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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro

1. Ubicazione territoriale 1.1. Orografia 2. Il Territorio 2.1. Siti di interesse comunitario 2.2. Il centro abitato e le frazioni 2.2.1. La Caletta 2.2.2. Santa Lucia 2.2.3. Le Torri - Un litorale e i suoi monumenti - Due sentinelle contro i Mori 3. Il nome ( Su numen ) 4. Aspetti Storici 4.1. Età Prenuragica 4.1.1. Preistoria 4.2. Età Nuragica 4.2.1. Nuraghi 4.3. Il territorio di Siniscola in Età Romana 4.3.1. Premessa 4.3.2. Le strade romane 4.3.3. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: i materiali fenicio-punici 4.3.4. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: "le strutture 4.3.5. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: le monete romane di età repubblicana 4.3.6. Il Medio Evo 2 4.3.7. Storia dal XIII Secolo 4.3.8. L'età sabauda 4.3.9. Il periodo dal 1850 al 1950 4.3.10. Dal 1950 al 1970 4.3.11. Dal 1970 5. Le Chiese 5.1. N. Signora del Rosario 5.2. S. Giovanni Battista 5.3. Nostra Signora delle Grazie 5.4. Sant'Antonio da Padova 5.5. S. Efisio 5.6. San Giuseppe 5.7. San Giacomo Maggiore 5.8. Madonna di Fatima 5.9. S. Elena 5.10. San Pietro 5.11. Santu Jacu ‘Ezzu 5.12. S. Lucia 5.13. S. Simplicio e S. Bartolomeo 5.14. B.V. del Carmine 5.15. Madonna della Salute

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6. Economia - Commercio 6.1. Attività insediate nelle aree industriali e nel territorio 6.2. Settori Presenti - Settore estrazione, lavorazione minerali e lapidei e produzione di cemento, Settore costruzioni, Altre produzioni manifatturiere, Altro e artigianato, Commercio e terziario, Turismo, Agroindustria 6.3. Il porto di La Caletta 7. Siniscola Attuale, Cultura – sport – ambiente 7.1. Istituti Scolastici 7.2. Biblioteca 7.3. Associazioni Culturali 7.4. Premio Nazionale di Letteratura Infantile 7.5. Pro-loco 7.6. Sport 8. Servizi ai Cittadini 8.1. Azienda Sanitaria Locale 8.2. Assistenza Sociale 8.3. Asilo Nido 8.4. Casa di Riposo 8.5. Forze dell’ordine, Protezione civile 8.6. Compagnia Barracellare 8.7. Centro servizi lavoro, sede INPS 3 8.8. Sportelli bancari e posta 8.9. Giudice di Pace

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1. Ubicazione territoriale Il territorio del vasto Comune di Siniscola, situato nel centro – orientale della Sardegna, fa parte della provincia di Nuoro ed ha una estensione di 19.996 ettari. Dal punto di vista storico – geografico, il Comune di Siniscola fa parte delle Baronie e più propriamente della sub – regione Baronia di Posada, ora chiamata Baronia di Siniscola perché questo è il centro più importante. In epoca medioevale e moderna la sub – regione faceva parte del Giudicato di . Il territorio confina a nord, con il territorio dei Comuni di Posada e Torpè, a ovest, con il territorio del comune di Lodè, a sud, con i territori di Lula, , e , ad est, con il Mare Tirreno. Il centro abitato di Siniscola si sviluppa nella piana alluvionale del rio omonimo, a 40 m. sopra il livello del mare. E' il maggiore centro della Baronia e si trova ai piedi delle appendici nord della dorsale calcarea del Monte Albo. (Testo tratto da “PUC – Progetto preliminare – Relazione di 5 sintesi” ).

1.1. Orografia Nonostante la vicinanza al mare, il territorio del comune di Siniscola può essere definito, dal punto di vista morfologico, prevalentemente collinare, (circa i 4/5 dell'intera superficie) ed è dominato, nella parte nord-occidentale, dal massiccio del Monte Albo. Frequenti sono gli altipiani e le pianure interne di origine alluvionale o costiere, mentre il morfotipo che domina la parte nord-ovest del territorio è rappresentato da rilievi massicci, coincidenti con i contrafforti estremi della catena del Monte Albo, e, a sud, i rilievi meno aspri del monte Senes. (Testo tratto da “PUC – Progetto preliminare – Relazione di sintesi” ).

2. Il Territorio Siniscola presenta un paesaggio piuttosto vario e accidentato, con colline, pianure fluviali, lagune costiere, rilievi calcarei complessi come il massiccio del Monte Albo, che domina imponente il centro abitato, con cime fino a 1127 metri di altezza. A sud si presentano versanti collinari in scisto coperti di macchia mediterranea, coltivati a pascoli e a vigneti; verso sud-est si trovano le conformazioni in granito nell'area costiera verso Capo Comino e Berchida. La costa è prevalentemente sabbiosa con ampie spiagge in cui si alternano rilievi dunali ad aree paludose e sabbiose intervallate da foci di brevi corsi d'acqua.

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Di notevole interesse, non solo per l'archeologia, ma anche per le caratteristiche geologiche, sono le numerose grotte naturali situate nell'area calcarea del Monte Albo e nei versanti del Monte Latu, nella direttrice verso . La natura calcarea ha dato luogo ai tipici fenomeni carsici. Sono visitabili infatti le grotte di Sa prejone e' s'orcu, Duar Vuccas, e la cavità di Sa Conca 'e Locoli, una cavità naturale sulla parete, che costituisce il naturale sbocco di un fiume sotterraneo situata alle falde del Monte Albo, simile, per conformazione geologica, alla grotta Su bentu ne Comune di . Questa notevole varietà di paesaggi ha costituito da sempre un elemento di forte richiamo sin dall'antichità, con una presenza di attività umane che, in base ai più recenti studi, si possono ripercorrere dalla preistoria sino all'epoca contemporanea. Il suo territorio di circa 20.000 ettari si estende dal mare alla montagna. Ai piedi del Monte Albo, alta e precipite dorsale calcarea, lungo l'omonimo fiume, Siniscola si affaccia verso le spiagge e le scogliere della Costa Orientale Sarda. Il territorio offre una serie di paesaggi agrari e naturali di sorprendente varietà, da quelli montani calcare-dolomitici del Monte Albo a quelli coltivi (agrumeti, vigneti, pascoli) della piana solcata da corsi d'acqua che sfociano in ampie lagune costiere; dalle ondulate colline scistose che limitano l'ampio arenile tra La Caletta e Santa Lucia ai dorati rilievi granitici che degradano nelle rosse scogliere di porfido di Capo Comino, nelle piccole insenature di sabbia bianca e finissima e nella selvaggia bellezza degli stagni e della spiaggia di Berchida. In questa cornice naturale di grande suggestione e interesse storico ed ambientale risultano evidenti le vocazioni della regione. Siniscola è infatti il centro di gravitazione di un vasto territorio, 6 l'alta Baronia, comprendente una parte della provincia di Nuoro. Tradizionale 'porta' tra le zone costiere a Sud di Olbia e le aree interne delle Barbagie, il centro è dotato di adeguati servizi ed attrezzature di interesse sociale, sede di importanti uffici pubblici, è animato da una crescente utilizzazione delle sue risorse tradizionali (agricoltura, pastorizia, pesca ed artigianato) e da più recenti attività produttive, tra le quali il turismo. Tra le montagne che la circondano, la più alta é il Montalbo con 1.100 mt. di altitudine. Esso è ricchissimo di boschi e sorgenti, ha un territorio di grande interesse naturalistico per la presenza di piante e animali rari, tra cui citiamo l'Aquila Reale del ''Bonelli'' il Muflone, il Cinghiale e l'Astore. È il posto ideale per il trekking, l'escursionismo e le passeggiate a cavallo. Le sue elevate pareti rocciose attirano gli appassionati di free climbing. Nel percorrere gli antichi sentieri dei pastori si possono visitare le zone panoramiche con i loro maestosi paesaggi, numerose grotte, fiumi e laghi sotterranei. Argenteo blocco calcareo di rara bellezza, offre all'amante della natura una serie notevole di possibilità alternative. Boschi impenetrabili e fauna ormai rara, percorsi naturalistici e reperti archeologici, una flora spesso unica e caratteristici insediamenti di pastori lo rendono unico e affascinante. Non ancora scoperto dal turismo di massa, è in grado di offrire escursioni dal piacere unico e ormai dimenticato. (Testo tratto dal libro di Antonello Pipere ''Siniscola - itinerari storici e naturalistici”, edito nel 2010).

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2.1. Siti di interesse comunitario Nel territorio del comune di Siniscola assumono particolare rilevanza la conservazione e la preservazione di numerosi habitat di interesse naturalistico ricompresi nei due Siti di Interesse comunitario di Mont’Albo e di Berchida-Bidderosa. Il Sic Berchida Bidderora si estende per circa 14 chilometri lungo la costa orientale da S’Ena ‘e sa Chitta (Siniscola) a Cala Ginepro (Orosei) e comprende un sistema dunale e il promontorio di Capo Comino (Siniscola), i sistemi di spiaggia e zone umide di Berchida (Siniscola). Si estende su una superficie complessiva di 2638 ha. Per le sue peculiarità, anche il Biotipo del Monte Albo è stato inserito come Sito di Interesse Comunitario. Nell’ambito della flora si inseriscono alcune entità di interesse fitogeografico e alcune specie endemiche.

2.2. Il centro abitato e le frazioni Il centro dell’abitato, cuore antico di Siniscola, prima della moderna e tumultuosa espansione urbanistica, si presenta racchiuso da tre vie principali: Via Roma, Via Piemonte e Via Sassari. La forma a pianta triangolare risulta nel Catasto De Candia del 1847. Nei primi decenni dell’Ottocento Siniscola con il riscatto e l’abolizione del feudo sul piano amministrativo è stata sede di mandamento, parte nella provincia di Nuoro (1821); successivamente, con la ricostituzione delle provincie nel 1859 il Mandamento di Siniscola fece parte della Provincia di Sassari fino al 1927, anno della nuova istituzione della Provincia di Nuoro. Nella prima metà dell’ottocento sopravvivevano tratti di mura che proteggevano l’abitato dalle incursioni saracene. Di quel periodo di saccheggi è testimonianza la presenza della borgata Santa Lucia della torre a pianta circolare, 7 presidio militare realizzato tra il 1605 e il 1607. La trasformazione urbanistica di Siniscola è iniziata nel decennio tra il 1960 e il 1970, dando origine ai quartieri di Monte Idda, Duai, Sa Sedda, Cocorra, Funtana, Ghirtala e Su Ponte Erru e Garrau. All’esterno dell’abitato si sono sviluppate le borgate di La Caletta e Santa Lucia, mentre sono sorti nuovi agglomerati urbani a San Narciso, Avedì, S’Ena e Sa Chita. Nel 2011 a Siniscola risultavano presenti 7277 unità immobiliari. Il numero degli abitanti è stato in continua crescita: nel 1861, primo censimento, si contavano 2650 abitanti; al 31 dicembre del 2012 i residenti risultavano 11.482, di cui 8.632 abitano nel centro abitato di Siniscola, e 2.850 dislocati nelle frazioni marine e nelle zone di campagna. Non è aumentata soltanto la popolazione: nel corso del 1900 hanno preso il via opere di trasformazione del territorio che hanno contribuito a migliorare la qualità di vita degli abitanti. Nella storia del territorio occorre annoverare le grandi opere di bonifica delle aree paludose e malsane che hanno restituito al lavoro agricolo le zone attorno a La Caletta, Capo Comino, Berchida, Murtas Artas. Nel Rio Siniscola il Ponte di Ferro ai primi del Novecento ha preso il posto ad una passerella in legno. Lo scalo naturale di Predas Nieddas ha lasciato il posto al porto turistico, prima commerciale, con 700 posti barca, di La Caletta. (Testo di Vittorio Sella).

2.2.1. La Caletta La Caletta, frazione del Comune di Siniscola, nella sua configurazione urbana attuale, ha origini storiche relativamente recenti. Le pur scarse notizie scritte ed orali del passato, fanno riferimento, sin dai primi del secolo scorso, ad un approdo naturale caratterizzato da una piccola cala protetta da scogli e dal promontorio di S. Giovanni, dominato dall'omonima torre saracena.

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Detta cala, matrice certa dell'attuale denominazione della località, diviene nel tempo il terminale di un modesto traffico marittimo. Giá nel 1877, ad opera della compagnia di navigazione "Florio e Rubattino", La Caletta, o anche il cosidetto porto di Siniscola, é tappa intermedia di una linea marittima settimanale fra la Sardegna ed il Continente. Questi traffici mercantili, effettuati in modo del tutto precario e senza l'ausilio di alcun tipo di opera portuale, proseguono fino al secondo dopoguerra; in funzione di questa attività, in corrispondenza dell'attuale Piazza del Porto, vengono edificati alcuni edifici adibiti a magazzini e deposito delle merci in transito. Detta modestissima dimensione urbana si conserva sino agli anni '50, anche in virtú del fatto che la popolazione del capoluogo per la villeggiatura ed i pescatori provenienti dall'isola di Ponza, si insediano tradizionalmente nella vicina borgata di Santa Lucia. L'iniziale crescita urbana di La Caletta coincide con due episodi significativi: il primo é l'insediamento turistico-alberghiero promosso da un gruppo di imprenditori milanesi, agli inizi degli anni '50; il secondo, nel 1958-59 é la costruzione del porto di 4' classe. Entrambi i suddetti elementi fungeranno da volano per il successivo sviluppo urbanistico ed economico di La Caletta, che con gli anni si conferma quale centro di servizi turistici di una vasta area territoriale, nonché per un breve periodo porto commerciale di una certa importanza e successivamente porto peschereccio e turistico tra i piú rilevanti della costa orientale sarda. Negli anni '70, momento di massimo sviluppo del turismo balneare ma anche di forte immigrazione di popolazione dai comuni dell'interno, la crescita urbana della frazione diviene sorprendente; prosegue sino agli anni '90 anche se ad un ritmo meno tumultuoso. 8 Attualmente La Caletta é l'elemento insediativo di maggior peso del territorio comunale dopo il capoluogo: anche la sua crescita demografica appare significativa; gli abitanti residenti passano dai circa 500 del 1975, ai circa 1300 del 1985, sino agli attuali 2000 circa. ( Testo tratto dalla “Relazione illustrativa Piano Particolareggiato di La Caletta”).

2.2.2. Santa Lucia Testimonianze scritte sulla storia e sulla nascita della frazione di Santa Lucia si possono desumere dal libretto dell'avv. Giovanni Conteddu edito nel1912, dal titolo "La spiaggia di Santa Lucia di Siniscola" che nell'ultimo capitolo ultimo, "Avanzi di antichità" afferma:Che durante la costruzione della casa del cap. Antonio Fenu nel 1908 e delle case adiacenti che delimitano ad ovest il piazzale posteriore della chiesa, mentre venivano eseguiti degli scavi sono venute alla luce le fondamenta di antiche costruzioni formate da pietrame misto calce. Inoltre aggiunge che altre fondazioni furono rinvenute nell'area racchiusa dalla spiaggia delle barche, la torre e la chiesa, e che dallo sviluppo di esse si comprendeva appartenessero a case di epoca romana. Che negli anni successivi nell'intera regione furono rinvenuti ritrovamenti di vasi e terrecotte antiche, ed anche di altri manufatti edilizi che attestano l'esistenza di un insediamento stabile già nel periodo romano, come anche del porto ubicato appena a monte della spiaggia delle barche, del quale si ha notizia attraverso gli scritti del: - Vitale nei suoi Annales Sardiniae, che parla di un Portum Romanum Sanctes Luciae.

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- Di Raffaello Roncioni nelle sue "Storie Pisane", che fa risalire all'anno 1003 uno sbarco di Santa Lucia, dove catturò alcune imbarcazioni, e si spinse poi affrontare e saccheggiare il borgo di Olbia. - Di Tola nel Codice Diplomatico della Sardegna, quando espone la Relazione della visita pastorale del legato pontificio Federico Visconti, Arcivescovo di Pisa, il quale il giorno 31 marzo 1263 sbarcò nel porto di Santa Lucia, proveniente da Olbia, per incontrarvi il vescovo di Galtellì ed il giudice Gallurese residente a Posada Don Giuffredo, e celebrò messa nella antica chiesetta di Santa Lucia. Nel viaggio di ritorno nella penisola nello stesso documento si legge che l'arcivescovo Visconti sbarcò nuovamente nel porto suddetto, per recarsi a Galtellì a confermare l'elezione del nuovo vescovo. Dell'antica chiesetta di Santa Lucia si hanno riferimenti antichi anteriori all'anno 1000, e pare che sorgesse alcune decine di metri a nord-ovest di quella attuale, ivi costruita nel primo periodo della dominazione pisana. Subì un ampliamento verso il 1300, data incisa su un architrave in ginepro, che secondo la versione dell'avvocato Conteddu, era sistemata nella porta d'ingresso della chiesa prima che questa non andasse in completa rovina. Altra citazione che documenta l'esistenza della chiesa si deve all'Angius, (Dizionario Geogr. Del Casalis - voce Siniscola), che testualmente dice: "Chiesa antichissima, posta nella sponda del seno, a ponente del promontorio e della torre del suo nome, presso la quale (chiesetta) trovasi vestigie di antica popolazione". Monumento rilevante di cui si hanno riferimenti storici e che ancora oggi si conserva è la torre di Santa Lucia, che come scrive il Mannu fu costruita per volere del re di Spagna Filippo II deciso, a 9 seguito delle frequenti incursioni piratesche, a realizzare su tutta la fascia costiera sarda una serie di torri di avvistamento e di difesa, soprattutto nei punti di sbarco. (Testo tratto dal “Piano Particolareggiato Santa Lucia – Relazione) .

2.2.3. Le Torri - Un litorale e i suoi monumenti - Due sentinelle contro i Mori Sono in molti che si chiedono che cosa le torri, che si ergono solitarie in stato di abbandono a pochi metri dal mare, abbiano rappresentato. Pochi sanno che per molti secoli furono un baluardo di difesa e di avvistamento dei nemici che venivano dal mare e approdavano nelle coste della baronia per fare razzie di uomini e cose. Il mare oggi è un luogo di vacanza, di pace e d'incontro tra uomini di culture diverse. Ma nei secoli non è stato sempre così: ci fu un periodo della storia locale che al mare hanno corrisposto assalti, allarmi e razzie che provocavano dolore, morte e lutti. E quelli non furono tempi di pace e serenità. Perciò alla fine del Cinquecento e agli inizi del Seicento furono costruite le torri litoranee in posizione strategica e di difesa delle popolazioni costiere, più esposte rispetto ai Sardi dell'interno alle incursioni dei barbareschi che apparivano ed imperversavano nel Mediterraneo per diversi mesi dell'anno. Tra Posada e Siniscola, di quel sistema di difesa che circondava le coste della Sardegna, si conservano le Torri di San Giovanni di Posada e di Santa Lucia di Siniscola, due semplici sentinelle del mare ben visibili tra loro e situate nei punti estremi di una insenatura interessata in epoca medioevale e moderna ad un intenso traffico di navi e merci. I contatti a

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro distanza tra le Torri avvenivano di notte con il fuoco e di giorno con il fumo. L'allarme in caso di avvistamento di navi corsare, faceva accorrere in armi gli abitanti delle ville vicine.Non vi fu un golfo e porto della Sardegna che non venne inserito in un sistema di difesa con le torri litoranee. La costruzione della Torre di Santa Lucia, informa Evandro Pillosu, il più importante studioso di questo sistema di difesa delle coste sarde, iniziò nel 1605 e terminò nel 1607, mentre la Torre di San Giovanni era preesistente in difesa del "caricatoio di Posada", il Porto del Feudo di Posada che comprendeva Siniscola, Lodè, Torpè e Posada. Le due Torri facevano parte del nono distretto della Sardegna che dipendeva dal "Capita y alcait" di Castel Aragonese che visitava periodicamente i torrieri ed i soldati di guardia. Nel periodo piemontese del dominio della Sardegna i distretti furono aumentati ed il ruolo delle Torri variava a seconda dei traffici commerciali, delle esigenze sanitarie e delle attività di pesca da parte delle popolazioni locali. Dopo il 1605 altre due Torri avrebbero dovuto rendere più sicura la costa Siniscolese: una era in programma a Capo Comino ed un'altra a Capo Coda Cavallo, nel villaggio di San Teodoro. Ma questi due sistemi di avvistamento rimasero soltanto in fase di progetto. La Torre di Santa Lucia dipendeva dal Viceré di , mentre quella di San Giovanni era tenuta sotto controllo dalle amministrazioni dei quattro villaggi della Baronia di Posada. Nei primi del Seicento non esisteva una fonderia: i cannoni, perciò, le armi, i proiettili e quant'altro faceva parte del sistema di difesa e dell'armamentario arrivava in Baronia da fuori Sardegna. E' importante ricordare un documento dei primi del Seicento che giustificava la costruzione delle Torri in baronia da parte del Viceré il Conte del Reale che nella realizzazione delle Torri accolse i 10 progetti dei Viceré precedenti Don Michele di Moncada, Don Gastone di Moncada e Don Antonio Colonna. "Per la sicurezza e tranquillità dei vascelli di detta Baronia, si legge nel documento, e per evitare i pericoli che siano presi e catturati dai nemici che quotidianamente affluiscono nel porto della detta Baronia, volgarmente detto Porto di Santa Lucia, le barche ed altri vascelli di cristiani che in quello si ritirano per i fortunali, tanto quelli che sono di passaggio, come quelli che esercitano traffici e portano molte e diverse merci nel presente Regno…Quotidianamente vengono catturati dai Mori…Ciò che è di danno sia per il Regno sia per il commercio". Le Ville della Baronia volevano costruire la Torre a loro spese, tanto era il bisogno di difesa e protezione e la necessità di assicurare la vivibilità nelle zone litoranee. Le scorribande dei Mori nel mare Sardo hanno avuto sempre toni drammatici che culminavano con il saccheggio. Nel 1514 i pirati raggiunsero le coste di Siniscola, approdarono senza incontrare resistenza e saccheggiarono Siniscola, Torpè e Lodè. Nel ricordare quel triste episodio il Martini, storico delle incursioni barbaresche, racconta che "nella Villa di Siniscola…vi ammazzarono da sedici a diciassette uomini e più di cento fecero schiavi tra maschi e femmine, tra i quali molti di tenera età". Per queste continue scorrerie, gli abitanti di Lodè, Torpè e Siniscola minacciarono di abbandonare i loro Villaggi e trasferirsi attorno alla Rocca di Posada, ritenendo che in questo borgo si sarebbero trovati più al sicuro in attesa di un sistema di difesa che venne deciso molti decenni più avanti. E ciò avvenne in seguito al viaggio che nel 1573 fece Don Marco Antonio Camos, Capitano di Iglesias. Questi fece il periplo della Sardegna, visitò centotrentadue località marine. Il Camos in compagnia

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro del disegnatore Raxis e del Maestro Maggiore Pixela e del nocchiere Vincenzo Corso, dopo il viaggio prospettò un efficiente sistema di difesa con una fortificazione delle coste Sarde composta da settantatrè posti armati di guardia e vigilati da sentinelle stabili ed in armi. Le terre fertili a ridosso del litorale della Baronia, avrebbero dovuto in questo modo riacquistare sicurezza. (Testo tratto da “ Un castello e due torri tra storia e leggenda” di Vittorio Sella).

3. Il nome ( Su numen ) Su numen Il nome Thìniscòle, est s’appellativu de sa vidda de quie Thiniscole, (Siniscola) è il nome dell’abitato di iscribet, cuja formatione, sende qui remontet ad chi scrive, la cui formazione, che risale ad epoca epoca nurakica, non paret meta antica, nessi in nuragica, non sembra molto antica, almeno sa forma. nella forma. Et custu, fortzis, ca su numen primitivu, cuddu E questo, forse, perché il nome primitivo, dedatu ad su templu nurakicu, aidificatu in sa quello dato al tempio nuragico, edificato nella pristha phasis de sa cultura nurakica, substitutu prima fase della cultura nuragica, è stato hat estitu, in epoca secusthiva, de ateru numen sostituito, in epoca successiva, da un altro de cale derivat custu presente. nome dal quale deriva l’attuale. Como, sicuthe veru est, nudda iskimos de su Adesso, come è vero, niente sappiamo del numen primitivu deThiniscole, mas gnoskita est, nome primitivo di Siniscola, si conosce, al de contra, sa exsistentia de su cult de una contrario, l’esistenza del culto di una divinità deitate femminina et de su sanctuariu ad custa femminile e del santuario a lei edificato nella 11 aidificatu in s’area de sa cleja de Sanctu zona della chiesa di San Giovanni, santuario di Juhannes, sanctuariu de typu federale dedicatu tipo federale dedicato ala dea Madre ovvero la ad sa dea Mater auver sa primitiva sum.-nur. primitiva sum-nur (sumero nuragico) IN - AN- IN-AN-NA, ja dea de su kelu, de s’amore, etats. NA, già dea del cielo, dell’amore, ecc. Custos attributos usurpatos hant estitu in epoca Questi attributi sono stati sottratti, in epoca secusthiva de sa dea Ishtar (SLCN 46). successiva dalla dea Ishtar (SLCN 46). S’appellativu currente de Thiniscole, proinde, Il nome attuale di Siniscola, quindi, appartiene pertenet ad una phasis secusthiva de sa cultura a una fase successiva della cultura nuragica, nurakica, in cale unu deus masculinu de su kelu nella quale un dio del cielo maschile si è suprapositu s’est, que deitate federale sovrapposto, come divinità federale primitiva, primasthica, ad su cultu de Inanna. De custu al culto di Inanna. deus, qui apo sa guente mesopotamico- Di questo dio, che per le genti mesopotamico- nurakica fit AN /Anu, si cognosket solu nuragiche era AN/Anu, si conosce solo s’attributu cumone, qui est DIN-GIR / TIN-GIR, l’attributo comune, che è DIN-GIR / TIN-GIR, in ube DIN / TIN significat “deus” et GIR dove DIN / TIN significa “dio” e GIR “essere “melesa, allegria”. De DIN / TIN gohy allegro, allegria”. cunfiguratu, translitteratu de su sumericu, sa Di DIN / TIN così configurato, traslitterato dal pronuntiatione exacta ignòskemos. sumerico, non se ne conosce la pronuncia. Enemprosthen, su qui iskimos menzus de custu Tuttavia, ciò che sappiamo meglio di questo vocabulu sumericu est qui issu respondet ad su vocabolo sumero è che risponde al nome di

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro numen de Thin qui non significat solu “deus”, Thin che non significa solo “dio”, ma anche mas fintzas “die, kelu, luke”, luke de sos oclos “giorno, cielo e luce”, luce degli occhi (SLCN (SLCN 230). 230). Thin, duncas, constitùet su pristhu elementu de Thin, dunque, costituisce il primo elemento del su cumpositu qui format su numen de vidda composto che forma il nome del nostro abitato. mea. Su disthu elementu, qui peri phasis Il secondo elemento, che fasi diverse giunge a antheras crompet ad cole /cola, “cole / cola”, è un adattamento successivo del accommodamentu secusthianu est de su sum.- sum.- nur. GUL, i cui valore semantico risponde nur. GUL, cuju valore semanticu respondet ad a “seme, disseminazione” (SLCN 39). sum. Nur. “semen, impuddu” (SLCN 39). sum.-nur. GUL). GUL, Su constructu Thiniscole qui suppònemos unu Il costrutto Thiniscole che si suppone, è un Thinis-gul in sa phasis primitiva est, secundu sa Thinis-gul nella fase primitiva, secondo la constructione morphologuica, unu rectum costruzione morfologica, una rectum regens , regens, in cale Thinis guenitivu est de Thin qui nella quale Thinis è genitivo di Thin che precede antekedet su subjectu de su cumpositu qui est il soggetto del composto che è gul. gul. Pro cussu, cròmpemos gohy ad su Per questo, arriviamo così al significato che è significatu qui est “semen, impuddu, arrampu, “seme, disseminazione, discendenza, progenie progonia de Thin”. di Thin”. Su deus AN de sos Sumero-Nurakicos, alias Il dio AN dei Sumeri-Nuragici, anche conosciuto cognoskitu que DIN-GIR / TIN.GIR, deificatione come DIN-GIR / TIN.GIR, è la divinizzazione del est de su kelu, su Babai Magnu de sos pastores cielo, il Grande Padre dei pastori (SLCN 46). 12 (SLCN 46). Venerare, manifestare su cultu ad su Venerare, manifestare il culto al cielo era un kelu sentimentu particulare fit de sos populos particolare sentimento dei popoli pastori, come pastores, sicuthe in Sardinna gahy fintzas in in Sardegna così anche in Mesopotamia. Mesopotamia. De custos populos DIN / TIN fit Di questi popoli DIN / TIN era il dio sovrano e su deus superanu et custu sentumentu questo sentire religioso si è diffuso anche religuiosu diffustu s’est fintzas apo totus sos presso tutti i popoli indoeuropei, nella lingua populos indueuropeicos, in sa limba de cales dei quali forma diverse assunzione: nel formas antheras assumpset, que in su scr. Diaus sanscrito “Diaus pidar”, nel greco “Zeus”, nel pidar, in su gr. Zèus, in su lt. Iuppiter < ou. latino “Iuppiter” < osco-umbro “Jupater < dyu- Jupater < dyu-pater, etats. Apo sos populos pater,” ecc. Per i popoli etruschi della penisola etruscos de sa peninsula italica fit Tinia qui est italiana era Tinia, derivato dal tin.Thin. Anche unu derivatu de su thin. Thin. Fintzas pro sos per i siniscolesi il dio del cielo è Babai Magnu thiniscolesos su deus de su kelu est Babai (Padre Grande), andato poi a significare, non Magnu, colatu pustis ad significare, non prus su più il dio del passato nuragico, ma il dio del deus de su cognoctu nurakicu, sino su deus de culto cristiano. (Testo di Giovanni Antonio Ruiu su cultu christianu. (Testu de Juhannes Antonis Tratto dal “Vocabolariu nurakicu Thiniscolesu”, Rubiu bocatu dai su “Vocabolariu nurakicu Grafiche Ghiani, 2007). Thiniscolesu”, Grafiche Ghiani, 2007).

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4. Aspetti Storici 4.1. Età Prenuragica 4.1.1. Preistoria In rapporto alle caratteristiche del paesaggio e alla vastità del territorio comunale, le testimonianze relative al periodo prenuragico sono estremamente frammentarie. Microliti geometrici in selce e ossidiana del tipo a trapezio e a semiluna, attribuibili al Neolitico AnticoMedio (VI-V millennio a.C.), sono stati raccolti in passato nelle dune di Capo Comino e nella valle di ßèrchida ma non risulta siano mai stati pubblicati. La generica notizia di numerose grotte con evidenti tracce di frequentazione umana fin dal Neolitico, ha trovato invece concreto riscontro tra gli elementi di cultura materiale rinvenuti all'esterno della grotta di Elène Portiche sita sul versante occidentale di Monte Lattu. Dal terreno di risulta di devastanti scavi abusivi, che hanno irrimediabilmente sconvolto il deposito archeologico già compromesso dai cavatori di guano, provengono frammenti di vasi finemente decorati nella tipica sintassi dell'orizzonte culturale di Bonu Ighinu (seconda metà del V millennio a.C.): minuti tratteggi e file di puntolini impressi sottolineano orlo e carena di piccoli recipienti dalle superfici ben levigate e lucide, di colore nero o camoscio. La porzione superiore di una ciotola carenata presenta anche un motivo ad archi o cerchi concentrici. Si segnalano inoltre schegge di ossidiana, valve di conchiglia forate e un pendaglio litico, assieme ad ossa umane e abbondanti resti di Prolagus, piccolo roditore ormai estinto. Alla successiva cultura di Ozieri (IV-III millennio a.C.) va riferita invece, almeno nel suo impianto, la 13 domu de janas scavata sulla cima di un modesto rilievo dal toponimo significativo di Cuccuru 'e Janas, che si eleva poco oltre il centro abitato lungo la strada che conduce a La Caletta. Si tratta di una sepoltura ipogea scavata nello scisto, composta da quattro piccoli ambienti quadrangolari con angoli arrotondati, provvisti di portelli a luce trapezoidale o rettangolare. Per l'età del Rame o Calcolitico, solo l'indagine archeologica potrà confermare l'attribuzione alla cultura di Monte Claro (metà del III millennio a.C.) di un insediamento localizzato da A. Boninu sul versante sud-orientale del Monte Godunu, composto da una serie di capanne a pianta rettangolare, circolare ed ellittica e da una muraglia megalitica che si integra perfettamente con le barriere naturali offerte dal locale granito. Di incerta collocazione cronologica, ma pur sempre riferibili ad un momento anteriore allo sviluppo della civiltà dei nuraghi, sono due piccoli monumenti a struttura dolmenica addossati a spuntoni di roccia granitica, in felice posizione panoramica ai bordi del pianoro di Su Maccarrone. Le camere, a pianta quadrangolare, risultano depredate in antico e completamente svuotate del deposito archeologico. Il dolmen più piccolo, che è anche quello meglio conservato, mostra un unico lastrone di copertura di circa m 1,20 per 1, provvisto di ampio taglio ortogonale in cui è incassato il portello, ancora in posizione originaria. La chiusura era completata con scaglioni. e rinzeppature di pietre, in parte rimosse; a sud-est probabili tracce di un peristalite. Nel campo arato adiacente si raccolgono frustoli di ceramica preistorica e schegge di ossidiana. (Testo tratto da “Siniscola e il suo passato - Breve guida

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro archeologica del territorio” - Comune di Siniscola - Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro a cura di Roberta Relli 1999).

4.2. Età Nuragica 4.2.1. Nuraghi Dei circa trenta nuraghi tramandati dalla letteratura archeologica fin dagli inizi del secolo, molti dei quali dati già in condizione di avanzata rovina, meno della metà sono ancora riconoscibili sul terreno, conservando parti più o meno evidenti del loro alzato. Le cause di questo degrado si devono ricercare, oltre che nell'ottuso accanimento di scavatori abusivi senza scrupoli, anche nelle modalità stesse con cui questi monumenti vennero edificati, con soluzioni che privilegiarono l'impiego di massi di media pezzatura messi in opera spesso direttamente sulla roccia naturale. L'assenza di fondazione, unitamente alle dimensioni non proprio megalitiche del materiale da costruzione. devono aver certamente favorito la distruzione operata dal tempo e dall'uomo. Il percorso espositivo dei monumenti più significativi parte idealmente dal massiccio calcareo del Monte Albo e si dirige verso est sino all'ampia fascia litoranea, dominata da alcuni nuraghi costieri con spiccata funzione di avvistamento. Sas Piperas. Nuraghe monotorre arditamente edificato in blocchi squadrati di calcare sul ciglio di un pianoro a 580 m di altitudine, sul fianco sud-orientale di Punta Gantinerios. L'alzato si conserva per diversi metri su tre lati: la parte più danneggiata è quella dell'ingresso, rivolto ad est sul pianoro. Assieme ai nuraghi di Punta 'e Su Pitzu e Bona Fraule, appena leggibili sul terreno, costituiva il sistema di controllo più elevato rivolto su entrambi i versanti di Monte Albo. 14 Nuraghe Concas. Nuraghe presumibilmente complesso situato sulle prime propaggini di Monte Albo, a quota 150 m s.l.m. t stato edificato su un costone di roccia calcarea che scende a strapiombo, utilizzando grossi blocchi poligonali di calcare che sfruttano l'andamento naturale della roccia. Lo stato generale delle murature superstiti e il crollo, che ricopre gran parte delle strutture, rendono di difficile lettura la planimetria generale del monumento. Nuraghe Sa Punta 'e Sa Thurulia. Nuraghe monotorre che svetta a 180 m di altitudine di fronte al versante sud-est di Monte Albo, dominando tutta la piana del Rio di Locoli. La camera, interrata ai tempi del Taramelli, si presenta oggi in gran parte svuotata per interventi di scavo abusivo, che hanno evidenziato l'ingresso volto a nordest e un vano irregolarmente circolare. Il monumento è costruito in calcare e non supera nell'alzato residuo i tre metri. Attorno si notano le tracce di alcune capanne. Nuraghe Punta Nurache. Nuraghe presumibilmente complesso, tra i più imponenti del territorio. t sito sull'omonima cima a 169 m di altitudine in perfetto collegamento, verso ovest, con i nuraghi P.ta Su Ramasinu, Ischiriddè e P.ta 'e Su Pitzu; in direzione nord, lo sguardo spazia invece per tutta la vallata del Rio di Siniscola fino al Castello della Fava di Posada. Il monumento, edificato con blocchi squadrati di scisto di grandi e medie dimensioni, ha subito ripetuti sconvolgimenti che hanno danneggiato l'elevato e il paramento interno, rendendo problematica la Lettura complessiva della planimetria. Attualmente sono visibili una camera fornita di nicchia e un piccolo vano ellittico.

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Nuraghe Sa Gurutta. Nuraghe presumibilmente complesso posto su un'altura a 115 m di altitudine, di fronte al versante orientale di Monte Lattu. Costruito in blocchi poligonali e subsquadrati di calcare bianco, è stato messo in luce da ripetuti scavi abusivi, che hanno evidenziato una camera non perfettamente circolare munita di tre nicchie a luce trapezoidale e copertura a volta ogivale. A destra dell'ingresso, volto a sud-est, si apre un corridoio cieco ad andamento curvilineo e di fronte a questo una piccola nicchia. Attorno al monumento affiorano brevi tratti di muratura non chiaramente definibili. Nuraghe Gorropis. Nuraghe complesso situato ai piedi di Monte Tintiri, non lontano dalla strada che conduce a La Caletta. Edificato per lo più con blocchi squadrati e appena sbozzati di calcare bianco con l'aggiunta di lastre di scisto. Maggiormente visibile è la torre principale che svetta per circa due metri dal deposito eolico che ne ricopre la base. Appena distinguibili nei lati est ed ovest due corpi aggiunti di pianta circolare affioranti sul terreno. Nuraghe Sa Domo Bianca. Il monumento, situato presso la foce del Rio di Siniscola all'interno del giardino di un'abitazione, si ricollega con ogni probabilità alla tipologia dei nuraghi a corridoio. Si eleva dal piano di campagna per circa due metri, mostrando nella costruzione esterna grossi blocchi poliedrici di calcare bianco con qualche inserto di basalto e scisto. La struttura ha subito pesanti rimaneggiamenti in epoca moderna per la costruzione di alcuni caseggiati che le sono stati addossati. Presenta un perimetro esterno quadrangolare e una camera di pianta ellittica allungata messa in luce da scavi abusivi. Nuraghe Conca Umosa. Il piccolo nuraghe monotorre, edificato in blocchi appena sbozzati di granito rosa, ricade nella valle di Bèrchida, all'interno di un complesso di rilevante interesse 15 archeologico e naturalistico. Un percorso provvisto di cartelli esplicativi, che illustrano anche altri resti monumentali di età nuragica, conduce sino alla cima di un erto spuntone di roccia granitica, dove gli agenti atmosferici hanno modellato una profonda cavità sicuramente sfruttata come vedetta dagli antichi abitatori del sito. Nuraghe Paule 'e Luca. Nuraghe monotorre sito nella valle di Bèrchida non lontano dalla costa, lungo il corso terminale del Rio Bèrchida. L stato edificato in blocchi parallelepipedi di granito su un leggero rilievo, integrando nel suo perimetro due spuntoni di roccia naturale. Interventi di scavo abusivo lo hanno danneggiato pesantemente. Nuraghe Artora. Nuraghe complesso, ubicato sull'estrema punta di Capo Comino a 158 m di altitudine, a dominio di un vasto tratto della costa orientale sarda. Nonostante risulti quasi occultato dalla costruzione di una piattaforma in cemento utilizzata a fini bellici sino al secondo conflitto mondiale, merita senz'altro una visita per lo splendido panorama che offre in direzione del litorale. La sua posizione di vedetta costiera doveva essere condivisa, più a sud, dal nuraghe Nidu de Abile, ridotto oramai ad un cumulo di rovine sulla cima dell'omonima Punta (126 s.l.m.). Villaggi e luoghi di sepoltura e di culto Nelle immediate vicinanze di gran parte delle torri nuragiche, dovettero svilupparsi agglomerati più o meno estesi di capanne, oggi a stento individuabili dall'occhio dello specialista: nel caso del nuraghe Gorropis, ad esempio, la presenza del villaggio è testimoniata unicamente dalle ceramiche nuragiche sparse nei campi arati circostanti. Due villaggi privi del nuraghe di riferimento

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro si localizzano invece a Luthuthai e Lettu Rucratu, estremamente impoveriti dalla costruzione di una strada il primo, da un'intensa attività pastorale il secondo. La località di Luthuthai, ubicata ai piedi di Monte Albo presso le sorgenti di S. Giuseppe, è ricordata, a partire dagli anni trenta, in diversi scritti di Giovanni Lilliu che segnalò una ventina di capanne e cospicui resti di suppellettile archeologica. Ciò non valse a salvaguardare il sito dalla costruzione della nuova S.S. 131 bis, che ha praticamente distrutto l'insediamento nuragico rendendone difficile l'individuazione. Il villaggio di Lettu Rucratu occupa invece i fianchi di un sistema collinare che guarda la vallata del Rio Caddare, e per quanto rimaneggiato da attività agropastorali, conserva sul terreno numerose tracce di strutture murarie, celate e preservate allo stesso tempo dalla fitta vegetazione di alberi e arbusti. Luoghi di sepoltura e di culto Il monumento funerario per eccellenza della civiltà nuragica, la Tomba di Giganti (in realtà un'imponente sepoltura collettiva, costituita da un corridoio originariamente coperto e due braccia curvilinee ai lati dell'ingresso), è testimoniata a Siniscola in almeno sei esemplari, numero neanche troppo esiguo se rapportato ai nuraghi superstiti. Gravemente danneggiata e a stento riconoscibile è la tomba di S. Giacomo, oggi ridotta ad un cumulo di macerie nei pressi dell'omonima chiesetta, mentre valorizzata e inserita in un percorso archeologico debitamente segnalato è quella di Su Itichinzu. Aspetti decisamente più monumentali si colgono a Sas Kolovranas e a Su Piccante, che impiegano nella loro costruzione il granito messo in opera, però, con tecniche diverse. La prima, ripetutamente sconvolta e danneggiata da interventi abusivi, è situata lungo la vecchia strada Siniscola-Nuoro, non lontano dalla chiesetta campestre di S. Giacomo: la camera mostra un elegante paramento di blocchi parallelepipedi 16 perfettamente squadrati che tendono a chiudere verso l'alto. La seconda si localizza sul vasto pianoro soprastante il Rio Caddare in regione lorgi Ufrattu, e prevede invece, nel lungo corridoio, l'utilizzo di lastroni posti di coltello in alternanza con blocchi disposti a filari: la copertura era in questo caso a piattabanda mentre l'ingresso doveva essere fornito di stele monumentale, oggi asportata. Gli sconvolgimenti operati anche con i mezzi meccanici nella parte posteriore e all'intermo della camera, sembra abbiano risparmiato la zona dell'esedra della quale sussistono, ancora verticali, alcuni lastroni. Poco oltre si localizza un altro sepolcro miracolosamente scampato ai mezzi meccanici che hanno distrutto l'adiacente villaggio: tra la folta vegetazione si intravede il corridoio con l'abside e porzione dell'esedra. Sul fronte dei luoghi di culto, nonostante sia stata documentata una piccola fonte vicino ai miseri resti del nuraghe Scurtha 'e Muru, nota come Sa Funtana 'e Sa Tumba, rimane la grotta di Sa Preione 'e S'Orcu l'edificio di maggior interesse architettonico. La grotta si apre alla falde del Monte Albo, in mezzo al canalone di Riti Siccu. Vi si accede tramite un angusto pozzetto realizzato in muratura con pietre di grandi dimensioni, da cui si diparte una stretta e ripida scalinata elicoidale composta da 17 gradini che scendono con andamento sinistrorso. Al termine della scalinata si accede, dopo un salto di 5 m, in un vasto salone da cui si dipartono ambienti di varia ampiezza e conformazione. Prima di un discutibile intervento di valorizzazione, che ha gravemente compromesso l'habitat naturale della cavità, si notavano vari scassi operati dai clandestini con

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro conseguente dispersione di molti frammenti di ceramica nuragica, resti carboniosi e malacologici. Il sito sembra presentare strette analogie con la grotta-santuario di Su Benatzu a Santadi. Età Fenicio-Punica-Romana e Altomedioevale Tre annualità di censimento non sono valse a colmare la lacuna più evidente nella documentazione archeologica di Siniscola, quella relativa agli insediamenti di età fenicia e punica, anche se la recente segnalazione di ceramiche d'importazione arcaiche dalla grotta di Duas Vuccas costituisce un indubbio stimolo per il prosieguo delle ricerche sul campo. Precedentemente la stessa grotta era nota per il rinvenimento di un frammento di cratere apulo figurato del IV sec. a.C., dato come proveniente da Duas Vuccas dopo non poche fuorvianti reticenze che lasciano qualche dubbio circa la località e le modalità di rinvenimento. La dominazione romana, al contrario, ha lasciato eloquenti tracce soprattutto nella valle di Bèrchida, dove si localizzano insediamenti rustici nelle località di Paule 'e Luca e Sas Domos Ruttas, mentre diversi anni fa uno scavo d'urgenza della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro documentò un insediamento tardo-imperiale con annessa necropoli nei pressi della torre seicentesca di S. Lucia. A Paule 'e Luca, nel corso della seconda annualità del censimento, è stata oggetto di indagine un'abitazione del II-IV secolo d.C., i cui resti sono visibili nei pressi dell'omonimo nuraghe. Altri resti di una grande costruzione sono stati individuati non lontano, all'interno di un ovile abbandonato. Sono tuttavia i vecchi e nuovi ritrovamenti sporadici di materiale ceramico e numismatico, a testimoniare, dalle più svariate località, la capillare presenza romana nel territorio a partire dall'età repubblicana sino a quella imperiale avanzata. 17 Un dato assolutamente inedìto per Siniscola è la scoperta. di insediamenti e villaggi di età altomedievale (VI-VIII sec. d.C.), localizzati con sicurezza a Bona Fraule, Monte Alibertu, e Monte Majores grazie al rinvenimento di doli di impasto grossolano e caratteristìche decorazìoni a costolature, impressionì circolari a cannuccia e incisioni a punta di coltello. Testimonianze monumentali di un certo rilìevo, che si affiancano alla nota chiesa di Santu Iacu Ezzu (di impianto altomedievale con aggiunte di XII e XIII secolo: si colgono a Monte Majores e Monte Alìbertu dove sono stati rilevati villaggi di piccole case a pianta quadrangolare purtroppo pesantemente intaccate dai clandestini. Di età medievale sembra essere anche l'insediamento di Monte Tintiri, dove sussìstono alcune capanne (rig. 62) e un accesso monumentale ad una grotta il cui ingresso è ostruito dal crollo (rig. 63). Non si esclude però che l'impianto di accesso alla grotta o la sua frequentazione risalgano a tempi preistorici. Il villaggio più conosciuto e pubblicizzato è tuttavia quello medievale e post-medievale di Rempellos nella valle di Bèrchida, dove, nella seconda annualità del censimento, sono state rilevate anche tracce dì preesistenti frequentazioni di età nuragica e romana. Tra resti di abitazioni, alcune visibilmente recenti, destano un certo interesse i ruderi di un piccolo edificio religioso che potrebbero offrire lo spunto per l'indagine archeologica su più ampia scala di un sito di grande richiamo turistico. (Testo tratto da “Siniscola e il suo passato - Breve guida archeologica del territorio” - Comune di Siniscola - Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro a cura di Roberta Relli 1999).

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4.3. Il territorio di Siniscola in Età Romana 4.3.1. Premessa Il vasto territorio comunale di Siniscola, chiuso ad oriente dal Mar Tirreno, si spinge a Nord fino a La Caletta e quindi all'agro di Posada (Paule 'e mare), confinando anche con il territorio comunale di Torpé; a Sud oltre Capo Comino e Berchida, tocca i confini di Orosei, Onifai ed Irgoli; all'interno arriva fino al Montalbo di Lula e di Lodè, per quasi complessivi 200 kmq. Esso conserva oggi ben poche testimonianze di età romana, anche causa dell'assenza quasi completa di indagini topografiche ed archeologiche adeguate: i pochi ritrovamenti a noi noti sono costituiti da monete, da materiale ceramico di vario genere e di epoca diversa, da tombe; non si segnalano ad esempio rinvenimenti di iscrizioni latine, che sarebbero estremamente utili per conoscere dall'interno la realtà sociale, la storia della cultura e le condizioni di vita della popolazione insediata nell'antichità sul territorio. L'assenza di scavi archeologici, oltretutto in coincidenza spesso con un vero e proprio silenzio delle fonti letterarie, è un fatto negativo che va preliminarmente segnalato. Si comprenderanno dunque le difficoltà incontrate a delineare con precisione la storia di Siniscola in epoca romana, per il fondamentale motivo legato alla scarsità dei resti archeologici relativi a costruzioni pubbliche o private ed alla sommarietà delle descrizioni che dei pochi rinvenimenti ci sono rimaste. Come diremo, esaminando in dettaglio tutte le fonti di cui possiamo disporre, nessuna testimonianza romana riguarda il moderno abitato di Siniscola, che continua un insediamento sicuramente originatosi in età medioevale in seguito all'impaludamento ed all'abbandono della costa; viceversa troviamo menzione soprattutto a Santa Lucia, oltre che dei resti 18 di alcuni edifici in muratura, del rinvenimento di alcuni oggetti riconducibili ad epoca romana e di un numero imprecisato di monete, oggi a quanto ci risulta quasi tutte non più controllabili, monete che abbracciano un arco di tempo compreso tra la seconda metà del II secolo a.C. ed il primo decennio del IV secolo d.C., a testimonianza comunque di un lungo periodo di frequentazione in particolare nel sito costiero. Del resto la costa orientale della Sardegna, tra Olbia e , è quella che dovè avere i più antichi ed intensi contatti con Roma, con il mondo etrusco ed italico, già prima dell'occupazione militare dell'isola e della costituzione della provincia romana: ciò anche se l'indagine archeologica non ci ha conservato materiali arcaici in grande quantità, anche a causa delle caratteristiche degli insediamenti e della limitata urbanizzazione. Si tratta di un territorio ampio, complesso, differenziato da un punto di vista geografico, linguistico e culturale, collocato in parte lungo il litorale di più antica colonizzazione etrusco-romana ed in parte in piena Ba rbaria. La complessità culturale del territorio, per quanto sotto questo profilo scarsamente conosciuto, appare evidentissima già in età antica: si deve constatare il contatto tra due mondi contrapposti, collocati a poca distanza tra loro, quello dei sardi indigeni della regione montuosa confinante con la di e quello dei coloni italici o dei sardi integrati nella romanità delle aree costiere.

4.3.2. Le strade romane

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È noto che gli studiosi ipotizzano che all'inizio dell' età imperiale furono costruite in Sardegna quattro grandi vie dalle quali si dipartivano naturalmente dei rami secondari, cioè dei diverticula: una collegava Karales (Cagliari) con Turris Libisonis (Porto Torres), percorrendo il tracciato dell'odierna strada statale 131 Carlo Felice; la seconda, la cui località di partenza era sempre Karales, costeggiava l'isola lungo il litorale occidentale fino a Turris Libisonis, e giungeva poi a Tibula (forse l'attuale Santa Teresa di Gallura); la terza, la cosiddetta "direttissima" per mediterranea, partendo da Karales, toccava le pendici occidentali del Gennargentu e raggiungeva Olbia; la quarta, infine, collegava Karales con il porto di Tibula, correndo lungo la costa orientale dell'isola 74. Quest'ultima strada attraversava sicuramente il territorio di Siniscola. È difficile stabilire la data del primo impianto della litoranea orientale (che doveva seguire un itinerario analogo a quello della S.S. 125), che nell'Itinerario Antoniniano compare con la denominazione ufficiale a Portu Tibulas Karalis, per un totale di 246 miglia (pari a circa 370 km.): contrariamente a quanto possiamo affermare per le altre tre strade che, in quantità più o meno cospicua, ci hanno restituito tratti di massicciata, resti di ponti e pietre miliari (utilissime tra l'altro, per determinare la denominazione delle vie, le distanze, il tipo di lavoro compiuto, la data dei singoli interventi dei governatori provinciali), la via orientale non ci ha restituito che scarsissime tracce di massicciata e qualche ponte in condizioni disastrose; non si conosce nessun miliario che ci ricordi lavori di primo impianto o di restauro. D"i conseguenza ci è impossibile proporre una datazione esatta per la costruzione della strada, che comunque dovè essere realizzata ripercorrendo un precedente tracciato punico. 19 La menzione di alcune delle località che possiamo porre in relazione con questa via è già nel geografo alessandrino Tolomeo, la cui opera risale alla prima metà del II secolo d.C., pur avvalendosi l'autore di fonti di epoca precedente 76. Nessuna menzione si faceva di località della costa orientale dell'isola nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, composta, come è risaputo, intorno alla metà del I secolo d.C., ma sulla base di fonti ben più antiche, risalenti alla seconda metà del secolo precedente. L'opera di Plinio, infatti, per quanto concerne la Sardegna, offre una documentazione sommaria e per di più imprecisa, limitandosi a menzionare solo sette oppida isolani, suddivisi nelle categorie di civitates peregrine, di municipi e di colonie. La via orientale risulta tutta tracciata, costruita e concepita come unitaria, nell'Itinerario Antoniniano, un'opera che contiene la descrizione di tutte le vie che attraversavano le province dell'impero romano con l'indicazione della lunghezza, in miglia, di ognuna di esse e l'elencazione delle stazioni toccate, con le distanze, sempre date in miglia, tra l'una e l'altra località intermedia. Possiamo dunque assumere come data ante quem, per il completo impianto della strada orientale, il secondo decennio del III secolo d.C., periodo nel quale l'Itinerario fu compilato, per volontà dell'imperatore dal quale prese il nome, Marco Aurelio Antonino detto Caracalla . .. … Per entrare più nei dettagli, le stazioni ricordate dall'Itinerario Antoniniano sono nell'ordine: Portus Tibulae (Santa Teresa di Gallura?); a 14 miglia Turublum Minus, forse Arzachena; a 15 miglia Elephantaria (forse Porto Pollo, se si ipotizza un errore nell'ordine delle stazioni); a 12 miglia Longone (nuovamente Santa Teresa); a 38 miglia Olbia; a 15 miglia Coclearia (sicuramente San

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Teodoro); a 12 miglia Portus Luguidonis (probabilmente Santa Lucia di Siniscola oppure La Caletta); a 15 miglia Fanum Carisi (ponte sul Cedrino); a 12 miglia Viniolae (Dorgali); a 35 miglia Sulci (Tortoli); a 24 miglia Porticenses (forse ); a 20 miglia Sarcapos (Santa Maria di Villaputzu); a 20 miglia Ferraria (forse San Gregorio); a 13 miglia Caralis … Si deve ipotizzare un percorso più diretto rispetto all'attuale S.S. 125, anche se l'esistenza di stagni e di delta fluviali lungo la costa potrebbe aver consigliato la scelta di un itinerario un po' più interno, fino a toccare l'attuale paese di Siniscola; in ogni caso la distanza di 18 miglia (27 km.) tra Coclearia-San Teodoro e Portus Luguidonis non può in nessun modo portarci a Posada, ma dovrebbe di preferenza condurci· a La Caletta o addirittura a Santa Lucia di Siniscola. Una tale localizzazione di Portus Luguidonis, renderebbe più comprensibile la distanza di 25 miglia (38 km.) per arrivare al ponte sul Cedrino, dove andrebbe localizzato Fanum Carisi (il dato di 15 miglia deve essere comunque corretto). I resti del ponte sul fiume Cedrino sono stati segnalati nell'Ottocento dal La Marmora, ma attualmente non sono più leggibili, forse perché incorporati nel nuovo, oppure anche a causa degli incredibili lavori di sbancamento e di "bonifica" subiti dal letto del fiume.

4.3.3. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: i materiali fenicio-punici Ma passiamo ora ad analizzare i reperti venuti alla luce nel territorio comunale di Siniscola: molto generica è la segnalazione di ritrovamenti di materiali fenici e punici effettuata nel 1990 da E. Cadeddu Gramigna, che ricorda Siniscola come stazione terminale di un tratto dell' orientale sarda che partiva da Porto San Paolo di Olbia: in questo tratto costiero il mare «restituisce e deposita 20 sull'arenile cocci fenici, punici, etruschi e omani» e, più raramente, piccoli scarabei di fattura fenicio-punica; una necropoli fenicio-punica è ipotizzata nel vicino territorio di San Teodoro.

4.3.4. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: "le strutture Un riesame dei rinvenimenti di età romana non può non partire dalle notizie fornite nel saggio di G. Conteddu su Santa Lucia nel 1912: a proposito dei resti attribuiti al periodo romano, senza essere in grado di fornire una definizione cronologica dei manufatti (come sottolinea G. Lilliu 158), il Conteddu parlò della presenza nella località di tracce «di fondamenta di antiche costruzioni formate da pietra e calce, delle quali può intuirsi la destinazione a semplici abitazioni», rinvenute nel 1908 in occasione dello scavo per la fondazione di un vano nella parte posteriore della casa del capitano Fenu; altre vestigia similari (<

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro epoca romana 161. Tali indicazioni sono state in parte confermate dai dati dello scavo effettuato a Santa Lucia nel 1977 da Antonietta Boninu per conto della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro 162. Il saggio di scavo, effettuato a seguito di lavori per la rete idrica e fognaria nel tratto di lungomare ad ovest della tor re costiera seicentesca, consente di riportare alla luce frammenti di ceramica (coppe, patere, vasi in sigillata chiara), una lucerna monolicne, un ago di bronzo, anfore romane ed ossa appartenenti ad un individuo adulto e, a Sud della strada, «due strutture murarie orientate in senso Nord-Sud e disposte in modo approssimativamente parallelo fra loro», conservate per un'altezza media di 60 cm. e una lunghezza di 50 cm.

4.3.5. I rinvenimenti archeologici a Siniscola: le monete romane di età repubblicana Di grandissimo interesse sono le monete repubblicane rinvenute nel secolo scorso nel territorio di Siniscola, con tutta probabilità a Santa Lucia. L'archeologo Giovanni Spano, nella relazione sui rinvenimenti archeologici relativi all'anno 1869 ricordava che da Siniscola provenivano alcune monete consolari con la citazione di monetari della gens Fonteia e della gens Cipia, che egli aveva ricevuto dall'avv. Antonio Ignazio Cocco, pretore di Ploaghe 172. Cosi le descriveva: «Una è della famiglia Fonteja. Giano bifronte, segno del denario e con la lettera I nel campo. - C. FONT. ROMA, trireme con rematori». (I §§ 4.3.1, 2, 3, 4, 5 sono tratti da “Il Territorio di Siniscola in età romana” di Marcella Bonello e Attilio Mastino, in: Espa Enzo (a cura di) “Siniscola: dalle origini ai nostri giorni”, Ozieri, Editrice Il Torchietto - 1994).

4.3.6. Il Medio Evo 21 Nel Medio Evo si afferma con molta probabilità il nome Siniscola, per la cui origine etimologica esistono diverse interpretazioni. Ci piace ricordare - sottolineando la sua irrilevanza scientifica - una leggenda un tempo raccontata negli anni della nostra infanzia nelle scuole cittadine, di un toponimo di origine fiabesca nato per ricordare la fine di Cola il Gigante; oppure - sempre nell'ambito delle vulgate scolastiche - Siniscola come phiniscollis, luogo che segna la fine di colli. Le interpretazioni più recenti e accreditate evidenziano come l'antico termine Fhiniscolae, tuttora in uso nei centri vicini, sia stato probabilmente coniato in età bizantina a indicare il termine di confine di un territorio ben delimitato, sede di una guarnigione di soldati (scolca), situata nei limiti Meridionali del Giudicato di Gallura. Le fonti scritte sull'abitato di Siniscola in epoca altomedievale, così come per gran parte del'isola, nel periodo compreso tra il 456 e l'anno 1000, sono carenti. Ma è molto verosimile pensare che l'attuale centro abitato abbia avuto origine in questo momento come risultato di un processo di integrazione di insediamenti sparsi situati nel territorio già in epoca romana. In questo senso manifesta un certo rilievo il sito in cui sorge attualmente il centro abitato, localizzato su un leggero pendio digradante verso il fiume Rio Siniscola alla base di una collina calcarea. Il centro abitato appare così racchiuso tra il Rio Siniscola da una parte,che con le sue esondazioni ha generosamente garantito fertili apporti nelle fasce pianeggianti, e dall'altro lato, a nord, la collina calcarea di Monte Idda; mentre verso sud-est una perenne vena d'acqua di origine carsica che deve avere costituito da secoli una fonte di approvvigionamento indispensabile almeno fino agli

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro anni cinquanta del secolo scorso. In questa luce il sito su cui sorge l'abitato appare dotato di notevoli risorse d'acqua, le montagne ghiandifere dei salti del Monte Albo e le fertili fasce pianeggianti adatte per l'agricoltura. Il centro urbano sarebbe sorto nell'asse viaria che collega l'antica chiesa di Sant'Anastasia a quella di San Giovanni Battista. Con una conformazione planimetrica a triangolo visibilmente condizionata dalla morfologia dei luoghi, con una strada principale che si dirama attraverso le principali chiese del paese, e una viabilità affusolata e tortuosa determinata da esigenze insediative, più che da un razionale sviluppo urbanistico. A testimonianza dell'epoca medievale non rimangono che pochi riferimenti. I documenti fino ad oggi pubblicati riferiscono dell'esistenza delle chiese di Sant'Anastasia, di San Giovanni,di Sant'Andrea e di San Simplicio, di San Sisto, come esistenti prima del 1496. Questi edifici religiosi sono indicati come pertinenti all'abitato di Siniscola. Il centro di Santa Lucia, in base alle fonti storiche e cartografiche, risulta di gran lunga più rilevante di Siniscola per la presenza di un porto di attracco indicato dalle carte nautiche (1375) che segnalano l'esistenza dell'abitato già dal Basso Medio Evo insieme a Posada e a Orosei. Santa Lucia appare menzionata come luogo di arrivo di una flotta pisana nel 1063, e con maggiore certezza documentaria compare in un documento storico del 1263 come tappa di un percorso marittimo verso Cagliari da parte dell'arcivescovo Federico Visconti proveniente da Pisa, dove è accolto dal vescovo di Galtellì e dove celebra messa nell'antica chiesetta medievale demolita nel primo decennio del Novecento. Un capitolo particolare meritano gli altri centri medievali scomparsi tra il XIV e il XV secolo, ma ricordati in un importante documento del Trecento e intorno a alla cui esistenza esiste da qualche 22 tempo un dibattito aperto tra gli studiosi. Quello che appare certo è che i villaggi all'interno del moderno confine amministrativo di Siniscola erano parti autonome in un sistema di insediamento frammentato, sparso nel territorio e probabilmente scomparsi a causa delle gravi pestilenze, delle difficoltà economiche e sociali determinate da un particolare momento storico: il passaggio dalla fine dei giudicati all'avvento degli aragonesi in Sardegna. Le ricerche archeologiche e le ricognizioni sul campo effettuate nel territorio di Siniscola hanno evidenziato resti di abitati nelle zone di Santu Jacu Ezzu e Rempellos, Monte Majores, Locoli, Godunu, San Pietro, Tintiri, Lonne, Berchida. Rimane ancora da provare con riscontri archeologici più persuasivi e documentati l'attribuzione ai villaggi di Stelaja, Gaudano, Locoe, Filluri, Gultudolfe, Gorgolenero, degli insediamenti fino ad oggi censiti nel territorio di Siniscola e in alcuni casi descritti da fonti letterarie. Gli abitanti di questi villaggi, insidiati dalle guerre e dalle epidemie, dovettero confluire, probabilmente tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento,nei centri più grossi e dotati di maggiori opportunità di difesa, tra cui Siniscola, che forte della posizione geografica deve avere accolto sempre più abitanti provenienti dai centri limitrofi fino a crescere demograficamente all'interno della Baronia di Posada. (Testo tratto dal libro di Antonello Pipere '' Siniscola - itinerari storici e naturalistici'' edito nel 2010) .

4.3.7. Storia dal XIII Secolo

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Sebbene il territorio sia particolarmente ricco di testimonianze del periodo nuragico, il centro attuale risale all’Alto Medioevo. In questo periodo apparteneva al giudicato di Gallura ed era uno dei centri più importanti della curatoria di Posada. All’estinzione della dinastia dei Visconti, alla fine del secolo XIII, S. prese a essere amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Subito dopo la conquista aragonese entrò a far parte del feudo che fu concesso a Berengario Vilademany. I suoi abitanti, però, mal tollerando il vincolo feudale, una volta scoppiata la guerra tra Genova e Aragona ne approfittarono per ribellarsi. Berengario Vilademany morì prima del 1335 e subito dopo, quando la guerra sembrò finire,S. fu nuovamente infeudato a Berengario Sant Vicent i cui discendenti nel 1352 vendettero S. a Pietro de So. Poco dopo, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio soffrì altri danni; alcuni mesi dopo il termine delle operazioni, quando la situazione sembrava tornata tranquilla, Pietro de So morì e S. con tutto il feudo tornarono al fisco. In seguito, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, per tutto il periodo che va dal 1366 alla caduta del giudicato d’Arborea S. fu sotto l’occupazione dalle truppe del giudice d’Arborea e di fatto annesso al giudicato. Si trattò di un possesso precario, condizionato dalle vicende delle guerre che si susseguivano per cui il villaggio decadde e quasi si spopolò. Dopo la battaglia di Sanluri il territorio continuò a soffrire per l’incertezza della situazione e le continue ribellioni dei suoi abitanti. Nel 1431 fu acquistato da Nicolò Carroz e così S. entrò a far parte del grande feudo posseduto dalla famiglia Carroz nella Sardegna nord-orientale. Alla morte di Nicolò il territorio, staccato dal resto del patrimonio dei Carroz, fu da Nicolò lasciato a sua moglie Brianda De Mur la quale, a sua volta, lo lasciò a sua figlia Stefania che nel 1503 lo donò agli 23 ospedali di Saragozza e di Barcellona. Fu questo un periodo tragico nelquale S., abbandonato a se stesso, dovette pensare a difendersi dalle continue incursioni dei corsari barbareschi mentre alcuni piccoli villaggi che sorgevano nei territori circostanti furono spazzati via. Più o meno in questi anni furono costruite le mura di cui rimane qualche labile traccia nei toponimi della parte più antica dell’abitato. Per far fronte alla situazione di pericolo l’antico feudo di Posada entro il secolo XVII fu acquistato dai Clement, dai Portugues e infine dai Masons e S. ne seguì le sorti: i suoi abitanti furono in continuazione impegnati a difendersi dagli attacchi dei corsari nonostante fossero state costruite le torri litoranee per la difesa. Nei secoli successivi, estinti i Masons nella seconda metà del secolo XVIII, il villaggio passò ai Nin ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu creato capoluogo di mandamento e incluso nella provincia di Nuoro; dal 1848 entrò a far parte della omonima divisione amministrativa. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: « Popolazione. Nel censimento del 1846 si attribuiscono a S. anime 2521, distribuite in famiglie 677 e in case 622. Quindi era distribuito secondo la popolazione domestica, il totale de’maschi 1345, inscapoli 823, ammogliati 476, vedovi 46; il totale delle femmine 1176, in zitelle 573, maritate 476, vedove 127. Professioni. De’ siniscolesi sono, tra grandi e piccoli, 700 che attendono all’agricoltura, 200 alla pastorizia, 70 a’ diversi mestieri di falegnami, ferrari, armaroli, muratori, sarti, scarpari, vasai e pescatori. Avendosi nel territorio argilla buona per la figulinasi fabbricano brocche, fiaschi ed altri articoli per provvedere il paese e gli altri prossimi villaggi. Essendovi porto sono alcuni che negoziano e comprano da’ pastori ed agricoltori per vendere a’

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro genovesi, a’ maddalenini, ed a’ napoletani. Le donne lavorano sul telaio e fanno panni lini e lini per il necessario delle famiglie e per venderne ad altri che ne abbisogni. Il numero de’ telai, che sono quasi sempre in opera non sarà meno di 400. Agricoltura. Se questa regione e` in gran parte montuosa Siniscola non per questo e` poca la parte che resta alla coltivazione, la quale potrebbe benissimo crescere al triplo lasciando alla pastorizia più di 12 000 giornate. Le terre, dove annualmente si alterna la seminagione del grano, comprese quelle che son chiuse, possono avere una superficie di circa 6000 giornate. In totale le terre coltivate comprendono poco meno di giornate 10 000. Le quantità che annualmente si sogliono seminare sono, starelli di grano 3000, d’orzo 1200, di fave 800, di legumi 100, di lino 200. La fruttificazione mediocre e` del 10 pel frumento, del 15 per l’orzo, del 12 per le fave, del 10 pe’ legumi. Il prodotto del lino suol computarsi in media di 350 cantara all’anno. Di canape se ne semina pochissimo. Gli orti hanno complessivamente un’area di circa 100 giornate, e per il comodo della irrigazione producono largamente. Le specie più comuni sono lattughe, melingiane, indivie, cavoli, carote, pomidoro, rape, melloni, apio, cardi, ravanelli, ecc. La maggior parte degli orti e` del villaggio verso la marina. Le vigne sono mirabilmente prospere, e tanto estese, che forse non occupano meno di 700 giornate. Pastorizia. Essendosi fatto cenno della fertilità de’ pascoli che le diverse specie di bestiame possono trovare in questo territorio, e della opportunità delle acque per l’abbeveramento, proporremmo subito quanto in così estesa superfici e sia il numero de’ capi che si educano. Nel paragone del numero alla superficie si riconoscerà che e gli armenti e le greggie sono molto meno, che potrebbero essere per la copia delle sussistenze,massime in qualche specie. Il bestiame di servigio e di utilità domestica ha i numeri seguenti, buoi per l’agricoltura 500, vacche manse 100, cavalli e 24 cavalle 400, giumenti 200, majali 450. Si ha quindi gran quantità di pollame di alcune specie, e ne’ numeri seguenti. Vacche2000, capre8000 ,pecore 7000, cavalle 200, porci 2500 ». Quando nel 1859 furono ricostituite le province, S. fu incluso in quella di Sassari della quale fece parte fino al 1927 quando fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel corso del secolo XX le attività commerciali e turistiche e qualche attività industriale hanno modificato la struttura tradizionale della società di S. favorendone uno sviluppo rapido. (Testo tratto dal “Dizionario dei comuni sardi” pubblicato da Carlo Delfino, voce curata dal Prof. Vittorio Sella).

4.3.8. L'età sabauda La Sardegna rimase in mano alla monarchia spagnola fino al 1713 quando - dopo un intermezzo austriaco e un tentativo di riaffermazione del regime spagnolo - passò definitivamente alla Casa Savoia nel 1720. Siniscola, nel corso del XVIII secolo, recepisce quel fenomeno di rinnovamento politico iniziato in altre parti dell'isola. Infatti, proprio in epoca sabauda lo sforzo più imponente sotto il profilo sociale si manifesta nella ricostruzione della parrocchiale di San Giovanni. Le fonti ricordano un notevole intervento di ricostruzione effettuata nel 1750 con il consenso dei cittadini siniscolesi più abbienti e facoltosi. L'innalzamento della chiesa con la cupola con l'alta navata centrale contrassegnerà quella conformazione definitiva del centro storico,cui si aggiungerà nel corso dell'Ottocento il campanile costruito da maestranze piemontesi. Nell'ambito delle riforme introdotte dai Savoia si annoverano i nuovi consigli cittadini e la fine dei privilegi feudali di cui avevano goduto il clero e i feudatari. Sarà l'abate V. Angius, nei primi decenni dell'Ottocento, a consegnarci una descrizione dettagliata della Siniscola ottocentesca, con una preziosa

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro enumerazione di dati statistici che spaziano dall'economia, al carattere morale, agli aspetti religiosi e tradizionali. Affiora, in modo sorprendente, la varietà economica, una generale - e forse apparente - floridezza, una comunità socialmente diversificata, un centro in continua crescita, con una fisionomia ben distinta per il numero delle chiese, le usanze, la foggia dei costumi maschili e femminili, le consuetudini e le tipicità e le produzioni del mondo agricolo e pastorale. Siniscola nel 1846 possiede 2.521 abitanti, un gran numero di capi ovini, caprini e bovini; un gran numero di artigiani per circa 400 telai e commercianti. Nella prima metà dell'Ottocento è ancora attivo il porto di Santa Lucia. Alla fine di questo secolo, secondo lo Spano, il commercio si svolge nel porto de La Caletta. La cui ''spiaggia sembra una villa nascente''. Proprio in questi anni una società invita a costruire dei fabbricati in questa località chiamata Pretas Nieddas, nei pressi dell'attuale torre di San Giovanni, prefigurando con poche abitazioni quello sviluppo turistico che si manifesterà decisamente dopo la seconda guerra mondiale. Nel resoconto dell'Angius su Siniscola, si intravede in ''nuce'' quella complessità di inclinazioni economiche che ancora oggi caratterizza Siniscola: un fondo pastorale, agricolo, artigianale, l'attitudine ai rapporti sociali degli abitanti inclini ai contatti con la costa e alle relazioni economiche con le zone interne. Un quadro composito e eterogeneo che per molti aspetti nasconde le tensioni sociali che invece emergono vistosamente in altri documenti storici dell'epoca e che saranno all'origine di quelle tensioni più acute che si manifesteranno nei primi anni del Novecento. (Testo tratto dal libro di Antonello Pipere ''Siniscola - itinerari storici e naturalistici'' edito nel 2010).

4.3.9. Il periodo dal 1850 al 1950 Come riferisce il V. Angius, nel censimento dei 1846 Siniscola contava una popolazione di 2.521 25 abitanti, in massima parte concentrata nel nucleo urbano principale. Detto centro urbano, come si evince anche dalla ricostruzione cartografica operata dal Decandia, era ricompreso all'interno di un triangolo ideale formato dalle attuali Via S. Antonio, Via Piemonte e Via Roma. Il perimetro dei triangolo coincideva, presumibilmente, con l'antica fortificazione muraria, eretta nel secolo XVI' per difendere la popolazione dalle invasioni saracene. Sia il Della Marmora che il Cugia, a metà del XIX secolo, riferiscono che restava, dell'antica fortificazione, solo qualche traccia ed i nomi di tre Porte: Porta Pantea, Sa Turrita e Sa Porta. Ad oggi, purtroppo, non rimane nessuna traccia fisica di tali antiche vestigia, se non la memoria dei nomi delle Porte tramandati dagli abitanti più anziani. L'antica conformazione urbana innanzi descritta, si conserva quasi inalterata per circa un secolo e la lenta crescita degli abitanti residenti, divenuti (nel censimento del 1951) 5.705, di cui 5.326 concentrati nel capoluogo e 379 nelle frazioni e nell'agro, determina, verosimilmente, un infittimento delle 622 unità edilizie censite nel 1846, con la crescita del numero dei vani e con una modesta espansione ai margini dei nucleo urbano. Le testimonianze scritte dai viaggiatori giunti a Siniscola nel XIX secolo denunciano una carente dotazione infrastrutturale, con particolare riferimento alla precaria situazione della viabilità ed alla totale assenza di reti idriche e fognarie. Altrettanto modesta appariva la qualità urbana complessiva, caratterizzata da un'architettura molto essenziale, tipica delle comunità basate prevalentemente sull'economia agricola ed in misura minore su quella pastorale. I "segni" di questa "essenzialità" sono ancora oggi visibili in alcune parti dei centro storico di Siniscola.

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Nel lento processo di evoluzione della struttura urbana nei cento anni esaminati, vanno ricordati alcuni fatti significativi riguardanti la realizzazione di alcune opere pubbliche: nel 1867, la costruzione della strada Lula - Siniscola - Porto di La Caletta, ad opera della società francese proprietaria delle miniere di Lula alla fine dell'Ottocento la costruzione della strada Statale Cagliari - Olbia, attraversante il centro urbano di Siniscola in coincidenza con l'attuale Via Roma; intorno al 1930 la costruzione dell'acquedotto a servizio di Siniscola e La Caletta, con la captazione delle sorgenti dei Monte Albo e la formazione di un primo impianto di fognature miste nel centro storico di Siniscola- ai primi dei novecento, la bonifica delle paludi costiere circondanti La Caletta, con la costruzione dei Canale Vivarelli e dei suoi rami secondari. Relativamente all'edilizia privata, nel panorama complessivo della già menzionata architettura "essenziale", va comunque segnalata l'edificazione, da parte delle famiglie più abbienti del paese, a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni dei Novecento, di alcuni fabbricati di un certo pregio architettonico e di dimensione significativa, attestati per lo più sulle strade principali, Via Roma e Via Sassari; alcuni di essi si sono conservati sino ai giorni nostri, altri, come la casa padronale della famiglia Pusceddu, sono stati demoliti in epoca recente. Nel periodo in esame (oltre il centro urbano di Siniscola) va segnalata la presenza nel territorio di altri due insediamenti: La Caletta e S.Lucia. La Caletta come lo definivano i naviganti, o "Pedras Nieddas" come lo definivano gli abitanti del luogo, svolgeva l'importante funzione di Porto di Síniscola, coincidente per alcuni storici con l'antico "Portus Luguidonis" di Tolemaica memoria. Sino alla costruzione, nel 1957, dell'attuale struttura portuale, nella piccola insenatura compresa tra la foce dei Canale Vivarelli e la Torre di S. 26 Giovanni, pur in assenza di qualsiasi tipo di infrastruttura, si svolgeva un significativo commercio marittimo. Vi facevano tappa periodicamente i piroscafi "postali" che collegavano la Sardegna con Civitavecchia, Livorno e Genova. Venivano imbarcate svariate qualità di merci, príncípalmente i minerali estratti dalle miniere di Lula ed il carbone di legna prodotto nei boschi dell'entroterra. La popolazione residente risulta, per molti decenni, di scarsa rilevanza numerica: 3 abitanti nel 1846, 24 nel 1901, 58 nel 1921 e 79 nel 1951;probabilmente i residenti coincidevano con gli addetti al traffico marittimo e le relative famiglie. L'insediamento di S. Lucia è legato anch'esso, sopratutto sino all'Ottocento, alla storia dei traffici marittimi. La cala a ridosso della torre medioevale, attualmente denominata "spiaggia delle barche", fungeva da approdo per le imbarcazioni sin da tempi antichissimi. Giovanni Francesco Conteddu, nella sua pubblicazione "La spiaggia di S. Lucia di Siniscola" (1912), fa risalire l'esistenza del "Porto di S. Lucia" al 1003, in concomitanza con uno sbarco dei Pisani e, con maggior dovizia di notizie, al successivo passaggio, nel 1263, dell'Arcivescovo di Pisa Federico Visconti, in occasione di una sua visita in Sardegna. Nel secolo XVII viene eretta l'omonima torre, per difendere l'entroterra dalle incursioni saracene. L'agglomerato urbano, nella configurazione riconoscibile sino ad oggi, comincia a svilupparsi attorno all'antica chiesetta di S. Lucia fin dalla seconda metà dell'Ottocento. Alcune famiglie di Siniscola, sempre più numerose nei decenni successivi, elessero questo sito a luogo di villeggiatura estiva. Con la ricostruzione della Chiesa, avvenuta nel 1878, lo sviluppo del villaggio acquista. maggior impulso e prosegue sino si primi decenni dei Novecento. La

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro connotazione, alquanto originale per i tempi, di villaggio per vacanze balneari, ne determinava un uso stagionale, come dimostrano i dati sugli abitanti residenti: nessuno nel 1846, 15 nel 1901, 6 nel 1921; gli abitanti diventano 143 nel 1951 e ciò è da mettere in relazione con l'insediamento stabile di numerose famiglie di pescatori ponzesi, già da tempo frequentatori della costa orientale sarda, ma in modo occasionale e strettamente connesso all'attività della pesca. Di scarsa rilevanza appaiono, nel periodo in esame, gli insediamenti rurali- fatta eccezione per i tradizionali ovili in pietra e frasche, utilizzati più che altro come vani appoggio, per antica cultura le popolazioni dedite al lavoro nei campi ed all'allevamento dei bestiame erigevano le loro dimore fisse nel centro urbano principale. (Testo tratto da “PUC – Progetto preliminare – Relazione di sintesi”).

4.3.10. Dal 1950 al 1970 In sintonia con le trasformazioni sociali e lo sviluppo economico successivo al secondo conflitto mondiale, il ventennio in esame è, anche per Siniscola ed il suo territorio, un periodo di profonde modificazioni socio - economiche. Gli anni Cinquanta sono gli anni del grande flusso migratorio verso l'Italia continentale ed i paesi stranieri; negli anni Settanta il flusso si interrompe ed addirittura si inverte, con il rientro degli emigrati, nel frattempo divenuti forza lavoro specializzata, e con l'affermarsi di un consistente flusso immigratorio proveniente dai comuni limitrofi dell'interno. Tra questi fenomeni ricompresi nell'arco del ventennio, avviene la profonda trasformazione economica citata in premessa. Il settore dell'agricoltura perde pian piano il suo ruolo guida, ridimensionandosi fortemente come numero di addetti e subendo contemporaneamente una radicale trasformazione interna, legata 27 sopratutto all'avvento della meccanizzazione. Si sviluppano il settore industriale ed artigianale; sono di questi anni l'avvio della produzione da parte delle Società SARDOCALCE, MARFILI, SILS LATERIZI, AURORA MARMI, etc. Anche se in modo disorganico e con caratteristiche qualitative per lo più di scadente livello, eccezion fatta per i due alberghi edificati agli inizi degli anni Sessanta (gli alberghi "La Caletta" e "Villa Pozzi" si afferma lentamente il settore turistico, trainato da un contesto ambientale di alto valore e da una fascia costiera ampia e di rara bellezza. Anche il settore terziario (commercio, trasporti, servizi) cresce vistosamente, confermando, pur tra innumerevoli contraddizioni, il ruolo di Siniscola come centro di riferimento per un vasto territorio, coincidente con l'ambito geografico delle "Baronie". Parallelamente si segnala la forte crescita demografica: dai 5.705 abitanti dei 1951, si passa ai 6.559 dei 1961 ed ai 7.013 del 1971. Tutto ciò non poteva non incidere sullo sviluppo degli insediamenti urbani, in modo particolare nei centri di Siniscola e La Caletta. Già alla fine degli anni Cinquanta, il centro urbano di Siniscola fuoriesce dall'antica perimetrazione triangolare che la caratterizzava da oltre un secolo, andando ad espandersi verso le zone agrarie circostanti. La costruzione delle Vie De Gasperi e Gramsci, ai -primi degli anni sessanta, sposta i flussi di traffico dal centro verso la periferia, favorendo la nascita di nuovi quartieri: "MONTE IDDA" a nord, "FUNTANA" a nord - est, "FURREDDU' e "PICUZARE" ad est, "SA SEDDA" a sud, "S. EFIS" e "COCCORRA" ad ovest. L'espansione si concentra in modo particolare lungo le direttrici di traffico principali in uscita dal paese: la nuova strada provinciale per Marreri - Nuoro ad Ovest, la

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro provinciale per La Caletta ad Est, la statale per Orosei a sud. Va evidenziato che la crescita è tutt'altro che razionale; essa segue direttrici spontanee anche perché il comune non è dotato di nessuno strumento urbanistico che possa fungere da guida. Solo alla fine degli anni Sessanta l'Amministrazione Comunale avvia la redazione del Programma di Fabbricazione. Relativamente al centro storico, negli anni Sessanta si avviano massicci interventi di demolizione e ricostruzione dei preesistenti fabbricati; impera lo spontaneismo ed il risultato che ne deriva è la notevole alterazione delle antiche caratteristiche architettoniche e tipologiche. La crescita tumultuosa, priva di una qualsiasi forma di governo, non riesce ad adeguarsi alle nuove esigenze, in termini di nuova cultura dell'abitare, delle necessità del traffico veicolare in costante sviluppo, di migliore articolazione quantitativa e qualitativa degli spazi pubblici, delle attrezzature e dei servizi. Gli anni ricompresi fra la fine degli anni cinquanta ed il 1970, sono quelli dell'inizio e dell'affermazione dello sviluppo urbano anche della frazione di La Caletta. Gli insediamenti alberghieri promossi negli anni Cinquanta da una società immobiliare milanese, la costruzione nel 1957 del porto di IV classe, l'avvento di un turismo balneare di massa supportato da ampi ed incontaminati arenili, determinano una forte crescita degli insediamenti edilizi. Come per il capoluogo Siniscola, anche a La Caletta tutto ciò avviene in assenza di piani direttori; l'espansione segue direttrici spontanee per lo più attestate sulla viabilità principale: le provinciali per Siniscola e Posada, la nuova provinciale litoranea per S. Lucia. Gli strumenti di attuazione sono semplici divisioni in lotti, spesso prive di alcun tipo di approvazione, nonché di una qualche forma di regolamentazione normativa. E' sintomatico constatare che la divisione in lotti attestata sulla 28 litoranea per S. Lucia, con previsione di fabbricati da erigersi sull'arenile, a 50 mt. dalla linea di battigia, sia il frutto di una iniziativa comunale dei primi anni sessanta. Anche nel centro urbano di S. Lucia, alla fine degli anni sessanta, si riscontra una prima modesta crescita dei patrimonio edilizio, comunque meno evidente dei centri di Siniscola e La Caletta. Fatta eccezione per taluni ampliamenti o ricostruzioni dei manufatti esistenti e per le nuove costruzioni attestate sulla nuova Via dei Mare, il villaggio trova un freno al suo sviluppo nella presenza di zone pinetate sottoposte a vincolo forestale e nel regime di proprietà dei suoli, quasi esclusivamente pubblico. Pare significativo segnalare che iniziano in questi anni le prime forme di lottizzazione insediativa sulla costa, in contesti territoriali non contermini ai due centri urbani preesistenti, La Caletta e S. Lucia. Così le zone di Sa Pedra Ruia e S'Ena e Sa Chitta ad opera dell'E.C.A., la zona di Mimmiu Canu ad opera di privati, divengono i prototipi degli insediamenti costieri di case per le vacanze, sviluppatesi in maniera massiccia nei decenni successivi. A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta ha origine anche il fenomeno degli insediamenti rurali stabili: attraverso i finanziamenti per la riforma agraria, I'E.T.F.A.S., Ente Regionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura, procede alla trasformazione e valorizzazione di oltre 600 ettari ed alla successiva assegnazione agli agricoltori. Le aziende o poderi, vengono concentrate in cinque località: tre costiere (La Caletta, Capo Comino, Berchida) e due nell'entroterra (S. Narciso e Murtas Artas). Gli insediamenti rurali riceveranno, negli anni successivi, un impulso notevole anche grazie alla realizzazione, a partire dagli anni

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro sessanta, della rete irrigua ad opera dei Consorzio di Bonifica. (Testo tratto da “PUC – Progetto preliminare – Relazione di sintesi”).

4.3.11. Dal 1970 A partire dal 1970 e sino ad oggi, gli evidenti segnali di sviluppo del decennio precedente si consolidano ed addirittura si accrescono notevolmente. La mutata situazione economica e sociale trova riscontro in una dinamica demografica esemplare in rapporto all'andamento generale della Provincia di Nuoro: gli abitanti residenti passano dai 7.013 del 1971, ai 9.080 del 1981, con un incremento dei 29,47%, ed infine ai 10. 234 del 1991, con un incremento dei 12.71 %. Parallelamente allo sviluppo della struttura economica nella sua globalità, si determina l'ulteriore crescita dagli insediamenti urbani. Significativi alcuni dati dei censimenti ISTAT: nel 1981 gli addetti al settore delle costruzioni erano circa 2.700; tra il 1971 ed il 1980 si costruiscono circa 900 nuove case; le abitazioni occupate nel 1981 risultano 2.355, divenute 3.272 nel 1991; nel 1991 il numero delle abitazioni non occupate è pari a 3.645. Il ritardo dell'amministrazione pubblica nel pianificare questa crescita, risulta dei tutto evidente; soltanto nel 1972 si adotta il primo Programma di Fabbricazione esteso all'intero territorio comunale. Ad alcune discutibili scelte di fondo, quale ad esempio quella di classificare come zone B di completamento zone totalmente inedificate, si aggiunge la distorta gestione dei P. di F; intere zone, ivi comprese quelle riservate alle attrezzature pubbliche, vengono aggredite dall'edificazione. La crescita incontrollata è accompagnata dal 1970 al 1985, anno di emanazione della Legge n. 47 sul controllo dell'attività urbanistico edilizia, da un significativo fenomeno di abusivismo edilizio. Sia i centri urbani consolidati che porzioni 29 significative della fascia costiera vengono interessati dal fenomeno dell'edificazione fuori dalle regole; ambiti costieri di notevole pregio ambientale (Sa Petra Ruia, Avedì, Su Tiliò) vengono di fatto compromessi o degradati. Frattanto il centro di Siniscola si espande vistosamente: verso la direttrice per La Caletta in zona Duai a nord - est; a ridosso della nuova Via G.F. Conteddu ad est- ad est del Rio Siniscola con il quartiere denominato "Ponte di Ferro"; si consolida e si accresce, a Sud, il quartiere Sa Sedda. le carenze in termini di viabilità primaria, attrezzature e servizi pubblici diventano sempre più marcate. A poca distanza dal centro, a guisa di quartieri residenziali satellite, nascono gli insediamenti di Janna e Frores e San Narciso. La crescita urbana più vistosa si materializza probabilmente a La Caletta; la sua funzione di centro balneare e di servizi per un'ampía fascia di gravitazione, anche sovracomunale, da impulso ad un'espansione che porta nell'arco di un ventennio, il nucleo urbano a quintuplicarsi. Il forte carico di abitanti (circa 6/7.000 in alta stagione) pone in evidenza la carenza di infrastrutture e servizi, anche essenziali come l'approvvigionamento idríco. E centro di La Caletta, oltre che le esigenze del turismo stagionale, soddisfa anche la pressione insediativa dei residenti: i 152 abitanti dei 1961 divengono i circa 1.500 attuali. Tenuto conto dei vincoli fisici e giuridici gravanti sul territorio al contorno, il nucleo urbano di S. Lucia conserva, in massima parte, la sua dimensione originaria; si procede, però, ad una profonda alterazione delle antiche tipologie edilizie, anche attraverso demolizioni totali e successive ricostruzioni.

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Notevole, dal 1970 ad oggi, lo sviluppo degli insediamenti turistici costieri; oltre le lottizzazioni di "S'Ena e sa Chitta" e "Mimmiu Canu" (pervenute in questi anni alla totale saturazione) si assiste alla crescita repentina di una serie di insediamenti abusivi, da quelli circoscrittí a poche unità edilizie a quelli formati da centinaia di costruzioni: è il caso della zona di "Su Tiliò", "Avedì", "Sa Pedra Ruia". La forte pressione insediativa caratterizzante questo ultimo ventennio, determina il proliferare degli insediamenti sparsi nelle zone agricole; fatta eccezione per una modesta percentuale di fabbricati realmente connessi alle attività agricola e pastorale, il fabbisogno abitativo primario trova parzialmente risposta nel territorio agricolo contermine al centro urbano di Siniscola, con significative concentrazioni nella zona di S. Narciso e S'Alapattu a nord - est, Marinedda ad est, S'Aspidda e Garraù a sud. Allo stesso modo, ma per soddisfare il fabbisogno abitativo di tipo turistico - stagionale, vengono utilizzate le zone agricole contermini alle zone turistiche, per tutta l'estensione della fascia costiera. Anche se con notevoli ritardi, negli anni ottanta l'Amministrazione Comunale adotta una serie di Piani Urbanistici. Nel 1982 si adottano lo Studio di Disciplina delle zone turistiche ed il Piano Particolareggiato della Zona Industriale d'interesse Regionale; nel 1989 viene approvato il Piano Regolatore Generale e di seguito a questo i Piani di Risanamento degli ínsediamenti abusivi: Sa Petra Ruia, Su Tiliò, Avedì, S. Narciso; vengono infine redatti i Piani Particolareggiati di La Caletta e S. Lucia. La Legge n. 47/85 sul controllo dell'attività urbanistico - edilizia ha pressoché bloccato e circoscritto il fenomeno dell'abusivismo; la pianificazione urbanistica comunale ha rimesso 30 sufficiente ordine di un panorama complessivo caratterizzato dall'espansione caotica.. L'evidente rallentamento dell'attività edilizia caratterizzano questi primi anni novanta- le cause vanno ricercate sia nella crisi strutturale dei settore a livello nazionale, sia nella difficoltà, tutta locale, di far decollare i piani attuativi d'iniziativa pubblica e privata. E nuovo regime pianificatorio introdotto con la Legge n. 45/89, i conseguenti Piani Territoriali Paesistici, l'obbligo di adeguamento ad essi attraverso il Piano Urbanistico Comunale, potranno divenire per Siniscola ed il suo territorio l'occasione per ritrovare la via di un ulteriore sviluppo, possibilmente più razionale ed equilibrato che nel recente passato. (Testo tratto da “PUC – Progetto preliminare – Relazione di sintesi”) .

5. Le Chiese Lo spirito religioso della cultura sarda è testimoniato dagli edifici di culto sparsi un po' in tutto il territorio. Dagli agglomerati intenni, alle campagne, alle falde del Monte Albo, una interessante impronta architettonica sacra, spesso di notevole pregio, ricorda l'intensa spiritualità del Popolo Sardo.

5.1. N. Signora del Rosario A poca distanza dalla piazza del mercato la chiesa di N. Signora del Rosario. La chiesa è attualmente la sede di una confraternita riconosciuta con regolare licenza papale nel 1651. L'edificio, situato all'interno di un ampio sagrato, presenta una facciata semplice, con l'ingresso

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro sormontato da un campanile a vela e da una finestra circolare in alto. L'interno presenta una navata unica con volta a botte e la zona del presbiterio rialzata rispetto al piano della navata. La volta è dipinta con pitture murali con storie della Vergine, mentre nelle lunetta della controfacciata figura l'immagine di S. Domenico, santo tutore spirituale di tutte le confraternite intitolate alla Madonna del Rosario. Nella parete destra del presbiterio è raffigurato l'episodio biblico di Giuditta e Oloferne; sul lato sinistro una scena culminante della Battaglia di Lepanto. In entrambi i casi si tratta di una pittura parietale di modesta fattura artistica probabilmente eseguita agli inizi del Novecento. Assume una certa importanza storica la rappresentazione della battaglia di Lepanto per il carattere didascalico e rievocativo di un momento significativo per la storia di Siniscola e di quella europea del Cinquecento: la storica battaglia di Lepanto vinta il 7 ottobre del 1571 dalle flotte cristiane contro i Turchi nelle acque del Mare Adriatico, la prima domenica di ottobre, ''nel giorno in cui - come racconta una cronaca del tempo - le confraternite del Rosario facevano le loro processioni''. Per questo il papa Pio V attribuì la vittoria all'intercessione della Vergine e ordinò che nello stesso giorno di ogni anno si celebrasse la festa. Di un certo interesse artistico e documentario sono anche le statue lignee, in particolare la statua della Vergine del Rosario (metà del XVII secolo), scolpita a tutto tondo e adornata dalla locale confraternita con paramenti e panneggi ricamati. Nelle pareti laterali si trovano il Cristo della deposizione, o ''iscravamentu'' (del XX secolo) e sulla parete destra la statua di N. Signora della Pietà (XVII secolo. Nel presbiterio si trova la statua di Santa Lucia,di Santa Margherita, dell'Angelo Custode e di S. Pasquale Baylon. Di rilievo sono anche gli ex voto contenuti nella sacrestia e analogamente il patrimonio culturale di tradizioni e di riti religiosi orali e scritti tramandati con scrupolo e devozione religiosa dalla confraternita dell'oratorio. La chiesa dedicata alla Vergine del Rosario è il risultato di numerosi interventi architettonici avvenuti a partire dal Seicento e continuati più decisamente nella seconda metà del Settecento 31 (1768-1803). In origine il luogo era occupato dalla chiesa parrocchiale di S. Anastasia, dove esisteva una cappella nella quale prese crescente vigore il culto per la Vergine del Rosario. Ma trovandosi l'edificio ''fuori dalle mura'' cinquecentesche ''de la villa di Fhiniscole'', si decise di trasferire la sede della parrocchia nella chiesa di S. Giovanni, più sicura e difendibile rispetto alle incursioni saracene, e sicuramente più spaziosa e capiente per una popolazione in costante crescita. San Giovani Battista, nel 1623, con una regolare autorizzazione, divenne Patrono dell'edificio di cui oggi è titolare e la chiesa a lui dedicata divenne sede parrocchiale. Da questo momento dovette continuare sensibilmente la devozione per S. Anastasia e contemporaneamente per la Vergine del Rosario. Rimane di difficile soluzione - in assenza di precise fonti d'archivio - capire quanto sia rimasto nell'attuale chiesa dell'antico edificio dedicato a S. Anastasia. Forse parzialmente inglobato in quello attuale o forse reimpiegato come materiale di spoglio nella ricostruzione ex novo. L'assetto odierno è per gran parte risalente alla fine del Settecento (1768- 1803). Le manomissioni continue, come la rimozione del pavimento in ardesia, delle balaustre marmoree e gli interventi nella facciata (di gusto tardo barocco fino agli anni cinquanta) hanno portato all'assetto attuale. All'esterno è evidente un ampio spazio nel quale era situato un antico cimitero annesso alla chiesa di S. Anastasia, che nel tempo cadde in condizioni di incivile degrado, secondo quanto racconta un documento del 1777. Nuove disposizioni igieniche emanate in epoca napoleonica portarono anche qui, come altrove in Europa nella prima metà del XIX secolo, alla decisione di un trasferimento dell'area cimiteriale in luoghi più distanti e salubri fuori dal centro abitato.

5.2. S. Giovanni Battista

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Proseguendo verso la via Sassari, a poca distanza da piazza Martiri di via Fani, si trova la Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista. L'edificio presenta all'esterno un elegante campanile ottocentesco e alla base la lapide marmorea con l'elenco dei caduti in guerra durante il primo conflitto mondiale. Il campanile, scandito da cornicioni, termina con una cupola, e fu edificato nel 1840 da maestranze piemontesi. La facciata della chiesa,è tripartita classicamente da cornicioni aggettanti, ed è sormontata da un timpano. L'interno,entrando dal portone centrale della facciata, presenta tre navate, ciascuna con cappelle laterali, e un'ampia cupola all'incrocio dei transetti e la zona del presbiterio rialzata. L'edificio è sempre stato nel corso dei secoli una grande fabbrica, specialmente da quando, nel 1746, i cittadini di Siniscola sono riuniti a ''Combenio para la fundacion de l'iglesia de San Juan Bauptista''. Inizia da questo momento una grande opera di riedificazione in sostituzione di un precedente edificio databile (secondo i documenti d'archivio già pubblicati) precedentemente al 1496. E' certo che questa opera di edificazione si pone in un contesto storico diverso. Siniscola, come nel resto dell'isola, era passata pochi decenni prima (1713-1720) dal dominio spagnolo a quello austriaco e infine a quello sabaudo. Il riconoscimento del titolo di parrocchia in alternativa alla chiesa di S. Anastasia e il conseguente ''passaggio di consegne'' tra santi titolari,nel 1623, dovette indurre più decisamente le autorità religiose e civili dell'epoca alla ''demolizione e riedificazione della predetta chiesa di San Giovanni'', alla creazione di un edificio più grande e capiente, che tenesse conto della crescita demografica e di una ''maggiore cura delle anime''. Non sappiamo quanto sia rimasto del precedente edificio che fu sicuramente oggetto di spoglio e di probabile reimpiego di materiali lapidei. Non è facile, allo stato attuale, capire quale sia la mente ordinatrice che ha predisposto la progettazione dell'edificio e la 32 sua provenienza culturale. Non sono riscontrabili elementi di comparazione nell'area della Baronia con edifici religiosi paragonabili per ampiezza e caratteri architettonici con la Chiesa di S. Giovanni. La Cattedrale di Nuoro che presenta aspetti neoclassici è successiva alla chiesa siniscolese. La meticolosità delle indicazioni: ''La chiesa deve avere in lunghezza uno spazio di 120 palmi(…) ''avrà una croce perfetta, cioè l'altare maggiore con il presbiterio, i gradini e le sue cappelle, una a destra e una a sinistra, tanto grandi quanto lo permette il terreno, con la cupola a regola d'arte …………,'' fornite presumibilmente dal Rettore Ventura al momento del contratto di inizio dei lavori, induce a pensare credibilmente che la progettazione possa essere pervenuta attraverso i canali religiosi attivati dalla sede dell'Arcidiocesi di Cagliari, e che dunque la parrocchiale di San Giovanni sia da inserire, sotto il profilo architettonico, in quell'opera di rinnovamento dei gusti tendente a un maggiore razionalismo classicistico, relativo al nuovo clima artistico promosso nella città con l'arrivo dei piemontesi. Per queste ragioni riteniamo che la chiesa doveva essere gradita allo Spano negli Emendamenti al Viaggio in Sardegna del Lamarmora: ''La Chiesa parrocchiale, dopo le riforme che vi ha introdotto il Rett. Salv. Carboni, oggi Canonico Teologo nella Cattedrale di Nuoro, è una delle più belle. Può dirsi cogli archi delle cappelle di esser composta di tre navate.'' Non bisogna dimenticare che l'edificazione della chiesa ha assorbito le ingenti risorse economiche di una comunità povera e vessata da secoli di pestilenze e di carestia. In un'impresa per i tempi ambiziosa, ma per molti versi lungimirante che ha portato alla creazione di una delle più grandiose chiese dell'antica diocesi di Galtellì: ''la meyor de esta mitra'', come era stata definita nel 1777 in

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro un testo in lingua spagnola scritto dal curato Pilurcy in risposta a un questionario proposto dall'arcidiocesi di Cagliari. Successivamente alla riedificazione la chiesa divenne luogo di ulteriori interventi dettati dall'esigenza di un adeguamento alle necessità religiose della comunità e da una progressiva crescita demografica che ha richiesto la modifica degli spazi, talvolta sacrificando le ragioni estetiche a quelle funzionali alle pratiche liturgiche. I rimaneggiamenti avvenuti anche in epoche più recenti hanno condotto alle trasformazioni più incisive effettuate tra il 1950 e il 1980 con l'eliminazione di alcuni altari, la muratura delle nicchie nelle navate laterali e l'adeguamento del presbiterio con la rimozione dell'altare centrale,delle balaustre marmoree, del coro ligneo,del pavimento originario in ardesia e la rimozione del pulpito nella navata centrale. Nelle volte si segnalano i dipinti murali con le storie tratte dall'Antico e Nuovo Testamento dipinte da Spirito Lari nel 1915. In particolare le storie del Battista, il medaglione con San Michele, nei pennacchi della cupola le raffigurazioni degli evangelisti nella volta centrale. Nelle pareti laterali, procedendo dalla navata destra sono osservabili le statue lignee policrome per gran parte risalenti al XVII e al XVIII secolo. In particolare, nella navata destra, la SS. Trinità, il San Francesco, la Sant' Anna. Nel transetto destro il San Sebastiano (datato al 1678) e la Madonna degli Angeli (metà del XVII secolo) e un Santo Stefano (dei primi del XVIII secolo), proveniente dalla chiesa omonima (abbattuta) di cui era titolare. Nel transetto sinistro è osservabile la statua di S. Caterina d'Alessandria, il SS. Crocifisso di gusto tardo barocco con le tre Marie e di Nostra Signora d'Itria, quest'ultima proveniente da un'antica chiesa abbattuta dopo alterne vicende.

5.3. Nostra Signora delle Grazie 33 Nella centrale Via Sassari si trova la chiesa di Nostra Signora delle Grazie. Con la facciata sull'omonima piazzetta. Secondo le fonti d'archivio la chiesa fu edificata tra il 1640 e il 1670 e fu restaurata anche nel corso del Settecento. La facciata con timpano classicheggiante reca una scritta sulla fondazione e il rinnovamento. L'esterno è costituito dai contrafforti laterali sulla facciata con l'ingresso centrale verso la piazzetta. Sul lato destro verso la via Sassari si trova l'ingresso laterale e il campanile a vela. Nella parte posteriore si individua la zona circolare relativa alla sacrestia cui è affiancata una fontanella situata ai piedi di un pioppo piantato nei primi anni cinquanta del secolo scorso e censito attualmente tra gli ''alberi monumentali della Sardegna''. L'interno, con navata unica voltata a botte, termina con un presbiterio rialzato con volta a crociera separato dalla navata da due balaustre marmoree. Di un certo interesse è l'altare sormontato da un timpano spezzato sorretto da quattro colonne di cui due tortili. Al centro si trova il simulacro della Vergine del Rosario, risalente alla metà del XVII secolo,con il volto solenne e le mani in avanti, costruita secondo modelli di origine iberica nel Seicento con il traliccio ligneo interno e le parti scolpite delle mani e del viso,ornata di vesti e paramenti decorati con motivi floreali secondo l'espressione e la sensibilità popolare. Le pareti e la volta sono dipinte con storie della Vergine all'interno di ampi riquadri e cornicioni decorativi dal prof. Spirito Lari nel 1915. Anche qui si possono osservare le statue lignee policrome situate nelle pareti laterali, databili tra la fine del Seicento e la metà del Settecento. In particolare le statue di S. Priamo, la Beata Vergine della Neve, di S. Antioco e di S. Lussorio. Nella cappella laterale si trova le statuina lignea della Vergine delle Grazie, di piccole dimensioni considerabile come il simulacro più arcaico rispetto

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro all'immagine processionale situata nell'altare. Nella parete sinistra si trova la statua di Sant'Isidoro. Il santo, patrono di Madrid, secondo il racconto agiografico era di umili origini contadine; infatti è raffigurato in vesti semplici con i buoi e l'angelo. La memoria locale ricorda fino agli anni cinquanta, di una sontuosa processione in onore di S. Isidoro con carri trainati dai buoi e ornati di fiori e di fieno con grande partecipazione popolare il giorno del 15 maggio. La chiesa è attualmente sede di una grande venerazione per la Vergine delle Grazie documentata dalle fonti a partire dal 1640 e che ogni anno si celebra nei giorni precedenti e successivi alla seconda domenica di Ottobre con profusione di manifestazioni religiose e civili.

5.4. Sant'Antonio da Padova Dalla Via Sassari si procede verso la chiesa di Sant'Antonio da Padova percorrendo per un breve tratto la via S. Antonio. Si giunge a un grande piazzale dove si trovano i locali della chiesa e della scuola per l'infanzia fino a pochi anni fa amministrati da suore mercedarie. La chiesa è di mediocre rilievo architettonico. Era sede di un antico oratorio dedicato a S. Antonio da Padova di cui rimane il simulacro risalente ai primi del Seicento. L'edificio originario risale al 1646. Ma gli interventi effettuati nel corso degli anni hanno sfigurato il primitivo impianto. Si tratta di un edificio semplice nell'impianto architettonico, ma per gran parte corrispondente all'assetto originario, risalente al 1724. All'esterno si nota la facciata sormontata da un timpano classicheggiante e delimitata da cornicioni e sul lato destro l'ingresso secondario e un campanile a vela in alto. Anche l'interno dell'edificio riflette schemi sperimentati in altre chiese. Una pianta a navata unica, 34 con volta - in origine a capriate lignee - e il presbiterio elevato rispetto al piano di calpestio dei fedeli. Tra le opere figura una statua moderna (XX secolo) della Santa titolare dell'edificio, un S. Luigi Gonzaga della metà del XVIII secolo e la statua moderna di S. Rita.

5.5. S. Efisio Da Siniscola, percorrendo la vecchia SS. 125, in direzione Nuoro si osserva sulla destra la chiesa di S. Efisio. Si tratta di un moderno edificio ad aula unica costruito nel 1968. In sostituzione di un' antica chiesa edificata nel 1707 (come attesta un documento arcivescovile dell'epoca), in ''onore di questo beato Santo in territorio di Siniscola nel luogo comunemente chiamato Sa Palma, distante dal paese circa un miglio''; in ''una località molto adatta di passaggio per lavoratori e pastori'', che possono fermarsi a pregare e a raccomandarsi a Dio prima di accudire ai loro lavori.(…)''. All'interno della chiesa si trovano le statue di S. Efisio, di S. Vincenzo e di Nostra Sig.ra della Defensa. La festa in onore del martire sardo avviene nella metà di ottobre successivamente ai festeggiamenti per la V. ne delle Grazie, diversamente dai festeggiamenti del primo maggio che con maggiore fasto avvengono a Cagliari.

5.6. San Giuseppe Proseguendo lungo la statale si costeggia il caseificio ''L'armentizia'' e si raggiunge infine la Chiesa di San Giuseppe. E'un edificio religioso costruito nel 1730. Attualmente vi opera un locale comitato di artigiani devoti del Santo e che si occupano dei festeggiamenti in occasione del 19 marzo. L'interno è di gusto semplice a navata unica con volta lignea. Si trovano le statue di san Giuseppe, san Gavino e la Vergine degli Angeli (XVII secolo). La chiesa si trova in prossimità della sorgente

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro carsica di Fruncu ‘e Oche che alimenta le condotte idriche degli abitati costieri. Da qui, procedendo verso Nuoro, si percorre nuovamente la SS. 125. Sulla destra si può osservare la fabbrica della CENU, il cementificio locale di proprietà della Buzzi, impiantato negli anni settanta alle pendici del Monte Albo per l'estrazione e la trasformazione del pietrame calcareo.

5.7. San Giacomo Maggiore La chiesa di San Giacomo Apostolo situata sula sommità di una collina scistosa, dalla quale si può osservare in più direzioni la diversità del paesaggio pianeggiante sul lato sud fino ai costoni granitici del Monte Senes; sul lato nord gli impervi e maestosi calcari del Monte Albo e la vallata solcata dal Rio Locoli. La chiesa campestre fu edificata nel 1870 (…). In quest'occasione fu restaurato il simulacro ligneo. Una cronaca dell'epoca racconta che la chiesa fu edificata con i resti di un nuraghe. Nel sagrato è notevole un olivastro di grandi proporzioni. L'edificio religioso è di modeste dimensioni con semplice facciata a capanna sormontata da campanile a vela. Le strutture adiacenti sono state edificate recentemente con funzione di ristoro per la festività di San Giacomo che si celebra il 1 maggio di ogni anno. L'interno, a navata unica e volta lignea, presenta un ambiente semplice di gusto popolare, con altare centrale e nicchie contenenti le statue lignee policrome di san Giacomo in due versioni e di san Marco e di san Rocco.

5.8. Madonna di Fatima A La Caletta si trova inoltre la chiesa della Madonna di Fatima. L'edificio, di modesta architettura, con pianta ad aula unica, fu costruito dai fedeli provenienti da Siniscola nel 1954. Negli anni sono stati effettuati diversi interventi di restauro e di ampliamento della navata. La festività si svolge il 13 del mese di maggio con tre giorni di festeggiamenti civili e religiosi, con una solenne 35 processione sul mare verso santa Lucia, per chiudere con i tradizionali fuochi d'artificio.

5.9. S. Elena Chiesa di S. Elena. Si trova su una evidente collina a due chilometri dalla strada provinciale, dopo avere percorso la strada comunale all'interno della zona agricola ex Etfas. La chiesa si trova al centro dei vigneti coltivati dai soci della cooperativa Sant'Elena. L'edificio fu costruito tra il 1777 e il 1803 in sostituzione di uno più antico dedicato a S. Sisto. La chiesa fu al centro dell'attenzione della famiglia Puxeddu e luogo di sepoltura come ricordano le lapidi marmoree del sagrato. Nel 1910 fu riedificata a spese del Cav. Giovanni Puxeddu. La facciata della chiesa,orientata verso il centro di Siniscola, si presenta in forme classicheggianti, con frontone e cornicioni sporgenti e finte colonne con due campanili a edicola ai lati. Su un lato si trovano il loggiato rustico e le abitazioni per la servitù. Di un certo rilievo architettonico è il loggiato esterno della chiesa con archi a tutto sesto di gusto popolare. L'interno presenta uno schema semplice e a navata unica con volta a botte, l'abside con altare e coro ligneo. Sono osservabili le immagini lignee di Sant'Elena in due versioni: al centro la moderna statua dei primi del Novecento e a sinistra la statua policroma di Sant'Elena della prima metà del XVIII secolo. Il sito di Sant'Elena presenta una notevole valenza paesaggistica. Al centro di una vasta area agricola solcata dal Rio Siniscola. Si possono osservare le zone coltivate, le colline che digradano verso il mare di Santa Lucia, la collina di Cuccuru e Janas e sullo sfondo le aree pianeggianti e verso ovest il centro abitato e sullo sfondo l'azzurra mole del Monte Albo.

5.10. San Pietro

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La chiesa di San Pietro è situata su una collina ai limiti della strada sterrata. Il paesaggio circostante è costituito da vallate dominate da pascoli delimitati da muri a secco e punteggiati di macchia e di cupi olivastri isolati. Dalla chiesa si possono osservare i gradevoli pendii della zona declinanti verso il Mare Tirreno sopra le montagne di granito rosa di Berchida e di Capo Comino. La chiesa è stata riedificata a partire dal 1984 sulle basi di un preesistente edificio ad aula rettangolare, risalente alla prima metà del Seicento, di cui si conservava la muratura esterna e gran parte della facciata. La chiesa di San Pietro presenta i tratti tipici delle chiese rurali. Con prospetto a capanna e campanile a vela. L'interno, coperto con volta lignea, è uno spazio unico scandito da due archi a tutto sesto e con un' abside leggermente rialzata. Nell'altare si trova l'immagine lignea di San Pietro e la Vergine della Misericordia in legno policromo risalenti al XVII secolo. Di fattura più recente sono le pitture murali e gli arredi sacri. La chiesa di San Pietro di ''sedduri'', o de ''sa serra'', come la ricordano le fonti d'archivio, risale al 1602. Probabilmente edificata in una zona già insediata in epoca medievale ''circondata da vestigia di popolato'' e poi riedificata nel 1802. A monte della chiesa si trova la sorgente di ''untana ‘e idda'', a ricordare l'esistenza di un antico insediamento demico. Oggi la chiesa di san Pietro si presenta come una vera e propria oasi di verde e santuario dedicato a san Pietro Papa, con edifici annessi e loggiato. Il 29 giugno è la ricorrenza della festività che avviene nelle forme autentiche della tradizione paesana,con i ritmi e i colori tipici delle ricorrenze locali, con il rito della processione, dell'ospitalità e del ristoro comunitario a base di carne offerto dai pastori di Siniscola.

5.11. Santu Jacu ‘Ezzu 36 Da San Pietro il percorso continua verso la vallata lungo la carrareccia in una strada più accidentata a causa dell'asprezza del territorio. Da qui si raggiunge, dopo circa tre chilometri, la chiesa di San Giacomo (“Santu Iacu ‘Ezzu''), all'interno di una fitta boscaglia di corbezzoli. L'edifico si trova in una vallata a forma di anfiteatro. Si tratta di una chiesa dedicata a San Giacomo Apostolo il Maggiore. Cadde in rovina nel corso dell'Ottocento probabilmente a causa della notevole distanza da Siniscola. Nella seconda metà del Settecento è ricordata come interdetta (1777). Al suo interno si conservava la statua di san Cristoforo e l'immagine lignea di san Giacomo oggi visibile nell'altra chiesa di S. Giacomo nella regione Locoli. Delle antiche vestigia rimangono due navate di cui una in forme più arcaiche per la muratura e l'abside con finestrella strombata. La navata sinistra presenta una muratura in scisto locale e zeppature in tegolame. Nella parte anteriore rimane una parte della facciata in origine a capanna con un campanile laterale un loggiato anteriore di cui rimangono i fori nelle pareti. L'area è di estremo interesse anche sotto il profilo archeologico. La chiesa di S. Giacomo era con molta probabilità il centro religioso di un notevole insediamento medievale, di cui affiorano le rovine nei pendii a monte della chiesa, poi abbandonato a causa delle epidemie e delle guerre aragonesi. (I §§ 5.1 – 11, sono tratti dal libro di Antonello Pipere ''Siniscola - itinerari storici-naturalistici'' edito nel 2010).

5.12. S. Lucia

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Si trova nella frazione balneare di Santa Lucia. Nelle antiche carte geografiche della Sardegna, la “villa ” di Santa Lucia compare già nel 1325 con l’indicazione di una chiesa. L’antica chiesa è stata ristrutturata più volte nei secoli, ma quella attuale è stata riedificata, con il concorso di tutti i cittadini di Siniscola, nel 1878.

5.13. S. Simplicio e S. Bartolomeo Si tratta di una chiesa campestre antichissima situata ad ovest di Monte Lattu, a circa 1, 5 chilometri dalla parte settentrionale dell’abitato di Siniscola. La chiesa è più volte, più volte citata in antichi testi, è chiamata dai siniscolesi indifferentemente Santu Sibrichi (San Simplicio) o Santu Portholu (San Bartolomeo). Più volte restaurata nel tempo, attualmente sono presenti, sul lato ovest del sagrato, anche le “cumbessias”.

5.14. B.V. del Carmine Chiesa costruita, secondo alcuni documenti, nel 1724 a ridosso delle antiche mura che cingevano l’abitato di Siniscola e nelle vicinanze di un’altra chiesa posta fuori le mura e andata distrutta, quella di Santo Stefano. All’interno una lapide ricorda che nel 1925 venne fatto un importante restauro. Tra le statue presenti, quella della Madonna della Pietà, molto espressiva, ha un posto di rilievo nei riti della Settimana Santa e viene portata in processione, nella Cia Crucis, il venerdì prima di Pasqua. 37 5.15. Madonna della Salute Chiesa situata in località Luittu, ad ovest dell’abitato di Siniscola, nelle prime alture del Montalbo. Conosciuta anche col nome di Nostra Signora di Luittu, la chiesa nel 1811 risultava già andata in rovina e intitolata a San Pietro. È stata ricostruita nel 1997 inserendo nella nuova struttura l’unico arco rimasto integro della precedente costruzione. Attualmente dedicata alla Madonna della Salute, la nuova chiesetta è stata benedetta e riaperta al culto il 21 giugno 1997, dal vescovo di Nuoro Mons. Pietro Meloni.

6. Economia - Commercio 6.1. Attività insediate nelle aree industriali e nel territorio Le attività insediate nelle varie aree industriali, una volta dato atto della crisi dell’industria tessile testimoniata dalla sopravvivenza di una sola manifattura di semilavorati, si evidenzia l’importanza delle attività legate alla filiera dell’edilizia o ad essa in parte riconducibili (falegnamerie, lavorazione metalli per infissi ecc.), tra queste spicca la presenza di un insediamento per la produzione di flessibili per idraulica e tubi per fumisteria in acciaio inox. Sono inoltre presenti attività di servizio, alcune legate all’autotrasporto, con due centri di revisione, una di ricostruzione di pneumatici e realizzazione di teloni in PVC per autocarri; altre legate alla raccolta di rifiuti speciali e non (RSU, auto e RAEE).

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È importante notare la presenza di varie iniziative legate alla filiera dell’ industria agroalimentare: macellazione, caseificio, oleificio, produzione di dolci tipici e pane che in parte sono insediate nella ZIR e in parte nel centro abitato. Sparsi nell’agro sono presenti alcuni insediamenti come cave, laboratori di ceramica artistica, produzione di manufatti di calcestruzzo, ecc.

6.2. Settori Presenti Nonostante la crisi che ha colpito il settore tessile, l’industria costituisce ancora oggi uno dei capisaldi dell’economia del territorio sia per l’importanza delle aziende insediate, sia per i livelli occupazionali garantiti. Settore estrazione, lavorazione minerali e lapidei e produzione di cemento Il comparto estrattivo è costituito da aziende che operano nella produzione di feldspati per l’industria ceramica, lavorazione di pietre ornamentali per pavimentazioni e rivestimenti. La cementeria, ora di proprietà della Buzzi Unicem è stata l’attività pioniera dell’industrializzazione di Siniscola, è localizzata sotto il Montalbo ed ha sviluppato già dal suo insediamento una serie di servizi che ancor’oggi gestisce autonomamente (es. approvvigionamento idrico), e che hanno promosso la localizzazione nei suoi pressi della zona industriale di Siniscola. La cementeria della Buzzi oggi rappresenta il maggior polo industriale di della zona e coinvolge tra personale diretto e indotto circa 150 unità lavorative; nella crisi generale ha visto ridursi le vendite di cemento del 55% negli ultimi tre anni, tale calo di fatturato ha fatto salire enormemente la rilevanza del costo energetico dell’attività. 38 In particolare si evidenzia che il comparto estrattivo determina la produzione di una notevole quantità di scarti e sottoprodotti che incidono pesantemente in termini ambientali. Tuttavia la natura del materiale consente un valido e consistente recupero che consente sia di ridurre l’impatto ambientale di questi scarti/rifiuti, sia di dare impulso ad attività produttive che nel riutilizzo di tali scarti generano importanti ritorni economici. Settorie costruzioni L’edilizia, elemento centrale della filiera industriale locale è attualmente il profonda crisi, il boom delle seconde case, che peraltro nel comune di Siniscola non ha raggiunto i livelli dei vicini comuni galluresi, appare concluso; il mercato dell’offerta, costituito da piccole ditte, frequentemente artigiane.. Altre produzioni manifatturiere L’industria tessile ha rappresentato per Siniscola un’importante fonte di reddito che appare oggi definitivamente esaurita, la principale realtà produttiva è stata costituita dalla “Legler”, ora in amministrazione straordinaria, e dalla “Filmar” sita nella ZIR e di dimensioni molto ridotte che occupa una ventina di addetti. Le attività produttive di maggior rilievo, sono legate al comparto metalmeccanico con la produzione di tubi flessibili e compensatori di dilatazione con un occupazione di 77 unità e ai servizi all’autotrasporto con ricostruzione di pneumatici e realizzazione di teloni in PVC per autocarri. Alcuni capannoni non più utilizzati sono affittati per attività commerciali o come depositi.

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Altro e artigianato L’artigianato non collegato all’edilizia o alle autoriparazioni, è rivolto principalmente ai servizi di prossimità (tipografie, informatica) e per la residenza ( tappezzeria, ceramica artistica, dolci e pasta fresca, ecc.). Nuove attività di servizio di particolare interesse, si stanno sviluppando intorno alla flotta da diporto ospitata nel porto di La Caletta. Commercio e terziario È presente e rappresentato in tutti i settori merceologici, soffre della poca massa critica del mercato locale e non riesce a porsi come attrattiva alternativa al forte richiamo e alla polarizzazione verso Olbia. Solo le strutture di vendita legate alle catene distributive dell’alimentare non soffrono particolarmente di marginalità. Turismo Le severe norme urbanistiche di realizzazione di volumetrie ricettive ha ridotto ll’investimento nel settore di capitali esterni ed ha per converso, favorito il mantenimento del legame con la società dell’imprenditoria locale già presente sul territorio. Negli ultimi anni con i piccoli interventi nella frazioni costiera e con la crescita di strutture agrituristiche, ancor oggi in progressivo sviluppo, s’è costituito un tessuto di ricettività tipica estremamente interessate per il radicamento sociale e la qualità dell’offerta. Una peculiarità della costa siniscolese è costituita dal turismo all’aperto, sono presenti quattro campeggi, uno, dei due di proprietà comunale; con l’utenza del turismo all’aria aperta e sportiva, in questi ultimi anni si sono sviluppate varie attività legate al mare, alla nautica da diporto e ai 39 nuovi sport nautici (surf, kite) che richiamano un’utenza giovanile tendenzialmente destagionalizzata. Agroindustria L’agroindustria costituisce uno dei settori tradizionali dell’economia dell’area per la presenza di risorse primarie nel territorio, queste hanno portato uno sviluppo del settore agroindustriale in questo territorio il settore e comprende i seguenti comparti: 1. Allevamento, lavorazione e trasformazione delle carni 2. Produzione di formaggi; 3. Produzione olio d’oliva 4. Produzione tipiche (prodotti da forno e freschi).

6.3. Il porto di La Caletta Realizzato con interventi iniziati nel 1957, con fondi della Regione Sardegna, si da corso alla costruzione dell'attuale struttura portuale. Per circa un ventennio, il porto di La Caletta svolse una significativa funzione di porto commerciale a servizio di una vasta area, coincidente più o meno con il territorio della Provincia di Nuoro. I dati statistici del movimento commerciale relativi, ad esempio, al 1961, indicano un transito di 196 navì e la conseguente movimentazione, tra imbarchi e sbarchi, di circa 32'000 tonnellate di merci varie, ponendo i traffici del porto di La Caletta in posizione preminente in Sardegna dopo gli scali

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COMUNE DI SINISCOLA – Prov. Nuoro principali di Cagliari, Olbia e Porto Torres. La successiva evoluzione dei trasporti marittimi di cabotaggio, caratterizzata dalla quasi scomparsa delle navi di piccolo tonnellaggio a favore delle navi traghetto tipo RO-RO dì media e grande stazza, determinò l'esaurimento della funzione commerciale dello scalo marittimo di La Caletta, nel frattempo non opportunamente adeguato, nelle sue caratteristiche strutturali, alle esigenze imposte dal mutamento dei vettori marittimi. Nell'ultimo ventennio, il porto dì La Caletta ha svolto quasi esclusivamente funzioni di porto peschereccio e turistico; va peraltro rimarcato che la felice posizione geografica e l'ampia dimensione del bacino portuale, hanno stimolato lo sviluppo di questi due ultimi settori.(fonte C.M.10 Baronie). Nella sua conformazione attuale il porto costituisce un interessante polo di domanda per i vari servizi legati alla nautica. Ha la superficie di 10 ha circa racchiusa dai moli di soprafflutto di ml 650 e di sottoflutto di ml 200; può ospitare fino a 400 posti barca di media dimensione. Attualmento sono in corso lavori di potenziamento. Nella programmazione del Comune di Siniscola si vuole valorizzare la possibilità di creare una zona per servizi al rimessaggio, di assistenza e produttivi nell’area della ex Marfili, sfruttando l’esistente canale Vivarelli. Nel PIA NU7 sono previste le somme necessarie per la sistemazione di porto e canale. (Tuttoi il § è tratto dal Documento di supporto all’Accordo di Programma, Area di Crisi Siniscola, 2012).

7. Siniscola Attuale, Cultura – sport – ambiente 40 7.1. Istituti Scolastici Siniscola è sede dell’Istituto Comprensivo n. 1, dell’Istituto Comprensivo n. 1, dell’istituto di Istruzione Superiore “M. Pira” e dell’Istituto Tecnico Commerciale e per geometri “L. Oggiano). L’offerta scolastica locale si articola in particolare in: Scuole dell’Infanzia - Scuola dell’infanzia La Caletta - Scuola dell’infanzia Sa Sedda - Scuola dell’infanzia Via Vivaldi - Scuola dell’infanzia Sant’Antonio (paritaria) Scuole Primarie - Scuola primaria La Caletta - Scuola primaria Sa Sedda - Scuola primaria C. Cottone Scuole Secondarie di I grado - Scuola Secondaria di I grado La Caletta - Scuola Secondaria di I grado Siniscola Scuole Superiori - Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, Igea, Iter, Programmatori - Istituto Professionale per l'Agricoltura e L'Ambiente - Liceo Scientifico

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Presso il Liceo Scientifico sono attivati: l’Istituto tecnico Trasporti e logistica con l’opzione “Conduzione di apparati e impianti marittimi”, Il Marittimo con l’opzione “Conduzione del mezzo navale”. Presso l’Istituto tecnico sono attivati i corsi di studi tecnici di: 1) Amministrazione, Finanza e Marketing: (classi prime e seconde) 2) Amministrazione, Finanza e Marketing: “Sistemi informativi aziendali”; 3) Turismo; (classi prime e seconde) 4) Costruzioni, Ambiente e Territorio; (classi prime e seconde) 5) Corso Serale, e studi professionali di: Servizi per l’enogastronomia e l’ospital ità alberghiera”.

7.2. Biblioteca La biblioteca comunale di Siniscola nasce il 3 luglio del 1988 come Sistema Bibliotecario Urbano con sedi nelle località turistiche di La Caletta e Santa Lucia; possiede circa 24000 documenti accessibili ai lettori (libri, film, documentari e pagine multimediali) e 1425 documenti, di sola consultazione, donazione del Sen. Luigi Oggiano. Aderisce al Consorzio per la pubblica lettura S. Satta di Nuoro e al Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN). La sede della biblioteca di Siniscola è nella centralissima via Roma e con un auditorium di circa 80 posti sostiene le proprie attività di promozione alla lettura e le iniziative culturali delle associazioni che collaborano con la biblioteca. 41

7.3. Associazioni Culturali A Siniscola è stato istituito l’albo comunale delle associazioni culturali e dello spettacolo. Le associazioni iscritte sono le seguenti: Associazione Nazionale Carabinieri, La Caletta Associazione Siniscola Domani, La Caletta Associazione Culturale mOvimen Ta!, La Caletta Associazione Culturale Folk Thiu Juanne Piu, Siniscola Associazione ”Sa Comune”, Siniscola A.S.D. Danze, La Caletta Associazione “M-aus”, Siniscola Associazione Uanciufree, Siniscola Associazione “Nuovi Orizzonti”, Siniscola Associazione Culturale di Volontariato “Istulas”, Siniscola Associazione ”Pro Siniscola”, Siniscola Associazione “Libera.mente”, Siniscola Associazione “Coro Montalbo”, Siniscola Associazione “Università della Terza Età”, Siniscola Associazione “Officine Meme”, Siniscola Associazione “Cuccuru ‘e Janas”, Siniscola Associazione “Mini gruppo Folk Baronia”, Siniscola Associazione teatrale “Tokaos”, Siniscola

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Operano, inoltre , anche tante altre associazioni tra le quali il Rotary Club, Siniscola Domani, l’Auser, la Croce Verde, la Croce Rossa,, le Vicenziane, la Caritas, ecc. A Siniscola è presente anche il Centro Giovanile Parrocchiale diventato uno dei punti di riferimento della collettività siniscolese e dei centri vicini. È un luogo di aggregazione che consente ai giovani di partecipare a numerose attività culturali, formative e sportive. È stato istituito anche l’albo delle associazioni sportive al quale sono iscritte le seguenti società: APSD Rosa dei Venti, Siniscola Polisportiva Pollicina, La Caletta AK-96 Karate Do, Siniscola A.C. Siniscola 2010, Siniscola Tiro a Volo Unnichedda, Siniscola A.S.D. Polisportiva Montalbo, Siniscola Pesca Sportiva Dilettantistica, La Caletta V.S.D. Siniscola Sporting, Siniscola A.S.D. Gruppo Sportivo Pedale Siniscolese, Siniscola A.S.D. Shardan Taekwondo, Siniscola Società Sportiva Shotokan II, Siniscola Operano anche altre numerose associazioni sportive, non ancora iscritte all’albo, tra le quali si ricordano il Moto Club Siniscola, il Circolo Tennis Siniscola, l’associazione dilettantistica Polisportiva La Caletta. 42 7.4. Premio Nazionale di Letteratura Infantile Si tiene a Siniscola la Biennale del Premio Nazionale di Letteratura per l’Infanzia. È una iniziativa importante e positiva perché va in tutte le direzioni (opere edite, inedite, produzioni cinematografiche e audiovisive per l'infanzia, opere edite in lingua sarda) cercando di valorizzare una produzione che spesso viene ancora confinata negli spazi ristretti della ''serie B''. Il Premio è un esempio di promozione culturale e di valorizzazione del territorio. Il premio si articola nelle seguenti sezioni: Sezione A – Opere Edite: Albi per la prima infanzia; Sezione B – Opere Inedite: Fiabe, racconti e romanzi per giovani lettori di età compresa tra 9-13 anni; Sezione C - Opere cinematografiche:, Produzioni cinematografiche/audiovisive per ragazzi; Sezione D – Opere Edite in lingua sarda: Opere di narrativa per l’età compresa tra 9 –13 anni.

7.5. Pro-loco Opera a l’Associazione della Pro Loco che ha le seguenti finalità : a) La tutela e la promozione del territorio e delle sue peculiarità turistico- culturali; b) La promozione e l’assunzione di iniziative, nonché la realizzazione di manifestazioni per la conoscenza e la valorizzazione paesaggistica, urbanistica e ambientale della località; c) Servizi di accoglienza, tutela ed informazione turistica; d) Attività di informazione e di sensibilizzazione per lo sviluppo del fenomeno economico-turistico; e) Attività volte agli scambi culturali e sociali.

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L’associazione ha promuove e cura diverse attività e manifestazioni culturali, tra le quali l’organizzazione del Carnevale Siniscolese con la riproposizione dell’antica maschera “ Su Tintinnatu”. La Pro Loco collabora attivamente col comune di Siniscola e con le altre associazioni presenti nel territorio.

7.6. Sport Le strutture sportive pubbliche di Siniscola comprendono diversi campi di calcio, ubicati nelle località di Ghirthala, di Janna ‘e Flores e a La Caletta. Questi campi, dei quali quello principale di Ghirthala in erba sintetica, ospitano le partite di campionato e i tornei. Accanto al campo principale altri campi di dimensione leggermente ridotte vengono utilizzati per allenamenti. Sempre a Ghirthala vi sono campi di tennis e impianti di atletica leggera. Tali impianti sono dotati di idonei spogliatoi e servizi. A Janna ‘e Flores vi è il Ciclodromo comunale, che costituisce una realtà importante per il ciclismo giovanile e consente ai ragazzi di allenarsi in un luogo protetto e sicuro, lontano dalla viabilità ordinaria. Si tratta di un’opera sovracomunale che oltre a servire gli appassionati di Siniscola è utilizzato anche da cittadini provenienti dai paesi limitrofi di Posada, Budoni, Torpè, Lodè. Inoltre, la struttura è punto di riferimento importante per le manifestazioni a carattere locale, provinciale e regionale, che si svolgono secondo i calendari stabiliti dalle associazioni e federazioni.

8. Servizi ai Cittadini 43 8.1. Azienda Sanitaria Locale A Siniscola ha sede il Distretto Sanitario della Asl di Nuoro che assicura il servizio anche per i seguenti comuni: Galtellì, Irgoli, , Lodè, Onifai, Orosei, Posada, Torpè. I servizi offerti localmente sono principalmente: Ambulatorio di cardiologia, Servizio di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, Ambulatorio di oculistica, CUP Poliambulatorio, Consultorio Familiare, Servizio Cure Domiciliari Integrate - Distretto Siniscola, Centro Salute Mentale, Centro Dialisi, SerD, Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, Unità operativa farmaceutica territoriale, Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, S.PRE.S.A.L., Servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, Servizio veterinario sanità animale, Guardia medica, Guardia turistica, Farmacia Dr. Carzedda Fabrizio, Farmacia Fadda e C. snc, Dispensario farmaceutico (estivo) Santa Lucia, Dispensario farmaceutico La Caletta.

8.2. Assistenza Sociale Oltre agli interventi di istituto, di seguito si riportano alcuni degli interventi più significativi dei Servizi Sociali del Comune : - Programma regionale “Ore preziose” - Contributi alle famiglie per l’acquisto di servizi socio- educativi per la prima infanzia - Progetto “Prendiamocene cura”. è volto alla riorganizzazione della rete dei consultori familiari e sostegno alle responsabilità di cura e di carattere educativo delle persone e alle

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famiglie, e alla riqualificazione delle funzioni sanitarie e sociali delle A.S.L. e dei Comuni. - Progetto Adolescenti e Pre-adolescenti. Il progetto, denominato “Percorsi di riflessione e interventi sul tema dell’ascolto e della convivenza civile”, rientra tra gli interventi riproposti all’interno del P.L.U.S. del Distretto Sanitario di Siniscola. - Centro ricreativo estivo per minori.

8.3. Asilo Nido A Siniscola è operativo un asilo nido comunale, per lattanti e divezzi, a gestione diretta del settore dei Servizi sociali comunali.

8.4. Casa di Riposo È presente la casa di riposo Giovanni XXII per anziani che svolge attività di grande rilevanza sociale. Gestita dalla Parrocchia San Giovanni Battista. La casa offre un trattamento dignitoso e cordiale in strutture moderne, dotate di tutti i servizi.

8.5. Forze dell’ordine, Protezione civile Le Forze dell’ordine svolgono a Siniscola una proficua azione di presidio e di prevenzione. La Compagnia dei Carabinieri di Siniscola ha competenza di un vasto territorio, dal comune di San Teodoro al comune di Dorgali. Un comando stazione è presente anche nella frazione di santa Lucia. È presente anche il Commissariato della Polizia di stato. La Guardia di Finanza ha sede nella frazione di La Caletta. 44 Presso il Porto di La Caletta ha sede anche l’Ufficio Locale Marittimo. Il corpo Nazionale di vigili del fuoco è presente a Siniscola con il Distaccamento di Nuoro. Dalla sede, ubicata nella Zona Industriale, ogni giorno i vigili sono pronti ad intervenire a soccorso di persone, a salvaguardia dei beni, a tutela dell’ambiente.

8.6. Compagnia Barracellare A Siniscola opera la Compagnia Barracellare , una associazione di cittadini costituita su base volontaria in ambito comunale. La compagnia, formata attualmente di 90 elementi, svolge il compito di collaborazione, con le autorità istituzionalmente preposte, in materia di protezione civile, per la salvaguardia ambientale, prevenzione e repressione degli incendi, prevenzione e repressione dell’abigeato, prevenzione e repressione delle infrazioni in materia di controllo degli scarichi di rifiuti civili ed industriali, collaborazione con gli organi preposti, in materia di salvaguardia del patrimonio boschivo e forestale, del patrimonio idrico con particolare riguardo alla prevenzione dell’inquinamento, in materia di tutela del patrimonio naturale in genere, in materia di caccia e pesca. Le compagnie barracellari, che in tempi moderni sono state regolamentate a partire dal Regio decreto n. 403 del 14/07/1898, risalgono al periodo Giudicale (ed erano organizzate alla prevenzione e repressione dei danni patiti dai proprietari dei terreni vigilati dai barracelli.

8.7. Centro servizi lavoro, sede INPS

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Il Centro servizi lavoro svolge a Siniscola, i compiti assegnati dalla legge ed ha competenza anche per i comuni di Comuni di competenza: Galtellì, Irgoli, Lodè, Lula, Onani, Onifai, , Posada, San Teodoro, Bitti, Loculi, Orosei, Torpè. Ha sede anche una Agenzia di produzione INPS incompetenza anche per i comuni di Budoni, San Todoro, Posada, Torpè e Lodè.

8.8. Sportelli bancari e posta Il gran numero di attività produttive e lo spirito di imprenditorialità dei siniscolesi viene confermato anche dal numero degli sportelli bancari presenti. Nel territorio si annoverano la Banca di Credito Sardo, la Banca di Sassari e il Banco di Sardegna. A Siniscola Centro e nella frazione di La Caletta è presente l’Ufficio Postale.

8.9. Giudice di Pace Siniscola è sede dell’Ufficio del Giudice di Pace che ha competenza anche per altri cinque Comuni Lodè, Posada, Torpè, Budoni e San Teodoro.

Siniscola, gennaio 2013

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