La Divisione Italiana in Francia 1803-1806
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Corso di Laurea magistrale ( ordinamento ex D.M. 270/2004 ) in Storia dal medioevo all’età contemporanea Tesi di Laurea La Divisione italiana in Francia 1803-1806 Relatore Ch. Prof. Luciano Pezzolo Laureando Giorgio Gremese Matricola 828514 Anno Accademico 2011 / 2012 In memoria del Professore Giuseppe Del Torre Indice della Tesi Introduzione pag. 4 Capitolo 1: Le fonti, la storiografia. Pag. 8 Capitolo 2: Il campo di Boulogne ed il progetto di invasione dell’Inghilterra: scenari strategici e politici. Pag. 15 Capitolo 3: La costituzione della Divisione Pino Pag. 26 La riunone dei reparti Pag. 29 La formazione dello Stato Maggiore Pag. 33 Due militari e due generali: Pino e Teulié Pag. 37 Il problema degli ufficiali aggiunti: Foscolo, Celentani, Arcovito e Jannelli Pag. 39 Capitolo 4: Il trasferimento della Divisione in Francia Pag. 46 La questione finanziaria della Divisione Pag. 52 Capitolo 5: Permanenza e impiego della Divisione a Calais Pag. 55 Capitolo 6: La dispersione della Divisione e l’invio in Prussia. Pag. 63 Conclusioni Pag. 67 Annessi Pag. 72 Fonti archivistiche: Archives Nationales Pag. 73 Service Historique de la Dèfense Pag. 107 Carrispondenze Corrispondenza di Joachim Murat Pag. 175 Corrispondenza di Napoleone Bonaparte Pag. 177 Corrispondenza di Ugo Foscolo Pag. 184 Corrispondenza di Francesco Melzi d’Eril Pag. 188 Bibliografia Pag. 245 Fonti manoscritte Pag. 252 « L’histoire du royaume d’Italie du 1794 à 1814 est le plus beau sujet des temps modernes, l’idéal s’y joint au positif. »1 Stendhal Introduzione Nel dicembre del 1801 si assiste per quanto concerne il futuro dell’Italia settentrionale al passo fondamentale verso una nuova stabilità e forma statale. Con il congresso di Lione, dove Napoleone Bonaparte 2, divenuto ormai Primo Console della Repubblica Francese, convoca rappresentanti di tutti gli ordini sociali, si sancisce la nascita della Repubblica Italiana. Bonaparte ne è il Presidente, il milanese Francesco Melzi d’Eril 3 il Vice-Presidente e Milano la capitale. La nuova struttura statale viene sviluppata per garantire maggiore stabilità e funzionalità alla repubblica satellite della Francia e per eliminare pericolose frange di giacobinismo che potevano ancora esistere nella seconda repubblica Cisalpina, le quali mal si accordavano con la nuova Francia uscita dal colpo di stato del diciotto brumaio. La riformata Repubblica, sebbene ancora più legata alla sorella transalpina con la presidenza in mano direttamente a Napoleone, riesce però a godere di un nuovo impulso innovatore che permetterà un vero sviluppo amministrativo e che avrà riflessi su tutti i settori dello Stato 4. I due campi più importanti a cui lo stesso Bonaparte tiene sono quello diplomatico e quello militare. Il Ministero degli Esteri prende sede con il proprio ministro Marescalchi e la prima divisione ministeriale proprio a Parigi. Sebbene subordinato sul piano decisionale alle volontà francesi, ciò permette una partecipazione diretta dell’Italia ai grandi rapporti diplomatici che hanno luogo a Parigi fra le diverse potenze europee. Secondo campo delle riforme è quello dell’esercito. Si assiste in breve tempo alla razionalizzazione delle truppe della Repubblica, alla loro riorganizzazione e ad un attento controllo sul corpo degli ufficiali. In data 13 agosto 1802 viene emanata la legge sulla Coscrizione, che permette la riforma dell’esercito 5 abbandonando il modello volontaristico in favore di un esercito più popolare e rappresentanza di tutta la nazione. Tramite il sistema coscrizionale viene anche data la possibilità al 1 Da Stendhal, Rome, Naples et Florence, Parigi, 1817, pag. 411 2 Per una biografia generale rinviamo all’opera di L. Mascilli Migliorini, Napoleone, ed. Salerno, Roma, 1991 3 Rinviamo per una biografia di Melzi e per la connotazione delle sue idee politiche all’opera di N. Del Bianco, Francesco Melzi d’Eril: la grande occasione perduta, ed. Corbaccio, Milano, 2002 4 Per una visione generale dell’epoca napoleonica in Italia e su tutti i diversi settori, non solo quello militare, rinviamo a C. Zaghi, L’Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, ed. Utet, Torino, 1986 5 Per una visione generale delle forze armate italiane del periodo rinviamo all’opera di A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana: cenni storico statistici dal 1796 al 1814, ed. Borroni e Scotti, Milano, 1845 ed all’ultimo lavoro di P. Crociani, V. Ilari e C. Paoletti, Storia militare del Regno italico 1802-1814, ed. Uff. Sto. SME, Roma, 2004 Ministero della Guerra di attuare la costituzione di un esercito bene organizzato. Tale compito viene affidato al generale di divisione Alessandro Teodoro Trivuzio (1773-1805) che ricoprirà tale carica dal 1802 fino al 1804, data della sua partenza per assumere il comando della Divisione italiana già stazionata in Francia. Si deve infatti all’opera di Trivulzio l’effettiva costituzione dell’esercito italiano in questi primi due anni, affrontando tutte le difficoltà dovute alle ristrettezze finanziarie, le difficoltà create dal comando francese del generale Murat e le prime negative esperienze del sistema di leva dei coscritti. Lo sviluppo di un esercito italiano, sebbene con scopi diversi, era caldeggiato sia da Bonaparte che dal vicepresidente Melzi. Il primo necessitava di buone truppe da poter utilizzare nelle campagne militari o per la protezione dei confini (francesi quanto italiani, che fungevano da stato cuscinetto); il secondo per garantire la forza ed il diritto dello Stato italiano, sviluppare una coscienza nazionale e alleviare le pretese finanziarie francesi per il mantenimento delle truppe alleate su suolo italiano6. Ultimo punto, ma non meno importante, è quello della partecipazione delle truppe italiane a teatri operativi stranieri. Sebbene Melzi non fosse completamente favorevole all’invio di truppe italiana all’estero (o per lo meno al di fuori della penisola), principalmente per paura di diserzioni o dei costi di mantenimento; egli era ben conscio dell’importanza politica che esse potevano rivestire, ponendo le truppe italiane in rapporto o contro truppe straniere, testimoniando la realtà statale italiana e la sua indipendenza nel contesto delle nazioni europee. Proprio in questo scenario dobbiamo inserire la Divisione italiana che tra il 1803 ed il 1806 fu presente sul suolo francese presso il campo di Boulogne e l’Armée des Cotes de l’Ocean per partecipare al progetto sviluppato da Napoleone in merito all’invasione dell’Inghilterra dopo la rottura del Trattato di pace di Amiens. La nascita di questa spedizione si deve, ufficialmente, all’idea di Bonaparte, Presidente della Repubblica, che scrisse a Melzi ordinandogli di formare la Divisione per il suo desiderio di avere dei “bravi soldati italiani” ai suoi ordini. In realtà sembra che l’idea sia nata da parte del generale italiano Pino, che la suggerì al Primo Console onde ottenere un comando da cui ricavare onori e riconoscimenti. L’ordine di formazione cadde come un fulmine a ciel sereno sull’esercito italiano completamente in corso di riorganizzazione e già con una parte delle truppe impegnate in Puglia per l’occupazione dei porti di fronte alle isole Ionie occupate dalle forze russe. Raggruppando tre reggimenti di fanteria, uno di cavalleria, una compagnia di artiglieria a cavallo (o leggera), una compagnia del treno strasporti ed una compagnia operai del genio, la struttura della Divisione risultava, per l’epoca, enorme, vittima delle voglie carrieriste di Pino. Sostenuto da 6 Per quanto concerne le idee politiche e l’atteggiamento di Bonaparte verso l’Italia rinviamo all’opera di A. Pingaud, La domination française en Italie du Nord 1796-1805: Bonaparte, président de la République italienne , Parigi, 1914 e A. Pillepich, Napoleone e gli italiani, ed. Il Mulino, Bologna, 2005 Napoleone a Parigi e da Murat in Italia, il generale riuscì ad ottenere di portare alla massima forza le proprio unità dirottando il flusso di coscritti e rifornimenti. Ottenne anche l’aggiunta della compagnia operai e destinando sotto il suo comando probabilmente i due migliori generali italiani dell’epoca: il generale di brigata Teulié, in quel momento in disgrazia per l’affare Ceroni e reinserito nei ruoli per l’occasione, ed il generale di brigata Bonfanti, che successivamente diverrà il più giovane generale di divisione italiano. Concentrata a Milano nel novembre 1803, la Divisione partì per la Francia in diversi scaglioni. Timore di tutte le autorità era il possibile alto tasso di diserzione che si sarebbe potuto creare durante l’attraversamento della Lombardia e del Piemonte. Nonostante ciò, le abbondanti misure di polizia prese si rivelarono inutili per il buon comportamento delle truppe che con marce serrate attraversarono le Alpi in pino inverno e diressero su Parigi. Passate in rivista da Napoleone, proseguirono per la regione del Pas-de-Calais per raggiungere le zone di concentramento delle truppe. Divisa in diverse guarnigioni in base alle specialità delle unità, la Divisione vivrà, fino al rimpatrio delle diverse unità o alla partenza per la campagna di Prussia del 1806, una noiosa vita di guarnigione fatta di addestramenti intensivi e presidio delle coste. Nonostante ciò, poté godere, sebbene lontana dal teatro politico italiano, della partecipazione ai grandi eventi politici francesi: i soldati italiani furono presenti ai momenti fondamentali come l’affare Pichegru-Cadoudal, il passaggio all’Impero, la creazione della Legion d’Onore. Oltre che punti fondamentali della leggenda napoleonica, tali avvenimenti furono eventi importantissimi