il fatto Il ritorno dell’uomo nello spazio La CLAUDIA DI GIORGIO e VITTORIO ZUCCONI Domenica il racconto Vorkuta, l’orrore a cinque stelle DOMENICA 10 LUGLIO 2005 di Repubblica GIAMPAOLO VISETTI

La nostra paura quotidiana New York, Madrid e ora Londra: è la guerra del terrore che irrompe nella vita di tutti i giorni, obbligandoci a convivere con il rischio

GABRIELE ROMAGNOLI V.S. NAIPAUL i luoghi lla fine, se avremo la fortuna di poterci guardare alma e imperturbabilità invece di panico e ansia. indietro, nel rassicurante retrovisore della storia, La gente di Londra e le immagini che proveniva- Nel bosco con il vecchio Sergente ricorderemo questo inizio di millennio come l’età no dalla nostra capitale, hanno forse mostrato FRANCO MARCOALDI (volevo scrivere la decade, ma mi ha censurato il un aspetto del carattere nazionale britannico. cultura realismo) della paura. E dei metal detector, dei so- Ma non so dire se questo carattere non sia ben spetti, delle posate di plastica, dei falsi allarmi. più universale e appartenga a tutti gli uomini, al- La stanza segreta di Frida AUn’epoca in cui tutto l’Occidente viene contagiato dalla “sin- l’umanitàC intera. Nei momenti di pericolo, di orrore, quando drome di Tel Aviv”: nessun luogo è sicuro, chiunque al tuo fian- il nostro animo è in bilico e sta per spezzarsi solo la flemma e J. BARREIRO CAVESTANY e DARIA GALATERIA co può essere il tuo assassino o, quel che è ancora più terribile, la calma ci possono salvare. Rileggete le pagine nelle quali Li- l’assassino delle persone che ami. vingstone, l’esploratore britannico, s’imbatte nei leoni d’A- spettacoli È una sensazione globale, che non risparmia niente e nessu- frica: quell’episodio dice molto degli inglesi ma esprime an- no. La cosa straordinaria non è che si diffonda nella fortezza di che il carattere dell’uomo: di fronte al pericolo, far sì che il no- Manhattan, modellata per essere iperbole di tutto quel che esi- stro sangue resti freddo, che la nostra mente rimanga lucida L’offensiva dei cattivi del rap ste nel mondo, ma che arrivi a Bali, un’isola concepita come è quello che ci permette di salvarci, di non cadere nel baratro ERNESTO ASSANTE, EDMONDO BERSELLI e CARLO MORETTI un’eccezione, dove la paura più grande, fino a poco tempo fa, del panico che ci fa smarrire e ci perde. Tutti gli uomini han- era quella di avere due giorni consecutivi senza onde per fare il no questa capacità, credo, in fondo all’animo, che emerge nei le tendenze surf. In questa sua diffusione la “sindrome di Tel Aviv” si depo- momenti più drammatici dell’esistenza e porta a comportar- sita in luoghi (e non luoghi), individua oggetti simbolo, deter- si in maniera misurata, reagendo con dignità. Sono il dolore e Camicia, l’essenza dell’eleganza mina comportamenti e, infine, viene affrontata da (più o meno la paura che finiscono col mettere in risalto virtù che magari LAURA ASNAGHI e GIANNI CLERICI efficaci) antidoti. non sono presenti nell’esistenza quotidiana. Repubblica Nazionale 29 10/07/2005 (segue nella pagina successiva) (segue nella pagina successiva) 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

la copertina La donna di New York che dopo l’11 settembre non riesce Sotto attacco più ad uscire da casa, il barista di Beirut che in piena guerra civile chiude la saracinesca del locale e fa festa. E poi le posate di plastica sugli aerei, i lunghi controlli per la sicurezza: sono i colpi che il terrore e la paura portano alla nostra esistenza quotidiana. Cambiandola

GABRIELE ROMAGNOLI (segue dalla copertina)

a paura ci è venuta a cercare facendo un lun- go e inesorabile viaggio. Ha ricalcato i passi dell’idea stessa della morte: in una vita senza traumi precoci nell’età dell’incoscienza la consideriamo un fenomeno astratto, qual- L’attentato cosa che accade a persone remote, di cui dannoL annuncio giornali e televisioni. Poi, inevitabil- al metrò mente, tocca a qualcuno della famiglia. Infine realizzia- mo che davvero anche il nostro turno verrà. Così, a lungo, la paura è appartenuta a gente estranea, di Londra mostrata di sfuggita nei telegiornali, sulla quale, a in- tervalli, cadevano bombe. Poi è accaduto a persone con ci riporta facce, modi di vita, fedi (per chi le ha), simili alle nostre. Ora sappiamo che può succedere a noi, alle nostre città, sempre ai nostri autobus affollati. Dovrei scrivere “sappiamo che succederà”, ma la paura è, anche, l’esorcismo del di più male che verrà, la sua negazione. Una donna di New York mi raccontò che era a Roma l’11 settembre 2001. Seguì gli eventi alla televisione italiana. dentro Poi tornò a casa, attraversò una città che le parve immuta- ta, dal Queens a Manhattan. Solo quando aprì il portone e la sindrome vide un volantino con il volto del pompiere che abitava sot- to di lei e qualche parola in memoria si rese conto. Entrò di Tel Aviv nel suo appartamento e non fu più capace di uscirne per una settimana. I percorsi familiari, le quotidiane strade per andare a Wall Street erano diventati estranei, una minaccia da cui difen- dersi chiudendoli fuori. La paura di New York si è rivelata esponenziale. Pro- prio perché non ha saputo riconoscere i primi segni del pericolo (l’attentato al World Trade Center del ’95) ha decodificato tutti quelli successivi. Ha capito che non esiste, a difesa, una legge dei grandi numeri. È stata colpita di striscio una volta, al cuore una secon- da, l’obiettivo è la sua di- struzione. L’idea è apoca- FOTO REUTERS littica, ma ha i suoi seguaci. LA NORMALITÀ Un tempo la vaticinavano inascoltati profeti senza tetto al- PERDUTA l’ingresso della metropolitana, ora è un comune timore. Nelle foto sopra È l’aspetto più devastante di questa paura: non passa e sotto, Londra quando il danno è accaduto, ne prefigura uno maggiore, dopo gli attentati forse definitivo. Se non arriva, ci si può abituare a convi- del 7 luglio: le vere con la minaccia, ma ad altre latitudini, con una strade della mentalità e una storia diverse. capitale inglese È il caso di Beirut, devastata da quindici anni di guer- non si sono ra civile. Un barista di Hamra, quartiere dalla parte mu- svuotate anche se sulmana, racconta che al tempo degli scontri, ogni sera non è stato facile abbassava precipitosamente la serranda, ma dall’inter- per molti cittadini no. I clienti restavano dentro fino all’alba, baldorie co- tornare in me quelle non ce ne sono state più. Traluce, nello sguar- metropolitana do di molti, perfino una nostalgia per quei tempi estre- dopo l’esplosione mi e feroci. È possibile avere paura per quindici anni o, con il tempo, la minaccia diventa un’abitudine, il pas- saggio sotto il tiro del cecchino una categoria del rischio paragonabile alla guida veloce su una trafficata auto- strada? Certo, nel diverso atteggiamento influisco- no anche il differente mo- do di pensare e di credere. L’Oriente è fatalista, le sue religioni anche. L’Occi- dente invoca un dio “pompiere”, dispensato- re di atti salvifici. La gente La nuova vita si inchina a un dio “fuo- co”, che a volte riscalda, a volte incenerisce, sia fatta la sua volontà. Quando, dopo l’atten- tato a Rafiq Hariri, lo scor- so 14 febbraio, Beirut ha visto riapparire lo spettro del terrore (seppur nella FOTO AFP forma locale della guerra tra allarmi per bande di potere) la sua reazione è stata molto diver- Prima sa da quella di New York e delle metropoli occidentali. L’amarezza non era tanto collegata alla prospettiva del- il pericolo la morte quanto a quella di un nuovo abbassamento del- la qualità della vita faticosamente conquistata. Due not- ti di coprifuoco e poi, alé, si balla coi lupi. era una Tutte le precauzioni, i controlli, le scaramanzie d’Occi- dente sono in qualche modo collegate all’idea che il desti- cosa lontana no sia evitabile, o almeno procrastinabile. Altrove l’idea è che il destino si compia, se non in una forma, nell’altra. Il e metal detector ora abbiamo capolinea è comunque Samarcanda, anche se dovessimo arrivare passando sotto una fila di metal detector. capito Le sedi in cui il nuovo terrore si è depositato sono prin- cipalmente i non luoghi, gli spazi dove non si vive, si tran- sita: gli aeroporti, i mezzi di trasporto, i locali pubblici. La che verrà guerra convenzionale ti viene a colpire dove sei, bombar- da le abitazioni, entra a fucile spianato “casa per casa”. il nostro Questo terrorismo (questa guerra non convenzionale) ti colpisce dove passi. La minaccia ti segue, ti accompagna. turno In questo modo la paura, letteralmente, ti paralizza. In- duce a non muoverti per sentirti al sicuro. L’obiettivo è ri- durci tutti come la donna sotto shock al ritorno a New York: barricati con i nostri stracci, la nostra pseudoiden- tità, l’immaginetta di un Dio misericordioso che libera da tutti i mali. La valenza stessa dei non luoghi muta. I Giochi olimpici, che dovrebbero essere una festa mo- bile diventano un quadriennale appuntamento con la paranoia dello sterminio in mondovisione. Gli archi del trionfo portano impresso il marchio Garrett e squillano al passaggio di medaglie metalliche, dunque sospette. I Paesi organizzatori, passato il tripudio dell’assegnazio- ne, vivono vigilie di suspense a aspettano la cerimonia di

Repubblica Nazionale 30 10/07/2005 chiusura come una liberazione. Giochiamo, perfino, DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31

LE STRAGI GERUSALEMME NEW YORK BALI MADRID LONDRA Dall’inizio della L’11 settembre 12 ottobre 2002: L’11 marzo 2004 7 luglio 2005: seconda Intifada 2001 due aerei una bomba dieci esplosioni nel giorno (settembre 2000), vengono dirottati esplode in una su quattro treni di apertura del G8 Israele è teatro di e fatti schiantare discoteca di Bali, in tre stazioni della in Scozia, i terroristi continui attentati contro le Torri frequentata capitale spagnola colpiscono kamikaze: fra gli Gemelle: il bilancio soprattutto da provocano la morte la capitale inglese: israeliani si sono del drammatico turisti occidentali. di 200 persone il bilancio provvisorio contati finora oltre attentato è di quasi Muoiono 190 e il ferimento parla di almeno mille morti 3.000 morti ragazzi di oltre 1.400 50 morti La debolezza

aspettandoci che il cortile vada in fiamme. Viviamo co- e la barbarie me esperienze cariche di possibili conseguenze nefaste l’ingresso in una discoteca di Lombok o l’arrivo con cock- tail di benvenuto in un villaggio vacanze di Zanzibar. V. S. NAIPAUL Disponiamo sul nostro percorso o nel bagaglio oggetti feticcio volti a prevenire il male o ad affrontarne gli effetti. Il più evidente è il metal detector, un tempo concepito co- (segue dalla copertina) me intralcio sul tragitto, al quale adesso ci sottoponiamo con inedita pazienza (anche se restano un mistero le im- ssistetti agli attentati che colpirono Bom- pressionanti quantità di forbicine tuttora confiscate negli I controlli bay nell’83, e che provocarono centinaia aeroporti e la ragione per cui al duty free di Ginevra si ven- Adi morti; la reazione della gente fu d’una dono coltelli svizzeri). Poi le posate di plastica, che usiamo occidentali compostezza che mi fecero riflettere: l’uomo ha in volo con remissione. E i cellulari che i genitori concedo- in sé la capacità e la forza di andare avanti, sem- no a figli sempre più piccoli non per cedere a un capriccio, pre, superando qualsiasi avversità, ricomin- ma perché possono lanciare l’allarme o almeno comuni- sono ciando dalle cose più semplici e naturali. Le per- care se (o quando) la scuola verrà assaltata, il pullman pre- sone non possono arrendersi al terrore, pena so in ostaggio, i trasporti bloccati nella città al buio. collegati l’annientamento del loro animo; rimarrebbero La paura modifica i comportamenti, in genere il sospet- piegate per sempre e non riuscirebbero ad an- to e la diffidenza. La “sindrome di Tel Aviv” genera in que- all’idea che dare oltre il dramma che li ha colpiti. Invece non sto caso l’atteggiamento del funzionario alla partenza di un è così, l’esistenza quotidiana va avanti, la vita di volo diretto in Israele. Chi l’ha sperimentato conosce il pe- il destino tutti i giorni, fatta di necessità elementari, pic- so degli interrogatori ai passeggeri in partenza, spinti fino cole cose, impegni anche minimi, prosegue. È alle domande incrociate e relativa verifica («Siete fidanza- un istinto, è la natura umana. Anche di fronte a ti?», «dove vi siete conosciuti?», «che tempo faceva quel sia evitabile fatti drammatici e imprevisti — penso allo tsu- giorno?»). Chiunque cerchi di entrare nel nostro territorio nami nell’Oceano Indiano — la capacità del- diviene un potenziale pericolo di cui occorre accertare o almeno l’uomo di proseguire il suo cammino è stupefa- reale natura e intenzioni: nel dubbio, meglio non aprire la cente e la sua voglia di futuro incrollabile e qua- porta o la frontiera, lasciare a terra sull’altra sponda. La ritardabile si impossibile da scalfire. paura genera chiusura e demonizzazione, qualche volta fa La reazione di Livingstone di fronte all’impre- precipitare nel ridicolo. visto naturale è per me una metafora che può es- Il concetto è perfetta- ser efficace anche per rappresentare l’attuale si- mente rappresentato nel tuazione dell’Occidente di fronte al pericolo del- film di Night Shjamalan l’integralismo islamico. Finora abbiamo mal rea- The Village, dove un grup- gito, anzi lo abbiamo nutrito e incoraggiato. Fin po di americani contem- dagli anni Ottanta negli ambienti accademici poranei, feriti dai mali del l’atteggiamento nei confronti dell’Islam radicale mondo, si ritira in un vil- è stato di comprensione e tolleranza, al punto da laggio tra i boschi e alleva i esser divenuto un credo culturale, un fondamen- figli a un’esistenza retro- to morale dovuto alla presenza di vaste comunità datata, convincendoli che musulmane. Penso alla Francia e alla Gran Breta- oltre il limite della foresta gna, dove la popolazione musulmana non è mai vivano sanguinarie crea- stata coinvolta nella lotta contro l’insorgere del- ture «di cui non si può par- l’estremismo islamico. Ne è stata tenuta al riparo lare». Ma esiste un patto: per rispetto dei fondamenti della nostra società, «Noi non andiamo da loro la libertà e la tolleranza, che sono i postulati del- e loro non vengono da l’Occidente contemporaneo. Finora mi pare noi». La paura mette filo quasi che il vero carattere di questa emergenza spinato ai confini, tramu- FOTO AFP sia sfuggito: è un aggressione, una conquista vio- ta la residenza in rifugio, contrabbanda una resa per ri- L’ABITUDINE lenta che mette a rischio il nostro modo di pensa- medio, seppure giudicato estremo, gioiosamente soste- AL RISCHIO re e di vivere. Alcuni anni fa nel mio libro Fedeli a nuto come primario e indispensabile. In alto, i famosi oltranza, ho analizzato l’espansione islamica Viviamo in un mondo in allarme. Perfino i beduini nel autobus a due scrivendo che «l’Islam non è solo una questione deserto del Sinai non scendono più a dormire accampati piani di Londra. di coscienza o di fede personale: ha ispirazioni sulla spiaggia in prossimità degli hotel. Stavano vicini per Sotto, la imperialistiche». Il carattere più evidente di que- offrire escursioni ai turisti, ora temono attentati. Le strade discesa nella sto Islam mi era già apparso chiaro vent’anni fa, e interne dell’Egitto sono percorsi obbligati e di gruppo da metropolitana. l’ho scritto in Tra i credenti. cui è vietato deviare. Lo Yemen si può attraversare soltan- Le foto sono Nulla mi ha fatto cambiar idea: stiamo assi- to scortati. Nelle metropolitane di tutte le capitali quelli state scattate stendo a una lotta portata avanti con metodi vio- che viaggiavano a occhi bassi li ruotano intorno a sé vigili. dopo gli attentati. lenti che prevede la sconfitta di una delle parti. E È paradossale, ma gli unici garantiti, almeno finora, sono Nella foto grande in Occidente nessuno ha mostrato la fermezza e i cittadini degli stati che nell’ombra appoggiano le orga- al centro della il coraggio intellettuali necessari a fronteggiare nizzazioni terroristiche. Per allontanare i sospetti insce- pagina, controlli tale pericolo. Dobbiamo rassegnarci all’idea di nano finti attentati, ma nessuno lì si spaventa. nel metrò di modificare il nostro modo di vedere, senza teme- Si dissolve il confine tra allarme e allarmismo, in un ar- Washington re di perdere le caratteristiche fondamentali del- cobaleno della gravità disegnato dai colori attribuiti dal la nostra società: dobbiamo contrastare in modo bollettino della minaccia a cura dell’amministrazione netto e definitivo il fenomeno. americana. Dilaga il falso Per me che sono un immigrato, che provengo allarme, in un campiona- da una colonia dell’Impero fu evidente che, una rio di ottusità assortita al volta arrivato a Londra, dovevo adeguarmi io al- cui vertice rimane la con- le regole e conformarmi alle abitudini e ai costu- segna alla polizia aero- mi della società che mi ospitava e che avevo scel- portuale di un passeggero to. Lo stesso vale per mia moglie, musulmana pa- orientale che, durante un chistana. Pare che adesso non sia più così, chi volo di linea americano, viene qui non rinuncia a nulla del suo corredo in- studiando la lingua sul tellettuale e di comportamento. Vedo le donne giornale, aveva sottoli- velate e penso che non dovremmo permettere neato le parole che non che portino un indumento che è così lontano da conosceva, tra cui, più noi. Le persone che scelgono di venire in Occi- volte «suicide bomber», dente si devono adattare e non sentirsi in diritto attentatore suicida. di conservare tutte le loro credenze solo per un Poco più sotto si pone malcelato senso d’inferiorità rispetto a chi li l’idea di schierare, nella ospita. Ciò accade perché l’Islam è di fatto sotto sera di giovedì, poliziotti sequestro da parte di un clero che si rifà al XVII ad armi spianate alla sca- secolo, senza aver mai evoluto il pensiero reli- letta del volo atterrato a FOTO REUTERS gioso e sociale. Le verità fondamentali e la pu- Caselle da Londra, già contrapponendo alla calma e al rezza del credo islamico spacciati dalle guide re- metodo dei tutori dell’ordine inglese la teatralità fuori Vivere ligiose musulmane non risiedono affatto in quel tempo di quelli italiani. Il danno può generare trauma passato glorificato dagli jihadisti, quell’“Età del- (New York), rimozione (Londra), disperata euforia (Bei- ostaggi l’Oro” che non è altro che il tempo rozzo e bruta- rut). Ma la sua anticipazione attraverso la paura provoca le dei beduini del deserto. La storia è stata piega- soltanto una condizione menomata dello spirito e una ta all’ideologia. Una “trappola del tempo” ha ra- autolimitazione della libertà. dell’angoscia pito gran parte del clero islamico che ha di fatto Esiste una linea che separa la vigilanza dalla paranoia. racchiuso in una bolla ideologica la popolazione Ogni londinese, anche prima del 7 luglio, anche perché è una dei paesi arabi. È nostro compito far saltare que- addestrato dall’esperienza dell’Ira, avrebbe segnalato sta trappola, attraverso pressioni economiche e con perentorietà a uno sconosciuto di non lasciare la condizione strumenti politici. Sono i leader dei paesi arabi a propria borsa incustodita, ma non avrebbe indicato alla doversi svegliare e portare i loro popoli al di là di polizia l’artista in precedenza noto come Cat Stevens. perdente: queste secche intellettuali, nelle quali l’estremi- Esiste un margine oltre cui nulla, come in natura, può es- smo si propaga e fortifica. sere controllato, deve essere ammesso se si vuole vivere Il mio dubbio è che anche noi siamo ridotti a come uomini liberi e non come quei condannati a morte serve una tale pochezza intellettuale da non avere più che la guardia conduce nei giorni in cortile portando la la forza e l’autorità — da parte dei nostri leader — pistola dietro alla schiena, consci che il giorno dell’ese- una exit per invertire il cammino: è quasi come se non cuzione verrà, ma senza che si sappia quando. avessimo nemmeno più le parole per esprimere Il passato, è noto, non ha rimedi. Soltanto a uno scritto- strategy le idee, per risvegliare le emozioni nei nostri ani- re fantasioso come Jonathan Safran Foer poteva venire in mi. Anch’io ho bisogno di tempo per compren- mente di mettere alla fine del suo dolente romanzo post 11 dere appieno quello che è successo a Londra; co- settembre, Molto forte, incredibilmente vicino, la sequen- me tutti devo passare dallo stupore alla reazione, za fotografica di un uomo che precipita da una delle Torri attraverso il ragionamento e l’elaborazione delle gemelle, invitando a sfogliarlo al contrario, così che quel- sensazioni. Siamo stati scioccati, adesso ci dob- l’uomo possa tornare nel suo ufficio, prendersi un caffè, biamo riprendere. E siccome non siamo solo ignaro e senza timori. E tutti noi si possa essere salvi e libe- creature economiche, abbiamo bisogno della rati dal dolore e inconsapevoli come un computer ripro- bellezza e della virtù per ravvivare il nostro spiri- grammato. Ma anche il futuro ha con sé una quota parte di to, per reagire a un pericolo che non è semplice- irrimediabilità. Ogni percorso ha la sua Samarcanda. Vive- mente fisico ma anche intellettuale. Per riappro- re con la paura è una condizione perdente, un attacco pre- priarci della nostra dignità e del nostro coraggio, ventivo contro se stessi che richiede una exit strategy, in no- come forse i londinesi ci insegnano in queste ore. me non solo della ragione, ma anche della dignità. (testo raccolto da Stefano Citati) FOTO REUTERS 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

il fatto Mercoledì lo Shuttle decollerà da Cape Canaveral per la prima volta Sfide della scienza dopo la tragedia del Columbia. È solo l’inizio di una nuova corsa al cosmo, che vede coinvolti oltre agli Stati Uniti e la Russia anche l’Europa, la Cina e persino l’India, che attira imprenditori privati a caccia di business. E che ha due obiettivi: la colonizzazione della Luna e lo sbarco degli astronauti su Marte Il ritorno dell’uomo nello spazio CLAUDIA DI GIORGIO ra tre giorni, quando decollerà finalmente dalla rampa di lancio 39B di Cape Canave- ral, lo Shuttle Discovery porterà con sé un interrogativo cruciale: qual è il futuro della presenza umana nello spazio? Malgrado il nuovo programma di esplorazione sia sta- Fto lanciato da George W. Bush un anno e mezzo fa, le strategie della Nasa sono ancora confuse. E il ritorno a volare degli Shuttle è una vittoria di Pirro, perché il problema più urgente dell’ente spaziale americano sono proprio loro. Concepite negli anni ‘70, le tre na- vette superstiti dopo la tragedia del Columbia nel feb- braio 2003 ormai sono l’equivalente spaziale di una vecchia corriera. Mike Griffin, lo scienziato-impren- SHUTTLE ditore da poco nominato a capo della Nasa, le vorreb- Peso al lancio: be in pensione entro il 2010, sostituite dal Crew Ex- 104 tonnellate ploration Vehicle (Cev), un nuovo tipo di navetta di cui Lunghezza: 37 mt però manca ancora persino il progetto: i due consorzi Apertura alare: 24 mt LA STORIA industriali che concorreranno a definirlo sono stati Equipaggio: fino a 8 12 aprile 1981. selezionati meno di un mese fa. astronauti Primo volo Ma se la Nasa fatica a uscire dalla crisi, sulla scena 28 gennaio 1986. dell’esplorazione spaziale si affacciano nuovi, e ag- Il Challenger esplode guerriti, protagonisti. Tanto che mentre da un lato il fu- 73 secondi dopo turo dell’astronautica sembra più incerto che mai, dal- il decollo. Muoiono i 7 l’altro forse non è mai stato così ricco di opportunità. astronauti a bordo A cominciare da quelle su cui scommettono i pio- 1 febbraio 2003. nieri dello “spazio ai privati”, come quelli che hanno Il Columbia esplode lanciato SpaceShipOne, la prima astronave privata a SPACESHIPONE al rientro in atmosfera, effettuare un volo suborbitale, con i finanziamenti dei Peso al lancio: uccidendo i 7 miliardari intraprendenti della new economy. La loro 3,6 tonnellate astronauti idea è che la fettina di spazio che va dalla Terra fin su Lunghezza: 5 mt alla Stazione spaziale internazionale sia ormai matu- Apertura alare: 5 mt ra per un uso commerciale: per testare e sviluppare in- Equipaggio: fino 2 novazioni tecnologiche, effettuare trasporti ipervelo- persone più il pilota ci e, naturalmente, per il turismo. Secondo alcune Propulsione: LA STORIA proiezioni, in quella fettina di spazio c’è un mercato di motore ibrido 21 giugno 2004. vari miliardi di dollari. Se si svilupperà, entro vent’an- SOYUZ (a carburante L'astronave ni i tre quarti dei lanci saranno di “taxi spaziali” che Peso al lancio liquido e solido) SpaceShipOne vanno su e giù portando uomini e merci. 7.1 tonnellate diventa la prima Alle agenzie pubbliche, invece, toccheranno esplo- Lunghezza: 7 metri navicella privata razione e conquista. Anzitutto, quella della Luna. Do- Diametro con equipaggio ve, stavolta, si va per restare, costruire un avamposto dell'abitacolo: 2.2 mt. umano a superare robotizzato e poi una colonia abitata: un’infrastruttu- Equipaggio: un'altitudine di 100 ra spaziale fatta di ambienti gonfiabili in superficie e fino a 3 cosmonauti km sulla superficie LE MISSIONI tunnel sotterranei, che serva come laboratorio per terrestre. Il 27 settembre 2004, imparare a stare lontani dalla Terra, sviluppando le Richard Branson, tecnologie per vivere in ambienti extraterrestri e fondatore sfruttare le risorse locali. E dove si va tutti insieme, per- della Virgin, annuncia ché i grandi progetti costano, e quanto più numerosi la nascita della Virgin sono i soggetti che pagano tanto meglio è. Galactic, che userà Stavolta, quindi, la Nasa (che ha un vago piano di la tecnologia sbarco nel 2015) non tornerà sulla Luna da sola. Ci di SpaceShipOne pensa la Cina, che ha mostrato i suoi muscoli tecnolo- per commercializzare gici mandando un takionauta nello spazio nel 2003. E voli suborbitali ci pensa l’India, che ha fissato per il 2007 il lancio del LA STORIA a un prezzo iniziale suo primo satellite in orbita lunare: a bordo ci saranno 23 aprile 1967. di 200.000 dollari strumenti scientifici dell’Esa, l’agenzia spaziale euro- Il primo volo a biglietto pea, che una missione intorno alla Luna ce l’ha ades- si conclude con la so: si chiama Smart-1, e ha sperimentato con succes- morte del so un nuovo sistema di propulsione elettrico-solare. cosmonauta al rientro Ma forse il progetto che può scombinare le carte per difetti al nel breve periodo è di Roscosmos, l’agenzia spazia- paracadute le della Russia post-comunista, a cui i disastri finan- 29 giugno 1971. ziari e politici non hanno impedito di conservare ot- Secondo incidente: time capacità tecnologiche e una grande vitalità in- l'equipaggio della novativa. Ideato da Rkk Energia — l’industria che Soyuz 11 muore al costruisce la Soyuz — Kliper è un velivolo riutilizza- LE MISSIONI rientro per mancata Le Soyuz hanno bile, lungo una decina di metri, in grado di portare pressurizzazione due piloti e quattro passeggeri (magari paganti). I effettuato un totale russi, i cui rapporti con la Nasa sono diventati al- di 93 missioni con quanto gelidi, vorrebbero realizzarlo e gestirlo con equipaggio e 26 senza l’Esa, che lo sta valutando seriamente, ma ne hanno discusso anche col Giappone. Dotato di due piccole ali, Kliper parte in cima a un razzo ma può atterrare su una pista qualunque; è molto più economico de- gli Shuttle, e benché sia destinato anzitutto a far da navetta con la Stazione spaziale, può essere modifi- cato per continuare fino alla Luna. E poi c’è Marte, l’ultima fetta di spazio che l’uomo — secondo i programmi del presidente Bush — spe- ra di conquistare entro la metà di questo secolo. In ef- fetti, ci sono più missioni robotizzate in programma per Marte che verso la Luna, ma sul primo viaggio umano i progetti sono ancora nebulosi. La distanza minima dalla Terra è di 56 milioni di chilometri: con le tecnologie attuali, una missione umana su Marte LA BASE LUNARE non può durare meno di due anni e mezzo, uno per L’obiettivo, dalla andare e tornare e almeno 18 mesi in attesa che il pia- tempistica ancora neta torni nella posizione più vicina a noi. C’è quindi incerta, è costruire un chi è convinto che il viaggio sia impossibile finché insediamento abitato non sarà sviluppato un nuovo metodo di propulsio- prima dai robot e poi ne; chi progetta astronavi da montare pezzo per pez- dagli uomini. In zo sulla Stazione spaziale; chi pensa, ed è la maggio- superficie potrebbero ranza, che si debba procedere per tappe: prima la ba- esserci ambienti se lunare e poi da lì verso Marte. Nell’attesa, si spedi- gonfiabili, nel scono sonde e robot, si studia e si disegna. Sperando sottosuolo tunnel di che i responsabili delle scelte politiche, oltre alle pa- collegamento. La role, ci mettano i soldi. base potrebbe essere il punto di partenza per i viaggi su Marte LE TAPPE I PIONIERI IL DUELLO OLTRE LA LUNA GLI SPACE SHUTTLE LA CARICA DEI ROBOT L’ULTIMO ASSALTO Negli anni ’50 Usa Negli anni ’60 si tocca Anni ’70: l’obiettivo Gli Usa lanciano Negli anni ’90 Nel 2001 l’uomo d’affari e Urss iniziano i test l’apice del duello fra è superare la Luna. nel 1981 lo Space cresce l’impiego Dennis Tito paga sui viaggi spaziali. Usa e Urss. I sovietici Sonde sovietiche e Shuttle, la prima della robotica nelle 20 milioni di dollari Nel 1957, i sovietici si avvantaggiano: americane arrivano navetta spaziale missioni spaziali. per volare sulla Soyuz. sono i primi a lanciare nel ‘61 Gagarin a Venere, Marte e Giove. in grado di atterrare Nel ’99 la sonda Mars Si punta alla nello spazio un essere è il primo uomo nello Nel ’76, l’americana come un aeroplano. Pathfinder esplora colonizzazione della vivente: la cagnetta Spazio. Ma nel ‘69 Viking 2 atterra su Marte. Gli Urss mettono la superficie di Marte, Luna e allo sbarco su Laika, che rimane l’Apollo 11 atterra Vanno in orbita le prime in orbita la stazione Mir. scatta foto e analizza Marte, nonostante la in orbita una settimana sulla luna in diretta tv stazioni spaziali Ci rimarrà per 15 anni campioni di terreno tragedia dello Shuttle DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

IL PROGETTO È una collaborazione tra 16 Paesi: Usa, Russia, Giappone, Canada, Brasile e 11 paesi europei Missione: il primo elemento (il modulo russo Zarya) è stato lanciato il 20 novembre 1998 LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (ISS) Altitudine media: 360 km Durata dell'orbita intorno alla Terra: 91 minuti Peso: 183 tonnellate Spazio abitabile: 425 mt. cubi Costo stimato al completamento: 100 miliardi di dollari

L’EQUIPAGGIO È abitata permanentemente dal 2 novembre 2000; finora ha ospitato 11 equipaggi, incluso quello attuale, ed è stata visitata da 26 equipaggi, MARTE per un totale di 133 persone, Distanza dalla Terra: da 56 a 400 milioni di chilometri che hanno effettuato 58 LA CONQUISTA passeggiate spaziali 1965. Prima sonda automatica a fotografare Struttura: attualmente è il pianeta: Mariner 4 composta da 13 elementi; la 2005. Missioni in corso: Mars Express (esa); fine della sua costruzione è Mars Global Surveyor, Mars Odissey, prevista per il 2010 Mars Exploration Rover (Nasa) 10 agosto 2005. Prossima missione: lancio di Mars Reconaissance Orbiter 2020-2030. Data del possibile sbarco umano

LE MISSIONI Gli Shuttle hanno effettuato un totale La Guerra fredda di 113 missioni e ne sono previste ancora altre 28. La flotta è composta da tre navette: Discovery, Endeavour, sul fronte lunare Atlantis VITTORIO ZUCCONI verze per sfamare i loro mugiki, avessero messo un uo- rili rocce, che eravamo un po’ più soli nel nostro sistema mo tra le stelle. La propaganda comunista gongolava. La solare. La guerra era vinta, e che la gara avrebbe preso al- lbert dormiva il sonno plumbeo dell’ane- propaganda anticomunista fremeva e diffondeva il so- tre strade, sbandando fino alla follia di un vecchio fisico stesia, la mattina del 1948 in cui sarebbe spetto che fossero tutte balle. Nei locali di quell’estate si ungherese, Eduard Teller, che negli anni ’80 avrebbe salito in cielo. Non potè dire nulla, nessu- suonava un tango: tango Gagarin, tango bugiardo, can- convinto un altro vecchio, Reagan a credere al romanzo na frase per i posteri. Era soltanto un sol- tava il refrain. L’Occidente avrebbe dovuto aspettare il delle guerre stellari, degli scudi spaziali, della militariz- datino e non c’era comunque molto che 1962, e il primo satellite per trasmissioni televisive, il Tel- zazione spudorata dello spazio, un mito ideologico che avrebbe potuto fare o dire, visto che era, star della Att, per prendersi una piccola rivincita musi- ancora sopravvive, nonostante la spaventosa dimostra- Aoltre che anestetizzato, un macaco. Era ancora addor- cale. Gli altoparlanti lanciavano le note tremolanti e pa- zione di inutilità data ancora prima di nascere, quel gior- mentato quando si spiattellò al suolo pochi minuti dopo teticamente science-fiction del “number 1 hit” del mo- no 11 del settembre 2001, quando i satelliti guardarono essere stato sparato a 110 chilometri di altezza dentro il mento, appunto Telstar della band inglese I Tornado. impotenti quattro aerei civili compiere la loro strage. naso di una V2 tedesca ridipinta con i colori americani. Come fece Yuri a sopravvivere in tuta da compagno Si disse che il maledetto Stanley Kubrick avesse rovi- Gli addetti della base di White Sands in New Mexico pallavolista con elmetto dentro quel proiettile da baro- nato tutto, con il suo Odissea nello Spazio uscito nel spazzarono via i rottami suoi e del razzo e nessuno nel ne di Munchausen che vidi nel museo della “Città delle 1968 sulle intuizioni di Arthur Clarke, che anticipava mondo esterno seppe nulla. Eppure Albert avrebbe po- Stelle” accanto a Mosca, è un mistero da lasciare ai dise- meglio della realtà gli effetti dei viaggi orbitali e aveva tuto dire, come un suo lontano e più evoluto parente gni della Provvidenza, più che a quelli dei progettisti di scatenato nelle platee dei cinema l’attesa esoterica di avrebbe detto 21 anni dopo mettendo la zampa sulla Lu- Korolev. Ma Gagarin, e quelli che i russi battezzarono monoliti, civiltà sepolte, assistenti di volo lunari in mi- na, che quello era stato un piccolo sacrificio per una “cosmonauti” tanto per non accordarsi neppure nel no- nigonna, valzer straussiani, computer onniscenti che la scimmia, ma un balzo gigantesco per i suoi cugini uma- me con gli americani che li chiamarono “astronauti”, tecnologia di allora non poteva neppure sognare. Il ni. Era stato il primo volo di una creatura vivente in un scatenò una passione per lo spazio che oggi, al popolo 2001 sembrava il futuro ed è già ieri. Certamente il latti- missile sub orbitale nella storia della Creazione. della padellina parabolica sul balcone di casa e scosso ginoso segnale in bianco e nero che ci arrivò dai 400 mi- Ora che il prossimo ritorno in cielo di una navetta spa- ormai soltanto dal brivido della possibile catastrofe, la chilometri di distanza del Mare della Tranquillità, ziale americana, la Discovery, riesuma l’angoscia della sembra impossibile. Ma allora fu febbre, per noi sotto, nella notte italiana fra il 20 e il 21 luglio 1969, non pote- lunga cremazione in volo della gemella Columbia due nello stadio della Guerra fredda, tifo, ideologia, politica, va competere con il cinemascope a colori 70 mm, ma anni e mezzo or sono, Alberto I (ci fu anche un Alberto II, fantascienza, spettacolo. Cominciò la gara al più grosso, avevamo il cuore in gola, e qualcuno di noi pianse, LUNA poco dopo, che fece la stessa fine) è soltanto il ricordo di più lontano, più spettacolare, che John Kennedy accettò quando Arrigo Levi in diretta su Rai Uno gridò che “Ea- Distanza dalla Terra: quanto poco tempo sia passato da quando uomini e ani- puntando il dito sulla Luna. Era il duello Urss contro Usa, gle” aveva toccato il suolo e anche i sovietici, lo sapem- 385.000 km mali tentarono per la prima volta di arrampicarsi in cie- gli astronauti del Bene contro i cosmonauti del Male o mo dopo, erano scoppiati in un applauso commosso e LA CONQUISTA lo. E di quante vite, di scimmie, cani, rane, girini, gatti, to- viceversa secondo le tessere (Bush e i suoi neo con non spontaneo. Per una notte tutti smisero di fare il tifo. La 4 gennaio 1959. pi, ragni, formiche, uomini e donne siano state consu- hanno inventato nulla), fu la sfrontatezza coraggiosa partita era stata vinta, ma da tutto lo stadio. Prima sonda automatica mate nell’ arco di un’esistenza umana, mezzo secolo, per della democrazia contro la torva paranoia del totalitari- Oggi, dopo il crepuscolo malinconico dei viaggi lu- ad avvicinarsi: Luna 1 mettere un piede oltre la soglia del terzo pianeta dal Sole. smo. Guardavamo i filmati dei fallimenti americani, i nari che si trascinarono fino all’Apollo 17 del 1972 nel- (sovietica) Due terzi dei terrestri sono figli dello spazio, nati dopo il Kaputnik e i Flopnik, come li sfottevano i giornali Usa. la indifferenza del pubblico rotta soltanto dal grido di 21 dicembre 1968. Prima 1957 sotto il segno dello Sputnik. La metà di noi sono na- Anche quando finalmente spedirono in orbita una sor- Apollo 13, «Houston, abbiamo un problema qui a bor- missione umana in orbita ti dopo Gagarin, nel 1961, uomini e donne che conside- ta di pompelmo, assai più piccolo del vecchio Sputnik, do», la scalata allo spazio vive nella realtà incrementa- lunare: Apollo 8 (Usa) rano scontato accendere la tv e vedere in diretta eventi al- che forza! dicevamo noi dalla Curva Ovest, che grande le del quotidiano, scosso dai magnifici trabiccoli che 21 luglio 1969. Primo l’altro capo del pianeta, guidare l’auto sotto l’occhio di un Paese questa America che non aveva paura di esibire an- arrancano sulla superficie marziana cercando batteri sbarco di esseri umani: satellite che indica dal cruscotto quando svoltare a destra che i propri flop e i propri kaput. La Guerra Fredda fu vin- fossili e tracce d’acqua e dalle fatiche del traghetto Apollo 11 (Usa) con Neil e guardare la Terra dall’alto in basso, bianca e azzurra, co- ta da chi ebbe il coraggio dei propri errori, delle verità im- spaziale, lo Shuttle, arrivato allo stremo della propria Armstrong ed Edwin me nessuno dei loro progenitori l’aveva mai vista. barazzanti, dell’umiltà. utilità e dei propri fondi. Il sacrificio di Albert, di Laika, Aldrin jr Ma nel 1948, mentre gli americani trafficavano con i re- Sarebbe costata 25 miliardi di dollari la scala per la lu- dei cosmonauti russi uccisi nel silenzio della propa- 11-14 dicembre 1972. siduati delle V2 portate da quel Werner Von Braun che si na voluta da Kennedy e costruita dal genio ex nazista ganda, dei tre di Apollo 1, dei sette di Challenger «che Ultima missione umana (in era arreso a un soldato semplice a Peneemunde e altret- convertito, quel Saturno V alto 110 metri, una casa di 36 toccarono il volto di Dio» come disse Reagan al fune- totale 12 astronauti hanno tanto facevano i sovietici sotto la guida di Sergei Korolev piani, capace di accelerare da 0 a 39 mila chilometri al- rale, e di Columbia consunta in diretta nel febbraio del visitato la Luna) e dei loro tedeschi prigionieri, l’Italia e tanta parte del l’ora in 300 secondi che oggi giace sulla spiaggia di Ca- 2003, hanno dato i loro frutti fantastici e paradossali. 2015. Data possibile del mondo sognavano al massimo una minestra e un moto- pe Canaveral come la colonna caduta di un tempio crol- Hanno mostrato le possibilità e i limiti di una frontie- prossimo sbarco umano scooter e misuravano lo spazio in metri cubi da ricostrui- lato, per le foto dei pochi turisti. Fu necessario inventa- ra ancora troppo distante per i nostri mezzi tecnici e re sulle rovine, non certo nei 39 mila chilometri all’ora ne- re e fabbricare tutto da zero, dalle viti ai sistemi di gui- hanno popolato la nostra vita quotidiana con la nor- cessari per sfuggire al risucchio gravitazionale della Ter- da, per salire fino alla Luna in meno di 10 anni, per crea- malità che tutto banalizza e sbriciola. ra. Le scimmiette americane si sbriciolavano in segreto re microcomputer che fossero più potenti di quelli che Il nostro cielo brulica di rottami e di satelliti funzio- sotto lo sguardo indifferente di Dwight Eisenhower che, allora avevano la potenza di una calcolatrice da uovo di nanti che 50 anni fa non esistevano. Russi, americani, vecchio fante, allo spazio non credeva. Korolev e i suoi Pasqua. Seguivamo la preparazione degli astronauti europei, giapponesi, ora anche i cinesi, hanno riempi- erano stati spediti da Stalin nelle steppe infinite del Ka- come quella dei calciatori prima di un Mondiale. I pri- to la soffitta della terra con 4.500 satelliti artificiali. Di zakhstan in una località segreta chiamata Tyuratam. E mi “Magnifici Sette”. Armstrong, l’enigmatico perso- essi ancora 2.200 sono in orbita, funzionanti o spenti, noi non alzammo il naso dalle Vespa e dalle Seicento fino naggio che avrebbe posato Eagle, il modulo di atterrag- calcola la Nasa, e almeno 70 mila oggetti di misura su- a alla notte del 5 ottobre del 1957 quando un missile chia- gio, sulla Luna, Buzz Aldrin, il suo compagno di viaggio periore ai due centimetri flottano attorno alla terra, mato R-7 mise in orbita un football metallico di 60 centi- al quale ancora si spezzava la voce quando lo incontrai molti di loro frammenti dei satelliti nucleari sovietici metri di diametro con quattro lunghe antenne, lo Sput- trent’anni dopo nel suo bungalow di Manhattan Bea- Rorsat. Lo Shuttle, con quella sua sagoma che sembra nik che trasmise sulle nostre radio, da 939 chilometri di ch, in California, al racconto di quei secondi finali, una preghiera e ricorda il Sacré Coeur di Parigi, è la fi- altezza, i “bip bip” che cambiarono il mondo. quando lui dava i tempi ad Armstrong, «Neil, siamo in ne dell’inizio, un ramo che ha dato frutti ma si sta sec- Chi di noi ascoltò i vagiti dello spazio non li dimenti- riserva», «Neil, o tocchiamo ora o non ripartiremo mai cando. Come scialuppa di salvataggio dallo spazio la cherà mai più, come non saranno dimenticate le orec- più dalla Luna», Neil, Neil, e Neil zitto cercava un tratto Nasa deve affidarsi alla venerabile Soyuz sovietica, chie molli di Laika, la prima creatura morta in orbita, ar- senza rocce per le fragili zampe del modulo. Fummo perché sono mancati i fondi, la voglia e il tempo per rostita dentro la sua scatola senza speranze di rientro, o raccapricciati quando nel 1967 tre di loro, Grissom, progettare e costruire una scialuppa americana. Oltre la faccia larga da contadino della Bassa di Yuri Gagarin, White e Chaffee, furono carbonizzati nell’incendio del- lo Shuttle, nell’attesa di quella spedizione su Marte sparato dentro una palla di cannone con un oblò, un gi- l’ossigeno puro dentro il loro Apollo 1, uccisi senza es- sempre promessa da presidenti in caccia di scoop pro- roscopio, un altimetro e niente altro, il 12 aprile del 1961, sersi mai staccati di un millimetro dal suolo. pagandistici, per noi umani nello spazio non c’è più mentre ancora i possenti Stati Uniti guardavano i loro Forse la vittoria della nostra squadra con il Team Urss nulla di imminente in cantiere. La strada aperta dal sa- missili Vanguard e Juno disintegrarsi alla partenza. Co- fu troppo schiacciante, alla fine troppo facile, perché crificio di Albert nel 1948 è arrivata alla fine. Se ne apri- me sarebbe accaduto pochi anni dopo, al momento del- l’eccitazione potesse sopravvivere al risultato dopo l’at- ranno altre, e nuove generazioni sgraneranno gli occhi l’allunaggio di “Eagle” nel Mare della Tranquillità, non ci tesa. Dal momento in cui Aldrin e Armstrong allunaro- davanti alle strade che si apriranno, ma la prima parte si volle quasi credere, qualcuno pensò a effetti speciali, a no nella notte, mentre i russi sparacchiavano ancora del viaggio è finita. Che il viaggio di Discovery sia noio- ILLUSTRAZIONE trucchi da studio. Molti rifiutarono di accettare che quei inutili sonde chiamate Luna, si capì che la partita era so e che i nostri nipoti possano provare quello che pro- MIRCO TANGHERLINI russi che non riuscivano a produrre abbastanza patate e chiusa, che la luna non era fatta di formaggio ma di ste- vammo noi, quando toccammo il cielo con un piede. 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

il racconto L’immenso lager-miniera siberiano ingoiò due milioni Memorie cancellate e mezzo di prigionieri ma nel suo cimitero ci sono solo 57 croci. Siamo andati a visitare questo simbolo del Terrore staliniano, oggi un cumulo di relitti, che uno spregiudicato progetto vuole trasformare in villaggio turistico per cultori di vacanze estreme Vorkuta, l’orrore a cinque stelle

GIAMPAOLO VISETTI la pioggia e dall’erba, inghiottito dal muni. Un sistema autosufficiente: una nat”. Il campo di sterminio, acquistato Erano nel gruppo dei partenti, destina- fango, è stato saccheggiato, abbattuto, miniera, un lager, una discarica per i dall’oligarca Aleksiej Mordashov (ap- zione ignota. Una legge della Duma li ha VORKUTA ricostruito. Il Gulag è stato distrutto. corpi. Centomila forzati all’anno, 95 pena divenuto padrone della Lucchini) respinti nel girone dei condannati. Per Era il simbolo, assieme a Magadan, centimetri quadrati di baracca a testa: deve diventare un’azienda in attivo. È lasciare Vorkuta ora occorrono 35 anni inquantasette croci. Di- Norilsk e alla Kolyma, del Terrore stali- uno su cinque, tra cui 14 soldati italiani, stata la crisi del carbone, dieci anni fa, a di residenza, di cui un terzo trascorsi sperse nella tundra, affio- niano. Una vergogna da cancellare, non divorava la prima razione doppia di suggerire lo smantellamento. Chiuse 13 sotto terra. A tre mancavano pochi gior- rano appena tra le betulle anche per la Russia post-sovietica, non pane (125 grammi) per il compleanno miniere, fatti crollare 124 chilometri di ni: si sono fatti esplodere con la dinami- nane. Le targhe con la sigla una responsabilità da assumere e a cui di Stalin. Una regione di morti, sospesa gallerie scavate con il sangue, 57mila di- te nella galleria “Centralnaja”, dalla ve- deiC cadaveri gocciolano. I fiocchi dell’e- rendere onore. Quattordici campi, «un sopra un ossario ignorato. sperati senza lavoro e senza un rublo. na esaurita. A chi sogna di tornare sulla state cedono alle notti bianche. Le croci pericoloso cumulo di immondizie» se- Camminare qui, sfiorando i resti di Via le tracce dei lager, ma pure i super- terra, corrisponde chi s’è affezionato al- sono fatte con vecchie traversine di fer- condo le autorità, abbattuti negli ulti- vittime che ci si prepara a negare, è stiti e i loro discendenti: «Piano di razio- l’inferno. E chi, a fine pena, si è scoper- rovia, o con tranci di tubo verniciati mi sei anni. compiere un pellegrinaggio negli abissi nalizzazione». Vorkuta, risorta come to troppo povero, o troppo malato, per d’azzurro. Segnalano il campo invisibi- del Novecento e nelle amnesie del Due- città, contava 237mila abitanti. Già ri- affrancarsi dalla condanna e tornare in le di Yurshor. Resta questo di Vorkuta, Non resta che il nulla mila. I condannati a morte nel fuoco e dotta a 147mila, deve toccare 80mila una casa vuota. due milioni e mezzo di prigionieri scom- L’ultima baracca di legno si affloscia da- nel ghiaccio, i loro figli, si preparano in- anime entro il 2010. Solo così il gulag, ri- Il lager, oscenamente adattato ad parsi nella Siberia del Nord, oltre il cir- vanti a noi, in uno stormo di corvi e di fatti ad un’altra deportazione. Abban- convertito, frutterà quattrini. avamposto minerario, si presenta così colo polare artico: cinquantasette croci. gabbiani. Ora non resta che il nulla. È donati nei gulag sovietici, inaccessibili Carbone e barite, un morto ogni ton- come un gigantesco campo profughi in Un unico cimitero: abbandonato sul questa l’eredità dei primi 41 prigionie- ai forestieri, non servono più. Vorkuta nellata di materiale. Il piano in tre fasi, disarmo. I discendenti delle vittime, per pendio delle fucilazioni di massa, ricor- ri, accampati nel 1929 dentro tende ag- non ha mai smesso di essere l’approdo finanziato dalla Banca Mondiale, pre- mangiare, scavano carbone tra i resti dei da il sacrario angusto di un paesino di- grappate al ghiaccio. Le prove di degli schiavi dell’Urss. Intellettuali, cri- vede «70mila unità ricollocate nelle zo- padri. Centinaia di edifici abbandonati menticato. Non una, tra migliaia di ba- trent’anni di orrore comunista, per or- minali, dissidenti, artisti, poveracci di ne disabitate della Russia centrale». Un e pericolanti, piste deserte, borghi in via racche, è rimasta in piedi. Non un metro dine del Cremlino, si rifugiano così nel- 64 etnie, fino al 1990 hanno continuato esodo drammatico: la «liberazione» tor- d’abbattimento, fabbriche mai aperte e di filo spinato, dei settanta chilometri la memoria di duecento sopravvissuti. ad essere accumulati sui carri bestiame na a separare famiglie miracolosamen- già in rovina, giganteschi asili nido di- che accerchiavano i 59 lager, è stato sal- E nelle ossa che ancora spuntano sui in partenza verso le 17 miniere di car- te ricongiunte, a setacciare i forti dai de- roccati, illuminazione fuori uso. Spacci vato. Non una, tra le torrette dei kapò. pascoli, negli scheletri restituiti dalla bone più ricche dell’impero. Paga dop- boli. I minatori devono reinventarsi di superalcolici si celano in casermoni Si può scendere nelle depressioni neve, nei teschi che i bambini calpesta- pia, dodici ore al giorno sottoterra, pen- spaccalegna. I soldi non bastano per un sprofondati per l’assenza di fondamen- nere di carbone, vagare tra prefabbri- no bagnandosi nel fiume Ussah. Sono i sione a 45 anni, funerale a 50. trasferimento di massa in luoghi ospita- ta. Negli anni Ottanta sorgevano cento- cati sfasciati e fabbriche in rovina sen- pastori “komi”, migrando con le renne L’ultima prigione in rovina, da cui sa- li. Già denutriti, i diseredati della minie- mila metri quadrati di appartamenti al- za accorgersi di insistere nel cratere del tra gli Urali e l’oceano glaciale, a ricom- le un canto, è ancora popolata poco fuo- ra “Oktobryaskaia”, chiusa ai primi di l’anno. Colonne di spettri attendono dolore. Ciò che non è stato sciolto dal- porre stupiti la mappa delle fosse co- ri un villaggio di pericolanti “kombi- giugno, sono in sciopero della fame. ora le due sole corriere che collegano le

Sedici ore di lavoro al giorno il sonno uccideva più della fame

VARLAM ŠALAMOV

i affondava in un muschio melmoso, d’estate capitava raramente di avere i piedi all’asciutto. D’inverno tutto gelava. Il gelo sembrava rap- Sprendere ogni cosa — le montagne, i fiumi, la palude — in un’unica massa sinistra e ostile. L’aria che già in estate creava problemi ai cardiopatici, d’inverno diven- tava insopportabile. Durante i grandi freddi la respirazione si faceva affan- nosa. Qui nessuno correva mai, salvo forse i più giovani, ma anch’essi più che correre sembravano saltellare. Nugoli di zanzare si incollavano al viso — non si poteva fare un passo sen- za la rete di garza. Ma sul lavoro la garza soffocava, impediva di respirare. E tuttavia non si poteva toglierla per via delle zanzare. Allora si lavorava sedici ore al giorno e le norme lavorative erano calco- late su questa base. Se si considera che la levata, la colazione, l’avvicenda- mento delle squadre e il tempo di arrivare sul posto di lavoro prendevano come minimo un’ora e mezza, il pasto di mezzogiorno un’ora e quello se- rale con l’appello un’altra ora e mezza, non restavano più di quattro ore di sonno dopo un estenuante lavoro fisico all’aria aperta. Ognuno si addor- mentava nell’istante stesso in cui smetteva di muoversi, qualcuno arriva- va ad addormentarsi in piedi o mentre camminava. L’insufficiente riposo debilitava ancor più della fame. Se non si realizzava la norma c’era la ra- zione punitiva: trecento grammi di pane al giorno e niente sbobba. La prima illusione svanì molto rapidamente. Era quella riguardante il la- voro, quel famoso lavoro di cui parla la celebre iscrizione, prevista dal re- golamento dei lager, che è appesa sull’entrata di ogni stabilimento con- centrazionario. «Il lavoro è una questione d’onore, una questione di gloria, una questione di valore e di eroismo». Ma il lager poteva solo inculcare, e di fatto inculcava, odio e disgusto per il lavoro.

(da I racconti di Kolyma, Einaudi editore) Repubblica Nazionale 34 10/07/2005 DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

VITE DA FORZATI Vorkuta è una città mineraria e industriale fondata nel 1932 nella Repubblica di Komi, nella Siberia europea a nord del Circolo polare artico. Dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta ha ospitato un campo di lavoro forzato dove sono passate a milioni le vittime dello stalinismo. Nelle immagini della pagina, dall’alto: la ferrovia per Vorkuta sgombrata dalla neve negli anni Trenta; e, negli anni Quaranta, l’ingresso della miniera 910011; una forzata e gli alloggi delle donne; baracche nella fabbrica di mattoni. Le foto sono tratte da “Gulag-Il sistema dei lager in Urss”, a cura di Marcello Flores e Francesca Gori, Edizioni Gabriele Mazzotta

miniere con le abitazioni. Età media, 31 turno, non possono più mettere in sce- co Anatoli Zamedyanskij — un passo a lo di battaglia del sindaco: un bordello segnato loro a comportarsi. anni: 35mila bambini, 44mila pensio- na Rigoletto nella Casa della cultura. destra o a sinistra, intontiti fuori dalla fi- comunale ricavato all’interno della mi- Davanti al monumento a Lenin, un nati. Nessuno si sposta a piedi. Fatta abbattere la residua traccia del ge- la, ai prigionieri costava cinque anni in niera “Kapitalnaja”, dove morivano i masso di carbone ricorda le «vittime L’inverno, tra agosto e giugno, rove- nocidio, il sindaco ha deciso di rappre- più di miniera: i nostri clienti non avreb- detenuti politici. Le alcove, sui vagonci- delle repressioni staliniane». Gennadij scia sulle paludi sei metri di neve e 40 sentare lo sterminio. «Con i dovuti inve- bero ferie a sufficienza». Il buco nero del ni mobili del carbone, saranno segnala- Grzywacz, solo e incurante del vento, gradi sotto zero. Il gelo non è una sensa- stimenti — sostiene — la casse saranno mondo, lo specchio dell’irrisolto crollo te dai vecchi capi d’imputazione del re- commemora la rivolta del 1953, sop- zione di freddo, ma un insostenibile do- colmate dal business delle vacanze dell’Urss, il territorio interdetto al co- gime: «Articolo 58, nemico del popolo». pressa con una strage. Nessuno lo ac- lore. Luglio si annerisce di spietati mo- estreme». raggio della politica e allo spirito di ve- A regolare il traffico e ripianare il bilan- compagna nel ricordo del suo ultimo scerini. Le strade, dopo una trentina di Il piano prevede un hotel a cinque rità, ridotto a farsa per manager in crisi cio, inflessibili guardiane in giarrettiera. giorno di lager. Dal centro di Vorkuta chilometri, si perdono nella tundra. La stelle al posto dell’amministrazione del d’identità. marcia poi verso i compagni scomparsi ferrovia, dove i cadaveri ibernati sosti- Gulag. Le signore faranno saune e, in «Ma io — dice Shpektor, ingegnere Le proteste dei discendenti nella miniera di “Vorgashor”. È un vec- tuivano le traversine mancanti, può re- motoslitta, assisteranno alla caccia del- ucraino di 67 anni, in Siberia da 40 — «Appreso il progetto — dice Evghenia chio, biascica da solo. Una coppia di fi- stare interrotta per settimane. Cancel- la volpe azzurra. Serate al bowling e in non punto solo a rilanciare la località. Khajdarova, presidente della sezione danzati, incontrandolo, ride tenendosi lati i tre voli diretti da Mosca: un aereo a discoteca, sui resti della miniera “Kom- Voglio far sentire sulla pelle della gente locale dell’associazione “Memorial” — per mano. «Hanno spazzato via il gulag elica, quando è pieno, sorvola 3800 chi- somolskaja”. Le baracche dei lager ver- il male del comunismo. Un conto è visi- sopravvissuti e discendenti si sono sen- per distruggere ogni prova contro Stalin lometri disabitati facendo prima scalo a ranno invece ricostruite con il materia- tare un memoriale, leggere svogliata- titi male. Non solo il lager è stato can- — dice — deportano i figli dei deportati Syktyvkar e poi a Peciora. Il capolinea le recuperato. I signori prenoteranno mente targhette e scorrere vetrine: un cellato, ma si vorrebbe pure riproporlo per esaudire i desideri di un oligarca, dell’élite della società russa, fino al cinque giorni nell’orrore a pagamento altro è provare il senso di annientamen- in parodia per far dimenticare la secon- creano un lager luna-park per insegna- 1959, è un luogo scelto per consumare di Vorkuta. Lavori forzati in miniera, to, la fatica, la fame e l’umiliazione che da deportazione di una città. È una pro- re che i 30 milioni di morti di una ditta- in fretta schiavi, opere prodigiose, delit- scodella di “balanda”, punizioni corpo- accompagnavano la sopravvivenza nel fanazione che accusa l’indifferenza in- tura erano gente che non sapeva diver- ti: la metafora dell’Unione sovietica. Un rali, polvere di carbone nei polmoni, gulag». ternazionale: come se ad Auschwitz, tirsi. La Russia non sa rinunciare a fin- campo di concentramento isolato da guardie con i cani, la sferza delle fiamme Dopo che l’ex dirigente del Pcus ha ri- per pagare l’abbattimento, si invitasse- gere e ad annientare gli esseri umani». tutto. e delle raffiche gelate, buio, notte sui ta- velato l’idea, una quarantina di preno- ro villeggianti ebrei ad albergare nei for- Mi porge un biglietto. Ha trascritto i ver- È qui, in un ansa del fiume Ach-Jaga, volacci. Chi riuscirà ad evadere dai re- tazioni sono già arrivate da Canada e ni crematori». Quando hanno saputo, le si finali dell’inno dei detenuti di Vorku- che Igor Shpektor intende edificare un cinti spinati verrà rimborsato: gli altri, Usa. Club di appassionati che alle notti nostre guide a Vorkuta, Said Hassan ta. Anno 1937, qui morivano gli spiriti li- villaggio turistico. La tasse dei condan- centrati da proiettili di gomma, saranno in albergo preferiscono quelle in carce- Dzhemilov, 85 anni, tartaro di Crimea, beri di un grande Paese. nati ormai non bastano a coprire la condannati ad un giorno supplementa- re. Un gruppo di veterani tedeschi ha Anastasia Bugaenko, 78 anni, bielorus- «Oltre il circolo polare/ le notti sotto metà del bilancio comunale. Ospedale, re di prigione. raggiunto Vorkuta restaurando una lo- sa, Rasma Stodukh, 82 anni, lettone, so- terra/ hanno il buio del carbone./ Ci fos- scuole e uffici pubblici rischiano di «Nei romantici anni Quaranta — tro- comotiva a vapore. La febbre turistica no rimaste in silenzio. Trent’anni di pri- se almeno una luce/ nell’orrore./ Non chiudere. I minatori, provando a fine va il coraggio di scherzare il vice sinda- ha indotto a rispolverare anche il caval- gionia per una parola sincera hanno in- piangere, mia cara/ non aspettarmi».

Mucchi di cadaveri ghiacciati usati per rinforzare i binari

RYSZARD KAPUSCINSKI

ono venuto a Vorkuta... per compiere un pellegrinaggio. Vorkuta è infatti un luogo di pena, un luogo sacro. Nei suoi lager sono morte Scentinaia di migliaia di persone. Quante esattamente? Nessuno potrà mai dirlo. I primi condannati arrivarono nel 1932, gli ultimi furo- no liberati nel 1959. Il grosso delle vittime perì durante la costruzione della ferrovia con cui oggi si trasporta il carbone ad Archangelsk, Mur- mansk e Petrozavodsk. Fu in quell’occasione che un ufficiale dell’Nkvd disse: «Mancano le traversine? Fa niente, ci mettiamo voialtri!». E praticamente fu proprio così. Lungo questa linea ferroviaria si sten- de per centinaia di chilometri un cimitero oggi invisibile a occhio nudo. Solo chi attraversi la tundra che rasenta la massicciata (cosa possibile solo per due o tre mesi l’anno, quando si scioglie la neve) vi troverà, qua e là, dei paletti ammuffiti con inchiodata sopra un’assicella. Se decifra la scritta A81, significa che in quel luogo stanno sepolte mille persone. I simboli A52 e A81 servivano ai contabili del lager per le loro statistiche: il numero dei morti e assassinati consentiva di diminuire in proporzio- ne le razioni di pane. Qui non si moriva per opera di questa o quell’arma: a ucciderti era la struttura stessa della crudeltà, architettata e sorvegliata dall’Nkvd... Ho camminato per la buia fredda Vorkuta sommersa dalla neve. Ba- sta arrivare in fondo alla strada principale per veder profilarsi all’oriz- zonte costruzioni piatte e allungate. Sono le baracche degli ex lager. E quelle due vecchie alla fermata dell’autobus? Quale delle due era la pri- gioniera e quale la kapò? Oggi l’età e la miseria tornano a unirle, tra po- co le unirà per sempre la terra gelata. Mi faccio strada tra mucchi di ne- ve, supero case e stradette tutte uguali, finisco per non sapere più do- ve mi trovo.

(da Imperium, Feltrinelli editore) Repubblica Nazionale 35 10/07/2005 DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37 le storie Jimmy Carter che offre ospitalità a chi vuole abbandonare Esilio di massa il regime, Castro che annuncia: “È ora che la feccia se ne vada via”. Cominciò così, venticinque anni fa, l’imponente esodo dall’isola. Quasi 150mila “balseros” partirono dal porto di Mariel: tra loro c’erano tantissimi delinquenti comuni, liberati per l’occasione. E destinati a cambiare per sempre il volto della Florida FOTO AFP Cuba, l’estate della grande fuga

OMERO CIAI 1993) — avevano appeso dei cartelli che cessivo dominò la Florida costruendo- in Florida nei mesi successivi. Nel giro dicevano: “Via gli omosessuali, via la I detenuti furono ne la fortuna immobiliare e turistica. Nel di un anno i furti aumentarono del 775 MIAMI feccia”. Ironicamente il governo cuba- secondo caso — i detenuti — si trattava per cento, i furti d’auto del 284 per cen- no, pur insultandoci e invitandoci ad la “bomba umana di una vendetta del dittatore cubano che to, i furti nelle case del 109 per cento. I estate del Mariel iniziò andarcene, ci impediva di partire. Fidel aprì le carceri per spedire a Jimmy Car- giovani criminali cubani, senza nulla da durante l’inverno. Un Castro non aveva aperto affatto il porto a orologeria” ter una bomba a tempo fatta di crimina- perdere, ingaggiarono una guerra a giornalista del Miami del Mariel per far uscire dal paese chi lo lità comune; nel primo era il risultato morte con la mafia locale conquistando Herald che nel 1980 vi- desiderava; il suo piano era far uscire dell’ideologia dominante sull’isola. in poco tempo il controllo del narco- vevaL’ a Cuba ricorda che, tra febbraio e soltanto coloro che non avrebbero innescata dal líder A quell’epoca Fidel, sulle tracce del traffico che, in quegli anni, divenne una marzo, l’Avana era «un nido di voci, pro- compromesso l’immagine del suo go- Che Guevara, era impegnato nella co- delle maggiori risorse economiche per messe, complotti». Si diceva che grup- verno: non fu mai permesso di andar via máximo per vendetta struzione del cosiddetto Hombre nue- lo sviluppo del Sunshine State. I vecchi pi di cubani avessero cercato, senza ai professori universitari o agli scrittori vo, dell’uomo socialista, stakanovista e cubani, quelli emigrati prima del ‘65, riuscirvi, di entrare nelle ambasciate di che, come me, avessero poi potuto pub- contro l’America senza macchia. E a Cuba c’erano, come odiavano i “marielitos” e riuscirono Messico, Venezuela ed Ecuador e che blicare libri all’estero. A quell’epoca il nella Cina di Mao, i centri di rieducazio- perfino ad imporre l’aggiunta di una le organizzazioni del dissenso stessero modo migliore per andarsene era di- ne (di solito sgangherate fattorie in scena nel remake di Scarface, il film di cercando il modo di creare una crisi mostrare con un documento di essere campagna) dove finivano reclusi gli Brian de Palma e Oliver Stone dove Al politica. All’improvviso, una sera d’a- omosessuali. Io non avevo niente del me ne andavo perché ero indegno di vi- omosessuali e i dissidenti. «Una volta — Pacino interpreta l’epopea narcos di prile qualcuno lanciò una vecchia genere, ma avevo una carta d’identità vere in una rivoluzione meravigliosa ricorda oggi Jorge Pons, un fuggiasco di Tony Montana, un fuggiasco cubano “guagua” — gli autobus dell’isola — a che dimostrava che ero stato arrestato come quella. Quelli dei servizi segreti allora — mi arrestarono perché avevo appunto. Si tratta della parte nella qua- tutta velocità contro il cancello del- per oscenità. Era una buona prova e an- non se ne accorsero. Fu così che lasciai messo dei pantaloni color arancione. le Tony ritrova sua madre, emigrata ne- l’ambasciata del Perù. A bordo c’erano dai alla polizia. Quando arrivai mi chie- l’isola come una delle tante checche in- Un’altra perché portavo i sandali. Pri- gli Usa molti anni prima e dove lei le ma- sei cubani che, sfondata la porta, chie- sero se ero omosessuale e gli risposi di desiderate, non come scrittore». ma di mandarci nei centri di rieduca- nifesta tutto il suo disprezzo per il suo sero asilo al governo di Lima. La notte sì; poi mi chiesero se ero attivo o passi- L’estate del Mariel, e dei “marielitos”, zione ci condannavano a lavorare nella status criminale. stessa Fidel Castro ordinò all’amba- vo ed ebbi il buon senso di dirgli che ero dal nome del porto a ovest dell’Avana caccia ai coccodrilli o come manovali sciatore di consegnare i fuggiaschi, tra passivo. Un amico che gli aveva detto di dal quale partirono gli esuli creò in Ame- nella costruzione». Ma accadde anche il La nuova Miami l’altro rei di aver investito e ucciso una essere attivo non aveva ottenuto il visto. rica due miti: quello dell’artista cubano contrario: moltissimi eterosessuali sca- La marea del Mariel contribuì a modifi- guardia della sede diplomatica. Ma i Non aveva fatto altro che dire la verità, omosessuale (pittori, scrittori, musicisti poli per avere il visto si finsero omoses- care radicalmente anche la composi- peruviani rifiutarono l’ultimatum e il ma il governo cubano non considerava e poeti), che liberatosi dalla repressione suali. Lo ricorda Hugo Cancio, un pro- zione etnica del Miami Dade provocan- lìder maximo tolse la protezione della omosessuali gli attivi. Mi fecero cammi- ideologica sprofondò nell’ecatombe duttore tv che nel 1980 aveva 16 anni, e do la fuga dei bianchi non ispanici. polizia all’ambasciata. Non l’avesse nare davanti a loro per vedere se ero una dell’Aids; e quello di Scarface, Tony che si presentò in un commissariato «L’ultimo americano che parte si ricor- mai fatto! Nel volgere di un mattino il checca o no. Poi mi fecero firmare un Montana, il narcotrafficante, feroce e fingendo di essere gay. di di prendere anche la bandiera», dice- giardino della sede diplomatica del documento nel quale dichiaravo che senza scrupoli, che nel decennio suc- La “bomba criminale” invece esplose vano gli anglosassoni del luogo. Infatti Perù si riempì di diecimila cubani che se nel 1980 c’erano 1,6 milioni di abi- chiedevano asilo politico. Occuparo- tanti, dei quali il 47 per cento erano no ogni spazio possibile mentre altre bianchi non ispanici e 35 per cento era- migliaia cercarono senza successo di no ispanici; vent’anni dopo su una po- trovare un centimetro quadrato di ter- polazione di 2.4 milioni il 60 per cento ra con la speranza di lasciare l’isola. Così il mondo comprese erano bianchi ispanici mentre solo il 19 percento bianchi non ispanici. La crisi delle ambasciate Ricordando le tre grandi fughe di Il braccio di ferro fra Cuba e il Perù fu du- il fallimento del castrismo massa da Cuba (“i voli della libertà” del rissimo. Castro fece tagliare la luce e 1965, “il Mariel” del 1980 e “i balseros” l’acqua all’ambasciata e, per settimane, CARLOS FRANQUI del 1994) un esiliato lucido e intelligen- i profughi sopravvissero nel perimetro te come lo storico Carlos Alberto Mon- fuorilegge senza poter mangiare in at- ra il 1980 e io ero in esilio già da dodici anni Florida e, ancora una volta, Castro disse: «Chiun- taner dice: «È curioso. Fidel Castro si tesa di un salvacondotto. Alla fine, d’e- quando all’improvviso ci fu il Mariel. Per la que abbia un familiare o un amico negli Stati Uni- presenta davanti al mondo come una state, la svolta. Il presidente americano, Eprima volta anche il Pci, se non ricordo ma- ti che venga a prenderlo potrà andarsene, dal por- povera vittima degli Stati Uniti, ma le Jimmy Carter, annunciò che gli Stati le grazie a un intervento di Giorgio Amendola, to del Mariel». Una gigantesca flotta da Miami at- circostanze obiettive dimostrano esat- Uniti avrebbero accolto tutti quelli che ammise che ci doveva essere qualcosa che non traversò le 90 miglia dello Stretto per raccogliere i tamente il contrario: Washington è volevano partire e Fidel Castro, in uno funzionava a Cuba se la gente fuggiva come, tra la suoi familiari o amici ma, per tornare indietro, sempre stata una fonte di stabilità per storico discorso, disse: «Quelli che non commozione mondiale, mostravano le immagi- quelle barche erano costrette a portare anche de- la sua dittatura. In quasi mezzo secolo si adattano agli sforzi e all’eroismo di ni televisive. tenuti e criminali appena rilasciati dalle galere. di governo assoluto è riuscito a traspor- una rivoluzione come la nostra non li Fin dall’inizio della rivoluzione, la strategia di Terrorizzato di fronte all’enorme massa di perso- tare in territorio nemico il 15 per cento vogliamo, non ne abbiamo bisogno. È Castro era stata quella di fare ponti d’oro ai nemi- ne che voleva andarsene, Fidel Castro organizzò della popolazione cubana; gli agricol- ora que se vaya la escoria», che se ne va- ci che fuggivano. Nei primi anni Sessanta scappa- manifestazioni contro i fuggiaschi e brigate di pic- tori americani sono i suoi principali da la feccia. L’isola esplose scivolando rono in centinaia di migliaia. Prima i fedeli di Ba- chiatori che aggredivano, quartiere per quartiere, fornitori di alimenti; le rimesse degli sull’orlo di una guerra civile. Favorevo- tista, poi i ricchi, poi la classe media e, infine, l’a- coloro che avevano chiesto il visto d’uscita. In quei emigrati in America costituiscono la li e contrari al regime s’affrontarono per la democratica della rivoluzione. Nel 1965, di giorni, colma di vergogna, s’uccise Haydée Santa- prima fonte di denaro cash che riceve il le strade, ci furono pestaggi, intimida- fronte a un’altra crisi simile, Castro disse che «chi maria, una delle eroine della rivoluzione. paese; le poderose organizzazioni reli- zioni, saccheggi. Alla fine partirono voleva andarsene da Cuba era libero di farlo». Fu Naturalmente il Mariel non rappresentò la fine giose americane sono i donatori più ge- quasi 150mila persone nel corso di un così che circa un milione di cubani chiesero il vi- dei boat people cubani che continuano a lasciare nerosi negli aiuti umanitari che riceve esodo via mare lungo lo Stretto della sto d’uscita, ma dopo la prima ondata, in migliaia l’isola rischiando la vita. Ma gli accordi migratori Cuba; e, infine, i 20 mila visti d’ingresso Florida che durò per tutta l’estate. Non vennero rinchiusi nei Gulag tropicali — i centri di sottoscritti da Clinton hanno cambiato un po’ le che Washington concede ogni anno dal partirono tutti quelli che avrebbero vo- rieducazione — strappati alle loro famiglie e pri- cose grazie ai 20mila visti annuali che rilasciano gli 1995 funzionano come una sorta di luto farlo ma soltanto quelli a cui il regi- vati della tessera di razionamento. Stati Uniti dal 1995. Una valvola di sfogo che dis- Prozac politico che mantiene migliaia me concesse il visto. La stessa storia si ripeté con il Mariel. Il presi- sangua Cuba dei suoi migliori professionisti ma di persone contrarie al regime dolce- «Davanti all’entrata di casa mia — dente Carter autorizzò l’ingresso, senza controllo garantisce un po’ d’ossigeno al regime. mente sedate mentre aspettano di sa- racconta Reynaldo Arenas, uno scritto- alcuno, di tutti i profughi che raggiungessero la (L’autore è ex direttore di Revolución) pere il risultato della lotteria annuale re simbolo di quei giorni, nell’autobio- che potrebbe consentirgli di liberarsi grafia (Prima che sia notte, Guanda dell’incubo castrista». 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

i luoghi Nell’altopiano di Asiago alla scoperta del fascino misterioso Natura e letteratura della nostra foresta, con una guida speciale, lo scrittore- alpino Mario Rigoni Stern, che qui ha costruito la sua casa e che racconta: “Le luci filtrano dall’alto in questa cattedrale del creato, dove i fruscii, i suoni e gli odori sono mezzi per far diventare preghiera le tue sensazioni”

Nel cuore del bosco con il vecchio Sergente

FRANCO MARCOALDI senza dell’acqua, in soli cinque anni Stern risale agli anni sessanta e contem- rina da pane. Il poeta Sergej Esenin lo quelle minuscole piantine si sono mira- pla la presenza di pini silvestri, faggi, considerava l’albero fanciullo, l’albero- ASIAGO colosamente trasformate in veri e pro- sorbi montani, ciliegi selvatici, tigli, amore». A proposito di poeti e scrittori, pri alberi, con un tronco ormai robusto, abeti, aceri, noci. Ma tra tante specie di- Alberto Savinio faceva notare come sel- l bosco. Cattedrale del raggiungendo altezze che sfiorano i cin- verse la preferenza dello scrittore asia- va e foresta siano sinonimi di condizio- creato: le luci che filtrano que-sei metri. Per contro, so altrettanto ghese è netta, precisa: va a al larice e alla ne incivile (selvaggio, forastico). dall’alto, i fruscii, i suoni, bene che per quanto questa terra e que- Il larice è l’albero betulla. «Per certe popolazioni siberia- « gli odori, i colori sono st’acqua possano procurarmi ancora ‘‘ ne il larice è addirittura “l’albero cosmi- L’arte di coltivare la selva mezzi perI far diventare preghiera le tue felici sorprese, non vivrò comunque un cosmico, la betulla co” lungo il quale scendono il sole e la lu- «Ma lei avrà notato che il mio libro si in- sensazioni da offrire senza parole a un arco di tempo sufficiente per godere di na sotto forma d’uccelli d’oro e d’argen- titola Arboreto salvatico, con la a, ag- dio che non si sa. Forse da qui sono nati un vero e proprio bosco: fitto, intricato, to. A me piace perché vive di poco e ag- gettivo già usato nel Rinascimento e per la prima volta nell’uomo l’idea, il secolare; uno spazio assieme rassicu- mi piace perché grappato alla roccia sfida lungo i secoli che rimanda a salvifico, all’idea di sal- pensiero, la riflessione». rante ed inquietante, una frattura netta, le bufere invernali, i fulmini, la siccità e vezza. D’altronde si sa che il miglior bo- Una volta di più queste poche, pun- un chiaro altrove rispetto al prato e ai è gentile, le guerre tornando a fiorire ogni prima- sco non è quello selvatico, abbandona- tuali parole dimostrano come chi dice campi che lo cingono d’attorno. vera per risvegliare gli amori dell’uro- to a se stesso: ma quello misto (ovvero “bosco” dice Mario Rigoni Stern. Se ci si in apparenza fragile gallo. Da sempre è servito agli uomini con specie diverse), disetaneo (ovvero vuole inoltrare nel regno per antono- La gioia e la mestizia delle montagne per costruire capanne e con alberi di diverse età) e coltivato. masia della natura (un regno assieme Insomma, il bosco, tanto peggio se case. Nell’acqua è immarcescibile e, ol- Dunque lavorato dall’uomo, anche at- botanico e mitologico, zoologico e lette- “creato” in età matura, co- tre a costruirci le navi, i vene- traverso un taglio equilibrato degli al- rario) nel quale ci si può perdere esatta- stringe brutalmente a fare i ziani, sopra i pali di larice, han- beri, che ne agevola lo sviluppo e l’ar- mente come accade a chi si inoltri im- conti con la brevità dell’esi- no edificato chiese e palazzi. monia. Per questo non capisco certe previdente nel fitto della boscaglia sen- stenza umana. Sicché convi- Gli alberi più antichi delle Alpi preoccupazioni degli ambientalisti ri- za conoscerla a dovere, bisogna innan- vono, in costante giustapposi- sono giust’appunto i tre larici guardo allo sradicamento degli alberi zitutto individuare una guida ideale. E zione, la gioia per la crescita della Ultental, in sud Tirolo. di Natale. Nel nord Europa è una tradi- nessuno può assolvere meglio a questa degli alberi e un senso di me- Gli esperti dicono che il mag- zione ben più forte che da noi e non mi funzione dello scrittore asiaghese, clas- stizia per il nostro volatile pas- giore tra loro sta lì, a guardare sembra che quei paesi soffrano di una se 1921, che tra gli alberi e i boschi ha vis- saggio sulla terra. A meno che le montagne, da duemilatre- carenza forestale. Del resto anche in suto una vita intera dedicandogli svaria- non si appartenga a quella ri- cento anni». Italia, checché se ne dica, il rimboschi- ti libri assurti ormai a piccoli classici (ba- strettissima schiera di «santi» Quanto invece alla betulla? mento da decenni è in crescita, a di- stino, per tutti, Arboreto salvaticoe Il bo- in cui senz’altro rientra l’indi- «La betulla mi piace perché è spetto dei continui incendi dolosi: sia- sco degli urogalli, anche se l’intera ope- menticabile protagonista del- un albero gentile, solo in ap- mo ormai a un terzo del territorio na- ra di Rigoni Stern è permeata da uno l’Uomo che piantava gli alberi parenza fragile, come le don- zionale. Perciò sarebbe bene sostituire strettissimo contatto con la natura). di Jean Giono, il quale mise a ne. In realtà sopporta sbalzi la festa annuale per la piantagione dei Ma prima di intraprendere la nostra dimora migliaia e migliaia di termici da meno trentacinque nuovi alberi con una ben più necessa- passeggiata, che si trasformerà in un ve- piante con un fine nient’affat- a più trentancinque gradi. ria e opportuna educazione alla corret- ro e proprio viaggio, a cavallo tra le to personale, ma rivolto piut- Dalla corteccia, ricca di tanni- ta coltivazione dei boschi». scienze forestali e la memoria storica, tosto al bene di un’umanità a no, si ottiene quella particola- Rimarrei per ore seduto su questa sottopongo a Rigoni Stern un piccolo venire. re concia per pelli che dà il ce- panca di legno in mezzo alla frescura ad cruccio personale, grazie al quale com- «Lei però non sta creando lebre profumo “cuoio di Rus- ascoltare il Sergente Rigoni Stern. Ma lo pio la prima scoperta della giornata. un bosco», mi dice Rigoni Stern con la L’immagine qui sopra, sia”; e sempre dalla corteccia, imper- scrittore asiaghese scalpita. Vuole an- Cinque anni fa, in quel della Maremma, voce pacata del vecchio sapiente, «ben- disegnata da Tullio meabile e coibente, si ricavano calzatu- dare in passeggiata, perché soltanto ho messo a dimora centinaia di piante sì un arboreto, come quello che vede qui Pericoli nel 1995, re, coperture per capanne e pavimenti, camminando e osservando le cose in accuratamente scelte in sintonia con la sotto a casa mia. Quando gli alberi che è un particolare borse per il tabacco, stuoie, piroghe. presa diretta, si può davvero penetrare vegetazione tipica del territorio: dun- ha messo a dimora faranno seme e cre- del manifesto per l’opera Senza contare che in tempo di carestia, negli infiniti segreti del bosco. E natu- que querce, frassini, sughere, peri selva- sceranno autonomamente, allora sì, “Elisir d’amore” è successo anche durante la seconda ralmente ha ragione lui: come ho già tici, olivastri. E grazie a una terra parti- potrà parlare di bosco». guerra mondiale, si macinava la scorza detto prima, tre ore di camminata si Repubblica Nazionale 38 10/07/2005 colarmente fertile e alla ricchissima pre- L’arboreto che ha piantato Rigoni delle giovani betulle per ottenere una fa- trasformeranno in un vero e proprio DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

Mario Rigoni Stern Da sempre l’albero ha esercitato sugli uomini sensazioni di mistero e di sacro e il bosco è stato il primo luogo di preghiera [...] Agli alberi sono legati miti e leggende, favole e fiabe, ma anche storie vere [...]

Da ARBORETO SALVATICO Einaudi editore

viaggio, nel tempo e nello spazio. «Ve- ha fatto la festa una volpe». Si china an- di nuovo a guardarle dalle radure dei co rito di iniziazione». de queste gigantesche buche? Sono i re- cora e notando un’ulteriore traccia, l’e- boschi». Riprendiamo lentamente la via di ca- sti delle granate sparate dagli italiani scremento di un grosso uccello posato Il passo del Sergente è calmo e sicu- sa anche se, volendo, si potrebbero per- contro gli austriaci, che si erano ac- su una foglia, aggiusta il tiro interpreta- ro. E io incamero ogni sua parola con la correre cento chilometri di seguito sen- quartierati giusto in questo punto per tivo. «Anzi no, è stato un rapace». stessa, piacevole tenacia delle api che za mai uscire dal bosco. Appoggiando- combattere la più grande battaglia del- suggono il nettare dei fiori di lampone. mi ancora una volta ad Arboreto salva- la prima guerra mondiale, quella del Nutrirsi di erbe e bacche Qui venivo a caccia: Rigoni Stern conosce questo luogo pal- tico, ripeto a voce alta gli infiniti miti solstizio d’estate. In quell’occasione di Camminiamo l’uno appresso all’altro e ‘‘ mo a palmo e si muove da un punto al- che nell’antichità si accompagnavano fronteggiarono un milione di soldati. E via via che ci inoltriamo nella foresta Ri- l’altro come se si spostasse dal soggior- alle diverse specie di alberi: «Presso i centinaia di cannoni distrussero uomi- goni Stern mi offre bacche ed erbe di il maschio della lepre no alla cucina. «Qui venti, trent’anni fa Greci il pino silvestre era il simbolo del- ni, obici e alberi. Si sparò anche a gas e ogni genere: «Già da ragazzo ho impa- venivo a caccia del lepre, che imman- la verginità» e per questo dedicato ad per questo il bosco non si riprendeva e rato come si possa sopravvivere nu- è bello da inseguire, cabilmente compariva verso sera. Il Artemide; il tiglio era considerato l’al- gli alberi giunti ad una certa altezza si trendosi soltanto dei frutti del bosco». maschio in particolare è un animale bero della giustizia perché attorno ad seccavano e morivano. Poi, dopo la Poi segue qualche minuto di magico si- ma il più affascinante davvero bello da cacciare. Anche se esso si riunivano i saggi a discutere i guerra, si commise l’errore di piantare lenzio inframmezzato dal canto degli nulla arriva alle vette dell’urogallo: un problemi della comunità; il tasso «era solo i pecci, quelli che i turisti chiama- uccelli puntualmente individuati dal uccello primigenio, come indica il suo dedicato alle Furie e agli dèi dell’Aver- no erroneamente pini, senza pensare al mio magistrale anfitrione («Questo è è l’urogallo stesso nome, che vive in boschi antichi, no»; e infine Tacito racconta che i sol- faggio, all’abete bianco, al larice e a la- un ciuffolotto, quest’altro un merlo, remoti ed è di una bellezza sontuosa. Si dati di Cesare, in Gallia, avevano timo- tifoglie adatte al terreno e al clima del- questa una peppola») ed ecco tratta in assoluto della preda re a tagliare le foreste di querce per l’altipiano, che avrebbero permesso la che la presenza di un fungo più affascinante, come soste- quanto esse erano considerate sacre. E nascita di una foresta più naturale». offre allo scrittore asiaghese il neva anche Hemingway, che ora, ora che la mitologia non ha più pre- Rigoni Stern si inchina per terra e mi pretesto per tracciare un’ana- di caccia se ne intendeva». sa sugli uomini, come proteggere la sa- mostra felice delle piccole piante, che logia sull’uso degli allucino- Dopo gli alberi di Natale, ec- cralità del bosco? «Scomparsi ninfe, hanno pochi anni di vita. «Ma questo geni nel mondo umano e ani- co un altro tema che allontana draghi e miti, bisognerebbe soltanto af- bosco, prima distrutto, poi rinato in male: «I cervi e i camosci, do- il vecchio montanaro asia- fidarsi alla nostra intelligenza. Capire modo squilibrato, quindi soggetto e po aver mangiato l’amanita ghese dall’ecologismo più re- quanto il bosco e la foresta siano im- malattie e poco o punto sorvegliato e muscaria, sono in grado di fa- cente: la caccia. «È un’avver- portanti per noi, in termini materiali e curato, ora lentamente si va riprenden- re dei balzi favolosi, di ergersi sione pretestuosa, figlia di un spirituali. Ma di intelligenza non è che do. Vede queste piccole piante di sor- sulle zampe posteriori, di cor- clichè e di un pregiudizio ana- ne vedo poi tanta, in giro». bo? Sono nate grazie alle cesene e ai tor- rere come pazzi». logo a quello del taglio degli Ormai siamo di nuovo in vista della di che mangiano le bacche e non riu- Saliamo ancora verso l’alto abeti in occasione del Natale. casa di Rigoni Stern, che lo scrittore ha scendo a digerire i semi li espellono e la visione di un filo spinato In natura l’unico problema è costruito con le sue mani nei primi an- dando vita a nuovi alberi. E guardi que- risalente alla prima guerra quello dell’equilibrio, che per ni Sessanta. Nello spazio di un solo po- sti piccoli faggi, il segno più chiaro del mondiale riporta il discorso quanto riguarda la caccia è ac- meriggio ho potuto saggiare con mano futuro benessere di questa foresta. Il sugli anni dell’infanzia, sul- curatamente controllato qui la metamorfosi di un bosco — la sua faggio preferisce i terreni sciolti, per- l’utilizzo quanto mai fanta- sull’Altipiano. E poi, cosa vuo- morte e la sua rinascita — ma non ho meabili e freschi, e per le sue qualità di sioso, per i più diversi usi do- le che le dica? Io, quando certo visto, a detta dello scrittore asia- crearsi le condizioni vitali, il terreno mestici, dei vari reperti di prendo una beccaccia, mi ghese, un bosco particolarmente bello. della faggeta è uno tra i più fertili in as- guerra: dai bossoli agli elmet- sento in comunione con la na- A proposito: il più bello dell’Altipiano, soluto». ti alle canne da fucile. Nel frattempo Qui sopra, particolare tura. Evidentemente è un antico sogno dov’è? «Naturalmente ho idee precise a Stiamo percorrendo un vecchio sen- siamo passati di colpo dal fitto oscuro di “Pasto prosperoso”, primordiale: cacciando un animale ci si riguardo. Ma mi guardo bene dal dirle. tiero utilizzato per il passaggio dei mu- della boscaglia a una luminosa radura. illustrazione di Pericoli immagina di impossessarsi del suo spi- Chi ha passione vera camminerà e lo li. E a un certo punto Rigoni Stern si fer- Il sole è ancora alto e caldo «L’uomo ha del 1990. In alto, “Incontro rito. Non c’è niente di nostalgico e pas- troverà per suo conto, gli altri non si ma, attratto dai resti di un volatile. Os- scoperto le stelle guardando il cielo dal- del pittore e la modella”, satista in tutto questo, se è vero che an- inoltreranno più in là di dove la loro au- serva con attenzione le penne, la loro le radure dei boschi. Ora che con le luci 1993, dello stesso autore cor oggi, in Toscana, quando si va a cac- tomobile è riuscita ad arrivare. Perché lunghezza e la loro consistenza. «Dove- della città le stelle sono scomparse, cia di cinghiale si offrono i testicoli al vede: il bosco è sì un bene di tutti, ma Repubblica Nazionale 39 10/07/2005 va essere una giovane cornacchia a cui l’uomo, per riscoprirle, dovrà tornare cacciatore più giovane come in un anti- non è un bene per tutti». 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

Era il suo rifugio, il luogo in cui celebrava il rito della vestizione e del trucco. Ma la sala da bagno della pittrice messicana ha custodito anche un grande mistero: è rimasta inaccessibile per quasi mezzo secolo e solo di recente è stata aperta. E così il celebre guardaroba dell’artista è diventato la chiave per conoscerne il lato nascosto

La stanza segreta diFrida

Una vita raccontata dagli abiti

JAVIER BARREIRO CAVESTANY 2002, in ogni caso abbiamo deciso di ve- I riferimenti dei vestiti ai quadri sono permetteva di occultare le sue protesi e dere cosa c’era». Hilda Trujillo, coordi- Le gonne, i corpetti molteplici. Secondo la Rosenzweig: «Dal le sue deformità». CITTÀ DEL MESSICO natrice della Casa Azul, osserva che «per suo guardaroba, si potrebbe ricostruire Ma le scoperte non finiscono qui. Se i decenni, nessuno ha attribuito alcun va- e gli scialli aiutano quasi tutta la sua opera, a cominciare dai vestiti di Frida sono il boccone per il gran- er circostanze tanto semplici lore ai vestiti e agli oggetti dell’universo cosiddetti “resplandores”, che incorni- de pubblico, più rilevante per storici e cri- quanto misteriose, la stanza privato di Frida. Prima erano stracci, ora ciano il viso in un ovale, come quello del tici d’arte è l’archivio di Rivera, con mi- da bagno di Frida Kahlo è ri- sono reliquie». a ricostruire quadro Diego en mi pensamiento». gliaia di documenti inediti. Si fanno ipo- masta chiusa per mezzo se- Ma che cosa c’era nel bagno di Frida, «A quell’epoca era eccezionale vede- tesi sull’esistenza di un disegno di Modi- colo,P e dentro di essa si è custodito il se- dove era proibito entrare? «I vestiti ave- la sua opera. re una donna non indigena conciata in gliani, di lettere e scritti che getterebbero greto del suo inconfondibile trasformi- vano ancora il suo odore. C’erano le sue quel modo», dice Lydia Lavin, designer nuova luce sul personaggio. Si sta proce- smo. Adesso però, mentre a Londra vie- medicine, i suoi profumi, i trucchi. En- “Prima erano solo e docente all’Università Iberoamerica- dendo a catalogare e scandire quasi ne celebrata la sua opera, e si pubblica- trando avevamo la sensazione di stare na. «Provocava ammirazione e rigetto, 30mila pezzi, che potranno essere con- no libri che rivelano aspetti inediti della profanando la sua intimità», confessa ora stracci, adesso sia a Città del Messico che a New York o sultati a partire dal 2007, quando ricor- sua vita, il ritrovamento del suo guarda- con un pizzico d’imbarazzo Magdalena a Parigi. Negli anni ‘60 e ‘70, invece, i ve- rerà il centenario della nascita di Frida e il roba, oltre ad alimentare la “fridoma- Rosenzweig. «Alcuni vestiti avevano autentiche stiti indigeni divennero di moda, più per cinquantenario della morte di Diego. Se- nia”, consente di approfondire la com- macchie di olio, bruciature di sigarette. sono ragioni politiche che estetiche. Ma c’era condo le clausole stabilite da Rivera, nes- plessità della sua figura. «Per Frida ve- Le abbiamo lasciate, fanno parte della un’altra ragione per cui Frida usava que- sun oggetto può uscire dalla Casa Azul. stirsi era un rito, poteva durare ore, tra la sua storia. Abbiamo cercato di interveni- reliquie” gli abiti: sono molto larghi, e questo le Perciò, chi vorrà contemplare immagini, scelta del vestito, del trucco, dell’accon- re il meno possibile, di conservare». Le abiti e altre reliquie, dovrà andare a ciatura. Questi abiti permettono di rico- immagini del guardaroba di Frida saran- Coyoacán, Città del Messico. struire l’evoluzione dei suoi stadi vitali», no raccolte in un libro: ci saranno i vesti- Non sappiamo se sia la malizia o la ra- dice Magdalena Rosenzweig, che ha re- ti fotografati dal pronipote, Guillermo gione ad attribuire a Rivera il ruolo non staurato, insieme alla sorella Denise, i Kahlo, con testo di Elena Poniatowska. soltanto di promotore dell’opera della quasi 200 vestiti di Frida venuti alla luce Una sequenza di immagini di Graciela moglie, ma anche d’istigatore del suo dopo 50 anni di letargo. Esistevano mol- Iturbide registra lo scenario appena sve- look, e addirittura di coautore dei suoi ti aneddoti al riguardo, ma ora sappiamo lato: «Nella vasca c’erano vari corsetti, la quadri. In Messico, Rivera è oggetto di dove la pittrice messicana compiva que- protesi della sua gamba, un poster sulla culto. Insinuare che la sua arte sia me- sto rito e possiamo accedere al variopin- formazione del feto umano, una grande diocre o che il suo opportunismo politi- to guardaroba, plasmato in quadri e fo- foto di Stalin». co lo avesse trasformato in acerrimo sta- to, intorno a cui è stato costruito uno dei Se i tormenti fisici di Frida le garanti- linista è ancora tabù. Analogamente, nel- miti del nostro tempo. scono lo status di martire, l’iconografia l’immaginario popolare, quella che An- Quando Frida muore, nel 1954, Diego dei suoi quadri trova un notevole con- dré Breton battezzò «una bomba avvolta Rivera eredita la Casa Azul, e a sua volta trappunto nei magnifici ritratti di Nicko- in nastri colorati» è innanzitutto la mo- inizia a costruire il proprio museo, l’A- las Muray, il fotografo ungherese-ameri- glie di Diego, e non pochi considerano la nahuacalli. Nel 1955, decide di donare cano, forse l’unico uomo che l’amò vera- sua fama un equivoco. La storia recente, entrambi al popolo messicano. «Prima mente. Insieme ad alcune foto già “clas- però, ha decretato che il vero personag- di morire, Diego chiese a mia madre di siche”, il libro Nunca te olvidaré — De Fri- gio è Frida, simbolo della liberazione non aprire certe cose fino a quindici an- da para Nickolas Muray (edizione origi- femminile, idolatrata da celebrità come ni dopo la sua morte», spiega Carlos Phil- nale di Schirmer/Mosel, 2004) ne Madonna, alla testa di una folla che tra- lips Olmedo, figlio di Dolores Olmedo, la raccoglie molte altre inedite. Sono im- scende le frontiere. E mentre il Financial mecenate, modella e amica di Rivera. magini che riflettono la complicità tra il Times esprime il proprio stupore per il L’uomo è oggi direttore generale dei mu- fotografo e la modella, dove quest’ultima fatto che una delle icone dell’arte del XXI sei di Kahlo e Rivera, nonché di quello esibisce più esplicitamente il suo lato di secolo sia una donna e del Terzo Mondo, che porta il nome della madre, dove è cu- seduttrice, aspetto che emerge anche la mostra alla Tate Modern (fino al 9 otto- stodita la più importante collezione di nelle lettere scritte in oltre un decennio di bre) di 87 opere — tra cui dipinti, disegni quadri di Frida Kahlo. «Lei per precau- torrida storia d’amore (raccolte in Frida e acquerelli — consacra la sua rilevanza zione — prosegue — ordinò di sigillare by Frida, che Editorial Rm si appresta a ri- come artista. Così, in un atto di trasfor- tutto: il bagno di Diego, quello di Frida, pubblicare). Nelle foto di Muray, Frida mismo postumo, Frida si sottrae alle eti- bauli e casse. Era tutto inventariato, ma indossa alcuni dei capi ora recuperati, chette, alimentando un’eccentricità che non fu mai aperto. Perché? Non lo sap- come il noto scialle magenta o certe gon- continua ad affascinare. piamo. Dopo la morte di mia madre, nel ne indigene tehuane. (Traduzione di Fabio Galimberti) DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

Colore, fantasia e passione l’arte magica di vestirsi

DARIA GALATERIA posate su un vasto bordo di cotone bianco pieghettato, trafo- rato, ricamato come una sottogonna che occhieggia. Portava- l giorno in cui sposò per la prima volta Diego Rivera, Frida no allora pesanti collane di perle d’oro, che rappresentavano Kahlo prese in prestito dalla cameriera india la coloratissi- la dote, faticosamente accumulata, delle ragazze da marito; e Ima gonna a volants dell’abito messicano, un corpetto e il re- in alcune occasioni una cuffia di merletto inamidato, immen- boso, il vasto scialle in cui le campesine avvolgono il busto o so ovale di immacolato ricamo che isolava il viso dentro una appendono i bambini al collo come in un’amaca benigna, per cornice così importante da renderlo irreale. aver le mani libere al lavoro. Due mesi dopo il matrimonio con Frida, Diego Rivera, se- Era il 21 agosto 1929, e Frida aveva (diceva lei) vent’anni; pri- gretario generale del partito comunista messicano, espulse se ma, si era vestita come Tina Modotti, la fotografa pasionaria: stesso per aver accettato le commissioni del governo “piccolo- camicia e cravatta, capelli corti alla cinese e piccole gonne, o borghese” del Messico — aveva deposto, parlando, un’enor- anche, per salire in tribuna come membro della gioventù co- me pistola; quando finì, la sbattè sul tavolo; si ruppe in mille munista, pantaloni e giacca di pelle, e bluse rosse con falce e pezzi, era d’argilla. Da allora, Frida dismise l’aria decisa e fe- martello in smalto appesi sul petto. A una festa da Tina, Frida stevole con cui cammina alla manifestazione del primo mag- aveva visto Diego tirare col revolver sul fonografo, e si era inte- gio nelle vie di Città del Messico, per comporre, ogni mattina, ressata a lui, per paura; Tina aveva notato che la fragile ragaz- la sua immagine intensa, muta e simbolica come un idolo. Era za beveva tequila come un mariachi — i chitarristi dei matri- un’uniforme, una veste d’apparato, e certamente una ma- moni, i mariages, come si diceva al tempo dell’Imperatore schera (atavio). Chi ha descritto il rituale quotidiano della ve- Massimiliano. stizione, racconta che lo compiva con lo stesso perfezionismo Diego era più alto di Frida di venti centimetri, di vent’anni e la concentrazione che metteva nella pittura. più grande, e cento chili più grosso. Aveva respirato cubismo a Valutava i contrasti di colore, inventava l’interruzione cro- Parigi per 10 anni, ma ora rinnegava tutto («macaco» lo defini- matica di una cintura, drappeggiava la violenza di tinte dello rono in Francia, ma lui li aveva schiaffeggiati), era diventato il scialle. Raccoglieva i capelli sul capo, intrecciandoli di nastri e monumento della ritrovata mexicanidad e celebrava in im- incoronandosi di fiori freschi; con ago e filo correggeva i volu- mensi murales l’arte precolombiana; in amore e al lavoro, in- mi, aggiungendo ai corsetti un merletto, e alla gonna una ban- distruttibile; una volta, addormentatosi per sfinimento, dopo da gialla e rossa nei motivi geometrici che portavano fortuna. 24 ore che dipingeva, era caduto nel sonno dalle impalcature. Nel 1939, quando Parigi “pinchìsima” (orribile) dedicò a Fri- La tradizione recita dunque che la trasfigurazione di Frida in da un’esposizione, Picasso le regalò un paio di orecchini d’oro icona tehuana avvenne per piacere a Diego. Diego andava e tartaruga bionda da cui dondolavano due piccole, esili mani. spesso sull’istmo di Tehuantepec, nel sud-ovest del Messico, Frida li alternava a grandi orecchini coloniali a tripli dischi d’o- a dipingere gli uomini al lavoro nella tenuta bianca simile a un ro o agli strani pendenti a forma di gabbia in cui le donne del- candido, stazzonato pigiama, e a amare, anche in pieno cor- l’istmo racchiudono, al posto dei diamanti, le lucciole. Diego teggiamento a Frida, le tehuane. L’istmo è ancora oggi una ter- Rivera le portava continuamente pesanti collane di giada pre- ra di matriarcato, in cui le donne predispongono i mercati al- colombiana, e Frida ostentava un orologio maschile sotto alle l’aperto e si occupano di tutte le questioni di denaro; il loro co- minuscole mani cariche di pesanti anelli di ogni tipo — le ma- stume è assordante di colori: corpetto ricamato, lunghe gonne ni cui Vogue dedicò una copertina. La moglie del surrealista

FOTO NICKOLAS MURAY Breton le offrì una camicetta a righe magenta; ma nel «gioco della verità» a cui fu sottoposta, Frida non vol- le dire la sua età, e dovette pagare pegno — vera fan- tasia surrealista — facendo l’amore con una poltro- na; le si inginocchiò davanti e la accarezzò nei modi più persuasivi. Frida, che era nata nel 1907, preferiva infatti pensare al 1910 come anno di nascita, perché era allora che i contadini del Messico, dopo quattro secoli di immobilismo, avevano scatenato la prima ri- voluzione sociale, che annunciava quella russa e inaugurava il mondo moderno. Fu da allora che Ri- vera e il dottor Atl e Orozco e gli artisti amici avevano opposto l’arte nativa e popolare amerindia — pitture votive, primitivi e naïf, gli affreschi delle pulcherìas (le cantine per soli uomini), vivacissimi: «il messicano è prima di tutto un colorista», diceva Rivera — al mito dell’Europa degli acendados, i proprietari terrieri dal- le fortune inimmaginabili, che mandavano anche la biancheria a inamidare a Parigi. Si collezionavano opere tolteche, maya e azteche, artigianato popolare; la danza folclorica trionfava, e la Pavlova nel balletto Fantasia messicana aveva suscitato tanto entusia- smo nel ’19 che si era replicato in un’arena. La creazione che ogni giorno Frida effettuava del suo aspetto era certo un’opera d’arte. Ma la sua figu- ra leggendaria era celebrazione anche della propria personale bellezza, molteplice come in un’androgi- nia originaria. L’ombra esibita dei baffi sul labbro e i sopraccigli riuniti sulla fronte a disegnare come due ali di merlo sopra gli occhi fiammeggianti erano una violazione del senso indio della bellezza, che ama il volto liscio e senza peluria. Frida dichiarava anche di vestire per “civetteria”; certo gli abiti messicani enfatizzavano la sua figura minuta, nascondevano le cicatrici e l’an- datura zoppicante. Ma l’alegrìa di quella esposizione funzionava, al contrario, proprio come un ex-voto, traeva la sua forza dalla citazione implicita delle sue ferite, era uno scongiuro e una consolazione. «Yo soy la dissoluciòn», scrive nel diario degli ultimi anni, ri- traendosi col corpo che si sgretola in tante membra disgiunte, già in forma di ex-voto, ma ancora di car- ne, cadendo dalla colonna dorica con cui rappresen- tava ironicamente la sua colonna vertebrale infranta. Quando il 17 settembre 1925 un tramway aveva in- vestito l’autobus su cui viaggiava, e il corrimano di me- tallo la aveva impalata all’altezza delle pelvi — nei 27 anni che le restavano subì 32 operazioni — , Frida si era ritrovata coperta di polvere d’oro; proveniva dal barattolo di un operaio che sedeva accanto a lei. E co- sì era nata la pittura, nella noia di stare a letto; la ma- dre aveva fissato uno specchio sul baldacchino, e Fri- da aveva cominciato a dipingere — forzatamente — se stessa; la cosa, del resto, «che conosceva meglio». Le offrirono, molti anni dopo, un posto di insegnante; i “Fridos”, come chiamarono subito i suoi allievi, rima- sero interdetti quando Frida, in apertura di lezione, chiese: «per prima cosa, cosa pensate di dipingere?». Era così bella nel suo costume, che qualcuno timida- mente disse: «Lei». Frida subito si mise in posa, com- ponendosi nel silenzio e l’immobilità della modella. L’altro suo incidente, diceva, era stato Diego Rive- ra, l’uomo di tutti gli amori, che si era legato alla fine a sua sorella Cristina; così Frida aveva divorziato, per poi risposarlo, come pretendeva la loro stessa leg- genda. Nell’altro dolore — gli aborti ripetuti — Frida si rappresentava come la dea della fertilità. Dipinse di fiori, di falce e martello, di motivi deco- rativi e di nomi i busti ortopedici in cui periodica- mente la costringevano, e si faceva fotografare te- nendo tra le mani il sorriso soprannaturale del te- FOTO TOMAS CASADEMUNT schio popolare di zucchero dal nome FRIDA filato IL MITO sulla fronte. Cominciò a truccare il viso — prima disegnava di La foto grande al centro rosso la bocca — solo negli ultimi letti d’ospedale. QUEL TALENTO GENIALE IN UN CORPO MALATO della pagina è di Nickolas Mentre la salute definitivamente declinava, i suoi abiti di- Eccentrica, indomita, passionale Frida Kahlo nasce a Coyoacàn, Città del Messico, il 6 luglio Muray ed è tratta dal libro ventavano sempre più elaborati e vivaci; si vestiva come per 1907, tre anni prima della rivoluzione zapatista. A 5 anni si ammala di poliomielite, a 17 un altro “Nunca te olvidaré”. un’ininterrotta fiesta. Ma da sempre i grandi scheletri in som- incidente sconvolge per sempre la sua vita: l’autobus su cui viaggia si scontra con un tram. Sot- Nelle altre immagini, vestiti brero di cartapesta imbottita di petardi che in Messico si fan- toposta a una ventina di operazioni, da quel momento la pittura diventa il suo unico sfogo. È il e oggetti di Frida Kahlo no esplodere la notte della festa dei morti decoravano la casa periodo dei primi autoritratti. «Dipingo me stessa — racconta — perché sono il soggetto che co- fotografati da Tomás Azul, dimora intermittente ma definitiva della coppia; crani nosco meglio». Nel 1929 sposa il pittore Diego Rivera. Seguono due esposizioni, una a New Casademunt fiorati, cupi animali precolombiani e divinità azteche vigilava- York e l’altra a Parigi. Ma è solo nel 1953 che viene organizzata la prima mostra personale in no intemporali sul lussureggiante giardino. Protetti per mez- Messico, alla quale la pittrice, nonostante le precarie condizioni di salute, dopo l’ennesimo tra- zo secolo come in una tomba egizia, gli abiti di Frida, strumenti pianto osseo, partecipa comparendo in barella. Muore un anno dopo, appena compiuti 47 anni. della sua reincarnazione in opera d’arte vivente, tornano ora, Nella sua casa di Coyoacàn sorge oggi il Museo Frida Kahlo: alla sua vita sono stati ispirati al- e sono le vestigia, o le spoglie, di un eroismo; la sua “carne sa- meno tre film, l’ultimo dei quali interpretato da Salma Hayek. (i. z.) crificale” trasfigurata in tempio dell’arte folclorica messicana, vita e morte confuse; e protesta e testimonianza che l’indu-

Repubblica Nazionale 41 10/07/2005 strializzazione non è l’unico destino della storia. 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

La sentenza che ha annullato il processo sull’omicidio di Notorious B.I.G. riapre le polemiche sui controversi padroni dei ghetti, considerati delinquenti incalliti nonostante il successo ma anche personaggi infiltrati dai servizi deviati. Ecco l’identikit delle band più violente della musica hip-hop, protagoniste di una guerra che ha lasciato sulle strade americane una lunga scia di sangue

i cattivi del

RaMa accanto a quelli p che inneggiano all’illegalità e all’intolleranza ci sono anche i cantanti più consapevoli, che danno voce nei loro brani alle angosce degli emarginati e dei discriminati

50 CENT Prima del successo, il rapper di New York prodotto da Eminem ha vissuto ciò che il gangsta rap racconta. A destra in alto Jay Z e Ashanti I misteri dei gangster-superstar

CARLO MORETTI zoni deviati della Cia e della cessione della cocaina colombiana alle bande dei Bloods e dei Crips, per otto anni di distanza dall’omicidio milioni di dollari, con lo scopo di finanziare la lotta di Notorious B. I. G., un velo si squar- dei contras nicaraguensi al governo Sandinista, at- cia sulla mai troppo convincente traverso la vendita della droga nelle strade dei ghet- storia della vecchia guerra tra i rap- ti neri di Los Angeles. per delle due coste americane, sulle Forse si tratta solo di fantapolitica, ma al tempo faide sanguinose tra diverse etichet- stesso è evidente che la sola rivalità tra artisti di suc- Ate discografiche, sulle rivalità tra artisti di succes- cesso non può spiegare l’impressionante scia di san- so spinte fino all’estremo, fino all’omicidio, tra gli gue che ha segnato il cammino del mondo hip hop, altri, di Tupac Shakur nel settembre del ‘96 e, sol- specialmente sul finire degli anni Novanta ma anche tanto sei mesi dopo, nel marzo del ‘97, del oltre, come dimostra l’uccisione di Jam Master suo rivale Notorious B. I. G. Entrambi uccisi Jay dei Run Dmc nel 2003. È vero che nel rap il a colpi di pistola mentre si trovavano a bor- racconto e l’esibizione della violenza è spessis- do delle loro automobili. simo presente: ma è solo uno degli elementi Mercoledì scorso, un tribunale di Los An- della miscela. E non è un caso se Ice T, che di geles ha deciso l’annullamento per vizio di quel mondo è stato tra i primi narratori, oggi re- procedura del processo sull’omicidio di Ch- cita nella parte di un poliziotto nella serie tv Law ristopher Wallace, in arte Notorious B. I. G., & Order. Il rap — fuori dagli stereotipi che lo vo- avvenuto quando Biggie Smalls aveva solo gliono misogino, omofobico e semplice stru- 24 anni ma già una serie di incredibili suc- mento per fare denaro — è la voce degli emar- cessi alle spalle. Nelle ultime settimane so- ginati americani, una formidabile arma di de- no spuntate prove evidenti che vennero vo- nuncia sociale. Nei casi degli artisti più consa- lontariamente nascoste dalla polizia duran- pevoli è stato addirittura paragonato alla Cnn te l’inchiesta: il taccuino di un investigatore, dei ghetti. I Public Enemy, KRS-One, i Disposa- Steven Katz, con le rivelazioni di un confi- ble Heroes of Hiphoprisy hanno rappresentato dente della polizia di Los Angeles che accu- con i loro testi un’alternativa al nichilismo tut- sano un agente del Dipartimento, David to dedito alla violenza e alla misoginia. E oggi Mack, di aver avuto un ruolo determinante sono altrettanto consapevoli rapper dalla fac- nell’omicidio. Quel taccuino venne «dimenticato NOTORIOUS B.I.G. cia buona come i Black Eyed Peas e Kanye West. in un cassetto» da Katz, ma il giudice distrettuale Rapper della East Coast Come accade nelle espressioni musicali e artisti- Florence-Marie Cooper ha ritenuto quella distra- scoperto da Sean “Puffy” che più autentiche, anche il rap nasce dal basso, e zione grave perché quella prova avrebbe potuto Combs, venne ucciso si nutre di vita di strada. Sui marciapiedi si può an- inchiodare David Mack alle sue responsabilità il 9 marzo 1997 a 24 anni che morire, specialmente nella periferia di una me- nell’assassinio del rapper. tropoli, ma il vero paradosso del rap non è la mor- Ora si dovrà ripartire da zero, ma il comporta- te: è il successo, la notorietà che trasforma le sue mento della polizia di Los Angeles getta ombre in- motivazioni di fondo, che strappa gli artisti dal loro quietanti sull’interpretazione fin qui prevalente di universo e li spinge in una realtà schizofrenica fat- quelle morti. Si riapre così un caso irrisolto, e torna ta di champagne ma anche di pistole. Il percorso di in scena l’ipotesi ventilata anni fa che inquadrava il un pop-gangsta come P. Diddy lo dimostra. Ma di fenomeno del cosiddetto gangsta rap come il risul- qui a rappresentare tutto il rap come esercizio di

Repubblica Nazionale 42 10/07/2005 tato di infiltrazioni nel mondo dell’hip hop di spez- violenza c’è un abisso. DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

La favola nera di Gotti da idolo a narcotrafficante

ERNESTO ASSANTE del mattino del 3 gennaio di quell’an- no la polizia fa irruzione negli uffici della Universal Music a Manhattan, uesta è una storia di con un’autorizzazione alla perquisi- droga e musica, di gang Quel cortocircuito zione delle stanze della Murders Inc. Qrivali e di violenza, di suc- Gli investigatori lavorano fino a sera, cessi clamorosi e di svuotano cassetti e memorie di com- fiumi di denaro, di omici- fra realtà e finzione puter, sequestrano documenti e regi- di e faide. È la storia di Irv strazioni, portano via casse di mate- Gotti, uno dei più famosi EDMONDO BERSELLI riali, cercano tutto quello che possa produttori discografici servire a comprendere meglio i legami americani, una star del ome tutte le arti di vita e di comunità, di strada e di ghetto, il rap di Irv Gotti con un signore di 42 anni mondo del rap. Che forse, si è collocato fin dalle origini sul crinale labilissimo che separa, chiamato Kenneth McGriff. Apparen- dietro la maschera del suc- Co dovrebbe separare, la realtà dalla finzione. Soprattutto i pri- temente McGriff, il cui soprannome è cesso, nasconde la sua ani- mi rapper, da Grandmaster Flash alla Sugarhill Band, erano i “The Supreme” è uno dei molti perso- ma da gangster. cantori che raccontavano il mondo che sta dentro il confine di aree naggi del sottobosco dell’hip hop È il 19 gennaio del 2005, socialmente pericolose come Harlem o il South Bronx. Quindi, nien- afroamericano, che cerca di farsi stra- quando la polizia di New te divisioni fra la musica e il mondo, “quel” mondo fatto di esistenze da con le sue produzioni, i suoi contat- York arresta uno dei più ric- in quartieri degradati, dominati dall’illegalità, popolati di ragazze ti. Ma McGriff è tutt’altro che un rap- chi e celebri produttori musi- madri e di megere abortiste, di pusher, picchiatori, gente da galera, per: cresciuto nello stesso quartiere di cali americani, Irv Gotti, l’uo- animato talvolta dalla speranza di un riscatto istantaneo attraverso il Gotti, McGriff è stato il capo di una del- mo che ha portato al successo sesso, oppure la rivolta, una rivolta qualsiasi, praticata o messa in sce- le più pericolose gang della zona, “The personaggi del calibro di Ja na, collettiva o individuale, comunque urlata, ritmata, sbattuta in fac- supreme team”, responsabile di un Rule, Jay Z e Ashanti, una su- cia a chi si limita ad ascoltare. enorme traffico di droga e di innume- perstar multimiliardaria del Se adesso uno guarda e ascolta una clip dei Linkin Park si accorge revoli omicidi, arrivata a guadagnare, mondo del rap, uno dei più po- facilmente di come l’immagine stessa del rap si sia formalizzata, e i nei momenti migliori, fino a 200.000 tenti “boss” dell’hip hop afroa- loop armonici e ritmici siano divenuti tanto più sofisticati. La subli- dollari al giorno. Nel 1989 McGriff vie- mericano. Secondo gli agenti mazione tecnica è il destino di tutte le arti marginali, sorte nel calore ne condannato a dodici anni di prigio- Gotti è un trafficante di droga, a delle solidarietà depauperate. Nel Delta del Mississippi accadde al ne, ma nel mondo delle gang è già leg- capo di una organizzazione re- blues, che era uno stile per raccontare storie ed esistenze vissute o al- genda, al punto che il regista Mario sponsabile di spaccio, riciclaggio meno immaginate. E accadde anche al jazz, che uscì dai club e dai lo- Van Pebbles nel 1991 realizza un film, e omicidio. L’Fbi è convinta che cali della segregazione per diventare spettacolo, grande orchestra, New Jack City, con Wesley Snipes nel Gotti non sia solo un produttore show, oppure tecnica virtuosistica, distanza siderale dalla tradizione, ruolo di Nino Brown, personaggio musicale, ma un criminale, un invenzione attraverso la musica di nuove opportunità comunitarie, ispirato alla figura di McGriff. Nel 1997 gangster partner dei signori della di affinità elettive selezionate attraverso la partecipazione a una ses- McGriff esce di prigione e secondo l’F- droga di New York. sion. Come scrive Vittorio Giacopini in un libro appena uscito (Al po- bi ricostruisce il suo commercio di Com’è possibile che un ragazzo sto della libertà. Breve storia di John Coltrane, edizioni e/o): «Provo- droga, allargandolo a tutta la East Coa- in grado di guadagnare legittima- care occasioni di incontro, ricostruire spazi di libertà, forme accetta- st americana. Ma la prima cosa che fa mente una fortuna, con i dischi da bili di comunità: l’ultimo Trane non è un mistico folle oppure un gu- è quella di contattare Gotti. Lo incon- lui prodotti, sia in realtà un gang- ru, e tutte le sue scelte essenziali vanno lette come opzioni sociali de- tra, negli uffici della Murder Inc. e i due ster? Proviamo a ricostruire la vicen- finitivamente oltre l’arte e dopo la musica». decidono di produrre insieme un film, da. Dev’essere il destino delle avanguardie che non sanno di essere si fanno fotografare insieme, lanciano Il vero nome di Irv Gotti è Irving Lo- avanguardie, e che quindi sperimentano l’arte musicale con un’ade- in grande stile la loro nuova operazio- renzo, un trentaquattrenne nato a sione profonda con la propria origine sociale e d’ambiente. C’è uno ne. Per l’Fbi l’accordo serve, in realtà LE STAR Hollis, nel Queens, a New York, nel schema che la sociologia della cultura individua facilmente nel pas- ad una gigantesca operazione di rici- 1971. La sua avventura nel mondo del saggio dalla rivolta all’integrazione, dall’eccezione alla serialità. È un claggio del denaro “sporco” di Mc- rap inizia alla metà degli anni Novan- processo identificabile anche nei divi del rock, che cominciano tutti Griff. Nel 2001 McGriff viene arrestato ta, quando il giovane Irving produce il con gesti di estremismo culturale, con rotture clamorose, per poi cer- di nuovo, per omicidio. Quando lo ar- disco d’esordio di una rapper care una modalità che dia una forma all’eco di quella rivolta primaria. restano ha con se 11.000 dollari in con- newyorkese, Mic Geronimo, The Natu- Succede ai piccoli eroi di quella middle class inglese, già piuttosto tanti e una pistola calibro 40, che poi ral, nel 1995. All’epoca si faceva chia- destrutturata, da cui escono i Beatles e i Rolling Stones, ma anche il risulterà acquistata dal fratello di Irv, mare Dj. Irv e, come racconta il suo av- duca bianco David Bowie, e gli impresari dell’opera rock, cioè i Rory Domingo Gotti. L’Fbi inizia a in- vocato, «la malavita non aveva alcun Queen. Mick Jagger prima allestisce la rivolta in chiave “beat”, con il vestigare sulla strana coppia e nel 2003 fascino su di lui» nonostante il quartie- riff distorto della chitarra elettrica di Keith Richards che accompagna congela tutti i beni delle aziende di re in cui era cresciuto fosse quello do- frustrazioni piuttosto banali («And that man comes on the radio and Gotti coinvolte nella produzione del minato dalla banda di McGriff. Lui e i he’s tellin’me more and more about some useless information»), ri- film al fianco di McGriff. E poi, lo scor- suoi sette fratelli non erano mai finiti spetto alle quali ogni adolescente contemporaneo potrebbe dargli le- so gennaio, fa arrestare il produttore e nei guai, nessun arresto, nessun pro- zioni esistenziali durissime, poi si trasforma in un’immagine warho- suo fratello, con l’accusa di traffico in- ICE T blema, il padre era un onesto tassista liana, infine, a forza di rughe, in un intenditore che discetta di cucina ternazionale di droga e il sospetto di Esegeta della vita dei ghetti, ha della Grande Mela, un lavoratore acca- francese, e che critica con ironia britishi colleghi del pop («Madonna? un legame con un omicidio di uno intrapreso una carriera di attore nito costretto a passare buona parte Un bicchierino di talento in un oceano di ambizione»). Cioè si ricrea spacciatore. della sua vita a bordo dell’auto per po- un mondo sociale drammaticamente diverso dal suo ambiente di Ma non è finita qui: uno dei perso- ter mantenere la famiglia, la madre ca- provenienza, salvo poi ritrovarsi, con i suoi partner, su un palcosce- naggi più celebri dell’universo del rap salinga controllava i figli con grande at- nico a saltellare ritmando le sue frustrazioni vecchie e nuove. odierno è 50 Cent, un ex spacciatore tenzione. A Irving piaceva la musica, Mentre dal canto loro Lennon e McCartney hanno prima idealizza- di basso livello diventato superstar amava fare il dee jay, frequentare il to i bozzetti della Old England, con quella tale Eleanor Rigby che rac- dell’hip hop. Anche lui arriva dal mondo dell’hip hop, conoscere altri coglie il riso nella chiesa dopo un matrimonio, o con il barbiere di Queens, da una vita fatta di spaccio e musicisti e rapper, e questa sua passio- Penny Lane che tiene nel negozio il ritratto della regina; per poi inve- violenza, sua sorella Sabrina fu ucci- ne lo portò ad un primo lavoro, nel ce inventare mondi alternativi, il cartone animato di Yellow Subma- sa quando aveva solo otto anni e lui 1994, come “talent scout” di una pic- rine, oppure la società festosa e fumettistica di Sgt. Pepper. E Freddy stesso è stato più volte in riformatorio cola etichetta indipendente, la Tvt. Ir- Mercury ha condotto i Queen sulla scena di un melodramma gay, al e in prigione. 50 Cent non ha mai na- ving aveva talento e lo dimostrò subito, termine del quale il vocalist, anziché di tisi, muore di kitsch (ben pri- scosto la sua antipatia, il suo disprez- mettendo sotto contratto un trio del ma che di Aids). zo, per McGriff e per Gotti. Anzi in suo quartiere, Cash Money Click, nei Qualcun altro, come Michael Jackson, ha cesellato chirurgicamen- moltissime canzoni ha apertamente SNOOP DOGG quali militava Ja Rule. Poi la produzio- te il proprio corpo per rendere se stesso un personaggio della propria offeso i due e i loro amici rapper. Tra L’incontro con Dr. Dre ne fa una ne di Mic Geronimo e quindi, nel 1996 terra dei sogni. Ma alla fine perfino la rivolta più radicale e voluta- Gotti e 50 Cent, comunque, la tensio- star del rap. Arrestato varie volte il primo salto verso il grande successo, mente priva di destino, quella dei punk, dettata dallo sprezzante slo- ne non è fatta solo di parole: nel 2000 è stato anche produttore di porno il passaggio a una delle etichette più gan “no future”, alla fine è rientrata nei ranghi. Certo, uno dei succes- un amico di 50 Cent deruba Ja Rule, potenti dell’hip hop americano, la Def sori grunge, Kurt Cobain, ha tentato un’estetizzazione estrema, la to- Gotti si rivolge all’amico McGriff per Jam, e la produzione di Reasonable tale coincidenza fra arte, vita e morte. Oggi un gruppo di post-punk recuperare la refurtiva e minacciare Doubt, album d’esordio di Jay Z, desti- “emotional”, i Green Day, mette nei propri video (e soprattutto nella la star avversaria. Poi decidono di far- nato a diventare un classico dell’hip suggestiva Wake me up when september ends) frammenti di biografia, si giustizia da soli, vanno sotto gli uf- hop degli anni Novanta. Da quel mo- di dialogo, di guerra. Quando si comincia a suonare, succede spesso fici della Hit Factory a New York, mento Irving diventa “Gotti”, come il che realtà e finzione vadano in cortocircuito. aspettano che 50 Cent esca e lo pren- padrino della mafia, soprannome che dono a pugni. Ma un altro rapper del- gli viene affibbiato proprio da Jay Z. E la Murder Inc., Ramel “Black Child” tutto sembra cambiare. Il bravo ragaz- Gill fa di più, accoltellando 50 Cent, zo del Queens diventa uno dei produt- che qualche tempo dopo sfugge a un tori più richiesti dell’hip hop, e contri- tentativo di omicidio, quando la sua buisce a creare il successo di due nuo- auto viene fatta segno di diversi colpi DR. DRE va star, Dmx nel 1998 e Ja Rule, nel 1999. di pistola davanti alla casa della non- Pioniere del gangsta rap, è anche Irv pian piano cambia, gode del suc- na, un attacco che in molti credono produttore di Eminem cesso, come ovvio, ma il suo ego cresce sia stato commissionato da Gotti a a dismisura, pensa di essere infallibile, McGriff. pensa di poter fare tutto, di poter otte- Irv Gotti e suo fratello Chris sono nere tutto. Fonda la sua casa discogra- stati rilasciati su cauzione (un mi- fica, la Murders Inc., e inizia a sfornare lione di dollari) il 29 gennaio e si dischi tutti sotto il suo controllo, conti- proclamano innocenti, vittime di nuando con successo a produrre Ja Ru- una cospirazione ordita, non a ca- le, vendendo milioni di dischi con Jay so, da 50 Cent e dal suo entourage, Z, lanciando Fat Joe e poi scoprendo che vuole vederli scomparire per un’altra star destinata a scalare le clas- sempre dall’orizzonte. Il processo sifiche americane, Ashanti. dovrebbe iniziare il prossimo anno. Fino al 2002 la sua strada sembra pa- Se le accuse verranno provate Irv vimentata d’oro, trasforma tutto in Gotti non uscirà di galera per il resto successo e in denaro. Ma qualcosa non della sua vita. E il rap, per lui, diven- EMINEM quadra e nel 2003 tutto cambia. Alle 6 terà un’eco lontana. Rapper bianco ma più nero dei neri, FOTO AP nei suoi testi racconta con forza e IRV GOTTI

Repubblica Nazionale 43 10/07/2005 lirismo i drammi della sua vita Il rapper e produttore discografico al momento dell’arresto DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45

spettacoli La coppia arriva da Tangeri. Lui si esibiva in strada già Vite d’artista a tre anni, poi fu premiato per le performance con il padre in Giappone. Lei ha imparato cosa sia il circo e l’equilibrio del corpo quando l’ha incontrato. Oggi insieme hanno trovato il successo e una strada nuova per esprimersi che dal Marocco li ha portati fino al Festival di Brescia Jamila, acrobata per amore prestito in banca. Qua- LAURA PUTTI za, teatro, musica (più «Volevo scrivere lo spettacolo come si gli ridevano in faccia. o meno) contempora- un poema sulla loro vita quotidiana, ri- BRESCIA Soldi al circo? Ma siete nei. Bory arriva a Tan- spettarne la tradizione. Non volevo es- pazzi? Allora sono tor- geri e cerca gli Ham- sere provocatorio, ma volevo creare in amila voleva un marito come nati ad allenarsi, all’al- mich. Si presentano in libertà. Le due ragazze mi sono piaciu- tutti gli altri. Uno con un mestie- ba e all’imbrunire, sul- cinque: Younes con te subito. Attorno a loro ho costruito lo re dignitoso. Il lavapiatti per la spiaggia di Tangeri. Jamila, Rachid, spettacolo» dice Bory. I tessuti sono il esempio. Il cameriere? Magari. Nel frattempo Jami- Mohammed e la sorel- foulard delle donne, i tappeti delle ca- AJ Tangeri di ristoranti per stranieri ce ne la è rimasta incinta ed è la Amal. Il francese se, le gandora, tuniche bianche lunghe sono tanti e le mance sono sempre ge- nata una bambina spiega un progetto di fino ai piedi indossate dagli uomini. nerose. Younes non trovava il modo per (che oggi ha 5 anni). I spettacolo; i maroc- Che, una accanto all’altra, nello spetta- dirle quello che faceva. Ma di una cosa turisti non bastano chini lo guardano stra- colo diventano uno schermo sul quale era certo: quella ragazza sarebbe diven- più. Younes parte lon- no, ma sempre con il si proietta la spiaggia di Tangeri. Su al- tata sua moglie. Allora l’ha portata sulla tano. È bravo, è bello, è sorriso sulle labbra. tri «taub» appaiono il bel viso di Jamila spiaggia. L’ha fatta sedere ed ha comin- sveglio, il lavoro non Non osano ancora di- che fa smorfie in diretta o un gioco di ciato a saltare, a volteggiare contro il gli manca. Lo prendo- re quello che pensano abiti intercambiabili. «Li ho voluti in cielo. «Questo è il mio mestiere, ed è no al Krone, il circo te- di questa forma di cir- scena con la gandora e ho scelto una quello di mio padre, e quello di mio non- desco; poi al Pinder, il co così diversa dalla musica da night club. Non si può fare, no. Siamo acrobati da cinque genera- circo francese. Lavora loro. Ci vorranno uno mi hanno detto. Certe cose hanno per zioni, noi della famiglia Hammich», le anche nel Ringling & stage, la proiezione loro una grande forza simbolica. In Ara- ha detto. Sudato. Felice. Il doppio salto Bros, ma in America degli spettacoli di bia Saudita indossano le gandora e bal- gli era venuto bene. Jamila era dispera- non vuole fermarsi. Bory e la creazione ve- lano, ho detto loro. Hanno accettato». ta. Che vita sarebbe stata la sua, accan- Ogni volta che parte, ra e propria, per dare Nel giugno del 2004 lo spettacolo è to a un acrobata? Ma Younes non cede- Younes ritorna. Il Ma- loro la confidenza ne- pronto e il Collettivo di Tangeri fa ven- va. Ha ceduto lei. Lo ha sposato ed è di- rocco è la sua patria e cessaria. Il racconto a ti date in Marocco. Un successo. «Da ventata acrobata. quella dei suoi antena- due voci di Aurelién noi il pubblico è curioso. — dice You- Non è stato facile. A parte la paura, ti. Tangeri non la cam- Bory e di Younes Ham- nes — Quando vedono uno chapiteau c’erano anche altri problemi. Quei ve- bierebbe con nessuna mich comincia da qui. diventano pazzi di gioia. Il circo è una stiti troppo aderenti, per esempio. E spiaggia al mondo. Ma A Brescia, alla Festa cosa familiare e c’è una domanda uomini che ti toccano. Non sono della un giorno è arrivato il Internazionale del enorme». tua famiglia, ma tu salti e loro ti afferra- francese. Due anni fa, Circo Contempora- Alla Festa di Brescia gli acrobati di no. Per le braccia, per le ascelle, per i chiamato da Sanae El neo, dal Marocco sono Tangeri sono passati come spettatori. fianchi. Davanti a tutti. In Marocco il Kamouni che lavora arrivati in dodici, i cin- Hanno visto «Kilo», il saggio degli stu- circo non esiste più: nell’antichità gli all’Istituto Francese di que Hammich più set- denti della scuola francese di circo (il acrobati si chiamavano rma, coloro che Cultura a Tangeri. Sa- te altri acrobati (e sono Cnac); hanno visto le sorprendenti bo- uccidono, e si allenavano per entrare nae ha studiato all’e- ritornati in dieci: due tole dell’impianto scenico del Colletti- nelle confraternite guerriere. Però un stero, ma è tornata in di loro, non gli Ham- vo AOC, per «Question de Directions»; pubblico c’è ancora. La famiglia Ham- Marocco. Anche lei mich, spariti nella not- e «Anatomie Anomalie» della Compa- mich si esibisce in strada, per i turisti di ama la sua città, il suo te sono stati ritrovati a gnie Anomalie, la stessa che nel 1994, Tangeri, ma ha anche viaggiato. Quan- paese. Barcellona dopo una con uno spettacolo firmato dal grande do aveva tre anni Younes e suo padre E da un po’ di tempo settimana di clande- coreografo Joseph Nadj sancì l’incon- sono stati premiati con la medaglia d’o- osserva gli acrobati stinità). Si chiamano tro tra il circo e il teatro-danza contem- ro in Giappone. Hanno anche le foto. che si allenano sulla «Collectif Acrobati- poraneo. Lui, un soldo di cacio, già in equilibrio spiaggia di Tangeri. Le que de Tanger» e Gigi «Quando Aurélien Bory ci chiese di sulle spalle di papà. viene un’idea per uno spettacolo e LO SPETTACOLO Cristoforetti, creatore e direttore arti- creare uno spettacolo così, pensammo Gli Hammich hanno l’orgoglio del chiama Aurélien Bory, fondatore della Il viso di Jamila proiettato stico della Festa del Circo di Brescia, li a uno scherzo — dice Younes — All’ini- circo, mica come quegli acrobati im- Compagnie 111, che ha appena debut- su un lenzuolo-schermo ha presentati come uno dei fiori all’oc- zio il mio corpo si ribellava. Ero abitua- provvisati sulla piazza Jemaa El-Fna di tato con «Plan B», raffinato spettacolo nello spettacolo “Taub” chiello della sesta edizione del suo festi- to a usare i muscoli, Aurélien voleva an- Marrakech. Una volta hanno deciso di di acrobazia e giocoleria. È quello che val. Lo spettacolo si intitola «Taub», tes- che il cuore. Mi ci è voluto tempo per fare un vero spettacolo con tutta la fa- chiamano nouveau cirque, il circo con- suti in arabo. Da qui, dalle stoffe, è ini- capire. Ora in un salto metto tutto me miglia. Younes è andato a chiedere un temporaneo che si accompagna a dan- ziata l’ispirazione di Aurélien Bory. stesso: corpo, testa, cuore». Repubblica Nazionale 45 10/07/2005 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005

i sapori Crudi, cotti, passati, frullati, sminuzzati su un fumante piatto Estate in tavola di spaghetti o impreziositi con ogni tipo di condimento, i pomi più celebri della coltura mediterranea trionfano in questi giorni per raccolto e consumo. E i medici giurano che grazie alla presenza di sali e vitamine sono un vero toccasana per l’organismo

LE VARIETÀ

San Marzano Il principe dei pomodori da sugo, presidio Slow Food, nasce nella “Campania Felix” dei romani, ovvero l’agro nocerino- sarnese. Segno distintivo: due costole interne L’invasione rossa Pomodoridei figli del sole Camone LICIA GRANELLO È il pomodoro- otete addentarli crudi, succosi, dolci. Op- simbolo pure cuocerli e passarli. O saltarli pochi istanti in padella con due baffi d’olio e uno spicchio d’aglio. Affettarli dell’agricoltura in insalata o farcirli con tutto quello che vi salta sarda. Tondo, in mente, dal riso al tonno. Impreziosirli con piccolo, qualche scaglia di bottarga o gratinarli al Pforno. Senza dimenticare cocktail (mai sentito par- ha venature lare di Bloody Mary?), zuppe (viva la pappa col verdastre pomodoro), canditure (per la più originale del- le tarte tatin). e consistenza Il pomodoro è così incommensurabil- croccante mente buono, duttile, economico, salu- Per le insalate tare, che perfino l’acqua di vegetazione — il liquido bianco trasparente rila- sciato dal pomodoro tagliato e lascia- to riposare in un colino — diventa in- grediente goloso per gelatine e suc- chi freddi. Questi sono i giorni del suo Cuore di bue trionfo. Infatti, il più pregiato — l’O- Il nome descrive ro Rosso di San Marzano, come lo la forma, davvero chiamano in provincia di Salerno — sta arrivando all’apice della matura- caratteristica zione. Rispetto alle classiche coltiva- Il peso può zioni di pomodori, dove ancora la raccolta è legata alla quantità di cas- superare anche sette riempite e gravata da fenomeni i tre etti. I semi di sfruttamento pesante (caporalato) quasi inesistenti soprattutto a carico di extracomunita- ri, a Sant’Antonio Abate e dintorni ci si e la polpa soda muove come in una serra a cielo aperto. ne fanno l’ideale Perché se i pomodori “altri” abbisognano per la Caprese di terra e aria asciutte — la tecnica dell’ari- docoltura — i San Marzano sono frutti della terra perfetti e delicati, che richiedono irriga- zioni accurate, temperature estive ma senza ec- cessi, raccolta attenta, lavorazione immediata. Non per niente, quelli dello Slow Food li hanno pri- ma fatti salire sull’Arca virtuale dei prodotti a rischio di Ciliegino estinzione, poi inseriti nei Presìdi, da sostenere con soldi, or- ganizzazione, e soprattutto un futuro garantito. Investimento sa- di Pachino crosanto: basta passare tra i filari-giardino — le piante allevate come Mignon, è viti — per annusare la magia golosa di questi perini rosso fuoco, da gu- di origine israeliana stare sul posto, ancora caldi di sole. ficanti. Il tutto, a fronte di una manciata risicata di calorie (20 per 100 gr). Se invece del consumo a crudo, li lasciamo al loro destino, una vol- Certo, la Cina è vicina quasi come per le mele. E con le stesse pro- La coltivazione ta ridotti in passata presso una delle tante industrie conserviere che blematiche: colture e lavorazioni poco controllate per quanto ri- intorno a Pachino compongono per buona parte la struttura industriale dell’agro noce- guarda Ogm, antiparassitari, conservanti, confusione tra passata da in terre sabbiose, rino (siamo i secondi trasformatori al mondo dopo gli Usa), gli strepi- pomodoro fresco e quella ottenuta diluendo il concentrato (di qua- tosi compagni di paccheri e maccheroni acquistano proprietà semi- lità nettamente inferiore). e salmastre, lo miracolistiche per uomini di tutte le età. Che fare? Produrre pomodori sempre più buoni. Del resto, il mon- rende dolcissimo Si moltiplicano, infatti, anno dopo anno, le ricerche mediche pronte do dell’alta ristorazione non fatica a riconoscerci il primato della qua- a dimostrare che i tumori della prostata diminuiscono fino a un terzo in lità, se è vero che in novembre il superchef campano Gennaro Espo- Si usa sia crudo soggetti golosi di sugo: la cottura, rompendo la parete cellulare, per- sito andrà a San Sebastian, sede del congresso “Lo mejor de la ga- che in salsa mette un più facile assorbimento in fase digestiva del licopene, il pig- stronomia”, per tenere una conferenza proprio su San Marzano e i mento rosso a altissimo potere antiossidante. L’altra metà del cielo si suoi fratelli, ortaggi benedetti che supportano la digestione degli può consolare con la presenza massiccia di fibre, vitamine A e C, potas- amidi: giustificazione meravigliosa per girare sulla forchetta un’irre- sio, calcio, sodio, a cui aggiungere proprietà diuretiche, lassative, toni- sistibile forchettata di spaghetti al pomodoro. Spagnoletta Pomodorino Ramato Marmanade Precoce, piccolo al piennolo Fratello maggiore, Di forma tonda, e costoluto, Coltivato nell’area per forma costoluta, è coltivato del Vesuvio, e dimensioni, e leggermente nel Centro-sud, è piccolo, del ciliegino, schiacciata, in terreni sabbiosi, di buccia spessa, cresce su rami ha buccia sottile Gusto sapido, forma allungata con struttura e un gusto deciso, croccante, si usa chiusa in basso a grappoli a molti un po’ acidulo per le insalate, da una punta frutti. La polpa È una base ideale i sughi di pesce Si usa per sughi soda e rossa lo per cotture lunghe o secco sott’olio indirizza alle salse come il ragù Repubblica Nazionale 46 10/07/2005 saporitissimi DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47

Sant’Antonio Abate (Na) Pula (Ca) Pachino (Sr) Inserita in un’area Si sporge nel golfo Affacciato nel punto ricca di natura di Cagliari, a poche più a sud della itinerari e cultura — centinaia di metri terraferma siciliana, Annamaria a pochi km da dal mare (dove si ha clima arido e terra Pompei, Gragnano, trova Santa salmastra, condizioni Cuomo golfo di Margherita) Nelle ideali per pomodori Castellammare — campagne, e meloni dai sapori è titolare-cuoca, è la capitale prosperano le netti, pieni di sole. insieme al marito del pomodoro coltivazioni agricole, A pochi chilometri, San Marzano, che qui viene coltivato secondo figlie di una terra minerale e del vento di scirocco. la superprotetta oasi di Vendicari vanta mare Salvatore, il disciplinare Dop e trasformato nelle industrie Da non perdere il sito archeologico di Nora e colori da spiaggia caraibica

de “La Tradizione” DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE la gastronomia LE GALASSIE LANTANA HOTEL & RESIDENCE L’ORIZZONTE B&B Via Mutulano 7 Viale Nora Via Catania 34 di Vico Equense dove Tel. 081-873596 Tel. 070-924411 Tel. 0931-595808 si possono trovare Camera doppia da 120 euro, colazione inclusa Camera doppia da 115 euro, colazione inclusa Camera doppia da 55 euro, colazione inclusa i migliori piatti DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE GUACHE DEL CROWNE PLAZA ICHNOS MAURÌ 1987 della cucina campana, S.S. 145 Sorrentina, Km. 11, Castellammare di Stabia Viale Nora Via Tagliamento 22 Portopalo di Capo Passero con il pomodoro Tel. 081- 3946700 Tel. 070-9245647 Tel. 0931-842644 protagonista Senza chiusura, menù da 23 euro Senza chiusura, menù da 15 euro In estate sempre aperto, menù da 30 euro DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DONNARUMMA ALLA CORTE DEL VINO FIDEPA Via San Ciro 34, Vico Equense Via Circonvallazione 18A Via Medici 10 Tel. 081-8015069 Tel. 348-2936512 Tel. 0932-642768

Con il nome di tomatl il pomodoro arrivò in Europa con i Conquistadores La nostra pummarola parla azteco

MARINO NIOLA a salsa di pomodoro? L’hanno inventata ne l’appetito erotico e gli alchimisti lo impiega- gli Aztechi. I raffinati abitatori del Messico vano in pozioni e filtri magici. Lprecolombiano sapevano già tutto sul tri- Alla fine del Seicento il pomodoro passa fi- plo concentrato tremila anni prima della sco- nalmente dal crogiolo alchemico alla padella perta dell’America. A quel tempo nel Mediterra- del cuoco. Il primo a proporre in Italia una ricet- neo eravamo ancora fermi al formaggio di capra ta con il pomodoro è Antonio Latini. Nel suo e Polifemo tirava sassate a Ulisse, il primo ladro Scalco alla moderna, pubblicato a Napoli nel di cacio dell’Occidente. Comincia dal variopin- 1694, consiglia di cucinarlo con melanzane e to mercato di Tenochtitlan, la capitale del regno zucchine, qualcosa tra lo stufato e la caponata. di Montezuma l’irresistibile ascesa della pum- Ma è solo nel Settecento che scoppia la «rivolu- marola. Le donne Nahua vendevano già allora zione rossa», e il suo più grande focolaio è Na- dei veri e propri sughi pronti a base di pomodo- poli. Il celebre gastronomo partenopeo Vincen- ro, peperoncino e olio di semi di zucca. Un’ar- zo Corrado inventa ben dodici ricette di pomo- rabbiata latino-americana, insomma, usata doro. Stufato, ripieno, arrostito, fritto, salsato, per guarnire piatti di pesce e di carne. Ma gli sfilettato e come accompagnamento di carni e Indios il pomodoro lo mangiavano anche pesci. Ci vorrà però lo storico incontro con i crudo, piuttosto acerbo e tagliato a fettine, maccheroni per sancire il definitivo trionfo del- proprio come nelle nostre insalate. Lo chia- la pummarola. Nei grandi ricettari ottocente- mavano tomatl, e con questo nome la ros- schi diventano protagonisti i «vermicielli co’ le sa bacca giunse in Europa nel Cinquecen- pommodore». E nelle pentole italiane comincia- to a bordo delle navi dei Conquistadores. no a sobbollire i mitici ragù. La pasta si colora di Ma non ricevette un’accoglienza trionfa- rosso, al Sud ma anche al Nord. Paganini, che le. Fu trattato piuttosto come un immi- amava la cucina almeno quanto il violino, da grato clandestino, guardato con diffiden- buon genovese andava matto per i ravioli ed eb- za e costretto a dimostrare la sua inno- be la grande idea di condirli con la conserva di cenza e la sua utilità prima di venire inte- pomodoro. Un bell’esempio di virtuosismo ali- grato. Oggi è considerato l’emblema della mentare. E, infine, lo sposalizio con la pizza con- cucina mediterranea, ma all’inizio il pove- tribuisce in maniera decisiva al successo plane- ro tomatlse la vide brutta. Considerato ad- tario del pomodoro fino a farlo diventare un dirittura un veleno, e nei casi migliori un simbolo alimentare del Sud e delle sue cucine, farmaco, mai comunque una cosa da man- dall’Andalusia, alla Provenza, dalla Grecia al no- giare. Gli amanti dell’esotico lo apprezzava- stro Mezzogiorno. Cucine povere d’ingredienti no ma solo come pianta ornamentale, troppo e ricche di fantasia, piene di trompe-l’oeil vege- bella per non nascondere delle insidie, come tariani in grado di sostituire carni, formaggi e certe misteriose orchidee dei Mari del Sud. Que- fois gras. Salvo a diventare, per una sorta di sto- st’aura di bello e impossibile fece attribuire al rico contrappasso, l’emblema della cucina sa- pomodoro strani poteri eccitanti e afrodisiaci na, della dieta wasp in salsa mediterranea. Par- che gli valsero nomi come il francese pomme don azteca. d’amour, l’inglese love apple, il germanico libe- L’autore insegna antropologia sapfel. Nella Francia del Re Sole gli amanti ne re- culturale all’Università galavano mazzetti alle loro dame per stuzzicar- Suor Orsola Benincasa di Napoli

6mln 500mila Le tonnellate di pomodori prodotte ogni anno

300 Le varietà di pomodori presenti in Italia

35 kg Il consumo di pomodori procapite in Italia

Costoluto Riccio genovese bolognese È rotondo Di misura medio- ma non liscio, grande, ha polpa carnoso e molto consistente e soda saporito Il gusto sapido, La maturazione rotondo, non troppo ne segna l’utilizzo: dolce, si sposa verdastro con la pasta in insalata, ben rosso per un condimento in salsa o al gratin senza acidità 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005 le tendenze Dopo anni di dominio della t-shirt i ragazzi riscoprono Guardaroba maschile la classica dal collo francese, la Oxford, la millerighe stile college e i polsini rigidi con doppia asola. Il colore entra nei tessuti maschili e torna in passerella l’inossidabile button down magari rivisitata con disegni etnici. Gli stilisti concordano: c’è un modello per tutti, basta saper scegliere Camiciala

COLLETTO GUARDS

KINGSTON

IMPROVED YACHT Cotone, lino, seta la seconda pelle dell’uomo

SALISBURY LAURA ASNAGHI ro “must” è due camicie in una, con aggiunta di panciotto, che diventa «trip- ul fronte della camicia, gli stilisti sono tutti d’accordo. Dopo anni di potto». Da Etro trionfa la fantasia dei colori applicata però a impeccabili mo- strapotere della t-shirt, che è riuscita a conquistarsi un posto d’onore delli english style, con veri bottoni in madreperla. Prada si lancia nel genere anche sotto le giacche gessate, ecco che uno dei capi simbolo dell’ab- pop-art con cuori e stelle, Ferrè esalta la camicia bianca da “maschio distinto”, bigliamento maschile, torna ad imporsi sul mercato, con l’intenzione Krizia opta per il genere sciupafemmine con camicia slacciata, mentre Fendi di sedurre anche i giovani, quelli che spesso l’hanno rifiutata «perché cavalca le stampe con i simboli marinari. fa troppo vecchio». E adesso bisogna ricredersi. La camicia classica o Valentino e Cavalli riabilitano il vero play-boy anni Settanta, con l’armadio pie- Squella rivista e corretta secondo i dettami degli stiliti, dimostra non solo di avere no di camicie di seta, in tinta unita e fantasia. Un fiume di seta anche da Versace una forte vitalità ma anche una bella carica innovativa. che si ispira al genere «Miami Vice». I Dolce e Gabbana adottano, invece, la ca- Bianca o azzurra, a righe o a fiori, con stampe fantasia o colori pastello, la cami- micia a pois per i completi da sera eleganti. Coveri sta dalla parte di James Dean cia è sempre più destinata a essere la magnifica ossessione degli uomini. E non so- e la sua camicia urla la scritta «ribelle», mentre Rocco Barocco sposa la causa del- lo di quelli adulti, già devoti del culto polsino-asola-bottone. Tra i nuovi adepti ci l’Italia unita e le sue creazioni sono divertenti collage con i monumenti italiani sono proprio quei ragazzi che, di solito, indossano jeans strappati e maglietta. più famosi: come il colosseo, il duomo di Milano e la torre di Pisa. Ma come si convertiranno a questa nuova tendenza? «Per sedurli basta fare Per gli amanti della tradizione, il marchio Truzzi è una certezza. L’azienda mi- SHAKESPEARE camicie moderne, sensuali, desiderabili e soprattutto donanti» è la risposta di lanese, che cuciva le camicie per il maestro Toscanini o per i divi americani come Giorgio Armani. Per questo Ennio Capasa di Costume National, che veste Mick Clark Gable, continua la sua produzione rispettando le regole dell’alta sartoria. Il Jagger, ha elaborato un modello da rock star «aderente, senza pinces, decisa- su misura di stampo industriale ha tra i suoi sostenitori marchi come Bagutta, Del mente sexy». I Frankie Morello, invece, preferiscono stravolgere le regole. Il lo- Siena e Carrel (che impreziosisce i polsini con una perla argentata). Brooks

MORNINGTON

MARINE

TIGHT ELEGANTE OXFORD CAMPUS Pensata per il tight Candida. La lavorazione L’ispirazione è inglese Nata nei campus della da matrimoni e corse jabot, erede delle sciarpe In cotone pesante East Coast, ha il colletto dei cavalli, ha il colletto di pizzo settecentesche, impreziosito dal punto rigido e polsini senza inamidato alto o floscio, non prevede la cravatta, a rilievo. Creata per gemelli. Se le righe sono polsini alla francese ma il semplice papillon l’inverno, si usa anche scure è adatta anche e bottoni staccabili La indossava anche per le occasioni formali per il lavoro. A destra, Accanto, Fred Astaire la star Mick Jagger A destra, H. Bogart Luca di Montezemolo DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49

STILE INGLESE ROSA VIVACE CLASSICO GIOVANE MESSA NEL SACCO NATA IN SARTORIA Riga azzurra e freschissimo cotone Non tutti gli uomini osano il rosa È diventata un “classico” dei giovani Effetto multicolor per la B.D. Baggies Collo bianco candido, millerighe, modello button down. Di Harry & Sons Chi vuole può scegliere Bagutta manager la Brooks Brothers venduta nel sacchetto in puro cotone immagine sartoriale. Di Zegna

DEDICATA A KLIMT IL MARRONE SPOSA IL BLU COLORI CHOC GEMELLI ARGENTATI L’ESTATE IN LINEA Dedicata a Klimt. In seta Marrone e blu in cotone a righe Lino, seta, viscosa, lurex A quadretti su base bianca. Il gemello Perfetta per i più giovani la camicia stampata firmata Versace degradè. Proposta da Nara e colori innovativi nelle proposte Alea argentato sostituisce il bottone. Càrrel della linea estiva di Del Siena

Quando a sei anni mi scontrai con l’eleganza

GIANNI CLERICI a mia mamma entrò in fi- e addirittura nel negozio prin- POLSINO DOPPIO O ALLA FRANCESE brillazione. Eravamo atte- cipe, quello del Signor Silvio Lsi nel palco dello zio Man- Fumagalli in via Nassa. lio, alla Scala. Avevo sei anni, e Siamo in tre, e lì giunti ci fac- non potevo avvertire l’impor- ciamo coraggio, e siamo rice- tanza di quell’invito. Fui gentil- vuti addirittura dal Signor Fu- mente trascinato in una succes- magalli in persona. Ascolta i sione di negozi di abbigliamen- nostri desiderata, e da una ri- to per bambini ricchi, dai quali piano prossimo a quello di Ac- uscii alla fine ricoperto di un ve- quascutum e Burberry toglie stitino in velluto nero, con i cal- alcune elegantissime camicie, zoni al polpaccio. beninteso candide: «Eccovi Quell’abito, a me che predili- quanto ho di meglio, le Amex. gevo i calzoni corti, utili a sgru- Sono un po’ care, anche perché gnarmi (italiano abradermi) le vengono dall’Italia». ginocchia nella mie preferite Nel mentre annotavo questa SEMPLICE CON CHIUSURA PER GEMELLI attività di monello, non piace- seconda lezione, sarei venuto a va per niente. Ancor meno mi conoscenza di una vicenda piaceva però la camicia, con quasi incredibile. Zio Manlio, davanti una complicazione quello della Scala, inviava le chiamata chissà perché jabot, sue camicie, rigorosamente che mi serrava fastidiosamente confezionate su misura da il collo. Sopportai, figurarsi co- Paul Smith, a Londra, per aver- sa potevo capire di Wagner, se le di ritorno stirate. E non era non che era di un fastidio anco- certo il solo, tra i soci del Giar- ra superiore a quello della ca- dino, a Milano. micia. La quale venne felice- Ma siamo giunti agli Anni mente riposta, mentre ci erava- Cinquanta, quando, per con- mo trasferiti in Riviera, ad Alas- sentirmi di imparare l’inglese, sio, dove andavo vestito come approfondire una ricerca di lau- CON ANGOLO QUADRATO capitava, in modo adatto ad rea al British Museum, e diveni- LE TIPOLOGIE una guerriglia permanente con re vice-vice-corrispondente del A punta, francese gli altri monelli indigeni. Giorno, il mio buon papà mi e button down: i tre tipi Ma venne il torneo a handi- compra casa a Notting Hill. Di- di colletto più diffusi cap. E per un segno del destino venta quindi ovvio permettersi Alcune foto della pagina venni sorteggiato in doppio in- qualche puntatina nei dintorni sono tratte dal libro sieme al Presi- di Bond Street, e “La camicia” di Angiuli dente del Club farsi prendere le e Villarosa edito locale, sir Daniel misure in inches, da Idealibri Hanbury. E, gra- e indossare le in- zie a un handi- cantevoli “Turn- cap inversa- bull and Asser”, mente propor- tessute in Seai- Brothers resta il punto di riferimento per chi ama la camicie americane button zionale ai miei sland Cotton, down che si lavano e non si stirano. Amatissime anche le B. D. Baggies, vendute otto anni, lo si che viene dall’E- nel classico sacchetto di cotone. CON ANGOLO SMUSSATO vinse anche, il gitto. Soltanto Le camicie wash and wear, pensate per l’uomo manager che gira per il mondo torneo. E mi rag- per trovarsi in o il single che odia stirare, spopolano. Inghirami è stato uno dei primi a farle in giunse, su un competizione Italia, Harry & Sons ha tradotto su scala industriale la camicia «made in Italy» che cartoncino, l’in- con un vecchio riesce a mantenere raffinatezze sartoriali. Nara è l’indirizzo preferito da chi ama vito per il the compagno di comprare camicie senza però spendere follie. Il cotone è la materia prima più usa- nella residenza corso, Alberto ta per le camicie, ma al secondo posto c’è il lino, tessuto che, come ricordano al di Lord Han- Arbasino, che centro Masters of linen, «ha mille volti. Può avere texture vibranti, morbidezze o bury. Nonostan- prediligeva, mani secche e rustiche, trame evidenziate o garze impalpabili. E in più è la mate- te i capricci, fui sempre in Bond ria prodigio per l’estate». Che John Richmond, da vero stilista punk-rock, ricama nuovamente co- Clark Gable Street, Sulka. con teschi o disegni «effetto tatuaggio», mentre Iceberg reinventa le camicie mi- stretto a rico- Qualcuno di metiche adatta anche alla discoteca. «Al di la dei colori e delle stampe, la camicia prirmi con il vestitino di vellu- noi, più votato di altri al celiba- deve essere tagliata bene — spiega Italo Zucchelli, stilista di Calvin Klein uomo — to, divenuto anche stretto, e to, si sarebbe addirittura spinto e una volta indossata deve stare lievemente accostata al corpo». Ma a chi non tol- con quell’insopportabile ca- all’acquisto di un manualetto — lera la camicia perfettamente stirata, Neil Barrett consiglia di farla asciugare at- CON DOPPI BOTTONI ORIZZONTALI micia. Raggiunta che ebbi la di recente ristampato — How to torcigliata: «solo così si ottiene una bellissima stropicciatura». villa del mio partner, lo trovai iron your own damn shirt. Pro- felicemente ricoperto di una vandoci anche, per quanto mi maglietta bianca, che recava riguarda, con risultati disastro- all’altezza del cuore una coron- si, specie riguardanti i colletti e cina di foglie. le pieghe plissettate. Lord Hanbury mi sogguardò, Ma, per essere un po’ meno sorrise, e poi, indicando la mia vago, quest’articolo dovrebbe camicia da cerimonia prendere posizione sull’antica s’informò: «Non vuoi per caso querelle tra gli inglesi e i latini, metterti a tuo agio, caro partner? secondo i quali la “camisia”, è Soltanto, beninteso, se la tua ca- giusto una nipotina della tuni- micia non ti sembra troppo sco- ca dei romani. Mia figlia Carlot- moda». Eseguii. E imparai così ta, commediografa, mi ha ap- che i nostri abiti, le nostre cami- pena citato Enrico IV di Shake- cie, non le scelgono né le mam- speare, quando il Re così si ri- me, né le mode, né insomma l’u- volge a quel birbo di Poins: mano conformismo. «Quale disonore per me tener Siamo liberi di sceglierle noi. conto dell’inventario delle tue Facciamo un salto avanti, al- camicie, cioè una superflua, e la fine della guerra, che mi co- l’altra multiuso. Ma questo lo sa glie intorno ai quindici anni. Di meglio di me il custode del ten- famiglia antifascista, di educa- nis, perché la marea della tua zione anglofona, non posso biancheriaccia è assai bassa, che avere come modello la quando tu non tieni in mano la Gran Bretagna, i suoi tweed, e racchetta, come fai da tempo, magari addirittura, nelle circo- perché la tela d’Olanda delle stanze adeguate, le cravatte re- tue camicie è andata a far delle gimental. Con i miei amichetti, brache per i tuoi Paesi Bassi...». sogniamo di vestirci come Laddove hanno ragione i COUNTRY ORIENTALE HAWAIANA Clark Gable o Laurence Olivier. miei consulenti Missoni, nel ri- Made in Usa, associata Più lunga della camicia Maniche corte, colori Purtroppo, i nostri negozi sono cordare che le camicie, quasi al lavoro all’aria aperta, europea, si distingue accesi e decorazioni ancora sprovvisti di roba così sempre rivoltate, furono indu- ha il colletto button per l’assenza di colletto, floreali, l’“Aloha shirt”, fine, e ci viene allora il deside- mento indispensabile dei no- down e il fondo stondato considerato in molte nasce come camicia da rio, almeno per chi ha il passa- stri agricoltori, e non solo dei In lana grossa o cotone culture (come l’indiana lavoro nelle piantagioni porto, di un viaggetto a Lugano, britannici, più o meno chic. per un utilizzo “outdoor” o la cinese) lusso inutile hawaiane. Per l’estate

Repubblica Nazionale 49 10/07/2005 Accanto, Gregory Peck A destra: Yul Brynner Nella foto, Tom Selleck 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005 l’incontro Memorie siciliane I profumi, i sapori, l’atmosfera e i segreti della cucina della casa di campagna a Porto Empedocle sono entrati nelle pagine dei suoi libri e non per semplice caso. Ogni squisitezza del ricettario di nonna Elvira ha la sua storia, anche i mitici arancini del commissario Montalbano arrivano da lì. Svelare i misteri Andrea Camilleri dei piatti della cuoca- generalessa significa ritornare all’infanzia e alla prima conoscenza della sua indimenticabile Sicilia

SEBASTIANO MESSINA carretto, lentamente, e ogni volta, po, quando tutta questa roba si è ce. Il gelato del Caffè Castiglione. Da Parlava con gli oggetti, per dire. Una puntualmente, mio nonno all’arrivo amalgamata a dovere. quella volta, ogni sabato si ripeteva mattina la sentii parlare da sola, e sbir- mormorava: «Mamma mia che viag- Ogni volta che la rifaccio, assaporo l’operazione. Così, quando Mussolini ciai attraverso la porta socchiusa. Si ROMA gio terribile!». il piacere di tornare indietro nel tem- inaugurò la prima autostrada italia- rivolgeva a una saliera del ‘700, una A mia nonna piaceva fare il pane. po. Ho provato, le dico la verità, anche na, da Roma a Ostia, mio zio Riccardo cosa meravigliosa. «Tu sì ‘na cosa fitu- così lei vuole sa- Cominciava a famiare il forno, per a ripetere altre cose meravigliose del- che era antifascista disse a mio padre, sa» diceva. «Tu hai vistu mòriri a mè pere da me la sto- portarlo a temperatura, e intanto la- la mia infanzia. Come prendere il pa- fascistissimo: «Pippi’, lo sai picchì nonnu, hai visto mòriri a mè patri, e ria degli arancini vorava l’impasto con lo scanaturi. Al- ne caldo, andare dalla capra e munge- Mussolini fici ‘sta strata? Picchì si ora si ccà e aspetti che moru io. Ma io ti « di Montalbano, la fine, perché venissero ben schiac- re il latte direttamente sulla fetta. Non scantava ca i gelati c’arrivavunu futtu!». La prese e la buttò dalla fine- dei suoi polipettiE alla napoletana, dei ciate, lei faceva un salto e si sedeva so- ci sono mai riuscito. La verità è che i squagliati». stra: finì in mille pezzi, quella stupen- suoi involtini di tonno arrostito. Vuo- pra lo scanaturi, spianando bene tut- sapori del passato sono irripetibili. Poi venne la guerra, e il cibo comin- da saliera. le farmi arriminarein quella zona del- te le forme prima di infornarle. A me Una volta, bevendo l’uovo appena ciò a scarseggiare. Non era facile nean- Era capace di inventarsi parole nuo- la mia memoria dove sono sarbàti i toccava la scanatedda, un panino me- fatto, ti accorgevi subito se la gallina che trovare il pesce. Mio padre una vol- ve. «Zùnchisi», per esempio. Essere profumi, gli aromi, i sapori, le atmo- raviglioso, croccante e profumato. Lo aveva sconfinato nel campo di trigo- ta riuscì a comprare una partita di lin- «zùnchisi», in quella casa, voleva dire sfere e i segreti della tavola del com- aprivo col coltello, ci mettevo olio, pe- nella. Oggi... lasciamo stare. guate, che sarebbero le sogliole. Dun- essere noioso, camurriùso. Gli estra- missario. Cioè della mia. E va bene, pe nero e pecorino e lo mettevo nella Parliamo d’altro. Del gelato, per que organizzò una grande cena all’a- nei, ovviamente, non capivano. Cosa parliamone: questo è un tema che pressa del nonno. Così questo pani- esempio. A Porto Empedocle aveva il perto e furono invitati anche gli ufficia- che capitò anche quando arrivò da puntualmente spalanca la porta della no, sciaff, diventava sottile sottile. Io suo tempio nel Caffè Castiglione, che li amici suoi. Capitò che proprio nel Milano la zia Franca, la donna che mia giovinezza, è un piccolo viaggio mi andavo a sedere sotto un albero di aveva un segreto per i pezzi duri. Me- momento in cui vennero servite queste aveva appena sposato mio zio. Deve nel tempo che faccio con piacere. Ma carrubo con la mia scanatedda spia- ravigliosi. Il giorno che Mussolini magnifiche linguate, suonò la sirena sapere che, a Porto Empedocle, muo- sappia che è una storia lunga, che nata e questo, a dieci anni, mi bastava passò da lì — fermandosi in tutto 15 dell’allarme aereo. Fu un fuggi-fuggi. I versi si dice cataminarsi. Perché il no- principia quando io — che oggi ho e avanzava per essere felice. minuti — gli offrirono proprio il gela- soldati alle mitragliatrici, gli altri nel ri- stro mòviti significa l’opposto: stai quasi ottant’anni — ero un picciliddro Poi c’era il rito degli arancini. Gli to del caffè Castiglione. Dopo un po’ fugio. Mio padre non si mosse, restò fermo. Ora, la povera zia Franca non che aveva sì e no sette anni. Ha voglia arancini di Montalbano, certo. Mia di tempo telefonarono da Roma alla davanti alla sua linguata. Papà, gli chie- poteva immaginarlo. E alla fine del di sentirla? E allora s’assittasse. nonna diceva che prepararli era lun- capitaneria di porto avvertendo che si mentre correvo verso il riparo, e gli pranzo di famiglia organizzato per Da dove cominciamo? Senza dub- gariusu, ci voleva tanto tempo. Per- stava ammarando un idrovolante per aerei? «Mi ni futtu» rispose. Quando darle il benvenuto, si alzò in piedi mo- bio da mia nonna Elvira, che era la ge- ché bisognava preparare la carne, caricare un pozzo di gelato per il du- uscimmo, lui era ancora lì, e s’era man- strando l’intenzione di dare una ma- neralessa della cucina. Vede, la mia tanto di maiale e tanto di vitello, spez- giato anche la mia linguata: «Così im- no a sparecchiare. Un gesto di corte- era una famiglia numerosa, nella qua- zettandola col tagghiaturi, la mezza- pari a scantarti». sia, che naturalmente non poteva es- le ognuno aveva il suo ruolo preciso. luna. Ci voleva tempo. Si aggiungeva- Lei era la vera regina Dell’arrivo degli americani ho un ri- sere accettato. Così tutti cominciaro- Mia madre e le sue sorelle, che erano no i piselli, un po’ di caciocavallo ra- cordo nitidissimo. Mi venni a trovare no a gridarle: «Mòviti, Franca!», «mò- le classiche donne di casa siciliane, al gusano e qualche pezzettino di sala- della casa e aveva a Serradifalco, proprio sulla linea di- viti!», «mòviti!». Lei, intimidita, prese momento opportuno avevano il com- me, si impastava tutto in un pugno di fensiva tedesca. Ogni giorno bombe e qualcosa e corse verso la cucina. E so- pito primario di assistere mia nonna riso e si passava l’arancino nell’uovo, cannoneggiamenti. Si mangiavano lo allora scoprì che tutti volevano fer- Elvira. Una cuoca formidabile, sia nella farina e nel pangrattato, per un rapporto speciale due fave cotte e basta. Finchè una marla, intimandole «mòviti». Tirò un chiaro. E non solo: fu lei a farmi cono- l’impanatura. Ma non si friggevano mattina sentii cantare gli uccelli. sospiro di sollievo: «Per un attimo, scere il mio primo libro, « nel subito. No, bisognava aspettare una con le cose. Parlava Niente bombe. Mi affacciai e vidi che confessò, mi sono chiesta dov’ero ca- paese delle meraviglie», leggendome- notte, lasciarli riposare in pace. E il i tedeschi si erano ritirati. Ma la cosa pitata!». lo capitolo dopo capitolo quando io giorno dopo, a tavola, si vedeva con gli oggetti: che mi terrorizzò fu una specie di ca- Mia nonna sorrideva, di queste co- non avevo ancora imparato a leggere. com’erano venuti. Perché il problema sa gigantesca che avanzava in mezzo se. Era un personaggio unico, che riu- Ma il suo regno era la cucina. A essere dell’arancino era il dosaggio, che non una mattina la sentii alla strada. Non avevo mai visto un sciva sempre a catturare l’attenzione. precisi, la cucina della casa di campa- era mai lo stesso, e dunque ogni volta carro armato così grande. Il quale si Quando la portammo in udienza da gna. La quale distava dalla casa di città mia nonna passava un esame. «Comu scansò per far passare una jeep con un Papa Giovanni, a un certo punto lui — stiamo parlando di Porto Empedo- vinniru stavota?» domandava. «Un rivolgersi a una soldato di colore e, accanto a lui, in disse: «O trovate una sedia per questa

cle — meno di un chilometro e mezzo. tanticchia asciutti. L’autra vota erano piedi, un ufficiale con tre stelle sull’el- signora o le do la mia». Era felice di es- Un chilometro e mezzo di trazzera, megliu» rispondeva mio nonno. Un saliera del Settecento, metto: era il generale Patton. Fece fer- sere venuta a Roma. Mia moglie la però. Ora, in quella casa c’era tutto, giorno li fece in un modo davvero su- mare la jeep proprio davanti a me, portò a Tivoli, nella villa di Adriano. eppure bisognava portare sempre blime, e io stavo per dirglielo. Mio zio poi la prese e la buttò perché aveva visto la tomba di un te- Dopo averla vista, lei si appoggiò a una qualcos’altro: non ho mai capito per- Massimo mi diede un cavuciu sotto la desco con una croce di legno sopra. ringhiera, mormorando: «Tutto que- ché. Così si andava sulla trazzera col tavola. «Boniceddu» mi sussurrò. Ma dalla finestra Scese, prese la croce e la spezzò. Poi sto è bellissimo». E morì. perché?, gli domandai. «Perché lei de- diede un colpo allo sportello e la jeep

ve sempre superare se stessa: se tu le ripartì. Io ero pietrificato. E mi trovò dai soddisfazione, è finita». così l’ultimo soldato del gruppo, uno Da nonna Elvira ho imparato una con una ghirlanda di bombe a mano ricetta speciale, un piatto inventato attorno al collo. «Baciamo la mani da lei e battezzato “a munnizza”. Il paisà» mi disse. «C’avissi pi’ casu un nome è buffo, d’accordo, ma il piatto poco d’acitu, di chiddu nostru? Aiu a è fantastico. Anche lei vuole conosce- fare l’insalatedda o’ me’ tenenti. A vir- re questa ricetta? E va bene. Ci voglio- duredda di campagna la truvai, e ma- ‘‘ no otto o dieci verdure diverse, alcu- cari l’olio e il sale. Mi manca l’acitu. Ce ne crude e altre cotte. Poi si prendono l’hai?». Ce l’ho, gli risposi, e mi misi a delle gallette e si copre il fondo della piangere. Lo so, venivano a liberarci teglia affinché assorbano l’eccesso di dal fascismo: ma per me, in quel mo- olio e di aceto. Si comincia con uno mento, quei soldati erano degli inva- strato di verdure cotte, e lo si copre sori. Il soldato tornò dopo due ore. Io con un altro strato di verdure crude. gli diedi l’aceto e poi gli mostrai la cro- Poi ancora cotte, e di nuovo crude. ce spezzata da Patton. Lui capì: «Co- Tanti strati, insomma, finché non di- me generale non ce n’è uguali. Come venta una sorta di panettone colora- omo, è ‘na cosa fitusa». tissimo. Che va condito con olio, ace- Finita la guerra, potemmo tornare to e sale e ricoperto con acciughe, fet- alla casa di campagna. E nonna Elvira te di arance amare, capperi, olive ver- riprese il suo posto di comando. Lei di, patate, rape e uova sode a fette. era la vera regina di quella casa, e ave-

Repubblica Nazionale 50 10/07/2005 Però bisogna mangiarlo il giorno do- va un rapporto speciale con le cose. ‘‘ FOTO OLYCOM