Cittadini Illustri E Benemeriti Di Ieri E Di Oggi
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CITTADINI ILLUSTRI E BENEMERITI DI IERI E DI OGGI Fra i personaggi di rilievo, che sono nati o vissuti a Rapagnano, nel corso della sua storia, il primo posto spetta sicuramente a Papa Giovanni XVII, Papa Siccone, per il fatto d‟aver raggiunto la più alta carica della Chiesa Cattolica Ma non possiamo dimenticare quel certo numero di altri personaggi rapagnanesi che, in ogni epoca storica, si sono distinti per meriti più o meno grandi, non solo nell‟ambito della vita del paese, ma anche in quella della nazione, raggiungendo ed occupando posti di rilievo. Per i secoli più lontani abbiamo la memoria biografica principalmente di quelle persone che si sono distinte in campo religioso. Scorrendo i volumi parrocchiali degli “Stati d‟anime” e le “Memorie” del dottor Rodolfo Emiliani sulle famiglie rapagnanesi, troviamo numerosi notai, medici, maestri, ecc… In epoca moderna e contemporanea, invece, sono molti i rapagnanesi di qualsiasi ceto, che hanno raggiunto cariche importanti in diversi settori della vita sociale: nella vita militare, nel campo religioso, nella cultura (pittura, musica, ecc.), nello sport ed in ambito politico. Papa Giovanni XVII, Papa Siccone ((Rapagnano – Roma, 31 ottobre 1003)) E‟ ormai noto, e non da oggi, che Rapagnano annovera tra i suoi figli più illustri un pontefice che salì sulla cattedra di Pietro con il nome di Papa Giovanni XVII. Giovanni XVII, Papa Siccone, come figura fra i tondi della Veneranda Fabbrica di S.Pietro in Roma. La questione è però alquanto controversa, in quanto si registrano due diverse opinioni, riguardanti 1 la sua origine, entrambe supportate dall‟autorevolezza di eminenti storici. Molti attribuiscono a Giovanni XVII origine romana ed esattamente della “Regione Biberatica”, un quartiere medioevale di Roma, situato tra la Chiesa dei SS.Apostoli e la Colonna Traiana, per un antico documento il Liber Pontificalis (Libro dei Papi è una raccolta di brevi biografie di tutti i Papi, compilato nell‟arco dei secoli da vari autori.) in cui si afferma l‟origine romana di Papa Giovanni XVII di cui riportiamo integralmente le affermazioni: “Ioannes, qui dicebatur Sicco, natione romanus, de Regione Biberatica, sedit menses VI” 1 (Giovanni, che era chiamato Secco o Siccone, Romano di origine, della Regione Biberatica, governò per sei mesi). Altri invece propendono per l‟origine rapagnanese, basando le loro argomentazioni su un documento importantissimo, qual è l‟antica lapide tuttora ben visibile presso la Chiesa Parrocchiale di Rapagnano Noi sosteniamo la seconda opinione, ossia che Egli sia nato a Rapagnano nelle Marche, non tanto per semplice amor di patria, quanto invece perché, esaminando attentamente le argomentazioni di tutti gli storici, che si sono occupati della questione e le fonti ufficiali, siamo pervenuti alla convinzione che essa possa riscuotere maggiori consensi. La convinzione che Giovanni XVII sia nato a Rapagnano, trova il suo fondamento, proprio sulla lapide marmorea sita nell‟atrio della Chiesa Parrocchiale di questo Paese e che, scoperta nel 1750 dal parroco Francesco Antonio Grifoni, fu studiata da Stefano Borgia, nipote dell‟Arcivescovo di Fermo, Alessandro Borgia. La lapide scritta in caratteri gotici e in lingua latina recita così: “Giovanni, figlio di Siccone e di Colomba, nacque nel territorio di Rapagnano, presso il fiume Tenna. Ancora adolescente fu condotto a Roma e ricevuto in casa dal console Petronio, fu istruito nelle lettere tanto che, con il consenso generale fu eletto Pontefice il 9 di giugno dell’anno 1003. Tuttavia resse la Chiesa per poco tempo. Infatti, essendo destinato a regnare in Cielo, si addormentò in pace il 31 ottobre successivo”. 2 Tuttavia ancora oggi, i testi ufficiali della Chiesa non si pongano neppure il problema dell‟origine di questo Papa, ma solo accidentalmente, essendo la loro opera rivolta ad illustrere l‟intera storia della Chiesa, accettando così ad occhi chiusi le affermazioni del testo fondamentale del Papato, il Liber Pontificalis. E‟ logico pertanto che tutti costoro, trovandosi di fronte ad un personaggio effettivamente di scarsa importanza nel panorama ecclesiastico generale, data la brevità del suo pontificato, si siano accontentati delle poche notizie ufficiali del Liber Pontificalis, trascritte per altro tenendo conto soltanto della sua autorevolezza. Però ci domandiamo: quale interesse poteva avere l‟autore della falsa lapide di Rapagnano, ammesso che sia falsa? Chi e come poteva avere interesse nel rivendicare la paternità di un Papa, così poco conosciuto e di così scarsa importanza nella storia della Chiesa, dettando una epigrafe così precisa e ricca di dettagli, in un borgo , almeno in quei tempi, insignificante? Comunque a ben vedere, i due pareri, di cui si discute, non sono poi inconciliabili fra loro, né si deve dire che il Liber Pontificalis e tutti i suoi epigoni siano incorsi in un grosso errore. E‟ comprensibilissimo, infatti, per quei tempi, in cui non vigeva l‟uso di documenti personali, attribuire ad una persona che abbia trascorso buona parte della sua vita a Roma e che ivi abbia ricevuto la sua educazione e intrapreso la carriera ecclesiastica, il titolo di romano, dato che romano in tutto e per tutto lo è stato, fuorché per la nascita. Venerando P. ALESSANDRO da Rapagnano (1536 – 1596)2 Il P. Alessandro da Rapagnano fu religioso dotato di evangelica semplicità, ed esattissimo non pure nell‟osservare la professata Regola, ma anche nel compiere gli esercizi tutti che a‟ suoi tempi costituivano la rigida forma di vivere de‟ Riformati. Alla sua morte, che avvenne nel Convento di Massa l‟anno 1596, nella sua età di 60 anni, Iddio volle testimoniare con un miracolo il suo merito e la conseguita gloria. Mentre il suo cadavere stava esposto in Chiesa, una donna che soffriva di una insanabile ulcera, tagliò per devozione una particella dell‟abito di lui, e , postala sopra la piaga, ve la tenne fino al dì seguente nel quale si trovò affatto sana. Il P. Antonio da Sant‟Elpidio che diè le esposte informazioni da questo Servo di Dio, dopo aver narrato il miracolo, soggiunse che esso era pubblico in Massa. Frate FILIPPO da Rapagnano, (20 maggio 1639)3 Sacerdote distinto per prudenza ed opere. Gli Annali e le memorie manoscritte lo ricordano con molto onore, notano che fu severo nell‟osservanza regolare ed assai benemerito della provincia. Per oltre trent‟anni fu definitore e per ben quattro volte Ministro Provinciale. Ebbe l‟onore d‟accettare all‟Ordine il Beato Bernardo d‟Offida e meritò d‟essere confortato da Signore con visioni e doni celestiali. Fr. BERNARDINO da Rapagnano, eletto ministro nel Capitolo celebrato a Pesaro nell‟anno 1564.4 Venerando P. FRANCESCO (Rapagnano, 1520 – Civitanova, 1626)5 Nel 1626 morì nel nostro Convento di Massa all‟età di centosei anni. Disse sempre messa, anche all‟ultimo dei suoi giorni. Fu amatissimo della santa povertà e devotissimo della Beata Vergine, il cui nome aveva sempre sulle labbra. Il P. Calcagni col suo stile laconico qualifica il nostro Francesco come 3 “summe exemplaris, patiens , nec non oboediens”. Più avanti nello stesso volume si legge: “nei suoi centosei anni di vita fu esempio di pazienza e di obbedienza nella stretta osservanza. P. GIOVANNI da Rapagnano (primi ’800) Lettore, ex - definitore e predicatore generale dei Minori Osservanti. Cap. Giovanni RETTINI Di lui si hanno poche notizie, tramandateci dalla cura del Dott. Rodolfo Emiliani, secondo le quali il capitano Giovanni Rettini fu nominato Aiutante Generale di tutte le milizie dello Stato Pontificio nel 1675. (vedi appendice). G.Battista ALICI Poeta dialettale (1805 – 1885). Scrive il Mannocchi “di lui possediamo poche notizie biografiche, forniteci dalla squisita gentilezza del sacerdote don Pietro Orazi. Nacque a Rapagnano 17/02/1805 e morì il 21/10/1885. Fece i suoi studi a Fermo, dove fu ordinato sacerdote. Quindi ebbe la nomina a prebendato della insigne Collegiata di S.Maria e Giovanni Battista in Rapagnano. Ebbe l‟incarico di maestro a S.Elpidio a Mare. Scriveva poesie, per lo più dialettali, in occasione di nozze, battesimi e circostanze simili. Ha scritto anche un quaresimale completo a imitazione di P.Cesari e qualche romanzo. Ma tutti questi scritti, oggi introvabili, sono di scarsa importanza. E‟ stato un improvvisatore di gran forza; tutte le sue poesie sono state scritte in pochi istanti. Una di queste: “l‟assunu „mmazzatu dall‟ape”, fino a 50 anni fa, era ampiamente conosciuta in paese, poiché il maestro Emidio Galanti, nel suo lungo periodo di insegnamento a Rapagnano, imponeva a tutti i suoi scolari di impararla a memoria. Si sa anche che, anni addietro, circolava qualche altro manoscritto, ora disperso. Tutta la sua opera ha comunque scarso valore letterario”. MONTANARI Luigi Giuseppe (Rapagnano, 27/9/1851 – Fermo, 6/4/1933) Apprezzato direttore della cappella musicale della chiesa Metropolitana di Fermo. Percorse gli studi musicali nel Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli, avendo nel contrappunto e la composizione i maestri Lauro Rossi e Nicola D‟Arienzo, e tanto vi profittava da avere l‟incarico di maestrino d‟armonia e composizione. Appena diplomato, nel 1868 veniva eletto organista del Convento Francescano di Assisi. Nel giugno 1881 rinuncia alla cappella di S. Elpidio per accettare un incarico musicale a Monterubbiano. Dopo altre nomine a Direttore di cappella e di banda, venne nel 1887 chiamato a dirigere la Cappella del Duomo di Fermo e, fino alla sua soppressione, un‟importante scuola musicale insegnandovi anche il contrappunto. Scrittore fecondo di musica sacra assai apprezzata, sono da ricordare due sue Messe a grande orchestra, di cui una funebre, un Sacrum Convivium con accompagnamento di Organo; una Messa pastorale per il Natale, una Piccola Messa Funebre, un De profundis, etc. Compose molta musica per canto e pianoforte, Pianoforte solo, a due ed a quattro mani, pubblicata da diversi editori. Nell‟esposizione musicale del 1881, tenutasi a Milano conseguì una onorificenza per uno Scherzo, un Pezzo sinfonico di stile classico ed un‟opera teatrale intitolata La Fornarina, mai rappresentata.