APRILE 2010 - n. 4 ANNO 64° - MENSILE Sped. Abb. Post. art. 2, comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Torino - Taxe perçue - Tassa riscossa Torino C.M.P. - Conto 282/L

Gesù le disse: “Maria!” Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì” che significa: “Maestro”. E corse ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore”. (Gv 20,16 ss) IL TEMPIO DI SOMMARIO

DON BOSCO 3 Don Emilio Zeni MENSILE Il sorriso 4/2010 - Anno 64 4 DIRETTORE E REDATTORE Natale Cerrato Emilio Zeni Con i suoi ragazzi

RESPONSABILE Gesù appare a Maria di Magdala. 6 Valerio Bocci (Dipinto di Alexander Ivanov, Museo di Sanpietroburgo). Paolo Risso Il Beato Don Michele Rua ABBONAMENTI Flavio Accornero TEMPIO Dl DON BOSCO 8 PROGETTO GRAFICO Claudio Russo ORARIO SS. MESSE (ora legale) Don Bosco visto da Don Michele Rua / 5 Luigi Zonta Festivo: 8 - 9.30 - 11 / 17 - 18,15 Feriale: 7 - 8 - 11 / 17 FOTO 10 SANTUARIETTO Sandro Bertocchi - Agnese Gasparotto Giovanna Colonna Centro Eucaristico Mariano Pierino Gilardi - Guerrino Pera Adorazione ore 9,30 - 12 / 15,30 - 18 Perché? Giuseppe Ruaro Ufficio Accoglienza ORARIO MUSEI 12 Museo Missionario Tel. 011/98.77.229 - Fax 011/98.77.240 Passio Christi Passio Hominis COLLABORATORI Gianni Asti - Maurizio Baradello Dal 1° novembre al 31 marzo: Teresio Bosco - Natale Cerrato da martedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-17 14 domenica e festivi: ore 10,30-12,30 - 14,30-17,30 Giorgio Chatrian - Giovanna Colonna Don Giorgio Chatrian Silvia Falcione - Roberta Fora Dal 1° aprile al 31 ottobre: La vera beatitudine Sabino Frigato - Milena Garberoglio da martedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-18 domenica e festivi: ore 10,30-12,30 - 14-18 Enrico M. Greco - Luciano Pelissero Paolo Risso - Claudio Russo Chiusura: 16 Thierry Dourland - Lorenzo Vialetto tutti i lunedì, 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre Silvia Falcione Museo Vita Contadina Educazione all’ambiente STAMPA Dal 1° novembre al 31 marzo: da lunedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-17 SGS - Torino domenica e festivi: ore 9,30-12 - 14-17 18 Dal 1° aprile al 31 ottobre: Contraddizioni e paradossi TELEFONO da lunedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-18 011.98.77.111 - 011.98.77.162 domenica e festivi: 9,30-12 - 14-18 19 Fax 011.98.77.236 INFORMAZIONI Roberta Fora Ufficio Accoglienza: Ti rendo grazie, Signore ABBONAMENTO Tel. 011.98.77.162 - 011.98.77.111 Offerta libera Fax 011.98.77.236 20 Ristorante Mamma Margherita Silvia Mangino VERSAMENTI Tel. 011.99.27.158 - 011.99.27.185 C.C.P. 00110148 intestato a: Bambini soldato Tempio di Don Bosco Per offerte 14022 Castelnuovo Don Bosco (AT) C.C.P. 00110148 intestato a: Tempio di Don Bosco 21 Sped. in abb. postale 14022 Castelnuovo Don Bosco (AT) Reg. al n. 498 del Trib. di Torino Istituto Bernardi Semeria Luciano Pelissero il 14-11-1949 Banca CR Asti - fil. Castelnuovo Don Bosco Cronaca C. Iban IT62M0608547380000000020109 Banco Posta 23 Tempio Don Bosco Milena Garberoglio IT37A0760110300000000110148 L’angolo del sorriso ASSOCIATO ALL’USPI Internet UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA http://www.colledonbosco.it E-mail: [email protected] Direttore-Rettore: [email protected] Scuola Grafica: [email protected] Rivista: [email protected] Scrive un anonimo che il sorriso è la distanza più corta tra Don Emilio Zeni due persone. Come dire, per inverso, che chi non sa sorridere IL PUNTO allunga le distanze. Certamente c’è sorriso e sorriso. Quello vero non si ferma alle labbra, lo si può cogliere negli occhi, sul viso, nei sentimenti che traspirano da tutto il suo essere, ha le radici nel cuore che lo fa emergere dal mistero della vita Il sorriso è accoglienza, comprensione, tolleranza, amore, disponibilità, ascolto e risposta. Non corre su molte parole, tal- volta è più vero nel silenzio. Il neonato non parla ma sorride e tende le mani quando vede mamma e papà. Cerca il suo spazio d’affetto. I genitori lo sanno e rispondono con un sorriso aperto per rassicurarlo. È pur vero che nella vita non si può o non si riesce a sorridere sempre e a chiunque. Purtroppo in esso si possono mascherare sentimenti negativi e perversi. Così un sorriso sprezzante può solo accendere avversione, un sorriso ipocrita umilia che lo of- fre e chi lo riceve. Un sorriso di sfida affila le armi della rivalità. Anche il sorriso finto ci riporta all’immagine del fiore di plastica, senza vita e senza profumo: un solo moto delle labbra, talvol- ta egoisticamente utile. C’è anche il sorriso triste: una delusio- ne, una speranza infranta, una parola ingiusta… Per un cuore buono e attento può trasformarsi in un messaggio sincero: un desiderio di comprensione, di accoglienza, di aiuto… Un poeta il e cantante statunitense – per altro assai tormentato dalla vita – scrisse: “Sorridi sempre, perché più triste di un sorriso triste è la tristezza di non saper sorridere” . Può essere vero. Ma ciò che l’uomo, soprattutto del nostro tempo, deve cer- care e scoprire è la motivazione che apre al sorriso sincero, sen- za ambiguità. Le culture, le teorie spiritualistiche, le tradizioni, le sorriso situazioni sociali, l’amicizia possono offrire ragioni vere per mo- tivare un atteggiamento di serenità, ma sovente esso è condi- zionato dagli eventi più o meno positivi, da alternanze d’umore. Gesù Cristo ce ne ha dato la ragione ultima e perenne che sfida il tempo e non subisce corruzione di mode; è il comanda- mento dell’amore. Quell’amore che va oltre le attese della gra- tificazione e fluisce direttamente dalla stessa fonte che è Dio, Padre di tutti. Un amore che si dona anche al nemico a cui può offrire serenamente l’altra guancia o morire per lui. Quell’amore che anche nella straziante solitudine del Getzemani sa rivolger- si da amico ai suoi che hanno lasciato solo il Maestro a suda- re sangue. Quell’amore che pur nell’estremo supplizio sa dire «perdono» o illuminare la speranza del condannato: «Sarai con me in paradiso». Quell’amore del Risorto che – sfidata e vinta la morte – chiama per nome, come Maria di Magdala, anche quando non lo si riconosce. Un cristiano vero non può non essere aperto al sorriso, sin- cero e incoraggiante, per sé e per gli altri. Per questo Giovanni Paolo II lasciò a tutti, soprattutto ai gio- vani, un affascinante impegno: «Portate a tutti la gioia di Cristo». Il sorriso dà visibilità all’impegno. ❑ l’angolo delle curiosità facezie ed arguzie Con i suoi ragazzi Natale Don Bosco fu grande educatore. aggiungendo: «Alcuni, purtroppo, co- Ricco di una spiritualità autentica e minciano ad esercitare l’arte di sanra- CERRATO completa ma semplice, tutta sostanzia- faél sui libri dei compagni. Guai, guai ta di buon senso e di carità, fu esempio a chi comincia così. Finirà come un ta- vivente dell’amore educativo cristiano. le di questa casa che cominciò dai libri Lo possiamo notare anche dalle sue e poi, via via, divenne un ladro matri- conversazioni con i ragazzi di Valdocco colato, finché, colto sul fallo, fu caccia- e dalle battute scherzose ed argute con to ignominiosamente» (MB 10,1035). le quali infiorava il suo parlare con loro. L’arte di sanrafél è un modo di dire piemontese (fé San Rafaél) che signifi- ca «rubare». San Raffaele proprio non L’arte di San Rafaél c’entra se non per l’assonanza che que- Tipiche a Valdocco erano le cosid- sto nome fa con «rafé» che in piemon- dette «Buone Notti» di Don Bosco, e tese significa arraffare, rubacchiare. È, cioè quei sermoncini che egli soleva quindi, una espressione buffa usata da Don Bosco per far sorridere gli inno- Carrozza dell’800. rivolgere ai giovani dopo le preghiere della sera. Salito su di una piccola cat- centi e far riflettere i colpevoli con la tedra nel porticato adiacente alla cap- sua caratteristica arguzia e bonarietà pella di San Francesco di Sales, indica- popolare. va prima gli oggetti smarriti nella gior- nata e fatti da lui raccogliere in giro per I passeri non lavorano la casa: una matita, un temperino, un berretto, un indumento personale di Lo scherzo e la narrazione di fat- Ricco qualche ragazzo; poi dava disposizioni ti ameni fluivano sempre sulle labbra di una spiritualità per il giorno seguente e infine un buon di Don Bosco. Fu questo un caratte- autentica ma semplice, pensiero magari accompagnato da un re permanente nella sua conversazione sostanziata esempio. Molte di quelle Buone Not- con i ragazzi anche in mezzo alla spi- di buon senso ti furono annotate da giovani salesia- ne più dolorose e ai dispiaceri più gra- e di carità, ni e furono poi riportate nelle ben note vi. Un giorno un giovane gli fece nota- re: «Spiegando il Vangelo il predicato- fu esempio vivente Memorie Biografiche. Dunque, il 7 novembre del 1872 re ci disse che i passeri non lavorano, dell’amore educativo non fanno nulla, eppure Iddio provve- cristiano. Don Bosco annunciò che due giova- ni erano stati allontanati per cattiva de loro di tutto perché possano man- condotta e disubbidienza. Invitò poi giare e... vestirsi! Non è una bella co- a consegnare ogni oggetto rinvenuto, sa?» E Don Bosco prontamente: «Ma il Signore, mio caro, li lascia anche in- grassare e poi andar a friggere in pa- della per servire di cibo a chi lavora!» (cf MB 17,559).

Sull’«imperiale» Anche nelle sue lettere Don Bosco non manca di includere delle arguzie, in particolare quando scrive ai suoi gio- vani, come nel caso del 21 luglio 1862. In quel giorno ai giovani dell’Oratorio scrisse da Lanzo, narrando loro la sua avventura in diligenza sotto la pioggia. Si era recato, come al solito, agli Eser- cizi Spirituali di Sant’Ignazio. Era sta- to un viaggio sotto la pioggia. Occor- re tener presente che Don Bosco sof- faceziedelle ed curiositàl’angoloarguzie

Quella è l’«università» di Don Bosco Curioso è il sapere che un mae- stro ed educatore impareggiabile come Don Bosco non possedeva alcun tito- lo di studio. Nell’anno scolastico 1943-44 lo scrivente si trovava a Castelnuovo Don Bosco. Andavo spesso in Val Martina alla cascina del Sig. Giovanni Andria- no, dove suo fratello, il Canonico An- gelo, professore al Seminario di Giave- no, passava periodi di riposo. Da que- sti potei apprendere un particolare ine- dito sulla... università dove Don Bosco aveva fatto gli studi. I fratelli Giovanni ed Angelo erano Dal film “Don Bosco” di Leandro Castellani. due dei dieci figli di quel Luigi Andria- no che Don Bosco, novello sacerdote, friva il viaggio in carrozza e quindi, in aveva battezzato a Castelnuovo il 27 quell’occasione, era stato costretto a giugno 1841, facendo pure da padrino. prendersi un posto allo scoperto sopra Luigi conosceva bene la famiglia Bo- la vettura, posto che si chiamava l’«im- sco perché abitava con i genitori in Val periale». Ed ecco le sue parole: Martina, in una casa a ridosso della «Io ero sull’imperiale ma tutt’al- «Renenta» sotto il «Sussambrino», do- tro che da imperatore. Con me vi era- ve dal 1830 al 1839 abitò, con la madre, La fontana Renenta. no parecchi altri. Tenevansi aperti due Giuseppe Bosco, fratello del Santo. ombrelli, i quali riparavano coloro che li Giovanni, allora studente e chierico tenevano in mano, ma io che ero in mez- a Chieri, alloggiava nelle vacanze pres- zo al sedile, non avevo altro benefìcio se so il fratello al Sussambrino ed aveva non quello di ricevere lo scolo o meglio libertà di darsi interamente ai suoi li- lo scarico di acqua di ambedue gli om- bri. Non volendo però essere di peso brelli, sicché giunsi a Lanzo senza un fi- al fratello, conduceva le vacche al pa- lo di abito asciutto, gelato pel freddo. scolo e prestava il suo aiuto nella col- Voi, o cari giovani, avreste veduto Don tivazione del podere. Alle volte si ap- partava nella vigna vicina della fami- Bosco discendere dalla vettura tanto in- Il Sussambrino. zuppato, simile a quei grossi sorci che glia Turco e faceva la guardia all’uva spesso vi accade di osservare uscire dal- con il libro in mano. Soleva anche sali- la bealera dietro il cortile» (cf E 267). re in cima alla collina e passarvi molte ore della giornata all’ombra degli albe- ri dedicandosi agli studi. Don Bosco, quando portava i gio- vani in gita ai Becchi e nel paesi del Monferrato, doveva passare davanti al Sussambrino. Quando arrivava, Lui- Durante le vacanze gi Andriano correva presso la spallet- al Sussambrino ta del ponte all’incrocio della strada soleva salire sulla con Buttigliera in modo da incontra- cima della collina re il gruppo e soprattutto il padrino. e passarvi qualche ora Don Bosco allora indicava ai suoi ra- all’ombra degli alberi gazzi le piante del Sussambrino e di- dedicandosi ceva loro: «Cola là a l’é l’università ’d allo studio. Don Bòschi» (Quella là è l’università di Don Bosco). E pensare che in quegli anni a Valdocco si faceva un gran par- lare del ch. Francesia e di altri che do- vevano frequentare l’Università di To- rino (Natale Cerrato, Car ij mè fieuj, 2ª ed., p. 36). ❒

5 anno sacerdotale IL BEATO Paolo RISSO Don Michele Rua “TUTTO A METÀ CON DON BOSCO” SACERDOTI Nel 1° Centenario della sua morte

CHE HANNO Nasce a Torino il 9 giugno 1837, Don Rua parla con Don Bosco nella casa della Fabbrica delle Armi. (Barcellona, Spagna 1886). SEGNATO Piccolo, minuto e fragile. Duran- LA te la sua fanciullezza, tanti lutti. Sua Diventa catechista all’Oratorio, mamma teme di perdere anche lui, l’ul- giovanissima guida spirituale – o me- STORIA timo nato: Michele Rua. glio confidente – dei ragazzi più piccoli Il fratello Luigi lo conduce all’Ora- e più soli. Affronta i trattati di Teolo- torio di Don Bosco. Ha solo 8 anni. gia, scritti in latino, e diventa profondo Don Bosco sta distribuendo meda- nella sacra Doctrina. gliette ai suoi ragazzi. Quando tocche- Il 29 luglio 1860, a Caselle, è ordi- rebbe a Michele, Don Bosco non ne ha nato sacerdote: ha solo 23 anni ed è più, ma gli dice: sempre fragile, ma quanto buono, dot- – Noi due faremo tutto a metà. to e austero. Don Bosco – che lo predi- S E gli fa un gesto come si tagliasse lige e gli legge dentro – lo nomina pri- in mezzo la mano. Il fanciullo è un po’ mo direttore spirituale della sua Con- deluso, ma rimane con Don Bosco. gregazione nascente. È colpito soprattutto dalla bontà di Don Michele, come il Santo Fonda- Don Bosco, dal suo grande, sconfinato tore, trasmette un grande amore a Ge- amore a Gesù Eucaristia. Va spesso a sù Crocifisso, a Gesù Eucaristico: per confessarsi da lui e ha l’impressione di Lui, si può fare qualsiasi sacrificio, con parlare con un angelo del cielo. l’aiuto dell’Ausiliatrice. Anche oggi, noi povera gente, ab- Dunque, avanti! biamo bisogno di trovare preti così, Un giorno domanda a Don Bosco: confessori così: andare a confessarsi – Ma che cosa voleva dirmi, quella e trovare quasi un angelo di Dio che volta, quando mi fece il gesto con la ma- ascolta, consiglia e perdona. no, «tagliata» a metà? La vita è dura all’Oratorio che Don – Ragazzo mio, ma non hai ancora Bosco ha aperto a Valdocco, ma con capito? Faremo a metà di tutto: impe- Don Bosco – anzi con Gesù – si sta gni, problemi, croci, ma anche delle gio- ie che avremo a servire Nostro Signore, Abate Peyron. troppo bene. Così decide di starci per sempre, di diventare, un passo dopo a portare a Lui i ragazzi e i giovani. Tu l’altro, un alter Jesus, come Don Bo- accetti, vero? – Accetto, signor Don Bosco! sco. Sacerdote e null’altro. E quando Il 18 dicembre 1859 è tra i 18 fon- «Con sei uomini Don Bosco il 26 gennaio 1854, da ini- datori della Congregazione Salesiana. zio alla Società di San Francesco di Il 14 maggio 1862 (con altri 21 Sale- come Don Rua Sales (i Salesiani), il 25 marzo 1855 il fonderei siani), si offre a Dio con i voti per sem- chierico Michele Rua emette i voti pri- pre, come salesiano, davanti a Don Bo- una università» vati nelle mani di Don Bosco: accetta (Abate Peyron). sco. Ecco, «sarà la sua metà». così di essere Salesiano. Ha una testa ben fatta, Don Miche- Impara latino e greco, alla scuo- le, e nel 1863, si laurea, professore di la del Prof. Bonzanino, insieme ai fi- Lettere all’Università di Torino, con gli gli dei ministri e dei borghesi di Tori- elogi dell’illustre pedagogista Rayne- no, con altri amici dell’Oratorio, come ri e dell’abate Peyron, il quale diceva: Francesia, Cagliero, Domenico Savio, – Con sei uomini, come Don Rua, un ragazzino della razza di San Ludo- fonderei una università! vico d’Angiò e di San Luigi Gonzaga, Ma Don Bosco lo invia in quell’an- della «stoffa» degli angeli. no, come Direttore al suo piccolo Semi-

6 sacerdotaleanno nario di Mirabello Monferrato (AL), dendole in Svizzera (1889), in Colom- il primo istituto aperto fuori Torino. bia (1890), in Belgio, , Palesti- Si comporta come fratello maggio- na (1891), in Messico (1892), poi in re e padre per i suoi allievi, stile Don Portogallo, Venezuela, Perù, , Bosco, ma un po’ più austero e severo. , Bolivia, Egitto, Paraguay, Due anni dopo, alla morte di Don Vit- Nord America, El Salvador, Antille, torio Alasonatti, primo prefetto del- Turchia, India, Cina, Mozambico… la Congregazione, Don Rua rientra a Un vero miracolo che si spiega sol- Valdocco per sostituirlo. Don Bosco tanto per l’azione di Gesù nelle anime, gli raccomanda: soprattutto giovanili: miracolo ottenu- – Don Rua, fatti amare. to dalla intercessione dell’Ausiliatrice «Da quel momento – scrive Don e del Santo Don Bosco… e della vita Eugenio Valentini, dottissimo Salesia- santa e orante di Don Rua e dei Sale- no – si verificò veramente alla lettera la siani formati da Don Bosco e da quel- profezia che Don Bosco gli aveva fatto, li della generazione immediatamente quand’era fanciullo, che avrebbe fatto successiva: Gesù al centro, la vita impo- a metà con lui. Don Rua prese su di sé stata su di Lui, e sulla consacrazione al- tutta la parte disciplinare e organizza- la Madonna, sulla Confessione frequen- tiva». (Con i ragazzi – dico io – ci vuole te e regolare, sulla vita vissuta in grazia chi faccia esplodere la vita – vedi Don di Dio – stile Don Bosco – più che mai Bosco – ma anche chi faccia osservare attuale oggi. le regole – vedi Don Rua!) Sotto la guida di Don Rua, iniziaro- Don Bosco stesso fu meravigliato di no pure le missioni per la conversione San Domenico Savio. una tale cooperazione tanto da farne a Gesù, unico Salvatore, tra i Kivaros questo elogio: in Ecuador, e tra i Bororos nel Brasile. – Se Dio mi avesse detto: «Immagi- Davvero una vita grandiosa – quel- na un giovane adorno di tutte le virtù e la di Don Michele Rua – per santità e abilità maggiori che tu potresti deside- realizzazioni. Davvero il compimento rare, chiedimelo e io te lo darò», io non dei «sogni» di Don Bosco, quelli che mi sarei mai immaginato un Don Rua. Ancora Don Valentini cita Don lasciavano tutti a bocca aperta quan- Bosco, che disse altra volta: do li raccontava. Ma diversamente a – Se io volessi mettere un dito su Don quanto avvenne in Don Bosco, in cui Rua, in un punto dove non vedessi in lui tutto appariva straordinario, anche la virtù in grado perfetto, non potrei far- all’esterno, Don Rua nascondeva tutto lo, perché non saprei dove posare il dito. sotto il velo della regolarità più umile La virtù in grado perfetto era la sua e più dimessa. Ma definito «regola vivente», tanto configurazione sempre più piena a Ge- Leone XIII. sù Sacerdote. era fedele al suo sacerdozio e allo stile Nel 1884, fu eletto da Papa Leone salesiano, Don Rua non riuscì a nascon- Paolo VI. XIII, Vicario di Don Bosco e nel 1888, dere la santità che traspariva da ogni alla morte del Santo Fondatore, gli suo gesto, da ogni sua parola. succedette nel governo della Famiglia All’inizio del 1910, i Salesiani stava- Salesiana. no preparando per lui una grande fe- L’unica sua preoccupazione: conti- sta per il suo 50° di Messa, il suo me- nuare Don Bosco, essere davvero, co- raviglioso sacerdozio, davvero radioso me sacerdote e padre, il prolungamen- di Gesù… Ma il 6 aprile 1910, cento to di Gesù, anche se, cinquantenne or- anni fa, il secondo «Padre», andò in- mai, appariva ancora fragile, sempre contro a Dio. più ascetico, più offerto in dono. Prima che l’anno finisse, Eliseo Bat- Da quel giorno, cominciarono a taglia scrisse la prima biografia di Don compiersi tutte le profezie di Don Bo- Rua: Un sovrano della bontà. sco, sull’espansione della Famiglia Sa- Nel 1922, si iniziò la sua causa di lesiana e l’irradiazione di Gesù tra i Beatificazione. Il 26 giugno 1953, il ve- giovani, per la loro opera. nerabile Pio XII lo dichiarò «eroico Alla morte del Fondatore, la Socie- nelle sue virtù». Il 29 ottobre 1972 Pa- tà Salesiana contava 64 case, sparse in pa Paolo VI lo ha iscritto tra i «Beati». Europa e in America. Don Rua, nei Aspettiamo la sua canonizzazione, 22 anni del suo governo, portò quasi a mentre ricordiamo i 150 anni della sua 350 le fondazioni, moltiplicandole ne- Prima Messa e i 100 anni della sua san- gli stati dove già esistevano ed esten- ta morte. ❒

7 Don Bosco visto 5 dai suoi contemporanei Don Bosco visto da Don Michele Rua Claudio RUSSO DON BOSCO COMUNICATORE Nell’800 non si parlava ancora di «comunicazione sociale», né esisteva- no corsi di tecniche comunicative o di scrittura creativa. Don Bosco, però, aveva già capito che la «buona stampa» aveva un ruo- lo fondamentale nell’evangelizzare la gente. E aveva intuito la tecnica per co- municare in modo efficace.

Don Bosco legge alla mamma i suoi scritti (disegno La «redazione» di Don Bosco di Guido Lagna). «Nella sua predicazione e nello scrivere i libri, Don Bosco usava gran- si facevano correzioni, se ne lagnava, de semplicità, premendogli molto di riputando che per il rispetto verso di far bene comprendere a tutti la verità lui si fossero omesse». della nostra santa religione e muove- re i cuori a compunzione, anziché ac- Lo stile della scrittura quistarsi fama di valente e forbito ora- tore – testimoniò don Michele Rua al Don Bosco, spinto dal desiderio di Beato Michele Rua favorire la salvezza delle anime, di di- (Nino Musìo). processo di beatificazione e canonizza- zione di Don Bosco –. Per assicurarsi fendere la religione, la Chiesa Cattoli- di essere ben compreso era solito leg- ca e il Papa, e istruire e far maturare gere i suoi discorsi e anche i suoi libri i fedeli, specialmente i giovani, scrisse a sua madre o a qualche persona del molti libri. «Il suo studio nello scrive- popolo poco istruita. Un giorno leg- re fu quello di spiegare e portare all’in- gendo a sua madre il panegirico di san telligenza anche dei più rozzi le veri- Pietro, diede al santo apostolo il titolo tà della nostra santa religione – conti- di “gran Clavigero”. Sua madre lo in- nua don Rua –. E però evitando lo sti- terruppe e gli chiese: “Dov’è quel pa- le ampolloso o troppo elegante adottò ese?”. Allora Don Bosco capì che era un modo di scrivere con cui, congiun- una parola troppo difficile e, toglien- gendo la purità e la proprietà della lin- do ogni frangia, ridusse il suo discor- gua con la unzione e la chiarezza, po- so alla massima semplicità. (…) I suoi té rendere le sue opere molto gradite e scritti li dava sempre ad esaminare at- molto fruttuose. (…) Cominciò con lo tentamente a persone dotte in lettera- scrivere la vita dell’angelico suo com- tura e scienza, come a Silvio Pellico, al pagno , poi scrisse qual- professor Amedeo Peyron, al profes- che opuscoletto sulla misericordia di sor D. Picco, affinché fossero ridotti a Dio, sulla devozione all’Angelo Cu- proprietà di linguaggio, e così resi più stode, “Il giovane provveduto. Ossia La copertina del libro facili all’intelligenza di ognuno. Rice- istruzioni e preghiere per la gioventù”, nel quale si trovano diversi veva con grande riconoscenza le loro “La chiave del paradiso”, “Il cattoli- brani delle testimonianze osservazioni, e anche molti anni dopo co provveduto ad uso degli adulti”, un qui riportate. le ricordava ancora con viva gratitudi- compendio di Storia sacra e un altro ne. Quando ebbe dei suoi “figli” lau- di Storia ecclesiastica, lo spirito di San reati in Belle Lettere, dava anche loro Vincenzo de Paoli, la Storia dei sommi l’incarico di correggere i suoi scritti e Pontefici dei primi tre secoli, comin- accettava con tutta umiltà le loro os- ciando dalla vita di san Pietro e san servazioni, perfino quando non fosse- Paolo, che scrisse più diffusamente; la ro troppo opportune. E se talvolta non “Storia d’Italia ad uso della gioven-

8 dai suoiDon contemporanei Bosco visto 5 Don Bosco visto da Don Micheletù”, la quale servìRua di esempio a molti altri autori per scrivere altre opere sul- lo stesso argomento, per togliere dal- le mani della gioventù autori molto in voga sebbene molto pericolosi. Scrisse poi varie biografie di santi e di giovani suoi allievi, come pure fatti particola- ri ad uso specialmente ed edificazione della gioventù».

«Letture Cattoliche» e classici I suoi scritti li dava sempre Per molto tempo Don Bosco si de- Don Bosco alla scrivania (foto 1884). ad esaminare dicò alla redazione e alla pubblicazio- attentamente ne delle «Letture Cattoliche», una col- le popolazioni e nella gioventù. De “Il a persone dotte lana di libretti utili a premunire i fedeli giovane provveduto” se ne fecero ol- in letteratura dagli errori degli eretici; e continuò per tre centoventi edizioni, e con circa cin- e scienza. tutta la vita a promuovere e sostenere quantamila copie per ciascuna edizio- questa pubblicazione mensile. «Nello ne. Tutte queste opere tendenti al be- scopo di preservare la gioventù dall’ir- ne delle anime servirono a far cono- religione e dai pericoli del mal costu- scere sempre più la copiosa dottrina me, intraprese e sostenne la pubblica- sacra ed ecclesiastica, le rette e sante zione dei classici italiani purgati, come intenzioni dell’autore, e confermaro- anche dei classici latini. Per aderire poi no nelle popolazioni la grande opinio- ai desideri dei sommi Pontefici e prov- ne di santità di Don Bosco. A mio giu- vedere all’insegnamento della nostra dizio – prosegue don Rua – egli ebbe religione, anche nei corsi classici, ini- anche il gran merito in Italia di essere ziò la pubblicazione degli autori eccle- stato iniziatore delle pubblicazioni pe- siastici latini e greci ad uso della gio- riodiche nel senso strettamente cattoli- ventù. Scrisse pure parecchi altri libri co, ad uso del popolo. Tra queste opere di amena, istruttiva ed edificante lettu- una sola venne accusata di inesattezza ra, come per esempio conversazioni tra dalle autorità ecclesiastiche, e fu la vita un avvocato e un ministro protestan- di san Pietro apostolo. Ma in seguito te sulla confessione, disputa a forma La sua attenzione a spiegazioni date e a qualche leggera nello scrivere di dramma sulle verità fondamentali modificazione su qualche espressione, fu quella di portare della nostra religione, ecc.; altri picco- non solo non venne disapprovata, ma alla comprensione li drammi, come “La casa della fortu- in un concorso tenutosi anni dopo, per na”, “Lo spazzacamino” e molti altri. una vita di san Pietro apostolo sem- anche dei più Questi libri in generale furono molto plice, esatta, istruttiva, alla portata di impreparati diffusi e produssero un gran bene nel- ogni genere di persone, concorso che le verità della nostra santa religione. Don Bosco in tipografia (disegno di Guido Lagna). fu indetto da Pietro Cecca- relli, e giudicato da personaggi insigni (…), venne giudicata come la migliore e guadagnò il premio. Di questo fatto noto, perché fu pubblicato sui giornali il concorso e la riuscita, fui anch’io te- stimonio». Prendendo esempio dal suo fonda- tore, la Congregazione Salesiana con- tinua a investire persone e risorse nella comunicazione sociale per promuove- re con linguaggi moderni l’evangeliz- zazione. ❒

9 dialogo in famiglia

Giovanna COLONNA Dopo pranzo un mio collega si la- va i denti e l’acqua scroscia senza posa: chiudo il rubinetto; mi guarda, sorri- de pensando allo scherzo e lo riapre; lo chiudo; mi guarda un po’ stupito. Gli spiego che non bisogna sprecare l’ac- Perchéqua. Mi risponde che ho ragione, poi ? riapre il rubinetto e l’acqua, inutilmen- te, scivola nello scarico, con leggerez- za e indifferenza. Siamo concordi sul principio, ma la messa in pratica del principio condiviso è destinata ad altri, lontana… che forse potrebbe essere af- un canile per scegliere un cane abban- frontata in una proficua discussione… donato e portarlo a casa. Perché cercare di parlare, discute- Conosco persone che si dichiara- re, ragionare con gente simile? Perché prodigarsi con esempi, proposte, spie- no molto attente alla salvaguardia gazioni? Perché pensarci e affliggersi dell’ambiente ma posseggono auto che per tali comportamenti e convinzioni? consumano benzina in modo vergo- Eppure l’acqua e la natura sono un be- gnoso. ne comune, di tutti e non solo di qual- Altre che considerano il loro ca- cuno; il rispetto per i beni della terra ne di razza purissima come un figlio, che possediamo e che sono gratuiti è lo viziano, lo espongono e ne fanno dovuto e non deve essere preteso; la oggetto di ammirazione, in alcuni ca- quantità dei beni e la sua distribuzione si anche di invidia per i premi vinti in ci dovrebbero far comprendere che ab- certe gare, ma non entrerebbero mai in biamo bisogno gli uni degli altri, poi- ché in alcuni paesi abbondano delle ricchezze che occorrono anche ad altre nazioni, e viceversa.

Ma è così complicato mettersi d’ac- cordo! Perché? Perché discutere e litiga- re? Tutto sembra inesauribile, infinito, interminabile: perché pensare al futu- ro? L’immanente è già così complicato e io, piccola pulce nell’infinito, come posso rovinare il pianeta? La mia im- mondizia non può essere determinan- te per l’ecologia; la mia auto non può rovinare l’atmosfera mondiale; il mio collega non è in grado di desertificare il pianeta. Perché preoccuparsi, noi stiamo be- ne: cosa possiamo fare per coloro che vivono in paesi meno rigogliosi del no-

10 in famigliadialogo È molto probabile che sia necessa- rio un profondo esame di coscienza per lavare le sozzure e tornare bianca come la neve: come posso tornare al Padre se non riconosco i miei peccati di superficialità, indifferenza ed egoi- smo nei confronti dei beni della terra? Che pessimo amministratore sarei se non riconoscessi le evidenti passività di bilancio circa la conduzione del be- ne che mi è stato affidato fin dall’eter- nità e del quale, nella mia infinita pic- colezza, sono comunque responsabile, perché nell’Eden ci sono anch’io, per- ché il posto che mi è stato promesso è in quel Regno che già in atto che, però, dovrà risorgere a vita nuova, con cieli stro? Nulla. Ognuno di noi si trova a e terra nuova. vivere la propria vita nel posto e nel momento che gli sono stati assegnati, e Le cose vecchie passano, ne verran- quindi si tiene il proprio destino e cer- no di nuove, nuove e più grandi spe- chi di vivere meglio che può. ranze, nuove e più grandi attese, nuovi Basta con i sensi di colpa indotti da e più grandi progetti: ma tutto ciò non ragionamenti circa la centralità dell’uo- sarà possibile se la terra non sarà più mo rispetto al profitto, la giustizia so- vivibile; non posso rimandare a doma- ciale, il bisogno di salvaguardare e mi- ni la cura che dovevo già avere ieri, per gliorare il presente per assicurare un fu- quel giardino che ci aspetta tutti. turo degno di essere vissuto alle genera- La terra morirà poiché tutto muo- zioni future: ci penseranno al momento re; ma la terra è eterna perché destina- e troveranno sicuramente la soluzione, ta alla risurrezione: l’importante è non il mondo non finisce per un po’ di in- farla morire in anticipo. disciplina da parte dei suoi abitanti… Poiché non conosco il progetto che Dio ha dell’uomo non posso mettere Poi rientro in me stessa, e ripenso al ostacoli alla sua realizzazione: posso giardino del Padre, all’Eden, dove tut- solo aiutare il Padre a raccogliere tutti Ripenso to era di tutti veramente; dove tutti ri- i suoi figli per riammetterli oltre i can- al giardino del Padre, spettavano tutto; dove il Padre, attra- celli dell’Eden, dove c’è la conoscenza all’Eden, verso il Figlio, ci donava lo Spirito per e la sapienza delle cose materiali ed im- dove tutto era di tutti amministrare con amore il bene più materiali, dove c’è la presenza amore- veramente; grande che possiamo avere, la terra. vole di Dio che con il Figlio attraver- dove tutti so lo Spirito ci accompagna nel Regno rispettavano tutto… per comprendere pienamente quale grande dono abbiamo ricevuto, la cui bellezza si riflette nel Padre, la ricchez- za si identifica con il Figlio e la gratui- Non posso tà nello Spirito. rimandare a domani Continuerò a chiudere il rubinetto, la cura che dovevo ad usare con parsimonia l’auto e a cer- già avere ieri… care altre possibilità per cercare di ap- prezzare l’immensa meraviglia che rac- chiude la terra e provare a preservarla dalla rovina. Non posso tirarmi indietro: sarebbe peccato assai grave! ❑

11 PASSIO

Dipinto di Caffaro Rore Sindone e Passione Il Signore ci ha lasciato la sua fotografia in uno dei momenti più dramma- tici: dopo una morte straziante per innumerevoli e incredibili dolori fisici e CHRISTI morali. Date uno sguardo alla Sindone che lo rivela: è un corpo tutto piaga- to, coperto di contusioni, di ferite e di sangue dalla testa ai piedi. NEGATIVO Il volto di Gesù «Uno dei servi che gli stava accanto gli diede uno schiaffo» (Gv 18,22). «In- SEZIONE FRONTALE 4 SEZIONE DORSALE trecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, lo schernivano dicen- do: Salve, o re dei giudei! E gli percuotevano la testa con una canna» (Mt 15,17-18) Fu il primo oltraggio della passione: il volto di Gesù nella Sindone con- serva le tracce di questi eccessi di furore. Un oltraggio al volto assume il significato dell’offesa più grave. Gesù si è sottoposto anche a questa umiliazione: «Non ho nascosto il mio volto a coloro che mi schernivano e mi percuotevano» (Is 50, 6). Nella Sin- done l’elemento più significativo dell’abbondante­ colata di sangue appa- re sulla fronte. II coagulo, partendo dalla vena frontale, scende sinuo­samente fino a raggrumarsi sul sopracciglio sinistro. La forma di un «3» è dovuta al corrugar- si, nello spa­simo del dolore, del muscolo frontale. La maggior densità dell’emorragia si ri- scontra nella nuca. Nelle convulsioni della permanenza in croce, la testa, sollevando- si, sfregava contro il patibolo e le spine di­ laniavano il capo del Signore. «Ecco il vostro re» (Gv 19, 14).

La flagellazione «Allora Pilato rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo diede nelle loro mani» (Mt 26,27). Gesù fu legato con le mani in alto e con il viso rivol­to alla colonna. Lo si deduce dal fatto che le impronte della flagellazione sono in maggior nu- mero sul dorso. Il flagello usato per questa tortura consisteva in una stri- scia di cuoio, terminante in una coppia di pallottole di piombo. Nell’im- peto della sferzata, la correggia si avvinghiava al corpo. Quanti i colpi? Sulla Sindone se ne conta un centinaio: oltre quaranta sferzate di una frusta che portava due cappi.­ «Dalla pianta dei piedi fino al capo non c’è nulla che sia rimasto illeso» (Is 1,6). Era venuto per un regno di amore, e vede la rivolta di coloro che aveva beneficato, la Preghiera fuga degli apostoli, il rin­negamento di Pie- O mio Signore Gesù, che hai vissuto per me una vita di dolori e di afflizioni, che tro, il tradimento di Giuda... sei morto per me sopra una croce, rivolgi anche per me la tua preghiera: «Padre perdona» ed indicami a tua Madre: «Ecco il tuo figlio». Al momento della mia La crocifissione morte assicura anche me: «Oggi sarai con me in paradiso». I miei giorni passano «Se non gli vedo nelle mani il foro dei chiodi e non metto il dito nel posto rapidamente: «Tutto sarà compiuto»” per me. Nelle tue mani affido il mio spiri- dei chiodi, non credo…» (L’Apostolo Tommaso per credere che Gesù è ri- to ora e per sempre. Amen. (Beata Elisabetta Seton). sorto vuol vedere le ferite: cf Gv 20,25.27). Giunti sul Calvario, strappano a Gesù la tunica, poi lo distendono a terra, l’afferra- no per le braccia e lo stirano a forza sul pa- tibolo (il legno trasversale). PASSIO Un chiodo lungo appuntito sul polso: non sul palmo, che non avrebbe potuto reggere al peso. I colpi del grosso martello continuano fino a che il chiodo non sia conficcato nel legno. La lesione del nervo mediano ha fatto ripiegare sotto il palmo il pollice, che infatti nella Sindone non appare. Per l’altro braccio gli stessi gesti, gli stessi dolori. HOMINIS Si inchiodano i piedi, il sinistro sopra il destro, con un solo chiodo. Nella Sindone il piede destro ha lasciato minore impronta­ del sinistro: nel sepolcro ha conservato la rigidità cadaverica della croce. FOTOGRAFICO La ferita del costato e la sepoltura SEZIONE FRONTALE SEZIONE DORSALE 4 «Venuti a Gesù, siccome videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli aperse il costato con la lan- cia e subito ne uscì sangue ed acqua» (Gv 19, 23). La Sindone riporta chiaramente sulla par- te destra del torace l’impronta di una gros- sa ferita. La lancia colpisce il cuore, svuotandolo del san­gue. Ad esso si era aggiunto il siero, che doveva trovarsi in abbondanza a moti- vo degli strapazzi e della dolorosa agonia. Gesù non soffrì più di questa ferita: era già morto. «Giuseppe d’Arimatea, preso il corpo di Ge- sù, l’avvolse in una candida sindone e lo de- pose nel suo sepolcro nuovo, che aveva fatto scavare nella roccia» (Mt 27,59). Durante il trasporto al sepolcro, nel ripie- gamento del corpo di Gesù dentro la Sin- done, si produsse un’altra im­pronta di san- gue. Dalla ferita del costato continuò la colata, che andò a raccogliersi ai fianchi e intrise il lenzuolo. La culla e il sepolcro: chi non vede le elo- quenti analogie? Qui e là Gesù è in una grotta non sua, qui e là è avvolto­ in bianchi lini, qui e là il Verbo di Dio, la Parola so­stanziale, tace.

Il Crocifisso «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno Dipinto di Caffaro Rore trafitto» (Gv 19,37). Sopra quel volto, sulla croce, stava la scritta ad indi­care che Chi moriva era un Preghiera Re. I.N.R.I.: Jesus Nazarenus Rex Judeo- rum: Gesù Nazareno Re dei Giudei. O mio Signore Gesù, che hai vissuto per me una vita di dolori e di afflizioni, che Il buon ladrone ebbe l’intuito di com- sei morto per me sopra una croce, rivolgi anche per me la tua preghiera: «Padre prendere, attraver­so quel volto dolorante, perdona» ed indicami a tua Madre: «Ecco il tuo figlio». Al momento della mia la maestà regale: «Ricordati di me, quando morte assicura anche me: «Oggi sarai con me in paradiso». I miei giorni passano sarai nel tuo Regno... Oggi sarai con me in rapidamente: «Tutto sarà compiuto»” per me. Nelle tue mani affido il mio spiri- Paradiso» (Lc 23,42). to ora e per sempre. Amen. (Beata Elisabetta Seton). E così il dolore divenne felicità. le parole SANTA MARIA PREGA CON NOI e i silenzi di Maria 3 la vera beatitudine Visita di Maria: «Entrata nella casa za da Giuseppe: mai una domanda DonCHATRIAN Giorgio di Zaccaria, salutò Elisabetta» (Lc 1,40). indiscreta, mai un sospetto o un rim-

pianto, sempre solo un’attenzione at- Oggi molti si chiudono nella propria ca- tenta ed una condivisione di uno stes- sa, hanno paura di uscire, di incontrare so cammino ricevuto da ognuno di gli altri. Non osano – o non vogliono – noi direttamente da te, ma poi portato andare a trovarli nelle loro abitazioni. O avanti insieme. Pensa: mi aveva persi- ad aiutarli se sono in difficoltà. no accompagnato fin sulla montagna, «Signore, che gioia vedere la cara tenendo in mano la cavezza dell’asino Elisabetta! sul cui dorso mi faceva salire quando La strada da Nazareth rincorreva la mi vedeva stanca. mèta attraverso valli scavate da torren- Giunti alla mèta, prese le mie cose ti fragorosi nei tempi di pioggia e che e un sacchetto con un pugno di olive sembravano soffocati dall’afa quando – sai, loro in montagna, non le hanno il sole della Palestina si beveva fino al- come noi, sulle colline vicino al mare la loro ultima goccia. È stata dura ed di Galilea – ho lasciato Giuseppe che è io avevo fretta, fretta di raggiungere tornato alla sua bottega e sono entrata mia cugina perché – me lo aveva detto nella casa di Zaccaria. l’angelo – era incinta ed era già al sesto La grande stanza in cui erano siste- mese: poteva aver bisogno di me. mate con cura tutta femminile le pove- E poi, lo confesso con semplicità re cose dei due cugini non più giova- ma anche con sincerità a te che scruti nissimi, si è subito riempita dei saluti e conosci tutti i miei pensieri, sono an- garruli e festosi miei e di Elisabetta. data via da casa anche volentieri: Giu- seppe, il mio sposo, aveva capito, per E qui è iniziato lo stupore. dono tuo, il senso di quella materni- Che cosa stava succedendo? tà che stava crescendo anche nel mio Colei che sarebbe diventata madre grembo. presto, messe le sue due mani sul pro- Ma gli altri? Soprattutto le vicine prio grembo si era accorta che il bim- di casa, tanto brave ma anche spesso bo, appena sentito il mio saluto, aveva pronte a fare il passaparola delle ulti- avuto un sobbalzo quasi che fosse lui il me novità del villaggio? Che differen- destinatario delle mie parole. la vera beatitudine e i silenzile parole di Maria In realtà, mentre io incontravo Eli- sabetta si sono incontrati prima e so- prattutto i nostri due piccoli: ancora prima di vedere la luce, si sono com- portati secondo il piano che tu, o Si- gnore, avevi su di loro. Giovanni era contento di incontra- re Gesù, tuo Figlio generato in me dal- la forza del tuo Spirito, come mi aveva rivelato l’angelo. nel tuo stile di lavoro che si avventu- Sempre un angelo (sarà stato lo stes- ra sempre in sentieri inediti e sorpren- so?) annunciando all’incredulo Zacca- denti. ria la nascita di un figlio, gli anticipava D’altronde solo così io, noi creatu- già che questi, prima di vedere la lu- re, possiamo capire che al volante del- ce, avrebbe ricevuto lo Spirito Santo. la vita ci sei tu perché solo tu sai qual È quello che vedevamo realizzarsi pro- è la mèta e quale la strada per raggiun- prio in quel momento: Giovanni face- gerla. Da quell’incontro con Elisabetta va subito il suo “dovere” di precursore ho capito sempre meglio di aver gene- annunciando, a modo suo, da nascitu- rato Gesù prima con la fede e poi con ro, che in quella casa era già arrivato il corpo. l’Agnello di Dio e che per questo biso- La cugina stessa aveva provato sul- gnava essere contenti. la sua pelle, o meglio sulla pelle di Zac- Mi sono unita alla gioia di Elisabet- caria cosa volesse dire non credere e ta quando, ripiena anche lei del tuo Spi- quali conseguenze avesse l’incredulità: rito, con tutto il fiato che aveva in gola, diventare muti, incapaci di comunica- benediceva te, o Padre, nel Figlio che re con gli altri perché non si è costru- io portavo in grembo e lo riconosce- ito il ponte della fede che mette in co- va suo Signore e Signore della storia. municazione con te, o Padre, che ti sei incarnato in Cristo Parola sempre gio- Confesso che sono rimasta molto vane nel tempo, grazie al soffio dello imbarazzata quando ha incluso nella Spirito Santo. sua benedizione anche la mia perso- Beata te che hai creduto… Tra tut- na: io benedetta fra tutte le donne? Ho abbassato la testa e, sicuramente, sono te le belle qualità che con generosità fi- diventata tutta rossa. E allora non sa- liale, grata e confidente si diranno nel pevo che questa lode, assieme a quel- tempo di me, questa è quella che mi la del frutto del mio seno, Gesù, sareb- piace di più: la sento più mia perché be stata inserita nella preghiera che un più vicina al tuo cuore, o Padre. numero incalcolabile di labbra avrebbe Grazie ancora! rivolto a me, anche per molte volte al E grazie dei bei mesi passati con Eli- giorno. sabetta: quanto ci siamo aperte l’una Poi mi sono tranquillizzata un po’ all’altra! Quanto abbiamo pregato in- quando mi ha dichiarata beata perché sieme! Che progetti e sogni condivisi avevo creduto che si sarebbe realizzata per il futuro! Quanto abbiamo parla- in me la tua Parola, o Padre. to! Il tutto non tanto perché Zaccaria Anzi, devo dire che Elisabetta ha era… muto, e nemmeno – o non solo letto fin nel profondo del mio cuore: di – perché si sono trovate insieme… due fronte all’angelo che disegnava il mio donne, ma per poter raccontarci e far futuro, ho cacciato via tutti i dubbi con conoscere a tutti la tua bontà! un grande atto di fede in te, o Padre, e Magnificat… ❑

15 emergenza educativa educazione ambientale Silvia «Oggi la specie umana è posta di contenitore per la raccolta della carta fronte alla questione della sopravviven- in classe!» za della specie stessa. Il modo di vive- Da questa affermazione fatta in una FALCIONE re conosciuto come col nome di civil- delle classi del liceo in cui insegno at- tà occidentale è un cammino di morte tualmente a Torino, è nata l’anno scor- sul quale la sua cultura non ha rispo- so, una ricerca sulla raccolta differen- ste vitali da dare. L’aria è inquinata, le ziata che ha coinvolto tutta la classe per acque contaminate, gli alberi muoiono 12 mesi e che ha prodotto una ricerca e gli animali spariscono. Noi pensiamo statistica su quanto gli studenti della che gli stessi sistemi climatici cambino. scuola fanno e sanno sulla differenzia- I nostri antichi insegnamenti ci antici- zione dei rifiuti e un’azione pedagogico parono che se l’uomo interferisce con didattica per sensibilizzare alla buona le leggi naturali tutto ciò avverrà fatal- pratica della differenziata. mente. Quando l’ultimo soffio del mo- Le ragazze hanno realizzato un bre- do di vivere naturale sarà estinto, tutta ve filmato nel quale raccontano cosa la speranza della sopravvivenza umana succede ai rifiuti dopo che sono stati se ne andrà con esso Il nostro messag- riciclati, come si trasformano, cosa di- gio essenziale al mondo è fondamen- ventano. Si sono concentrate sulla filie- talmente un appello alla presa di co- ra di trasformazione del rifiuto perché scienza. Se deve esserci un avvenire per dalla loro ricerca risultava che le perso- gli esseri viventi su questo pianeta, noi ne non la conoscono. È difficile conso- dobbiamo cominciare a cercare le vie lidare un comportamento corretto, se del cambiamento». (Dal Messaggio de- non lo sosteniamo con forti motivazio- gli Irochesi al mondo occidentale. Per un ni basate sull’informazione corretta e risveglio della coscienza,1986). capillare. Così recitava questo messaggio scrit- Le ragazze hanno portato il loro vi- to dai nativi americani alla civiltà occi- deo nella scuola primaria dove fanno ti- dentale industrializzata già nella metà rocinio, l’hanno fatto vedere ai bambi- degli anni ottanta, quando il problema ni delle classi che le ospitavano, hanno ambientale si affacciava per la prima ascoltato quello che i bambini avevano volta sulla ribalta mediatica del pianeta da dire ed hanno realizzato con loro dei dopo ripetuti incidenti alle centrali nu- laboratori sui rifiuti come risorsa; per- cleari. ché i rifiuti, al posto di inquinare l’am- «Prof., perché in questa scuola non biente in enormi discariche, tornano ad facciamo la raccolta differenziata? Al- essere cose utili se li ricicliamo: la car- le medie e alle elementari avevamo il ta torna carta, il vetro torna vetro con grande risparmio energetico, la plastica torna plastica o diventa pile da indos- sare, l’organico diventa fertile concime per i campi. Ma se la gente non lo sa, non può ca- pire quanto sia importante impegnarsi in un comportamento semplice e quo- tidiano, ma che preserva l’ambiente in modo importante. Siamo noi che pro- duciamo i rifiuti, ciascuno di noi, ognu- no è responsabile dell’ambiente in cui vive in qualsiasi luogo del pianeta abiti. Andrea Micconi del COP (Consor- zio Ong Piemontesi) è venuto a scuola a raccontarci e a farci vedere con un vi- deo come lo stesso problema ci sia an- che in Africa e come le donne di Ou- agadougou in Burkina Faso, abbiano fondato una cooperativa che ricicla la plastica dispersa sul territorio cittadi- emergenza educativa educazione ambientale no, che inquinava il suolo e lo rendeva improduttivo. È un progetto integrato che coinvolge l’amministrazione della città, gli imprenditori, la cooperazione internazionale e la popolazione e dà da vivere a molte famiglie. L’ecologia infatti, diversamente a quanto si crede, è fonte di lavoro e di reddito in modo significativo ovunque. Ho voluto portarvi un esempio con- creto di educazione ambientale. Oggi infatti questa è un’azione educativa in- dispensabile in tutti i percorsi didattici e formativi rivolti alle nuove generazio- ni. Si tratta infatti del loro futuro, del- la loro qualità della vita su questo pia- 6 pianeti come la terra per sostenerlo, neta, l’unico che abbiamo, che Dio ci quindi è insostenibile e va cambiato; ha dato in custodia e che le generazio- – il concetto di impronta ecologica, ni passate non hanno sufficientemente cioè la traccia che ogni essere umano ha salvaguardato, ma sfruttato brutalmen- sull’ambiente in quanto consumatore e te soprattutto nello scorso secolo, tan- inquinatore; è calcolabile per ogni indi- to da arrivare a mettere in pericolo la viduo. sopravvivenza della specie. Se non cam- Sono concetti su cui lavorare a scuo- bieremo in modo significativo il nostro la, ma anche ai campi estivi e negli ora- stile di vita occidentale, presto saremo tori, in ogni luogo dove si faccia educa- senza energia e dovremo cambiarlo per zione e formazione e si può fare parten- forza. do da quattro temi concreti: Secondo il rapporto del dipartimen- – i rifiuti, l’energia e i consumi ener- to dell’Energia USA la disponibilità getici, l’acqua, i nuovi stili di vita. naturale di petrolio si esaurirà nel 2070 Alcune indicazioni agli educato- e la disponibilità di gas naturale è di ri per attingere a unità didattiche già poco superiore. Abbiamo quindi 60 an- pronte e alle info necessarie per prepa- ni di petrolio e 62 di gas, poi più niente. rarne delle nuove, adatte alla propria Significa che i nostri nipoti vivranno al realtà: freddo e al buio. www.scuoladelconsumo.it Questi dati sono di grande attualità, di Regione Piemonte; ma il problema era già conosciuto negli www.museoambiente.org anni ’80. città di Torino; Purtroppo in pratica è stato sempli- www.educazionesostenibile.it cemente ignorato, perché la questione sito didattico molto accreditato; ambientale era molto impopolare per www.altreconomia.it la politica e per l’economia. Non pos- rivista info sul consumo consapevole. siamo più commettere lo stesso erro- re, siamo in incredibile ritardo. Dob- Le nuove generazioni sono fortu- biamo educare le nuove generazioni al natamente già molto sensibili a questi risparmio energetico e alla sostenibili- problemi, sta a noi aiutarle ad essere tà ambientale della presenza umana sul consapevoli ed operative perché ne va pianeta. Sono due i concetti principali del loro futuro. dell’educazione ambientale oggi: Credo fortemente che se Don Bosco – il concetto di sostenibilità ambien- vivesse oggi, sarebbe largamente impe- tale, cioè il rapporto tra modello di svi- gnato sull’ambiente, sia educativamen- luppo umano e risorse esistenti sul pia- te che in una divulgazione popolare del- neta; se il modello di sviluppo indu- le informazioni, che purtroppo riman- striale e di consumo attuale dovesse es- gono poco accessibili alla maggior par- sere esteso a tutta la popolazione mon- te delle persone e questo non facilita re- diale si calcola che non basterebbero sponsabilizzazione e consapevolezza. ❑

17 attualità contraddizioni e paradossi

Redazione Il paradosso della nostra epoca è che abbiamo edifici più alti ma tem- peramenti più corti, strade più larghe, ma punti di vista più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo di meno; compriamo di più ma gustiamo di meno. Abbiamo case più grandi ma famiglie piccole, più comodità, ma me- Beviamo troppo, fumiamo troppo, no tempo. spendiamo troppo incautamente, ri- Abbiamo più lauree e poco buon diamo troppo poco, guidiamo in ma- senso; più specialisti, ma ancor più niera spericolata, ci arrabbiamo trop- problemi, più medicine, ma meno be- po, rimaniamo alzati fino a tardi, ci nessere. svegliamo troppo stanchi, leggiamo troppo poco, guardiamo troppa TV e preghiamo raramente. Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato a condurre un’esistenza, ma non una vita, abbia- mo aggiunto anni alla vita, non vita agli anni. Abbiamo raggiunto la luna e ne sia- mo tornati, ma abbiamo problemi ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino. Ci preoccupiamo di pulire l’aria, ma rimane inquinata l’anima. Progettiamo di più, ma completia- mo di meno. Abbiamo imparato ad affrettarci, ma non ad aspettare. Costruiamo più strumenti sofisti- cati che contengono più informazioni, ma comunichiamo sempre di meno. Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta; grandi uomini con caratteri deboli; profitti esorbitan- ti e relazioni poco profonde, questi so- no i giorni in cui nelle case entrano due stipendi, ma aumentano i divorzi.

Ricordati di passare un po’ di tem- po con i tuoi cari, di dare un caloroso abbraccio a chi ti sta accanto perché non ci saranno per sempre. Dai tem- po all’Amore, dai tempo al parlare, dai tempo al condividere i preziosi pensieri che nutri nella tua mente. (Parole di saggezza. Bob Moorehead) pregare i salmi

Roberta FORA CON TUTTO IL CUORE Ti rendo grazie, SignoreSalmo 187 È un salmo molto bello e profondo La tenerezza di un Dio che non ab- che proclama la trascendenza di Dio. bandona, che ha creato il mondo con tanto amore, e perciò non dimentica Ti rendo grazie, Signore, ogni sua umile creatura. con tutto il cuore: Occorre riscoprire la Sua onnipo- hai ascoltato le parole tenza e imparare la lezione dell’umiltà. della mia bocca. Dio è «tanto grande» e noi siamo A Te canto in presenza degli angeli, «tanto piccoli», ma non siamo soli o verso il Tuo tempio santo mi prostro. indifesi. Se sappiamo riconoscere la gran- È gratificante a questo punto, sen- dezza dell’amore di Dio, non possia- tirsi amati, coccolati e protetti dal Si- mo far altro che prostrarci e adorare la gnore che ci ricopre di infinita dolcezza. Sua presenza. Per me il Signore compirà l’opera Dobbiamo, per un attimo, lasciar sua. da parte il nostro egoismo, essere ca- paci di non pensare tanto a come riu- sciamo ad amare il Signore, ma lascia- re che il Suo Amore eterno ed infini- to, penetri la nostra vita, avvolga tut- to il nostro essere. Significa riscoprire l’adorazione, vuol dire imparare a con- templare la bellezza del Creato, ricono- scendo in esso l’opera meravigliosa del Signore, in un mondo che sempre più mira a svuotarsi della Sua presenza. Per alto che sia, il Signore, vede il più umile; di lontano riconosce l’orgoglioso. O Signore, perenne è la Tua bontà: non abbandonare l’opera da Te iniziata! Dio grande e onnipotente che guar- Veramente notevole l’ultimo verset- da gli umili con un occhio di riguardo; to: una invocazione accorata al Signore, lo leggiamo nelle Beatitudini quando una specie di preghiera universale da ri- Gesù proclama: petere anche oggi. Un impegno per ogni cristiano: Tu, Signore, continui a opera- Beati i poveri in spirito, re e io desidero collaborare con Te! perché di essi è il Regno dei Cieli! O Signore, aiutaci a non lasciarci (Mt 5,3-4). sorprendere dall’ozio. Rendici vivaci, at- Ma lo troviamo scritto anche nel tenti, desiderosi di camminare con gioia Magnificat: «L’anima mia magnifica il sulle strade che portano a Te. Fa’ che la Signore, e lo spirito mio gioisce in Dio nostra fede si rinnovi ogni giorno, e ci mio Salvatore! Perché ha rivolto i suoi impegniamo a cooperare con Te alla dif- sguardi all’umiltà della sua serva»… fusione del Tuo Regno. La nostra testimonianza cristiana Ha rovesciato i potenti dai troni serva da stimolo a tanti fratelli dubbiosi ed ha esaltato gli umili… o delusi dalle avversità della vita. Lo sguardo amorevole del Signo- Signore, fa’ che essi riescano a risco- re che rovescia le situazioni: smonta prire la luce della Tua Parola e ricomin- gli orgogliosi ed infonde coraggio agli cino a percorrere i sentieri della pace, umili. della giustizia e della verità. ❑

19 pensieri così piccoli, indifesi, incapaci di capire adolescenti quello che stanno facendo, senza giocat- bambini toli fra le mani, ma armi destinate a uc- cidere, chiudendo loro gli occhi curiosi alle avventure e ai giochi della infanzia. soldato Mi chiedevo perché quei bambini, ra- piti, strappati alle loro famiglie durante un attacco, accettassero di imbracciare le Ieri sera, prima di andare a dormire, armi e combattere per uomini senza sen- come sempre con la mia famiglia abbia- no e si lasciassero coinvolgere nella furia mo detto una preghiera, seduti sui bordi cieca della guerra. Mi chiedevo perché del letto. Questa volta, però, la mamma, attaccassero con convinzione i villaggi e al posto di farci esprimere un pensiero i loro coetanei. Poi ho capito da sola la particolare da affidare alle mani del Si- risposta: innanzitutto, la paura. gnore prima di essere avvolti dal man- Non è la paura di un rimprovero dei to nero della notte, ha iniziato a leggere genitori dopo una interrogazione anda- una lettera: ta male, non di una brutta figura davan- «Strano», ho subito pensato, com- prendendo, solo poche righe dopo, il ti agli amici, né di perdere un’opportu- motivo di questa novità. Scriveva un sa- nità o una partita. In quel caso, temono cerdote che ha portato il suo cuore lon- di perdere l’unica cosa che possiedono in tano, scriveva di paesi come il Congo, quel momento, cioè la vita, se non obbe- dove la guerra sta ormai ritraendo la sua discono. onda spumeggiante di sangue, lascian- Inoltre, parole d’incoraggiamento, di do sulla battigia una scia di distruzio- convinzione che la guerra che si sta com- ne, e come il Darfur, dove invece il mare battendo sia giusta e porti vantaggio a dell’odio ancora imperversa trascinando loro, parole pronunciate da chi usa i con sé tanti teneri granelli di sabbia. bambini come armi letali ed efficaci, im- E proprio sentir parlare di queste pregnano le loro menti facilmente mo- giovani vite mi ha colpita: in Darfur dellabili. (per citare uno solo dei molti Stati del Ciò che mi punge maggiormente il mondo, purtroppo), chi attacca i villag- cuore è il pensiero che quei bambini non gi non sono solo uomini armati, ma an- sono stati privati soltanto della libertà, che tanti, tanti bambini, piccoli soldati. della famiglia, della serenità, bensì l’in- Mi sembra la cosa più ripugnante, la più crudele che si possa immaginare: tera vita è scivolata via sulla pelle liscia, portando con sé i sogni, le speranze, le semplici domande che persone della mia età si pongono sul mondo. Di loro non sono rimasti che corpi giostrati dalla tri- ste realtà della guerra e della paura. Cosa posso fare io, se non spera- re con tutto il cuore che questo finisca? Che potere abbiamo, noi uomini, per fermare l’uomo stesso? Ammiro moltis- simo le persone che cercano di portare l’amore e la speranza, dove questa non è ormai che nella preghiera, coloro che lottano per riportare il sorriso sul volto dei bambini e donar loro di nuovo la ca- pacità di sognare. – Signore, aiuta i nostri e i loro cuo- ri a comprendere il valore della pace, che per quei poveri sfruttati passa attraverso parole di perdono. Silvia Mangino cronaca

Luciano CRONACA DI LUCIANO PELISSERO

MARZO dal loro infaticabile Parroco Don Dome- nico Valsania. Lunedì 1. Iniziamo il mese di marzo Da Trento giunge un gruppo di genitori con giornate ancora fredde. Il termometro e ragazzi con il salesiano Don Caro Busa- continua a rimanere sotto lo zero e la sor- na. Da Avigliana con il Diacono Don Mar- presa della neve è sempre frequente. co Casale un gruppo di 54 giovani e adulti: Giovedì 4. In mattinata giunge un bel gruppo di giovani da Roma, guidati da partecipano alla Santa Messa delle ore 11. Suor Patrizia. Alla Casa dei Giovani per- Martedì 9. Da oggi sino al 12 pernotta- nottano gli allievi dell’ITI di Verona con no nell’Istituto i giovani del CFP di Roma- Alberto Poles. Nell’Istituto sono sistemati Gerini con il Professor Sabatini. gli allievi della Scuola Salesiana di Moglia- Mercoledì 10. Nella notte precedente e no Veneto con Don . per tutta la giornata scende nuovamente la Sabato 6. Altri gruppi giungono per neve: fortunatamente non rimane a lungo. momenti di visita ai luoghi di Don Bosco Venerdì 12. Da oggi a domenica 14 per- e per ritiri: nell’Istituto pernottano i gio- notta il gruppo di adolescenti della Ispet- vani del Triennio della nostra Ispettoria toria Lombardo-Emiliana per gli Esercizi (ICP Piemonte e Valle d’Aosta): sono una Spirituali Vocazionali. Guida e coordina il novantina sempre animati da Don Alberto tutto Don Erino Leoni. Martelli e dall’équipe di Pastorale Giova- Sabato 13. Don Claudio Bertero della nile. Alla Casa dei Giovani pernottano gli Parrocchia della Natività di Maria Vergine animatori dell’Oratorio San Paolo di Tori- di Pozzo strada (TO), si ritrova al Colle per no con Don Marco. Alla Casa Mazzarello un momento di riflessione con 85 ragazzi sono accolti gli animatori da Crescentino e catechisti. con Don Raffaele. Domenica 14. In questa giornata se- Domenica 7. Alle ore 9,30 sono già in rena e dal sole abbastanza caldo, si ritro- arrivo gli amici di Vicenza che con entusia- va al Colle il Centro Culturale Albanese smo visitano il Colle e poi partecipano alla Madre Teresa di Asti: celebra per loro la Santa Messa delle ore 11. Santa Messa alle ore 10 nel Santuarietto L’Unità Pastorale Mamma Margherita di Maria Ausiliatrice il loro Delegato Na- che comprende le parrocchie di Montafia, zionale, Don Pasquale Ferraro. È sempre Viale, Bagnasco, Capriglio e Cortazzone si presente con loro il Delegato Locale, Don ritrova al Colle per il ritiro dei bambini e Quagliotto. Dopo la Santa Messa, nella genitori della Prima Comunione guidati tendopoli continua la giornata con giochi,

Scuola grafica San Zeno di Verona (seconde classi) presso la Casetta di Don Bosco. Festa dell’amicizia -FMA To-Lucento. Sabato 20. Alla Casa Giovani è presen- te un gruppo di ragazzi dalla Svizzera con Don . Mentre nell’Istituto abbiamo il fine settimana dei Savio Club guidati da Don Alberto Martelli, Don Mauro Balma e Don Claudio Ghione. Nel pomeriggio, il nostro Don Hubert Geelen, anima il ritiro dei ragazzi della Prima Confessione di Ari- gnano (TO). Domenica 21. Lungo la giornata è un continuo susseguirsi di pioggerellina che speriamo preannunci veramente l’arrivo della primavera. Abbiamo oggi gruppi dalla Crocetta (TO), con Don Daniele Vidovic. Inoltre i bimbi della Scuola Materna di Alessandria seguiti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice 90 anni! Auguri al Sig. Rocco Peira e al Sig. Fogagno- lo Paolo, Coadiutori Salesiani. ed accompagnati dal Direttore Salesiano Don Michele Molinar. È pure presente il gruppo dei Terziari Francescani di Cerro balli e incontri tipici della loro etnia. An- Maggiore (MI), che si ritrova al Santua- che il pranzo, condiviso e preparato con i rietto per la recita delle Lodi, per la me- piatti tipici, viene consumato all’aperto: è ditazione dettata dal loro cappellano e per la festa della primavera. la Santa Messa delle ore 11. Poi vanno al Don Paolo Comba della Parrocchia pranzo al Ristoro Mamma Margherita. Santa Maria della Scala di Moncalieri Partecipa alla Santa Messa delle ore (TO), giunge con i ragazzi dell’Oratorio. 11 il gruppo Scout To 35 di Pozzo Strada Si incontrano in una sala al primo piano (TO). dell’Istituto e partecipano poi alla Santa Martedì 23. Sono ospiti nell’Istituto si- Messa delle ore 16. no al 25, i ragazzi della Scuola Media di Alla Santa Messa delle ore 16 parteci- Frascati con il Prof. Del Vecchio. pa anche il gruppo del Rinnovamento nello Mercoledì 24. Alla Casa dei Giovani e Spirito di Chieri che, durante la giornata si Casa Mazzarello iniziano oggi gli Eserci- è incontrato nell’Istituto (salone San Do- zi Spirituali per Salesiani e Collaboratori menico savio). laici di Madrid (Spagna), con Don Louis La Corale San Martino di Vezza d’Alba Alberto. (CN) anima la Santa Messa delle ore 11. Alle ore 12 partecipa alla Santa Messa Mercoledì 25. Giornata di ritiro spiri- il gruppo di ragazzi di Reggio Emilia. tuale per i ragazzi della Scuola Media An- Nel pomeriggio, da Lucento (TO), so- gelo Custode delle Figlie di Maria Ausilia- no presenti più di 300 ragazzi/e e adulti per trice di Alessandria. la festa dell’amicizia. Si ritrovano prima Mentre camminiamo con celerità verso nel teatro e poi in cortile e nella palestra la Pasqua percorrendo il cammino quare- dell’Istituto. Rivediamo con piacere Suor simale, si vede ogni venerdì una folta par- Carmela Santoro diventata Direttrice tecipazione di fedeli alla Via Crucis presie- dell’Opera delle Figlie di Maria Ausiliatri- duta da Don Teresio Fasano. ce di Torino Lucento. Sabato 27. Celebrano al Santuarietto Lunedì 15. I Sacerdoti della Zona di Maria Ausiliatrice i Salesiani di Valen- Ovest della Diocesi di Asti si ritrovano per cia (Spagna). un momento di ritiro con il loro Vescovo Nell’Istituto pernottano i cresimandi Mons. Francesco Ravinale e il Vicario Zo- del Duomo di Chieri con Suor Carmela. nale Don Carlo Pertusati. Da oggi sino al Domenica 28: Domenica delle Palme. 18, presso la Casa dei Giovani, pernottano Iniziamo con questa giornata la Settima- i Novizi Salesiani di Monte Oliveto (TO), na Santa che ci condurrà alla Grande So- per gli Esercizi Spirituali, predicati da Don lennità di Pasqua. Alle ore 19,45 solenne Gianni Ghiglione. Presente, naturalmente, processione delle Palme, commemorando il loro Maestro Don Carlo Maria Zanotti. l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalem- Mercoledì 17. Da oggi sino al 19 per- me. A tutte le Sante Messe vengono bene- nottano gli allievi del Centro Salesiano di detti e distribuiti i rami di ulivo. Molto alta Mestre con Don Diotto. l’affluenza dei fedeli.

22 – È vero, Marietta, chiede Paolina – Sbagli però; qualcuno potrebbe alla giovane cameriera, che i morti di- anche pensare che hai tre gambe!... ventano polvere? – Certo! – Dimmi, sei riuscito a far tacere – Allora guarda bene sotto il mio un gruppo di donne? – chiede un con- letto: ce ne deve essere uno! gressista. – Altroché! – Sai papà oggi il maestro ha fatto – Davvero? E come hai fatto? una domanda alla quale solo io ho sa- – Ho detto:ora prego la più anzia- puto rispondere! na delle persone presenti a prendere la – Bravo Pierino, e che domanda ti parola per prima. ha fatto? – Voleva sapere chi aveva rotto i – Papà, dove si trovano gli Appen- vetri della finestra... nini tosco-emiliani? – Chiedilo alla mamma, è lei che – Mi vuoi bene, cara? – chiede il mette via la roba. marito a letto ammalato. L'angolo – Certo amore, ormai dovresti sa- perlo. – Un pazzo in manicomio disegna del – E se io morissi proveresti dolore? un cerchio per terra e inizia a saltare – Credo che piangerei a lungo. dentro. – Dici sul serio? – Il dottore passando e vedendolo – Ma certo, caro, sai che io piango fare così gli chiede cosa stesse facendo. sorriso sempre per un nonnulla... – Faccio un salto in centro. Le ser- ve qualcosa? – Non capisco perché le donne, in generale, hanno paura di dire l’età che – Io ho mangiato tanti granchi, ma hanno. così tanti che ne avevo dappertutto, – Semplicemente per apparire più perfino nelle gambe, tanto che sono giovanili. dovuto andare a fare una lunga pas- – Io invece a quelli che me la chie- seggiata per... sgranchirmi... dono, rispondo che ho vent’anni per gamba! A presto, Milena IL PENSIERINO DEL MESE

I VOSTRI FIGLI

Quando dite: Daremo la vita a un figlio, Consegnatevi nelle loro mani, sapete quale vita state dando? perché hanno quella saggezza Non la loro, ma la vostra. che voi avete perso.

Quando dite: I nostri figli ci tolgono E nella loro adolescenza un mucchio di tempo, ascoltate i vostri figli. domandatevi se tutto quel tempo Gran parte del muro che in quei giorni spesso vi oppongono che vi viene tolto sarebbe impiegato meglio. non l’hanno costruito con i loro mattoni Nella loro infanzia sui loro visi ma con i vostri. è ancora impresso qualche frammento del sorriso Voi siete i seminatori dei loro campi, con cui li hanno rivestiti gli angeli. non i raccoglitori delle loro messi. E la vostra missione Nel tenerli per mano, non date loro fretta, consiste nel donare sempre, ma camminate al loro passo, anche quando la lama della loro libertà perché vogliono guarirvi dal vostro correre. vi taglierà le mani.

Non fate ad essi doni, ma donate voi stessi. I doni sono il vostro alibi (Stefano Biavaschi, Il profeta del vento, per non regalare voi a loro. ed. San Paolo) 24 aprile, sabato Festa degli anniversari di Matrimonio Agenda6 maggio, giovedì Festa liturgica di San Domenico Savio 13 maggio, giovedì Festa liturgica di Santa Maria Domenica Mazzarello

Foto redazione

IMPORTANTE Il conto corrente GRAZIE a coloro che in varie maniere sostengono la COMUNICAZIONE - I dati e gli indirizzi per l’invio del- postale inserito in ogni numero, mentre vita e le iniziative del Tempio di Don Bosco, favoriscono la la rivista “Il Tempio di Don Bosco” sono gestiti uni- camente dall’amministrazione della rivista. Nel ri- serve all’ufficio spedizioni come etichet- stampa e la diffusione di questo periodico, condividono spetto della legge 675/96, i dati personali dei no- ta di indirizzo, intende offrire, a quanti lo con noi la costante attenzione per le missioni, per le varie stri abbonati non saranno oggetto di comunica- desiderano, la possibilità di inviare il pro- urgenze di carità che da più parti e con frequenza chiedo- zione o diffusione a terzi se non per ciò che riguar- prio contributo nei tempi e nei modi pre- no solidarietà. Ogni ultima domenica del mese le cinque da la spedizione della rivista o iniziative da essa feriti: non è assolutamente un sollecito di Ss. Messe di orario sono celebrate per i benefattori, vivi promosse. In ogni momento potranno essere ri- pagamento! e defunti. chieste modifiche, aggiornamenti o cancellazione.

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