RISERVA NATURALE REGIONALE

“Lago di

PIANO DELL’AREA NATURALE PROTETTA PROCEDIMENTO DI V.A.S. ( art. 26 della L.R. 29/1997 ) SINTESI NON TECNICA RAPPORTO AMBIENTALE ( art. 13 del D. Lgs. n 4/2008 )

SINDACO: RUP Dr. Adamo Pantano Geom. Gabriele Di Passio

GRUPPO DI LAVORO: UFFICIO DI PIANO: Arch. Luigi Ferri (Coordinatore, Progettista) AREA AMMINISTRATIVA Arch. Cinzia Bellone (Progettista) Dr.ssa Maria Concetta Carbone Agr. Dott. Emiliano Agrillo (Naturalista) Rag. Raffaele Farina Rag. Pasqualina Lecce Ing. Antonio Mele (Collaboratore) AREA TECNICA Geom. Salvatore Di Carlo Geom. Antonio Lecce

1

SOMMARIO

1 RAPPORTO AMBIENTALE ...... 5 1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale ...... 5 1.1.1 Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e territoriali ...... 5 1.1.2 Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette ...... 5 1.1.3 L’istituzione della Riserva ...... 7 1.1.4 La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso ...... 8 1.1.5 Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali ...... 8 1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale ...... 9 1.2.1 Il sistema infrastrutturale ...... 9 1.2.2 Lo sviluppo dell’insediamento ...... 11 1.2.3 I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche) ...... 12 1.2.4 Il turismo ...... 14 1.2.5 Le attività agricole ...... 16 1.3 Analisi Naturalistica ...... 17 1.3.1 La Geomorfologia ...... 17 1.3.2 La Geologia e l’Idrogeologia ...... 18 1.3.3 Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno ...... 20 1.3.4 La Vegetazione ...... 23 1.3.5 La Fauna ...... 26

2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E NORMATIVE ...... 28 2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni ...... 28 2.1.1 Obiettivi di protezione generali ...... 28 2.1.2 Obiettivi di protezione specifici ...... 29 2.2 Analisi delle principali criticità...... 32 2.2.1 Fauna ...... 32 2

2.2.2 Habitat e vegetazione ...... 35 2.2.3 Risorse idriche ...... 36 2.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ...... 37

3 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE ...... 38 3.1 Valutazione degli effetti di piano ...... 38 3.2 Valutazione delle alternative di Piano ...... 38

4 ALLEGATI ...... 40 4.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO E PROCEDURA V.A.S...... 40 4.1.1 Normativa di riferimento alla VAS ...... 40 4.1.2 Avvio della procedura ...... 41 4.1.3 Consultazione preliminare (Rapporto preliminare) ...... 41 4.1.4 Redazione del Rapporto Ambientale ...... 42 4.1.5 Pubblicità e Consultazioni ...... 42 4.1.6 Valutazione del Rapporto Ambientale ed esiti delle Consultazioni. Parere motivato...... 42 4.1.7 Soggetti coinvolti nel processo di V.A.S...... 43 4.1.8 Prima conferenza di consultazione: ...... 44

3

PREMESSA

Scopo del RPA è quello di fornire un primo quadro indicativo delle possibili implicazioni di carattere ambientale conseguenti all’attuazione del Piano della Riserva Naturale. Sulla base di tale quadro, nella fase di consultazione preliminare, effettuata tra l’amministrazione, l’autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia ambientale, saranno definiti la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale; documento, quest’ultimo, che avrà il compito di raccogliere tutti gli elementi di conoscenza e valutazione al fine di permettere, a conclusione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, la pronuncia di sostenibilità ambientale o meno delle scelte operate nel nuovo strumento di pianificazione urbanistica.

Per gli scopi sopra accennati il Rapporto Preliminare anticipa i seguenti aspetti:  Il quadro normativo di riferimento per la Valutazione Ambientale Strategica;  La descrizione delle fasi previste dalla procedura e una prima proposta di elenco di soggetti da coinvolgere nella fase di consultazione preliminare;  Il quadro della pianificazione e della programmazione sovraordinata all’attività di pianificazione oggetto di VAS;  La definizione dell’ambito di territorio potenzialmente interessato dagli effetti ambientali e territoriali determinati dal Piano;  Gli esiti dell’analisi conoscitiva volta a caratterizzare le aree oggetto di pianificazione in termini di qualità, criticità presenti e sensibilità alle trasformazioni;  La descrizione sintetica delle scelte di Piano al fine di individuarne le azioni significative dal punto di vista ambientale ed i principali fattori di pressione;  La precisazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale di riferimento alla valutazione degli impatti e derivanti dalla normativa e dagli strumenti di pianificazione e di programmazione sovraordinati al Piano;  La definizione dei potenziali impatti significativi riconducibili all’attuazione del Piano;  L’elenco provvisorio (che sarà verificato ed eventualmente integrato con il contributo dell’autorità competente) dei soggetti competenti in materia da coinvolgere nelle consultazioni;  Un indice di massima di quello che sarà il Rapporto Ambientale, quale proposta operativa che sarà verificata ed eventualmente integrata nel corso delle consultazioni preliminari.

Il presente RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE si basa sulle indicazioni (di analisi e di valutazione) nonché sulle linee strategiche del PIANO DELLA RISERVA NATURALE contenute nel DOCUMENTO PRELIMINARE Il presente RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE è stato aggiornato successivamente ai contributi pervenuti da parte dei Soggetti competenti in materia Ambientale (SCA) e del documento di Scoping della “Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, Area Autorizzazioni paesaggistiche e Valutazione Ambientale Strategica” del 30 luglio 2014 prot. 439820.

4

1 RAPPORTO AMBIENTALE

1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale

1.1.1 Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e territoriali Le aree protette sono istituite per preservare zone di territorio di particolare valore naturalistico dall’invadenza di uno “sviluppo”, spesso non pianificato, ai fini della tutela e conservazione dell’ambiente. Il termine “riserva”, che inizialmente sollevava timori presso le popolazioni interessate poiché veniva associato ad una visione esclusivamente vincolistica e di conservazione del territorio, oggi è correttamente interpretato quale strumento tecnico-giuridico teso alla salvaguardia di qualità e differenze delle risorse naturali ed a ricondurre gli usi e le trasformazioni nell’ambito di uno sviluppo sostenibile. L’istituzione di aree protette, pur rivelatasi operazione essenziale per impedire la compromissione irreversibile di determinati habitat, non ha garantito la conservazione delle qualità dei luoghi e non ha ostacolato la dissipazione della biodiversità. La comunità scientifica ha preso atto del rischio che le aree protette vadano a costituire ambiti isolati, inseriti in contesti sempre più artificializzati, pertanto non idonei a garantire la funzionalità dei processi biologici. Per questi motivi le politiche finalizzate alla protezione della natura, prescrivono di integrare le aree protette con la pianificazione territoriale e di realizzare elementi di connessione funzionale tra di esse, detti “corridoi ecologici”, costituiti da spazi fisici di continuità ambientale preposti al mantenimento delle relazioni di scambio tra gli ecosistemi principali. Le stesse politiche raccomandano di considerare con attenzione gli assetti, gli usi e le dinamiche antropiche delle zone contigue le aree protette poiché incidono in modo determinante sulle risorse naturalistiche-ambientali tutelate. Un ultimo aspetto, spesso trascurato, riguarda il valore simbolico attribuito alle “aree protette” che sta ad indicare la volontà di ristabilire un rapporto non conflittuale, ma armonico tra le attività dell’uomo e l’ambiente.

1.1.2 Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette A livello nazionale, l’entrata in vigore del d.lg. del 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002 n. 137” con il quale viene abrogato il Testo Unico d.lgs del 29 ottobre 1999 n. 490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia dei beni culturali ed ambientali a norma dell’art. 1 della legge 8 ottobre 1997 n. 352” introduce il termine di “paesaggio” precisandone il significato e la valenza, quale “…parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni”. Il territorio deve avere, di conseguenza, un’omogenea pianificazione, che in prima istanza, non può prescindere dalle indicazioni previste e fornite dai piani paesaggistici. La Regione , d’altro canto, ha da tempo avviato un processo di pianificazione della tutela dei beni ambientali e della intelaiatura di un sistema normativo che regga e strutturi i criteri istitutivi dei parchi regionali e delle riserve naturali. La peculiarità della trasformazione delle regole è legata alla nuova attenzione con cui vengono individuate le diverse tipologie di parchi -con connotazioni prevalentemente

5 naturali- e le diverse tipologie di riserve -con considerazione anche di fenomeni che, pur di limitata estensione, presentano caratteri di particolare interesse paesistico e naturalistico. La Legge Quadro nazionale n. 394/91 sulle aree protette prevede, quali strumenti di attuazione delle finalità dei Parchi naturali regionali, il “Piano per il Parco e il Piano pluriennale economico e sociale per le attività compatibili” rimettendo in discussione gli strumenti previsti dalla L.r. del Lazio n. 46/77 e inducendo ad una verifica, sulla base dell’esperienze maturate, della idoneità degli strumenti di attuazione dei Parchi stessi. Nell’ambito dei principi della legge, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole e sostenibile1, la Regione ha emanato nel dicembre 97 la legge n. 29 al fine di stabilire norme in materia di aree naturali protette regionali e di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica della Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate2. In considerazione dell’elevato numero delle Aree Naturali Protette istituite nella Regione, delle loro caratteristiche territoriali e socio-economiche e, soprattutto, delle loro diversificazioni in termini di redazione,adozione ed approvazione, la GR approva le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”3. Un documento operativo di riferimento che, elencando criteri e valutazioni per la conoscenza del territorio, dovrebbe essere in grado di fornire agli Enti di Gestione un ausilio utile alla redazione dell’atto di pianificazione. Nelle premesse della delibera di approvazione si legge che è “avvisata la necessità di garantire oltre ad un armoniosa relazione tra i diversi livelli di piani, anche una metodologia di pianificazione che assicuri un percorso, dagli studi propedeutici fino alla redazione finale del progetto, uniforme e certo”: se ne deduce che le “linee guida”4 siano finalizzate al raggiungimento di una “qualità indiscussa” del processo di Piano, prevedendo di “svelare e valorizzare le vocazioni del territorio protetto”. Il Piano della Riserva Naturale è uno strumento di lavoro di cui l’Ente Gestore della Riserva, l’Ente Parco, si dota con lo scopo di attuare sul territorio le finalità contenute nella L.r. 29/97 e nel d.lgs 42/04. Non in netta contrapposizione con l’uso attuale, il Piano deve voler promuovere, oltreché un avanzamento scientifico, una sperimentazione sulla collaborazione interistituzionale, utilizzando lo strumento della governance, attraverso l’armonizzazione delle diverse posizioni culturali e disciplinari. Il Piano, ispirandosi alla logica della qualità ambientale come servizio collettivo, deve assumere come obiettivi generali di governo della Riserva: - valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-architettonici e della tradizione, realizzando un sistema di fruibilità esteso all’insieme delle caratteristiche distintive della Riserva; - accrescere la qualità e migliorare le modalità di gestione delle acque e del suolo ; - conservare, potenziare e valorizzare la biodiversità, anche attraverso la tutela ed il miglioramento delle condizioni di permeabilità biologica ; - contribuire alla prevenzione dei rischi ;

1 La Comunità Europea con molteplici interventi ha proposto azioni per la tutela delle risorse naturalistiche e l’adozione del principio dello sviluppo sostenibile come preciso impegno da rispettare da parte dei singoli Paesi che, oltre alla tradizionale tutela ambientale e riduzione delle fonti di inquinamento, è rivolto al mantenimento della biodiversità. Questi principi vengono introdotti con l’intento di collocare le politiche ambientali nell’approccio preventivo ai problemi posti dalle trasformazioni e dalla pianificazione territoriale, non più in posizione settoriale o come verifica di impatto di singole opere. 2 In Italia la Legge 394/91 costituisce il riferimento normativa generale per l’attuazione della tutela dei valori naturalistici, mentre la Legge 29/97 rappresenta a livello Locale, la norma quadro per l’attuazione detta tutela dei valori naturalistici. Quest’ultima detta i principi per l’istituzione e la gestione delle aree protette suddividendole in 2 tipologie: 1) Parco naturale e 2) Riserva naturale. 3 Delibera di GR n. 765 del 2004. 4 Le Linee Guida valgono per i Piani di tutte le aree naturali protette di qualsiasi livello e quindi anche l’Ente Parco è tenuto a rispettarle, adeguando ad esse le eventuali analisi e gli elaborati mancanti rispetto a quelli già completati. 6

- promuovere e orientare l’evoluzione del settore agricolo-forestale ed agrituristico, sviluppando e assicurando il tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e gestione del paesaggio e dell’ambiente. Un ultima nota riguarda l’entrata in vigore (13/02/2008) del Decreto Legislativo n. 4/2008 ad oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale” (pubblicato sul Supplemento Speciale della Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008). Tale decreto introduce alcune conseguenze rilevanti nei procedimenti di formazione/approvazione degli strumenti di pianificazione, in particolare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)5. In sintesi il decreto legislativo (art. 6) definisce l’ambito applicativo della disciplina, stabilendo che i piani e programmi -di cui all’art. 5, co. 1, lett. e - sono soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e sono comunque sottoposti ad una “Verifica di Assoggettabilità” (VA), volta a valutare preventivamente i possibili effetti significativi sull’ambiente. La Verifica di Assoggettabilità è prevista, non solo per i piani/programmi ancora da avviare, ma anche per tutti quelli il cui iter di approvazione non sia ancora concluso al 13/02/08 (entrata in vigore del Decreto) e per i quali la VAS non è prescritta ai sensi del citato art. 6; La Verifica di Assoggettabilità, disciplinata dall’art. 12 del D.Lgs. n. 4/2008, viene effettuata dall’autorità competente sulla base di un rapporto preliminare contenente la descrizione del piano/programma e le informazioni e i dati necessari alla valutazione degli impatti significativi sull’ambiente che l’attuazione del piano può produrre, con riferimento ai criteri dell’Allegato I del Decreto stesso6 Il rapporto preliminare dovrà contenere le analisi necessarie alla stima dello stato e vulnerabilità dell’ambiente, facendo riferimento a tre grandi tematiche e alle loro interrelazioni, alle caratteristiche del piano dal punto di vista dei contenuti e della loro rilevanza per l’integrazione di criteri ambientali volti alla sostenibilità, alle caratteristiche degli impatti attesi dal punto di vista della entità ed estensione.

1.1.3 L’istituzione della Riserva La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è stata istituita dalla Regione Lazio con propria legge, la n. 10 del 29 gennaio 19837 a norma degli articoli 6 e 20 della legge regionale 28 novembre 1977, n. 46. La Riserva Naturale è delimitata dai confini riportati nella cartografia in scala 1: 2.000 e nella descrizione catastale, allegati n. 1 e n. 2, che costituiscono parte integrante della legge. La Riserva Naturale è destinata alla conservazione, valorizzazione e razionale utilizzazione dell’ambiente naturale, allo sviluppo economico delle comunità locali interessate ed alla corretta fruizione da parte di tutta la popolazione secondo le direttive delle norme urbanistiche e del regolamento di attuazione di cui ai successivi articoli 7, 8 e 9 della Legge sopraindicata. La gestione della Riserva Naturale “è affidata al comune di Posta Fibreno (art. 4).

5 Art. 5 Definizioni “valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio” 6 l’Allegato I al Decreto stabilisce i fattori da tenere in considerazione per decidere l’importanza del piano ai fini della sostenibilità, il grado di rilevanza, quantitativa e qualitativa, dei possibili effetti ambientali e quindi l’opportunità di assoggettarlo o meno a VAS 7 Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 28 febbraio 1983, n. 6 7

1.1.4 La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso Ai sensi della lettera c bis) del 4° comma dell’art. 7 della legge regionale n. 29/1997 (così come inserita dal comma 9 dell’art. 3 della legge regionale n. 10 del 2.4.2003) nel “Piano regionale delle aree naturali protette” deve essere indicata anche “la rete ecologica regionale e le relative misure di tutela ai sensi dell’articolo 3 del d.p.r. 357/1997” (poi modificato dall’articolo 3 del D.P.R. n. 120 del 12.3.2003): ne deriva che la suddetta “indicazione” deve essere rispettata nel Piano delle riserve naturali, che deve pertanto non solo recepire la rete ecologica regionale (ed individuare la rete ecologica provinciale), ma stabilire le “relative misure di tutela”. Fra le “misure di tutela” da stabilire, laddove all’interno di una riserva naturale ricada in tutto o in parte un Sito di Importanza Comunitaria o Zona di Protezione Speciale (in sigla SIC o ZPS), come ad esempio si registra nel nostro caso (PdG SIC/ZPS redatto nel 2004), ci sono anche quelle relative al “Piano di gestione” del SIC/ZPS, che dovranno essere integrate nel redigendo Piano seguendo le linee guida stabilite con la deliberazione della Giunta Regionale n. 1103 del 2 agosto 2002 e con il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002. A fronte dell’esigenza di assicurare opportune misure per evitare il degrado di habitat e specie presenti nei SIC, è necessario coordinare ed integrare ai Piani delle riserve naturali in cui ricadono le misure di conservazione dei SIC attraverso appositi Piani di gestione, che dovranno entrare a far parte integrante delle norme di attuazione dei rispettivi Piani. Peraltro le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”, prescrivono che le norme tecniche di attuazione di ogni piano contengano delle “disposizioni relative alla gestione ecologica, in particolar modo l’integrazione tra la normativa specifica dettata nei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale”. La Regione Lazio deve a tutt’oggi provvedere alla approvazione del “Piano regionale delle aree naturali protette”, che sarebbe dovuta avvenire entro 6 mesi dalla entrata in vigore della legge regionale n. 29/1997, adeguando lo schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve” adottato con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio n. 11746 del 29.12.1993.

1.1.5 Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali La provincia di conta nel suo territorio numerose aree naturali protette. Il numero di aree naturali protette sono pari a 71 e comprendenti 16 Parchi Naturali, 30 Riserve Naturali, 24 Monumenti Naturali e 1 Area Marina Protetta; altresì, il numero di aree naturali protette nazionali ricadenti all'interno del territorio laziale sono pari a 8 e comprendenti 3 Parchi Naturali, 4 Riserve Naturali e 1 Area Marina Protetta. Per quanto riguarda i dati relativi alla superficie, quella delle aree naturali protette nazionali che insistono sul territorio laziale è pari a mq 49.298, quella delle aree naturali protette regionali è pari a mq 177.007. Pertanto, la superficie complessiva del territorio laziale interessata dalla presenza di aree naturali protette è pari a mq 226.305, pari al 13.12%

8

Mappa delle Zone di Protezione Speciale (i numeri rossi indicano: 1 - Monte Cornacchia, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Monti della Meta, 4 - Gole del Fiume Melfa – 5 - Massiccio del ) e dei Siti di Importanza Comunitaria (i numeri verdi indicano: 1 - Vallone Lacerno, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Pendici di Colle Nero, 4 - Cime Massiccio della Meta, 5 - Val Canneto, 6 - Gole del Fiume Melfa – 7 - Massiccio del Monte Cairo).

1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale

1.2.1 Il sistema infrastrutturale Il Comune di Posta Fibreno è situato tra la Valle del Liri e la , due aree di passaggio obbligato per chi viene da nord o da sud. È raggiungibile: da Roma: in auto si prosegue lungo l’autostrada del Sole fino all’uscita di Frosinone per poi proseguire in direzione Sora lungo la superstrada Sora-Frosinone. A Sora si seguono le indicazioni per e Posta Fibreno. da Napoli: è ben collegata sia su gomma sia su rotaie. In auto si prende l’Autosole fino al casello di o per poi proseguire nel primo caso lungo la superstrada Sora- Cassino fino all’uscita di Posta Fibreno, nel secondo caso lungo la Strada Statale 82 della Valle del Liri fino a Sora dove si seguono le indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno. In treno fermata presso e coincidenza con il treno per Avezzano fino alla stazione di Sora dove le linee della Cotral portano a Posta Fibreno dall’Abruzzo: per chi viene da Avezzano, superstrada Avezzano-Sora fino allo svincolo Posta Fibreno. In treno linea Avezzano-Roccasecca con fermata presso la stazione di Sora e autolinea Cotral per Posta Fibreno. Dal Parco nazionale d’Abruzzo: non sono disponibili collegamenti pubblici; in auto si prende la strada statale di Forca d’Acero fino al bivio di San Donato Val di Comino per poi svoltare lungo la Strada Statale 666 di Sora dove si seguono le indicazioni per e Posta Fibreno.

9

A livello provinciale le connessioni nel territorio passano per il centro di Sora, attraverso strade statali di collegamento tra paesi confinanti. Nel territorio comunale, due sono le infrastrutture viarie che si dipartono dal centro storico, mettendolo in comunicazione con strade intercomunali. Ed è proprio lungo queste che si sviluppa la vita del paese, nascono centri abitati, si collocano i servizi. Gli altri collegamenti possono essere classificati “di interesse locale”.

All’interno della Riserva Naturale si individuano 6 sentieri natura, ovviamente pedonali, che mettono in relazione i punti di maggiore interesse dell’area stessa:  Il sentiero “Puzzìllo” Altezza massima metri: 300, minima: 290 – Dall’ex sede del parco all’isola galleggiante - Lunghezza: 480 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 10 m - Accessibile a disabili Presso l’ex sede della riserva inizia il sentiero natura Puzzìllo; qui le acque di una copiosa sorgente sono raccolte in una grossa vasca e irreggimentate per il funzionamento di un antico mulino. Insieme ai recenti restauri e al recupero ambientale della zona è stato realizzato un parco e un’area pic-nic con percorsi e ponti attorno alle sorgenti. Superata l’area pic-nic il sentiero si sviluppa su una sterrata agricola attorno a campi coltivati; le soste prevedono la visione panoramica degli antichi spazi coltivati, rievocando tecniche e tradizioni perdute con l’ausilio di pannelli illustrativi. Dopo circa 200 metri il sentiero prosegue nel canneto a Phragmites australis, dove capanni didattici e punti d’osservazione permettono un incontro discreto con l’avifauna locale e un approccio al birdwatching. Un tempo era possibile percorrere l’intero canneto: il sentiero natura si snodava su passerelle di legno fra i canali e terreni sommersi. Un periodo d’incuria ha portato al logoramento delle strutture e all’inagibilità del percorso finché, nel 2006, è stato effettuato un primo restauro che ha riattivato il percorso fino all’ isola galleggiante.  Il sentiero “Catannòvo” Altezza massima metri: 420, minima: 290 - Dalla località Catannòvo a frazione Carpello - Lunghezza: 720 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 130 m Presso la località Catannòvo ha inizio un percorso panoramico che sale a mezzacosta su una collina prospiciente il lago, per poi riscendere in località Carpello. Inizia poco più a nord di San Venditto; lungo la strada asfaltata un cartello indica il bivio per seguire il percorso lungo una sterrata. Il primo tratto attraversa una serie di orti e abitazioni rurali antiche e nuove, fra pollai e stalle, risalendo a tornanti un pendio fino ad arrivare ad una grotta, un tempo usata come rudimentale riparo per animali domestici. Senza grossi sbalzi d’altitudine si prosegue fino ad una grossa dolina sopra la frazione di Carpello, dove pannelli illustrativi e capanni spiegano i fenomeni carsici principali della zona.  Il sentiero “Rivellìno” Altezza massima metri: 290, minima: 290 - Dal Ponte Vani al Lago - Lunghezza: 320 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 0 - Accessibile a disabili Il tratto del Rio Carpello compreso nella riserva è costeggiato da una antica strada agricola che conduce fin dove il lago da vita al suo unico emissario, il Fibreno. In questo stesso posto sulla sponda opposta del termine del sentiero è possibile vedere una storica pescheria, di interessante edificazione perché completamente costruita sulle acque, legata al complesso architettonico della vicina Villa Gallio, palazzo settecentesco ricco di pregevoli opere d’arte. Lungo il piccolo fiume è possibile incontrare le specie ittiche più rare, un tempo oggetto di pesca di frodo con nasse ed altri sistemi oggi vietati. I campi circostanti, dove non riconquistati dal canneto a Phragmites australis, sono coltivati a mais (Zea mays).  Il sentiero “Dolina la Prece”

10

Altezza massima metri: 433, minima: 300 - Da San Venditto al centro storico - Lunghezza: 560 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 133 Il percorso panoramico collega il centro storico con le rive del lago, scendendo ripidamente lungo la dolina. L’inizio del sentiero, se percorso in discesa, si trova nel punto panoramico del paese. L’accessibilità è limitata non solo per i disabili, ma anche per chi non è abituato all’attività fisica. Il sentiero termina sulla strada litoranea del lago. Alcuni monumenti religiosi e artistici sono stati posizionati all’inizio ed al termine del percorso.  Il Sentiero “Lago Chiaro” Percorso Naturalistico in prossimità dell’ex Mulino ad acqua: all’inizio presenta un breve tratto di sterrato che costeggia il Fosso Cerreto, in seguito, con una passerella in legno, prosegue lungo la sponda sinistra del lago, fino a giungere ad un pontile, nella località “Lago Chiaro” così chiamata per via delle sue acque chiare e cristalline. Lungo il percorso è possibile osservare le diverse specie di piante ripariali e acquatiche, e con un po’ di fortuna, oltre alle folaghe e alle gallinelle d’acqua, anche i germani reali che riposano al sole.  Il sentiero “Taurino” Percorso naturalistico che collega la località S. Venditto con la località Fontana Carbone e contribuisce a completare la fruizione delle aree spondali del lago. E’ costituito da un camminamento in legno dalla sviluppo complessivo di 430 ml e della larghezza di m. 2, posto ad una quota del piano di campagna di m. 0,80. Il piano di calpestio è realizzato in tavolame di castagno dello spessore di 4,00 cm.

1.2.2 Lo sviluppo dell’insediamento Il borgo di Posta Fibreno è sorto attorno al tardo medioevo col nome di Castel Petrona, storicamente legato ad Alvito di cui era frazione dal 1810 al 1869, e (frazione fino al 1957, anno della costituzione del comune). Fino al terremoto del 1915 il paese conservava ancora una forma circolare entro un marcescente perimetro murario dotato di torri e porte d’accesso. La situazione di degrado accentuò i danni del sisma, tanto che oggi dell’urbanistica originaria non restano che pochi vicoli e archi di pietra attorno a via Maggiore. La chiesa principale è dedicata a Santa Maria Assunta. Un piccolo quartiere di case popolari antisismiche risalenti al primo ‘900 è situato fra il cimitero e il belvedere. Oggi il comune conta 1.274 abitanti, che vanno diminuendo anno dopo anno: fenomeno peculiare dei comuni molto piccoli. Alla data del 1957 l’insediamento risulta concentrato nella parte storica, arroccata sulla dolina di fronte il lago, risalente sicuramente ai secoli precedenti; ma già si intravede lo svilupparsi di nuclei abitativi, concentrati e molto distanti tra loro, nelle strette vicinanze delle vie di comunicazione. Sicuramente costituiti da contadini che, per comodità, preferivano risiedere nei terreni adiacenti a quelli da loro stessi coltivati, anziché tornare la sera al paese ed esserne lontani. In questo periodo, è già nata la contrada Colle Iaruscio, che si estende fino al confine con il canneto che circonda il lago. Alla data del 1979 la situazione è sicuramente cambiata, ma in modo molto prevedibile: il centro storico si arricchisce, fino a creare un nuovo denso quartiere vicino il cimitero, dalla parte opposta il lago, fino alla località Maschiuna. Il principale sviluppo si registra lungo le vie di comunicazione stabilendo un edificato continuo con i nuclei del 1957. L’espansione risalente al 1990 non apporta significative modifiche nel disegno dell’assetto del territorio; vengono riempiti gli spazi lasciati liberi lungo le infrastrutture (come “Casal Vittoria” o come la località “Carpello”), nasce qualche piccolo nucleo di poche abitazioni nella campagna (come “Casa Marsella”). La morfologia del territorio certo non favorisce l’insediamento, il canneto, le montagne e il lago costituiscono senza dubbio un ostacolo per l’uomo. Ma a parte queste particolari zone,

11 il resto del territorio può definirsi discretamente urbanizzato; urbanizzazione che vede il suo momento di spicco negli anni Sessanta e Settanta. Il patrimonio edilizio è costituito da abitazioni dalle caratteristiche tipologiche disparate. Le tipologie residenziali presentano spesso una struttura distributiva condizionata dalle originarie concezioni igienico-sanitarie in voga nel periodo di costruzione. Le caratteristiche degli immobili presentano grandi diversità se situati nel centro storico o se in ambito rurale. Nel patrimonio abitativo, anche se potrebbe apparire esuberante rispetto agli standard nazionali, come evidenzia l’indice di affollamento dedotto dai dati statistici, la disponibilità reale del numero di stanze è fortemente condizionata dalla indisponibilità di gran parte delle abitazioni. Queste sono spesso di proprietà di cittadini emigrati e spesso versano in stato di inadeguatezza ai fabbisogni igienico-sanitari da richiedere interventi di recupero così onerosi da risultare irrealizzabili per il basso reddito pro-capite. Gli interventi di recupero, dovendo agire in un ambito di sviluppo ambientale e turistico, devono essere concepiti come interventi di riqualificazione architettonica e pertanto vanno coordinati da un progetto di recupero o progetto integrato di ampiezza tale da interessare almeno un intero comparto. Le opere dovranno essere incentivate con agevolazioni o contributi da parte delle istituzioni pubbliche. Al 1991 il patrimonio edilizio in uso è rappresentato da 544 abitazioni occupate per un totale di n° 2.609 stanze pari a 0,5 occupanti per stanza ed a servizio di 545 famiglie. Il patrimonio di abitazioni non occupate ascende a 303 delle quali completamente indisponibili 247. L’attività edilizia, come si desume dalle tabelle statistiche riassuntive, produce un irrisorio volume annuo di nuove abitazioni (circa 4 in 5 anni e pochi progetti di ristrutturazione edilizia). Il patrimonio edilizio risulta, nella quasi totalità dei casi, dotato di tutti i servizi essenziali, ma comunque di modesto livello qualitativo. Rimangono invece gravi le carenze di impianto infrastrutturale, particolarmente nei nuclei esterni al centro storico, che presentano grandi difficoltà di riqualificazione urbana.

1.2.3 I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche) Dal 1193 al 1503, per più di tre secoli, la Valle di Comino conobbe solo brevi periodi di quiete, perché turbata, al pari delle altre regioni del Regno, dagli sconvolgimenti che anche qui videro succedersi Normanni, Svevi, Angioini, Ungheri, Durazzeschi, Aragonesi, Francesi, Spagnoli. Fra tutti i dominatori, i Cantelmo si affezionarono al piccolo dominio, tanto da risiedervi stabilmente. Non fecero altrettanto Jofré Borgia (dal 1497 al 1506), fratello della ben più celebre Lucrezia, Pietro Navarro (dal 1507 al 1515) e i Cardona.

12

Questi ultimi, esercitarono il loro dominio prevalentemente attraverso governatori e ufficiali, con scarso vantaggio per i sudditi, spesso tenuti a soggiacere ad angherie e soprusi, ma non mancarono di dare importanti frutti, come gli Statuti (oggi diremmo “Costituzione”) dell’Università (oggi diremmo “territorio”) di Alvito e committenze artistiche di rilievo a grandi artisti dell’epoca, quali Daniele da Parma e Taddeo Zuccari. Nel 1685, la contea di Alvito (già territorialmente ridotta nel 1677 per la “vendita” di Atina e Belmonte), fu interamente ceduta da Antonio Cardona a Matteo di Capua (Principe di Conca) per Villa Gallio 100.000 ducati. Ma le condizioni del territorio, tali da far prosperare un brigantaggio audace e sanguinario, indussero ben presto il nuovo padrone a disfarsi del feudo, che attraverso il nobile milanese Matteo Taverna, fu rilevato dal Cardinale di Como, Tolomeo Gallio, desideroso di costituire al proprio casato un feudo che, dislocato tra Napoli e Roma, appariva idoneo ad acquisire notevole importanza politica. Il Cardinal Gallio provvide, quindi, con le maniere forti, ad estirpare la piaga del brigantaggio ed ottenne dal Re di Napoli l’elevazione di Avito da contea a ducato. Tra alti e bassi, il territorio cominese rimase feudo dei Gallio sino alla eversione della feudalità (1806). Della loro signoria, esercitata ininterrottamente per ben 211 anni, restano memorie invero non sempre liete (frutto diretto di quei difficili tempi) ma anche qualche autentico gioiello come “La Pesca” o “Villa Gallio” in Posta Fibreno. L’antico possessore del luogo, il notaio Giulio Licio di Posta, amministratore e uomo dei più facoltosi della contea di Alvito, attratto dalla salubrità dell’aria e dalla grande bellezza del luogo, vi aveva fabbricato nel 1588 una palazzina priva di ornamenti per albergo dei pescatori, dedicandola (come tramanda l’epigrafe tuttora visibile) “Al Genio del limpidissimo Fibreno, delizia delle ninfe e de’ pesci”. Nel 1600 il podere e la palazzina, passarono ai Gallio, recenti feudatari dello Stato di Alvito, i quali, su progetto di un architetto ancora ignoto, la ampliarono e la dotarono di camini alla francese, di stucchi, di statue, di fregi, di stemmi, di una peschiera e la circondarono con altri appezzamenti di terreno estesi ben 60 ettari, impiantando un orto botanico, un’uccelliera, fontane, viali, boschetti. Quindi la resero accessibile attraverso uno stradone (ancora presente) di 52 palmi napoletani che si originava da un maestoso portale recentemente restaurato dalla Sovraintendenza ai Monumenti del Lazio. “A metà della strada regia da Napoli per Roma tra Alvito e Sora, fiancheggiata a mezzogiorno dalla odierna Statale della Vandra, la Villa Gallio si annuncia ancora col suo imponente arco di accesso di ordine tuscanico, lambita a settentrione dal Fibreno che s’allarga in terso specchio a forma di laghetto dal fondo smeraldino, feracissimo di trote. Guardata in lontananza dalla grigia mole del castello longobardo di Vicalvi e ispirata al modello della villa dominica romana, questa “gratissima stanza di eccelsi signori (un giorno al centro della tenuta ducale)” La Villa ricorda lo stile delle ville palladiane del Veneto e (benché bisognosa di restauro) grazie al rapporto scenografico edificio-paesaggio, conserva intero il suo fascino, donando ancora allo studioso ed al visitatore sensazioni e immagini di rara suggestione. Difficile sarebbe al visitatore anche inesperto che questa passi inosservata; sulla strada, oggi la statale che collega Sora ad Atina, si erge maestoso l’ingresso della villa.

13

La prima menzione del Portale si trova in G. P. M. Castrucci, che nel 1635 diede alle stampe la celebre “Descrizione del Ducato d’Alvito nel Regno di Napoli” dedicandola dal duca Don Francesco Gallio (dal 1613 al 1657). Qui leggiamo “dalla strada regia che va a Napoli, alla volta di ponente iemale per Roma quasi a dritta, comincia lo stradone nuovo con olmi gremiti e a destra e a sinistra, lunghi e profondi, per tenere asciutta la strada e per ombra renderla fresca negli estivi ardori …Tira questo stradone per linea diretta … al portone maggiore che ha la facciata ad ostro (sud), è tutto di pietra bianca, aperto, fatto solo per ornamento e bellezza della villa. È d’ordine toscano, di lavoro a bugno, farsagliato con due rabeschi, con le sue campanelle e cimasette con fregio, dove vi è l’iscrizione; vi sono tre guglie con li suoi piedistalli a destra e sinistra e l’altra in mezzo nella sa maggiore altezza e due palle con li suoi peducci; vi sono tre armi (stemmi), una in mezzo del Re Cattolico (il Re di Spagna) a destra del Sig. Cardinal Gallio di Como ed a sinistra dell’Eccellenza del Sig. Duca Don Francesco Gallio nipote e, sotto il dado, o cimasa, due fenestroni vani”. “L’ingresso (ha scritto di recente Bernardo Bartolomucci in “I Colori dell’acqua. Il patrimonio del fiume e del lago Fibreno”) è ancora reso incomparabile dal maestoso portale che, con il suo alto frontespizio, probabilmente chiudeva la recinzione del podere”. Ai sensi della legge 1089 del 1939, l’intero immobile è stato dichiarato di interesse particolarmente importante per il suo valore storico ed artistico.

1.2.4 Il turismo Fra i diversi settori di attività economiche, il più importante e quello che più facilmente risente dei benefici dell’istituzione di un’area protetta è il turismo. Se pensiamo che spesso le aree protette sono situate in zone scarsamente popolate, in cui le attività sono di tipo residuale o marginale, qualsiasi incremento è un apporto importante. A ciò si può oggi aggiungere che, considerando l’andamento generale dell’economia, qualsiasi territorio è ben contento di potere integrare il turismo (sia pur solo di bassi volumi) ad altre forme di economia (Gaido L., 1998). Il turismo è quindi uno sfruttamento economico del territorio, che tuttavia si concilia con gli scopi della tutela dell’ambiente naturale (premesso naturalmente che abbia luogo nella sua forma più leggera); esso ha in più il grande privilegio di vitalizzare tutti gli aspetti del tessuto economico ed ha il potenziale di convogliare verso una regione maggiori flussi di denaro di quelli che ci si potrebbe aspettare dall’amministrazione di una riserva naturale (Giacobini V., 1999, pag. 166-171). E’ necessario ricordare, però, che il turismo, pur essendo un’attività economica di estrema importanza, in assenza di una politica di ripristino e tutela dell’ambiente, rischia di distruggere irrimediabilmente il patrimonio ambientale che è alla base della sua stessa vita e del suo ulteriore e reale sviluppo. Sulla base delle precedenti considerazioni, si studia il caso della riserva naturale di Posta Fibreno attraverso l’analisi dei flussi turistici, volta alla valutazione delle risorse del territorio, delle sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di beni ambientali, culturali e dei potenziali impatti provocati da tale fruizione. Il territorio, con la presenza del lago ai piedi della collina sui quali si erge il centro storico del Comune di Posta Fibreno, rappresenta una piccola oasi naturale nel verde, ideale per attuare interventi volti al miglioramento dell’attività ricettiva. Le moderne tendenze del turismo vedono una sempre maggiore richiesta di soggiorni di breve durata da svolgere in luoghi tranquilli per godere delle bellezze naturali, della gastronomia locale, per fare escursioni di ogni tipo. Per questi motivi, la Ciociaria e più in specificatamente Posta Fibreno, terra vocata all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, nel riscoprire e rivalutare la propria identità ultramillenaria, si pone naturalmente come meta ideale per chi non cerca più un “turismo industrializzato” o un turismo dalle mete tradizionali. Il turismo, in questo contesto quale

14 fattore esogeno, di spinta alla crescita economica, richiede anche la presenza di fattori endogeni per la sua crescita, esso potrà rappresentare in futuro il principale aiuto economico alla popolazione, proprio perché combinazione di fattori interni ed esterni. Esistono vari fattori che possono determinare lo sviluppo turistico: A) La presenza nel territorio di attrattive legate a fattori morfologici e climatici ed a fattori di tipo storico-culturale. Tra le attrattive va considerata la qualità delle strutture ricettive che si misura anche nella capacità delle strutture di soddisfare un’ampia gamma di esigenze, di svago, di intrattenimento quali ristoranti, luoghi d’incontro, impianti sportivi, che variano in funzione dell’età media e delle abitudini dei turisti. Queste attrezzature devono costituire fattori di attrazione in concomitanza con il richiamo esercitato dalle bellezze naturali e artistiche del luogo. Posta Fibreno ha poche strutture ricettive: 5 ristoranti, 3 pizzerie, 2 trattorie,2 impianti sportivi (uno pubblico e uno privato), 1 pub, 1 azienda turistica, 1 incubatoio ittico, per la produzione artificiale della trota Macrostigma, 1 museo, situato nel centro storico del paese sulla collina sovrastante il lago, è sede di tradizione ed usanze antiche che ancora oggi rendono qui la vita semplice e serena, 1 ostello per la gioventù, 1 laboratorio territoriale (LAB-TER), una struttura sorta nell’ambito del Piano Triennale di Tutela Ambientale, grazie a un progetto finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio; l’edificio che ospita il Lab-Ter è un’ex scuola ristrutturata, con laboratorio, aula didattica dotata di video e di proiettore e di un’accogliente foresteria per i naturalisti che desiderano recarsi a Posta Fibreno per motivi di studio dell’ambiente; durante il periodo invernale è il Lab-Ter (Laboratorio Territoriale di didattica ambientale) il sito più frequentato dalle scolaresche, che hanno anche la possibilità di visitare l’incubatoio ittico e seguire proiezioni di documentari sull’educazione ambientale. Si è stimato che la Riserva ha un flusso di circa ventimila presenze l’anno, soprattutto nel periodo primaverile-estivo, e che l’esperienza ricreativa si protrae per un tempo breve di circa un paio d’ore; l’area della Riserva, infatti, è organizzata soltanto per ospitare chi trascorre momenti di tranquillità ammirando il paesaggio lungo le sponde del lago. Per la promozione del turismo, significativi sono stati anche gli interventi per lo studio e il recupero delle tradizioni e dell’artigianato, la creazione del Museo del lago e la realizzazione per la vendita di prodotti di qualità locali. Ma si potrebbe fare di più per valorizzare l’artigianato e le tradizioni: ad esempio, organizzare corsi di formazione per la lavorazione dei rami di salice e della paglia, che un tempo venivano intrecciati per realizzare stupendi cesti e contenitori. B) L’accessibilità del luogo intesa non solo come distanza dalle aree di formazione della domanda, ma come facilità di accesso alle stesse rappresenta la condizione necessaria per lo sviluppo turistico. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra flussi turistici e sistema dei trasporti, ampliamento delle reti e diversificazione dei mezzi; si aprono per il turismo varie opportunità. (I collegamenti infrastrutturali che permettono di raggiungere la Riserva Naturale sono da Roma: autostrada A1 uscita Frosinone, superstrada Frosinone-Sora uscita Sora, seguendo poi la statale Atina-Cassino per circa 12 km fino al bivio per Posta Fibreno; da Napoli: autostrada A1 uscita Cassino, superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno; da Avezzano: superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno. C) Elementi importantissimi sono l’informazione e la pubblicità (ovviamente anche tramite web), attraverso le quali il paese si fa conoscere, diffondendo la sua immagine e “vendendo” il proprio prodotto.

Non bisogna dimenticare, però, che l’attività turistica diventa parte integrante dell’ambiente stesso, sia nelle sue caratteristiche umane (economiche, sociali e culturali), sia in quelle naturali. Un’area può trarre beneficio economico dal turismo, ma non trascurabile deve essere l’impatto ambientale, come quello socio-culturale che questo apporta; gli

15 aspetti negativi non devono prevaricare su quelli positivi. Sul piano socio-culturale, il turismo apporta una mescolanza di modelli etici e di stili di vita, con il rischio di perdita dell’identità culturale per le popolazioni dei Paesi ospitanti, che, per motivi economici, si trovano costretti ad adeguarsi alle esigenze ricreative degli ospiti. Si stima, inoltre, che la forte presenza di turismo aumenta i fattori di disagio (congestione del traffico, aumento dei prezzi, degrado ambientale) dei residenti; si può assistere a fenomeni di commercializzazione della cultura che indirizza le attività di artigianato e folclore esclusivamente ai turisti. E’ importante, quindi, stimolare lo sviluppo endogeno tramite un’importante azione promozionale ed un’adeguata gestione del proprio patrimonio culturale ed ambientale.

1.2.5 Le attività agricole La presenza umana nel territorio della riserva è stata sempre molto intensa e la superficie agricola, per la fertilità del terreno, un tempo occupava l’intera area protetta. In molti casi i campi coltivati e gli orti raggiungono ancora oggi le rive del lago, e un intero centro urbano, la frazione Carpello si sviluppa sulla sponda orientale. Scontata è quindi la presenza di specie orticole, infestanti ed esotiche coltivate nei giardini. La maggior parte dei campi attorno al lago un tempo furono ampiamente sfruttati per l’agricoltura e bonificati mediante un capillare sistema di canali e regimazione delle sorgenti sparse in tutta la pianura. Dal dopoguerra, però, buona parte del piano venne abbandonata, spesso per via dell’ inaccessibilità delle proprietà più vicine alle sponde del lago con mezzi meccanici. Rimangono, comunque, tracce di coltivazioni più estese, prevalentemente a graminacee e ortaggi, che si notano percorrendo il sentiero natura “Rivellino”. Nell’area del bosco di roverella sopravvivono lembi di terrazzamenti ancora coltivati, prevalentemente a ulivo (Olea europaea) e vite (Vitis vinifera). A ridosso del paese nel dopoguerra la forestale ha rimboschito la collina con conifere e cipressi di specie varie ed esotiche. In definitiva, il territorio comunale comprende 882,07 ettari di superficie agraria e forestale dei quali vengono effettivamente coltivati 664,24 ettari. Le colture principali sono rappresentate da seminativi e colture permanenti con una superficie relativa pari a 412,15 ettari e 151,40 ettari. Vengono utilizzati 100,69 ettari per il pascolo e prati permanenti. L’analisi dei dati relativi al settore agricolo denuncia chiari elementi di squilibrio rispetto alla vocazione del territorio. I terreni risultano in buona parte pianeggiante, dotati di grande disponibilità di acqua. Le aziende, quasi tutte a conduzione familiare hanno una dotazione media di 2,5 ettari, tale da consentire una razionalizzazione della produzione e soprattutto il suo orientamento verso prodotti agricoli con maggiore mercato e redditività. Le zone del territorio in collina sono coltivate ad uliveti, mentre una piccola parte, pari a 75 ettari, è occupata da boschi. La suddivisione delle superfici per colture, è descritta nella seguente tabella (ISTAT 1991): sau seminativi coltivazioni prati perm. e totale boschi altra sup. sup. tot. permanenti pascoli 664,24 412,15 151,40 100,69 664,24 75,04 142,79 882,07

L’analisi del quadro produttivo rivela che il numero degli attivi agricoli, nel Comune di Posta Fibreno, è calato dal ‘61 al ‘90 parallelamente al calo regionale. Nel 1961 gli attivi nell’agricoltura erano il 65,7% della popolazione attiva, il valore corrispondente nella provincia era pari al 38,5%. Nel 1971 la percentuale scendeva al 39,1% contro un corrispondente valore provinciale di 26,7%. Nel 1981 il tasso precipitava al 9,3% ed il corrispondente valore provinciale scendeva al 12,1%. Il PRG di Posta Fibreno, in considerazione della vocazione agricola del territorio, che presenta vaste aree pianeggianti con terreni fertili e grande dotazione d’acqua, della possibilità di affidare alla agricoltura un ruolo significativo per il rilancio dell’economia del

16 paese, prevede l’individuazione di aree semirurali e di agricole speciali nelle quali sarà possibile realizzare strutture in precario per serre e laboratori per il trattamento dei prodotti agricoli. Le nuove politiche programmatorie previste per l’agricoltura anche in campo regionale ed in ambito CEE potrebbero consentire, per il prossimo futuro, un migliore impegno sia con l’ottimizzazione e la riorganizzazione delle aziende agricole, sia con una migliore organizzazione della zootecnica, presente a Posta Fibreno in forma atta a soddisfare le sole esigenze di consumo familiare. Il settore agricolo è quello che risente di meno dei benefici di un parco, non certamente per le regolamentazioni generate dall’area protetta, ma per i problemi strutturali di cui soffre. Una conoscenza del settore agricolo, però, può permettere di delineare e definire il futuro dell’assetto territoriale di un’area protetta. Per questo motivo è necessario realizzare un programma di interventi basato sul minimo di imposizioni vincolistiche, orientandosi invece verso forme di sviluppo sostenibili con l’ambiente in modo da evitare l’abbandono e quindi la perdita di importanti presidi umani e una differenziazione paesistica importante per la natura e cultura del parco. L’attività agricola ha un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità ambientale, dell’identità paesaggistica e nel garantire la permanenza di insediamenti umani nelle aree più disabitate e marginali. Alla luce di queste consapevolezze l’agricoltore diviene per molti aspetti il custode del territorio.

1.3 Analisi Naturalistica

1.3.1 La Geomorfologia Il lago di Posta Fibreno, di origine tettonica, è uno specchio lacustre situato alla base delle pendici Sudoccidentali della Marsica (Monte Morrone), la cui area di alimentazione appartiene al Sistema Idrogeologico della Marsica Occidentale con una superficie di 838 Km2. Il bacino del lago presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che delimitano la sponda Nord-Est, il suo bacino imbrifero è di circa 24 Km2 (Servizio Idrografico di Stato). Il Sistema idrogeologico di pertinenza, ubicato nel settore centro-orientale dell'Appennino Laziale-Abruzzese, si allunga in direzione appenninica (NO-SE) parallelamente alla Val Roveto, dove scorre il Fiume Liri. Ha limiti ben definiti, rappresentati da lineamenti geografici e strutturali di importanza regionale. Il sistema idrogeologico e idrologico della Marsica Occidentale è costituito prevalentemente da calcari e calcari dolomitici mesozoici, ad altissima permeabilità, per fratturazione e carsismo. L’elevato carsismo epigeo, che si manifesta in doline (Campoli Appennino e Fossa Majura), campi carsici (Campo di Grano) e il carsismo ipogeo costituito da inghiottitoi e grotte (grotta dell’Ovito, Luppa, l’Otre di Verrecchie, grotta Cola e altre minori), facilita l’infiltrazione delle acque meteoriche. Lo sviluppo carsico si manifesta anche con la presenza di reticoli fluviali poco evoluti (fase giovanile), con la sola esclusione del reticolo idrografico del Liri che presenta caratteristiche di un ciclo fluviale in fase evoluta, matura. Una parte dell’acqua meteorica che si infiltra, lungo tutto il massiccio carbonatico marsicano, va ad alimentare l’acquifero profondo che satura la base dei contrafforti carbonatici ed emerge in corrispondenza del lago di Posta Fibreno. Qui una faglia distensiva vicariante della faglia della Val Roveto, linea tettonica d’importanza regionale, pone in contatto la struttura carbonatica a media ed alta permeabilità con le facies marnoso- arenacee sinorogenetiche a bassa permeabilità. In questo contesto ha origine un

17 complesso sorgentizio che da vita al lago Fibreno, sotto forma di numerose sorgenti perilacuali superficiali e sommerse. Il complesso sorgentizio scaturisce alla base dei monti della Marsica Occidentale lungo un fronte di circa 3 km che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est e che trova i suoi estremi nelle sorgenti di “Molino Carpello”, situate a Nord del lago, e in località “La Sorgentina” ubicate all’estremità Sud orientale del lago. Proprio queste due sorgenti furono imbrigliate per servire l’industria “molitoria”, il molino Carpello (secolo XVI) e il mulino della “Sorgentina” (anno 1810). Il Lago di posta Fibreno ha un unico emissario, il Fiume omonimo, che scorre in direzione antiappenninica (NE-SO) per tutto il suo tratto fino alla confluenza con il Fiume Liri, in località Carnello al confine tra i comuni di Isola Liri e Sora. L’acqua del lago, assieme a quella proveniente dal Fosso di Carpello e dal Torrente Rio, confluisce nel Fiume Fibreno, che dopo qualche chilometro dal lago si getta nel Fiume Liri nei pressi di Isola Liri (circa 30 mc/sec a Isola Liri), affluente del Gari. (circa 55 -60 mc/sec alla foce). Il lago viene definito in gergo come “Lago di Sorgente”, l’attuale superficie è di circa 0,277 km2, il perimetro è di 4850 m, la lunghezza complessiva è di circa 1750 m, la sua larghezza massima di 320 m, la profondità massima di 15 m (Sorgente Le Codigliane) mentre quella media di 2,7 m (vedi tab. parametri morfometrici al lato).

1.3.2 La Geologia e l’Idrogeologia In senso geolitologico, il territorio di Posta Fibreno è caratterizzato da grandi massicci calcarei, circondati da formazioni in cui è predominante l’apporto terrigeno (Flysch). Si trova in questa regione laziale il dominio incontrastato del calcari neritici. I termini più antichi della serie stratigrafica sono presentati dai calcari dolomitici del Trias e del Giura con affioramenti modesti. Superiormente abbondanti sono i calcari cretacei. Nella maggior parte dei casi direttamente sui calcari mesozoici ci sono i sedimenti del Miocene Inferiore con calcari di tipo nefritico ancora in “facies epicontinentale”, che testimoniano la presenza di movimenti soltanto di tipo epirogenico. La lacuna stratigrafica dimostra che già dall’Eocene la zona era sommersa dalle acque del mare. Con il Miocene medio la serie stratigrafica continua con un apporto terrigeno, che determina la formazione di arenarie, molasse o puddinghe, apporto legato all’insieme di fenomeni che hanno portato al sollevamento della catena Appenninica. L’imponente gruppo di montagne calcare-dolomitiche mesozoiche, che costituiscono il complesso del Parco Nazionale d’Abruzzo e culminano nei Monti della Meta tutte ad elevata permeabilità per fessurazione e carsismo, provocati dai movimenti orogenici, presenta una cintura di roccia sicuramente impermeabile del terziario (marne, calcari marnosi, molasse argille) eccetto una breve interruzione in corrispondenza del rilievo su cui sorge l’abitato di Posta Fibreno costituito da calcari del Miocene medio, con larghi sfaldamenti dovuti ad acque correnti, alla base del quale sgorgano le sorgenti del lago. L’area studiata appartiene al Gruppo Idrogeologico Nuria Velino Fucino e Marsica Occidentale suddiviso in due sistemi di cui il Sistema (S4) a cui appartengono le sorgenti del

18

Fibreno, ricade geograficamente all’interno dei Monti della Marsica Occidentale (figura a lato). Questo ha un’estensione di 838 km2 ed è costituito: per 89,5% da calcari di piattaforma carbonatica, per il 7,6% complesso dolomitico e per il 2,9% complesso marnoso- calcarenitico. Eroga complessivamente una portata di circa 20 m3/s, che corrisponde al 40% della portata complessiva misurata del gruppo Nuria Velino e Marsica Occidentale e al 9,5% di tutto il dominio carbonatico laziale abruzzese e campano. La portata complessiva del Sistema della Marsica Occ. è così suddivisa: il complesso sorgentizio del Fibreno con circa 10 m3/s; le sorgenti di Madonna del Canneto ed incrementi di portata in alveo del Fiume Melfa 2 m3/s; sorgenti di Venere, Ortucchio e incrementi di portata nei canali di bonifica dell’area meridionale del bacino del Fucino 6,5 m3/s e tutte le sorgenti minori con 1,5 m3/s. In definitiva le sorgenti carsiche del Lago Fibreno e Molino Carpello contribuiscono per il 50% rispetto alla portata complessiva del sistema della Marsica Occidentale e per il 4.8% di tutto il dominio di piattaforma carbonatica dell’Italia centrale (Lazio, Abruzzo e Campania). La quota del livello di base dell'acquifero carsico nel settore Nord-occidentale della Marsica (Monti Carseolani e Serra Lunga), non è nota con certezza, a causa della mancanza di grandi sorgenti lungo il limite di permeabilità. Il livello di saturazione è presumibilmente a quote inferiori rispetto al limite di permeabilità rappresentato dai flysch. Si ipotizza, quindi, che la quota di riferimento per questo settore sia quella delle sorgenti del Fibreno così come evidenziato nella Carta idrogeologica dell'Italia Centrale. Nel dettaglio, lungo il limite di permeabilità rappresentato dal contatto tettonico Flysch - rocce carbonatiche mesozoiche, (che corre sul basso versante sinistro della Val Roveto da quota 1000 m a quota 305 m "Molino Carpello"), le principali sorgenti sono concentrate su un fronte di circa 3 Km in una fascia che si estende da Molino Carpello (305 m) al Lago Fibreno (290 m). Si può affermare quindi che la quota del lago corrisponda all’effettiva quota di emergenza della falda basale che satura il versante occidentale della Marsica. Il sito è alla convergenza di linee di drenaggio delle acque sotterranee provenienti dai settori nord- occidentale e sud-orientale del sistema carsico marsicano.

19

Uno studio geofisico, eseguito nell’area sorgentizia del Fibreno, ha evidenziato come la linea di contatto tra le formazioni carbonatiche permeabili e le formazioni flyschiodi impermeabili, salga rapidamente di quota a Nord e a Sud della zona di maggior afflusso d’acqua. Questa zona corrisponde al settore meridionale del lago Fibreno dove sembra concentrarsi la maggior portata delle emergenze del sistema (La Sorgentina, il Lago Chiaro). Per le sorgenti sublacuali invece si identificano due zone: la prima meridionale (Lago Chiaro) e la seconda settentrionale (Le Codigliane), entrambe associate ad un evidentissimo sviluppo del carsismo con formazione di doline da sprofondo in rapida evoluzione soprattutto nel settore meridionale del bacino lacustre. L'accelerato dinamismo del fondale lacustre potrebbe essere favorito dalla risalita di fluidi gassosi ricchi di CO2 che rendono l’acqua fortemente aggressiva nei confronti della roccia serbatoio. Questa condizione, accelerando la dissoluzione chimica del carbonato di calcio determinerebbe la formazione di cavità di crescente volume sino al collasso del substrato roccioso. La presenza di queste morfologie trova riscontro più in generale nel processo carsico che si manifesta con grandiose depressioni subacquee come La Rota (Isola Galleggiante) profonda circa10m e la dolina sommersa del “Crocifisso” (Le Codigliane) profonda circa 15 m. Questo tipo di cavità presenti nel lago fibreno si ricollegano verosimilmente ad un sistema carsico epigeo, che localmente è rappresentato da macrodoline con diametri e profondità superiori ad alcune centinaia di metri, in corrispondenza delle colline del settore orientale sovrastante il lago, il “Tomolo” di Campoli Appennino e Fossa Majura.

1.3.3 Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno Lo stato biochimico del Lago Fibreno è il risultato di una ricerca finanziata di recente dalla Riserva che ha coinvolto numerosi esperti. Per definire un indice sintetico finale, dai risultati delle singole analisi condotte dai vari campi di interesse coinvolti come da progetto, è stato derivato un indicatore unico che fosse in grado di identificare in modo speditivo i livelli di criticità evidenziati in specifici siti del sistema lacustre del Fibreno.

20

Siti di campionamento

Sulla base dei parametri analitici dei vari settori d’indagine è stata attribuita ad ogni singolo valore uno stato qualitativo sul livello di conservazione del sito di campionamento, data una scala arbitraria semiquantitativo. Il giudizio è stato affidato al singolo esperto, oppure ai valori degli indicatori identificati nelle singole valutazioni analitiche (es. valore LIM - Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori richiesto dal D.Lgs. 152/99 utilizzato dall’Ist. Superiore di Sanità).

Macro- Macro- Chimica Indicatore Sito Idrodinamica Vegetazione Invertrebati Invertrebati ISS LIM Sedimenti Sintetico 2004 2010-11 Lacustri Mulino 5 3 2 5 4 Incubatoio 6 4 5 3 3 3 4 Lago Chiaro 4 1 5 4 4 3 4 La Rota 2 1 5 - - - 3 Approdo - - - - 3 - 3 Le Codigliane 4 2 4 - 5 1 3 Centro Lago (gomito) 2 1 - - 1 1 Canale Iaruscio 1 4 5 - 5 - 4 Peschiera Mantova 5 1 - 3 - 1 3 Fiume Fibreno alto 6 2 5 6 5 i valori sono ascrivibili a Scarso (1) fino a Ottimo (6). L’indicatore è stato valutato calcolando la media ponderata

I valori di sintesi degli indicatori ambientali di qualità sullo stato di conservazione del sistema lacustre del Fibreno, mostrano come nell’area di emergenza delle sorgenti e nel tratto iniziale del fiume Fibreno le condizioni sono tali da definire tuttora uno stato di salute dell’ecosistema compreso tra le qualità “buono” e “discreto”. Anche i valori che descrivono 21 lo stato di salute dei Canali maggiori mostrano una certa condizione di stabilità e qualità soddisfacente dello stato di conservazione dei canali di drenaggio del corpo lacustre.

Ciò mostra come le aree a minor valore di qualità ambientale sono quelle a maggior accumulo dei sedimenti lacustri, sovraccarichi di nutrienti (Azoto e Fosforo), vale a dire le zone più distanti dalle sorgenti dove è minore l’effetto di dilavamento delle correnti (settori centrali del lago), così come dimostrato dalle analisi chimiche dei sedimenti effettuate durante il progetto.

Le ragioni delle alterazioni della qualità delle acque vanno ricercate sicuramente nel ruolo del bacino imbrifero che alimenta il lago e che lì convoglia una grande quantità di sostanze diverse: materiali detritici, sostanze nutritive, materiali organici. Tutto ciò che arriva al lago diventa parte integrante del sistema sedimentando o entrando nei cicli biologici. Ciò andrà monitorato in modo rigoroso per impedire ed abbattere eventuali forme di alterazione negativa. Le ragioni specifiche dell’assoluta mancanza di vegetazione acquatica nel lago (ad esclusione delle sorgenti) vanno ricercate invece nella storia e fitogeografia complessa di questo corpo lacustre di tipo relittuale e nel fatto che da sempre rappresenta un frammento di bioma boreale incastonato in un ambiente mediterraneo. Nonostante si tratti dei risultati di un campionamento spot, possiamo affermare che seppur in senso assoluto i valori rilevati non siano discrepanti con una realtà eutrofica comune a tanti laghi italiani, rappresentano però una anomalia qualora si presumesse, e lo possiamo fare sulla base dei dati pregressi sulle forme di vegetazione estinte (alghe Characeae, Potamogeton polygonifolius, Groenlandia densa, etc), che in origine e in condizioni ottimali il Lago di Posta Fibreno (lago di sorgente) è un lago polimittico oligomesotrofico. Se pur potenzialmente ancora in grado infatti di ospitare una vegetazione macrofitica con caratteristiche eutrofile (come ad es. Najas marina, Ranunculus aquatilis, Potamogeton perfoliatus etc), i propaguli di tali specie non sono presenti nel territorio del bacino del Fibreno per ragioni storiche (e sin dal tempo della sua origine, presumibilmente intorno a 8000 anni fa) e quindi non possono effettuare la colonizzazione delle acque se pur potenzialmente idonee alla loro crescita. Le specie presenti invece naturalmente nel bacino si trovano in un ambiente le cui condizioni trofiche sono radicalmente cambiate (da oligo-mesotrofiche a eutrofiche) e non sono più idonee ad ospitarle. Anche una loro forzata reimmissione (ammettendo di possedere ancora propaguli vitali da poter reimpiantare) sarebbe fallimentari poiché l’ambiente fisico non è più idoneo alla loro sopravvivenza. Per fare un paragone che renda ancor più comprensibile la condizione attualmente caratterizzante il lago sarebbe come portare un orso polare in una foresta tropicale e pretendere che sopravviva a quelle temperature e con le risorse alimentari lì disponibili. Dai risultati ottenuti risulta chiaro che è in atto un grave processo che può condurre, entro archi di tempo molto ampi, se legato solo a cause naturali, e i tempi brevi se sottoposto ad accelerazione in conseguenza delle attività antropiche sviluppate, al decadimento irrecuperabile della qualità dell’ecosistema idrico del Fibreno. Nei processi limnologici normali di laghi tipici, con il passare del tempo il lago si arricchisce di nuovo materiale che, se inerte, ne fa diminuire la profondità, se utilizzabile nei processi biologici, ne fa aumentare la produttività. Il continuo apporto di nutrienti favorisce, nell’epilimnio, la produzione di fitoplancton, cui consegue una grande produzione di materia organica per la cui decomposizione viene consumato l’ossigeno ipolimnico. Al termine della stagione estiva l’ossigeno ipolimnico raggiunge i valori minimi annuali: quando la sua presenza si riduce a zero si creano le condizioni per il catabolismo anaerobio ed il lago entra in una situazione di eutrofia.

22

Un lago di sorgente come il Fibreno è in genere poco produttivo, con scarse concentrazioni di nutrienti nelle acque; la produzione di materiale organico è limitata e nella zona ipolimnica l’ossigeno è sempre abbondante: le acque sono limpide e la fauna ittica, pur limitata, è pregiata. Il sistema è oligotrofico. Con il passare del tempo, data l’immissione di sostanze organiche fa si che la produttività aumenti ed il lago passa attraverso una fase di mesotrofia e, quindi, di eutrofia. Il sistema acquatico, lentamente, si avvia verso un processo di morte: tappeti di alghe maleodoranti crescono e muoiono, creano sedimenti di cellule che, in depositi putrescenti, ospitano batteri aerobi e poi anaerobi con produzione di tossine e scomparsa della vita. Purtroppo accade che le attività umane, comportando la produzione di grandi quantità di rifiuti, contribuiscano ad incrementare i processi di eutrofizzazione. Questa azione di "fertilizzazione", in conseguenza delle attività antropiche che si sviluppano nel bacino imbrifero, comporta una notevole accelerazione del processo eutrofico. 1.3.4 La Vegetazione Il bacino del Fibreno presenta un mosaico vegetale molto diversificato e l’incidenza di una ricca flora locale grazie alla presenza di una elevata eterogeneità topografica locale. Dal punto di vista idrogeologico l’ambiente ripariale può considerarsi caratterizzato da due ambiti principali: uno di sponda “attiva” sul fronte di emersione della falda freatica locale con numerose manifestazioni sorgentizie legate all’emersione di una falda basale di grandissima capacità, uno a carattere “passivo”, sul fronte opposto, dove l’attività idrologica è caratterizzata perlopiù dall’arrivo di acqua dai canali di drenaggio della piana. Sul fronte sorgentizio si attesta una vegetazione a carattere reofitico-fontinale tipica di acque oligo-mesotrofiche, sul fronte opposto, passivo, dove le correnti sono meno elevate si attesta un canneto all’interno del quale i chiari ospitano una vegetazione a carattere lentico meso-eutrofico. La flora è fortemente caratterizzata dallo smistamento lungo gradiente idraulico legato alle caratteristiche idrogeologiche locali. Ad arricchire la diversità geologica e quindi vegetazionale locale è la presenza di numerose doline sommerse (di diversa profondità) dovute alla vigorosa attività carsica accentuata localmente presumibilmente da occasionali risalite gassose.

23

Panorama del Lago Fibreno. Sulla destra si trova la sponda “attiva” dal punto di vista idrogeologico, con numerose manifestazioni sorgentizie. Sulla sinistra si trova la riva “passiva” occupata da un’estensione di canneto, all’interno del quale si apre la dolina allagata che ospita l’Isola Galleggiante (in basso a sinistra nella foto)

La Piana del Fibreno è occupata da un esteso canneto e da coltivazioni agricole a carattere estensivo od orticolo. Numerosi canali di drenaggio si aprono nella compagine vegetazionale ed agricola come eredità dell’attività di bonifica protratta per anni nel territorio per favorire le coltivazioni. Il canneto a Phragmites australis si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine meridionale del lago perlopiù su terreni torbosi, gli stessi in cui in tempi remotissimi deve essere avvenuto il crollo che ha isolato l’attuale isola galleggiante. Un canneto di piccole dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello Come già evidenziato, la presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive. La localizzazione delle sorgenti determina dunque una suddivisione idrodinamica secondo bande longitudinali a differente velocità di flusso, secondo un gradiente che va dalla fascia delle sorgenti che borda il margine nordorientale del lago, verso il margine opposto, idrologicamente passivo. Si distinguono nel lago pertanto due grandi zone a scenario ambientale diversificato, delle quali una in posizione centrale con acque a flusso debole, e una più periferica rispetto al corpo d’acqua, a ridosso del margine lacustre influenzato dalla presenza delle sorgenti, nella quale si accantonano specie a più spiccato habitus reofitico e praterie sommerse di elofite a comportamento idrofitico.

24

Nella prima zona, situata presso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di media circa 2 metri), potenzialmente dovrebbero predominare (come è successo in passato) vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa) con Sparganium erectum, che offrono ancoraggio a cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso dell’anno. Durante i periodi di magra (Agosto e Settembre) la diminuzione degli afflussi dalle sorgenti unitamente all’aumento di temperatura, favorisce la proliferazione di tali alghe a discapito della vegetazione macrofitica, con conseguente affioramento sulla superficie del lago di considerevoli quantità di materia organica. Tale fenomeno acuisce con meccanismi di retroazione gli eventi di regressione delle macrofite, con una ciclicità che può portare, come presumibilmente è accaduto negli ultimi anni, alla soppressione della capacità rigenerativa delle macrofite stesse a causa di fenomeni di anossia indotta dalla proliferazione algale. In condizioni di crescita ottimale le macrofite tendono a formare coperture dense e continue sul fondo, con fronde molto sviluppate che emergendo in superficie possono dar luogo, rallentando il deflusso delle acque, a corpi di acqua stagnante in grado di ospitare popolamenti di idrofite galleggianti (pleustofite), idrofite altrimenti relegate nel lago a pochi siti ad acque ferme, in posizione marginale al corpo d’acqua principale. È il caso delle praterie di Potamogeton e degli zatteroni di Callitriche che si formavano stagionalmente, almeno fino a pochi anni fa, un po’ su tutto il lago e in particolar modo fino in tempi recentissimi (2001) in prossimità del punto di confluenza della Dova nelle acque del lago. Tale esplosione vegetativa delle macrofite radicanti, la cui estensione è estremamente variabile nel tempo, raggiungendo anche dimensioni eccezionali per poi regredire, come negli ultimi anni, è verosimilmente determinata dalle favorevoli condizioni di insolazione e dalle caratteristiche idrodinamiche puntuali del corpo d’acqua. Tali “isolotti” rappresentano stazioni di rifugio estremamente specializzate per lo sviluppo di popolamenti micro- pleustofitici a Lemna minor, Lemna trisulca e Riccia fluitans (cfr. Habitat Natura 2000: 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition), che trovano nelle acque ferme interstiziali della massa vegetale galleggiante condizioni idrodinamiche idonee alla loro crescita, altrimenti ostacolate dalla velocità del flusso. La Vegetazione Arborea La vegetazione arborea ripariale del Lago Fibreno è costituita perlopiù da lembi residui, spesso ridotti a singoli individui, di Populus alba e Populus nigra e diverse specie di salici (Salix alba, S. alba vitellina, S. cinerea, S. purpurea), sia spontanei che coltivati. Tracce di un’antica foresta planiziale di ambienti paludosi sopravvivono negli individui di farnia (Quercus robur) censiti alla base dei contrafforti che orlano i territori a sud del lago. Altro vestigio di un ambiente di foresta planiziale è rintracciabile nella presenza di individui di Viburnum opulus sopravvissuti in due siti sulla Piana del Carpello a nord del lago. La Vegetazione Elofitica A sud del lago la vegetazione è costituita, su terreni torbosi, da un canneto a Phragmites australis. Questa formazione si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine del lago opposto a quello da cui scaturiscono le sorgenti. Un canneto di piccole dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello. In corrispondenza della sorgente denominata “Canneto” questa vegetazione raggiunge il suo limite naturale, legato al dinamismo di una sorgente perenne. Le aree occupate da comunità del magnocariceto e del canneto tendono infatti, se non disturbate, a evolvere gradatamente verso condizioni più asciutte con una copertura a legnose riparie. Negli stadi successivi della successione tenderebbero a venire progressivamente colonizzati da salici e ontani. Al margine del canneto, lungo le ripe dei fossi e della sponda del lago si accantonano popolamenti di carici di grandi dimensioni (Carex paniculata, C. pseudocyperus, C. riparia,

25

C. elata - cfr. l’Habitat Natura 2000, ancora non riconosciuto al momento in cui si scrive, ma in fase di proposizione: I050 “Magnocaricion elatae stands”). Il carattere “cespitoso” di queste carici conferisce loro capacità di estrema tolleranza nei confronti di periodi di emersione indotti da variazioni del livello idrico. Solo in tali ambienti la loro strategia competitiva le rende vincenti nei riguardi di Phragmites e danno vita pertanto a formazioni indipendenti. La Vegetazione Acquatica La presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive. Verso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di circa 2 metri), predominano vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa), cui spesso si ancorano cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso dell’anno. I fondali poco profondi in corrispondenza delle sorgenti tendono a essere colonizzati da comunità di reobionti che si formano in ambiente di acque a scorrimento veloce ricche in calcio. Qui aggruppamenti a Berula erecta si formano come popolamenti fontinali monofitici della forma sommersa di questa specie (B. erecta f. submersa), ombrellifera elofitica che forma tappeti clonali da getti del rizoma sui fondali dei corsi d’acqua (cfr. Natura 2000: 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion). La presenza di doline sommerse, con profondità che variano da 2 a 15 metri a pareti verticali e spesso con sorgenti subacquee che assicurano ossigeno e buona luminosità anche sul fondo (in particolare quelle denominate “Le Codigliane” e “La Rota”), amplia la varietà di ambienti a disposizione della vegetazione acquatica consentendo l’attestazione di tappeti di alghe Characeae (cfr. Habitat Natura 2000: 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”).

1.3.5 La Fauna Il quadro riportato nell’ambito del presente Piano riguarda tutte le specie rimnvenute storicamente (dati bibliografici) e da specifiche indagini di campo nella Riserva “Lago di Posta Fibreno”. L’area viene definite in gergo “ zona umida” che raccoglie una vastissima gamma di ambienti naturali: per la Convenzione di Ramsar le zone umide sono “aree palustri, acquitrinose o torbose o comunque specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”. Dal punto di vista biologico sono ecosistemi ad elevata produttività, per questo motivo un altissimo numero di specie vegetali ed animali vi è strettamente legato. Purtroppo in particolare a seguito della rivoluzione industriale, le zone umide sono state bonificate e distrutte; si calcola perciò che i due terzi delle zone umide europee siano scomparse. In Italia la stima è ancora più drammatica dai circa 3 milioni di ettari di zone umide stimate all’ inizio del XVIII secolo ne sono rimaste circa 250.000 ettari. Anche il Lazio ha visto sparire tutti gli ambienti umidi più importanti in particolare quelli costieri.

26

Per arginare questa situazione si è proceduto negli ultimi trenta anni a prendere delle misure di salvaguardia, stipulando trattati internazionali, attraverso leggi nazionali ed europee, attraverso l’applicazione di metodi di gestione sempre più efficaci. Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida a livello provinciale, nonché riveste molta importanza sul piano regionale e nazionale per la presenza di molte specie di animali. Infatti le acque non molto eutrofizzate del Fibreno garantiscono la sopravvivenza di una ricca fauna acquatica, tra cui ittica, che a sua volta supporta una discreta comunità di uccelli, anfibi e rettili. Questo studio preliminare sugli uccelli e sull’erpetofauna dell’area ha lo scopo di raccogliere informazioni sulle specie indicate dalla Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli. Le specie qui indicate, quindi sono quelle a priorità di interventi finalizzati alla loro conservazione e del loro ambiente. Tuttavia è possibile fornire delle prime indicazioni gestionali del sito in particolare finalizzati alla gestione e all’incremento dell’avifauna. Ai fini di questa indagine è stata effettuata una ricerca bibliografica per raccogliere tutte le notizie pubblicate sulla fauna dell’area. Dopodichè sono stati raccolti nuovi dati attraverso osservazioni sul campo. Di grande importanza sono stati i dati forniti da chi lavora e pratica ricerca nella Riserva come i guardiaparco. Per gli uccelli è stata prestata molta attenzione agli uccelli acquatici principale ricchezza faunistica del lago (Boano et alii, 1995). Per gli anfibi sono state controllate le piccole raccolte d’acqua circostanti lo specchio principale.

27

2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E NORMATIVE

2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni

Il presente capitolo contiene il quadro delle opzioni suscettibile di dare gambe al disegno di governo, e dunque di informare la redazione dei tre strumenti di gestione della Riserva naturale del “Lago di Posta Fibreno” Gli obiettivi generali sono stati formulati (si veda la figura “Gli obiettivi generali di gestione”) assumendo la logica della qualità ambientale come servizio collettivo, e risultano espressivi di cinque versanti complementari. Un Primo Obiettivo “migliorare la qualità e le forme di gestione delle acque e del suolo” intende incidere sullo stato delle componenti ambientali fondamentali; gli obiettivi specifici che ne discendono riguardano di conseguenza la instabilità dei versanti, i rischi di inquinamento degli acquiferi, la captazione delle acque. Un Secondo Obiettivo intende “tutelare ed accrescere la biodiversità, anche attraverso la conservazione ed il miglioramento delle condizioni di continuità ambientale” e concerne dunque specificatamente gli ecosistemi della fauna e della flora. Gli obiettivi specifici che articolano questo obiettivo generale riguardano dunque gli aspetti vegetazionali (quindi l’orientamento del manto vegetale verso gli assetti climax), il miglioramento delle condizioni della fauna stanziale e migratoria, ed infine la creazione di una rete ecologica locale in grado di attenuare l’isolamento biogeografico della Riserva. Un Terzo Obiettivo “contribuire alla prevenzione dei rischi” si fa interprete della necessità di partecipare – collaborando con i soggetti istituzionali che hanno in capo specifiche competenze in materia – alla prevenzione di incendi e dissesti. Un Quarto Obiettivo “ gestire e valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico- architettonici, realizzando una rete fruitiva estesa all’insieme delle caratteristiche distintive della Riserva” svolge ovviamente un ruolo centrale nella strutturazione degli strumenti di gestione, e risulta di conseguenza articolato in numerosi obiettivi specifici (e quindi azioni) inerenti rispettivamente il deposito della storia (eremi, chiese, aree archeologiche tessuti storici), il complesso tema dell’interfaccia con i visitatori, la organizzazione delle attività ricreative e sportive fondate sulle caratteristiche distintive dell’area. Un Quinto Obiettivo “orientare l’evoluzione del settore ricettivo ed agricolo, assicurando la persistenza del tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e qualità del paesaggio” fanno riferimento obiettivi specifici ed azioni volte ad incrementare il sistema della ricettività (come è noto oggi assai carente) e a riorganizzare – potenziandolo – l’insieme delle attività produttive locali.

2.1.1 Obiettivi di protezione generali Gli obiettivi generali di protezione presi a riferimento, attengono alla Legge 394/91, “ Legge quadro sulle aree protette” che hanno il fine di “ garantire e di promuovere in forma coordinata, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio naturale” soprattutto ove si manifestino delle vulnerabilità, le risorse naturali vanno sottoposte a particolare regimi di tutela e gestione ai fini di conseguire le seguenti finalità: art. 1, c. 1:

a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di 28

biotopi, di valori scenici,e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equilibri ecologici;

b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici e delle attività agro-silvo- pastorali e tradizionali;

c) promozione di attività di educazione, di formazione, e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.

Il c. 3 prevede che in dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili.

Legge regionale n. 29 del 6-101997 “Norme in materia di aree naturali protette”

L’ art. 3, stabilisce i seguenti obiettivi:

 La tutela, il recupero ed il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonché della loro valorizzazione;

 La conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche e di ambienti naturali che abbiano rilevante valore naturalistico ed ambientale;

 L’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo scopo di favorire l’integrazione tra uomo ed ambiente anche mediante il recupero e la valorizzazione delle testimonianze antropologiche, archeologiche, storiche e architettoniche e delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali;

 la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

 la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;

 la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la valenza economica, educativa delle aree protette;

 la promozione del turismo sostenibile.

2.1.2 Obiettivi di protezione specifici La Direttiva n. 92/43/CEE – del 21 maggio 1992 della Commissione Europea- relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, e la Direttiva Uccelli costituiscono la struttura portante della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e rappresentano la base legale su cui si fonda Natura 2000.

La Direttiva Habitat, ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi, stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento ed il ripristino degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencate nei suoi allegati.

29

I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale ( ZPS)- a pag. 17 del Rapporto preliminare sono individuate le ZPS e SIC della Riserva e delle aree circostanti, sono altresì riportati i richiami normativi e gli adempimenti necessari per stabilire le “misure di tutela”. Direttive stabilite con deliberazione di G.R., n. 1103 del 2-8-2002, e con D. min. 3 sett. 2002.

2.1.2.1 PRG vigente, nuovo PGC e la Riserva Naturale. La valutazione di sostenibilità del Piano della Riserva Naturale deve tenere conto della limitata estensione territoriale del comune di Posta Fibreno, della sua particolare morfologia, complessità ed elevata fragilità. Pertanto le analisi vanno sviluppate tenendo conto anche del Piano Regolatore Generale (Prg) vigente e del redigendo Piano Urbanistico Generale Comunale ( Pugc) per individuare i potenziali impatti che possono esercitare tali strumenti di pianificazione sull’area sottoposta a tutela. Dall’esame del Piano vigente emerge un aspetto di criticità: la previsione di una zona F1 destinata a servizi pubblici sovra comunali ( presidi ospedalieri, caserme,..) localizzata in prossimità dei confini della Riserva, in un’area con leggera acclività caratterizzata da significativi elementi di rinaturalizzazione. Ad accentuare la situazione di compromissione delle aree di prossimità contribuisce la previsione di due nuove tracciati stradali che collegano la zona “F1” con la viabilità esistente. Riguardo il nuovo Pugc i possibili impatti scaturiranno dalla quantificazione delle “zone B”, dalla quantificazione e localizzazione delle “zone C” , delle “zone D”, delle “zone F” e dalla apertura di nuove strade. Possono essere distinte due situazioni A) Espansione all’esterno della Riserva- In generale i problemi che la trasformazione del suolo produce sono legati ad una mutazione che degrada l’agroecotessuto ad agroecomosaico, inglobato ad una rete viaria , il tessuto continuo del paesaggio agro naturale viene frammentato in un insieme di tessere di spazi verdi tra loro isolati da infrastrutture ed abitazioni. Pertanto l’espansione urbanistica dovrà essere orientata a minimizzare il fenomeno della periurbanizzazione degli spazi agro-naturali del territorio comunale. Le aree esterne da individuare, quindi, devono situarsi su spazi che già presentano le caratteristiche tipiche del paesaggio periurbano con un suo determinato stato di qualità ambientale. Pertanto si dovranno rivalutarsi situazioni già infrastruttute con progetti di creazione di nuove centralità che riqualifichino situazioni di degrado. B) All’interno della Riserva Naturale – Il Piano deve porre la sua maggiore attenzione al miglioramento delle zone già edificate che per la gran parte sono di antica costituzione e di conseguenza possono essere assimilate e trattate alla stregua di nuclei storicizzati. In questa prospettiva il miglioramento passa per due distinti interventi urbanistici: da un lato prevedere la possibilità di consentire la sistemazione ed il completamento degli edifici già esistenti, dall’altro dare l’avvio ad un processo di lieve ristrutturazione urbanistica delle porzioni di territorio interessato dall’edificazione con il fine di conferire qualità architettonica ed ambientale allo spazio residenziale e di servizio. Altri aspetti da indagare riguardano : eventuali fattori di pressione esistenti in aree dove coesistono abitazioni e servizi e carenza o sufficienza di accessibilità ad una adeguata dotazione di servizi sicurezza, qualità dei percorsi pedonali e stradali, parcheggi e servizi. La città ed il suo territorio non è solo il luogo dove avvengono i processi che alterano l’ecosistema ma anche il luogo che accumula e sedimenta la memoria storica, intesa come le consuetudini di una popolazione ed i segni che dissemina sul territorio. Allora occorre che il Piano si faccia carico di tutelare queste tradizioni che insieme al paesaggio naturale fa parte della memoria e pertanto costituisce un patrimonio irrinunciabile da preservare. Gli obiettivi di protezione ambientale a cui deve tendere il Piano sono:  ACQUA: Adeguare l’impianto fognario ai criteri della direttiva 91/271 e dell’ultimo decreto sulle acque;

30

Garantire usi ed emungimenti compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei; Garantire acqua potabile di buona qualità a tutta la popolazione.  SUOLO: Proteggere la qualità dei suoli quale risorsa limitata e non rinnovabile per la produzione di cibo e di altri prodotti; Identificare e catalogare i siti potenzialmente contaminati; Identificare le aree a rischio idrogeologico; Individuare e catalogare le invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.  PROTEZIONE CIVILE: accrescere la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione degli eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico incombente con priorità per le zone abitate e le infrastrutture e nelle aree soggette a rischio sismico.  RIFIUTI: Ridurre la produzione e pericolosità dei rifiuti, in particolare mediante lo sviluppo di tecnologie pulite; Assicurare idonei processi di riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti; Incentivare la raccolta differenziata.  RETE ECOLOGICA:Incrementare la qualità della tutela del territorio promovendo le interconnessioni naturalistiche (corridoi ecologici); Tutelare le specie minacciate e la biodiversità; Promuovere interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi.  PATRIMONIO CULTURALE: Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico; Incentivare l’imprenditorialità legata alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale; Individuare e catalogarle invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.  SCUOLA: sostenere ed incrementare le attività di educazione ambientale valorizzando il laboratorio territoriale.  ENERGIA: Promuovere il risparmio energetico inteso sia come efficienza di utilizzo e riduzione della necessità di consumo di energia che introduzione di nuove tecnologie.  TURISMO: Vigilare sul territorio sottoposto a protezione; Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica; Garantire usi compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei ed il rispetto delle tutele; Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio architettonico , storico- artistico e paesaggistico. Migliorare il sistema della mobilità riducendo la congestione , l’inquinamento acustico ed atmosferico.

31

2.2 Analisi delle principali criticità

In questo paragrafo vengono sintetizzate le minacce e le criticità rilevate nell’ambito degli studi propedeutici alla redazione della proposta di piano in relazione al piano gestione del SIC-ZPS. Ciò che risulta dalle osservazioni e dagli studi condotti in questi ultimi anni è una caratteristica oscillazione delle popolazioni animali e vegetali del lago, imputabile a un quadro complesso di fattori d’impatto, più o meno naturali, il cui effettivo significato è di difficile interpretazione. Nel corso delle ricerche sulle caratteristiche del patrimonio naturale del territorio della Riserva e del SIC- ZPS “Lago di Posta Fibreno”, è stata rilevata l’azione di alcuni gravi processi di degradazione in atto sull’ecosistema lacustre. Questi processi hanno una ricaduta particolarmente grave sulla consistenza del patrimonio della vegetazione acquatica e della vegetazione spondicola, che è strettamente connessa con l’esistenza di nicchie ecologiche ospitanti l’ittiofauna e ornitofauna del Lago di Posta Fibreno. Tali forme di vegetazione, rappresentano uno dei capisaldi di maggior rilievo fra le emergenze naturalistiche su cui è fondato il valore documentario culturale e scientifico della Riserva e del SIC-ZPS, e vanno quindi rigorosamente tutelate, in armonia con la legislazione nazionale ed europea e a cautela contro eventuali sanzioni comunitarie. Il declino dell’ ecosistema palustre, la cui principale causa va vista nell’impatto antropico sul territorio, è particolarmente aggravato dall’attuale squilibro idrologico in cui si trova tutto il sistema idrogeologico a cui afferisce il Lago di Posta Fibreno. Questo squilibrio, dovuto a fluttuazioni naturali della portata delle sorgenti e del regime delle precipitazioni è evento imprevedibile di cui nessuna forma di gestione può influenzare l’andamento. Allo stesso tempo fra le cause della riduzione della vegetazione spondicola ed acquatica non può essere esclusa anche quella della presenza di inquinanti nell’acqua del lago, chimici- biochimici e microbiologici (di origine antropica vista la mancanza di un sistema fognario efficiente), che contestualmente agli effetti disastrosi dovuti alla massiccia presenza di nutrie, registrata negli 2001-2003, possono aver contribuito ad una sostanziale riduzione della biomassa vegetale. Per quanto riguarda la qualità chimica e biochimica dell’acqua del lago non si hanno sufficienti informazioni e soprattutto non si hanno dati pregressi, tali da poter definire un confronto e un rapporto causa effetto fra componente biotica (vegetazione e fauna) e componente abiotica (acqua). Esistono inoltre indizi, supportati da indagini idrologiche, relativi al fatto che l’attuale crisi di approvvigionamento idrico delle sorgenti perilacuali e sublacuali del lago, non sia solo legato al naturale andamento delle portate annue, ma anche alla presenza e all’attività di numerosi pozzi che costantemente emungono acqua della stessa falda che alimenta le sorgenti. Questo evento soprattutto nel caso di un sovraccarico di disagio (valga come esempio il passato disturbo arrecato alla vegetazione e alle sponde dall’esplosione demografica delle locali popolazioni di nutrie), può avere ripercussioni disastrose e irreversibili sulla sopravvivenza di tutta la vegetazione palustre, e soprattutto di quella, preziosissima e vulnerabile, a grandi carici.

2.2.1 Fauna Avifauna L’estensione dell’area urbana ed in generale degli edificati anche rurali risultano essere una minaccia per le specie appartenenti all’avifauna sia in termini di disturbo sia in termini di riduzione degli habitat di riproduzione e delle aree di alimentazione/ristoro. Per tale motivo è necessario creare ampie zone nelle quali vengano drasticamente limitate le attività ricreative. In particolare la presenza di natanti, in determinati periodi dell’anno, appare particolarmente negativa per il continuo disturbo arrecato all’avifauna stazionante

32 temporaneamente (migratori) e permanente. Specialmente nel periodo della nidificazione e soprattutto nelle aree del canneto, canali e zone ripariali. Inoltre favorire il set-aside faunistico (aree tolte dal piano di coltivazione e lasciate alla vegetazione spontanea) nelle aree agricole adiacenti al tratto esterno dell’area protetta. In queste aree è auspicabile la regolamentazione dell’esercizio della caccia al pari di quanto previsto per le aree interne alla Riserva Naturale Regionale. Per di più ai fini della conservazione degli habitat occupati dalle specie ornitologiche risulta importante attivare strategie gestionali che favoriscano il mantenimento della vegetazione ripariale e fontinale. Ciò è vero in particolar modo per l’esteso canneto a Phragmites. Qui numerose specie di uccelli (Aironi, Tarabusino, Nitticora, Martin Pescatore e altro) sono strettamente legati all’ambiente del canneto e alla sua struttura particolare. Per molte altre costiutisce un ambiente fondamentale per la riproduzione. Considerata la limitata estensione e l’elevata antropizzazione dell’area circostante il lago di Posta Fibreno, eventuali interventi a favore delle popolazioni ornitiche stanziali e migratorie, per essere efficaci dovrebbero essere intensivi e duraturi nel tempo. Nell’area esaminata un altro fattore di criticità da non trascurare è la caccia - bracconaggio perpetuato ai danni delle specie ornitiche (presenti negli allegati e non) residenti nell’area lacustre della Riserva, che vieta nei propri territori in maniera assoluta azioni di caccia di ogni tipo. Per quanto tale regola venga rispettata nel territorio di Posta Fibreno, ciò non accade nei territori di Campoli Appennino e Broccostella, comuni il cui territorio ricade parzialmente nell’area SIC/ZPS. Tale attività di caccia/bracconaggio avviene in modo particolarmente diffuso nelle zone agricole e confinanti con il torrente Carpello, lungo il quale corre il limite del SIC/ZPS, nell’area delle colline a Nord Ovest del lago, nel territorio del Comune di Broccostella, e in prossimità della sponda destra del Fiume Fibreno dalla confluenza del Torrente Carpello sino a Ponte Tapino, limite attuale del SIC/ZPS e confine comunale (Posta Fibreno - Broccostella). Infine, un ultimo fattore di criticità per l’avifauna presente all’interno del canneto è il disturbo arrecato dai visitatori durante il passaggio sulla pedana (sentiero Puzzillo), soprattutto nelle zone di attraversamento dei canali, notoriamente ricche di specie ornitiche. A tal proposito è auspicabile la creazione di barriere nei pressi delle zone esposte quali gli attraversamenti e le aree dove il canneto è meno denso. Batracofauna L’eventuale “pulizia” di canali di scorrimento superficiale delle acque connessi al sistema lacustre, ed altre “raccolte d’acqua” deve avvenire in periodi dell’anno in cui gli anfibi non sono presenti, quantomeno non impegnati in attività di riproduzione (ad esempio in novembre) e mai in primavera o in estate. Per quanto riguarda le rane, è necessario vietarne la cattura nel periodo primavera - estate. E’ auspicabile, inoltre, che qualora si rendesse necessario il taglio della vegetazione per la “pulizia” dei canali (siti di nidificazione degli anfibi), ciò venga effettuato senza tagli a raso e con la tecnica e le attrezzature che producano un impatto di entità paragonabile a quello moderato derivante dall’uso di mezzi manuali. Oltre ciò, la programmazione di opere di “pulizia” dei canali deve assolutamente essere effettuata sotto lo stretto controllo di esperti naturalisti e biologi, che conoscano nel dettaglio l’ecologia di tali specie. Inoltre l’opera di “bonifica” deve avvenire in maniera programmata in più fasi (nel corso di più anni) e per brevi tratti del canale da bonificare. In tale maniera si può ridurre il disturbo arrecato alle popolazioni di anfibi senza danneggiare intere popolazioni viventi in un unico canale. Inoltre, ai fini della tutela e della conservazione della batracofauna, sarebbe particolarmente importante mantenere e sviluppare le fasce ecotonali. Proprio il delicato equilibrio tra comunità vegetali e animali del Lago Fibreno, potrebbe essere messo in crisi se

33 fossero effettuate azioni malamente organizzate e gestite da professionisti o enti non deputati alla conservazione degli ecosistemi naturali. Ittiofauna Allo stato attuale mancano studi specifici sull’entità, la consistenza e lo stato di salute del patrimonio ittico della Riserva, che consentano valutazioni e previsioni sulla dinamica delle popolazioni locali. Per tale motivo per quanto riguarda lo status ecologico e di conservazione delle specie ittiche presenti nel lago di Posta Fibreno ed inserite nell’Allegato II della Direttiva “Habitat”, si è fatto riferimento ad un’indagine ecologica, faunistica, biologica e della pesca, sui pesci del lago, effettuata da Sergio Zerunian (Lab. di Ittiologia delle Acque Dolci) nel 1988 e dal “Piano d’azione generale per la conservazione dei Pesci d’acqua dolce italiani” di Zerunian S. dai Quaderni Conservazione Natura, vol.17 del Min. Amb.-INFS pubblicato nel 2003. SPECIE ITTICHE PRESENTI: 1) Lampetra planeri; La lampreda è molto sensibile al degrado ambientale dei corsi d’acqua ed alla distruzione degli habitat idonei allo svolgimento del suo ciclo biologico, è specie strettamente dipendente dalla presenza di alvei e substrati naturali. Altre minacce sono rappresentate dalla innaturale riduzione delle risorse idriche rinnovabili (pozzi), con conseguenti rischi di diminuzione di portata delle sorgenti dovute all’eccessiva captazione dalla falda basale. La pesca non sembrerebbe rappresentare una minaccia rilevante in quanto, a causa della scarsa consistenza di individui di lampreda, risulta essere senza valore commerciale, anche se le carni sono ottime. La specie, tuttavia, può essere talvolta utilizzata come esca al posto del lombrico nella pesca di fondo. 2) Leuciscus souffia; Degrado ambientale ed eccessivo sfruttamento della risorsa idrica. Gestione irrazionale dell’attività di pesca. 3) Barbus plebejus;. Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto dalle manomissioni degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla riproduzione. Anche le immissioni di barbi di ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare competizione ed ibridazione che mette a repentaglio l’identità genetica delle popolazioni autoctone. Un ultimo fattore di minaccia è rappresentato dalla pesca. 4) Salmo macrostigma ; Nel suo areale italiano questo Salmonide corre un alto rischio di estinzione a causa dell’impatto delle numerose attività antropiche: 1. eccessivo prelievo idrico (pozzi per l’uso pubblico e privato); 2. inquinamento delle acque; 3. artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni, rettificazioni e prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega; 4. bracconaggio e/o attività di pesca eccessiva; 5. competizione alimentare e patologie legate alle trote Fario introdotte, spesso in modo massiccio, a vantaggio della pesca sportiva; 6. grave “inquinamento” genetico determinato dalle Trote Fario e dalle Trote Iridee. Dalle indicazioni fornite dai responsabili dell’Ente Gestore della Riserva è emersa una tendenza alla diminuzione delle fattrici e del numero di uova deposte per la specie Salmo macrostigma. Tali indicazioni sono state fornite sulla base dell’attività di ripopolamento (cattura, spremitura, incubazione, allevamento e rilascio) che l’Ente Gestore della Riserva svolge annualmente attraverso le proprie strutture e risorse umane, nell’ambito del “Progetto macrostigma” gestito dall’Ente.

34

2.2.2 Habitat e vegetazione Nel comprensorio, caratterizzato per la gran parte della sua superficie (più del 50 %) dalla presenza di corpi d’acqua, la gestione degli habitat corrisponde alla gestione dell’idrosistema. Si rende in tal senso assolutamente necessario intraprendere azioni volte alla preservazione della qualità e della quantità delle acque attraverso soprattutto l’attento monitoraggio delle sorgenti che alimentano il lago. Oltre a quanto già accennato nella descrizione dei rischi e delle minacce che possono interessare l’intero ecosistema si fa qui riferimento ad altri specifici fattori di alterazione derivanti da manomissione che sono considerati particolarmente nocivi per lo stato di salute di Habitat e specie vegetali di interesse. Per quanto riguarda la vegetazione bentica a Chara (Habitat Natura 2000: 3140), accantonata nel lago a caratterizzare i siti con venute a giorno di acqua di falda, questa risulta particolarmente minacciata da processi di eutrofizzazione connessi alle attività antropiche. L’arricchimento in ortofosfati rappresenta il rischio maggiore per queste comunità (la maggior parte delle specie di Chara tollera con difficoltà concentrazioni di mesotrofe e la sostituzione di queste con specie più tolleranti, spesso meno significative dal punto di vista floristico e fitogeografico. Oltre ciò tali comunità risultano particolarmente sensibili a ogni forma di aumento di materiale in sospensione che provoca diminuzione della trasparenza dell’acqua e quindi della luminosità, fattore determinante per la sopravvivenza delle Characeae nei siti a profondità maggiore (doline “La Prece” e “La Rota”). In tal senso sono necessarie ulteriori e specifiche regolamentazioni delle attività legate alle immersioni di subacquei, non consentendo ad esempio pinneggiamenti in prossimità del fondale e attraversamento di tratti con vegetazione per la discesa in acqua. Le attività legate alle immersioni che proprio nella zona delle Codigliane, dove è presente un cospicuo popolamento di Chara a profondità elevate, sono particolarmente concentrate, hanno come effetto un intorbidamento delle acque e la rideposizione di sedimento sulla vegetazione del fondale. Considerando il bisogno di queste cenosi algali di alti livelli di luminosità e limpidezza delle acque, il fenomeno di sollevamento e rideposizione di materiale fine risulta essere incompatibile con le condizioni necessarie alla conservazione dell’Habitat. Per la vegetazione a ranuncoli acquatici (Habitat Natura 2000 3260) che si attesta nel comprensorio nelle acque dei corsi d’acqua a flusso più veloce (Rio Dova, Rio Carpello, Fiume Fibreno, sponde sorgentizie), le condizioni di conservazione ottimali sono indicate dalla presenza di ranuncoli nello strato dominante, briofite (Fontinalis) nel dominato e dalla presenza di Apium nodiflorum/Berula erecta (non distinguibili tra loro allo stato vegetativo) non troppo invadente. L’abbondanza dei ranuncoli acquatici è legata alle condizioni idrodinamiche: con la diminuzione del flusso tendono infatti a regredire. Questo fenomeno è in particolar modo evidente nella zona del lago prospiciente l’abitato di S. Venditto dove le acque del torrente Dova e quelle delle abbondanti sorgenti che trovano qui il loro punto di emergenza si uniscono in uno stretto passaggio che porta le acque verso il lago. Qui la velocità del flusso è ancor più strettamente dipendente dal regime delle sorgenti, per tale ragione la dinamica di comparsa e scomparsa di ranuncoli acquatici (Ranunculus trichophyllus in modo particolare) nelle cenosi idrofitiche è particolarmente veloce e significativa. Attualmente il disturbo indotto ad esempio dall’azione di sfalcio della vegetazione dei bassi fondali a ridosso delle sorgenti è evidenziato dall’espansione sottoforma di popolamenti monofitici perlopiù clonali di Apium nodiflorum/Berula erecta nelle zone meno profonde e di transizione verso la terraferma.

35

Va qui messo in evidenza che l’attività di sfalcio della vegetazione acquatica e spondicola, non è di per sé nociva; va però precisato che l’entità e i tempi di taglio, nonché le aree da sottoporre a tale attività, andrebbero valutati da operatori di riconosciuta autorità nel campo delle materie botaniche (esponenti di Università o Società Botanica Italiana), onde evitare interventi che per tempi e modi possano provocare danni irreparabili al delicato equilibrio caratterizzante questi habitat. Un’altra forma di vegetazione il cui stato di conservazione è da sottoporre ad attento monitoraggio e controllo è la vegetazione palustre dominata da Cyperaceae. Al margine del canneto verso il corpo d’acqua, lungo le sponde del lago e sugli argini dei canali, si sviluppano nel comprensorio ciperogramineti elofitici, costituiti perlopiù da singoli cespi o lembi esigui di prateria a carici (Carex elata, Carex paniculata, Carex acutiformis) di taglia grande o molto grande. Questi lembi di prateria ad alti carici (cfr. Magnocaricion elatae) pur non essendo attualmente riconosciuta come Habitat Natura 2000, rappresentano in territorio peninsulare gli ultimi frammenti di cenosi a distribuzione centro europea che trovano in questo sito uno degli ultimi rifugi di accantonamento nel fenomeno di riduzione dell’areale di distribuzione naturale, estremamente minacciato dalle attività dell’uomo. Gli erbai a grandi carici, così come il canneto, oltre a rappresentare un importante valore documentario, sono infatti entità indispensabili nella ricostruzione di vicissitudini climatiche pregresse nell’area, svolgono un ruolo ecosistemico di grande importanza: contribuiscono alla depurazione delle acque attraverso il fissaggio di alcuni elementi e composti organici e inorganici, eventualmente riversati nelle acque sottoforma di fertilizzanti e pesticidi durante operazioni delle pratiche agricole. Gran parte delle specie indicate per il territorio come “specie di rilievo” si trovano sull’Isola Galleggiante e trovano spesso sito esclusivo nel comprensorio proprio su questo disco di torba. Come segnalato nella parte relativa agli studi su flora e Habitat, la vegetazione che vi si rileva attualmente è tipica perlopiù di torbiere eutrofiche (Peucedano-Phragmitetum, cfr. Thelypterido-Phragmitetum p.p., Rodwell 1991); inoltre le specie e i frammenti di cenosi riscontrate mostrano evidenze di un processo di successione in atto da una palude dominata da cipero-gramineti a una torbiera bassa ad alte erbe a una foresta (Salicion cinereae, Salicetum cinereae). È evidente l’estrema importanza di questo sito sia per le specie presenti che per le dinamiche di avvicendamento in atto nei consorzi vegetali. È altrettanto evidente la necessità a tal riguardo di sviluppare programmi di conservazione idonei al suo mantenimento e naturale sviluppo, programmi che andranno coordinati coerentemente ai risultati di attività costanti di monitoraggio sulla vegetazione da condurre sotto le indicazioni di personale di riconosciuta autorità scientifica nel campo delle scienze botaniche ed ecologiche.

2.2.3 Risorse idriche Considerato il delicato equilibrio degli habitat acquatici e della Fauna acquatica e il loro stretto rapporto con la risorsa idrica, si ritiene che le maggiori criticità derivino soprattutto dalla crescente pressione antropica (captazioni e inquinamento) sulle pregiate risorse idriche presenti nell’area SIC/ZPS. La cattiva gestione di un territorio particolarmente fragile sotto il profilo idrogeologico, idrologico e idrochimico delle acque sorgentizie - fluviali e di falda, unitamente alla tendenza al progressivo impoverimento delle risorse idriche disponibili, produce ed esalta guasti ambientali che alterano profondamente la naturalità del territorio considerato. L’attuale uso e gestione delle risorse idriche, con captazioni acquedottistiche per l’alimentazione idropotabile di numerosi centri urbani esterni all’area ZPS, con l’inquinamento biochimico e chimico da parte di depuratori presenti nell’area protetta ma

36 non funzionanti, con la presenza di reti fognarie inesistenti, la presenza di siti abusivi di discariche con ogni tipologia di rifiuto, risulta essere inefficiente. Tutto ciò è assolutamente incompatibile con la fragilità idrogeologica del territorio, infatti queste condizioni costituiscono i fattori antropici a cui fanno riferimento gli elementi delle maggiori criticità osservate nel territorio del SIC/ZPS del Lago Fibreno. L’entità di tali criticità va valutata in base a studi comparativi sia sull’andamento ciclico annuale delle variazioni di portata delle sorgenti (caratterizzate dal fatto che nei periodi di magra la riduzione della quantità d’acqua erogata naturalmente determina una diminuzione dei fenomeni di diluizione dei soluti e una minor capacità di trasporto di materiale in sospensione rispetto ai periodi di massima portata) che sull’assetto del patrimonio biologico. Migliorare le attuali condizioni ecologiche degli ecosistemi acquatici mantenendo un buono stato qualitativo e quantitativo della risorsa acqua, è in piena e assoluta conformità con le direttive comunitarie (2000/60/EC “Water Framework” - 92/43/CEE "Habitat” Directive), recepite da questo Stato e dalla Regione Lazio.

2.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano

Il quadro evolutivo dello scenario attuale della Riserva, in assenza del Piano, è stato ipotizzato sulla base della conoscenza diretta di fenomeni già in atto e di elementi di criticità emersi dalla valutazione del contesto ambientale. Essendo sostanzialmente due gli ambiti principali su cui ricadono gli effetti del Piano, il primo ambientale–paesaggistico e il secondo socio-economico, per maggior chiarezza si è scelto di tabellare le criticità che determineranno un effetto negativo sulla gestione futura dell’area protetta se il Piano non verrà attuato.

37

3 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE

3.1 Valutazione degli effetti di piano

Secondo quanto indicato dalla Direttiva 2001/42/CE, nel rapporto ambientale devono essere “..individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o programma potrebbe avere sull'ambiente…”. Il punto f dell’All.1 specifica inoltre che siano vagliati i possibili effetti significativi sull'ambiente ed i possibili effetti in funzione delle variabili socio economiche locali. La valutazione delle interazioni viene concretizzata, per obiettivi ed azioni di piano, attraverso le seguenti matrici ove la valutazione delle interferenze si esplicita attraverso la legenda di seguito proposta che individua 5 tipologie di interazione, ciascuna associata ad un colore per facilitarne la visualizzazione e la comprensione dell’effetto generato.

3.2 Valutazione delle alternative di Piano

La fase di coinvolgimento e di confronto con gli attori locali, illustrata nel capitolo 1, ha consentito di raccogliere idee e proposte e di ipotizzare diverse alternative di attuazione del Piano. In particolare, sono stati individuati tre principali scenari, relativi all’attuazione/non attuazione del Piano: - ALTERNATIVA 0 - Nessuna attuazione; - ALTERNATIVA 1 - Attuazione del Piano secondo la formulazione originaria; - ALTERNATIVA 2 - Attuazione del Piano, integrato con contributi delle osservazioni. Il metodo utilizzato per la valutazione delle alternative è stato quello dell’analisi “multi criteri”, che considera, in una tabella a doppia entrata, da un lato, i diversi scenari ipotizzati e, dall’altro, i criteri di valutazione considerati. Tale analisi ha consentito di evidenziare la presenza di effetti (positivi o negativi, immediati o differiti, reversibili o irreversibili) sull’ambiente e il territorio con riferimento alle seguenti componenti: - RISORSE IDRICHE E DIFESA SUOLO; - POPOLAZIONE (SVILUPPO SOSTENIBILE E PARTECIPAZIONE); - BENI PAESAGGISTICI E CULTURALI; - BIODIVERSITA’ (FLOARE E FAUNA); - SALUTE UMANA; - EMISSIONI CLIMA ALTERANTI. In particolare, gli effetti delle diverse alternative di piano sono stati valutati utilizzando due Criteri (uno qualitativo e uno temporale): - Molto Positivi (verde), Positivi (verde chiaro), Neutri (giallo), Negativi (arancione), Molto Negativi (rosso); - Breve (B), Medio (M), Lungo termine (L) o Permanenti (P).

38

La successiva tabella riporta i risultati dell’analisi multicriteriale dei diversi scenari.

ALTERNATIVE ALTERNATIVE E IDRICHE RISORSE SUOLO DIFESA POPOLAZIONE (SVILUPPO E SOSTENIBILE PARTECIPAZIONE) PAESAGGISTICI BENI E CULTURALI BIODIVERSITÀ E FAUNA) (FLORA CLIMA EMISSIONI ALTERANTI UMANA SALUTE

0 L - P L L L - P L L

1 M B - M B - M B - M B - M B - M

2 M B - M B - M B - M B - M B - M

Come emerge dalla Tabella .: 1. Alternativa 0, comporterebbe gli impatti più negativi per l’ambiente, determinando in particolare un peggioramento della qualità delle risorse idriche e naturalistiche. 2. Alternativa 1, potrebbe produrre effetti positivi di tutela del sistema idrico, sul paesaggio e sulla biodiversità. Importante risulterà anche esser il supporto territoriale con la partecipazione attiva della popolazione locale. 3. Alternativa 2, comporterebbe degli effetti molto positivi sull’ambiente, consentendo di sviluppare una strategia di conservazione e sostenibilità ambientale condivisa, in grado di determinare un complessivo miglioramento rispetto alle condizioni attuali.

39

4 ALLEGATI

4.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO E PROCEDURA V.A.S.

4.1.1 Normativa di riferimento alla VAS La Valutazione Ambientale Strategica è l’istituto che persegue il principio dello sviluppo sostenibile attraverso l’analisi e valutazione preventiva delle ricadute e conseguenze sul piano ambientale degli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio. Tale procedura è stata introdotta a livello Europeo dalla Direttiva Comunitaria 2001/42/CE che assegna alla VAS il compito di garantire che gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione. La Direttiva definisce i contenuti ed il percorso operativo da intraprendere al fine di valutare le implicazioni di carattere ambientale delle strategie e delle azioni proposte nell’ambito della programmazione sia essa di tipo generale o settoriale, sia essa di livello nazionale, regionale o locale. In particolare, la direttiva definisce la VAS come un insieme di azioni coordinate volta ad assicurare, in via preventiva, la sostenibilità delle strategie di governo e trasformazione del territorio attraverso:  la redazione di uno studio ambientale che individui e quantifichi gli impatti attesi (il rapporto ambientale);  l’esecuzione delle consultazioni;  la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale;  la divulgazione dei dati e delle informazioni.

L’Italia, in recepimento della Direttiva Europea 2001/42/CE, ha definito con il D.Lgs n. 152 del 2006 (“Testo Unico dell’Ambiente”), successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. n. 4 del 2008 e dal D. Lgs. N.128 del 2010, le procedure da adottarsi ai fini della Valutazione Ambientale Strategica di Piani e Programmi nonché gli obiettivi ed i contenuti della documentazione che deve essere prodotta a supporto di tale valutazione. A sua volta la Regione Lazio ha provveduto, con la L.R. 14 del 2008, alla individuazione dell’Autorità Competente in materia di VAS (nello specifico il “Dipartimento Territorio – Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli - Area Valutazione Impatto Ambientale” trasferito successivamente alla “Direzione regionale territorio, urbanistica, mobilita' e rifiuti” - autorizzazioni paesaggistiche e valutazione ambientale strategica) In attesa di una legge organica che disciplini la procedura a livello regionale, la Giunta Regionale del Lazio ha anche approvato le “Disposizioni operative in merito alle procedure di VAS” (DGR n. 169 del 2010) nelle quali ha definito, nell’ambito delle competenze regionali in materia di VAS:  l’ambito di applicazione, ovvero ha specificato gli strumenti di pianificazione o programmazione che debbono essere sottoposti a VAS o a Verifica di Assoggettabilità;  le procedure da adottarsi per Piani e Programmi la cui valutazione è di competenza regionale, stabilite in conformità con quanto disposto dal D.Lgs. 152 del 2006;  i rapporti tra la VAS e le altre procedure di Valutazione (VIA e VINCA).

La DGR 169/2010, inoltre, auspica e favorisce l’integrazione tra la Procedura VAS e l’iter approvativo degli strumenti di Pianificazione e Programmazione.

40

Di seguito si riporta un estratto del suddetto regolamento che specifica, nel dettaglio, le fasi della procedura di Valutazione a cui dovrà essere sottoposto il PdA della Riserva Naturale “ Lago di Posta Fibreno”. 4.1.2 Avvio della procedura La procedura di VAS è attivata dal Proponente/Autorità Procedente con comunicazione formale all’Autorità Competente unitamente alla trasmissione del rapporto preliminare agli elementi di Piano/Programma ed alla proposta di elenco dei soggetti competenti in materia ambientale da coinvolgere nel procedimento, utilizzando la modulistica reperibile sul sito dell’Assessorato competente in materia ambientale. Tra gli elementi di Piano/Programma dovranno essere prodotti gli atti con cui il Proponente/Autorità Procedente ha formalmente manifestato i contenuti anche preliminari dello stesso (a titolo esemplificativo il Documento Preliminare di Indirizzo, le linee guida e/o i criteri per Programmi, ecc.). 4.1.3 Consultazione preliminare (Rapporto preliminare) 1. Sulla base del Rapporto Preliminare contenente indicazioni sui possibili effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Piano/Programma, il Proponente/Autorità Procedente entra in consultazione, sin dai momenti preliminari dell’attività di elaborazione del Piano/Programma, con l’Autorità Competente ed i soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Non è oggetto della consultazione preliminare la valutazione del Piano/Programma. 2. La consultazione preliminare si articola secondo le seguenti fasi: a) il Proponente/Autorità Procedente predispone il rapporto preliminare e la sintesi del Piano/Programma e lo trasmette all’Autorità Competente anche su supporto informatico, contestualmente all’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale che intende coinvolgere nel procedimento; b) l’Autorità Competente dà riscontro al Proponente/Autorità Procedente della verifica dell’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale, apportando eventuali modifiche o integrazioni all’elenco entro giorni 15 (quindici) dal ricevimento; c) il Proponente /Autorità Procedente trasmette ai soggetti competenti in materia ambientale il rapporto preliminare su supporto cartaceo e informatico e/o provvede alla pubblicazione degli stessi sul proprio sito web, dandone riscontro all’Autorità Competente; d) è facoltà dell’Autorità Competente indire una o più conferenze di valutazione con i soggetti competenti in materia ambientale ai fini della successiva espressione dei propri contributi e delle proprie osservazioni; e) i suddetti contributi ed osservazioni dei soggetti competenti in materia ambientale coinvolti nella fase di consultazione preliminare sono trasmessi sia all’Autorità Competente che al Proponente/Autorità Procedente. La consultazione preliminare, salvo quanto diversamente concordato, si conclude entro giorni 90 (novanta) dal ricevimento dell’istanza dell’Autorità Competente. 3. Il termine temporale previsto per la conclusione della consultazione preliminare (90 giorni) è un termine ordinatorio. Previo accordo tra tutti i soggetti coinvolti, è possibile comprimere tale termine. 4. Al termine della fase di consultazione preliminare l’Autorità Competente, con nota trasmessa al Proponente/Autorità Procedente, comunica l’esito della consultazione effettuata, tenuto conto delle osservazioni e dei contributi pervenuti, indicando le modalità di attivazione della successiva fase di pubblicizzazione.

41

4.1.4 Redazione del Rapporto Ambientale 1. Il Rapporto Ambientale costituisce parte integrante della documentazione del Piano/Programma ed è redatto conformemente all’Allegato VI del D.Lgs. 152/06 . 2. Nel rapporto ambientale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del Piano/Programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative possibili alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Piano/Programma stesso. 3. Al rapporto ambientale è allegata una sintesi non tecnica dei contenuti del Piano/Programma e del rapporto ambientale stesso. 4.1.5 Pubblicità e Consultazioni 1. Il Proponente/Autorità Procedente trasmette all’Autorità Competente e ai soggetti competenti in materia ambientale su supporto cartaceo e informatico, la proposta di Piano/Programma comprendente il rapporto ambientale e una sintesi non tecnica dello stesso. Contestualmente alla trasmissione di cui sopra, il Proponente/Autorità Procedente cura la pubblicazione degli atti ai fini della consultazione pubblica e della più ampia diffusione mediante: a) La pubblicazione di un avviso, reperibile sul sito istituzionale della Regione Lazio, nel Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL); l’avviso deve contenere: l’indicazione del Proponente/Autorità Procedente, il titolo della proposta di Piano/Programma, l’indicazione delle sedi ove può essere presa visione del Piano/Programma, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica e presso le quali è possibile inviare in forma scritta le osservazioni al Piano/Programma; b) Il deposito presso gli uffici dell’Autorità Competente, del Proponente/Autorità Procedente nonché presso gli uffici delle Regioni e Province territorialmente anche solo parzialmente interessate dal Piano/Programma o dagli impatti potenzialmente derivanti dalla sua attuazione; c) Pubblicazione sui siti web dell’Autorità Competente e del Proponente/Autorità Procedente. 2. Entro il termine di giorni 60 (sessanta) dalla pubblicazione dell'avviso di cui al punto precedente, chiunque può prendere visione della proposta di Piano/Programma, del relativo rapporto ambientale e della sintesi non tecnica e presentare proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. Le osservazioni dovranno essere trasmesse all’Autorità Competente e per conoscenza al Proponente/Autorità Procedente specificando che si tratta di osservazioni avanzate nell’ambito della procedura VAS; 3. L’Autorità Competente prenderà in considerazione esclusivamente osservazioni avanzate dal pubblico durante la fase di consultazione disciplinata dall’articolo 14 del D.Lgs. 152/06 , che forniscano nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi sulle tematiche ambientali oggetto della procedura di VAS. 4.1.6 Valutazione del Rapporto Ambientale ed esiti delle Consultazioni. Parere motivato. 1. L'Autorità Competente, in collaborazione con il Proponente/Autorità Procedente, svolge le attività tecnico – istruttorie, acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonché i pareri dei Soggetti competenti in materia ambientale, le osservazioni ed i suggerimenti inoltrati nella fase di consultazione pubblica. 2. L'Autorità Competente, sulla base della valutazione del Rapporto Ambientale e degli effetti che le azioni del Piano/Programma possono avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, esprime il proprio parere motivato entro il termine di giorni 90 (novanta) a decorrere dalla scadenza di tutti i termini previsti per le consultazioni e lo trasmette al Proponente/Autorità Procedente.

42

3. Il Proponente/Autorità Procedente, in collaborazione con l'Autorità Competente, provvede alla revisione del Piano/Programma, alla luce del parere motivato espresso prima della presentazione dello stesso per l'adozione o approvazione. 4. Il Piano/Programma, revisionato alla luce del parere motivato e vincolante espresso dall’Autorità Competente è trasmesso, a cura del Proponente, all'organo competente all'adozione o approvazione del Piano/Programma, unitamente al rapporto ambientale, alla sintesi non tecnica ed alla documentazione acquisita nell'ambito della consultazione.

4.1.7 Soggetti coinvolti nel processo di V.A.S.

Autorità Proponente/ Procedente RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI POSTA FIBRENO”

Autorità Procedente che approva il Piano CONSIGLIO REGIONALE REGIONE LAZIO

Autorità Competente REGIONE LAZIO :  DIREZIONE REGIONALE TERRITORIO, URBANISTICA, MOBILITA' E RIFIUTI  DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE

Estensore del Piano e del Rapporto Ambientale professionisti incaricati e collaboratori secondo le direttive dell’Ente di Gestione

Soggetti competenti in materia ambientale Sono stati individuati congiuntamente i seguenti Soggetti Competenti in materia Ambientale, comunicati formalmente all'Autorità Procedente con nota prot. n. 347359 del 18-1 1 -2013 ─ Regione Lazio  DIREZIONE REGIONALE INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE o Area Foreste o Area Parchi e Riserve naturali o Area Conservazione Qualità dell'Ambiente e Bonifica Siti inquinati o Area Difesa del Suolo e Mitigazione rischio idrogeologico ─ Regione Lazio  Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti o Area Piani Territoriali dei Consorzi Industriali, Subregionali e Piani di Settore o Area Urbanistica e Copianificazione Comunale (Province di Frosinone e Latina)

─ Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio ─ Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ─ Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo ─ Provincia di Frosinone - Settore Ambiente ─ Provincia di Frosinone - Settore Urbanistica ─ Agenzia Regionale Parchi - A.R.P. ─ Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio — ARPA LAZIO ─ ASL Frosinone ─ Ato n. 5 Lazio Meridionale

43

─ Autorità dei Bacini del Fiume Liri — Garigliano- Volturno ─ Comune di Alvito (FR) ─ Comune di (FR) ─ Comune di Broccostella (FR) ─ Comune di Campoli Appennino (FR)

Successivamente, con nota prot. n. 168764 del 16-12-2013, si è ritenuto di dover integrare l'elenco dei Soggetti Competenti con: ─ Comunità Montana XIV Val Comino ─ Consorzio di Bonifica della Conca di Sora ─ Comune di Vicalvi Successivamente, con nota prot. n. 326016 del 06-06-2014, a seguito delle considerazioni emerse in sede di prima conferenza di consultazione, si è ritenuto opportuno coinvolgere anche le seguenti aree: ─ Area Risorse Idriche e Servizio Idrico Integrato della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative della Regione Lazio ─ Regione Lazio - Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca Area territorio rurale, credito e calamità naturali

4.1.8 Prima conferenza di consultazione: Con nota prot. n. 193504 del 31-03-2014 è stata convocata dall’Autorità Competente, per il giorno 14-05-2014, la prima conferenza di consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale, ai sensi dell’art. 13, comma 1 del Decreto. con nota prot. n. 311614 del 29-05-2014 è stato trasmesso, all’Autorità Procedente ed ai Soggetti Competenti in materia Ambientale, l’esito della prima conferenza di consultazione, che si allega (il 1° verbale è indicato con “0-a”) e contestualmente, con la medesima nota, è stata convocata dall’Autorità Competente, per il giorno 25-06-2014, la seconda conferenza di consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale, come stabilito in sede di prima riunione; Con nota prot. n. 671 del 3/06/2014 acquisita con prot. n. 329909 del 9/06/2014 e con pec del 5/06/2014,l’A.P. ha trasmesso la documentazione integrativa richiesta da alcuni Soggetti Competenti in materia Ambientale, dando seguito alle osservazioni avanzate nella 1^ conferenza di consultazione tenutasi il 14/05/2014. Con nota prot. n. 385279 del 4-07-2014 è stato trasmesso, all’Autorità Procedente ed ai Soggetti Competenti in materia Ambientale, l’esito della seconda conferenza di consultazione.

44