica bosiliesca, per iniziativa dell’arciprete Paolo della corrente d’arte alpino occiden- Renucci di Bastia (Corsica), fra i tale, diffusa dalla riviera di ponente quali l’ostensorio d’argento appena al monregalese, con esiti significativi menzionato e la statua della Vergine anche in Oltregiogo, soprattutto nella del Rosario di Carlo Cacciatori: valle dell’Orba. “D.O.M. / Paolo Renuccio Bastiensi A sinistra dell’ingresso centrale è / Archipresbitero Optimo et Beneme- leggibile l’epigrafe, in caratteri go- rito / Quod argentum splendidum tici, datata 1336, di Barnaba Mon- Ostensorium / Vivens Ecclesia Do- taldo, esponente della nobile stirpe nauerit / Marmoream Deiparae SS. gaviese che acquisì posizioni di ri- Rosarii Statuam / Serica Maiorus Al- lievo nel governo della Repubblica e taris et Cori Peristromata / Perpe- antenato di Leonardo Montaldo Doge tuas Pro Sacra Supellectile / et di Genova: HIC JACET NOBILIS Pauperum Subsidio Largitiones Le- VIR D[omi]N[u]S – BARNABOS gauerit / Ecclesiae Gauiensis / Eter- DE MO[n]TALDO QUI – OBIT num Grati Animi et Exempli MCCCXXXVI DIE X – FEBRUA- Monumentum / Anno Salutis RII CUIUS ANIMA REQUIE – MDCCLXIV”. SCAT IN PACE AMEN (fig. 21). La Nei vani adiacenti risultano in- lapide era posta, ab antiquo, sulla fine di qualche interesse un gonfa- tomba dell’aristocratico nella cappel- lone processionale decorato da un lania di famiglia, istituita da Achille anonimo diligente pittore del primo Montaldo all’altare di San Bernardo e Ottocento; un dipinto settecentesco in seguito spostata nel presbiterio, che raffigura San Francesco di Sales prima della collocazione attuale. e, ancora di manifattura ligure, una Nel vicino battistero la pittura 19 croce processionale tardo barocca in murale che raffigura il Battesimo di lamina d’argento corredata da una Cristo, pesantemente restaurata nel l’Ottocento, si conservano, tra l’altro, piccola scultura in avorio di Gesù 1967, risulta assegnabile a un autore non vesti liturgiche tardo settecentesche in crocifisso (fig. 24). ignaro dei modelli di Giovanni Battista damasco e seta operate e ricamate a filo Carlone. d’oro, nonché un ragguardevole ostenso- Le foto sono state realizzate da Leardo Tra- Infine, gli affreschi che ornano le rio in argento dorato di manifattura ligure verso, che ringrazio per l’amichevole collabora- volte, realizzati dal solito Rodolfo Gam- assegnabile alla seconda metà del XVIII zione. bini nel 1904, ripetono le decorazioni secolo (fig. 23) e un piccolo dipinto su ta- della copertura della navata meridionale, vola che raffigura il Cristo effigiato se- con trionfi di angeli e addobbi floreali, e condo l’iconografia del Vir dolorum; con la sola variante della quarta campata, opera di un artista di cultura lombarda in cui il pittore ha raffigurato Santa Tere- realizzata alla fine del XVI secolo. sina del Bambino Gesù (fig. 22). Sulla parete settentrionale della sacre- Nella sacrestia, corredata da una serie stia è collocata la lapide che ricorda i be- di armadi a due corpi in legno di noce di nefici a favore dei poveri e gli oggetti artigianato locale dei primi decenni del- d’arte donati alla chiesa di San Giacomo

23 21 24 impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:38 Pagina 230

230 La “Mazurca di Dabrowski”. La soffocante presenza di soldati stranieri, tra cui una Legione del patriota polacco, nell’Ovada di fine Settecento di Pier Giorgio Fassino L’anno 1799 si era aperto con le Paolo Francesco Spinola - proprieta- operazioni di Napoleone ancora invi- rio della “Muraglia che chiude il schiato nella campagna d’Egitto men- giardino di detto citt.[adino]”, di tre altre truppe francesi, conquistata sbarrare la “portina sullo spiazzo. Roma, erano scese ad occupare Napoli ossia gioco del pallone...” (oggi abbandonata al suo destino dai Bor- Piazza Garibaldi) e di fare altrettanto boni, riparati in Sicilia sotto la prote- per quella esistente nella proprietà zione della flotta inglese. Mondino (soprannome di Gio Batta Negli stessi giorni l’Austria, alleata Garbarino, vds pg. VI in I Verbali con lo Zar Paolo I, aveva intrapreso della Municipalità..., op. cit). Inoltre, una campagna in funzione antifrancese delibera di provvedere ad un urgente in Italia col supporto di truppe russe. rifornimento di olio per la pubblica il- In questo contesto bellico, il ver- luminazione e la riparazione della ga- bale della seduta del Consiglio comu- ritta di Porta S. Antonio. nale di Ovada, riunitosi il 30 Maggio I destinatari delle ingiunzioni aderi- 1799, presso il municipio “.... posto sul scono sollecitamente e dal verbale del Piazzale detto di S. Domenico, al 29 maggio 1799 - redatto, come di piano primo in ascendere verso detta consueto, dal “notaio protocollista” Piazza, ed in vicinanza della Chiesa di Gio Antonio Raggio4 - apprendiamo: Nostra Signora delle Grazie, nella “Si è presentato alla Municipalità il casa del citt[adino] Giuseppe Maria citt. Bartolomeo Barboro, agente del Miroli”1 assurge - come molti succes- citt. Paolo Franc. Spinola, il quale sivi verbali di quel periodo - da mero avendo inteso per mezzo del capo bat- atto amministrativo a cronistoria di taglione Oddini il già ordinato da drammatici eventi derivanti da facili oc- nano con l’aperta campagna, presentano questa Municipalità relativamente alla cupazioni “manu militari” del borgo ova- ancora diversi varchi chiusi sommaria- piccola porta esistente in fondo al Piazzo dese da parte di truppe straniere. mente. Infatti, già in marzo, un contin- nella Muraglia, che chiude il giardino di Infatti, l’Ovada settecentesca, pur es- gente di truppe francesi ha potuto detto citt. Spinola, suo principale, ha egli sendo un secolare avamposto della Su- installarsi nel borgo, sia pure per un breve già ripparato, e fatta subito chiudere con perba, presenta fortificazioni molto periodo, senza incontrare particolari resi- materiali, e calcina la porta anzidetta; ... limitate rispetto ai possenti bastioni della stenze da parte ovadese poiché la Guar- È comparso il citt. Not. Ant. Gios. da fortezza di Gavi. Il castello, sovrastante dia Nazionale “...composta da tutti i Bove, il quale al seguito dell’invito avuto la confluenza dello Stura e dell’Orba a cittadini e i figli dei cittadini in istato di di fare chiudere, o riparare la porta esi- presidio dei due ponti, non può essere portare le armi (Costit. Repubb. Lig. art. stente nel cortile delle case della fu citt. considerato un vero baluardo a difesa dei 266)” è organizzata in modo sommario e Marina Celesia Mainero5, che dà l’ac- territori della Repubblica Ligure2. pertanto viene utilizzata più per compiti cesso nei campi fuori di questa città, per- Le opere difensive consistono in una di polizia che per scopi bellici. In conse- ciò dice e dichiara di avere assicurata torre quadrata (eretta su preesistenti fon- guenza, il 28 maggio, il capo battaglione detta porta per mezzo di chiave, e stanga dazioni romane a guardia dei guadi) unita Oddini, sovrintendente alla Guardia Na- fermata con una stafetta di ferro, che si da modeste fortificazioni ad un torrione zionale locale, invita i proprietari di aree chiude con chiave, ....”. circolare. Sicché il complesso, in realtà, confinanti con le mura a prendere alcuni Appena in tempo, poiché, giovedì 30 viene utilizzato come carcere. Le mura elementari provvedimenti: maggio, le guardie notano, sulla strada del borgo, in alcuni punti, si limitano a “Vi invito far chiudere due piccole porte, per Rocca Grimalda, un drappello di sol- collegare tra loro i fabbricati esterni della una cioè nella corte di Mondino, l’altra dati a cavallo e a piedi che si dirige verso parte più antica del concentrico, offrendo nel gioco del pallone, da queste escono la cinta muraria ovadese. È il tenente au- una labile sicurezza ai circa 4.000 resi- tutte le notti persone del paese, ed io non striaco Praisser, con un collega russo, 12 denti nei quartieri: Contrada dei Cappuc- posso mettervi guardie per non aggra- ussari e 8 soldati di fanteria del reggi- cini, Contrada del Piazzo, Contrada del vare troppo la Guardia Nazionale. V’in- mento “Alvinzi”6, che, presentatosi alla Castello e Contrada di S. Antonio. vito altresì far aggiustare la garitta della Porta sull’Orba, chiede di entrare nel Le porte, custodite da personale di porta di S. Antonio per il corpo di Guar- borgo. I Maggiorenti ovadesi, non vo- guardia o daziario, sono: Porta S.Anto- dia e far accendere i lampioni, che sono lendo opporsi a tale richiesta per non as- nio, Porta Genova, Porta dei Cappuccini, sui canti del Paese. sumere posizioni ostili verso le Porta del Ponte sull’Orba, Porta del Ponte Salute e fratellanza.”. avanguardie dei reparti austro-russi che sullo Stura e la torretta detta “De Rossi”3. La Civica Amministrazione prende non tarderanno a giungere, aderiscono Le “Mura Nuove”, nei punti in cui confi- misure conseguenti e ordina a tale Barto- alla richiesta. lomeo Barboro, dipendente del marchese impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 231

231

Alla pag. precendente: ritratto di Jan Henryk Dabrowski (1755 – 1818) generale polacco che combatté per la Francia sotto Napoleone Bonaparte.

In questa pag.: in basso a sinistra, fante austriaco. In alto a destra, fuciliere della fanteria di linea francese.

Il notaio Raggio riporta fedelmente comunale, il capitano chiede “un rinfre- l’atteggiamento tenuto nella circostanza sco...” per un “Vostra Nobiltà”7, ossia dagli amministratori locali: “... perciò la l’ufficiale russo, e per la truppa sottoline- Municipalità, sapendo non puotere, né ando che, per quanto a loro fornito, rila- esser conveniente prendere parti ostili scerà un buono da presentare contro dette truppe, si per non avere qui all’Amministrazione imperiale che prov- forza imponente come maggiormente per vederà al rimborso. Sicché, a spese della essere il nostro paese esposto in tutte le Municipalità, questi soldati vengono “... parti, e soggiacer quindi ad essere invaso provvisti di pane, vino, lardo, carne da dette truppe in numero molto grande, cotta, per li due ufficiali, fieno e granone anche non senza tema di qualche imposi- per li cavalli, nonché di alloggio per zione, o saccheggi; onde per salvare il tutti”. Tra l’altro, dopo un giro di ispe- paese, l’individui, e le sostanze si è de- zione nelle contrade, il Prasser (quasi per terminata stare sulla neutralità, e la- ostentare che - di fatto - Ovada è occu- sciare libero l’accesso a dette truppe ...”. pata) palesa la sua contrarietà per la pre- Apertagli la porta sull’Orba, il capi- senza di diversi “alberi della libertà”8: “... tano Prasser raggiunge Piazza S. Dome- simbolo totalmente contrario al di loro nico ove è atteso dal Presidente (oggi sistema, insinuando, con dire che egli Sindaco) e dagli Agenti Municipali (oggi non intende ciò ordinare, ma che sarebbe Assessori o Consiglieri) ai quali dichiara bene ciecamente ubbidire ... [...] ... quindi di essere entrato come amico poiché le si è sentito, che lo stesso tenente Prais- forze austro-russe interverranno sola- ser girando per il paese, e fermatosi dal- mente contro i francesi o contro coloro l’albero della libertà, invitò ed indusse che oseranno insorgere contro di loro. alcuni di questi cittadini ad atterrarlo, e Ma, in realtà, messo piede nella sede lo fece anzi egli stesso atterrare [...] an- dando poi in giro a far atterrare tutti gli altri.” [Verosimilmente ogni contrada aveva un suo “albero”]. Anzi, il capitano Prasser, accampato a Silvano, pretende in vino esistente nella vostra cantina, già dono dalla cittadinanza ovadese un ca- per conto della nazione Ligure, ed in oggi vallo da sella poiché, a suo dire, la pre- dal tenente austriaco Prisser dichiarato senza dei suoi uomini ha impedito in confisca, ed in proprietà dell’armata l’occupazione di Ovada da parte di sei- occupante al presente la città, e ciò sotto cento monferrini. I Maggiorenti, per il nostra responsabilità; perciò siete invi- quieto vivere, aderiscono a questa impo- tato rimettere prontamente alla Munici- sizione ma, non avendo trovato un ca- palità la chiave della cantina, ove esiste vallo degno di essere utilizzato da il vino sodd (etto), così richiedendo la cir- un’ufficiale degli Ussari, deliberano di costanza, e giusto l’ordinato. destinare al Prasser la somma di lire tre- Ovada 2 giugno 1799 cento. Per la Municipalità soddetta Il due Giugno, alcuni soldati di fante- Raggio Protocollista - Carlo Bottari Pre- ria, posti a guardia della strada tra Rossi- sid.”. glione e Ovada, in località Termine (oggi 9 Però, non tutti gli ovadesi sono di- “Termo”) fermano il costese Simone To- sposti a subire certi soprusi. Già il giorno rello, addetto al trasporto della posta pro- seguente, lunedì 3 giugno, scoppia un tu- veniente da Voltri e, tra i plichi, trovano multo: tre amici, scorti alcuni cosacchi una comunicazione del Governo Ligure alloggiati presso il Palazzo Spinola, de- che ordina la vendita del vino seque- cidono - armi alla mano - di assalirli. Ma strato, in precedenza, ai Padri Domeni- un gruppo di persone, tra i quali il capo cani. Pertanto il capitano Prasser, battaglione Oddini, accortisi delle belli- scoperta la presenza di questa cantina, ne cose intenzioni dei tre concittadini, pron- confisca i vini per destinarli all’Armata tamente intervengono disarmandoli e imperiale e la Municipalità deve ordinare chiudendoli in cella presso il locale car- a Padre Carpasio, Priore dei Domenicani: cere per impedire che le loro intenzioni “... Sendo stato posto in requisizione il possano provocare delle ritorsioni sulla impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 232

232

In questa pag: Ussaro, 1807.

popolazione inerme. un certo rispetto per l’ordine Atteggiamento giustificato pubblico. La giustizia civile non poiché gli austro-russi non si li- può funzionare in modo corretto mitano a requisire viveri e allog- poiché, spesso, i magistrati in- giamenti ma, spesso e volentieri, sediati a Voltri (Giurisdizione pretendono altre prestazioni della Cerusa) non possono inter- tanto che il verbale della Muni- venire. Pertanto, i comandanti cipalità (4 giugno 1799) riporta della piazza provvedono con in modo eloquente: sbrigativi sistemi castrensi. “... siano serviti puntualmente gli Ad esempio, il 10 giugno, Ussari per il ferramento dei loro vengono tradotti davanti al ba- cavalli da questi ferrari mani- rone von Wrede alcuni facino- scalchi a riparo di sconcerti già rosi monferrini che il giorno accorsi, proposto di deputare li precedente, armi in pugno, ave- citt. Ant. Isnaldi e Domenico vano depredato un cascinale ma Maggio, per fare servire all’oc- erano stati fermati da alcuni correnza detti ussari dai quattro contadini accorsi a dare man- maniscalchi, cioè Fran. Torrello, forte ai derubati e consegnati ai Giacomo Bogliolo, Giacomo carcerieri: “... quindi da detto Limberti e Francesco Oderigo; comandante [von Wrede] si provvedere il ferro necessario, e sono fatti per mezzo dei suoi tener nota distinta delle fatture, soldati trasportare dalle carceri spese ed altro, che saranno ne- in questa piazza di S. Domenico cessitati di fare quando non ven- li detenuti anzidetti e per mezzo gono pagati da d.(etti) ussari, Wrede10 e quindi si moltiplicano i pro- dè Cosacchi Russi fatti percuo- per poi presentare li conti alla Municipa- blemi di vitto causati in massima parte tere col bastone sopra le spalle, e nati- lità, o chi sarà destinato ad essa. ... Indi dal servizio di Intendenza austriaco che che, ad uno ad uno; e dopo un tale passati ad altra deput.[azione] per la scarica i propri limiti sulle spalle delle castigo, fatti accompagnare fuori la provvista di dette truppe di pane, vino, po polazioni dei territori occupati. Per gli porta del Paese, e sfrattati.”. carne et altro, come per gli alloggi, e alloggiamenti, spesso e volentieri, gli au- Nondimeno, gli ufficiali austriaci si sono stati eletti e approvati all’unanimità stro-russi rivolgono le loro attenzioni agli rendono conto che i generi alimentari for- i soggetti seguenti. edifici di culto che, per le loro dimensioni niti dal Comune debbano essere ripagati Per gli alloggi: e ricettività, sono assai adatti ad ospitare ed il rittmeister (capitano di cavalleria) 11 citt. Domenico Restano, Vincenzo Odini, la truppa: ne fanno le spese le chiese di von Morvay , il 15 giugno, rilascia una Stefano Scasso, Giacinto Bottari, Gia- S. Sebastiano, S. Antonio, Cappuccini e “quietanza generale” che elenca in un cinto Buffa, Francesco Pirratone. la Chiesa della Trinità o di S. Bartolomeo solo documento tutti i rifornimenti rice- Paglia e legna: (modesta costruzione - sconsacrata da vuti affinché possano essere rimborsati Simone Maggio, Giacomo Borgatta, Do- tempo - demolita negli anni Sessanta del dall’Amministrazione Imperiale. menico Prato, Marco Prato. secolo scorso per aprire l’odierna via Un palliativo di facciata per contenere le Pane, vino, carne ed altro: Gramsci). proteste locali poiché, a causa del conti- Vincenzo Mazza, Angelo Mongiardino, Poi iniziano le requisizioni di armi in nuo afflusso di truppe austro-russe, le ca- Francesco Prato, Gio Paolo Rebbora, possesso ai privati cittadini. Il Presidente renze alimentari nel Borgo ed alla Costa Giòs. Carlini Gio, B. Pizzorno. Carlo Bottari è costretto ad emettere sono ormai evidenti e l’Amministrazione Fieno e granone: un’ordinanza in tal senso invitando la po- civica sottolinea al comandante austriaco Gio B. Frascara, Giacomo Gervino, An- polazione a consegnare “... entro due come la presenza di un numero eccessivo drea Mongiardino, Domenico Gonzalo. ore” anche le armi da caccia con relative di soldati: “... rende ormai esausti li ma- Per la provvista del ferro per li cavalli: munizioni. Anzi, le richieste austro-russe gazzeni di granaglie, risi, e formentone, Domenico Maggio, Bartolomeo Mon- sono così dettagliate da imporre che siano quali generi, unitamente ai bovi, e vitelli tano, Vincenzo Mongiardino, Antonio rimossi anche eventuali “... sassi esistenti come di prima necessità, sono essenzial- Carpasio. sulle finestre di qualunque casa.” (ver- mente necessari per la sussistenza della Per cercar guide e camalli: bale 5.6.1799) per impedire che qualche accennata truppa ...”. Andrea Parodi - Gio B. Barboro.”. persona esasperata li utilizzi contro gli La situazione si sarebbe protratta se Mercoledì 5 giugno 1799, si conso- occupanti. non fosse sopraggiunta una provvida lida la presenza di truppe austro-russe al Tuttavia, a parte le continue prevari- avanzata di circa quattrocento francesi comando del capitano Barone von cazioni, i “governatori militari” denotano che, il 17 giugno, scendono da Rossi- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 233

233

In questa pag: in alto, Reggio Emilia, lapide commemorativa della composizione dell’inno polacco di Jozef Wybicki a Reggio nell’Emilia nel luglio del 1797, foto di Andrea Botteghelz. In basso, Jozef Wybicki, patriota e scrittore.

glione costringendo “ ... le truppe te- Polonia tra Prussia, Austria e Russia desche di fanteria, ed austro russe di (1795) si era rifugiato in Francia ove cavalleria ...” a ritirarsi verso Rocca aveva ricevuto l’incarico di organiz- Grimalda. zare reparti polacchi per combattere Dopo questa incursione francese, tra le file delle armate napoleoniche Ovada verrà più volte passata di contro gli invasori della loro patria. mano tra le due armate che si fron- Dopo la rapida costituzione di una teggiano. Fortunatamente, le varie Legione polacca a Colonia, dovuta prese di possesso avverranno a se- all’afflusso di molti patrioti, ne guito di brevi scontri che non incide- aveva costituita una seconda a Stra- ranno sulla quotidianità e sulle vite sburgo, destinata ad operare in Italia. dei residenti in un concentrico consi- Proprio a Reggio Emilia, nel 1797, il derato dai contendenti come una tenente di Cavalleria Jòzef Wybicki, “città aperta”. Anzi, sembra esistere patriota e scrittore in servizio nella 16 un tacito accordo tra i due avversari Li Generali, e vari ufficiali si sono prov- Legione , aveva composto il “Canto che aspirano solo ad ottenere vettovaglie veduti d’alloggio, parte nel locale de Do- delle Legioni Polacche in Italia”, una e alloggiamenti rilasciando quietanze menicani, Palazzo Maineri e Spinola, e marcia in seguito conosciuta come la che, nella maggior parte dei casi, non ver- parte in casa de particolari; e la truppa “Mazurka di Dabrowski” (Mazurek Da- ranno onorate. si è acquartierata nelle strade, piazze e browskiego) il cui incipit recita: Anche l’Intendenza francese mostra la fuori le porte S. Antonio e Cappuccini sui “La Polonia non soccomberà finché noi viviamo! sua incapacità nel rifornire i propri com- Piani.”. Quel che ci ha tolto la nemica forza con battenti in modo adeguato: i franco-po- Nel descrivere questi intensi movi- la sciabola riprenderemo. lacchi, oltre alle consuete richieste di menti di truppe che fanno perno su ” viveri, sono costretti a chiedere che in Ovada, il Raggi annota la presenza del mentre il ritornello ricorda: piazza S. Domenico vengano portati tes- “Marcia, marcia Dabrowski dalla terra generale Dabrowski14. Questi, nato in una suti e camicie usate per poterne ricavare italiana alla Polonia!”. antica e nobile famiglia nei pressi di Cra- bende per i feriti. Richiesta ponderata Durante la campagna del 1799, la Le- covia (1755), aveva prestato servizio, poiché, poche settimane dopo, il 15 Ago- gione si è eroicamente impegnata (nono- sebbene giovanissimo, nell’armata del- sto 1799, avviene la cruenta battaglia di stante l’avversa fortuna nei l’Elettore di Sassonia dal 1788 al 1791. Novi12. Il giorno seguente, vigilia della combattimenti) e le cronache riportano Rientrato in Polonia, dopo la promulga- Festività di S. Giacinto, il santo polacco che lo stesso Dabrowski - nella battaglia zione della Costituzione (3.5.1791), patrono di Ovada13, giungono dai luoghi della Trebbia contro gli austro russi aveva partecipato alla riorganizzazione del combattimento i primi soldati franco- (19.6.1799) - si era esposto al fuoco ne- dell’esercito polacco durante l’insurre- polacchi ed il notaio Raggio annota: mico e dovesse la vita ad una copia de zione di Kosciuszko15. “... Giungendo in questo giorno molte l’”Histoire de la guerre de Trente Ans” di Messosi particolarmente in luce du- truppe francesi in ritirata dalla parte di Schiller che, portata sotto la sua uni- rante la difesa di Varsavia contro i Prus- Nove dove seguì una sanguinosa batta- forme, aveva fermato una pallottola ne- siani, dopo la terza spartizione della glia fra queste, e le truppe austro russe, mica. la Municipalità delibera di continuare la Disastrosa per le armi francesi anche sessione per tutto quello possa incorrere la battaglia di Novi per cui il Dabrowski per d. truppe, epperò fra il giorno e la è costretto a ripiegare con le sue truppe notte sono qui giunte tali truppe francesi verso Ovada e risalire lungo la valle Stura procedenti da Nove nel numero di quindi- per assestarsi a Campo Freddo. Quivi il cimila, e più, con n. 5 Generali, e molti generale polacco stabilisce il suo co- ufficiali, quali si sono presentati in Muni- mando ed inizia a fronteggiare gli austro- cipalità. russi con colpi di mano per disturbare il Dimandando soccorso, e viveri per tali nemico senza impegnare il grosso delle truppe deffatigate, e morte di fame; e sic- proprie forze. Sicché, il 26 settembre come sono giunte all’improvviso, si sono 1799, il Raggio scrive: potute stentatamente fra il presente “... Sono giunte dalla parte di Rossi- giorno, e la notte provvedere di pane, glione le truppe francesi, in numero di vino, fagioli, riso ed altro, e foraggi per 200 circa, con vari ufficiali, e si è presen- li cavalli; avendo coadiuvato a tale prov- tato in Municipalità l’Ufficiale Mag- vista tutti i bene stanti,ed anche partico- giore, ed avendo espulso lari, e bottegai. preventivamente il picchetto degli unghe- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 234

234

In questa pag.: in alto, San Giacinto, Parrocchiale di Ovada. In basso, banda militare polacca.

resi, mediante qualche reciprochi colpi di gior ospitalità a sedicimila francesi di fucile, ossia scaramuccie; ha quindi detto qui passati bisognosi all’estremo di ogni ufficiale richiesto per la sussistenza della sorta di soccorso. L’istesso Ministro sua truppa, e per quelle altre ancora po- delle Finanze sa pure che le furono già state in Rossiglione, e Campo Freddo, e presentati dai nostri Deputati tanti buoni ciò d’ordine del suo Generale Dombro- per spese fatte per le truppe francesi per schi polacco, n. milleduecento razioni di lire trentamila e più, a tutto ottobre pros- pane, barili 6 di vino, e 1200 razioni di simo passato, de quali non abbiamo an- carne.”. cora avuto la menoma indennizzazione ... È appena il caso di dire che le scher- [...]. Il commercio da tre mesi arenato, la maglie continuano con ulteriori occupa- metà delle nostre campagne derubate, le zioni e ritirate da ambedue le parti sino a cascine in esser saccheggiate dalle sud- quando, il 6 novembre, il possesso della dette truppe, hanno impossibilitato ogni piazza passa ai polacchi ed il gen. Da- buon cittadino ad ulteriori sovvenzioni. browski si appresta a spostare parte della Le truppe francesi vogliono essere man- Le gione ad Ovada. Pertanto, il coman- tenute di tutto, e presentemente ci hanno dante la piazza ovadese, Vandermont17, obbligato a provvederle duemilaseicento ottiene dalla M u ni cipalità una sede per lo razioni di pane al giorno, oltre quelle di Stato maggiore e alloggiamenti per la biada, fieno, e granone per i cavalli; truppa: due battaglioni di fanteria ed un onde se il Dirett.(orio) Esec.(utivo) non gruppo squadroni di cavalleria cui ven- provvede al più presto dì una somma rag- gono assegnati il Chiostro dei Domeni- guardevole di denaro, siamo nella dura cani e gli Oratori di S. Sebastiano e della necessità di abbandonare disperati le no- SS. Annunziata. stre case per sottrarsi almeno alla vista L’11 novembre, il gen. Dabrowski tra- dei maggiori mali, che ci sovrastano.”. sferisce in Ovada il quartier generale Tuttavia, i trasferimenti, decisi dal della sua Legione per cui egli viene ospi- Dawbroski per contenere le carenze ali- tato a Palazzo Maineri mentre il coman- mentari della popolazione ovadese, non dante della Cavalleria è ricevuto a casa sono ancora sufficienti per riportare la si- Oddini, il Generale Calorij a casa Ageno tuazione alla normalità ed il presidente ed il Comandante della Piazza a casa Mi- Carlo Bottari, il 25 Novembre, la espone roli. Nessuna difficoltà per gli alloggi - senza mezzi termini - al Direttorio Ese- degli ufficiali che sembrano contesi dalle Ovada dipende, chiede lumi sulla situa- cutivo affinché intervenga: famiglie aristocratiche o benestanti come zione finanziaria del Comune e la i Buffa, i Dania, i Grillo, i Borgatta, i Municipalità risponde, il 22 no- Pesci, i Gilardini. vembre 1799 : Verosimilmente, in questi giorni d’au- “... noi ci ripromettiamo dal Diret. tunno inoltrato, nelle piazze di Ovada ri- Esecut. quei pronti soccorsi, che da suonano cori di soldati polacchi, tanto tempo li domandiamo per accompagnati da qualche strumento, che supplire alle presenti gravose spese intonano “La mazurca di Dabrowski”. a quali ci troviamo costretti da sei Gli ovadesi non comprendono il signifi- mesi a questa parte per il continuo cato delle parole ma ne apprezzano certa- qui soggiorno delle truppe, e mag- mente la bellezza della musica e del canto giormente dal giorno 11 corrente che evoca la patria di S. Giacinto. [11 novembre 1799] in cui il Gene- Però, ancora una volta, le risorse ali- rale Dombruschi ha qui stabilito il mentari del Borgo ovadese sono ormai al Quartiere Generale della sua Divi- limite per cui, il 17 novembre, il Gene- sione; che la nostra Comune sia rale trasferisce parte delle sue truppe nei delle più miserabili e bisognosa, paesi limitrofi e trattiene in Ovada solo facilmente potrete verificarlo. [...] lo Stato Maggiore della Legione con una ... e per noto allo stesso che da sei guarnigione composta da un centinaio di mesi questa parte abbiamo avuto uomini. continuamente truppe, or austro Contestualmente l’Amministrazione russe, ed or francesi;che nei giorni Giurisdizionale della Cerusa, da cui 17 e 18 Agosto si è usata la mag- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 235

235

In questa pag.: un’altra raffigurazione del generale Dabrowski.

“Tali e tante sono le estorsioni, tali Chiesa di N.S. delle Grazie) e confina e tante sono le minacce, le invet- con l’antico convento dei Padri Domeni- tive, ed i mali termini, coi quali cani oggi di proprietà dei Reverendi siamo giornalmente trattati da que- Padri Scolopi. sti Ufficiali dello Stato Maggiore, 2. Repubblica Ligure: nome dello Stato e segnatamente dal Comandante di (1797 - 1805) che comprendeva il territo- Piazza Vandermont di nazione po- rio dell’antica Repubblica di Genova lacca, che rendendosi intrattabile, ossia la Liguria, la Capraia e l’Oltre- ed insaziabile nelle sue richieste, o giogo. per meglio dire nelle sue pretese, ci 3. Torretta “De Rossi”: torre settecente- obbliga oramai ad abbandonare la sca conosciuta anche come il “Torrione”, propria carica, ed a rimetterli le a sviluppo circolare (attualmente confi- chiavi del nostro locale [della no- nante con via dell’Oratorio); ospitava i stra sede municipale] per non dazieri che controllavano l’ingresso nel poter più reggere, non tanto alle borgo di merci e dei macinati prodotti dal enormi spese, quanto maggior- sottostante “Mulino Nazionale Stura” mente ai suriferiti pessimi tratta- della Camera Ligure, organo dell’erario menti. [...] Le giornali razioni del statale. Nel Settecento, tale impianto era pane erano pria cinquemila, ed ora ancora una struttura pubblica poi priva- sono in corrente duemilaseicento tizzata per cui entrò in possesso, nel ogni giorno, cantare 50 in 60 di corso degli anni, di alcune famiglie tra le legna, e sette in otto barili di vino, quali ricordiamo i Tagliafico, i Salvi e i sette mine di melaga invece del- Mandelli. l’avena che manca, 150 sino a 200 4. Il notaio Gio Antonio Raggio, forse di- rubbi di fieno, olio, candele, requi- proseguirà la sua attività militare costel- scendente dell’illustre casato genovese, sizioni di muli, di carriaggi, provviste di lata da importanti incarichi e cruente bat- era nato in Ovada il 6 Febbraio 1746 da Gio- sacchi, di barili, di pelli, di corde, in- taglie: costituire due nuove Legioni vanni Battista e da Maria Maddalena Burlando. somma ne si quieta, ne si può reggere polacche al servizio della Francia; respin- Circostanziate notizie su questo estensore dei alle enormi spese, e molto meno alle quo- gere un ennesimo tentativo di invasione verbali della Municipalità ovadese del periodo tidiane inquietudini, ed invettive co quali russa guidando una divisione del Gran- oggetto della presente trattazione sono state ac- veniamo giornalmente trattati. ducato di Varsavia (1809) per poi parteci- quisite dallo storico Gianfranco Vallosio. Al- V’invitiamo pertanto ad adoprarvi presso pare, nel 1812, alla campagna l’uopo vedasi in: Gianfranco Vallosio, I verbali di codesto Generale in capo, onde solle- napoleonica di Russia. della Municipalità di Ovada - 1799/1800, nota citamente dia le più pronte provvidenze Dopo la caduta di Napoleone, il Generale n° 51 pag. XIX [Volume presente nella Biblio- perché veniamo ad essere meglio trattati, rientrerà in Polonia per riorganizzare l’ar- teca dell’Accademia Urbense di Ovada - catalo- ed ancor alleggeriti nelle spese, e ciò mata polacca prevista dallo Zar Alessan- gato alla lettera M - serie V - N° 20]. ancor per calmare questa popolazione dro I ed infine si ritirerà a vita privata 5. Marina Celesio Mainero: per alcune notizie molto malcontenta ...”. (1816) per scrivere una “Storia della Le- sulla Famiglia Celesio Maineri vedasi Pier Gior- Fortunatamente la situazione militare gione polacca in Italia”. Morirà nella sua gio Fassino, Filippo Mazzei ad Ovada. River- si evolve: le truppe francesi tendono a tenuta di Winna Gora - nelle terre passate beri della Guerra d’Indipendenza fortificarsi tra le mura di Genova e nel sotto il giogo prussiano - ma i suoi intenti nordamericana nell’Ovada settecentesca, in pomeriggio di lunedì 12 dicembre gli ul- per una Polonia libera sopravviveranno URBS - Anno XXV - Dicembre 2012 - n° 4. timi soldati polacchi, marciando al canto nel canto della “Mazurca” che, nel 1926, 6. Il tenente Praisser - menzionato dal notaio della “Mazurca”, lasciano Ovada diretti diventò l’attuale inno nazionale polacco. protocollista Raggio in vari modi (tenente, te- verso Campo Freddo. nente capitano, Praisser, Prasser e Prisser) - in Anzi, il 26 Dicembre 1799, la Le- realtà era un rittmeister (capitano di Cavalleria) gione lascia definitivamente la Valle von Prasser, Casato che diede numerosi ufficiali degli Ussari come si evince dall’Annuario Mili- Stura e la situazione sembra tornare alla Note normalità. Pertanto il 1° febbraio 1800 la tare conservato presso la Nationalbibliothek di 1. La localizzazione della sede municipale è Vienna (opera citata in bibliografia). [Pertanto, Municipalità ovadese concede ai cittadini compiutamente descritta dal notaio Raggio nel gli ultimi otto giorni per presentare even- da ora in poi, questo ufficiale verrà menzionato, verbale del 1° Aprile 1800 [vds G. Vallosio, I nel testo, come “capitano Prasser” (probabil- tuali richieste di indennizzo per quanto verbali della Municipalità di Ovada, pp. XVI]. mente) del 5° Reggimento Ussari (secondo il fornito (coattivamente) alle truppe austro L’edificio, attualmente di proprietà della Fami- “Corriere Milanese” del 9 settembre 1799 che russe, francesi e polacche. glia Repetto, è posto sul lato destro di Piazza S. ricorda questo reparto operativo nella zona di Dal canto suo il generale Dabrowski Domenico (per chi guardi la facciata della Ovada)]. Per quanto riguarda il reggimento di impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 236

236

Fanteria “Alvinzi”, questo poteva essere il 76° in Vienna nel 1819 - opera citata). con tutti li strumenti la eseguirono su la Strada Infanterie Regiment “Alvinzi” fondato, nel 1733 12. Battaglia di Novi: durante la campagna, nel avanti al portone del Vescovado; essendo costì - sotto il Kaiser Karl VI - che, a fine Settecento, 1799, le truppe della Seconda Coalizione ave- d’alloggio il suddetto [generale Dabrowski] che presentava l’appellativo legato al nobile Richard vano sconfitto i Francesi a Cassano d’Adda co- anzi era alla finestra.”. Al compositore Wybicky Graf (1786) Freyherr von Alvinzi [Alvinczy]. stringendoli a ritirarsi nei territori della il Comune di Reggio Emilia dedicò una via. Tesi che troverebbe conferma nel verbale del no- Repubblica Ligure utilizzando la fortezza di 17. Vandermont: il notaio Raggi cita più volte taio Raggio [17 giugno 1799] che parla esplici- Gavi come perno difensivo. All’alba del 15 ago- questo ufficiale con grafie disparate (Vander- tamente di “Truppe tedesche di fanteria” in sto gli Austro-Russi avevano attaccato i Fran- mond, Vandermont, Vandernout). Per evitare in- Ovada. Tuttavia, non si esclude che il reparto cesi, schierati nelle vicinanze di Novi, e, dopo certezze, verrà sempre menzionato come menzionato come “Alvinzi” in realtà non fosse sanguinosi scontri, li avevano costretti a ritirarsi Vandermont. altro che un reggimento di Fanteria dipendente verso Gavi e verso Ovada. Battaglia non deci- dal feldmaresciallo austriaco Joseph Alvinczy siva ma famosa per la crudezza dei combatti- Bibliografia Freiherr von Berberek (Berberek, 1 febbraio menti. Gianfranco Vallosio, I Verbali della Municipa- 1735 - Ofen, 25 novembre 1810) conosciuto 13. S. Giacinto (Jacko) Odrovaz: (Cracovia, lità di Ovada - 1799/1800 - I.T.I.S. “C. Barletti”- anche come “Generale Alvinzi” che operava in Italia con le sue truppe. 1183 - 15 agosto 1257) studiò diritto e teologia Ovada - 1991. 7. “Vostra Nobiltà” e “Vostra Eccellenza”: titoli a Cracovia, Praga e Bologna. Ordinato sacerdote Lorenzo Olivieri, Cronaca della Seconda Cam- con cui i soldati russi erano obbligati a rivolgersi e successivamente divenuto canonico della Cat- pagna Napoleonica nelle Valli Stura e Orba agli ufficiali. Disposizione protrattasi sino al tedrale di Cracovia, durante un viaggio a Roma, (1799 - 1800), a cura di Massimo Calissano e Prikaz (ordine) n° 1, emesso dal Soviet (Consi- intorno al 1221, conobbe S. Domenico di Guz- Franco Paolo Oliveri - Quaderni delle Valli glio) di Pietrogrado il 14 marzo 1917, che abolì: man, fondatore dell’Ordine dei Domenicani. A Stura e Orba - Ediz. Comunità Montana Valle i titoli di “Vostra nobiltà” e di “Vostra eccel- seguito di questo incontro il futuro Santo decise Stura e Orba - Campo Ligure 1996. lenza”; l’obbligo del saluto e dell’attenti quando di diventare un discepolo di S. Domenico e per- Bruno Tassistro, Note tecniche sul Castello di il soldato era fuori servizio. Inoltre, tale ordine tanto iniziò una vasta predicazione nell’Europa Ovada, in URBS - Anno XX - Marzo 2007 -N° vietò agli ufficiali qualsiasi comportamento orientale ove fondò importanti conventi a Cra- 1 - pp. 49 e seguenti. sgarbato nei confronti della truppa. covia, Danzica e Kiev. Nell’iconografia S. Gia- Il Corriere Milanese - R. Stamperia di Luigi Ve- 8. L’”Albero della Libertà”, simbolo della Rivo- cinto è spesso raffigurato nell’atto di reggere in ladini - Lunedì 9 Settembre 1799 - N° 72. luzione Francese e della ideologia liberale re- una mano l’ostensorio e nell’altra una statua Gazzetta Universale - N° 71 - 75 - 76 - 77 - 78 - pubblicana, era stato piantato, per la prima volta, della Madonna. Infatti, secondo un racconto del 79 - 82 - Firenze - Ago./Sett. 1799. a Parigi nel 1790. In realtà, nella maggior parte Cinquecento, il Santo, costretto ad abbandonare MILITÄRISCHE ERINNERUNGEN vom dei casi, veniva piantato un palo, sormontato da il convento di Kiev, assalito dai Tartari, venne IAHRE 1701 bis 1838 - pubblicato a Praga nel un berretto frigio di colore rosso e ornato con richiamato dalla Vergine perché prendesse anche 1839 - (Von Prasser - pag. 51) - volume classi- bandiere , talvolta usato come punto di riferi- la sua statua. La presenza dei Domenicani in ficato al N° 21.Cc.217 presso la Österr. Natio- mento in occasione di cerimonie pubbliche. Ovada - risalente a fine Quattrocento - spiega la nalbibliothec - Vienna. 9. Termo: (oggi “Termine”) la località, posta particolare devozione degli Ovadesi verso que- MILITÄR SCHEMATISMUS DES ÖSTER- poco sopra la Chiesa di S. Lucia, deriva il pro- sto Santo Patrono. REICHISCHEN KAISERTHUMS - K.K. prio nome dalla presenza di una pietra confina- 14. Jan Henryk Dabrowski: (Pierzchòw, 29 ago- USAREN REGIMENT - (Von Morvay - pag. ria che segnava il confine tra il Comune di sto 1755 - Podere di Winnagora (Posnania), 6 305) Wien - Aus der K.K. Hof und Staats - Ovada e quello di Rossiglione. Luglio 1818) talvolta, è conosciuto come “Do- Druckerey - 1819. 10. Von Wrede: verosimilmente questo ufficiale broski” o “Dombroski” poiché in polacco Da- BERSUCH Einer Militarischen Geschidste des degli Ussari era il bavarese Karl Philipp Josef browski si pronuncia DONBROVSKI. Bayerichen Erbsolge Griegs - Jahre 1778 - Wrede, Barone von Wrede, nato a Heidelberg il 15. Tadeusz Kosciuszko: generale e politico po- Griegs Begeben Heiten - pubblicato a Konig- 29 aprile 1767, poiché, secondo le sue note bio- lacco (1746 - 1817) compì gli studi in scuole mi- sberg - anno 1781 - volume esistente presso la grafiche, allo scoppio della campagna del 1799 litari fra Varsavia e Parigi. Espatriato in Nord Library of the University of Michigan - (DD 801 combatté sotto le bandiere austriache. Successi- America, conobbe Giorgio Washington che lo - B 376 - S 46 - V. 3) in cui è citato il Reggi- vamente, grazie ad un lungo periodo di servizio arruolò nelle proprie truppe col grado di colon- mento di Fanteria “Alvinzi”. durante il quale, tra l’altro, comandò la 2ª Divi- nello del Genio. Rientrato in Polonia, combatté AUGSBURGISCHE ORDINARI POSTZEI- sione bavarese, raggiunse il prestigioso rango di a lungo, ma con scarsa fortuna, contro russi e TUNG VON STAATS, Gelcherten, Historis ... Generalfeldmarschall. Decedette a Ellingen il prussiani per liberare la propria terra. Morì in - Gazzetta Ufficiale pubblicata il 29 Giugno 12 dicembre 1838. Svizzera, ove si ritirato nel 1815, come esule. 1791. 11. Von Morvay: questo Casato, negli anni tra il 16. Jozef Wybicki: (Bedomin, 1747 - Ma- KONIGLISH BAIERISCHE STAATS ZEI- fine Settecento e l’inizio dell’Ottocento, aveva nieczki, Poznan, 1822) un cronista di Reggio ri- TUNG VON MÜNCHEN - Gazzetta Ufficiale due ufficiali negli organici dei Reggimenti Us- cordò con queste parole la prima esecuzione pubblicata Giovedì 17 Febbraio 1806. sari. Uno di questi era, quasi certamente, l’uffi- pubblica della “Mazurca”: “... La sera del 10 lu- ciale presente in Ovada nel 1799. (“Militär glio [1797] verso mezza ora di Sera fino alle ore Schematismus ...” Annuario militare pubblicato Due di Notte professori e dilettanti della musica impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 237

237 S. Paolo della Croce, la spiritualità francescana ed i Cappuccini di Gian Luigi Bruzzone

La figura di San Paolo della azione ed opera, compose un’uffi- Croce, nato in Ovada il 3 gennaio cio in memoria della passione per 1694 e morto in Roma il 18 otto- accompagnare il Salvatore dal- bre 1775, risulta stupefacente per l’orto degli olivi alla resurrezione, la vita intessuta di asperrime pe- firmava le lettere con il tau e via nitenze, di rigori ed ostacoli a enumerando. Insomma “tutta stento credibili e certo peculiari l’opera dell’uomo di Dio, in pub- al suo carisma, di un’indefessa blico ed in privato, mirava alla opera apostolica, di conversioni, croce del Signore”11. di prodigi e di avvenimenti che Del Santo ovadese basti ram- superano le umane forze1. Si in- mentare il nome della croce e l’ap- tuisce la possente statura di un partenenza ad essa voluto santo, antico e moderno ad un programmaticamente nel nome tempo, di un mistico2 che poté stesso personale (S. Paolo della tutto perché si riteneva nulla Croce), il simbolo cuoriforme e (dopo aver compiuto quanto pos- crociato cucito sul petto della to- sibile, beninteso), che “coman- naca. “Il suo primo biografo Vin- dava” a Dio, perché bramava cenzo Strambi12, un santo che sempre e soltanto compierne la spiega un altro santo, coglie subito santa volontà3. il nocciolo: Ebbe un desiderio ar- Non potremo mai stimare dentissimo di conformare la sua l’influsso esercitato con le sue vita a quella di Gesù Crocifisso, di sacre emissioni con la predica- risvegliare nei fedeli la memoria zione incentrate sulla passione della croce e della morte di Gesù. del Salvatore, un po’ come il più La passione di Cristo, espressione anziano San Leonardo da Porto massima dell’amore di Dio per Maurizio (1676-1751)4 ed i suc- l’uomo, è ispirazione ed energia cessivi Beato Leopoldo da Gaiche (1732- lori e nelle malattie, e se non dispone- del suo pensiero e della sua attività per 1815)5, San Gaspare del Bufalo vano della sacra scrittura. Bramava di tra- tutta la vita”13. Anche S. Paolo ricevette (1786-1837)6, Sant’Antonio Maria Gia- sformarsi nel Crocifisso, ne ricevette le le stimmate, ma interne, e il dolore era nelli (1789-1846)7. Paolo della Croce su- stimmate, riconosceva la croce in ogni lancinante, poiché proveniva da tutti gli scitò nella Chiesa una nuova famiglia strumenti della passione impressi nel suo religiosa chiamata dei Passionisti i quali cuore. Come per altri mistici e mistiche emettono il quarto voto di promuovere il stimatizzati, la sofferenza aumentava da culto per la passione di nostro Signore. giovedì pomeriggio alla domenica mat- Approvandone le regole il 16 novembre tina. 1769, il pontefice Clemente XIV escla- Convinto che per l’acquisto della cri- mava “che questa congregazione della stiana perfezione sia necessaria una Passione era venuta al mondo per ultima, buona guida (nemo judex in re propria mentre avrebbe dovuto essere la prima est, sentenziavano gli antichi giuristi), di tutte”8. Paolo si era affidato alla direzione spiri- Con questo breve scritto desideriamo tuale del Parroco di Castellazzo, dove la ricordare alcuni addentellati del giovane famiglia Danei si era trasferita. Questi Paolo Danei - questo il nome ed il co- tuttavia, dopo averlo provato, comprese gnome portato al secolo – con la spiri- di trovarsi dinanzi un fedele dotato di tualità francescana conosciuta sopra tutto doti straordinarie e - ruvido, ma onesto - tramite l’ordine cappuccino. lo indirizzò al P. Girolamo da Tortona, Molti punti fondanti la spiritualità cappuccino nel convento di Castellazzo, passionista combaciano con la spiritua- essendo maestro nella direzione spiri- lità francescana. Menziono appena la tuale più sperimentato di lui. compassione per Gesù crocifisso9 di San Di fatto Fra Girolamo riconobbe nel Francesco, il quale piangeva sempre giovane un’anima predestinata ad alte pensando alla passione del Salvatore e mete, ne assecondò gli ardenti desideri di sempre raccomandava ai suoi confratelli unirsi a Gesù Cristo, gli consentì la co- di ‘leggerÈ il libro della Croce di Cristo, munione quotidiana14. Constatandone poi giorno e notte10, massime durante i do- la generosa rispondenza alla Grazia e ti- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 238

238

Alla pag. precendente: in alto, San Paolo della Croce in un’incisione di fine Ottocento; in basso, “Vita del Ven. Servo di Dio p. Paolo della Croce” pubblicata da san Vincenzo Maria Strambi nel 1786 a Roma, per i tipi dei Lazzarini. In questa pag.: in alto, “Hotel Grande Italia”, Casa di San Paolo e p.za San Domenico in una foto dei primi del Novecento; in basso: veduta esterna del santuario di Nostra Signora del Gazzo, Sestri Ponente, altitudine 419 m s.l.m.

moroso di non compren- tolica, la misericordia dere appieno l’azione di- non va disgiunta la giu- vina, Fra Girolamo inviò stizia! Paolo dal confratello P. Il Danei frequentava Colombano Poggi15. Que- la chiesa cappuccina di sto cappuccino genovese Castellazzo, umile e rac- di santa vita, allora di colta. Un giorno ebbe stanza nel convento del- nelle adiacenze una vi- l’Immacolata concezione sione sulla divisa della di Ovada, era esperto congregazione passioni- nella direzione delle sta. Così annotò in una anime. Paolo vi si recò missiva18 l’interessato: parecchie volte, com- “L’estate passata (non mi piendo a piedi il non sovviene né mese, né il breve cammino di circa giorno; so bene che era il trenta chilometri. Col tempo che si raccoglie il 1718 - anno della dire- grano), un giorno feriale zione cappuccina - il giovane penitente Santissima del Gazzo, e nel vederla mi feci indegnamente19 la santa comunione intravide meglio i disegni della Divina sentì mosso il cuore al desiderio di quella nella chiesa dei frati cappuccini del Ca- Provvidenza su di lui. Confidò a Fra Co- solitudine, ma siccome ero impegnato stellazzo, e mi ricordo che fui molto rac- lombano le prime ispirazioni sui futuri nell’ufficio di carità per l’assistenza ai colto, dopo mi partii per andarmene a passionisti: l’amore per la solitudine, parenti, non potei effettuarlo, solo che casa e per la strada andava raccolto come 17 l’esigenza di una vita austerissima, l’ine- sempre lo tenevo nel cuore” . in orazione. Quando fui in una strada per vitabile desiderio di coinvolgere nel Purtroppo Fra Colombano e Fra Giro- voltare verso casa, fui elevato in Dio con nuovo progetto di vita altri compagni, la lamo con l’anno 1719 furono trasferiti ad altissimo raccoglimento, con scorda- fruttuosità della sofferenza liberamente altri conventi e Paolo passò sotto la guida mento di tutto e grandissima soavità inte- accettata ed offerta: aspetti consoni alla del canonico Policarpo Cerruti, peniten- riore. In questo tempo mi vidi vestito di spiritualità cappuccina e francescana in ziere della cattedrale di Alessandria. Fra nero sino a terra, come una croce bianca genere. L’esperto cappuccino gli chiese Girolamo peraltro ebbe ancora un lungo in petto e sotto la croce avevo scritto il di mettere per iscritto le comunicazioni colloquio con Santo, rimasto atterrito Nome Santissimo di Gesù in lettere bian- celesti e così, grazia tale a precetto, ap- dalla visione dell’inferno e la sorella Te- che, ed in questo istante mi sentii dire prendiamo molti particolari biografici in- resa, spiando all’uscio sentì esclamare: queste parole: “È questo il segno di cantevoli. Una lettera, ad esempio, “Oh, padre Gerolamo quanto è lunga quanto debba esser puro e candido quel ragguaglia sull’importanza avuta dal san- l’eternità!”. Il Signore infatti, come mani- cuore che deve portare scolpito il Nome tuario di Nostra Signora sul Monte Gazzo festò al fedelissimo Paolo la propria pas- Santissimo di Gesù. Di lì a poco tempo (m. 420 sul livello del mare) in Sestri Po- sione, frutto di ineffabile misericordia, vidi in ispirito a porgermi la santa tunica nente, dove si venera la Madonna della volle palesare altresì l’inferno, richiesto con il Nome Santissimo di Gesù e la Misericordia16, per secoli protettrice della dalla giustizia. Al contrario di quanto si croce tutta bianca, a riserva la tunica provincia ligure cap- insinua oggi, inquinando la dottrina cat- nera; ed io con giu- puccina. bilo l’abbrac- Ma ecco le parole ciavo...”20. del Santo: “Io pove- Sebbene resi- rissimo e gran pecca- dente nel convento tore Paolo di Pontedecimo, Fra Francesco, minimo Colombano si ricor- servo dei poveri di dava sempre di quel Gesù, due anni circa giovane straordina- dopo che il mio ama- rio e lo accompa- tissimo Iddio m’ha gnava con la convertito a peni- preghiera. Non solo. tenza, passando per Avendolo interpel- la riviera di Genova lato su di lui Monsi- verso ponente, vidi gnor Francesco una piccola chiesa in Maria Arborio di un monte sopra Se- Gattinara (1658- stri detta la Madonna 1743), barnabita, ve- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 239

239

In questa pag.: la facciata della Casa museo di San Paolo della Croce, oggi; in basso: San Paolo della Croce in una scultura di Ignazio Iacometti (1876) nella basilica Vaticana.

scovo di Alessandria dal 1706 al 1727, anche a motivo del grande rispetto e venera- il cappuccino genovese rispose con le zione per il SS.mo, oggi perduti nell apo- più ampie lodi, suggerendo di non tar- stasia odierna. dare a rivestirlo dell’abito passionista. 15. Cappuccino dal 1701, morto in Final “Per mezzo di V.S. Ill.ma il Padre della Marina il 26 giugno 1752; coadiuvò S. Paolo misericordie e il Dio di ogni consola- a compilare le Regole. zione si è degnato di consolare il mio 16. Cfr. Santuario N.S. della Misericordia povero cuore. Mi sono dato molta pena sul Monte Gazzo. Guida illustrata, Genova, per condurre le anime alla perfezione, Marconi, 1960; G.L. Bruzzone, Il Santuario ma oggi, grazie infinite alla divina di N.S. di Misericordia sul Monte Gazzo, in bontà, vedo con gioia quanto sia facile “Mater Misericordiae”, LXXIII, 4, luglio- a Dio arricchire in un momento il po- agosto 1983; Giovanni Meirana, La Liguria vero, oggi soprattutto che Paolo Fran- dei santuari, Genova, Sagep, 1993, pp. 110- cesco ha rivestito, penso, il santo 111. abito...”21. 17. S. Paolo della Croce, Lettere, Roma, Quando poi Paolo presentò al Ve- 1924, vol. IV, p. 217. scovo le regole per l’approvazione gli 18. I biografi di S. Paolo della Croce atte- fu suggerito di consultare padre Co- stano che abbia vergato non meno di 32.000 lombano. Perciò, nei primi giorni del lettere! Cfr. Gino Concetti, Le lettere ai laici gennaio 1721 partì alla volta di Genova di San Paolo della Croce, in “Osservatore percorrendo a piedi nudi le vie ghiac- romano”, 12 giugno 2003. ciate, traversando il valico degli Ap- rio biografico degli italiani, Roma, Treccani, 19. Aggettivo scaturito dall’umiltà di Paolo pennini sommerso dalla neve e spazzato 2005, LXIV. della Croce. da una furiosa bufera. Voleva obbedire 6. La più circostanziata biografia è quella, edita 20. S. Paolo della Croce, Lettere, Roma, 1924, subito al consiglio del suo vescovo. Ben- postuma, di Amicare Rey, Gaspare del Bufalo, vol. IV, p. 217. ché non sia rimasto documento alcuno, è Albano Laziale, Primavera missionaria, 1979; II 21. P. Colombano, Lettera a Mgr F.M. Arborio, facile immaginare quanto fra Colombano ed. 1982. 25 novembre 1720. si commuovesse al vedere il proprio fi- 7. Fra le numerose biografie pubblicate del glio spiritual e ne approvasse in pieno la Santo, le due più apprezzate dalle sue figlie (le regola, giacché al ritorno furono tosto au- suore di N.S. dell Orto, dette Gianelline) sono torizzate dal vescovo diocesano di Ales- quelle di Giuseppe Frediani, S. Antonio Maria sandria. Gianelli, Roma, Herder, 1951 e di Salvatore Ga- rofalo, Un grande vescovo per una piccola dio- Note cesi. Sant’Antonio Maria Gianelli, Cinisello 1. Se mi è concessa una confidenza, ricordo Balsamo, Paoline, 1989. come la prima chiesa di Roma da me visitata – 8. P. Luigi Teresa di Gesù, S. Paolo della Croce. mentro mi trovavo all Ospedale militare al Fondatore dei passionisti, Roma, Postulazione Celio – fosse quella dei SS. Giovanni e Paolo, generale C.P., 1952, p. 177. con la cappella contenente le spoglie di S. Paolo 9. “Il ricordo della passione di Cristo si impresse della Croce! E quanto rimanessi colpito, anni così vivamente nelle più intime viscere del suo dopo, al visitare la casa natale del Santo in cuore, che, quando gli veniva alla mente la cro- Ovada. Ovada, devi fare di più per il Tuo più cifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, grande figlio! Supplicalo che ci salvi dall apo- anche esteriormente, dalle lacrime e dai sospiri”: stasia! così San Bonaventura, Legenda maior, I, 5. 2. Antonio Calabrese, La via mistica di San 10. S. Bonaventura, Legenda maior, IV, 3. Paolo della Croce, Roma, L.E.V., 2009. 11. S. Bonaventura, Legenda maior, I, 1 (mira- 3. Fra le numerose biografie pubblicate del coli). Santo ovadese, la più ampia e la migliore è 12. 1745-1824, passionista, predicatore, ve- quella del compianto e coraggioso teologo: En- scovo di Macerata e Tolentino dal 1801, vessato rico Zoffoli, San Paolo della Croce. Storia cri- dal Buonaparte, canonizzato da Pio XII l anno tica, Roma, curia C.P., 1963-68. 1950. 4. Ad Imperia è sorto un centro di studi a lui in- 13. Gabriele Cingolani, San Paolo della Croce. titolato che raccoglie documenti sul Santo, ne Incendiare il mondo d’amore, Torino, LDC, promuove la conoscenza ed il culto, ne ha stam- 1993, p. 155. pato l epistolario ed altri volumetti. 14. Com’è noto, fino al magistero di Pio X, la 5. Rimando alla „voce pertinente nel Diziona- comunione quotidiana non era di uso comune, impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 240

240 La nonna Angerinin. La vita nelle campagne ovadesi al tempo della mezzadria di Lorenzo Bottero

Lo scopo di questa storia non è quello erano i funghi che raccoglievano, ma na- prete di quei tempi. di raccontare la vita della protagonista, la turalmente il raccolto era legato al capric- Questa mia zia aveva anche un modo originalità delle vicende vissute dalla cioso comportamento de tempo. La di comportarsi, soprattutto con i bambini, stessa e dalla sua famiglia, ma di eviden- provvidenziale pioggia doveva cadere nel che per l’autorevolezza che sprigionava, ziare il modo in cui erano costretti a vi- periodo giusto e doveva essere seguita assomigliava decisamente ad un prete di vere i mezzadri dell’Ovadese, sottomessi, dal caldo adeguato. E tutti gli anni non campagna. in tutti i modi, ai padroni delle cascine, era così. Quando veniva a far visita a sua so- che avevano in conduzione, in base al Mia nonna aveva diverse sorelle e, fra rella, a mia nonna, per salutarmi, aveva “contratto di mezzadria”, allora in vigore, queste, la più giovane aveva rinunciato a un modo tutto singolare: mi avvicinava che regolava un rapporto, ritenuto un re- farsi una famiglia, non aveva cercato… o con forza a lei e con una mano mi acca- siduato medioevale. non aveva trovato marito. Aveva però tro- rezzava il capo affettuosamente. E anche Mia nonna, “Angerinin”, era nata in vato un singolare impiego, era andata a in questo gesto vedevo tutta la sua padro- una cascina della zona montana del co- fare la “serva del prete”, come a quei nanza e nutrivo un notevole stato di sog- mune di Lerma. tempi era definita la perpetua. Era quel gezione. Quando, accanto a lei, alzavo lo La caratteristica più significativa della personaggio che accudiva ai lavori dome- sguardo per vederla in viso, mi appariva sua origine, che si è portata dietro per stici nella canonica, nella residenza del ancor più gigantesca, a giustificare il per- tutta la vita, era il dialetto, che utilizzava sacerdote, ma finiva per essere anche de- sonaggio che io vedevo in lei. Quando se per esprimersi. Il suo modo di parlare un legata a funzioni più importanti, per la ne andava per me era uno stato di sollievo po’ assomigliava al genovese, ma non era chiesa in generale. Era una mansione che che cercavo, compatibilmente al mio neppure uguale al dialetto, che si parla allora certamente appagava chi poteva stato d’animo, di nascondere, soprattutto, ancora oggi nella zona montana. Era un assicurarsi quel posto di lavoro. a mia nonna. “parlare dei bricchi”, come lei stessa era La ricordo alta, quasi gigantesca, in- Angerinin si era sposata molto gio- solita definire, con una certa padronanza, dossava abiti simili a quelli dei preti di vane: il nonno, che portava il mio stesso quasi a sottolinearne la eccezionalità. un tempo, neri e lunghi fino alle caviglie. nome, era più anziano di tredici anni e la Molti usavano prenderla in giro, can- Già allora, ma ancora oggi, a me sorge un nonna, in certe occasioni, l’ho sentita sus- zonarla, proprio perché, dopo tanti anni dubbio, che quelli che indossava mia zia surrare: “ma era un bell’uomo”. Eviden- vissuti in altre località, in diversi am- fossero veramente le vesti dismesse del temente, con questo, intendeva bienti, a contatto con tante altre persone, prete. giustificare la notevole differenza d’età. non aveva cambiato minimamente il suo Come mia nonna, portava i capelli le- “Mezzadria” era definito il rapporto originale modo di parlare, utilizzando gati dietro la nuca, ma notevolmente più fra il proprietario e il mezzadro, che im- anche definizioni che finivano per essere tirati. Per questo, ad osservarla di fronte, pegnava quest’ultimo alla coltivazione addirittura originali. aveva un aspetto decisamente mascolino, del terreno del proprietario, naturalmente Ma lei non se ne doleva, anzi, andava che la faceva assomigliare proprio a un secondo le sue indicazioni, e ad assicu- fiera di poter ricordare a tutti le sue rare una serie di servizi nei con- origini, che erano di una famiglia fronti della famiglia del “padrone”, estremamente modesta, per non tutto regolamentato da un apposito dire più esplicitamente povera, “contratto”. Oltre al documento uf- come erano praticamente tutte ficiale. c’erano quasi sempre ulte- quelle che, ai suoi tempi, vivevano riori obblighi a carico del nelle zone montane, quando tutte mezzadro, che tacitamente, nel le cascine erano abitate. corso del tempo, dava per accettati Allora, infatti, in ogni cascina, e poi debitamente rispettava. anche nella più modesta e disa- Nei tempi più antichi, il rac- dorna, viveva una famiglia, che colto del podere andava tutto al pa- quasi sempre era numerosa. Ma le drone, il quale, naturalmente, esigenze che le famiglie di questi teneva conto delle spese di condu- montanari si creavano erano estre- zione, quasi sempre con l’opera in- mamente modeste. Conducevano termediaria del “fattore”, una vita che si può tranquillamente personaggio il più delle volte am- definire di stenti e privazioni. Una biguo, che fra i due contendenti scodella di latte, un pugno di ca- cercava di fare i propri interessi e stagne secche, polenta, formag- non certo quelli del mezzadro. getta, erano gli alimenti abituali, Così il mezzadro doveva essere che si potevano permettere e che subordinato anche alle sudditanze avevano a disposizione. Risorsa di questo personaggio, che finiva importante, per queste famiglie, per essere un ulteriore mezzo, per impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 241

241

Alla pag. precendente: nonno Lorenzo e nonna Angerinin. In questa pag.: copertina e primi articoli di un contratto di mezzadria (1912).

obbligarlo ad ulteriori comportamenti a unico figlio, mio padre, si è presentata favore del padrone, anche quando lo l’occasione di andare a prestare la sua stesso, non se la sentiva di imporre in opera come balia. Rimase così presso una modo diretto al mezzadro. famiglia benestante, i “signori marchesi”, Anche mio nonno e mia nonna non come lei li ha sempre definiti, con rispet- sapevano né leggere né scrivere, come toso senso di sudditanza. Vivevano a Ge- quasi tutti i mezzadri di un tempo. Alla nova, ma avevano anche una villa ad fine dell’annata agricola, quando le cose Ovada dove trascorrevano il periodo andavano bene, i rapporti economici, fra estivo. Vi rimase per ben sette anni, un padrone e mezzadro, erano alla pari, ma periodo, quindi, ben più lungo di quello frequentemente il mezzadro si trovava in necessario per l’allattamento del bam- debito nei confronti del proprietario. Ed bino, che era naturalmente coetaneo di evidentemente, questa, era una condi- mio padre. zione ideale per rafforzare il rapporto di Quindi mio padre non ha avuto la sudditanza che il mezzadro doveva avere mamma ad accudirlo, ma lo hanno se- nei confronti del proprietario. guito nei suoi primi anni della vita, nella E, come raccontava mio nonno, era famiglia numerosa dei fratelli di mio umiliante per il mezzadro andare dal pa- nonno, che viveva in una cascina a Rocca drone, magari per la richiesta di un po’ di in fila indiana, il mezzo di trasporto, sul Grimalda. Grazie alla disponibilità delle farina o di polenta per sfamare la fami- quale c’era tutto quello che possedevano. zie, delle cugine più alte di lui, che hanno glia, e sentirsi chiedere, con tono peren- Avevano il capo chino, quasi a voler sostituito la mamma. Quindi mio padre, torio: “ma l’avete già mangiata tutta?”. chiedere scusa. Indiscutibilmente erano già nei primi anni di vita è stato privato di Con il passare degli anni vennero mu- tristi, lasciavano amici, i vicini di casa, quell’affetto materno, che nessuna altra tati i comportamenti fra i contendenti; al con i quali avevano condiviso la vita ed i persona è in condizione di offrire ad un mezzadro venne assegnata la sua parte problemi, magari per tanti anni, ed erano bambino, del raccolto, con la facoltà di commer- costretti a cercarli altrove, anche se fra la A costo di un sacrificio, che solo lei ciarla direttamente. povera gente non era difficile che matu- ha saputo quanto gli è costato, ma di Le famiglie dei mezzadri vivevano rassero amicizia e solidarietà invidiabili. fronte alle necessità di mettere su casa e sempre con lo spauracchio della “di- È un ricordo che si tramanda nel quindi avere le possibilità di formare re- sdetta” dalla quale potevano essere rag- tempo quello della solidarietà che esi- almente una famiglia propria, in sostanza, giunte, in base naturalmente al contratto steva fra le famiglie che vivevano in cam- di avere i mezzi necessari per mettersi in di mezzadria, entro la data dell’11 mag- pagna. Disponibili ad assistere un condizione di vivere col marito ed il fi- gio, cioè sei mesi prima di quando avreb- ammalato, disponibili a sostituire il col- glio, Angerinin, è rimasta a fare la “balia” bero dovuto lasciare liberi i terreni ed i lega in difficoltà, ed erano soliti raggrup- anomala per un periodo così lungo. locali della cascina dove viveva la fami- parsi in giorni festivi per sostituirlo nei I “signori marchesi” sono rimasti glia. Ricevere la disdetta significava do- lavori che erano necessari al terreno che sempre, nel tempo, un punto di riferi- versene andare entro il giorno di San aveva in conduzione. mento per mia nonna, che ha sempre nu- Martino, 11 novembre, e A mia nonna, quando ha avuto il suo trito, nei loro confronti, un quindi, entro quella data, certo rispetto ed affetto che c’era la inderogabile ne- forse, in parte, era anche ri- cessità di trovare un altro cambiato. padrone, un’altra cascina, Quando tornò da balia, altro terreno da lavorare, finalmente Angerinin potè ma anche altri locali per riabbracciare figlio e ma- alloggiare la famiglia. rito, la famigliola potè final- Era una immagine ve- mente comporsi. L’unica ramente desolante vedere alternativa per vivere, al- la famiglia di un mezzadro lora, non poteva essere altro adoperarsi a caricare le che quella della mezzadria. misere masserizie sul Il mestiere di mio nonno carro, trainato dai buoi, ed non poteva essere che effettuare il trasloco da quello del contadino, del la- una cascina all’altra. Fa- voratore della terra. ceva una certa impressione Trovò così terreno da la- vedere i componenti della vorare e casa da viverci, na- famiglia seguire, a piedi ed turalmente alle condizioni impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 242

242

In questa pag.: in alto, vendemmia nell’Ovadese. In basso, “Contadini” di Franco Resecco.

dettate dal contratto di scello d’ulivo benaugu- mezzadria, probabil- rante. Ragazzino, è toc- mente con ulteriori inte- cato anche a me il grazioni. pretese dal “privilegio” di portare il proprietario. burro al padrone, dopo Naturalmente, nonna che era stato opportuna- Angerinin, anche per mente conservato al fre- l’esperienza acquisita nei sco in un cestino che, con sette anni di servizio una corda veniva appeso presso i “marchesi”, pre- nel pozzo a filo dell’ac- stò subito tutte le atten- qua in modo che benefi- zioni possibili nei ciasse al massimo del riguardi della famiglia fresco che la stessa acqua del padrone. Ed anche di sorgente sprigionava. quando, dopo anni, mio La padrona o la so- padre è cresciuto e ha ini- rella, al mio arrivo, apri- ziato a coadiuvare mio vano la porta ed nonno nei lavori nel po- drone, il mezzadro aveva l’obbligo, afferravano il cestino col dere, naturalmente accrescendo l’attività quando gestiva per proprio conto la burro e la richiudevano quasi sempre che portava più beneficio anche al pa- mucca, di assicurare al padrone anche il senza rivolgermi una parola. Mai un drone. Ma il rapporto fra padrone e mez- latte e il burro che gli necessitava. gesto di ringraziamento che naturalmente zadro era sempre particolarmente E nonna Angerinin non si limitava a io non dovevo pretendere: erano i… pa- staccato, a confermare ed a sottolineare confezionare per il padrone il solito pa- droni, la nonna me lo aveva spiegato ri- la ben nota diversità di classe sociale. netto di burro, ma con una abilità che le petutamente. Dovevo accontentarmi delle Poi a ridosso della guerra di Libera- era propria, con il burro modellava una coccole di cui lei non era certamente zione. grazie ad alcuni personaggi che sorta di nido, con un colombo con le ali avara nei miei confronti…. ero l’unico avevano un passato antifascista, anche distese, a protezione dei due piccoli a nipote. nelle campagne la gente iniziò ad interes- fianco, uno per lato. Era una vera “com- Nonna Angerinin, da quando l’ho co- sarsi di politica e di rivendicazioni sala- posizione di burro” tutta ricamata, tanto nosciuta, camminava con una certa diffi- riali. da raffigurare le piume, gli occhi erano coltà, colpa soprattutto di malformazione Con gli anni la mezzadria è stata abo- due semi di segala, mentre nel becco gli ai piedi che lei definiva “cipolle”, ma lita, ma ai padroni delle cascine di allora veniva sistemato un ramoscello di prez- anche perché accusava una sorta di di- sono rimaste molte responsabilità dei zemolo, quasi ad ipotizzare un ramo- sturbo al cuore. Era questo il motivo per tanti terreni abbandonati e terreni tra- il quale ogni tanto veniva colta dall’au- sformati in boschi. E nelle nostre zone, mento della ritmia, che lei definiva “bat- ciò è confermato soprattutto e dove era ticuore”. Ma, sempre, dopo un breve preminente la mezzadria e dove i pa- riposo, il suo viso tornava normale e con droni dei terreni erano tutt’altro che im- il suo abituale sorriso rassicurava: “mi è prenditori. Basta ricordare quando i passata”. padroni non mancarono di evidenziare Quando alla cascina arrivava il pa- la loro contrarietà ad utilizzare il bue e drone, Angerinin si animava. Pronta- l’aratro per rimuovere il terreno fra i fi- mente si slacciava il grembiule e lo lari dei vigneti. Forse avevano tema che gettava altrove. Era un gesto che lei cer- il mezzadro facesse meno fatica che la- tamente riteneva reverenziale. Mentre gli vorare la terra con la zappa e la vanga. si avvicinava per ossequiarlo, faceva at- Ma tornando a mia nonna Angerinin, tenzione di non inciampare con le cia- significativa era l’attenzione che lei batte che indossava e che lei stessa aveva nei confronti del padrone, che si abilmente si costruiva con stracci di ricu- evidenziava in fatti concreti che, con il pero. passare degli anni, erano divenuti diritti Ma al di là delle attenzioni formali di e che, naturalmente, lei riconosceva e ri- mia nonna, che confermavano la suddi- spettava, anche quando il suo compor- tanza del mezzadro nei confronti del pa- tamento indispettiva, e non poco, mio drone, c’erano altri comportamenti padre. concreti, come quelli di assicurargli i cap- Al di là delle primizie, che indiscuti- poni a Natale e le uova fresche di gior- bilmente toccavano alla famiglia del pa- nata. Un obbligo abbastanza originale del impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 243

243

In questa pag.: in alto, cascina Manovra di Sant’Evasio. In basso, si suona e si beve alla cascina Manovra.

mezzadro nei confronti nitori, ritornarono a Ge- del padrone, che forse nova dai padroni per non era previsto da molti esprimere loro, le scuse contratti di mezzadria, ma che la “malefatta” richie- comunque era divenuto deva. una consuetudine. D’altra parte le di- Quando la famiglia scussioni e le risse che del mezzadro compren- potevano avvenire in deva una ragazza, questa casa del padrone, certa- doveva andare presso la mente, non potevano es- famiglia del padrone per sere considerate tali dai un certo periodo, per al- mezzadri e dai loro figli, cuni anni, a svolgere ser- perché non potevano per- vizi domestici, in pratica mettersi di commentarle a fare, come veniva defi- e di dare un giudizio di nita, la “serva del pa- alcun genere. I padroni drone”. vivevano nel loro mondo I miei nonni avevano che doveva essere, co- solo un figlio maschio, munque, rispettato. ma per assolvere anche a Mia nonna Angerinin questo obbligo costrin- dando la sensazione, almeno apparente- era buona, ma certe volte sero mio padre, ancora giovanissimo ad mente, di avere colpe a suo carico vera- assumeva un aspetto abbastanza autorita- andare a Genova al servizio presso la mente da rimediare. Una sera la donna rio nell’ambiente familiare e la sua spon- casa del padrone. E vi andò in compagnia andò oltre i limiti e dopo l’ennesima di- tanea sorta di padronanza la riservava di una ragazza coetanea, figlia di un’al- scussione impugnò addirittura una pi- soprattutto nei confronti del marito, mio tra famiglia di mezzadri che vivevano in stola. nonno, che, come tutti i contadini di un un’altra cascina di Ovada. I compiti affi- Mio padre e la ragazza, che con lui tempo, era solito bere qualche bicchiere dati a mio padre erano i più svariati, com- condivideva la non facile esperienza di di vino in più. Abuso che certamente ha prendevano anche specifici lavori soggiorno nella casa del padrone, trascor- pagato, a caro prezzo con una tremenda domestici di vario genere, doveva, poi, sero la notte insonni, con gli occhi ancora cirrosi epatica che lo ha portato alla fine andare a fare la spesa, ma anche accudire sbarrati dalla paura, all’alba, raggiunsero dei suoi giorni. al cavallo, pulirlo, attaccarlo alla carrozza la stazione e con il primo treno tornarono Ma quella di mia nonna, in fondo, era e metterlo nella stalla. ma anche condurlo a casa. una arroganza bonaria nei confronti del per le vie della città, un compito non fa- Non l’avessero mai fatto, subito in marito, tanto erano frequenti le occasioni cile, per un ragazzino di quell’età, anche giornata, accompagnati dai rispettivi ge- che perché il marito si limitasse con il se a quei tempi il traf- vino, finiva per sco- fico era ben diverso. lare lei stessa il bic- Innumerevoli le chiere, e portarne così avventure di cui mio lei stessa le conse- padre, assieme alla guenze per aver be- sua compagna, è stato vuto più del solito. testimone della vita “Angerinin” era familiare del padrone. estremamente pau- Non era sposato, rosa. Ricordo il bom- ma conviveva con una bardamento del 24 donna, che natural- giugno 1944, giorno mente, per noi, era la di San Giovanni Bat- “signora padrona”, tista, quando aerei al- una donna estrema- leati presero di mira mente possessiva che l’abitato di Ovada. interpretava alla per- Seppur noi ci trovas- fezione il ruolo di pa- simo dall’altra parte drona di casa. Si della collina di San- dichiarava gelosa, so- t’Evasio, si vedevano lita a fare scenate, che gli aerei iniziare la il marito subiva, picchiata per poi impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 244

244

In questa pag.: in alto, vendemmia nell’Ovadese, corba d’uva. In basso, la nonna e il pronipote.

sganciare le bombe. Lei si è rifugiata con balli sull’aia. Per l’occasione gli sotto un albero di nocciole che con la improvvisati fisarmonicisti anda- sua caratteristica forma, con i rami vano a ruba. Ma la festosità delle formava una sorta di ombrello e dava vendemmiatrici si sprigionava anche la sensazione di essere una prote- nel corso della giornata, mentre stac- zione. Sempre nel suo originale dia- cavano l’uva nei filari, ed i canti letto, invocava Dio, non tanto perché echeggiavano da una collina all’al- facesse finire il pericolo che era in tra. Erano, certamente, espressioni di corso, ma perché fosse perdonata dei allegria alla quale prendevano parte peccati che eventualmente lei stessa anche i contadini, per festeggiare la aveva commesso, fino a quel punto vendemmia, che, per loro, era il ri- della vita. sultato di una annata di duro lavoro. Le risorse per le famiglie dei mez- E dopo la Liberazione l’amore zadri erano estremamente limitate, ma che i mezzadri avevano per il loro la- la loro generosità si manifestava in voro si è espresso anche con la orga- ogni occasione, per chi si presentava nizzazione di una festa dell’uva che alla porta, una scodella di minestra, ha preso spunto da quelle grandiose un bicchiere di vino, una fetta di po- realizzate ai tempi del dottor Ighina. lenta non veniva negata a nessuno. E E proprio il carro della zona di San- di questo erano coscienti anche i gi- t’Evasio finì addirittura con una ri- rovaghi che, sebbene le porte delle ca- di una intera annata di duro lavoro del produzione sulla prima pagina di un scine fossero sempre aperte non si contadino, ma anche per la festosità che settimanale di quei tempi, mentre in permettevano di entrare in casa, e se non l’evento portava con sé. Ogni cascina era un’altra occasione il carro del “Dolcetto c’era nessuno si allontanavano. in festa anche per la presenza delle ven- di Ovada” vinse il primo premio alla Mia nonna era felice, quando poteva demmiatrici. Erano giovani ragazze che “Festa dell’Uva e del Vino” di Torino. La ospitare parenti ed amici. Si faceva in dalle zone dell’appennino approdavano festosità si espresse anche con le serate quattro per accudirli, per mettere a loro nelle varie cascine per raccogliere l’uva. da ballo su piste improvvisate realizzate disposizione tutto ciò che aveva. E, la ca- La presenza di tante gradite ospiti nelle varie frazioni, San Bernardo, San- ratteristica dell’ospitalità l’ha ereditata suggeriva nelle ore serali anche festosità t’Evasio, San Lorenzo, ecc. ma anche in anche mio padre e la nostra casa città, in piazza Castello o alla rotonda negli anni a venire è stata meta di di piazza XX Settembre. Lo scopo, molte persone che approfittando del oltre che creare momenti di diverti- raccolto della frutta, soprattutto delle mento, era anche quello di valoriz- pesche, non disdegnavano di gustare zare i prodotti del momento, come le la frutta di stagione e anche di bere pesche. qualche bicchiere di vino, assieme a Intanto i mezzadri lasciarono le pane e salame. cascine, andarono a lavorare nello Fra le circostanze dell’ospitalità stabilimento, soprattutto alla Ormig, della mia casa, un certo periodo, ri- dove finalmente poterono contare su cordo gruppi di giovani che a sera quell’introito sicuro per le loro fami- inoltrata occupavano la cucina e mio glie, che avevano sognato negli anni. padre faceva da spola dalla cantina Fu così che le cascine furono abban- per portare grosse micche di pane donate e molti vigneti in breve tempo che gli ospiti divoravano, anche si sono trasformati in boschi. senza attendere il salame che nel Per legge, nel 1964, è finita l’era frattempo affettava. Col tempo ho della “mezzadria”, della quale mia poi capito che erano i giovani che nonna Angerinin e la sua famiglia cercavano di sfuggire ai tedeschi. hanno fatto parte. Erano i partigiani che durante la giornata erano rimasti nascosti. Sono poi saliti in montagna, i più alla Be- nedicta. Evidentemente il periodo più piacevole da vivere in campagna era quello della vendemmia. E non solo perché era l’occasione del raccolto impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 245

245 La Grande Guerra 1915-1918: i caduti di Silvano d’Orba (2ª parte) di Giovanni Calderone

LASAGNA Giuseppe, di Biagio e spingendosi, spesso, nelle linee più avan- Lasagna Angela, soldato della 975ª bat- zate e nei punti più pericolosi. In una spe- teria del 1°reggimento di Artiglieria da ciale circostanza, visti giacere in Fortezza, matricola n. 32242. Nato il 19 prossimità del nemico due feriti di altro maggio 1893 a Silvano d’Orba, è chia- reggimento, dando prova di coraggio e di mato alla visita di leva il 19 marzo 1913, alto senso di altruismo, si slanciava, con non sa leggere né scrivere. Viene arruo- evidente pericolo, in loro soccorso e cari- lato solo un anno dopo, il 3 marzo 1914, candosi sulle spalle il più grave lo por- perché fino a quella data è lasciato a casa tava nelle nostre linee, benché fatto in attesa del congedo del fratello Carlo, segno, a breve distanza, di parecchie fu- della classe 1891. Il 3 marzo 1914 è dun- cilate, una delle quali lo feriva alla que incorporato nel Gruppo di Genova schiena”. Monte Zovetto, 9 giugno 1916. del 1° reggimento di Artiglieria da For- Don Agostino, il tenente Marcenaro, tezza da costa. Il 1° gennaio 1916 è trat- trascorso un breve periodo di convale- tenuto alle armi per mobilitazione in base scenza, partecipa a tutte le operazioni del all’articolo 233 del Testo Unico di reclu- del 22 maggio di quello stesso anno. suo reggimento e il 10 di novembre 1917 tamento. Il 10 marzo 1917 giunge in ter- Giunto al distretto di Voghera il 10 è nella zona Malo – Santa Caterina dove ritorio dichiarato in stato di guerra. novembre, è incorporato nella 2ª Compa- la Brigata Liguria si è trasferita alle di- Muore il 26 agosto 1917 alle ore “una gnia di Sanità il 16 novembre 1915; il 28 pendenze della 57ª divisione e come ri- e minuti cinquanta” a Devetachi, sul febbraio 1916 riceve, però, la nomina a serva tattica agli ordini del Comando Carso. Devetachi (Devetaki) è una fra- Cappellano Militare ed è assegnato al truppe Altipiani. Il nemico, che da vari zione del comune di Doberdò del Lago 157° reggimento della Brigata Liguria. giorni preme sull’Altopiano, intensifica che oggi si trova sul confine italo-sloveno La Brigata Liguria all’inizio delle la sua azione e, nella notte tra l’11 e il 12 a pochi chilometri da Opacchiasella ostilità è alle dipendenze della 33ª divi- novembre, due battaglioni del 157° reggi- (Opatje Selo) e da Castagnevizza (Ko- sione ed è acquartierata nei dintorni di mento, schierati a nord - est di Gallio, re- stanjevica), tutte località situate a breve Udine. Nel primo anno di guerra i due spingono con forza le infiltrazioni distanza da Gorizia. reggimenti della Liguria (157° e 158°) nemiche nella zona di Casa Tanzer. Con Il corpo di Giuseppe, sepolto a Deve- sono impegnati nell’alta e media valle la caduta del Monte Longara, però, la no- tachi, fu poi trasferito nel Sacrario Mili- dell’Isonzo, nelle zone di Luico e di Tol- stra linea di difesa deve essere arretrata e tare di Redipuglia, tomba 20125, gradone mino. Nei primi mesi del 1916 il 157° ri- il 13 novembre la Brigata Liguria si ripo- 10. Era il fratello di Lasagna Giovanni mane nella zona di Luico, dove attende a sizione sul tratto Monte Zomo-Campa- Battista papà di Lasagna Giuseppina, lavori di rafforzamento, mentre il 158° si nella-Val Frenzela. Per tutta la giornata mamma di Emilia ed Anna Carrea. Nata alterna con un altro reggimento nel ser- del 14 novembre le truppe nemiche attac- nell’ottobre del 1918, Giuseppina ri- vizio di linea nel settore del monte Mrzli. cano le posizioni italiane alla Casara Me- corda, nel nome, lo zio Giuseppe. Ai primi di maggio i due reggimenti sono letta Davanti e la sera del 15 riescono ad riuniti a Luico e quando a metà del mese aprirsi un varco e a scendere verso Monte MARCENARO Agostino, di Giu- ha inizio l’offensiva austriaca in Val Su- Zomo, minacciando l’estrema destra seppe e di Boccalero Catarina, sacerdote, gana (nota come Strafexpedition) la Bri- della “Liguria” che, tuttavia, riesce a ri- cappellano militare e tenente nel 157° gata è trasferita in tutta fretta a nord di cucire lo strappo e a collegarsi con il bat- reggimento di fanteria della Brigata Li- Vicenza; il 1° giugno è destinata, quale taglione Alpini “Monte Baldo”, guria. Nato il 1° dicembre 1887 a Silvano riserva, nella zona di Casa Casarotto - rinforzando la linea con un battaglione d’Orba, è morto il 17 novembre 1917 sul Ospedaletto - Antonetta. Il 5 giugno tutta del suo 158° reggimento. La sera del 16 Monte Zomo (Altopiano di Asiago) per la Brigata sale sull’altopiano di Asiago novembre, dopo tre ore di bombarda- le ferite riportate in combattimento. Alto accampandosi nella zona di Paù e il mento preparatorio, intorno alle dician- un metro e sessantotto centimetri, di co- giorno successivo il 157° reggimento si nove quando è già buio, nel corso di un lorito roseo e occhi castani, con una den- porta in linea sul fronte Val Lastaro- nuovo e violento attacco alle nostre posi- tatura sana e una cicatrice sulla coscia Monte Zovetto. zioni sul Monte Zomo, gli Austriaci rie- destra, è ancora studente (seminarista) Il 9 giugno don Agostino si distingue scono a mettere piede sulle posizioni che quando viene chiamato alla visita di leva in modo particolare per il comportamento due compagnie del 157° reggimento , la nell’aprile del 1907. Abile di terza cate- che tiene sul campo di battaglia e gli me- 3ª e la 6ª avevano conquistato con una goria, non partecipa alla guerra di Libia, rita la prima Medaglia d’Argento al Valor lotta sanguinosa e molte perdite. dove perde la vita suo fratello, ma è chia- Militare con la seguente motivazione: Non sappiamo se don Agostino, Cap- mato alle armi nel 1915 “per mobilita- “Con esemplare zelo e coraggio di- pellano del 157° reggimento, sia stato zione “come stabilito dal Regio Decreto simpegnava le funzioni del suo ministero colpito nella tarda serata del 16 o la mat- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 246

246

In questa pag.: anni ‘20, Silvano d’Orba, piazza Cesare Battisti.

tina del 17 novembre quando il ufficiale di atto di morte compi- nemico scatenò un ulteriore at- lato dal nemico “ è stata confusa tacco alle nostre posizioni sul la Boemia con la Bosnia. La Monte Zomo e la Meletta. Boemia non c’entra per nulla, Il tenete Igino Dani, incari- anche perché i prigionieri di cato della tenuta dei registri di guerra impiegati nella miniera di Sato Civile presso il 157° reggi- Ljnbija costituivano un sottore- mento di fanteria, dichiara che parto del deposito di prigionieri sull’atto di morte di don Marce- del Campo di prigionia di Sig- naro “… trovasi inscritto quanto mundsherberg (Austria ). segue: l’anno millenovecentodi- ciassette ed alli diciassette del MOTTA Domenico, di Bar- mese di novembre nel Monte tolomeo e Vassallo Elia, soldato Zomo (Asiago) mancava ai vivi nell’ottava compagnia del 23° alle ore sedici e mezza … il Tenente Cap- animato da sentimenti di fede e di patriot- reggimento di fanteria della Brigata pellano Marcenaro don Agostino … tismo, adempiva in modo mirabile le fun- Como, matricola n. 2118. morto in combattimento colpito da zioni del suo ministero, prestando Nato il 31 maggio 1876 a Silvano scheggia di granata alla fronte, sepolto a soccorso e assistenza ai feriti, e tutti inci- d’Orba, è morto, per le ferite riportate in Sasso - comune di Asiago - come risulta tando con la parola e col contegno intre- combattimento, il 6 novembre 1918 a dall’attestazione delle persone che firma- pido, anche nelle più critiche Mestre, nell’Ospedale da Campo n. 240, rono il relativo verbale Mod. 147 …”. circostanze”. Monte Zomo 17.11.1917. “… alle ore due e minuti trenta …”, Non sappiamo, però, dove si trovi quando la guerra è già finita. oggi la salma di don Agostino; non è tra MILANESE Giovanni, di Nicola e L’azione si era svolta pochi giorni i Caduti noti del grande Sacrario del Lei- Gualco Rosa, soldato del 202° reggi- prima a nord-est di Treviso; il 23° reggi- ten (Asiago) e il suo corpo potrebbe es- mento di fanteria della Brigata Sesia, ma- mento della “Como” si apprestava ad at- sere tra quelli senza nome o essere andato tricola n. 11894. traversare il Piave nella zona di Ronchi e disperso nel corso dei successivi eventi Nato il 20 agosto 1884 a Silvano nella notte tra il 27 e il 28 ottobre, l’8ª bellici. Sappiamo che poco sotto il mo- d’Orba, è morto il 21 febbraio 1917 nel compagnia, pur sotto l’intenso fuoco numento piramidale realizzato dai Fanti campo di prigionia della miniera di delle artiglierie nemiche, riuscì a passare della Brigata Liguria nel primo cimitero Ljnbija, che si trova nel circondario di il primo braccio del fiume e raccogliersi del Monte Pasubio, impropriamente detto Prijedor in Bosnia. sull’isola di Papadopoli (Grave di Papa- Cimitero di Sette Croci, era stata ricavata “… Portato cadavere all’ospedale dopoli, un’isoletta nell’alveo del fiume una caverna ossario intitolata proprio al …”, pensiamo di Prijedor, ma non è pre- Piave compresa nei comuni di Maserada nostro concittadino, come ricorda una cisato, la sua morte fu attribuita a “pol- e Cimadolmo). Al termine della giornata, scritta sul cemento che riporta : “157° monite “. Sul suo atto di morte è indicato il 28 ottobre, tutto il reggimento rag- Fanteria - Ossario in costruzione - Marce- lo stato civile, Giovanni era celibe, la re- giunse la riva sinistra del Piave. Dome- naro “. ligione: cattolico romana, la professione: nico, però, colpito da una scheggia di La strenua difesa delle posizioni da contadino, e che non è stato munito di granata all’emitorace sinistro, soccorso parte dei reggimenti della Brigata Ligu- conforti religiosi, poiché già cadavere. prontamente viene portato all’Ospedale ria, è citata nel Bollettino di Guerra n. Alla presenza del “curato di campo”, don da Campo di Mestre dove rimane qual- 908 delle ore 13 del 18 novembre 1917: Giovanni Berestechi, viene sepolto, in un che giorno a combattere contro la morte, “Sull’Altopiano di Asiago, nella notte primo tempo, nel cimitero cattolico di purtroppo invano. È stato sepolto nel Ci- sul 17, l’avversario insistendo nel tenta- Prijedor, cittadina della Bosnia sulla mitero Comunale di Mestre. tivo di forzare la nostra linea Monte Sise- strada che da Novi Grad conduce a Banja L’11 marzo 1913 Motta Domenico mol-Monte Castelgomberto, ha attaccato Luka. In seguito è stato trasferito nel Ci- aveva sposato Raviolo Maria, ma non la direzione di Monte Zomo (oriente di mitero Militare Italiano di Zale, nella pe- sappiamo se la coppia avesse avuto dei Gallio). L’attacco, ripetuto quattro volte e riferia di Lubiana, capitale della figli. con estrema violenza, fu nettamente in- Slovenia. In quel cimitero, infatti, è se- franto dal provato valore della Brigata Li- polto assieme a Machin Giacomo. Gio- MOTTA Giovanni, di Innocenzo e guria (157°e 158°). vanni Milanese fu fatto prigioniero nel Bisio Maria, soldato della 517ª compa- A don Agostino Marcenaro fu con- mese di novembre del 1916 nella zona di gnia mitraglieri FIAT, matricola n. cessa, alla memoria, una seconda Meda- Castagnevizza sul Carso, dove la Brigata 26306. Nato il 30 agosto 1890 a Silvano glia d’Argento al Valor Militare con la Sesia, duramente impegnata, perse parec- d’Orba, è morto il 20 novembre 1918 nel- seguente motivazione: “Costantemente chi dei propri soldati. Nella “traduzione l’Ospedale da Campo n. 037, per malat- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 247

247

In questa pag.: 1918. Truppe italiane attraversano un’Asiago distrutta [© IWM (Imperial War Museum),Q 25963, fotografia di W.J. Brunell].

tia. La 517ª compagnia mitraglieri va ad occupare il settore di Oslavia Fiat nel mese di luglio del 1918 è – Peuma. Il 2 agosto tutta la Brigata sulla riva destra del Piave, a Bocca è nell’area di Lenzuolo Bianco, una Callalta, con la 37ª divisione del 2° località di Oslavia a nord di Gori- Corpo d’Armata; nel mese di ago- zia che ha preso quel nome singo- sto è sulla linea di resistenza di Ca- lare proprio nel corso della Grande scina Broli. Il nemico non deve Guerra. I duelli delle artiglierie cau- passare e la resistenza è sempre più sarono gravi danni all’abitato di accanita. Nel mese di settembre si Oslavia che fu più volte duramente trova a Selvana, nei pressi di Tre- colpito; in un suo piccolo borgo, viso; i morti e i dispersi sono nume- dopo un bombardamento, di una rosissimi, ma il nostro concittadino casa situata tra due grandi alberi ri- si salva. Quando tutto è finito, Gio- mase in piedi solo una parete into- vanni viene colpito dall’influenza nacata di bianco e, nella posizione “spagnola” che imperversa tra i sol- nata per fatto di guerra, sepolto a quota in cui era, sembrava un grande len- dati e muore, dopo pochi giorni, nel- 208 come risulta dall’attestazione delle zuolo bianco steso ad asciugare. Da qui l’ospedale da campo n. 037 a Villa persone al piè del presente sottoscritte il nome dato alla località. In quei giorni Loredan - Rova di San Pietro di Stra (Ve- …”. Non sappiamo, però, dove riposino, Angelo Oddone si ammala, ma non sap- nezia). Come risulta dall’atto di morte, oggi, i suoi resti mortali. piamo quale tipo di malattia abbia moti- “… l’anno millenovecentodiciotto, alli vato il suo trasporto “allo Spedale venti del mese di novembre mancava ai ODDONE Angelo, di Stefano e Re- Militare di Riserva” (sic) Santa Giustina vivi alle ore tre, in età di anni ventotto, il petto Angela, soldato del 206° reggi- di Padova, dove muore una decina di soldato Motta Giovanni … celibe, morto mento di Fanteria della Brigata Lambro. giorni dopo. Sull’atto di morte non c’è in seguito a broncopolmonite influenzale Nato il 26 agosto 1896 a Silvano d’Orba, scritto di cosa sia morto né dove sia stato …”. È stato sepolto nel cimitero di San è morto per causa di malattia alle “… ore sepolto il povero Angelo, celibe, nato a Pietro di Stra (Venezia). antimeridiane due…” del 17 agosto 1916 Silvano d’Orba solo vent’anni prima; nell’Ospedale Militare Principale di Ri- questo documento, però è partito da Pa- MOTTA Giuseppe, di Domenico e serva di Padova, sezione di “Santa Giu- dova il 16 febbraio 1920, ben tre anni e Sommo Angela, soldato nella 6ª compa- stina”, colpito con molta probabilità dalla mezzo dopo la sua morte. gnia del 65° reggimento di Fanteria della cosiddetta “febbre da trincea”, causata Brigata Valtellina. dagli escrementi dei pidocchi. ODDONE Matteo, di Angelo e Rob- Nato a Silvano d’Orba il 29 maggio La Brigata Lambro formatasi tra il di- biano Maria Rosa, soldato nella 5ª com- 1894, è morto in combattimento nella cembre 1915 e il gennaio 1916, si racco- pagnia del 37° reggimento di fanteria tarda mattinata del 3 novembre 1916 a glie il 4 aprile 1916 nella zona di della Brigata Ravenna, matricola n. 5734. quota 208 sul Carso, per le ferite ripor- Marostica per essere trasferita, il 22 dello Nato il 25 aprile 1879 a Silvano tate “in seguito a scoppio di granata”. La stesso mese, sull’Altopiano di Asiago. d’Orba, è morto in combattimento il 9 Brigata Valtellina, nel corso della nona Quando il nemico, a metà maggio, dà ini- maggio 1917 sul medio Isonzo, colpito, Battaglia dell’Isonzo (dal 31 ottobre al 4 zio all’offensiva del Trentino, nota come molto probabilmente, da un cecchino. novembre 1916) è schierata poco a sud di Strafexpedition, i battaglioni della “Lam- Come sta scritto sull’atto di morte: “… Redipuglia, nella zona di Vermegliano e bro” si battono accanitamente per contra- L’anno millenovecentodiciassette ed alli il 2 novembre entra in linea per prose- stare l’avanzata nemica verso Asiago, ma nove del mese di maggio, nel Vertoiba In- guire l’azione offensiva contro quota 208 i loro sforzi non reggono alla superiorità feriore mancava ai vivi in età d’anni tren- sud. Le posizioni nemiche vengono con- avversaria. Le perdite sono elevatissime: totto il soldato Oddone Matteo del 37° quistate e mantenute nonostante una forte oltre 3500 uomini tra caduti e dispersi. Reggimento di Fanteria, 5ª compagnia ... reazione avversaria; le perdite, però, sono Il 27 maggio il 206° reggimento, nel in seguito a ferita da pallottola di fu- ingenti: oltre 1500 i caduti. quale milita il nostro Angelo, è ritirato cile…”. La Brigata Ravenna è in prima Tra essi, sepolto proprio a quota 208, dalla linea e inviato a Fontanelle per rior- linea nel settore di Vertojba – Merna, ap- anche il nostro Giuseppe Motta come ri- ganizzarsi; ai primi di giugno la Brigata pena ad est di Gorizia, già da un paio di sulta dall’atto di morte: “… alli tre del inizia il trasferimento verso Grisignano mesi e si sta preparando a prender parte mese di novembre, nella quota 208, man- dove rimane fino al 19 luglio per ricosti- alla decima battaglia dell’Isonzo. I reggi- cava ai vivi alle ore undici, in età di anni tuirsi e addestrare le nuove reclute. menti e i battaglioni si alternano nei ser- ventidue, il soldato Motta Giuseppe del Il 20 luglio la “Lambro” si trasferisce vizi di prima linea avendo di fronte un 65° Reggimento di Fanteria, 6ª compa- a Cormons e il 23 i due reggimenti ritor- nemico ben arroccato che difende tena- gnia … morto in seguito a scoppio di gra- nano in linea sul fronte orientale; il 206° cemente le proprie posizioni. In impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 248

248

In questa pag.: in alto, Ossario di Oslavia, a Gorizia, © 2015 Ministero della Difesa; in basso, dal 66° Reggimento, Brigata “Valtellina”.

un’azione confusa, ria della Brigata Val- viene gravemente fe- tellina, matricola n. rito il nostro concitta- 9097. Nato il 18 dino che muore ancor marzo 1898 nella bor- prima di arrivare al gata Valle dei Cochi di posto di primo soc- Silvano d’Orba, corso ed è “… sepolto muore, a poco più di sul campo …”. Il suo diciannove anni, il 27 corpo è stato poi tra- agosto 1917 nella Do- sferito nel Sacrario lina Reifen, sul Carso, Militare di Oslavia, “… in seguito a ferita tomba 10907. Suo fra- da scheggia al collo tello minore, Paolo, 18 giugno, la testa di ponte di Plava, ma …” riportata in com- era morto un anno prima sul fronte ison- le perdite subite sono elevate: 365 uo- battimento. Il luogo di sepoltura di Giu- tino. mini, di cui 14 ufficiali. Il valore dimo- seppe è indicato con il nome di Dolina strato dai nostri reparti negli attacchi del Flubel. ODDONE Paolo, di Angelo e Rob- mese di giugno 1915 fu riconosciuto Siamo nel corso dell’undicesima bat- biano Maria Rosa, soldato del 44° Reg- anche dal generale austriaco Boroevich, taglia dell’Isonzo (17 agosto-12 settem- gimento di Fanteria della Brigata Forlì, comandante dell’Armata dell’Isonzo che bre 1917) e la “Valtellina” ha il compito matricola n. 18031. Nato l’11 novembre così scrisse nella sua relazione: “… i re- di attaccare le posizioni nemiche tra Selo 1885 a Silvano d’Orba, è morto, per una parti avversari effettuarono spesso … e Stan Lokva. non meglio specificata malattia “fulmi- ostinati attacchi contro le nostre posizioni Il 21 agosto, con brillante azione, rie- nante”, l’11 aprile 1916 a Dornovico di Plava con grande bravura e grande va- sce a conquistare quota 241 di Selo fa- (Drnovk, oggi nel Collio sloveno) nel- lore, sì che anche le nostre truppe non po- cendo circa 1500 prigionieri, ma un l’ospedaletto da campo n. 111. Sepolto in terono fare a meno di apprezzarne il violento contrattacco nemico costringe la un primo tempo a Cursò, fu poi trasferito contegno”. Brigata a sgomberare parte delle posi- nel Sacrario Militare di Oslavia, tomba Paolo Oddone partecipa, con il suo zioni occupate e a subire, purtroppo, nu- 10908. reggimento, alla seconda e alla terza bat- merose perdite. Il 19 gennaio 1911 aveva sposato, in taglia dell’Isonzo e, agli inizi di novem- Nella notte tra il 23 e il 24 agosto la Alessandria, Oddone Paola e, probabil- bre, giunge nei pressi dell’abitato di “Valtellina” riceve il cambio e scende mente, i due coniugi avevano avuto Zagora nel cui settore ritorna, dopo un poco a sud di Redipuglia, a Vermegliano, anche dei figli. I due reggimenti della periodo di riposo in Val Cosbana, alla per riordinarsi. Giuseppe Pellizzaro, gra- Brigata Forlì in tempo di pace avevano fine di gennaio del 1916 e lì rimane, in vemente ferito nelle azioni tra il 21 e il sede: il 43° a Tortona e il 44° a Novi Li- turni di trincea, fino a pochi giorni dalla 23, sopravvive solo qualche giorno e gure; il 13 maggio 1915 trasferiti en- sua morte. Contratta una “misteriosa” muore, purtroppo, il 27 agosto. trambi in ferrovia nella zona di Cividale, malattia e ricoverato nell’ospedaletto da È il terzo silvanese che muore, in furono subito chiamati a sorvegliare la campo n. 111, muore rapidamente senza meno di venti giorni, sull’altipiano della linea di confine lungo alcuni tratti del tor- che nessuno possa fare qualcosa per sal- Bainsizza o nelle sue immediate vici- rente Judrio. Il 24 maggio, oltrepassato il varlo. Il suo atto di morte non è stato ri- nanze: Garbarino Pasquale l’8 agosto, confine senza incontrare resistenza e su- trovato e il suo nome non compare sulla Lasagna Giuseppe il 26 e Pelizzaro Giu- perato l’abitato di Dobrovo, la “Forlì” lapide di Piazza Cesare Battisti che ri- seppe il 27 agosto. raggiunge le alture di Verhovlje sovra- corda i Caduti della Grande Guerra. stanti la valle dell’Isonzo in prossimità di PESSO Pietro, di Stefano e Ginepra Plava. Il 10 giugno la Brigata Ravenna PELIZZARO Giuseppe, di Fedele e Catterina, soldato del 158° Reggimento riesce a costituire una testa di ponte sulla di Bisio Catterina, soldato della nona di Fanteria della Brigata Liguria. riva sinistra dell’Isonzo, occupando il compagnia del 66° reggimento di Fante- Nato il 4 giugno 1887 a Silvano paese di Plava. Il 13 giugno viene inviata d’Orba, è morto il 20 settembre 1918 nel a Plava la Brigata Forlì con il compito di paese natale per causa di malattia. Sul- attaccare le posizioni nemiche a quota l’atto di morte stilato dal Sindaco di Sil- 383 sul costone Kuk – Vodice che, a est vano, Enrico Craffen, non è indicata la dell’Isonzo, si erge ad altezze comprese causa del suo decesso, né si fa riferi- tra i 600 e i 650 metri sul livello del mare. mento a malattia contratta al fronte e il I nostri soldati riescono a conquistare suo nome non figura sulla lapide che l’importante quota 383 e a consolidare, il commemora, in Piazza Cesare Battisti, i impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 249

249

In questa pag.: monumento alla brigata Liguria sulla cima del monte Zovetto.

Caduti della Prima Guerra mon- PESTARINO Basilio, di Fran- diale. cesco e di Ratto Maria Teresa, sol- Il 20 di settembre 1918, il Sin- dato del 38° reggimento di fanteria daco e Ufficiale di Stato Civile della Brigata Ravenna, è nato il 24 prende atto di quanto dichiarato giugno 1889 a Silvano d’Orba ed dal padre, Pesso Stefano, conta- è morto nell’Ospedale Militare di dino di cinquantacinque anni e da Milano il 29 settembre 1916, a Ponte Mario, di anni quarantotto, causa delle ferite riportate in com- impiegato, entrambi domiciliati a battimento. Siamo poco a nord di Silvano. I due precisano che alle Arsiero, in Val Pòsina dove la “Ra- ore sette di quello stesso giorno, venna” è stata chiamata dal fronte nella casa posta in Via Villa Supe- orientale per contribuire ad argi- riore - non è indicato il numero ci- nare l’avanzata austriaca iniziata a vico - ha cessato di vivere Pesso metà maggio in Valsugana (Stra- Pietro, di anni trentuno, muratore, celibe. tacchi austriaci del 15 e 16 giugno. fexpedition). Sono presenti, quali testimoni, Arata Er- Il 9 giugno si distingue, sulle pendici Il 4 luglio 1916 un nucleo del 38° reg- nesto, di anni quarantotto, messo, e Mi- del Monte Zovetto, il Cappellano militare gimento, inerpicandosi arditamente lungo gnone Giovanni, di anni quarantasei, del 157° reggimento, don Agostino Mar- le pendici del Monte Seluggio, riesce ad guardia. cenaro, anche lui di Silvano, decorato con arrivare a pochi metri dalla cima (q. Non abbiamo documenti ufficiali, ma la Medaglia d’Argento al Valor Militare. 1100) che tuttavia non riesce a conqui- sulla base delle nostre conoscenze pro- Chissà se i due compaesani si sono in- stare nonostante i numerosi tentativi pro- viamo a ricostruire “la storia” di questo contrati, almeno nei periodi di riposo trattisi fino al 15 luglio. La cima contesa, Caduto dimenticato. Compiuto nel 1907 della Brigata, per scambiare qualche pa- più volte presa e perduta, rimane nelle il servizio militare di leva – che allora rola nel più famigliare dialetto silvanese! mani del nemico. La Brigata resta in linea aveva una durata di tre anni, ridotti a due Ai primi di luglio, dopo un breve periodo fino a metà settembre e viene poi sosti- nel 1910 – e ritornato al paese natio, di riposo, viene ordinato il trasferimento tuita per consentirle un periodo di riposo viene “richiamato” nella primavera del nell’area del Monte Pasubio dove la “Li- e di riordinamento a causa delle forti per- 1915 e ai primi di giugno si trova, con il guria” rimane fino alla fine del 1916 e per dite subite : oltre 850 uomini. Entrerà a suo reggimento tra Salona d’Isonzo - in tutto il 1917. Il 17 novembre 1917 nel far parte di questo elevato numero di ca- sloveno Anhovo - e Plava sulla riva de- corso della strenua difesa del Monte Zo- duti anche il nostro concittadino che in stra dell’Isonzo. Il 20 giugno il 158° reg- vetto, muore il Cappellano del 157°, don un primo tempo si era sperato di poter gimento si sposta un po’ più a nord nella Agostino Marcenaro; il compaesano Pie- salvare. Ferito in maniera piuttosto grave zona di Kambresko e fino agli inizi di no- tro è ancora vivo, ma non sappiamo come é trasportato all’ospedale da campo e da vembre partecipa ad azioni dimostrative abbia vissuto quei giorni terribili. Agli lì trasferito nel più attrezzato Ospedale nella zona di Santa Lucia di Tolmino. A inizi del 1918 la Brigata Liguria ritorna Militare di Milano, dove però si spegne causa di una grave epidemia di colera, il sull’Altopiano e dopo un periodo di ri- il 29 settembre 1916. L’atto di morte non 158° viene inviato per un lungo periodo poso nella zona di Marostica, si trasferi- è stato, però, ritrovato e il suo nome non di quarantena a Luico (Livek) dove a sce a fine febbraio a Valli dei Signori e compare sulla lapide di Piazza Cesare metà dicembre arriva anche il 157° reggi- dal 2 aprile il 158° è di nuovo in linea Battisti che ricorda i Caduti della Grande mento e in quel piccolo centro, qualche prima in Val Lunga e poi, dal 16 giugno Guerra. chilometro a sud di Caporetto, tutta la al 15 agosto, in Vallarsa. “Liguria” rimane a riposo dalla metà di Il 17 agosto tutta la Brigata si riuni- PORTA Stefano, soldato del 90° reg- dicembre fino al 6 febbraio 1916. sce nella zona di Recoaro per un periodo gimento di Fanteria della Brigata Sa- Dal 7 febbraio al 1° maggio il 158° di riposo e di riordinamento che dura fino lerno, figlio di Ottavio, capostazione, e di opera nella zona del Monte Mrzli e nella al 26 settembre 1918. Il 20 settembre, Rossi Luigia, benestante. Ritenuto in pe- tarda primavera del 1916, a causa dell’of- però, Pietro muore di malattia, a casa sua, ricolo di vita, la sua nascita fu denunciata fensiva austriaca in Valsugana, si trasfe- nel proprio paese. Era stato mandato in in Comune dalla “levatrice” Cazzulo risce con il 157° reggimento nella zona licenza o era casa da più tempo? Aveva Bianchi Maddalena di anni 28. Nato il 25 di Ospedaletto sulle rive del fiume ripreso il proprio lavoro di muratore? gennaio 1891 a Silvano d’Orba, è dichia- Brenta. Il 5 giugno sale sull’Altopiano di Come e dove aveva contratto la malattia rato disperso in combattimento, sul Asiago; il 6 giugno il 157° e il 10 giugno che l’ha portato alla tomba? Purtroppo a Carso, il 23 maggio 1917, nel corso della il 158° sono in linea sul Monte Zovetto e nessuna di queste domande siamo in decima battaglia dell’Isonzo. resistono coraggiosamente ai bombarda- grado di dare una risposta che possa es- Chiamato alle armi il 23 giugno 1912 menti del 14 giugno e agli impetuosi at- sere, in qualche modo, attendibile. viene arruolato nel 43° reggimento di impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 250

250

Fanteria, ma rimane nel Deposito di Tor- trasferito dal 158° reggimento della “Li- e oltre 2319 soldati; fra i dispersi il no- tona fino al congedo, il 14 dicembre guria”, ma il 10 di quello stesso mese è stro Porta Stefano e di lui non si saprà più 1912. Mobilitato il 1° luglio 1913, è asse- di nuovo in territorio dichiarato in stato nulla! Il suo nome non compare sulla la- gnato al Deposito del reggimento di Fan- di guerra. pide che ricorda i Caduti della Grande teria di Novi Ligure. La “Salerno” è sull’Altopiano di Guerra in Piazza Cesare Battisti (ma in Richiamato il 15 maggio 1915, viene Asiago e sta osservando un breve periodo quella di Ovada) e il suo atto di morte incorporato, lo stesso giorno, nel 158° di riposo, ma è presto di nuovo in tricea non è stato trovato. reggimento di Fanteria della Brigata Li- sul fronte Granari di Zingarella – Monte guria, appena costituita. Il 25 maggio è Colombara. RAVERA Carlo, di Giovanni e di già in territorio dichiarato in stato di Il 7 agosto però inizia il trasferimento Bogliolo Rosa, soldato del 44° reggi- guerra, nei dintorni di Udine. sul fronte orientale e il 26 agosto si mento di fanteria della Brigata Forlì, ma- Il 29 maggio la Brigata si porta ad Al- schiera nel settore di Doberdò. Il 14 set- tricola n. 19454. Nato il 27 gennaio 1887 bana (medio Judrio) e invia un batta- tembre con un attacco deciso riesce a su- a Silvano d’Orba, il 21 novembre 1918 “ glione a Planina allo scopo di tenere sotto perare le linee nemiche e ad arrivare nei mancava ai vivi… in seguito a bronco- controllo il ponte di Plava. Dopo un pressi di Nova Vas, ma è poi costretta a polmonite … alle ore quattordici e minuti breve periodo di riposo la “Liguria” torna ripiegare. trenta … “ a Mirandola (MO), nell’ospe- in linea il 20 giugno nella zona di S. Il 10 ottobre la Brigata Salerno è an- dale da campo n. 0153. Carlo, vittima, Jakob – Kambresko. L’11 luglio il 157° cora all’attacco delle posizioni austriache come tanti in quel periodo, dell’epidemia reggimento si trasferisce nella zona di attorno a Nova Vas che riesce ad occu- “spagnola” era coniugato con Ferrando Caporetto, mentre il 158° partecipa alle pare, ma a costo di gravi perdite. Il 17 ot- Maria. Come abbiamo già visto il 44° azioni che, dal 14 agosto al 30 settembre, tobre riceve il cambio e si trasferisce a reggimento aveva sede, in tempo di pace, la IV Armata intraprende contro le posi- Polazzo per un breve periodo di riposo. a Novi Ligure e Carlo non è stato l’unico zioni austriache nei pressi di Tolmino. Il Il 30 novembre rientra in prima linea nel silvanese ad essere chiamato a farne 18 ottobre, alla ripresa delle operazioni settore di Lukatic e vi compie un turno di parte. contro le linee austriache, il 158° opera trincea fino al 27 dicembre 1916. nella zona di Santa Maria e Santa Lucia È facile che almeno nei turni di riposo di Tolmino, riuscendo soltanto a creare e i nostri Arata Giovanni Battista e Porta a rinforzare delle parallele di approccio Stefano si siano incontrati più volte; in verso le ben difese posizioni nemiche. due reggimenti diversi, ma nella stessa Tra il 3 e il 7 novembre 1915 deve Brigata hanno passato “assieme” oltre però trasferirsi nella zona di Luico, a nove mesi sul fronte Isontino! nord di Caporetto, in quarantena a causa Nei primi mesi del 1917 la “Salerno” di una grave epidemia di colera. alterna turni di trincea nel tratto Bosco- Il 157° reggimento rimasto nella zona malo (Hudi Log in sloveno) - Nad Bre- Vrata – Vrsik opera contro il nemico a più gom - Lukatic con turni di riposo nella riprese, ma con scarso successo, fino al zona di Polazzo. Si giunge così al 22 10 dicembre; il 14 dicembre si riunisce al maggio senza avvenimenti di particolare 158° sempre nella zona di Luico. La Bri- importanza. Il 23 maggio 1917 la Brigata gata ha perso, nel periodo, 28 ufficiali e Salerno inizia la sua forte azione contro ben 985 militari di truppa. le munitissime posizioni nemiche di For- Nei primi mesi del nuovo anno il 158° naza - Stari Levka. Il 1° Battaglione del reggimento si alterna con il 159° nel ser- 90° Reggimento riesce a raggiungere la Fatto prigioniero nel corso della tri- vizio di linea dei settori Mrzli - Vodil e strada di Versic mentre il 3° Battaglione stemente nota ritirata di Caporetto, venne respinge con energia gli attacchi che gli dell’89° attacca nei pressi dei ruderi della liberato non appena fu siglato l’armisti- austriaci sferrano contro le nostre posi- chiesa di Boscomalo. Dai camminamenti zio con l’Austria il 4 novembre 1918. zioni e l’8 aprile 1916 concorre alla ri- del Nad Bregom, poco a sud di Bosco- Non si trattò, tuttavia, di una vera libera- conquista della lunetta del Mrzli. malo (Hudi Log), irrompono i fanti del zione perché fu immediatamente inter- È nel corso di questo scontro che il 90° reggimento e Stefano Porta è con nato a Mirandola (MO) nel campo di nostro Stefano viene ferito e ricoverato in loro. “riordinamento” per ex prigionieri degli “luoghi di cura”; sul suo foglio matrico- Lo scontro è durissimo e la battaglia, austriaci. lare non c’è scritto altro! fra continui vigorosi contrattacchi, pro- Le autorità italiane cercavano di ac- Il 7 luglio 1916 lo troviamo nel De- segue per tre giorni, ma già dal primo certare se i militari fatti prigionieri nel posito del 90° reggimento di Fanteria manca all’appello il nostro soldato. Le corso della ritirata non si fossero conse- della Brigata Salerno, evidentemente lì nostre perdite sono ingenti: 115 ufficiali gnati al nemico senza combattere. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 251

251

In questa pagina: Giovanni Ravera con la moglie Emma ed i figli Francesco e Alice, 1913-14.

Dopo mesi di prigionia, spesso in pezzo, rimase intossicato, assieme ai condizioni durissime, gli ex prigionieri suoi soldati, da un gas a base di cloro- dovettero subire, anche in patria, una arsine usato dagli austro-tedeschi con- condizione molto simile al campo di con- tro le nostre truppe proprio nelle fasi centramento. Purtroppo per Carlo, la con- iniziali della battaglia di Caporetto. Il dizione di quasi prigioniero ebbe breve gas, chiamato “Croce Azzurra”, era in durata; contratta la malattia, dovette ben grado di penetrare i 32 strati di garza presto abbandonare questa “valle di la- che costituivano il tampone della Ma- crime”. schera polivalente MZ, allora in dota- È sepolto nel cimitero di San Gia- zione ai nostri soldati; causava forti como di Roncole, frazione del comune di starnuti che obbligavano gli uomini a Mirandola. togliersi la maschera che avrebbe do- vuto proteggerli. Il sergente Giovanni Ravera, ca- popezzo, rimase intossicato, assieme ai suoi soldati, da un gas a base di cloro-arsine usato dagli austro-tede- schi contro le nostre truppe proprio nelle fasi iniziali della battaglia di Ca- poretto. Il gas, chiamato “Croce Azzurra”, era in grado di penetrare i 32 strati di garza che costituivano il tampone della Maschera polivalente MZ, al- condizioni di salute peggiorarono verso lora in dotazione ai nostri soldati; cau- la metà di settembre quando all’eredità sava forti starnuti che obbligavano gli del gas si aggiunse l’infezione polmo- uomini a togliersi la maschera che nare, la famigerata influenza spagnola. avrebbe dovuto proteggerli. Il nostro Morì il 7 ottobre 1918 nell’Ospedale Mi- Giovanni Ravera riuscì tuttavia a sal- litare di Tappa di Vicenza ed è sepolto nel varsi e verso la fine di novembre del cimitero di quella città, nella parte riser- 1917 fu mandato a casa in convale- vata ai Caduti della Grande Guerra. Gio- RAVERA Giovanni, di Antonio e di scenza; fu richiamato al reggimento nel vanni aveva sposato Emma Scalzo di Minetti Rosa, sergente nell’11° reggi- febbraio del 1918. Giovanni (Pajëi) il 20 ottobre 1910; dal mento di artiglieria da campagna, matri- Ricostituito negli uomini e soprattutto loro matrimonio nacquero Francesco, cola n. 19468. Nato a Silvano d’Orba il nel materiale, perduto durante la ritirata, Alice e Giovanna. 20 settembre 1887, è morto alle ore cin- l’11° reggimento ritorna in linea nella Francesco (Chéche) divenne capo que del 7 ottobre 1918, a trentun anni ap- primavera del 1918 e partecipa alla Bat- collaudatore nelle Ferrovie dello Stato ed pena compiuti, nello “… Spedale (sic) taglia del Solstizio (15 -25 giugno 1918 ) ebbe, tra gli trenta e sessanta del secolo Militare di Tappa di Vicenza …”, per nella zona dell’Altopiano di Asiago. Una scorso, una buona notorietà, a Silvano e cause di malattia. tregua nelle operazioni belliche nel- dintorni, come valente giocatore di pal- Giovanni Ravera era un muratore ca- l’estate del 1918 consentì a Giovanni di lone elastico. Alice morì di febbre “spa- pace ed apprezzato; allo scoppio della tornare a casa per una breve licenza e di gnola”nel 1919, all’età di circa 6 anni. Grande Guerra gestiva una piccola ma abbracciare per l’ultima volta i suoi cari: Giovanna, sarta con negozio di mer- ben avviata impresa edile ed aveva già i suoi bimbi, Francesco e Alice, e la mo- ceria in via Fontana, nacque nell’ottobre due figli. glie Emma che era in attesa della terzoge- del 1918 proprio nei giorni in cui moriva L’11° reggimento di artiglieria da nita, Giovanna. Una tosse insistente, che il suo papà e fu battezzata col nome di campagna, che in tempo di pace aveva egli stesso aveva “battezzato” l’eredità Rita. Quando poi si seppe della morte del sede ad Alessandria, verso la fine di otto- del gas, non gli dava tregua. La notte non padre, in suo ricordo si incominciò, in bre del 1917, nel corso della XII Batta- riusciva quasi a dormire, eppure, in quei casa, a chiamarla Giovanna e questo glia dell’Isonzo, quella della “disfatta” di pochi giorni, dipinse la camera dei bam- nome le rimase per sempre; sposò Mi- Caporetto, era schierato con il 2° Corpo bini - Giovanna sarebbe nata agli inizi di gnone Giovanni Battista che fu per molti d’Armata nella conca di Plezzo (oggi ottobre - e fece, quindi, ritorno al fronte, anni il postino di Silvano d’Orba. Bovec, in Slovenia). prendendo il “trenino “ per Novi Ligure Il sergente Giovanni Ravera, capo- alla piccola stazione del paese. Le sue impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 252

252

In questa pag: Sacrario Militare di Pocol, vicino a Cortina d’Ampezzo.

RAVERA Giovanni Battista di ci riescono nemmeno gli Arditi Carlo e Boccalero Maddalena, soldato che arrivano a conquistare sta- della 326ª compagnia mitraglieri FIAT, bilmente soltanto quota 552 matricola n. 12644. Nato il 30 ottobre metri sul livello del mare ai 1899 a Silvano d’Orba, muore nel primo primi di settembre. Il 28 agosto, pomeriggio “… alle ore quattordici e dopo l’ennesimo inutile tenta- trenta minuti …” del 27 settembre 1918 tivo, non rientra al proprio re- nel comune di Ponte di Piave, per le ferite parto il nostro Matteo che non si riportate in combattimento “ in seguito a troverà neppure tra i caduti; dato scoppio di granata nemica …”. per disperso, di lui non si saprà Così è scritto sul certificato di morte più nulla! Sul suo foglio matri- redatto dal sottotenente Guglielmo colare sta scritto: “disperso nel d’Aloe, “incaricato della tenuta dei regi- fatto d’armi di Monte S. Ga- stri di stato civile presso la 326ª Compa- briele” - 28 agosto 1917. Il suo gnia Mitragliatrici Fiat …”. nome non compare sulla lapide Riteniamo però che la 326ª compa- di Piazza Cesare Battisti che ri- gnia fosse impegnata nella “terra di corda i Caduti della Grande mezzo”, tra San Bartolomeo, Bocca Cal- Guerra e il suo atto di morte non lalta e Ponte di Piave; infatti nel giugno è stato trovato. del 1918 è a Vascon con la 31ª divisione, nell’agosto è a Breda di Piave con la 23ª ROBBIANO Carlo Anto- divisione del II Corpo d’Armata e a set- nio di Natale e di Maria Co- tembre è impegnata con la 37ª divisione, stanza Robbiano, soldato del a est di Treviso, nella difesa ad oltranza 130° reggimento di fanteria della linea del Piave. licata) e il 15 agosto, arruolato nel 206° della Brigata Perugia. Giovanni Battista è un “ragazzo del reggimento della Brigata Lambro, giunge Nato il 7 novembre 1883 a Silvano ‘99 “ e muore quando non ha ancora di- in territorio dichiarato in stato di guerra. d’Orba, è morto per causa di malattia, ma ciannove anni ! Sepolto nel Cimitero Mi- Il 22 ottobre 1916 lascia il territorio non sappiamo quale - probabilmente mal- litare di San Biagio di Callalta, secondo dichiarato in stato di guerra per malattia nutrizione - il 22 marzo 1918 nel campo l’atto di morte, il suo corpo fu successi- ed è trasferito al deposito del 67° reggi- di prigionia organizzato dagli austriaci vamente trasferito nella tomba n. 4235 mento di Fanteria della Brigata Palermo. nei pressi di Innichen, in Sud Tirolo. del Sacrario Militare di Fagarè della Bat- Il 21 febbraio 1917 è di nuovo in ter- Alla fine di settembre del 1917 la Bri- taglia. ritorio dichiarato in stato di guerra, que- gata Perugia si trova poco a nord di Aqui- Ma per Onorcaduti la sua salma era sta volta però nel 7° reggimento di leia a disposizione del comando della 34ª stata sepolta nella tomba n. 620 del Ci- Fanteria della Brigata Cuneo. divisione e ha il compito di presidiare la mitero di Guerra di La Fossa poco di- Il 25 maggio 1917 lo troviamo nel linea Vallone – Devetachi . Quando ini- stante da Zenson di Piave in direzione 231° reggimento di Fanteria della Brigata zia la battaglia di Caporetto è da una de- nord-ovest. Nel frattempo, però, il suo Avellino che il 21 maggio ha raggiunto cina di giorni schierata a difesa del nome era cambiato, era diventato Rovero gli accantonamenti di Vedrignano - Vi- settore di Opatje Selo (Opacchiasella) e Battista. shjevich dopo aver combattuto aspra- il 27 ottobre inizia la ritirata verso San mente nella zona di Zagora e aver Giorgio di Nogaro che raggiunge il 29. Il REPETTI Matteo di Andrea e Vi- perduto circa 2450 uomini tra soldati e 30 ottobre la “Perugia” ha superato il Ta- gnola Maddalena, soldato del 231° Reg- ufficiali. gliamento e il 6 novembre è già oltre il gimento di Fanteria della Brigata Le operazioni offensive delle nostre Piave. Il 7 novembre è a nord di Treviso Avellino, matricola n. 22288. Nato a Sil- truppe riprendono il 17 agosto; siamo nel e il 12 è a Bassano da dove viene fatta vano d’Orba il 3 agosto 1888, riformato corso dell’ormai nota undicesima batta- proseguire per Valstagna. Molto proba- in un primo momento, viene richiamato glia dell’Isonzo a pochi chilometri a bilmente Carlo viene fatto prigioniero in l’11 marzo 1916, ma lasciato in congedo nord-est di Gorizia, tra il Monte Santo e Val Miela verso la fine di novembre del fino al 29 aprile 1916. il Monte San Gabriele. Sanguinosi com- 1917 e portato in un campo di prigionia È alto 1 metro e 62 cm, ha gli occhi battimenti si susseguono tra il 20 e il 30 nei pressi di Innichen (poi diventata San grigi, sa leggere e scrivere e fa il fale- agosto 1917; nonostante numerosi tenta- Candido) in Sud Tirolo. gname. tivi che costano la vita a migliaia di altri La sua salma, sepolta in un primo Il 10 maggio 1916 è nel deposito del nostri soldati non si riesce a occupare la tempo nel cimitero di Innichen, è stata 91° reggimento di Fanteria (Brigata Basi- cima del San Gabriele (quota 646). Non poi riesumata e trasferita nel Sacrario Mi- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 253

253

In questa pag.: Sacrario di Santa Trinità a Schio (Vicenza), foto di Bruno Boriero.

litare di Pocol, tomba n. 3930. Il suo nome non figura, però, sulla la- pide di Piazza Cesare Battisti che ricorda i Caduti della Prima Guerra Mondiale e neppure è stato trovato il suo atto di morte.

ROBBIANO Giacomo di Giuseppe e Scalzo Carolina, soldato del 22° reggi- mento di fanteria della Brigata Cremona, matricola n. 7510. È nato il 30 novembre 1897 a Silvano d’Orba ed è morto in campo di prigionia il 30 ottobre 1918 per cause di malattia, indotta da malnutri- zione. La Brigata Cremona, dopo aver pas- sato il 1915 e il 1916 sul fronte orientale ed aver perduto oltre 3500 uomini, è in- viata, all’inizio del 1917, a Sandrigo, poco a nord di Vicenza, e il 9 marzo, rag- dell’anno, per trasferirsi prima a Udine e mille uomini. La bella prova di valore dei giunto l’Altopiano di Asiago, entra in poi sulla riva sinistra dell’Isonzo per fanti del 22° reggimento è ricordata nella linea nel settore di Cesuna, sulle pendici prender parte alla battaglia della Bain- motivazione della Medaglia d’Argento al occidentali del Monte Lémerle. sizza (17 agosto - 12 settembre). Durante Valor Militare concessa alla sua bandiera. Rimane sull’Altopiano per oltre quat- l’offensiva austriaca di fine ottobre, la Il mese di marzo è da poco comin- tro mesi e partecipa a diverse azioni Brigata inizia il ripiegamento nella notte ciato quando Lazzaro si ammala; è rico- anche sulla sinistra della Val d’Assa. In del 25, si porta sulla riva destra del- verato nell’ospedale da campo n. 202, un una di queste azioni molto contrastate il l’Isonzo nei pressi Anhovo (Salona grande ospedale da campo con 200 letti a nostro Giacomo, fatto prigioniero, è por- d’Isonzo) e passando per Vrhovlje, San Valprato. Sembra che si possa salvare, tato dagli austriaci in un campo di prigio- Martino di Quisca e Dobrovo, raggiunge ma il 31 di quello stesso mese muore. nia della Val Gardena, dove rimane più di Cormons la sera del 27 ottobre. Prosegue Il sottotenente medico dottor Bene- un anno e dove muore pochi giorni prima la marcia in direzione ovest passando detto Costantini così scrive sull’atto di della fine della guerra. poco a sud di Udine e, raggiunto con fa- morte: “L’anno millenovecento diciotto È stato sepolto in un primo tempo nel tica il ponte di Dignano, scende ad Au- ed alli trentuno del mese di marzo nel- cimitero di St. Ulrich (Ortisei), adesso in rava sulla riva destra del Tagliamento l’Ospedale da campo n. 202 mancava ai provincia di Bolzano, ma allora in territo- dove giunge intorno a mezzogiorno del vivi alle ore quattordici e minuti cin- rio austriaco (Sud Tirolo). 30 ottobre. quanta in età di anni venti il soldato Rob- Giacomo Robbiano, riposa oggi nel Il 5 novembre la “Cremona” arriva biano Lazzaro del 22° reggimento di Sacrario Militare di Pian di Salesei. sul Livenza e il giorno successivo si fanteria, 399ª compagnia Mitraglieri, na- Il suo atto di morte non è stato, però, schiera sulla sua riva destra tra San Cas- tivo di Silvano d’Orba … morto in se- ritrovato. siano e Portobuffolé; il 9 arriva al Piave guito a nefrite uremigena, sepolto a e lo attraversa sul ponte della Priula. Rag- Quinto Vicentino come risulta dalla di- ROBBIANO Lazzaro di Giovanni giunta infine Bassano, dopo un periodo chiarazione del medico curante …”. Battista e Dandria Antonia, soldato, ar- di riposo e di riordinamento, agli inizi del La nefrite uremigena era considerata ruolato nel 22° reggimento di fanteria 1918 la Brigata è chiamata a battersi sul un’affezione curabile, allora, anche con della Brigata Cremona, matricola n. Monte Asolone. Il 22° reggimento, con l’utilizzo di sanguisughe, se il malato non 9110. Nato il 27 marzo 1898 a Silvano, grande slancio, conquista la vetta del- era troppo deperito! Purtroppo di lui non d’Orba, è morto, per “nefrite uremìgena”, l’Asolone il 14 gennaio, ma il giorno sappiamo nient’altro, ma riteniamo che il il 31 marzo 1918 nell’Ospedale da stesso e in quello successivo è contrattac- soldato Robbiano Lazzaro, sepolto nel Campo n. 202 situato a Valprato, oggi nel cato con forza dal nemico deciso a ripren- Sacrario Militare della S.S. Trinità di Comune di Quinto Vicentino (VI). Aveva dere il monte. Schio, sia proprio il nostro compaesano. appena compiuto vent’anni! La lotta si fa accanita e il 22° riesce a Alla fine di luglio del 1917 la Brigata mantenere la posizione ancora per due (Continua) Cremona lascia l’Altopiano di Asiago, giorni; poi è costretto a ripiegare, dopo dov’ è stata impegnata nella prima parte aver perduto, in settantadue ore, circa impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 254

254 Ovada, 16 giugno 1951: Alla cara Rosa, Mario Cavaglieri di Cinzia Robbiano

Fu il pittore degli abiti eleganti, dei avevano frequentato la sua tenuta che era salotti chic e degli interni sfarzosi. Gli diventava una preda ambita. Credendo di ambienti dai colori brillanti, dapprima potervi trovare protezione, in quanto complementari alle figure e poi protago- ebreo italiano, tornò in Italia ma vide in- nisti dei suoi quadri, ricordano l’edoni- vece deportare tutta la sua famiglia. Il co- smo letterario di D’Annunzio e Proust. Li gnato fu il primo ebreo arrestato a abbandonerà negli anni ‘20, dopo il ma- Bologna e 22 tra i suoi parenti vennero trimonio con Juliette, e il suo trasferi- deportati ma non fecero ritorno. Pere- mento nella campagna Francese: i colori grinò a lungo di città in città: Milano, Ge- sobri e il lavoro dei contadini sostitui- nova (ospite di Mario e Zicki Callisto ranno la mondanità e i salotti buoni, i co- Haghman), Alassio. lori vivaci e intensi. Riuscì a non lasciare nelle sue opere In Francia, specialmente in Guasco- tracce del suo dolore e tornò ad essere fe- gna, mi sembra di vivere sotto il cielo ita- lice in Francia, nella sua tenuta, insieme liano. I paesaggi sono tutti i belli quando alla moglie e alla figlia adottiva. A Parigi i nostri, la luce è altrettanto chiara [...] riprese a frequentare musei, mostre, con- perfino i contadini mi sembrano uguali a certi aggiunse alle sue tematiche le ve- quelli che vedevo lavorare nelle nostre dute dall’alto sulla Senna e sui ponti che campagne. attraversano il fiume. Trascorse gli ultimi Mario Cavaglieri nacque a Rovigo nel anni della sua esistenza nell’amata tenuta 1887 da una famiglia ebrea, colta. Ebbe di Peyloubère. Era una vita contempla- un’adolescenza privilegiata, che gli con- tiva, immerso nella natura, attorniato sentì di seguire le sue inclinazioni artisti- dalle sue opere e dai suoi libri. Anni in che, e di esporre dall’età di vent’anni a cui Cavaglieri dipinse solo per sé stesso, Milano, Roma, Venezia. A Parigi dove spinto da una forza, istintiva. Le tele di andò nel 1911 per approfondire le proprie questo ultimo periodo sono un inno alla conoscenze pittoriche, venne influenzato vita e testimoniano di una raggiunta se- dai “Fauves” e le sue opere si arricchi- giardino, al pergolato di rose. Allo scop- renità. Usò con sempre maggiore fre- rono di colori esplosivi e originalità. In pio della guerra e in seguito all’ostilità tra quenza il disegno e gli stessi paesaggi di questo stesso anno Cavaglieri conobbe Francia e Italia, in molti prendono le di- sempre sembrano reinventati in virtù di Giulia Catellini de Grossi che diventerà stanze da lui e la sua esistenza, sino al- questa scelta tecnica. Oltre alla pittura e la sua compagna e la sua musa, e anche lora priva di sofferenza subì un arresto: alle passeggiate si dedicò alla lettura. grazie a lei la sua arte divenne deposita- venne internato più volte in campi di con- Possedeva moltissimi libri, anche edi- ria della cultura borghese. centramento a causa delle delazioni di zioni rare e antiche. Lesse e rilesse le vite In seguito alla partecipazione alla persone invidiose del suo stile di vita, che dei pittori. Consultava ripetutamente i Biennale di Vene- testi in ebraico zia del 1912 le appartenuti al sue opere e le sue nonno materno. mostre personali Si dedicò allo attirarono l’atten- studio di Confu- zione della critica cio e delle reli- internazionale. gioni orientali Nel ‘25 acqui- che lo conforta- stò la tenuta di vano per l’imper- Peyloubère, nel turbabilità di dipartimento del fronte alle soffe- Gers, e vi si tra- renze dell’esi- sferì con la mo- stenza, per la loro glie in una sorta di filosofia e la se- felice esilio vo- renità che riu- lontario. Ne de- scivano a tra- corò le pareti e smettergli. Il 22 soffitti, poi si de- settembre del dicò al parco, al 1969 iniziò un impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 255

255

Nella pag. prec.: in alto, Mario Cavaglieri, In questa pag.: in alto, Giulietta alla veranda, 1913, olio su tela, 1917; in basso, Pavie-sur-Gers, presso Auch in 128 x 188 cm.; in basso, Il salotto di Casa Costa, Franco Re- Guascogna, la villa al centro della vasta tenuta secco, 1955, acquerello, 52 x 73 cm. di Peyloubère.

nuovo disegno. A vate. Non mi è sta- fine giornata ripose to possibile, pur- colori e pennelli. troppo, recuperarne Trascorse la serata le immagini. L’au- con la famiglia e si trice del Catalogo ritirò a dormire. Lo Ragionato delle trovarono morto la opere di Mario Ca- mattina dopo. Sul vaglieri, Viviane volto un’espres- Choen Vareilles, è sione rilassata, se- deceduta nel marzo rena. Serena come del 2013 e l’attuale quest’ultima fase proprietaria della te- della sua esistenza, nuta non è stata in con quella quiete grado di aiutarmi. che aveva trovato Così come im- espressa in una presse su tela le ter- poesia cinese che razze i giardini, i aveva ricopiato e saloni e gli abitanti conservava gelosa- di Peyloubère, Ca- mente: vaglieri ha impresso Il mio cuore è la propria storia, la in pace, i fiori di La seconda, del 1942, è firmata in sua filosofia e la pesco scivolano lungo la corrente, e io modo poco visibile in basso a destra: Ca- passione nella sua stessa casa. Ne ha di- sono lontanissimo dal mondo di quaggiù. vaglieri. Il dipinto è dedicato due volte: pinto i soffitti, le pareti e gli armadi che Nel corso delle sue peregrinazioni e “Le 16/6/51 a la chère Rosa” e “Le 7 avril ora vivono con i suoi soggetti immaginari frequenti soggiorni in Italia, sostò anche 1953 ai carissimi Lidia e Franco”. Nel pieni di allegoria, mito e simboli e scene ad Ovada, nel 1941 e nel 1942, ospite in panorama della città con le sue case so- che riflettono la sua origine italiana che entrambi i casi della famiglia Costa, a pa- vrapposte sulla linea di cresta spicca più fu per lui sempre fonte di ispirazione. Per lazzo Pesci in Piazza Assunta: famiglia di un campanile e, sulla destra, il ponte. questa ragione, all’interno della dimora, è nota per il suo salotto artistico - culturale In primo piano un albero fiorito. stata creata la “Cavaglieri Suite” compo- di cui la “salonnière” Rosetta fu anima- Si trovano entrambe in collezioni pri- sta da salone, camera da letto e bagno un trice secondo lo spirito egualitario illu- tempo utilizzati da Mario e Giulietta. minista che offriva alle donne la Con l’incoraggiamento e il sostegno possibilità di esprimere le proprie doti finanziario dello Stato francese, i soffitti intellettuali. Dell’abitazione della Fami- sono stati completamente restaurati nel glia Costa e delle sale che ospitarono corso del 2001/2 e nel 2005 è stata inse- aspiranti artisti locali e ospiti internazio- rita per la prima volta nelle “Journées de nali esistono immagini grazie ai disegni Patrimoine”. di Franco Resecco, che ricordano molto La sua collezione personale fu donata gli interni ritratti da Mario Cavaglieri: dalla figlia alla municipalità di Auch e fa interni raffinati, eleganti, tipici del parte delle collezioni permanenti del mondo borghese. Del passaggio del pit- Musée des Jacobines. Nel 2007 a Ro- tore sono prova due opere luminose, en- vigo sì è tenuta una grande mostra di trambe hanno per titolo Ovada. Sono oli suoi dipinti nel palazzo in cui nacque. La su cartone telato, 27 x 38 cm. Una, del stessa mostra venne poi trasferita a Mi- 1941, è firmata e datata in basso a destra: lano. Nel corso del 2015 la mostra “Ca- Cavaglieri 41. E una veduta panoramica vaglieri nel Gers” si è tenuta nel Musée della città abbarbicata sull’argine, con de Jacobines di Auch ed è proseguita edifici soleggiati e i campanili della nell’estate del 2016: comprendeva molti Chiesa Parrocchiale, sulla destra, che si tra i dipinti di Peyloubère. tagliano contro un ciclo azzurro. Il primo piano, più piatto, è occupato dall’acqua. Alcuni impasti sottolineano a tratti le luci e le macchie di fiori. impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 256

256 Bruzzone Pier Luigi e Giuditta della Fraschetta di Mauro Molinari

Pier Luigi Bruzzone giornalista, membro di importanti commis- storico, romanziere piemontese, era sioni. Mori’ a Bosco il 17 giugno nato a Bosco Marengo il 19 dicem- 1915 e riposa nel cimitero locale bre 1832. Era il discendente di una nella tomba di famiglia. A me famiglia di piccoli commercianti di preme in particolare analizzare due Voltri. In effetti diversi Bruzzone si aspetti dell’opera di Bruzzone, i erano trasferiti in epoche prece- numerosi articoli pubblicati sulla denti nel Basso Piemonte: ne ho famiglia Ghisleri ed il romanzo trovato traccia fin dalla metà del storico “Giuditta della Fraschetta” seicento negli archivi parrocchiali che pubblicò nel 1876. di Ovada, Molare e Trisobbio. Paolo Masini, a cui debbo le Il bisnonno di Pier Luigi, Gio immagini di Pier Luigi Bruzzone e Batta e la bisnonna, Rosa, imma- di Giuditta della Frascheta allegate gino che si siano trasferiti da Voltri a questo mio scritto, mi ha fatto ad Alessandria attorno al 1790 nel avere anche copia di un docu- quartiere di San Siro dove avvia- mento che il Bruzzone inviò fra rono una piccola attività come cal- l’aprile ed il maggio 1870 al diret- zolai, assieme ai figli Pietro tore della “Nazione”3 in cui depre- Antonio, Giovanni, Gerolamo e cava lo stato di abbandono in cui Domenico. Gerolamo morì ad versavano molti monumenti reli- Alessandria piuttosto giovane nel giosi a causa della legge di sop- 1813 ed il figlio Francesco Maria pressione dei luoghi di culto si sposò a Bosco Marengo nella emanata nel 1866. È significativa parrocchia di San Pantaleone il 23 l’attenzione del Bruzzzone allo novembre 1831 con una ragazza di stato di degrado in cui versavano Bosco, Maria Domenica Sartirana; molti edifici religiosi, compreso il al momento del matrimonio lui Convento di Bosco Marengo, rapi- aveva circa 22 anni, lei 24. France- nati dal Demanio di tutte le opere sco avviò una piccola attività com- romanzi sono seriamente pensati. Nel li- d’arte di un qualche valore e che merciale a Bosco ed ebbe quattro figli bretto “Torri e Castella” sa pure mostrarsi non aspettavano altro che di essere ven- con Domenica: Anna Maria e Giulio Ce- vivacissimo e spiritosamente satirico. Di- duti per fare cassa. Nonostante sia pas- sare, morti in tenera età, Pio Luigi e Pie- pinge con molta verita’ la vita di provin- sato oltre un secolo sembra che tro Luigi, il più grande. cia, non adula nessuno, sferza l’attenzione dei governanti per le ric- Pier Luigi dopo gli studi liceali si de- allegramenta ... mette a nudo le piccole chezze artistiche del nostro paese sia dicò alla pedagogia ed agli studi storici e invidie e meschinerie di ogni genere. sempre quella di fare soldi per rimpin- sociali. Esordì nel giornalismo collabo- Anche quando non dice cose nuove, le guare la casse dello stato! Quando mi rando a diversi giornali: nel 1857 a dice con garbo e non senza una certa ori- sono occupato di San Pio V Ghisleri, nel- “L’Osservatore di Tortona”, fra il 1859 ed ginalità”. Collaborò lungamente a partire l’ambito delle ricerche su un dipinto che il 1861 fu a Torino con la “Ragione” e dal 1898 con la “Rivista di Storia, Arte e raffigura il Santo conservato nella Chiesa con “L’imparziale”. Successivamente a Archeologia” della Provincia di Alessan- di Molare, mi ha colpito immediatamente Roma con il “Diritto” e nel 1865 lo tro- dria dove pubblicò numerosi studi storici la differenza che emergeva dall’imma- viamo a Firenze come pubblicista della relativi a fatti e personaggi della terra bo- gine tradizionale del papa dai costumi in- “Nazione” e poi della “Gazzetta d’Italia”, schese, in particolare sulla famiglia Ghi- tegerrimi, moralizzatore della chiesa del infine di nuovo redattore a Roma nel sleri. Probabilmente il Bruzzone fu il suo tempo, e quello che invece risultava 1870 con la “Libertà”, il “Popolo ro- primo ad analizzare a fondo la monumen- dalle carte e dalla documentazione che mano”, la “Tribuna” ed infine direttore tale opera del padre domenicano Della Pier Luigi Bruzzone aveva pubblicato a de “L’Italie”. Come si può facilmente os- Valle sulla famiglia Ghisleri2 conservata più riprese sul papa Ghisleri e sulla sua servare si mosse seguendo le orme della nella biblioteca di Bosco Marengo. famiglia. Pio V fu un papa austero e ri- politica, fra Torino, Firenze ed infine a Si presentò nel 1865 come candidato formatore dei costumi. Già celebre come Roma. alla deputazione del collegio di Capriata inquisitore del Santo Uffizio; fu lui a co- Il De Gubernatis1 scrisse del Bruz- d’Orba ma, probabilmente abbandonato struire il Palazzo che ne ospita tuttora il zone: “... È spiritualista, idealista, mora- dagli amici che avrebbero dovuto suppor- Tribunale. Quando venne nominato lista, ecc. Il suo stile è serrato e robusto, tarlo, non venne eletto. Fu peraltro eletto Grande Inquisitore si era rivelato infles- a volte forse un po’ troppo solenne. I suoi più volte come consigliere provinciale e sibile persecutore di ogni eterodossia. Da impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:39 Pagina 257

257

Nella pag. prec.: Pier Luigi Bruzzone. In questa pag.: statua di Giuditta, foto Masini.

Papa la sua intransigenza gli valse una Grindelli a Bosco ed una serie di bene- feroce pasquinata. fici. Anche i domenicani del Bosco È ricordato, fra l’altro, per la scomu- avanzavano pretese verso padre Sera- nica di Elisabetta I d’Inghilterra, che nel fino Grindelli e quindi verso la Congre- 1570 diede origine allo scisma con la gazione, per quasi 55.000 scudi, di cui chiesa anglicana, e per aver dato vita si fece garante il Cardinale Bonelli. alla Santa Lega che organizzò la spedi- Dobbiamo concludere con le parole del zione che condusse nel 1571 alla vittoria Bruzzone che ricorda come quando della flotta cristiana contro i turchi. Il qualcuno ricordava al papa l’infedelta’ Bruzzone dedicò alla famiglia Ghisleri dei boschesi, rispondesse: “agnosco una serie di articoli che venne pubblicata oves meas”. Sulle condizioni del Bosco fra il 1901 ed il 1905 nella “Rivista di già allora correva il noto proverbio Storia, Arte ed Archeologia” della Pro- “Bosco senza legna; uomini senza pa- vincia di Alessandria4. Ne “Le donne rola; donne senza vergogna”. Ma il papa nate dai Ghisleri” apprendiamo che la Pio, per amore del campanile, passava principale fonte del Bruzzone fu il mo- su tutto e teneva in disparte non solo i numentale lavoro del Padre Della Valle. proverbi, ma anche le prove dell’infe- Al momento della nomina del Ghisleri deltà! al soglio pontificio tutti i suoi parenti Infine esaminiamo l’opera a mio av- boschesi, e non solo, scesero a Roma per viso più interessante del Bruzzone, cercare di ottenere onori e prebende! “Giuditta della Fraschetta”: è un’opera Ovviamente ai più stretti parenti del assai curiosa e praticamente sconosciuta papa, i Ghisleri ed i Bonelli, toccò la scritta oltre un secolo fa. parte più grossa della torta, ma probabil- Si tratta di un romanzo storico in cui mente molte furono le famiglie boschesi era senz’altro disdicevole che un Ghisleri l’autore, utilizza a piene mani le sue ri- ad arricchirsi rapidamente. Francesco Ba- sedesse sul soglio pontificio ed un altro cerche sulla storia di Bosco Marengo che stone, ad esempio venne nominato Ca- fosse in carcere, in compenso venne ban- aveva pubblicate una dozzina di anni stellano di Castel Sant’Angelo, ma anche dito dalla città. Nelle “Mogli dei Ghi- prima e precisamente nel 1861-18635. i suoi figli ottennero posti di rilievo, Gu- sleri” il Bruzzone ci narra che molte La storia è ambientata in un arco di glielmo, ad esempio, nominato Monsi- furono le donne sposate o imparentate tempo che va dall’aprile del 1796 al mag- gnore mancò la nomina a cardinale per la con il papa che sfruttarono tali rapporti gio 1814, senz’altro uno dei periodi più prematura morte del papa, ma divenne avendone in cambio ricche doti e dona- tumultuosi per il Basso Piemonte stretto segretario del Cardinale Bonelli, nipote zioni. fra la ventata rivoluzionaria che veniva del papa e meglio conosciuto come il car- Infine non possiamo dimenticare Se- dalla Francia e la reazione delle monar- dinale alessandrino. Guglielmo Bastone rafino Grindelli, la cui famiglia era sen- chie europee. accompagnò il Cardinale in missione per z’altro in buoni rapporti con quella del Le armate rivoluzionarie di Napo- tutta l’Europa per raccogliere adesioni e papa. Venne incaricato da costui di occu- leone sventolavano sì il motto rivoluzio- finanziamenti per la costituzione della parsi dei lavori della costruzione del Con- nario, liberté, egalité e fraternité, ma Lega Santa contro il Sultano in Turchia. vento di Bosco e, secondo il Bruzzone, soprattutto saccheggiavano, depreda- A sua volta il cardinale Bonelli racco- rifiutò addirittura il porporato pur di con- vano, maltrattavano e violentavano, atti- mandò al Duca di Mantova un altro Ghi- tinuare ad occuparsi dei lavori per randosi l’odio delle popolazioni. sleri, il nipote Federico Ghisleri, valente l’edificazione del convento che probabil- Mentre la borghesia progressista sim- uomo d’armi. Infine tale Gianfrancesco mente gli permettevano di lucrare ricche patizzava con i rivoluzionari giacobini, i Ghisleri venne processato nel 1568 per tangenti. La notte del 3 gennaio 1590 contadini ed i braccianti, esasperati per la uno scontro avvenuto nel centro di Roma. venne trovato strangolato nel suo letto miseria, la carestia e le sistematiche ru- Nella sua deposizione, riporta il Bruz- “privo di vita e di denari” . Secondo il berie dei francesi, insorgevano un po’ do- zone, Gianfrancesco affermava di essere Della Valle nessuno indagò più di tanto vunque e, abilmente manovrati dal clero, venuto dalla Francia a Roma proprio per sul fatto di sangue però il Cardinale davano la caccia ai giacobini ed ai soldati verificare se potesse far fruttare in qual- Alessandrino si rivolse alla Congrega- francesi al grido di “Viva il Re, morte ai che modo la sua “parentela” con il papa. zione Lateranense, a cui apparteneva il Francesi”: Nella deposizione al processo ricordava Grindelli, ritenendola corresponsabile Nel romanzo del Bruzzone la prota- che la madre, originaria di Pinerolo, gli dei furti perpetrati dal Grindelli ed arrivò gonista è una giovane e bella fraschetana parlava del cugino domenicano di Bosco ad un accordo secondo il quale la Con- che di fronte ad un atto sacrilego di un Marengo. Comunque fu rilasciato perchè gregazione gli cedeva la casa natale del soldato francese nella chiesa di Quattro- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 258

258

In questa pag.: Chiesa di San Michele Arcangelo, Quattrocascine di Bosco Marengo.

cascine non esita ad impugnare la salti contro quei soldati sbandati che spada e ad ucciderlo dandosi alla seguivano l’armata di Napoleone vi- macchia e ponendosi successiva- vendo di piccole ruberie nelle cam- mente alla testa dei rivoltosi. pagne che attraversavano. Giuditta Storia o leggenda? protetta da alcuni nobili locali di- Franco Castelli nell’introdu- venne la regina incontrastata della zione della riedizione del romanzo Frascheta fino a quando le truppe del 1979 mette in evidenza questa francese guidate dal generale Flavi- perplessità e soprattutto sottolinea gny decisero di spazzar via i contro- come stranamente in tutto il ro- rivoluzionari. Durante la repressione manzo del Bruzzone non venga mai sarebbero stati fucilati dai francesi citato Mayno della Spinetta, il bri- sulla piazza di Alessandria assieme gante di Marengo che, curiosa- al dottor Porta, che guidava i contro- mente, aveva anche lui ferito o rivoluzionari, e ad altri tre arrestati ucciso un ufficiale francese nel per aver abbattuto alberi della li- 1796 dandosi poi alla macchia. bertà. anche tale Lisandro. Secondo Il Castelli lascia il dubbio che il il romanzo del Bruzzone Giuditta Bruzzone abbia voluto: “... opporre aveva sposato Lisandro e da lui al più famoso Mayno, già celebrato aveva avuto un figlio Michelino. Il da ballate popolari e da opere lette- romanzo termina con Giuditta che è rarie, un “eroe in gonnella” che in- costretta a lasciare la Frascheta e carnasse le qualità di audacia e di trova rifugio con il vecchio padre ed fierezza della gente frascarola, pren- il bimbo nelle tenute dei Valcurone dendo forse lo spunto da una tradi- in Val Trebbia. zione locale”. Esaminando a fondo il romanzo Il Bruzzone fa spesso riferi- si può facilmente osservare che tutti mento alla tradizione orale con parecchi paesani avrebbero associato il suo gesto i personaggi citati dal Bruzzone sono au- “si dice” riferiti persino alle vicende della ad un affresco conservato nella chiesatta tentici e sono tratti dalla sua Storia del protagonista, mentre menziona anche te- di San Ludovico alla Ca’ Bianca, una Comune di Bosco: il sindaco di Bosco, stimoni oculari dai quali poté attingere delle tante tenute dei Domenicani del Domenico Retorti, il notaio Vincenzo personalmente fatti e vicende riportate Bosco. Tale affresco, ormai scomparso, Zuccotti, che ebbe larga parte nei rapporti nel racconto. raffigurava la scena biblica di Giuditta con i francesi ed i controrivoluzionari, i Vedasi a questo proposito, ad esem- che con la spada in mano presenta la testa consiglieri comunali Ricci, Martelli e pio, frate Raimondo, ancora vivo nel di Oloferne da lei ucciso per salvare il Gatti, il segretario comunale Carlo Verde. 1840, che portò a Napoleone il caffè o la suo popolo. Quest’ultimo nonno del più famoso Luigi cioccolata nel convento di Bosco dove il Da allora Michelina divenne Giuditta. Verde, che creò il Corpo Sanitario della generale pernottò prima della battaglia di Secondo la Bocca, Giuditta-Miche- Regia Marina e che morì tragicamente Marengo. lina, amazzone provetta e sempre vestita nella battaglia di Lissa il 20 luglio 1866. La professoressa Paola Bocca nelle in abiti maschili, avrebbe combattuto con Anche i religiosi del romanzo corri- sue ricerche sulla Frascheta6 assicura che i soldati russi del generale Souvaroff ai spondono perfettamente ai personaggi Giuditta visse davvero nel paese di Quat- quali insegnava sentieri e nascondigli reali: don Toccalini, rettore della parroc- trocascine, borgata di Boscomarengo e nella Frascheta. chia di San Michele a Quattrocascine, che sono vere le sue straordinarie gesta. Giuditta avrebbe anche sposato un uf- l’arciprete Retorti, parroco di Bosco e cu- La professoressa Bocca racconta che ficiale al seguito del generale russo dal gino del sindaco, i padri priori del con- il nome di battaglia di Giuditta era legato quale avrebbe avuto un figlio. Rimasta vento del Bosco, Ludovico Perrone e Pio ad un fatto singolare: un soldato francese vedova tornò dalla Russia con il figlio ed Veneroni. era salito sull’altare della chiesetta di è per questo che a Quattrocascine è ricor- Anche i ribelli controrivoluzionari fu- Quattrocascine per rubare la corona in data anche come “la Russa”. cilati dalle truppe del generale Flavigny capo alla Madonna e una certa suor Or- Nel libro di Bruzzone invece, Miche- ad Alessandria nel 1799 sono documen- sola, nel tentativo di impedire il sacrile- lina sarebbe stata figlia di un fraschetano, tati in numerosi lavori storici sui Giaco- gio, sarebbe stata ferita dal francese. In Remigio Panduro e, datasi alla macchia bini Piemontesi78. quel momento una bella ragazza, Miche- dopo l’episodio del ferimento del soldato Sono riuscito, grazie all’archivio di lina nel romanzo, presa la spada del sol- francese, avrebbe guidato i suoi paesani Torino dei Padri domenicani ed alla gen- dato, lo colpì ferendolo gravemente. I alla rivolta contro i francesi. Guidava as- tilezza della dott.ssa Sara Badano, anche impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 259

259

a trovare traccia di frate Raimondo che stono oltre ventiduemila persone che por- Pubblicazioni di Pier Luigi Bruzzone accudì Napoleone prima della battaglia di tano il cognome Panduro, per la maggior • Sulla vera libertà, 27 capitoli, Osservatore di Marengo. in Sud America, precisamente in Perù. Tortona, 1857. Era un converso, ossia un fraticello La prima spiegazione sull’origine del • Il monte di Crea; Peregrinazione autunnale; normalmente incaricato dei lavori ma- cognome farebbe riferimento al classico Lettere Alessandria, Tip. Gazzotti, 1859. nuali e di servire alla chiesa e ai religiosi “Pan duro”, mentre la seconda, che ho • Storia del comune di Bosco, 2 vv., Torino, negli uffici minori. Non essendo tenuto trovato al Museo Civico di Reggio Emi- Franchini, 1861-1863. al lungo corso degli studi, ma soltanto al- lia, è indubbiamente più curiosa. Tra le • Lettere economiche, Gazzetta di Torino. l’esercizio delle opere manuali, frate Rai- incisioni di bandiere e trofei conservate • Lo sposo felice, racconto, Gazzetta del Popolo, mondo era libero da impegni di studio, di in questo museo spicca una figura. È un Firenze, 1865. culto, di apostolato propri del frate sacer- uomo imponente con colbacco, mantello • Nelle auguste nozze di s.a.r. Principe Umberto dote. Si chiamava fra Raimondo Archini, di pelo, fucile a tracolla e due appuntiti con s.a.r. la principessa Margerita di Savoia, morì a Bosco il 30 gennaio 1846 a 78 mustacchi. In un cartiglio si legge “Vivat canto, Firenze, Fodratti, 1868. anni e fu sepolto nella tomba dei reli- Pandur” tradotto letteralmente “Evviva i • La figlia del capitano, racconto, L’Opinione. giosi. Panduri”. Con questo nome erano chia- • Nell’assenza del marito, racconto, La Nazione, Mi dicono che la chiesetta di san Lu- mati i veterani dell’esercito Imperiale 1870. dovico alla Ca’ Bianca sia scomparsa e Asburgico che, alla fine della loro car- • Torri e castella, Alessandria, Tipografia Bar- che non esiste documentazione del ri- riera militare, accettavano in concessione nabè Carlo, 1875. tratto di Giuditta che mostra la testa moz- terre poste sui confini balcanici con l’Im- • Un fratello di Beatrice Cenci, Nuova Antolo- zata di Oloferne. pero Ottomano. Questi veterani, tutti di gia di Scienze, Roma, 1884. Ma Giuditta? origine slava e di religione cristiana, si • Francesco Cenci, racconto, Roma, Michele Secondo la Bocca la casa dove nac- impegnavano a contrastare le frequenti Lovesio Tip. Edit., 1886. que e visse Giuditta sarebbe quella di incursioni degli Ottomani Musulmani. • La principessa dell’amatrice, racconto, Torino, fronte al piazzale della chiesa di San Mi- Era uno stato di guerra non dichiarato e, Antonio Bussone Edit. (Tip. Festa e Tarizzo), chele di Quattrocascine, casa che mi è come sempre in questi casi, sanguinoso e 1887. stata indicata dal proprietario del bar di senza norme. • Matrone romane, racconto, Torino, Antonio fronte alla chiesa e che ha confermato che Bussone Edit. (Tip. Festa e Tarizzo), 1889. nella casa sarebbe conservata una statua • Baroni romani, racconto, Torino, Ed. Antonio di Giuditta. Bibliografia Bussone, 1890. La stessa casa sarebbe appartenuta, 1. ANGELO DE GUBERNATIS, Dizionario biogra- • I Ghisleri davanti alla giustizia penale, Rivi- guarda caso, alla famiglia Bocca, impa- fico degli scrittori contemporanei, pubblicato a sta di Storia, Arte ed Archeologia della Provin- rentata appunto con Giuditta. Sembre- Firenze nel 1879 (21 voll.). cia di Alessandria, 1903. rebbe pertanto che la prof.ssa Bocca 2. GUGLIELMO DELLA VALLE, Istoria del Con- • Federico Ghisleri, Rivista di Storia, Rivista di fosse più che convinta dell’esistenza di vento di S.ta Croce e Tutti i Santi della Terra del Storia, Arte ed Archeologia della Provincia di Michelina. Peccato che dalle ricerche che Bosco, manoscritto del 1783 conservato presso Alessandria, 1903. ho compiuto nei registri di Bosco e Quat- la Biblioteca Comunale Bosco Marengo. • Note storiche sul collegio Ghislieri di Pavia, trocascine per ricercare gli antenati della 3. Lettere al Direttore della Nazione, aprile- Rivista di Storia, Arte ed Archeologia della Pro- prof.ssa Bocca non ci sia traccia di una maggio 1870, trascritte a cura di PAOLO MASINI. vincia di Alessandria, 1904. Michelina Panduro. In effetti il cognome 4. PIER LUIGI BRUZZONE, Articoli diversi, Rivi- • Dalla terra di Bosco a Roma, Rivista di Storia, Panduro non sembra inventato: dai docu- sta di Storia, arte ed Archeologia della Provin- Arte ed Archeologia della Provincia di Alessan- menti dell’Archivio storico del Comune cia di Alessandria, 1901-1905. dria, 1905. di Tortona ho trovato traccia di una fami- 5. PIER LUIGI BRUZZONE, Storia del Comune di • Serafino Grindelli, Rivista di Storia, Arte ed glia Panduro originaria di Montebello Bosco, Torino, 1861-1863. Archeologia della Provincia di Alessandria, della Battaglia, ma il padre, Raimondo, 6. PAOLA BOCCA, Ricerche storiche sulla Fra- 1905. era nato nel 1857 ed era un trovatello af- scheta, Tipografia Ferrari-Occella & C. Alessan- • Le mogli dei Ghisleri e le nipoti di San Pio V, fidato alla ruota degli esposti dell’Orfa- dria, 1967, pp. 64-66. Rivista di Storia, Arte ed Archeologia della Pro- notrofio di Voghera. 7. ALMICARE BOSSOLA, Il governo provvisorio vincia di Alessandria, 1905. Non ho trovato traccia di altri Pan- piemontese e la municipalità di Alessandria, • Fatti accaduti nel convento di S. Croce di duro nella zona. Anche cercando su inter- Storia Contemporanea, Roma, pp. 231-233. Bosco : 1566-1902, Alessandria, stab. Cromoti- net pare che esistano ancora due persone 8. GIORGIO VACCARINO, I giacobini piemontesi pografico ditta G.M. Piccone, 1905. in Italia che portano tale cognome. Cer- (1794- 1814), Vol. II, p. 773. • L’ arte nel Monferrato, Alessandria, Società cando le origini del cognome, sempre su Poligrafica, 1907. internet, ho trovato alcuni spunti interes- santi: prima di tutto oggi nel mondo esi- impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 260

260

Poesie in dialetto ovadese

IA SGHINSERA LA RAGANELLA di Giancarlo Torello Traduzione (letterale)

Chi u riva ia SGHINSERA Qui arriva la RAGANELLA c’lè n’atrezu d’fuima rera che è un’ attrezzo di forma rara che giranda lè a sgranna che girando lei sgrana a fo i veci dia campanna! fa le veci della campana! Mò u ia in grupu cu se fuimò Ma c’è un gruppo che è si è formato u lo Sauro batezo’ lo ha Sauro battezzato cun sagòcia e cun ingegnu con sagacia e con ingegno u iò dò is nume cl’è in pegnu!!! gli ha dato sto nome che è un pegno!!! An t’l’ateinti oh sghinseroti Sull’attenti oh sghinseroti La poesia di Giancarlo Torello è soprattutto un omaggio ai membri del gruppo di Facebook e ausuma bein i goti e alziamo bene i bicchieri dove si comunica e ci si diverte con i ricordi e a ia nostra bala Uò alla nostra bella Ovada gli aneddoti dell’Ovada che fu, usando il più che ciù d’meiu u ni n’han sarò! che di meglio non ce ne sarà! possibile il dialetto. Ia (o rà) sghinsera (la raganella) è invece uno E i paixi chi ia circondu E i paesi che la circondano strumento musicale (classificato come idiofono) u ni n’ha an tutu ei moundu non ce n’è in tutto il mondo che la cultura popolare ha trasformato in oggetto cun ia Uiba e cun ia Stura con la Orba e con la Stura ludico. Costruito in legno, è in grado di produrre suoni brevi e secchi tramite il movimento di una ei fan fè bala figura! gli fan fare bella figura! lamina di legno flessibile che viene raschiata da E ia Cuima cun u Tugiu E la Colma e il Tobbio una ruota dentata fissata su un manico. Lo stru- ai mituma an t’ei mugiu, li mettiamo dentro al mucchio, mento è composto da tre parti: una ruota den- tata, un manico e un corpo centrale a forma di chi cunturnu i noster vòli che contornano le nostre valli cassetta, che ne diventa una vera e propria cassa bale e uniche, sens’eguòli! belle e uniche senza eguali! armonica in grado di amplificare il suono pro- E u ia Leima cun Seivan E con Lerma e Silvano dotto. È stato divertimento dei piccoli di qual- che generazione fa, producendo un suono simile anche l’iotri in d’han na man anche loro danno una mano al gracidio delle rane. Ne parla, vestendo i panni e Murere e Cheimurein e Molare e Cremolino di giornalista, il pittore ovadese Costantino Fri- i m’aiutu a fè ei pein! ci aiutano a fare il pieno! xione (1828 – 1902) su Il Corriere delle Valli Stura e Orba nel numero del 15 aprile 1900. U ia Rocca e Tersciòbi C’è la Rocca con Trisobbio drici, lisci seinsa gòbi dritte, lisce senza gobbi Il Giovedì Santo a Ovada quei d’Tajò giente impurtante Più non squillano le campane, si son legate, quelli di Tagliolo gente importante come si dice; gli altari son muti e spogli, e per le tantu a modu e elegante. tanto ammodo ed elegante. vie annunziano le ore dei sacri uffizi crocchi di U ia Muntaudo e Muntaudè C’è Montaldo e Montaldeo fanciulli con raganelle, tabelle e crepitacoli. cun Belforte da de drè, Con quale ansia si aspetta dai ragazzi il Giovedì con Belforte da di dietro, Santo per poter rompere, coi loro istrumenti, il Cascinele e Murneise Cassinelle e Mornese timpano dei cittadini! as’sie piuma seinsa speise! ce li prendiamo senza spese! E' un uso di qui, e tra tante forme esteriori, e ca- U ia Chepnei e quei d’Arsciugni ratteri decorativi invalsi nel popolo per manife- C’è Carpeneto e quelli di Rossiglione stare riti di nostra religione, essa ancora rimane i paixi di ciù bugni, paesi dei più buoni, viva e potrà difficilmente scomparire perché è u ia Campu e Masoun c’è Campo e Masone manifestazione che nasce dall'età più bella, più aura bòsta ai n’hò ne scufioun! vispa, più ingenua della fanciullezza. adesso basta sono stufo! Dalle nostre ridenti colline vengono giù tutti per Tanci otri ui n’ha ancu’ Tanti altri ce ne sono ancora far visita alle chiese ove si son preparati i sepol- galantomi cun unu’ galantuomini con onore cri. Dopo il mezzogiorno sono specialmente le tuci i veru zu a Uò donne, le ragazze, i bambini del contado che po- tutti vengono giù ad Ovada polano le nostre vie e vanno a visitare il sepol- ca n’han fò ‘na gran brasò! che ne fà una grande bracciata! cro. Di sera poi, quando le nostre confraternite Stuma alegrui e sulidòli Stiamo allegri e solidali escono in processione, allora tutta Ovada è in bei e bugni e speciòli moto. E' un andare e venire di signore e signo- belli, buoni e speciali rine, di giovanotti più o meno devoti che si affol- seimpre auta a stòga ia tasta sempre alta stia la testa lano per vedere e per essere visti e anche per tuci ansame a fuma fasta. tutti insieme facciamo festa. scambiarsi qualche dolce occhiatina, delle fur- tive strette di mano e qualche pizzicotto (…). impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 261

261

Recensioni

solo le generalità, incarico e reparto di ap- partenenza di quasi cinquemila soldati ma anche le campagne e le battaglie alle quali l’unità in cui prestavano servizio aveva par- tecipato. Ma non basta poiché i nominativi di questi combattenti sono anche riportati in ulteriori indici suddivisi per tutti i co- muni che facevano capo al Department di Montenotte e, in alcuni casi anche ai Dipar- timenti di: Stura, Marengo, Alpi Marittime e Genova. Inoltre il volume è corredato da una ricca appendice costituita da documenti, da tabelle, da illustrazioni di moduli, istru- zioni, certificati, estratti e fogli di via che contribuiscono a fornire al lettore un qua- dro dei vari elementi amministrativi del- l’Armée tra il 1805 ed il 1814-. L’Autore, nato a Savona nel 1957, per passione è da sempre un ricercatore genea- logista che negli ultimi anni ha sviluppato ANTONIO MARTINO, I soldati del Di- accurate ricerche presso archivi statali (na- partimento di Montenotte (1805 / 1814), zionali ed esteri), comunali ed ecclesiastici l’Autrice lo dice con queste riflessioni: Savona, 2013, Edizione in brossura, pagine da cui sono scaturite anche opere come Sa- “Cosa ci possono raccontare una ringhiera, 363. vona e provincia nel Dopoguerra. Situa- uno steccato, una persiana? Se Gilbert - Joseph - Gaspard conte di zione politico-economica e ordine pubblico Sono comparse, non protagonisti, sono Chabrol de Volvic, giunto a Savona, ad nelle relazioni dei prefetti (1945 - 1949) cose senza storia. aprile del 1806, con l’impegnativo compito (2008) e Antifascisti savonesi e guerra di Ho scritto queste pagine perché penso di organizzare il nuovo Dipartimento di Spagna. “Miliziani rossi” e altri “sovver- esattamente il contrario: messi sotto la lente Montenotte, potesse esaminare il volume sivi”nelle carte della R. Questura di Sa- di ingrandimento o semplicemente presi in del Martino, oggetto della presente recen- vona (2009). considerazione, gli oggetti rivelano una vita sione, certamente esprimerebbe i suoi più Insomma un volume degno di essere propria che interagisce con la nostra, smuo- sentiti elogi all’Autore. presente nelle biblioteche civiche dei Co- vono ricordi, generano emozioni. In realtà, quest’opera, dedicata ai com- muni che fecero parte della 28eme Division Se lo sguardo non si smarrisce, gli og- battenti napoleonici, originari del Diparti- Militair per offrire un utile strumento di getti parlano e noi diventiamo testimoni di mento di Montenotte, è di una eccezionale consultazione a ricercatori e studenti ed ov- una vita silenziosa che sfugge alla prigione accuratezza. viamente nelle librerie di appassionati di delle loro forme e alla familiarità del nostro Il volume si apre con la descrizione storia locale e militare. sguardo. Così, improvvisamente in primo delle operazioni di leva e delle attività con- (Pier Giorgio Fassino) piano, le cose più insignificanti scoprono nesse: il recupero dei riformati, esoneri se stesse e diventano soggetti di un uni- provvisori del servizio militare, surroga- verso, aperture sul mondo ....”. zione e sostituzione, prevenzione della di- MAVI PENDIBENE, Le seduzioni del Concetti che l’Autrice esalta nella de- serzione, repressione della renitenza e consueto, Memorie dell’Accademia Ur- scrizione di cose che ravvivano in lei pro- l’elenco delle unità destinatarie delle re- bense - Collana diretta da Alessandro La- fondi ricordi: ringhiere, finestre, persiane, clute. guzzi - Nuova Serie n. 103 - Ovada 2017 - porte, serrature, chiavi, tubi, armadi, travi, Seguono undici capitoli densi di notizie (pagine 120 - brossura). ecc. ....; per finire in quelle parti che comu- sui militari forniti dal Dipartimento di La Tipografia Pesce - azienda artigia- nemente troviamo nelle case: scale, corri- Montenotte per essere incorporati in vari nale di pregio e dalle radici ormai centena- doi, camere e pavimenti. reparti dell’Impero francese: rie - ha dato recentemente alle stampe Così si dipana questa delicata composi- 1°) Guardia Imperiale; 2°) Reggimenti l’ennesima fatica di Mavi Pendibene, da zione, corredata da illustrazioni originali, di Fanteria di Linea; 3°) Reggimenti di tempo nota tra il pubblico che predilige la eseguite dall’artista Sara Mai, che, con i Fanteria Leggera; 4°) Reggimenti di Arti- buona lettura. loro chiaroscuri, si legano perfettamente al glieria; 5°) Reggimenti di Cavalleria; 6°) Letture semplici che richiamano alla contenuto. Reggimenti territoriali; 7°) Reggimenti tec- mente le quotidianità che ci avvolgono e (Edoardo Bertonasso) nico-logistici; 8°) Reggimenti di Marina; rendono piacevole la vita a coloro che 9°) Coscritti e rimpiazzati; 10°) Refrattari e amano intensamente le proprie case com- disertori; 11°) Veterani. poste non solo da mattoni e cemento ma Anzi, occorre sottolineare che questi anche di oggetti che finiscono inevitabil- corposi capitoli riportano, in genere, non mente per legarci ad esse. Già nel prologo impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 262

262

In questa pag.: in basso, Igino Peruzzo.

Invece il singolare titolo La Pietra Nera è legato ad una pietra, grande come un pugno, trovata casualmente da Iginio Pe- ruzzo all’interno di un sasso di circa cin- quanta chili, utilizzato per appesantire l’erpice, spezzatosi per essere stato sbattuto con più forza del solito. Il volume si presenta suddiviso in 10 capitoli: Incominciamo; Iginio; Il mondo di Igi- nio; Quando io mi spegnerò, voi vi accen- derete; La Pietra Nera è ben custodita in un cassetto; Quando penso a mio padre sorrido e mi commuovo; Da giovane, per tutti, ero il nipote dell’erborista; La domenica mat- tina mi preparava sempre le ciabattine con il lardo; Grazie Gino, grazie davvero; Tra AUTORI VARI, La Pietra Nera - Il Lerma e Molare ci sono solo dodici chilo- mondo di Iginio Peruzzo, Edizioni DANI- metri. corso degli anni, una realtà industriale con- BEL S.r.l, Novi Ligure, luglio 2017, in In questa ripartizione spiccano in modo cretizzatasi nello stabilimento di Basa- brossura, pag. 253. particolare: Iginio, una sobria biografia del luzzo. È una cronaca di famiglia destinata a protagonista dai diversi aspetti e dalle di- Inoltre, una serie di significative foto- lettori attenti ad una storia piena di umanità verse attività, e Il mondo di Gino, arricchito grafie, tratte dall’archivio di Famiglia o for- e di ostinata e costante operosità che ha da una nutrita serie di ricette, basate sul- nite da Massimo Carcione, Annalisa Flori, prodotto i suoi frutti. l’utilizzo di piante medicinali o officinali, Adriano Garavello, Alberto Margiocchi ed L’opera si apre con una corposa prefa- corredate da illustrazioni. Enrico Repetto, guarniscono la parte illu- zione di Cecilia Bergaglio del Dipartimento Segue la parte conclusiva del volume strativa di questo volume. Pier Giorgio Fassino Studi Storici dell’Università di Torino fo- dedicata allo sviluppo della prima Erbori- ( ) calizzante nella medicina popolare quella steria Peruzzo destinata a diventare, nel che, a prima vista, potrebbe sem- brare una semplice saga familiare. ENRICO RESEGOTTI, Un capitano Questo, in estrema sintesi, il vo- coraggioso, i suoi fratelli e la lume recentemente scritto o curato Grande Guerra, edito in Pavia presso da diversi soggetti legati tra loro da TCP, Maggio 2016. tenaci vincoli di famiglia e di amici- Il professore Enrico Resegotti, zia: Gianpaolo e Sebastiano Pe- noto negli ambienti universitari per ruzzo, Rosanna Arecco Peruzzo, essere stato libero docente in Aneste- Roberto Peruzzo, Irene Peruzzo, siologia e Patologia speciale chirur- Don Germano, Berto di Bassignana, gica e propedeutica clinica presso la Signora Palma, il Signor Rocco, l’Università di Pavia e presso la la Signora Caterina, il Signor Sil- Scuola chirurgica pavese “Tinozzi e vano, la Signora Vilma, Poppi Posil- Morone”, ha nuovamente dispiegato lipo e Irene Noli. la sua eclettica cultura anche in am- L’opera è dedicata ad Iginio Pe- bito storico. ruzzo ed al suo mondo in questi ter- Infatti, già nel 2011, aveva esor- mini: “... Iginio Peruzzo, Gino dito con un lavoro dedicato all’epo- dl’Amiun, che, da uomo semplice, pea risorgimentale italiana: Il 1848 - ha destinato la sua intera vita ad ap- 49 in Lomellina - Fatti, Uomini, Idee profondire le straordinarie peculiarità - Sintesi storica e iconografica della delle erbe traendone indicazioni utili, Prima Guerra d’Indipendenza. che poi lui stesso applicava, nella Ora, l’illustre Chirurgo ha ridato cura di un grande numero di patolo- alle stampe un saggio in cui ricorda gie animali ed umane. Rifuggendo la propria Famiglia con particolare ri- ogni legame con i riti arcaici del gua- guardo ai quattro fratelli che hanno ritore magico e sempre più richia- partecipato nelle file del Regio Eser- mandosi al rigore della sua ricerca, cito alla Grande Guerra. seppur del tutto istintiva, ha in tal La saga ebbe inizio nell’Otto- modo contribuito ad elaborare la de- cento quando le sorelle Giuseppina e finizione dell’erborista moderno”. Francesca, figlie del giureconsulto impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 263

263

In questa pag.: Eritrea 1911: il Tenente medico Enrico Resegotti (1880 - 1918).

Valle, sposarono gli agricoltori Pietro e spesso ricorderanno i suoi genitori: Annibale Resegotti e andarono a vivere “Non volle accettare per dare maggior nelle campagne della Lomellina. Tra tributo, come ufficiale di arma combat- l’altro Pietro e Annibale avevano un tente, alla sacra causa per la quale fratello: Enrico. Questi, nel 1870, era aveva sempre entusiasticamente par- studente liceale ma, allo scoppio della teggiato”. guerra franco-prussiana, non aveva esi- Egli, terminato il corso il 3 ottobre tato ad arruolarsi, a Digione, tra i vo- 1917, venne assegnato come Aspirante lontari garibaldini accorsi in difesa al 20° Reggimento Bersaglieri accaser- della Francia ed era eroicamente caduto mato a Torino che, dopo pochi giorni, a Lantenay. fu trasferito al fronte. Proprio nei mo- Alcuni anni più tardi, Enrico Rese- menti drammatici della rotta di Capo- gotti - il primogenito di Annibale e retto (24.10.1917) ed il 25 ottobre il Francesca che portava il nome dello 20° Bersaglieri venne circondato dalle zio, caduto in Francia - divenne un me- soverchianti forze nemiche. dico militare dal “curriculum” di tutto Tra l’altro, Giuseppe, sgomento ed rispetto: partecipò alle operazioni di profondamente avvilito per la resa, as- soccorso alle popolazioni gravemente sistette all’indegna gazzarra della colpite dal “Terremoto di Messina” truppa che gridava agli ufficiali: (28.12.1908), guadagnandosi una men- ria” (1°), Reggimento presso il quale lo rag- “È finita la cuccagna: andremo a zione onorevole, per poi prestare servizio giungerà, a settembre del 1906, il fratello Mauthausen!” con l’illusa certezza di es- nella Colonia Eritrea ove contrasse una fa- Enrico come ufficiale medico. sere fuori della guerra, col vedersi liberati tale forma malarica che lo perseguiterà per La carriera militare di Pietro fu abba- dalla disciplina militare, l’estraneità e anzi il resto della suoi giorni. Durante il conflitto stanza rapida: in pochi mesi di servizio da l’ostilità di classe riprende fatalmente il so- italo-turco, in Libia, partecipò alla battaglia semplice dragone venne promosso caporal- pravvento. I contadini-soldati, eroici ed in- di Kasr Ras el Leben, a pochi chilometri da maggiore di fureria; alla fine del secondo consapevoli protagonisti della guerra, Derna, meritandosi una Croce di cavaliere anno di servizio venne promosso sergente intendono per “cuccagna” la presunta so- dell’Ordine della Corona d’Italia in quanto ed al termine del terzo divenne sergente praffazione del nemico sociale di sempre, “ .... disimpegnò lodevolmente e coraggio- maggiore. Trasferito al Reggimento “Lan- esercitata al fronte dai loro ufficiali, i pa- samente il suo compito in terreno esposto cieri di Milano” (7°), a sua domanda rien- droni in uniforme [...].” al fuoco nemico.”. Infine, durante la trò nella vita civile ed emigrò in Argentina Poveri soldati: non immaginavano che, Grande Guerra, aggregato al 139° Reggi- ove venne assunto da un imprenditore ita- oltre ad essere trasferiti in campi di concen- mento Fanteria “Bari”, ancora una volta, ot- liano impegnato nella costruzione di una tramento a soffrire atrocemente la fame e tenne l’incondizionata ammirazione di linea ferroviaria. Grazie alle sue non co- subire vessazioni di ogni genere, sarebbero colleghi e gregari prestando le cure ai feriti muni capacità imprenditoriali, in breve stati definiti in Italia come “imboscati d’Ol- “.... con coraggio e calma, sotto l’intenso tempo si mise in proprio costituendo una tralpe”. Così, in questo impietoso contesto, fuoco dell’artiglieria nemica”. Purtroppo la fiorente attività nel trasporto di materiali. il giovanissimo Giuseppe morì in Germa- malattia contratta in Eritrea non gli con- Ma, come è noto, il 24 maggio 1915 ebbero nia il 31 luglio 1918. Lo stesso giorno in cesse tregua e questo valoroso capitano me- inizio le ostilità contro l’Austria-Ungheria cui decedette anche sua madre Francesca dico decedette il 14 marzo 1918 nella sua ed il Ministero della Guerra gli notificò il già sofferente per la perdita del primoge- cascina di Zerbolò. richiamo alle armi per ben due volte. Sic- nito Enrico. Invece il secondogenito Luigi aveva ab- ché, al secondo invito, Pietro Resegotti, Questa, in estrema sintesi, l’opera del bracciato la vita ecclesiastica frequentando rientrato in Italia il 25 giugno, venne nomi- Resegotti, corredata da una serie di ritratti il Seminario vescovile di Vigevano. Per- nato sottotenente di Artiglieria. Al termine dei propri Famigliari, da interessanti foto- tanto, allo scoppio della Grande Guerra, del conflitto divenne agricoltore, sposò la grafie del servizio coloniale dell’ufficiale dopo un breve servizio nell’Esercito, era signorina Clementina Fassardi e, l’8 set- medico Enrico e da riproduzioni di alcuni stato congedato ed il Vescovo l’aveva prov- tembre 1925, gli nacque un figlio: Enrico, documenti. visoriamente assegnato come cappellano l’autore della “Saga dei Resegotti” come Il tutto coronato da una presentazione presso le carceri mandamentali di Vige- può essere definita la storia di questi fra- firmata da Mino Milani, scrittore, giornali- vano. Impegno assolto con tanta passione telli. sta, storico e fumettista (noto anche con gli da esserne confermato per tutta la sua vita Il quartogenito era Giuseppe: nacque pseudonimi di Eugenio Ventura, Piero unitamente alla carica di canonico della cat- nel 1898, conseguì, nel 1916, la maturità Selva, Stelio Martelli e T. Maggio) le cui tedrale vigevanese e, successivamente, di classica e si iscrisse alla Facoltà di Medi- opere sono state pubblicate dalle più presti- segretario della Curia vescovile. cina a Pavia. Ma ad aprile dell’anno se- giose case editrici come Mondadori, Mur- Pietro, il fratello terzogenito, nacque il guente entrò alla Scuola di Applicazione di sia, Einaudi, De Agostini, Aragno, Fabbri 19 febbraio 1887 alla cascina Gazzera di Fanteria come allievo ufficiale di comple- ( ... per citarne alcune). Tromello. Conclusi, nel 1905, gli studi di mento benché avesse diritto ad essere in- (Pier Giorgio Fassino) ragioneria, si arruolò volontario in Caval- quadrato come ufficiale medico avendo già leria e venne assegnato al “Nizza Cavalle- superato alcuni esami di Medicina. Come impaginato nuovo.qxd:Layout 1 20/11/17 14:40 Pagina 264

ACCADEMIA URBENSE

Nell’arco dell’anno 2017, l’editoria dell’Accademia Urbense ha dato luce a tre volumi:

Tesseramento 2018 Attraverso la Vostra quota associativa ci permettete di svolgere al meglio le attività dell’Associazione volte alla difesa del patrimonio storico-artistico, usi, tradizioni e dialetto dell’Ovadese storicamente inteso ed alla sua valorizzazione. Invitiamo tutti gli Associati ed i Simpatizzanti a visitare il sito internet dell’Associazione.Vi troveranno una biblioteca on-line di circa un centinaio di monografie ed inoltre tutti i numeri di URBS salvo l’annata in corso. SOSTENETE LE INIZIATIVE DELL’ACCADEMIA SOTTOSCRIVENDO IL 5 X MILLE INTESTATO AL NOSTRO SODALIZIO P.I. e C.F. 01294240062

Programmi Per l’immagine artistica l’Accademia ha in previsione Come già anticipato nell’ambito della mostra dedicata la Guida di Silvano d’Orba e di Castelletto d’Orba, a alla figura del Maestro “Nino” Natale Proto, l’Acca- completamento della collana dedicata alle guide del- demia ha deciso di dare valore itinerante alla Sua l’Ovadese. opera con un evento espositivo previsto per il mese di Una nuova collana delle Memorie dell’Accademia, in- Maggio o Giugno ed in data da precisare, presso il teramente dedicata all’Arte e curata da Ermanno Luz- Complesso Monumentale di Santa Croce in quel di zani, che tradurrà in volume la tematica delle sue Bosco Marengo. conferenze. Vi è altresì l’annuncio delle attività previste nell’am- Il libro, curato sempre da Luzzani, già annunciato nel- bito della Pinacoteca dell’Accademia “Il vicolo” che, l’ambito della mostra settembrina dal titolo alternandosi nel contesto de l’aula, proporranno at- “NINO” NATALE PROTO ED IL SUO TEMPO. timi conferenziali ed incontri di sensibilizzazione ar- La riproposta, in veste di 3ª edizione, del “Premio tistica sia pratica che teorica agli Associati. Monferrato” che, come per il passato, avrà alla fonte In ricordo del respiro culturale ed artistico promosso un tema aperto a tutte le arti. nell’ambito delle gite organizzate in passato dal com- pianto socio Elio Ratto, l’Accademia ha in previsione la possibilità di ripristinarne il valore.