Asiagoalla Scoperta Del Fascino Misterioso Della
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il fatto Il ritorno dell’uomo nello spazio La CLAUDIA DI GIORGIO e VITTORIO ZUCCONI Domenica il racconto Vorkuta, l’orrore a cinque stelle DOMENICA 10 LUGLIO 2005 di Repubblica GIAMPAOLO VISETTI La nostra paura quotidiana New York, Madrid e ora Londra: è la guerra del terrore che irrompe nella vita di tutti i giorni, obbligandoci a convivere con il rischio GABRIELE ROMAGNOLI V.S. NAIPAUL i luoghi lla fine, se avremo la fortuna di poterci guardare alma e imperturbabilità invece di panico e ansia. indietro, nel rassicurante retrovisore della storia, La gente di Londra e le immagini che proveniva- Nel bosco con il vecchio Sergente ricorderemo questo inizio di millennio come l’età no dalla nostra capitale, hanno forse mostrato FRANCO MARCOALDI (volevo scrivere la decade, ma mi ha censurato il un aspetto del carattere nazionale britannico. cultura realismo) della paura. E dei metal detector, dei so- Ma non so dire se questo carattere non sia ben spetti, delle posate di plastica, dei falsi allarmi. più universale e appartenga a tutti gli uomini, al- La stanza segreta di Frida AUn’epoca in cui tutto l’Occidente viene contagiato dalla “sin- Cl’umanità intera. Nei momenti di pericolo, di orrore, quando drome di Tel Aviv”: nessun luogo è sicuro, chiunque al tuo fian- il nostro animo è in bilico e sta per spezzarsi solo la flemma e J. BARREIRO CAVESTANY e DARIA GALATERIA co può essere il tuo assassino o, quel che è ancora più terribile, la calma ci possono salvare. Rileggete le pagine nelle quali Li- l’assassino delle persone che ami. vingstone, l’esploratore britannico, s’imbatte nei leoni d’A- spettacoli È una sensazione globale, che non risparmia niente e nessu- frica: quell’episodio dice molto degli inglesi ma esprime an- no. La cosa straordinaria non è che si diffonda nella fortezza di che il carattere dell’uomo: di fronte al pericolo, far sì che il no- Manhattan, modellata per essere iperbole di tutto quel che esi- stro sangue resti freddo, che la nostra mente rimanga lucida L’offensiva dei cattivi del rap ste nel mondo, ma che arrivi a Bali, un’isola concepita come è quello che ci permette di salvarci, di non cadere nel baratro ERNESTO ASSANTE, EDMONDO BERSELLI e CARLO MORETTI un’eccezione, dove la paura più grande, fino a poco tempo fa, del panico che ci fa smarrire e ci perde. Tutti gli uomini han- era quella di avere due giorni consecutivi senza onde per fare il no questa capacità, credo, in fondo all’animo, che emerge nei le tendenze surf. In questa sua diffusione la “sindrome di Tel Aviv” si depo- momenti più drammatici dell’esistenza e porta a comportar- sita in luoghi (e non luoghi), individua oggetti simbolo, deter- si in maniera misurata, reagendo con dignità. Sono il dolore e Camicia, l’essenza dell’eleganza mina comportamenti e, infine, viene affrontata da (più o meno la paura che finiscono col mettere in risalto virtù che magari LAURA ASNAGHI e GIANNI CLERICI efficaci) antidoti. non sono presenti nell’esistenza quotidiana. Repubblica Nazionale 29 10/07/2005 (segue nella pagina successiva) (segue nella pagina successiva) 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2005 la copertina La donna di New York che dopo l’11 settembre non riesce Sotto attacco più ad uscire da casa, il barista di Beirut che in piena guerra civile chiude la saracinesca del locale e fa festa. E poi le posate di plastica sugli aerei, i lunghi controlli per la sicurezza: sono i colpi che il terrore e la paura portano alla nostra esistenza quotidiana. Cambiandola GABRIELE ROMAGNOLI (segue dalla copertina) a paura ci è venuta a cercare facendo un lun- go e inesorabile viaggio. Ha ricalcato i passi dell’idea stessa della morte: in una vita senza traumi precoci nell’età dell’incoscienza la consideriamo un fenomeno astratto, qual- L’attentato cosa che accade a persone remote, di cui Ldanno annuncio giornali e televisioni. Poi, inevitabil- al metrò mente, tocca a qualcuno della famiglia. Infine realizzia- mo che davvero anche il nostro turno verrà. Così, a lungo, la paura è appartenuta a gente estranea, di Londra mostrata di sfuggita nei telegiornali, sulla quale, a in- tervalli, cadevano bombe. Poi è accaduto a persone con ci riporta facce, modi di vita, fedi (per chi le ha), simili alle nostre. Ora sappiamo che può succedere a noi, alle nostre città, sempre ai nostri autobus affollati. Dovrei scrivere “sappiamo che succederà”, ma la paura è, anche, l’esorcismo del di più male che verrà, la sua negazione. Una donna di New York mi raccontò che era a Roma l’11 settembre 2001. Seguì gli eventi alla televisione italiana. dentro Poi tornò a casa, attraversò una città che le parve immuta- ta, dal Queens a Manhattan. Solo quando aprì il portone e la sindrome vide un volantino con il volto del pompiere che abitava sot- to di lei e qualche parola in memoria si rese conto. Entrò di Tel Aviv nel suo appartamento e non fu più capace di uscirne per una settimana. I percorsi familiari, le quotidiane strade per andare a Wall Street erano diventati estranei, una minaccia da cui difen- dersi chiudendoli fuori. La paura di New York si è rivelata esponenziale. Pro- prio perché non ha saputo riconoscere i primi segni del pericolo (l’attentato al World Trade Center del ’95) ha decodificato tutti quelli successivi. Ha capito che non esiste, a difesa, una legge dei grandi numeri. È stata colpita di striscio una volta, al cuore una secon- da, l’obiettivo è la sua di- struzione. L’idea è apoca- FOTO REUTERS littica, ma ha i suoi seguaci. LA NORMALITÀ Un tempo la vaticinavano inascoltati profeti senza tetto al- PERDUTA l’ingresso della metropolitana, ora è un comune timore. Nelle foto sopra È l’aspetto più devastante di questa paura: non passa e sotto, Londra quando il danno è accaduto, ne prefigura uno maggiore, dopo gli attentati forse definitivo. Se non arriva, ci si può abituare a convi- del 7 luglio: le vere con la minaccia, ma ad altre latitudini, con una strade della mentalità e una storia diverse. capitale inglese È il caso di Beirut, devastata da quindici anni di guer- non si sono ra civile. Un barista di Hamra, quartiere dalla parte mu- svuotate anche se sulmana, racconta che al tempo degli scontri, ogni sera non è stato facile abbassava precipitosamente la serranda, ma dall’inter- per molti cittadini no. I clienti restavano dentro fino all’alba, baldorie co- tornare in me quelle non ce ne sono state più. Traluce, nello sguar- metropolitana do di molti, perfino una nostalgia per quei tempi estre- dopo l’esplosione mi e feroci. È possibile avere paura per quindici anni o, con il tempo, la minaccia diventa un’abitudine, il pas- saggio sotto il tiro del cecchino una categoria del rischio paragonabile alla guida veloce su una trafficata auto- strada? Certo, nel diverso atteggiamento influisco- no anche il differente mo- do di pensare e di credere. L’Oriente è fatalista, le sue religioni anche. L’Occi- dente invoca un dio “pompiere”, dispensato- re di atti salvifici. La gente La nuova vita si inchina a un dio “fuo- co”, che a volte riscalda, a volte incenerisce, sia fatta la sua volontà. Quando, dopo l’atten- tato a Rafiq Hariri, lo scor- so 14 febbraio, Beirut ha visto riapparire lo spettro del terrore (seppur nella FOTO AFP forma locale della guerra tra allarmi per bande di potere) la sua reazione è stata molto diver- Prima sa da quella di New York e delle metropoli occidentali. L’amarezza non era tanto collegata alla prospettiva del- il pericolo la morte quanto a quella di un nuovo abbassamento del- la qualità della vita faticosamente conquistata. Due not- ti di coprifuoco e poi, alé, si balla coi lupi. era una Tutte le precauzioni, i controlli, le scaramanzie d’Occi- dente sono in qualche modo collegate all’idea che il desti- cosa lontana no sia evitabile, o almeno procrastinabile. Altrove l’idea è che il destino si compia, se non in una forma, nell’altra. Il e metal detector ora abbiamo capolinea è comunque Samarcanda, anche se dovessimo arrivare passando sotto una fila di metal detector. capito Le sedi in cui il nuovo terrore si è depositato sono prin- cipalmente i non luoghi, gli spazi dove non si vive, si tran- sita: gli aeroporti, i mezzi di trasporto, i locali pubblici. La che verrà guerra convenzionale ti viene a colpire dove sei, bombar- da le abitazioni, entra a fucile spianato “casa per casa”. il nostro Questo terrorismo (questa guerra non convenzionale) ti colpisce dove passi. La minaccia ti segue, ti accompagna. turno In questo modo la paura, letteralmente, ti paralizza. In- duce a non muoverti per sentirti al sicuro. L’obiettivo è ri- durci tutti come la donna sotto shock al ritorno a New York: barricati con i nostri stracci, la nostra pseudoiden- tità, l’immaginetta di un Dio misericordioso che libera da tutti i mali. La valenza stessa dei non luoghi muta. I Giochi olimpici, che dovrebbero essere una festa mo- bile diventano un quadriennale appuntamento con la paranoia dello sterminio in mondovisione. Gli archi del trionfo portano impresso il marchio Garrett e squillano al passaggio di medaglie metalliche, dunque sospette. I Paesi organizzatori, passato il tripudio dell’assegnazio- ne, vivono vigilie di suspense a aspettano la cerimonia di Repubblica Nazionale 30 10/07/2005 chiusura come una liberazione. Giochiamo, perfino, DOMENICA 10 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31 LE STRAGI GERUSALEMME NEW YORK BALI MADRID LONDRA Dall’inizio della L’11 settembre 12 ottobre 2002: L’11 marzo 2004 7 luglio 2005: seconda Intifada 2001 due aerei una bomba dieci esplosioni nel giorno (settembre 2000), vengono dirottati esplode in una su quattro treni di apertura del G8 Israele è teatro di e fatti schiantare discoteca di Bali, in tre stazioni della in Scozia, i terroristi continui attentati contro le Torri frequentata capitale spagnola colpiscono kamikaze: fra gli Gemelle: il bilancio soprattutto da provocano la morte la capitale inglese: israeliani si sono del drammatico turisti occidentali.