Rodolfo Pallucchini

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Rodolfo Pallucchini - ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte PRECISAZIONI ALLA R. GALLERIA ESTENSE UMEROSE sono le opere che attendono che i restauri e qualche parziale ripassatura N una determinazione critica ed attributiva di colore n~n lo hanno troppo modificato, alla R. Galleria Estense di Modena. Nel Cata­ per cui è legittimo ritenere che i caratteri logo dei dipinti, in preparazione, si darà conto della figura siano ancora quelli originari. per ciascun'opera S'erge il Reden­ delle particolari tore su di un pae­ questioni attribu­ saggio vario, sol­ tive e bibliografi­ cato a destra da che, sorte dopo la un corso d'acqua, magistrale pubbli­ che riflette l'az­ cazione diA. Ven­ zurro del cielo, po­ turi. 1) Qui si pren­ polato da borghi, de in esame un mura, castella, ed gruppo di pitture, a destra rialzato a non colla pretesa falde brune di ter­ di applicar etichet­ reno montuoso. te, ma per tentare Ampia è 1'atmo­ di determinare il sfera dello sfondo, , , linguaggio figura­ lmmersa m una tivo, cioè il valore luce solare pome­ e la qualità della ridiana, per via loro particolare dell'orizzonte te­ forma artistica. 2) nuto così basso; I. Un problema una vastità aerea attributivo, del e cosmica davvero quale si tenta la intesa attraverso risoluzione, è co­ la legge prospet­ stituito dalla tavo­ tica antonelliana, letta con il Cristo organizzatrice, in benedicente (n. 242) senso nnaSClmen­ (fig. 2), entrata in tale, delle aspira­ Galleria nell' ul- FIG. I - GIÀ A VIENNA, RACC. PRIVATA - ATTRIBUITO A B. MONTAGNA zioni pittoriche CRISTO BENEDICENTE timo quarto del dei veneti. Mentre secolo scorso, con 1'attribuzione al Mazzolino. 3) nello sfondo si realizza una luce zenitale, una Una tradizione critica abbastanza concorde ne sorgente, da ,sinistra, proietta una luce radente ravvisò poi l'autore in Cima da Conegliano; sulla figura del Cristo, sbavandone i risalti mentre nel '1932 il Berenson pronunciò il nome formali e graduandone il chiaroscuro. I caratteri di Antonello da Messina. 4) di tale linguaggio collocano l'opera nel nono La prima impressione offerta dal dipinto è decennio del Quattrocento. il disaccordo tra il paesaggio, attuato con una Il Cristo benedicente della Galleria di Dresda, rigorosa prospettiva aerea antonelliana e la opera tipica di Cima da Conegliano, databile figura, lo schema geometrico della quale si verso il 1500, 6) ripete lo schema iconografico dissolve in modulazioni coloristiche aggraziate. del dipinto modenese. Ma il pittore interpreta Il radiogramma del dipinto eseguito ed illu­ liberamente quello schema, secondo le esigenze strato, su questa rivista, dall' Argan, 5) prova del suo stile (quindi allunga la figura, stacca il 533 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte braccio benedicente dal mantello, dà al paesaggio predella cremonese; anche il suo modulo figu­ un senso descrittivo ed idillico). Invece il Cristo rativo un poco tozzo è solito nel Diana. Le spez­ già di raccolta privata a Vienna (fig. r), ed ora non zature delle pieghe del mantello del Redentore so dove, la cui fotografia devo alla cortesia del hanno lo stesso carattere di quelle dei Santi professore G. Gronau, è molto vicino a quello attorno alla Madonna citata. Passando all'esame dell' Estense: ne ripete l'ideazione complessiva, il delle partiture cromatiche, le somiglianze si modulo della figura, la disposizione degli ele­ fanno ancor più probanti: il colorismo un po' menti del paesaggio, che risultano semplificati e sfatto e modulato attraverso una sostanza sottil­ realizzati con un pittoricismo di tocco. Eppure mente luminosa e fosforescente, con cui sono l'autore del dipinto già a Vienna ha conservato realizzati i tre Santi della predella cremonese, nel Cristo un andamento formale più coerente è dello stesso timbro di quello del Reden­ col paesaggio. È probabile che le tre tavole 'deri" tore dell' Estense. Anche particolari morfologici vino da uno stesso prototipo, non potendo pen­ (struttura dei. visi, fattura delle mani, ecc.) si sare che quello dell' Estense derivi dall'altro o assomigliano nelle opere citate. Infine la dila­ viceversa. Le due ultime repliche sono localizza­ tata atmosfera del dipinto della Cà d'Oro, per bili su di un territorio antonelliano (onde l'at­ via dell'orizzonte tenuto a metà scena, è senza tribuzione del Cristo modenese ad Antonello dubbio quella che vibra luminosa nella tavola proposta dal Berenson); quindi si può ammettere modenese, direttamente ispirata alla stilistica che il prototipo, oggi ignoto, fosse di mano di antonelliana, addolcita invece, . per via di inci­ Antonello da Messina. tamenti belliniani, nel polittico di Cremona. Se per il Cristo di Dresda l'assegnazione al Comunemente il Diana passa come un seguace Cima è incontestabile, resta da considerare il di Lazzaro Bastiani. 9) Affinità tra i due pittori problema della paternità del dipinto di Modena. esistono, non foss'altro che per la maniera di Incidentalmente va ricordato che 11 ·dipinto già architettare ed animare le storie delle loro pre­ a Vienna fu prevalentemente assegnato a Barto­ delle. Ma nel Bastiani il sentimento spaziale è lomeo Montagna. L'antonellismo iniziale di come soppresso dall'ammassarsi stipato di forme, questo artista, documentato dal S. Sebastiano mentre nel Diana si attua con una libertà ed dell' Accademia Carrara di Bergamo (n. r68), una coscienza singolari per quel decennio, come di solito assegnato ad Antonello,7) e che rappre­ dimostrano le tavole della Cà d'Oro e della senta l'antecedente neèessario alla tavoletta del Estense. In Giovanni Bellini l'anelito allo spazio 1487 della stessa raccolta, spiega tale ascrizione, (dalla pala pesarese in poi) si risolveva costante­ anche se poi non possa essere accettata. mente in conquiste di luce, esaltanti i valori Il carattere del paesaggio del Redentore della locali, nel Diana invece la composizione spaziale Estense induce a credere che il suo autore sia tende all'atmosfera diffusa, anticipando le con­ da cercarsi fra i pittori veneti che, nell'ultimo quiste impressionistiche del Carpaccio. quarto del secolo, s'interessarono agli aspetti più Chi vorrà accingersi allo studio del Diana, figura rigorosi e coerenti dell'arte di Antonello da troppo dimenticata dalla critica moderna, non Messina, sul tipo, per un esempio, del Montagna. solo dovrà tener conto della sua formazione stret­ Specificata mente si può identificare l'autore di tamente antonelliana, finora inosservata, ma anche tale opera in Benedetto Diana, per via del con­ di un altro elemento che s'insinua nel momento fronto con la Madonna col Bambino in trono tra iniziale della sua pittura, cioè della aderenza a S. Francesco e S. Girolamo e dùe devoti (fig. 3), forme ferraresi, in fattispecie robertiane, docu­ già nel Magistrato della Zecca ed ora alla Cà mentata nel trono della Madonna veneziana e d'Oro di Venezia, eseguita certamente nel 1486,8) nel gusto delle pieghe strizzate e convulse. Tale e colla predella del polittico del Museo Civico simpatia spiega come il Venturi attribuisse al di Cremona, posteriore di qualche anno (fig. 4). Boccaccino il polittico del Museo di Cremona. IO) La frontalità del Cristo è la stessa di quella della La rivendicazione del Cristo dell' Estense al Madonna della Cà d'Oro e del S. Niccolò nella Diana, dal punto di vista qualitativo, non deve 534 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 2 - MODENA, R. GALLERIA ESTENSE - B. DIANA: CRISTO BENEDICENTE ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 3 - VENEZIA, CÀ D'ORO - B. DIANA: VERGINE, SANTI E DONATORI (1485) (Fot. Fiorentini) costituire una sorpresa, nonostante il disinte­ studi particolari; 12) anzi la disparità dei giudizi resse della critica, che ha considerato il pittore attributivi induce ad esaminare un po' da vicino solo nella sua svolta finale, tanto povera in il problema offerto dal dipinto. Dopo l'assegna­ confronto della sua attività precedente. Perchè zione a Gentile Bellini, che risale al compilatore non bisogna dimenticare che il Diana, oltre alla del Catalogo della Galleria del 1854, il Caval­ Madonna della Cà d'Oro, che anticipa il pro­ caselle, lo Hadeln, ed il Berenson proposero la blema risolto dall'arte del Carpaccio (onde la attribuzione al Catena, mentre il Venturi, nel bella intuizione del Venturi che riannodò il 1883, e recentemente la Zocca, fecero il nome secondo all'antonelliano Diana) Il) attorno al 1500 del Bissolo. '3) dipinse per la scuola di S. Giovanni Evan­ Attorno alla Vergine, che accompagna col gelista quel capolavoro che è la Guarigione del capo reclinato verso sinistra il movimento del bimbo precipitato, dove l'atmosfera dell'ambiente bimbo, si bilanciano i due Santi, atteggiati di è resa con una lucidità davvero esasperante. tre quarti, e più in basso i donatori, ritagliati II. La Santa Conversazione cori due donatori in un rigoroso profilo. La disposizione delle (n. 207) (fig. 5) finora non è stata oggetto di figure crea un andamento circolare, quieto e FIG. 4 - CREMONA, MUSEO ALA-PONZONE - B. DIANA: SANTI DELLA PARTE CENTRALE DELLA PREDELLA (Fot. Negri) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 5 - MODENA, R. GALLERIA ESTENSE - SEGUACE DI V. CATENA: SANTA CONVERSAZIONE (Fot. · Bandieri) ritmico, interrotto dal movimento obliquo del della Madonna col Figlio sfuggente a sinistra corpo di Gesù, allacciante col suo gesto i due - schema complesso risolto con bravura - piani compositivi. Le figure in secondo piano come provò un noto saggio del Berenson, 14) campeggiano su di uno sfondo neutro, addirit­ è un motivo inventato da Vincenzo Catena. Di tura nero, risaltando per via di cromie variate ed solito Gesù, invece di appoggiare la mano sulla accese. Una luminosità diffusa, che ha la sua testa del donatore (tavola modenese) accarezza sorgente a sinistra, determina il gioco plastico il mento del S.
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