ANIEM

Rassegna Stampa del 18/04/2016

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE

ANIEM

16/04/2016 Il Denaro 10 Richard Gale al Commerciale di Ala Logistic

17/04/2016 Prima Pagina Modena - Modena 12 «Codice appalti: bene il testo, ma rivedere le commissioni esterne»

ANIEM WEB

16/04/2016 it.finance.yahoo.com 17:11 14 Aniem: bene codice appalti, riserve su commissioni esterne

18/04/2016 www.infobuild.it 06:07 15 In Gazzetta Ufficiale il Nuovo Codice Appalti

SCENARIO EDILIZIA

18/04/2016 Corriere Economia 18 Architetti & Crescita «Le nostre proposte per un vero Belpaese»

18/04/2016 Corriere Economia 20 Il 18% delle case vendute è nuovo

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 21 Casa, il nuovo catasto prova la ripartenza

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 28 Lavori edili, obblighi green per la Pa

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 30 L'evoluzione imprevista dell'ufficio

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 32 Il mezzo (digitale) giustifica gli obiettivi

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 34 «Ora le aziende migliorino i servizi»

18/04/2016 La Repubblica - Nazionale 35 Nomine, terreni e appalti Ecco gli affari di Lo Bello & C. 16/04/2016 La Repubblica - Genova 37 Quezzi, la villetta di due piani all'insaputa del Comune

16/04/2016 La Repubblica - Genova 39 Fincantieri rilancia Ribaltamento di Sestri e nuovi navi di Virgin

16/04/2016 La Repubblica - Palermo 40 Beni culturali il dirigente pagato per guardare i cantieri

16/04/2016 La Repubblica - Napoli 42 Edilizia cittadina cosa c'è da fare

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 43 Cementir e Buzzi, attesa per la ripartenza

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 44 Nuove costruzioni, il piatto piange in luce le ristrutturazioni e l'export

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 46 Alleanza tra cooperative per battere la crisi

17/04/2016 La Stampa - Cuneo 48 Cantiere delle case popolari "L'intervento rispetta i tempi"

16/04/2016 La Stampa - Torino 49 Nell'incubatore dell'energia anche i cinesi di State Grid

16/04/2016 Il Messaggero - Roma 50 Colosseo, sotterranei pronti al restauro

16/04/2016 Milano Finanza 52 Salini con il Politecnico di Milano per formare gli ingegneri del futuro

16/04/2016 ItaliaOggi 53 La rivoluzione degli appalti

16/04/2016 ItaliaOggi 55 Vietato sprecare solo in Lombardia

16/04/2016 Avvenire - Nazionale 57 MANTOVA Cantiere aperto

16/04/2016 QN - Il Resto del Carlino - Imola 59 La Palestra Pifferi si rifà il look Al via il cantiere durante l'estate

17/04/2016 QN - La Nazione - Grosseto 60 La Variante finalmente approda in Consiglio comunale 17/04/2016 QN - La Nazione - Lucca 61 «Quella gru abbandonata da anni ci fa paura»

16/04/2016 QN - La Nazione - Grosseto 62 EDILIZIA, CRISI TOTALE Sono 140 le imprese ko in sei anni

14/04/2016 QN - La Nazione - Prato 63 Boccata d'ossigeno per l'edilizia Immobili invenduti: cala la Tasi

17/04/2016 Il Gazzettino - Belluno 64 Il mondo dell'impresa: «Moderato e costruttivo»

17/04/2016 Il Gazzettino - Treviso 65 L'Ance ai sindaci: «Ora i cantieri»

18/04/2016 Il Secolo XIX - Genova 66 Cantieri in autostrada, sarà un'estate di passione

16/04/2016 Il Secolo XIX - Imperia 67 EDILIZIA, FARE DI PI Ù SU "NERO " E SICUREZZA

16/04/2016 Capital 68 Eldorado nella sabbia

18/04/2016 Edilizia e Territorio 70 Costruzioni in legno, in Italia sei anni boom

18/04/2016 Edilizia e Territorio 72 Rimini, nasce il Nautilus Hotel sul mare a 7 piani

15/04/2016 Espansione 73 Porti turistici, il business su cui è ora di puntare

SCENARIO ECONOMIA

17/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 78 Contratti, anche sugli stipendi le regole si decideranno in azienda

17/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 79 Quale pensione andrà ai giovani? Ecco le stime sugli assegni

17/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 80 Azioni di responsabilità, i dubbi e i tentennamenti delle banche del Nordest

16/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 82 Il comico tedesco e la libertà sottomessa 16/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 83 Banche e prezzi la doppia lezione «americana» di Draghi

16/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale 84 Draghi come nel 2012 «Tutto il possibile» contro la deflazione

18/04/2016 Corriere Economia 85 Benetton Fondi al casello per fare il pieno di cash

18/04/2016 Corriere Economia 87 Pensioni Quanto prenderemo? Le stime dai trenta ai cinquant'anni

18/04/2016 Corriere Economia 89 Paradossi: il mondo va Ma ci sentiamo sempre più a rischio

18/04/2016 Corriere Economia 90 Enel, Telecom e banda larga: i quattro punti da chiarire

18/04/2016 Corriere Economia 91 Scaccabarozzi: «Industria di valore, rimanga nel Paese»

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 92 Un Atlante in tre mosse per la svolta delle banche

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 93 Fondi Ue: dalla ricerca ai trasporti finanziati più di 900mila progetti

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 96 Per la categoria e l'economia reale

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 98 Il dovere di accelerare il passo della crescita

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 100 La forza di Atlante nasce dal mercato

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 102 «Fondo Atlante, accoglienza positiva»

17/04/2016 Il Sole 24 Ore 104 Le banche nella strategia di rilancio contro la crescita incerta

16/04/2016 Il Sole 24 Ore 105 La sfida dell'attuazione

16/04/2016 Il Sole 24 Ore 107 La leadership europea che manca 16/04/2016 Il Sole 24 Ore 109 Atlante in partenza con 4 miliardi

18/04/2016 La Repubblica - Nazionale 111 "Task force mondiale anti-evasione"

17/04/2016 La Repubblica - Nazionale 112 Inchiesta petroli indagato Lo Bello vicepresidente di Confindustria

17/04/2016 La Repubblica - Nazionale 114 Renzi:"Priorità a famiglie nel taglio delle tasse" Tesoro: contributi o Irpef

17/04/2016 La Repubblica - Nazionale 116 Padoan: sarà più facile il recupero dei crediti Visco: bene Atlante

16/04/2016 La Repubblica - Nazionale 118 Botta e risposta tra Confalonieri e Elkann sulla fusione Espresso-Stampa

16/04/2016 La Repubblica - Nazionale 119 Dirigenti Equitalia tutti allo sportello

16/04/2016 La Repubblica - Nazionale 120 "Noi meglio dei tedeschi nel 730 precompilato Niente Grande Fratello"

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 121 Sharp: "Non perdiamo indipendenza con Foxconn investiremo di più"

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 123 Ferroviario il settore aspetta un treno da 4 miliardi

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 125 Piano Juncker, Roma fa il pieno "L'Italia può fare ancora di più"

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 127 Il Creval punta le sue carte sulla Popolare di Sondrio Adriano Bonafede

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 129 L'ULTIMO STRAPPO NEL SALOTTO BUONO

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 130 Il ritorno dell'auto export e acquisti interni il motore della ripresina

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 131 "Perché si può ancora investire nei paesi emergenti"

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 132 Ingegneria finanziaria la sfida delle Borse se ci sarà la Brexit 18/04/2016 La Stampa - Nazionale 133 La corsa folle al ribasso del greggio per vedere chi cede per primo

18/04/2016 La Stampa - Nazionale 134 Il Terzo settore diventa adulto Ora crea fatturato e occupazione

18/04/2016 La Stampa - Nazionale 136 "Occhiali, il mercato è ripartito Apriremo trenta negozi all'anno"

16/04/2016 La Stampa - Nazionale 138 Fca, Marchionne "Porte aperte alle alleanze"

16/04/2016 La Stampa - Nazionale 140 Fmi in allarme su Grecia e Brexit "Economia globale a rischio choc"

18/04/2016 Il Messaggero - Nazionale 142 Fisco, obiettivo famiglia incentivi al secondo figlio

16/04/2016 Milano Finanza 144 ORSI & TORI

16/04/2016 Milano Finanza 147 Ce la farà contro Apollo?

16/04/2016 QN - Il Giorno - Nazionale 150 Rcs, per Cairo il prezzo è giusto «E non voglio alzare l'offerta»

SCENARIO PMI

18/04/2016 Il Sole 24 Ore 153 I forfettari inciampano nell'Iva

16/04/2016 Il Sole 24 Ore 155 Appalti, più poteri all'Anac Codice leggero, 220 articoli

16/04/2016 Il Sole 24 Ore 158 Nuovo impianto negli Usa

16/04/2016 Il Sole 24 Ore 160 Roche Bobois e Knoll: filiera italiana al top

18/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza 161 Stop alle rate le domande accolte salgono a quota 55.401

16/04/2016 Milano Finanza 162 Pechino si stabilizza ma preoccupa ancora 16/04/2016 Milano Finanza 163 Quanto crescono quelle piccole

16/04/2016 Milano Finanza 167 Un club per i minibond

16/04/2016 Capital 170 Piccoli ma ricchi con il software

15/04/2016 Espansione 172 Come ti anniento un'impresa Storie e tragedie di chi paga

ANIEM

2 articoli 16/04/2016 diffusione:10000 Pag. 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CARRIERE Richard Gale al Commerciale di Ala Logistic

Regina Milo Adele Raiola Paolo Cardito Raffaele Aiello Luigi Grispello Maurizio Sarri Pina Lungarella Giovanni Caturano Guido Donatiello Giovanni Nardone Richard Gale è il nuovo chief commercial officer globale di Ala Logistica avanzata per l'aerospazio. Della nomina ne dà notizia la stessa società che spiega: "Nel suo nuovo ruolo Richard guiderà il team di vendita e lo sviluppo commerciale internazionale di Ala contribuendo alla sua crescita attraverso l'espansione a livello globale di nuovi servizi e soluzioni per i clienti esistenti e per quelli futuri". Gale, 59 anni, arriva ad Ala dopo una lunga e fortunata carriera nel settore aerospaziale, in quello manifatturiero e nel settore della distribuzione e dei servizi ed ha ricoperto posizioni di rilievo in Pattonair, in B / E Aerospace (ora Klx Inc.) ed anche in Alcoa (Afs) e Hi-Shear (Lisi). Richard Gale risponderà direttamente a Roberto Scaramella , Ceo di Ala. L'amministratore delegato di Snav è il nuovo presidente di Fedarlinea la principale associazione di rappresentanza delle Compagnie di cabotaggio marittimo cui aderiscono Snav, Tirrenia, Moby, Toremar, Caremar, Siremar, Laziomar, Medmar, Alilauro, Navigazione Libera del Golfo e Delcomar. Al timone dell'associazione lo affiancheranno i vice presidenti Vincenzo Onorato , armatore di Moby, Tirrenia e Toremar, Giuseppe Savarese , direttore generale di Moby, e gli altri componenti del consiglio direttivo, Salvatore Lauro , presidente di Alilauro, e Emanuele D'Abundo , presidente di Laziomar. Pasquale Russo è stato nominato direttore generale. Il costruttore è il nuovo presidente dell'Aniem (Associazione Nazionale Imprese Edili e Manifatturiere) di Salerno. Sarà coadiuvato dal past president Pietro Andreozzi e dai consiglieri Giampiero Coraggio , Rosa Sacco , Raffaele Barbaro , Fabrizio Forte , Giancarla Innamorato, Giovanni Monetti, Pasquale Pepe, Francesco Pierro, Giuseppe Stile, Mario Viscito e Antonio Voto . Il Collegio dei Revisori è composto da Alessandro Sansone , Generoso Cingotti e Mario Della Puca . Il Collegio dei Probiviri è formato da Andrea Colamarco , Luigi Iovane e Carlo Luciano . L'amministratore di SpinVector spa è il nuovo vice presidente di Confindustra Piccola Industria Benevento. Si completa la squadra del Presidente Pasquale Lampugnale . Designati anche Stefano Campanile e Alberto di Crosta quali delegati designati da Benevento in Confindustria PI Campania. Giovanni Caturano è fondatore e amministratore di SpinVector spa impresa che utilizza le proprie tecnologie ed il know how sviluppati originariamente per i videogiochi, anche nella realizzazione di ambienti immersivi (multi proiezione 3D, realtà virtuale e realtà aumentata) in contesti che vanno dal corporate allo smart-tourism. L'amministratore delegato della Modena Distributori srl appartenente al Gruppo Buonristoro Vending Gruop, attualmente leader nazionale nel settore della distribuzione automatica, è il nuovo Presidente della Sezione industrie Varie di Confindustria Benevento. L'avvocato è stato nominato presidente della "Fondazione Campania dei Festival". Il decreto con cui il presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca lo ha ufficialmente incaricato è stato pubblicato sul numero 23 del Burc. Insieme a lui sono stati nominati gli altri componenti del Cda, Lucio D'Alessandro e Cristina Loglio . La giovane imprenditrice agricola è stata eletta presidente della federazione Coldiretti di Vallata (Avellino). In giunta tutti Under 35: vicepresidente è stato eletto Gerardo Secchiano , mentre sono stati nominati consiglieri gli imprenditori agricoli Michele Iena, Giuseppe Salvatore, Filippo Capobianco, Antonio Gesa e Rocco Forgione. L'assessore del Comune di Agerola , con la sua Lista "#GAAS", è stata eletta, con 250 preferenze, nuova coordinatrice regionale Anci Giovani Campania, l'organismo dell'associazione regionale dei Comuni che riunisce gli amministratori under 35 . L'amministratore della Tech.Con. srl impresa attiva nel campo dell'Information Technology è stato eletto all'unanimità presidente della Sezione Ict (Information Communication Technology) di Confindustria Benevento, che raggruppa tutte le aziende che forniscono prodotti e servizi It. La professionista è il nuovo presidente dell'Associazione

ANIEM - Rassegna Stampa 18/04/2016 10 16/04/2016 diffusione:10000 Pag. 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Italiana Giovani Notai (Asign). Succede a Ludovico Capuano, in carica dal 2013. La Raiola, classe 1983, viene nominata notaio nel 2013. e ad oggi esercita la professione di notaio nel distretto di Milano con sede in Baranzate (Milano) e studio secondario in Milano. Il trainer del Napoli vince il premio "Football Leader - Allenatore dell'anno" per il 2016 per il secondo anno consecutivo, avendo ottenuto lo scorso anno il riconoscimento "Panchina Giusta" assegnatogli dai tecnici iscritti all'Aiac. Foto: Richard Gale

ANIEM - Rassegna Stampa 18/04/2016 11 17/04/2016 Pag. 12 Ed. Modena La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato EDILIZIA Piacentini ( Aniem ) dopo l'ok del Consiglio dei ministri «Codice appalti: bene il testo, ma rivedere le commissioni esterne»

«Non possiamo che confermare la nostra soddisfazione per quella che riteniamo una svolta storica nella disciplina dei lavori pubblici in Italia. Finalmente si cambia approccio, con una regolamentazione meno bulimica, con interventi incisivi sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, sulla capacità selettiva degli operatori, sui sistemi di gara, sul superamento della Legge Obiettivo». E'questo il commento del presidente di Aniem (Associazione nazionale delle pmi edili aderente a Confimi Industria) Dino Piacentini il giorno dopo l'approvazione del Codice appalti da parte del Consiglio dei ministri. «Rimandando ai prossimi giorni una lettura approfondita del testo licenziato, ci sembra oggi che le ultime soluzioni adottate dal Governo, dopo i pareri delle C o mm i s s io n i parlament ari, rispondano a logiche di buon senso. Permane una riserva solo sulla scelta di affidarsi alle commissioni esterne limitatamente agli appalti superiori alla soglia comunitaria; ci auguriamo - conclude Piacentini - ch e questa scelta possa essere rivista ed estesa anche agli appalti di importo inferiore». Foto: PRESIDENTE Dino Piacentini è a capo di Aniem

ANIEM - Rassegna Stampa 18/04/2016 12

ANIEM WEB

2 articoli 16/04/2016 17:11 Sito Web it.finance.yahoo.com La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Aniem: bene codice appalti, riserve su commissioni esterne pagerank: 7

Roma, 16 apr. (askanews) - "Non possiamo che confermare la nostra soddisfazione per quella che riteniamo una svolta storica nella disciplina dei lavori pubblici in Italia. Finalmente si cambia approccio, con una regolamentazione meno bulimica, con interventi incisivi sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, sulla capacità selettiva degli operatori, sui sistemi di gara, sul superamento della Legge Obiettivo". Questo il commento del presidente di Aniem (Associazione Nazionale delle pmi edili aderente a Confimi Industria, Dino Piacentini il giorno dopo l''approvazione del Codice Appalti da parte del Consiglio dei Ministri. "Rimandando ai prossimi giorni una lettura approfondita del testo licenziato, ci sembra oggi che le ultime soluzioni adottate dal Governo, dopo i pareri delle Commissioni Parlamentari, rispondano a logiche di buon senso. Permane una riserva solo sulla scelta di affidarsi alle commissioni esterne limitatamente agli appalti superiori alla soglia comunitaria; ci auguriamo - conclude Piacentini - che questa scelta possa essere rivista ed estesa anche agli appalti di importo inferiore".

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 18/04/2016 14 18/04/2016 06:07 diffusione:4 Sito Web www.infobuild.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

In Gazzetta Ufficiale il Nuovo Codice Appalti pagerank: 4

La data la si conosceva da tempo: 18 aprile era il termine europeo per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale secondo le direttive Ue 23, 24 e 25 del 2015. Il Premier Renzi ed il ministro Delrio illustrano i provvedimenti adottati dal Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2016 Il Premier Renzi ed il ministro Delrio illustrano i provvedimenti adottati dal Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2016 Semplificazione Dal vecchio Codice con Regolamento (660 articoli e 1.500 commi) più le norme successive e competenze sovrapposte al Codice di 217 articoli con linee di indirizzo generale Anac e con atti, linee di indirizzo e una disciplina transitoria che accompagneranno passo passo gli operatori verso il nuovo modo di fare appalti e concessioni Qualità Qualità del progetto esecutivo a gara; delle stazioni appaltanti; degli operatori economici e delle gare: prevale l'offerta economicamente più vantaggiosa rispetto all'offerta al massimo ribasso. La finalità è la certezza dei tempi e delle risorse e un conseguente limite alle varianti Ruolo dell'Anac Rafforzamento del ruolo dell'Anac e della certificazione delle imprese, del Responsabile unico del procedimento, del Direttore dei lavori. Creazione albo dei collaudatori per il contraente generale e albo dei commissari di gara presso l'Anac Leggi Dalle leggi speciali alle leggi ordinarie e alla programmazione pluriennale Superata la Legge Obiettivo Pianificazione triennale con piano generale dei trasporti e della logistica e documento Pluriennale di Programmazione Concessioni Per la prima volta normati per legge in modo organico le concessioni autostradali con rischio operativo in capo al privato e non al pubblico e il Partenariato Pubblico e Privato Voce ai cittadini Prevista per legge la partecipazione dei cittadini con dibattito pubblico per le grandi opere Cura e realizzazione per interventi di sussidiarietà orizzontale Baratto amministrativo per opere di interesse delle comunità Gare on line Pubblicazioni elettroniche e banche dati pubbliche al Mit e all'Anac per stazioni appaltanti, collaudatori, direttori dei lavori, imprese Tempi brevi per i ricorsi Riduzione del contenzioso amministrativo e tempi certi con esame in camera di consiglio al Tar e rimedi alternativi come accordo bonario, arbitrato, transazione, collegio tecnico consultivo e pareri di Anac Struttura del Nuovo Codice Legalità, rafforzamento Anac Coordinamento, cabina di regìa alla Presidenza del consiglio dei ministri Pianificazione, azione del Ministero delle Infrastrutture

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 18/04/2016 15 18/04/2016 06:07 diffusione:4 Sito Web www.infobuild.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Consultazione, Consiglio superiore dei Lavori pubblici Le associazioni e il Nuovo Codice Appalti ANCE INARCASSA OICE ANIEM FINCO

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 18/04/2016 16

SCENARIO EDILIZIA

35 articoli 18/04/2016 Pag. 19 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nomine Cambio ai vertici della categoria, che soffre la crisi Architetti & Crescita «Le nostre proposte per un vero Belpaese» Il presidente Capocchi: stop al consumo di suolo, meglio riqualificare. Più attenti ai giovani ISIDORO TROVATO

G li architetti hanno il loro nuovo presidente, si chiama Giuseppe Cappochin (presidente dell'Ordine di Padova) e prende il posto di Leopoldo Freyrie. Un cambio nel segno della continuità per una categoria alle prese con una serie di problemi che intrecciano le sorti della professione con quelle dell'edilizia e delle grandi opere pubbliche di questo Paese. Le proposte «Promuovere il riuso, la rigenerazione urbana sostenibile e l'impegno contro il consumo netto del suolo - sostiene Cappochin - restano le nostre priorità, non solo per agganciare la ripresa e superare la crisi in cui versa il settore dell'edilizia: la rigenerazione urbana e dei territori e la qualità dell'architettura, sono infatti, in grado di realizzare, così come sta già avvenendo nelle maggiori realtà europee, città belle, efficienti da un punto di vista energetico e funzionale, conducendoci alla crescita economica, culturale e sociale indispensabile quanto mai all'Italia in questo momento». Indicazioni che sono diventate vere e proprie proposte al governo. «Sulla scia di quanto realizzato nel corso della precedente Consigliatura procederemo senz'altro nella politica di alleanza con tutte quelle associazioni, istituzioni ed espressioni della società civile che come noi puntano a sviluppare interventi per restituire ai cittadini italiani un Paese migliore e ancora più bello. Progetti che nel Nord Europa sono già stati realizzati con enormi benefici per il tessuto urbano ma anche per il ciclo economico». Anche per questo motivo gli architetti italiani provano a studiare modelli diversi da poter importare in Italia. «Abbiamo visitato le capitali verdi - racconta Cappocchin - Nantes, Amburgo, Bristol, Lubiana, città ad alta sostenibilità e inclusione sociale che possono diventare modelli anche per le nostre citta. I giovani Altro tema scottante per la categoria è quello dello strappo generazionale che vede i giovani architetti come i più esposti ai colpi di una crisi profonda e ormai lunghissima. «Uno degli impegni fondamentali - continua il nuovo presidente degli architetti - dell'attività del Consiglio nazionale sin dalle prossime settimane sarà quello di proporre alla politica misure concrete a favore dei giovani architetti e delle colleghe che stanno più di altri pagando il costo della crisi; immaginiamo anche di sviluppare nuove e più incisive sinergie con la Cassa di previdenza della nostra professione e di istituire un apposito Dipartimento dedicato espressamente ai giovani professionisti». E quali altre soluzioni per chi inizia adesso il percorso professionale? «I professionisti italiani sono molto apprezzati all'estero, la nostra cultura in design e architettura ha una fama mondiale eppure vinciamo pochi bandi internazionali. Questo perché i nostri studi sono molto piccoli e poco adatti a intraprendere gare in giro per il mondo. I giovani possono cambiare questo approccio culturale favorendo aggregazioni. Per vincere una gara internazionale servono capitali e strutture complesse, componenti abbastanza rare per i nostri studi. Ma aggregando competenze e professionalità diverse si possono ampliare i confini del proprio business». Il progetto Rimane l'eterno (e spesso invincibile) nemico rappresentato dalla burocrazia. «Almeno si tratta di un nemico uguale per tutti, giovani e anziani - sorride il presidente degli architetti -. La burocrazia uccide il progetto e il suo valore. Tutto finisce per essere inghiottito da un iter troppo complesso e articolato che non mette nemmeno al riparo dai pericoli di trucchi e raggiri. La cronaca ci dice che più si spezzettano gli appalti e subappalti, più diventa alto il rischio di corruzioni e interessi illeciti. In tutto questo diventa troppo marginale la qualità della progettazione e questo è un trend che deve essere invertito».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 18 18/04/2016 Pag. 19 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Cambi Giuseppe Cappochin (Ordine di Padova) è il nuovo presidente degli architetti

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 19 18/04/2016 Pag. 45 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il 18% delle case vendute è nuovo G. PA.

A fine 2015 i prezzi delle case nuove hanno cominciato a scendere più di quelli dell'usato. Il dato sorprendente è ricavabile dalla lettura dell'ultimo Ipab, l'indice dei prezzi delle abitazioni, aggiornato con cadenza trimestrale dall'Istat. Nel quarto trimestre dello scorso anno il prezzo dell'usato è sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell'1% su base annua. Per il nuovo le due variazioni sono state entrambe del meno 0,5%. A spiegare il dato c'è anche il fatto che negli ultimi anni il prezzo del nuovo è rimasto stabile, né poteva andare diversamente perché la formazione del prezzo di una casa in costruzione risponde a criteri poco elastici ; le quotazioni dell'usato invece hanno registrato un ribasso sensibile (-19% dal 2010 secondo l'Istat) e se si considerano le imposte di acquisto minori e la possibilità di ottenere le detrazioni fiscali sulla ristrutturazione, il risparmio rispetto all'acquisto del nuovo è tale da compensare la minore qualità. Va però detto che quest'anno l'acquisto del nuovo può godere della deducibilità in 10 anni della metà dell'Iva pagata al costruttore, che potrebbe far riguadagnare appeal. Secondo l'ufficio Studi di Tecnocasa nel 2015 a livello nazionale il nuovo rappresenta il 18% delle vendite. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 20 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Prima del riassetto saranno risolti i nodi delle banche dati e dell'invarianza di gettito Casa, il nuovo catasto prova la ripartenza Il Def rimette in agenda la revisione degli estimi Dario Aquaro Cristiano Dell'Oste

pIl catasto torna nell'agenda delle riforme. Il Def varato dal Governo fa esplicito riferimento alla «revisione dei valori catastali». E conferma l'impegno di avviare il riordino entro il 2018, anche se avverte che tale revisione «sarà oggetto di interventi più generali e organici», da effettuare «al termine di complesse operazioni di allineamento delle basi dati». Scaduti i termini per l'esercizio della delega sulla riforma, per riaprire il cantiere•catasto servirà un nuovo provvedimento. L'intervento si rende necessario anche alla luce dell'ampio divario che si registra tra valori catastali medi degli immobili e prezzi di mercato. La differenza maggiore si registra a Pistoia, mentrea Pordenonei valori sono più ravvicinati. pagine 2 e 3 pIl catasto torna nell'agenda delle riforme, ma con cautela. Il Def varato venerdì 8 aprile dal Consiglio dei ministri menziona espressamente «la revisione dei valori catastali», ma subito avverte che l'operazione «sarà oggetto di interventi più generali e organici» da effettuare «al termine di complesse operazioni di allineamento delle basi dati». Nel cronoprogramma del Piano nazionale delle riforme viene indicato il triennio 201618, senza specificazioni. Comunque, questo pare il termine per completare l'integrazione e la pulitura dei database, e non la riforma vera e propria, anche considerando che i tecnici delle Entrate avevano ipotizzato cinque anni per perfezionare la revisione generale. E questa è anche la posizione del vicedirettore delle Entrate, Gabriella Alemanno (si veda l'intervista nella pagina a fianco). Ciò che emerge dal Def è che il Governo resta convinto della necessità di riformare un catasto ormai vecchio di decenni, ma anche consapevole della delicatezza della revisione. L'allineamento delle banche dati - si legge - serve a «valutare in modo accurato gli effetti di gettitoe distributivi sui contribuenti». Il che è un modo per dire che con PAGINE A CURA DI .@c_delloste la riforma alcuni proprietari vedranno crescere parecchio il valore catastale della propria casa,e pagheranno più imposte. È evidente che il problema è capire "quanti" proprietari e "quante" imposte. Finché si tratta dei furbetti che hanno ristrutturato l'abitazione senza informare gli uffici del Territorio o dei fortunati che vivono in case in centro accatastate come "ultrapopolari", non c'è molto da discutere: tutti sono d'accordo che in questi casi si dovrà pagare qualcosa in più (anche per consentire di abbassare le imposte a chi è penalizzato da rendite eccessive). Ma il rischio di forti aumenti di valore - e di conseguenti rincari fiscali - è molto più esteso. Nell'ambito della stessa città e tra una città e l'altra. Il Comune di Milano, ad esempio, oggiè diviso in tre grandi zone censuarie, a cerchi concentrici: ma chiunque conosca il mercato cittadino sa che i prezzi delle case cambiano notevolmente anche spostandosi di pochi metri, e spesso le rendite oggi in vigore non sono in grado di cogliere queste differenze. In più bisogna considerare che le tariffe d'estimo dell'attuale sistema catastale fotografano il mercato immobiliare del biennio 1988•89, mercato cheè cambiato in modo diseguale tra le diverse aree cittadine: così, sempre a Milano, per la catego­ ria A/2 le tariffe d'estimo della zona 1 (la più centrale) sono mediamente 2,6 volte più elevate di quelle della zona3 (la più periferica), mentre i prezzi delle case spesso hanno un divario più marcato. Risultato: chi possiede case in centro, dopo la riforma vedrà crescere il loro valore fiscale molto di più di chi vive in periferia. C'è poi il divario tra un Comune e l'altro, che ripropone - in grande- la dinamica tra quartieri della stessa città. Anche qui vale la considerazione che, ri• spetto alla fine degli anni Ottanta, i prezzi sono cresciuti di più in alcuni centrie di meno in altri, andando a creare forti discrepanze diverse tra quotazioni di mercato e valori fiscali. Per rendersene conto basta guardare l'elaborazione del Sole 24 Ore del lunedì, che combina le Statistiche catastali pubblicate nel 2015 con i prezzi medi rilevati da Nomisma riferiti al primo semestre 2015.A Pistoia la casa­tipo ha un valore di mercato cheè il 267% più alto di quello catastale, mentre a Pordenone lo scarto è di appena il 15 per cento. La ricaduta pratica è che oggi-a parità di aliquotee regole comunali - nelle città in cui lo scarto è più alto i proprietari tendono ad avere una

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 21 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

pressione fiscale più bassa in rapporto al valore di mercato degli immobili. Al contrario, dove lo scarto è basso, si pagano le tasse su un valore che è quasi quello di mercato. È chiaro che riallinearei valori catastali ai prezzi di mercato lascerebbe ad alcuni sindaci una base imponibile molto più alta, con il rischio di forti rincari, a meno di non introdurre un qualche sistema di "cap". Ed è proprio sull'applicazione di questa clausola anti­rincari che si erano avute le polemiche più forti la scorsa estate. Nelle città 267% 38% 262% 36% 256% 29% 244% 18% 239% 15% 99. 78.261 71.982 7 4.468 46.728 92.045 LUCCA PISTOIA PESARO 273.556 283.562 166.173 247.572 311.946 100. 101. 102. 103. 90.805 94.784 102.939 127.277 162.440 BIELLA PADOVA 124.980 129.236 133.110 191.925 145.812 DIVARIO MESSINA IMPER IA Media catastale TARANTO MANTO VA PORDENONE Prezzo di mercato Il divario tra il valore catastale medio delle abitazioni e il prezzo di mercato Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati Statistiche fiscali e Nomisma I RECORD NELLE CITTÀ Le Statistiche catastali delle Entrate, pubblicatea luglio 2015, consentono di portare alla luce anche aspetti curiosi (e in alcuni casi difficilmente spiegabili) degli estimi italiani. Sia in termini di categorie attribuite agli immobili, sia in termini di rendita catastale,e ­di conseguenza­ di base imponibile per l'Imu, la Tasiei tributi sulle compravendite A Foggia il boom dei ruderi Dal 2011 i ruderi (cosiddetti "collabenti", F/2) sono cresciuti del 40% nei capoluoghi. La stangata dell'Imu nel 2012 ha spinto ad accatastare in F/2 molti immobili degradati per non pagare l'imposta. Si spiega (anche) così il boom a cui si è assistito a Foggia (+166%) o Roma (+127%) Dimore di lusso, il primato di Genova Il maggior numero di abitazioni signorili? Nonèa Roma, come si potrebbe pensare. In questa speciale classifica,la Capitale (con le sue 3.142 case in categoria A/1) figura solo al secondo posto. Superata­e non di poco­ da Genova, che invece ne conta 4.185: il doppio di Torinoe oltre mille in più di Milano Napoli, un terzo delle caseè A/4o A/5 Sul numero di case in categorie "povere", Napoli (157mila) segue Roma (213mila)e Milano (170mila). Ma queste ultime, se si guarda l'incidenza delle A/4e A/5 sul totale abitativo, scendono al 52°e 27° posto. Mentre la città partenopea (36%) sale di un gradino, edè seconda soloa Messina (37%) Il quadro dell'attuazione I PRINCIPI DELLA DELEGA Passaggio ai metri quadrati e coinvolgimento dei Comuni La delega per la riforma fiscale (legge 23/2014) dedicava alla «Revisione del catasto dei fabbricati» l'articolo 2, lungo più di 240 righe. Su questo punto la riforma è rimasta inattuata, perché il Governo ­ nel Consiglio dei ministri del 26 giugno 2015 ­ ha deciso di mettere in stand­by il progetto elaborato dalle Entrate. Ma molti dei princìpi contenuti nella delega potrebbero essere ripresi quando il cantiere del catasto verrà riaperto con una nuova norma di legge. Tra i punti fermi dell'articolo 2, il passaggio dai vani catastali ai metri quadrati, il coinvolgimento dei Comuni, l'uso di funzioni statistiche per determinare il valore patrimoniale delle unità immobiliari a destinazione ordinaria (case, negozi, uffici, box auto, magazzini eccetera) e la stima diretta per le unità a destinazione speciale (edifici produttivi, ospedali, cinema, centrali eccetera). Proprio per le stime dirette, era previsto il coinvolgimento dei professionisti. In chiave di trasparenza, inoltre, avrebbero dovuto essere introdotte forme di tutela precontenziosa per i proprietari. Ma

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 22 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

il vero scoglio su cui si è bloccata la riforma è il principio dell'invarianza di gettito delle singole imposte, che i tecnici avevano ipotizzato a livello nazionale, ma che il sottosegretario Luigi Casero aveva promesso sarebbe stato fissato a livello di singolo Comune. LA PAROLA CHIAVE Tariffa d'estimo 7 È un importo che esprime la redditività media di ogni vano catastale, e varia su base comunale in base alla categoria e alla classe dell'unità immobiliare. Moltiplicata per il numero dei vani forma la rendita catastale, cioè la base dei tributi immobiliari. Le tariffe d'estimo sono state riviste l'ultima volta nel 1992. La rivalutazione dei coefficienti del 2012 è intervenuta sui moltiplicatori senza toccare gli estimi. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CRITICITÀ DEL SISTEMA 72% LE CASE IN A/2 E A/3 Per avere un'idea delle mille iniquità del sistema catastale attuale, basta pensare che le case in categorie considerate "di lusso" (A/1, A/8 e A/9) sono poco più di 70mila su oltre 34,7 milioni di abitazioni. E non sempre la loro classificazione corrisponde alla realtà, perché molte dimore che erano di pregio negli anni 30 del secolo scorso hanno perso nel frattempo le loro qualità. Di fatto, il 72% delle case è accatastato come A/2 (abitazioni di tipo civile) o A/3 (abitazioni di tipo economico). Ma l'attribuzione di una categoria o dell'altra non rispecchia sempre le caratteristiche degli edifici. Il risultato è che oggi due appartamenti simili, situati nello stesso quartiere, possono essere accatastati in A/2 o A/3 con notevoli differenze di rendita catastale (e di Imu e Tasi versate) a fronte di prezzi di mercato analoghi. Se poi la casa fosse una A/4 il proprietario avrebbe una rendita di posizione ancora maggiore. Lo stesso può succedere con le case monofamiliari: oggi si trovano villette classificate sia come A/2 che come A/7. E anche i vani possono essere fonte di ingiustizie: a parità di superficie, un alloggio in un palazzo d'epoca può avere cinque vani, mentre la casa del vicino che abita in un condominio degli anni 70 può arrivare a sette od otto vani, con un aumento del valore catastale del 50•60 per cento. Accatastamenti, vani e rendite: così nascono le iniquità LE UNITÀ CON RENDITA 63,9 milioni8 IL GRUPPO «O» categorie LE ATTIVITÀ GIÀ SVOLTE Aben vedere c'è un pezzo di riforma del catasto che è già stato attuato. Dal 28 gennaio dell'anno scorso è in vigore il decreto legislativo 198/2014, che disciplina la composizione, le attribuzioni e il funzionamento delle commissioni censuarie locali e centrale. Il guaio è che la scelta di fermare il resto della riforma ha reso inutile anche questo primo passaggio. Un passaggio che peraltro non era stato indolore, perché le commissioni parlamentari, in nome del "catasto partecipato" avevano premuto per un maggiore coinvolgimento dei rappresentanti della proprietà edilizia e delle professioni. Nell'impostazione della riforma poi congelata, le commissioni hanno tra l'altro il compito di validare le funzioni statistiche per il calcolo dei valori patrimoniali delle unità a destinazione ordinaria, mentre non è stato loro attribuito alcun compito di deflazione del contenzioso, che pure la legge delega ipotizzava per loro. Al di là delle commissioni censuarie, c'è poi tutta un'attività preparatoria svolta dalle Entrate, che non è confluita in Gazzetta Ufficiale, ma che si è tradotta nell'elaborazione di una bozza di decreto con i metodi di calcolo e le procedure da seguire per la revisione degli estimi, fino ad arrivare alle nuove categorie catastali dei gruppo O (unità ordinarie) ed S (speciali). E anche dopo lo stop alla riforma è proseguito il lavoro sull'anagrafe immobiliare integrata. Commissioni censuarie inattive visto lo stand-by del riordino© RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROSSIME MOSSE IL CRONOPROGRAMMA La revisione degli estimi è citata nel «cronoprogramma delle riforme» inserito nel Def varato venerdì 8 aprile dal Consiglio dei ministri, con l'indicazione del triennio 2016­18 come periodo di riferimento. Il progetto di riforma messo a punto dalle Entrate prevedeva un termine di attuazione più lungo, nell'ordine dei cinque anni, ma il Piano nazionale di riforma (Pnr) non si spinge a prevedere un completamento della revisione degli estimi entro il 2018. Anzi, la formulazione è molto cauta: «La revisione dei valori catastali sarà oggetto di interventi più generali e organici, al termine di complesse operazioni di allineamento delle basi dati». Un

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 23 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

riferimento all'anagrafe immobiliare integrata, che ha l'obiettivo di unificare le informazioni cartografiche, censuarie e di pubblicità immobiliare. D'altra parte, è lo stesso Pnr a spiegare le ragioni di tanta prudenza: la finalità del lavoro sulle basi dati è «valutare in modo accurato gli effetti di gettito e distributivi sui contribuenti». Quindi evitare buchi per le casse pubbliche e rincari ingiustificati per i cittadini. Nel frattempo, ricorda il Pnr, i Comuni possono usare i due strumenti già disponibili: la revisione delle microzone (finora attuata solo da 17 città, tra cui Milano e Roma) e la revisione dei classamenti degli immobili oggetto di lavori (usata in circa 1.300 Comuni, con 94.500 notifiche inviate ai proprietari). 2016-18 In attesa del riassetto generale ai sindaci gli strumenti «locali» Garage, mini­rendite a Oristano Nel complesso, la rendita catastale media di rimesse e autorimesse (categoria C/6) nei capoluighi è pari a circa 107 euro. Esattamente il valore che si ritrova a Lodi. Per il resto, i risultati oscillano tra gli estremi di Oristano e Agrigento, dove la rendita media dei garage è rispettivamente di 40 e 205 euro A Modena oltre 100 sale spettacoli Per teatri, cinema, sale per concerti e spettacoli (categoria D/3) non primeggiano solo le metropoli. Modena è quarta con 104 immobili di questo tipo, solo 20 in meno di Torino e metà di quelli di Roma. Ad Arezzo se ne contano invece 85 (come Bologna): quasi quanto a Napoli e Bari A Isernia solo 8 banche in catasto Sono quasi 7mila gli immobili a destinazione speciale accatastati in categoria D/5 (istituti di credito e assicurazione). Un numero che appare molto inferiore anche solo alla totalità degli sportelli bancari. Milano, ad esempio, conta meno di 500 unità di questo tipo. Che a Isernia sono soltanto otto Reggio Calabria, record di «cantieri» A Reggio Calabria va il record degli immobili in costruzione (8.840). Un record che nonè certo sinonimo di vivacità del mercato: basti pensare che nella stessa categoria F/3a Milano risultano rubricati 764 immobili. D'altra parte, il primato del capoluogo calabreseè stabile da diversi anni Il divario tra i capoluoghi 107% 138% 75% 106% 74% 137% 106% 71% 135% 104% 69% 134% 103% 66% 134% 99% 134% 62% 98% 133% 60% 95% 133%

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 24 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

59% 95% 131% 57% 95% 129% 57% 95% 129% 56% 89% 184% 56% 126% 89% 125% 180% 56% 89% 125% 178% 55% 88% 124% 176% 54% 87% 123% 172% 53% 85% 119% 169% 53% 84% 115% 165% 53% 82% 114% 164% 47% 81% 114% 161%

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 25 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

47% 80% 114% 155% 43% 78% 111% 152% 38% 78% 111% 140% 36% 76% 111% 140% 29% 76% 110% 139% 18% 75% 109% 139% 15% 267% 262% 256% 244% 239% 226% 210% 208% 198% 190% 0 78.261 71.982 67.771 74.468 46.728 L UCCA 92.045 89.337 C UNEO R IMINI 90.142 69.373 110.544 L AT INA PISTO IA PESARO TR ENTO 166.173 329.151 273.556 283.562 247.572 311.946 291.111 210.225 277.618 200.971 DIVARIO ASTI ENNA 58.301 51.178 60.928 112.121 47.468 94.881 66.471 53.062 99.872 69.526 72.753 PAR MA 87.009 99.573 MASSA 121.594 NAPOLI 103.968 SAVO NA 172.915 178.820 263.365 310.026 238.010 163.210 311.881 130.838 257.915 140.364 181.299 128.914 174.722 208.922 248.455 R IETI SIENA FORLÌ 76.539 77.328 83.782 86.412 89.322 84.019 79.623 48.804 PR ATO 96.667 58.275 69.690 69.479 88.075 91.869 87.338 99.339 85.435 87.506 98.220 67.960 86.535 158.949 113.294 135.696 123.714 NUORO MAT ERA AR EZZO 100.346 MIL ANO 305.061 277.793 130.564 152.464 189.686 196.706 186.970 180.638 184.704 142.485 181.291 182.522 183.600 197.227 235.249 372.496 202.154 208.388 195.411 183.908 111.731 259.136 218.504 155.579 212.406 207.257 PISA LO DI PAVIA 71.661 RO MA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 26 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

80.889 97.262 84.958 85.306 73.985 74.260 176.317 84.849 89.509 85.631 83.091 95.333 87.478 65.048 C HIETI 91.255 87.445 101.711 66.210 127.561 135.492 126.812 125.431 101.265 102.856 ISER NIA 104.076 RO VIGO FO GGIA R AGUSA VAR ESE 167.622 200.293 173.540 169.580 146.705 139.976 165.202 169.564 161.490 155.890 157.724 181.241 262.634 210.900 144.761 343.344 255.598 178.341 161.696 119.807 230.838 165.442 222.794 178.120 116.280 179.733 B ARI T ER NI 77.129 CO MO 82.029 AO STA UDINE 92.689 84.918 117.376 86.559 L ECCE 111.649 82.019 83.916 85.669 90.443 L ECCO 90.805 94.784 128.844 133.557 128.320 101.650 118.999 130.125 B IELLA 102.939 127.277 106.520 100.820 124.043 109.620 TOR INO PADO VA 162.440 185.834 130.535 213.366 137.551 137.424 174.780 208.906 193.247 130.483 149.883 186.580 129.236 133.110 143.317 158.189 187.653 158.045 128.215 197.775 168.044 131.236 138.176 175.150 124.980 191.925 145.812 MESSINA IMPER IA VENEZ IA REGIONE Media catastale PAL ER MO BOLZ ANO POT ENZA C ASERTA SAL ER NO CROTO NE VERB ANIA C AT ANZ ARO TR EVISO SASSARI VIC ENZA FIR ENZE BR ESC IA L' AQ UILA SO NDR IO PER UGIA PIAC ENZA R AVENNA AVELL INO GRO SSETO AGR IGENTO FRO SINO NE B ENEVENTO ANCO NA MO DENA T ER AMO C AT ANIA TR APANI CO SENZA B ELL UNO L IVOR NO BOLO GNA C AGL IARI B ER GAMO OR IST ANO LA SPEZ IA MAC ER ATA GENO VA NO VARA GOR IZ IA VERO NA TR IESTE VIT ERBO PESC ARA FERR ARA BR INDISI T AR ANTO CR EMO NA SIR AC USA VERC ELLI MANTO VA POR DENO NE Prezzo di mercato ASCOLI PIC ENO VIBO VAL ENT IA C ALT ANISSETTA R EGGIO C AL ABR IA C AMPOB ASSO R EGGIO EMIL IA AL ESSANDR IA Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati Statistiche fiscali e Nomisma Il divario tra il valore catastale medio delle abitazioni e il prezzo di mercato. Percentuali più elevate indicano una maggiore sperequazione degli importi. Il valore catastale medio è ricavato alle Statistiche catastali 2014. Il prezzo medio è ricavato partendo dalla quotazione al metro quadrato rilevata da Nomisma (I sem. 2015) moltiplicata per la superficie media catastale Il divar io % tra il valore catastale medio e il prezzo di mercato 50 100 150 200 250 + Foto: .@darioqq

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 27 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 27 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

EDILIZIA E AMBIENTE Appalti. Le procedure introdotte dal 2 febbraio dal Collegato ambiente resteranno valide anche dopo il varo del nuovo Codice Lavori edili, obblighi green per la Pa I criteri di selezione per forniture e servizi si fondano su precisi requisiti ambientali Paola Ficco

nuove e specifiche norme. E conserverà tutta la sua valenza anche con la riforma del Codice, approvata il 15 aprile dal Consiglio dei ministri. Ai settori già disciplinati dai Cam (o che lo saranno in futuro) l'obbligo di acquisto secondo i criteri ambientali di riferimento si applica in generale per almeno il 50% del valore della gara, sia sopra che sotto la soglia di rilievo comunitario. Ma tale percentuale sale al 100% del fabbisogno nel caso dei settori "energetici": dunque, anche per le forniture di lampade, attrezzature elettriche ed elettroniche e servizi energetici per gli edifici. Ai lavori pubblici edili, dove si assiste ad una vera e propria rivoluzione, tale obbligo di acquisto "verde" si attesta a non meno del 50% e il relativo Cam è stato definito dal Dm 24 dicembre 2015 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 16 del 21 gennaio 2016).I nuovi criteri riguardano l'affidamento di servizi di progettazione e lavori per la costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici,e per la gestione dei cantieri della pub­ blica amministrazione. Il decreto ministeriale prevede che, per poter partecipare alla gara, l'offerente sia in possesso di una valida registrazione Emas (regolamento 1221/2009/ Ce), oppure di una certificazione secondo la norma Iso 14001 o secondo norme di gestione ambientale attestate da organismi di valutazione della conformità. Sono accettate anche altre prove relative a misure equivalenti, quali una descrizione dettagliata del sistema di gestione attuato dall'offerente (ad esempio, politica ambientale), con particolare riferimento alle procedure di: 1 controllo operativo, affinché tutte le misure previste dal Dpr 207/2010, articolo 15, commi 9 e 11, siano applicate all'interno del cantiere; 1 sorveglianza e misurazioni sulle componenti ambientali; 1 preparazione alle emergenze ambientali e risposta. Uno specifico capitolo è quindi riservato alle tecniche del cantiere. Ma i Cam per l'edilizia si occupano anche di garantire la tutela del suolo e degli ha­ bitat naturali. A tal fine, la Pa appaltante deve analizzare le esigenze e valutare anche la possibilità di adeguare gli edifici esistenti e migliorarne la qualità. Deve anche comunicare all'Osservatorio dei contratti pubblici o all'Anac i dati sui propri acquistie relativi all'applicazione dei Cam. Tra i criteri premianti sono inclusi la capacità tecnica dei progettisti, il miglioramento prestazionale di progetto, l'installazione di un sistema di monitoraggio dei consumi, l'utilizzo di materiali rinnovabili. Mentre, riguardo alle specifiche tecniche dei componenti edilizi, sussiste l'obbligo che nell'edificio «almeno il 15% in peso valutato sul totale di tutti i materiali utilizzati» sia costituito da materia prima secondaria: recuperata o riciclata. Tra i criteri particolari, si prevede chei materialiei prodottia base di legno debbano provenire da fonti legali, secondo quanto previsto dal regolamento 995/2010/Ue, o esser costituiti da legno riciclato. pLe imprese che operano nel settore edilizio e vogliono lavorare come fornitori della pubblica amministrazione devono possedere specifici requisiti di carattere ambientale. In risposta ai propri bandi di gara, dallo scorso 2 febbraio la Pa non può infatti accettare offerte da parte di aziende prive di apposite qualifiche "verdi". Se in precedenza il ricorso allo strumento del Gpp ( Green public procurement) era volontarioe non superava il 30% della fornitura, i criteri di selezione dei candidati sono ora tutti fondati sui sistemi di gestione ambientale. Il cambio di passo è avvenuto con l'entrata in vigore del Collegato ambientale (legge 221/2015). In particolare, con gli articoli 18e 19è stato fissato l'obbligo (totale o parziale) di applicare i criteri ambientali minimi (Cam) negli appalti pubblici per le forniture e negli affidamenti dei servizi. La modifica incide direttamente sull'ancora vigente Codice degli appalti (Dlgs 163/2006), arricchendolo di I Cam attualmente adottati 12 LAVORI EDILI Affidamento di lavori di costruzione, manutenzione e ristrutturazione di edifici e per le forniture di ausili per l'incontinenza. Dm 24 dicembre 2015 08 VERDE PUBBLICO Affidamento del servizio di gestione del verde pubblico. Dm 13 dicembre 2013 07 CARTA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 28 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 27 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

GRAFICA Acquisto di carta per copia e carta grafica. Dm 4 aprile 2013 11 ARREDO URBANO Acquisto di articoli per l'arredo urbano. Dm 5 febbraio 2015 05 VEICOLI Veicoli adibiti al trasporto su strada. Il Dlgs 24/2011 impone l'osservanza anche dei Cam fissati dal Dm 8 maggio 2012 (modificato dal Dm 30 novembre 2012). Dm 8 maggio 2012 04 SERVIZI ENERGETICI Servizi energetici per gli edifici: illuminazione e forza motrice e riscaldamento/raffrescamento. Dm 7 marzo 2012 09 ILLUMINAZIONE Acquisto di lampade a scarica ad alta intensità e moduli led per illuminazione pubblica; apparecchi per illuminazione pubblica e affidamento del servizio di progettazione di impianti. Dm 23 dicembre 2013 02 ARREDI PER UFFICIO Tessili, arredi per ufficio, illuminazione pubblica, apparecchiature informatiche (decreto aggiornato dai Dm 13 e 23 dicembre 2013). Dm 22 febbraio 2011 03 RISTORAZIONE Prodotti e servizi nel settore della ristorazione e serramenti interni. Dm 25 luglio 2011 01 CARTA IN RISME Ammendanti e acquisto di carta in risme (decreto aggiornato dal Dm 4 aprile 2013 e dal Dm 13 dicembre 2013). Dm 12 ottobre 2009 06 PULIZIA E IGIENE Affidamento del servizio di pulizia e fornitura di prodotti per l'igiene. Dm 24 maggio 2012 10 RIFIUTI URBANI Affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani e per le forniture e il servizio di ritiro di cartucce toner e a getto di inchiostro. Dm 13 febbraio 2014 I principali Cam per l'edilizia SERVIZI ENERGETICI SERRAMENTI LAVORI EDILI ARREDI URBANI In caso di progettazione di nuovi edifici, il progettista deve fornire una relazione sul monitoraggio dello stato chimico, fisico­biologico, vegetazionale. E un rapporto ambientale completo, anche sulla valutazione dell'ambiente fluviale e degli eventuali programmi di miglioramento necessari, accompagnato da prove documentali Una parte di questi Cam si riferisce a progettazione di spazi ricreativi e fornitura dei relativi articoli (come giostre o altalene). Un'altra riguarda l'acquisto di articoli di arredo urbano e stradale non destinati al contatto diretto con le persone, o per i quali il contatto risulti improbabile (rastrelliere, tettoie per banchine, cestini dei rifiuti, eccetera) I Cam, utilizzabili negli edifici di proprietà o in locazione alla Pa, contribuiscono a: risparmio energetico, riduzione delle emissioni, miglioramento dei processi di trasformazione di energia primaria in energia utile , riduzione dell'uso di risorse naturali e degli impatti ambientali lungo l'intero ciclo di vita di prodotti e servizi, sviluppo delle fonti rinnovabili Vanno descritti i materiali che costituiscono il serramento esterno (per edilizia residenziale e scolastica), precisando la percentuale in peso di ogni materiale e componente. Il produttore deve specificare durata e caratteristiche della garanzia conforme, che deve comprendere lavorazioni, materiali, funzionalità e durabilità del serramento

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 29 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 11 tiratura:213091 NOVA' 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Trasformazioni Luoghi di lavoro Spazi e creatività L'evoluzione imprevista dell'ufficio Il digitale avrebbe dovuto eliminare le distanze. E invece... Carlo Ratti e Matthew Claudel

a «La distanza sparirà»: più o meno in questi termini negli anni Novanta espresse la sua previsione per il futuro l'economista britannico Frances Cairncross, la quale analizzava come il mondo sarebbe cambiato in seguito all'espansione di internet. Quando tutti gli angoli del pianeta sarebbero stati connessi tra loro in modo istantaneo, si sosteneva, lo spazio sarebbe diventato irrilevante. A quel punto non avremmo più avuto bisogno di uffici: perché mai andare al lavoro quando è il lavoro che può venire da noi? La previsione dello studioso americano Melvin Webber pareva sul punto di realizzarsi: «Per la prima volta nella storia sarà possibile andare a vivere in cima a una montagna e continuare a mantenere un rapporto intimo, effettivoe in tempo reale con una data azienda e i propri colleghi» (Webber M.M., Urbanization and Communications, 1973). Si credeva insomma che l'immediatezza delle comunicazioni con qualsiasi altra persona del pianeta - perfino dalla cima del Monte Everest - avrebbe presto reso obsoleti gli uffici tradizionali. La Storia, in realtà, ha preso una strada diversa. Oggi le tecnologie consentono sì comunicazioni globali e istantanee, ma la maggior parte di noi si reca ancora in ufficio tutti i giorni. Molte aziende investono in maniera cospicua in nuovi spazi adibiti a uffici da realizzare o rinnovare nel cuore dei centri urbani. Ciò che sfuggì ai primi commentatori digitali è il fatto che poter lavorare ovunque non significa necessariamente volerlo fare. Aspiriamo ad ambienti di lavoro che ci permettano di condividere le conoscenze, dar vita a nuove idee, mettere in comune talenti e prospettive. La socializzazionee gli scambi intellettuali sono aspetti di vitale importanza nella pratica professionale, specialmente in ambito creativo. Ciò spiega perché la qualità del luogo nel quale si lavora stia acquisendo più importanza che mai, e perché di conseguenza si vadano imponendo cambiamenti equiparabili a veri e propri giri di boa. Abbiamo già assistito alla transizione dai labirinti di cubicoli della metà del secolo scorso - ridicolizzati dal regista Jacques Tati in "Tempo di divertimento" - a spazi più socievoli, aperti, dinamici e flessibili. In tempi più recenti, si è diffuso ovunque il coworking, a dimostrazione di quanto sia importante condividere il proprio spazio di lavoro con altre persone dagli interessie dagli obiettivi simili. Al pari delle tradizionali aule universitarie - alle quali spesso gli accademici di Oxbridge fanno risalire il merito di scoperte destinatea cambiare il mondo -, questi spazi sono aperti a dottrine diversee promuovono intensi processi di interazione e ideazione. Alcune aziende più innovative, tra cui WeWork negli Stati Uniti, sono arrivate a mettere a disposizione uffici "dove e quando servono", offrendo ai professionisti l'opportunità di entrare a far parte di un network selezionato e di condividere strumenti e risorse, sia intellettuali sia reali. Queste aziende basano il loro successo anche su intelligenti scelte finanziarie (da cui le valutazioni multimiliardarie di WeWork), in quanto hanno la possibilità di massimizzare gli introiti per metro quadrato sostituendoa un unico grande locatore una serie di piccoli locatori. Nello stesso momento in cui si dedicano a progettare la creatività, i fornitori di spazi di coworking stanno portando avanti esperimenti di qualificazione delle interazioni tra colleghi di lavoro. Proprio queste analisi potrebbero avere un'influenza enorme sul design degli uffici di nuova generazione. Negli ultimi anni sono andati emergendo nuovi strumenti digitali capaci di misurare fattori come le relazioni sociali, il comportamento nello spazio,o le modalità con le qualii lavoratori si rapportano alla produttivitàe agli stimoli alla creatività. A partire dall'analisi dei dati in tempo reale, abbinata ad arredi o edifici integrati digitalmente, si potrebbe addirittura arrivare alla creazione di luoghi di lavoro che nel tempo reagiscono e si evolvono da soli. Nel corso della storia dell'architettura, gli spazi per uffici hanno quasi sempre assomigliato a contenitori rigidi: per usare una metafora sartoriale, sono stati più simili a un corsetto che nona una maglia sportiva. Avendo a disposizione dati più precisi relativi ai livelli di occupazione degli edifici, potremo finalmente progettare ambienti che si adattino alla presenza umana,

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 30 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 11 tiratura:213091 NOVA' 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

invece del contrario. L'architettura può funzionare come un sistema dinamico che lavorae vive in simbiosi con gli esseri umani. Anche se il processo di trasformazione dei luoghi di lavoro è soltanto agli inizi, nei prossimi anni avrà probabilmente un'influenza determinante sugli architetti, i costruttori edili, le aziende e la società in generale. Lungi dal rendere obsoleti gli uffici - come avevano predetto fiduciosamente i pionieri digitali degli anni Novanta -, la tecnologia trasformerà i luoghi di lavoro e darà loro nuova linfa. Presto potremmo tutti lavorare in modo più socievole e proficuo, e non dalla cima di una montagna. La minacciosa «sparizione della distanza» potrebbe capovolgersi e trasformarsi nella nascita di una «nuova vicinanza». Traduzione di Anna Bissanti

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 31 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 12 tiratura:213091 NOVA' 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Fare banca Processi Architetture Il mezzo (digitale) giustifica gli obiettivi La tecnologia diventa solo uno strumento per rivoluzionare il modello Carlo Alberto Carnevale Maffé

a Nell'innovazione bancaria, il digitale passa da fine a mezzo. Internet non è più un obiettivo in sé, inserito forzatamente nell'agenda strategica, ma uno strumento efficace, anzi ormai perfino ordinario, per raggiungere l'anticoe nobile scopo di fare banca. Lo si evince dall'analisi dei progetti presentati al Premio per l'innovazione bancaria dell'Abi. È una banca weberiana, quella che cambia il suo approccio all'innovazione. Il digitale è razionale rispetto ai mezzi, ed è quindi nuova common law, sintassi tecnologica che diventa diritto consuetudinario e informale e che oggi consente di rimettere al centro la discussione sul "fare banca", vera sfida di riposizionamento rispetto ai fini. In questo nuovo approccio, la prima lezione è arrivata dall'onda del fintech, filone imprenditoriale che usa il digitale come base di partenza e cassetta degli attrezzi per ripensare il modo di fare banca, non certo come obiettivo a se stante. Il fintech ha ridefinito - a suon di miliardi di dollari di investimenti - l'agenda dell'innovazione: ha posto fine agli anni spesi nella migrazione dei formatie dei canali da analogicoa digitale,e ha messo quest'ultimo al cuore delle scelte imprenditoriali del banking.È così che il digitale sta progressivamente superando la tradizionale distinzione tra innovazione di prodottoe di processo,e diventa spina dorsale del nuovo modo di essere banca. In un anno che ha ridefinito dalle fondamenta le regole del settore, la biodiversitàè assicurata dall'innovazione, non certo dalla mera conservazione di modelli obsoleti. Gli investimenti in fintech hanno raggiunto livelli record, l'ecosistema dell'innovazione finanziaria non è mai stato così vibrante e popolato di iniziative imprenditoriali di tuttii generi, dalle startup ai progetti di piattaforme distribuite promosse da grandi istituzioni finanziarie internazionali. Ma le banche dimostrano di saper accettare la sfida di questa "nuova" innovazione, sia all'interno sia all'esterno? Le due maggiori mostrano di aver interiorizzato un approccio all'innovazione molto più profondo, sposando le logiche della digital transformation anche nei meccanismi di core banking e nei processi organizzativi. Partito in superficie, sul front-end del mercato, come canale aggiuntivo, il digitale oggi attraversa in modo organico tutta la catena del valore della banca, fino al back- end, fino a diventare occasione di sperimentare nuove logiche organizzative, come nel caso di Intesa Sanpaolo. La centralità dei dati e della loro valorizzazione a finalità non solo di reportistica e di compliance regolatoria, ma come base per lo sviluppo di businesse di servizio ai clientiè un segnale chiaro nel percorso seguito in questi anni dal gruppo Unicredit. I primi mattoncini della "robotica bancaria" si stanno consolidando come fenomeno ineludibile, sia nel retail che nel corporate. Dopo i primi esperimenti di utilizzo del robotic advisory, specie nelle banche rete e nell' asset management, l'uso dell'algoritmica a supporto delle decisioni di portafoglio sta affermandosi anche a scopi educativi e di formazione di un nuovo linguaggio della domanda. È l'esempio di InvestBanca, che ha utilizzato il software di advisory come occasione per un dialogo familiare, una sorta di passaggio generazionale della cultura del risparmio in modalità assistita da calcolatore, non solo in logica transazionale ma come veroe proprio modello di assistenza personale. In attesa della progressiva maturazione delle architetture di certificazione distribuita come quelle ispirate alle blockchain, dove pure sono attivi molti cantieri d'innovazione che coinvolgono grandi istituti internazionali, come il progetto R3, si notano i primi esempi di applicazioni della logica degli " smart contracts ", che ne costituiscono i mattoni concettuali. Si tratta di "contratti software" disegnati in modo tale da ridurre drasticamentei costi di transazione, non più e non solo nelle componenti tradizionali come la carta o i tempi di attraversamento, bensì negli elementi più intangibili ma spesso più critici, come l'arbitrio dell'esecuzione o il rischio di contenzioso. È il caso di Unicredit, premiato per essere trai primi istituti al mondo ad attivare un modulo di Banking Payment Obligation. Si tratta, in sostanza, di forme di " smart contract" semplificati che, a fronte del completamento, opportunamente verificato, di una specifica

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 32 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 12 tiratura:213091 NOVA' 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

matrice di fattori informativi, automatizzano l'esecuzione di pagamenti in transazioni internazionali dove sono criticii fattori di fiduciae di affidabilità ed accountability delle parti. L'innovazione si confronta anche con l'evoluzione regolatoria: per la prima volta figurano nelle priorità strategiche di vigilanza delle Bce i criteri di data governance e la data quality, orientati al governo dei rischi e alla qualità dei dati. Gli organi di gestione delle banche non hanno sempre avuto a disposizione le informazioni sui rischi necessarie ad assumere valide decisioni imprenditoriali e di gestione dei rischi: il digitale quindi dovrà costituire un nuovo linguaggio di dialogo tra supervisori e top management. Leggendo questi fenomeni, si rende opportuno attivare un nuova dimensione dell'innovazione, attingendo nuove idee anche all'esterno. L'attenzione delle banche alle startup fintech non è più limitata a qualcosa da finanziare, ma da comperaree integrare,o da far crescere per maturare competenze e accesso al mercato. L'innovazione bancaria ormaiè un grande mercato. Dalla sua liquidità e profondità, e non solo dal pur rilevante dibattito sui parametri patrimoniali di vigilanza, dipenderà il futuro di tutto il settore.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 33 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 15 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Visti dagli altri. L'opinione degli operatori esteri: made in al top, ma ci sono lacune da colmare «Ora le aziende migliorino i servizi» L'architetto di Mosca: «Creare un'economia di scala per abbassare i prezzi finali» Il designer di Chicago: «Ridurre i tempi di consegna» L.Ca.

pRafforzare la logistica, i canali di vendita ma soprattutto l'assistenza. In una parola, il servizio. Le aziende italiane di arredo lo sanno: sul prodotto non hanno rivali. Su come organizzare il trasporto, stoccare all'estero per accorciare i tempi di consegnao intervenire in caso di riparazioni e fornitura ricambi - invece - molto si è fatto rispetto al passato, ma ancora molto resta da fare. Almeno stando ai giudizi di buyers, importatori e studi di architettura che hanno visitato il Salone del Mobile. Delegazioni da Cina, Giappone, Africa Sub­sahariana, Usa, Russia e, con nuovo vigore, dall'Iran. Andrey Zverev è titolare, a Mosca, di uno studio di architettura con 27 professionisti. «Con il rublo in caduta - spiega - ne ha risentito la fascia medio­alta, non tanto il lusso, che ha tenuto». Adora il prodotto italiano, ma si sfoga sui prezzi. «L'azienda italiana si limita ad applicare una scontistica sul prodotto franco­fabbrica. Non si cura di collaborare a organizzare logistica, consegna e sdoganamento. Così il prodotto arrivaa destinazione non solo non scontato, ma a prezzo maggiorato. Se le aziende italiane riuscissero ad organizzare un sistema di stoccaggio e fare più economia di scala sul mercato russo, credo che le vendite crescerebbero molto». Problemi che riguardano meno i developer: Elena Nikolaeva, responsabile del dipartimento progetti di Gost Hotel Management, che costruisce e arreda hotel, spiega: «Lavorando nel contract, abbiamo chiuso importanti progetti prima della cri­ si. Collaboriamo con molti designer e marchi italiani e per noi non ci sono altri interlocutori all'altezza del made in Italy». Chip von Weise ha una laurea ad Harward e uno studio di architettura a Chicago con dieci associati. «Lavoriamo su grandi progetti di edilizia residenziali d'alta gammae ufficia Chicagoe in tutto il Midwest. Usiamo i più noti brand del design italiano, soprattutto per cucine e illuminazione. I prodotti sono costosi e nessuno ne mette in dubbio il valore. Il problema sonoi tempi: dall'ordine all'arrivo del prodotto negli Usa servono mediamente 16 settimane. Gli americani non sono abituati ad aspettare. I clienti top attendono, pur di avere un brand italiano. ma la classe medio­alta, che potrebbero permettersi prodotti italiani, invece no. È un peccato, perché così gli italiani non ampliano la loro nicchia negli Stati Uniti». Entusiasti, infine, i membri della delegazione iraniana: spiegano che, con la rimozione delle sanzioni, si aprono praterie nell'edilizia privata, nell'hotellerie, nel recupero di spazi pubblici e aree urbane. «In Iran- dicono gli operatori di Teheran - c'è una classe media agiata, di gusti affini a quelli occidentali, che per il made in Italy è perfettamente pronta».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 34 18/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Nomine, terreni e appalti Ecco gli affari di Lo Bello & C. GIULIANO FOSCHINI EMANUELE LAURIA

Il burocrate amico "Mi aiutò con Delrio" ALLE PAG.12 E 13 ROMA. Una maxi speculazione edilizia a Napoli. Gli appalti della Difesa. E poi «certo, certo che quel terreno va bene», per usare le parole di Ivan Lo Bello al telefono con l'amico Gemelli sul porto di Augusta. Di quel «clan» o «quartierino romano» è questo che sembra emergere nelle nuove carte della procura di Potenza: «Un'associazione a delinquere» la definisce la squadra Mobile che aveva nei lobbisti «Nicola Colicchi e Gianluca Gemelli i promotori, ideatori e organizzatori. E nel dirigente del Pd, Paolo Quinto e nel numero due di Confindustria, il ruolo di partecipanti». Accanto a loro, un gruppo di politici e burocrati a cui si rivolgevano, tra cui il capo di Stato maggiore, Giuseppe De Giorgi, indagato. Le richieste erano le più disperate: appalti, concessioni, energia e persino una multa da 700 euro al papà di Gemelli, beccato dai carabinieri sulla sua Lamborghini senza assicurazione. IL CASO NAPOLI Uno dei punti dell'indagine riguarda «un'operazione di speculazione edilizia nella zona del porto di Napoli» di cui parlano Colicchi e De Giorgi. Un'operazione che «coinvolgerebbe - si legge nell'informativa - un terzo soggetto (sottosegretario al ministero con delega alla gestione del patrimonio immobiliare), che avrebbe interessi personali». «De Giorgi afferma di aver intravisto da Caldoro (ex governatore campano) il Piano regolatore del porto di Napoli. Chiede a Colicchi di apprendere qualche notizia più concreta, quali possano essere cioè i motivi reali per cui quest'uomo (il riferimento è fatto al sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano) sta facendo questo discorso, perché Napoli non è il suo collegio elettorale, quindi si tratta certamente di un'operazione in cui prenderà dei soldi, un'operazione speculativa». Effettivamente vengono prese informazioni. E la procura ora si chiede: perché l'ammiraglio si occupava di quella speculazione? Anche perché De Giorgi prende informazioni anche su un'altra vicenda: i "Sistemi di difesa e sicurezza del territorio", un programma che prevede un accordo tra i vari ministeri (Interni, Difesi, Economia, Sviluppo economico): «Ci va di tutto, dalla videosorveglianza... ai missili!», dicono al telefono. IL PECULATO IN MARINA La squadra mobile di Potenza è convinta che gli atteggiamenti di De Giorgi siano assai spregiudicati. Tant'è che è stata aperta un'indagine stralcio per i reati di "peculato", in relazione - si legge negli atti - all'utilizzo del cellulare di servizio per fini personali, e di abuso d'ufficio «in relazione al transito nella Marina Militare di Scattone Valeria (ufficiale dell'Esercito italiano in congedo) ed alle vicende legate all'affidamento delle attività di smantellamento di una non meglio specificata area denominata "ex campo in ferro" in favore della "Siman srl" e alle ulteriori vicende legate a Cristiana Pagni, presidente del Consorzio Tecnomar Liguria». Nelle intercettazioni di parla anche di Bordignon, uno degli imprenditori citati nell'esposto anonimo che accusa De Giorgi e sul quale ha aperto un fascicolo la procura militare. LE MIRE SUL PONTILE A inguaiare Lobello è invece la concessione del pontile di Augusta. A cui è legato il trasferimento da Augusta dell'ammiraglio Camerini Roberto, inviso a Gemelli, per favorire questa operazione: «Il marinaretto finisce in un posto innocuo. Va fuori dalle balle, già comunicato» diceva al telefono il fidanzato del ministro Guidi. Mentre il suo gruppo lavorava con le pressioni su Delrio per far riconfermare l'avvocato Alberto Cozzo come commissario dell'Autorità portuale di Augusta. La novità è, certamente, il ruolo decisivo assegnato a Lo Bello dagli investigatori lucani. «Ha perorato la nomina di Cozzo», è scritto nel rapporto di polizia dove si fa riferimento alla telefonata in cui Colicchi racconta della visita all'«amicissimo» Delrio per far strappare un'altra designazione. Dopo la nomina, quando il ministro va ad Augusta per presentare il suo libro, Lo Bello gli presenta Cozzo e dice a Colicchi che lo stesso Delrio è rimasto «piacevolmente impressionato».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 35 18/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Una conferma indiretta, secondo gli investigatori, della pressione effettuata sul ministro. LA PROROGA PER MONTANTE Ma Lo Bello è molto attivo. Colicchi lo conforta al telefono su un intervento presso Raffaele Tiscar, vicesegretario generale della presidenza del Consiglio per rimuovere un ostacolo che, dentro Unioncamere, sarebbe stato rappresentato da Antonio Samaritani, direttore dell'agenzia per l'Italia digitale. Nella stessa telefonata Lo Bello garantisce a Colicchi di chiamare Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, per promuovere la sua nomina alla Lega Navale. Mentre Gemelli sarebbe intervenuto nella delicata fase di accorpamento delle Camere di commercio. Il 27 novembre del 2014 l'imprenditore di Augusta scrive un sms alla Guidi invitandola «a sentirsi con Antonello prima di firmare il decreto». E il decreto è quello che ha previsto l'unificazione delle Camere di Caltanissetta, Agrigento e Trapani. Fra i beneficiare di una proroga sine die c'è Antonello Montante, che guida la Camera di commercio nissena. www.repubblica.it www.giustizia.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: PROTAGONISTI Qui sopra l'ex ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi con il compagno Gianluca Gemelli , imprenditore siracusano titolare di due società del settore petrolifero. In alto Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria dal 2012 e ora indagato per associazione a delinquere

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 36 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 Ed. Genova tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SENZA AUTORIZZAZIONI: SCATTA IL SEQUESTRO Quezzi, la villetta di due piani all'insaputa del Comune STEFANO ORIGONE

ALBERI di ulivi e limoni. Vista sulla valle del Fereggiano e scorcio sul mare. Un posto tranquillo, isolato, lontano da occhi indiscreti per costruire una villa di due piani con sottotetto. Mattoni fuorilegge, secondo la polizia municipale del reparto Ambiente, che ha sigillato con un lungo nastro bianco-rosso il "sogno" di un commerciante di 58 anni di Molassana. È un abuso edilizio. Non ha alcun permesso. Per giunta è su un'area sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza. Gli atti con la relativa denuncia sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica e il sostituto procuratore Francesco Cardona Albini - che si occupa, tra l'altro, dell'inchiesta sulla scandalo Amiu - ha convalidato il sequestro. < DI CRONACA GUAI all'ombra della Torre di Quezzi, anche per la figlia del commerciante, che nello stesso appezzamento di terra sta realizzando un'azienda agricola. I vigili le contestano di aver costruito una casetta, una stalla e un casolare per gli attrezzi ricavando maggiori volumi rispetto al progetto originario. Dovrà ridurre gli spazi, mentre l'architetto direttore dei lavori è stato segnalato al proprio Ordine in quanto non ha vigilato sul cantiere, bloccando errori progettuali piuttosto evidenti. La polizia municipale non è arrivata per caso in via Leamara, sopra il Biscione, ma seguendo una cronologia di interventi per segnalazioni di abusi sparsi per la città. Un posto incantevole, che si raggiunge percorrendo via Centurione Bracelli, poi via Loria e passando davanti all'acquedotto Valli Noci e la torre costruita dal Corpo Reale nel 1818. Lungo il percorso, imboccando via Loria, c'è una baraccopoli che sembra presa dal film "Buoni, sporchi e cattivi" con Nino Manfredi. L'ha tirata su un pensionato sardo che vive in una casetta senza numero civico. Tutto regolare, comunque. Ha due cavalli, uno bianco che pare di marmo, migliaia di fiori che nascondono una teoria di casupole con i tetti in lamiera. Poco più in su, gli scheletri di antiche postazioni militari sono diventate depandance, magazzini per gli attrezzi. Percorsa la lunga stradina in discesa, si arriva alla "cappelletta dei cacciatori". Peccato che la fitta boscaglia, sia stata trasformata in una discarica abusiva, con pezzi di lavatrici, materassi, spazzatura. Al cancello della futura azienda agricola, è appeso un cartello del Comune di Genova con il logo della Regione che cofinanzia il progetto. Indica che si stanno compiendo delle "opere di riqualificazione paesistico-ambientale, risanamento conservativo e di ristrutturazione per potenziamento azienda agricola". Fine lavori 6 agosto 2015. Accanto a quello del "Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale", è appeso il cartello convenzionale sulle norme in materia di antinfortunistica. La prima cosa che vedi è un vecchio casolare in pietra. Era un'osteria. Ora è un rudere che nasconde la villa del commerciante di materiale edile. Sul piazzale una ruspa, un escavatore, betoniere. Sacchi di cemento, pile di mattoni, griglie, piastrelle, anche tutto il necessario per allestire un ponteggio. I lavori, dicono qualificate fonti investigative, sono iniziati poco dopo la metà dell'anno scorso e nel giro di pochi mesi, avendo già il materiale a disposizione, una squadra di dipendenti del commerciante ha tirato su muri e messo travi. Due piani di 90 metri quadrati ciascuno, più un sottotetto. Mancano ancora gli allacciamenti, ma era tutto pronto e i vigili dell'Ambiente sono arrivati in tempo per fermare le opere. Da quanto hanno appurato, nessuno aveva mai richiesto il permesso di costruire che deve essere rilasciato dallo sportello unico edilizio del Comune. Nessuno aveva presentato un progetto per le opere strutturali e quelle relative ai materiali che venivano utilizzati come prescrive la legge 380 in materia di edilizia. Il "costruttore" si è difeso dicendo che si sarebbe

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 37 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 Ed. Genova tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

prima o poi messo regola, ma aver ammesso il proprio sbaglio non è servito ad evitare la denuncia e la segnalazione all'autorità giudiziaria. La quasi certezza di vedersi abbattere la sua villetta affacciata sulla valle del Fereggiano. I PUNTI IL LUOGO La casa si trova sulle colline di Quezzi e domina la valle del Fereggiano. Una zona piuttosto decentrata ma comunque sempre all'interno della città LE DIMENSIONI Due piani di 90 metri ciascuno più una mansarda Una vera e propria casa indipendente quella edificata senza richiedere alcun tipo di autorizzazione IL BLITZ I vigili dell'Ambiente sono intervenuti quando ormai era tutto pronto per rendere abitabile la costruzione. Mancavano solo gli allacciamenti Foto: LE REGOLE Il Comune non è stato informato in alcun modo della realizzazione L'OPERA "FANTASMA" Nel fotoservizio di Fabio Bussalino la casa di due piani con mansarda in fase di ultimazione costruita sulle alture di Quezzi senza autorizzazioni e sequestrata dalla Procura

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 38 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 7 Ed. Genova tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PREMIO BONO E CASTELLANO, GRIFO ALLA CARRIERA Fincantieri rilancia Ribaltamento di Sestri e nuovi navi di Virgin (massimo minella)

ALLA fine di una giornata particolare, Giuseppe Bono quasi si commuove. Dopo aver ricevuto insieme al presidente onorario di Esaote Carlo Castellano il Grifo, la massima onorificenza del Comune di Genova che per la prima volta premia due rappresentanti dell'intesa, il manager alla guida di Fincantieri si concede alla piazza di Sestri Ponente. Per lui è un incontro che lo rimanda addirittura ai tempi della sua infanzia calabrese e alle parole del nonno che gli dice "La terra è di chi la lavora". «Anche la fabbrica è di chi la lavora» spiega Bono invitando tutti quanti a riflettere sul futuro del cantiere di Sestri. Dato per spacciato solo qualche anno fa, ancora bloccato dai ritardi della burocrazia per il progetto di ribaltamento, Sestri ha saputo comunque ritagliarsi uno spazio da protagonista sulla scena del mercato "cruise". A giugno verrà consegnata la "Regent", oggi in fase di allestimento finale. Non appena lo scalo sarà libero, toccherà all varo della Silversea. E a seguire ci sarà poi la consegna di un troncone della nuova nave da crociera di Msc, la prima delle due del progetto Seaside in costruzione a Monfalcone. Ma la vera sfida, che Bono ancora non annuncia ma lascia intendere facendo riferimento a un accordo con un grande gruppo internazionale, è la costruzione delle nuove navi per la Virgin di Richard Branson. Gli altri cantieri "cruise" di Monfalcone, Marghera e Ancona sono saturi. Dovrebbe toccare a Sestri. Prima di allora, anche qualche passaggio delicato, come la firma dell'integrativo che però Bono affronta stavolta solo con un sorriso (è una giornata di festa, non un tavolo di trattativa). Bono guarda Giulio Troccoli, storico delegato Fiom del cantiere, e mima il gesto di una firma con la penna su un foglio di carta. Troccoli gli risponde, sempre con la stessa tecnica, sfregandosi pollice e indice come a dire, "diamo un valore a questo integrativo". Se ne parlerà nelle sedi opportune, ma mai come in questo momento il cantiere di Sestri dà l'impressione di essere tornato in salute, nonostante sia ancora tutta da vincere la battaglia del tombamento che consentirebbe allo stabilimento di superare le sue disecomonie e confrontarsi alla pari con gli altri cantieri cruise. Annunci anche dal presidente onorario di Esaote, Carlo Castellano: il 4 maggio Esaote si trasferirà agli Erzelli. «Voglio ringraziare il sindaco Doria perché con questa cerimonia si riconosce il contributo e il valore civile di tutti coloro che hanno lavorato e che lavorano in queste aziende - dice - Oggi Genova ha grandi potenzialità nell'innovazione tecnologica. Abbiamo qui l'Iit 400 aziende impegnate nella tecnologia e stanno nascendo nuove start-up perché sta maturando tra i giovani la cultura della tecnologia e dell'innovazione. Sono convinto che i giovani siano in grado di trovare nuove strade, nuovi filoni tecnologici che possano rilanciare il futuro di Genova». La massima onorificenza del Comune di Genova per la prima volta a due rappresentanti dell'impresa Foto: BONO Amministratore delegato di Fincantieri

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 39 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 Ed. Palermo tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Beni culturali il dirigente pagato per guardare i cantieri CLAUDIO REALE

REALE A PAGINA VII CLAUDIO REALE Di mestiere, giorno dopo giorno, guarda i cantieri. «Vado ad analizzare le problematiche. Do pareri sui monumenti». Con lo stipendio da dirigente della Regione. Salvatore Conigliaro lavora per l'assessorato ai Beni culturali, ma come 26 suoi colleghi dello stesso dipartimento - e altri 40 sparpagliati negli altri rami dell'amministrazione - al momento il suo incarico è "di studio": non guida, cioè, un ufficio, ma conduce una ricerca per conto della Regione. Quella affidata a lui ha come oggetto "Attività di coordinamento inerente la problematica sulla tutela dei centri storici" e gli è stata assegnata il 15 gennaio 2014. Il suo ufficio si trova alla Soprintendenza di Palermo. Lì, ogni mattina, Conigliaro timbra il badge e aspetta. «Si rimane in attesa dei lavori - chiarisce lui - e quando ne arriva uno io vado direttamente sul posto, in cantiere, a verificare che l'intervento sia eseguito correttamente. Se poi ci sono delle constatazioni da fare faccio un verbale, si sospendono i lavori e si progetta la variante». Ad esempio, qualche settimana fa l'hanno chiamato a Corleone: «Alla chiesa di San Leonardo - dice Conigliaro - c'è un restauro in corso. L'architetto che sta dirigendo le opere ha contattato l'ufficio. Io sono andato sul posto a controllare. Se sotto l'intonaco troviamo, ad esempio, una bella pietra squadrata, e quindi bisogna cambiare qualcosa, io posso scriverlo nel mio parere». Martedì, per esempio, Conigliaro andrà a Petralia Soprana, sulle Madonie, anche in questo caso in provincia di Palermo. «Lì - spiega il dirigente - stanno intervenendo sul palazzo comunale. Non ho ancora visto i lavori, li controllerò quel giorno. C'è dell'altro: «Nelle prossime settimane - annuncia - dovrò andare a controllare il cantiere della chiesa del Carmelo, a Giuliana. Anche quello in provincia di Palermo: il mio lavoro riguarda solo il territorio di competenza della Soprintendenza». Conigliaro, d'altro canto, della Regione è un veterano. «Il mio lavoro - commenta l'interessato - si basa sull'esperienza venticinquennale che ho. Quella che sto conducendo è una bellissima analisi». Altri incarichi? «Non me ne vengono in mente, al momento. Però - osserva Conigliaro - ho fatto anche altro. Di recente ho diretto i lavori di restauro nella chiesa di San Francesco di Paola, a Palermo. Uno splendido intervento in un monumento bellissimo». Nelle sue condizioni ci sono 67 dirigenti della Regione: 27 al dipartimento Beni culturali, 11 all'Agricoltura, 8 al dipartimento Tecnico dell'assessorato Infrastrutture, 4 al Turismo e altrettanti allo Sviluppo rurale, 3 alla Pesca, due ciascuno alla Famiglia, alla Funzione pubblica e al Corpo forestale e uno ciascuno nei dipartimenti Programmazione, Energia, Urbanistica e Lavoro. Non tutti nella stessa condizione: «Noi dei beni culturali - afferma Conigliaro - aspettiamo che il contratto per questo incarico sia formalizzato». Non che questo incida sullo stipendio: quello di Conigliaro, ad esempio, è da dirigente di terza fascia: circa 55 mila euro lordi all'anno. E gli incarichi di questo genere aumenteranno: quando entrerà in vigore la riforma della burocrazia varata il mese scorso, molti uffici cesseranno di esistere, ma non per questo si ridurrà il numero dei dirigenti, 1.424 secondo l'ultimo censimento. Meno poltrone da capo, ma lo stesso numero di persone. Con la conseguenza che qualcuno, gioco forza, finirà a "studiare". I centri storici, il grano saraceno, gli archivi o la frutticultura poco importa: in una Regione con oltre 1.400 dirigenti c'è sempre spazio per la ricerca. http://pti.regione.sicilia.it www.regione.sicilia.it/beniculturali PER SAPERNE DI PIÙ GLI UFFICI LE INFRASTRUTTURE Dirigenti senza nulla da dirigere anche alle Infrastrutture (8), all'Agricoltura (11), al Turismo (4, nella foto sotto), 3 alla Pesca, 2 a Famiglia e Funzione pubblica I BENI CULTURALI Nel dipartimento di via delle Croci i dirigenti senza uffici da dirigere ma con incarichi di studio sono il numero più alto: ben 27 LA REGIONE Nel complesso della burocrazia della Regione i dirigenti senza uffici ma con

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 40 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1 Ed. Palermo tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

incarichi di studio sono in tutto 67 Foto: IL CANTIERE Uno dei cantieri di restauro sui quali ha sovrainteso il dirigente dei Beni culturali pagato per osservare i lavori di recupero

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 41 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 16 Ed. Napoli tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Le opinioni Edilizia cittadina cosa c'è da fare

Nicola Pagliara Napoli Scioperi e manifestazioni sindacali stanno affollando strade e piazze di mezza Italia con una richiesta precisa: i lavoratori dell'edilizia languono disoccupati perché il loro settore, un tempo motore dell'economia, è praticamente fermo da anni. Nella nostra città che per anni è vissuta soprattutto sulle costruzioni private o sovvenzionate dello Stato, facendo spesso scempio di intere aree verdi, il problema si presenta in modo particolarmente urgente perché, oltre alla classe operaia, l'imprenditoria è ferma o piena di crediti e quella professionale peggio che andar di notte. La politica ha le sue responsabilità e così anche l'ultimo piano regolatore in ordine di tempo, è nato vecchio e ha finito per blindare l'intero territorio, incrementando l'abusivismo e l'anarchia. Oggi, alla vigilia delle elezioni, il tema di per sé scottante, trova nei candidati un ulteriore ragione di scontro tra conservatori ad oltranza e interventisti di cui non sono ben chiari i modi e finalità di intervento. Quello che si deve fare è restaurare il centro antico, intervenendo anche con qualche sostituzione di edifici senza qualità storica o fatiscenti, con strutture di pari superfici e armonizzati in altezza, colori e finiture vicine al carattere del contesto in cui si andrebbero ad operare. Meglio se questo restyling potesse riguardare un'intera insula come intervento guida per tutto il resto dell'area. Per quanto riguarda il "nuovo", realizzato dal dopoguerra ad oggi, si può tranquillamente definirlo, fatte rare eccezioni, "spazzatura edilizia", comprendendo interi quartieri: Carità, Rione Alto, Marina per i quali la cosa migliore potrebbe essere un processo di demolizione e riorganizzazione urbanistica, ricostruendo ambiti ed edifici con alto valore architettonico, che consentono di ridare alla città, una dignità di livello internazionale. In alternativa alla improbabile demolizione e sostituzione, anche un accurato restyling con un piano del colore adeguato e dotando gli edifici di impianti di energia rinnovabile, potrebbe ridare dignità ad aree centrali ora in stato di totale degrado. Quella che è salva e va appena curata e messa in sicurezza, è la città sette-ottocentesca con i suoi palazzi nei quali è già presente un notevole impegno architettonico che brilla in compostezza, misura e cultura, a differenza di quanto è stato fatto frettolosamente e male, negli anni recenti. Foto: Lettere Riviera di Chiaia, 215 80121 Napoli Foto: Fax 081498285 Foto: Internet: [email protected]

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 42 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 20 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Cementir e Buzzi, attesa per la ripartenza NONOSTANTE IL CALO DEI CONSUMI DI CEMENTO NELLA PRIMA PARTE DEL 2016, GLI ANALISTI SONO OTTIMISTI SUI TITOLI DEL COMPARTO PERCHÉ LE PREVISIONI CHE VENGONO DALLE COSTRUZIONI SONO POSITIVE PER IL RESTO DELL'ANNO. LE SOCIETÀ SONO PRONTE AD APPROFITTARE DEI PRIMI SEGNALI DI RIPRESA Milano

Più che le mosse dei concorrenti, sono l'andamento dei consumi interni e il costo macro a livello internazionale a orientare le valutazioni degli analisti che seguono le società del settore cementiero. È l'indicazione che si ricava dalle ultime analisi su questo fronte. A marzo, secondo le statistiche di Aitec (Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento), i consumi di cemento nella Penisola hanno registrato un calo del 4,5% rispetto allo stesso periodo del 2015, portando così al 5% il calo da inizio anno. Dati che confermano le difficoltà dello scenario nel quale si trovano a operare le aziende del settore. L'export ha registrato un progresso dello 0,5% su dodici mesi prima, troppo poco per compensare l'andamento negativo del mercato interno. Eppure si è trattato di un mese con un clima mite, che avrebbe potuto condizionare positivamente il trend. A questo punto scricchiolano le previsioni di ripresa del comparto: nei mesi scorsi l'Ance ha stimato per l'anno in corso una ripresa degli investimenti per le costruzioni nell'ordine dell'1%, dopo sette anni consecutivi di calo. Intermonte conserva comunque una view positiva. "Ci attendiamo che i volumi tornino a crescere nel secondo trimestre", spiegano gli analisti in un report dedicato a Cementir. Il giudizio sul titolo, che oggi quota intorno ai 4,5 euro, è "molto interessante". Equita Sim ha invece una raccomandazione "hold" e un target price a 5,4 euro. Gli analisti promuovono l'azione del management, tanto da condividere sostanzialmente la guidance 2016, che prevede un Ebitda di 190 milioni (la stima degli analisti è a quota 189 mlioni). Intermonte è positiva anche su Buzzi, tanto da indicarlo come titolo "interessante", con un potenziale di rivalutazione fino a 18 euro, circa il 13% in più rispetto ai corsi attuali. A questo proposito va ricordato che la società di Casale Monferrato (Alessandria) è tra i pochi titoli di Piazza Affari ad attestarsi intorno ai livelli di fine anno per due ordini di motivi: i conti positivi dell'esercizio 2015 (l'utile netto è cresciuto del 6,3% a 128,1 milioni di euro, con un Ebitda in aumento dell'11,9%) e il traino che arriva dagli Stati Uniti, mercato di grande rilievo per il gruppo e alle prese con una crescita economica ben superiore a quella europea. Nei giorni scorsi Buzzi ha deliberato l'emissione di un bond fino a 500 milioni di euro per rinnovare alcune linee di credito in scadenza e allungare la durata media dell'indebitamento e il roadshow potrebbe partire già oggi. Una notizia che non ha colto di sorpresa il mercato ed è in linea con il trend seguito anche da altre aziende di diversi settori, in uno scenario di tassi ai minimi. Così le aspettative degli analisti restano confermate: Davy Research si attende un andamento del titolo migliore rispetto a quello del settore (giudizio "outperform"), mentreBanca Imi indica un target price sul titolo di 17,2 euro, ricordando che la società ha buoni dati di bilancio, una buona generazione di cassa e un'esposizione geografica bilanciata (l.d.o.) s. di meo Foto: Nel grafico a destra, l'andamento dell'indice di Borsa del settore Edilizia e materiali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 43 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 52 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nuove costruzioni, il piatto piange in luce le ristrutturazioni e l'export TUTTO CONGIURA CONTRO L'EDILIZIA DI CASE REALIZZATE PARTENDO DA ZERO: LE BANCHE NON FINANZIANO E IL GUSTO DEGLI ITALIANI SI È SPOSTATO DALLE INVASIVE VILLETTE A SCHIERA PER TORNARE A GUARDARE AI CENTRI URBANI. E LA FILIERA SI ADEGUA Stefania Aoi

Milano Se gli italiani hanno iniziato di nuovo a comprar casa, il mercato delle nuove costruzioni non è invece ripartito e secondo gli stessi costruttori non tornerà più quello di una volta. Di questo ne risente tutta la filiera dell'edilizia, dal palazzinaro fino ai produttori di bagni, di pavimenti o infissi. Molte imprese stanno così cercando nuovi sbocchi. C'è chi punta sulle ristrutturazioni (tante abitazioni del Belpaese sono vecchie) e chi cerca di vendere di più in altre nazioni. Il mercato interno non offre molto. L'Italia è una Repubblica fondata sulla casa di proprietà: quasi otto famiglie italiane su dieci ne hanno una. E per via del calo delle nascite le nuove coppie in cerca di un alloggio sono molte di meno che in passato. Poi sono cambiati i gusti. Secondo gli osservatori sono sempre di più coloro che preferiscono vivere nel centro urbano. E per fortuna sembra passato il tempo delle villette a schiera che negli anni Novanta spuntavano in ogni dove, contribuendo a uno spargimento di cemento finito sulle coste e nelle campagne del Bel Paese. Il mondo è cambiato soprattutto dopo la grande crisi provocata dalla bolla immobiliare statunitense. Da allora, anche lungo lo Stivale, gli investimenti in nuove abitazioni sono in costante calo. Secondo le stime dell'associazione dei costruttori (Ance), nel 2015 si sono ridotti ancora del 4,3 per cento rispetto all'anno precedente, scendendo a 21,4 miliardi di euro. Calano anche i permessi a costruire. Nel 2014 erano circa 54mila per nuove abitazioni e ampliamenti. Era dal 1936 che non se ne contavano così pochi. Anzi all'epoca i dati Istat parlavano di 59mila. Numeri ben distanti dai quasi 306mila del 2005. «Le banche del resto hanno stretto i cordoni delle borse e non finanziano facilmente le nuove costruzioni», spiega il presidente dell'Ance Claudio De Albertis. Basta guardare i numeri per comprendere la difficoltà di accesso al credito a medio e lungo termine delle imprese edili: tra il 2007 e il 2013, l'importo dei mutui per investimenti in edilizia abitativa è sceso del 71 per cento. Ed era ancora in calo nei primi sei mesi del 2015 del 13,1 per cento. Le società si sono arrese all'evidenza e ormai si stanno specializzando sempre di più in ristrutturazioni o ricostruzioni di palazzi nel cuore delle città. Gli investimenti per la riqualificazione delle abitazioni, quelli sì, hanno retto alla crisi del mattone. Nel 2015 si stimavano pari a 46,7 miliardi di euro. E il comparto, l'unico del settore a mostrare una tenuta dei livelli produttivi, rappresenta ormai il 36,3 per cento del valore degli investimenti in costruzioni. Anche gli italiani guardano con interesse alla ristrutturazione. Per farle si indebitano molto più che per comprare un'auto o fare un viaggio. I finanziamenti di questo tipo rappresentano il 37 per cento del totale di quelli erogati attraverso il sito Prestiti.it. Nel 2010 rappresentavano il 26 per cento. Il 2015 è stato connotato anche da un aumento delle compravendite, che secondo l'Agenzia delle Entrate hanno segnato un +6,5 per cento, raggiungendo le 444.636. In crescita anche le richieste di mutuo per acquistare casa. «Tutti segnali di ripresa del mercato immobiliare che sembra destinata a proseguire anche quest'anno», spiega Roberto Anedda, direttore marketing del portale mutuionline.it. «Merito - afferma il manager - dei prezzi del mattone ai minimi storici e dei bassi tassi». Secondo Anedda, qualche segnale positivo arriva anche per il comparto mobili: «Per via degli incentivi del governo a favore di chi cambia arredo». Se i produttori di armadi, letti e cucine, grazie al bonus del governo, vedono crescere anche in Italia il fatturato dell'1 per cento, non è lo stesso per i produttori di bagni. Questa categoria risente più di altre dell'andamento del mercato delle nuove costruzioni. «Se c'è stata una ripresa di quello immobiliare, questa è stata spinta dalle vendite di alloggi usati e a noi non aiuta tanto - commenta Mauro Guzzini, presidente di Assobagno - Se fino a sette anni fa gli immobili nuovi rappresentavano il 65 per cento del mercato adesso questa proporzione oggi si è invertita». Così l'industria del bagno, un giro d'affari di oltre 2 miliardi e mezzo di euro per più del 60 per cento realizzato ancora nel

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 44 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 52 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Belpaese, ora sta cercando nuove strade. Una porta oltre confine. «Il nostro export è già cresciuto di un 4,4 per cento, ma possiamo fare di meglio». Il mercato interno offre poche soddisfazioni anche ai produttori di infissi e pavimenti, un comparto che ha chiuso il 2015 con un giro d'affari di 3,8 miliardi di euro. E anche le imprese del settore si sono rivolte all'estero. «Le vendite in altri paesi sono cresciute di un 1,4 per cento raggiungendo i 737 milioni», racconta il presidente di Edilegno Massimo Buccilli. Crescono anche le esportazioni di pannelli in legno (+15 per cento). Tutto il comparto del Legno Edilizia Arredo, che raduna a sé chi lavora i tronchi, chi produce porte e finestre, piuttosto che interi edifici in legno, nel 2015 valeva circa 13 miliardi di euro, in crescita di un + 1,4 per cento rispetto all'anno prima grazie alle esportazioni. «In Italia se siamo andati avanti è poi grazie ai lavori nel pubblico, dalla costruzione di scuole in legno fino ai padiglioni per l'Expo», afferma Emanuele Orsini, presidente di Assolegno. «Nel privato, a causa delle poche gru che si vedono in giro, abbiamo perso un 5 per cento dei ricavi». L'associazione ora spera nel 2016. «Abbiamo notato un interesse crescente degli italiani verso la casa in legno - conclude Orsini - e speriamo di recuperare terreno grazie a queste costruzioni». S DI MEO Foto: I centri commerciali del Belpaese sono nel mirino di grandi gruppi internazionali che stanno riscoprendo come interessante il business italiano Foto: Nel 2015 si stimavano investimenti per la riqualificazione delle abitazioni in 46,7 miliardi di euro. Il comparto è l'unico del settore a mostrare una tenuta dei livelli produttivi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 45 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 57 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Alleanza tra cooperative per battere la crisi "DA BRIVIDI ANCHE I PRIMI TRE MESI 2016", RACCONTA VINCENZO ONORATO, NOMINATO PRESIDENTE DELLA NEONATA INTEGRA: ASSOCIA SOCIETÀ "ECCELLENTI" DI EDILIZIA, IMPIANTI, SERVIZI E INGEGNERIA Vito de Ceglia

Milano Per il mondo delle costruzioni, i tempi sono grami. Gli anni d'oro contrassegnati da tassi di crescita intorno al 3% (2001-2007) sono ormai un ricordo sbiadito, la realtà riporta invece i numeri di una crisi che sembra non avere un epilogo. Iniziata con lo scoppio della bolla immobiliare, l'onda lunga della recessione si è abbattuta sul comparto come uno tsunami lasciando in dote dal 2008 al 2014 un calo di circa 64 miliardi di investimenti (-32%). Calo che ha determinato una perdita di 529mila posti di lavoro, a cui se ne devono aggiungere altri 800mila considerando i settori collegati (Fonte: Ance). Se si esclude la crescita delle nostre imprese all'estero, il 2015 è stato un altro anno difficile per il settore. E, con tutta probabilità, lo sarà anche il 2016. Ancora una volta per colpa dell'astinenza di investimenti pubblici nel mercato domestico. «Basta guardare i dati dei primi 3 mesi dell'anno, sono da brividi», anticipa Vincenzo Onorato, presidente e dg del Consorzio Integra, la nuova struttura costituita dal mondo della cooperazione italiana per rispondere in modo adeguato ai mutati scenari dell'industria edile. Presentato ufficialmente venerdì scorso a Milano, alla presenza del numero uno di Legacoop Mauro Lusetti e del presidente del Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) Domenico Livio Trombone, il nuovo "patto" mette insieme le eccellenze del mondo delle costruzioni e degli impianti con quello dei servizi e dell'ingegneria presentandosi sul mercato con una capitalizzazione per 42 milioni di euro sottoscritta in meno di un mese, un portafoglio lavori di 2 miliardi e un giro di affari complessivo di circa 6 miliardi di euro. Integra nasce da un progetto del Consiglio di gestione del Ccc, che ha già raccolto l'adesione di 119 soci (di cui 3 finanziatori) coinvolgendo 50 mila addetti. «Alla nuova struttura è stato trasferito il ramo lavoro del Ccc, uno dei principali player per requisiti e fatturato del mercato italiano delle costruzioni e dei servizi. Tra gli obiettivi principali, c'è sicuramente quello di accrescere l'integrazione tra i vari settori coinvolti e favorire l'innovazione, promuovendo lo sviluppo delle cooperative associate», spiega Onorato. Che presiede il Consiglio di gestione del Consorzio, costituito dal vice presidente Adriana Zagarese e dalla consigliera Claudia Dal Poz. La base di partenza di Integra è solida, ed è quella rappresentata dalle imprese cooperative del Ccc, in particolare quelle attive nell'edilizia. Numeri alla mano: nel 2015 le acquisizioni hanno raggiunto oltre 1 miliardo di euro, superando del 12% l'obiettivo di 900 milioni. Le gare vinte passano dai 255 milioni del 2013 ai 605 milioni del 2015. Le acquisizioni con testata Ccc passano dal 41% del 2013 al 50% del 2015. Mentre la quota di acquisizioni nel settore dei servizi è cresciuta negli anni superando il 15%. Per inciso: nel 2014, per la prima volta negli ultimi anni, è stato raggiunto l'obiettivo acquisitivo nel Mezzogiorno (80 milioni). Obiettivo superato del 30% nel 2015. Per quanto riguarda le previsioni, Onorato è molto chiaro: «L'analisi del mercato degli ultimi anni, dei futuri investimenti e delle tendenze normative confermano che si va sempre più nella direzione di appalti medio piccoli (appalti di importo inferiore a 5 milioni tra il 43% e il 48% del totale e quelli inferiori a 25 milioni tra il 64% e il 70% nel 2014 e nel 2015), organizzati sempre più spesso in accordi quadro per macro lotti (Acea) banditi da centrali di committenza qualificata (si pensi all'orientamento assunto dal nuovo codice degli appalti)». In questo contesto, conclude Onorato, «sarà ancora più efficace l'azione, e sempre più rilevante il ruolo, di una struttura consortile nazionale che, con il suo radicamento sul territorio, la sua composita base sociale, i suoi requisiti e la sua capacità di leggere il mercato, si ponga l'obiettivo di integrare settori per essere competitivi nelle nuove sfide che il mercato pone e per dare nuovi valori alle attività d'impresa, sostenendo in tal modo lo sviluppo delle cooperative associate». S DI MEO FONTE ELABORAZIONE ANCE SU DATI ISTAT

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 46 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 57 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Vincenzo Onorato , presidente e dg del Consorzio Integra, spiega le strategie della nuova struttura costituita dal mondo della cooperazione italiana per rispondere ai nuovi scenari

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 47 17/04/2016 diffusione:172712 Pag. 50 Ed. Cuneo tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Cantiere delle case popolari "L'intervento rispetta i tempi" andrea garassino

Un nuovo complesso con alloggi di edilizia convenzionata, una nuova piazza con area verde, una nuova strada. È in piena attività il cantiere dell'Atc - Agenzia territoriale della casa» nell'area di via Giordana e di via Madre Teresa di Calcutta, nella zona Ovest di Saluzzo, all'imbocco della valle Po con vista sul Monviso. L'altra mattina i vertici dell'Amministrazione comunale con quelli dell'Agenzia (il vicepresidente Gino Garzino di Savigliano e il direttore Roberto Giorgios) hanno visitato l'area. I lavori per il futuro complesso residenziale sono stati avviati a dicembre. L'impresa costruttrice (l'appalto è stato vinto, con un'offerta da 2 milioni e 100 mila euro, dalla «Geo-Ambiente» di Baucina), ha 800 giorni per completare l'opera. Gli alloggi dovrebbero essere disponibili per l'inizio 2018. I fondi sono stati stanziati dall'Atc Cuneo, prima della fusione con le altre Atc del Piemonte meridionale. Il progetto «Il progetto originario - ha spiegato il sindaco Mauro Calderoni - prevede 22 unità immobiliari: 16 mini alloggi e altre sei case più grandi. Insieme ai costruttori e all'Atc stiamo ragionando sulle superfici e sulla domanda che c'è in città. Quindi è ipotizzabile che si porti avanti una mini-inchiesta tra le agenzie immobiliari di Saluzzo per capire meglio sono le esigenze dei clienti. Quando avremo dei dati, ci confronteremo con costruttore e Atc per definire i dettagli». È un condominio di edilizia convenzionata a cui potranno accedere persone e famiglie con redditi bassi, che potranno affittare gli alloggi a prezzi inferiori a quelli di mercato, se in possesso di determinate condizioni familiari e patrimoniali, inserite nel bando. «Questi primi mesi di lavoro - hanno detto durante il sopralluogo - prosegue senza intoppi e il cronoprogramma è stato rispettato, finora, anche grazie alle buone condizioni meteo». Nuova strada e piazza Nell'ambito del cantiere, la ditta realizzerà anche una nuova strada. «Collegherà via Revello con via Barge - precisa il sindaco Calderoni - e permetterà di alleggerire il traffico su via Della Croce per accedere a quartiere residenziale, scuola materna, Palasport, stadio "Damiano" e istituto "Pellico" per chi arriva dalla valle Po». Il quartiere cambierà volto anche per la realizzazione di una nuova piazza, uno spazio pubblico che sarà parcheggio e area verde. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 48 16/04/2016 diffusione:172712 Pag. 45 Ed. Torino tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Laboratori aperti entro settembre Nell'incubatore dell'energia anche i cinesi di State Grid letizia Tortello

Il cantiere terminerà tra un mese. Entro settembre il rettore del Politecnico, Marco Gilli, vuole entrare nell'astronave di vetri, acciaio e pannelli fotovoltaici per la quasi autosufficienza energetica, che diventerà la casa di laboratori e centri di ricerca del primo Energy Center italiano. Per spiegare l'importanza che questa struttura avrà, per la nostra città, un cubo bianco e nero di sette piani sorto tra via Nino Bixio e via Borsellino, a due passi dal Politecnico e dietro le future Ogr, basta citare le parole di Giovanni de Santis, direttore del Jrc, l'Istituto per l'Energia e i Trasporti della Commissione Europea, una delle antenne della Ue con sede a Ispra, sul lago Maggiore: «Non vediamo l'ora di iniziare gli esperimenti congiunti con Torino e di condividere il nostro personale con il Politecnico. Dovete avere l'ambizione di diventare il capofila italiano della ricerca nel campo dell'energia», dice. Gli esperimenti È per questo che la Ue ha scelto di impiantare qui una succu rsale del Jrc, come anticipato nei mesi scorsi da La Stampa. A che scopo? Per realizzare ricerca comune sui «combustibili alternativi per le auto - continua de Santis -, sulle tecnologie che misurano le emissioni della Co2, tanto per iniziare». Ma alla presentazione di metà cantiere dell'Energy Center, ieri, non c'era solo la Commissione Europea in qualità di partner importante a livello internazionale . I big dell'energia C'erano anche i rappresentanti di Enel, Eni e Terna, le principali aziende del settore energetico italiano, ed esponenti di Électricité de France e di State Grid Corporation of China, rispettivamente la seconda e la prima utility del settore nel mondo. Sono cinque delle 15 aziende che hanno espresso interesse, attirate da un bando del Poli, per insediare un proprio laboratorio nel centro di ricerca di via Borsellino. Tra le altre: Fca, Telecom, Ennova, Electro Power System. «Sceglieremo sulla base dei progetti», spiega il vicerettore per l'innovazione del Poli, Romano Borchiellini. Eni, Enel e Terna entrano già da ora nella cabina di comando del grande centro dell'innovazione sulle tecnologie verdi. Che studierà la rete dell'energia elettrica ed elaborerà dati per migliorarne il servizio in tuta Italia e in tutto il mondo, risparmiando. Torino «capitale» Ieri, alla conferenza di presentazione, introdotta dal sindaco Fassino e dagli assessori all'Innovazione di Comune e Regione, Lavolta e De Santis, sono state illustrate le caratteristiche di questo incubatore da 8.800 mq. Per la costruzione dell'Energy Center, il Comune ci ha messo un anno, affidando la progettazione agli architetti e ingegneri interni all'amministrazione, guidati da Sergio Brero, mentre il progetto scientifico è stato seguito da Gianfranco Presutti. La struttura è costata 19 milioni, di cui 14 investiti dalla Regione, 4 dalla Compagnia di San Paolo. «Abbiamo creato un luogo fisico in cui far dialogare imprese e pubblica amministrazione - hanno spiegato Fassino e Lavolta -, in cui l'innovazione sia messa a sistema, per progettare meglio le politiche energetiche nazionali e torinesi». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 49 16/04/2016 diffusione:116159 Pag. 55 Ed. Roma tiratura:152668 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PIANO Colosseo, sotterranei pronti al restauro I lavori partiranno a dicembre e dureranno circa due anni Apriranno tunnel e ambienti segreti dell'Anfiteatro Flavio In arrivo il bando di gara da 3,5 milioni di euro per gli ipogei del monumento. Il ministero: «Entro aprile la pubblicazione» IL COLLEGIO ROMANO «CONTIAMO DI AVERE IL VINCITORE DEL NUOVO APPALTO ENTRO LA FINE DELL'ANNO» SLITTA AL PROSSIMO ANNO IL PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DEL CENTRO SERVIZI CON BIGLIETTERIA E BOOKSHOP Laura Larcan

Dai prospetti esterni, benedetti dalla cerimonia della via Crucis di Papa Francesco, ai sotterranei. Il grande restauro del Colosseo griffato Tod's entra nella sua attesa seconda fase, tutta dedicata al restyling del "ventre" dell'Anfiteatro Flavio, vale a dire a quel complesso sistema di strutture, corridoi, tunnel, piccole darsene, bacini e ambienti che, al di sotto dell'arena, consentivano di mandare in scena duemila anni fa gli spettacoli più grandiosi dell'antichità, tra ludi gladiatori, cacce a belve esotiche e perfino battaglie navali. IL CRONO-PROGRAMMA È tutto pronto per il bando di gara da circa 3,5 milioni di euro (che rientrano nel contratto di sponsorizzazione di Diego Della Valle da complessivi 25 milioni) per l'appalto dei lavori di revisione e consolidamento strutturale delle superfici, delle murature e delle fondazioni del sistema degli ipogei del Colosseo. Settecentotrenta giorni di cantiere che dovrebbe prendere il via, ottimisticamente, tra otto mesi. Agenda alla mano, entro dicembre 2016. Un intervento che riguarderà, nel dettaglio, tutto il complesso monumentale che non è coperto dall'attuale piccola porzione di arena sul lato orientale del monumento, realizzata nel 2000. Quella piattaforma in legno, per intenderci, da cui si affacciò il presidente degli Stati Uniti Barack Obama il 27 marzo del 2014 durante la sua visita privata al Colosseo. Tradotto, il restauro punterà a risanare i due terzi del patrimonio degli ipogei. «Il procedimento per la pubblicazione è in dirittura d'arrivo, a brevissimo, entro il mese di aprile», confermano dal Ministero per i Beni culturali. Gli uffici hanno lavorato duro negli ultimi quattro mesi, sotto la supervisione dell'architetto Pia Petrangeli già fida collaboratrice del segretario generale dei Beni culturali Roberto Cecchi durante la lunga stagione di commissariamento dell'area archeologica di Roma, e che nel 2011 scortò il Mibact alla firma della convenzione con Diego Della Valle. Tempi appesi tutti alla burocrazia italiana per il nuovo bando di gara. Come è noto l'iter amministrativo è sempre soggetto a imprevisti. Basti solo considerare che ci sono voluti quasi tre anni per far decollare il restauro dei prospetti esterni della casa dei gladiatori. Ma negli uffici del Collegio Romano l'aspettativa è di avere il vincitore del nuovo appalto entro la fine dell'anno. La durata del cantiere è quantificato in due anni. Per il debutto, gli occhi sono puntati sulla fine del 2018. Ma quello destinato agli ipogei è un intervento strategico, cui tengono molto al ministero, tanto da subire un'accelerata anche politica. Motivo? Il risanamento dei sotterranei sarà un passaggio chiave per la realizzazione dell'arena, secondo il progetto lanciato dall'archeologo Daniele Manacorda (oggi seduto nel Consiglio d'amministrazione della Soprintendenza archeologica) e sposato fortemente dal ministro Dario Franceschini. Con il restauro degli ipogei, dunque, sorgerà il colossale palcoscenico ad ellisse, lungo circa ottanta metri e largo quaranta, memoria dei millenari fasti gladiatori. «Ma che avrà anche la funzione di proteggere i vertiginosi sotterranei per creare nuovi percorsi museali», precisano dal ministero. Al momento, di contro, slitta a data da destinarsi il progetto per la realizzazione del centro servizi nella collinetta tra piazza del Colosseo e via Celio Vibenna, che avrebbe accolto biglietteria, toilette e didattica. Nonostante nell'accordo di sponsorizzazione Tod's questo cantiere rappresentasse il secondo lotto di lavori. Ma da Palazzo Massimo ripetono: «Si farà, sarà il prossimo, entro pochi mesi». Le tappe Gli ipogei Nel 2018 finirà il restyling di strutture e macchine di scena usate per gli spettacoli L'arena Entro il 2020 potrebbe essere ricostruita l'arena del Colosseo a copertura dei sotterranei

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 50 16/04/2016 diffusione:116159 Pag. 55 Ed. Roma tiratura:152668 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ticket e toilette In arrivo per il 2017 il bando per la realizzazione del centro servizi esterno del monumento Foto: Scorcio di uno dei corridoi sotterranei dell'Anfiteatro Flavio che sarà coinvolto dal nuovo cantiere di restauro

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 51 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 27 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Salini con il Politecnico di Milano per formare gli ingegneri del futuro Francesco Colamartino

L'università italiana può diventare finalmente un ponte per il lavoro? La nuova partnership siglata tra il Politecnico di Milano e Salini Impregilo, che di ponti se ne intende, sembra indicare di sì. Giovedì 14 è stato inaugurato il master in International Construction Management, il cui obiettivo è preparare giovani ingegneri di tutto il mondo nel project management delle infrastrutture cosiddette complesse, cioè dighe, ponti, tunnel e centrali energetiche. Ossia nei settori in cui Salini Impregilo ha il cuore della sua attività, che si ramifica in 50 Paesi, con 35 mila dipendenti, 6 miliardi di fatturato e 36 miliardi di portafoglio ordini. Il gruppo, che ha archiviato il 2015 con ricavi in crescita dell'11,7%, mol in aumento del 13,7% e utili in calo da 93,8 a 60,6 milioni, punta sempre di più a un mercato a basso rischio come quello statunitense, dove fa già oltre un quarto del fatturato. «La collaborazione con il Politecnico di Milano rappresenta l'inizio di una nuova era per Salini Impregilo», ha detto l'ad Pietro Salini. «Crediamo che attrarre giovani talenti dalle migliori università del mondo sia una delle leve da utilizzare per continuare a crescere». Come sarà organizzato il master? Dietro la cattedra ci saranno gli insegnanti del Politecnico e gli ingegneri di Salini Impregilo, quelli che lavorano a grandi progetti, come il raddoppio del Canale di Panama, la diga di Gerd in Etiopia e quella di Sogamoso in Colombia, le metropolitane di Sidney, Copenhagen, Milano e Riyad. La formula prevede un semestre di lezioni in aula e un altro di apprendimento sul campo, attraverso un tirocinio nel gruppo in Italia e all'estero e con borse di studio per i più meritevoli. «Stiamo cercando il giusto bilanciamento tra innovazione ed educazione per aiutare le aziende a competere più efficacemente a livello globale», spiega Giovanni Azzone, rettore del Politecnico. Il master prevede anche un sistema di quote: il 13% dei posti sarà riservato a donne e oltre il 30% a studenti stranieri. «Ci tenevo molto a entrare in questo master e monitoravo il sito del Politecnico quasi ogni giorno», racconta Elena, 26 anni, trentina con laurea in Ingegneria a Padova. «La mia ambizione è acquisire competenza ed esperienza nella gestione contrattuale dei grandi progetti». Per Olukayode Alao, giovane ingegnere nigeriano, l'opportunità di apprendimento all'interno di un grande operatore globale nelle costruzioni è stata decisiva, «assieme alla possibilità di assunzione» al termine del master. L'avvio della partnership con il Politecnico è quasi un'esigenza strategica, visto che oggi l'industria delle costruzioni di grandi opere è attraversata da radicali cambiamenti. Innanzitutto, la torta del business si sta facendo sempre più grande per effetto della crescita della popolazione mondale; secondo il World Economic Forum, «per supportare una popolazione globale che arriverà a 9 miliardi di persone nel 2030 devono essere investiti 5 mila miliardi di dollari l'anno nelle infrastrutture». Secondo l'Ocse, solo nel settore idrico ci vorranno 1,32 miliardi l'anno, nella costruzione di nuove centrali 347 miliardi e fra strade e ferrovie 650 miliardi. Proprio per questo la competizione fra i grandi gruppi del settore si sta facendo sempre più serrata e c'è dunque sempre più bisogno di giovani talenti che diano nuovo carburante a chi vuole rimanere in pista e non essere buttato giù, appunto, dal ponte. (riproduzione riservata) Foto: Gli studenti del master Foto: Pietro Salini e Giovanni Azzone

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 52 16/04/2016 diffusione:34073 Pag. 1 tiratura:72642 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La rivoluzione degli appalti Semplificazione e digitalizzazione delle procedure. Stop al massimo ribasso sopra i 500 mila euro. Criteri reputazionali e rating di legalità. Superpoteri a Cantone ANDREA MASCOLINI

Via alla rivoluzione degli appalti pubblici: semplificazione e digitalizzazione delle procedure; vietato il massimo ribasso a eccezione dei lavori fino a 500 mila euro; albo dei commissari di gara gestito dall'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) per contrastare la corruzione; criteri reputazionali e rating di legalità (per ridurre l'importo delle cauzioni). Lo prevede il decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri, in vigore da lunedì. Mascolini a pag. 27 Via alla riforma degli appalti pubblici: semplifi cazione e digitalizzazione delle procedure; vietato il massimo ribasso a eccezione dei lavori fi no a 500 mila euro; albo dei commissari di gara gestito dall'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) per contrastare la corruzione; criteri reputazionali e rating di legalità (per ridurre l'importo delle cauzioni); abrogazione del codice De Lise sui contratti pubblici e del regolamento attuativo, oltre che della Legge obiettivo, e rivisitazione della programmazione delle opere infrastrutturali; ridotte le competenze del contraente generale; stazioni appaltanti qualifi cate dall'Anac e maggiori poteri all'Authority per regolazione, bandi-tipo e contratti-tipo; introduzione graduale del Bim (Building information modelling) anche come elemento per qualifi care le stazioni appaltanti; tecnici della p.a. incentivati ma solo su programmazione, direzione lavori e controlli; più mercato per la progettazione. È su questi (e molti altri) punti che si fonda quella che il governo ritiene una vera e propria rivoluzione nel sistema dei contratti pubblici: dopo il nuovo decreto legislativo di attuazione delle direttive 2014/23/ UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE, approvato defi nitivamente ieri dal consiglio dei ministri (di 34 articoli più breve del precedente), la riforma dovrà essere completata a breve con le linee guida generali messe a punto dall'Anac e adottate con decreto delle Infrastrutture. Il decreto dovrebbe andare in G.U. lunedì 18 aprile ed entrare in vigore lo stesso giorno. Le linee guida generali sostituiranno il regolamento del codice De Lise, il dpr 207/2010 (verrà soppresso ma rimarrà in vigore per alcune parti fi no all'uscita delle linee guida). Rimane qualche dubbio sulla disciplina transitoria dal momento che la soppressione del codice, sostituito dal nuovo, vedrà ancora in vigore delle norme pensate per la disciplina del 2006. Si può dire, come fu per la Legge Merloni 20 anni fa, che anche questo codice nasce su alcune «spinte emotive» (così si diceva per giustifi care scelte drastiche operate nel '94): gli scandali sulle opere della Legge obiettivo hanno portato alla sua soppressione e alla conseguente cancellazione delle procedure speciali, nonché al divieto di affidare al contraente generale la direzione dei lavori. Ma è anche l'intero assetto della disciplina delle grandi opere ad essere radicalmente rivisto: il programma di infrastrutture strategiche si baserà sul «documento pluriennale di programmazione» e, come atto presupposto, sul Piano generale dei trasporti e della logistica; tutte le opere seguiranno la stessa procedura, senza alcuna deroga. Analogamente si è intervenuti sulla fase di aggiudicazione con la creazione presso l'Anac di un albo dei commissari di gara dal quale saranno estratti i nominativi da fornire alle stazioni appaltanti. Si tratta di una disciplina di particolare rilievo perché l'aggiudicazione degli appalti richiederà quasi sempre il ricorso al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa (prezzo più basso fi no a 150 mila euro) e quindi a valutazioni qualitative che sarà fondamentale che siano rese da commissari preparati e moralmente inappuntabili. Grazie ai molti rilievi del Consiglio di stato e delle commissioni parlamentari il testo approvato dal consiglio dei ministri di ieri sistema alcuni problemi, primo fra tutti quello dei contratti sotto soglia che vedeva nella prima versione di più di un mese fa, un largo uso della procedura negoziata con inviti a tre o a cinque soggetti. Si garantisce anche una adeguata stima dei corrispettivi per le progettazioni con il riferimento al decreto parametri e si elimina una barriera all'entrata soprattutto per i più giovani, con la cancellazione delle cauzioni provvisorie per i progettisti. Il testo si muove in linea con la legge delega sul

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 53 16/04/2016 diffusione:34073 Pag. 1 tiratura:72642 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

profi lo della riduzione del numero delle stazioni appaltanti: fi no a 40 mila per forniture e servizi e a 100 mila per i lavori le piccole stazioni appaltanti potranno operare senza problemi, oltre questi tetti scatta l'obbligo di aggregazione; in più si avvia un sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti gestito dall'Anac. In generale tutte le procedure saranno più trasparenti e controllabili e la comunicazione fra p.a. e operatori privati sarà integralmente digitalizzata, sia pure gradualmente, così come gradualmente si andrà all'introduzione del Bim (Building information modelling, il nuovo sistema di progettazione che mette insieme aziende, professionisti, p.a. e fornitori) presso le stazioni appaltanti. Netta spinta verso la semplifi cazione nella partecipazione alle gare con lo spostamento alle Infrastrutture del sistema Avcpass per la verifi ca dei requisiti, che dovrà essere rivisto per farlo adeguatamente funzionare e la messa in linea di tutte le banche dati ad opera dell'Anac. L'appalto integrato sembra sparire, con la regola generale di affi dare i lavori sulla base di progetti esecutivi e con divieto di affi damento sulla base del progetto preliminare. Rimane il tetto del 30% per il subappalto di lavori (tutti e non solo per le superspecialistiche). Sul fronte delle garanzie viene soppresso il performance bond, sostituito da una garanzia che coprirà anche gli extra- costi a carico della stazione appaltante. Per la disciplina dei contratti sotto la soglia Ue possibile la procedura negoziata senza bando per lavori da 40 mila a 500 mila euro con invito a 5 fi no a 150 mila e a 10 fi no a mezzo milione. © Riproduzione riservata La rivoluzione dei contratti pubblici - Va in soffi tta il codice De Lise e si riducono di 34 articoli le norme del nuovo codice - Entro tre mesi le linee guida Anac (Autorità nazionale anticorruzione)Mit che sostituiranno l'attuale regolamento del Codice appalti - Albo dei commissari di gara selezionati da Anac e sorteggiati per ogni procedura dalle stazioni appaltanti sulla base dei nominativi forniti da Anac; albo speciale dei commissari per Consip, Invitalia e centrali di committenza regionali - Qualificazione delle stazioni appaltanti affi data ad Anac - Entro tre mesi l'Anac effettuerà revisione degli organismi di attestazione (Soa) - Procedure negoziate senza bando di gara con invito a dieci per i lavori fi no a 500 mila euro; per i servizi di ingegneria e architettura da 40 mila a 100 mila euro; per altri servizi e forniture da 40 mila a 150 mila euro - Limite del 30% per il subappalto, applicato a tutte le lavorazioni e non solo alla categoria prevalente - Regola generale dell'aggiudicazione con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa - Introdotto il débat public per la gestione del consenso sulle grandi infrastrutture - Programmazione unitaria delle grandi opere e abolizione delle procedure speciali della Legge Obiettivo - Project review sulle infrastrutture affidata alla Struttura tecnica di missione del Mit - Progetto esecutivo sempre a base dell'affi damento dei lavori (tranne che nel contraente generale e nel Ppp-partenariato pubblico-privato) - Albo delle società in house gestito dall'Anac - Introduzione degli strumenti e metodologie Bim (Building information modelling); premiate le stazioni appaltanti che le applicheranno - Digitalizzazione delle procedure on line in ogni loro fase - Confermati tre livelli di progettazione ma al posto del progetto preliminare c'è il progetto di fattibilità corredato da indagini e rilievi - Trasferimento al ministero delle infrastrutture del sistema Avcpass - Premi alle imprese «virtuose» con criteri reputazionali e rating di legalità (che riduce l'importo delle cauzioni)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 54 16/04/2016 diffusione:34073 Pag. 11 tiratura:72642 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Un murale supportato dal Pd denuncia un fi nanziamento pubblico incagliato in un fallimento Vietato sprecare solo in Lombardia La stessa cosa (somma più alta) non indigna il Pd toscano BONIFACIO BORRUSO

C'è murale, murale e murale. Giorni fa le cronache ne hanno esaltato uno che metteva alla berlina l'ex- governatore Roberto Formigoni, per aver finanziato, con la sua giunta, per un milione di euro, la costruzione di una scuola privata da parte di una fondazione cattolica poi fallita. Nessun murale e nessuna indignazione a orologeria, invece, per una vicenda speculare: quella della bretella fantasma Signa-Prato, finanziata con 29 milioni di euro da Regione Toscana e i cui lavori non sono mai partiti. Ma andiamo per ordine. Giorni fa, nottetempo, in quel di Crema (Cremona), alcuni artisti di strada, Nemo's e Collettivo Fx, hanno affrescato con un gigantesco murale un'ala della scuola incompiuta. Raffi gura il senatore Ncd con le mani giunte, nell'atto di pregare, ma un bel po' di monete che scivolano via dai palmi bucati, simbolo evidente di prodigalità. La foto è risultata celebratissima dalle cronache milanesi e dai siti collegati: Corriere, Repubblica e Fatto quotidiano hanno dato ampio spazio all'immagine dell'opera realizzata su un ampio muro del cantiere. La fondazione fallita, la Charis, d'oltronde non era un ente cattolico qualsiasi, la animava don Mauro Inzoli, prete ciellino noto alle cronache giudiziarie per pedofi lia, essendo sotto inchiesta a Cremona e già obbligato dalla Chiesa a condurre vita ritirata. La Fondazione, anche forse per le vicissitudini giudiziarie che coinvolsero il sacerdote, nel 2012 cominciò ad annaspare e fallì, lasciando a metà l'opera che sin qui il curatore fallimentare ha cercato vanamente di rivendere. Nel frattempo, la Regione Lombardia, che aveva fi nanziato la scuola con un milione di euro, tramite il Comune di Crema, ha chiesto indietro il danaro, visto che l'istituto non era stato realizzato. Si tratta di un atto amministrativo dovuto, lo prevedono gli accordi di programma stipulati in questi casi. Ovviamente l'amministrazione locale, piddina, non ne vuole sapere e resiste. E gli anonomi artisti ne prendono le parti, per il giubilo del sindaco Stefania Bonaldi, nota per i suoi interventi antirenziani alla direzione del Nazareno. «Ogni gesto va interpretato», ha detto la sindaca al IlFattoQuotidiano.it, parlando di un contesto «che grida vendetta al cospetto di Dio», e «rappresenta simbolicamente una vicenda con un'immagine azzeccata». Insomma, quelle erano le scelte politiche di Formigoni e quelli i risultati. La storia cremasca suggerisce l'accostamento a un caso, simile, di opere fi nanziate con danaro pubblico e mai realizzata, che riguarda un'altra regione, la Toscana, e che però non han sollecitato la stessa indignazione degli artisti engagés. Si tratta della bretella autostradale che doveva unire Lastra a Signa (Fi) e Prato, finanziata nel 2006 con quasi 29 milioni dalla Regione Toscana, a un consorzio formato dalla Baldassini-Tognozzi-Pontello e dal Consorzio Etruria, big della cooperazione edilizia «rossa in» Toscana, quest'ultimo finito in dissistesto con tanto di processo per bancarotta fraudolenta ai vertici, con sei rinvii a giudizio all'inizio del 2015. Non appena arrivò quella pioggia di milioni sulla società consortile incaricata dei lavori, le imprese se la divisero per far fronte ad altre esigenze di liquidità. Il cantiere non partì subito, i costi lievitarono a 384 milioni, anche per la valutazione di impatto ambientale che richiedeva opere onerose, e le aziende chiesero altri soldi. Nel 2011, il nuovo governatore, Enrico Rossi, disse basta, e decise di recedere dal contratto, chiedendo indietro i milioni anticipati e, dinnanzi al diniego, segnalò tutto alla Procura di Firenze. Per questa vicenda, l'anno dopo, fu indagato con l'ipotesi di corruzione l'assessore alle Infrastrutture di allora, il dalemiano Riccardo Conti, il quale poi venne completamente prosciolto, per il semplice fatto che un amministratore pubblico non può prevedere i comportamenti delle aziende individuate in un project-financing, come era quello della bretella. Anche se Rossi, chiamato a fine 2014 a testimoniare al processo alle aziende per malversazione, dette sulla storia (e sul compagno di partito) un giudizio politico netto: «Le cose dovevano essere fatte meglio e con maggior rigore». Lui, al tempo, era assessore alla Sanità e non si occupava certo di strade. Dei 29 milioni, la Regione Toscana è riuscita a recuperarne solo uno e mezzo. Nessun murale di street artist

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 55 16/04/2016 diffusione:34073 Pag. 11 tiratura:72642 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

indignati purtroppo darà sfogo all'indignazione eventuale, perché manca tecnicamente la superfi cie su cui eventualmente allestirlo: della bretella autostradale non è stato costruito neppure un metro. © Riproduzione riservata Foto: Il murale apparso a Crema

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 56 16/04/2016 diffusione:112526 Pag. 20 tiratura:144818 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

AGORA`/ Reportage. Ha preso il via il programma di manifestazioni come Capitale italiana della cultura 2016 Boom di turisti, ma sono ancora forti i segni del sisma del 2012. Tra ripartenze e rischi di "musealizzarsi" MANTOVA Cantiere aperto GIACOMO GAMBASSI

No, no... Non è Rigoletto». La signora abbraccia la statua del giullare della corte dei Gongaza nel cortile della casa che Mantova presenta come la dimora del buffone reso celebre in musica da Giuseppe Verdi. E neppure sa chi sia Rigoletto. Beata ignoranza, viene da pensare. E soprattutto da chiedersi: ma è questo il popolo che invade la Capitale italiana della cultura? Forse c'è da farsene una ragione se anche sul treno che si ferma lungo il fiume Mincio due coppie descrivono Mantova come la terra «della zucca e della torta "sbrisolona"». Negli ultimi quattro fine settimana, dalla Domenica delle Palme in poi, la città è stata presa d'assalto dai turisti. E il premier Matteo Renzi, sempre attento a cavalcare l'onda, si è intestato un po' del trionfo scrivendo su Twitter che, grazie al titolo assegnato dal ministero dei Beni culturali, Mantova ha fatto registrare a Pasqua un «più 40%» di visitatori. Difficile dire se il dato sia attendibile, confidano all'ombra del castello di San Giorgio. Certo è che la città comincia finalmente a sentire l'effetto "Capitale". Anche perché sabato e domenica scorsi si è alzato il sipario sul calendario di mille eventi che si susseguiranno fino a dicembre. Con tre mesi di ritardo. «Macché - ribatte il sindaco pd Mattia Palazzi -. Era già stato stabilito che saremmo partiti in primavera. E poi siamo stati scelti fra le dieci finaliste soltanto a ottobre. In pochi mesi abbiamo organizzato un programma che le prossime Capitali della cultura metteranno a punto in un anno». Ha ragione Palazzi. La culla del Rinascimento lombardo è il primo capoluogo della Penisola a conquistare il riconoscimento. Lo scorso anno erano state le cinque città battute da Matera nella corsa per la Capitale europea della cultura 2019 (Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce) a vedersi consegnare il titolo come premio di consolazione. Nello studio del sindaco è entrata anche la polemica che ha preceduto il taglio del nastro: il centrodestra cittadino, che aveva lanciato la candidatura prima di uscire sconfitto dalle urne a giugno, rivendica il successo e il milione di euro stanziato dal governo. «Guardiamo al futuro e non al passato», risponde Palazzi che più volte chiama Mantova una «piccola comunità di 48 mila abitanti che nei prossimi mesi sarà in grado di parlare all'Italia e anche al mondo». Chi crede che immergendosi nel centro storico inserito fra i gioielli dell'Unesco si trovi davanti una bella confezione regalo resterà deluso. Nonostante le strade siano decorate di totem e tappeti rossi, la Capitale della cultura è un cantiere. Delle idee e della creatività, si legge nei depliant. Della ricostruzione, viene in mente passeggiando. Nel cielo appaiono almeno tre gru. Palazzo della Ragione in piazza delle Erbe, cuore delle manifestazioni, è puntellato con scheletri d'acciaio. Le impalcature del vicino Palazzo del Podestà diventano addirittura un'attrattiva per il debutto della kermesse: si può salire fin sui ponteggi per scoprire gli affreschi ritrovati o vedere dall'alto il panorama. Sono i lasciti del sisma del 2012 che Mantova mostra, fra rabbia e orgoglio, a chi arriva. «Siamo stati considerati terremotati di serie B», racconta il vescovo Roberto Busti. Dalle finestre dell'episcopio in piazza Sordello si scorge la folla di fronte a Palazzo Ducale. «Per l'Italia c'è stato il terremoto dell'Emilia Romagna - ripercorre il pastore -. Eppure la paura, le sofferenze, i guasti li abbiamo avuti anche qui. Penso alle 130 chiese danneggiate. E poi guardi là...». Busti indica il campanile della basilica palatina di Santa Barbara, la chiesa che "suona" all'interno della reggia dei Gongaza. «Il cupolino era crollato. Uno sfregio diventato il simbolo della nostra bellezza ferita», nota il presule. Ci sono voluti quattro anni per risistemarlo. E la rinascita di Santa Barbara è stata l'evento che ha inaugurato la Capitale della cultura. Come a ribadire: non possiamo dimenticare. Non è un caso che una delle mostre targate Mantova 2016 sia intitolata Salvare la memoria (presentata in queste pagine lo scorso mercoledì) e sia dedicata al patrimonio distrutto: dai terremoti, dalle alluvioni, dalle guerre. Ad ospitarla l'avveniristico Museo archeologico che custodisce i resti neolitici degli "amanti di Valdaro". La diocesi avrà un piccolo spazio nel

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 57 16/04/2016 diffusione:112526 Pag. 20 tiratura:144818 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

programma della Capitale ma non è stata coinvolta direttamente. «La cultura - spiega il vescovo - non è tanto una serie di iniziative, quanto una bussola che aiuta a dare senso alla vita. E comprende anche la cultura del lavoro. Siamo un territorio a vocazione agricola. Tuttavia, per la chiusura di diverse imprese, la disoccupazione è cresciuta in modo preoccupante negli ultimi anni». Se ne ha una prova camminando per corso Umberto I, la via del passeggio. Troppe sono le vetrine dei negozi sbarrate dai cartoni. «Il terremoto e la crisi economica ci hanno messo in ginocchio - raccontano alla trattoria "Cento Rampini" -. Per questo vediamo nella Capitale della cultura un'occasione di riscatto». Nell'ultima classifica nazionale sulla qualità della vita, Mantova è ancora una "nicchia" di benessere. Ma finisce nella parte bassa quando si analizza l'imprenditoria giovanile. «È il destino delle medie città d'arte», sottolinea Stefano Baia Curioni, il docente della Bocconi chiamato a dirigere Palazzo Te, la maestosa villa estiva dei Gongaza che è il maggiore polo espositivo locale. «Chi ha voglia di fare fugge», sostiene l'esperto di economia della cultura. Persino dall'università che qui c'è ma non è mai entrata a pieno titolo nel dna cittadino. Insomma un capoluogo museo? «Il rischio è reale - avverte Baia Curioni -. Perciò lo straordinario patrimonio che Mantova possiede non può ridursi a un'icona o a un relitto: deve dialogare con l'uomo di oggi». Palazzo Te ci proverà in questo anno con la mostra Quadri da un'esposizione sul Novecento mantovano narrato da duecento opere mai uscite dai depositi o la performance La cittadinanza del corpo che vedrà il coreografo Virgilio Sieni far ballare cento mantovani il 21 e il 22 luglio. Un assaggio si è avuto domenica con uno spettacolo di danza nella Sala dei cavalli. C'è stato il tutto esaurito. E anche il museo della città di Palazzo San Sebastiano era pieno a mezzogiorno per ascoltare Bach nell'anteprima della rassegna di musica da camera Trame sonore . Muoversi per il centro è come assaporare un continuo rimando ad altro. Non perché siamo davanti a un'identità debole: tutt'altro. Però, in quanto figlia di capitani di ventura quale erano i Gongaza, Mantova sembra capace di "rubare" alcuni tratti a luoghi vicini o lontani: ecco che, raggiungendo il cuore storico, viene in mente Matera (con cui si è appena gemellata) perché come la città dei Sassi l'aeroporto più vicino è in un'altra regione (in Veneto, a Verona) e in treno ci vogliono due ore da Milano; ecco che, entrando nelle corti, la città evoca «più la Toscana che la Lombardia», osserva Francesco, il "cicerone" che illustra l'abbandonata R occa di Sparafucile - dal nome del sicario al soldo di Rigoletto - che il Comune recupererà e ne farà una delle opere-segno della Capitale; ecco che, salendo su un traghetto per i laghi intorno al castello, sembra di stare su un bateau-mouche a Parigi; ecco che, scalando la torre degli Zuccaro riaperta in via sperimentale, compare quasi San Gimignano, il borgo senese delle sedici torri; ed ecco che, quando a settembre si tiene il Festivaletteratura , si ha l'idea di vivere in una "repubblica delle lettere" di un Paese anglosassone. Sulle guide Mantova viene presentata come la patria di Virgilio: ma poco si parla del poeta latino nell'agenda della Capitale. Altrettanto vale per Leon Battista Alberti, l'eclettico artista del Quattrocento che nella basilica di Sant'Andrea, concepita aperta e senza colonne interne, mostra una Chiesa "in uscita", si direbbe con papa Francesco. Qualche traccia si ha di Antonio Bibbiena, l'architetto che qui ha realizzato un teatro barocco da favola. Ben più facile è leggere Mantova come la città dei Gongaza e di Andrea Mantegna, il pittore di corte. E per la sua Camera degli sposi si fa la coda. «Adesso i turisti sono tornati, ma dopo le scosse del 2012 non c'era un'anima», ricorda Claudia Zerbinati, di professione guida turistica. Anche lei fa continui richiami ai duchi che hanno governato la città per quattrocento anni. «Avevano scommesso sulla cultura. E oggi l'Italia dovrebbe prendere esempio da loro, visto che è ultima in Europa per investimenti in istruzione». Quanta amarezza nelle sue parole. Foto: FESTA. Piazza delle Erbe, cuore della Capitale della cultura, con Palazzo della Ragione ancora transennato dopo il sisma del 2012 Foto: LAVORI. La visita al Palazzo del Podestà Foto: MUSICA. Un concerto nel museo di San Sebastiano Foto: CHIESE. Il campanile «ritrovato» di Santa Barbara

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 58 16/04/2016 diffusione:109915 Pag. 2 Ed. Imola tiratura:139502 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La Palestra Pifferi si rifà il look Al via il cantiere durante l'estate

LA STORICA PALESTRA 'Pifferi' di piazza Savonarola si rifà il look. Dopo mesi di ritardo rispetto allo stanziamento dei fondi, datato giugno 2015, è arrivato il momento di mettere mano all'impianto che all'interno necessita di una «profonda» ristrutturazione. La giunta ha approvato nei giorni scorsi il progetto per i lavori di riqualificazione che partiranno con l'estate. La palestra, oltre a essere utilizzata da società sportive, è al servizio delle scuole Carducci per cui il cantiere resterà aperto da giugno a settembre. Costo dell'operazione: 350mila euro. La parte esterna dell'immobile non subirà modifiche. Dentro invece sono necessari interventi rilevanti sia dal punto di vista delle opere edili che della messa a norma dell'impiantistica con l'ottenimento della certificazione di prevenzione incendio. L'AMMINISTRAZIONE conta così di completare «la certificazione già ricevuta per il plesso 'Carducci' con un investimento di oltre un milione di euro - spiega l'assessore ai Lavori pubblici Roberto Visani -. Gli impianti sportivi, così come le scuole, sono luoghi di educazione alla socialità, e investire su questi contenitori significa migliorare la qualità della vita e delle relazioni nella nostra città». In particolare, sono da rinnovare completamente tutti i servizi igienici che verranno parzialmente ridisegnati per ricavare, in ognuno, un bagno per i diversamente abili. Saranno sostituti gli infissi e realizzate le opere edili come la sostituzione dei pavimenti e rivestimenti, risanamenti e tinteggiature. Da sostituire anche la pavimentazione: l'intenzione è utilizzare materiale plastico in modo che sia adeguata allo sport a livello agonistico. Capitolo impiantistica. SARANNO COSTRUITI ex novo gli impianti meccanici, elettrici, di riscaldamento e segnaletica. Nuova vita anche per l'illuminazione di emergenza, negli spogliatoi e all'interno del campo da gioco. Modifica sostanziale anche per l'impianto di teleriscaldamento che garantirà una temperatura di 20 gradi regolabile e uniforme su tutta l'area. L'intervento alla 'Pifferi' non sarà l'unica opera estiva per quanto riguarda l'edilizia scolastica. «In programma - va avanti Visani - i lavori finalizzati alla certificazione di prevenzione incendio alle Pulicari». Da questo punto di vista, l'amministrazione ha deciso di mettere a norma tutti gli immobili scolastici. «Abbiamo cominciato all'inizio del mandato e siamo a metà dell'opera. L'obiettivo è intercettare dei fondi dal governo». Valentina Vaccari

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 59 17/04/2016 diffusione:85713 Pag. 5 Ed. Grosseto tiratura:111816 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato URBANISTICA OBIETTIVO LA RIPRESA ECONOMICA La Variante finalmente approda in Consiglio comunale

DOMANI in commissione e poi, martedì in Consiglio comunale, approderà la variante al regolamento urbanistico del comune di Grosseto. Un atto importante ed atteso, a lungo discusso in seno alla IV commissione, che contiene molte novità. «Abbiamo tenuto conto del dibattito e delle posizioni espresse dai gruppi consiliari e dalle categorie economiche e sociali della città - ricorda l'assessore all'urbanistica, Giancarlo Tei - introducendo alcune correzioni rispetto al testo precedente, potenziando il ruolo di indirizzo e controllo assegnato al consiglio comunale».E l'assessore elenca gli obiettivi che questa variante si vuole prefissare. «Innanzitutto - dice Tei - vuole contribuire a una generale ripresa economica incentivando l' attività edilizia di recupero e riuso del patrimonio esistente, con l' impiego di tecniche utili al risparmio energetico, quindi favorire una risposta ai bisogni abitativi delle famiglie, favorendo la riqualificazione urbana e migliorando la qualità architettonica degli edifici». Poi c'è l'obiettivo di limitare il consumo di nuovo suolo e quello di dare attuazione al protocollo tra Regione Toscana e Comuni per la realizzazione di orti sociali e la costruzione di piccoli annessi a servizio delle aree ortive da recuperare. Quindi consentire gli aumenti volumetrici pari al 20% per le civili abitazioni sul modello del piano casa regionale, soprattutto per esigenze familiari ed igienico sanitarie. Riallineare la norma comunale alle leggi sovraordinate per le attività commerciali, permettendo anche il riuso del patrimonio edilizio produttivo, con il controllo diretto del consiglio comunale. Questi infine gli altri punti: riduzione delle quote relative al contributo di sostenibilità e della quota di edilizia residenziale sociale, introducendo, però, la riduzione significativa del contributo di sostenibilità per interventi di edilizia sociale a canone di locazione concordato per un periodo di 15/20 anni, in modo tale da creare decine di alloggi da destinare alle giovani coppie o agli anziani; estendere anche agli edifici di classe 5, la possibilità di sopraelevazione; favorire il recupero dei lotti di completamento, in modo da valorizzare le aree urbane non edificate».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 60 17/04/2016 diffusione:85713 Pag. 11 Ed. Lucca tiratura:111816 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SAN CONCORDIO AREA EX STECCA, I RESIDENTI CHIEDONO DI VERIFICARE CON UN SOPRALLUOGO «Quella gru abbandonata da anni ci fa paura»

UNA ENORME GRU abbandonata a se stessa che incute paura nei residenti di San Concordio. Accade nel cantiere definito dell'ex Stecca, nell'area Gesam, dove il cantiere che doveva dar vita a nuove case è fermo ormai da diversi anni, perché posto sotto sequestro dalla magistratura. E abbandonata nel centro dell'area in costruzione resta anche una enorme gru che svetta e si muove ad ogni «botta» di vento. «QUANDO le folate sono forti - spiegano oggi alcuni residenti dei palazzi vicini alla zona in questione - la poderosa struttura ruota su se stessa liberamente. Accompagnata da cigolii sinistri si viene a posizionare ora sui tetti delle nostre case, ora sopra i nostri giardini». «ALTRE VOLTE, invece - aggiungono -, sporge pericolosamente al di fuori dell'area di cantiere sulla via, dove al di sotto passano le auto e le persone a piedi». Secondo i residenti delle case vicine, nessuno in questi anni si è occupato di venire a fare una qualche forma di sopralluogo. «La gru sta arrugginendo - affermano - sicuramente è a posto, ma chiediamo l'aiuto del Comune perché agisca sui responsabili del cantiere, affinché qualcuno venga a verificare se va tutto bene». «SINCERAMENTE siamo preoccupati - concludono i residenti - e ci sentiamo minacciati da una mole tanto imponente che svetta al di sopra delle nostre case e vorremmo delle rassicurazioni in merito al suo stato».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 61 16/04/2016 diffusione:85713 Pag. 2 Ed. Grosseto tiratura:111816 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

EDILIZIA, CRISI TOTALE Sono 140 le imprese ko in sei anni Segnali positivi per i contratti di vendita

EDILIZIA , è ancora crisi nera: la Maremma è tra le ultime province d'Italia. I numeri del report di Confartigianato delineano un quadro critico, in cui la via per la ripartenza sembra passare per la riconversione del patrimonio esistente. Il numero delle imprese artigiane registrate in provincia, attive nel settore delle costruzioni a tutto il 2015, è pari a 2.269: il 66 per cento del totale delle imprese maremmane. Dal 2009 al 2015 però il saldo è negativo per 510 unità (-18,4 per cento), per nulla mitigato dal -3,9 per cento registrato fra il 2014 e il 2015, pari a un saldo negativo di 92 imprese. Il bilancio resta negativo anche considerando, nel dettaglio, le sole imprese artigiane che si occupano della costruzione di edifici: a fine 2015 erano 420, pari al 35,1 per cento del totale delle imprese maremmane, ma ben 140 in meno rispetto al 2009 (-25 per cento) e 34 in meno rispetto all'anno precedente (-7,5 per cento). Sempre negative le statistiche che riguardano le imprese specializzate e quelle che operano nell'ambito dell'ingegneria civile. Di conseguenza, non può stupire che il valore aggiunto prodotto dal settore delle costruzioni in provincia di Grosseto sia passato dai 351 milioni di euro del 2008 ai 280 del 2012, ai 268 del 2013: -23,7 per cento nell'arco di cinque anni. La dinamica occupazionale, invece, fa registrare un lieve incremento: dai 7mila addetti del 2008 agli 8mila del 2014 e i 9mila del 2015. Di contro, scende il numero delle ore di cassa integrazione autorizzate nell'edilizia maremmana: -315.916 (-50,4 per cento) negli ultimi mesi, in rapporto all'anno precedente. E' un altro crollo, più in generale, quello che si registra nel numero delle compravendite residenziali in Maremma: nel 2008 se ne contavano 3.666, nel 2015 sono state 2.107 (-42,5 per cento), anche se il dato è positivo considerando il confronto tra il 2014 (1.938), variazione che fa delle provincia la trentesima in Italia quanto a risultati in questo comparto. I numeri però peggiorano considerando le transazioni di immobili non residenziali: forte segno negativo (-41 per cento) raffrontando i dati del 2008 (3.081) e quelli del 2015 (1.817) e pure mettendo a confronto i numeri del 2014 (1.871) con quelli dell'anno passato: -2,9 per cento. I dati Chiusure a catena Dal 2009 al 2015 sono state per 510 le imprese artigiane che hanno chiuso i battenti di cui 140 nel settore edile Una situazione grave che mette a rischio l'indotto Occupazione I posti di lavoro registrano una leggera crescita nel mondo dell'artigianato parssando dai 7mila addetti del 2008 ai 9mila del 2015 Segnali positivi Vendita immobili Un leggero incremento nel corso dell'ultimo anno a fronte però di un crollo del 42,5 per cento registrato dal 2008 al 2015 Peggio i non residenziali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 62 14/04/2016 diffusione:85713 Pag. 5 Ed. Prato tiratura:111816 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Boccata d'ossigeno per l'edilizia Immobili invenduti: cala la Tasi

PRATO DIMINUISCE la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, per tutte le imprese edili proprietarie di immobili sfitti o rimasti invenduti. L'aliquota scende dal 3,3 per mille al 2,5 per mille, in base ad una delibera approvata dalla giunta, su proposta dell'assessore al bilancio, Monia Faltoni. Per il Comune significa un mancato introito fra i 60mila e i 100mila euro l'anno. Gli immobili che rientrano in questo provvedimento sono appartamenti, fondi commerciali e capannoni costruiti dall'impresa edile ma poi mai venduti o affittati a causa della crisi del settore, che ha ridotto notevolmente la richiesta del mercato. «Dopo l'abolizione della Tasi sulla prima casa decisa dal governo per dare un segnale di diminuzione della pressione fiscale a carico delle famiglie - spiega Faltoni - il Comune vuole fare la propria parte dando un segnale alle imprese del comparto edilizio, che soffrono un particolare momento di difficoltà del mercato». IL PROVVEDIMENTO andrà a interessare qualche migliaio di immobili sfitti o invenduti in città e centinaia di imprese. Per quest'ultime si tratta di una piccola boccata d'ossigeno. «Siamo di fronte ad un piccolo aiuto - spiega Moreno Paolo Torri, rappresentante Ance Toscana Nord per la sede di Prato - in un momento in cui il mercato immobiliare dà piccoli segni di ripresa. Prima il telefono non squillava mai, ora ha ricominciato a suonare. I prezzi degli immobili in parte sono diminuiti, quindi ci sono timidi interessamenti da parte di famiglie e investitori». Secondo Torri il vero problema è ora rappresentato dal rapporto con le banche. «GLI ISTITUTI di credito ora guardano le aziende edili con sospetto - prosegue - invece ci sarebbe bisogno di un rapporto sano. In questo modo il mercato potrebbe ripartire con più facilità, alle banche basterebbe valutare la solidità delle imprese e la validità dei progetti. Purtroppo la crisi dura dal 2008 e in otto anni ci sono state gravi ricadute occupazionali». Anche dal Comune sottolineano come non si tratti «di un intervento risolutivo, ma è comunque un segnale significativo con il quale il Comune intende venire incontro alle imprese edili» ha aggiunto l'assessore Faltoni. «Con questo provvedimento - conclude - la giunta comunale prosegue nella sua politica di sostegno al comparto delle imprese, già avviata con gli investimenti indicati nei bilanci di previsione 2015 e 2016 e con il costante abbattimento dei tempi medi dei pagamenti delle forniture e servizi». Stefano De Biase

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 63 17/04/2016 diffusione:57238 Pag. 31 Ed. Belluno tiratura:74038 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il mondo dell'impresa: «Moderato e costruttivo»

BELLUNO - (dt) Mancherà al sindacato e ai lavoratori. Ma anche agli imprenditori. Niente lotte sindacali o scontri ideologici: Edi Toigo aveva saputo leggere la crisi dell'edilizia. Aveva rotto il cliché del sindacalista sulle barricate e aveva saputo risolvere diverse situazioni critiche, in un periodo drammatico per i costruttori e i loro dipendenti. Gli imprenditori lo ricordano con affetto e grandissima stima. «La sua scomparsa è una perdita enorme per tutto il Bellunese - dice Domenico Limana, presidente dei costruttori edili di Confindustria Belluno Dolomiti -. Era una persona responsabile e sensibile. Sapeva cercare il bene con la «b» maiuscola, quello reciproco, dei lavoratori e dei datori di lavoro insieme. E aveva un profondo rispetto dei ruoli». «Ci siamo spesso incontrati sui tavoli, soprattutto nell'ultimo periodo - ricorda Paolo Tramontin, rappresentante degli edili di Confartigianato Belluno -. La sua posizione non era mai puramente ideologica. Ma era sempre moderato e costruttivo. Si era reso conto che in un momento di crisi come quello attuale, anche il ruolo del sindacato deve cambiare e adattarsi ai tempi. Capiva profondamente i problemi dell'edilizia e dei datori di lavoro. Mancherà una persona come lui».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 64 17/04/2016 diffusione:57238 Pag. 37 Ed. Treviso tiratura:74038 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'APPELLO Corazza, leader dei costruttori edili, invita i Comuni a investire L'Ance ai sindaci: «Ora i cantieri»

TREVISO - (zan) Rilanciare le opere pubbliche sul territorio per ridare fiato a un settore, quello delle costruzioni, messo in ginocchio dalla crisi. È l'appello rivolto ai Comuni trevigiani da Fiorenzo Corazza, presidente provinciale dell'Associazione costruttori edili e vice di Unindustria Treviso. Corazza ha inviato una lettera a tutti i sindaci, invitandoli ad approfittare dell'attenuazione del patto di stabilità, consentita dalle recenti norme, per sboccare cantieri e investimenti, finora ingessati dai vincoli finanziari. «Il passaggio al pareggio di bilancio -sottolinea il leader degli imprenditori edili- mette fine a un meccanismo contabile che, ponendo vincoli ottusi e impedendo alle amministrazioni di spendere le risorse disponibili in cassa, ha ostacolato la realizzazione di interventi utili per il territorio». Dal 2008, la spesa in conto capitale (destinata appunto a nuove realizzazioni e ristrutturazioni) dei municipi veneti si è dimezzata. Ora i Comuni -naturalmente se virtuosi e con avanzi di cassa, come gran parte dei trevigiani- possono tornare a inserire nuove opere nei bilanci di previsione, da approvare entro il 30 aprile. Diversi sindaci, in realtà, sottolineano come l'operazione sia piuttosto complicata e tutt'altro che immediata. Corazza, tuttavia, è convinto della possibilità: «Le risorse liberate devono essere destinate agli investimenti e ai pagamenti alle imprese, perché solo così saremo in grado di recuperare crescita economica e occupazione. Noi vigileremo affinché questa occasione non vada sprecata».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 65 18/04/2016 diffusione:48346 Pag. 23 Ed. Genova tiratura:64670 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

PONTE MORANDI E FRANA DI ARENZANO SONO I PUNTI CRITICI. POTREBBERO PARTIRE ANCHE I LAVORI PER LE BARRIERE A PRA' Cantieri in autostrada, sarà un'estate di passione Gi à iniziati i rifacimenti sul viadotto Polcevera, domani il Comune decide sull'operazione anti-rumore a Palmaro E. ROS.

SI PROFILANO mesi complicati per gli automobilisti in viaggio sulla A10 tra Genova e Voltri (e viceversa). Nei prossimi mesi due grandi cantieri per migliorare la rete autostradale interesseranno direttamente il Ponente genovese. E si sommeranno al disagio provocato dalla chiusura sull' Aurelia all'altezza di Arenzano che convoglierà maggior traffico sull'autostrada tra Genova e il ponente. Il primo maxi intervento è già cominciato: è il rifacimento di tutte le strutture in calcestruzzo e la sostituzione delle barriere bordo ponte in entrambe le direzioni di marcia sul Ponte Morandi. Per limitare l'impatto sul nodo genovese, interessato da elevati flussi di traffico pendolare, ma anche commerciale e turistico, la Direzione di Tronco di Genova della società Autostrade per l'Italia annuncia «un' accurata programmazione dei cantieri». Attualmente il cantiere interessa la carreggiata verso Genova, tra Genova Aeroporto ed il Bivio A7. La società Autostrade fa sapere che si sta installando un "carro ponte" sotto l'impalcato del Polcevera, un mezzo che consentirà di ristrutturare tutte le parti in calcestruzzo senza disagi per le auto in transito.Un intervento che si concluderà in agosto. E' stata peraltro avviata una segnaletica di "flesso" a 2 corsie di marcia (viene quindi mantenuto il numero di corsie preesistenti) per avviare la fase di rimozione delle attuali barriere bordo ponte. In orario notturno, quando i flussi di traffico si riducono, la circolazione viene canalizzata su una sola corsia di marcia. Il rifacimento del Ponte Morandi nel suo complesso durerà un anno e qualche chilometro più a ponente un altro grande cantiere è destinato ad accompagnare la vita degli automobilisti: l'installazione del "tunnel" antirumore a Palmaro. Un intervento diverso dalle attuali barriere, volto a coprire per intero le due carreggiate. Il progetto definitivo è stato presentato in una commissione consiliare la scorsa settimana e domani sarà votato - salvo sorprese dal consiglio comunale. Seguirà la conferenza dei servizi e poi il via ai lavori. Il presidente del Municipio Ponente Mauro Avvenente si augura che il cantiere possa partire prima della fine dell'estate. In ogni caso i praesi avranno tempo di abituarcisi perché in tutto i lavori dureranno sino a 24 mesi. [email protected] cc BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Foto: Il ponte Morandi è nuovamente un cantiere

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 66 16/04/2016 diffusione:48346 Pag. 29 Ed. Imperia tiratura:64670 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PUNTI DI VISTA EDILIZIA, FARE DI PI Ù SU "NERO " E SICUREZZA SALVATORE TERESI

Idati emersi dai rapporti pubblicati da Inps e Inail, 80% di irregolarità in edilizia ed altri comparti, senza contare i tanti infortuni non denunciati, tracciano uno scenario nefasto e francamente inaccettabile in un comparto fondamentale e strategico per l'economia del territorio nazionale.Se da una parte gli organi ispettivi lavorano con maggiore incisività sul settore edile, si evidenzia sempre più un malcostume ricorrente ancora in troppe imprese del settore. Non possiamo e non vogliamo assistere ulteriormente allo sfruttamento dei lavoratori, costretti a vivere sempre sotto ricatto e privati dei diritti che pensavamo acquisiti, giusta applicazione del contratto di lavoro. Ovviamente la crisi ha acuito la piaga della schiavitù in edilizia, e malgrado quanto messo in campo dal Governo con la riforma del lavoro, il dato è che in edilizia si predilige ancora il lavoro nero. Il prolungamento del Durc (documento unico di regolarità contributiva) da 3 a 6 mesi non ha portato i risultati sperati sul versante della regolarità. Il mancato riconoscimento della congruità (rapporto tra valore dell'appalto e numero delle maestranze impiegate) nel Durc è caduto nel dimenticatoio per responsabilità delle associazioni datoriali: eppure questo avrebbe potuto significare un abbattimento consistente di concorrenza sleale. Responsabilmente come categoria possiamo fare di più: utilizzando in modo razionale e concreto i nostri enti bilaterali (cassa edile, comitato paritetico antinfortunistico), lavorando su nuove figure (promotori delle Casse Edili) che operino sul territorio e nei cantieri per l'emersione di situazioni di criticità. Sul versante della sicurezza bisogna far funzionare un coordinamento reale e fattivo tra organi istituzionali, comitati paritetici territoriali per la sicurezza ed i Rlst (rappresentanti dei lavoratori della sicurezza territoriali), riconosciuti dal Testo Unico sulla Sicurezza ma non sempre tenuti nella debita considerazione dagli organi preposti alla vigilanza.Occorre vincolare agevolazioni, oggi presenti nelle politiche di settore (vedi piano casa ed atti conseguenti) alla congruità della manodopera impiegata nelle singole lavorazioni e all'applicazione ed al rispetto dei contratti nazionali di lavoro L'autore è segretario generale della Filca Cisl Liguria

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 67 16/04/2016 diffusione:39977 Pag. 63 N.432 - aprile 2016 tiratura:51415 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Mercati Eldorado nella sabbia Il petrolio in calo non impensierisce gli Emirati Arabi Uniti, piccolo paese con un'economia diversificata, leggi snelle e basse tasse per attirare investimenti. Ricco di opportunità per pmi e colossi italiani Marco Gentili

C'È UN POSTO NEL GOLFO PERSICO impensierisce più di tanto. Una cosa sorprendente, se si pensa che gli Emirati Arabi Uniti, piccolo paese, sono il quinto produttore al mondo di petrolio e gas, e al terzo posto per riserve di idrocarburi. La visione politica di Zayed bin Sultan al-Nahyan e del figlio Khalifa (succedutogli nel 2004 alla sua morte) è stata quella di diversificare progressivamente gli investimenti. Oggi il petrolio pesa solo per il 22% sull'economia locale. Il resto? Metà del pii degli Emirati 9346fflBr.zrz= gli abitanti degli Emirati Arabi Arabi Uniti si basa sui servizi, grazie a una legislazione snella e a un sistema fiscale con regimi speciali che agevola l'afflusso di investimenti stranieri. Insomma, se esiste una terra promessa per gli scambi commerciali, questa è proprio la propaggine di terra che si affaccia sul Golfo Persico. Una terra cosmopolita, nella quale gli italiani sono arrivati tardi rispetto ad altri, come racconta il segretario generale della Camera di commercio italiana negli Emirati, Mauro Marzocchi (vedere anche il riquadro): «Prima della fine degli anni 90-primi anni del 2000, gli imprenditori italiani non sapevano nemmeno dove fosse Dubai. Adesso continuiamo a registrare un tasso di crescita rapidissimo. Il 2015 è stato il periodo più fertile di sempre per le esportazioni italiane negli Emirati». Quasi 3 miliardi di euro nel secondo semestre dell'anno trascorso. Oggi le imprese italiane, dopo avere recuperato il ritardo, sono al settimo posto tra i paesi fornitori e al terzo tra quelli europei. La tendenza continua grazie all'export di beni di lusso, come la gioielleria (che pesa per il 23,5%). Ma le opportunità si conquistano in loco, lo dimostra la seconda voce dell'export, i macchinari, che pesano per il 23% e aumenteranno sempre di più la loro importanza. «La tecnologia italiana piace a un •• • paese che è maturato dal punto di vista industriale», afferma Marzocchi. Gli Emirati hanno bisogno di un'efficace rete di trasporti, aeroporti più efficienti, strutture recettive all'altezza. E l'acceleratore di tutti questi investimenti si chiama Expo 2020. Ciò vale sia per i grossi contractor e le società che puntano ad appalti miliardari, sia per le pmi che intendono investire nel Golfo».Al primo gruppo appartiene per esempio Salini Impregilo, che lo scorso anno si è aggiudicato (in consorzio con Galfar e Cimolai) il contratto da 770 milioni di euro per la costruzione dello stadio Al-Bayt nella città Al-Khor in Qatar, dove si disputerà la finale dei Mondiali di calcio 2022. Già da anni Salini Impregilo opera negli Emirati dove ha realizzato infrastnitture imponenti come un lotto dell'autostrada Abu Dhabi-Dubai (168 milioni),lo svincolo autostradale Ras al-Khor al centro di Dubai, un tunnel idraulico di 40 chilometri e alcuni lotti nella costruzione del World trade centre, sempre a Dubai. In vista di Expo 2020, le imprese italiane di costruzioni e infrastnitture possono ritagliarsi una fetta degli investimenti stanziati, pari a 43 miliardi di dollari. Questa cifra imponente servirà a edificare il sito espositivo, il nuovo aeroporto Al- Maktoum (capace di accogliere 200 milioni di passeggeri all'anno e accomodare un centinaio di A380) e le infrastrutture per potenziare i collegamenti. Opportunità anche in altri settori, per esempio quello del divertimento: a due passi dal circuito diYas Marina, che ospita una delle tappe del Mondiale di Formula 1, Ferrari ha deciso di aprire il suo primo parco tematico, il Ferrari World. Questo è stato l'apripista di una tendenza che vedrà entro il 2018 l'apertura di altri quattro parchi tematici, fra cui quello della Fox. Si stanno aprendo ampie possibilità anche per chi intende investire nella cultura. Infatti entro l'anno aprirà la filiale del Louvre, progettata da Jean Nouvel. In un pezzo di deserto rubato al mare sorgerà inoltre il Guggenheim Abu Dhabi e lo Zayed National Museum, progettato dall'architetto Norman Foster. Se il made in Italy classico piace sempre di più in un paese dove la capacità di spesa è elevatissima e il pii è cresciuto del 4,7% all'anno dal 2011 a oggi, l'alimentare inizia a sbocciare adesso, con ritmi di crescita del 30% e oggi vale già 300 milioni di dollari all'anno. Al momento si contano 110 attività italiane di ristorazione nella sola

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 68 16/04/2016 diffusione:39977 Pag. 63 N.432 - aprile 2016 tiratura:51415 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dubai. Poi ci sono la cosmesi e la moda (che a fine ottobre proporrà negli Emirati la sua prima fashion week). Sbaglia, tuttavia, chi vede gli Emirati (piuttosto che nel vicino Qatar) una terra di conquista. L'interesse con l'Italia è reciproco, lo provano i cospicui investimenti dei fondi sovrani del Golfo, il più pesante dei quali è l'emiratino Adia, che ha in cassa 773 miliardi di dollari. Hanno comprato nel settore immobiliare, come il quartiere di Porta Nuova a Milano o l'Hotel Gallia a Roma, nella finanza (il 5% di UniCredit è riferibile alla Ipic di Abu Dhabì), nell'industria avanzata (Piaggio Aerospace) e in aziende strategiche. E il caso di Alitalia, il cui 49% è in mano alla compagnia di bandiera emiratina Etihad. 01 44&3nrnrz ::: miliardi di dollari il pii 2015 degli Emirati Arabi, circa un quarto di quello italiano 4,9% La crescita annuale stimata del pii 2016-2020 25 milioni Imitatori attesi negli Emirati per Expo2l)20 Al22°posto su 189, secondo World Bank Prudenza, sono clienti molto attenti Negli Emirati chi vuole fare investimenti deve essere accorto. Spiega Mauro Marzocchi, segretario generale della Camera di commercio italiana locale: «Commettere errori è facile. Il più comune è affidarsi a un partner commerciale locale che non offre le dovute garanzie. Questo passo falso è tipico di chi cerca il fai da te senza interpellare le strutture di intermediari che abbiamo per le nostre imprese». Il secondo errore riguarda la valutazione della clientela locale: «Alcuni imprenditori che arrivano negli Emirati per vendere beni di consumo, a una clientela che pure è capace di spendere molto, pensano di poter chiedere cifre impensabili soltanto perché il prodotto è italiano. Niente di più sbagliato: la clientela locale è disposta a spendere ma è attenta |i in modo maniacale al rapporto tra prezzo richiesto e qualità del bene o servizio. Che devono essere ineccepibili». Foto: Lo Zayed National Museum sarà inaugurato entro il 2020 e ospiterà testimonianze della storia degli Emirati. A destra, l'emiro Khalifa bin Zayed al-Nahyan. Sopra, lo stadio che ospiterà i Mondiali di calcio nel 2022.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 69 18/04/2016 Pag. 1 N.16 - 18 aprile 2016 tiratura:25000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Nella classifica europea della produzione siamo saliti dal nono al quarto posto Costruzioni in legno, in Italia sei anni boom MILA FIORDALISI

Dall'ottavo posto del 2009 al quarto del 2014. È stata un'escalation inaspettata quella italiana nella classifica europea delle costruzioni in legno . Sebbene il nostro Paese non abbia una tradizione nella realizzazione di edifici in legno - anche non considerando il Trentino Alto Adige e le aree montane - i numeri crescenti evidenziano una progressiva e veloce diffusione della "cultura lignea", al punto da annoverare il nostro Paese fra i principali produttori. Ci precedono sono Germania, Regno Unito e Svezia, tutti Paesi in cui le costruzioni in legno sono da sempre molto diffuse, come del resto in tutto in Nord Europa. Non solo: mentre le nuove costruzioni in Italia continuano a marciare con il segno meno rispetto all'era pre-crisi, la realizzazione degli edifici in legno procede in controtendenza. A scattare la prima fotografia nazionale ci ha pensato dal Centro Studi Federlegno Arredo Eventi per conto di Assolegno che nel rapporto «Case ed Edifici in Legno 2015» ha messo nero su bianco tutti i numeri del mercato tricolore. I dati si riferiscono alla situazione al 2014 (i dati sul 2015 sono attualmente in corso di elaborazione e saranno svelati in autunno), ma secondo quanto anticipa a «Progetti e Concorsi» il presidente di Assolegno Emanuele Orsini «il 2015 è stato un anno positivo e i primi mesi del 2016 evidenziano addirittura un fermento crescente». Continua alla pagina II-­III Segue dalla prima pagina Fra l'altro, fa notare il presidente, «i nuovi bandi per le scuole rappresentano un'ulteriore occasione di crescita. Il legno la fa già da padrone nella realizzazione di centri commerciali dedicati all'alimentare e importanti compagnie di fast food stanno valutando la scelta del legno per la costruzione di nuovi punti ristoro. Ciò a dimostrazione che quando la salubrità è uno dei parametri determinanti - come nel caso dell'alimentare - il legno diventa di prima scelta. Le scuole sono un luogo dove bisogna garantire un alto livello di benessere, e il legno diventa determinante. Ad oggi, già il 65% delle nuove scuole sono realizzate con strutture portanti in legno. La diffusione del legno negli edifici pubblici potrebbe inoltre fare da volàno all'intero mercato perché stimolerebbe la diffusione anche nel privato». Ma veniamo ai numeri: otre 3mila gli edifici realizzati di cui 2.715 destinati al residenziale (per un totale di 3.449 abitazioni) e 310 destinati al non residenziale. Il rapporto ha poi preso in esame le principali 225 imprese produttrici di case e/o altri edifici a struttura in legno (anche se negli ultimi tre anni sono salite a 500 quelle associate di Assolegno ) che hanno generato un fatturato, per la "voce" legno pari a 384,7 milioni di euro. Ma il valore complessivo del costruito, si tratti di edifici consegnati al grezzo, al grezzo avanzato o chiavi in mano - è stimato in 657,8 milioni di euro, di cui 520,6 milioni (79%) relativi al residenziale e i restanti 137,3 milioni (21%) al non residenziale. E il rapporto di Federlegno evidenzia inoltre un ruolo crescente degli operatori "marginali" costituiti da carpenterie, segherie, imprese estere senza una presenza fissa in Italia e imprese edili - più o meno grandi - che hanno diversificato la loro attività nella produzione di edifici in legno. È il Nord Est l'area più attiva con il 50% delle imprese, seguita dal Nord Ovest (25,8%) e con 49 imprese (il 21,8% del totale), la prima regione per numero di operatori è il Trentino Alto Adige, seguito da Lombardia (42 imprese, 18,7%) e Veneto (35 imprese, 15,6%). Le tecniche costruttive più utilizzate sono telaio (55%) e X-lam (38%), che insieme coprono oltre il 90% del costruito. Completano il quadro il blockhaus (3%), l'Mhm (3%) e altre forme miste (1%). Proprio la diffusione della tecnica costruttiva dell'X-lam - si legge nel rapporto - ha facilitato le barriere di ingresso in un settore precedentemente riservato agli operatori del legno che detenevano il know how costruttivo degli edifici a telaio. Se è vero che il mercato cresce è vero anche che la mancanza di norme ad hoc sui materiali e di attività di controllo adeguate rischiano di generare l'effetto boomerang. «Bisogna stare attenti ai "falsi" - sottolinea Orsini -. Sul mercato purtroppo già operano aziende che usano prodotti non omologati, magari provenienti dall'estero, che possono provocare situazioni di criticità e impattare negativamente sulla reputazione di un intero comparto. Serve un controllo più serrato, soprattutto nei cantieri. Non per chiudere il mercato a pochi operatori ma per consentirne

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 70 18/04/2016 Pag. 1 N.16 - 18 aprile 2016 tiratura:25000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

l'ulteriore apertura, garantendo una giusta competizione». Da parte sua Assolegno sta lavorando sul fronte delle competenze - con corsi ad hoc anche molto specialistici soprattutto in casa Federlegno - ma soprattutto entro fine anno presenterà il primo Libro Bianco sulle cose da non fare: «Partire dagli errori permette di capire concretamente come si possono commettere sbagli e come si possono evitare», dice Orsini. «Per questo abbiamo pensato di mostrare le worst practice». Assolegno invita a non sottovalutare la cosiddetta economia del bosco: «L'Italia importa quattro miliardi di materie prime perché non è in grado di sfruttare le proprie risorse. Il 33% della superficie italiana è a bosco, sta crescendo anno dopo anno e non la utilizziamo. Eppure l'economia del bosco (di cui il 60% è rappresentato dall'edilizia) potrebbe generare circa 400mila posti di lavoro. E potrebbe consentirci di scalare ulteriormente la classifica europea piazzandoci addirittura al secondo posto». N Riccardo Ronchi © | [email protected] 4° posto 90% 3.025 6 su 100 Dell'Italia in Europa nella produzione di edifici in legno Quota della produzione in legno destinata all'edilizia residenziale Abitazioni in legno sul totale delle nuove abitazioni Edifici in legno realizzati in Italia (anno 2024) Fonte: Centro studi Federlegno Arredo Eventi Spa Il complesso residenziale di via Cenni a Milano, interamente in strutturale In altezza con il legno strutturale N Nella prima foto a sinistra, la torre residenziale di 14 piani per 49 metri di altezza a Bergen, Norvegia. Nelle due immagini a fianco le fasi di costruzione del complesso residenziale di Via Cenni a Milano (oggi completato), promosso da Fond. Cariplo LA PRODUZIONE IN EUROPA Valore della produzione (in euro), per Paese e area geografica Paesi produttori 2013 2014 var% 14/13 Quota% UE 28 Germania 1.765.288.062 1.820.199 3,1 25,4 Regno Unito 1.257.156.819 1.374.295.390 9,3 19,2 Svezia 1.049.436.514 1.115.546.958 6,3 15,6 Italia 602.081.000 602.494.000 0,1 8,4 Austria 588.357.900 575.352.100 ­2,2 8,0 Finlandia 440.149.498 401.194.705 ­8,9 5,6 Francia 165.642.305 151.457.910 ­8,6 2,1 Paesi passi 103.273.000 136.687.000 32,4 1,9 Danimarca 76.976.495 127.276.788 65,3 1,8 Spagna 91.085.104 111.880.956 22,8 1,6 Belgio 82.414.847 84.890.571 3,0 1,2 Altri UE 28 558.138.456 658.724.238 18,0 9,2 Totale UE 28 6.780.000.000 7.160.000.000 5,6 100,0 Fonte: Centro Studi Federlegno Arredo eventi Spa su dati Eurostat in legno 6abitazioni nuove su 55 38 100 LA PRODUZIONE IN ITALIA Numero di aziende che producono legno per edilizia, per Regione Piemonte 14 Emilia R. 17 Campania 2 Valle d'aosta 1 Toscana 12 Puglia 1 Liguria 1 Umbria 4 Basilicata 2 Lombardia 42 Marche 6 Calabria 1 Trentino A.A 49 Lazio 10 Sicilia 5 Veneto 35 Abruzzo 8 Sardegna 2 Friuli V.G. 13 Molise 0 Italia 225 Fonte: Centro Studi Federlegno Arredo eventi Spa LA PRODUZIONE, PER TIPOLOGIA, IN ITALIA X-lam % Blockhaus 3% Telaio % MHM 3% Altro 1% Fonte: Centro studi Federlegno Arredo Eventi Spa

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 71 18/04/2016 Pag. 3 N.16 - 18 aprile 2016 tiratura:25000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Per il progetto di recupero con legno X­Lam Rimini, nasce il Nautilus Hotel sul mare a 7 piani M.Fi.

Èla cittadina marchigiana di Pesaro a tenere a battesimo l'hotel in legno più alto d'Italia. Il family­hotel quattro stelle della catena Eden, realizzato nell'area fronte­mare dell'ex hotel Beaurivage, è stato realizzato grazie ad un progetto di recupero (del precedente hotel) e nuova costruzione . Il legno l'ha fatta da padrone; nell'edificio in legno è integrato il corpo preesistente costruito con tecniche tradizionali ma completamente ristrutturato per raggiungere nuovi parametri di efficienza e livelli di servizio. Edificato in appena due mesi di cantiere, il Nautilus si estende su 2.458 mq divisi su 7 piani e 28 metri di altezza, con 111 camere. Ci sono voluti 15 trasporti eccezionali per portare in cantiere 788 mc di legno, oltre a 239mila viti e 4.600 connessioni in acciaio per la giunzione dei pannelli. «Dopo un'attenta analisi con gli ingegneri e gli architetti con i quali collaboro, si è giunti alla scelta di utilizzare come materiale strutturale il legno che, proprio per le sue peculiarità, avrebbe dato un'impronta complessiva di salubrità e gradevolezza agli ambienti di vacanza», ha spiegato al momento della presentazione del progetto, lo scorso 18 marzo, Nardo Filippetti , fondatore e Presidente di Eden Viaggi . Ma il fiore all'occhiello è il sistema costruttivo: l'hotel è stato infatti realizzato in X-Lam, tecnica molto adatta per le costruzioni multipiano. Il sistema si compone di pannelli portanti multistrato a loro volta composti da da un insieme di tavole di legno essiccate artificialmente, incollate in modo da incrociarne le fibre. Il risultato è un monoblocco estremamente resistente e dalle ottime capacità isolanti. La massa totale della struttura è un quinto di una equivalente in cemento armato di prestazioni analoghe. «La struttura è in grado di resistere a una scossa tellurica di magnitudo 8 con una oscillazione del vertice dell'edificio di appena 3 centimetri», puntualizzano l'architetto Marco Gaudenzi e l'ingegnere Attilio Marchetti Rossi . Elevata anche la resistenza al fuoco e soprattutto la performance isolante: l'adozione del legno consente di mantenere valori ottimali di umidita in tutte le aree dell'edificio nonché di temperatura abbattendo le spese di gestione energetica dell'hotel. A vantaggio della bolletta energetica anche l'impianto fotovoltaico da 19 Kwp di potenza e quello termico in grado di garantire il 60% del fabbisogno di acqua calda. Il legno, infine, la fa da padrone anche negli arredi: alcuni "tranci" ritrovati sulla costa adriatica sono stati utilizzati per la realizzazione dei tavoli ma anche per il rivestimento del bancone della reception, delle testiere dei letti e dei comodini. Se è vero che il Nautilus è l'hotel in legno più alto d'Europa, il primo condominio residenziale in legno più alto d'Italia, e fra i più alti del Vecchio Continente, è stato in realtà realizzato a Milano: si tratta del complesso di via Cenni - a firma dell'architetto fiorentino Fabrizio Rossi Prodi - da 4 torri di 9 piani (in appena 18 mesi di cantiere), per un totale di 123 alloggi in classe A, realizzati grazie a un investimento di 21,7 milioni di euro. Ma sarà Vienna ad aggiudicarsi nel 2017 - rispetto della roadmap permettendo - l'oro mondiale. Nella città austriaca sorgerà infatti il grattacielo HoHo, da 24 piani - 84 metri di altezza - per un'area calpestabile di 19.500 metri quadrati suddivisa in due volumi. Si tratterà di una costruzione ibrida con un nucleo di cemento armato e intelaiatura lignea autoreggente. Ma Londra ha già rilanciato con il progetto della Oakland Tower, un grattacielo da 80 piani in legno a firma di un tema di ricercatori dell'università di Cambridge con lo studio Plp Architecture e gli ingegneri di Smith and Waalwork . Foto: Hotel Nautilus in costruzione (in alto) e come sarà

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 72 15/04/2016 Pag. 28 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MERCATI & BUSINESS - SPECIALE NAtfTICA Porti turistici, il business su cui è ora di puntare DONATELLA ZUCCA

Sono finiti i tempi in cui, nonostante 7458 km di coste, l'Italia contava pochi porti turistici e ormeggi attrezzati per il diporto, oggi la nostra offerta è superiore e spesso più moderna di quella della Fran- ta nel sensibilizzare le istituzioni sull'imporcia, storica isola della Tortuga per i naviga- tanza del turismo nautico. Nel 2007, tra porti tori delle vacanze. Questo, nonostante il nostro parco nautico sia decisamente minore. Una svolta guidata e sostenuta da Ucina, l'associazione di categoria, per anni impegnaslocate in Sicilia, Sardegna e Liguria. Tra loro, più di una cinquantina in grado di ospitare navi da diporto, quei maxi-yacht di cui l'Italia è il maggior costruttore al' mondo e i cui proprietari spendono annualmente da 35.500 euro a non meno di 22.000 solo in manutenzione e gestione. Negli homeport, dove ormeggiano di base, solo per la ristorazione gli incassi giornalieri provenienti da armatori e utilizzatoti superano mediamente i 126 euro a testa. Un apporto che nella fascia natanti (barche sotto i 10 metri) si aggira sui 15 euro. Poi c'è lo shopping, il carburante, l'affìtto dell'ormeggio, per ognuna di loro il territorio beneficia mediamente di almeno 7.150 euro l'anno e per ogni nave oltre 102.640 euro, senza contare quelle di passaggio. CRESCITA COSTANTE È infatti alla luce di queste ricadute economiche che circa dieci anni fa s'innescò una corsa a creare nuove strutture, riadattare o infrastrutturare vecchi porticcioli anche in zone non attrezzate per questo tipo di turismo. Uno sviluppo selvaggio e veloce, difficilmente assimilabile dai tempi lenti delle autorità che gestiscono il mondo del mare e non sufficientemente capito dagli stessi governi che lo hanno appoggiato. Da qui la caccia in mare all'evasore, una pioggia di azioni e leggi penalizzanti, che hanno causato il fallimento di diversi centri e compromesso le sfide del settore ai competitor mediterranei. Per completare il tutto, l'emanazione da parte del governo Monti di tasse assurde, ritirate e cambiate quando ormai 40.000 barche avevano abbandonato l'Italia. Interventi che sommati alla crisi hanno causato un danno di circa un miliardo, un calo del 26% dei contratti d'ormeggio annuali, del 34% negli affitti di quelli delle barche di passaggio, del 56% nella spesa dei diportisti nel territorio e del 21% nel fatturato del charter. La beffa maggiore si è verificata nelle entrate pubbliche passate dai 970mln del 2009 ai 460 del 2013. Tutto questo mentre era ancora in atto un forte sviluppo del settore. Attualmente i Marina sono tanti e nonostante abbiano sofferto della mancanza di una strategica politica industriale alla guida della loro crescita, attraggono comunque grandi gestori e sviluppatori. Per esempio, le anglosassoni Camper & Nicholsons Marinas e MDL Marinas, che ne hanno inclusi 5 nei loro circuiti internazionali, la seconda istituendo MDL Italia che, nella gestione di Marina di Stabia e Marinara a Marina di Ravenna, unisce il pragmatismo inglese a un mood nostrano. Il settore annovera personaggi e imprenditori che si sono distinti, per esempio Paolo Vitelli, patron di Azimut-Benetti, col marina di Varazze, e altri che lo hanno fatto in senso negativo danneggiando l'immagine dell'intero settore. Nel pubblico, Italia Navigando, società di Sviluppo Italia istituita dodici anni fa per creare una rete di 50 marina, nonostante importanti finanziamenti, in parte non spesi, è stata messa in liquidazione. Una storia infinita poi passata a Invitalia che lo scorso anno ha messo all'asta le sue quote nel Porto di Capri, Marina di Portisco, Porto delle Grazie a Roccella Jonica, Porto Lido a Trieste e Marina d'Arechi nel golfo di Salerno. Operazione che a gennaio era ancora in corso. Più o meno da queste ceneri, nasce il progetto Signa Maris, finanziato con risorse comunitarie e finalizzato a convogliare i diportisti di 38 marina in Sicilia, Puglia, Calabria e Sicilia, verso i siti naturalistici, storici ed enogastronomici dei loro tenitori. Un'idea simile a quella cui si ispira il programma Odyssea lanciato nel 2007 dalla Federazione Francese dei Porti Turistici, che l'Union de Port Plaisance de la Corse sta attuando. Non a caso, il NaQI - Nautical Quality Index, istituito nel 2012 per misurare la qualità nautica delle province italiane, colloca l'offerta turistica territoriale e la sua sostenibilità ambientale tra i principali indicatori, un punto su cui concordano le associazioni di categoria Assonat e Assomarinas. RILANCIO IMMINENTE Gli

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 73 15/04/2016 Pag. 28 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ultimi interventi del governo a favore del settore fanno pensare a una buona ripresa in alto Adriatico e Tirreno e in un futuro per tutto il Paese, in particolare per i nuovi bellissimi Marina del Sud. Specialmente dopo la fuga dei diportisti stranieri, molti dei quali però non rinunciano all'Italia e vi fanno rotta in estate, gli italiani sono ancor più la principale fascia d'utenza. Abitué e sportivi che hanno diminuito spese e tempi di navigazione, ma non rinunciano all'andar per mare, magari con barche in affìtto, se hanno venduto la propria, o passando a dimensioni minori, anche se non manca chi ha fatto il contrario e resta una ristretta élite che ne possiede di enormi. I maxiyacht con i loro porti di riferimento, per un mondo a parte solo lievemente sfiorato dalla crisi, che annovera adepti di ogni parte del mondo. «La nostra fortuna è quella di ospitare grandi yacht, sempre più spesso barche dagli 80 ai 100 metri, e per l'80% di una clientela internazionale. Persone che vengono in barca o col proprio aereo bypassando ogni sorta di problema comune -, ci dice Michele Azara, direttore di Marina di Porto Cervo - ogni anno tra giugno e settembre abbiamo circa 20.000 presenze, che generano un fatturato che permette di superare periodi meno favorevoli». Sicilia e Sardegna vantano il maggior numero di strutture adatte a questo tipo di turismo, ma avere i marina non basta, bisogna saper conquistare armatori, utilizzatoti ed equipaggi. Per riuscire i fattori in gioco sono diversi, i più favoriti sono i porti in cui ritrovano il loro mondo e inevitabilmente attraggono new-entries desiderose di farne parte. Questo spiega come certe nuove strutture super attrezzate fatichino a decollare, rispetto ad altre più datate e meno perfette, ma inserite in contesti particolari o che trasmettano senso di appartenenza, un mood che sempre più spesso prevarica quello del possesso. «OCCORRE CREDERCI» Come dice l'antropologo Simon Sinek, «oggi il vero business sta nel fare business con chi crede in ciò che noi crediamo». L'azienda inglese Camper & Nicholsons Marinas, giusto per fare un esempio, lo fa con successo attraverso la creazione del «1782 Club», una selezionata rete di porti indipendenti con clientela internazionale. Nel settore la parola club è di nuovo magica come una volta, specialmente se legata a sport e tradizione, prerogative che all'Italia non mancano, i marina che hanno sofferto meno delle turbolenze del settore sono quelli a maggior tradizione diportistica o con un marcato Dna sportivo. Tranne la Costa Smeralda, le isole sopravvivono per lo più con gli sportivi e gli yachting community locale, nonostante la grande offerta di strutture e un numero elevato di quelle per maxi e megayacht, primato cui seguono nell'ordine: Liguria, Campania e Toscana con marina di tradizione e modernissimi come Marina Genova Aeroporto o Porto Mirabello a La Spezia. NUOVE REALTÀ CRESCONO II Centro/Sud si distingue per nuove realtà, spesso firmate da archistar e pensate per ospitare una clientela internazionale, anche se in realtà non sempre ci riescono. Isole felici, che mettono in scena eventi nautici, culturali e d'intrattenimento, con concierge, ristoranti, locali, negozi per shopping di buon livello, scuole di vela e ogni cosa possa rendere gradevole viverle. La loro attrattiva cresce se ospitano uno yacht club, talvolta punto d'incontro di generazioni di soci e, in ogni caso, porta d'ingresso ai circuiti nazionali e internazionali. Per tutti la sostenibilità ambientale è un upgrade di cui vantarsi, nella maggior parte si traduce in parcheggi esterni, aree verdi, pedonali e ciclabili, sistemi per la raccolta di rifiuti, recupero e trattamento delle acque reflue, controllo di ogni attività al loro interno e un invito continuo a rispettarne le regole. Impegni verdi certificati dal RINA che rappresentano una voce significativa del MaRina Excellence. Tra questi, il Marina d'Arechi - Port Village, che proprio da MaRina Excellence ha ottenuto 4 timoni, con strutture e impianti degni del grande yachting, in tutto 1000 ormeggi anche per barche sino a 100 m di lunghezza, in regola per far parte dei big del Mediterraneo. In ottobre ha ospitato un Boat Show e in luglio le prove Classl/Vl, valevoli per il Campionato Mondiale Offshore, la volontà è quella di farne un hub che promuove il nostro modo di vivere nel mondo e un punto di riferimento per gli appassionati di mare. SERVIZI ED EVENTI «Quando nel 2011 tutti praticavano sconti sulle tariffe degli ormeggi, penalizzando inevitabilmente i servizi, noi abbiamo fatto l'opposto ed è stata un'ottima scelta -, diceva il direttore di Marina di Varazze Giorgio Casareto a fine 2012 - la qualità dei servizi è una cosa cui noi teniamo molto e una peculiarità che fidelizza i clienti». Un trend che ha riconfermato al Boot 2016 di Diisseldorf ribadendo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 74 15/04/2016 Pag. 28 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«che la strada per rafforzare il posizionamento elevato della nostra struttura e continuare a mantenere una gestione sana, consiste nell'offrire il massimo servizio ai nostri armatori a condizioni convenienti rapportate al contesto in cui ci troviamo a operare». Lo scorso anno nonostante sulle tariffe abbiano inciso 700.000 euro di Imu e 150.000 euro di Tari, oltre ai costi di gestione, i suoi ormeggi hanno avuto un'occupazione del 70%. Un altro ruolo importante lo giocano gli eventi, dai rendez-vous e le competizioni veliche, a spettacoli d'intrattenimento, incontri d'interesse culturale e artistico. H party dell'Anno Nuovo organizzato con la municipalità e le associazioni alberghiere è stato un must di successo sino al 2014: una marina ampia, comoda, moderna anche dal punto di vista logistico e dei collegamenti, dotata di ogni servizio, oltre che di grande bellezza». Il discorso cambia in realtà come Marina di Porto Cervo, che non hanno bisogno della vicinanza di grandi città del nord o di ostentare architetture stravaganti per far parlare di sé, anche se certi fondamentali restano. Baciato dal successo per la sua location e per l'Aga Khan Karim che l'ha resa famosa, questa marina non incontra le difficoltà comuni a gran parte della portualità isolana, ma attrae investitori, come sta accadendo con l'Emiro Hamad bin Kalifa to Thani. Anche qui però la qualità dei servizi, le coccole al cliente e gli eventi restano un vi lano di successo. «Da giugno a settembre la lingua più parlata è l'inglese -, ci dice il direttore Michele Azara - abbiamo habitué provenienti da ogni parte del mondo, con barche molto grandi e per il 90% a motore, ma a maggio e a settembre è tempo di regate, come la Perini Cup, incredibili sfilate di capolavori che attirano stampa e ammiratori. La presenza dei megayacht però non deve confondere, le barche piccole godono della stessa attenzione e degli stessi servizi». Nato più o meno nel medesimo periodo, ma in un contesto diverso, Porto Carlo Riva a Rapallo e il suo Yacht Club godono di una clientela doc che non si è mai sognata di andare altrove e ne aumenta l'appeal. ALTO LIVELLO Lo stesso vale per Marina di Punta Ala, in Toscana, casa di Luna Rossa e del Team Prada ritrovo d'appassionati d'alto livello, sportivi e vacanzieri, che nonostante le burrasche ha sempre tenuto bene. In Maremma un altro esempio, il Marina di Scarlino col suo Yacht Club, che nel 2015 ha ospitato il Gazprom Swan 60 World Championship con grande ritorno d'immagine, forte del prestigio d'appartenere a Leonardo Ferragamo, esponente di rilievo della Salvatore Ferragamo e patron dei cantieri finlandesi Nautor's Swan. Del tutto diverso, il Marina Santelena a Venezia, un porto turistico non del tutto finito ma già base di eventi, tra cui il Riva Days La Serenissima nel 2015, il Trofeo Principato di Monaco e il Venice Yacht Challenger, una regata di maxi famosi nel bacino di San Marco. La presenza dello Yacht Club Cortina d'Ampezzo aggiunge appeal al Marina del Cavallino, una struttura molto frequentata vicino a Venezia. Se avere un Apple può far sentire hungry efoolish, avere la barca in un certo marina fa sentire parte di un mondo, di cui si condivide il modo di vivere il mare, il background sportivo o distintivo. Sembrerà strano ma, specialmente in tempi difficili, questi mix speciali di leasure e sport funzionano molto bene. OCCASIONE PER LE IMPRESE L'insieme delle aziende coinvolte nel settore rientra tra quelle delle componenti e degli accessori nautici, come la cantieristica, un settore in cui ci distinguiamo a livello internazionale. Ingemar, leader italiano nella progettazione e realizzazione di pontili e frangiflutto galleggianti, opera con successo in ogni parte del mondo. A fine 2015 ha concluso i lavori per l'ampliamento del Marina d'Arechi, che aggiungono altri 400 posti barca a oltre 560 già operativi, in Kuwait è fornitore di due nuovi marina, in Arabia Saudita ha in corso 20 approdi che verranno installati ad agosto e collabora alla realizzazione di una rete di attracchi per navi governative. L'azienda della provincia di Treviso, è certificata ISO 9001 e sì occupa dal progetto alla messa in opera dei prodotti. Sempre nei pontili e frangiflutti, oltre che nei sistemi di ancoraggio, passerelle e accessori per marina, abbiamo la Martini Alfredo cui sono da attribuire più di 1000 installazioni. Anche questa un'azienda di fama internazionale con un suo Centro ricerca e sperimentazione. Per gru, piattaforme sollevabili e carrelli gommati la padovana Cimolai Technology progetta e realizza per cantieri navali e marine in Italia e vari Paesi esteri dall'Europa all'Asia, dall'Africa all'Oceania e le Americhe. Gigieffe, di Lugo di Romagna, con le sue colonnine anti incendio ed erogatici di servizi alle barche, è molto presente in Europa e, tranne che in Usa, nel resto del mondo dall'Antartide agli Emirati e all'India. Poi ci

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 75 15/04/2016 Pag. 28 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sono le aziende di impianti di depurazione delle acque come B&P Water Technologies, di progettazione dei porti, di rimessaggio e refitting, approvvigionamenti di bordo, fornitori di carburante, società di catering, agenzie turistiche, immobiliari e d'affitto di posti barca. Un elenco senza fine di attività che generano lavoro non solo sul posto o nel territorio, dando vita a un mercato difficile da quantificare, che spazia dalla tecnologia al turismo e a ogni sorta di servizi, includendo persino l'artigianato e l'arte. Giusto per fare un esempio, la fiorista Gabriella Latiterò è famosa tra i vip del grande yachting per le composizioni floreali che esegue a bordo delle barche in ogni parte d'Italia e del mondo, utilizzando solo fiori di Sanremo trasportati e scelti da lei. i ? Marina di Porto Cervo Dopo i «colpi» inferii dai passati governi si assiste a una ripresa Afianco: Porto Carlo Riva - Rapallo - Liguria Gazprom Swan60 Worlds 2015, ospite dello Yacht Club di Marina di Scarlino Lo dicono i numeri: gli stranieri amano le strutture italiane Yacht ancorati al Marina di Porto CervoL'indotto delle aziende che operano nel settore genera occupazione Porto Carlo Riva di Rapallo, nella foto in basso, esercita da sempre grande fascino e attrattività Foto: Marina del Cavallino aerea, base del Cortina d'Ampezzo Yacht Club Foto: Marina d'Arechi nel golfo di Salerno (ph Rastrelli) Foto: Marina di Porto Cervo in un'immagine suggestiva Marina di Varazze Foto: Marina di Varazze, gli eventi attraggono tutta la citta Foto: Marina di Varazze, giardini, parcheggi e grande attenzione per l'ambiente Porto Mirabello a La Spezia, moderno e aperto a uno yachting di grandi dimensioni Marina di Varazze, mezzi elettrici all'opera per garantire un costante servizio alla clientela Foto: Porto Mirabelle) a La Spezia, scorcio di vita Porto Mirabello a La Spezia, il conderge come nei migliori alberghi Il «Moro di Venezia», storica imbarcazione di Coppa America al Venice Yacht Challenger

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 76

SCENARIO ECONOMIA

45 articoli 17/04/2016 diffusione:325546 Pag. 14 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Lavoro Contratti, anche sugli stipendi le regole si decideranno in azienda Il piano del governo: intese nazionali derogabili. L'eccezione dei minimi retributivi Il sindacato Cgil, Cisl e Uil: «Stiamo trattando sulla nostra piattaforma, no a ingerenze dall'esecutivo» Rita Querzé

MILANO La riforma della contrattazione aziendale annunciata dal governo nel Documento di economia e finanza non convince Cgil, Cisl e Uil. I sindacati manifesteranno le loro perplessità con un parere congiunto domani, in occasione dell'audizione sul Def in commissione Bilancio della Camera. Nei giorni scorsi le confederazioni hanno avuto alcuni contatti informali con chi a Palazzo Chigi e al ministero del Lavoro sta seguendo la partita. Cosa fa indispettire il sindacato? Prima di tutto l'idea del governo di permettere agli accordi aziendali di derogare ai contratti nazionali di categoria anche in materia di retribuzioni. A rimanere intoccabili sarebbero solo i minimi retributivi tabellari. Per il resto, la contrattazione aziendale potrebbe eventualmente peggiorare gli standard retributivi, intervenendo sugli scatti di anzianità per esempio. A Cgil e Uil l'idea non piace. Ma anche la Cisl - che in passato ha sempre sostenuto la contrattazione decentrata - è in allerta. Ieri il sindacato di via Po ha diffuso i dati del suo Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello (5.050 accordi monitorati dal 2009 a oggi). Il risultato è prevedibile: la quota di intese che hanno riguardato il salario è scesa dal 23% del 2012 al 17% nel 2014. Mentre quelle sulla gestione della crisi sono passate dal 54% del 2012 al 67% nel 2014. Gigi Petteni, che nella segreteria Cisl si occupa di contrattazione, lancia un messaggio all'indirizzo del governo: «Sulla proposta di riforma dei modelli contrattuali che abbiamo condiviso con Cgil e Uil si sono già aperti molti tavoli (con l'artigianato e le professioni, ndr ) e altri se ne stanno per aprire (con Confcommercio). Siamo, quindi, ben oltre le dichiarazioni di buona volontà. Ci auguriamo che il governo voglia agevolare questo percorso. E non interromperlo o renderlo più difficile con misure contraddittorie». Da notare: già oggi i contratti aziendali possono derogare ai contratti nazionali - e addirittura alla legge - grazie all'articolo 8 del decreto 138 del 2011 voluto da Maurizio Sacconi, allora ministro del Lavoro. Ma lo Statuto dei lavoratori è già stato modificato dal Jobs act. Di conseguenza la derogabilità alla legge perde di interesse per Palazzo Chigi. Mentre la derogabilità sugli aspetti retributivi sarebbe una novità ben vista anche dall'Europa. C'è poi la questione dell'esigibilità dei contratti aziendali. Qui si tratterebbe di travasare in una legge i contenuti di una parte del Testo unico firmato dalle confederazioni con Confindustria nel gennaio 2014. Un punto, questo, su cui il sindacato è più disponibile. Purché non si tocchi nel merito quanto concordato dalle parti. Cosa cambierebbe per lavoratori e aziende? Con una legge gli accordi aziendali firmati a maggioranza vincolerebbero tutti i lavoratori. E i sindacati che non hanno siglato le intese non potrebbero in ogni caso proclamare scioperi. @rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA Quanto pesa la crisi sulla contrattazione Il grafico mostra che più si negozia per la gestione delle crisi, meno si contratta per il salario 54% 55% 67% 23% 23% 17% 17% 30% Fonte: Cisl d'Arco 2012 2013 2014 2015 Salario Ristrutturazione crisi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 78 17/04/2016 diffusione:325546 Pag. 28 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Corriere Economia Quale pensione andrà ai giovani? Ecco le stime sugli assegni Roberto E. Bagnoli

E ntro la fine dell'anno sette milioni di lavoratori riceveranno a casa la Mia pensione Inps, che fornisce la storia contributiva e una proiezione su età di pensionamento e importo del vitalizio. Queste simulazioni rischiano però di essere piuttosto ottimistiche. Sono decisamente meno confortanti gli scenari che emergono da quelle elaborate in esclusiva per Corriere Economia (in edicola domani con il Corriere della Sera) dalla società di consulenza Progetica. Secondo la Mia pensione Inps, un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese andrà in pensione di vecchiaia nel 2056 con un vitalizio di millequattrocento euro al netto delle tasse. Se invece si assumono ipotesi più realistiche su andamento del Pil e dinamica di carriera, la pensione sarà pari a 1.029 euro netti al mese. «L'invio della busta arancione a un campione sempre più ampio di lavoratori rappresenta un grosso passo in avanti sul piano dell'informazione in materia previdenziale», sottolinea Andrea Carbone, partner di Progetica, «ma le informazioni che vengono fornite di default si basano su ipotesi che rischiano di sovrastimare la futura pensione e considerano una vita lavorativa continua, senza buchi contributivi, che nell'attuale scenario del mondo del lavoro è sempre più rara». Le stime di default dell'Inps prevedono una crescita annua pari all'1,5% in termini reali sia per la retribuzione sia per il Pil, cui i montanti pensionistici sono agganciati. Un dato, quest'ultimo, decisamente superiore a quello registrato da alcuni anni a questa parte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 79 17/04/2016 diffusione:325546 Pag. 28 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Gli ex vertici Azioni di responsabilità, i dubbi e i tentennamenti delle banche del Nordest Mario Gerevini

La fanno o non la fanno? Alcune banche del Nordest hanno messo in pista quasi contemporaneamente un'azione di responsabilità, cioè di risarcimento danni, contro gli ex amministratori. Siamo in quelle tre regioni «massacrate» dalle crisi bancarie, costate 8 miliardi di risparmi andati in fumo. Anche per colpa di dirigenti incapaci. O peggio, ma questo lo stabiliranno le inchieste penali di Bolzano, Cividale del Friuli (Ud), Montebelluna (Tv) e Vicenza. Finora, però, sulle azioni di responsabilità tante parole ma pochi fatti. Veneto Banca Nell'assemblea di bilancio del 5 maggio il quarto punto all'ordine del giorno recita: «Aggiornamento sulle verifiche in materia di responsabilità degli ex organi sociali». Formulazione interlocutoria che suona più o meno così: ci stiamo dando da fare, vi informiamo, poi vedremo. Veneto Banca, si sa, è stata tramortita dalla gestione targata Vincenzo Consoli, uscito solo il 31 luglio 2015. Il consiglio attualmente in carica (in larga parte dal 2014) è stato di fatto delegittimato dalla Bce che ne ha chiesto un ampio ricambio prima dell'aumento di capitale e quotazione in Borsa. Del resto l'ultima ispezione, chiusa a ottobre 2015, aveva rilevato ancora molte carenze. Il 5 maggio i soci verranno «aggiornati». Ma nessuna delibera, a quanto pare. Popolare Vicenza La storia è nota. La proposta di procedere per risarcimento danni non è passata all'assemblea del 26 marzo. Bisognerà aspettare giugno e il nuovo cda per capire se verrà riformulata. Cassa di Bolzano-Spar-kasse È la vicenda meno nota. La cassa altoatesina, 124 filiali tra Monaco di Baviera e Milano, 26.300 soci (ma la Fondazione in maggioranza), è stata affossata da una gestione dissennata, soprattutto negli investimenti immobiliari, fino al giro di boa del 2015. Al termine dell'ultima ispezione (ottobre 2014-marzo 2015) la Vigilanza, che poi ha multato gli ex manager, aveva assegnato alla banca un 5 su una scala di 6 in ordine di crescente rischiosità, cioè un giudizio «in prevalenza sfavorevole». Dunque con rischio commissariamento. Per coprire il buco è stato varato un aumento da 270 milioni, chiuso con successo prima di Natale, e contestualmente il nuovo management ha raddrizzato i conti. A febbraio i Ros dei carabinieri hanno fatto una raffica di sequestri ma finora l'inchiesta è contro ignoti. Il capo della procura di Bolzano, Guido Rispoli, risulta essere tra i soci della Fondazione che controlla la banca. Un altro caso simile a Popolare Etruria-Roberto Rossi (procuratore capo di Arezzo)? La questione è stata portata all'attenzione del ministro della Giustizia da un'interrogazione di Riccardo Fraccaro, deputato del Movimento 5 Stelle. Nel frattempo il bilancio 2015 è tornato in utile dopo il disastroso 2014 (-234,6 milioni). E nell'assemblea del 31 marzo era stata messa all'ordine del giorno l'«azione di responsabilità verso precedenti consiglieri, sindaci e direttori». Tutto rinviato, però: lo studio legale che ha in mano la pratica ha bisogno di più tempo. Intanto, qui come altrove, chi sente il fiato sul collo dell'azione può procedere con calma a vendere o nascondere il patrimonio. Banca Popolare di Cividale È stato per 43 anni il regno di Lorenzo Pelizzo, presidente fino al 2014. Ora il nuovo board presenta il conto su un'operazione da 64 milioni, la costruzione della nuova e faraonica sede che sembra la Nasa. Il 30 aprile i soci decideranno se chiamare in causa ex esponenti aziendali (tra cui tre consiglieri in carica) per «i fatti di cui alla costruzione della nuova sede». Bcc Padovana e Bcc Monastier

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 80 17/04/2016 diffusione:325546 Pag. 28 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Due piccole banche reduci da una profondissima crisi. La prima è finita in liquidazione coatta con le 28 filiali passate alla Bcc di Roma. Contro 18 ex amministratori è stata già decisa una richiesta di risarcimento da 206 milioni, con causa legale affidata allo studio Erede Bonelli. A Monastier (Treviso) la banca ha superato il momento critico e l'azione di responsabilità è al centro dell'assemblea del 22 maggio. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA I conti degli istituti (dati di bilancio 2015, in milioni di euro) (*ultimo dato disponibile, anno 2014) d'Arco VENETO BANCA BANCA POP. VICENZA CASSA DI BOLZANO BANCA POP. CIVIDALE BANCA DI MONASTIER* -1.400 -882 +1,1 +4,3 +24 A Bolzano Sulla passata gestione della Cassa di Bolzano è stata avviata un'inchiesta della Procura. I carabinieri del Ros hanno effettuato a febbraio una serie di sequestri Nel frattempo è emerso che il capo della procura, Guido Rispoli, risulta tra i soci della Fondazione che controlla la banca. Rispoli, tuttavia, da lunedì lascerà Bolzano per Campobasso come nuovo procuratore generale

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 81 16/04/2016 diffusione:325546 Pag. 1 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato sì di merkel a erdogan Il comico tedesco e la libertà sottomessa Pierluigi Battista

«Sì» di Merkel al processo contro il comico anti Erdogan. Così anziché essere la Turchia ad adeguarsi agli standard europei, sembra essere il contrario. a pagina 32 Ricci Sargentini a pagina 6 Bei tempi, quando si diceva che la Turchia, per entrare in Europa, avrebbe dovuto adeguarsi agli standard di libertà e al rispetto dei diritti di cui il nostro continente si faceva vanto. Bei tempi: ora è l'Europa che si deve adeguare agli standard autoritari e alla spirale repressiva della Turchia per non rompere con Ankara. Il governo Merkel si affretta a dare in pasto giudiziario al premier turco Erdogan, quello che teorizza apertamente l'inferiorità e la sottomissione della donna, la testa del comico Jan Boehmermann, che nella sua satira certamente poco sofisticata ha satireggiato sulla figura del padrone della Turchia. Tra la libertà d'espressione e la diplomazia con Erdogan, il governo tedesco ha decisamente optato per la seconda scelta e ha autorizzato un procedimento giudiziario del tutto inedito nella democrazia tedesca. Ha calpestato un valore molto caro come la libertà d'espressione rendendo paradossale la sua partecipazione al corteo di Parigi dopo la carneficina di Charlie Hebdo. «Je suis Charlie» è solo un ricordo. Oggi è il turno di «Sto con chi vorrebbe farla finita con Charlie». Un altro arretramento. Un altro passo indietro. Un'ulteriore prova che l'Europa non è più capace di tenere duro sui suoi valori e che la difesa dei diritti umani, dalla Turchia all'Iran all'Arabia Saudita, diventa piccola e timida quando sono in questione i flussi di scambi economici e la centralità degli equilibri geo-strategici. Forse però con la scelta del governo Merkel l'arretramento appare più traumatico, troppo zelante, troppo accondiscendente con chi occupa militarmente i giornali e mette in galera gli scrittori che osano discutere la linea del padrone-premier. Stavolta si poteva dire un secco no per non dover dire sì ancora più umilianti tra qualche mese o anno. Intanto: «Je suis Boehmermann». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 82 16/04/2016 diffusione:325546 Pag. 1 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato al Fondo monetario Banche e prezzi la doppia lezione «americana» di Draghi Daniele Manca

L a preoccupazione e l'impegno. Riferiti a Mario Draghi non sono una sorpresa. A Washington, alla riunione primaverile del Fondo monetario internazionale, ha pronunciato parole davanti ai signori della finanza e dell'economia globale alle quali bisognerebbe prestare più attenzione. Sarebbe un errore pensare che il mondo si trovi in una normale situazione di crescita anemica, come è stata spesso definita; o di ripresa che stenta soltanto a partire ma prima o poi si sentirà forte. C'è almeno una doppia lezione che bisognerebbe trarre dalle parole del presidente della Banca centrale europea. Esiste un problema di banche a livello europeo e non solo. Non riescono con la sufficiente facilità a recuperare i crediti dai propri debitori (cosa che le rende deboli e sofferenti). E quando questo accade si fa fatica a immettere denaro nell'economia. S pesso si dimentica che le banche sono una sorta di infrastruttura finanziaria dell'economia reale, per questo i loro fallimenti, così come la loro buona salute, producono effetti potenti. Ecco perché risuona forte il richiamo di Draghi a fare sì che cooperino governi, banche, regolatori e investitori. Come pure che si studino soluzioni europee ma anche nazionali, sebbene coordinate, e comunque guidate per quanto possibile dai privati. L'Italia in questo senso potrebbe essere in linea con il suo fondo Atlante appena creato? La direzione sembra essere quella. Anche se i dubbi sulla potenziale quantità di risorse che può mobilitare oltre che sulla reale possibilità di recupero crediti, restano. L'altro aspetto importante è quello dell'andamento dei prezzi. In Europa ci stiamo abituando a un andamento negativo. In Italia, la deflazione, vale a dire prezzi in discesa, non è una novità. Gli effetti perversi della situazione che si crea con un rinvio degli acquisti e degli investimenti è però uno dei rischi più forti per l'economia. E non è una situazione momentanea. Non c'è soltanto l'ormai scontato e accettato effetto deflattivo della produzione cinese. Si continuano a sottovalutare anche le innegabili conseguenze sui prezzi che sta avendo la tecnologia. Il 12% dell'intero commercio mondiale di beni viaggia oggi grazie a piattaforme come Amazon, Alibaba, eBay, Flipkart, dove il fattore prezzo è decisivo. E persino quelle che solo qualche anno fa erano poco più che società di nicchia, come Airbnb e Uber, stanno modificando interi mercati. La soluzione? Va conferita all'Europa e ai Paesi che la compongono maggiore resilienza, dice Draghi: maggiore capacità di adattarsi e resistere agli urti e agli shock dell'economia. Lo si fa con riforme adatte a un mondo che cambia velocemente. Con istituzioni europee più salde e forti. Il messaggio e l'impegno della Bce è nei fatti con gli stimoli all'economia. Ma è tempo che chi ascolta e può agire, governi e parlamenti, lo faccia. Daniele Manca daniele_manca © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 83 16/04/2016 diffusione:325546 Pag. 15 tiratura:405864 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Draghi come nel 2012 «Tutto il possibile» contro la deflazione Pace con Schäuble Dopo le accuse del ministro, Draghi vede Schäuble. E Weidmann fa da pontiere Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Mario Draghi e Wolfgang Schäuble si sono visti ieri sera. Qualche giorno fa, venerdì 8 aprile, il ministro delle Finanze tedesco aveva addossato al presidente della Bce «il 50% di responsabilità» per l'ascesa in Germania del partito della destra nazionalista e xenofoba Afd. Ieri mattina Schäuble ha cominciato la manovra di riavvicinamento, sostenendo di essere «un difensore della Bce e della sua indipendenza». Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e rappresentante tedesco nel board della Bce, si è riproposto nel ruolo inedito di pontiere. Seduto di fianco al ministro ha detto, come aveva già fatto martedì 13 aprile, che la «politica monetaria della Bce in questa fase è adeguata». Draghi prosegue con sicurezza sulla sua strada. Si sorprende per tutta l'attenzione attribuita all'incontro con Schäuble. Lo considera, invece, un fatto normale: il presidente della Bce è in contatto costante con tutti i ministri economici della zona euro. Ma, dopo le polemiche degli ultimi giorni, il faccia a faccia Draghi- Schäuble non è solo routine. In ogni caso la domanda chiave è molto semplice: esiste un'alternativa a questa politica monetaria? La risposta è altrettanto chiara: no, non c'è alternativa. Draghi lo spiega nel discorso preparato per il Comitato monetario e finanziario del Fmi: «L'economia dell'area euro continua con un ritmo di ripresa graduale...» ma rimane l'incertezza legata a una serie di rischi. L'inflazione, innanzitutto, resta molto bassa e, anzi, «probabilmente diventerà negativa nei prossimi mesi per tornare a salire verso la fine del 2016». Poi ci sono le incognite sui mercati emergenti e le variabili geopolitiche: immigrazioni, terrorismo, il referendum britannico sull'Ue. In questo contesto la Banca centrale continuerà a iniettare liquidità nel sistema e a mantenere i tassi di interesse «al livello attuale» o «ancora più basso», per «lungo tempo». Non è escluso, quindi, un tasso di interesse negativo: la massima spinta possibile per convincere le banche a prestare denaro. L'obiettivo è sempre lo stesso: sostenere la domanda interna, spezzare il corto circuito della deflazione, vale a dire prezzi troppo bassi, meno investimenti, meno lavoro, meno consumi, meno crescita. Resta fondamentale il ruolo delle banche. «La stabilità del settore è migliorata in modo significativo negli ultimi anni - scrive Draghi - tuttavia la redditività resta bassa. Inoltre, in alcune giurisdizioni, permane un alto stock di "non performing loans" (in sostanza le sofferenze bancarie ndr ) come eredità della crisi». Il presidente della Bce sollecita una maggiore cooperazione «tra governi, banche, regolatori e investitori». Con «un ruolo guida» dei privati. Un passaggio che potrebbe sembrare un avallo indiretto ad «Atlas» il fondo costituito in Italia dalla Cassa depositi e prestiti con gli istituti di credito per aiutare le banche soffocate dai crediti inesigibili. Ma a chi glielo chiede Draghi risponde che non ha ancora avuto modo di esaminare il progetto «Atlas». Solo nei prossimi giorni o settimane dirà che cosa ne pensa. © RIPRODUZIONE RISERVATA La ripresa Il presidente della Bce Mario Draghi ha avvertito: la ripresa economica resta «modesta e incerta» Foto: Bce Il presidente Mario Draghi ha partecipato all'International Monetary and Financial Committee

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 84 18/04/2016 Pag. 1,5 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Benetton Fondi al casello per fare il pieno di cash Daniela Polizzi

A pagina 5 Adesso nel focus è entrata Aspi. Come dire, la rete di autostrade in concessione che totalizza oltre 5 mila chilometri a pedaggio e che fa di Autostrade per l'Italia il maggior network nel Paese. È il cuore del gruppo Atlantia che fa capo a Edizione della famiglia Benetton e che si appresta a entrare in manovra. Il management guidato dal Ceo Giovanni Castellucci ha già delineato la strategia della capogruppo delle infrastrutture che in Borsa esprime un valore di 20 miliardi. E il progetto sarà sicuramente tema del l'assemblea di Atlantia, convocata giovedì 21 aprile, chiamata ad approvare il bilancio 2015 e a rinnovare il consiglio. Un passaggio, quest'ultimo, che vedrà nomine in assoluta continuità e il ritorno di Gianni Mion, manager di fiducia di Ponzano Veneto e attuale vice presidente esecutivo di Edizione, nel board presieduto da Fabio Cerchiai. La volontà è di raggiungere l'obiettivo di accelerare la diversificazione internazionale a tappe forzate. Un progetto nell'ambito del quale la cessione di quote di minoranza di Aspi è il tassello chiave. Nel vivo della partita si entrerà a giugno quando Atlantia selezionerà le banche advisor dopo un beauty contest che sarà avviato nelle prossime settimane. I cardini del progetto prevedono l'apertura fino al 30% del capitale di Aspi, il polo delle concessioni che vale 3,8 miliardi di ricavi ed esprime un ebitda di 2,3 miliardi. L'ipotesi è di individuare due investitori disponibili a comprare una quota tra il 10 e il 15% a testa. L'identikit è quello di un grande «pension fund», con passaporto anglosassone o in provenienza dal Far East, che ha regole di investimento diverse da quelle di molti fondi infrastrutturali o sovrani che cercano punti fermi in materia di governance. Insomma, è una tipologia di compagno di viaggio interessato più che altro alla politica dei dividendi che nel caso di Atlantia si aggirano attorno al 4%. Più estero Il gruppo conosce bene questi investitori, almeno dal 2012 quando Autostrade per l'Italia ha venduto il 49% del gruppo cileno Costanera al Canadian pension fund investment board (Cppib), base a Toronto, 283 miliardi di asset gestiti. Senza contare poi che alla finestra è rimasta la cinese Gingko Tree, il braccio degli investimenti della State administration of Foreign exchange (3 mila miliardi di dollari in gestione) che avrebbe dovuto comprare il 15% di Aeroporti di Roma a fianco di Adia di Abu Dhabi. Un'operazione che non si è conclusa proprio perché si è arenata sullo scoglio dei diritti di veto sugli investimenti che Adia avrebbe voluto esercitare. Il progetto punta a favorire l'ingresso di nuovi soci che permettano, grazie alle risorse incassate da Atlantia, di spostare il baricentro del gruppo oltre i confini nazionali. In pratica, si tratta di portare dall'attuale 75% al 50% la dipendenza del business del polo delle infrastrutture dal Pil italiano. Oggi la società controlla circa 5 mila chilometri di autostrade a pedaggio di cui 3 mila attraverso la Penisola. La volontà è quindi di ottimizzare la presenza di Aspi sui mercati internazionali sul modello di quanto fanno i gruppi internazionali delle concessioni come la spagnola Ferriovial, presente dalle autostrade del Canada agli scali della Gran Bretagna. Mezzi freschi Per i fondi che investono - spiega chi ha studiato il dossier - Aspi rappresenta l'opportunità di scommettere su un asset infrastrutturale italiano che ha rendimenti certi grazie alle tariffe regolate. Può valere come riferimento che la capofila Atlantia, grazie al contributo di Aspi, da gennaio 2007 ad aprile di quest'anno, ha offerto agli azionisti un rendimento complessivo del 10,2% all'anno (del 95% nel periodo), il secondo più alto nel settore delle concessioni di infrastrutture europee, dopo la Aéroport de . E quindi davanti a

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 85 18/04/2016 Pag. 1,5 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

colossi come Vinci (10,1%), Ferrovial (5,4%) e Abertis (4,9%). Il punto di approdo è l'incasso di mezzi freschi che consentiranno appunto di investire in altre infrastrutture autostradali o aeroportuali, con un occhio attento alle opportunità che si apriranno a breve in Sudamerica. A bocce ferme Atlantia può investire tra i 3 e i 4 miliardi, forte di un ebitda di gruppo pari a 3,2 miliardi. Ma potrebbero non bastare per giocare un ruolo nelle partite per conquistare asset di pregio, che si giocheranno nei prossimi tre anni sullo scacchiere dei mercati internazionali. Può valere come riferimento il City Airport, venduto a febbraio a una cordata di fondi pensione canadesi per 2 miliardi di sterline, sulla base di un multiplo pari a 30 volte l'ebitda. Quanto potrebbe incassare Atlantia dalla cessione del 30% di Aspi? L'intero gruppo vale in Borsa quasi 20 miliardi (è la quinta capitalizzazione al listino dopo Intesa Sanpaolo, Enel, Eni e Luxottica) di cui quasi 15 sarebbero riferibili al settore dei caselli autostradali, secondo le prime stime del mercato. Su numeri e proiezioni si eserciteranno banche e analisti nei prossimi mesi. L'accelerazione del progetto è resa possibile dalla conclusione di alcuni dossier prioritari in Italia. Come l'investimento nella Variante di valico aperta al traffico il 23 dicembre, che ha richiesto un impegno complessivo di 4,1 miliardi. Con l'apertura del capitale di Aspi si completerebbe così un percorso di crescita e diversificazione avviato nel 2008 con gli investimenti in Brasile (il gruppo possiede 1.500 chilometri di rete a pedaggio), Cile (700 chilometri), India (120) e Polonia (61). © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Presidente Monica Mondardini

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 86 18/04/2016 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Pensioni Quanto prenderemo? Le stime dai trenta ai cinquant'anni ROBERTO E. BAGNOLI

Quanto vale davvero la pensione pubblica? La busta arancione e il sito dell'Inps sono troppo ottimisti con gli 11 milioni di italiani a caccia di dati. Ecco un confronto tra le stime governative e calcoli che ipotizzano una crescita molto meno dinamica dell'Italia e dei contributi dei singoli lavoratori. E le opzioni per accantonare risparmi aggiuntivi. Alle pagine 20 e 21 La busta arancione dell'Inps, in arrivo entro l'estate nella buchetta delle lettere, costringerà sette milioni di italiani a misurarsi con i numeri della propria pensione pubblica. Un bene. Ma il rischio è che, nonostante la volontà chiarificatrice della missiva, l'effetto della trasparenza previdenziale sia troppo ottimista. Un male. Perché per mettere in piedi una strategia in vista del futuro serve del realismo. Ma vediamo i conti. Quelli dell'Inps e quelli di un'ipotesi meno «rosa», che è possibile simulare sempre attraverso lo strumento web dell'Inps se si hanno tempo e conoscenze, e che Progetica, società indipendente di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, ha simulato per Corriere Economia, mostrando che gli scenari possono essere diversi e decisamente meno confortanti qualora il futuro riservi una crescita economica piatta e quindi spegnere uno dei motori di crescita degli assegni pubblici. Gli esempi Primo esempio. Secondo «La Mia pensione Inps» un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese andrà in pensione di vecchiaia nel 2056 con un vitalizio di 1.749 euro lordi, il 75% di una retribuzione finale che, sempre al lordo delle tasse, sarà pari a 2.330 euro al mese. Al netto delle tasse, l'assegno mensile sarà di millequattrocento euro. Se, invece, si assumono ipotesi più realistiche sull'andamento del Pil (Prodotto interno lordo), uno dei parametri fondamentali a cui sono indicizzate le rendite pubbliche e sulla dinamica di carriera, l'assegno sarà pari a 1.217 euro lordi, il 95% di una retribuzione finale decisamente più bassa, 1.284 euro al mese. Al netto delle tasse l'assegno sarà di 1.029 euro, cioè quattrocento in meno rispetto alle proiezioni Inps. Il tasso di sostituzione elevato (94%) non deve trarre in inganno: il trentenne avrà guadagnato meno e avrà una coperta Inps ben più corta. I dati Nelle tabelle vengono presentate le elaborazioni che risultano dalla busta arancione de «La mia pensione» e quelle personalizzate che si possono ottenere sempre dall'Inps, ma cambiando alcuni parametri di partenza. I profili sono relativi a un dipendente trentenne e quarantenne con un reddito di duemila euro netti al mese e a un autonomo con lo stesso reddito. «L'invio della busta arancione cartacea a 7 delle12 milioni di persone che non sono in possesso del Pin rappresenta un ulteriore passo in avanti sul piano dell'informazione in materia previdenziale, che va ad aggiungersi alle 9 milioni di persone che già hanno usato la versione web del simulatore Inps - sottolinea Andrea Carbone, partner di Progetica, -. Ma le informazioni che vengono fornite di default, sia nella versione cartacea che in quella web, presentano tre importanti punti di attenzione. In primo luogo, si basano su ipotesi ottimistiche sul futuro economico dell'Italia, che rischiano di sovrastimare la futura pensione; inoltre ipotizzano una vita lavorativa continua ed in crescita, senza buchi contributivi; cosa che nell'attuale scenario del mondo del lavoro è sempre più rara. Infine forniscono una proiezione della rendita lorda e non al netto delle tasse». La pensione dei lavoratori viene ormai calcolata, in tutto o in parte, secondo il metodo contributivo, che fissa l'importo in funzione dei contributi versati, dell'andamento del Pil (Prodotto interno lordo) e della speranza di vita. «Per quanto riguarda i contributi, la stima dell'Inps prevede una crescita della retribuzione pari all'1,5% annuo, oltre l'inflazione - spiega Carbone -, quindi una previsione positiva sulla propria

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 87 18/04/2016 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

carriera. In linea con le ipotesi assunte dalla Ragioneria Generale dello Stato, viene ipotizzata una crescita annua dell'1,5% (anch'essa in termini reali) del Pil: è un dato decisamente superiore a quello registrato da alcuni anni a questa parte». Si assume, insomma, che il lavoratore faccia una discreta carriera e che l'Azienda Italia corra, mentre negli ultimi anni è quasi ferma. Questi numeri sono quelli che vedranno i circa sette milioni di lavoratori che ricevono la famosa busta e buona parte di quelli che accedono a La mia pensione dal sito Inps con il Pin oppure con lo Spid (Sistema pubblico per la gestione dell'identità digitale). Oltre undici milioni di lavoratori (quasi uno su due) avranno quindi una proiezione ottimistica di quella che sarà la futura pensione. I consigli Quali consigli si possono dare ai lavoratori? «Per chi consulta via web vanno verificati due punti - risponde Carbone - cioè che la storia contributiva registrata sia corrispondente a quella effettiva, e che la stima della pensione sia fatta in base a parametri prudenziali per la crescita del Pil, inserendo un tasso annuo dell'1% anziché dell'1,5%, e della carriera, considerando una retribuzione che non aumenta nel corso degli anni». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 88 18/04/2016 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PUNTO Paradossi: il mondo va Ma ci sentiamo sempre più a rischio DANIELE MANCA

La crisi del 2008 ha provocato profonde trasformazioni. Il mondo va. I segnali negativi sulla crescita economica sembrano attutirsi, eppure non ci sentiamo del tutto sicuri. O meglio siamo sempre più attenti ai segnali di rischio. La Cina cresce del 6,7%, come previsto? Ebbene l'accento viene posto sulle conseguenze della possibile chiusura di alcune grandi aziende statali. La scorsa estate, di fronte al crollo delle Borse asiatiche e alla conseguente svalutazione della moneta cinese, subito ci fu chi pensò a una prossima guerra valutaria. Cosa che non è accaduta come spiega Guido Santevecchi a pagina 9. Negli Stati Uniti il fenomeno è ancora più marcato. L'economia è in ripresa potente dal 2009. Ma prevale, anche negli americani, uno stato d'animo cupo. Il 43% di loro pensa che la situazione economica sia appena decente, il 29% la ritiene scadente o mediocre e solo il 28% buona o eccellente (erano il 44% nel 2006). E questo nonostante negli ultimi 73 mesi siano stati creati 14,4 milioni di posti di lavoro. E che dire dell'Europa? Crisi dietro crisi, un sondaggio sullo stato d'animo nella Ue ci fornirebbe risultati deprimenti. Un malessere globale che negli Usa peserà sulle prossime elezioni presidenziali. Ed è forse anche per questo che negli Stati Uniti si è più attenti nel decrittare la tristezza che ci avvolge. Le risposte ovviamente non sono univoche. Ma un dato rende forse più comprensibile la situazione: la consistenza della classe media negli Usa è scesa sotto il 50% della popolazione, non accadeva da decenni. Esiste, inoltre, un problema di salari che continuano a essere compressi. E, comunque, legati a lavori di qualità non elevata o a part time. Stretti nella forbice di una politica che esalta i problemi, invece delle soluzioni, e in una ripresa che stenta a trasmettersi in maniera diffusa sulla popolazione, si capisce il perché del paradosso di un mondo che va, ma che non ci rassicura. E forse, lavorare proprio su questo paradosso può indicarci possibili vie d'uscita. @daniele_manca © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 89 18/04/2016 Pag. 16 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'analisi [email protected] Enel, Telecom e banda larga: i quattro punti da chiarire Il principale: la riduzione della bolletta elettrica EDOARDO SEGANTINI

Unico caso in Europa, il nostro Paese assiste alla contrapposizione tra l' incumbent Telecom Italia - società privata, quotata in Borsa e controllata dal gruppo francese Vivendi - e il primo operatore elettrico, Enel, anch'esso quotato ma controllato dallo Stato. Una situazione inedita, che presenta almeno quattro punti da chiarire. Il primo: Enel ha in programma di intervenire nelle stesse città dove Tim ha già lanciato il suo piano di cablaggio, con fibra ottica fino alle case. Perché lo fa? Lasciando da parte le congetture, l'iniziativa dell'Enel può avere successo solo se esiste una forte concorrenza di prezzi nel mercato all'ingrosso, ovvero l'affitto delle reti ai concorrenti. E in che modo la società elettrica pensa di vendere accessi in fibra a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati da Telecom? Enel può riuscirci solo nel caso in cui abbia vantaggi di costo significativi nella posa delle reti in fibra ottica. Ma le sinergie del 30-40% (quelle dichiarate) possono veramente portare a riduzioni dei prezzi di accesso alla fibra di questa entità? La domanda è aperta. Il secondo punto interessa i consumatori anche più direttamente. L'Italia ha i prezzi più alti d'Europa per l'energia elettrica alle imprese e (tra) i più bassi per le telecomunicazioni. Enel ridurrà i prezzi delle bollette grazie alle telecomunicazioni e alle sinergie? Vediamo. Nella misura in cui l'offerta di servizi in fibra ottica si basasse sull'uso delle infrastrutture elettriche (com'è lecito supporre che avverrà), tali infrastrutture dovrebbero essere adeguatamente «remunerate» nel calcolo del loro rendimento da parte dell'Autorità per l'Energia. E tale «remunerazione» dovrebbe essere tenuta in conto ai fini della determinazione della bolletta elettrica. Quest'ultima perciò dovrebbe essere ridotta: poiché non si potrebbe chiedere agli utenti di pagare allo stesso modo un'infrastruttura pubblica che, grazie alle sinergie con le aziende di telecomunicazione, produce ricavi aggiuntivi. Enel - è il terzo dubbio che circola - anni fa aveva già investito nelle telecomunicazioni (Infostrada e Wind), per poi uscirne. Perché oggi rientra? In parte si attribuirà il cambio di rotta alla pressione del governo, in realtà non esistono casi internazionali paragonabili che aiutino a rispondere: le utility elettriche europee, finora, sono entrate nelle telecomunicazioni solo a livello locale. Ultimo tema: Telecom Italia è tenuta ad aprire la rete ai concorrenti «a condizioni eque e non discriminatorie», come prescrivono le regole. Lo farà anche l'Enel? La società elettrica, si presume, dovrà predisporre un listino prezzi di riferimento per l'affitto delle sue infrastrutture, in modo che l'accesso garantito alla controllata Enel Open Fiber possa essere consentito anche ad altri operatori interessati. Magari alla stessa Telecom Italia, chissà. @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 90 18/04/2016 Pag. 29 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Farmindustria INTERVISTA Scaccabarozzi: «Industria di valore, rimanga nel Paese» A.Pu.

B ene le riforme del 2015 come il premio ai brevetti (patent box) e gli sgravi fiscali per le biotech, ma «serve una gestione della spesa sanitaria che non penalizzi l'industria farmaceutica». Lo dice Massimo Scaccabarozzi ( nella foto ), presidente di Farmindustria, l'associazione del settore: «Diamo atto al governo Renzi di avere arrestato i continui tagli alla spesa farmaceutica che erano uno ogni tre mesi, ma il passaggio successivo è una riforma della governance del sistema». Il patent box avrebbe dovuto portare investitori stranieri, ha avuto effetto? «È presto per un bilancio. Per noi il patent box è fondamentale, anche se forse avrebbe dovuto essere limitato alla vera ricerca. Le aziende straniere hanno apprezzato questa attenzione. Il problema è che il meccanismo del pay-back sulla spesa ci penalizza». Si spieghi meglio. «La spesa farmaceutica è una quota fissa del fondo sanitario nazionale. Quando la quota viene sforata le aziende ripianano la parte eccedente: il 100% delle spese territoriali e il 50% di quelle ospedaliere. Ma i tetti sono stati fissati volutamente bassi: il 3,5%, con una spesa effettiva che supera abbondantemente il 4%. I prodotti biotecnologici, più costosi, vanno negli ospedali ma poi noi dobbiamo ripianare. In sostanza li forniamo gratuitamente. E sono biotech il 20% dei farmaci in commercio, il 40% di quelli autorizzati e il 50% di quelli in sviluppo. Farmaci importanti, come quelli per la sclerosi multipla o i tumori». Quanto vale questo contributo? «C'è una sentenza sospensiva del Tar, per ora, ma stimiamo oltre un miliardo di euro nel 2016, in aumento dagli 850 del 2015». Difficile trovare le coperture dal bilancio pubblico per alzare il tetto, però. «Una soluzione l'aveva suggerita Carlo Calenda quand'era viceministro allo Sviluppo: togliere dal tetto alcune classi di farmaci come l'oncologia e le malattie neurodegenerative e metterle nella spesa ospedaliera generale». Ma gli investimenti aumentano? «Sì, crescono comunque. Siamo arrivati a 600 milioni l'anno per le biotech farma, cifra alta visto che si investono 2,5 miliardi destinati a tutta l'area farmaceutica. Ed è destinata ad aumentare» Qual è il peso dell'Italia? «Alto. È italiana, per esempio, la prima terapia con staminali approvata in Europa, sviluppata da Chiesi (Holoclar nel 2015, ndr). La ricerca è cambiata, non è più chiusa nei laboratori delle aziende, nasce dalla collaborazione fra startup e grandi aziende. È l'Open innovation. Le startup fanno la selezione iniziale, poi intervengono le grandi imprese. Su 199 biotech farmaceutiche le imprese classiche sono 66, il resto sono biotech pure. Ma le 66 coprono l'86% del valore del comparto». Quanto costa sviluppare un farmaco? «Circa 2,5-3 miliardi. Ci vogliono dieci anni e ne arriva sul mercato uno su diecimila. I successi dopo la Fase I sono solo il 4%. Perciò le startup che fanno la selezione sono fondamentali. Questa è un'industria di valore, deve rimanere nel nostro Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 91 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MISURE PER IL CREDITO Un Atlante in tre mosse per la svolta delle banche Alessandro Graziani

Si apre la settimana decisiva per il rilancio del sistema bancario italiano. Un riassetto che poggia su due pilastri fondamentali: l'intervento privato dell'intero sistema finanziario domestico con un'iniezione fino a 6 miliardi per capitalizzare il fondo Atlante, che sarà garante degli aumenti di capitale delle banche più fragili e rileverà una parte rilevante dei crediti in sofferenza di alcune banche, e il decisivo provvedimento del Governo sulla riforma del diritto fallimentare, che ha l'obiettivo di ridurre in misura consistente i tempi di recupero dei crediti a rischio. È bene dire che l'accelerazione degli ultimi giorni del maxipiano è dovuta alla necessità di risolvere l'emergenza dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza che, con il possibile venir meno della garanzia di UniCredit a causa delle turbolenze dei mercati, avrebbe esposto l'istituto al rischio di bail­in con un effettocontagio sull'intero sistema bancario nazionale e sulla fiducia dei depositanti. Ma è anche evidente che il doppio intervento del Governoe quello del sistema finanziario privato hanno un obiettivo più ampio: ridurre, se non eliminare del tutto, la vulnerabilità delle banche italiane allo stock dei 200 miliardi di crediti lordi in sofferenza. Una zavorra che frena il credito all'economia reale e che rischia di condizionare in negativo, come ha ricordato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan nell'intervista a Il Sole 24 Ore di mercoledì scorso, anche l'efficacia della trasmissione della politica monetaria di allentamento quantitativo della Bce. Una svolta sulla rimozione dello stock dei crediti in sofferenza, dunque, è necessaria all'intero sistema economico italiano, alle prese con un gap competitivo con altri Paesi europei che hanno risolto il problema negli anni passati, anche ricorrendo ad aiuti di Stato o a fondi europei. Perché la svolta sia concreta, oltre ai fondi privati del fondo Atlante, è indispensabile che il Governo vari un efficace provvedimento di revisione della normativa fallimentare che dimezzi i tempi di recupero dei crediti. Continua pagina 16 u Continua da pagina 1 Portare dagli attuali settea duetre anni il tempo di escussione delle garanzie non sarà un "regalo" alle banche, ma un allineamento alla media europea del settore. E l'accorciamento dei tempi avrà un valore economico notevole. Basti pensare che le attuali valutazioni medie di mercato del 20% dei credi­ ti in sofferenza potrebbero salire, con tempi di recupero più rapidi, a valori intorno al 30­35%, avvicinandosi al 40%, che è in media l'attuale valore di carico dei non performing loans (Npl) nei bilanci delle banche italiane. L'efficacia dei provvedimenti contenuti nel decreto che il Governo dovrebbe approvare in tempi brevissimi rappresenta con ogni evidenza lo snodo decisivo dell'intera manovra di rilancio delle banche. Anche per­ ché molti istituti di credito (e assicurazioni) hanno condizionato il loro apporto al fondo Atlante proprio al varo di un'efficace riforma del diritto fallimentare. Se tutto filerà per il verso giusto, entro domani il fondo Atlante effettuerà il primo closing con circa 5 miliardi di capitale deliberato. E sempre domani potrà partire l'aumento di capitale da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza che, nel caso di una solo parziale sottoscrizione da parte del mercato, beneficerà della rete di protezione ("backstop") dei capitali del fondo. Superata l'emergenza che a giugno riguarderà anche l'aumento di capitale di Veneto Banca, Atlante potrà dirottare il resto dei capitali (destinati a salire per effetto della leva finanziaria) all'acquisto dei crediti in sofferenza delle banche più fragili. Sarebbe una svolta in positivo per l'intero sistema bancario. Ma per capire se l'impianto complessivo allo studio sarà davvero efficace, saranno decisivi i dettagli del piano che emergeranno nelle prossime 48 ore.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 92 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il bilancio di nove anni della dote 2007­2013 Fondi Ue: dalla ricerca ai trasporti finanziati più di 900mila progetti Chiara Bussi

Oltre 900mila progetti finanziati in nove anni. È il bilancio provvisorio della programmazione 2007­2013 per i fondi strutturali Ue mentre mancano undici mesi alla scadenza per la certifica­ zione della spesaa Bruxelles. Metà delle risorse, secondo l'Osservatorio Il Sole 24 Ore•Gruppo Clas, hanno riguardato la ricerca, l'occupazione e i trasporti. pagina 11 pIl conto alla rovescia è già iniziato. Mancano infatti undici mesi alla scadenza del 31 marzo 2017 per la certificazione della spesa alla Commissione Ue per evitare il disimpegno automatico delle risorse non utilizzate. Ma sono già oltre900 mila i progetti che hanno tagliato il traguardo ottenendo un finanziamento con la dote dei fondi Ue 2007­2013. Lo rivelano i dati di Opencoesione elaborati dall'Osservatorio Il Sole 24 Ore­Gruppo Clas, che consentono di tracciare un primo bilancio di chi ce l'ha fatta. Circa la metà dei pagamenti effettuati (il 47%), tra fondi Ue e cofinanziamento regionale o nazionale, hanno riguardato la ricerca, le politiche per l'occupazione,i trasportie le infrastrutture per tentare la via del rilancio durante gli anni bui della crisi. Restringendo il focus per tipologia di finanziamento, il Fse (Fondo sociale europeo) primeggia per numero di progetti andati a buon fine (87%), mentre il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), che si occupa tra gli altri, di progetti per la competitività delle imprese, l'agenda digitale e la protezione dell'ambiente, è invece in testa per valore delle risorse erogate (76 per cento). Non solo. «Il vero fiore all'occhiello della programmazione 2007­2013 ­ ricorda Chiara Sumiraschi, economista di Gruppo Clas ­ sono stati gli strumenti di ingegneria finanziaria, come fondi di garanzia e fondi di venture capital con un particolare focus sulle Pmi, che si sono affiancati alle forme tradizionali di contributi a fondo perduto». Dei 28 programmi cofinanziati dal Fesr, in base al database di Opencoesione, ben 20 hanno adottato questi strumenti soprattutto per finanziare investimenti in Ricerca, innovazione e competitività delle imprese. In particolare Lombardia, Lazio e Sardegna hanno dedicato almeno un terzo delle risorse a queste misure. Vietato, però, adagiarsi sugli allori perché la Programmazione non è ancora conclusa. Il disimpegno delle risorse avverrà solo dopo l'istruttoria della Commissione Ue sui documenti presentati entro il 31 marzo 2017. Ma per soddisfare il target del 100% della spesa certificata entro quella data è necessario che a fine dicembre 2015 siano stati realizzati pagamenti rendicontabili almeno pari alla dotazione dei programmi. L'obiettivo è stato raggiunto da tutti i programmi, ma più basso è il livello di pagamenti registrato finora, più la strada sarà in salita. Gli ultimi dati aggiornati a fine dicembre mostrano infatti che 20 programmi sui 52 totali presentano un livello di pagamenti al di sotto del 90% e/o una spesa da certificare entro marzo 2017 superiore al 20 per cento. Tra questi sono soprattutto otto i programmi che dovranno essere monitorati con attenzione perché non soddisfano nè l'uno nè l'altro target. Tra questi figurano tre programmi regionali (i Por Fsee Fesr della Sicilia e quello Fse del Lazio), uno interrregionale (Poin Convergenza Fesr Energie Rinnovabili e risparmio energetico) e quattro nazionali. La maglia nera dei pagamenti va al Programma nazionale Competitività e azioni di sistema che ha un livello pari ad appena il 58% della propria dotazione totale. Mentre la maggior spesa (46%) da certificare nei prossimi undici mesi Pon Fesr Reti e mobilità. Ci sono poi sei programmi con pagamenti al di sotto del 90% ma con una spesa da certificare inferiore al 20 per cento. Fanno parte ad esempio di questo gruppo l'Abruzzoe il Molise (sia con il Fesr che con il Fse) e due programmi nazionali. Un terzo gruppo tra i "ritardatari", riguarda poi sei programmi che presentano un livello di pagamento oltre il 90% della dotazione totale a loro assegnata, ma con più del 20% di spesa ancora da certificare. È il caso dei programmi Fesr di Calabria, Campania, Sardegna e Trento e di quello Fse della Lombardia. «Le autorità di gestione di questi programmi • sottolinea Sumiraschi • dovranno dedicare molto impegno alla certificazione della spesa. Lo sforzo è fattibile, ma richiede energie dedicate». Una soglia di pagamenti inferiore al 100%a fine dicembre 2015, precisa Sumiraschi, «non significa necessariamente che un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 93 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

programma ha avuto una performance non ottimale. Gli strumenti di ingegneria finanziaria hanno infatti una regolamentazione specifica in base alla quale la data ultima per poter effettuare i pagamenti a favore dei destinatari è fissata proprio al 31 marzo 2017. Il mancato raggiungimento del requisito a fine 2015 potrebbe dunque essere dovuto all'utilizzo di questi strumenti». I restanti 32 programmi sono invece al passo con la tabella di marcia e hanno un livello di utilizzo di oltre il 90% e una spesa certificata superiore all'80 per cento. Non solo. Tra questi ben 15 programmi hanno già raggiunto e superato la soglia del 100% della capacità di pagamento e ben 5 hanno già centrato anche il target del 100% della spesa certificata, con notevole anticipo rispetto alla scadenza del 31 marzo 2017. Si tratta dei programmi finanziati dal Fesr per Puglia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Valle d'Aosta. Tutti, ad eccezione della Liguria, sono stati interessati dal Piano di azione Coesione che ha portato a una rimodulazione delle risorse comunitarie e a una riduzione della dote di cofinanziamento nazionale. «I risultati ottenuti ­ dice Sumiraschi ­ confermano il giudizio positivo sulla scelta di utilizzare il Piano di azione come strumento per accelerare la spesa dei programmi». Per chi invece è ancora in ritardo i prossimi mesi saranno cruciali. Il numero di progetti finanziati e il valore dei pagamenti in miliardi di € dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2015 I PROGETTI FINANZIATI TOTALE La fotografia 52 45,13 906.442 32 265.455 20 222.397 15 5.636 23 14 9.027 14.482 5 33 7.097 14 28.589 1.209 320.911 6.614 21.856 2.863 306 8,57 6,95 5,98 5,80 3,03 2,93 2,45 2,12 1,95 1,87 1,71 1,69 0, 08 Istruzione Occupazione LA PAGELLA I pagamenti Pagamenti sulla dotazione Spesa ancora da certificare Agenda digitale Inclusione sociale La certificazione Por Fse Lazio Por Fesr Sicilia Por Fesr Molise Por Fesr Trento Por Fesr Abruzzo Por Fesr Calabria Por Fesr Sardegna Por Fesr Campania Por Fse Lombardia 42,7 57,6 37,3 71,1 18,1 81,2 4,3 82,4 23,7 83,4 21,9 83,5 13,2 83,5 13,3 85,9 23,6 87,7 46,1 87,9 21,8 88,1 11,7 89,4 23,5 89,4 11,7 89,4 35,4 92,2 22,1 93,3 24,1 94,8 25,1 98,5 30,9 99,4 24,4 108,8 Ricerca e innovazione Valore pagamenti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 94 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

erogati Numero progetti programmi operativi totali Pon Fesr Reti e mobilità Attrazione culturale e turistica Rinnovamento urbano e rurale Trasporti e infrastrutture a rete Servizi di cura infanzia e anziani Competitività per le imprese Energia e efficienza energetica Rafforzamento capacità della PA Ambiente e prevenzione dei rischi Performance dei pagamenti e della certificazione al 31 dicembre 2015 Programmi operativi che hanno raggiunto e superato la soglia del 100%della capacità di pagamento Programmi che hanno una distanza inferiore di 20 punti al target Programmi che hanno una distanza di oltre 20 punti dal target Por Convergenza Fse Sicilia Dati in % I PROGRAMMI DA MONITORARE Por Fse Abruzzo Poin Convergenza Fesr Istruzione ambienti per l'apprendimento Pon Convergenza Fesr Sicurezza Programmi operativi con pagamenti al di sotto del 90% e/o una spesa certificata inferiore all'80% Programmi che hanno già raggiunto il target della spesa certificata Programmi operativi che hanno un livello di pagamenti tra il 90 e il 100% Programmi operativi con oltre il 90% di pagamenti effettuati e una spesa certificata superiore all'80% Programmi operativi che hanno un livello di pagamenti inferiore al 90% Pon Fse Competitività azioni di sistema Programmi che presentano un livello di pagamenti inferiore al 90% o una spesa da certificare entro marzo 2017 oltre il 20% Pon Convergenza Fesr Ricerca e Competitività Poin Fesr Attrattori culturali, naturali e turismo Por Fse Molise Poin Convergenza Fesr Energie rinnovabili e risparmio energetico Pon Converg. Fse Governance e azioni di sistema Fonte: elaborazione Osservatorio Il Sole 24 Ore-Gruppo Clas su dati Opencoesione e Ragioneria generale dello Stato LA PAROLA CHIAVE Certificazione 7 Sono le richieste di rimborso delle spese sostenute che vengono presentate alla Commissione Ue dalle amministrazioni titolari dei Programmi cofinanziati dai fondi strutturali. Le risorse non certificate alla Commissione entro i termini prestabiliti sono soggetti a disimpegno automatico, cioè alla riduzione del finanziamento comunitario e del corrispondente cofinanziamento nazionale del Programma. Il termine ultimo per la programmazione 2007­2013 è il 31 marzo 2017

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 95 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 23 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVENTO PREVIDENZA FOCUS Per la categoria e l'economia reale A fronte di una tassazione più europea i professionisti sono pronti ad accrescere gli investimenti in settori strategici per tutto il sistema Renzo Guffanti

Èquanto mai opportuno ricordare che al momento della privatizzazione, che fa data a partire dal 1° gennaio 1995, gli effetti della generosità insita nella legge 21/1986 si stavano sviluppando con la massima virulenza, e rischiavano di spingere la Cnpadc verso una sorta di emorragia, una falla nel sistema, che se non fosse stata tamponata nei modi e nei tempi giusti avrebbe potuto provocare danni strutturali irreparabili, fino al ribaltamento dello "scafo" su cui oggi invece navigano serene le pensioni dei Dottori Commercialisti. Spiegare quello che sarebbe potuto accadere al nostro sistema previdenziale, una volta abbandonata l'ancora pubblica, è ancora più semplice se accompagniamo le parole con qualche numero, al posto che ricorrere a metafore. Parliamo, infatti, di un andamento patrimoniale alla deriva che, come da previsioni ante correzioni, mostrava il suo azzeramento nell'anno 2031,e che sarebbe arrivatoa un valore negativo per più di 15 miliardi di euro nel 2040. Sono cifre importanti, che avrebbero impedito al sistema di funzionare, e di onorare le promesse previdenziali fatte durante questo percorso, in cui siè assistito alle profonde trasformazioni del primo pilastro previdenziale,e al solco riformatore in cui sono state incanalate. In fondo, a metà degli anni '90 era chiaro che se la stessa previdenza pubblica necessitava di riprogrammare il proprio modello previdenziale ­ la "riforma Dini"e le correzioni successive sono un esempio ­ si sarebbe dovuto prima o poi intervenire anche sulle Casse professionali che avevano fino a lì condiviso un percorso molto simile. Non era infatti realistico poter pensare di rispettare gli impegni previdenziali assunti,o da assumere, nei confronti dei propri iscritti, applicando un modello pensionistico tarato su prestazioni promesse molto elevatee contributi futuri insufficienti a renderlo sostenibile nel lungo periodo. La "certificazione" attuariale ripetutamente ricevuta negli ultimi anni conferma invece che la Cassa ha adottato per tempo riforme che non erano più rinviabili, e ha provveduto a far fronte alle anomalie strutturali del proprio sistema previdenziale. Verso un welfare flessibile ed efficiente Si è trattato di un primo step a vantaggio di tutta la categoria, che ha consentito la costruzione di un disegno previdenziale più solido e soprattutto più flessibile, capace di adattarsi alle esigenze specifiche dei Dottori Commercialisti, che spaziano da quelle che mettono al centro dell'attenzione le aspettative previdenziali di lungo periodo a quelle, non meno importanti, sia pur di breve respiro, generate da situazioni di disagio specifiche. La riforma del 2004 ha messo la Cnpadc nelle condizioni migliori per operare affinamenti successivi in tema di adeguatezza delle prestazioni, da un lato, ampliando il valore atteso delle prestazioni in particolare favore di chi ha dovuto sostenere l'onere maggiore di una riforma strutturale che ha inciso in modo significativo sui tassi di sostituzione previsti. Affermato il concetto che la funzione assistenziale non possa rimanere marginale rispetto alla funzione primaria dell'Ente, sono state messe in campo iniziative trasversali che hanno inciso sui requisiti di accesso alle prestazioni, sull'ammontare dei contributi e, infine, sul­ l'ampliamento dei "servizi" offerti, con la speranza di poter stanziare in futuro altri fondi, al fine di allargare il "secondo" welfare di categoria. Di sicuro c'è ancora spazio per intervenire sulle prestazioni, quanto meno liberando risorse attraverso l'ulteriore riconoscimento sul montante individuale degli iscritti del cospicuo ammontare ­ oltre 50 milioni nel 2015 ­ di extra rendimenti prodotti da una gestione oculata e strategica del patrimonio della Cassa. Risorse per il Paese e le future pensioni Proprio i rendimenti ottenuti dagli investimenti diventano uno spartiacque fondamentale per il futuro previdenziale dei nostri professionisti, un futuro che richiede una previdenza capace di investire bene, per generare nuovo reddito a vantaggio degli associati. Nonostante gli interessi della Cassa siano innanzitutto rivoltia una specifica categoria, ancora una volta rilanciamo con forza l'impegno come Dottori Commercialisti a voler investire di più nella economia reale, per immettere

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 96 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 23 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

liquidità in settori strategici del nostro Paese. Scommettendo su logistica, infrastrutture, imprese, i nostri fondi diventano parte attiva nel rilancio dell'economia italiana,e molto di più si potrebbe fare se soltanto non fossimo penalizzati da miopi scelte di politica fiscale, o dal pressante bisogno di entrate per finanziare spesa corrente. Pur comprendendo le difficoltà del momento, se vogliamo pensare di garantire un'adeguata copertura previdenziale alla nostra categoria, riteniamo giusto che anche lo Stato, d'altro canto, faccia la sua parte. Quello che oggi ci limita nel nostro sforzo di crescere, di trovare spazi di manovra alternativi e di lavorare con serenità per il futuro della nostra previdenza deriva in primo luogo da una penalizzazione accentuata sul fronte della tassazione, che ha investito negli ultimi anni la previdenza professionale, i cui attivi patrimoniali sono troppo spesso assimilati a quelli gestiti da speculatorie capitalisti privati. Noi rifiutiamo questa etichetta, e ribadiamo il nostro ruolo di custodi di risparmio previdenziale che operano con l'obiettivo di far rendere il patrimonio accumulatoa vantaggio degli attualie futuri pensionati, nel pieno rispetto delle funzioni previste dall'articolo 38 della Costituzione. Per questo viviamo come una evidente ingiustizia,e inutile penalizzazione, ogni incremento della pressione fiscale, che comporta una proporzionale riduzione dei tassi di capitalizzazione dei montanti pensionistici degli iscritti e, quindi, delle prestazioni da loro attese. Siamo prontia rilanciare il nostro impegno nell'investire in progetti funzionali alla crescita, alleggerendo l'impegno pubblico nei settori strategici per il rilancio dell'economia del Paese,a fronte di una tassazione più "europea" del risparmio previdenziale dei liberi professionisti, in un rinnovato quadro normativo e relazionale, che tenga nella giusta, e meritata, considerazione quanto di positivoè già stato realizzato negli ultimi venti anni.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 97 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato G -20 E RIPRESA GLOBALE Il dovere di accelerare il passo della crescita Luca Ricolfi

Forse nessuno si attendeva indicazioni di rilievo dal G­20 appena concluso a Washington. È raro che questo genere di incontri generi messaggi e segnali forti. E tuttavia colpisce, nel comunicato finale, la mancanza di qualsiasi valore aggiunto informativo significativo. Più che enunciare impegni credibili, mi pare che il vertice delle economie più importanti del pianeta abbia rafforzato il senso di smarrimento che pervade cittadini e operatori economici. Difficile dare molta fiducia alle promesse di trasparenza fiscale se a formularle è un premier (David Cameron) coinvolto nello scandalo dei "Panama papers"; ancor più difficile credere agli enunciati contro le svalutazioni competitive, visto che è precisamente in questo genere di guerre che le economie più potenti del mondo sono impegnate da anni. Più facile, invece, è credere alle preoccupazioni dei governanti, se non altro perché sono in sintonia con l'umore dei governati. Lo sappiamo tutti che terrorismo, guerre, flussi migratori fuori controllo, crisi dei debiti pubblici e privati, possibile uscita del Regno Unito dall'Unione Europea incombono come nere nuvole all'orizzonte. Il problema è che chi è al timone dell'economia mondiale, dopo aver avvistato i segni della possibile tempesta in arrivo, non pare in grado di indicare una rotta sicura. E sentir dire a Draghi che l'inflazione potrà essere ancora negativa nel 2016 suona, inevitabilmente, come la presa d'atto di un'impotenza,o di una difficoltà, della politica monetaria. Possiamo anche denominare tutto questo un risultato parziale, possiamo anche pensare che la Bce ha fatto quel che doveva, che è stata la politica europea ad essere latitante, e che senza il Quantitative Easing sarebbe stato un disastro, ma resta il fatto che l'obiettivo di sostenerei prezzi per alleggerire i debiti è stato, finora, clamorosamente mancato. In questo quadro, già poco confortante per l'economia mondiale, non suonano particolarmente rassicuranti né i dati più recenti sulla crescita dei Paesi avanzati (i 34 Paesi Ocse), né quelli sulla zona euro, né quelli sull'Italia. Continua pagina 20 u Continua da pagina 1 Il tasso medio di crescita dei Paesi Ocse previsto per il 2016­2017 è di poco superiore al 2%, contro il 3.5% degli anni pre­crisi (2000­2007). Quello dei paesi dell'Eurozona continua ad essere inferiore al 2%, quello dell'Italia è appena al di sopra dell'1%. Per l'Italia, tuttavia, il quadroè più complesso di come può apparire dalle crude cifre degli organismi internazionali. I segnali di ripresa sono tuttora deboli e insoddisfacenti, ma sono piuttosto chiari e coerenti nel tempo. Occupazione, potere di acquisto delle famiglie, ore lavorate sono in lenta crescita fin dal 2013. Un dato per tutti riassume la boccata di ossigeno affluita alle famiglie: il numero di unità familiari in difficoltà economica (che devono fare debitio attingere alle riserve per arrivare alla fine del mese), dopo aver toccato il massimo storico del 32% fra il 2012e il 2013, negli ultimi due anniè in costante diminuzione, e ora si attesta intorno al 20%. Sempre tante, troppe famiglie non riescono a sbarcare il lunario (negli anni '80 e '90 erano la metà, circa il 10%), ma comunque sono molte meno di 3 o 4 anni fa. Questi segnali positivi non vanno trascurati ma, purtroppo, non cancellano i segnali di pericolo che organismi internazionali, Banca d'Italia, uffici studi ripetono senza sosta: gli investimenti ristagnano, il debito pubblico non scende, la produttività è ferma da quasi vent'anni, il gap fra il tasso di crescita del Pil italiano e quello dell'Eurozona è ancora più grande di quello che separa l'Eurozona dalle economie avanzate al di fuori dell'area euro. Nel sistema di cerchi concentrici che includono, in successione, l'economia mondiale, le economie avanzate, l'Eurozona, il nostro paese occupa la nicchia peggiore: non credo più di tanto alle previsioni di crescita degli organismi internazionali, ma colpisce che, per il 2017, il Fondo monetario collochi l'Italia al terzultimo posto, e l'Ocse addirittura al penultimo, su ben 34 economie avanzate. Così, a ben guardare, l'Italia si presenta come una sorta di moneta a due facce. Osservata con l'occhio rivolto alla stagione di crisi che speriamo di lasciarci alle spalle, essa ci appare come un malato che sta riprendendo le forze. Ma guardata con l'occhio rivolto a quel che succede al di fuori del cortile di casa, nel vasto spazio dell'economia mondiale, o anche solo delle economie avanzate, essa ci appare piuttosto come uno dei

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 98 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

pochi malati che stentano ancora ad alzarsi dal letto e camminare da soli. Se anziché guardare alle incerte, spesso troppo ottimistiche, previsioni di crescita degli organismi internazionali, guardiamo al dato di crescita effettiva più recente, quello del 2015, il ritorno alla realtà fa riflettere: il tasso di crescita dell'Italiaè circa un terzo di quello degli altri paesi della zona Euro, che a loro volta sono cresciuti un po' meno degli altri paesi Ocse. Forse, prima di qualsiasi presa di posizione sulle terapie, è giunto il momento di prendere atto del carattere bifronte di questa stagione. Anziché dividerci fra ottimistie pessimisti, meglio sarebbe deciderci, una buona volta, a guardare entrambe le facce della moneta: perché misurarci con il nostro recente passato di crisi ci può certo rassicurare, ma guardare che cosa succede al di fuori dei nostri confini è indispensabile per non cadere in pericolose illusioni. Valori in percentuale Le stime del Def sul Pil italiano 1,6 1,5 1,4 1,4 1,2 0,8 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 2015 2016 2016 (Def 2016) 2017 2018 2019 (agg. Def 2015)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 99 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL FONDO BANCHE­CDP La forza di Atlante nasce dal mercato Donato Masciandaro

Innovazione, rapidità, credibilità: sono questi i tre ingredienti che possono rendere il fondo Atlante una soluzione efficace al problema della gestione dei crediti bancari ad alto rischio. Continua u pagina 2 u Continua da pagina1 Un problema cheè diventato rilevante soprattutto nelle ultime settimane per la coesistenza di almeno tre fattori: inefficienza delle regole italiane, aleatorietà delle regole europee, volatilità dei mercati finanziari.I tre fattori hanno generato una sorta di miopia sistemica, che riduce le capacità di avere in Italia una ripresa economica più robustae stabile. Atlante può fornire quegli occhiali che possono rappresentare una forma di soluzione cooperativa tra governi, regolatorie mercati che va nella direzione proprio ieri auspicata dal presidente Draghi. Se oggi il problema macroeconomico dominante in Italiaè quello di avviare una ripresa economica non anemica, lo snodo cruciale da affrontareè quello di avere nello stesso tempo un sistema bancario in buona salute, rispettarei vincoli strutturali della politica economica nazionale in un momento congiunturale straordinario; da questo punto di vista, l'istituzione del fondo Atlante può risultare uno strumento efficace. In un Paese come l'Italia, in cui il finanziamento delle attività rischiose di impresee famiglie avviene soprattutto attraverso il credito delle banche, la capacità del sistema bancario di trasmettere gli impulsi ultra espansivi della politica monetaria europea definita dalla banca centrale europea (Bce) diviene condizione cruciale, ancorché non sufficiente.A sua volta, lo stato di salute dell'industria bancaria italianoè complessivamente buono, nonostante una zavorra:i crediti ad alto rischio (Npl). Sempre dal punto di vista macroeconomico, e proprio per la natura bancocentrica del sistema produttivo del Paese, la crescita degli Nplè la conseguenza della peggiore crisi economica dal dopoguerra. Per cui esiste un legame tra bassa crescita economicae qualità del credito che, se non corretto, tendea peggiorare sistematicamente lo stato di salute delle banchee dell'economia. Quale deve essere l'atteggiamento del governo rispettoa un problema di Npl? In generale, tutto passa dalla relazione che lega tre politiche: fiscale, bancariae monetaria. Le strategie possibili sono tre, battezzate dai precedenti storici, o di approccio economico, che le caratterizza. Una prima strategiaè quella austriaca:i responsabili della politica fiscalee della politica monetaria, non si occupano di politica bancaria. In questa cornice gli Npl vengono affrontati da ciascuna banca secondo le proprie strategie aziendali,e si lascia che sianoi mercatia determinarne dinamica, prezzo ed esito. Questo approccioè quello chea regime dovrebbe caratterizzare l'Unione europea: la politica monetaria non finanziai disavanzi pubblici, chea loro volta non sono alimentati dalla necessità di far pagare ai contribuenti gli errori dei banchieri. In questo particolare momento congiunturale questo approccioè particolarmente rischioso sia per l'Italia che per l'Europa; trascurare il legame tra Nple rischi recessiviè un azzardo. Una seconda strategiaè quella giapponese: sia la politica monetaria che la politica fiscale si occupano direttamente della politica bancaria. La politica fiscale e la politica monetaria hanno un atteggiamento espansivo, che consente allo Stato di aiutare direttamente le banche. La strategia giapponeseè caratterizzata da accumulazione del deficite del debito,e dal rischio che il problema degli Npl non venga affrontato, ma semplicemente aggirato. Infatti nella strategia giapponesei rischi di collusione tra gli incentivi dei politicie quelli dei banchieri di insabbiare la questione Npl, che viene sottratta alla disciplina di mercato, sono altissimi. Anche questo approccioè impercorribile. L'Italia, con il suo stock di debito pubblico, non può- e aggiungiamo non avrebbe potuto anche negli anni precedenti, in particolare dal 2008 a oggi- non può permettersi di intervenire direttamente. Chi sottolinea che altri lo hanno fatto quando le regole europee lo consentivano, sembrano trascurare il piccolo problema dello stock di debito pubblico italiano, che il nostro Paese si trascina irrisolto dall'Unità d'Italia. Qualche numero per gli smemorati: nei 154 anni dell'Unità, il rapporto debito su prodotto ha superato quota 100 in 60 casi (38%) e quota 60- il limite che la Ue siè data- in 115 casi (74%). Inoltre il rapportoè sempre salito, tranne in due

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 100 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

casi: nel primo dopoguerra, quandoè sceso da 160a 52 in soli cinque anni, ma grazie all'inflazionee alla moratoria Hoover sul debito (gli americani condonarono l'80% del debito); nel secondo dopoguerra, quandoè sceso da 124a 40 in appena tre anni, ma di nuovo graziea una inflazionea due cifre. Un Paese del genere non può permettersi distrazioni sul debito, figuriamoci per fare salvataggi bancari. Una terza strategiaè quella svedese: la politica monetariae la politica fiscale si occupano indirettamente della politica bancaria. La politica monetaria, se è coerente con la sua finalità di stabilizzare l'inflazione, ha un atteggiamento espansivo; la politica fiscale non aiuta direttamente le banche, ma definisce regole che contribuiscono alla soluzione del problema Npl. Nel caso svedese furono creati dallo Stato veicoli ad hoc per gestire gli Npl, ma indipendenti dalla politicae dai banchieri, che liquidaronoe gestironoi cattivi debiti secondo criteri di mercato. Il Fondo Atlante può rappresentare una versione italiana all'approccio svedese, che tiene conto dell'attuale fase congiunturale. La Bce, in coerenza con il suo mandato, sta attuando una politica espansiva. Il governo italiano, per lo stato della sua finanza pubblicae per le regole dell'Unione, non può impegnarsi direttamente. Esiste però lo spazio per un'iniziativa privata: un veicolo che può essere promosso dall'azione congiunta di governoe banche, ma che deve essere disegnato in modo da essere indipendente dall'unoe dalle altre,e con un'azione orientata al profitto in un orizzonte di medio termine. Inoltre, un impegno del governoa rendere più efficiente il recupero dei crediti in sofferenzaè una leva giuridica importante per aumentare le probabilità di successo dell'operazione. Atlante, caratterizzato dalla ricerca di rendimenti di mercato ma non speculativi, può rappresentare uno strumento di stabilizzazione complessiva, intervenendo sia sugli Npl che su aumenti di capitale. Dunque occorre l'innovazione, rappresentata da un veicolo privato, indipendente ed efficiente; la rapidità, perché il momento congiunturaleè straordinario- varie forme di miopia- ma anche favorevole, dato il profilo dei tassi di interesse; la credibilità di tutti gli attori in giuoco: promotori, governo, regolatori nazionali ed europei. Atlante può essere la vertebra che unisce l'Italiae l'Europa nella soluzione del problema degli Npl; ma come nel corpo umano, occorre l'epistrofeo rappresentato dalla combinazione di innovazione, rapiditàe credibilità. Hic Rodus Atlante, hic salta.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 101 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 3 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Banche e crescita L'ITALIA «Fondo Atlante, accoglienza positiva» Il decreto in arrivo Il ministro: martedì il decreto sulle procedure fallimentari, avrà «ricadute importanti» Il ministro tedesco «Quando un Paese implementa le riforme, la Commissione può dare flessibilità addizionale» Padoan e Visco: bene gli incontri con istituzioni e investitori negli Usa - Schäuble: banche nella giusta direzione Per Padoan la crescita italianaè «incoraggiante»e il Fondo monetario ci considera «un modello virtuoso» per l'uso della politica economica Rossella Bocciarelli

WASHINGTON. Dal nostro inviato pSul quadro dell'economia globale grava in questo momento, un «moderato pessimismo» sulla crescita che va contrastata sostenendo la fiducia degli investitori, per evitare chei timori siano autorealizzanti. Ma l'Italia, in questi giorni dai suoi partnerè stata citata come «esempio virtuoso» di un paese che usa al meglioi suoi strumenti di politica economica e che ha condizioni di crescita «incoraggianti». Così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, nella conferenza stampa congiunta tenuta insieme al governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, riassume l'intonazione degli Spring meetings del Fondo monetario internazionale. E, immediatamente, arriva la conferma del suo illustre collega tedesco, Wolfgang Schaeuble che nella sua conferenza stampa sottolinea: «Pier Carlo sta facendo un lavoro impressionante»e «l'Italia sta andando davvero bene». Quanto alla Germania, ci sosterrà «perché se un paese membro implementa le riforme strutturali, la Commissione Ue può dare flessibilità addizionale». Anche le banche italiane, secondo Schaeuble si stanno muovendo nella giusta direzione per ripulire i loro Npl, «stanno facendo ciò che si deve fare», conclude. Proprio sulle banche italiane e sul progetto Atlante che il sistema finanziario sta approntando per stendere una rete di protezione efficace sul versante delle sofferenze e su quello degli aumenti di capitale in arrivo, del resto, tanto il ministro quanto il governatore spiegano di aver incontrato qui negli Stati Uniti molta attenzione anche da parte degli investitori americani, oltre che dai colleghi europei. «Nei primi giorni della prossima settimana - annuncia poi Padoan ­ saranno approvati provvedimenti legislativi per accelerare le procedure concorsuali e fallimentari estraendo dal disegno di legge sulla giustizia fallimentare, che è già in Parlamento, delle misure particolari da approvare con decretoe dunque immediatamente applicabili. Il governo non interviene con risorse, interviene con riforme. Riteniamo che ciò avrà un impatto importante sui tempi di recupero dei crediti abbassandoli significativamente». «Tutti sanno ­ ha spiegato il ministro­ che c'è una relazione tra tempi brevi e rendimento elevato. Questo renderà ulteriormente appetibile l'avvio di transazioni sul mercato delle sofferenze bancarie». Aggiunge il Governatore: «Il fondo Atlanteè una risposta al­ le turbolenze di mercato. Certo, non possiamo pensare che questa iniziativa da sola possa risolvere tutti i problemi che sono stati ereditati dalle banche, dopo una crisi in cui è caduto il 25 per cento della produzione. Però si tratta di un buon tassello di un processo più ampioe graduale.E io sono molto soddisfatto ­ sostiene Visco, a cui spetta l'onere di autorizzare il progetto privato, che dovrà ottenere successivamente anche il disco verde di Bce • che queste istituzioni finanziarie si siano rese conto di dover affrontare in modo professionale il problema». Tra l'altro, il governatore sottolinea che, se è vero che il progetto è privato, esiste necessariamente un ruolo pubblico da esercitare, che è quello di determina• re bene le regole e, per l'appunto, autorizzare l'attività quando essa è conforme: «Sarebbe grave se Governo e Vigilanza si limitassero solo a mettere una firma ­ sottolinea ­. Quando si crea un fondo si devono superare una serie di test. E noi siamo molto severi. Ne stiamo quindi discutendo e c'è necessariamente un coinvolgimento di complementarietà e di coordinamento nel progetto. Perché, come sappiamo ­ chiosa il mercato funziona molto bene, ma si coordina con difficoltà». Il governatore torna poi a puntualizzare sull'ammontare dei crediti deteriorati. Sei non performing loans sono 350 miliardi,le sofferenze sono 200 miliardi al lordo ma divengono 80 al netto degli accantonamenti(che sono pari a ben 120 miliardi). Inoltre, ricorda, vi sono garanzie reali per 80 miliardi e personali per altri 40 a fronte delle sofferenze. Per escuterle occorre tempo. Ma, aggiunge, grazie

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 102 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 3 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

anche ai provvedimenti che il governo si accinge a varare, il valore di mercato delle sofferenze bancarie salirà, tornando verso l'attuale valore di libro. Infine, tanto Padoan quanto Visco, nel giorno in cui il Papa è andato a Lesbo, danno il loro endorsement alla proposta di Renzi di utilizzare gli eurobonds per finanziare l'assistenza ai rifugiati. «Se c'è un problema sovranazionale ed esigenze della collettività,è bene che ci sia un intervento collettivo» ha detto il governatore. Visco, nel suo discorso al Development Committee della Banca Mondiale, ha inoltre sottolineato che l'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro può dare benefici di lungo termine. Anche se, ha spiegato, occorre un'attenta considerazione delle dimensioni della crisi, per conciliare le esigenze dei migranti e quelle dei paesi che li ospitano. IL NODO DEI CREDITI IN SOFFERENZA n n I numeri di Bankitalia I crediti in sofferenza ­ ha spiegato ieri il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ­ fanno parte di una categoria che si chiama crediti deteriorati(Npl). Dei Npl in Italia c'è una componente che si mette a sofferenza perché è molto difficile ristrutturarli trasformandoli un'altra volta in crediti buoni. Il complesso sono circa 350 miliardi. In termini del totale dei crediti saranno il 18%. Le sofferenze tout court, quelle che effettivamente sono molto difficili da trattare nell'ambito dell'ordinaria pratica bancaria, sono circa 200 miliardi. A fronte di questi 200 miliardi, ci sono circa 80 miliardi di netto, vale a dire ci sono 120 miliardi nei bilanci bancari che sono accantonati a fronte delle perdite. Quindi di fatto quello che resta sono circa 80 miliardi. A fronte di questi 80 miliardi ci sono garanzie reali e personali, le fidejussioni, che sono rispettivamente 80 e 40 miliardi, quindi complessivamente 120 miliardi di garanzie a fronte di 80 miliardi di netto di sofferenze. Come sono state valutate le sofferenze? Il numero uno di via Nazionale osserva che «sono state valutate con grande attenzione nel lavoro di comprehensive assessment che abbiamo fatto con la Bce nel 2014, per quanto riguarda le grandi banche, mentre per tutte le altre banche sono state valutate nel confronto con noi, da parte delle società specializzate per vedere, pezzo per pezzo la loro valutazione di mercato». Foto: Conferenza stampa congiunta negli Usa. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ieri a Washington

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 103 17/04/2016 diffusione:162324 Pag. 3 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Le banche nella strategia di rilancio contro la crescita incerta Il decreto banche e il pacchetto "finanza per la crescita" in attesa della valutazione Ue sulla flessibilità Dino Pesole

Da un lato, il backstop, la rete di sicurezza per le banche attraverso la costituzione del fondo Atlante, e le misure allo studio per accelerare il recupero dei crediti deteriorati. Dall'altro, il nuovo pacchetto di interventi che vedrà la luce a metà maggio, poco prima del verdetto europeo sui conti italiani: il decreto finanza per la crescita, cui dovrebbero aggiungersi in autunno con la prossima legge di bilancio misure di ulteriore sostegno all'economia, tra cui una nuova versione, più snella del credito d'imposta per le imprese che investano in ricerca e sviluppo. Sullo sfondo, se la partita con Bruxelles si chiuderà nella direzione auspicata dal Governo, l'eventualità di affiancare al taglio dell'Ires dal 27,5 al 24%, già in programma dal prossimo anno e già finanziato per 2,9 miliardi, interventi aggiuntivi di riduzione della pressione fiscale. Vi rientra anche il possibile anticipo al 2017 di parte della manovra sull'Irpef, che completerebbero il percorso avviato con gli 80 euro, l'esclusione della componente lavoro dalla base imponibile Irap e l'esenzione della Tasi sulla prima casa. In un contesto internazionale che ­ come hanno ribadito i ministri delle Finanze e i banchieri centrali al G­20 di Washington ­ resta caratterizzato dal contemporaneo interagire di fattori esogeni il cui effetto vira verso un netto peggioramento delle stime di crescita (dal terrorismo al rischio Brexit, dalla deflazione agli effetti del rallentamento delle economie emergenti e all'emergenza rifugiati), il Governo prova dunque a definire la sua strategia "domestica" di rilancio della domanda interna. Una strada obbligata, poiché al momento anche l'1,2% di crescita prevista dal Def per l'anno in corso (il Fmi non si spinge oltre l'1%) rischia di essere nuovamente rivisto in ribasso con la Nota di aggiornamento del prossimo settembre, anche a causa della persistente «vulnerabilità finanziaria» e dal crollo del prezzo del greggio evocati dallo stesso Def. Ha ragione, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan quando sottolinea come l'Italia, già con lo 0,8% di crescita del 2015, sia in ripresa dopo oltre tre anni di recessione. Gli ultimi dati del primo trimestre 2016 - aggiunge - «suggeriscono un'accelerazione», in un quadro per l'economia nazionale che definisce «incoraggiante». E tuttavia - su questo punto convergono un pò tutte le previsioni - si tratta di una ripresa fragile. Se la flessibilità che il Governo chiede anche per il 2017, collocando l'asticella del deficit all'1,8% del pil contro l'1,1% del precedente quadro tendenziale, verrà concessa, si riuscirà ad evitare l'aumento dell'Iva. Ma evidentemente non basterà. In che modo finanziare gli interventi per la crescita e il taglio della pressione fiscale, quando lo stesso Fmi sembra nutrire non pochi dubbi sulla possibilità che il debito quest'anno scenda al 132,4% rispetto al 132,7% del 2015? La strada è indicata nella premessa al Def e appare tutta in salita: lo spazio di "bilancio addizionale" per il sostegno alle politiche di sostegno alla crescita verrà generato da risparmi di spesa, «realizzati mediante un ampliamento del processo di revisione della spesa, ivi incluse le spese fiscali». Nel 2016, i tagli ammontano a 7,2% (8,2 miliardi nel 2017 stando al quadro definito al momento dalla legge di stabilità). I calcoli del Tesoro sul cumulato degli interventi disposti dal 2014 in poi fissano il totale dei risparmi a quota 25 miliardi. Quali risparmi aggiuntivi sarà possibile realizzare nel 2017? In ballo, tra le varie partite, compare la quantificazione dei costi sostenuti per l'emergenza migranti. A parere del Governo, l'esclusione dai vincoli del Patto di Stabilità solo della maggiore spesa sostenuta nel 2015 e 2016, rispetto al 2014, penalizza l'Italia «che sta spendendo ogni anno dal 2014 in poi da 2 a 2,5 volte la spesa media del triennio 2011•2013». Con la legge di stabilità su cui si attende il giudizio di Bruxelles, vengono contabilizzati 3,3 miliardi di maggiore spesa. Decisiva è la variabile della spesa per interessi, che nel 2015 si è attestata a quota 68,4 miliardi, 6 miliardi in meno rispetto al 2014 (dal 4,6 al 4,2% del Pil). Nell'anno in corso, spread e tassi permettendo, si dovrebbe raggiungere il 4 per cento.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 104 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La sfida dell'attuazione Giorgio Santilli

Sono molte le novità che danno al nuovo codice degli appalti un valore storico: la riduzionee la qualificazione delle stazioni appaltanti, il rating per le imprese, l'abolizione del regolamento generale sostituito da un sistema fles­ sibile di regolazione di soft law centrato sui poteri dell'Anac di Cantone. Sfide impegnative che potranno garantire quegli obiettivi di riduzione di costi, tempie illegalità che frenano il settore da anni. Continua pagina6 u Continua da pagina 1 Non mancheranno critiche e precisazioni su dettagli anche importanti della riforma. La cosa più difficile sarà ora trovare un equilibrio che consenta di cambiare il sistema in profondità ma anche di cominciare a correre. Bisognerà passare sopra i dettagli e confidare nella regia complessiva del sistema. Facciamo un esempio. Sulla questione che era diventata esplosiva, quella della soglia per il divieto di «massimo ribasso», il Consiglio dei ministri ha deciso di confermare la soglia "intermedia" di un milione di euro rispetto a quella di 2,5 milioni che proponevano imprese e stazioni appaltanti e a quella di 150mila euro che avevano proposto le commissioni parlamentari nel loro parere. Un conflitto tipico tra due posizioni legittime: da una parte Ance, Regioni e Comuni evidenziavano nei giorni scorsi la necessità di evitare un sovraffaticamento improvviso del sistema che potrebbe portare anche a un blocco o a un rallentamento delle gare (l'offerta economicamente più vantaggiosa che sostituisce il massimo ribasso richiede una procedura più complessa con commissioni aggiudicatrici che valutino nel merito anche la qualità dell'offerta e non solo il prezzo); dall'altra parte la posizione, rivendicata con orgoglio riformatore sulle colonne di questo giornale dal senatore Stefano Esposito, di chi dice che le riforme non si possono annacquare strada facendo e se per anni si è detto da parte di tutti che il «massimo ribasso» era la principale piaga del sistema perché comportava varianti in corso d'opera, ritardi, lievitazione dei costi e concorrenza sleale, ora che la riforma ha il coraggio di eliminarlo, non si può confinare la nuova regola a una quota del tutto marginale di gare. Il governo ha deciso di mediare e questo gradualismo può anche andare bene a patto, però, che via via la riforma formi gli operatori a comportamenti virtuosi e si estenda così al 100% delle gare. La transizione deve essere transizione e non può diventare annacquamento. Le correzioni che saranno possibili al codice aiuteranno in questo. Certamente i prossimi sei mesi saranno decisivi per l'attuazione della riforma e più volte abbiamo richiamato l'attenzione sulla necessità di un periodo transitorio che consenta una sovrapposizione temporanea di vecchie e nuove norme, in modo da non creare vuoti normativi che potrebbero disorientare o paralizzare gli operatori del mercato. Una soluzione ottimale sarebbe stata quella orientata al principio della «cedevolezza», auspicata dal Consiglio di Stato:il vecchio regolamento generale resta in vigore e dove incontra una norma del nuovo ordinamento (codice o linee guida di Anac) in contrasto, decade. Si è scelta una soluzione diversa, in cui le norme che restano in vigore del vecchio regolamento sono "mirate", per evitare un eccesso di problemi interpretativi e forse anche per rivendicare la necessità di procedere con la riforma. Posizione legittima anche questa, forse più esposta al rischio di un rallentamento dell'attività amministrativa. La cosa migliore della riforma, però, è la sua flessibilità che sostituisce la rigidità del vecchio impianto. La soft law affidata all'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone consentirà di aggiustare gradualmente ciò che non va e di interpretare al meglio lo spirito riformatore del nuovo codice. I comportamenti dei soggetti che operano nel mercato saranno via via orientati verso un comportamento virtuoso anche dall'azione dell'Anac. Si dovrebbe evitare,in questo modo, anche il rischio di un fallimento della riforma, come accadde 20 anni fa con la legge Merloni, ottima legge lasciata ben presto orfana e "affossata" perché ritenuta (ingiustamente) la causa della paralisi del settore. Se al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, va riconosciuto il merito maggiore della riforma e anche il coraggio di aver abrogato il regolamento generale (merito che condivde con i relatori parlamentari della delega, Stefano

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 105 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Esposito e Raffaella Mariani, e con il capo del Dagl, Antonella Manzione, che ha guidato la scrittura del decreto legislativo) a Raffaele Cantone va il potere veramente innovativo della regolazione e la responsabilità di far funzionare la riforma. Ci vorrà del tempo, ma le condizioni per fare un ottimo lavoro • anche al di là delle singole norme del decreto legislativo • ci sono tutte. Per l'Italia sarebbe un passaggio epocale che ci avvicinerebbe ai Paesi europei più avanzati e ridarebbe alla nostra economia il motore mancante delle infrastrutture. Il vero traguardo, in lontananza, è quello di un mercato dei lavoroi pubblici efficiente che premi imprese e stazioni appaltanti capaci ed efficienti ed escluda ladri e imbroglioni. Va dato atto, infine, al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di aver preteso il recepimento delle direttive europee entro la scadenza del 18 aprile: ora potrà giocare a Bruxelles anche questa carta come un risultato dell'azione riformatrice del governo in campo economico e in favore della crescita.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 106 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato POLITICHE PER LA CRESCITA La leadership europea che manca Mario Platero

Alle riunioni di primavera del Fondo monetario non si parla d'altro: l'Europa procederà verso una maggiore integrazione o verso un'inesorabile disintegrazione? Le ricette che ascoltiamo nei comunicati formali, stimolo, riforme, sono quelle dei vecchi manuali, nulla di nuo­ vo sotto il sole. Ma non bastano più. Manca un altro paradigma, che passa inevitabilmente per un cambiamento radicale dell'atteggiamento tedesco. Una posizione questa condivisa soprattutto dall'America, che la invoca da tempo. Continua u pagina 2 u Continua da pagina 1 Questo perché un indebolimento strutturale dell'Europa avrebbe, secondo Washington, pericolose conseguenze geopolitiche oltre che economiche. Ma procediamo con ordine. C'è un tema comune e ricorrente quando si parla di Europa. La crescita si è indebolita. Per recuperare energia occorre agire su tre elementi, su una politica monetaria espansiva, su una politica fiscale attivista e su nuove riforme strutturali. Lo hanno ripetuto tutti, dalla signora Lagarde in conferenza stampa due giorni fa, ai documenti del Fondo, a vari ministri economici incluso il nostro Pier Carlo Padoan, al comunicato del G­20 di ieri fino alle dichiarazioni del presidente di turno, il ministro delle Finanze cinese Lou Jiwei. Con un messaggio: la politica monetaria ha già fatto molto e di più non può fare. Adesso ci vogliono azioni sul fronte fiscale e completamento delle riforme strutturali. Con l'eccezione della politica monetaria, il ritornello è lo stesso che ascoltiamo in questi corridoi da oltre 20 anni fino al pre crisi e al post crisi 2007/2009. Ma il vero scossone, quello su cui gli europei si erano impegnati già nel 2012 agli incontri del G•20 a Los Cabos, non c'è mai stato. Non che ci fossero allora cose rivoluzionarie. C'era l'idea di lanciare obbligazioni pilota europee, di aumentare il potere di fuoco della Bei, di integrare più rapidamente il settore finanziario e di procedere entro i due anni successivi con un'impalcatura per l'unione fiscale, e chissà, magari con una sospensione temporanea del rigido rapporto del 3% fra disavanzo e Pil per i Paesi membri. Attenzione, la sospensione deve essere formale, con il beneplacito della Germania. Non solo di fatto come già succede per la Francia o la Spagna. È ovvio che l'Italia si sente oggi vulnerabile agli attacchi del mercato se andasse al di sopra del 3% senza un nuovo paradigma a tutto campo. Mancherebbero infatti l'approvazione esplicita e nuove garanzie condivise e valide per tutti, senza le quali il nostro Paese resterebbe più esposto. Anche le obiezioni ai limiti italiani le conosciamo: abbiamo allocato solo una piccola percentuale dei fondi europei ai giovani, non abbattiamo deduzioni fiscali (720 voci specifiche) che sembrano fatte apposta per i privilegiati; abbiamo un debito in crescita invece che in diminuzione e così via. Obiezioni che poggiano sui vecchi manuali, quelli che partono dal presupposto che regole europee e rigidità fiscale tedesca sono un postulato da rispettare. Ed è anche vero che alcuni progressi su base europea ci sono stati, ad esempio per alcuni aspetti dell'unione bancaria. Ma il nuovo paradigma per la crescita, necessario per far saltare il luoghi comuni attorno a cui si ragiona senza successo ormai da troppi anni, non c'è ancora. Perché? Torno a dire, per le resistenze della Germania. E a chi sostiene che Berlino sia un innocente fiorellino premiato per le sue riforme e che si sia già sacrificato fin troppo in nome dell'Europa, ricordiamo le parole di qualche giorno fa del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble: Mario Draghi ha il 50% delle responsabilità per la forte crescita del partito nazionalista in Germania. Attacco questo che ha dell'incredibile visto che è stato Draghi a salvare l'Europa. Ma che è rivelatore. Dalla Germania il cambiamento non verrà. E allora? Occorre insistere, ci vogliono attacchi durissimi espliciti da parte del Fondo monetario stesso e degli Stati Uniti oltre che degli Stati membri. Immaginate dunque per un attimo se i capi di governo europei convocassero un vertice per rafforzare il progetto europeo. Se producessero annunci per un'accelerazione del processo di integrazione finanziaria, per un'innovazione obbligazionaria europea con emissioni garantite dalla commissione e della Bei per duemila miliardi destinati a investimenti infrastrutturali; se annunciassero che il processo per l'unificazione fiscale è in corso e non rimandato a dopo il 2017 per paura delle elezioni in

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 107 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Germania, se concordassero una sospensione "formale" per 5 anni del tetto del 3% nel rapporto fra disavanzo e Pil e così via. E immaginate che l'annuncio venga direttamente dalla signora Merkel. Questo sarebbe sì un cambiamento di paradigma. E i mercati? Non potrebbero che sottoscrivere con entusiasmo. Ma per fare ciò ci vuole leadership. Che in Europa, anzi in Germania, in questo momento • Schäuble docet • manca.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 108 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1.5 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La questione bancaria LA CREAZIONE DEL FONDO Atlante in partenza con 4 miliardi Intesa conferma l'impegno fino a un miliardo, altre adesioni attese la settimana prossima Gros­Pietro: «Strumento di mercato che permetterà di assegnare agli Npl il loro giusto valore» Intesa pronta a cedere i suoi Marco Ferrando

PDopo UniCredit, che la settimana scorsa aveva pre­deliberato in cda una partecipazione fino a un miliardo, anche Intesa Sanpaolo ieri ha approvato la propria adesione ad Atlante con una cifra compresa tra gli 800 milioni e il miliardo. Con le quote di Cdp (mezzo miliardo), delle altre banche, delle Fondazioni (500 milioni), e probabilmente della Sga, la Società di gestione delle attività fondata per il recupero dei crediti deteriorati del Banco di Napoli e oggi ampiamente patrimonializzata, lo strumento di Quaestio Sgr può partire con una dotazione pari ad almeno4 miliardi. Cheè il minimo richiesto dai regolatori per avere coperte (con il 70% del totale) le ricapitalizzazioni di Popolare Vicenza e Veneto Banca anche nel caso ­ il worst scenario ­ in cui gli aumenti andassero completamente deserti. Altre adesioni, però, sono attese nei prossimi giorni, e dunque trai promotori, che l'altroieri avevano parlato in una nota di un «numero importante di preadesioni» si punta ad accrescere già nelle prossime ore le risorse a disposizione. Successivamente, ottenuta l'autorizzazione di Consob, è probabile che si avvii una fase di promozione del fondo sul mercato, presso altre categorie di investitori istituzionali: il closing del fondo sarebbe pertanto fissato a fine aprile. La posizione di Intesa Main contributors rimangono dunque le due prime banche italiane, che­ secondo le stime elaborate da Equita ­ pagheranno l'esborso anche con 30 punti di Cet1: ognuna non potrà avere più del 20% del fondo, onde non rendere la partecipazione «qualificata», con relativi oneri aggiuntivi. Per Ca' de Sass, in particolare, la priorità restano gli Npl e non a caso ieri sera il presidente Gian Maria Gros•Pietro ha ricordato che «Atlante è uno strumento di mer• cato che permetterà di assegnare ai crediti deteriorati il loro giusto valore:è un'iniziativa positiva per rimettere ordine nel credito bancario, in particolare per i crediti deteriorati». Intesa, in particolare, ha deciso di aderire al fondo «perché è un investimento redditizioe perché possiamo conferirvi anche i nostri crediti deteriorati, che però abbiamo già accantonato e che quindi cediamo già svalutati. Li cediamo ad un prezzo equo, che nonè quello che si attendonoi fondi speculativi», ha spiegato il presidente del Consiglio di Gestione. In attesa che Quaestio alzi il velo sull'operazione in tutti i suoi aspetti, compreso il rendimento che nei documenti ufficiosi circolati in questi giorni è fissato al 6%, dalla nota di Intesa diffusa ieri emergono altri elementi di novità: come noto, il 30% delle risorse di Atlante verrà destinato alle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza, ma- secondo quanto reso noto - a questa quota si aggiungerà «quanto non impiegato in interventi sul capitale di banche individuate entro il 30 giugno 2017». In pratica, si delinea una finestra temporale di 14 mesi, da ora fino al giugno 2017, per decidere in quali ricapitalizzazioni intervenire. Le altre banchee le fondazioni Nei giorni scorsi la pressione a chiudere in fretta è stata tanta, e così ieri si sono tenuti anche altri cda per deliberare su Atlante. Bpere Bpm hanno deciso di intervenire per 100 milioni a testa,il CreVal per 60, Mps per 50 e Carige per 20; a queste si dovrebbe aggiungere Banca Mediolanum con 50 e Ubi con 200: il ceo Victor Massiah ha il mandato a firmare, ma si attendono i provvedimenti del governo in materia di Npl. Tra le grandi banche all'appello manca ancora il Banco Popolare, che potrebbe riunire il cda nei prossimi giorni, mentre Mediobanca e ora anche il Credem si sono chiamate fuori. Ancora incerta la posizione dei tre grandi istituti a controllo estero: molto caute Bnl e Deutsche, che vedono le capogruppo già impegnate come collocatori dell'aumento della Vicenza, Cariparma starebbe esaminando il dossier. Le prime due compagnie assicurative, cioè Generali e UnipolSai, per il momento non hanno ancora deliberato, mentre tra le Fondazioni è vicino il traguardo dei 500 milioni: dopo i 100 di Cariplo, ieri ha deliberato per un pari importo Compagnia di San Paolo, mentre CrTorino dovrebbe votare lunedì. Il capitolo Sga In queste ore, secondo quanto si apprende, si sarebbe anche sciolto il nodo della Sga, la Società per il recupero dei crediti incagliati del Banco di Napoli: dopo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 109 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1.5 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

aver recuperato circa il 90% degli Npl trasferitia suo tempo, oggi dispone di oltre mezzo miliardo che potrebbe essere conferito ad Atlante. E dal momento che Intesa Sanpaolo è formalmente unico intestatario del capitale sociale, pur ceduto in pegno al Tesoro, non si profilerebbe come intervento pubblico censurabile come aiuto di Stato. Le agenzie di rating Dopo Fitche S&P, ieri su Atlante si sono espresse anche Moody's e Dbrs: nel primo caso l'operazione è stata definita «un importante precedente nella Ue», nel secondo «uno strumento utile per aiutare a riparare il sistema bancario italiano dal rischio di instabilità finanziaria nel breve termine». .@marcoferrando77 Il punto sulla raccolta Il closing fissato a fine aprile, ma ieri si è raggiunta la quota minima chiesta da Bce I partecipanti Dopo Mediobanca anche Credem si chiama fuori - Le assicurazioni ancora in stand by Il punto sul fondo 4-6 50 70% 30% Ubi Mps Bpm Bper Sga* Scopo Totale CreV al Cari ge 4.080 1.000 1.000 Almeno Uni Cre dit Fondazi oni miliardi Massimo Dotazione Effetto leva miliardi Inte sa Sanpaolo Rilevare i crediti in sofferenza degli istituti di credito Banca Me di onal um Fondazi one Cari plo Garantire gli aumenti di capitale di banche in difficoltà Note: * Inte rve nto sti mato Compagnia San Paolo Cassa de posi ti e pre sti ti Per la r icapitalizzazione delle banche Per r ilevare prestiti deter iorati Fonte: el aborazi one del Sole 24 Ore Principali caratteristiche del fondo Atlante LO SCHEMA 500 100 100 300 200 100 100 50 60 50 20 500 Pri nci pali parte ci panti al f ondo. Dati in mili oni, quote massi me I SOTTOSCRI TTORI DI ATL ANTE

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 110 18/04/2016 diffusione:235298 Pag. 14 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'operazione "Task force mondiale anti-evasione" Lagarde, direttore Fmi, annuncia per domani una iniziativa con Onu Ocse e Banca Mondiale "Nostro report ignorato" (e.p.)

WASHINGTON. Sarà lanciata martedì una task force internazionale per contrastare i paradisi fiscali e l'evasione. E' una "piattaforma fiscale comune" messa in piedi dal Fondo monetario, dalla Banca mondiale e dall'Ocse per assicurare trasparenza e risalire ai beneficiari delle società off-shore, attraverso lo scambio di informazioni e dati. La questione è divenuta urgentissima dopo la pubblicazione dei Panama Papers, migliaia di documenti che hanno messo nei guai i potenti del mondo, provocando uno sconquasso politico enorme. Ad annunciare la nuova task force è il numero uno del Fmi, Christine Lagarde, chiudendo gli spring meetings di Washington. «E' fondamentale mettersi tutti intorno ad un tavolo, anche i paesi a basso reddito», spiega. Il nuovo organismo, non avrà «alcun orientamento politico». Sarà piuttosto un tavolo tecnico, chiamato anche a vigilare sul rispetto delle raccomandazioni vecchie e nuove che saranno fatte ai governi, ancora più dopo le rivelazioni dei papers. Davanti ai microfoni, Lagarde ricorda che il Fondo, nel 2012, aveva prodotto uno studio sulla situazione fiscale di Panama ma quel report «è passato praticamente inosservato». Il Nobel Joseph Stiglitz, che le siede accanto in questo seminario tutto dedicato ai problemi fiscali, per accelerare i tempi, propone una minimum tax sugli utili globali delle multinazionali. Le rivelazioni contenute nei papers suonano ancora più rilevanti se si pensa che oltre 300 milioni di individui nel sud del mondo ancora vivono con meno di 2 dollari al giorno e un fiume di migranti è costretto a sradicarsi dalle proprie terre spinto dalla fame e dalle guerre. «Venti contrari», così li definisce Bill Gates, il filantropo fondatore di Microsoft, nella lotta alla povertà che tuttavia sta portando buoni risultati: «Negli ultimi 25 anni sono stati fatti progressi formidabili". Povertà e immigrazione sono due facce della stessa medaglia, secondo uno studio del Fmi che riguarda ai flussi migratori come "una risorsa preziosa" per i paesi ospitanti, Europa in testa. Prima i migranti si integrano e trovano lavoro, meglio è perché aiuteranno le finanze pubbliche dei Paesi che li accolgono, attraverso il pagamento delle tasse e dei contributi. Nel rapporto, l'Italia è vista come una terra di passaggio, la Turchia come il primo approdo. Germania, Austria e Svezia, come le mete preferite. Ma è chiaro che se i muri si alzano, non solo dislocazioni e desiderata cambiano, ma c'è il rischio di nazionalismi. Anche secondo il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, l'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, porterà benefici di lungo termine ai paesi ospitanti. Banca mondiale e Fmi dovrebbe però offrire il loro aiuto nella gestione della crisi.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 111 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1.11 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Inchiesta petroli indagato Lo Bello vicepresidente di Confindustria GIULIANO FOSCHINI

Inchiesta petroli indagato Lo Bello vicepresidente di Confindustria ROMA. La nomina del commissario al porto di Augusta. Come gli appalti della Difesa. La legge navale e quella sulle Camere di Commercio. Non fu soltanto una questione occasionale. Ma attorno all'ormai ex ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, «strumento inconsapevole» scrivono gli investigatori, si muoveva «un vero e proprio clan», un «quartierino romano» di cui faceva parte anche il vice presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che la procura di Potenza ha ora indagato per associazione a delinquere insieme con il compagno della Guidi, Gianluca Gemelli. Lo Bello dice di avere «piena fiducia» nella magistratura: «Chiederò di essere sentito quanto prima». LA LOBBY AFFARISTICA Secondo gli uomini della Squadra mobile di Potenza, diretta da Carlo Pagano, esisteva «una vera e propria lobby affaristica diretta a interferire sull'esercizio delle funzioni di istituzioni, amministrazioni pubbliche e di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale». Per gli inquirenti è stato «assai difficile» individuare tali lobby «proprio per l'appartenenza di alcuni dei sodali a ramificazioni significative delle stesse istituzioni». Insomma: erano «coinvolti ambienti opachi del mondo politico-amministrativo ed imprenditoriale». Tra loro anche Lo Bello che di Gemelli era socio e condivideva soprattutto l'interessa all'affare sul pontile di Augusta. Il gruppo mirava a far ottenere alla Alfa Tanko srl, società di cui Gemelli era socio occulto, la concessione. Ma per farlo era necessario eliminare dai giochi la Decal Mediterraneo srl, azienda che era a un passo dall'autorizzazione finale. Era poi necessario avere l'appoggio della Marina Militare che invece, con l'ammiraglio Roberto Camerini, metteva i bastoni tra le ruote a Gemelli. E soprattutto ottenere la riconferma del presidente dell'Autorità portuale, Alberto Cozzo, che era in scadenza di mandato. Della prima questione si occupa, secondo l'accusa, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi che trasferisce Camerini. Della seconda, invece, sostiene la Polizia, si interessa il vice presidente di Confindustria Lobello. LA QUESTIONE DEL PORTO Secondo quanto si intuisce dalle intercettazioni telefoniche, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, aveva deciso per la sostituzione di Cozzo. Anche perché sul suo operato c'erano molti mal di pancia, esplicitati da un'interrogazione parlamentare di Claudio Fava. Tanto che è lo stesso Cozzo a dire a Gemelli di essere convinto che è pronta la nomina di Raffaele Macauda, comandante della Capitaneria di porto. E invece la nomina va in porto. Ed è lo stesso Cozzo a dire a Gemelli che il merito è stato proprio di Lo Bello: «Mi ha chiamato Ivan, ha detto: sono stato un'ora... al 99 per cento domani rientri, ti fanno il decreto». A conferma di questa tesi anche il racconto fatto dal lobbista Nicola Colicchi al capo della Marina De Giorgi di un incontro fra il vicepresidente di Confindustria e Delrio. Stando a quanto dice Colicchi, Lo Bello avrebbe fatto annullare la nomina già decisa di Macauda. «È andato il nostro amico Ivan che senza dir nulla gli ha detto: guarda state facendo una stupidaggine, non va bene». Lui ha chiamato il vice capo di gabinetto e gli ha detto: «Strappate quello che avete fatto, preparate in questi termini». LA CERNIERA CON LA POLITICA Ma la questione di Augusta è soltanto uno degli affari che il gruppo, secondo l'accusa, mette su. La polizia ha denunciato (insieme con Alfredo Leto e il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto) anche il collaboratore della senatrice, Anna Finocchiaro, Paolo Quinto che, secondo l'accusa avrebbe «assunto un "ruolo di cerniera" col mondo politico» facendo «leva, soprattutto al fine di ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili, sul contributo di conoscenze ed entrature politico-istituzionali acquisite in anni di militanza politica da Quinto e Colicchi».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 112 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 1.11 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

E le pressioni sulla Guidi erano esercitate in particolare proprio da Gemelli in quelli che gli investigatori hanno chiamato «casi limite». Quando cioè Paolo Quinto e Nicola Colicchi «non riuscivano ad attivare per tempo i proprio canali politici», Gemelli «ha assicurato comunque il raggiungimento dell'esito sperato», intervenendo direttamente sulla compagnia. Quinto, attraverso il suo avvocato Giuseppe Di Noto, fa sapere di «essere assolutamente estraneo a questa vicenda, non avendo avuto alcun avviso di garanzia e pronto a chiarire la sua posizione al più presto». I PERSONAGGI GIANLUCA GEMELLI Imprenditore siracusano titolare di due società del settore petrolifero, conosce l'ex ministro Federica Guidi nel 2008 nei ranghi dei giovani di Confindustria Dalla relazione tra i due nel 2012 nasce un bambino Gianluca Gemelli è stato anche nominato commissario di Confindustria a Siracusa NICOLA COLICCHI Palermitano, componente del comitato nazionale della Compagnia delle Opere e consulente della Camera di Commercio di Roma Già nel 2001 era stato indagato dalla Procura di Milano insieme a Massimo De Carolis in una grossa inchiesta sulla realizzazione di un depuratore FEDERICA GUIDI Figlia dell'ex vicepresidente di Confindustria Guidalberto Guidi, viene nominata ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi a febbraio 2014 Si dimette subito dopo che il suo nome viene fuori nell'inchiesta di Potenza. Interrogata dai pm, ha appreso di essere "parte lesa" PAOLO QUINTO Romano, è capo della segreteria politica della senatrice del Pd Anna Finocchiaro Insegnante di materie classiche comincia la sua militanza nel 2001 nello staff di Piero Fassino per il quale nel 2006 è responsabile della campagna elettorale. Nel 2008 svolge lo stesso incarico per Anna Finocchiaro GIUSEPPE DE GIORGI Nominato capo di Stato maggiore della Marina nel 2012 dal governo guidato da Mario Monti. Nella inchiesta di Potenza è indagato per associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze proprio nel troncone relativo all'assegnazione di un pontile nel porto di Augusta IL MANAGER IL LOBBISTA L'EX MINISTRO IL CONSIGLIERE L'AMMIRAGLIO SU REPUBBLICA L'INTERVISTA L'intervista rilasciata mercoledì scorso a Repubblica da Ivan Lo Bello nella quale criticava Gianluca Gemelli per il suo coinvolgimento nell'inchiesta di Potenza sul petrolio Foto: SOTTO ACCUSA Ivan Lo Bello, vice di Confindustria, è indagato per associazione a delinquere FOTO: ©STEFANO SCARPIELLO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 113 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 12 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato l fisco Renzi:"Priorità a famiglie nel taglio delle tasse" Tesoro: contributi o Irpef Morando: possibile anticipare gli sgravi ai lavoratori ma la riduzione dell'Ires 2017 per le aziende resta L'IPOTESI DECONTRIBUZIONE L'altro intervento messo in campo dal governo è quello della decontribuzione per le nuove assunzioni che va ad esaurimento. L'operazione potrebbe prevedere un taglio generalizzato del ROBERTO PETRINI

ROMA. Meno tasse sulle famiglie, sul lavoro, probabilmente attraverso un taglio dei contributi sulla busta paga o, addirittura delle aliquote. A fornire il nuovo timing dell'intervento del governo sulla questione-fiscale (la pressione nel 2015 è scesa ma resta ancorata al 42,9 per cento) è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Pensavamo di intervenire sull'Ires nel 2017 e sulle famiglie nel 2018, ma tutti, anche gli imprenditori, mi dicono che è urgente mettere più soldi nelle mani delle famiglie», ha detto in una intervista al Quotidiano nazionale. Partire dalle famiglie «è una delle ipotesi», ha spiegato il premier che sui tempi ha aggiunto: «Ne discuteremo in settembre e per ottobre il governo avrà deciso. Di sicuro c'è che il ceto medio non esiste più, le famiglie fanno fatica e i salari sono troppo bassi». Tornano dunque in campo una serie di ipotesi che il viceministro dell'Economia Enrico Morando declina nel seguente modo: «Come abbiamo fatto per l'Ires, la cui diminuzione è stata inserita nella legge di Stabilità e scatterà dal 1° gennaio del 2017, è possibile fare la stessa operazione sul lavoro, intervenendo sui contributi o sulle aliquote e annunciando subito la decisione per il taglio delle tasse che avverrà nel 2018, per alimentare aspettative positive sull'economia. Poi, se ci saranno le compatibilità di finanza pubblica, sarà anche possibile partire prima». IL DISCORSO DELL'EXPO Il quadro dell'intervento del governo, delineato per la prima volta da Renzi nel discorso dell'Expo, il 18 luglio dello scorso anno, partiva dall'Ires nel 2017 e atterrava sugli scaglioni Irpef per il 2018. La partita Ires è già stata inglobata dalla legge di Stabilità: prevede la riduzione dell'aliquota dal 27,5 al 24 per cento e costa circa 3 miliardi. Naturalmente non è la sola operazione sulle tasse compiuta: il bonus di 80 euro è sostanzialmente un intervento Irpef sui redditi fino a 26 mila euro e costa circa 10 miliardi all'anno. Senza contare l'eliminazione della tassa sulla prima casa, attiva da quest'anno, che Renzi si prepara a celebrare: «Il 16 giugno in mille piazze d'Italia il Pd organizzerà la Festa dell'Imu», ha annunciato ieri. cuneo fiscale: l'Ocse nei giorni scorsi ha valutato il peso delle tasse sulla busta paga e l'Italia è al quinto posto nella classifica dei paesi più industrializzati. Oggi i contributi ammontano al 33 per cento sullo stipendio: pesano per circa il 9 per cento sul lavoratore e il 23,81 sull'impresa. Si lavora anche a questa ipotesi. IL TAGLIO ALLE ALIQUOTE IRPEF Sarebbe l'intervento più visibile e in grado di riscuotere i maggiori consensi. L'aliquota più bassa è oggi situata al 23 per cento per i redditi sotto i 15 mila euro: la riduzione di un punto costerebbe 2,6 miliardi e favorirebbe, proporzionalmente, tutto lo spettro dei redditi anche quelli più alti. Se si volesse intervenire in modo più marcato sul ceto medio si dovrebbe sforbiciare un punto anche sul secondo scaglione di 15-28 mila euro scendendo dal 27 al 26 per cento. Il costo salirebbe a 7,9 miliardi. Una ipotesi alternativa sarebbe quella di un aumento delle detrazioni fiscali in busta paga. IL NODO DI BRUXELLES Naturalmente la riduzione delle tasse costa e bisogna considerare che l'Italia, nonostante i segnali positivi che vengono da Bruxelles, deve superare il giudizio formale di maggio. Il prossimo anno ci sono da recuperare già 15 miliardi per la sterilizzazione della clausola di salvaguardia che prevede l'aumento dell'Iva e delle accise. Se ci sarà il semaforo verde sulla flessibilità del deficit sul 2017 ci saranno a disposizione per l'operazione 11 miliardi: dunque ne serviranno altri 4 per coprire l'intera somma, da recuperare - come spiega il Def - tra spending review e rimodulazione delle detrazioni fiscali. L'OPZIONE FLAT TAX In concorrenza con l'idea di Salvini di una flat tax al 15 per cento dai costi enormi, c'è sul tavolo anche la proposta del viceministro dell'Economia Enrico Zanetti. Si tratterebbe di ridurre da

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 114 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 12 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

cinque a tre gli scaglioni: il primo, sotto i 15 mila euro, continuerebbe a pagare il 23 per cento; tra i 15 mila e i 75 mila euro ci sarebbe un maxi scaglione del 27 per cento e sopra il 43 per cento. Costo 9 miliardi. IRPEF LOCALE PIÙ SALATA In vista del voto di giugno per le elezioni comunali si accendono fari sulle addizionali comunali Irpef: nel 2016 sono bloccate ma secondo i dati della Uil servizio politiche territoriali, il gettito è salito del 10% dai 4 miliardi del 2013 ai 4,4 del 2015. Tutto ciò in un contesto in cui sono salite complessivamente le tasse: secondo la Cgia di Mestre abbiamo pagato 29 miliardi in più negli ultimi sei anni, anche se tra il 2014 e il 2015 c'è da registrae una diminuzione dello 0,9 per cento. L'andamento delle entrate tributarie (in miliardi di euro) FONTE UFFICIO STUDI CGIA 2010 453,9 2011 464,9 2009 446 2012 487,4 2013 483,7 2014 487,7 2015 483,2* +1,8% +2,4% +4,8% -0,7% +0,8% -0,9% * Considerando il bonus di 80 euro LE IPOTESI 1 2 3 TAGLIO CONTRIBUTI Si studia un taglio dei contributi in busta paga che ammontano al 33 per cento, di cui 23 per cento a carico delle aziende e 9 per cento a carico del lavoratore. Sostituirebbero la decontribuzione per nuovi assunti che, ora ridotta, va verso l'esaurimento TAGLIO ALIQUOTE IRPEF Si valuta l'ipotesi di anticipare nella legge di Stabilità del prossimo autunno la decisione di una limatura delle aliquote medio basse che scatterebbe effettivamente nel 2018. In questo modo si alimenterebbero aspettative positive sull'economia RIDUZIONE DELL'IRES Si procede con il taglio delle aliquote dell'Ires, la tassa sulle società, dal 27,5 al 24 per cento. La decisione è già stata inserita nella passata legge di stabilità e gli effetti scatteranno a partire dal primo gennaio del 2017. Il costo dell'operazione è di circa 3 miliardi AL GOVERNO Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il governo sta studiando come ridurre la tassazione sulle famiglie e sul lavoro "IL 16 GIUGNO SARÀ L'IMU DAY" "Il 16 giugno in mille piazze d'Italia il Pd organizzerà la festa dell'Imu". Lo annuncia Matteo Renzi in una intervista a "Qn". "La parola funerale suona male, ma l'idea è quella: celebreremo la scomparsa di un'imposta impopolare", spiega ancora il premier Foto: FOTO: ©ANSA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 115 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 20.21 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Padoan: sarà più facile il recupero dei crediti Visco: bene Atlante A giorni anche le misure per gli obbligazionisti dei 4 istituti in crisi. Schaeuble: seri sforzi in Italia ELENA POLIDORI

WASHINGTON. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, presenterà all'inizio della prossima settimana due provvedimenti attesissimi, due decreti. Il primo riguarda i rimborsi agli obbligazionisti di Banca Etruria, Cassa di Chieti, Banca Marche e Cassa Ferrara, i quattro istituti incappati nelle nuove regole europee sulla soluzione delle crisi bancarie. L'altro punta ad accelerare le procedure concorsuali e fallimentari per il recupero dei crediti delle banche. Quest'ultimo, in pratica, aiuta gli istituti a far salire il valore di mercato delle sofferenze da cedere e quindi a minimizzare i costi per i bilanci delle banche. Ignazio Visco calcola in 200 miliardi l'ammontare di queste sofferenze, di cui 80 al netto degli accantonamenti. Le sofferenze sono parte di 350 miliardi di crediti deteriorati. Una questione che «va affrontata con decisione», assicura. Governatore e ministro siedono uno accanto all'altro in una saletta del Fmi, a Washington. Parlano durante una conferenza stampa congiunta che segue il vertice del G20 e le riunioni primaverili del Fondo e della Banca mondiale. Visco ne approfitta per spiegare che Atlante, il fondo varato pochi giorni fa, serve appunto a sostenere le banche e rappresenta «una risposta alle turbolenze del mercato». Lo definisce un "fondo privato", «un buon tassello» per una soluzione graduale dei problemi bancari. L'idea, che secondo il Financial Times è cruciale anche per la Ue, è ben accolta dai partner, a cominciare dal tedesco Schauble: gli sforzi italiani per ripulire i bilanci "sono seri". Così come "serio" è l'impegno del paese nelle riforme strutturali. Per la cronaca: il ministro, che nei giorni scorsi aveva molto criticato la politica espansiva dell'Eurotower, ha cenato ieri sera con il presidente della Bce per siglare una tregua ed ora dice: «Sono amico di Mario Draghi». Anche Visco e Padoan hanno a lungo parlato con Draghi, in questi giorni. Pare che il progetto Atlante sia gradito anche a lui, da sempre molto preoccupato della mole delle sofferenze bancarie europee, circa 900 miliardi, secondo i calcoli del Fmi. Incontri ci sono stati anche con i commissari Ue e con gli altri ministri. E il ministro racconta che l'Italia è percepita come un "esempio virtuoso", anche per tutte le riforme strutturali fatte dal governo, a partire dal jobs act. Padoan definisce la crescita italiana "incoraggiante", nonostante le stime del Fondo siano più contenute di quelle del governo, rispettivamente 1 e 1,2% quest'anno. Nel chiuso del summit, spiega ai delegati che l'economia nazionale è tornata a crescere, dopo un triennio di contrazioni pesanti; che il Moloch del debito scenderà quest'anno al 132,4% del Pil per arrivare al 123,8% di qui al 2019. E, non ultimo, che il sistema bancario è resistente e ben capitalizzato, nonostante tutto. L'Italia, ma non solo. Dopo tre giorni di riunioni, parlando con i colleghi, il ministro è arrivato alla conclusione che sulla crescita globale sta prevalendo «un moderato pessimismo». C'è un indebolimento diffuso. Ci sono rischi incombenti, come, la Brexit, ovvero la possibile uscita della Gran Bretagna dall'Europa, il terrorismo e i migranti. Bisogna stare attenti - spiega - perché questo atteggiamento «rischia di essere autorealizzante». Servono invece politiche che sostengano la ripresa. Sui migranti, in particolare, a Padoan piace l'idea degli Eurobond per aiutare chi fugge da terre povere o devastate dalla guerra: «Vedremo come sviluppa ma certo serve un salto di qualità» per risolvere il problema dei flussi. Visco sostiene che dall'integrazione potranno arrivare benefici nel lungo termine. Padoan si dice soddisfatto per la "condivisione unanime" riservata all'iniziativa di Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, sulla lotta all'evasione fiscale, accelerata dai Panama Papers. Ora anche gli Usa annunciano una stretta sulle società off-shore. ITALIA VIRTUOSA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 116 17/04/2016 diffusione:235298 Pag. 20.21 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

All'Fmi indicata come esempio di Paese virtuoso. Buona crescita malgrado la frenata mondiale Pier Carlo Padoan ministro dell'Economia SOFFERENZE Il fondo offre una soluzione graduale. Ci sono 200 miliardi di sofferenze, 80 quelle nette Ignazio Visco governatore di Bankitalia Foto: BANKITALIA E TESORO Ignazio Visco e Pier Carlo Padoan Foto: FOTO: ©IMAGOECONOMIA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 117 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 28 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PUNTO Botta e risposta tra Confalonieri e Elkann sulla fusione Espresso-Stampa Il dirigente Mediaset: "Va stoppata". La replica: "Piano nel rispetto delle regole" Il presidente di Exor apre a Cairo per Rcs: "Editore indipendente e capace, ma offerta a sconto" SILVIA FUMAROLA

ROMA. L'attacco è diretto. «Il contratto di fusione tra La Stampa e la Repubblica andrebbe annullato perché i due gruppi insieme superano la soglia limite del 20% del mercato fissata dalla legge sull'editoria. Repubblica con La Stampa è al 23%», dice il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri , ospite della residenza dell'ambasciatore britannico Christopher Prentice a Roma per l'omaggio a Shakespeare. Si è confrontato sulla fusione con Carlo De Benedetti? «No, perché con De Benedetti non ci parliamo». Secondo il presidente di Mediaset, «non è una questione di Antitrust, come per Mondadori e Rizzoli. Qui stiamo parlando della legge e non ha detto niente nessuno». Asciutta la replica del presidente di Exor John Elkann, ad Amsterdam per l'assemblea degli azionisti Fca: «Non ci sono commenti da fare: è stata annunciata l'intenzione di avanzare in questo processo di fusione in accordo con tutte le autorità vigenti ed è un processo che ha la durata di un anno». Confalonieri ha affrontato anche il futuro di Rcs: «L'Ops di Urbano Cairo è una buona cosa. Ho un'ottima considerazione di Cairo, è un imprenditore e ha una bella esperienza: nel suo track record c'è anche aver messo a posto una tv che andava maluccio. Sa fare l'editore ed è indipendente, anche se ultimamente con i programmi su La7 è andato un po' a sinistra. Però in Rcs può fare un eccellente lavoro e glielo auguro. Inoltre è giovane abbastanza per vedere la tecnologia applicata all'editoria». Elkann si è schierato invece col consiglio di amministrazione Rcs, perplesso sui valori «significativamente a sconto» dell'offerta e sulle richieste alle banche: «Abbiamo partecipato alla nomina del Cda e riteniamo che la società abbia un consiglio che si è espresso in modo chiaro». Quanto alla vendita del pacchetto di Rcs, circa il 5%, che Exor si troverà a detenere in quanto azionista Fiat, che ha deliberato di assegnare i titoli ai propri soci, Elkann precisa: «Siamo stati molto chiari e non abbiamo cambiato opinione, venderemo i titoli sul mercato».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 118 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 28 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

IL CASO. UNA MAIL DELL'AD SPINGE I MANAGER DELLA SOCIETÀ AD AFFIANCARE I DIPENDENTI PER SMALTIRE LE FILE Dirigenti Equitalia tutti allo sportello Saranno 94 ad aiutare a ridurre le file de gli utenti in 203 sedi, la maggior parte nel Nord LUCIO CILLIS

ROMA. "Si può dare di più". Non è il titolo del brano che sbancò Sanremo nel 1987 ma una riga del messaggio di posta elettronica inviato da Ernesto Maria Ruffini, amministratore delegato di Equitalia ai suoi manager. Che invita nella stessa lettera, ad andare a prestare servizio "sul campo", ovvero agli sportelli dove da sempre si registrano problemi e code. Una novità che probabilmente fa già storcere il naso ad alcuni dirigenti per i quali, a partire da lunedì, si prospettano alcune settimane di "affiancamento" ai dipendenti che ogni giorno si interfacciano con i cittadini. L'iniziativa parte al termine di una più ampia riforma interna avviata per alleggerire le file agli sportelli dove, nel solo 2015, si sono presentati 5 milioni di contribuenti. Nella lettera Ruffini spiega: «In questi mesi abbiamo intrapreso un percorso di iniziative e di interventi mirati a definire e concretizzare una strategia che possa offrire una pluralità di canali di accesso ai servizi di Equitalia (sito web, app, pagamenti in domiciliazione bancaria e tramite Sisal, Lottomatica)». Ma il nodo centrale, irrisolto resta quello «dell'accesso diretto alla nostra rete di front-office», che continua a rappresentare un forte «fattore critico di non successo». Da qui l'idea di Ruffini di spingere in trincea chi probabilmente non conosce per esperienza diretta le problematiche che ogni giorno emergono ai sportelli. I dirigenti coinvolti saranno 94 e se si esclude la Sicilia, dove Equitalia non è presente, questi andranno a presidiare 203 sportelli, dei quali il 42% in Equitalia Nord, il 28% nella struttura del Centro e il 29% in Equitalia Sud che curiosamente include Roma e il Lazio. «Vogliamo e dobbiamo fare di più e meglio per avere lo stesso passo di una società moderna» sottolinea l'ad, «aggredendo un nodo che si trascina da anni e che tutti insieme, pur non avendo bacchette magiche, dobbiamo sciogliere per offrire ai cittadini un servizio migliore». Per fare tutto ciò e per farlo al meglio «è necessario un cambio di passo che deve vedere coinvolti anche tutti noi, in modo particolare chi, per ruolo, non ha una interazione costante e continua con gli sportelli. Per questi motivi abbiamo deciso di organizzare una presenza "operativa" di ognuno di voi in affiancamento, per alcuni giorni, ad un collega allo sportello». Foto: L'AMMINISTRATORE Ernesto Maria Ruffini amministratore delegato di Equitalia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 119 16/04/2016 diffusione:235298 Pag. 28 tiratura:335733 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

"Noi meglio dei tedeschi nel 730 precompilato Niente Grande Fratello" Orlandi a Repubblica: "Usatelo, vi semplifica la vita ed è più ricco di informazioni, controllo conti correnti solo con vistose anomalie" "Sul digitale il nostro fisco è più avanti di molti Paesi europei. La prevenzione è centrale" LUISA GRION

ROMA. La dichiarazione dei redditi precompilata «semplifica la vita, usatela». E non temete il "Grande fratello" delle tasse, perché non esiste. «Le verifiche sull'anagrafe dei conti correnti bancari vengono fatte solo per le anomalie più vistose, ma non ci sono automatismi», quindi «non abbiatene paura». Così Rossella Orlandi, direttore delle Agenzie delle Entrate, ha spiegato i vantaggi del 730 precompilato, scaricabile da ieri sul sito, rispondendo alle domande dei lettori nel videoforum di Repubblica.tv. Il fisco italiano - ha detto - per quanto riguarda il digitale è più avanti di molti Paesi europei, Germania inclusa, dove non esiste una vera e propria dichiarazione precompilata. Miglioramenti da fare ce ne sono. Quest'anno sono state inserite le spese mediche, una delle voci di detrazione più utilizzate assieme agli interessi passivi sui mutui, che erano già inclusi. Per il prossimo potrebbero entrarvi anche le spese per il veterinario e quelle per le attività sportive, anche se «nel secondo caso, parte delle spese sono fatte con associazioni volontarie meno attrezzate per la raccolta del dato informatizzato». L' Agenzia, ha detto Orlandi, è comunque convinta che il ricorso al precompilato - che mette al riparo da ulteriori adempimenti e verifiche quest'anno sarà molto più alto. L'evasione fiscale resta il problema da risolvere: «Nessun Paese ne è immune, ma noi ne abbiamo veramente troppa», ha detto Orlandi. Per ridurla anche il 730 precompilato può avere una funzione educativa «i cittadini introiettano l'idea che il fisco conosce la loro situazione: prima loro dichiaravano e il fisco controllava, ora è il fisco che dice direttamente quanto pagare». Ma fondamentale è la prevenzione: il recupero dei 14,9 miliardi di evasione dello scorso anno è importante, certo, ma ancora più importante è la capacita di intercettare prima i canali dell'evasione e ridurre significativamente il "tax gap". «L'Agenzia fa uno sforzo enorme - ha sottolineato la Orlandi - recuperare il passato e contemporaneamente migliorare il presente». Ad esempio «l'anno scorso i versamenti Iva sono aumentati significativamente». Un dato - quello delle maggiori entrate - rilevato anche della Banca d'Italia: a febbraio quelle tributarie hanno raggiunto i 27,5 miliardi, in aumento del 3,4 per cento (0,9 miliardi) rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Dall'evasione ai Panama Papers e ai paradisi fiscali: «Esiste un problema di opacità dei sistemi», ha ammesso il direttore dell'Agenzia delle Entrate, pur assicurando che «abbiamo già chiuso accordi con San Marino o la Svizzera, ma soprattutto abbiamo siglato l'accordo europeo per lo scambio automatico dei dati». Inoltre, ha precisato, «abbiamo già pagato la nostra quota all'Ocse per la piattaforma comune per lo scambio dei dati». Altra emergenza scatenata dall'economia globale è l'evasione delle multinazionali. «A volte è più conveniente delocalizzare rispetto a dove vengono prodotti i redditi. In ogni caso noi stiamo facendo controlli come nel caso di Apple: abbiamo fatto un verbale che è stato pagato interamente». I PUNTI 1 2 4 IL 730 Da ieri sul sito dell'Agenzia delle Entrate è disponibile il modello 730 precompilato. Per scaricarlo bisogna registrarsi e ricevere un Pin LE DETRAZIONI Gli interessi passivi sui mutui sono già calcolati in detrazione e da quest'anno sono state aggiunte in automatico anche le spese mediche LE MODIFICHE Se i dati risultano non corretti o incompleti il contribuente può modificarli, aggiungendo un reddito o delle detrazioni ulteriori I CONTROLLI Per chi presenta il 730 senza modifiche non saranno effettuati ulteriori controlli documentali sulle spese comunicate all'Agenzia FISCO Rossella Orlandi è il direttore dell'Agenzia delle Entrate

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 120 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 34 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Sharp: "Non perdiamo indipendenza con Foxconn investiremo di più" IL CAPO PER L'EUROPA DEL GRUPPO GIAPPONESE ACQUISITO DALL'AZIENDA DI TAIWAN: "SOFFRIVAMO DI SOTTOCAPITALIZZAZIONE, ORA SIAMO IN GRADO DI DISPIEGARE IL NOSTRO POTENZIALE TECNOLOGICO" L'OBIETTIVO: "SEMPRE PIÙ INTERNET NEGLI OGGETTI" Enrico Franceschini

Londra Ogni tanto, nella loro lunga storia, Cina e Giappone si sono fatti la guerra: e da qualche tempo minacciano di farsela di nuovo per il possesso delle minuscole isole Senkaku. Ma qualche volta cinesi e giapponesi si alleano: come è successo il mese scorso con la fusione tra la Foxconn di Taiwan e la Sharp di Osaka. La prima ha comprato il 66% delle azioni della seconda per l'equivalente di 3 miliardi e mezzo di dollari, nella prima acquisizione straniera di un gigante dell'elettronica giapponese. Qualche commentatore afferma che Foxconn si è mangiata la Sharp: uno shock culturale, a prima vista, per il paese del sol levante. «Ma non è vero, si tratta piuttosto di un'alleanza strategica che farà bene a entrambe», replica Tetsuji "Ted" Kawamura, presidente di Sharp Europa, e in questa intervista negli uffici londinesi della sua compagnia prevede che l'azienda nipponica uscirà rafforzata dal matrimonio con i cinesi. Lasciando intravedere un futuro in cui il Giappone tornerà a posizioni di leadership nell'elettronica, a cominciare dall'internet delle cose: «Con un frigorifero intelligente, per esempio, capace di dire quando scadono i prodotti e di consigliare cosa cucinare stasera». Come dobbiamo chiamarla, mister Kawamura: fusione o acquisizione? «Non è un takeover. La Sharp rimane indipendente, sebbene Foxconn sia ora il nostro maggiore azionista. La definizione corretta dell'operazione è un'alleanza strategica, in cui ognuna delle due parti contribuisce al rafforzamento e si completa a vicenda». Voi avete dato a Foxconn il vostro grande know-how nel settore dell'elettronica. Ma cosa dà Foxconn alla Sharp? «Un'importante stabilità finanziaria e la capacità di investire a lungo termine per la nostra crescita futura. Oggi servono investimenti sempre più grandi in questo settore per poter rimanere un competitore ad alto livello». Però il negoziato è stato lungo e secondo le indiscrezioni è rimasto incerto fino all'ultimo. Foxconn sembrava avere dubbi sulla Sharp. «A causa della crisi finanziaria globale del 2008 non abbiamo potuto investire abbastanza sui nostri programmi di sviluppo e questo ha sacrificato la nostra competitività. Si era creato un circolo vizioso. Ma ora possiamo ripartire». La crisi finanziaria è stata l'unica ragione del relativo declino sofferto dai vostri prodotti? «È stato forse il motivo principale. Un altro era il focus sul genere di investimenti necessari. Adesso lo abbiamo riaggiustato». Da giapponese non le dispiace che un'azienda giapponese abbia perso, dopo più di cent'anni, la propria indipendenza? «Ripeto, non si è trattato di una classica acquisizione, bensì di un'alleanza. Ma più in generale vorrei dire questo: sono alla Sharp da 32 anni, venti dei quali trascorsi fuori dal Giappone. I tempi cambiano, le cose cambiano. Oggi siamo un'azienda globale. Bisogna adeguarsi alla nuova realtà». Una volta la tecnologia giapponese regnava sovrana, in particolare nel campo dell'elettronica. Sony e Sharp erano nomi simbolo di una riconosciuta superiorità. Come mai Corea del Sud e Cina vi hanno raggiunti o in certi casi superati? «Il più grande cambiamento nel settore dell'elettronica è stato la digitalizzazione. Nell'era analogica, ingegneri con lunga esperienza avevano un vantaggio incolmabile sulla concorrenza. Nell'era digitale ciascuno, diciamo così, può facilmente copiare dagli altri. In un certo senso giochiamo tutti alla pari. Ma Sharp ha ancora un ruolo di leadership in certi campi, come stampanti e fotocopiatrici. E anche in altri campi dell'elettronica il Giappone ha ottime opportunità per recuperare la sua posizione di preminenza». Perché nell'era della globalizzazione è necessario diventare sempre più grandi, e assistiamo a fusioni, acquisizioni, alleanze, in tutti i settori? «Non sempre le dimensioni sono il fattore che fa la differenza. Se non ti metti insieme al partner giusto, uno più uno non fa due: fa al massimo uno e mezzo o magari anche meno. Ma nel nostro caso, la grande potenza produttiva, la grande base di clienti e l'ottima sezione di ricerca e sviluppo della Foxconn si sposano perfettamente con l'innovazione tecnologica che costituisce il Dna della Sharp. Cosicché diventare più grandi è un'operazione

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 121 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 34 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

riuscita: uno più uno fa tre». È vero che siete in competizione con i rivali sud-coreani della Samsung per fornire i nuovi schermi per l'iPhone alla Apple? E che siete più forti nella tecnologia Lcd, a cristalli liquidi, mentre la Samsung è più forte in quella Oled? «Non posso fare commenti specifici al riguardo: la Apple, per contratto, non rivela chi sono i suoi fornitori. E' vero che siamo superiori nella tecnologia Lcd, ma stiamo sviluppando anche l'altra. E comunque siamo convinti che entrambe sopravvivranno a lungo». A proposito di innovazione nel Dna, quali saranno le novità del futuro? «Due principalmente, la cosiddetta internet delle cose e l'intelligenza artificiale. Le cose intelligenti, insomma». Ci anticipa una cosa elettronica intelligente che uscirà dalla Sharp? «Eccone una in particolare: il frigorifero intelligente, che sa quali prodotti contiene, ti avverte sulla loro data di scadenza e ti raccomanda, in base a quello che c'è nei suoi scaffali, cosa cucinare per la cena. Con tanto di ricetta. Questo immagino che possa interessare a un italiano, non è vero?» Foto: Una linea di test di schermi televisivi a tecnologia "Oled" nello stabilimento Sharp di Osaka Foto: Tetsuji Kawamura, presidente di Sharp Europe

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 122 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato economia italiana Ferroviario il settore aspetta un treno da 4 miliardi Christian Benna

a pagina 24 Tutti gli occhi sono puntanti sui binari a "bassa velocità". Perché il mega bando da 500 treni regionali lanciato da Trenitalia per un valore complessivo di 4,5 miliardi di euro determinerà il futuro degli assetti produttivi del settore ferroviario in Italia e probabilmente anche una buona fetta dell'occupazione del settore che oggi impiega circa 14 mila dipendenti. La buona notizia è che, dopo anni di spese ridotte al lumicino, il gruppo Fs torna a investire nell'ormai vetusto trasporto locale, un mondo che i pendolari conoscono bene viaggiando a bordo di una flotta che per il 60% dei mezzi ha più di 25 anni di vita. E, in vista dei nuovi accordi di Fs con le Regioni, arriveranno 300 convogli elettrici ad alta capacità (450 posti a sedere), 150 treni a bassa capacità e 50 a trazione diesel. Fin qui tutto bene. La notizia cattiva è che la torta a disposizione, seppur molto abbondante, e che vale più del giro d'affari annuo del settore, che si aggira sui 3,3 miliardi di euro, rappresenta il punto di non ritorno per molte società. Almeno per quelle più grandi. Se si sale a bordo della megacommessa si continua a produrre in Italia, altrimenti il rischio di deragliare in crisi aziendali è alle porte. «Il bando di Fs è un bando che, per le sue dimensioni, ha ottenuto un grande richiamo e tutti i grandi gruppi internazionali stanno partecipando con le relative offerte spiega Maurizio Manfellotto, presidente di Assifer Anie e numero uno di Hitachi Rail Italia. «Ci auguriamo tuttavia che saranno premiate quelle aziende che hanno stabilimenti in Italia. Per fare 500 treni ci vogliono 30 milioni di ore lavoro, pertanto le ricadute occupazionali saranno enormi». Nel nostro Paese i grandi produttori ferroviari sono rimasti tre: Alstom, Bombardier e Hitachi Railway tutti eredi della tradizione sui binari made in Italy che in questi anni hanno messo su rotaia la rivoluzione dell'alta velocità. Ma i volumi che saturano e danno continuità agli impianti dipendono dal sistema di trasporti locale e urbano troppo a lungo dimenticato. La grande crisi economica, tra 2007 e 2014, ha fatto precipitare il giro d'affari del ferroviario crollato del 35% sul mercato interno, solo in parte compensato dall'aumento dell'export. Oggi per i big del settore si gioca la partita decisiva. Alstom, l'ex Fiat Ferroviaria, sta riorganizzando la sua presenza in Italia dopo la cessione del settore energia a General Electric. Nello stabilimento di Sesto San Giovanni si faranno solo manutenzioni e riparazioni. Nell'impianto di Savigliano a Cuneo, i 900 lavoratori seguono le vicende nazionali con il fiato sospeso tra i ritmi della cassa integrazione e commesse per l'alta velocità di 8 nuovi treni Ntv. Nel caso di mancata vittoria di almeno un lotto di produzione, lamentano i sindacati, sarà difficile mantenere l'occupazione a questi livelli. Si respira un'aria simile in casa Bombardier, ex Tecnomasio Italiano, nello stabilimento di Vado Ligure dove i 650 dipendenti hanno prodotto, in collaborazione con Ansaldo Breda, il FrecciaRossa 1000. In Liguria si procede con gli ammortizzatori sociali, e malgrado il sostegno della Regione che ha destinato alla fabbrica 13 milioni di euro di fondi europei per lo sviluppo, l'esito del bando di Fs si rivelerà di cruciale importanza per il futuro aziendale. Anche per Hitachi Rail la conquista dell'Italia si sta rilevando più complessa del previsto dopo l'acquisizione di Ansaldo Breda di Pistoia da Finmeccanica, pur vantando commesse di valore: dall'Etr 1000 alta velocità alle metropolitane di Honolulu e Copenaghen. La guerra intorno all'Opa lanciata sul gioiello della segnaletica Ansaldo Sts, che porterebbe Hitachi a guidare un gruppo ferroviario di sistemi integrati, sta mettendo in difficoltà le strategie della multinazionale giapponese. Entro l'estate Fs aprirà la buste e si capirà il nuovo corso del ferroviario italiano. Intanto, il treno va veloce e non si ferma per le altre aziende italiane, quelle piccole e medie che si sono specializzate nei vari segmenti del materiale rotabile e nella digitalizzazione dei binari, che si sono quasi completamente smarcate dal mercato interno e operano come multinazionali tascabili in tutto il mondo. L'aspetto interessante è che alcune di queste società non nascono nel mondo ferroviario. Basti pensare a Lucchini Rs, spinoff della dinasty dell'acciaio Lucchini, che oggi fattura 386 milioni ed esporta il 70% all'estero. Due terzi di tutte le ruote dei treni dell'alta velocità cinese (la

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 123 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

più estesa al mondo) sono forgiate nel bergamasco, a Lovere, negli stabilimenti della Lucchini, recentemente potenziati dall'acquisizione del gruppo Mamè. «Non ci fermiamo qui - dice Giuseppe Lucchini, presidente dell'azienda - l'avventura in Cina è stato un grande successo. Ma ora scommettiamo anche sull'Africa. Abbiamo appena aperto una società in Sud Africa che possa fare da testa di ponte per l'espansione in tutto il continente». Continua a crescere nel ferroviario anche Margaritelli, l'azienda umbra del parquet a due strati, il Listone Giordano, che produce traversine per i binari dell'alta velocità, ora rafforzata dall'acquisto di un ramo di azienda Coopsette. Le automotrici diagnostiche di MerMec di Monopoli viaggiano in tutto il mondo, dalle linee dei tram di San Francisco fino a quelle degli Shinkansen giapponesi. Nel torinese vince il treno digitale. Fresca di nascita è la divisione Prima Electro, unità di Prima Industrie di Gianfranco Carbonato che sforna Pc per treni, accelerometri, unità di controllo e Inverter per l'alta velocità. La misurazione digitale degli scambi, che oggi è ancora un'operazione manuale, ed è una della cause dei ritardi sulle linee, arriva da una dinamica Pmi torinese, la Dma guidata da Cesare Santanera che ha sviluppato, prima azienda la mondo, un sistema di rilievo automatico della geometria degli scambi utilizzando tecnologie optoelettroniche. L'altro ferroviario, quello che sfoggia nomi pochi noti, non è fatto solo di battitori liberi. In Toscana è nato un vero e proprio distretto, che l'anno scorso si è trasformato in un grande consorzio e che comprende 32 imprese con un fatturato complessivo attorno ai 600 milioni. A guidare il distretto c'è Daniele Matteini, presidente di Ditecfer e general manager di Ecm di Serravalle Pistoiese, rimasta l'unica azienda 100% made in Italy nei sistemi di segnalamento. «Fatturiamo 70 milioni di euro- dice Matteini- e puntiamo ad acquisizioni in Germania. E la forza del distretto ci sta permettendo di guadagnare commesse in tutto il mondo». 4 5 Maurizio Manfellotto (1) presidente di Assifer Anie e ad di Hitachi Rail Italia. Giuseppe Lucchini (2) presidente della Lucchini Rs. Gianfranco Carbonato (3) ad di Prima Industrie. Cesare Santanera (4) ceo di Dma . Daniele Matteini (5) presidente di Ditecfer e general manager di Ecm I PROTAGONISTI ] 1 2 3 Foto: Nella foto, un treno locale. Il 60% del materiale rotabile che Trenitalia impiega sulle linee locali ha più di 25 anni di attività

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 124 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INCHIESTA Piano Juncker, Roma fa il pieno "L'Italia può fare ancora di più" Angelo Lupoli

Italia può fare di più con gli strumenti europei: finanziare strade, porti, aeroporti, reti infrastrutturali e sostenere progetti di interesse pubblico. Ma anche destinare risorse alle piccole e medie imprese spingendo, ad esempio, sul venture capital". Dario Scannapieco, vice presidente della Bei, la Banca europea per gli investimenti, e Presidente del Fondo europeo per gli investimenti è soddisfatto del record che ha portato l'Italia in vetta ai Paesi europei che attingono alle risorse dello Juncker Plan (siamo primi con 12 miliardi di investimenti già attivati in un anno) ma non si ferma. E rilancia: "Dateci progetti validi e noi li finanzieremo". segue a pagina 8 segue dalla prima Sembra uno slogan, forse un po' semplicistico, ma racchiude la sostanza dell'impegno della banca che sostiene da quasi sessant'anni lo sviluppo dell'Unione e che ora gestisce i prestiti addizionali che si attiveranno grazie a un fondo di garanzia di 21 miliardi, l'European fund for strategic investments (Efsi), il piano voluto dal presidente della Commissione Jean- Claude Juncker per aiutare l'Europa a superare la crisi economica. Un fondo di 21 miliardi che permette alla Bei di aumentare per tre anni la rischiosità dei suoi prestiti (senza mettere a repentaglio la propria tripla A) e attivare oltre 100 miliardi annui di investimenti attirando cofinanziatori privati. Risultato: 315 miliardi di nuovi investimenti tra la primavera 2015 e quella del 2018. "Per progetti validi intendo quelli che portano benefici all'economia non solo in termini finanziari ma anche in termini sociali. Quando si costruisce una strada, ad esempio, bisogna calcolare il tasso di rendimento economico, cioè considerare i benefici che essa apporta alla società, dal decongestionamento del traffico alla riduzione di emissioni. Ci sono metodologie precise che consentono questa valutazione e ormai è fondamentale considerarle per definire le priorità di investimento". Insomma tutto diventa possibile se ogni carta è al posto giusto e vengono fatte le analisi corrette. Anche un'opera colossale come il ponte sullo Stretto di Messina potrebbe essere presa in considerazione. "Noi siamo disponibili ad analizzare l'opera come lo facciamo con ogni proposta - conferma Scannapieco - ma la decisione sul progetto è innanzitutto politica. Finora non ci sono richieste formali, quando ci saranno faremo una valutazione tecnica e decideremo se ha le caratteristiche, in termini di rapporto tra costi e benefici, per essere finanziata da noi o no. Ogni richiesta viene esaminata da esperti di 28 nazionalità e questa è una garanzia per tutti come dimostra il lavoro svolto finora: su 3000 persone che lavorano nel gruppo Bei, oltre 300 sono ingegneri ed economisti altamente specializzati che fanno una due diligence ai progetti che non ha eguali nel mondo". I RISULTATI. Lo stock dei prestiti in essere era di oltre 500 miliardi a fine 2015, di cui quasi 70 in Italia; 77 miliardi i nuovi finanziamenti nell'anno (69 in Europa), con un record di 11,7 in Italia. Nel Belpaese, l'elenco delle cose fatte è lungo e gli interventi futuri sono tanti anche perché la Bei si sta dimostrando il braccio finanziario a disposizione di un governo che ha tra le priorità lo sblocco delle opere pubbliche. I filoni di intervento sono sostanzialmente tre: grandi infrastrutture, rilancio di settori in difficoltà, sostegno alle piccole e medie imprese. La Bei è il più importante finanziatore dell'alta velocità ferroviaria ma è anche impegnata nel rilancio dei porti, da Taranto, Imperia o Civitavecchia, e nella creazione di un sistema logistico che connetta sempre di più l'Italia, soprattutto il Nord e Sud. I Piani operativi regionali (Por) della programmazione 2014-2020 finalmente sono stati messi a punto e riescono a essere co-finanziati, dagli 800 milioni della Basilicata ai 7 miliardi della Puglia. Diverse Regioni del Sud potranno riuscire a evitare di dover restituire importi per circa un miliardo del vecchio periodo di programmazione (2007-2013) grazie all'aiuto di Jaspers, la piattaforma di assistenza tecnica gestita dalla Bei per aiutare gli enti locali a presentare progetti finanziabili con i fondi strutturali. I LIMITI. L'assistenza della Banca sta diventando fondamentale, quindi, anche per garantire all'Italia l'arrivo dei fondi europei. "La pubblica amministrazione, e in particolar modo quella locale - spiega il vice presidente della Bei - negli ultimi anni si è fortemente indebolita. Molte professionalità hanno lasciato e in alcuni casi le

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 125 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Regioni non sono in grado di presentare progetti finanziabili. Noi possiamo intervenire per migliorare un'opera con un'advisory tecnica nella fase di preparazione del progetto". Si può evitare così che le Regioni perdano i fondi o si riducano all'ultimo momento presentando alla fine solo progetti di manutenzione di fontanelle o di rotatorie stradali. Ai limiti della burocrazia si aggiungono i mali di sempre. I finanziamenti spesso rischiano di saltare perché le ipotesi di fattibilità sono realizzate con stime approssimative o ottimistiche (ad es. la stima di traffico di una autostrada). Le varianti all'opera non danno certezza ai costi così come i tempi eccessivamente lunghi delle fasi autorizzative ambientali e urbanistiche da parte di ministeri ed enti competenti. Eclatante il caso del tratto autostradale Brebemi (--Milano) che ha avuto un iter autorizzativo durato 13 anni. E quando la fase progettuale sta per concludersi la giustizia amministrativa, su input di parti in causa che si ritengono danneggiate, interviene provocando inevitabilmente un allungamento dei tempi e, ancora una volta, un innalzamento dei costi. LE SOLUZIONI. "Molto è stato fatto finora, dal nuovo codice degli appalti a progetti mirati come il piano scuola, finanziato per quasi un miliardo dalla Bei, ed il cui sistema di monitoraggio delle opere è considerato all'avanguardia in Europa - spiega Scannapieco - ma bisogna continuare a riformare. E' necessario rafforzare la pubblica amministrazione e centralizzare il potere decisionale". Per spingere le grandi opere la ricetta è quella di sempre: dare un elenco di priorità agli interventi snellendo l'iter progettuale e autorizzativo e avere tempi certi con la definizione di un tempo massimo del confronto con gli enti locali (in Francia è di sei mesi). Per evitare ritardi eccessivi, inoltre, si potrebbe rafforzare la programmazione dei lavori con manager ad hoc, come avviene in altri paesi europei (dove è presente la figura del project manager). Al di là delle infrastrutture l'Italia ha grandi chance anche nel settore privato. "Già finanziamo imprese altamente innovative di tutte le dimensioni: dal gruppo FCA e Finmeccanica ma anche realtà più piccole ma di eccellenza come Novamont, che rappresenta una realtà importante per la chimica nazionale o come System spa, impresa attiva nei macchinari per la lavorazione della ceramica - aggiunge il vice presidente della Bei - e continuiamo a lavorare per sostenere le aziende più piccole soprattutto nel Mezzogiorno, convinti che la ripresa del Sud necessiti di una nuova generazione di piccole e medie imprese". Il grande lavoro che la Banca dell'Unione europea sta facendo in Italia va anche a toccare la finanza sia nel pubblico sia nel privato. E gli esempi sono tanti: dai mini bond emessi da un gruppo di 12 utility del Veneto e raggruppato in un bond principale acquistato dalla Bei (Hydrobond Viveracqua) e che ha permesso a piccole realtà di trovare capitali freschi fuori dai tradizionali circuiti creditizi, fino al finanziamento veicolato da Iccrea per dare la possibilità a 14 piccole BCC di sostenere le imprese minori in aree rurali. "Ormai negli Stati Uniti - aggiunge Scannapieco indicando i nuovi scenari - solo il 30% dei finanziamenti alle Pmi arriva dal sistema bancario, la maggior parte viene da strumenti alternativi. Con il Fei stiamo sostenendo diversi fondi di debito e altri strumenti complementari al canale bancario, mentre allo stesso tempo cerchiamo di offrire a quest'ultimo strumenti di garanzia che liberino capitale regolatorio in modo che possa essere alimentata nuova attività creditizia". Alla Bei ci tengono a sottolineare la disponibilità a valutare qualsiasi proposta o progetto. I capitali ci sono e anche le professionalità in grado di andare incontro ad investitori e imprenditori. I fondi del piano Juncker hanno messo il turbo alla banca che pur avendo 60 anni di età continua a moltiplicare attività e organici con i ritmi di una start-up. european investment bank , s. di meo Foto: Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei e responsabile dell'attuazione del piano Juncker; a fianco la sede della Bei a Lussemburgo Foto: La vera novità del piano Juncker è che l'Europa stavolta finanzia anche le Pmi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 126 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA finanza Il Creval punta le sue carte sulla Popolare di Sondrio Adriano Bonafede Adriano Bonafede

A pagina 15 «La nostra prima opzione, quella più naturale, resta un merger con la Popolare di Sondrio. Nel caso non andasse avanti saranno esaminate fusioni con altri istituti». Miro Fiordi, attuale amministratore delegato e direttore generale del Credito Valtellinese (Creval), ma anche a capo della lista più accreditata per raggiungere la maggioranza all'assemblea di sabato prossimo 23 aprile, spiega i progetti della banca, che giunge a uno snodo fondamentale della propria esistenza. Il prossimo consiglio d'amministrazione sarà infatti quello che porterà la popolare a trasformarsi in Spa in autunno. Se la lista capitanata da Fiordi (dal titolo eloquente, "Innovazione e tradizione", in effetti un ossimoro), che ha l'appoggio del presidente Giovanni De Censi, avrà successo, lo stesso ad diventerà probabilmente presidente della banca. Mentre per De Censi si profila la carica di presidente onorario. Nei piani, la poltrona di amministratore delegato dovrebbe essere abolita mentre arriverà un nuovo direttore generale. Dottor Fiordi, lei dà la precedenza a un'eventuale fusione con la Popolare di Sondrio. Ma c'è stata anche un'avance di Bper. «Si tratta soltanto di cose uscite sui giornali. La Bper è una bella banca che ha un modello di business simile al nostro ma al momento non c'è nulla di concreto, se non la nostra intenzione di metterci a un tavolo con la Sondrio». Tuttavia, mi permetta, entrambi gli istituti, Creval e Sondrio, avrebbero il cuore in Valtellina: non ci sarebbero sovrapposizioni? «I due gruppi hanno in Valtellina soltanto il 15 per cento circa dei loro asset. Quindi la sovrapposizione è molto limitata. Ripeto, occorrerebbe creare un tavolo di lavoro e verificare concretamente. Noi vorremmo trovare una soluzione che ci permetta di fare ancora banca di sviluppo nei territori dove siamo cresciuti». Esiste anche un'opzione stand alone? «I nostri conti sono a posto, abbiamo una comprovata solidità patrimoniale: il Cet 1 è al 13,5 per cento. Nel bilancio che porteremo all'approvazione il prossimo 23 c'è anche una bella plusvalenza di 250 milioni per la vendita di Icbpi. E dalla fine del 2015 le sofferenze hanno rallentato. Ma stare da soli non è più possibile. Con tassi così bassi ancora per moltissimo tempo, si può sostenere una crescita soltanto con delle sinergie di costo, allargando al contempo la base dei clienti». Lei ha toccato il tema delle sofferenze. Una spina nel fianco per tutto il sistema bancario, ma anche per voi. «Intanto diciamo che nel bilancio 2015, rispetto al 2014, il passaggio dai crediti incagliati alle sofferenze è stato molto minore. A fine 2015 le sofferenze nette ammontavano a 1,2 miliardi, con un covered ratio del 57 per cento. Per le sofferenze, abbiamo già cominciato un lavoro nuovo, con la gestione di un servicer esterno, che ha già prodotto una cessione sul mercato. Ora, con il Fondo Atlante, a cui intendiamo partecipare, andremo avanti su questa strada». Ma basterà una fusione e lo smobilizzo dei crediti incagliati per ritrovare una via di crescita? «Sono presupposti necessari ma certo non bastano. Ci sono almeno tre grandi sfide che ci attendono». Quali? «Intanto c'è la sfida della trasformazione in Spa: passeremo dal voto capitario a una situazione in cui le azioni si contano e dovremo fare i conti anche con la presenza dei fondi nella governance...» Che quota hanno oggi del Creval? «Attorno al 30 per cento. La seconda sfida è quella gestionale: la pressione sui margini crescerà ancora, occorre trovare nuove fonti di reddito, ad esempio risparmio gestito, sistemi di pagamento, leasing e così via, dove siamo già presenti ma non con nostre fabbriche prodotto. Alla fine, però, vogliamo continuare a essere una banca commerciale, legata all'economia reale. Non vogliamo trasformare il nostro business model». E la terza sfida? «E' quella digitale, che per una banca commerciale è doppia: da una parte occorre puntare su piattaforme online nuove, progettate con logiche aperte, e qui siamo già avanti; dall'altra occorre lavorare moltissimo sulla formazione del personale, per far sopravvivere la relazione fiduciaria con i clienti anche nel web, dove questo legame diventa per definizione più volatile». La vostra è la lista che rappresenta il raccordo con la gestione precedente. Ma c'è anche una seconda lista in lizza: chi rappresenta? «Ci sono alcuni imprenditori soci, soprattutto dell'area lecchese più un paio di avvocati

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 127 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

valtellinesi. Non c'era mai stata questa aggregazione, si è palesata soltanto tre mesi fa». Anche se perdono due di loro saranno presenti nel cda, no? «Sì, la lista di minoranza ha diritto a 2 posti su 15 nel cda. Però loro si sono mossi nell'ottica di viincere». Qual è la differenza più grande rispetto a voi? «Loro non vogliono proprio sentir parlare di fusioni». s. di meo Foto: A sinistra, il presidente di Creval, Giovanni De Censi (1) e il presidente della Popolare di Sondrio, Francesco Venosta (2) Miro Fiordi , attuale amm. delegato e direttore generale del Credito Valtellinese

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 128 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'ULTIMO STRAPPO NEL SALOTTO BUONO Fabio Bogo

L'assalto di Urbano Cairo a Rcs e Corriere della Sera con un'offerta pubblica di scambio certifica una volta di più la definitiva frantumazione di quel reticolato di relazioni che per anni ha tenuto in piedi e difeso il capitalismo italiano. Da un punto di vista formale quel sistema aveva già imboccato la via del tramonto con la decisione della nuova Mediobanca succeduta all'era di Cuccia, Maranghi e Geronzi di abdicare al ruolo di cassa di compensazione degli interessi della finanza e dell'industria nazionale, per trasformarsi in un istituto più vicino alla missione del credito che non a quello dell'esercizio di influenza. Ma siccome tradizioni e abitudini sono dure a morire Piazzetta Cuccia ancora rappresentava, almeno idealmente, una sede dove provare a comporre controversie e dirimere conflitti. Adesso non è più così. Urbano Cairo che parte all'attacco di Rcs senza informare gli altri azionisti, è il segnale che il capitalismo è ormai un mare dove ognuno naviga da solo per la sua rotta. Rcs ha visto prima uscire dal gruppo dei suoi soci Fca, e poi uno di loro tentare la scalata ignorando Mediobanca, Della Valle, Unipol. E i soci hanno anche appreso con stupore di vedere organizzata l'ops con il supporto tecnico e finanziario di Banca Intesa, quasi una memoria dello storico conflitto tra la finanza laica e quella cattolica. Ma Rcs non è l'unica frattura prodotta in quel mondo. Pochi mesi fa c'era stato il caso Generali, dove le punture di spillo tra Mario Greco, amministratore delegato del Leone, e Lorenzo Pellicioli e Mediobanca sono poi degenerate in frizioni sempre più aspre e hanno portato il manager a lasciare stizzito il suo incarico, nonostante l'appoggio di azionisti del calibro di Caltagirone e Del Vecchio. E lo stesso può dirsi per Telecom, dove le divergenze tra il presidente Recchi e l'amministratore delegato Marco Patuano, personali e di strategie, hanno portato all'addio di quest'ultimo, deciso dall'azionista di controllo francese Vincent Bollorè. Il capitalismo italiano senza le casse di compensazione di un tempo è però solo lo specchio di un Paese che ha perso anche ad altri livelli - e questo non è un bene - interlocutori autorevoli che alimentavano dibattiti e che proponevano soluzioni mediate. Non lo è più la Confindustria, agglomerato di interessi talmente diversi nelle sue componenti da perdere quella spinta propulsiva che aveva avuto in passato. Non lo sono i sindacati, spesso legati alla difesa di battaglie di retroguardia. Non lo è l'Abi, in trincea per la paura del bail-in e sfiancata dalle crisi delle sue banche. Non lo sono le organizzazioni del commercio, smarrite nella difesa lobbistica di un territorio minacciato dalle nuove forme di intermediazione. Anche qui tante navi in un mare aperto. Speriamo che in questo campo al timone torni un nocchiero.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 129 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 10 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il ritorno dell'auto export e acquisti interni il motore della ripresina Giovanni Ajassa*

Indietro agli anni della Fiat Ritmo. I dati 2014 delle immatricolazioni di vetture riportavano l'Italia ai valori del 1978-79. Quella dell'auto era la porzione più buia del lungo tunnel della crisi italiana. Il tunnel di un declino che combinava debolezze e diseconomie nostrane a scenari settoriali di incertezze e difficoltà a livello globale. Poi, nel 2015 qualcosa è cambiato. Il risveglio dell'auto si è affermato tra le non molte motrici della moderata ripresa dell'economia italiana. Vera gloria? Svolta strutturale? Si vedrà. Intanto, l'occasione per alcuni numeri e qualche riflessione. Il risveglio dell'auto ha due dimensioni. La prima è quella del mercato interno. C'è stato un significativo recupero delle immatricolazioni, risalite intorno agli 1,6 milioni di vetture dagli 1,3 milioni del minimo della crisi. Il 2016 potrebbe riavvicinarsi a quei due milioni di immatricolazioni all'anno che rappresentavano la media degli anni 1995-05. Gli italiani sono tornati a cambiare auto. Nel 2015 è bastato un piccolo miglioramento dello 0,8% del potere d'acquisto a spingere le famiglie ad avviare quel rinnovo del parco auto nazionale atteso da tanto tempo. Per memoria, l'età media delle quattro ruote sfiora in Italia i dieci anni ed è la più alta in Europa. Da noi un'auto su sette ha più di venti anni. La speranza è che il risveglio del mercato corrisponda all'uscita dalla circolazione di milioni di veicoli inquinanti ed obsoleti. Redditi permettendo, anche gli italiani cominciamo a guardare agli scenari dell'auto del futuro, più sostenibile e più sicura. Un primo passo nel cammino di innovazione che nell'orizzonte 2030-35 potrà condurci ad un mondo di vetture "shared & autonomous". La seconda dimensione del risveglio dell'auto è nella produzione nazionale. È questo il fronte delle novità maggiori. Nel 2015 il numero di auto prodotte in Italia è risalito di 2/3 in un anno, da 400 a oltre 660mila unità. Le esportazioni sono raddoppiate da 189mila a 386mila vetture mentre sono cresciute da 439mila a 676mila nel totale degli autoveicoli. Nel 2015 il rapporto tra esportazioni e produzione di autoveicoli è salito al 67%, il livello di gran lunga più elevato dal 1950. In valore, l'export italiano di autoveicoli è passato da 28 miliardi nel 2014 a 33 miliardi nel 2015 a cui vanno aggiunti 12 miliardi di parti e accessori. Da soli, gli autoveicoli hanno spiegato oltre un terzo dell'incremento totale dell'export manifatturiero del Paese. Il risveglio dell'auto si è riflesso sull'andamento del credito alle imprese. Il cavallo ha ricominciato a bere. A fine 2015 i finanziamenti per cassa al settore della "fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto" sono risaliti a 9,5 miliardi di euro, la metà in più del minimo storico toccato alla metà del 2014. Con tutte le cautele del caso, i dati del 2015 accendono una luce sulla possibilità di ritagliare all'Italia uno spazio nel complicato scenario delle catene globali del valore del settore "automotive". Ma tanti sono i rischi e le debolezze che rimangono. A cominciare dagli eccessi di concentrazione: un solo grande produttore e un mercato di riferimento per l'export - quello americano - che è nuovo e lontano. Più tutte le rimanenti diseconomie esterne che talvolta continuano a penalizzare la scelta dell'Italia come sede di nuovi investimenti a vantaggio di paesi con culture motoristiche pur meno radicate. Consolidare il risveglio dell'auto richiederà l'impegno da parte di molti. Dei grandi campioni leader di filiera come delle tante piccole e medie imprese innovative che formano l'ossatura della nostra componentistica. I conti e i piani di questi protagonisti lo suggeriscono già oggi. Nella trasformazione dell'auto da mero veicolo di trasporto a piattaforma personalizzata di servizi in mobilità c'è spazio per un alto artigianato, magari digitale, in cui l'Italia può dire molto. Non solo economie di scala, vantaggi di costo, ma anche tante economie di scopo, e spazi per continue personalizzazioni. Per andare dalla Ritmo al Renegade, e oltre. *Direttore Servzio Studi BNL Gruppo BNP Paribas

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 130 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 18 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

"Perché si può ancora investire nei paesi emergenti" INTERVISTA A MAURO RATTO, HEAD OF EMERGING MARKET INVESTMENT MANAGEMENT DI PIONEER: "PER UNA QUOTA DEL PORTAFOGLIO SI POSSONO OTTENERE RENDIMENTI INTERESSANTI E IL RISCHIO PUÒ ESSERE CONTENUTO" (a.bon.)

«Le conseguenze delle politiche monetarie, in particolare gli effetti dei tassi negativi, sono pesanti per gli investitori che vanno alla ricerca di rendimenti positivi, per i fondi pensione e le compagnie assicurative. I paesi emergenti, a fronte degli indubbi rischi che presenta l'investimento, offrono rendimenti positivi allettanti. Sostanzialmente il premio al rischio offerto per investire in questi paesi , ancorché in calo rimane molto interessante finché permane questo contesto di tassi negativi». Mauro Ratto, head of Emerging Market di Pioneer Investments, la struttura di asset management che fa capo a Unicredit, ha per compito istituzionale quello di verificare in che misura e in che modo si può ancora investire una parte del portafoglio dei risparmiatori nei Paesi emergenti. La risposta è positiva «a certe condizioni», nonostante questi paesi risentano a livello di Pil (in maniera più profonda in alcuni paesi e meno in altri) della caduta dei prezzi delle materie prime e del marcato calo del commercio internazionale di questi ultimi anni. C'è stato negli ultimi anni un generale abbandono da parte degli investitori dell'asset class "paesi emergenti". A quali condizioni invece è possibile ottenere rendimenti? «Va detto subito, per evitare fraintendimenti, che l'investimento nei paesi emergenti non è la panacea a tutti i mali, ovvero ai tassi zero o negativi sui bond dei paesi sviluppati o delle Borse che non crescono. Si tratta soltanto e sempre di una parziale diversificazione del portafoglio, che deve includere secondo me questa asset class, ovviamente scegliendo paesi e titoli con sapienza». Cosa rende questi paesi interessanti? «Prima di tutto gli Emerging Market sono una realtà economica eterogenea: molti di questi beneficiano del calo dei prezzi delle materie prime. In generale, molte di queste economie ricevono una spinta positiva dal fattore demografico. Si pensi ad esempio a Indonesia, Filippine, Vietnam che possono crescere in termini reali a ritmi del 5 per cento l'anno. Ma anche al la Cina, la cui crescita recentemente rallentata ha allarmato il mondo: ma siamo sempre di fronte a un potenziale di crescita del 5 per cento all'anno per i prossimi 10. L'India, poi, è forse l'economia che ha maggiori potenzialità: si trova indietro di 15 anni rispetto alla Cina». Ma ci sono anche paesi emergenti da cui è meglio stare alla larga... «Certamente. Se pensiamo, ad esempio, alle crisi di paesi emergenti come Venezuela e Ucraina, è chiaro che dobbiamo discriminare non investendo lddove ci sono fondamentali macroeconomici in evidente deterioramento (penso al debito e disavanzo di bilancio ad esempio). Ci sono poi i cosiddetti frontiers markets , ossia i "nuovi" paesi emergenti tra cui quelli dell'Africa sub equatoriale, che hanno ancora intensi livelli di crescita ma presentano più rischi perché sono i più esposti alle dinamiche delle materie prime. Tra questi, un caso interessante è rappresentato dalla Nigeria. In generale l'investimento sui paesi emergenti ci espone sempre a problemi di governance pubblica e privata». Scusi, quando si investe in questi paesi, anche se i loro bond sono denominati in dollari, c'è sempre in agguato il rischio del default. «La nostra capacità è quella di avere un team di specialisti in grado di selezionare quelle realtà, i cui fondamentali macroeconomici sono in miglioramento. E, all'interno di quei paesi, le aziende che meglio si esprimono. Questo ci consente di consegnare performance positive nel medio e lungo periodo, anche considerando tutti i rischi da lei menzionati. Rimane un dato di fondo incontrovertibile: nonostante tutti i rischi, negli ultimi vent'anni i rendimenti ottenuti investendo globalmente in questi paesi e comprendendo anche i vari default, sono sempre stati elevati». abi su dati banca d'italia e si-abi Foto: Qui sopra, Mauro Ratto , head of Emerging market Investment Management di Pioneer

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 131 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 21 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ] L'INTERVISTA Ingegneria finanziaria la sfida delle Borse se ci sarà la Brexit SE LONDRA USCIRÀ DALL'EUROPA GLI ALTRI MERCATI DOVRANNO ACQUISIRE PADRONANZA CON ETF, FUTURE, CDS E TUTTI GLI ALTRI TITOLI DI MATRICE ANGLOSASSONE CHE ATTRAGGONO SEMPRE PIÙ INVESTIMENTI. E PER GLI ISTITUTI INGLESI NON CI SAREBBE ALTRA VIA CHE IL RIDIMENSIONAMENTO Eugenio Occorsio

In nessun settore la Brexit rischia di avere effetti così dirompenti - né in quello commerciale né politico né sociale - come nel comparto finanziario. Strumenti sofisticati e innovativi, Etf, futures, Cds e quant'altro acquistano sostanza, ragion d'essere e affidabilità solo perché basati a Londra. E specularmente il ruolo riconosciuto di Londra come capitale finanziaria d'Europa è ormai strettamente embedded nell'appartenere a una comunità di 500 milioni di persone. «La finanza verrà fortemente danneggiata qualora la Brexit dovesse verificarsi», conferma Alida Carcano, lunga esperienza come analista di Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, infine dal 2009 a capo della Valeur Investment da lei fondata, società di asset management con sedi in Svizzera e Lussemburgo che conta più di 25 professionisti. «È vero che i sondaggi sono poco positivi, ma la speranza è che al momento del voto gli inglesi abbiano una resipiscenza come la ebbero gli scozzesi due anni fa». Se il Regno Unito esce dall'Ue che ne sarà degli investimenti che fanno perno su Londra, e dei risparmi che ne costituiscono la base? «Occorre premettere che tutti i nuovi strumenti di ingegneria finanziaria, anche troppi a dire il vero, che sono entrati in Europa dalla "porta" del sistema anglosassone, sono stati ormai interiorizzati dalla finanza europea. I tempi dell'ipotetica Brexit non sarebbero brevi (non meno di due anni, ndr ) e quindi c'è tutto il tempo perché le piazze finanziarie più mature, da Francoforte a Parigi a Milano, si specializzino e prendano ulteriormente familiarità con questi veicoli di investimento. Per cui da questo punto di vista c'è da stare tranquilli». Ma avrebbe più da rimetterci la Gran Bretagna o l'Europa "orfana" di un Paese così importante? «Sicuramente Londra. L'altro giorno ero in Lussemburgo e sono rimasta impressionata dallo sviluppo che ha avuto il cosiddetto finance mile dall'aeroporto al centro. Decine di banche, finanziarie, uffici di credito, cresciuti in modo impressionante nell'ultimo anno. Quanto alle condizioni di credito, si dice che peggiorerebbero in Europa perché il mercato sarebbe privo di un potente competitore "alla pari", ma oggi a tenere i bassi i tassi è molto più Draghi che non le banche inglesi. Sarebbero queste ultime a dover affrontare riconversioni, probabilmente riduzioni di personale, insomma un riassetto complessivo causato dal nuovo isolamento. Per alcune aziende manifatturiere, quelle contenute nel "Brexit Index" di Bloomberg, il discorso è diverso». In che senso? «Rolls-Royce, Astra Zeneca, Vodafone, sono tutte multinazionali che realizzano una parte minima del fatturato in Inghilterra. E dato che la conseguenza della Brexit sarebbe la svalutazione della sterlina, si troverebbero molte entrate in valute forti». Ma la svalutazione della sterlina non porterebbe alla fuga dei capitali, una situazione inconsueta per l'ex potenza imperiale che la porterebbe al livello della Turchia o della Russia? «Credo in minima misura. Anche quanto all'importazione dell'inflazione, le conseguenze sarebbero poche per il semplice motivo che oggi l'inflazione quasi non esiste». Foto: Alida Carcano , fondatrice del gruppo di asset management Valeur

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 132 18/04/2016 diffusione:172712 Pag. 9 tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Analisi La corsa folle al ribasso del greggio per vedere chi cede per primo I sauditi giocano sul prezzo basso per indebolire gli iraniani Ma Teheran vuole vendere più barili anche a costi inferiori GIORGIO ARFARAS

ADoha non è stato raggiunto l'accordo fra i Paesi produttori di petrolio. L'oggetto dell'accordo aveva un obiettivo massimo tagliare la produzione, e uno minimo - congelare la produzione. Nel primo caso, si sarebbe avuta una crescita del prezzo del barile, perché la sovra offerta si sarebbe velocemente avvicinata alla domanda. Nel secondo caso, si sarebbe avuta una stabilizzazione del barile sui prezzi correnti, perché la produzione sarebbe diventata pian piano eguale alla domanda che è in leggera crescita. In assenza di accordo si dovrebbe, invece, avere un prezzo del barile debole, o molto debole. Ciò che per i «Petrostati» - ossia quei Paesi la cui fonte principale di reddito è il petrolio e quindi il suo prezzo sui mercati internazionali - è una jattura. Più precisamente è un vero problema per i Petrostati che non sono ricchi in partenza - come la Russia, l'Iran, il Venezuela, mentre è problema, alla fine, gestibile per quelli della Penisola Arabica, che hanno accumulato nel tempo delle grandi ricchezze come i titoli di stato e le azioni delle imprese maggiori dei Paesi occidentali. Ricchezze che possono realizzare per mantenere (quasi) invariato il tenore di vita della loro popolazione. Più precisamente, i Paesi che non hanno investito una parte cospicua della «rendita petrolife ra» in attività finanziarie estere perché popolosi, sono messi peggio, soprattutto se, a differenza dei Paesi delle Penisola Arabica, devono fare i conti con le elezioni. In astratto la soluzione «ottimale» per i produttori, ossia tutti guadagnano e nessuno perde, è quella di un prezzo del petrolio elevato, grazie al quale i Petrostati meno ricchi possono finanziare il consenso politico, con quelli molto ricchi che non debbono ridurre la ricchezza che hanno accumulato. La soluzione ottimale non si è però materializzata. Perché? La ragione è lo scontro fra i sunniti e gli sciiti che si manifesta in diversi campi come scontro fra l'Arabia Saudita e l'Iran. Con il prezzo anche molto basso i sauditi (e i Paesi del Golfo) possono andare avanti vendendo le ricchezze accumulate, mentre gli iraniani non possono perché non sono ricchi in partenza. Un discorso simile a quello iraniano vale per la Russia, molto più popolosa e meno ricca dell'Arabia, che si è alleata con Teheran in Siria e ha cercato di persuadere Riad a congelare la produzione di greggio. Con i due maggiori contendenti che hanno fatto saltare l'accordo - i sauditi hanno fin da subito affermato che senza l'Iran non si sarebbe fatto nulla, mentre gli iraniani non si sono nemmeno presentati a Doha - si passa alla fase successiva dello scontro. La guerra è classicamente definita come la continuazione della politica con altri mezzi, mentre oggi possiamo affermare che il petrolio sostituisce la guerra che è la continuazione della politica. I sauditi minacciano di usare l'arma letale di cui dispongono solo loro, ossia aumentare la produzione in modo massiccio facendo precipitare i prezzi del barile a dei livelli minimi. Gli iraniani, che da mesi stavano aumentando la produzione offrendo il loro petrolio a prezzi stracciati per recuperare i mercati persi dopo anni di sanzioni, oggi non possono che vendere più petrolio per avere gli stessi ricavi. In questa corsa al ribasso del prezzo del petrolio per vedere «chi molla» per primo, abbiamo il gioco - reso famoso dal cinema in un film con James Dean - detto «del pollo». Due contendenti corrono lungo una strada che finisce in un dirupo. Il primo che frena ha perso. c Foto: YASSER AL­ZAYYAT/AFP Foto: Estrazione La raffineria Shuaiba a sud di Kuwait City

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 133 18/04/2016 diffusione:172712 Pag. 19.20 tiratura:244598 TUTTO SOLDI La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il Terzo settore diventa adulto Ora crea fatturato e occupazione Arriva la legge del non profit: la sfida è favorire il volontariato dei dipendenti [W. P.]

Oltre 300 mila organizzazioni non profit, circa 5 milioni di volontari coinvolti, 64 miliardi di euro di fatturato generato, oltre 700 mila dipendenti stipendiati. E una significativa dotazione finanziaria: 500 milioni previsti nella legge Finanziaria per stabilizzare il 5x1000; 190 milioni per l'applicazione della delega; 200 milioni per un Fondo rotativo di garanzia per gli investimenti delle cooperative e delle imprese sociali; 20 milioni per progetti di associazioni di volontariato e promozione sociale. In tutto oltre 900 milioni al servizio del sociale. Tra Stato e Mercato c'è il Terzo settore, che ora diventa adulto. Dopo l'approvazione del Senato tre settimane fa, ora la riforma del non profit ritorna in commissione alla Camera il 19 aprile, per l'approvazione definitiva e blindata prevista entro poche settimane. La legge Il provvedimento rende adulto e più stabile un mondo che vale un fetta crescente di Pil: se si fermasse, si bloccherebbero i principali servizi sociali e assistenziali del nostro paese. Negli 11 articoli del disegno di legge viene rivista la definizione di Terzo settore per renderla più esaustiva e completa. Si attua finalmente una grande semplificazione per il riconoscimento della personalità giuridica del settore: oggi più del 70% sono associazioni non riconosciute. Viene istituito un Registro unico degli enti del Terzo Settore. Anziché 33 diversi registri si avrà un unico Registro nazionale, pienamente accessibile e riconoscibile, al fine anche di raggiungere e favorire la trasparenza degli enti del Terzo settore. I Centri servizi del volontariato diventeranno una vera infrastruttura di aiuto e servizio per lo sviluppo di tante e piccole realtà associative. Ci saranno nuove facilitazioni normative e fiscali per rilanciare l'impresa sociale. Servizio civile Inoltre viene varato il Servizio civile universale: avrà una durata dagli otto ai 12 mesi, potrà anche essere svolto in Europa, sarà aperto anche a cittadini comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno, e viene riconosciuto e introdotto il concetto di difesa non armata della patria e di promozione dei valori fondativi della Repubblica. Dal punto di vista fiscale si attuerà così una razionalizzazione e una semplificazione dei regimi fiscali e contabili, oltre al completamento della riforma del 5x1000. Viene costituito il Consiglio nazionale del Terzo settore, organismo di consultazione che vedrà presenti tutte le diverse anime e inoltre viene istituita la Fondazione Italia Sociale, un nuovo strumento per mobilitare grandi donatori privati e orientare risorse per progetti ad alto impatto sociale ed occupazionale. La Fondazione sosterrà interventi innovativi da parte degli enti di Terzo settore svolgendo una funzione sussidiaria dell'intervento pubblico. «Finalmente grazie a un lavoro condiviso - spiega Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro - abbiamo la disponibilità di un codice del Terzo settore che riordina molte norme sparse in una chiave unitaria e offre uno statuto giuridico di riferimento. Al volontariato degli adulti e degli anziani integriamo nuova linfa vitale con il servizio civile universale, per arrivare ai 100 mila giovani coinvolti ogni anno entro il 2017. Riesumeremo poi il ticket di solidarietà per le imprese che prestano lavoratori a opere sociali, per favorire lo sviluppo del volontariato dei dipendenti». L'esercito della solidarietà 5,1 Altro 5,5 4,9 1,8 14,8 11,4 10,3 25,8 22,6 41,7 62,1 Altro 1,0 1,4 3,5 13,3 17,9 20,4 21,8 28,1 41,6 49,6 FONTE ISTAT È più informato - LA STAMPA Per stare con gli altri Per seguire le sue convinzioni La svolgevano i suoi amici Per valorizzare le sue capacità Ha migliorato la sua capacità di relazione Si sente meglio con se stesso Per arricchimento professionale Per motivazioni soggettive Per dare un contributo alla comunità Per l'urgenza di far fronte ai bisogni Per esplorare punti di forza e mettersi alla prova Per ricadute personali Ha comportato più svantaggi che vantaggi Ha acquisito competenze utili per la sua professione Ha cambiato il suo modo di vedere le cose Ha allargato la sua rete di rapporti sociali Non è cambiato niente nella sua vita Ha valorizzato precedenti esperienze e capacità Ha sviluppato una maggiore coscienza civile e politica Crede nella causa sostenuta dal gruppo Persone dai 14

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 134 18/04/2016 diffusione:172712 Pag. 19.20 tiratura:244598 TUTTO SOLDI La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

anni e oltre che svolgono attività di volontariato % Foto: I dati Oltre 300 mila organizzazioni non profit, circa 5 milioni di volontari coinvolti, 64 miliardi di euro di fatturato generato, 700 mila dipendenti stipendiati Sono i numeri del Terzo settore

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 135 18/04/2016 diffusione:172712 Pag. 19.22 tiratura:244598 TUTTO SOLDI La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SALMOIRAGHI & VIGANÒ "Occhiali, il mercato è ripartito Apriremo trenta negozi all'anno" Il vice presidente Tabacchi: cresciamo del 13% e vogliamo espanderci L'opzione di Luxottica per salire al 100%? Dialogheremo con Del Vecchio" FRANCESCO SPINI MILANO

Ha compiuto 150 anni, la Salmoiraghi & Viganò. Dal primo negozio aperto in piazza Cordusio a Milano, lo sviluppo è stato incessante. Oggi i negozi sono 450 e il traguardo è ambizioso: «Nel giro di dieci anni ci piacerebbe arrivare ad avere mille punti vendita e 5-600 milioni di fatturato. Potrebbe essere un buon obiettivo...», dice il vice presidente Edoardo Tabacchi. Nata come un'officina specializzata in strumenti topografici, Salmoiraghi & Viganò è oggi la principale catena di ottica in Italia. Da 14 anni è in mano alla famiglia di Dino Tabacchi, il cui padre è stato il fondatore della Safilo. «Mio padre Dino l'ha acquisita nel 2002 - racconta Tabacchi -, dopo che già aveva avvicinato il mondo del retail ottico con una sua personale esperienza con una catena di ottica in Inghilterra, la Vision Express, che aveva raggiunto la dimensione di 220 negozi e circa 200 milioni di fatturato». Sostanzialmente una foto copia britannica di quello che oggi è la Salmoiraghi & Viganò, che ha chiuso l'esercizio 2014-2015 (bilancio chiuso il 30 settembre) con un fatturato di 190 milioni, in crescita del 13%, con un utile di 7,5 milioni. «Quando è entrata la mia famiglia, rilevando l'azienda da alcuni fondi, aveva 170 negozi e fatturava 70 milioni. Ma era già leader in un mercato enorme. L'idea fu, fin da subito, di sviluppare il marchio e farlo diventare sempre più grande, pensiero che è rimasto fino ad oggi». Qual è la vostra strategia? «Quest'anno chiuderemo a 200 milioni di euro di fatturato e 450 negozi su un'Italia che rappresenta un mercato da 10 mila punti vendita, estremamente frammentato. La cosa più naturale da fare è investire e diventare sempre più grandi». Per questo avete chiesto e ottenuto dalle banche 70 milioni? «Servivano per due cose. Da un lato sostituire il vecchio finanziamento più costoso e portare un miglioramento nei numeri dell'azienda. Dall'altro abbiamo messo fieno in cascina perché i soldi bisogna chiederli quando non servono». Come li userete? «Il nostro piano di sviluppo prevede di aprire circa 30 negozi all'anno per i prossimi 4 anni, con un investimento di circa 30 milioni. Lo scopo è superare i 550 punti vendita. Col marchio Salmoiraghi & Viganò apriremo in posizioni di eccellenza in centri cittadini e centri commerciali, mentre con la catena VistaSì in zone di grande passaggio, in periferia, o all'interno della grande distribuzione, in angoli dedicati e in cui gestiamo l'ottica». Avete una linea per l'alto di gamma e una a costi più bassi? «Si differenziano per il target di clientela, ma senza eccessi. Non vogliamo essere riconosciuti per le nostre politiche di sconto o per le promozioni, che pure facciamo, ma per la professionalità espressa grazie alla preparazione del personale». State assumendo? «Sì, circa 500 persone nell'ultimo anno. Il Jobs Act ci ha aiutato ad aumentare i contratti a tempo indeterminato, il che ci permette anche di investire al meglio nelle persone: abbiamo raddoppiato le ore dedicate alla formazione». Continuate a produrre le lenti? «È uno degli elementi su cui investiamo per differenziarci, abbiamo una partne rship con un'azienda giapponese che ci garantisce linee di produzione dedicate e livelli qualitativi adeguati». Siete solo in Italia. Quando andrete anche all'estero? «È un argomento che apriamo abbastanza spesso. Ma in questo momento riteniamo che Salmoiraghi & Viganò abbia la possibilità di fare la differenza in Italia. Tra due o tre anni potremmo riparlarne». Come è iniziato il 2016? «Da giugno il mercato si è risvegliato e quest'anno mostra, a livello generale, i primi numeri positivi, tra il 2 e il 3%. Dal canto nostro, da tre anni a parità di perimetro cresciamo a doppia cifra. Una tendenza che si conferma anche nel nostro primo semestre. Di pari passo aumenta la nostra quota di mercato che oggi, a valore, è pari all'8%». Accanto a voi c'è un socio forte, Luxottica, che dal 36% nel 2017 ha un'opzione per salire al 100%. Del Vecchio vi sfilerà l'azienda? «Con loro abbiamo firmato accordi che prevedono, nel 2017, opzioni reciproche. Non sono in grado di dire cosa succederà: quando si apriranno le finestre avvieremo un dialogo e cercheremo di comprendere le esigenze reciproche. Oggi abbiamo una

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 136 18/04/2016 diffusione:172712 Pag. 19.22 tiratura:244598 TUTTO SOLDI La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

buona relazione tra soci, partecipano al cda ma non interagiscono né nella gestione né negli aspetti commerciali». Avete mai pensato alla Borsa? «Non dico mai di no, perché è un'opportunità che va valutata molto bene, può essere molto utile per lo sviluppo dell'azienda. In questo momento però non è un dossier aperto, non c'è la necessità. Credo che un giorno se ne potrà ragionare. Non prima di raggiungere almeno 250 milioni di ricavi, una dimensione che consenta di esprimere un valore in grado di porre la società quanto più al riparo dalla volatilità». c La storia In alto uno dei nuovi negozi di Salmoiraghi & Viganò. A destra il primo locale in Piazza Cordusio a Milano. Nata come un'officina specializzata in strumenti topografici oggi Salmoiraghi & Viganò è la principale catena di ottica in Italia L'esercizio 2014­2015 si è chiuso con ricavi per 190 milioni, in crescita del 13% 30 milioni È la cifra che S&V conta di investire nei prossimi 4 anni per aprire 30 negozi all'anno 36 per cento È la quota di S&V che fa capo a Luxottica: ha un'opzione per salire al 100% nel 2017 L'azienda in cifre 450 8% 18,4% 1856 190 1.800 Negozi Dipendenti oltre dei ricavi - LA STAMPA Anno di fondazione milioni di euro (+13%) Quota di mercato Redditività media dei negozi nasce la scuola officina Filotecnica Salmoiraghi, nel 1880 viene ondato l'Istituto Ottico Viganò) Fatturato (esercizio 2014-2015) (60 in franchising) di cui 320 a marchio Salmoiraghi e Viganò e 130 col marchio "low cost" VistaSì Foto: Il panorama italiano Da giugno il mercato si è risvegliato e quest'anno, a livello generale, mostra i primi numeri positivi, tra il 2 e il 3 per cento Foto: La tendenza Lo stesso ritmo è stato mantenuto anche nel primo trimestre. Di pari passo aumenta la quota di mercato di Salmoiraghi & Viganò

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 137 16/04/2016 diffusione:172712 Pag. 1 tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERESSE PER GM Fca, Marchionne "Porte aperte alle alleanze" Teodoro Chiarelli

A PAGINA 20 «La porta delle alleanze non è chiusa». Aspirando avidamente una sigaretta all'ingresso del Radisson Hotel di Amsterdam in una pausa fra l'assemblea di Cnh e quella di Fiat Chrysler Automobiles, S ergio Marchionne riapre il capitolo del consolidamento del settore auto, precisando che a lui, comunque, interessa General Motors, nonostante il «no» secco del suo amministratore delegato Mary Barra. «La porta delle alleanze non è stata mai chiusa insiste l'ad di Fca - Quando accadrà, molto probabilmente non ci sarò io, perché sarà in un prossimo futuro e io dopo il 2018 andrò via. Quello che interessa a me, cioè Gm, non può succedere adesso: quando accadrà saranno problemi di altri. Le alleanze hanno bisogno di tempo». A meno che... «A meno che non accada nei prossimi mesi». In tal caso, ribadisce, sarà lui a lavorare per condurla in porto. I big player con cui Fca potrebbe allearsi sono cinque: oltre a Gm, ci sono Volkswagen, Ford, Toyota e i coreani di Hyunday-Kia. Alleanze e hi­tech La questione delle alleanze è stata riproposta giovedì dal presidente di Exor e Fca, John Elkann, nella sua lettera agli azionisti. Elkann aveva parlato della prospettiva di un'alleanza con un grosso costruttore, aggiungendo che avrebbe potuto generare un risparmio di almeno 10 miliardi di euro l'anno moltiplicati per diversi anni. Nella città olandese il presidente di Exor precisa ulteriormente. «Oggi sembra che per alcuni costruttori sia più importante cavalcare le novità tecnologiche che produrre e vendere auto, ma il mercato continua a essere fondamentale». Anche per questo Marchionne insiste sulla necessità di non legarsi con un singolo protagonista dell'hi-tech. «Non bisogna fare scelte unilaterali su un candidato o su un'azienda tecnologica, sono scommesse pericolose per l'industria. La percentuale di aziende che morirà è enorme, dobbiamo rimanere aperti a tutti». Inevitabile che il discorso si porti su chi, come l'americana Tesla, sta pesantemente investendo sull'auto elettrica di massa e ha avuto 325 mila ordini per la Model3 in uscita fra due anni. «Se la loro Model3 avrà successo la copierò con lo stile italiano. Non mi vergogno di dirlo: la metto sul mercato in 14 mesi. Il problema è capire la struttura dei costi della vettura e quanto ci si guadagna. Ho un grandissimo rispetto per Elon Musk, ma non so come si possa sopravvivere vendendola a 35 mila dollari». Una dietro l'altra, Marchionne affronta un tour de force assembleare di sette ore che vede riuniti ad Amsterdam in sequenza gli azionisti di Cnh, Fca e Ferrari, tutte controllate da Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli. Obiettivi e dividendi Confermati i target 2016 di Fca, che oggi ha in cassa quasi 20 miliardi di liquidità: fatturato oltre 110 miliardi, stesso livello del 2015 nonostante lo scorporo di Ferrari, ebitda adjusted di oltre 5 miliardi (4,8 miliardi nel 2015), utile netto adjusted superiore a 1,9 miliardi (rispetto ai precedenti 1,7), indebitamento netto inferiore a 5 miliardi. Il manager italo-canadese spiega che operazioni strategiche realizzate negli ultimi due anni hanno consentito di ridurre l'indebitamento netto industriale di 4 miliardi di euro. Cosa che incoraggia un azionista a chiedere notizie su un possibile ritorno del dividendo. «È stato detto con chiarezza - la replica di Elkann - che non ci sarebbe stato dividendo fino al 2018 per convogliare le risorse a favore del potenziamento del bilancio e per fare fronte ai piani della società che sono ambiziosi». Più possibilista, invece, Marchionne che apre alla possibilità di un ritorno al dividendo prima del 2018. «Una volta azzerato il debito sarà più facile per il board valutare il pagamento di un dividendo». Alla fine Elkann e Marchionne vengono confermati nel board di Fca dagli azionisti, con il secondo che prende più voti del primo: 98,52% l'ad, 87,22% il presidente. Con inevitabile battuta, accompagnata da una sonora risata, del manager con il maglioncino nero: «Ho preso più voti, perché ho promesso che il dividendo arriverà prima». Ultimo punto all'ordine del giorno dell'assemblea Fca, l'uscita da Rcs, di cui il gruppo detiene il 16,7%. Gli azionisti la approvano con il 99,9% dei voti. «Questo meccanismo dice Marchionne ai soci - vi permetterà di avere azioni Rcs. Deciderete voi cosa fare, se tenere o vendere i titoli». Ferrari Capitolo Ferrari, al centro della terza assemblea. Marchionne ribadisce che il gruppo resta impegnato a mantenere l'esclusività del

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 138 16/04/2016 diffusione:172712 Pag. 1 tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

brand («Anche se saremmo in grado di realizzare 14 mila vetture l'anno») e a rispettare quanto diceva Enzo Ferrari: «Produrre un'auto in meno di quella che il mercato chiede». Quindi l'opportunità di un aumento graduale dei volumi sarà valutata con grande scrupolo. Nel consiglio della Ferrari sono stati rieletti, oltre a Marchionne, l'ad Amedeo Felisa, Louis Camilleri, Giuseppina Capaldo, Eduardo Cue, Sergio Duca ed Elena Zambon, mentre esordiscono John Elkann, il fratello Lapo, Patrizia Grieco, Delphine Arnault e Adam Keswick. c Foto: Il presidente di Fca, John Elkann con l'ad Sergio Marchionne

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 139 16/04/2016 diffusione:172712 Pag. 7 tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LE INCOGNITE DELLA CRESCITA Fmi in allarme su Grecia e Brexit "Economia globale a rischio choc" Le conclusioni del G20: conflitti geopolitici, terrorismo e rifugiati complicano lo scenario Draghi (Bce): l'area euro si sta gradualmente riprendendo, ma pesano molte incertezze ALESSANDRO BARBERA

Memore dei precedenti, il primo a chiedere di fare in fretta è Alexis Tsipras. Entro luglio Atene d eve restitui re una tranche di prestito da 3,5 miliardi di euro. Ma ad avere più fretta di lui sono Fondo monetario e Commissione europea. Ai piani alti delle istituzioni internazionali temono una tempesta perfetta molto prima, in giugno, quando i cittadini inglesi saranno chiamati a votare sì o no al referendum sull'Europa. I sondaggi riservati danno i sì alla Brexit in lieve maggioranza. Un vantaggio per ora colmabile, ma che potrebbe rafforzarsi con un nuovo scontro politico sul programma di aiuti alla Grecia. «La Brexit sarebbe uno choc per l'economia globale», ribadisce il comunicato finale del G20. S econdo i calcoli della London School of Economics la Gran Bretagna rischia di perdere il 22 per cento degli investimenti diretti. «L'economia dell'area euro si sta gradualmente riprendendo, ma pesano molte incertezze», dice Mario Draghi. Per il numero uno della Bce uno dei grandi problemi sono i crediti deteriorati delle banche, sui quali «è necessaria la collaborazione fra azionisti, governi, investitori e autorità di controllo». Non lo cita esplicitamente, ma poiché più di un quinto delle sofferenze europee sono nella pancia delle banche italiane, somiglia molto ad una benedizione dell'accordo sul Fondo Atlante. Oggi in Europa non c'è però nulla di più insidioso dei rischi politici. Per la prima volta da anni, gli economisti del Fondo monetario devono fare i conti con variabili politiche che potrebbero stravolgere le previsioni. Scrive la bozza del comunicato G20: «I conflitti geopolitici, il terrorismo, la crisi dei rifugiati e i rischi legati all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione complicano il contesto globale». Tutto sta nello spegnere gli incendi prima che facciano disastri. «Scongiurare la G rexit per evita re la Brexit», spiega una fonte impegnata in prima persona sul dossier greco. In queste ore gli staff delle due missioni sono riuniti a Washin gton, e riparti ranno per Atene all'inizio della prossima settimana. L'obiettivo è raggiungere un accordo entro la riunione dei ministri delle Finanze dell'area euro ad Amsterdam. Non è detto accadrà: la Commissione, costretta a mediare con la posizione intransigente dei tedeschi, chiede ad Atene di raggiungere un avanzo primario del 3,5 per cento entro il 2018. Il Fondo monetario non considera l'obiettivo realistico: «Gli sforzi fatti dai greci sin dal 2010 sono stati eccezionali», dice Poul Thomsen, capo del dipartimento europeo e del programma greco. Avanzo primario significa sostenibilità del debito pubblico; per Washington andrebbe ristrutturato, Berlino è contrario a qualunque concessione. Thomsen insiste: «Servono scelte difficili e parametri accettabili ». Poiché per far scendere il debito di Atene non basterebbe un miracolo, il Fondo ha proposto all'Europa - per ora senza successo - di cambiare prospettiva e di passare ad un tetto di spesa pari al 15% del prodotto interno lordo. Se i tedeschi non accetteranno di discutere soluzioni per ridurre il peso del debito greco, il Fondo non entrerà nel programma di aiuti. E se il Fondo rimarrà fuori, la Commissione non avrà più la forza politica di mediare fra colombe - Italia, Francia, Spagna - e falchi tedeschi. Twitter @alexbarbera Sui crediti deteriorati delle banche serve la collaborazione fra soci, governi, investitori e autorità di controllo Mario Draghi Presidente della Banca centrale europea I numeri delle nuove turbolenze europee 3,5 miliardi La tranche del prestito che la Grecia deve restituire nel mese di luglio 22 per cento La quota di investimenti stranieri che Londra rischia di perdere con la Brexit, secondo le stime degli analisti 15 per cento Il tetto di spesa pubblica rispetto al prodotto lordo che il Fondo monetario internazionale propone agli europei di auto­imporsi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 140 16/04/2016 diffusione:172712 Pag. 7 tiratura:244598 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: JOSE LUIS MAGANAAP Foto: Il meeting di primavera nella sede dell'Fmi a Washington

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 141 18/04/2016 diffusione:116159 Pag. 1.8 tiratura:152668 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'AGENDA Fisco, obiettivo famiglia incentivi al secondo figlio Allo studio un riordino delle attuali prestazioni, tra detrazioni e assegni Si prepara la marcia indietro sulle tasse per i fondi pensione, aumentate nel 2015 Luca Cifoni

R O M A L'idea, sulla carta, è condivisa da tutti: usare anche la leva fiscale per sostenere le famiglie. Non solo quelle che già esistono ma anche quelle che si stanno formando: in altre parole spingere la natalità. La realtà è un po' più complessa se è vero che gli strumenti finora messi in campo, da ultimo il cosiddetto "bonus bebè", non sembrano aver inciso minimamente su una tendenza demografica negativa ormai consolidata. Addirittura, nel caso dell'assegno da 960 euro in vigore dall'inizio del 2015, nel primo anno sono state erogate meno risorse finanziarie di quelle previste. NORMATIVA COMPLESSA Ora il governo sembra intenzionato a tornare sulla materia e l'obiettivo è prima di tutto riordinare gli strumenti esistenti, che nel corso degli anni si sono affastellati senza un reale coordinamento politico. Nel programma nazionale di riforma inserito nel recente Documento di economia e finanza (Def) si spiega che «il governo intende attraverso una delega legislativa, coordinare e unificare la complessa normativa sulla famiglia attraverso la redazione di un apposito Testo unico, che collochi in un quadro unitario le numerose misure esistenti». In questo contesto, si pensa anche a «una revisione degli strumenti di sostegno diretto e indiretto in favore delle famiglie, anche al fine di incentivare la natalità». Nella revisione potrebbe rientrare la scelta di rafforzare i benefici riservati ai figli successivi al primo. Da poche settimane nell'esecutivo c'è di nuovo un titolare della delega per la Famiglia: si tratta di Enrico Costa, ministro degli Affari regionali. Parlare di «complessa normativa» è sicuramente un eufemismo. Non solo gli strumenti di intervento sono diversi, ma cambiano anche gli indicatori usati per misurare l'effettiva condizione dei nuclei familiari ed il loro diritto alle prestazioni. Le detrazioni per familiari a carico sono ad esempio correlate all'imponibile Irpef del singolo contribuente, ma il beneficio salvo casi particolari è ripartito a metà tra i due genitori. Le detrazioni, riconosciute per il coniuge e per i figli, sono decrescenti al crescere del reddito e si annullano ad un reddito di circa 90 mila euro: nell'anno di imposta 2014 valevano in tutto 13 miliardi e sono state percepite da quasi 12 milioni e 700 mila contribuenti. IL RUOLO DEI COMUNI C'è poi l'assegno al nucleo familiare (Anf), che non consiste in una minore imposta ma in un'erogazione diretta da parte dell'Inps nelle retribuzioni dei lavoratori dipendenti (e dei pension a t i c h e p r o v e n g o n o d a q u e l m o n d o ) . A n c h e i n q u e s t o c a s o la misura del beneficio si riduce a mano a mano che aumenta il reddito, che però è misurato su base familiare e comprende anc h e v o c i e s e n t i d a l l ' I r p e f . N e l 2014 percepivano l'Anf circa tre milioni e mezzo tra dipendenti e pensionati, per una spesa complessiva di oltre 4 miliardi. Altri strumenti di questo tipo, con minore diffusione, sono riservati a categorie diverse come lavoratori domestici, agricoli e parasubordinati. Senza contare che anche i Comuni gestiscono in proprio un assegno per la maternità ed uno riservato ai nuclei con tre figli minori, per i quali però il diritto all'accesso è misurato a t t r a v e r s o l ' I s e e ( i n d i c a t o r e d i s i t u a z i o n e e c o n o m i c a e q u i v a lente). A questo panorama si è aggiunt o r e c e n t e m e n t e p r o p r i o i l b o nus bebè, anch'esso legato all'Isee. Al di là dell'inevitabile inefficienza amministrativa di un sistema così frastagliato, non è infrequente che una famiglia non sappia esattamente a quali prestazioni ha diritto e quali sono gli adempimenti necessari. Il governo dovrà valutare se in occas i o n e d e l r i o r d i n o p o t r a n n o emergere risorse aggiuntive: si ragiona sulla possibilità di concentrare l'effetto dei detrazioni fiscali e bonus bebè sul secondo figlio, come specifica misura di incentivo alla natalità. LA PENSIONE DI SCORTA Un altro fronte aperto è quello della previdenza complementare. Nel 2015 il governo aveva portato al 20 per cento l'aliquota dell'imposta sui rendimenti dei fondi pensione, dal precedente livello dell'11,5 che era più basso di quella applicata sui titoli di Stato. Per le casse di previdenza il prelievo è salito al 26. Si valuta una parziale marcia indietro, insieme ad un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 142 18/04/2016 diffusione:116159 Pag. 1.8 tiratura:152668 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

incremento della deducibilità fiscale dei versamenti effettuati. Obiettivo spingere la cosiddetta pensione di scorta anche in vista di una possibile riduzione della contribuzione obbligatoria. Consuntivi Istat 43,6 43,6 43,5 43,5 -3,0 -2,6 Fonte: Istat 2014 2015 2015 2014 -0,7% -0,6% +0,8% +0,9% Saldo di bilancio (deficit) Pressione fiscale +1,0% +0,4% Spese per consumi Potere reale d'acquisto CONTI PUBBLICI (in % del Pil) ECONOMIA DELLE FAMIGLIE Reddito lordo disponibile Variazioni dell'intero 2015 rispetto al 2014 Variazioni del IV trimestre 2015 sul terzo trimestre IL MINISTRO COSTA, CHE HA RICEVUTO LA DELEGA, STA LAVORANDO AL TESTO UNICO IN MATERIA Foto: Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 143 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1.3.4 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ORSI & TORI Paolo Panerai

Mi scrive un grande amico, Mario Garraffo, per anni ai vertici del mondo finanziario italiano nel mondo: Ho letto con voracità « Orsi e Tori» di sabato 9, quello sulla Generazione Perduta. Qual è? Quella del mio maestro Gianluigi Gabetti? O la mia, o quella tua e di Alberto Cribiore? O quella dei miei figli (oggi cinquantenni) o, ancora, quella dei miei nipoti oggi venticinquenni? È stata la generazione di Gianluigi e un po' la mia (l' Avvocato Agnelli era allora presidente di Confindustria) ad approvare lo Statuto dei Lavoratori, che è costato all'Italia una tanto lenta quanto irreversibile stagnazione, trasformatasi poi in profonda recessione, quando prima le tenaglie dell'euro non ci hanno permesso di scaricare sui prezzi (e quindi sulla svalutazione della moneta) le inefficienze del nostro sistema produttivo, poi, sette anni dopo, la recessione mondiale ha finito per metterci in ginocchio, senza possibilità di risollevarci. Perché mancano la spinta e la volontà interna, del Paese, della gente, di rimboccarsi le maniche e dire: coraggio, dai che ce la facciamo! Ricordo, nel periodo in cui andai a lavorare negli Stati Uniti, lo stupore di mia moglie quando, avendo affittato una villetta Upstate New York, dopo un violentissimo acquazzone a causa del quale si era allagato lo scantinato, sentì bussare alla porta per scoprire che gli studenti del paese, armati di una pompa elettrica, venivano ad offrire per 5 dollari di svuotare lo scantinato dall'acqua, asciugare e ripulire tutto...! Oggi, sabato, avendo lavorato tutta la settimana, volevo lavare l'auto sporca da mesi... Non ci crederete ma ho girato mezza Milano, per scoprire che tutti i parcheggi che esibiscono il pomposo cartello «lavaggio a mano» il sabato non lavano... Perché? Perché, dicono, non trovano nessuno che voglia venire a lavorare durante il weekend! E poi dicono che c'è fame e disoccupazione!! Il fatto è che siamo diventati un Paese che si è abituato a vivere di assistenzialismo e di guadagni facili, alle spalle e sulla pelle di uno Stato sprecone, che tutela chi batte la fiacca e non premia chi lavora e chi fa di tutto per fare di più e meglio! Temo (ma forse sono i tanti anni che cominciano a pesarmi sulle spalle a rendermi pessimista) che per cambiare questa mentalità, per riportarci alla voglia di lavorare che avevamo cinquant'anni fa, ci vorranno davvero due generazioni, perché le buone abitudini si dimenticano in fretta, mentre quelle cattive ci vuole molto più tempo a dimenticarle. Spero che i relativamente giovani, come Urbano Cairo, rappresentino ben più che una promessa! Non conosco i suoi conti e non so quindi valutare in che misura saprà, se ne conquisterà il controllo, rendere profittevole la corazzata Rcs, imbrigliata da mille lacci e lacciuoli che MF- Milano Finanza ben conosce. Ma se un relativamente giovane, non solo Cairo naturalmente, riuscisse a portare una ventata di rinnovamento nella mentalità di questo vecchio Paese, sarebbe veramente una benedizione. Mario Garraffo Caro Mario, non so se volutamente, ti sei dimenticato che per la prima volta nella storia d'Italia è diventato presidente del Consiglio un non ancora quarantenne (oggi ne ha 41). Al di là dell'opinione che si possa avere su di lui e sul suo operato, è indiscutibile che Matteo Renzi la voglia di lavorare ce l'ha. Per alcuni fin troppa, tanto da occuparsi quasi di tutto. Lunedì 11 è venuto a Verona, al Vinitaly, e a pranzo al tavolo dello stand di Marelisa Allegrini, in 45 minuti ha vivisezionato il settore del vino, soddisfatto che in un anno l'export sia cresciuto a circa 5,5 miliardi (+10% in due anni), ma rilanciando subito l'obiettivo di arrivare a 7,5 miliardi nel 2020. Intorno al tavolo c'erano quasi tutti i rappresentanti più significativi dei produttori. Quando Renzi è arrivato, è stato accolto da una discreta gragnola di fischi, evidentemente di esponenti della sinistra estrema e di leghisti perché i fischi erano accompagnati da «Verdini, Verdini...». Cosa c'entrasse Verdini con il Vinitaly è difficile capirlo, ma è facile capire che se l'unanimità dei consensi non è e non deve essere di questo mondo, nella politica italiana (ma non solo italiana) non c'è apprezzamento per chi fa. Negli anni che tu ricordi, quelli dello Statuto dei Lavoratori, non solo cominciò una fase di blocco del Paese, ma si è anche formata quella volontà più distruttiva che costruttiva, che tu giustamente condanni ricordando l'entusiasmo e la prontezza a scattare degli studenti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 144 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1.3.4 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

con la pompa per prosciugare le cantine. È fuori discussione che se Renzi, che ha conservato nella voglia di fare lo spirito dei boy scout, non dovesse riuscire a far ripartire realmente il Paese, il futuro dell'Italia sarebbe veramente grigio. Ma l'Italia è parte del Vecchio Continente, non a caso sinonimo di Europa. Per cui l'impresa è ancora più difficile. Chissà che commenti avranno fatto i fischiatori di Vinitaly dopo aver visto che Renzi era tornato a Roma per il discorso conclusivo, in un Parlamento quasi deserto, sulla più importante (senza entrare nel merito, se migliore o peggiore) riforma costituzionale del Paese. E che, finito il suo compiaciuto discorso, ha preso l'aereo (troppo grande?) per Teheran, dove il giorno dopo ha assistito alla firma di una serie di contratti delle aziende italiane, il più importante di tutti quello delle privatizzande Ferrovie dello Stato per realizzare l'Alta velocità nel Paese che fino a pochi mesi fa sembrava un pericolo atomico fermo al Medioevo. Che dici, caro Mario, possiamo assegnare a Renzi almeno il titolo del più instancabile commesso viaggiatore per la promozione dell'Italia? Io credo che tutti dobbiamo sperare che Renzi riesca nell'impresa di modernizzare e rilanciare il Paese. Sono sicuro che anche tu lo speri, per recuperare la Generazione perduta, secondo il terribile ma reale slogan lanciato dal presidente della Bce Mario Draghi. E per questo che vale segnalare che nei giorni scorsi, finalmente, l'Italia ha deciso di fare da sola. * * * Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, gran galantuomo ma finora frenato dal suo passato di uomo delle vecchie istituzioni economiche mondiali quali sono il Fondo monetario internazionale e l' Ocse, ha finalmente applicato il saggio e materiale proverbio dei nostri nonni «chi fa da sé fa per tre». L'incarnazione di questo proverbio è il Fondo Atlante nato per garantire: 1) che gli aumenti di capitale delle due banche venete, Bpv e Veneto banca, vadano in porto e non si creino altre ferite nel sistema che deve garantire il finanziamento dell'economia; 2) che si acceleri l'uscita dalle banche dei crediti in sofferenza che bloccano il nuovo credito da erogare, rendendo così finalmente possibile l'arrivo al sistema delle aziende piccole e medie e delle famiglie di almeno una parte della enorme liquidità che Draghi sta erogando ormai da molti mesi. Coloro che hanno fatto da sé, dopo anni di inutile attesa di decisioni europee, sono state la Cassa depositi e ( segue da pagina 3 prestiti, guidata da freschi manager come Claudio Costamagna e Fabio Gallia, da alcune stagionate Fondazioni di origine bancaria ( Cariplo ...), e le banche più solide del Paese a cominciare da Unicredito, che si è dichiarato disponibile fino a un impegno di un miliardo, Intesa Sanpaolo (idem), Ubi, Popolare di Milano, Banco popolare. Facendo da sé, si è finalmente capito che con una iniziativa larghissimamente privata da Bruxelles e da Francoforte non possono venire veti; ma si è anche capito che se c'erano e ci sono fondi semi avvoltoi come l'americano Apollo che erano pronti a investire miliardi nei crediti in sofferenza (alias Non performing loans, Npl), voleva dire che in quei crediti difficili da recuperare c'era comunque del grasso; essendo meno o per niente avvoltoio, in uno scontro che rievoca la migliore mitologia greca e latina, Atlante non solo può bloccare Apollo che sui guadagni nel gioco degli Npl era sicuro di ricavare le risorse per conquistare almeno Carige, ma appunto può finalmente spazzar via l'incubo di altri fallimenti bancari o riuscire a far trovare una moglie o un marito a Mps. Atlante tuttavia non ha ancora iniziato le sue fatiche. Da Bruxelles e Francoforte ci sono stati solo apprezzamenti (ci mancherebbe), ma il placet formale sarà dato solo dopo l'esame di tutte le carte, incluso il regolamento, che potranno essere inviate solo dopo il primo closing, programmato per lunedì 18. Il regolamento è molto vincolante per la società di gestione, Sgr Quaestio management capital, la società fondata e presieduta da Alessandro Penati, che dalle colonne di Repubblica non ha risparmiato giudizi spesso duri su vari soggetti e situazioni del sistema finanziario e bancario. Qualcuno si è sorpreso che fosse stata scelta per Atlante una Sgr con un presidente scrivente, ma in realtà era necessario trovare una società di gestione del risparmio che non fosse parte, anche per quote minime, di un gruppo e Quaestio da questo punto di vista è indipendente e l'ha indicata Banca d'Italia proprio per questa rara caratteristica, non dando peso al ruolo principale che assolve di gestore di larga parte del patrimonio della Fondazione Cariplo. Anche da Cdp la scelta è stata approvata perché comunque il regolamento di Atlante è appunto molto restrittivo, lasciando pochissima autonomia a chi opera. In un'intervista esclusiva da New York a Silvia Berzoni per Class Cnbc

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 145 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1.3.4 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

e MF-Milano Finanza, il ministro Padoan ha indicato che secondo le stime, Atlante, il cui capitale in partenza è di 5-7 miliardi ma sempre aperto a nuovi soci, consentirà di sollevare il sistema bancario di 50 miliardi di Npl. Una percentuale significativa di questi 50 miliardi sarà utilizzata per Mps al punto che secondo le dichiarazioni del presidente, Massimo Tononi, la banca senese avrà la possibilità di attirare possibili partner, essendo quello delle sofferenze il problema principale della banca, mentre l'efficace gestione dell'amministratore delegato Fabrizio Viola (per un'ampia parte del cammino assieme all'ex presidente, Alessandro Profumo) ha risanato la gestione, riportando anche i costi di Mps a livelli competitivi con tutto il sistema. La combinazione di probabili buoni guadagni sulla gestione di Npl e dell'acquisizione di pacchetti azionari delle due banche venete che potrebbero essere anche di comando sta attirando su Atlante l'interesse di molti investitori e anche quasi entusiasmo da parte di banche come Unicredit che istituzionalmente dovevano partecipare e che lo hanno fatto anche al di sopra degli 800 milioni ipotizzati. Il proverbio «chi fa da sé fa per tre» sta quindi funzionando e ci sono tutte le premesse perché Atlante supporti, con minore fatica di quanto narra la mitologia, il mondo bancario italiano. Ora la lezione deve servire al governo anche per due temi fondamentali: il taglio drastico del debito e la ricerca di rating migliori per il Paese. Per tutti e due gli obiettivi un aiuto importante può venire dalla Banca Rothschild. Se le possibilità nelle due direzioni si concretizzeranno, la Generazione perduta potrà essere almeno in parte salvata. P.S. In poche sedute di borsa il titolo Rcs è salito significativamente, fino a passare da una capitalizzazione di 220 milioni a oltre 300 milioni. Analisi approfondite, che tengono conto dei miglioramenti gestionali in atto, prevedono che in un tempo relativamente contenuto la capitalizzazione potrebbe superare anche i 400 milioni. In questo caso l'ops annunciata da Cairo Communication diventerà più onerosa, ma certo la raffica di dichiarazioni a sostegno dell'editore Urbano Cairo (da Giovanni Bazoli a Gianni Tamburi, a Fedele Confalonieri) crea sostegno all'iniziativa. Dall'altra sponda, la palla è a Mediobanca, che è in netto antagonismo con Intesa Sanpaolo, principale sponsor di Cairo e da tempo molto critica sui guadagni che la banca d'affari ha fatto sulle operazioni proposte a Rcs, di cui è oggi il maggior azionista con il 9%. Quasi tutte le operazioni e in particolare la Spagna si sono rivelate molto poco felici. Ma non per questo Mediobanca appare disponibile a cedere il passo a Intesa Sanpaolo. Sarà una partita interessante da osservare e di cui si è solo all'inizio. (riproduzione riservata) Paolo Panerai

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 146 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ATLANTE Come funzionerà, chi lo guiderà e quali ripercussioni sugli npl e le azioni delle banche Ce la farà contro Apollo? Stefania Peveraro

Il superfondo è attaccato dagli americani, che lo definiscono inadeguato e non di mercato. Hanno ragione? O è solo la reazione al vedere sottratto, ad Apollo e agli altri fondi Usa specializzati, un business succulento: comprare banche a prezzi di saldo con i guadagni dei crediti in sofferenza? «Salvataggio delle banche italiane: che cosa sono 5 miliardi di euro tra amici? Non bastano nemmeno per il primo giro di aperitivi», dice Bernstein. «Il fondo Atlante offre supporto alle banche italiane, ma c'è una spina nella coda», aggiunge S&P. «Banche italiane: c'è bisogno di più per aumentare la fiducia». rincara Morgan Stanley. «Il fondo di salvataggio italiano mette in luce il rischio contingente delle grandi banche», puntualizza Fitch. Sono i titoli dei report pubblicati nei giorni scorsi da banche d'affari e agenzie di rating statunitensi a commento del lancio del fondo Atlante, il veicolo voluto dal governo italiano e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sebbene a capitale quasi tutto privato, che dovrà farsi carico di sottoscrivere l'inoptato degli aumenti di capitale delle banche più in difficoltà e risolvere il problema delle sofferenze sui loro bilanci. Un progetto, condiviso anche col governatore Ignazio Visco, che ha avuto nella Cdp di Claudio Costamagna e Fabio Gallia un valido regista e immediati sostenitori nelle fondazioni capitanate da Giuseppe Guzzetti, in tutte le banche e nelle compagnie assicurative (vedere grafico in pagina). Per contro, l'agenzia di rating tedesca Scope Rating e numerose banche d'affari italiane hanno plaudito all'iniziativa. In particolare, Equita sim ha redatto un report dal titolo «Le spalle di Atlante aggiusteranno il rischio di coda», sottolineando che il progetto va a ridurre il rischio sistemico e per questo gli analisti della sim hanno deciso di ridurre il sottopeso sulle banche da 5 a 2 punti. In particolare, hanno alzato il peso del Banco Popolare (buy e target price a 13,5 euro) nel portafoglio principale, di Intesa Sanpaolo ma in versione risparmio (buy e target price a 3 euro) e di Unicredit (hold e target a 5,5 euro).E il progetto Atlante è stato benedetto anche da Mario Draghi che ha chiesto «cooperazione tra tutti i principali stakeholder, inclusi governi, banche, regolatori e investitori, a livello nazionale ed europeo» per risolvere il problema npl. Ora il fronte compatto di no al fondo Atlante, senza alcun appello, da parte degli americani fa pensare che sia stato toccato un nervo scoperto, soprattutto sul tema delle sofferenze bancarie. E questo perché, a ben vedere, gli acquirenti di npl più agguerriti sinora sono stati propri i fondi Usa specializzati, con la sola eccezione di Banca Ifis, unico attore italiano presente in maniera significativa sul mercato, che l'anno scorso ha comprato npl per un valore lordo di 4,1 miliardi di euro (valore nominale), tutti di tipo unsecured (cioè non garantiti) e rappresentati da crediti al consumo o personali. E quest'anno ha già annunciato l'acquisizione di due portafogli per un totale di 450 milioni. Per il resto, si diceva, la maggior parte delle transazioni sugli npl delle banche italiane è stata a opera dei fondi Usa, che ora per colpa del fondo Atlante devono rivedere i loro piani di acquisto a prezzi di saldo. Per esempio, proprio in tandem con Banca Ifis, lo scorso giugno Cerberus Global Management ha acquistato un portafoglio di crediti consumer originati da Consum. it (gruppo Mps): Ifis e Cerberus si erano comprati 650 milioni di euro lordi ciascuno. Molto attivo in Italia è poi AnaCap, che da Unicredit ha comprato quattro portafogli: uno pochi giorni fa da 420 milioni di prestiti al consumo, uno lo scorso settembre da 1,2 miliardi di prestiti a pmi (già cartolarizzati con l'operazione Trevi 3) e due nel 2014, rispettivamente da 1,9 miliardi e 700 milioni, sempre di prestiti a pmi. E la solita AnaCap lo scorso marzo si è aggiudicata un portafoglio da 2 miliardi di euro di npl italiani messo in vendita da GE Capital Real Estate e Rbs. Ancora Unicredit, poi, ha ceduto l'anno scorso agli americani di Fortress la piattaforma Uccmb (oggi doBank) e annesso portafoglio di crediti di proprietà da 2,4 miliardi. E ancora la banca guidata da Federico Ghizzoni lo scorso giugno ha ceduto a Pra Europa, parte dello statunitense Pra Group, 625 milioni di euro lordi di npl al consumo. Sempre l'anno scorso il fondo statunitense DE Shaw si era aggiudicato il portafoglio di crediti italiani di real estate non performing

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 147 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

da 2,5 miliardi del fondo Whitehall di Goldman Sachs. Mentre Lone Star e Seer Capital hanno addirittura acquistato dei servicer italiani per la gestione di npl. Ma l'apice è stato toccato da Apollo Global Management che, come noto, ha offerto di sottoscrivere 500 milioni di euro di aumento di capitale e di acquistare l'intero portafoglio di npl di Banca Carige da 3,5 miliardi a un prezzo netto di 695 milioni di euro (meno del 20%). E qui torniamoa bomba, ossia alla questione del prezzo degli npl e di quante sofferenze il fondo Atlante potrà farsi carico o comunque far mettere sul mercato, innescando un circolo virtuoso per i bilanci degli istituti di credito e per il rilancio dell'economia del Paese. I prezzi che sinora si sono visti sul mercato sono in media del 3-5% del valore nominale per i crediti unsecured e del 25-30% per quelli secured, a fronte di valori netti a bilancio in media del 40% per i crediti secured, con un gap, quindi di 10-15 punti percentuali. Per contro, i crediti unsecured sono già praticamente tutti svalutati e questo spiega perché sinora la maggior parte delle transazioni abbiano riguardato npl di prestiti al consumo o utility. Tutta l'operazione Atlante, però,è stata pensata per poter acquistare gli Npl a prezzi molto vicini a quelli netti di libro, per non caricare le banche di ulteriori perdite. E se è così,i capitali che in queste ore le varie banche stanno mettendo a disposizione del progetto Atlante sono effettivamente pochi rispetto alla montagna di crediti non performing che gravano sui libri del sistema. Stiamo parlando di più di 80 miliardi di euro netti. E quindi il mero confronto assoluto di questo numero con quei 6 miliardi di euro di target del fondo, di cui solo un 30% (cioè 1,8 miliardi) dovrebbe essere dedicato agli npl, non regge. E non regge nemmeno se si immagina che per quel 30% il fondo possa andare a leva del 50% (come si dice) arrivando quindi a 2,7 miliardi di potenza di fuoco. Morgan Stanley, in un report pubblicato nei giorni scorsi, quando ancora queste proporzioni non si conoscevano, né si era parlato di leva, aveva ipotizzato che, una volta sottoscritti gli aumenti di capitale di Banca popolare di Vicenza (1,75 miliardi) e di Veneto Banca (1 miliardo), il resto dei capitali disponibili del fondo potesse essere investito in tranche junior di cartolarizzazioni di npl, cioè quelle più rischiose. Il conto portava quindi a 3,5 miliardi di euro disponibili.A quel punto, Morgan Stanley ipotizzava che le banche che avevano originato i crediti si tenessero in portafoglio una quota della tranche equity pari a quella sottoscritta dal fondo Atlante e che quindi il progetto Atlante potesse dare luogo alla sottoscrizione di tranche equity complessive per 7 miliardi di euro. A questo punto il ragionamento portava a chiedersi che proporzione si potesse immaginare tra le tranche più rischiose e quelle meno rischiose, cioè le senior. La banca d'affari proponeva due ipotesi: una con una tranche equity pari al 30% del totale e un'altra con una tranche equity pari a quella senior (50-50%). Ipotesi che tengono conto della possibilità di chiedere la garanzia pubblica sulle tranche senior. Per ottenere la Gacs, infatti, la tranche senior in questione deve aver incassato preventivamente il rating investment grade e quindi i titoli senior non potranno ragionevolmente rappresentare meno del 50% del totale dell'emissione. Così facendo, in un caso si sarebbero potuti immaginare titoli senior per 16 miliardi e in un altro per soli 7 miliardi, il tutto per un totale di npl cartolarizzati compreso tra 14 e 23 miliardi. Bernstein ha a sua volta fatto un esercizio simile a quello di Morgan Stanley ed è arrivato alla conclusione che il fondo Atlante con 5 miliardi sia sottocapitalizzato di 15 miliardi, tenuto conto dei tempi di recupero correnti dei crediti di sette anni. MF- Milano Finanza ripropone l'esercizio di Morgan Stanley, modificandolo secondo le nuove ipotesi trapelate a proposito della struttura del fondo Atlante; ne deriva che, nella migliore delle situazioni, si potrebbero smuovere 27 miliardi di euro di npl dai libri delle banche italiane. Ma questa ipotesi prevede che la tranche equity sia non solo sottoscritta dal fondo Atlante e trattenuta in parte dalle banche originator, ma anche sottoscritta per una quota da investitori specializzati. Che andranno convinti del fatto che si tratta di un buon investimento, anche per la parte equity. Certo, se gli investitori esteri fossero convinti di questo, si potrebbe immaginare di aumentare ulteriormente la quota di tranche equity e quindi replicare l'esercizio sino ad arrivare ai 50 miliardi di cui ha parlato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in un'intervista a Class Cnbc e MF-Milano Finanza nei giorni scorsi. L'alternativa per arrivare ai 50 miliardi è anche semplicemente immaginare una leva di 5 volte e non di 1,5 su quei 3,5 miliardi che resterebbero dopo aver sottoscritto gli

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 148 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 1 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

aumenti di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, ipotizzando che non ci siano più altri aumenti da garantire e che si contravvenga all'ipotesi iniziale di una proposrzione di 70-30 tra ricapitalizzazioni e npl. In questo scenario, il fondo arriverebbe ad avere 17,5 miliardi di euro da investire in tranche equity, che potrebbe rappresentare il 30% di 54 miliardi di euro di Npl netti da cartolarizzare. Ma in fondo, ha detto bene venerdì 15 aprile il presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro a margine di un convegno a Torino, «è importante non pretendere un recupero troppo accelerato dei crediti perché sarebbe dannoso per le imprese debitrici». Intesa Sanpaolo, ha aggiunto, ha deciso di aderire ad Atlante, «perché è un investimento redditizio e perché potremo conferire anche i nostri crediti deteriorati, che abbiamo già accantonato e quindi già svalutato, ad un prezzo equo e non a quello che pretendono i fondi speculativi» ha aggiunto. (riprodiuzione riservata) LA STRUTTURA DEL PROGETTO ATLANTE FONDO ATLANTE GRAFICA MF-MILANO FINANZA Popolare Vicenza Sottoscrizione di azioni nell'ambito di: 1) accordi di sindicazione con consorzio di collocamento e/o garanzia 2) private placement eventualmente indirizzato al solo fondo Atlante Veneto Banca Altre banche sotto aumento Strumenti finanziari emessi da uno o più veicoli costituiti per l'acquisto di npl di banche italiane Unicredit Intesa Sanpaolo Ubi Banca Mps Banca Carige Creval Bper Altre banche Fondazioni Cdp Assicurazioni Quaestio sgr 500 mln 20 mln 1 mld 500 mln 60 mln 1 mld 700 mln 100 mln 200 mln 500 mln 50 mln QUANTE SOFFERENZE PUÒ SMUOVERE ATLANTE Ipotesi 1 Ipotesi 2 Ipotesi 3 LE PERFORMANCE DELLE BANCHE IN BORSA Quotazioni in euro GRAFICA MF-MILANO FINANZA Banca Prezzo del 15 apr 2016 Variazione sul 14 apr 2016 Variazione da ????? Variazione da inizio 2016 Variazione da inizio 2016 Banco Popolare Banca Monte Paschi Siena Credito Valtellinese Banca Carige Ubi Banca Banca Pop. Emilia Romagna Banca Popolare di Milano Unicredit Banca Popolare di Sondrio Intesa Sanpaolo 6,24 0,60 0,67 0,69 3,53 4,93 0,65 3,44 3,21 2,45 +28,29 +27,63 +24,26 +19,27 +15,58 +14,66 +14,07 +11,92 +7,57 6,71 +4,61% +1,95% +0,45% +4,86% +1,67% -2,22% +0,39% +1,00% -0,99% +0,49% -51,29% -51,26% -38,50% -45,32% -43,03% -30,00% -29,59% -33,09% -22,69% -20,73% -56,67% -76,09% -46,75% -68,37% -53,28% -37,54% -32,52% -46,40% -25,04% -22,78% GRAFICA MF-MILANO FINANZA TOTALE NPL 5,4-9 MILIARDI Tranche senior mercato 2,7-6,3 miliardi Tranche junior Atlante 2,7 miliardi Totale NPL 10,8-18 miliardi Tranche senior mercato 5,4-12,8 miliardi Tranche junior trattenuta da banche 2,7 miliardi Tranche junior Atlante 2,7 miliardi Totale NPL 16,2-27miliardi Tranche senior mercato 8,1-18,9 miliardi Tranche junior mercato 2,7 miliardi Tranche junior trattenuta da banche 2,7 miliardi Tranche junior Atlante 2,7 miliardi Fonte: elaborazioni di MF-Milano Finanza su ipotesi di strutturazione del fondo Atlante così come risulta al giornale (target 6 mld di cui 30% per Npl con leva 1,5x) e assumendo una tranche junior pari al 30% o al 50% del totale della cartolarizzazione, così come proposto da Morgan Stanley nel suo report del 13 aprile Foto: Claudio Costamagna, Pier Carlo Padoan e Fabio Gallia Giuseppe Guzzetti Carlo Messina Federico Ghizzoni Ignazio Visco

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 149 16/04/2016 diffusione:49173 Pag. 30 tiratura:70345 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Rcs, per Cairo il prezzo è giusto «E non voglio alzare l'offerta» Il patron di La7 insiste: valutazione corretta, sarà il mercato a decidere ACHILLE PEREGO

TROPPO bassa. L'offerta di scambio di Urbano Cairo per acquisire Rcs continua a non piacere al cda della casa editrice a cui fanno capo Corsera e Gazzetta. Oltre a considerarla non concordata (e quindi ostile), i consiglieri di Rcs Media Group la reputano anche non conveniente. Perché, in base alla media del corso del titolo Rcs in Borsa (81 centesimi all'8 aprile) i 55 cent della valutazione di Cairo appaiono «significativamente» a sconto. Insomma, la campagna di Cairo per conquistare uno dei principali gruppi editoriali italiani non sarà tutta rosa e fiori. Anche se lo scenario appare diviso. A cominciare dal debito di Rcs per il quale è in corso un confronto con le banche per ristrutturarlo. L'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha fatto sapere di aver letto l'offerta sui giornali e di non avere ricevuto proposte in merito alla gestione del debito per cui proseguono le trattative. D'accordo con la posizione del cda di Rcs si è detto ieri anche il presidente di Fca, John Elkann, confermando che il gruppo del Lingotto uscirà dalla casa editrice. Diversa la posizione di Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo: l'ops di Cairo «è un'ottima cosa». Un'operazione di mercato «che ci piace perché viene da un imprenditore del settore che conosce il mestiere e che vuole prendersi carico del gruppo. Noi che siamo il primo creditore di Rcs non possiamo che essere contenti». MILANO OK , il prezzo è giusto. Parafrasando la nota trasmissione televisiva, Urbano Cairo, patron dell'omonimo gruppo di comunicazione ed editoriale (e che di televisione se ne intende, avendo rilanciato La7), considera l'Offerta di pubblico scambio lanciata nei giorni scorsi per conquistare Rcs, il gruppo a cui fanno capo tra l'altro il Corsera e la Gazzetta, perfettamente corretta. E, nonostante sul mercato c'è chi la consideri addirittura «impresentabile», (come l'acquirente di una casa da 300mila euro che la vuole comprare a 100mila) e lo stesso cda di Rcs abbia espresso dubbi su una proposta ritenuta ostile e non conveniente, non ha alcuna intenzione di fare retromarcia. Dopo le reazioni di questi giorni, non pensa di modificare, rialzandola, l'offerta per Rcs? «Assolutamente - risponde Cairo - . Non abbiamo alcuna intenzione di aumentare l'offerta che riteniamo già così molto importante. Il mercato è sovrano e deciderà». Lei crede che deciderà a suo favore? «Io di natura sono fiducioso, ma non posso fare previsioni. Come Cairo Communication abbiamo presentato la nostra offerta, saranno gli azionisti di Rcs a decidere. Ma non la cambieremo. Entro il 28 aprile consegneremo il documento alla Consob che avrà circa un mese, se tutto va bene, per dare la sua risposta». Che cosa risponde a chi, compreso il cda di Rcs, valuta l'offerta troppo a sconto? «Che ognuno è libero di fare le sue considerazioni, ma per noi si tratta di una valutazione corretta. Rcs è stata valutata 285 milioni di capitalizzazione a cui aggiungerne 487 di indebitamento. Vuol dire che stiamo parlando di circa 770 milioni, che scendono a 660 tenendo conto dell'incasso per la vendita dei libri alla Mondadori». Un calcolo corretto? «Stiamo parlando di una valutazione, debiti compresi, del 70% superiore a quella attribuita (370 milioni) al gruppo Espresso- Repubblica che tra quotidiani, periodici, siti internet e tv mi sembra un'azienda che abbia un peso molto rilevante sul mercato». L'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, sostiene di avere appreso della sua offerta sui giornali... «La nostra offerta non era concordata con nessuno ed era giusto che nessuno ne fosse a conoscenza, prima di lanciarla. Questo non significa che sia ostile, l'abbiamo pensata per il bene di Rcs e anche per gli azionisti della Cairo. Per questo siamo disposti ad accogliere tutti a braccia aperte». Come la mettiamo con il debito Rcs: c'è una trattativa per ristrutturarlo in corso con le banche. Il suo intervento può comprometterla? «Nella lettera inviata alla Rcs, alla Consob, agli azionisti, siamo stati chiari indicando la richiesta di un congelamento del debito fino al 2017. Quanto alla trattativa in corso, l'offerta di pubblico scambio non rappresenta alcun impedimento al suo proseguimento». C'è chi pensa che dietro di lei ci sia qualche altro gruppo... «Fantasie. Lo avevano già detto nel momento in cui abbiamo acquisito La7,

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 150 16/04/2016 diffusione:49173 Pag. 30 tiratura:70345 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

portandola da una perdita di oltre 100 milioni di euro al pareggio. Mi creda, sono solo illazioni. Dietro non c'è nessuno, solo la mia società». Tanti veti dai soci forti Il consiglio della società di Corriere e Gazzetta ha già giudicato la proposta troppo bassa Il valore dell'azienda Parliamo di 660 milioni compresi i debiti e l'incasso dalla cessione dei libri a Mondadori Risposta a Unicredit Non abbiamo intenzioni ostili. Ma nessuno, neppure Ghizzoni, sapeva della nostra mossa Foto: AMBIZIOSO Urbano Cairo, patron di La7 e del Torino (ImagoE)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2016 151

SCENARIO PMI

10 articoli 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 19 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Piccoli contribuenti. La normativa applicabile e le indicazioni da inserire in fattura dopo i chiarimenti della circolare 10/E I forfettari inciampano nell'Iva Ai servizi resi o ricevuti da controparti non residenti si applicano le regole ordinarie Matteo Balzanelli Massimo Sirri Riccardo Zavatta

pPer i servizi resi o ricevuti con controparti non residenti, i forfettari applicano le regole Iva ordinarie, con una gestione che impone particolare attenzione ai contribuenti e ai professionisti che li assistono. Con la circolare 10/E/2016 sono state fornite indicazioni utili per gestire correttamente gli adempimenti, dalla fatturazione all'iscrizione al Vies, oltre che agli elenchi Intrastat. La legge di Stabilità 2015 prevede che i forfettari «applicano alle prestazioni di servizi ricevute da soggetti non residenti o rese ai medesimi gli articoli 7ter e seguenti» del Dpr 633/1972 (comma 58, lettera d), dell'articolo 1 della legge 190/2014). La disposizione è in linea con l'articolo 283 della direttiva 2006/112/Ce, secondo cui le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate da un soggetto passivo che nonè stabilito nel Paese membro in cuiè dovuta l'Iva sono escluse dal regime speciale delle piccole imprese. Pertanto, in caso di servizi con controparte non residente, considerandone anche lo status, bisognerà distinguere tra quelli generici e quelli in deroga. I servizi generici Per i servizi generici resi a non residenti soggetti passivi, l'operazione rileva nel Paese del committente. Deve quindi essere emessa fattura senza addebito d'imposta ai sensi dell'articolo 7­ter del decreto Iva. Inoltre, in caso di controparte comunitaria, il prestatore deve iscriversi al Vies (paragrafo 3, circolare 39/E/11) e compilare il modello Intrastat se l'operazione è imponibile nell'altro Stato. Va comunque ricordato che se il committente non è iscritto nel Vies, l'imposta va applicata in rivalsa e non si compila l'Intrastat. In quest'ultima ipotesi, se chi mette in atto l'operazione è un forfettario, la fattura non reca l'addebito dell'imposta. Dalla precisazione dell'agenzia delle Entrate in merito all'emissione di «fattura senza addebito d'imposta» (articolo 7•ter) pare scaturire anche la necessità d'indicare le diciture di cui all'articolo 21, comma 6bis, del Dpr 633/72. Pertanto: e per le operazioni effettuate nei confronti di un soggetto passivo che è debitore dell'imposta in un altro Stato membro dell'Unione europea, si aggiunge l'annotazione «inversione contabile»; r in caso di operazione rilevante fuori Ue, la dicitura è «operazione non soggetta». Per contro, non pare si debba indicare anche che l'operazione è messa in atto da un forfettario, se non altro per evitare d'indurre in errore il committente. Tanto più che, nel caso di cessioni (che non sono considerate intracomunitarie) verso soggetti passivi Ue, l'indicazione diviene invece necessaria, in quanto il cessionario deve sapere che l'operazioneè posta in essere da un soggetto in franchigia e che, quindi, non deve integrare il documento ricevuto. Quando i servizi generici sono rivolti a "privati" non residenti, rilevano nel Paese del prestatore e la fattura, al pari di qualsiasi altra operazione "interna", non reca l'addebito di Iva in caso di prestatore forfettario. Per i servizi generici ricevuti da extraUe, il committente (forfettario) nazionale applica il reverse charge con emissione di autofattura. Il debito scaturente dall'indetraibilità della correlata imposta va versato entro il 16 del mese successivo (articolo 1, comma 60, legge 190/14). In caso di prestatore Ue, se entrambi i soggetti sono iscritti al Vies, il committente integra la fattura, versa la relativa imposta (come in precedenza) e compila il modello Intrastat. L'obbligo d'iscrizione al Vies sussiste, infatti, anche per i forfettari che acquistano servizi generici. I servizi in deroga In caso di servizi in deroga, per quelli resi, non va addebitata mai l'imposta (perché operazioni extraterritoriali o domestiche in regime forfettario), ma potrebbe essere necessario identificarsi nell'altro Paese (risoluzione 75/E/2015), mentre per i servizi ricevuti rilevanti in Italia, si deve procedere attraverso autofattura (se da prestatore extraUe) o integrazione (se da operatore Ue). Le circolari e le risoluzioni citate IN ESCLUSIVA PER GLI ABBONATI www.quotidianofisco.ilsole24ore.com Caso per caso

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 153 18/04/2016 diffusione:162324 Pag. 19 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ACQUISTO DI BENI DA PAESE UE CESSIONE DI BENI A PAESE UE ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ACQUISTO DI SERVIZI DA NON RESIDENTI SERVIZI RESI A NON RESIDENTI Forfettario che effettua cessioni di beni verso un Paese Ue Soggetto forfettario che effettua esportazioni e importazioni 8 Si applicano le regole ordinarie: esportazioni non imponibili; importazioni per le quali va assolta l'eventuale imposta Soggetto forfettario che acquista servizi da soggetti non residenti 8 Servizi in deroga. Il prestatore emette fattura senza addebito d'imposta se non territoriale; emette fattura senza imposta richiamando il regime forfettario se territoriale Forfettario che fornisce servizi verso soggetti passivi non residenti 8 Servizi generici verso Ue. Il prestatore si iscrive al Vies e, se la controparte è iscritta al Vies emette fattura senza addebito d'imposta ex articolo 7­ter e compila l'Intrastat 8 Servizi generici acquistati da soggetti extraUe. Il committente emette autofattura e versa l'Iva entro il 16 del mese successivo 8 Se anche il fornitore comunitario è nelle regime delle piccole imprese non dovrebbe trattarsi di acquisto intracomunitario e, quindi, basta registrare il documento in contabilità generale Soggetto forfettario che acquista beni provenienti da altro Paese Ue 8 Servizi generici acquistati da soggetti Ue iscritti al Vies. Il committente: si scrive al Vies, integra con Iva la fattura ricevuta, versa l'Iva entro il 16 del mese successivo e fa l'Intrastat 8 Se viene superata la soglia dei 10.000 euro l'operazione è intracomunitaria. Il cessionario deve: iscriversi al Vies, integrare con Iva la fattura ricevuta; versare l'Iva entro il 16 del mese successivo e presentare l'Intrastat 8 Servizi generici verso extraUe. Il prestatore emette fattura senza addebito d'imposta ex articolo 7­ter 8 Finché gli acquisti non superano 10.000 euro l'Iva è dovuta nel Paese del fornitore. Il cessionario non ha obblighi Vies né Intrastat 8 Sono cessioni interne senza Iva. Il cedente non ha Vies né Intrastat 8 Servizi in deroga. Il committente registra la fattura in contabilità generale quando l'operazione è fuori campo; integra o emette autofattura e versa l'imposta (come in precedenza) se il prestatore è, rispettivamente, Ue o extraUe

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 154 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL SÌ DEFINITIVO DEL GOVERNO Appalti, più poteri all'Anac Codice leggero, 220 articoli Giuseppe Latour e Mauro Salerno

pagina 6 pSi regge sul ruolo centrale affidato all'Anticorruzione di Raffaele Cantone, ma contiene molte altre misure dai connotati quasi rivoluzionari per il settore la riforma degli appalti varata in via definitiva ieri dal Consiglio dei ministri. Quella più evidente è la semplificazione del quadro normativo. Dagli oltre 600 articoli del vecchio impianto (codice più regolamento) si passa ai 220 articoli del nuovo codice. A parte la forma, è nei contenuti che si gioca la sfida di rimettere in piedi un settore economico messo in ginocchio dalla crisi e sfregiato dalle inchieste della magistratura. Semplificazionee strategia anticorruzione sono le due linee su cui si muove il nuovo assetto. An­ che se non viene archiviata del tutto, come chiedeva il Parlamento, viene molto ridimensionata la possibilità di assegnare le gare al massimo ribasso. Tenere conto solo del prezzo per assegnare le commesse sarà possibile solo nelle gare sotto al milione. In tutti gli altri casi bisognerà valutare anche la qualità di esecuzione della prestazione. Il criterio prezzo•qualità (offerta più vantaggiosa) diventa poi obbligatorio per tutte le gare di progettazione e per i servizi ad alta intensità di manodopera. Il nuovo codice accende poi un faro sui piccoli appalti, vera zona grigia in cui si sono concentrati i fenomeni di corruzione più diffusi. Negli appalti di importo superiore a 150mila euro, dove prima si poteva procedere a inviti, chiedendo un preventivo a qualche impresa, sarà necessario passare da una gara. Innovativa è poi la scelta sulla qualificazione delle impresee delle stazioni appaltanti. Per valutare i costruttori debutta il rating di impresa. Ad assegnarlo sarà l'Anac, tenendo conto del curriculum conquistato dall'azienda nella gestione dei cantieri precedenti. Anche le stazioni appaltanti saranno valutate in basea competenzee risorse. Finisce l'epoca in cui anche un comune di mille abitanti avrebbe potuto bandire una gara milionaria. In futuro, sarà l'Anticorruzione a decidere fino a che punto potranno spingersi gli enti pubblici, in base a un sistema graduato per importi. Attenzioni specifiche vengono dedicate alle piccole imprese. Tra queste, spiccano le norme sul subappalto, che sarà limitatoa un massimo del 30% del valore del contratto. Mentre per gli appalti ad alta intensità di manodo• pera viene previsto l'inserimento delle clausole sociali che promuovono la stabilità occupazionale. Il nuovo codice, poi, archivia la stagione della legge obiettivo. Anche le grandi opere rientreranno nella programmazione ordinaria e saranno sottoposte a consultazione pubblica. Seguendo le indicazioni europee, il codice regolamenta per la prima volta in modo organico il settore delle concessioni e del partenariato pubblico privato. Su questo fronte si definisce l'obbligo di trasferire il rischio operativo ai privatie si fissa al 30% il tetto massimo del contributo pubblico sulle opere da affidare in gestione. Molto delicato il capitolo delle concessioni autostradali. In particolare sui lavori, con l'obbligo di affidare a gara almeno l'80% degli appalti (dopo una fase transitoria di due anni). Sulla progettazione due novità su tutte: il divieto di appaltare insieme progettoe lavorie la cancellazione del bonus del 2% peri tecnici della Pa. Oltre alle molte certezze, restano diverse incognite. La principale criticità del testo è, infatti, legata alla fase transitoria. Il nuovo codice entrerà in vigore di colpo, nel giorno stesso della sua pubblicazione, prevista per lunedì prossimo. Questa partenza così rapida, però, sarà monca, dal momento che andrà completata con un ampio pacchetto di decreti attuativi (più di quaranta): molti di questi riguarderanno passaggi strategici, come il rating di impresao la qualificazione delle stazioni appaltanti. Soprattutto, poi, sono attese nel giro di un paio di mesi le linee guida condivise da Anac e Mit, che dovranno sostituire il regolamento. Il vecchio Dpr n. 207/2010, allora, resterà attivo ancora per qualche mese: sarà abrogato un pezzo alla volta dai diversi provvedimenti in arrivo. Soloa fine 2016è prevista la sua definitiva sparizione. Questa transizione così rapida nella prima fase e così complessa nel suo sviluppo preoccupa molto gli operatori: non si contano le segnalazioni di probabili difficoltà applicative previste peri primi giorni di utilizzo. A rendere ancora più intricata la situazione, poi, c'è il nodo delle competenze dell'Anac. L'Anticorruzione incassa decine di nuovi poteri, ma nessuna risorsa. Potrebbe andare in

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 155 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

difficoltà. Comunque, il premier Matteo Renzi rivendica l'approvazione di una riforma che definisce «mastodontica»e che «continua nella direzione di sbloccare i lavori in Italia». Soprattutto, è decisiva la semplificazione che arriverà da queste nuove norme: «Avevamo un vecchio codice che aveva 660 articoli e 1.500 commi, passiamo a un codice con 220 articoli, con linee di indirizzo che vengono affidate al lavoro dell'Anac. È una riforma strutturale» che consentirà «di chiudere le strade alla corruzione». Per il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, invece, quella del codice «è la rivoluzione della normalità. Si archivia la legge Obiettivo, dove tutto era urgente e prioritario, torniamo a una sana e pragmatica concretezza» nella quale ci sarà «programmazione delle opere sulla base della loro utilità». Guarda già ai suoi molti compiti il presidente Anac, Raffaele Cantone che parla di «sfida da raccogliere». RATING DI IMPRESA I punti chiave SUBAPPALTO AGGIUDICAZIONI ANTICORRUZIONE Qualificazione, peserà il curriculum degli operatori Torna il tetto al 30% Pagamento diretto per tutelare i piccoli Massimo ribasso ammesso solo sotto 1 milione Ruolo centrale per l'Anac guidata da Cantone FASE TRANSITORIA COMMISSARI GARA TRASPARENZA Linee guida e troppi decreti: rischio-attuazione Albo nazionale e sorteggi ma solo oltre le soglie Ue Gare obbligatorie per i piccoli lavori Bandi sui giornali RICORSI GRANDI OPERE STAZIONI APPALTANTI Nuovo rito e tempi stretti per andare al Tar Legge obiettivo addio: arriva il débat public Qualificazione per fasce di importi anche per la Pa PROGETTAZIONE Stop alla cauzione e trattativa privata fino a 100mila euro IN HOUSE Concessionarie, l'80% dei lavori andrà sul mercato BASSA ALTA ALTA MEDIA MEDIA ALTA MEDIA BASSA MEDIA MEDIA ALTA ALTA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA EFFICACIA Il nuovo codice attribuisce un ruolo centralee decine di nuovi compiti all'Anticorruzione di Raffaele Cantone. Basta considerare che sarà proprio l'Anaca scrivere le norme di attuazione del nuovo testo unico, attraverso le linee guida (che saranno varate entro tre mesi)e adottate con un decreto delle Infrastrutture. L'Anac dovrà anche assegnare i rating di impresa, qualificare le stazioni appaltanti, mettere in piedi l'albo dei commissari di gara, indirizzare il mercato su aspetti specifici, sanzionare le concessionarie inadempienti sull'in house Il nuovo codice entra in vigore subito ma le linee guida dell'Anac per l'attuazione operativa non arriveranno prima di due o tre mesi. Per questo motivo il codice lascia in vigore il vecchio regolamento appalti fino all'entrata in vigore delle linee guida, con una scadenza massima fissata al 31 dicembre 2016. Per l'attuazioneè prevista poi l'adozione di una quarantina di decreti a cui è affidata l'operatività di molte misure chiave Il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa diventa l'elemento guida del nuovo sistema

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 156 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 1 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

degli appalti. Per migliorare l'imparzialità delle commissioni giudicatrici entrano in gioco gli elenchi dell'Anac, dai quali saranno sorteggiati i commissari. Fino alla soglia di 5,2 milioni di euro, però, le stazioni appaltanti avranno a disposizione una scappatoia e potranno utilizzare le loro commissioni interne Arriva un'iniezione di trasparenza per i piccoli lavori. Il testo varato in via definitiva dal governo recupera le indicazioni del Parlamento abbassando da 1 milione a 150mila euro il tetto per assegnare gli appalti con la procedura negoziataa inviti. Sopra questa soglia sarà sempre necessaria una gara preceduta da un bando. Torna anche l'obbligo di pubblicare i bandi di gara sui quotidiani, in attesa di un nuovo decreto sulla materia Subito in vigore la stretta sul contenzioso. Per porre fine alla vocazione ai ricorsi sulle esclusioni dalle gare (che occupano il 70% delle cause del settore) il nuovo codice fa cadere una tagliola sulla possibilità di chiamare in causa il Tar, una volta trascorsi 30 giorni dalla pubblicazione dell'elenco degli ammessi alle gare. Trascorso il termine non c'è più possibilità di contestare le decisione della Pa su questo punto specifico. Nasce anche un nuovo rito che prevede che su questi aspetti si decida in camera di consiglio Resta in vita il sistema Soa, che non subirà modifiche, almeno in una prima fase. Entro un anno, poi, un decreto del ministero delle Infrastrutture potrà proporre qualche ritocco all'assetto attuale. In prospettiva, però, sarà decisivo l'esordio del rating di impresa: sarà affidato all'Anac, che avrà il compito di definire il sistema attraverso il quale valutare il curriculum degli operatori economici. L'idea è che, in fase di qualificazione, le stazioni appaltanti potranno giudicare anche l'affidabilità di chi fa le offerte La grande delusione peri progettisti arriva sul fronte dei riferimenti per gli importi da porre a base di gara: le stazioni appaltanti non saranno obbligate a utilizzarli, ma avranno mano libera. Salta, invece, la cauzione per le gare di progettazione. Il limite per la trattativa privata resta identico a quello attuale: 100mila euro. Sul fronte dei concorsi, invece, vengono fissate soglie minime di partecipazione per i giovani Le società concessionarie dovranno mettere sul mercato almeno l'80% dei lavori, servizi e forniture maturati nell'ambito del loro contratto (oggi siamo al 60%). Anche se avranno una scappatoia: tutto quello che viene gestito direttamente dai loro dipendenti non rientra nei vincoli del Codice.A vigilare sul rispetto di questi limiti sarà l'Autorità anticorruzione. L'Anac potrà irrogare sanzioni fino al 10% dell'importo del contratto. Le novità, però, non scatteranno subito, ma solo dopo un periodo di due anni Dopo un lungo braccio di ferro il decreto cancella la liberalizzazione del subappalto, ipotizzata nella prima versione. Il tetto viene così fissato al 30% dell'importo complessivo del contratto: è lo stesso limite attuale, anche se oggi è riferito alla sola categoria prevalente. Sopra la soglia comunitaria è obbligatoria l'indicazione di una terna di subappaltatori, per aumentare la trasparenza sui soggetti che materialmente eseguono i contratti. A beneficio dei subappaltatori viene reso possibile il pagamento diretto Per le grandi opere la grande novità è l'archiviazione della legge obiettivo, insieme al suo mastodontico elenco di «opere strategiche» spesso neppure finanziate. Dopo 15 anni vanno in pensione le procedure speciali (approvazione Cipe) e tutto passerà dalle Infrastrutture, con programmazione nel Piano dei trasporti e approvazione in conferenza dei servizi, rivisitata dalla riforma Madia.A un Dpcm su proposta Mit è poi affidato il compito di definire le modalità di applicazione del dibattito pubblico sulle infrastrutture di grande impatto Ridimensionato ma non del tutto cancellato. Il criterio del prezzo più basso per aggiudicare le opere pubbliche rimane in piedi solo per gli interventi di importo inferiore al milione di euro. Nessuna modifica rispetto alla versione varata in prima battuta dal governo. Massimo ribasso vietato anche per le gare di progettazione e per l'assegnazione di servizi sociali, di ristorazione scolasticae ospedaliera, oltre che per i servizi ad alta intensità di manodopera: cioè quelli con costo del personale superiore al 50% del contratto La qualificazione non riguarderà più soltanto le imprese. Con il nuovo sistema anche le amministrazioni dovranno ottenere una qualificazione per pubblicare i loro bandi. Sarà l'Anaca fissare le regole del nuovo meccanismo, che sarà strutturato per fasce di importi. Salta, in sostanza, il principio in base al quale tutti possono fare bandi per qualsiasi importo.A corredo di queste regole, il Codice fissa una serie di vincoli per favorire l'aggregazione tra amministrazioni, anche se per adesso restano in vigore le regole attuali

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 157 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 11 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Armi. Fabbrica di pistole nel Tennessee: produrrà il modello M9 in dotazione all'esercito Nuovo impianto Beretta negli Usa L'operazione è costata circa 45 milioni di dollari Lo stabilimento occuperà 160 addetti per 21 turni a settimana su 10 linee di prodotto Matteo Meneghello

GALLATIN (USA). Dal nostro inviato pBeretta mette nuove radici sul suolo americano. Più di 40 anni dopo l'avvio del primo passo in Usa con l'insediamento nel , il gruppo armiero italiano, natoa Gardone Valtrompia (Bs) si rafforza con un nuovo stabilimento a Gallatin, nel Tennessee. Una scelta di continuità e di espansione, nell'ottica di «un investimento non solo nel breve termine, ma per decenni in futuro» ha spiegato il vicepresidente esecutivo di Beretta Usa (presidente e ad di Fabbrica d'armi, la spa italiana), Franco Gussalli Beretta, ieri durante la cerimonia di inaugurazione ufficiale alla presenza del governatore del Tennessee, Bill Haslam e di circa 300 persone tra addetti ai lavorie stakeholder. La sceltaè stata dettata anche da motivi legislativi (il recente giro di vite sulle armi deciso dal governo del Maryland ha convinto il gruppo a spostare l'attività altrove), ma senza dubbio «con questa nuova piattaforma» ha aggiunto Beretta, il gruppo ora «può competere allo stesso livello dei nostri concorrenti. Se saremo bravi - ha detto • potremo diventare uno dei tre grandi player attivi sul mercato Usa». Quia Gallatin,a pochi chilometri da Nashville, la famiglia bre­ sciana ha trovato un microcosmo favorevole, un territorio attrattivoe vocato allo sviluppo manifatturiero, con una filiera della subfornitura meccanica già attiva, che in questi anni ha accolto corporation dell'automotive come Nissan, Volkswagen, Bridgestone e Magneti Marelli, ma anche realtà come Under armour e Amazon: il Tennessee è lo stato americano con la maggiore cre­ scita del pil. La vitalità di questo territorio e di Nashville si respira anche nella nuova fabbrica, dove gli ingegneri e i capireparto chiamati dal Maryland e dalla Valtrompia ad avviare e formare in queste settimane le prime squadre di operai alternano inglese ed italiano, in un ideale connubio tra understatement americanoe praticità bresciana. Beretta Usa punta ad espandere l'attività, in gran parte grazie alle potenzialità offerte dal nuovo sito. L'operazione è costata circa 45 milioni di dollari, di cui 15 in impianti. Dopo avere esplorato diversi siti in tutti gli Usa, si è giunti ad una short list e poi alla decisione finale. Lo stato del Tennessee ha fornito il terreno, contribuito con 8 milioni di dollari per la costruzione dello stabilimento, ai quali vanno aggiunti un piano di agevolazioni sui costi dell'elettricitàe per la formazione del personale (quest'ultimo stimato in 2,4 milioni e legato all'obbligo di assumere 240 unità entro il 2021). «Sono orgoglioso di annunciare- ha detto ieri Beretta tagliando il nastro della nuova fabbrica insieme al fratello Pietro, presidente e ad di Beretta holding, e il padre, Ugo Gussalli Beretta, che ha lasciato ogni delega operativa l'anno scorso - che ora Beretta Usa costruirà qui anche la pistola M9, l'arma da fianco standard utilizzata dalle forze armate Usa dal 1985». Proprio questa commessa però, che ha un'incidenza non determinante sul fatturato di Beretta Usa ma che ha un grande valore intrinseco a livello di immagine e di marketing, rischia ora di essere messa in discussione. «Il Governo ha indetto una nuova gara per un'eventuale nuova arma in sostituzione di quella attuale, senza indicazioni sul calibro, aspetto che penalizza le nostre specificità - spiega Franco Gussalli Beretta •. Abbiamo partecipato con una nostra proposta, ma non siamo fiduciosi: è difficile per noi operare in un contesto in cui non c'è certezza sulle caratteristiche delle munizioni». La nuova fabbrica ha una superficie coperta di 15mila mq, di cui quasi 11mila per la produzione: entro breve vi lavoreranno 160 addetti per 21 turni a settimana su 10 linee prodotto (ma c'è spazio per allargare la gamma e arrivare fino a 350 addetti). La produzione è interamente «lean». Il segnale è chiaro: «Questa scommessa - ha detto Beretta-è dello stesso livello di quella lanciata da mio padre negli anni Ottanta, quando ha scelto di radicarsi nel Maryland» (dove comunque resta il quartier generale di Beretta Usa). Il gruppo investe nel rinnovamento per realizzare prodotti dotati di sempre maggiore qualità: «Il campus di Gallatin- ha aggiunto- non sarà solo un complesso manifatturiero all'avanguardia, ma avrà

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 158 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 11 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

capacità completa» per operare nella ricerca, nella logistica, negli acquisti e nel controllo qualità. «Una fabbrica - ha concluso - pronta per la rivoluzione digitale, inclusa quella dell'Industry 4.0». Un gruppo globalizzato 98,8 14 40 36,1 542 2013 Italia 2014 Ricavi Ebitda Europa Altri 131,4 623,6 89,3 43,7 38,0 Nord America 2013 2014 372,0 316,0 Utile netto 123,7 138,2 2013 2014 2013 2014 Investimenti Ebitda/Ricavi % Patrimonio netto Dati in milioni di euro Ricavi in milioni di euro L'ULTIMO BILANCIO IL TREND DEL FATTURATO 641,3 623,6 638,2 566,3 481,8 2015 2014 2013 2012 2011 Dati in milioni di euro . Anno 2014 Numero medio dipendenti 3.021 I RICAVI PER AREE GEOGRAFICHE

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 159 16/04/2016 diffusione:162324 Pag. 14 tiratura:213091 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I big. Tra gli espositori le multinazionali che comprano in Italia e le Pmi che forniscono materiali e soluzioni Roche Bobois e Knoll: filiera italiana al top L'azienda francese produce in Italia il 60% del catalogo. Da Foligno, Lodi e Meda l'azienda statunitense investe in ricerca e cresce in Oriente Laura Cavestri

pI cuscini imbottiti dei divaniei piedini in metallo che li supportano, le librerie, ma anche le sedute da ufficio e le tappezzerie delle poltrone.È un made in Italy che c'è, anche se tale non appare. Nel made in Usa, nel made in Germany e nel Made in France c'è anche una quota, più o meno ampia, dell'artigianato dei terzisti romagnoli, marchigianie veneti che producono, in tutto o in parte, per i colossi dell'arredo internazionale. Per questioni di contrattoe di riservatezza con i grandi marchi, nessun terzista vuole comparire. Ma dietro le quinte del Salone - molti hanno anche marchi che espongono - qualcuno di loro spiega: «Non abbiamo la forza e le risorse per gli Usa o la Cina. Ci manca un brand che possa arrivare lontano. Ma abbiamo una credi• bilità sul prodottoe sulla nostra capacità di lavorare apprezzata dai grandi marchi, che, anche in questi anni difficili, ci hanno permesso di mantenerei fatturati». Tra chi produce in Italia c'è Roche Bobois, storico marchio francese che unisce designe moda. «In Italia produciamo il 60% del nostro catalogo. Dagli imbottiti alle strutture in metallo. E molto di più», spiega Gilles Bonan, Ceo di Roche Bobois, che ha archiviato il 2015 con un fatturato di 437 milioni (+ 7% rispetto al 2014) e un export del 58 per cento. «In Italia abbiamo una quindicina di aziende cui chiediamo il prodotto finito sulla base di specifiche che noi forniamo loro. Sono aziende romagnole, marchigiane e venete. Veniamo qui perché sono imprese, ma hanno conservato la capacità artigiana, l'esperienza sul prodotto che ci consente di mantenere altii nostri standard di qualità». E l'Italia è anche un mercato di vendita? «Non molto importante in termini di fatturato - ammette Bonan -. Troppa concorrenza localee in questi anni la crisi siè fatta sentire. Gli Usa sono il nostro primo mercato estero. Ma stiamo andando bene in India, Cina e cresciamo in Sudamerica». Nata nel 1938 negli Usa da un emigrato tedesco, Knoll raggiunge oggi un fatturato di 1,3 miliardi di dollari. La divisione Knoll Europe, con un fatturato distribuito al 50% tra prodotti residenziali e of­ fice, ha gli unici due stabilimenti europei (dei sei mondiali) in Italia. «La fabbrica di Foligno (circa 20mila mq progettati da Achille Castiglioni)- spiega il presidente di Knoll Europe, Demetrio Apolloni - ha 120 addetti e concentra tutta la produzione europea: lavorazione del legno, tappezzerie, sedute e poltrone. Mentre la fabbrica di Graffignana, vicino a Lodi, circa 7.500 mq e 70 addetti, è specializzata nella produzione di contenitori, parti metalliche e in alluminio». Dal 2013, spiega ancora Apolloni, «abbiamo aperto anche un centro ricerca sul prodottoei materialia Medae siamo cresciuti del 40 per cento. La struttura italiana ha assunto maggiore centralità, servendo, oltre all'Europa, anche Far East e Middle East per il solo comparto residenziale».

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 160 18/04/2016 diffusione:400000 Pag. 61 N.14 - 18 aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INIZIATIVA Stop alle rate le domande accolte salgono a quota 55.401

Proseguono le iniziative delle banche in Italia sulla sospensione delle rate o allungamento dei finanziamenti alle Pmi. Tra ottobre 2013 e febbraio 2016 sono state accolte complessivamente 55.401 domande di sospensione del pagamento delle rate per un controvalore complessivo di debito residuo pari a 18,5 miliardi di euro e una maggior liquidità a disposizione delle imprese di 2,3 miliardi di euro. Inoltre, sono state accolte 9.584 domande di allungamento del piano di ammortamento pari a 2,6 miliardi di euro di debito residuo. Questo il risultato del monitoraggio, comunica Abi, che considera i risultati in corso dell'Accordo per il credito 2015, iniziativa siglata il 31 marzo 2015 con tutte le altre Associazioni di Impresa e in vigore fino al 31 dicembre 2017, con il precedente "Accordo per il credito 2013". L'analisi relativa alla distribuzione delle domande per attività economica dell'impresa richiedente evidenzia che: il 25,6% è riferito ad imprese del settore "commercio e alberghiero"; il 14,4% è riferito ad imprese del settore "industria"; il 18,9% è riferito ad imprese del settore "edilizia e opere pubbliche"; l'8,4% è riferito ad imprese del settore "artigianato"; il 6,5% è riferito ad imprese del settore "agricoltura"; il restante 26,2% agli "altri servizi". Inoltre il nuovo Accordo per il Credito 2015 consente di sospendere anche i finanziamenti che hanno già beneficiato di tale strumento negli anni passati, con la sola esclusione di quelli per i quali la sospensione è stata richiesta nei 24 mesi precedenti.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 161 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 17 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Pechino si stabilizza ma preoccupa ancora Mariangela Pira

Un'economia in rallentamento sì, ma senza brutte sorprese. Questo è quello che emerge dal dato sul pil del primo trimestre in Cina, la cui economia ha messo a segno un'espansione del 6,7% nei primi tre mesi dell'anno, contro il 6,8% del quarto trimestre del 2015. I dati sono in linea con le attese del mercato e centrano l'obiettivo di una crescita del prodotto interno lordo del 6,5-7% nel 2016 fissato dal governo. Obiettivo raggiungibile dati i numerosi stimoli all'economia. Nel 2015 la Cina ha rallentato il passo al 6,9%, il ritmo più lento in 25 anni. Tuttavia «il Paese si sta riprendendo», afferma Jing Ulrich, vice presidente per l'Asia Pacifico di JP Morgan. Per l'economista le misure adottate dal governo stanno finalmente avendo effetto. Quanto agli investimenti in capitale fisso, nel primo trimestre questi sono cresciuti del 10.7% annuo, più di quanto stimato dagli analisti. E le vendite al dettaglio in marzo hanno spiccato un balzo del 10,5%, sopra le attese, e la produzione industriale è cresciuta del 6,8% ben sopra le stime del mercato. Le decisioni che la banca centrale ha preso negli ultimi 18 mesi cominciano dunque a dare frutti? I pareri sono contrastati. La PBoC è partita da lontano, dal novembre 2014 quando cominciò a tagliare i tassi e il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. Da allora i tassi sono stati tagliati per sei volte. L'ultima mossa di politica monetaria risale a febbraio quando la banca centrale ha ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche di 50 punti base. Anche gli analisti di Oxford Economics ritengono che il fondo sia stato toccato. «I dati dell'industria e degli investimenti mostrano alcuni miglioramenti, inoltre i consumi si sono mantenuti solidi», si legge nella nota da cui emerge come un continuo supporto di Pechino possa aiutare la Cina a centrare il target sul pil nel 2016. Jp Morgan non si aspetta ulteriori mosse aggressive da parte della banca centrale nel breve termine, dato che l'economia è in ripresa. Come dire, la politica monetaria rimarrà accomodante ma la PBoC aspetterà nuovi dati macro prima di tagliare di nuovo i tassi. Altri esperti però non si lasciano andare a facili ottimismi. «Troppo presto per dire che il fondo è stato toccato», avverte un report della Warwick Business School, «alcune aree preoccupano». In primis il crescente debito, stimato al 160% del pil. Poi viene l'eccesso di capacità produttiva delle aziende statali, che va ridotto per spingere la produttività. Il Fmi questa settimana ha detto senza mezzi termini che i prestiti delle banche cinesi - 1.300 miliardi di dollari - sono stati erogati ad aziende che non sono assolutamente in grado di pagarne gli interessi. «Se così fosse», tuona il Fondo, «significherebbe perdite per il settore bancario pari al 7% del pil». Al momento i settori più a rischio sono l'immobiliare, il manifatturiero, il minerario e il siderurgico. «Adesso che l'economia cerca di stabilizzarsi», conclude Jing Ulrich, «potrebbe essere il momento adatto perché Pechino spinga sulle riforme, risolvendo questi annosi problemi». (riproduzione riservata) PIL CINA Variazione tendenziale 0 2% 4% 6% 8% 10% 31 mar '13 31 mar '15

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 162 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 22 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato BORSA ITALIANA Quanto crescono quelle piccole Elena Dal Maso

Dai processi ecosostenibili nella creazione di motori auto di Modelleria Brambilla ai biopolimeri brevettati totalmente degradabili di Bio-On, dai complessi software per la gestione della tesoreria aziendale di Piteco agli altrettanto elaborati (ma di più semplice comprensione, anche ai profani) vini della Masi agricola, produttrice di pregiati amaroni della Valpolicella. Fino agli incubatori di start-up, come Digital Magics o H- Farm. Sono solo alcune delle storie aziendali espresse dall'Aim, segmento specializzato sulle pmi promosso da Borsa Italiana. L'ufficio studi di Milano Finanza ha calcolato che il settore (i dati sono relativi a una sessantina di società industriali delle 74 quotate, quelle che hanno già pubblicato i bilanci 2015) ha registrato l'anno scorso un giro d'affari di 3,6 miliardi (2,77 miliardi nel 2014) e debiti netti per 497,71 milioni al 31 dicembre, in netto calo rispetto ai 767,15 milioni segnati al 30 giugno 2015. La capitalizzazione complessiva dell'Aim è oggi di 2,8 miliardi di euro. Ben poco premiante l'andamento di borsa, ma in linea con Piazza Affari: l'indice Ftse Aim Italia ha subito un calo negli ultimi 12 mesi del 24,6% rispetto al 22,8% del Ftse Mib (blue chip), rispetto al quale però ha fatto meglio da inizio 2016: -9,3 contro il 14,4%. La raccolta in capitale attraverso le ipo delle 74 società quotate e attualmente incluse nell'indice è stata pari a 749 milioni di euro. In base ai dati di Borsa Italiana, sono state 32 le quotazioni nel 2015, di cui 18 sull'Aim. Tre i delisting dal segmento delle pmi l'anno scorso (Microspore, VWray Communication e Hi Real), uno quest'anno (Sunshine Capital) a fronte tre nuovi collocamenti. «L'Aim sta dimostrando di crescere, anche sul fronte delle nuove iniziative di investimento specializzate», osserva Anna Lambiase, amministratore delegato di Ir Top, la società di advisory che ha organizzato l'Aim Investor Day, «e rappresenta una concreta fonte alternativa di capitale per la crescita delle pmi». La raccolta mediana, secondo l'Ufficio studi di Ir Top, è stata pari a 5,3 milioni di euro, il 45% delle società ha raccolto meno di 5 milioni, per un flottante medio del 25%. Finanza, Green e Digital sono i settori più importanti. Tra le performance da ipo fino al 7 aprile 2016 le società che hanno fatto registrare i migliori andamenti dalla quotazione sono state Bio-on (+170%), Enertronica (+97%), Modelleria Brambilla (+67%), MailUp (+20%). Bio-On per esempio ha appena reso noto di aver prodotto in Finlandia, grazie alla collaborazione con Tampere University of Technology, il primo materiale al mondo totalmente biodegradabile in natura, che quindi potrà essere smaltito nella raccolta differenziata. I contenitori del latte, in sintesi, saranno bio al 100%. La società italiana, presieduta da Marco Astorri, ha chiuso il 2015 con 8 milioni di ricavi contro i 2,4 del 2014 e un utile netto salito da 0,5 a 3 milioni. Nell'azionariato delle società Aim sono presenti 91 investitori istituzionali, distribuiti quasi equamente tra italiani ed esteri, e detengono un investimento complessivo di 286 milioni di euro sparsi tra 335 partecipazioni complessive, per un valore medio della singola partecipazione di 0,9 milioni di euro. Il principale investitore a livello internazionale è lo svizzero Patrimony 1873 che, attraverso White Fleet III Globes Italy equity star, fondo estero dedicato all'Aim, detiene 22 partecipazioni. L'investitore italiano più attivo è AcomeA, che ha 25 partecipazioni, seguito da Zenit (20). Quanto al citato fondo White Fleet III, secondo dati Morningstar, partito il 2 marzo 2015, gestisce 36,76 milioni di euro. Alla data del 13 aprile (accusa una perdita annualizzata dell'8,9%) aveva posizioni in Modelleria Brambilla, Giglio Group ed Expert System. Proprio ieri Modelleria Brambilla, società specializzata in componenti per il motore auto (quotata dal dicembre 2014, ipo a 2,5 euro, ora quota attorno a 4 euro) ha reso noti i numeri 2015, esercizio chiuso con un giro d'affari di 16,68 milioni di euro (16,5 nel 2014). Il 30% del suo fatturato viene da Bmw, un altro 30% da Nemak (multinazionale della fonderia, riceve le commesse dai colossi auto Usa), il 15% da Fiat Chrysler. «Ci aspettiamo molto dall'Iran, che produce 1 milione di vetture l'anno, il doppio dell'Italia», spiega Gabriele Bonfiglioli, ad dell'azienda emiliana. Prima delle sanzioni Teheran valeva oltre il 15% del giro d'affari della società. Sul fronte nuove quotazioni, a inizio maggio dovrebbe arrivare sul listino Mirabello

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 163 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 22 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Carrara, spin off di Caleffi, azienda del tessile per la casa. «Dei 54 milioni fatturati dal gruppo Caleffi lo scorso anno», spiega Alberto Adriano, ceo di Mirabello Carraro, «la nostra azienda ne rappresenta 15,4». Il brand rappresenta la fascia alta della biancheria per la casa ed è licenziataria dei marchi Roberto Cavalli e Trussardi. Come tante realtà dell'Aim, fonda la sua crescita soprattutto sui mercati esteri, che pesano per il 46% (Europa 28%, Stati Uniti 8%, al 2% ciascuna Cina, Far East, Middle East, Russia). Il flottante previsto è del 30%, elevato per gli standard dell'Aim, dove molte società si fermano al 10-15%, il che non aiuta sul versante della liquidità dei titoli, uno dei punti critici di questo mercato. Entro l'estate, invece, è attesa l'ipo della prima sicaf (società d'investimento a capitale fisso) di diritto italiano, 4Aim, che si propone, come spiega il suo presidente Gianluigi Costanzo (gestore di lungo corso in Intesa Sanpaolo e alle Generali), di «raccogliere almeno 50 milioni di euro nei prossimi 24 mesi da investitori istituzionali, per puntare sulle pmi che si quotano o che intendono effettuare un aumento di capitale post ipo per crescere», Tra i vincoli operativi, la sicaf non potrà investire oltre il 10% in un singolo titolo e non oltre il 4,99% per ciascuna ipo. Obiettivo di rendimento annuo: attorno al 10-15%. Nell'ambito dell'Aim Investor Day sono state premiate da Ir Top e Uk T&I tre società che si sono distinte per le caratteristiche di eccellenza e innovazione. Si tratta di Digitouch, che opera nel comparto in forte espansione del mobile & performance advertising, Piteco (tesoreria e reporting finanziario), Siti B&TGroup. Quest'ultima, in quotazione dal 31 marzo, specializzata in macchinari per la lavorazione della ceramica, tra le quotate dell'Aim è quella che vanta il maggior fatturato, 182,6 milioni di euro nel 2015. Siti B&T ha previsto un meccanismo particolare di quotazione, detto di remedy shares: al mancato raggiungimento di una determinata soglia di risultato economico per l'esercizio 2016, la società assegnerà azioni pro quota, gratuitamente, a chi risulterà socio alla prima data utile per lo stacco di un dividendo. Vetrya, invece, è una società umbra specializzata nelle piattaforme broadband per la distribuzione di contenuti multimediali, che mira a crescere a livello internazionale. Fondata da Luca Tomassini, lunga carriera in Telecom Italia dove ha curato il progetto Internet & Intranet dal 1995 al 1999, dovrebbe quotarsi tra maggio e giugno. Nel 2015 ha registrato un valore della produzione di 37 milioni con un ebitda di 5 milioni di euro. Nel suo cda figura anche Oscar Cicchetti, ad di Inwit. (riproduzione riservata) 40 La capitalizzazione complessiva del segmento Aim è oggi di circa 2,8 miliardi di euro. Di recente il suo andamento di borsa non è stato brillante, ma si tratta di una performance in linea con quello di Piazza Affari: l'indice Ftse Aim Italia ha subito un calo negli ultimi 12 mesi del 24,6% rispetto al 22,8% del FtseMib (quello delle blue chip), rispetto al quale però ha fatto meglio da inizio 2016: -9,3 contro -14,4%. La raccolta in capitale attraverso le ipo delle 74 società quotate e attualmente incluse nell'indice è stata pari a 749 milioni di euro. Tra i settori più rappresentati ci sono le energie rinnovabili e le piattaforme di servizi via internet. I BILANCI DELL'AIM DI PIAZZA AFFARI Trimestrali al 31 mar 2015 Dati in milioni di euro Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Premi lordi Saldo tecnico Utile Investimenti Dic '15 Dic '14 Dic '15 Giu '15 Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Totale entrate Totale attivo Utile Indeb. finanz. netto Net Insurance TOTALI 92.300 92.300 96.750 96.750 237.200 237.200 214.800 214.800 -5.800 -5.800 -12.200 - 12.200 n.d. 0 n.d. 0 First Capital TOTALI 810 810 779 779 -20.265 -20.265 -29.490 -29.490 4.399 4.399 734 734 41.196 41.196 41.675 41.675 (§) = contrariam. ad altri gruppi il saldo non tiene conto di interessi attivi/passivi (non scorporabili) (^) = Premi lordi riferiti al lavoro diretto (°) = cambi applicati: 1 euro al 31/12/2015 = 1,0835 Fr.Sv. (*) = bilancio civilistico INDUSTRIA FINANZIARIE ASSICURAZIONI Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Dic '15 Dic '14 Fatturato Ebit Utile Indebit. finanz. netto 5.612 34.187 20.004 33.621 8.011 1.718 4.517 78.925 8.002 n.d. 32.985 24.688 2.458 25.600 28.534 240 108.124 3.808 13.906 13.724 71.378 5.142 24.704 12.732 37.556 144.817 51.803 38.800 212.264 50.741 941.680 9.273 60.873 35.328 27.236 16.687 3.405 4.390 26.121 12.434 25.558 12.838 40.680 31.080 8.644 631.639 27.600 171.467 6.974 232.556 9.528 126.439 33.182 4.438 4.302 101 3.603.054 Ambromobiliare Assiteca (6 mesi - chiude 30/6) Axelero Bio Due Bio On Blue Financial Communication Blue Note Bomi Italia Caleido

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 164 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 22 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Group Capital for Progress 1 (8 mesi) Clabo Cover 50 Digital Magics Digitouch Elettra Investimenti Energica Motor Co. Enertronica Frendy Energy Gambero Rosso Giglio Group Giorgio Fedon Glenalta Food Go Internet H-Farm Iniziative Bresciane Italia Independent Group Italian Wine Brands Ki Group Leone Film Group Lu.Ve. Lucisano Media Group M. Zanetti Beverage Group MailUp Masi Agricola MC-link Mobyt Modelleria Brambilla Mondo Tv France Mondo Tv Suisse (°) MP7 Italia Neurosoft Notorious Pictures Piteco Plt Energia Poligrafici Printing Primi sui Motori Rosetti Marino Safe Bag Siti - B&T Softec (*) Tbs Group Tech-Value Tecnoinvestimenti Triboo Media Visibilia Editore Vita Società Editoriale Zephyro TOTALI 7.011 32.827 9.863 30.009 2.485 1.125 3.879 67.004 7.917 n.d. 33.730 23.791 2.445 15.072 26.425 n.d. 10.102 4.007 14.654 11.483 62.621 n.d. 3.899 n.d. 19.031 31.462 143.737 47.500 24.300 215.488 44.082 781.455 8.004 59.721 33.699 19.486 16.523 4.234 2.278 20.065 10.271 26.760 11.550 22.227 55.546 14.811 250.730 25.770 159.340 9.833 228.340 8.146 76.598 28.245 2.581 4.277 96 2.776.535 420 11.827 -7.378 1.838 -7.645 -1.103 181 9.632 -304 n.d. 17.785 -11.217 1.043 -1.393 -4.810 852 -21.235 10.384 1.287 2.468 5.434 -80.217 2.882 -14.198 46.860 22.633 20.056 5.707 24.000 -4.198 26.973 185.864 -1.024 - 3.091 16.551 -3.876 5.219 -484 200 -4.360 -2.972 -6.355 347 101.737 19.222 10.553 -36.448 n.d. 36.504 3.071 86.639 166 47.074 -9.400 2.324 3.288 -11.600 497.713 24 3.261 1.909 1.726 515 -301 740 494 n.d. 1.816 4.270 -922 1.044 1.557 n.d. -1.879 126 880 1.374 1.272 n.d. -168 n.d. 5.130 443 5.129 800 2.600 10.114 2.242 12.420 68 7.634 252 751 195 185 154 -416 2.779 6.473 2.443 2.296 -3.634 -3.879 2.149 n.d. 1.535 -955 1.896 166 4.956 1.970 -2.074 -214 4 81.354 235 14.658 -17.728 7.347 -3.721 81 -351 14.316 0 n.d. 22.247 -4.847 2.014 -118 -322 n.d. 8.256 14.919 4.272 4.493 6.492 n.d. 2.741 -1.699 40.347 10.216 32.743 593 10.300 49.387 29.950 243.933 -3.285 18.614 15.485 -3.205 4.229 900 -130 -5.191 -1.473 - 7.524 10.042 80.385 28.872 7.368 -70.145 n.d. 38.599 1.084 62.973 458 55.505 -12.630 3.380 2.234 4.700 721.999 -192 3.341 1.234 2.367 3.009 154 -781 1.169 137 -123 2.848 4.033 -1.229 1.166 905 -1.295 4.037 182 510 1.090 1.501 -8 -213 -4.588 1.455 475 3.592 -906 3.600 9.099 5.055 11.495 6.195 172 1.693 441 295 135 33 1.971 7.086 3.426 4.961 1.901 -6.431 1.697 n.d. 5.726 -4.233 2.410 697 11.068 2.963 - 1.214 -603 93.513 409 6.161 5.016 3.966 1.030 140 -70 7.971 951 n.d. 5.653 6.805 127 2.924 3.941 n.d. - 1.479 1.869 3.447 3.408 4.201 n.d. 1.199 n.d. 14.953 3.624 13.300 2.450 14.700 31.419 18.943 68.624 834 17.962 7.232 1.818 2.015 3.787 175 -226 3.110 14.340 5.229 9.782 5.169 723 9.976 n.d. 11.332 -123 24.038 1.540 10.853 4.854 86 152 14 360.354 180 6.854 5.923 4.694 4.907 401 -522 8.250 455 n.d. 4.932 6.288 190 5.054 3.417 -901 8.597 2.596 2.954 4.629 4.465 -106 1.421 -872 8.665 5.124 10.771 2.001 19.200 26.220 20.177 61.993 1.079 16.833 8.221 4.007 2.173 2.686 203 324 3.130 13.096 5.719 12.581 8.600 -1.772 21.211 n.d. 17.299 -3.374 23.031 2.390 24.449 6.597 -219 154 12 396.387 L'ACCELERAZIONE DEI NUMERI DELL'AIM ITALIA 74 4 320 2.770 57 36 18 14 10 354 493 2.051 1.242

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 165 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 22 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

360 Dati al 7 aprile 2016 Fonte: IR Top, Investor Relations Consulting 2009 2010 2011 2012 2014 2013 Apr 2016 GRAFICA MF-MILANO FINANZA 0 3.000 1.000 2.000 Numero società Market cap in milioni di euro

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 166 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 30 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato OBBLIGAZIONI Un club per i minibond Stefania Peveraro

Dal lancio, avvenuto nel febbraio 2013, ExtraMot Pro è cresciuto in maniera costante. Oggi i titoli quotati sono 131 (per un controvalore nominale di 4,99 miliardi di euro), di cui solo 17 di taglia inferiore a 50 milioni (per un totale di 3,76 miliardi), cioè i veri minibond, ossia i titoli emessi da pmi non quotate. Gli emittenti di minibond sono comunque pochi rispetto al potenziale del mercato, visto che stiamo parlando solo di un centinaio di società rispetto alle migliaia di pmi che avrebbero i numeri per farsi finanziare dagli investitori. Il barometro di Epic sim e minibonditaly.it, aggiornato a fine marzo, calcola che in media il fatturato degli emittenti di minibond è di poco meno di 90 milioni di euro, mentre i prestiti hanno un taglio medio di 9,3 milioni, nonostante un buon 30% si collochi nella fascia 1050 milioni e quindi potrebbe anche aspirare a riscuotere l'interesse di investitori istituzionali internazionali. Si potrebbero insomma moltiplicare casi simili a quello del colosso assicurativo statunitense Prudential, che in poco più di un anno ha sottoscritto in private placement le obbligazioni emesse da tre aziende italiane di medie o piccole dimensioni: 20 milioni a Epta, gruppo leader internazionale nel settore della refrigerazione per la grande distribuzione; 30 milioni a Carco, specializzata nella produzione e distribuzione di guarnizioni industriali in elastomero per la tenuta dei fluidi; 30 milioni ad Ama, specializzata nella produzione di componentistica per il settore dei macchinari agricoli. D'altra parte, per attrarre questo tipo di investitori ci vuole più trasparenza. In termini di prezzi, sebbene la liquidità sull' ExtraMot Pro sia ancora un miraggio, la liquidabilità dei bond è invece un fatto e i valori di riferimento sono significativi, perché possono rappresentare: la media ponderata dei contratti conclusi nella fase di negoziazione continua; la media delle migliori proposte in acquisto e in vendita presenti sui book (in assenza di transazione); la sola media dei bid (in assenza di prezzi in vendita; il prezzo di riferimento del giorno prima. Inoltre presto sarà anche possibile inserire una richiesta di prezzo per una quotazione personalizzata. Pietro Poletto, responsabile dei mercati obbligazionari del London Stock Exchange, ha spiegato a Milano Finanza che «nei prossimi mesi verrà introdotta anche sulle varie piattaforme obbligazionarie di Borsa, e quindi anche su ExtraMot Pro, la possibilità per un investitore professionale di richiedere un prezzo al market maker per una certa quantità, evitando così che questo tipo di transazioni avvenga otc. Il tutto quindi per far passare il maggior numero di transazioni sui sistemi di Borsa Italiana e rendere più trasparente il mercato». Sempre in tema di transazioni Poletto ha precisato che «la dimensione dell'emissione ovviamente influenza la liquidità, ma il mercato è in grado di rendere l'investimento liquidabile. La liquidabilità aumenta di pari passo con l'ammontare emesso del bond. Così per i titoli quotati su ExtraMot Pro con un outstanding sino a 30 milioni, oggi (venerdì 15 aprile, ndr) a metà sessione c'era solo un 15% con un book attivo, ma per i titoli con ammontare superiore ai 30 milioni ben il 65% aveva un book attivo, percentuale che sale al 75% per le emissioni oltre i 100 milioni». Quanto alla trasparenza relativa agli emittenti, invece, c'è ancora parecchio da fare. Soltanto il 20% delle emissioni è dotato di un rating, sempre secondo il Barometro di Epic sim e minibonditaly.it, e si tratta di giudizi emessi da agenzie italiane, cioè Cerved o Crif, che a livello internazionale sono poco conosciute, tanto che molti investitori internazionali non le contemplano all'interno dei regolamenti dei loro fondi, che quindi, anche volendo, non potrebbero acquistare quei bond. Difficile però che le grandi agenzie entrino su questo mercato, perché nel loro caso il procedimento di rating presenta costi molto alti rispetto al valore delle emissioni, rendendo il tutto diseconomico. «È proprio per venire incontro alle esigenze degli investitori internazionali e rendere il mercato più trasparente che nei giorni scorsi abbiano siglato l'accordo con Classis sim, che ci porterà a pubblicare entro fine mese sul sito di ExtraMot Pro Link i rating equivalenti di tutti gli emittenti di minibond calcolati utilizzando il Classis Pmi ZIScore», ha detto ancora Poletto. Si tratta di un nuovo modello di analisi del rischio specifico per il mercato italiano delle pmi, sviluppato da Edward I.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 167 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 30 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Altman (docente della Stern School of Business della New York University e socio di Classis sim) che è anche l'inventore del più noto Z-Score, che misura la probabilità di fallimento delle aziende (quotate e non) e che attualmente è utilizzato da tutti gli operatori del settore per l'analisi del rischio dei bond high yield. Poletto ha anticipato che «il Classis Pmi ZI-Score sarà pubblicato nella sezione del sito riservata ai partner di ExtraMot Pro che avranno a disposizione l'accesso alla documentazione completa relativa a ogni minibond, oltre che agli adivsor e agli studi legali che li hanno strutturati. L'idea è creare una community internazionale di attori interessati a questo mercato e farla crescere grazie allo scambio di informazioni e alla maggiore trasparenza». Lo score di Altman sarà pubblicato a breve in relazione ai dati 2014, dopodiché, via via che saranno pubblicati i dati 2015, verrà aggiornato. In ogni caso, a livello aggregato, già si sa che la maggior parte degli emittenti di minibond quotati sull'ExtraMot Pro di Borsa Italiana ha una probabilità di default che corrisponde a quella di un rating BB (19%) e B (32%), ma è ben rappresentata anche la classe dei rating BBB (25%). (riproduzione riservata) TUTTI I BOND QUOTATI ALL'EXTRAMOT PRO GRAFICA MF-MILANO FINANZA Fonte: Borsa Italiana spa Lkq Italia Tf 3,875% Ap24 Call Eur Teamsystem H 7.375% Ma20 Call Eur Manutencoop 8.5% Ag20 Call Eur Cmc Ravenna Tf 7,5% Ag21 Call Eur Sisal Holdin 7.25% Se17 Call Eur Adr Tf 5,441% Fb23 Gbp Waste It Tf 10,5% Nv19 Call Eur Marcolin 8.5% No19 Call Eur Gamenet 7.25% Ag18 Call Eur Beni Stabili 0.875% Cv Gn21 Eur Maccaferri Tf 5.75% Gn21 Call Eur Twin Set Tv Eur3m+5,875 Lg19 Call Eur Coesia Tf 3% Ot21 Call Eur Mercedes Fsi Tv Eur3m+0,55 Dc17 Call Eur Isolante K-f Tf 6% Lg20 Call Eur Antin Solar Tv Eur6m+3,35 Dc28 Call Fnm Tv Eur6m+1,5 Lg20 Eur Trevi Group Tf 5,25% Lg19 Eur Mercedes Fsi Tv Eur3m+0,81 Dc20 Call Eur E.S.Tr.a. Tf 5% Lg19 Eur Finanz Inter Tf 4% St17 Call Eur Micoperi Tf 5,75% Ap20 Eur Etrion Tv Eur6m+2,25 Dc29 Amort Call Eur Landi Tf 6,1% Mg20 Amort Call Eur Altrevi Serv Tf 3,9% Lg34 Amort Call Eur Ferrarini Tf 6,375% Ap20 Eur Building Ene Tf 2% Lg20 Call Eur Etra Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur C Veneto Ser Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Acqvicentine Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Ternienergia 6.875% Fe19 Eur Sudcommerci 6% Ot18 Call Eur Industrial Tf 5,3% Ag22 Amort Eur Cartiere Vl Tf 5% Dc21 Amort Eur Finanz Inter Tf 4% Lg16 Call Eur Ipi Tf 7% Ap21 Amort Call Eur Veronesi Acq Tf 3,9% Lg34 Amort Call Eur Antin Solar Tf 3,552% Dc28 Amort Call Alto Vic Ser Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Filca 6% Se19 Amort Eur Tbs Group Tf 6,5% Ot19 Call Eur Asi Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Sipcam Tf 6,5% St19 Eur Coswell Tf 6,8% Lg19 Eur Egea Tf 5,5% Mz21 Amort Eur Tesmec Tf 6% Ap21 Eur Sace Bt Tf 5,7% Dc25 Sub Tier2 Call Eur Acq Livenza Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Selle Tf 5,75% Gn19 Amort Eur Acq Chiampo Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Gpi 5.5% Gi18 Eur Asja Ambient Tf 6,75% Ot23 Amort Eur Polesine Acq Tf 3,9% Lg34 Amort Call Eur Fri-elbiogas Tf 4,9% Gn21 Amort Call Eur Industrial Tf 5,3% Ag20 Amort Eur Dedagroup Tf 6,35% Dc19 Call Eur Renco Group Tf 5% Ag20 Eur Olsa Tf 4,75% Dc19 Eur Ligabue Tf 5,75% Lg20 Amort Eur Innovatec Tf 8,125% Ot20 Amort Call Eur Nlife Tf 5,45% Nv20 Amort Eur First Cap Tf 5% Ap20 Call Eur Corvallis Tf 6,25% Dc19 Eur Coleman Tf 6,5% Fb22 Amort Eur Inglass Tf 5,9% Ot21 Amort Call Eur Gardesana S Tf 3,9% Lg34 Amort Call Eur Sgg Holding 5.5% Cv 2014-2016 Oxon Italia Tf 5,5% Ap21 Amort Call Eur Enerventi Tv Eur6m+5,7 Ot21 Amort Eur Rigoni Tf 6,25% Lg19 Eur Geodata Tf 6,4% Ot20 Amort Call Eur Fab Tf 5,25% Lg20 Amort Eur Bim Gsp Tf 3,9% Lg34 Amort Call Eur Imi Fabi Tf 6.3% Gn20 Amort Eur L.E.G.O. Tf 5,5% Dc19 Amort Eur Bingo Eur3m+5,6 No18 Amort Call Eur Te Wind Tf 6% Lg20 Eur 4 Madonne Tf 5% Ge22 Amort Eur Global Int Tf 6,75% Ag19 Eur S.I.G.I.T Tf 6,25% Ag19 Amort Call Eur Etranciatura Tf 5% Ag19 Amort Eur Cmd Tf 6,375% Gn20 Amort Call Eur Molinari Tf 6,1% Ot19 Amort Eur Bim Gsp Tf 4,2% Lg34 Amort Call Eur Cartiere Vl Tf 5% Gn20 Eur Qs Group Tf 6% Lg21 Amort Call Eur Dynamica Ret Tf 6% Mg19 Call Eur Cartiere Vl Tf 5% Dc22 Eur Moncaro Tf 6,375% Mg20 Amort Eur Proma Tf 4,95% St20 Call Eur Isaia&isaia Tf 5,6% Lg20 Amort Call Eur Pasta Zara Tf 6,5% Mz20 Amort Call Eur Set Trasport Tf 5,15% Lg20 Amort Call Bp Etrlazio Tf 7% Lg20 Lt2 Amort Eur Gruppo Psc Tf 6% Ag19 Amort Call Eur Iacobucci Hfa 8% Di17 Amort Call Eur Tecnocap Tf 6,375% Dc21 Amort Call Eur Ales Rosso 10% Di18 Call Eur Trefin Tf 5,5%

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 168 16/04/2016 diffusione:72673 Pag. 30 N.74 - 16 aprile 2016 tiratura:129707 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ge21 Amort Eur Exprivia Hea Tf 5,2% Ot18 Amort Eur Industrial Tf 5,3% Ag21 Amort Eur Giglio Group Tf 5,4% Mz22 Amort Eur Sirio Tf 6,9% Ag22 Amort Eur Gino Tf 5% Nv20 Amort Eur Mpg Man Plas Tv Eur3m+4 Lg19 Amort Call Enna Energia Tf 5% Mg19 Amort Call Eur Tundo Tf 7% Nv22 Amort Eur Essepi Tf 5,4% Fb22 Amort Call Eur Sea Tf 6% Mg19 Amort Eur Fide Eur3m+2,75 Gi16 Call Eur Dynamica Ret Tf 6% Dc19 Call Eur Ifir 6.25% Ag17 Call Eur Isaia&isaia Tf 7,3% Lg22 Amort Call Eur Caar 6.5% Lu18 Amort Eur Essepi Tf 5,4% Ap20 Amort Call Eur Giplast Sc Mz21 Amort Call Eur Penelope Tf 9% Dc18 Call Eur Rapetti Tf 5,6% Ge18 Call Eur Tesisquare Tf 5,6% St19 Amort Eur Finanz Inter Tf 2,25% Ot16 Eur Microcinema 8.125% Ge17 Eur Jsh Group 7.5% Ge19 Amort Eur Primi 9% Ag16 Eur Finanz Inter Tf 1,75% Ap16 Eur Rsm Italy Tf 8% Mz19 Call Eur Ifir Tf 5,5% Ot19 Eur Boni Tf 4,1% Dc16 Call Eur Wiva Group Tf 6,5% Fb22 Amort Call Eur Ett Tf 4,5% St16 Call Eur Teethan Tf 8% Lg20 Call Eur Ifir Tf 3,25% Ot17 Eur Ubc Tf 4,75% St16 Call Eur 500,00 430,00 425,00 300,00 275,00 270,24 200,00 200,00 200,00 200,00 190,00 150,00 100,00 100,00 100,00 63,64 58,00 50,00 50,00 50,00 40,00 35,00 35,00 34,00 30,00 30,00 30,00 29,90 29,10 26,00 25,00 22,00 20,35 20,00 20,00 20,00 20,00 19,58 18,00 16,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 15,00 14,50 14,00 13,50 13,00 12,00 12,00 12,00 12,00 11,90 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 9,40 8,00 8,00 8,00 8,00 8,00 8,00 7,89 7,00 7,00 7,00 7,00 7,00 6,50 6,19 6,08 6,00 5,40 5,25 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 4,95 4,00 4,00 4,00 3,85 3,55 3,50 3,00 3,00 3,00 2,95 2,80 2,80 2,70 2,70 2,70 2,60 2,50 2,40 2,20 2,10 2,00 2,00 2,00 1,80 1,50 1,44 1,36 1,30 1,00 1,00 1,00 0,90 0,75 0,50 0,40 0,15 104,17 106,12 77,63 94,1 100,305 115,29 43,23 103,1 101,89 102,79 92,8 95,25 98 97,504 101,1 100 100 96,5 100 101,73 100,25 98,73 100 96,03 100 101,86 99,16 100 100 100 83,02 100 100 100 100,3 102,5 100 100 100 101 101,05 100 101,81 103,05 101,7 100,75 100 100 100 100 100 100 100 93,33 100 100,68 100 99 100 96 100 100 102 100 100,05 100 100 100 100 102,55 100 100 100 100 100 100 98,25 101,5 100,7 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 96,01 100 100 100 117,5 100 99,9 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100,5 100 100 99,53 100 96,8 100 99 100 98 63 96 100 100 100,05 99,9 96,5 100 75 98,1 100,14 100 100 100 100,1 100 Dati al 14 aprile 2016 Bond Ammontare in circolazione Prezzo di Riferimento Bond Ammontare in circolazione Prezzo di Riferimento Foto: Pietro Poletto

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 169 16/04/2016 diffusione:39977 Pag. 41 N.432 - aprile 2016 tiratura:51415 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Gestione Piccoli ma ricchi con il software Le pmi preferiscono le aziende italiane specializzate in programmi gestionali. Per ridurre i costi, generare business e aprire nuovi mercati, d p Nomi e idee vincenti ANDREA NICOLETTI

NON HANNO RIVALI: le software house italiane specializzate in gestionali d'impresa si spartiscono il mercato delle pmi e degli studi professionali lasciando solo le briciole ai big stranieri. Stimato sul miliardo di euro, il cosiddetto mercato italiano delle buste paga (ma con questi software si fa anche contabilità e vendite, gestione della supply chain e acquisti) interessa pochi e grandi player internazionali, Sap, Oracle e Microsoft, che possono contare su grandi commesse ma faticano a entrare nel segmento delle piccole e medie imprese, 25Qmila, senza contare le microaziende e oltre 400mila studi professionali. Qui infatti le applicazioni più diffuse sono quasi tutte made in Italy. «È nei segmenti di mercato in cui i grandi vendor internazionali non riescono a scendere, per problemi di posizionamento, di struttura e quindi di prezzi, che ci sono le maggiori opportunità per le aziende italiane che producono software», conferma Paolo Pasini, professore e direttore sistemi informativi alla Sda Bocconi. Il mercato è frammentato ma non ancora saturo. «Interessante, quindi, per chi propone applicativi per la gestione di aziende o studi professionali», è la valutazone di Claudio Rorato, direttore •• • dell'Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano. «La domanda è alimentata anche dalla crescente digitalizzazione della pubblica amministrazione, dall'uso sempre più intenso di internet, dallo sviluppo di soluzioni mobile, solo per citare alcuni degli esempi più eclatanti», prosegue Rorato. «Pensiamo a ciò che ha significato l'obbligatorietà della fatturazione elettronica verso la Pa e cosa potrebbe significare l'estensione al mondo del b2b; e questo è solamente una porzione dell'impatto della digitalizzazione sia sulla domanda delle soluzioni, sia sull'offerta». Secondo l'ultima rilevazione Istat, le piccole e medie imprese che usano applicazioni di Erp, acronimo inglese che traduce i nostri gestionali e buste paga, oggi sono circa il 37%. Poche? Erano solo il 10% nel 2009, ma certo ci sono ampi margini di crescita. Chi trarrà maggiore vantaggio da questa spinta alla digitalizzazione? Sono svariate le sofware house a capitale interamente italiano in pole position: Zucchetti (articolo precedente) è la prima per fatturato con 368 milioni, il gruppo Sistemi di Enrico Eandi ne fattura 72, più o meno come la milanese Inaz, per citare i marchi più conosciuti. Sotto il panorama è frastagliato e conta centinaia di piccole ditte attive su un mercato locale dove spesso sono i più piccoli quelli più conosciuti: Passpartout a San Marino e Ranocchi a Rimini, per esempio, hanno un approccio sartoriale e riscuotono successo. Sembra un mercato sovrafiòllato, eppure ci sono ancora ampi spazi di manovra. Per i gruppi internazionali la strategia prevalente è crescere per acquisizioni, come fece la multinazionale olandese Wolters Kluwer con l'italiana Osra, storica software house fin dagli anni 70 Altri stanno rivedendo il loro posizionamento e vendono: Ibm ha da poco ceduto la sua divisione gestionali a TeamSystem, italiana in mano a un fondo di private equity americano e prima per numero di clienti, oltre 200mila. Si cresce anche creando un network, come Zucchetti, per riunire sotto un unico brand i marchi più piccoli. E c'è spazio anche per le matricole. «Alcune start-up si sono distinte per capacità di cogliere l'attimo giusto», continua Rorato del Politecnico, «e sono in grado di intercettare tendenze e proporre soluzioni innovative o, comunque, in grado di soddisfare un bisogno emergente». Un caso significativo è Fatture in Cloud, start-up del 23enne bergamasco Daniele Ratti, comprata per un milione e mezzo da TeamSystem, che ne ha acquisito il 51% lasciando il fondatore al timone. Un altro Adamo, piattaforma gestionale in cloud creata da due giovani, Riccardo Barbotti, 27 anni, e Davide Leoncino, 28, e finanziata da I3P, l'incubatore tecnologico del Politecnico di Torino: è ordine da un anno e la usano già 2mila microaziende. Ancora: Studio Boost sta portando commercialisti e avvocati sul cloud; MyFogJio, neoimpresa italosvizzera per emettere fatture digitali, è usata da 5mila professionisti in Italia e inserita da Microsoft fra le app del del suo nuovo sistema

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 170 16/04/2016 diffusione:39977 Pag. 41 N.432 - aprile 2016 tiratura:51415 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

operativo. «Le opportunità ci sono perché i bisogni delle aziende cambiano rapidamente e la domanda stimola l'offerta, favorendo le start-up», afferma il direttore product marketing di TeamSystem, Daniele Lombardo. Ma le multinazionali, secondo Pasini della Bocconi, «stanno attaccando i vendor italiani sul terreno delle medie imprese con soluzioni riscalate a livello funzionale, come Business One di Sap, o più snelle e adattabili, come Dynamics di Microsoft. Soprattutto con business partner molto vicini al territorio». Si può competere, allora, «con modelli innovativi, con operazioni di M&A mirate, per aumentare la base clienti o portare in casa tecnologie innovative. Poi con investimenti in ricerca e sviluppo, ma soprattutto con un nuovo modo di intendere questo settore dell'Ict: non si deve vendere solo tecnologia ma un pacchetto di servizi e di consulenza per sostenere e innovare processi e gestione delle imprese». L'ottimismo si giustifica per un dato emerso da un campione di piccole e medie imprese durante una ricerca svolta da Sda e TeamSystem: «Mentre l'Italia è ancora nelle ultime posizioni quanto a e-commerce e cloud», dice Angela Perego, professoressa alla School of management della Bocconi, «le pini intervistate hanno percentuali di digitalizzazione triple rispetto alla media italiana e paragonabili alla media europea. E, sebbene i valori assoluti siano ancora bassi, possiamo sperare in tassi di crescita interessanti nel prossimo triennio». Perché non si tratta solo di buste paga: i software gestionali cambiano il modo di lavorare, semplificano gli aspetti operativi, dalla contabilità al rapporto con i clienti, dalle vendite alla logistica. Obiettivi: ridurre i costi, generare business e aprire nuovi mercati. 9 Foto: e Lombardo, ttore product ' marketing | TemaSystem. Foto: Angela Perego della School of management Bocconi. Le illustrazioni in queste pagine sono tratte da: Digitalizzare i processi aziendali. Stato dell'arte e innovazione delle soluzioni gestionali (Sda Bocconi). Ix pini che usano applicazioni Erp sono oggi il 37:%, erano il 10% nel :20JKfcEcisonoarapi margini di crescita

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 171 15/04/2016 Pag. 12 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SCENARI Come ti anniento un'impresa Storie e tragedie di chi paga Tra anticipi Iva e aumenti Irpef (+4,4 miliardi) le imprese stanno annegando come i passeggeri del Titanic E l'Ocse lancia l'allarme sul calo dell'occupazione giovanile ANDREA COSTA [email protected]

La ripresa economica c'è, ma è talmente piccola che sembra il bosone di X: troppo deboli i segnali, per giunta altalenanti soprattutto sulla produzione (anche in questo caso una ripresina c'è ma si vede come un ago in un giacimento di pagliai), e non soltanto grazie al solito asino morto attaccato al carro che è il debito pubblico che impedisce qualsiasi forma di agevolazione per le imprese, piccole e grandi. Questa volta, negli occhi degli analisti dell'Ocse, si affaccia il problema - anche se sarebbe meglio definirlo incubo - dell'impiego giovanile (sai che novità) che fa dell'Italia il terzo Paese europeo meno occupato. Lo Stato quando deve manganellare lo fa a palle incatenate: poche regole d'oro per mettere in ginocchio chi è costretto ormai a strisciare. Ritocco dell'Irpef, anticipi Iva, quattrini buttati tra cattiva gestione (3,2 miliardi) e sprechi (14 miliardi) e il conto di chi paga aumenta sempre. In ogni caso gli esperti dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico hanno pubblicato l'analisi periodica sull'andamento in ambito Uè. In merito al nostro Paese il giudizio è impietoso e allo stesso tempo preoccupante. «Dopo essere stata duramente colpita dalla crisi, l'economia italiana ha assistito a una ripresa della produzione e a un miglioramento del mercato del lavoro, ma l'elevatissima disoccupazione giovanile (la terza più alta dell'area Ocse dopo Spagna e Grecia, ndr) rimane un'emergenza che pone rischi di lungo termine per la crescita». Insomma se coltivate ancora la speranza di un 2016 caratterizzato da una ripresa sostenuta, dovrete rifare i conti e considerare gli zero virgola come oro colato, un po' come quando si saliva sulle cattedre per gridare allo scandalo. OCCUPAZIONE Ma al netto della pressione fiscale e tributaria, oggi quello che fa più paura è l'occupazione. Nel rapporto "Going for growth" in particolare si afferma che «la disoccupazione resta molto alta, in particolare per i giovani e per i disoccupati da lungo tempo, cosa che mina la crescita nel lungo termine e l'inclusività attraverso l'erosione e l'allocazione errata di capacità nonché tramite una ridotta mobilità sociale. Occorre mobilitare una vasta gamma di politiche per migliorare le opportunità di lavoro per i disoccupati e facilitare il loro ritorno sul mercato del lavoro rimane un'agenda di riforme prioritaria». L'Ocse ribadisce quindi le sue raccomandazioni in materia di lavoro: «Riequilibrare la protezione dal posto di lavoro al reddito del lavoratore riducendo la dualità del mercato del lavoro con assunzioni e licenziamenti più flessibili e procedure legali più prevedibili e meno costose sostenute da una rete di sicurezza sociale più estesa e lo sviluppo di politiche del lavoro attive nonché espandere le politiche attive, concentrando in particolare le risorse sui disoccupati di lungo termine. Nel caso dell'Italia - aggiungono - migliorare l'equità e l'efficienza dell'educazione aumenterebbe l'occupabilità tra i giovani lavoratori facilitando il ritorno al lavoro dei disoccupati di lungo termine, politiche attive più decise abbasserebbero il rischio di povertà ed esclusione sociale, riducendo così le diseguaglianze». Chiaro no: se non riprende l'occupazione giovanile di quale ripresa stiamo parlando? IAAPRESEOBANCOAAAT? Ma tutto questo non basta a spiegare la ragione per la quale l'Italia procede come una lumaca. Basti pensare ad esempio ai primi 11 mesi del 2015, quando circa 2 milioni di imprese italiane hanno lavorato per la pubblica amministrazione (Pa) e sono state "costrette" ad anticipare alle casse dello Stato la bellezza di 5,8 miliardi di euro. Altra regola d'oro questa per metterti spalle al muro: o la borsa oppure l'azienda. Tutto questo a seguito dell'introduzione del meccanismo dello "split-payment" (scissione del pagamento dell'Iva) che fa dire alla Cgia di Mestre peste e corna dello Stato: «La nostra Pa - osserva Paolo Zabeo che coordina l'ufficio studi - non solo paga con un ritardo che non ha eguali nel resto d'Europa, ma dall'anno scorso salda le fatture senza pagare l'Iva al proprio fornitore». In pratica da gennaio del 2015 l'imposta la versa l'ente pubblico direttamente all'erario. «Pertanto - è l'accusa dell'osservatorio economico - le imprese che lavorano per la Pa, oltre a subire tempi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 172 15/04/2016 Pag. 12 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

di pagamento irragionevolmente lunghi, scontano anche il mancato incasso dell'Iva che ha peggiorato la grave situazione di liquidità in cui versano moltissime aziende, soprattutto di piccola dimensione». L'appello a eliminarlo non è servito un granché dato che è stato convertito in legge con il voto di fiducia il decreto mille proroghe che tra le norme prevede anche la proroga per il 2016 all'uso delle somme iscritte in conto residui nel 2015 nel bilancio dello Stato, relative allo split payment Geniale. Davvero complimenti. IRPEFAGOGO 3 i SCENARI E queste sono soltanto le novità che tengono inchiodate le ruote delle aziende. A cui dobbiamo aggiungere quelle relative all'eredità. In questi ultimi anni il gettito dell'addizionale comunale Irpef è infatti aumentato del 54 per cento, passando da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi del 2014 (ultimo dato disponibile di fonte Istat). In altre parole dal 2010 ad oggi il gettito ottenuto dall'applicazione delle addizionali sulle persone fisiche ha subito un vera e propria impennata. Quello relativo alle addizionali regionali è cresciuto di oltre il 34%, quello imposto dai comuni, invece, è salito addirittura del 54%. E allora proviamo ad azzardare un'ipotesi: che non sia proprio questa la ricetta per rinvigorire il moribondo? Ma vediamo che cosa è successo. In questi ultimi anni il gettito dell'addizionale comunale è passato da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi di euro del 2014. Nel biennio 2009-2010 vigeva ancora il "blocco" delle aliquote delle addizionali e solo a partire dal 2011 gli enti locali hanno potuto ritoccare l'aliquota entro il limite massimo dello 0,8 per cento. Ma gli enti locali ne hanno approfittato, anche per merito del governo che ha ridotto i trasferimenti. Morale: sono 63 i comuni capoluogo di provincia che nel 2015 hanno applicato l'aliquota al livello massimo consentito (0,8 per cento), mentre una decina hanno aumentato il prelievo nel 2015 rispetto al 2014, con effetti che i contribuenti percepiranno nel 2016. «Nel corso degli ultimi anni - ricorda Zabeo - i sindaci hanno elevato sempre più le aliquote alla ricerca di gettito. Tuttavia, vi è stata la tendenza a contenere il prelievo sui redditi più bassi, mentre su quelli più elevati l'aliquota media si è avvicinata sempre più alla soglia massima». LA MAPPA E c'è anche una mappa dei tartassati, tra i quali però c'è anche qualche fortunato. Questi ultimi abitano nella provincia autonoma di Bolzano e in Friuli Venezia Giulia. Nel primo caso l'aliquota dell'1,23 per cento si applica sul reddito dedotto di una franchigia pari a 20.000 euro (elevata a 28.000 euro nel 2016), mentre nel secondo caso, con un reddito inferiore a 15.000 euro, l'aliquota scende allo 0,7 per cento (rimane all'I,23 per cento per gli altri livelli di reddito). Anche in Veneto, in Valle d'Aosta e nella Provincia autonoma di Trento, l'aliquota è pari all'1,23 per cento. In Abruzzo, Calabria e Sicilia, invece, l'aliquota è all'1,73, mentre sale al 2,03 per cento in Campania. Per farla breve un pensionato con un reddito annuo lordo di 16.000 euro (che percepisce quindi un assegno mensile netto di 1.000 euro), tra il 2010 e il 2016 ha subito un incremento delle addizionali pari a 86 euro (+3%). In merito alle decisioni prese l'anno scorso, nel 2016 dovrà versare ben 336 euro. Tu governi, io risparmio, essi tassano. E cosi via. E dunque non c'è tanto da stupirsi se poi qualche fattura vola fuori dalla finestra, perché ormai in Italia non si vive, ma si esiste o meglio si sopravvive. Volete altri esempi? Un operaio con un reddito annuo di 21.000 euro (pari a una retribuzione mensile netta di oltre 1.350 euro) l'aggravio fiscale maturato tra il 2010 e il 2016 si è sobbarcato 120 euro (+36%). E nel 2016 dovrà versare alla Regione e al Comune di residenza ben 454 euro. Un impiegato con un reddito annuo di 32.000 euro (che corrisponde a una retribuzione mensile netta di oltre 1.800 euro) la maggiore trattenuta fiscale avvenuta sempre tra il 2010 e il 2016 ha subito un incremento di 185 euro (+34%). Alla luce delle decisioni prese nel 2015, quest'anno il peso delle addizionali Irpef ammonterà a 737 euro. Un lavoratore autonomo con un reddito imponibile annuo di 40.000 euro, a causa degli aumenti di imposta verificatesi in questi ultimi 7 anni, ha dovuto sborsare 284 euro (+41%). Nel 2016 sarà chiamato a versarne 979. Per un "quadro" con un reddito annuo di 60 mila euro (quasi uno stipendio mensile netto di oltre 3.000 euro) la maggiore trattenuta fiscale, verificatasi sempre nello stesso periodo, è stata di 470 euro (+45%). Quest'anno sarà di 1.522 euro l'importo che dovrà versare alla Regione e al Comune di residenza. Non si può neanche più definire prelievo fiscale o L'INCUBO DEGLI SPRECHI Ma è soltanto dopo questo viaggio nelle paludi che si entra nel meglio del meglio, dentro un vero

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 173 15/04/2016 Pag. 12 N.4 - aprile 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

incubo degno di quelli in cui ti svegli e ti trovi bagnato come una medusa e con la consistenza del vitello tonnato. Ovvero quello delle inefficienze delle amministrazioni pubbliche e dello Stato che tengono alla corda le imprese. Tanto per cominciare secondo l'ultimo studio della Cgia i debiti della Pa nei confronti dei fornitori ammontano (al lordo della quota ceduta dai creditori in pro-soluto alle banche) a 70 miliardi di euro; il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 42 miliardi di euro l'anno; il peso della burocrazia grava sulle piccole e medie imprese (pmi) per un importo di 31 miliardi di euro l'anno; sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di ridurre la nostra pressione fiscale in media Uè; gli sprechi e la corruzione presenti nella sanità ci costano 23,6 miliardi di euro l'anno; la lentezza della nostra giustizia civile costa al sistema Paese 16 miliardi di euro l'anno. E non basta perché al netto degli interessi sul debito, nel 2016 la spesa pubblica in Italia dovrebbe tendere a circa 770 miliardi di euro e, come ricordano molti esperti il tema della sua riqualificazione continuerà a rimanere centrale. Infatti, nonostante l'impegno e gli sforzi profusi in questi ultimi anni, i risultati giunti dalla spending review sono stati molto modesti, e anche contestati dalla Corte dei Conti la quale ha confermato che i costi alla fine si sono scaricati tutti sui cittadini e sulle imprese, come sosteniamo da sempre. E comunque tanto per rimanere in tema il dipartimento della Funzione pubblica ha stimato, a proposito delle Infrastnitture che a seguito di alcuni interventi di semplificazione adottati, a regime, i costi potrebbero ridursi di circa 8 miliardi. A proposito della burocrazia che stanga soprattutto le pmi, per ridurre la pressione fiscale a un livello paragonabile a quello dei Paesi dell'area euro, l'Italia dovrebbe comprimere la spesa pubblica dell'1,5% del Pii (di circa 24 miliardi) opinione non nostra ma di due autori della direzione generale degli affari economici della Commissione Europea anche se non rappresenta la posizione ufficiale della Commissione Europea. Il libro bianco sulla "Corruption" in Sanità ha perfino disaggregato i maggiori costi dovuti alle inefficienze: cattiva gestione (3,2 miliardi), sprechi (14 miliardi, fra i quali l'aumento del costo delle opere pubbliche per effetto della corruzione e degli acquisti in genere) e la corruzione in senso stretto (6,4 miliardi). Infine il capitolo giustizia. Secondo la banca d'Italia i ritardi della giustizia civile ci costano 11% del Pii. Prendendo a riferimento quello del 2015 si stimano 16 miliardi di euro. E vai così, che andiamo bene, i s Sprechi e gestione superficiale costano come una Finanziaria Foto: Secondo il rapporto GoingforGrowth se le imprese non inizieranno ad assorbire le sacche di disoccupazione degli under 30 sarà difficile prevedere una ripresa dell'economia in tempi ragionevoli: allarme già lanciato anni fa, ma finora inascoltato. Foto: Nella classifica delle regioni dove il fisco colpisce di più si salvano soltanto quelle a Statuto speciale: in vetta Bolzano e Friuli. Seguono, Veneto, Valle d'Aosta e Trentino Le nostre aziende sono costrette a prestare denaro allo Stato Foto: In Italia soprattutto le Pmi scontano in termini finanziari la lentezza della giustizia. In pratica pagano soltanto di oneri aggiuntivi 16 miliardi all'anno salasso, perché il termine più appropriato sarebbe "mobbing finanziario". II sistema Paese deve alle Pmi 70 miliardi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 18/04/2016 174