L'incastellamento Medievale Nell'alto Tirreno Calabrese (Xii-Xiv Sec.)
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L’INCASTELLAMENTO MEDIEVALE con i territori longobardi della costa e allo sbocco dell’impor- NELL’ALTO TIRRENO CALABRESE tante via che attraverso la valle del Savuto giunge sul Tirreno; (XII-XIV SEC.) ma probabilmente anche del castello di Sangineto, il «…castrum quod dicitur Sanguinetum…» (PRATESI 1958), in PRIME INDAGINI E PROSPETTIVE DI RICERCA* posizione strategica sull’omonimo torrente, a controllo di un percorso utilizzato fin dall’antichità (LA TORRE 1999). Stesso di discorso vale probabilmente anche per il castello di EUGENIO DONATO Fiumefreddo, o per quello di Belvedere per il quale ancora non si dispone di testimonianze archeologiche e documentarie significative prima della imponente fase aragonese (per questi 1. PREMESSA aspetti si rimanda a MARTORANO 1999), o di alcuni meno con- servati come quelli di Fuscaldo, S. Lucido, Bonifati. L’alto Tirreno calabrese, in particolare la zona della pro- vincia di Cosenza compresa tra i fiumi Noce (confine am- 2. LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE: AMANTEA ministrativo tra Calabria e Basilicata) e Savuto, delimitata E FIUMEFREDDO BRUZIO a est dalla catena appenninica costiera (Fig. 1), è da tempo oggetto di una serie di indagini archeologiche aventi come 2.1 Il castello di Amantea obiettivo principale lo studio delle modalità dell’incastella- mento medievale. I dati esposti di seguito (solo in forma parziale, la pubbli- Sebbene ancora in fase iniziale, la ricerca (che corrisponde cazione dei risultati della ricerca è in corso di stampa a cura di al tema di dottorato condotto dallo scrivente presso l’Univer- G. Vannini, E. Donato e M. Nucciotti) costituiscono il risultato sità degli Studi dell’Aquila) può contare su una serie di im- di una prima campagna di indagini archeologiche nel castello portanti dati scaturiti dall’analisi di alcuni siti chiave della di Amantea, condotta con i metodi dell’archeologia “leggera”, zona come il castello di Amantea, quello di Fiume Freddo elevati, paesaggio, informatica, integrati a sistema (VANNINI Bruzio, e da ricognizioni effettuate nei castelli di Cirella 2000) che ha permesso di documentare la consistenza e l’arti- Vetere, Scalea, Bonifati. colazione del deposito archeologico e formulare una prima serie Le ricerche condotte con i metodi propri dell’archeologia di ipotesi riguardanti lo sviluppo dell’area del cassero, almeno leggera, attraverso l’analisi di dati ricavati dallo studio degli per quanto riguarda le emergenze conservate in elevato. elevati, e da ricognizioni sui principali siti dell’area, integrate Il castello di Amantea (Fig. 2) sorge sulla sommità del con i pochi dati provenienti da scavi archeologici, sono sup- paese, sopra un pianoro ai piedi del quale scorre il torrente portate da un’adeguata strumentazione informatica, sia nella Catocastro. All’interno di una prima cortina difensiva che, fase di lavoro sul campo (come nel caso dell’utilizzo di poco conservata, cingeva l’intero pianoro, sull’angolo orien- ortofotogrammetria digitale per il rilievo degli elevati), sia in tale, si trova il cassero protetto da un fossato e dallo stra- quella di elaborazione dati (è in corso l’informatizzazione del- piombo naturale della rocca. Sul lato ovest si trova invece, la cartografia e delle schede che dovranno confluire in un si- isolata dal resto del complesso, la cd. torre a mare, pure com- stema GIS). presa nella lettura archeologica. Il territorio dell’alto Tirreno cosentino si configura come La lettura stratigrafica sui prospetti dei trenta copri di fab- una lunga fascia, vera e propria sub-regione sia per le carat- brica che compongono l’area del cassero, ha permesso di indi- teristiche geomorfologiche che storiche e culturali. Fin dal- viduare sei principali fasi edilizie distinguibili anche per mate- l’antichità infatti l’insediamento è stato condizionato più che riali e tecniche costruttive. Interessanti variazioni tra i tipi sono altrove dalle caratteristiche del territorio, soprattutto dalla caratterizzate, oltre che dalla messa in opera delle pietre, dal- presenza del mare e dalle numerose vie di accesso all’interno l’utilizzo delle angolate in pietra squadrata (nella prima fase), della regione (LA TORRE 1999; MOLLO 2001). dall’impiego di materiali particolari (ad esempio la pietra lavi- Il problema della difesa della costa è stato dunque una ca certamente di importazione) dalla presenza di buche ponta- delle necessità primarie tanto che una delle caratteristiche ie a sezione circolare (nella seconda fase) nella presenza di attuali di questa stretta fascia di territorio è quella di essere laterizi come inzeppature (nelle fasi più tarde). controllata da una fitta rete di fortificazioni con un castello in In base ai dati stratigrafici, spesso confrontabili con uno ogni centro principale, e circa trenta torri che per lo più fanno spoglio effettuato sulla documentazione scritta (per la cospi- parte del complesso sistema di difesa costiero sviluppatosi in cua mole di documentazione scritta sul castello di Amantea maniera organica a partire dall’età angioina, ma con importan- si rimanda a SAVAGLIO 2002) è possibile ricostruire la crono- ti preesistenze almeno dall’età normanna (è il caso ad esempio logia delle principali fasi edilizie a partire dalla prima, con della cd. Torre a Mare del castello di Amantea, e dellla torre ogni probabilità relativa all’incastellamento normanno, fino del castello di Paola che presentano caratteristiche simili ad all’inizio del XIX secolo. altre torri datate prima del XIII secolo. Tra queste si segnala La prima fase è caratterizzata dalla costruzione di un gran- quella del castello di Le Castella: RAIMONDO 1998). de torrione quadrangolare forse collegato ad un muro di cin- Di fatto pochissimi sono gli studi sul medioevo in questo ta. Individuata nei paramenti sud ed est del torrione, è carat- territorio, limitati per lo più ad una serie di censimenti sulle terizzata da un tipo di muratura in pietre spaccate di medie e tipologie dell’architettura fortificata e sul sistema di protezio- piccole dimensioni legate con malta, disposte su corsi ten- ne delle coste (per il censimento più aggiornato: FAGLIA 1984), denzialmente orizzontali e paralleli con l’impiego di zeppa- tuttavia i risultati delle indagini qui presentati hanno prodotto ture sia nei giunti che nei letti e presenta buche pontaie a dati interessanti che fanno ben sperare per le ricerche future. sezione quadrangolare; di questa muratura si conserva anche Il quadro insediativo in età normanna è quello di una serie l’angolata, realizzata con pietre squadrate, con le bozze di- di fortificazioni che sorgono nei siti chiave per il controllo del- sposte alternativamente per lunghezza e per larghezza. le popolazioni locali e della viabilità terrestre e marittima, in A questa fase seguono diversi interventi, il più significa- gran parte già antropizzati in età altomedievale. È certamente tivo dei quali riguarda una profonda trasformazione del ca- il caso del castello di Scalea, «…castrum quod Scalea stello, con la realizzazione di un complesso a pianta qua- dicitur…», importante centro fortificato prima dell’arrivo dei drangolare con torri quadrate agli spigoli. Le murature esa- normanni (ZINZI 1999), punto strategico per il controllo del- minate relative a questa fase sono costituite da pietre spacca- l’accesso verso l’interno ma anche per la viabilità marittima te disposte in posa irregolare in bancate delimitate da corsi di (la presenza di un porto è segnalata da Idrisi); di quello di Cirella orizzontamento, ad intervalli regolari di circa 40 cm, con se- Vetere, pure legato alla presenza di un importante approdo ri- rie di buche pontaie a sezione circolare, e con abbondanti cordato da Idrisi (BRESC, NEF 1999); di Amantea al confine resti di intonaco. 435 La fase successiva è caratterizzata invece, oltre che da vari La razionalità che contraddistingue gli ambienti suddetti interventi di modifica del precedente sistema difensivo (tampo- (stanze rettangolari di dimensioni simili, comunicanti tra loro, nature di feritoie e merlature) dalla costruzione di una torre sub- con elementi architettonici uguali per forma e dimensioni) si circolare che probabilmente sostituisce una delle precedenti tor- intuisce anche per la parte restante, peggio conservata, ed è ri quadrate databile in età angioina, e che costituisce un elemen- stata confermata dagli scavi, ma anche in questo caso il con- to di grande rilievo nella sequenza cronologica: è infatti men- fronto tra la planimetria del piano superiore con gli ambienti zionata nelle fonti la data dell’inserimento nella muratura della del piano interrato, tradisce la presenza delle fasi più antiche. torre dello stemma signorile della casa D’Angiò, il 1304. L’ala ovest termina con un edificio quadrangolare, desti- Un cambiamento radicale del castello dettato dalle nuo- nato nell’ultima fase a funzioni residenziali che certamente ve esigenze militari si data invece in età aragonese. non aveva nelle sue fasi originarie. Le murature più tarde sono costituite da pietre spaccate di Del lato corto est non rimane quasi nulla all’interno, an- varie dimensioni legate con malta, disposte a bancate con corsi che se alcune strutture affioranti lasciano supporre un anda- di orizzontamento realizzati con l’impiego di zeppe lamellari e mento simile a quello degli ambienti appena descritti. Il muro soprattutto di coppi frammentari di colore ocra e arancione chiaro, perimetrale è invece conservato, anche se in parte interrato, e con buche pontaie a sezione quadrangolare. collega la torre sud-ovest con i resti di un’altra torre sullo spi- I corpi di fabbrica sono stati rilevati con l’impiego golo opposto. Nel punto di collegamento tra il muro e la torre dell’ortofotogrammetria digitale che in alcuni casi si è rivelato si segnala la presenza di muri a scarpa non meglio identifica- uno strumento indispensabile non solo per la rappresentazione bili, forse parte del sistema difensivo del complesso. ma soprattutto per l’analisi dei prospetti particolari (es. altezze Situazione diversa si presenta nell’ala nord, completa- inaccessibili) come nel caso del muro nord del cassero dove il mente distrutta, che non sembra interessata dalla presenza di rilievo fotogrammetrico ha contribuito all’identificazione del- ambienti interrati.